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La panchina di Milano dove non si è mai soli: chi è il misterioso uomo di bronzo?

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Ph. @turismoletterario IG

Nella città dei single e dei cuori solitari c’è una panchina dove non ci si può sentire mai soli. Perché con noi è seduto un uomo che non si alza mai. Sembra fatto di pietra. Ma è di bronzo. Ma di chi si tratta?

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La panchina di Milano dove non si è mai soli: chi è il misterioso uomo di bronzo?

# Il misterioso uomo della panchina

Ci troviamo nel cuore di Milano. In via Verziere, parola che viene dal milanese verzee, che significa mercato agricolo. Proprio nello spiazzo che collega via Verziere con largo Augusto, dalla seconda metà del Settecento al 1911 si teneva il mercato di Milano della frutta e della verdura. All’interno dei giardini di via Brolo e via Verziere si trova una panchina. E sopra la panchina c’è seduto un uomo con cappello. La stranezza è che quest’uomo non si alza mai. 

# Sembra vecchio ma ha appena sei anni 

credits: it.wikipedia.org

L’uomo resta seduto tutti i giorni dal 28 ottobre 2019, quando è apparso per la prima volta sulla panchina. Si tratta di una scultura che rappresenta il poeta bulgaro Pencho Slaveykov. Ma che ci fa? E chi è questo poeta onnipresente nelle giornate dei milanesi?

La statua è stata inaugurata nella ricorrenza del 140esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Bulgaria e Italia. Il monumento è stato realizzato dall’artista bulgaro Adrian Novakov che ha costruito la panchina in ghisa e acciaio, mentre il poeta è fatto di bronzo. La statua è stata donata dal Consolato di Bulgaria al Comune di Milano su volontà del governo bulgaro. Ma perché Pencho Slaveykov è considerato così importante e qual è il suo legame con Milano?

# La vita e la fine sfortunata del poeta bulgaro

credits: en.wikipedia.org

Non si tratta di un uomo fortunato, sorte comune a quella di molti poeti. Nato nel 1866 a Trayavna, un piccolo paese della Bulgaria, Pencho Slaveykov è diventato uno dei più celebri poeti della sua nazione, malgrado una fine precoce che lo lega alle nostre parti: avvenuta nel 1912 a Brunate, sul Lago di Como.

Ma la sfortuna non fu solo per la sua breve vita. A 18 anni subì un terribile incidente: venne ritrovato svenuto e assiderato sulle rive ghiacciate del fiume dove era andato a pattinare. Sopravvisse, ma si ritrovò paralizzato e, nonostante le continue cure, ne patì le conseguenze per tutta la vita: scriveva sforzandosi, parlava con difficoltà e si muoveva a fatica, dovendo spesso sedersi. Questo spiega perché ancora oggi lo si trova sopra la stessa panchina del Verziere dove trova il conforto che solo la poesia era capace di dargli.  

# L’affinità elettiva con Giacomo Leopardi

credits: bibi.pave IG

Anche Brunate ha dedicato dei ricordi al poeta bulgaro: ci sono due lapidi poste su una facciata dell’albergo in cui morì e un busto in bronzo inaugurato il 24 novembre 2007 nel giardino della Biblioteca Comunale.

Ma il regalo del governo bulgaro riprende non solo lo sfortunato accadimento della sua morte a Brunate ma anche un parallelo con un altro grande poeta che dalla sofferenza ha estratto la sua più grande vena creativa: Giacomo Leopardi. 

Emil Dimitrov, professore dell’Accademia delle scienze di Bulgaria, in occasione dell’inaugurazione della panchina, aveva tenuto una conferenza nella Biblioteca Sormani, accostando proprio la vita e la sofferenza dei due poeti. Grazie alla poesia, disse Dimitrov, entrambi i poeti erano riusciti ad esprimere il proprio stato d’animo, creando le immagini di una sofferenza quasi necessaria per raggiungere un’elevazione dell’anima.

Per capire cosa riesce a trasmettere ancora oggi Pencho Slaveykov, basta recarsi ai giardini del Verziere e sedersi accanto a lui. Per consolarlo, per condividere le difficoltà dell’esistenza o per farci ispirare a trasformare la cattiva sorte in un capolavoro artistico. 

«Mi sia da Dio concesso ch’io viva qui
gli ultimi dì lontano dal suolo natio.»
(Penčo Slavejkov, Canto insanguinato)

Continua a leggere: La PANCHINA più LUNGA del mondo è a Milano: oltre 200 metri. Ecco dove si trova 

ANDREA ZOPPOLATO

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29 aprile. Sopra Parco Nord appare un UFO

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Credits: meteolive.it

29 aprile 2014. In zona Parco Nord viene avvistato un UFO. Nel cielo appare un oggetto color grigio metallico, apparentemente privo di movimento prima di scomparire all’improvviso. 

Questi sono stati gli altri avvistamenti a Milano di oggetti non identificati. 

29 dicembre 2012/3 gennaio 2013. Nella zona Ovest di Milano si succedono una serie di avvistamenti: luci color giallo, rosso e blu a Canegrate e un oggetto non identificato nei cieli di Castano Primo.

24 novembre 2013. Sempre in zona Ovest ma dentro i confini di Milano: avvistamento Ufo zona San Siro. Video: Avvistamento Ufo San Siro

6 luglio 2014. Sopra Cinisello viene avvistato un grosso Ufo: Ufo a Cinisello.

6 marzo 2015. Diverse persone vedono comparire nel cielo di Milano delle sfere bianche luminose.

19 giugno 2015. Alle 19.50 appare un UFO a Milano. Foto su: http://www.misteroufo.it

18 febbraio 2016. Una palla infuocata viene vista passare dai cieli di Lodi in direzione Milano: avvistamento nel lodigiano.

Ph. CoolCatGameStudio

Continua la lettura con: 28 aprile. Prima pietra della Centrale 

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Il super-grattacielo e altre 5 idee per la nuova Centrale di Milano

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Nel cuore pulsante di Milano, la Stazione Centrale è uno dei più grandi e iconici monumenti della città. Costruita negli anni ’30, questa struttura rappresenta un esempio straordinario di architettura e storia. Tuttavia, pochi sanno che la sua storia avrebbe potuto essere molto diversa. Ecco 5 idee per trasformare l’aspetto della Stazione Centrale.

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Il super-grattacielo e altre 5 idee per la nuova Centrale di Milano

# Il progetto (abbandonato) per un grattacielo in Centrale

il progetto del 1953

Nel 1953, infatti, fu proposto un progetto radicale e ambizioso: un grattacielo accanto alla stazione. Un edificio di 160 metri, destinato a superare in altezza la Madonnina del Duomo e a cambiare lo skyline milanese.

Sebbene il progetto non si sia mai concretizzato a causa di difficoltà economiche e dell’apertura della Stazione di Porta Garibaldi, l’idea di un radicale rinnovo della zona resta una fonte d’ispirazione.

Oggi possiamo riflettere su come la Stazione Centrale potrebbe essere trasformata, integrando la sua storicità con le esigenze della Milano moderna. Ecco cinque proposte innovative per il suo futuro.

5 idee per rinnovare l’aspetto della Stazione Centrale

#1 Parcheggi sotterranei ispirati a CityLife

Uno dei problemi principali della zona è la carenza di parcheggi. Una soluzione sarebbe la creazione di silos sotterranei, simili a quelli di CityLife. L’ingresso al parcheggio potrebbe avvenire tramite un tunnel interrato che inizia all’incrocio tra Via Vittor Pisani e Piazza Duca d’Aosta, un punto strategico per gestire il traffico e ridurre il congestionamento della superficie.

Questi parcheggi custoditi potrebbero servire i pendolari, i visitatori e i turisti. Le aziende locali potrebbero affittare posti per i propri dipendenti, mentre i milanesi avrebbero la possibilità di parcheggiare lì e proseguire il loro viaggio in metropolitana. Questa soluzione, oltre a migliorare la logistica urbana, potrebbe rappresentare un tentativo di Milano di sperimentare nuove tecnologie, come i tunnel di trasporto sotterraneo progettati da Elon Musk, creando corsie dedicate per un accesso più veloce al parcheggio.

Un’altra evoluzione futura potrebbe prevedere lo sviluppo di questi tunnel fino a Corso Buenos Aires, rendendoli una prima rete di trasporto sotterraneo utile per alleviare il traffico su strada e connettere la Stazione Centrale. Una simile infrastruttura, una volta dimostratasi efficace, potrebbe essere sviluppata ulteriormente anche per raggiungere gli aeroporti. Immaginate un tunnel Centrale-Malpensa percorribile sia via metro che auto.

#2 Una piazza vivace con un mercato permanente

Piazza Duca d’Aosta, un crocevia fondamentale di Milano, spesso appare spoglia e poco accogliente. Trasformarla in un vivace mercato permanente potrebbe migliorare notevolmente l’area. Ispirato ai mercatini natalizi del Duomo, questo spazio potrebbe ospitare bancarelle gastronomiche e artigianali, con una collaborazione con realtà come Eataly. Un mercato simile offrirebbe un’attrazione turistica e un nuovo punto di incontro per i milanesi.

Il Mercato Centrale, attualmente situato accanto alla stazione, potrebbe espandersi all’aperto e integrarsi in questa nuova piazza, creando un ambiente unico che fonde la tradizione del cibo con la modernità di Milano. La presenza di bancarelle, eventi e spettacoli dal vivo porterebbe colore e vivacità, rendendo la zona più accogliente e affollata, attirando turisti e incentivando il commercio.

#3 Monumenti e info-point per valorizzare il turismo

La Stazione Centrale è il primo punto di contatto per molti turisti diretti al Nord Italia e all’Italia in generale. Per migliorare questa esperienza, si potrebbero costruire strutture che richiamano i monumenti delle principali città italiane, fungendo da info-point avanzati. Piccole riproduzioni del Colosseo, della Torre di Pisa o di altri simboli culturali potrebbero servire da attrazioni turistiche e luoghi informativi.

Inoltre, per celebrare la cultura milanese e accogliere i visitatori, si potrebbe installare un monumento interattivo in Piazza Duca d’Aosta, come una grande scultura dedicata ai “Promessi Sposi” o al vocabolario milanese di Francesco Cherubini, arricchita da tecnologia. Questa scultura potrebbe essere dotata di schermi touch e intelligenza artificiale, fungendo da info-point per i turisti. Un progetto di questo tipo non solo renderebbe la piazza un punto di riferimento culturale, ma sarebbe anche un esempio della vocazione futuristica di Milano.

Questo infopoint interattivo potrebbe rispondere a domande in tempo reale, offrendo informazioni turistiche e storiche sulla città e le sue attrazioni, stimolando i visitatori a esplorare Milano e altre destinazioni in Italia. Se il progetto dimostrasse il suo valore, potrebbe essere esteso ad altri punti turistici della città, creando una rete di accesso alla cultura e alle informazioni.

#4 Un eliporto da e per la Stazione Centrale

Un’idea forse meno convenzionale, ma potenzialmente intrigante, potrebbe essere quella di trasformare parte della Stazione Centrale in un piccolo aeroporto per elicotteri. Le piattaforme di decollo e atterraggio potrebbero essere posizionate su estensioni dell’edificio o addirittura in Piazza Duca d’Aosta, creando un collegamento rapido e esclusivo per la città.

Sebbene l’uso di elicotteri possa sembrare riservato ai pochi, un’infrastruttura di questo tipo potrebbe comunque generare entrate significative attraverso l’affitto delle piattaforme a privati facoltosi. Questi ricavi potrebbero essere reinvestiti in progetti di riqualificazione urbana o in iniziative di utilità pubblica. Un’altra possibilità è che l’eliporto possa essere impiegato per scopi pubblici, come il trasporto di emergenza per le forze dell’ordine o il pronto soccorso.

#5 L’occhio di Milano: una ruota panoramica davanti alla Stazione

Un’ulteriore proposta per trasformare l’area della Stazione Centrale è l’installazione di una ruota panoramica proprio di fronte alla stazione. Questo progetto ambizioso non solo attrarrebbe turisti da tutta la città, ma potrebbe diventare un simbolo iconico della Milano contemporanea. La ruota panoramica, alta e moderna, offrirebbe una vista a 360 gradi sulla città, permettendo ai visitatori di ammirare il suo skyline, i principali monumenti e le zone più affascinanti da una prospettiva unica.

In aggiunta all’aspetto scenografico, la ruota potrebbe integrare tecnologie avanzate, come la realtà aumentata e l’intelligenza artificiale, per arricchire l’esperienza dei passeggeri. I vetri delle cabine potrebbero essere equipaggiati con sensori interattivi che, al tocco, mostrerebbero informazioni dettagliate sugli edifici visibili, dalla loro storia alla funzione attuale. Immaginate di trovarvi in cima alla ruota, mentre osservate il Duomo, e di poter cliccare sul vetro per ricevere curiosità o dettagli storici su di esso, o scoprire di più sulla zona di Porta Nuova o sul parco Sempione.

Un’attrazione di questo tipo potrebbe anche servire come strumento educativo e culturale, promuovendo la storia e la bellezza di Milano in modo interattivo e coinvolgente.

Continua la lettura con: La stanza segreta della Centrale: la Sala del Re

MATTEO RESPINTI (Ultimo aggiornamento: 28 aprile 2025)

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Estensioni della metro di Milano: le ultime notizie

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Uno dei temi più caldi di Milano: le estensioni della metro. A che punto siamo?

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Estensioni della metro di Milano: le ultime notizie

# M1 a ovest con tre nuove fermate fino a Baggio

Credits: Urbanfile – Prolumgamento Bisceglie-Quartiere degli Olmi

3,3 km e 3 nuove fermate (Parri-Valsesia, Baggio e Olmi). Attesa di conoscere l’esito del secondo bando di gara chiuso a febbraio, dopo il flop di quello del 2024, per affidare l’appalto dei cantieri. Dovrebbero partire entro l’anno e chiudersi nel 2031.

# M1: due nuove fermate a nord entro il 2029

Credits: Urbanfile – Prolungamento Monza Bettola

1,9 km e due nuove fermate, Restellone e Cinisello/Monza Bettola. Un prolungamento atteso dal 2015 ma i cantieri sono ancora in stallo. Il bando per la prosecuzione verso Quartiere Olmi ad ovest potrebbe risolvere la situazioni, tra le opzioni c’è infatti quella di riattivare il cantiere in direzione nord. Si attende l’esito della gara. Se tutto dovesse filare liscio dovrebbero aprire nel 2029.

# M2 da Cologno Nord a Vimercate con un tracciato di 12 km

Prolungamento M2

Nonostante i numerosi intoppi, dovute alle richieste dei singoli comuni, è stato dato avvio la mini studio di fattibilità, finanziato con 2,5 milioni di euro, propedeutico alla realizzazione di quello completo. La strada intrapresa è di costruire una metrotranvia veloce di 12 km con sei fermate che serva Brughiero, Carugate, Agrate Brianza, Concorrezzo e Vimercate.

Leggi anche: Quello che manca per la M2 fino a VIMERCATE: le ultime novità con le possibili sei fermate

# Per la M3 previsto il prolungamento di due fermate: San Donato e Peschiera Borromeo

M3 Peschiera

Bocciata invece la prosecuzione in metrotranvia fino a Paullo. MM sta lavorando allo studio di fattibilità per l’ultima soluzione concordata. In valutazione la realizzazione di una ferrovia da Peschiera, per interscambiare con la metropolitana, a Crema.

Leggi anche: M3 fino a Peschiera, semaforo rosso per Paullo, novità per Crema: la proposta della regione per il sud-est di Milano

# Per la M4 ad ovest si lavora per una sola fermata a Buccinasco, nei pressi del confine con Corsico

Credits milanotoday – Percorso breve M4 a Buccinasco

In questi giorni, in Regione Lombardia, sono stati i presentati i costi per la realizzazione delle attività preliminari alla stesura del Piano di Fattibilità Tecnico-Economica. L’obiettivo è estendere il tracciato di 1,5 km e 1 fermata a Buccinasco in via Garibaldi, nei pressi del Ronchetto delle Rane, a poca distanza dal confine comunale con Corsico.

# Due nuove fermate a est sulla linea M4, da Linate a Segrate

3,1 km e due nuove fermate. Lo studio prevede una stazione intermedia “Idroscalo” e una prosecuzione fino al territorio di Segrate per servire il “Westfield Center” e l’hub AV Segrate Porta Est. Dopo l’approvazione nel 2023 da parte della giunta di Milano  del Piano di fattibilità tecnica ed economica, si attende in questi mesi la Conferenza dei Servizi anche se all’appello mancano 70 milioni di euro di extra costi aggiuntivi ai 470 milioni di euro già stanziati. I treni non verranno messi sui binari prima del 2030.

Leggi anche: La M4 punta a EST: il CAPOLINEA sarà oltre LINATE

# La linea M5 si estende di 13 km a nord con 11-12 fermate fino a Monza Polo Istituzionale

Credits ascuoladiopencoesione.it – Tracciato M5

13 km e 11 fermate. La M5 raddoppia per diventare la prima a collegare due capoluoghi di due province. Il tracciato parte da Bignami e dopo Milano serve i comuni di Cinisello Balsamo, Sesto San Giovanni e Monza. Tra le stazioni Monza FS e Villa Reale, Ospedale San Gerardo e il capolinea nord di Monza Polo Istituzionale. Il cronoprogramma prevede il bando di gara tra fine 2026 e inizio 2027, avvio dei lavori a settembre 2027 e inaugurazione del prolungamento a dicembre 2033. 

Per evitare la perdita dei 1,3 miliardi già stanziati occorre però trovare, entro giugno 2025, una soluzione sui 589 milioni di extra costi mancanti: 300 sono stati promessi dall’ultima finanziaria, per gli altri si attende un incontro al Ministero delle Infrastrutture. Tra le ipotesi in valutazione da parte di MM, se dovesse mancare la copertura integrale delle risorse aggiuntive necessarie, c’è anche quella di procedere con la cantierizzazione della metropolitana fino alla fermata della Villa Reale.

Continua la lettura con: Prolungamenti e nuova M6: il 2025 sarà l’anno della svolta per la rete metropolitana di Milano?

FABIO MARCOMIN

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Venite a Milano? Le sette dritte dei milanesi per i turisti

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Ph. @glv1956 IG

Che consiglio daresti a chi viene da turista a Milano? Lo abbiamo chiesto ai milanesi. Queste le risposte che hanno ricevuto più apprezzamenti. 

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Venite a Milano? Le sette dritte dei milanesi per i turisti

# Le dodici attrazioni imperdibili

Credits Andrea Cherchi – San Maurizio al Monastero

# Lasciar perdere i grattacieli: concentrarsi i monumenti storici

fiodavid81 IG – Citylife

«Lasciar perdere i grattacieli: quelli ci sono ovunque nel mondo» (Pietro Marchetti)

# Fate attenzione ai borseggiatori

  • «Come tutti i posti turistici e affollati soprattutto le grandi città anche straniere, ne’ piu ne’ meno. Sui mezzi pubblici, giustamente, avvisano di fare attenzione ai borseggiatori…» (Patrizia Domenighini)
  • «MILANO è bella in tutto ma Di Stare attenti Peccato dirlo ma è pieno di zanza» (Marco Ferrante)
  • «Attento al portafoglio/cellulare/zaino/valigia /macchina etc. Poi compra una guida di Milano e vai….» (Lilly A. Motta Buffo)
  • Di stare attenti che a me hanno rubato il trolley un anno e mezzo fa sono ritornata a Salerno con lo zainetto solo (Valeria Valitutto)

# Non avere pregiudizi: le differenze devono incuriosire non attirare critiche

Credits: @greencaffè_ferrara
Brioches alla marmellata

«Non evidenziare le differenze come limite ma cercare le similitudini il proprio vissuto.. ed anche questo vale come approccio per ogni Città, per ogni Nazione che, da turista, si va a visitare…

Perché se a Milano si chiama brioche e a Roma cornetto è soltanto un modo differente per nominare la stessa cosa e non deve diventare motivo di divisione tra due Città (cosa che, purtroppo, abitualmente accade..)» (Ruggero Alfredo Eros Filipponi)

# Muoversi in metro (col biglietto giornaliero) e a piedi in centro

fietzfotos – Camminare a Milano
  • «Prenotare tutto e muoversi in metro e a piedi in centro. Non farsi prendere dal passo milanese e camminare piano.» (Nunzia Rubino)
  • «Passeggiare nelle stradine della zona Magenta …. Da scoprire» (Nicola Orsi)
  • «Anzitutto di fare il biglietto giornaliero per l’utilizzo dei mezzi pubblici, e secondariamente di evitare accuratamente le trattorie turistiche» (Henry H Spinetta)

# Evitare lo shopping nel quadrilatero della moda

Molto meglio scoprire strade, mercati e negozietti più alternativi. 

# I periodi migliori: primavera e fine estate

estate milanese

Quando l’aria è più pulita, la temperatura gradevole, la vita scorre all’aperto. 

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Birra e polpette al Rattazzo: la stagione gloriosa del «bar più famoso di Milano»

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Bar Rattazzo

Era un grande classico, soprattutto nei mesi più caldi. Una birretta al Rattazzo che si beveva in piazza Vetra, nel verde del Parco delle Basiliche o nei pressi di corso di Porta Ticinese. 

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Birra e polpette al Rattazzo: la stagione gloriosa del «bar più famoso di Milano»

# «Comunichiamo che il Bar Rattazzo non riaprirà definitivamente, mai più»

Bar Rattazzo

Iniziamo dalla fine. Maggio 2020. Milano è rimasta scassata dalle ordinanze anti Covid. Molti i locali che non hanno più riaperto i battenti. Tra quelli anche un luogo storico, definito il «bar più famoso di Milano». Il Rattazzo di Piazza Vetra, il luogo dove ci si dava appuntamento fin dagli anni Sessanta. 

«Comunichiamo che il Bar Rattazzo non riaprirà definitivamente, mai più. Il Covid-19 con le chiusure e le ordinanze non ci consente più di ripartire». Questo lo scarno annuncio pubblicato nel maggio 2020. Mentre l’Italia piano piano riapriva, lo storico locale comunicava la sua chiusura definitiva. Una grande disdetta. Anche perché il Rattazzo si apprestava a festeggiare i 60 anni di attività. 

# Una birretta al Rattazzo?

credit: milanoultimora.it

Tutto era iniziato nel 1961, quando lo storico fondatore, Piero Rattazzo, aveva aperto in Porta Ticinese. Strategica la posizione: dirimpetto Piazza Vetra con i suoi spazi verdi nel cuore di Milano. La posizione lo aveva reso un’avanguardia della movida serale, prima ancora che questa brutta parola si diffondesse dalle nostre parti. Era un classico dei giovani di ogni generazione: darsi appuntamento al Rattazzo di sera, per bere una birra e mangiare una polpetta mentre si stava in gruppo a parlare in piedi o accovacciati sull’erba del parco.

# “Il santo patrono della gioventù”

Piero Rattazzo

Negli anni Settanta aveva preso anche una connotazione politica: era il locale degli studenti di sinistra anche perché nella stessa strada, via Vetere, si trovava la sede di Avanguardia Operaia. Anno dopo anno divenne un mito: nel 2016, la BBC inglese lo definì “il santo patrono della gioventù”. Un bar che malgrado i tempi che cambiavano continuava a rispecchiare l’anima popolare del Ticinese con l’aria da vecchia Milano.

In realtà la fine è arrivata prima della chiusura: a dicembre 2019 Piero è venuto a mancare. I figli hanno provato a portare avanti il progetto ma non hanno avuto fortuna: anche perché dopo un paio di mesi dalla scomparsa del padre è arrivata la mazzata del Covid e del lockdown da cui le saracinesche non sono più riuscite a sollevarsi. Resterà nei ricordi di quasi tutti i milanesi quel sapore unico che hanno le polpette e la birra gustate in compagnia una sera d’estate. 

Continua la lettura: I locali mitici della Milano del passato

ANDREA ZOPPOLATO

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Le «case sospese nell’aria» a un’ora da Milano

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Credits: ilmirtillo.it Il Mirtillo

A un’ora da Milano abbiamo 3 costruzioni, più una quarta a due ore di distanza, che nulla hanno da invidiare alle casette tipiche degli ambienti estremi della Scandinavia. Vediamo come sono. 

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Le «case sospese nell’aria» a un’ora da Milano

# Relais Tenuta del Cigno Villanterio (PV)

Credits: @tenutailcigno
Tenuta il cigno

Una vera casa sull’albero. La costruzione, posta a 5 metri dal suolo, si appoggia al fusto di una quercia secolare e permette di soggiornare respirando un’atmosfera incredibile. Dotata di tutti i confort, consente agli ospiti di osservare l’area circostante stando immersi in una vasca idromassaggio o gustando i vari ed eccellenti prodotti enogastronomici della zona. Media recensioni Google: 4.8/5

# Park Hotel Olimpia Brallo di Pregola (PV)

Credits: @parkhotelolimpi_pv
park hotel olimpia

Una Suite realizzata tra gli alberi a oltre 4 metri di altezza, situata in un bosco di faggi e querce seguendo un rigido protocollo di ecosostenibilità. Consente di godere di tutte le comodità consone di un alloggio suite, pur avendo un aspetto minimal. Un letto matrimoniale integrato in una stanza con piccolo salotto, un comodo bagno e un terrazzo, che da direttamente sul bosco, sono i tratti caratteristici per chi vuole passare qualche notte immerso in una natura intervallata solo da qualche costruzione, compreso l’hotel del quale la suite fa parte. Servizi di livello e una piscina completano il soggiorno dei fortunati che possono pernottare nella struttura. Media recensioni Google: 4.5/5

# Fattoria l’Oasi Agriturismo Certosa di Pavia

Credits: @_noe_mara_
Agriturismo l’oasi

Certamente più spartana rispetto alle prime due, ma situata ai margini di un biolago che ospita una fauna autoctona di grande interesse. A poche centinaia di metri dalla Certosa di Pavia e inglobata in un grande agriturismo, che produce formaggi e conserve dai sapori unici, la costruzione sembra dare corpo al sogno di ogni bambino quando immagina di poter edificare la propria abitazione utilizzando elementi naturali. Risvegliarsi e scendere le scale per passeggiare tra i numerosi animali presenti nella struttura realizza un sogno di tutti noi. Media recensioni Google: 4.3/5

# La casa sull’albero Il Mirtillo Cedegolo (BS)

Credits: ilmirtillo.it
Il Mirtillo

Costruita inglobando il fusto di un castagno con tanto di fune esterna (non è dato sapere se qualcuno la utilizzi per salire in casa), la piccola costruzione di Cedegolo è quello che più di tutte può fregiarsi del titolo di casa sull’albero. Come le altre è interamente costruita in legno (ricordiamo che le famose case norvegesi hanno l’impalcatura in acciaio) e con tanto di fioriera appesa all’esterno di una grande finestra, che da un tocco in più alla già grande naturalezza della casetta. Al Mirtillo non si ha la sensazione, ma ci si trova effettivamente a poter vivere su un albero con il fusto che domina la parte centrale del monolocale. Sicuramente la più distante da Milano ma certamente quella con maggior impatto visivo.

Continua la lettura con: I 10 quartieri più strani di Milano

ROBERTO BINAGHI (Ultimo aggiornamento: 28 aprile 2025)

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L’abito non fa il Papa

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Immagine di copertina

In questo periodo di Sede Vacante, l’attenzione dei media più diffusi è per il gossip sul prossimo successore di Pietro e per le possibili intenzioni di voto dei cardinali. Ma il tema più scottante è un altro: quale deve essere il ruolo del Papa nella società contemporanea? Individuare la risposta è fondamentale non solo per il futuro della Chiesa ma per il futuro della stessa Italia, la culla della Cristianità.

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L’abito non fa il Papa

# La Chiesa oggetto del gossip

Ph: franciscus – Instagram

Con la fine delle celebrazioni funebri per il defunto Papa, si avvicina l’apertura del prossimo Conclave. Nonostante la Chiesa cerchi di ridurre al minimo pettegolezzi, sproloqui e addirittura scommesse, queste dilagano soprattutto tra i grandi giornali e i mass media. Ci si concede alle retoriche più becere, andando ad alimentare divisioni e visioni distorte della realtà, come l’usatissimo e mediaticamente riuscitissimo scontro tra conservatori e progressisti, anche in ambito ecclesiastico. Tutto ciò fa perdere di vista la realtà e quelle che sono le più impellenti necessità del mondo d’oggi, sia sotto il punto di vista religioso che non. Cosa c’è, per esempio, da recuperare e cosa invece è importante ritrovare per dare un senso alla figura del Papa?

# Il Papa viene considerato un politico, invece che una guida spirituale

Ph: vescovi_di_roma – Instagram

Quanto accennato finora non è che una parte del problema che affligge la Chiesa, i fedeli o coloro che, pur non avendo fede, cercano un motivo per alimentare la propria speranza nelle parole e nelle azioni dei seguaci di Cristo. All’origine della crisi spirituale che attraversa il cristianesimo, e di conseguenza tutto l’Occidente sempre più consumista e materialista, c’è una mondanizzazione del messaggio evangelico, con un conseguente adattamento di rapporti e azioni relative alla Chiesa. Lo stesso Papa viene sempre più considerato come un esponente politico, che su ogni questione di attualità si pretende che prenda una posizione analoga a quella del proprio schieramento partitico. Ma è questa la funzione del Papa, diventare uno strumento per il dibattito politico?

# La via maestra: un pastore che applichi i principi evangelici alle necessità del mondo odierno

Credits: Duc Tinh Ngo – Pexels

Il mondo attuale non ha bisogno di una voce in più nei cori contrapposti della politica. Il mondo ha sete di spiritualità. Intesa come la capacità di fare luce all’umanità trascendendo le vicende mondane. Anche perché il Papa non è un politico eletto che risponde alle istanze dei cittadini e per questo è un contro senso che i cittadini o i loro rappresentanti, che si pongono al di fuori della Chiesa, possano condizionare il suo operato. D’altra parte, non sono i cardinali in sé ad eleggerlo, ma lo Spirito Santo che agisce attraverso essi. E il tema del ruolo del Papa investe anche quello della stessa Chiesa Cattolica, mai così in crisi di ruolo come nella nostra epoca. Nel mondo di oggi segnato da profonde crisi individuali, sociali e di pensiero, serve una Chiesa unita, che non ceda il fianco alla narrazione mondana degli avvenimenti e che alimenti la speranza di ognuno, riportando la Salvezza al centro del suo dialogo col mondo. Colui che avrà il difficile compito di guidare la Chiesa nei prossimi anni, sarà in grado di riaccendere la luce della spiritualità e della trascendenza, scongiurando il rischio di un appiattimento su posizioni ideologiche da partito politico? Questa la domanda chiave che dovrebbe essere al centro del dibattito mediatico nel nostro Paese che, come culla della Cristianità, dovrebbe anch’esso tornare a essere un riferimento intellettuale per il mondo, senza complessi di inferiorità e senza uniformarsi alla mediocrità di pensiero.

Continua la lettura con: 25 aprile. Dalle parole ai fatti: costruiamo a Milano il «quartiere della libertà»?

RAFFAELE PERGOLIZZI

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Il Nuovo Mondo – Il Lato Chiaro di Luca Morotti (Finale)

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Dopo aver parlato della Fine del Mondo, in questa seconda parte Luca Morotti ci racconta il mondo che verrà. Dopo aver previsto l’attuale crisi economica legata ai dazi, ci guida in un’analisi fuori dagli schemi su cosa ci aspetta ora: quali cambiamenti economici e sociali dobbiamo attenderci? Cosa resterà del vecchio mondo?

Un episodio denso, provocatorio, essenziale. Ideale per chi cerca risposte concrete e punti di vista alternativi.

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é possibile guardare il videopodcast anche su YouTube e Spotify 

Solo audio su:
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Conduce: Andrea Zoppolato
Regia: Saverio Piscitelli, Roberto Mastroianni
Prodotto da: Fabio Novarino
Location: Studio di Voci Di Periferia A.P.S. presso Mosso, Via Angelo Mosso 3 – IG: @vocidiperiferia

ALTRE PUNTATE:

«E’ la fine del mondo»: il lato chiaro di Luca Morotti (Prima Parte)

La «Donna di Ghiaccio»: il lato chiaro di Lulu Berton

«Chi trova un amico…»: il lato chiaro di Guido Martinetti (Grom)

 

Il Lato Chiaro di Vito Lomele

Il Lato Chiaro di Candida Morvillo

Il Lato Chiaro di Stefano Zecchi

Il lato chiaro di Alessandro Fracassi

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La foto del giorno: dove siamo?

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Ph. ros cossettini

La foto del giorno: oggi siamo al Parco delle Cave

Ph. @ros cossettini

Ph. ros cossettini

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Continua la lettura con: La foto del Giorno (27 aprile) 

MILANO CITTA’ STATO

Quando credi di essere al sicuro ma ti trovi su una ciclabile di Milano

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Passeggiando in bicicletta, pedalare senza fretta…
 

Qui il video: Quando credi di essere al sicuro ma ti trovi su una ciclabile di Milano

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Continua con: Nonno mi fai vedere come giocava Pierino Prati?

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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In Francia il provvedimento più utile contro chi consuma droga: togliergli il cellulare

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Ph. rebcenter-moscow

Le multe non servono: contro il consumo di droga ci vogliono altri deterrenti. Questa la proposta che sta prendendo piede in Francia: togliere il cellulare a chi consuma droga. 

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In Francia il provvedimento più utile contro chi consuma droga: togliergli il cellulare

# Niente telefonino per chi consuma droga: presto in tutta la Francia?

Ph. rebcenter-moscow

È questa la nuova direttiva del procuratore di Bayonne, sulla costa atlantica francese, agli agenti di polizia sul territorio: punire i tossicodipendenti sequestrando il loro telefono. Un esperimento locale che il ministro della Giustizia transalpino, Gérald Darmanin, intende estendere a tutto il Paese. Un deterrente utile non solo come punizione, anche perché gli spacciatori utilizzano il cellulare per contattare chi consuma stupefacenti, di solito “su Snap” (Snapchat, ndr).

# Il miglior deterrente soprattutto per gli adolescenti e uno strumento utile per rintracciare gli spacciatori

Ph. stevenhermes

Secondo la nuova direttiva, il telefono cellulare può essere sequestrato a chi consuma droga. Sicuramente la punizione peggiore per un adolescente. Ma non solo: per la polizia rappresenta un’opportunità per rintracciare la rete del traffico. Finora la maggior parte dei consumatori sottoposti a controllo ha ricevuto una multa di 200 euro. Ma a Bayonne vengono pagate solo in un terzo dei casi e non valgono per tutti. Per il pubblico ministero era quindi necessario trovare un’alternativa: «Una sanzione immediata contro le persone che non sono necessariamente destinatarie della multa fissa, che non è applicabile ai minorenni, ad esempio, o che non interessa le persone non solventi», ha spiegato il procuratore a TF1, il primo canale della tv francese.

# Il ministro della giustizia vuole estendere il provvedimento a tutta la Francia

L’esperimento di Bayonne sta riscuotendo grande apprezzamento: il ministro della Giustizia vuole estendere questa misura in tutta la Francia. In una circolare inviata giovedì a tutti i procuratori, Gérald Darmanin ha chiesto l’applicazione sistematica dei sequestri di telefoni cellulari. 

Continua la lettura con: Qual è il Paese più bello del mondo (edizione 2025)

ANDREA ZOPPOLATO

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La «villetta a due facce» della Maggiolina

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Credit: Andrea Cherchi

La Maggiolina è il quartiere delle villette. Una di queste rappresenta uno spettacolo supplementare: passato e presente insieme sulla stessa facciata. 

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La «villetta a due facce» della Maggiolina

Il quartiere Maggiolina è conosciuto per essere un laboratorio di architettura, con edifici dalle fattezze particolari, ad esempio Villa Figini o le Case Igloo. Ma la casa di cui cui parleremo oggi però ha qualcosa di particolare.

# Passato e presente a confronto nella stessa facciata: perchè?

Credit: Instagram @severinifederica

Si tratta di una casa con due facce perfettamente simmetriche, ma di colori diversi. Il lato sinistro – lasciato come in origine, si presenta marroncino e i dettagli prima colorati oggi sono sbiaditi – mentre il lato destro – ristrutturato e ridipinto, è caratterizzato da un giallo vivace con decorazioni in rosso. La motivazione dietro a questa doppia colorazione della villetta storica? La doppia proprietà. L’edificio appartiene a proprietari diversi che, a quanto pare, non sono riusciti a trovare un compromesso per rendere la facciata omogenea.

# Un’attrazione turistica creata da una disputa tra proprietari

Credit: Facebook @Andrea Cherchi

Anche questa è però solo un’indiscrezione non ufficiale, non possiamo sapere con certezza quali siano state le ragioni che hanno trasformato questa tradizionale villetta in un caso più unico che raro. La foto, scattata da Andrea Cherchi e pubblicata sulla sua fanpage su Facebook, ha stupito moltissimi dei suoi seguaci. Non sono mancate però anche le critiche, infatti Elena – architetto di professione – ha commentato inserendo la villa tra gli esempi perfetti della mancanza di un piano colori per gli edifici a Milano.

Indubbiamente la villetta doppia faccia di Maggiolina è la dimostrazione di un problema che però, almeno in questo caso, ha generato una potenziale attrazione turistica in un quartiere già al centro dell’attenzione per gli appassionati di architettura. 

Continua la lettura: 10 cose da vedere nella MAGGIOLINA, il quartiere dell’architettura sperimentale

ROSITA GIULIANO (Ultimo aggiornamento della redazione: 28 aprile 2025)

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28 aprile. Il re d’Italia pone il caposaldo della Centrale, la futura stazione più grande d’Europa

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Stazione_Centrale_Milano_ingresso-metropolitana

28 aprile 1906. Il re Vittorio Emanuele III d’Italia pone il caposaldo della futura stazione più grande d’Europa.

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28 aprile. Il re d’Italia pone il caposaldo della Centrale, la futura stazione più grande d’Europa

elasilop IG – Stazione Centrale Milano

La prima stazione di Milano fu inaugurata nel 1864 e si trovava in piazza della Repubblica, a sud della stazione moderna. Rimase in funzione fino al 30 giugno del 1931 quando quella attuale fu inaugurata. Fu re Vittorio Emanuele III a porre il caposaldo della nuova stazione il 28 aprile 1906: ancor prima della scelta del progetto che verrà poi affidato all’architetto Ulisse Stacchini con uno stile dal mix eclettico chiamato “assiro-lombardo”. 

# La più grande d’Europa

Credits: milanopost.info

Non tutti sanno che la Stazione Centrale di Milano è per volume la più grande stazione d’Europa. La Centrale offre collegamenti ad alta velocità verso Torino, Venezia, Bologna, Roma, Napoli e Salerno. Le linee ferroviarie del Sempione e del Gottardo la collegano alla Svizzera, in particolare a Berna e Ginevra via Domodossola, Zurigo e Chiasso. I suoi binari si estendono verso Nord fino al centro Europa.

Continua la lettura con: La Centrale è la stazione più grande d’Europa

ANDREA ZOPPOLATO

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I sette progetti futuri più attesi a Milano

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Milano è sempre stata una città che guarda al futuro. All’orizzonte ci sono numerosi progetti in arrivo. Ma quali sono i più attesi?

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I sette progetti futuri più attesi a Milano

#1 Le nuove metro: M6 ed estensioni M1, M4 e M5 

Grande attesa per le novità della metro. La prossima linea ad arrivare sarà la M6. Ancora mistero sul tracciato che dovrebbe chiudere la circle line e passare nella parte Sud da Est a Ovest. All’orizzonte anche diverse estensioni delle linee attuali. La M1 si spingerà fino a Baggio con altre tre fermate. La M5 dovrebbe arrivare a Monza. La M4 dovrebbe sconfinare a ovest fino a Segrate. Qualche speranza anche per la M3 a Paullo e la M2 ancora più a Est. 

#2 Mind, la nuova città del futuro

Ecosistema MIND

Dove un tempo c’era Expo, si sta costruendo il quartiere del futuro di Milano. Qui saranno concentrate le attività dell’Ospedale Galeazzi, struttura già inaugurata, il polo di ricerca per le Scienze della vita Human Technopole e il Campus dell’Università Statale.

Un recente studio prevede che Mind, a partire dal 2027, sarà frequentato per più del 50% da giovani under 30 e sarà un punto di riferimento per l’istruzione superiore e la ricerca scientifica internazionale. Parallelamente al parco sorgeranno due studentati universitari. Il primo sorgerà su un’area di circa 6.000 mq nell’area est di MIND in prossimità del grande Campus scientifico dell’Università Statale, e metterà a disposizione 646 posti letto. Il secondo ne ospiterà invece 506 e sorgerà nell’area ovest di MIND.

#3 La nuova Goccia 

credits Parco la Goccia ig

Altro progetto super atteso è il Masterplan Bovisa-Goccia, che sorgerà nel quartiere periferico di Bovisa. Un’opera di riqualificazione che porta la firma di Renzo Piano che, entro il 2026, prevede la nascita di un grande parco scientifico-tecnologico, affiancato da oltre quarantamila metri quadrati di verde e mille alberi con il recupero di due gasometri presenti. Questo spazio vede impegnato il Politecnico in prima persona e comprenderà  anche una Fabbrica dello Sport, residenze universitarie e un edificio sperimentale.

#4 MoLeCoLa

Progetto Molecola Bovisa. Rendering

Un altro progetto in arrivo alla Bovisa. MoLeCoLa sarà un vero e proprio distretto tecnologico, innovativo e sostenibile che poggerà su tre idee: abitare, produrre e interagire. Anche qui, spazio a residenze per studenti, attività commerciali e coworking.

#5 Sei Milano, il quartiere parco

Seimilano residenze e parco

Un’area di oltre trecentomila metri quadrati vicino alla metropolitana di Bisceglie e vede in capo al lavoro l’architetto Marco Cucinella. Il quartiere dovrebbe vedere la luce entro la fine del 2025, e vivrà con edifici residenziali che saranno al fianco di uffici, spazi commerciali e residenze.

#6 Il Bosco della Musica

credits 7giorni info ig

In zona Rogoredo sorgerà il Bosco della Musica, conosciuto anche come Campus della Musica. Proprio qui sorgerà un campus per circa mille studenti e ospiterà il dipartimento dei nuovi linguaggi: elettronica, musica applicata, jazz, rock, pop e così via. Ci sarà anche un auditorium per concerti, bar, ristorante, aule, sale prova e molto altro. L’inaugurazione è prevista per il 2026. 

#7 La riqualificazione del Museo del 900 con la passerella sul Duomo

credits museo del 900 ig

Molto attesa anche la riqualificazione del palazzo gemello dell’Arengario, il cui spazio da uffici del Comune di Milano. Qui ci sarà un ampliamento del Museo del Novecento. Un percorso espositivo dagli anni Ottanta ai giorni nostri. Forse perfino una passerella sospesa su piazza Duomo. 

Continua la lettura con: La passerella sospesa su piazza Duomo

ANDREA PARRINO

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Il nuovo treno ad alta velocità in Europa: la superstar è la carrozza bistrot a due piani

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Alstom - Yann Audic - Secondo piano dedicato alla ristorazione

L’alta velocità in Europa si prepara a un nuovo salto tecnologico, con un convoglio che punta su comfort, efficienza e sostenibilità, presto anche sui binari italiani. Scopriamo le sue caratteristiche.

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Il nuovo treno ad alta velocità in Europa: la superstar è la carrozza bistrot a due piani

# Caratteristiche tecniche e comfort di bordo dei nuovi convogli veloci francesi TGV INOUI che corrono fino a 320 km/h

E’ in arrivo il treno ad alta velocità di ultima generazione in Europa. Il TGV INOUI rappresenta l’evoluzione della tradizione francese dell’alta velocità, con convogli che viaggiano fino a 320 km/h, posizionandosi tra i più veloci d’Europa. I nuovi modelli, in particolare i TGV M della gamma AVELIA Horizon, sono progettati per aumentare del 20% la capacità rispetto alla generazione precedente, arrivando a 740 posti distribuiti su 9 carrozze a due piani.

Gli interni offrono sedili ergonomici, prese elettriche individuali, Wi-Fi gratuito, spazi per bagagli ottimizzati e un ambiente silenzioso grazie a soluzioni acustiche avanzate. La climatizzazione è uniforme e regolabile, mentre una carrozza bar su due livelli funge da punto di incontro e socializzazione. È previsto anche l’accesso autonomo per persone a mobilità ridotta, rendendo il servizio ancora più inclusivo. La struttura modulare consente una manutenzione più semplice e rapida, e l’uso di materiali più leggeri, abbinato a un profilo aerodinamico evoluto, consente una riduzione del 37% nei consumi energetici

# La presentazione ufficiale a Parigi: la superstar è la carrozza bistrot a due piani

La presentazione ufficiale dei nuovi TGV M è avvenuta l’11 marzo 2025 presso la storica Gare de Lyon a Parigi, in una cerimonia congiunta tra SNCF Voyageurs e il costruttore Alstom. L’evento ha mostrato per la prima volta al pubblico gli interni e le innovazioni tecniche che accompagneranno questi nuovi treni. La carrozza bistrot su due piani ha attirato particolare attenzione, insieme alle ampie vetrate panoramiche e al design degli interni, moderno ma funzionale.

Ogni dettaglio, dalla segnaletica interna all’illuminazione a LED, è stato pensato per migliorare l’esperienza utente. I sedili sono stati completamente ridisegnati per offrire maggiore supporto lombare, mentre l’intera struttura è modulare per adattarsi rapidamente a diverse configurazioni di viaggio. 

Leggi anche: I Tgv del futuro che sfideranno Italo e Frecciarossa in Italia (fotogallery)

 

# La strategia in Italia a partire dal 2026: 30 treni e una nuova fascia di utenza

Nel 2026 dovrebbero correre sulle linee italiane i nuovi TGV M a due piani, con 15 unità già prodotte nel 2022 e attualmente in fase di omologazione. A queste si aggiungono ulteriori 15 convogli di nuova generazione nei mesi successivi, per un totale di 30 treni destinati a operare sul territorio nazionale. Con questa flotta, SNCF prevede di effettuare fino a 13 corse giornaliere, suddivise tra le tratte Torino/Milano-Roma-Napoli (9 collegamenti) e Torino-Venezia (4 collegamenti), con fermate strategiche a Brescia, Verona, Padova, Bologna e Firenze.

L’obiettivo è ambizioso: intercettare il 15% di nuovi viaggiatori, persone che oggi non scelgono il treno ma potrebbero farlo grazie a un’offerta più capillare, moderna e conveniente. La manutenzione semplificata, i sistemi digitali di bordo e la maggiore efficienza energetica sono elementi centrali di questa strategia, pensata per ridurre tempi di sosta, consumi e costi di esercizio. SNCF punta a espandere progressivamente la sua presenza lungo le principali dorsali italiane, anche al Sud, sfruttando le nuove tratte in costruzione e l’ampia rete di RFI.

Continua la lettura con: La rivincita dell’aereo: sulla Milano Roma supera il treno ad alta velocità

FABIO MARCOMIN

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EXPO, sono già passati 10 anni! I ricordi indelebili e che cosa è rimasto a Milano dell’Esposizione Universale

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l'ex Padigione dell'Uruguay ora in Via Saronnino a Origgio, Varese

1 maggio 2025: cade il decennale dalla grande manifestazione. Dieci anni. I primi gloriosi, gli ultimi zoppicanti.  Una fotografia su ciò che fu Expo 2015, su ciò che fu per Milano. E su ciò che è rimasto in città. 

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EXPO, sono già passati 10 anni! I ricordi indelebili e che cosa è rimasto a Milano dell’Esposizione Universale

# Expo 2015: i ricordi indelebili

coda padiglione giappone

# il Decumano, la via principale e la sua fila di vele bianche
# il Palazzo Italia e le stecche sul Cardo, l’asse trasversale che con il Decumano definiva lo spazio espositivo
# i cluster tematici, ognuno dedicato a una filiera alimentare o a un’identità comune
# la Collina mediterranea, alta 12 metri che riproduceva alcune tra le più tipiche vegetazioni e colture dell’ecosistema mediterraneo
# il Padiglione Zero, che riproponeva la morfologia delle crosta terrestre, con i rilievi e la grande valle centrale che ospitava lo spazio pubblico dell’arena
# i canali d’acqua che circondavano l’intera area con relative polemiche per la loro costruzione (solo in parte realizzata)
# la Cascina Triulza, l’antica costruzione rurale già presente all’interno del Sito Espositivo, patrimonio storico, architettonico e ambientale della Lombardia, rinata come casa della Società Civile
# l’Expo by Night, ricca di manifestazioni, musica e intrattenimento
# La Coda al Padiglione del Giappone: per entrare a visitarlo si perdeva l’intera giornata in coda
# l’Albero della Vita, alto 37 metri e costruito in acciaio e legno, luogo di spettacolo e icona globale.

Questi i ricordi: ma che cosa è rimasto a Milano?

#1 MIND e i padiglioni “in fuga”

La grande area Expo è ora al centro di nuovi progetti ambiziosi di una cittadella denominata MIND. In totale, i padiglioni erano 54. Tutti sono stati smantellati. Qualcuno è stato spostato altrove. E’ il caso, ad esempio, del Padiglione dell’Uruguay. Avreste mai pensato di ritrovarlo nelle vesti di ristorante etnico a Origgio, Varese!? (foto)

Qualcun altro, invece ha colto la palla (di neve) al balzo. E’ il caso di uno sponsor privato che, nell’inverno di quattro anni fa, ha fatto di questa nuova Area 51 di Milano il set del trampolino da sci più e snowboard più grande del mondo. Una competition polare che, per qualche giorno, ha fatto tornare a battere il cuore di questo grande ambiente dismesso.

foto di repertorio
foto di repertorio

La Milano del futuro riparte dall’AREA EXPO: quali sono i progetti e a che punto siamo?

#2 Nuove panchine, come quelle in zona 4 (corso XXII Marzo)

Sono quelle della Germania, che oggi fanno bella mostra di loro nel Giardino delle culture di via Morosini, sotto il murale con cuore dell’artista Millo.

La prima destinazione delle panchine pare fosse un’azienda specializzata in allestimenti. A cambiare la meta finale fu, invece, una lettera del Comune di Milano ai Paesi ospitanti, riportante l’invito a cedere alcuni arredi alla città

#3 Le nuove costruzioni

Dopo il Bosco Verticale c’è stata la grande vela Zaha Hadid in compimento a CityLife, il salvadanaio di Fondazione Prada, il bis di Porta Nuova… Un’eredità di Expo è la Milano che tende verso l’alto. E tutti stanno con il naso in su.

#4 La nuova darsena

Prima c’erano i topi, ora si naviga con vista su bistrot, panchine, ponticelli dai sospiri d’amore. E qualcuno è pure tornato a pescare…

#5 Nuovi quartieri

Via Padova ora si chiama NoLo.

Viale Monza include SoS  e Martesangeles.

I milanesi si sono accorti che esistono le 5 vie e tutto il patrimonio storico tra Piazza Cordusio e Piazza Santo Sepolcro.

Lodi-Porta Romana erano da rifuggire, fino a qualche tempo fa. Ora Prada, LVHM, Bottega Veneta hanno fatto importanti investimenti, e anche i writers internazionali, come Zed, si contendono i muri per far rifiorire la città (foto: via Brembo, Madama Hotel Bistrot)

Isola…. chi? Il luogo più desolato degli anni ’90 è la nuova mecca di bikers, esperti di moda, designer, intellettuali. 

#6 Da Padiglione Coca Cola a…

campo da basket! Si tratta del Parco Robinson, tra via Moncucco e via Famagosta.
Il parallelepipedo di 35 metri per 20, alto 12 metri, capace di coprire in tutto 1000 metri quadrati (ne avevamo parlato qui).

#7 L’Albero della Vita

Qualcuno lo voleva in Piazzale Loreto, qualcun altro l’ha progettato in versione Lego, ma la verità che l’unico e inimitabile Albero della Vita si vede ancora dall’autostrada.

#7+1 Il sindaco

Beh, senza Expo, difficilmente Beppe Sala sarebbe sindaco.

Continua la lettura con: Cosa manca per realizzare il grande sogno di Expo

MILANO CITTA’ STATO (Articolo originario di PAOLA PERFETTI: ultimo aggiornamento 27 aprile 2025)

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Quando da Milano si partiva con la diligenza: per andare a Roma ci voleva una settimana

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Credis: milanoneisecoli.blogspot.com - Diligenza in piazza Cavour

Per andare da Milano a Venezia servivano 2 giorni, per spingersi fino a Parigi addirittura 10. Ecco le principali tratte e i tempi di percorrenza di questi viaggi avventurosi.

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Quando da Milano si partiva con la diligenza: per andare a Roma ci voleva una settimana

# Nell’800 gli unici mezzi di trasporto per uscire dalla città erano le carrozze con cavalli

Credis: milanoneisecoli.blogspot.com – Diligenza in piazza Cavour

Prima del treno, l’approvazione per la costruzione della prima ferrovia da Milano a Monza arrivò nel 1839 da parte dell’Imperatore Ferdinando I d’Austria, l’unica possibilità per i milanesi di lasciare la città era tramite le diligenze tirate da robusti cavalli.

I servizi di diligenza e velocifero garantivano un servizio affidabile e sempre in orario ma i tempi erano davvero biblici: 2 giorni per arrivare a Venezia, 10 giorni per recarsi a Parigi. I problemi erano sostanzialmente due: le strade spesso accidentate, basti pensare al tragitto oltre le Alpi durante l’inverno, e le carrozze che non superavano la “velocità” di 10 km/h. Ma quali erano le corse disponibili per i viaggiatori dell’800 del secolo scorso? Scopriamoli grazie all’opera “Utile giornale ossia Guida di Milano per l’anno bisestile 1836”.

# Le corse garantite a Milano nel 1836 in Italia e verso la Francia

Credits: milanoneisecoli.blogspot.com – Mappa stradala postale 1831

Nonostante la lunghissima durata dei viaggi, da Milano si potevano raggiungere le principali destinazioni italiane e europee. Per i viaggi in Italia e verso le Francia il servizio era esercitato dall‘Impresa delle Diligenze e Messaggerie con partenza da contrada del Monte 5499.

# Milano- Venezia Per percorrere questa tratta con la diligenza, uno dei viaggi più corti, ci si metteva circa 2 giorni.

# Milano-Roma. Il tragitto tra Milano e Roma non era certo dei più sicuri visto che, anche a causa delle strade disastrate verso il centro Italia, ci si impiegava ben 7 giorni. In confronto il viaggio per Vienna durava “solo” 5 giorni per essendo la distanza da Milano superiore di 200 km rispetto a quella tra la nostra città e Roma.  

# Milano-Parigi Il viaggio verso la capitale era forse il viaggio di linea più lungo e impegnativo che si potesse fare partendo da Milano, infatti si trascorrevano 10 giorni in strada. 

# Le imperial-regie diligenze e velociferi erariali portavano i milanesi in Austria e Svizzera

Tabella oraria Milano-Vienna

Le imperial-regie diligenze e velociferi erariali si occupavano delle tratte verso l’Austria e la Svizzera con le carrozze che partivano davanti palazzo delle I.R.Poste, disegnato dal Pollack e situato in via dei Rastrelli 5279, dove oggi sorge l’hotel Plaza. Ecco alcuni dei viaggi serviti:

# Milano-Ginevra. La partenza era il martedì, il giovedì oppure il sabato, tassativamente a mezzogiorno con prima tappa ad Arona alle 19 con un cambio carrozza per arrivare alle 21 a Domodossola: 9 ore di viaggio solo per questa prima parte del tragitto che oggi si farebbe in 2 ore di auto. Attorno alle 4 i viaggiatori si rimettevano in marcia e dopo aver attraversato a 2.000 metri di quota il passo del Sempione arrivavano alle 16 a Briga. Qui, dopo una sosta di un paio d’ore, si ripartiva alla volta di Losanna per un altro giorno di viaggio. Finalmente dopo la sosta serale si ripartiva alle 4 per giungere a destinazione a Ginevra dopo altre 5 ore di marcia. Una vera odissea.

# Milano-Innsbruck. L’unica partenza disponibile era la domenica, alle 4 del mattino, con prima tappa a Sondrio alle 19.30 dove si trascorreva la notte. Il viaggio riprendeva alle 7 del mattino con tappa a Bormio in serata e a Santa Maria alle ore 21, per poi fermarsi per la seconda notte di riposo. L’esperienza indimenticabile era di certo l’attraversamento del passo dello Stelvio a 2.700 metri in diligenza. La ripartenza all’alba del giorno con arrivo a Imst attorno alle 2 e poi per la terza notte proseguiva il viaggio fino a Innsbruck alle 7 del mattino del giorno successivo.

# Milano-Vienna. La partenza era fissata alle ore 17 con prima tappa il giorno dopo a Vicenza. A seguire sul tragitto si incontrava Pordenone e si passava il confine al Tarvisio, alla sella di Camporosso. Il viaggio procedeva per Klagenfurt, Leoben, e si arrivava a Vienna verso le 4 del mattino dopo 5 notti e 4 giorni

Fonte: Milano nei secoli

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FABIO MARCOMIN (Ultimo aggiornamento: 27 aprile 2025)

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