Inquesto sondaggioabbiamo chiesto ai milanesi: “Se non ci vivi che cosa ti manca di più di Milano? Oppure: se dovessi andare via da Milano che cosa ti mancherebbe di più?” Queste le risposte che hanno ricevuto più like.
Le 7 cose di Milano che ci mancano di più quando siamo via
#7 Camminare per le vie guardando i negozi
“Mi sono trasferita in Piemonte da 16 anni…cosa mi manca di Milano? Tutto dalle strade trafficate ai bellissimi palazzi al camminare per le vie guardando i negozi, alla gente per strada i tram i parchi tutto ….” Pia O.
#6 La mentalità
“La cosa che mi mancherebbe di più è la mentalità! Il rispetto della privacy di ognuno. Sei rispettato per quello che fai nel sociale non nel tuo privato” Liliana G.
#5 L’efficienza e la voglia di crescere
“L’ordine, l’efficienza e la voglia di crescere del traino del PIL del paese.” Giacomo V.
“I ristoranti: i migliori del mondo, in ogni “categoria”!” Massimo M.
#2 Prendere la metro e girare la città
“Sarà una cosa molto banale , però mi manca prendere la metro e girare tutta Milano a piedi e fare chilometri in giro per la città . Mi manca Milano” Giuseppe M.
#1 L’anonimato della metropoli
“La cosa che mi mancherebbe di più se andassi in provincia è l’anonimato. Adoro non essere nessuno, essere anonima. Cosa che accade solo nelle grandi città. Uscire di casa senza che nessuno si interessi di come sono vestita e a chi mi accompagno. Che pace.” Paola M.
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I mezzi di trasporto pubblico a Milano funzionano, non si può dire altro. A parte qualche pecca, qualche ritardo di troppo e qualche sciopero che incasina tutto in un giorno che altrimenti sarebbe stato un giorno qualunque, ATM è efficiente. Tutto questo se ci si concentra su Milano Milano, sul centro città o nella sua immediata periferia. Sì perché la provincia meneghina non è poi sempre così ben servita, anche perché non è solo ATM che serve Milano, ci sono anche Trenitalia e Trenord per esempio.
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Il “treno fantasma” di Milano: il passante che non passa mai
Facciamo l’esempio della tanto amata/odiata Trenord che ha introdotto il famoso passante, treno che avrebbe collegato le linee provenienti da nord-ovest con quelle provenienti da est e sud-est, passando sotto il centro urbano di Milano. Linee comodissime se non fosse per i suoi abituali ritardi. Une delle sue linee è anche conosciuta come una linea fantasma. Ma, perché è chiamata così? Ecco la sfortuna di chi prende l’S9.
# La linea Suburbana S9 Saronno – Seregno – Milano – Albairate
Trenord sul proprio sito riporta: “La linea Suburbana S9 Saronno – Seregno – Milano – Albairate circonda la città di Milano e l’attraversa nei quartieri a sud. I treni della linea S9 partono ogni 30 minuti ed effettuano tutte le fermate, esclusa Ceriano Laghetto Groane. Le prime corse del mattino e le ultime alla sera sono limitate a Milano Porta Garibaldi.”
# Albairate, che era costei?
Iniziamo ad analizzare questo S9… già i suoi capolinea sono tutto un mistero, o meglio, se Saronno è ben conosciuto e per la sua stazione passano numerosi treni, sorge il dubbio di dove sia, o cosa sia Albairate. Precisiamo quindi che Albairate è un comune di meno di 5 mila anime in provincia di Milano e vicino ad Abbiategrasso.
# Soprannominato il treno fantasma
Ma il vero problema non sono i capolinea dell’S9. Tra i pendolari che prendono il treno in una delle fermate dell’S9, questo treno non ha per nulla una buona fama. La chiamano una linea del passante, ma il vero problema è SE passa. Sì perché l’S9, conosciuto anche come l’Albairate o il Saronno, è famoso per i suoi ritardi e per le sue cancellazioni. Per questo motivo è chiamato da molti: il Treno Fantasma.
# E’ addirittura nata una solidarietà tra pendolari
Leggere sul tabellone luminoso che il treno S9 è in orario è quasi un miracolo, ma non c’è neanche molto da sperare, perché le probabilità che arrivi seriamente in orario sono veramente basse. All’S9 piace fermarsi, piace prendersela con comodo e non ama mai arrivare puntuale. E se tra Lambrate e Forlanini per sbaglio ha recuperato i suoi minuti di ritardo, preferisce attendere e accumularli nuovamente, magari poco prima dei binari, così da poter tener le porte ben chiuse e far perdere la coincidenza alle povere persone che ci sono su.
L’S9 è così “famoso” tra chi lo prende (o tenta di prenderlo) e chi invece sente annunciare tutti i giorni i suoi ritardi ringraziando che non è il suo treno, che a volte quando capita di scambiare due parole con il pendolare vicino a te, la conversazione potrebbe essere “Che treno prendi?” “L’S9 te?” “Oh mi dispiace, no io no fortunatamente”. È nata una sorta di solidarietà tra pendolari.
Insomma, se si può evitare, consigliamo vivamente di non organizzare i propri spostamenti con il treno fantasma, oppure partire almeno mezz’ora prima.
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Milano è la capitale dei single: il 57% dei milanesi vivono soli. Per chi è alla ricerca di un locale dove bere e fare aperitivo in solitaria, con l’idea di mettersi in gioco, e magari incontrare un altro cuore solitario, questa selezione può fornire degli ottimi spunti. Gli indirizzi sono stati raccolti dall’app di dating Inner Circle che ha individuato i locali più amati dai single milanesi tra i suoi iscritti.
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I locali dei single di Milano
# N’Ombra de Vin: seduzione evergreen
N’Ombra de Vin ha una storia pluridecennale: le sue cantine si trovano negli antichi sotterranei della Basilica di San Marco e risalgono al 1973, e si presenta come un locale romantico e raffinato grazie anche alle bellissme colonne al suo interno. C’è spazio anche all’esterno dove mangiare oppure fare aperitivo. In questa realtà veneta vengono proposti vini e liquori provenienti da tutto il mondo e piatti unici come il riso al salto alla milanese con gorgonzola.
Indirizzo: via San Marco, 2
# Deus Cafè: per incontri dal sapore vintage
Un altro dei locali più amati dai single milanesi secondo i dati raccolti dall’app è il Deus Cafè, nell’intrigante quartiere di Isola. Il cortile posizionato all’ingresso è il luogo ideale per fare nuovi incontri avvolti dall’ambientazione ricca di piante e addobbi stravaganti. Un locale dallo stile vintage e un bar ristorante dall’impronta industriale dove bere ottimi drink, ma anche fare brunch o apericena.
Indirizzo: via Thaon di Revel, 3
# Frida: sarà un’avventura
Rimaniano sempre all’Isola, in un dei locali più apprezzati dai milanesi in generale: il Frida. Si caratterizza per uno stile un pò retrò e un pò hippie, con impianti a vista e soffitto in vetro che danno quel tocco di industriale. Una sorta di oasi in città grazie al suo cortile ricolmo di piante dove sorseggiare ottimi spritz, in tutte le sue varianti, o un calice di vino. Secondo la ricerca dell’app di dating è il luogo ideale per un incontro intimo ma avventuroso.
Indirizzo: Via Pollaiuolo, 3
# oTTo: ideale per un primo appuntamento senza impegno
Anche oTTo in Chinatown è tra gli indirizzi segnalati per chi è single a Milano. Il cortile privato trasporta in un’ambientazione nuova e piacevole. Agli ottimi drink si possono abbinare taglieri con assaggi particolari, anche vegetariani. Da provare l’accoppiata spritz e quadrotti.
Indirizzo: via Paolo Sarpi, 10
# Fonderie milanesi: perfetto per nuove conoscenze
A dieci minuti a piedi della Darsena c’è Fonderie Milanesi. Circondato dalle case a ringhiera, che contribuiscono a creare un ambiente intimo e raccolto, accoglie i clienti in un cortile incantevole o nel suo spazio interno arredato in modo ricercato e dal sapore di una volta. I drink vengono serviti da gustose pizze e focacce.
Indirizzo: via Giovenale, 7
# B cafè: voglia di cose nuove
In zona cinque vie c’è B cafè, sia bar che ristorante, da provare dalla colazione al cocktail serale. Per chi preferisse altro, c’è una grande selezione di distillati di vario tipo e distillati rigorosamente milanesi. Un ambiente accogliente e rilassante che diventa intimo dopo cena grazie all’atmosfera calda e soffusa che si viene a creare.
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Breve documentario a colori sulla Milano del 1962 realizzato da Carlo Borroni, Antonio Baroni e Ferruccio Lorenzoni. Video pubblicato da Marco Rossetti
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Da una recente ricerca pare siano oltre mille i paesi o borghi italiani in completo stato di abbandono e le motivazioni sono le più disparate. Va da sé che chi si trovi nelle vicinanze di uno di queste ghost town dovrebbe fare una visita per calarsi in un’atmosfera spettrale di grande impatto visivo.
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10 ghost town da visitare in Italia
# Savogno (Lombardia)
Gli oltre 2800 scalini necessari per raggiungere il paese sono probabilmente il motivo principale del lento ma inesorabile spopolamento. La chiesa del XV secolo è la prova tangibile dell’importanza che ha rivestito il borgo fin dal medioevo. La posizione che incrocia numerose vie di percorrenza che si utilizzavano per spostarsi tra i borghi allora esistenti diede a Savogno una certa importanza.
Alcune cavità naturali (i crotti) che consentono una temperatura fresca stabile e una bassa umidità sempre costante erano utilizzate per la stagionatura dei formaggi e la conservazione di molti alimenti. Come già detto però, i molti gradini o le vie alternative certamente più impervie hanno fatto sì che il paese si svuotasse fino ad arrivare al completo abbandono verso la fine degli anni ’60.
Ora una strada percorribile solo con un permesso fa sì che in alcuni periodi dell’anno il borgo riprenda vita grazie ad un rifugio e una cooperativa di consumo che offre prodotti a km zero.
# Poveglia (o Poveggia – Veneto)
Assunse una importanza strategica quando Venezia si trovò a fronteggiare l’avanzata dei Franchi. Una successiva costruzione di difesa, l’Ottagono di Poveglia, fu utile per resistere a varie incursioni straniere e la posizione di privilegio nella Laguna permisero all’isola di essere sempre utilizzata per vari scopi.
Dopo alcune tormentate vicissitudini divenne un lazzaretto e, arrivando fino al dopoguerra, sede di un ospedale geriatrico e psichiatrico.
Chiamata anche isola maledetta in quanto, oltre a contare numerose migliaia di sepolture di persone morte per peste e altre malattie contagiose, fu teatro di alcuni esperimenti da parte del dottor Sarles che praticò per anni l’inumana lobotomia a numerosi pazienti.
Proprio su questa isola il dottore si suicidò buttandosi dal campanile aumentando la nomea di isola maledetta.
# Castel d’Alfero (Emilia Romagna)
Collegamenti quasi inesistenti col resto del mondo e soggetta a frequenti scosse di terremoto la piccola cittadina, sede di un castello fortificato e che vanta una storia centenaria, venne via via abbandonata al destino fino a diventare completamente disabitata.
Protetta dal Ministero dei Beni culturali per la sua bellezza e la sua particolarità di essere tutta costruita su una unica strada, Castel d’Alfero presenta alcune costruzioni risalenti dal 500 in poi in un discreto stato conservativo.
# Canale Monterano (Lazio)
Una storia altalenante tra grandi fasti e periodi di oblio hanno caratterizzato questo borgo.
Certamente il periodo di massimo splendore fu raggiunto quando, prima gli Orsini e poi la famiglia degli Altieri che diedero i natali al futuro Papa Clemente X, acquistarono il borgo portando ricchezza e grande vitalità tra le mura di Monterano.
La fortune discontinue svanirono del tutto in occasione del saccheggio da parte delle truppe borboniche a fine 800.Da quel momento il centro abitato si spopolò fino a rimanere un insieme di case abbandonate.
In questa città fantasma, come già premesso, la fortuna è sempre stata altalenante al punto che, grazie al suo aspetto che si presta perfettamente come set cinematografico, la cittadella divenne sede di molte scene in film famosi.
Mario Monicelli utilizzò Monterano per alcune scene del Marchese del Grillo e Brancaleone alle crociate ma l’apice fu toccato con la produzione del kolossal Ben Hur che proprio nel borgo girò alcune scene.
# Craco (Basilicata)
Mentre la parte nuova è abitata e sede di alcune attività commerciali, la parte vecchia è in completo stato di abbandono. Il terreno franoso sul quale poggia la parte vecchia ha reso obbligatorio lo sgombero della cittadina originale anche se le case appaiono ancora intatte.
Per questa particolarità anche Craco si è prestata a numerosi set cinematografici, da Cristo si è fermato a Eboli con uno straordinario Gian Maria Volontè a Quantum of Solace, una delle avventure dell’agente segreto più famoso del mondo uscito nel 2008.
Costruzioni di ottima fattura e grande impatto architettonico, una torre normanna e Palazzo Grossi che all’interno mostra i suoi bellissimi affreschi sono lì, pronte per essere visitate con tour organizzati. Al ritorno nella parte nuova si può avere la fortuna di imbattersi in qualche anziano residente che ha avuto la fortuna di avervi abitato prima dello sgombero forzato.
# Ischiazza (Trentino)
Fatale fu l’alluvione del 1966 che costrinse gli abitanti a trasferirsi altrove abbandonando case e attività produttive. Un borgo rurale con laboratori per metalli, i mulini di macinazione e le fornaci per la produzione di calce per la costruzione (le calchère) rimangono a testimoniare una vita di montagna dura e molto povera che solo la gente che nasce e cresce in quei posti è in grado di affrontare.
# Apice Vecchia (Campania)
Anche Apice Vecchia ha la sfortuna di essere stata edificata in un luogo ad alta concentrazione sismica. Nel 1962 si ebbe la prima violentissima serie di scosse di terremoto e i quasi 6.500 abitanti furono costretti ad evacuare il paese.
Nonostante l’imposizione delle autorità alcuni caparbi cittadini resistettero sia alle scosse che all’obbligo di abbandono del paese. Fatale fu il terremoto del 1980 che sconvolse l’intera Irpinia.
A quel punto non fu più possibile continuare ad abitare ad Apice Vecchia che divenne una delle più famose ghost town in Italia.
# Gessopalena (Abruzzo)
Situato nella Maiella e diviso in due parti il paese presenta la parte vecchia in completo stato di abbandono.
Sia un terremoto nel 1933 che una scellerata azione militare eseguita dai tedeschi in ritirata verso la fine del secondo conflitto mondiale hanno condannato quella frazione del paese all’oblio.
Circondate da case di nuova costruzione, le vecchie mura fanno fatica a definire il loro aspetto originale e rimangono a testimoniare quanto la natura e la follia della guerra possano essere determinanti per l’uomo.
# Gairo Vecchio (Sardegna)
Mentre dal paese originale sono sorte tre “frazioni”: Gairo Sant’Elena, Gairo Taquisara e Gairo Cardedu, a Gairo non c’è più un solo abitante.
Stretti nelle vecchia mura mentre alcune alluvioni nel corso dei secoli provocavano danni sempre più ingenti, cedettero all’ultima e più imponente alluvione del 1963 decidendo di spostarsi altrove.
Già nel 1951 un nubifragio aveva messo a dura prova i pochi rimasti ma quella del ’63 mise la parola fine a ogni possibile ulteriore tentativo. In realtà delle tre frazioni solo Gairo Sant’Elena è stata edificata poco più in alto ma in una posizione decisamente più sicura mentre le altre due distano alcuni km e poco hanno a che fare con la parte vecchia del paese.
Anche se non ha un grande valore storico è probabilmente la ghost town più visitata della Sardegna (Borgo Sant’angelo e le varie miniere abbandonate sono comunque una valida alternativa nella meravigliosa isola)
# Consonno (Lombardia)
Molte righe sono state scritte sulla “Città dei Balocchi” nata da una idea di un imprenditore milanese sulle ceneri di un antico borgo, frazione di Olginate.
Rase al suolo le vecchie abitazioni ad eccezion fatta per la chiesa, si costruirono numerose e appariscenti costruzioni che avrebbero dovuto essere la parte iniziale di un progetto ben più ampio. Nel momento di massimo splendore si pensò anche di edificare un autodromo che se pur di dimensioni ridotte avrebbe avuto, stando all’ideatore della città dei Balocchi, alcune caratteristiche uniche al mondo.
Due frane avvenute a pochi anni di distanza e che interruppero l’unica via di collegamento col mondo esterno indussero gli investitori di rinunciare al loro sognomentre il paese si spopolava fino a non vedere una sola anima viva girare per le vie e i palazzi.
Rimangono gli scheletri delle costruzioni a testimoniare un breve ma intenso passato.
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Se non ci fossero guerre ed altre menate quale sarebbe il viaggio più lungo che si potrebbe fare in treno da Milano? E in Italia?
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Il viaggio in treno più lungo partendo da Milano
# Il viaggio più lungo in assoluto partendo da Milano è a bordo di treni russi: 40 ore di viaggio, 5 Paesi attraversati lungo oltre 3.000 km
È il lussuoso Milano-Mosca il viaggio in treno più lungo che si può fare partendo da Milano senza cambiare treni. Si tratta di un viaggio mitico che al momento risulta interrotto a causa del conflitto in Ucraina e delle sanzioni contro la Russia. Ma lo ricordiamo bene nella speranza che venga ripristinato. La partenza da Milano Rogoredo era alle 4.37, per una durata complessiva del viaggio fino alla capitale russa di 40 ore. In realtà la tratta completa era Nizza-Mosca che in 47 ore copriva 3.315 chilometri passando anche da Milano Rogoredo. Tutti i giovedì, il treno composto da 12 vagoni di cui 2 vagoni ristorante, lasciava Mosca dalla stazione di Belorussky per arrivare a Nizza il sabato alle sera. Il ritorno da Nizza avveniva tutte le domeniche con arrivo a Mosca il martedì sera.
Lasciandosi alle spalle la Francia il treno attraversava altri 4 Paesi oltre all’Italia prima di arrivare a destinazione: Austria, Repubblica Ceca, Polonia e Bielorussia. Fa scalo complessivamente in 26 stazioni, fra cui appunto Milano, dopo SanRemo e Genova, Verona in Italia e Innsbruck e Vienna in Austria.
# E rimanendo in Italia? Il viaggio più lungo partendo da Milano sfiora i 1000 km lungo lo stivale: poco meno di 10 ore di treno e 16 fermate intermedie
Rimanendo in Italia da quest’estate è in servizio il treno ad alta velocità Milano-Reggio Calabria, con 16 fermate intermedie, esclusi i capolinea. Impiega poco meno di 10 ore per percorrere un tragitto di circa 977 km lungo la dorsale tirrenica.
# Nel mondo il viaggio più lungo è tra Mosca e Pyongyang: quasi 8 giorni per percorrere oltre 10.000 km, oltre 10 volte il Milano-Reggio Calabria e più di 3 volte la tratta Milano-Mosca
Nel mondo il viaggio più lungo che si possa fare in treno rimanendo sempre sullo stesso convoglio ferroviario è quello che parte dalla stazione di Mosca Yaroslavski e arriva a Pyongyang, capitale della Corea del Nord. Impiega 7 giorni, 20 ore e 25 minuti per percorrere 10.267 chilometri, quasi un migliaio in più del Mosca–Vladivostok, la mitica Transiberiana. Nel tragitto ci sono ben 157 fermate.
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Non è un mistero che a Milano tira brutta aria per le auto. Pochi parcheggi, divieti di accesso, limiti di velocità sempre più stringenti, restringimenti della carreggiata, ciclabili ovunque. Nonostante tutto, o forse anche per questo, Milano è tra le cinque strade con il traffico più lento del mondo, secondo gli ultimi dati del Tom Tom. Piano piano si sta trasformando in una città per ciclisti? Potrebbe essere. Ma a volte si esagera. Come nell’uso dei marciapiedi.
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Marciapiedi o marciabici?
# Marciapiedi o ciclabili?
La mobilità sostenibile è un gran cosa per quanto sia impensabile che bici e monopattini possano bastare a spostare milioni di persone. Siamo tutti favorevoli a biciclette, monopattini, motorini , tricicli e carriole. Non siamo però favorevoli che i marciapiedi siano trasformati in piste ciclabili per far sfrecciare ad alta velocità, improvvisati o invasati ciclisti tra bambini, anziani e passanti di ogni età.
# Marciapiedi o cicloparcheggi?
Altra cosa che accade di frequente a Milano, come ci ha segnalato Rosatea Albanese, è che i marciapiedi siano ridotti ad improvvisati parcheggi per bici e monopattini. Oramai i servizi di noleggio di monopattini e biciclette sono sempre più diffusi peccato però che, non bastassero, mozziconi, cartacce, lattine, pacchetti di sigarette… ad insudiciare i marciapiedi e a costringere i pedoni a fare lo slalom per camminare ci si mettano adesso anche monopattini e biciclette buttate in giro alla rinfusa.
Basterebbe poco per evitare il disordine: possiamo tutti mettere più cura quando abbandoniamo una bici sul marciapiede?
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A Milano la politica contro il traffico è stata definita quella della “guerra contro le auto”, che consiste nel moltiplicare i disagi per chi si muove in auto. Una di queste strategie riguarda la riduzione dei parcheggi. Meno parcheggi, meno auto? Non sempre è così. Anzi. Spesso la mancanza di parcheggi porta più auto a ingolfare il traffico proprio per cercare dove lasciare l’auto. La classica proposta è di aumentare i parcheggi di interscambio in periferia, ma se invece fosse un’altra la soluzione ottimale?
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Troppo traffico a Milano? La soluzione è creare questi tre hub sotterranei
# La soluzione? Tre hub sotterranei tra centro e periferia, come a City Life
Il problema dei parcheggi in periferia presso i capolinea della metro è evidente. Per capirlo basta mettersi nei panni di un automobilista che arrivi da fuori. Difficile pensare che si liberi della macchina in una zona lontana dal centro, per poi doversi muoversi con i mezzi pubblici magari per andare dall’altra parte della città. Non è invece un mistero che più ci si avvicina dal centro più diventa agile muoversi con i mezzi pubblici a Milano. E allora l’idea è questa: creare quattro parcheggi sotterranei posizionati a ridosso della cerchia dei Navigli, ciascuno in una direzione diversa, nord, sud, est e ovest (dove esiste già a CityLife).
La distanza dal centro di questi hub sarebbe simile a quella di CityLife, permettendo alle persone di lasciare l’auto e muoversi facilmente verso il cuore della città. I parcheggi sarebbero interrati, riducendo l’impatto visivo e ambientale, e potrebbero essere collegati alle principali arterie stradali tramite tunnel, evitando di aggiungere traffico sulle strade urbane. Esattamente come avviene per il parcheggio di CityLife che si può raggiungere facilmente dall’autostrada dei laghi e dalla Milano Torino anche grazie a un sistema di strade interrate e si sottopassaggi. Ma vediamo dove potrebbero essere.
#1 Nord: Porta Volta/Parco Sempione
Per la zona nord, un’area adatta potrebbe trovarsi in prossimità di Porta Volta. Questo punto sarebbe strategicamente posizionato per chi arriva dalla A8 o dalla A9, grazie al collegamento veloce con la tangenziale nord.
Il parcheggio sotterraneo potrebbe estendersi sotto il verde del parco, con accesso diretto da un tunnel che parte dalla tangenziale, riducendo al minimo l’ingombro del traffico in superficie. La vicinanza alla metropolitana (linea M2 e M5) e ai tram storici permetterebbe agli automobilisti di proseguire il viaggio comodamente verso le destinazioni centrali.
#2 Sud: Ex Scalo Romana
A sud, l’area dell’Ex Scalo Romana è ideale per ospitare un altro hub di parcheggio sotterraneo. Situata lungo la direttrice della via Ripamonti, questa posizione servirebbe non solo chi arriva da sud e dall’A1, ma anche i pendolari delle zone limitrofe.
Come nel caso di CityLife, si potrebbe aggiungere alle attuali costruzioni in corso un tunnel di collegamento con l’autostrada, consentendo agli automobilisti di raggiungere il parcheggio direttamente, senza dover attraversare le vie più trafficate della città.
Inoltre, l’area è ben servita dalle linee della metropolitana M3 e dai nuovi sviluppi urbani, che la rendono un nodo perfetto per proseguire verso il centro.
#3 Est: Lambrate – Città Studi
Per la zona est, un hub sotterraneo potrebbe essere situato tra Lambrate e Città Studi, due quartieri in pieno sviluppo. Questo parcheggio sarebbe facilmente accessibile per chi arriva dalla A4 e dalle strade statali che portano verso Milano da est.
La vicinanza con la stazione ferroviaria di Lambrate e con la linea della metropolitana M2 favorirebbe un rapido accesso al centro città, offrendo una soluzione comoda e ben collegata.
# Quali benefici per traffico e mobilità?
La creazione di questi hub di parcheggio sotterraneo avrebbe diversi benefici immediati: innanzitutto, permetterebbe di ridurre la congestione nel centro, spostando i parcheggi in aree strategiche senza dover relegare le auto in periferia.
La possibilità di lasciare il veicolo in un punto facilmente raggiungibile e ben collegato renderebbe più fluida la circolazione dei mezzi privati, riducendo l’inquinamento dovuto al traffico cittadino. L’integrazione con la rete metropolitana e i trasporti di superficie permetterebbe una mobilità multimodale efficiente, incentivando gli automobilisti a lasciare l’auto e utilizzare mezzi pubblici o servizi di mobilità condivisa.
L’idea dei tunnel, simili a quello che già collega l’autostrada dei Laghi alla ex Fiera, risponde anche alla necessità di una viabilità più fluida, evitando i colli di bottiglia nelle aree centrali.
Questo tipo di infrastruttura, benché richieda investimenti iniziali importanti, potrebbe essere realizzata con l’aiuto di partnership pubblico-private, che permettano di ripartire i costi tra pubblico e privato. Inoltre, il costo dell’uso dei parcheggi potrebbe contribuire a finanziare la manutenzione delle infrastrutture.
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Un patrimonio storico che i milanesi non vedranno più circolare per le strade della città.
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Addio alla storica sabbiera di Milano
# Lo stop a uno dei monumenti in movimento della città
ATM impone lo stop alla circolabilità dei tram a due assi sui binari della città. La decisione, secondo passionetrasporti.com, sarebbe una conseguenza dalla mancata conformità ai nuovi requisiti imposti da ANSFISA, l’agenzia che norma le reti tranviarie in Italia. Le vetture della serie 700 rimaste in circolazione sinora sono tra i pochi esemplari rimasti a memoria di un’epoca lontana un secolo: dei veri e propri monumenti in movimento. Riadattate con il passare del tempo a spazzaneve e soprattutto a sabbiere, avevano trovato una nuova vita durante i mesi invernali o in condizioni meteorologiche difficili.
# La mitica “Sabbiera” che puliva i binari del tram
Cala il sipario quindi sulla mitica Sabbiera, il primo tram ogni mattina a transitare sui binari, da ottobre a marzo, per consentire ai mezzi in servizio regolare di funzionare senza problemi. La sabbia, di tipo siliceo, finissima e selezionata per le sue qualità meccaniche, incrementa l’aderenza dei tram di linea, evitando quindi le perdite di attrito ruota-rotaia in presenza di ghiaccio o umidità.
Nate dalla ricostruzione di alcuni esemplari di tram serie 600 costruiti nei primi anni ‘20, molti danneggiati e distrutti dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale, si caratterizzano per una robusta cassa in acciaio, motori che consentono di raggiungere una velocità di 38 km/h, tramogge e il relativo sistema elettropneumatico per spargere la sabbia al posto di sedute e “bigliettario”.
# Al loro posto moderni e anonimi veicoli bimodali strada-rotaia
Solo sette sabbiere erano rimaste in servizio: la 704 con il classico colore bi-verde, la 705 di color arancio ministeriale, la 706, 712 e 718 del deposito Baggio, la 713 al deposito Messina e la 719 al deposito Precotto. I tram Sabbiera sono stati progressivamente sostituitida moderni e meno affascinanti veicoli bimodali strada-rotaia, utili anche allo spazzamento neve o al traino vetture che necessitano soccorso sono state progressivamente sostituite, anche se forse non così affidabili a livello di pulizia dei binari come gli storici mezzi. Un patrimonio storico inestimabile che milanesi e turisti non vedranno più circolare per le strade della città: li vedremo in futuro in un museo dedicato al trasporto pubblico milanese?
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Pensate che il linguaggio si sia fermato a “figo” e “sbroccare”? Preparatevi, il vocabolario dei ragazzini milanesi di oggi farebbe impallidire perfino un veterano della settimana della moda. Ecco 10 parole per entrare nel magico mondo del lessico della Gen Alpha.
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Le 10 parole più strane usate dai ragazzini milanesi
#1 Cringe
Non stiamo parlando del rumore di una vecchia porta che cigola: qualcosa “cringe” è qualcosa talmente imbarazzante da far venire i brividi (quelli brutti). È quando un adulto prova a ballare la Macarena in discoteca o si mette a dire “bella zio” con l’entusiasmo di un vecchio DJ fuori servizio. In pratica, tutto ciò che fa vivere secondi di imbarazzo infinito.
#2 NPC
No, non è l’ultima sigla inventata dall’ATM per le linee della metropolitana. “NPC” sta per “Non-Player Character”, termine preso in prestito dai videogiochi, e si usa per indicare una persona che sembra muoversi nella vita come un personaggio secondario di un videogioco. Sempre lì, sempre uguale, che ripete le stesse cose senza mai fare nulla di interessante. In poche parole, qualcuno che vive a ripetere le sue routine senza mai una scintilla di novità o follia.
#3 Glow Up
Non si tratta di una crema per illuminare la pelle. “Glow up” indica una trasformazione positiva, fisica o mentale, quella che di solito avviene dopo la pubertà. Il classico brutto anatroccolo che diventa un cigno.
Quindi, se un amico vi dice che avete avuto un “glow up”, è un gran bel complimento (anche se potrebbe darsi che, per lui, prima, potreste aver avuto l’aspetto di Shrek).
#4 BAE
Qui andiamo sull’internazionale: “BAE” sta per “Before Anyone Else”, che significa “prima di chiunque altro”. È un modo carino per chiamare il proprio partner, o la persona che si ama (sì, anche il vostro gatto può essere il vostro BAE). Chiamarsi per nome non basta più: ora ci vuole un acronimo in stile CIA.
#5 Ratio
Nel linguaggio di Twitter e TikTok, “ratio” è quando una risposta a un post riceve più like del post originale, sottintendendo che la replica abbia surclassato il commento iniziale. Nella vita di tutti i giorni, però, “ratio” può essere usato anche per dire che qualcuno ha preso una brutta “batosta” in una discussione.
#6 Dissing
Il “dissing” è la versione moderna delle vecchie risse nei bar, ma fatta con le parole. È una critica feroce, spesso nei confronti di un’altra persona, celebrità o artista, di solito in ambito musicale. Pensate a due rapper che si lanciano frecciatine (non proprio carine) a colpi di rime taglienti. Insomma, il “dissing” è l’arte di mandare a quel paese qualcuno, ma in modo “poetico”.
#7 Ghostare
No, non significa diventare un fantasma per Halloween. “Ghostare” è far sparire nel nulla, specialmente durante una conversazione digitale. Quando smetti di rispondere ai messaggi, blocchi qualcuno o, semplicemente, lo trasformi in un fantasma nell’etere digitale.
È la versione 2.0 del classico “ti richiamo chiamare dopo” e, poi, non farlo mai più. Attenzione, però: ghostare può avere effetti collaterali… come non essere mai più invitato a uscire con la compagnia.
#8 Sus
Se vi suona come l’abbreviazione di “sushi”, siete completamente fuori strada. “Sus” sta per “suspicious” (sospetto). Si usa per descrivere qualcuno o qualcosa che sembra strano, sospetto, o poco affidabile. Ad esempio, se il vostro amico inizia a parlarvi con troppo entusiasmo di una nuova dieta a base di gelato e peperoni, beh, è un po’ “sus”, no?
#9 Karen
Povera Karen, non ha fatto nulla di male, eppure il suo nome è diventato sinonimo di quella classica persona che si lamenta di tutto e pretende sempre di parlare con il manager. Una “Karen” è la tipica signora che, al supermercato, magari in orario di punta, pianta grane perché la coda è troppo lunga. O che al ristorante critica il cameriere per l’acqua “troppo fredda”. Se conoscete una Karen, magari non diteglielo in faccia, ok?
#10 Chad
Il “Chad” è l’opposto della Karen: un maschio alfa, sicuro di sé, e forse un po’ troppo arrogante, che sembra sempre uscire da una pubblicità di profumi. È il tipo che si allena in palestra come se dovesse gareggiare alle Olimpiadi, con un fascino spavaldo e un pizzico di egoismo. Insomma, il “Chad” è il classico ragazzo che non ha mai ricevuto un “cringe” nella sua vita (anche se, a pensarci bene, forse se lo meriterebbe ogni tanto).
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Una tendenza in atto da un po’ di tempo a Milano. Sempre più negozi chiusi, soprattutto le piccole attività, sostituiti da appartamenti, utilizzati anche per affitti brevi.
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La desertificazione commerciale di Milano: al posto dei negozi case per affitti brevi
# In Lombardia previsti quasi 5.000 negozi in meno nel 2024
Un fenomeno in atto ormai da decenni, quello della chiusura delle piccole attività e dei negozi di quartieri nelle piccole e nelle grandi città: mercerie, drogherie, panifici e molto altro. Sopravvivono solo gli esercizi commerciali in cui è necessaria la presenza del cliente, come bar, ristoranti, estetiste. Per il 2024 se ne stimano 4.600 in meno in Lombardia, in base all’ultimo studio di Confesercenti. In primis i grandi supermercati, poi i centri commerciali e infine l’e-commerce hanno decretato l’abbassamento delle serrande. A Milano ha influito negativamente anche l’alto costo degli affitti e delle spese in generale. Al loro posto tendenzialmente attività in franchising, punti vendita dei colossi del fast fashion e catene di ristoranti o fast food. Nell’ultimo periodo però sta cambiando qualcosa.
# I negozi chiusi trasformati in abitazioni da vivere o per affitti brevi
Una tendenza che sta prendendo sempre più piede a Milano, in modo silenzioso perchè solo chi vive in una determinata via se ne accorge, è la trasformazione dei locali un tempo adibiti a negozi in abitazioni. Capita infatti sempre più di frequente di vedere locali a piano strada dove al posto delle vetrine ci sono finestre e le porte d’ingresso con insegne sono sostituite da classiche porte blindate. Non solo case dove vivere, ma come investimenti da far fruttare spesso in affitti brevi, molto più redditizi delle classiche locazioni. Tra gli esempi illustrati dal Presidente di Confesercenti di Milano, Andrea Painini, al Tgr Lombardia ci sono sono via Devoto in Zona delle Regioni, con 4 appartamenti al posto di un ristorante siciliano, e via Sirtori in Porta Venezia, con un negozio di un fiorista diventato abitazione.
# La turistificazione mette a rischio l’anima di Milano?
Se la sostituzione dei negozi di quartiere, delle botteghe e dei piccoli ristoranti con catene di brand presenti in tutte le città del mondo sta facendo vacillare l’anima di Milano e la sua unicità, la mazzata finale potrebbe arrivare dalla crescita incontrollata degli appartamenti destinati agli affitti brevi. Il rischio è una città sempre più invasa dai turisti, che mangiano e acquistano negli stessi locali che potrebbero trovare anche a Londra e New York, e sempre meno milanesi, esclusi dalla mancanza di abitazioni e dal costo della vita fuori controllo.
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A Milano multe come in tutto il Lazio. Non solo: in città la metà delle multe dell’intera Lombardia. Sempre più in testa alla classifica nazionale delle multe, forse dell’intera Europa. Ma i milanesi sono davvero così tremendi?
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Milano, capitale delle multe: ma i milanesi sono davvero i più indisciplinati d’Italia?
# In Lombardia 32 euro di multe pro capite, in Campania meno di 10: I milanesi sono così indisciplinati?
Nei primi 10 mesi i milanesi hanno pagato circa 130 milioni di euro in multe stradali. La metà del totale della Lombardia. Più del 50% sopra quello che pagano i romani, pur con un numero inferiore di abitanti, la stessa cifra pagata dall’intero Lazio o dell’Emilia Romagna. I torinesi pagano “appena” 43 milioni. Impressionanti le differenze se si calcola la spesa pro capite: un campano paga in multe 9,9 euro contro i 32,3 euro di un lombardo. Gli ultimi dati del Codacons puntano il dito sull’indisciplina degli automobilisti milanesi. O su come siano invece vessati dalle autorità milanesi.
# Milano da “città da bere” a “città da stangare”
«Era la città del fare, ora è la città che fa più multe», questo scrive Antonio Ruzzo nel suo editoriale del 28 ottobre. Il problema, a suo avviso, è nell’atteggiamento della politica cittadina «che da qualche lustro ormai ha individuato nei “disgraziati” proprietari di auto una facile risorse». E questo atteggiamento si inserisce in una visione più radicale: «negli ultimi anni la città dove tutto o quasi si poteva fare si è trasformata in quella dove quasi tutto è vietato». Una città dove non si può più circolare in un numero sempre maggiore di strade, dove si pongono limiti a chi può entrare, dove il parcheggio è diventato una chimera. E, forse, il fine che insinua l’autore potrebbe essere proprio questo: «poco c’entrano ambiente e sicurezza», il vero obiettivo è stangare il milanese.
# Dove vanno a finire i soldi delle multe?
«Le multe rappresentano una immensa fonte di guadagno per gli enti locali», afferma il presidente di Codacons, Carlo Rienzi, che fa notare però come «la trasparenza sull’utilizzo di tali risorse da parte delle amministrazioni locali non solo non aumenta, ma sembra addirittura ostacolata». Per capire dove vanno a finire i soldi degli automobilisti puniti il MIT ha introdotto per decreto l’ “Osservatorio delle multe stradali” che doveva entrare in funzione nel 2023. Ma dell’Osservatorio non c’è traccia. E come al solito quando a sbagliare è la Pubblica Amministrazione non c’è nessuno a fare multe.
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Ci sono situazioni stranianti che possono capitare ovunque, come quella di entrare nell’auto di un altro oppure di entrare in un bar ordinando un caffé solo per fare pipì e poi scoprire che non c’è il bagno e uscire ancora più nervoso. Ma ci sono situazioni assurde che possono capitare solo a Milano.
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10 situazioni assurde che capitano solo a Milano (e che ti possono fare uscire di testa)
Circolare destra o circolare sinistra? La 90 o la 91? Già è straniante chiamare un autobus con un doppio numero (“prendo la 90/91”) e il rischio di sbagliare il verso è molto alto. Comunque alla fine si torna allo stesso punto.
#2 Le entrate della metro che di sera si chiudono a orari diversi
Forse l’ATM ha disposto un conto alla rovescia: più ci si avvicina al termine delle corse più gli ingressi iniziano a chiudersi. Prima uno, poi un altro, secondo regole sconosciute. Rischi di vagare per trovare l’entrata ancora aperta.
Eccitante come andare a 130 sulla Genova Serravalle. Si dice che sia la strada percorribile in automobile più stretta d’Italia. Sembra larga, poi si restringe, poi si allarga e si restringe ancora in prossimità della curva finale. Alto rischio di lasciarci la fiancata.
#4 Rimanere senza batteria dello smartphone durante il noleggio del car sharing
E’ capitato. Si arriva a destinazione e il telefono è kaputt. E’ capitato anche il contrario. Entrare in auto con il telefono che si spegneprima di attivare il noleggio. Nota: a chi scrive per questo hanno sospeso il servizio car2go.
#5 Il bivio trappola accanto allo Strehler
Stai percorrendo Foro Buonaparte in senso antiorario, superi largo Cairoli, ti dirigi verso Porta Nuova, vai sempre dritto sul pavé sconnesso, in mezzo hai binari del tram, arrivato a Lanza, con il teatro Strehler sulla destra, invece di andare dritto devi fare una brusca sterzata sulla sinistra: se non lo fai finisci sulla corsia dei tram, ben mimetizzata. Molti sbagliano, spesso di sera, soprattutto stranieri.
#6 Capire nelle rotonde a chi dare la precedenza
All’estero nelle rotonde si dà sempre la precedenza a chi sta girando. A Milano qualche volta è così, altre volte nelle rotonde bisogna dare la precedenza a chi entra. La confusione aumenta ancora di più di notte.
#7 Capire se un marciapiede è un marciapiede da multa oppure no
Uno dei grandi misteri di Milano. Ci sono marciapiedi dove puoi lasciare la macchina parcheggiata per mesi senza che succeda niente ed altri dove la multa è sicura. Ci sono poi i marciapiedi dove puoi parcheggiare ma solo se ti tieni a una certa distanza dagli alberi.
#8 Capire se i binari del tram sono vivi o morti
Sono il pericolo numero uno di chi gira sulle due ruote. I binari del tram. Oltre a quelli in funzione c’è un reticolo infinito di binari fuori uso ma restano sulla strada o sui marciapiedi solo per far cadere i ciclisti.
#9 La guardia giurata che apre e chiude i cancelli del parco Sempione
Chi fa jogging in centro la mattina presto o la sera tardi lo conosce bene. In un mondo iperconnesso e supertecnologico è rimasto un residuo di umanità alParco Sempione. I cancelli vengono aperti e chiusi da una guardia giurata che fa il giro degli ingressi con una Fiat bianca. C’è chi non si è accorto ed è entrato da una parte ritrovandosi poi chiuso dentro. Ha dovuto scavalcare.
#10 Gli orologi da strada che hanno orari diversi
Servono solo per la pubblicità delle pompe funebri. Non ce n’è uno che segna l’ora giusta. Tempus fugit.
Ad memoriam: l’uscita della tangenziale a sinistra (uscita Linate/Forlanini)
Per uscire bisognava mettersi sulla corsia di sorpasso. Unica in Italia, forse al mondo.
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Se ti è capitato di passare in Via Larga ti sarai chiesto almeno una volta “perché si chiama così?” No, la risposta non c’entra con la sua larghezza ma con una questione buffa di traduzione. Andiamo a scoprirlo.
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Via Larga: dove un tempo c’era una laguna, ora c’è un errore di traduzione
# In origine questa via era una specie di laguna, poi i romani realizzarono le mura difensive della città
In origine la via Larga era il punto in cui il Seveso formava una specie di laguna. Poi i romani costruirono le mura difensive e ai suoi piedi una banchina per far approdare le barche (dagli scavi in epoche successive è stata rinvenuta la banchina). Successivamente vennero edificate altre mura, abitazioni e canali per ingrandire la città. L’acqua piano piano è diventata sempre meno importante per questa via fino a scomparire del tutto.
# La via Larga prende questo nome durante la dominazione spagnola nel ‘500: ma il significato non è quello che sembra
A partire dal 1535 gli spagnoli iniziarono un periodo di dominazione su Milano che durò circa 170 anni. Durante questi anni la città subì grandi modifiche ed è proprio in questo momento che via Larga acquisì il suo nome attuale, non perché fosse effettivamente una strada dalle larghe dimensioni ma perché all’epoca era una delle vie più lunghe. Allora perché questo nome? Il fatto è che “largo” in spagnolo significa “lungo”, confuso? Gli spagnoli avevano dato il nome Larga a questa via per sottolineare che fosse la più lunga della città. E largo in spagnolo? Ovviamente si dice “amplio”.
E tu sapevi perché via Larga si chiama così? Faccelo sapere nei commenti qui sotto o sotto il post di Facebook.
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All’interno dell’edificio c’è persino una stazione dedicata. Ma che ne pensano gli inquilini? E potrebbe accadere un giorno anche a Milano? Ecco dove si trova e come è stata realizzata.
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La linea della METRO che passa DENTRO un CONDOMINIO
# Lo Stato delle metropolitane da record
Dove potrebbe trovarsi una soluzione del genere se non in Cina, dove vengono costruite metropolitane a ritmi impressionanti? Ormai tra le prime dieci reti per lunghezza c’è un dominio delle metropoli dello Stato del Dragone, con Pechino in testa per distacco con oltre 800 km. In questo caso però non parliamo di record di estensione ma di una linea davvero bizzarra che attraversa letteralmente un condominio, con anche una stazione dedicata. Siamo a Chongqing, città di oltre 32 milioni di abitanti nella Cina centro-meridionale, una delle quattro municipalità autonome della Repubblica Popolare Cinese.
La linea in questione è la numero 2 che collega i tre distretti del centro cittadino e fa parte di una rete composta in totale da 4 linee, di cui due monorotaie a sella tra cui proprio la linea 2, per 87,8 km di rete. Altre tre metropolitane sono in costruzione e apriranno nei prossimi anni.
Sul tracciato sono presenti 25 stazioni e una di queste, quella di Liziba, è stata realizzata all’interno di un condominio tra il sesto e l’ottavo piano. I convogli transitano quindi attraverso due piani con buona pace dei residenti.
# Perché è stata costruita dentro un condominio
In realtà gli inquilini e i proprietari degli appartamenti dell’edificio hanno dato, a quanto pare, il loro consenso alla costruzione della stazione perché hanno potuto godere di un doppio beneficio: la comodità di avere la metropolitana fuori dall’uscio di casa e l’impennata del valore immobiliare delle proprie abitazioni. La scelta dei progettisti di far passare il tracciato proprio in quel punto ha permesso di guadagnare spazio nella città oltre a evitare di demolire il quartiere. La sua costruzione è terminata nel 2005 ed è stata realizzata in modo da limitare al minimo le vibrazioni e i rumori generati dal passaggio dei convogli. In base ai rilevamenti acustici non vengono superati i 60 decibel, equivalenti circa al disturbo causato da una lavastoviglie accesa.
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A volte prendere un treno diventa una missione impossibile se hai i minuti contati. Soprattutto in queste stazioni di Milano.
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Le stazioni più scomode di Milano: dove se sei di fretta, perderai il treno
#1 In Centrale: il freno dei tapis roulant
Chi si è occupato di progettare i percorsi per andare a prendere un treno o una metropolitana in Stazione Centrale si deve essere divertito parecchio. Sia che si provenga dalla stazione dei treni o si esca dalla linea M2 o M3, salire su un treno può diventare un percorso ad ostacoli. Tra tunnel, tapis roulant e scale mobili che si intersecano in modo perpendicolare e parallelo perdersi è un attimo e arrivare in ritardo è quasi una certezza.
Soprattutto i tapis roulant sembrano fatti apposta per frenare chi è in ritardo. Invece di arrivare in linea retta al piano superiore, procedono a zigzag. E se sono affollati (quasi sempre) invece di accelerare, frenano. Molto meglio le care vecchie scale.
#2 Porta Garibaldi: l’enigma dei binari
La stazione di Porta Garibaldi è fatta di lunghi rettilinei, corridoi incrociati e binari nascosti. Sbagliare binario diventa quasi inevitabile. Per non perdere il treno è consigliato arrivare in tempo perché è molto probabile scegliere la direzione sbagliata e trovarsi esattamente dal lato opposto della stazione. Le banchine dell’alta velocità, dei treni regionali e di quelli del passante sono infatti dislocate tutte in luoghi diversi, senza alcun nesso apparente.
#3 Missori M3: la discesa infinita verso la banchina della metro (senza ascensori e scale mobili)
La stazione Missori, con entrata dalla piazza o lato Corso Italia, è una delle trappole per chi ha fretta di prendere la linea gialla in direzione Comasina. Soprattutto se non si è in perfetta forma fisica. Infatti, passati i tornelli, l’unica possibilità per andare al piano banchina è scendere per due rampe di scale fino a meno 20 metri: non esistono scale mobili o ascensori. Solo la stazione Duomo M3 scende più in profondità tra quelle della linea gialla, ma al contrario di Missori è dotata sia di ascensori che di scale mobili.
#4 Porta Venezia: occhio al corridoio “trappola”, utilizzato come pista da ballo
Nella fermata di Porta VeneziaM1 si rischia di finire di rimanere intrappolati in una pista da ballo. Nel mezzanino, che collega l’ingresso alla metro sotto Piazza Oberdan e le uscite di Corso Buenos Aires, giovani ballerini e ballerine di Milano ogni pomeriggio si danno appuntamento per ballare. In certi momenti diventa un ingorgo fatto di persone ferme. Non solo, nel caos perdere l’orientamento tra direzione passante o metro è davvero molto facile.
Gli interscambi tra linee metropolitane diverse sono pensati per velocizzare il trasbordo dei passeggeri rimanendo nel sottosuolo. Non sempre però sono così comodi e vicini. Uno di questi è l’incrocio tra linea verde e rossa nella stazione di Loreto. La prima infatti passa sotto piazza Argentina, la seconda, pur intersecando la linea verde nello stesso punto, ha l’accesso ai binari da piazzale Loreto. Pertanto per passare velocemente da una all’altra, o per accedere alla M2 dall’entrata della M1 o viceversa e prendere la metro, bisogna correre e scegliere al volo la giusta destinazione.
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Negli ultimi anni Milano ha avviato un importante intervento di trasformazione della città, un programma ambizioso incentrato sulla sostenibilità, il verde e la riqualificazione delle periferie. Si tratta di un processo alla base dell’evoluzione positiva del capoluogo lombardo, per disegnare la Milano del futuro e allinearla agli standard internazionali.
Una parte rilevante di questo impegno è finalizzato alla realizzazione di spazi urbani in grado di assicurare un elevato benessere a tutti gli abitanti. Questo modello abitativo innovativo prevede la presenza di residenze moderne e all’avanguardia, ma anche di servizi interamente dedicati al benessere, un connubio imprescindibile per vivere la quotidianità in modo più contemporaneo.
In parte questo cambiamento è già realtà, soprattutto grazie agli interventi che stanno interessando alcuni quartieri simbolo della trasformazione abitativa della città come UpTown.
Immobili: dove vivere all’insegna del benessere a Milano?
# UpTown Milano: la wellbeing city è già una realtà
Gli appartamenti proposti da UpTown sono delle residenze di pregio progettate dai migliori studi di architettura e situate nel nuovo distretto del luxury living del capoluogo lombardo, un quartiere in avanzata fase di realizzazione che insieme a MIND e Merlata Bloom Milano è un esempio di successo di rigenerazione urbana.
UpTown è un luogo all’avanguardia ricco di servizi, progettato appositamente per garantire un maggiore equilibrio tra la vita privata e professionale assicurando al contempo il massimo benessere degli abitanti.
La proposta abitativa mette al centro la qualità della vita dei residenti, offrendo una nuova cultura dell’abitare a Milano che non ha eguali in Italia. Oltre a un grande parco urbano di 30 ettari, con percorsi ciclopedonali, zone dedicate ai cani e aree gioco sicure per i bambini, UpTown propone edifici moderni a ridotto impatto ambientale dotati di ogni comfort.
I quattro complessi residenziali del distretto mettono a disposizione appartamenti prestigiosi ed eleganti, dotati di ampi terrazzi e logge che danno priorità al contatto con la natura, agli spazi aperti e al benessere personale.
L’offerta abitativa comprende varie tipologie di immobili come bilocali, trilocali, quadrilocali, pentalocali, ville urbane e attici, dislocati nei progetti residenziali Feel UpTown e Inspire UpTown, mentre gli appartamenti degli edifici East UpTown e South UpTown sono andati rapidamente sold out riscuotendo un immediato successo.
# Le caratteristiche distintive del nuovo benessere abitativo a Milano
Vivere in una wellbeing city significa usufruire di una serie di servizi e soluzioni che garantiscono un elevato benessere nella quotidianità. Per esempio, con UpTown significa abitare in una residenza di classe A++, in grado di garantire alti standard di efficienza energetica e un ridotto impatto ambientale. Questo si traduce in minori costi energetici e un maggiore comfort domestico, per esempio utilizzando energie rinnovabili per la climatizzazione estiva e invernale per diminuire l’inquinamento atmosferico e migliorare la qualità dell’aria indoor e outdoor.
Le soluzioni abitative come UpTown offrono anche un comfort elevato e personalizzato, grazie a tecnologie innovative che includono dispositivi smart come i cronotermostati ambiente modulanti e sistemi domotici di ultima generazione. Allo stesso tempo, le abitazioni sono progettate per vivere lo spazio domestico in modo sereno e piacevole attraverso un design ricercato, zone living accoglienti e luminose, una cura impeccabile dei dettagli, cucine moderne e funzionali e bagni dotati di tutti i comfort per un benessere completo.
Un contributo fondamentale al comfort abitativo è dato dai servizi condominiali dedicati al benessere, con amenities per il tempo libero, l’attività fisica, il relax e l’attività lavorativa come aree fitness, sale cinema, spazi coworking, parking indoor per le biciclette, concierge evolute, zone spa, piscine al chiuso e wellness floor. Inoltre nelle residenze East UpTown è stato adottato il car sharing di comunità, in collaborazione con E-vai. Questo modello offre la possibilità di vivere appieno non solo la residenza privata ma anche gli spazi condominiali, trasformandoli in elemento integrante dell’esperienza abitativa per semplificare la quotidianità e migliorare la qualità della vita.
I distretti del benessere, come UpTown a Milano, propongono anche importanti servizi di prossimità che conferiscono un valore aggiunto allo spazio abitativo, tra cui ospedali, centri di ricerca e innovazione, attività commerciali, scuole, lifestyle center e ristoranti. A completare l’offerta sono le attività culturali indispensabili per una quotidianità ricca e piacevole, con progetti e iniziative che animano il quartiere e lo rendono un luogo di aggregazione che rafforza i legami sociali e arricchisce la vita dei residenti.
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Back to the future. Il titolo in lingua originale di Ritorno al Futuro, la famosa trilogia di film che mette al centro i viaggi indietro e avanti nel tempo. Se si potesse salire a bordo di una DeLorean e andare direttamente nella Milano del 2040, su quali mezzi di trasporto e linee della metro vedremo muoversi a Milano?
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Milano 2040: questi saranno i mezzi e le linee di trasporto nel futuro prossimo
# Sei linee metropolitane che sfiorano i 200 chilometri: interscambi con l’alta velocità fino a Genova
Siamo nel 2040 e tutti i progetti riguardanti il trasporto pubblico, finanziati, allo studio e ipotizzati nei decenni precedenti, sono stati realizzati. Partiamo dalle linee metropolitane. La rete si compone di 6 linee, con la linea rosa inaugurata da poco di circa 25 km da Merlata-Mind a Ponte Lambro e con la biforcazione a sud lungo via Ripamonti verso Opera da dove si può interscambiare con la stazione dell’alta velocità e andare in meno di un’ora a Genova.
La linea M3 ha raggiunto Peschiera Borromeo, la M4 serve l’Idroscalo e la nuova stazione dell’alta velocità di Segrate Porta Est con il mall commerciale Westfield, a est invece arriva fino a Trezzano sul Naviglio. In totale ci sono circa 180 km di rete.
# Due passanti ferroviari e una circle line ferroviaria
Rimaniamo in parte in sotterranea e in parte in superficie. Operativo da qualche anno il servizio della Circle Line, non è stato mai progettato il lato ovest coperto idealmente dalla M6, da Rho Fiera a San Cristoforo Fs, con i nuovi interscambi a Istria M5, Dergano M3 e MIND Merlata M6. In funzione anche una seconda stazione passante, in aggiunta al passante ferroviario aperto nel 2008, per sgravare il traffico delle stazioni principali di Milano. Finalmente Passante e Metro si saranno integrati sia come tempi che come mappa.
# Una rete di tram e metrotranvie di oltre 240 km
Nella Milano del 2040 ci sono oltre 240 km complessivi contando tram e metrotranvie. Ai 157 km e 17 linee di rete tranviaria esistenti si sono aggiunti 2 km di tram e 83 km e 6 nuove linee di metrotranvie:
la metrotranvia interquartierenord lunga circa 14 chilometri da Certosa Fs a Cascina Gobba M2 che mette in collegamento tutte le metropolitane, eccetto la M4;
la metrotranvia 13, estesa per 4,7 km e con 17 fermate, di cui 9 già esistenti e in condivisione con il tram 27, a servizio anche del Pala Italia, tra Repetti M4 e Rogoredo M3 attraverso il quartiere Santa Giulia;
# La circolare 90/91 tutta in corsia preferenziale con filobus a guida autonoma
I filobus della circolare 90/91 viaggiano tutti in corsia preferenziale grazie ai lavori realizzati nel tratto mancante Stuparich-Zavattari in zona Lotto e in quello lungo viale Umbria, dove la linea è stata trasferita al posto della 92 spostata sul viale più esterno. Inoltre dopo diversi anni test i mezzi si muovono senza conducente grazie alla tecnologia della guida autonoma.
# Le linee di navigazione con battelli nella Cerchia dei Navigli, dalla Martesana alla Darsena
Quando il progetto sembrava essere destinato a rimanere per sempre il sogno in un cassetto, dall’Europa sono arrivati i fondi per riaprire i canali interrati nella Cerchia dei Navigli. Milano ha seguito quindi l’esempio di altre città internazionali, da Utrecht a Seul. In questo modo è stata ripristinata la connessione tra il Naviglio della Martesana e la Darsena e potenzialmente in futuro tra Pavia, i laghi e il mare.
I lavori per realizzare la M4 hanno tenuto conto della possibile riapertura, lasciando lo spazio necessario, e così i turisti e chiunque voglia spostarsi senza fretta a Milano può prendere una delle linee di navigazione. Invece di salire sulla M2 per andare da Porta Nuova a Porta Genova si sale sul battello a Porta Nuova, oppure fermarsi a Vetra e prendere la M4 per l’aeroporto.
# La “metro del cielo”: le quattro fermate dei taxi volanti per spostarsi dal centro città agli aeroporti
Dall’acqua, a livello strada, al cielo. Poco dopo le Olimpiadi 2026, che hanno lasciato a Milano un palazzetto per concerti ed eventi sportivi, sono state attivate le prime linee di taxi volanti. Sono quattro le fermate disponibili al momento: una allo scalo di Malpensa, una a quello di Linate, una nel quartiere di Citylife e un’altra a Porta Romana. Le tariffe non sono ancora alla portata di tutti ma il servizio è diventata per molti un’alternativa al taxi e all’auto private, oltre che il modo più rapido per spostarsi dal centro città agli aeroporti e viceversa.
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Le America sono attraversate dalla Panamericana. L’Africa sta progettando una Panafricana. E l’Europa? Ecco come potrebbe essere il progetto.
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Una Paneuropea come la Panamericana? Questa potrebbe essere la strada più affascinante del mondo
# La international E-road network
L‘Europa ha una sua rete stradale internazionale: l’international E-road network, analoga alla alle Autostrade Asiatiche in Asia, e alle Autostrade Africanein Africa, ma niente a che vedere con la Panamericana in America. Le arterie sono numerate a partire da E1, Europa1, e in gran parte attraversano i confini nazionali ricadendo sotto la responsabilità della Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite.
# Come è strutturata: l’esempio della E35
In Europa ogni nazione ha le proprie arterie stradali con la propria numerazione, come l’A1 da Milano a Napoli, a cui si aggiunge quella europea nel cui percorso si inserisce, con una sigla che per molti non ha alcun significato.
Esistono le due dorsali principali, quella nord-sud e quella est-ovest, le strade intermedie e quelle di classe B. Tra le prime c’è la E35 da Amsterdam a Roma, lunga 1646 km, che attraversa Paesi Bassi, Germania, Svizzera e Italia, dove comprende i percorsi della A9, A8, Tangenziale ovest di Milano e l’autostrada A1 fino a Roma.
Non tutti i Paesi si comportano però in modo uguale sulla cartellonistica stradale: la Svezia ha solo la numerazione europea, la Germania ha i doppi cartelli su tutte le strade, l’Italia solo sulle autostrade e in alcune strade di primaria importanza. Questo unito al fatto che molti percorsi sono su strade statali, non solo autostrade, rende il sistema di strade europeo non riconocoscibile.
# Perchè non creare un’autostrada Paneuropea?
Un’autostrada identificata in modo univoco come la Panamerica quindi non c’è. E pensare che non è questione di mancanza di infrastruttura. Basterebbe infatti poco per realizzarla sfruttando la rete esistente, apportando solo piccole ma sostanziali modifiche. Come queste:
#1 Unacartellonistica adeguata che renda riconoscibile l’infrastruttura. La classificazione delle strade nazionali dovrebbe essere relegata in modo subordinato a quella europea, un po’ come avviene per le leggi nazionali. O, addirittura, non essere presente come in Svezia. Su tutto il percorso dovrebbe essere prioritaria la sigla della Paneuropea che potrebbe essere risaltata magari con un suo specifico colore, in modo che chiunque la percorra si renda conto di dove si trova e delle infinite opportunità che si aprono sul suo cammino.
#2 Uniformare le strade della rete. La Paneuropea dovrebbe prevedere uno standard uniforme per le strade che la costituiscono.
#3 Tracciare un percorso completo (collegando almeno le principali città continentali) Infine il percorso: la Paneuropea dovrebbe mettere in connessione tutte le capitali e alcune tra le principali città d’Europa. Partendo a sud da Napoli (se non da Reggio Calabria), a seguire dovrebbe passare per Roma e Milano, toccando tutte le nazioni, con tracciati tangenziali e radiali, realizzando i tratti autostradali mancanti se fosse necessario. Una rete di almeno 20.000 km per collegare su gomma il Vecchio Continente. Con il percorso più affascinante ed evocativo del mondo.
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