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Costruire metropolitane fuori dal Comune di Milano è un’impresa ardua. Primo perchè bisogna mettere in gioco altri enti, secondo perché il sindaco deve prima rendere conto ai cittadini che lo hanno eletto. Che si trovano tutti all’interno dei confini di Milano. In questo modo chi vive nell’hinterland non ha collegamenti veloci con la città, ma nemmeno con gli altri comuni che lo circondano. Perchè quindi non partire dall’hinterland nella costruzione di reti metropolitane e successivamente collegarle a quella milanese? Ci vorrebbero queste linee esterne a Milano.
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7 linee metropolitane per le 7 aree dell’hinterland di Milano
# Le 7 zone omogenee della Città Metropolitana di Milano
Zone omogenee
Nell’ambito della riforma amministrativa che ha dato vito alle città metropolitane, quella di Milano ha visto la creazione di 7 zone omogenee. Ognuna è caratterizzata da specificità geografiche, demografiche, storiche, economiche ed istituzionali ed è funzionale ad articolare meglio le attività sul territorio e nella promozione di una maggiore integrazione dei servizi erogati con quelli dei comuni. Vediamo quali sono:
Alto Milanese con 22 comuni, una superficie 215,25 Kmq, 256.801 residenti e una densità 1.193 ab/kmq (dati 2022);
Magentino Abbiatense con 28 comuni, una superficie di 360,44 Kmq, 217.470 residenti e una di densità 603 ab/kmq (dati 2022);
Sud Ovest con 16 comuni, una superficie di 179,94 Kmq, 239.769 e una densità di 1.332 ab/kmq (dati 2022);
Sud Est con 15 comuni, una superficie di 179,72 Kmq, 176.082 residenti e una densità di 980 ab/kmq (dati 2022);
Adda Martesana con 29 comuni, una superficie di 264,95 Kmq, 390.863 residenti e una densità di 1430 ab/kmq (dati 2022);
Nord Milano con 6 comuni, una superficie di 57,88 Kmq, 266.200 residenti e una densità di 5.381 ab/Kmq(dati 2022);
Nord Ovest con 16 comuni, una superficie di 135,82 kmq, 317.515 residenti e una densità di 2.338 ab/Kmq (dati 2022)
Eccetto due, tutte hanno un territorio più esteso di quello di Milano. Tranne una, tutte sono più estese e popolate di Brescia, la più piccola città in Italia con una linea metropolitana. Ci sono quindi tutte le condizioni basilari perchè ogni zona possa avere una propria rete.
# Prima ipotesi: le 7 linee circolari
7 linee circolari
Una prima soluzione potrebbe essere quella di realizzare una linea circolare per ognuna delle 7 zone omogenee, con interscambi tra quelle limitrofe e per tutte, tranne l’Alto Milanese, anche con le linee metropolitane di Milano. Le connessioni con la rete milanese avverrebbero in questo modo:
la linea del Magentino Abbiatense si collegherebbe con la M1 a Quartiere Olmi;
quella della zona Nord Ovest con M1 a Pero e M5 a Settimo Milanese;
quella del Sud Ovest con M4 a Corsico/Buccinasco, e M2 a piazza Abbiategrasso o Assago Forum;
quella del Sud Est con San Donato M3 e Peschiera M4;
quella dell’Adda Martesana con la M2 a Cologno e Vimodrone;
quella del Nord Milano con la M2 a Cologno, con la M1, M3 e M5 nelle stazioni dentro il Comune di Milano o al confine dello stesso.
In questo modo si andrebbero a privilegiare le aree esterne dei territori delle singole zone. I comuni che si trovano al centro potrebbero essere collegati alle fermate della metro con linee di bus.
Pensando ancora più grande si potrebbe avere una super rete metropolitana.
# Seconda ipotesi: la rete metropolitana «ragnatela»
Rete ragnatela
In alternativa, si potrebbe pensare a una rete metropolitana «ragnatela».Ogni zona avrebbe una rete a croce, cercando di coprire il più ampio bacino di utenza possibile al suo interno, e incrocerebbe almeno una delle linee delle zone confinanti.
I capolinea diretti verso il centro, eccetto come sempre l’Alto Milanese perchè non confina con il Comune di Milano, avrebbero interscambi con la rete metropolitana milanese, incluse le estensioni previste, le metrotranvie o il tram, come il 24 nei pressi di Opera. Ci sarebbero incroci anche di quattro linee, come a Settimo Milanese tra la M5 e le linee provenienti dalla zona Sud Ovest, dal Magentino Abbiatense e dal Nord Ovest.
Per collegare i capolinea esterni si potrebbe immaginare una maxi circle line, che garantirebbe fermate ulteriori alle zone nei punti non coperti dalle linee interne, andando a creare un effetto ragnatela. Rimarrebbe escluso San Colombano al Lambro, l’exclave della Città Metropolitana di Milano, da servire tramite una linea express da San Zenone al Lambro, dove ci sarebbe l’interscambio con la circle line e la linea nord-sud della zona Nord Est.
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Ormai i social network fanno parte della nostra vita quotidiana. In questo articolo parliamo dei profili Instagram che raccontano Milano, ognuno con una sfaccettatura diversa. Scopriamo quelli più interessanti divisi in 5 categorie.
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I profili Instagram più seguiti che raccontano Milano
#1 Cibo e Locali
amilanopuoi IG
A Milano puoi: dietro questo profilo seguitissimo (155.000 follower) c’è Francesca Noè, classe 1990. Francesca dà consigli sui ristoranti in cui non rimanere delusi, va a caccia di novità gastronomiche da raccontare. Ma non è soltanto food: nelle story ci sono anche le passeggiate più belle da fare in città, itinerari insoliti, consigli su dove comprare tessuti di qualità, i musei milanesi da non perdere o i negozi per cani dove acquistare accessori particolari.
foodiesmilano IG
Foodies Milano: si presenta ai suoi 26.000 follower come una guida ai posti più cool e anticonvenzionali dove mangiare a Milano, dalla colazione al dopo cena. Milanesi e turisti possono assaggiare i piatti tipici delle cucine di ogni parte del mondo: basta sapere dove cercare. Foodies Milano raccoglie foto dei ristoranti e dei piatti più caratteristici che propongono, chiedendo spesso anche agli utenti di contribuire rispondendo a sondaggi a tema.
#2 Cultura
milanosays IG
Milano Says: racconta la città ai suoi 158.000 follower attraverso foto dei luoghi simbolo, le biografie dei personaggi più iconici con la rubrica ‘People of Milan’ e soprattutto con il vocabolario di dialetto milanese. Termini e locuzioni tipicamente meneghini vengono spiegati in lingua inglese con esiti spesso esilaranti: si va “Ossignur!” a “Sun strac”, da “Pora stèla” a “Te ghe rasùn”. Senza dimenticare le espressioni imbruttite come “Sbatti”, “Mollami” o “Paccare”.
milanesiamilano IG
Milanesi a Milano: “Fire red leggings. White sneakers. Black leather jacket. Hoodie. Black leather shoulder bag”. È uno dei tanti identikit che accompagnano le foto postate da questo account Instagram con 147.000 follower, che si rifà al francese ‘Parisiens in Paris’. Si tratta di una serie di scatti rubati in giro per Milano, per raccontare lo stile dei milanesi di tutte le età e i look che danno nell’occhio. Dalle sneakers con i jeans strappati ai cappotti over e colorati, ognuno con il suo outfit adatto per portare a spasso il cane o per un meeting di lavoro.
milanodascrocco IG
Milano da scrocco: è una guida agli eventi cittadini gratuiti, in cui mangiare o fare esperienze culturali a scrocco appunto. Nata per consentire agli universitari fuori sede con pochi soldi in tasca di sopravvivere in una metropoli molto costosa, punta a far vivere la città ai suoi 426.000 follower a costo zero a 360 gradi.
The Milaneser
The Milaneser: la rivista non esiste davvero, ma le copertine pubblicate su Instagram si rifanno a quelle iconiche di ‘The New Yorker’ per raccontare la realtà milanese ai suoi 32.000 follower. The Milaneser omaggia la città attraverso l’illustrazione e nelle immagini pubblicate ci sono tutti i tratti particolari del capoluogo lombardo: il tram, i fenicotteri rosa di Villa Invernizzi, Enzo Jannacci che canta la città degli anni Settanta e uno scorcio di parco Sempione che ricorda tanto Central Park.
#3 Sicurezza
milanobelladadio IG
Milano bella da dio: si tratta di un account che si concentra su un problema crescente della città: la sicurezza. Cerca di trattare questo tema postando foto e video reali e a volte anche molto crudi e brutali, per sottolineare un problema a volte non preso molto seriamente e riuscire così a stimolare un dibattito. La pagina mostra in maniera chiara e distinta una forma di disagio sociale quello della microcriminalità, spesso straniera, e, facendolo, dà sfogo al disagio sociale rimosso e dimenticato, la polarizzazione e l’assenza di unità là dove l’unità era finora stata ingenuamente ritenuta immediata. La seguono 426.000 follower.
#4 Architettura
Urbanfile IG
Urbanlife: blog che si trova tra i vincitori dell’Ambrogino d’Oro 2020, è nato con l’obiettivo di dare voce alla città raccontandone la storia e le trasformazioni urbanistiche. Su Instagram posta foto delle bellezze architettoniche milanesi e anche dei rendering che mostrano ai suoi 26.000 follower come potrebbe cambiare il volto della città nel prossimo futuro.
#5 Storia
Milano per pochi
Milano per pochi: la foto del profilo è un lucchetto chiuso con la sagoma del Duomo, simbolo di una ‘Milano per pochi’ che ha ancora tanti aneddoti e leggende da rivelare ai suoi 96.000 follower. Non tutti conoscono i segreti e le curiosità di Milano che questa pagina va a svelare con post dai titoli irresistibili: “Non aprite quella porta a Milano, “Gli scavi della metro portano in un posto” e “A Milano c’è un tesoro sepolto”.
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Porta Nuova. Oltre due miliardi di euro di investimenti immobiliari che hanno dato origine al cantiere più grande d’Europa con oltre venti nuovi edifici, molti dei quali si sono affermati come le principali icone architettoniche di Milano: la Torre Unicredit, il più alto grattacielo in Italia, la Torre Solaria, più alto grattacielo residenziale del Paese, il Bosco Verticale, giudicato il più bel grattacielo del mondo, la Torre Diamante, vincendo nel suo complesso anche il MIPIM Awards 2018 come Best Urban Regeneration Project, e di recente la Torre Unipol soprannominato il Nido Verticale. Il masterplan originario è in gran parte concluso, manca ancora qualche tassello, ma altri progetti sono in costruzione o in attesa di esserlo.
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Porta Nuova: i 3+3 progetti che mancano per completare il maxi cantiere più grande d’Europa
# Gli ultimi arrivati: il Nido Verticale, P35 e Lybra
Interventi area Porta Nuova
La trasformazione di Porta Nuova è stata guidata da fondi d’investimento e attori finanziari internazionali, con Milano al 15esimo posto tra le città più attraenti per il Real Estate globale. Il progetto, realizzato da Hines-Coima, è stato venduto al fondo Qatar Investment Authority, mentre la quota di Fondiaria è passata a UnipolSai. Coima e altri attori del settore immobiliare stanno ora espandendo l’area, con nuove trasformazioni in corso tra Corso Como e Gioia/Pirelli, per portare a compimento il Centro Direzionale.
Edifici completati
1 of 3
carmen_roveri IG - Torre Unipol
Ufficio stampa Coima - Pirelli 35
Urbanfile - Lybra Porta Nuova
Tra gli ultimi arrivi troviamo il Nido Verticale, nuova sede di Unipol Sai, realizzato da Mario Cucinella. Un grattacielo di circa 125 metri e 23 piani. Completato anche P35, un tempo sede Telecom con la creazione di un edificio a ponte e di una nuova piazzetta pubblica, e Lybra Porta Nuova, all’angolo tra via Confalonieri 29 e via Sassetti 19, promosso da Colliers Italy e progettato dallo studio Park Associati.
I progetti ancora in corso
#1 I «portali» di Gioia 20 e 21
Gioia est e ovest
Il cantiere più avanzato al momento è quello de “I Portali”, due edifici situati in via Melchiorre Gioia 20 e 21. Progettati dallo studio ACPV ARCHITECTS, che fungono da nuova porta d’ingresso al quartiere. La Torre Est si erge per 98 metri e si prepara ad accogliere la sede di Kpmg, mentre la Torre Ovest raggiunge i 64 metri, offrendo complessivamente circa 75.000 mq di superficie commerciale.
Un elemento che caratterizza questa realizzazione è l’introduzione in Italia, per la prima volta, di 12 ascensori TWIN prodotti da TK Elevator. Ogni impianto è composto da due cabine indipendenti che si muovono simultaneamente nel medesimo vano, un sistema che non solo ottimizza lo spazio disponibile, ma aumenta anche l’efficienza nel trasporto dei passeggeri, riducendo i tempi di attesa e migliorando il flusso generale. La conclusione dei lavori è prevista per il primo quadrimestre del 2025.
Tra Gioia 20 Est e Gioia 22 è in costruzione un nuovo piccolo edificio, la versione ridotta del Diamantone di viale della Liberazione sede di Unicredit. Prenderà il posto del piccolo palazzo di due piani di via Cornalia 17, unito alle due torrette gemelle di via Pirelli 30 e 32 degli anni Sessanta. Il progetto è firmato da Gas Studio ed è destinato a ospitare la nuova sede della società assicurativa S2C.
Maps – S2C, foto settembre 2024
Prevede un’altezza di 42 metri per 8 piani, una struttura in legno interamente visibile dall’esterno e all’ultimo piano una Boardroom dalla quale accedere al solarium sul tetto con una vista spettacolare sullo skyline.
#3 Toqueville 13
Toqueville 13
In questo caso non si tratta di un nuovo edificio ma della riqualificazione di uno preesistente, al civico 13 di via Toqueville, una traversa di corso Como. Il progetto architettonico è a cura dello studio OBR – Open Building Research. Nella rigenerazione dell’edificio direzionale degli anni Sessanta è compresa la costruzione di un ampliamento in carpenteria metallica e la rifunzionalizzazione degli spazi interni. I cantieri sono in corso.
Rimangono poi tre progetti in cerca di autore, per completare la maxi rigenerazione di Porta Nuova.
I progetti attesi
#1 Il Pirellino orfano di Torre Botanica e ponte serra
Credits Andrea Cherchi – Pirellino
Partiamo dal progetto P39. Come abbiamo visto in questo articolo sopravvive solo il Pirellino. L’edificio a ponte collegato non viene trasformato in ponte serrae salta la Torre Botanica, una sorta di “sandwich” di piante e alberi evoluzione del Bosco Verticale di 110 metri con 1.700 metri quadrati di vegetazione. Il progetto, ancora da sviluppare, viene quindi semplificato e prevede una ristrutturazione della torre e un risanamento conservativo dell’edificio a ponte.
#2 Nuova vita per l’edificio dell’anagrafe in Largo De Benedetti, ma rimane da perfezionare l’assegnazione a Coima
Maps – Ufficio Anagrafe Largo de Benedetti
Nel 2023 COIMA SGR si è aggiudicata gara pubblica indetta dal Comune di Milano per la vendita del complesso adibito ad anagrafe di Largo De Benedetti1 per l’importo di 30,5 milioni di euro. Consta di due edifici, il primo di un piano e il secondo di due, distribuiti su un’area di 3.129 mq. Sull’area è previsto un intervento edilizio con superficie pari a 6.261 metri quadri di superficie lorda, ma ad oggi è non stata ancora perfezionata l’assegnazione e pertanto il progetto non è ancora stato sviluppato.
#3 Per Pirelli32 probabile riqualificazione, attesa per il titolo edilizio
Altro progetto di COIMA è quello che riguarda l’edificio al civico 32 di via Pirelli. In base alle informazioni raccolte non dovrebbe essere demolito, ma riqualificato. Anche in questo caso un progetto non c’è ancora perchè si attende il titolo edilizio degli uffici dell’urbanistica, al centro della bufera giudiziaria. Intanto è stato svuotato e sono state rimosse scale antincendio applicate sul retro una ventina d’anni fa.
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Una volta per farsi consigliare il miglior ristorante o il più bel museo si chiedeva consiglio agli amici, ai vicini di casa o al bar dell’angolo, ma in tempi in cui tutto o quasi è scandito dalla visibilità sociale e pianificato a colpi di smartphone, anche l’elenco delle migliori esperienze non può prescindere dall’affidarsi ai mostri sacri del web. Come ad esempio TripAdvisor. Che oggi sfrutterò senza pietà facendomi consigliare le 7 migliori esperienze da vivere a Milano, naturalmente non secondo me ma secondo il popolo dei turisti.
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I 7 migliori luoghi da visitare a Milano secondo TripAdvisor (2025)
#1 Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore
Credits Andrea Cherchi – San Maurizio al Monastero
Situata in Corso Magenta al 15, la chiesa di San Maurizio è certamente fra le esperienze meno conosciute dai milanesi ma al contempo più amate dai turisti stranieri. Molto particolare nella sua struttura, questa chiesa colpisce per la sua originalità e la sua storia, infatti era il luogo di preghiera dell’ex Monastero Maggiore che in epoca medievale era il più vasto e antico cenobio femminile di Milano. La sua costruzione iniziò nel 1503 e le monache di clausura non potevano entrare in contatto con il pubblico. Ecco allora la singolare divisione della chiesa in due metà, di cui quella verso la strada – la parte pubblica – è separata da un tramezzo dal cosiddetto Coro delle Monache, riservato alle sole religiose che sentivano Messa e comunicavano grazie a una grata posta sul tramezzo stesso. Restaurata a partire dal 1985 grazie a un importante fondo bancario, oggi è aperta tutti i giorni eccetto il lunedì ed è visitabile solo tramite prenotazione per gruppi e scolaresche, e liberamente da singoli.
#2 Pinacoteca di Brera
Credits: Dimitris Vetsikas via Pixabay – Pinacoteca di Brera
Cuore pulsante degli artisti milanesi e patria indiscussa di cartomanti e poeti di strada, a questo secondo luogo possiamo tranquillamente allegare anche la Pinacoteca di Brera, patria meneghina dei dipinti antichi e moderni e galleria nazionale per artisti visivi d’ogni dove. Raffaello, Tintoretto, Hayez e Caravaggio, gli artisti con più gettoni di presenza fra le eleganti sale di esposizione. Inoltre nel complesso edilizio che ospita la Pinacoteca si possono trovare l’Osservatorio Astronomico, l’Orto Botanico e la Biblioteca Nazionale Braidense, nonché il Caffè Fernanda che propone aperitivi degni di nota.
#3 Terrazze del Duomo
Credits: la.roby.gi IG – Terrazze Duomo di Milano by night
Perché diciamoci la verità: quanti di voi sono stati in Piazza Duomo, di fronte alle sue scalinate o al suo interno ma non hanno mai avuto l’idea di visitarne le superbe terrazze? Le guglie e le passeggiate in cima alla casa della Madunina vennero sdoganate dai capolavori cinematografici “Miracolo a Milano” di Zavattini-De Sica (1951) e “Rocco e i suoi fratelli” di Luchino Visconti (1960), che qui vede consumarsi una delle scene più iconiche. Per accedervi, il biglietto privo di ingresso in chiesa e museo ma solo per le terrazze costa 19 euro, salendo con ascensore (scelta obbilgata per anziani e disabili) o a piedi scalando i 251 gradini, e la visita è possibile tutti i giorni della settimana dalle 9 alle 19.
#4 Teatro alla Scala
Riccardo Chailly a La Scala – Credits: il Mohicano
Ovvero una delle sale da spettacolo che per acustica, posizione e celebrità degli artisti esibiti risulta fra le più famose e maestose dell’intero pianeta. Costruito sul terreno della vecchia Basilica di Santa Maria alla Scala e con il suo nome completo sconosciuto ai più (Nuovo Regio Ducal Teatro alla Scala) la Scala di Milano rappresenta e offre ai 1800 posti a sedere spettacoli d’opera, balletto e musica classica sin dalla sua inaugurazione avvenuta nel lontano 1778, e oggi è indiscutibilmente fra le mete più visitate in assoluto in città. Al netto degli spettacoli che hanno prezzi e prenotazioni diverse, visitare il Museo Teatrale alla Scala costa 12 euro e gli orari vanno dal lunedì alla domenica dalle 9.30 alle 17.30.
#5 Museo Scienza e Tecnologia L. Da Vinci
Ph. terredilombardia IG
Inaugurato a Milano il 15 febbraio 1953 e divenuto nel 1999 una fondazione di diritto privato, oggi il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci è uno dei principali musei tecnico-scientifici in Europa. La sua missione si articola in diverse funzioni al servizio della collettività: promuovere e rendere accessibile la cultura tecnico-scientifica in tutte le sue manifestazioni, fare ricerca e sviluppare metodologie per il coinvolgimento di pubblici diversi, ma anche studiare e diffondere al mondo intero l’opera eclettica di Leonardo da Vinci. Il bonus di questo museo è che offre molte agevolazioni per studenti e dottorandi, e per il resto il biglietto intero costa 10 euro che saranno spesi benissimo. E gli orari? 9.30 – 17.30 con chiusura al lunedì.
#6 Il Cenacolo
Cenacolo Vinciano – Credits: Cenacolo Vinciano
Conosciuto in tutto il mondo come The Last Supper – l’Ultima Cena, il dipinto più famoso al mondo dopo la Gioconda opera del celeberrimo genio universale Leonardo Da Vinci non si trova al museo del punto precedente, bensì all’interno della celebre Basilica di Santa Maria delle Grazie. Qui vi posso garantire che la coda è di quelle spaventose e molto spesso le prenotazioni di gruppi e scolaresche sono talmente accumulate che non si trova posto per mesi, per cui, se volete farci un salto evitate come la peste il weekend e gli orari di punta. Visitabile anch’esso tutti i giorni tranne il lunedì dalle 8.15 alle 18.45.
#7 San Siro
Credits Andrea Cherchi – San Siro con vista Alpi
Lo stadio intitolato al bomber nerazzurro Giuseppe Meazza teatro dei derby milanesi e di una miriade di sfide da Serie A, Champions League e Mondiali di Calcio, è dalla chiusura al calcio giocato dell’Arena Civica di Milano la casa di Inter e Milan, e lo sarà ancora forse per poco, dato che ormai da anni si parla di una vendita dell’impianto e dell’area circostante che comprende le piste di ippica, più che di una sua ristrutturazione. Al suo interno c’è un Museo di esposizione dei trofei vinti dalle due squadre visitabile tutti i giorni nella fascia oraria 9.30 – 17.00 al costo non esattamente economico di 35 euro, mentre naturalmente per assistere a una partita i prezzi sono diversi a seconda di squadra e competizione. Consiglio spassionato, andatevi a vedere una partita dell’Inter, che specialmente in questi ultimi hanno da molto più spettacolo rispetto ai cugini.
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Articolo nostalgia a me gli occhi please. Oggi ho bisogno di far riesumare un po’ di piacevoli ricordi derivanti da cose che semplicemente non esistono più. O meglio esistono, ma sono entrate di diritto nel cassetto dei ricordi d’infanzia o d’adolescenza di noi millennials.
Come al solito consiglio di prepararsi una lauta scorta di fazzoletti. Poi oggi sono in umore particolarmente autunnale, quindi sarà un articolo dal sapore meravigliosamente malinconico. Vediamo quindi assieme quali sono le sette cose che tutti indistintamente vorremmo veder tornare al giorno d’oggi.
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7 situazioni del nostro passato che ci piacerebbe rivivere ancora
# Ricevere una cartolina
credits: @gabecnc IG
Non esiste sensazione che più era legata all’effetto farfalle nello stomaco del ricevere una cartolina dalla persona che ci è sempre piaciuta. Pensateci bene: termine ferie fine anni ’80, si rientra dal mare stanchi e abbronzati dopo ore e ore di auto, mamma inizia a togliere la polvere da casa e papà scarica i bagagli, mentre la sorellona va a vedere cosa c’è nella cassetta della posta.
Centinaia di lettere e cartoline, fra cui quella proveniente dalla località di mare dove non sei mai stato, ma dove ha trascorso le vacanze il tuo amore segreto. Non vedi l’ora di tornare a scuola per ringraziarla. Salvo poi scoprire che magari si è fidanzata col bullo della classe, che ovviamente è quello che ti stava più antipatico di tutti. È capitato anche a te, vero?
# Aprire una lettera profumata
credits: @sh3llyi IG
A volte nella casella della posta c’erano anche delle lettere molto particolari, che portavano dietro di sé una scia di profumo che spesso ne addolciva il contenuto. Parliamo delle lettere profumate, in voga come le cartoline già dagli anni’70 anche se non particolarmente diffuse come le cuginette in cartone leggero. Naturalmente il profumo si trasformava in piacere se poi, incontrando chi l’aveva scritta, si capiva che i sentimenti erano reciprocamente gli stessi.
A inizio estate eravamo sempre tutti bravi a scrivere lettere e cartoline ma come già detto spesso, molto spesso, a fine agosto le cose erano cambiate. Con buona pace dei cestini che finalmente tornavano a lavorare, riempendosi di fazzoletti bagnati di lacrime e di milioni di lettere distrutte in mille pezzi.
# Telefonare senza limiti con la tariffa urbana
credits: @antonellapavanello IG
Quanto era bello poi poter aspirare a tenere il telefono di casa per sé per una mezz’oretta almeno, prima che tornasse fratello o sorella maggiore a prenderne possesso senza troppi complimenti. La telefonata con tariffa urbana è un simbolo inossidabile di un modo di comunicare che è morto e sepolto.
Spesso però i nostri amori o le nostre amicizie segrete vivevano fuori porta e quando arrivava la bolletta con un prefisso diverso poi erano dolori.
# Fare benzina con un deca
credits: lo-scienziato.blogspot.com
È il 1992 e gli 883 hanno appena pubblicato il loro album d’esordio, il celeberrimo “Hanno ucciso l’uomo ragno” nel quale è contenuto un singolo che molti ricorderanno e che faceva “Con un deca, non si può andar via”. Splendido assist nostalgico per un passato in cui fare benzina, ovviamente in lire, era forse dieci volte più economico di adesso. Mettiamoci cuore e portafogli in pace. Gli 883 si sono sciolti da tempo, le lire hanno ceduto il passo agli euro e la benzina ci costerà sempre di più.
# Ascoltare le partite alla radio la domenica alle 15
credits: @vinvox.radio IG
“Scusa Bisantis, intervengo da Torino. Inter in vantaggio!”. No perché fino ad ora abbiam parlato di situazioni malinconiche, è arrivato il momento di sfoderare un po’ di euforia derivante da queste belle parole, che ci ricordano che splendido effetto faceva sentire le partite alla radio su “Tutto il calcio minuto per minuto”. Se poi le stesse erano trasmesse tutte alla stessa ora come negli anni ’80 e ’90 con un solo posticipo serale c’era ancora più divertimento. E mi dispiace, “amici” della Juventus che state leggendo questo articolo, ma al cuor non si comanda e alla passione calcistica, neppure.
# Registrare una cassetta con la musica del cuore
credits: @toombsjames IG
Eravamo partiti da cartoline e lettere profumate, ma come possiamo dimenticarci del nastro che dedicavamo al nostro amore o registravamo per i nostri amici appassionati di punk, pop o rap, che ancora non conoscevano l’ultimo fenomenale album di quel cantante/gruppo che stava emergendo proprio allora? Registrare artigianalmente audiocassette era possibile solo con una radio a doppia entrata tipica degli anni ’80, e spesso passavamo interi pomeriggi a scegliere le nostre tracks selezionandole come rudimentali DJ. Bei tempi, vero?
# Uscire di casa senza essere rintracciabili
credits: @calin.jpg IG
Per questo ultimo e significativo punto non basta tornare all’inizio del millennio, quando genitori ansiosi o fratelli maggiori iniziavano già a romperci con telefonate o messaggi di testo sui nostri Nokia 5110, StarTac Motorola e compagnia bella. L’ultima volta che sono uscito con il rischio di potermi perdere l’appuntamento (se vi fosse stato un ritardo) e l’altra occasione in cui la ramanzina per esser rientrato tardi poteva giungere solo dal vivo, una volta rientrato a casa, sarà stata la metà degli anni ’90.
Poi sono arrivati questi utili ma diabolici sistemi di isolamento sociale chiamati smartphone, e il mondo non è mai più stato lo stesso. Purtroppo per tutti noi, e per le generazioni future.
Quale di queste sette cose vi manca di più in assoluto? E ne avete altre che avreste citato? Forza, nostalgici lettori. Siamo qui per leggere i vostri commenti. Naturalmente malinconici.
La foto del giorno: oggi siamo in via Bertani – angolo Melzi D’Eril
Ph. @azoppolato IG
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Qui la festa delle donne è la più esclusiva del mondo. Un luogo segreto, dove gli uomini non possono entrare. Dove si trova e qual è la sua storia.
A Milano esiste un luogo dove possono entrare solo le donne: il «Giardino delle Vergini»
Questo luogo che rimanda atmosfere medievali si trova nei pressi del centro di Milano. All’ Università Cattolica. Da quasi un secolo l’ingresso è consentito solo a persone di genere femminile.
# La nascita del Giardino delle Vergini
Foto Alessia Sardella
Il Giardino nasce nel 1928: intitolato a Santa Caterina d’Alessandria, vergine e martire, protettrice degli studi e di alcune categorie sociali dell’insegnamento, diventa uno spazio esclusivamente condiviso da giovani studentesse e per questo viene soprannominato Giardino delle Vergini.
# «Riservato alle signorine studentesse»
Credits: @lachiccamilanese Università Cattolica del Sacro Cuore
Si trova all’interno dell’Università Cattolica. Vi si accede dirigendosi dopo l’ingresso verso l’Aula Magna, in fondo al porticato centrale che separa i due chiostri. Si tratta di una vera e propria oasi di pace, con piante e fiori, oltre alle panchine dove le studentesse conversano o studiano. Lo si riconosce dal cartello all’ingresso: «Riservato alle signorine studentesse». Se non basta il cartello, ci sono i guardiani incaricati a far rispettare il divieto ai maschi che siano intenzionati a violarlo.
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Centoventi anni fa la città di Milano contribuì a formare e a dare disciplina all’indole artistica di Luigi Costa, considerato uno dei maggiori maestri d’arte vetraria del ‘900 italiano.
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Luigi Costa, uno dei maggiori maestri d’arte vetraria del ‘900 italiano
# La partecipazione all’Esposizione Internazionale e l’iscrizione all’Accademia di Brera
Verso i vent’anni di età, il Costa si trasferì dalla natia Mantova alla città meneghina per partecipare all’Esposizione Internazionale: decise poi di studiare presso l’Accademia delle Belle Arti di Brera. Grazie ai valenti maestri ,che incontrò sul proprio percorso formativo milanese, in breve tempo fu in grado di gareggiare brillantemente anche con le “firme” migliori di questa specializzazione artistica, che è quella di trasformare, attraverso il vetro, le impalpabili ondate di luce in soavi sensazioni e gratificanti emozioni.
Il Maestro Costa nacque nella città virgiliana nel 1887, qui studiò al fianco di allievi che divennero grandi artisti nella scultura e nella pittura, come Alfonso Monfardini e Giovanni Minuti, acquisendo il diploma di primo grado in disegno (era il 1906). Già in questo primo percorso formativo, dimostrò grande attitudine all’arte delle decorazione del vetro, specializzandosi poi proprio a Brera. Tra l’altro era anche un raffinato pittore. Dopo l’esperienza meneghina, torna nella propria Mantova per arruolarsi come allievo sergente, con questo grado da sottufficiale fu poi trasferito ad Alessandria dove, terminato il servizio militare, decise di accasarsi, sposando Luigina Marinetti e mettendo su famiglia. Nel 1910 aprì un laboratorio di vetrate artistiche (in via Vochieri n. 6), a cui seguì un negozio in cui vendeva anche cornici, cristalli e specchi.
# Il giro d’Italia con le sue opere
Paravento
Della bravura di Luigi Costa ben presto si venne a sapere non solo nella città piemontese che lo adottò, ma soprattutto in giro per l’Italia e oltre i confini nazionali: nel 1922 espone all’Agricola Industriale di Alessandria (Gran Premio e Medaglia d’Oro), nel 1923 propone i propri lavori al Tricolore di Monza (Gran Premio e Medaglia d’ Oro), nello stesso anno si presenta ad Anversa, poi espone a Roma, Londra, Parigi, Bologna, Barcellona e Tripoli, ottenendo, tra il 1923 e il ’29, innumerevoli riconoscimenti.
Disegni Costa
Intanto, negli anni venti, a Milano un certo Italo Franchi fonda la rivista “Le bandiere dell’Industria e del commercio”, la cui redazione ha sede in via Rivoltana; si tratta di un organo di propaganda dei prodotti italiani, una sorta di turbosovranismo industriale, commerciale e alimentare. Il Franchi viene a sapere della bravura del Maestro Costa e gli commissiona un paravento in vetro artistico. Milano poi sarà la sede di altri momenti dell’attività dell’estroso mantovano, per esempio, la ditta Angelo Oldini, specializzata nella lavorazione di vetri, cristalli e specchi, chiede a questo nostro artista la realizzazione della vetrina.
Il 27 gennaio 1901 a Milano muore Giuseppe Verdi: per la funzione funebre viene ordinato di realizzare i drappi e le passamanerie che addobbano i cavalli e il carro che deve portare la bara del compositore. Questo compito tocca alla meneghina Ditta Baldi e Monti di via Arnaldo da Brescia, della quale, ovviamente una trentina di anni dopo, il Costa divenne un prezioso consulente.
# I riconoscimenti dal Generale Badoglio e da Papa Pio XI
Vetrata in una chiesa
La carriera di questo artista mantovano, che seppe destreggiarsi tra l’immensa Milano e la defilata provincia alessandrina, è raccontata, ancora oggi, dalle importanti vetrate artistiche visibili in molte chiese di Lombardia, Piemonte e Liguria, dalle opere di abbellimento per alberghi, ville, uffici, negozi e dimore di prestigio. Il Costa ebbe riconoscimenti dal Generale Badoglio e da Papa Pio XI, entrambi commissionarono all’artista opere utilizzate in contesti pubblici e privati.
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8 marzo 1883. Il giorno che Milano divenne la capitale europea dell’elettricità. Ma la reazione dei cittadini a questa innovazione epocale fu del tutto inaspettata.
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8 marzo 1883. Nel centro di Milano apre la prima centrale elettrica d’Europa
# 1883: Milano accende il futuro
Credits: edison.it – Centrale elettrica in Duomo
Nel cuore di Milano, un anno dopo la rivoluzione di New York, sorge la prima centrale termoelettrica d’Europa. È il 1883 quando l’ingegner Giuseppe Colombo, pioniere dell’innovazione, porta l’elettricità nel capoluogo lombardo, lo stesso uomo che aveva già introdotto il telefono in città. L’impianto, ispirato a quello newyorkese di Pearl Street, sorge in via Santa Redegonda, a pochi passi dal Duomo.
# Le prime luci alla Scala
Credits: vistanet.it Centrale elettrica Milano
L’inaugurazione della centrale segna un evento epocale: il centro di Milano si accende, mentre alla Scala la Gioconda di Ponchielli risplende sotto una luce mai vista prima. Le cronache dell’epoca parlano di uno spettacolo “meraviglioso”, capace di stupire e affascinare.
Ma la modernità porta con sé paure e resistenze. L’Union de Gas denuncia i rischi dell’elettricità per la vita delle persone, mentre i cittadini osservano con inquietudine il denso fumo nero che si alza dalla centrale a carbone. Il progresso avanza, ma non senza attriti. Nel 1926, la centrale viene demolita. Il suo ruolo si esaurisce, ma la rivoluzione che ha innescato è ormai inarrestabile.
# Dall’elettricità alla relatività
Albert Einstein – linguaccia alla lavagna
Curiosamente, mentre Milano si affermava come capitale europea dell’energia, tra i tanti che vi giunsero per lavorare nel settore ci fu anche la famigliaEinstein. Il giovane Albert, ancora bambino, avrebbe assorbito l’eco di quel fermento scientifico e industriale, crescendo tra le vie illuminate da quella stessa elettricità che, anni dopo, avrebbe ridefinito attraverso la teoria della relatività.
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Potrebbe essere il nuovo place to be di Milano, dove botteghe artigiane, street food, artisti di strada e locali alternativi si mescolano in un’atmosfera unica. Un mix perfetto di cultura, creatività e autenticità, simile a quello che si respira a Camden Town a Londra.
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Lo scalo di Porta Genova può diventare il «Camden Town» milanese?
# L’ex scalo merci in cerca di un’identità
Urbanfile - Magazzini Porta Genova
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Urbanfile - Magazzini Porta Genova
Urbanfile - Interno area magazzini Porta Genova
La stazione di Porta Genova dovrebbe chiudere definitivamente dopo l’estate, in anticipo di due anni rispetto a quanto previsto dal programma di dismissioni. Bisognerà quindi pensare al futuro dei circa 90mila mq dello scalo, l’edificio viaggiatori non può essere toccato perchè tutelato dalla Soprintendenza, compresi i vecchi magazzini merci del primo Novecento dal fascino rétro lunghi un centinaio di metri e attualmente in fase di lavori di riqualificazione, come riporta Urbanfile. Durante Expo 2015 era stato trasformato nel Mercato Metropolitano, poi trasferitosi a Londra, per essere infine utilizzato in modo sporadico negli anni successivi. Qual potrebbe essere il destino dell’area?
Milano ha bisogno di nuovi spazi che vadano oltre il classico lifestyle center, sono chiamati così i nuovi centri commerciali, o il quartiere della movida. Lo scalo di Porta Genova potrebbe essere la risposta, delocalizzando parte della vita serale e notturna dalla vicina via Tortona e dai navigli. Camden Town è un esempio perfetto da cui prendere spunto: un quartiere londinese vibrante, dove i mercati offrono di tutto, dai vinili ai capi vintage, dalle bancarelle di street foodai negozi alternativi decorati con graffiti e insegne tridimensionali che sporgono dalle facciate. Un altro elemento che caratterizza il quartiere è il Camdem Lock Market sulRegent’s Canal, con una serie di edifici che ospitano locali e bar che si affacciano sulle acque, proprio come potrebbe essere per lo scalo milanese e il Naviglio Grande.
# Un nuovo spazio per la città
Chatgpt AI – Porta Genova Camdem Town
Immaginiamo un lungo viale pedonale che attraversa i magazzini, costellato di piccoli atelier, librerie indipendenti, e botteghe di artigiani che lavorano a vista. Le vecchie banchine ferroviarie potrebbero ospitare ristoranti e bar, altri potrebbe essere realizzati nel perimetro murario dell’Alzaia con terrazze affacciate sul Naviglio, mentre all’interno si potrebbero allestire aree dedicate alla musica dal vivo e a spettacoli teatrali sperimentali. Di giorno, un mercato urbano con prodotti locali e bio, di sera, un luogo di ritrovo con eventi culturali, performance e dj set.
Agroscalo 2020
Un mix di cultura underground e raffinata, che potrebbe prendere ispirazione anche da proposte mai realizzate in passato, come quella di Agriscalo, l’iniziativa che voleva integrare l’agricoltura urbana con il recupero degli spazi dismessi, creando un connubio tra innovazione e sostenibilità.
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Estensione rete metropolitana nella Città Metropolitana di Milano
Milano vanta la rete metropolitana più estesa d’Italia: rispetto a Roma ha quasi il doppio di chilometri e fermate. Se si allarga però l’orizzonte al continuum urbano si nota però una carenza di Milano: la sua rete risulta sottodimensionata ampliando il territorio, se paragonato a quello della Capitale.
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La metro di Milano è forte solo al centro: i risultati a sorpresa da un confronto con Roma
# Milano vs Roma: una questione di superfici e di densità urbana
Roma vs Milano
Quando si parla di estensione territoriale, il confronto tra Milano e Roma sembra senza storia. Il Comune di Roma si estende per 1.287 kmq, mentre quello di Milano si ferma a 182 kmq. Una differenza abissale che si riflette anche nei territori urbanizzati: la Capitale, pur avendo una superficie enorme, ha un’area urbanizzata concentrata nell’area centrale, eccetto il Municipio X, mentre Milano sfrutta il 72% del suo territorio disponibile all’interno dei confini comunali. Questo significa che Milano ha una densità abitativa molto più alta rispetto Roma, con oltre 7.600 abitanti per kmq, contro 2.100 abitanti per kmq. Ma cosa succede quando confrontiamo le reti metropolitane?
# Per un’analisi territoriale simile occorre comparare comune di Roma con città metropolitana di Milano
Estensione rete metropolitana nella Città Metropolitana di Milano
La rete metropolitana è la più estesa d’Italia: 111,8 km di linee e 134 stazioni. Roma si ferma più o meno alla metà, con 60 km di linee e 73 stazioni. Sembra una vittoria schiacciante per Milano. Per fare un confronto più veritiero andrebbe però presa in considerazione un territorio comparabile, come l’area della Città Metropolitana di Milano di 1.575 kmq: circa 300 kmq più estesa del territorio comunale della Capitale, con una maggiore popolazione, 3,2 contro 2,8 milioni e simile densità abitativa, 2.100 contro 2.060 residenti ogni kmq. Si tratta pertanto di due territori più simili per un’analisi comparativa.
# La metro di Roma si estende su più territorio rispetto a quanto fa Milano con la città metropolitana
Estensione rete metropolitana Comune di Roma
Comune di Roma e città metropolitana di Milano: prendendo queste due aree di paragone, la differenza tra le linee della metropolitana per la copertura del territorio diventa meno marcata: nessuna linea metropolitana milanese arriva ai confini territoriali mentre a Roma a farlo è la metro C. Analizzando i dati la rete di Milano risulta sempre migliore della capitale ma il margine si assottiglia. Tenendo conto infatti che sia i chilometri che le fermate sono il doppio, la rete milanese copre il 7,1% del territorio considerato nel confronto, mentre quella romana il 4,7%. Facendo il mero rapporto con la popolazione, nella Città Metropolitana di Milano ci sono 0,0000339 km di metro per abitante, a Roma 0,0000214 km.
# Forte solo al centro: la rete di trasporti sotterranei di Milano è sottodimensionata rispetto alle esigenze dell’area metropolitana
Area metropolitana di Milano servita da rete metro
Se poi si estende il metro di valutazione non più solo alla città metropolitana ma all’area metropolitana calcolata dall’OCSE, le cose per i trasporti di Milano vanno anche peggio. Non solo l’OCSE: basta osservare il satellite per vedere come in realtà sia un’unica enorme area urbanizzata che contiene le province a nord, come Varese, Como e Lecco e tutta la Monza Brianza, che fino al 2009 era parte del territorio provinciale di Milano. In base all’OCSE dovrebbe contare addirittura 7,4 milioni di abitanti e includere anche parte delle province di Bergamo, Cremona, Lodi, Pavia, Novara, Alessandria, Brescia e Piacenza. Su questa scala si evince come la rete di trasporti sotterranei di Milano sia decisamente sottodimensionata rispetto alle esigenze che imporrebbe il continuum urbano, mentre Roma ha invece un territorio poco densamente urbanizzato anche nella sua Città Metropolitana, con 789 abitanti per kmq. Soprattutto è dimensionata se si paragona l’area metropolitana OCSE di Milano che quelle di Londra, Parigi o Berlino che, loro sì, tendono a coprirla in modo uniforme con le loro linee della metropolitana.
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«Ci vediamo a pranzo?». Un invito classico, vale quasi come un caffè. Anche se molti milanesi il pranzo lo chiamano colazione. Ma quello che conta è dove trovarsi: per capirlo lo abbiamo chiesto ai milanesi. Ecco che cosa ci hanno risposto.
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«Ci vediamo a pranzo?»: i 7 posti più classici di Milano per un appuntamento informale
# In cima alla Rinascente
Un luogo perfetto. Sul tetto. Con vista Duomo. Una rassegna di ristoranti per ogni tipo di incontro.
# Al Panino (Giusto)
Panino Giusto
Un tempo il Panino era un bar del centro. Da cui è nato il termine dei paninari. Ma oggi se si dice andiamo al Panino, significa una sola cosa: Panino Giusto. Ormai è ovunque. Pane super, anche i prezzi però non scherzano.
# Al Matarel
Credits: @marcocrippa_pittore IG
In una traversa di Corso Garibaldi era il classico luogo per incontri tra i politici, spesso socialisti negli anni del craxismo. Il socialismo è tramontato ma l’insegna del Matarel continua a risplendere.
# Al Molo 13
Credits tulliocarlo IG – Osteria Molo 13
Uno dei paradisi per chi ama il pesce che a Milano si dice sia il più fresco d’Italia. Anche di quello di Sardegna. Se avete dubbi meglio puntare sul sicuro con questo ristorante sardo in via Rubens.
# Ribot
#12 Credits: @ribotmilano IG
Se non è pesce deve essere carne. Da sempre un indirizzo sicuro per chi ama la selvaggina è Ribot a San Siro.
# Pizzeria Da Giuliano
Ph. @giancarlo_raimondi IG
Nella lista non può mancare una pizzeria. E qui ne avremmo a bizzeffe. Ma la più nominata per un pranzo informale è Da Giuliano, in Paolo Sarpi, con pizze cotte in forno a legna servite in sale da pranzo vivaci dai toni brunito con dipinti moderni. Una delle poche pizzerie storicamente più frequentate a pranzo che a cena.
# Crota piemunteisa
Credits: @la_crota La Crota – Trattoria con pizza
Concludiamo con un grande classico evergreen. La trattoria tipica amata dagli chansonnier della Milano dei ’60 e ’70 e dai comici del Derby. In via Giangiacomo Mora, zona Colonne, un tempo in piazza Beccaria, accoglie con una gestione familiare, forse un po’ ruvida ma piacevole.
Milano presenta numerosi locali particolari e innovativi. Alcuni di questi sono presi d’assalto dagli studenti, i quali sono alla ricerca di luoghi in cui sfuggire allo stress universitario per lasciarsi andare in esperienze immersive, estrose e peculiari. Scopriamo insieme 7 tra i più gettonati dai giovani per divertirsi nelle loro serate libere.
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7 locali preferiti dagli studenti di Milano
#1 Nottingham Forest Bar – viale Piave 1 (aperto tutte le sere, tranne lunedì)
Credits urpurossi IG – Nottingham Forest
Il Nottingham Forest Bar, in zona Porta Venezia, è un piccolo ma affascinante locale notturno in stile fusion che unisce nell’arredamento stili orientali, caraibici e africani, trasportandoti in un ambiente quasi fiabesco. Punta di diamante: i suoi numerosi cocktail creativi, originali, strani ma buonissimi, da gustare. Attenzione, perché l’affluenza è molta durante tutta la settimana, in quanto si presenta come uno dei locali più noti della città di Milano per la sua unicità. Infatti, c’è da dire è stato inserito nelle più importanti classifiche dei migliori cocktail bar al mondo, inclusa la prestigiosa ‘The World’s 50 Best Bars’ e il motivo è piuttosto semplice: ogni volta che ordini un drink dal menu, non sai mai cosa ti puoi aspettare.
Il Nottingham di Milano, infatti, si contraddistingue per l’offerta delle più avanzate espressioni di miscelazione molecolare a livello internazionale. Ad esempio, ordinando un “Feng Shui Stone” troverai delle pietre di fiume marinate in alcol e aromi depositate sul fondo del bicchiere. Chiedendo al bar un “The Revenant” potrai assaggiare un’estrazione ad ultrasuoni di quercia in vodka servita con uova di insetto e resina di pino. La genialità che si nasconde dietro al Nottingham Milano e al suo successo mondiale è quella di Dario Comini, da molti considerato uno dei massimi esponenti della molecular mixology.
#2 White Rabbit Milano Speakeasy – via Garigliano 4 (aperto tutti i giorni dalle 18 alle 3)
whiterabbitmilano IG
Cocktail creativi, atmosfera tranquilla e occasionale musica dal vivo fanno da sfondo a questo particolare bar. Il locale è a tema Roaring Twenties, i ruggenti anni ‘20 del secolo scorso, il tempo del Proibizionismo e dell’alcol venduto di nascosto. Come in ogni speakeasy che si rispetti, per entrare c’è bisogno di una parola d’ordine. Una volta entrati, si attraversa un armadio e si sbuca nel 1925: rimarrete affascinati dall’ambiente che vi aspetta e vi ritroverete immersi nella tana del Bianconiglio (tema Alice delle Meraviglie), facendo un salto nel tempo con le sue riviste, i suoi quadri e l’arredo del periodo proibizionista. È il mondo misterioso e divertente del White Rabbit “secret speakeasy”, come lo definisce il proprietario, che ha aperto i battenti all’Isola nel 2018.
Il locale si sviluppa in una piccola stanza soppalcata, dominata dal bancone, più una saletta sotterranea che riproduce una bisca clandestina, con tanto di abiti e accessori per fare foto in stile gangster. I signature cocktail (15€) sono elencati in una ‘criminal list’ che cambia ogni sei mesi e hanno il nome di 10 criminali italo-americani. Non mancano drink classici (10€) e analcolici e spesso vengono organizzati concerti. Vi chiederete: come si fa ad avere la parola d’ordine? Semplice, basta registrarsi sul sito.
#3 Don’t tell mama – via Pietro Crespi 10 (aperto tutte le sere, tranne lunedì e martedì)
dontelmamamilano IG
Inaugurato nel 2023 a Nolo, è il primo drag bar di Milano. Offre un programma settimanale fatto di ironia, leggerezza e divertimento, ma non solo perché Marco Kassir, proprietario visionario e attivista del mondo LGBTQ+, ha anche un obiettivo politico: scardinare i pregiudizi e offrire un luogo sicuro a chiunque voglia essere sé stesso. Molti eterosessuali stanno venendo a vedere, anche per la prima volta, uno spettacolo drag e questo è un passo importante per la diffusione di conoscenza e per il superamento dello stereotipo, perché l’unione porta alla rottura del pregiudizio. Fondamentale nell’indirizzo del locale è la capacità, non solo di fare lip-sync o performance, ma di gestire il pubblico e coinvolgerlo, altrimenti non ci sarebbe la differenza dallo spettacolo in discoteca.
Per esempio, il mercoledì è dedicato a una serata che nel giro di poco tempo è diventata cult e che si chiama “A.A.A. Cercasi Star Disperatamente”, un format condotto da ‘LaTrape’, icona della scena Queer milanese, dove giovani drag Queen e drag King si esibiscono per la prima volta e trovano nel locale una casa, una famiglia allargata.
Il Don’t tell mama è molto più di un locale, è una casa artistica: chi viene sa di entrare in un posto sicuro dove potersi esibire e mostrare senza paure. Dare una “casa” ai giovani ventenni per esprimere in sicurezza la loro identità, è motivo di orgoglio e felicità ed è l’aspetto politico del Don’t tell Mama, perché l’intrattenimento può anche essere politico.
#4 LùBar – via Palestro 16 (aperto tutti i giorni fino alle 24, tranne domenica e lunedì alle 23)
Ph. @lubar IG
LùBar è uno spazio sofisticato presso la meravigliosa Villa Reale di Milano che accoglie un ristorante bar romantico in una serra settecentesca e in giardino con tavoli all’aperto, oltre a uno shop. Questo ‘garden restaurant’ posto a pochissimi passi dai Giardini di Indro Montanelli, nei pressi della fermata della metropolitana Palestro (linea rossa, M1), offre dalle colazioni, agli aperitivi, passando per i pasti principali in cui vengono proposti piatti mediterranei, con particolare attenzione alla cucina siciliana.
Quello di LùBar è un progetto unico nel suo genere, con un segreto i cui indizi possono esser svelati già dal nome: LùBar, non per niente, deriva dal dialetto siciliano e significa appunto “il bar”, ma significa anche “il bar dei Lu” a richiamare i nomi dei 3 fratelli ideatori Lucrezia, Lucilla e Ludovico Bonaccorsi. Il loro scopo è solo uno: nobilitare ed elevare lo street food siciliano sui toni dell’eleganza e del prestigio meneghino. Il posto è perfetto per una ricca colazione, un pranzo leggero o una cena a lume di candela: una volta entrati nella favolosa ambientazione, attorniati da lussureggianti piante, colonne di marmo e un brioso fenicottero all’ingresso che vi scorterà fino al vostro tavolo, avrete l’impressione di trovarvi in una vera e propria orangerie orientale, dallo stile ricercato e incantevole.
Il tutto conservando in ogni caso, quel clima di convivialità che vi farà subito desiderare di sedervi e farvi travolgere dal menù, ma soprattutto dall’indecisione. Prendetevi il vostro tempo. Tanto non vorrete andare via facilmente da questa oasi di paradiso e benessere.
#5 Crazy Cat Cafè – via Napo Torriani 5 (aperto tutti i giorni, tranne lunedì)
Credits: crazycatcafe, IG
Amanti dei gatti, ecco il posto che fa per voi. A pochi passi da Milano Centrale e Repubblica, il Crazy Cat Cafè ospita nove deliziosi micetti tutti trovatelli, che si lasciano coccolare dalla clientela, passeggiando senza paura tra i tavoli. Questo bar, come spiegato dalla proprietaria, nasce da un grande amore per i gatti e un’esperienza indimenticabile in un Neko Café ad Osaka in Giappone. Nel 2015 apre così a Milano il primo Cat Café della Lombardia, che vuole ricreare l’atmosfera intima dei Neko café giapponesi, adattandola però ai ritmi e allo stile di vita italiani.
Si tratta di una caffetteria-bistrot quindi oltre alle colazioni e merende con torte fatte in casa, american bakery e gelato artigianale e caffè aromatizzati, è possibile consumare pranzi e cene a base di prodotti bio e a km0 e di qui la scelta è davvero ampia: si va dalle quiche, alle vellutate e zuppe con verdure di stagione, dai panini gourmet ai taglieri con prodotti selezionati. Non mancheranno brunch e aperitivi con servizio a tavolo. Oltre a creare un ambiente dove potersi rilassare con i gatti e gustare i prodotti fatti in casa, il Crazy Cat Café si propone di sensibilizzare sull’adozione di gatti e sul corretto comportamento da avere nei confronti di questi adorabili felini.
Per questo durante l’anno organizzano eventi di beneficenza in collaborazione con le tante associazioni del territorio lombardo e promuovono conferenze con professionisti del settore felino.
#6 Officina Milano – via Giovenale 7 (aperto tutte le sere, domenica anche dalle 12 alle 16)
Credits milanofoodspirit – Officina coccktail bar
Se sei alla ricerca di un bar trendy dall’atmosfera classica, Officina Milano è ciò che fa per te. Drink artigianali, finger food e brunch settimanali sono pronti ad accoglierti per farti vivere la migliore delle esperienze. L’Officina Milano è il locale che stimola i tuoi sensi, accompagnandoti in una realtà in cui il piacere di sorseggiare un semplice drink si fonde con l’atmosfera di un luogo senza tempo. A pochi minuti dai Navigli e da Porta Ticinese, si sviluppa in una location scelta per la sua storicità e che, nonostante sia stata ormai modernizzata e riqualificata, rimanda alla Milano degli anni ’50, al mondo delle moto e delle auto d’epoca. Cortesia, gentilezza e disponibilità contraddistinguono lo staff, sempre disponibile nel proporti il menù. Si tratta di un cocktail bar di Milano dai tratti distintivi e dalle caratteristiche uniche, un’autentica esperienza alla vista e all’olfatto. Un luogo in cui il tempo si ferma e l’atmosfera magica che vivi al suo interno ti induce a rilassarti, per goderti serenamente il tuo drink o il tuo brunch.
#7 GhePensiMi – piazza Morbegno 2 (aperto dalle 17 alle 1, chiuso lunedì)
Credits ghepensi_mi IG – GhePensiMI
In zona NoLo-Turro sorge GhePensiMi, bar alternativo e informale, che offre un’ampia selezione di birre artigianali, stuzzichini e DJ set. È un posto sempre imballato di gente, che rende Piazza Morbegno il fulcro nevralgico del quartiere Nolo. Lo riconosci infatti per la folla che si raduna davanti: non importa che giorno della settimana sia, al Ghe Pensi Mi trovi sempre qualcuno con cui condividere le gioie e i dolori della giornata.
Per chi abita in zona è una specie di religione monoteista. L’ambiente è molto street con le tavole da skate appese un po’ ovunque e gli adesivi di gruppi Ultras di ogni dove. Ricorda i tempi dell’Università, quando uscivi di casa con i tuoi piedi e ritornavi gattonando, e quando davanti al bar iniziavi a parlare a caso con gente a caso. Le spine di birra proposte sono 10 e se ci capiti il martedì rischi di farti male con il 2×1: prendi una birra e la seconda ti viene regalata. Ottimi anche i cocktail, fatti con tutti i crismi del caso, e la bottigliera lo testimonia: una buona selezione di gin, whisky e bourbon fanno scattare subito l’ora di un Negroni. Ma chiedete pure la lista perché qui le proposte sono diverse e tutte molto interessanti.
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Quando si parla della Madonnina viene in mente quella sulla guglia del Duomo, simbolo di Milano. Ma non è l’unica. Anzi, a Roma c’è una Madonnina grande il doppio di quella milanese. Se ci si avvicina a Monte Mario, quartiere a Roma Nord, tra le cose che spiccano all’occhio c’è la celebre statua della Madonna Salus Populi Romani, anche conosciuta come “Madonnina di Monte Mario”. Ma qual è la sua storia? E cosa è ancora in grado di raccontarci?
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La «Madonnina di Monte Mario», grande il doppio di quella di Milano: il suo grande «miracolo»
# Alta 9 metri, su un basamento di 18
Don Luigi Orione, ph: tv2000it – Instagram
La statua si trova sul punto più alto di Monte Mario: è alta 9 metri , poco più del doppio della Madonnina milanese che si ferma a 4,16 metri, ed è su un piedistallo di 18 metri. Questa posizione particolarmente privilegiata la rende ben visibile a chiunque percorra il lungotevere della zona Nord di Roma, da Piazzale Clodio fino Ponte Milvio. È stata realizzata dallo scultore ebreo Arrigo Minerbi che, durante il periodo fascista, è stato protetto e salvato da coloro che poi gliela commissionarono, la comunità religiosa degli orionini. Questa statua sembra essere solo una magnifica opera di bravura artistica e espressione della fede popolare dei romani, ma la sua storia è ancora più affascinante e, tra le cose che suscitano grande interesse, c’è proprio la motivazione per cui questa stessa è stata voluta.
# Costruita per proteggere Roma: il suo “miracolo” durante la Guerra
Immagine creata con L’IA
La statua fu voluta dalla comunità degli orionini e sorge nel complesso di strutture che tutt’ora gli appartiene proprio nel quartiere di Monte Mario. Queste strutture furono riconvertite dagli orionini: prima appartenevano alla Gioventù Italiana del Littorio e, dopo l’abbandono avvenuto durante la liberazione, furono destinate alle opere di carità della congregazione religiosa.
Questo, ci dà un primo assaggio di quello che fu l’impegno sociale di questi religiosi durante la guerra. E infatti la statua stessa è stata realizzata al termine di un voto popolare promosso da essi, con cui si raggiunsero le firme di più di un milione di romani che chiedevano la protezione della Madonna per la città di Roma. Ed è tutt’ora considerato straordinario, quasi alla pari di un miracolo, il fatto che la città eterna visse il passaggio dall’occupazione tedesca alla liberazione in maniera quasi totalmente pacifica, o sicuramente non alla pari di quello che vissero città come Napoli o Milano.
# La prospettiva suggestiva con l’obelisco Mussolini
Ph: giuseppe_tosi87 – Instagram
Vedere quella statua, ancora oggi, ci ricorda quello che la nostra città ha e non ha subìto nel corso della storia più recente, lasciandoci un senso di gratitudine ogni volta che volgiamo il nostro sguardo su di essa. È, d’altra parte, una delle tante opere immobili che testimoniano gli eventi fondamentali svoltisi in questa città eterna e che, a differenza delle altre rimastici dal secolo passato, è una delle poche che rimanda a qualcosa di positivo. E se la si ammira ripercorrendo Ponte Duca d’Aosta in direzione dello Stadio Olimpico, è ancora più bello vederla in un confronto contrastante con l’obelisco Mussolini, quasi a testimonianza del passaggio da un passato problematico a un presente di protezione salvifica.
Ottimo richiedere il rimborso per le corse che saltano da quasi due anni e oltre, dovremmo chiederlo anche perchè i lavori delle rotaie prima venivano fatti solo in agosto (pazienza, devono pure essere fatti), ora i tram 12 e 19 sono incompleti e modificati anche questi da quasi due anni per tutto l’anno.
Dobbiamo chiedere il rimborso perchè i mezzi PUZZANO e SONO SPORCHI, ma durante l’EXPO anche la tremenda 90/91 era profumata e possibilmente pulita sempre….
MA allora è possibile NON ESSERE TRATTATI DA BESTIE.
Grazie
ANNA LAURA
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Se non consegno la posta, me la fanno pagare.
IL POSTINO
Vuoi segnalare qualcosa, fare una domanda, sfogare la tua creatività o la tua disperazione? Manda una mail a info@milanocittastato.it (Oggetto: I fatti nostri).
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Se sul navigatore digiti Moncucco o ti trovi a Vernate, dalle parti di Pavia, in un tempietto dalle parti di Brugherio, più verosimilmente potresti imboccare una strada chiusa tra via Imperia e via Rimini. Quella che, alla fine dei Navigli, procede verso ovest.
Ma perché si chiama Moncucco, e perché è così famosa a Milano? Ecco 5 cose a proposito di Moncucco che ci raccontano una fetta di storia di Milano.
Moncucco: il segreto di un nome bizzarro e di una cronaca nera
#1 Perché si chiama Moncucco? C’è il francese di mezzo
Non è che solo la Moncucco di Milano si chiama così. Tutte le Moncucco – di Monza, Brugherio, Torino… – pare debbano il loro nome ad un francesismo, retaggio delle invasioni. Per quella identificata dall’omonima Cascina, l’origine più plausibile del nome è quella latina da mons cucus, cioè piccolo rilievo del terreno, ma sono presenti anche ipotesi francesi: da mon cucco, il mio cucco, il cuculo – il perché, al momento, non è dato sapere -, e moncuc, il cascinale detto alla francese. Questa pare la soluzione più accreditata: questa è terra di cascinali. Tra invasioni galliche e francesi, di colonizzazioni, questa fetta di Lombardia, ne ha viste parecchie!
#2 Perché vale la pena andare a Moncucco
Nell’autunno del 2016, l’omonimo cascinale seicentesco è stato portato a nuova destinazione da IULM, grazie al contributo del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, della Regione Lombardia e alla concessione in comodato rinnovabile dell’immobile da parte del Comune di Milano. Con una grande inaugurazione, nella quale si è esibito pure Franco Battiato, Moncucco è ora sede di una Cascina Moncucco: uno studentato per circa 100 giovani e spazio per attività culturali per la cittadinanza organizzate da IULM.
#3 Moncucco è un campus universitario in stile lombardo
La Cascina Moncucco ha riportato a nuova vita un’area in stato d’abbandono. La struttura è diventata una residenza in formato casolare pensato per accogliere 100 persone tra professori, studenti, spazi comuni, più una quindicina di camere attrezzate anche per disabili. Nell’ampia corte centrale si terranno eventi e momenti di aggregazione.
#4 Moncucco, ‘la nera’
La sera del 3 novembre 1979, al ristorante “Le streghe” di Via Moncucco va in scena una delle pagine di cronaca nera più cruente di Milano. E’ una storia di cosche, famiglie mafiose dalla quale. Ad un segnale non ancora identificato, dentro l’osteria scatta l’inferno: due avventori aprono il fuoco. A far scattare il grilletto sono “faccia d’angelo” Francis Turatello, il re della Ligera, altro noto quartiere burrascoso a Milano, ed Antonio Epanimonda, mafioso da Catania. Anche l’annoiato padrone del locale, Antonio Prudente, è altrettanto compromesso negli ambienti della mala: lui sarà uno degli 8 morti crivellati dai colpi. Verranno arrestati tutti: Turatello morirà in carcere nel 1981, orribilmente sventrato.
#5 Moncucco a fumetti
La strage di via Moncucco ha ispirato autori e illustratori. Alcuni collezionisti ricorderanno ‘ATTUALITA’ NERA N. 80 IL MASSACRO DI VIA MONCUCCO”, una ricostruzione fantasiosa e a fumetti dei fatti della strage.
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Ph. mimi fructuoso
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