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Le 7 cose più buone che si possono assaporare a Milano

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la_cucina_verde_di_arcangela ig - Ministra di zucca alla milanese

Benvenuti alla scoperta dei sette fra i cibi e le pietanze più gustose della cucina lombarda e milanese, fra le quali anche alcune sconosciute ai più…buon appetito!

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Le 7 cose più buone che si possono assaporare a Milano

#1 La michetta

rugol_milano IG – Michetta

Tutto o quasi in cucina parte dal pane e Milano non fa eccezione. La leggenda narra che ai tempi dell’impero austroungarico i nostri cugini a nord est delle Alpi, di stanza da queste parti per corsi e ricorsi storici, non amassero particolarmente il pane sbricioloso che si consumava all’epoca a Milano e questo fu il motivo per cui fecero in modo di diffondere un panino morbido e internamente molliccio a forma di rosa. Ma a causa della maggiore umidità di queste latitudini rispetto alla fredda Austria i prestinai locali tolsero la parte interna, dando così i natali alla prima vera michetta, il cui termine è un mix fra la micca (in dialetto ‘briciola’) milanese e il kaisersemmel austriaco. Nel 2007 la michetta milanese è stata consacrata tra i prodotti gastronomici tradizionali milanesi in seguito al conferimento del riconoscimento De.Co (Denominazione Comunale).

Leggi anche: Che fine ha fatto la michetta milanese?

#2 L’ossobuco

Credits: kung-food – Ossobuco alla gremolada

Il suo nome deriva dal lombardo ossbus (osso bucato), a indicare la parte del vitello che viene utilizzata per prepararlo. Trattasi infatti degli stinchi di vitello con dell’ottima carne morbida ai lati dell’osso e soprattutto il midollo, che gli conferisce quel sapore così delizioso e particolare amatissimo dai palati locali e non solo. Molto spesso l’ossobuco è accompagnato da una porzione di riso che ne fanno un alimento completo fra mix di carboidrati e proteine. Perché l’ossobuco sia degno della tradizione contadina, inoltre, ricordiamo che deve essere stato nutrito solo a latte e non deve superare i due quintali e mezzo di peso. Vietato poi dimenticarsi della gremolada, ovvero il condimento finale ottenuto da un trito di prezzemolo, aglio e scorza di limone.

Leggi anche: I SETTE “PIATTI della NONNA” che i milanesi amano di più

#3 I mondeghili

Credits nonnaemiliamodernatrattoria IG – Mondeghili

Restiamo sul tema carne, che in Lombardia per ovvi motivi la fa da padrone. E anche qui affondiamo le radici in dominazioni straniere ma in questo caso lasciamo da parte l’Impero austro-ungarico e sbarchiamo in Spagna, il cui regno caratterizzò la storia di Milano dalla metà del XVI sino al XVIII secolo. Il termine mondeghili deriverebbe infatti dal castillano albondingas, ovvero le polpette. Che dalle nostre parti sono rigorosamente di manzo e salsiccia di fegato, mortadella, pane ammollato in latte, uovo, aglio e noce moscata. Tradizione recita che debbano esser fritti nel burro rosso ottenuto con scalogno, vino rosso, pepe e aceto di vino bianco.

Leggi anche: I 7 piatti scomparsi della cucina lombarda

#4 La büsèca

Trippa

Trascrizione dialettale di un piatto tipico a base di trippa e fagioli, le origini di questa pietanza come spesso accade sono umili e di derivazione contadina/operaia. I primi consumatori di queste frattaglie in brodo cotte in un po’ di salsa di pomodoro erano i carrettieri che lavoravano lungo i navigli e che, specialmente d’inverno, ritrovavano le energie grazie a una scodella calda di büsèca. Un piatto decisamente amato della tradizione meneghina, forse anche troppo, tanto che un secolo fa gli stessi milanesi a un certo punto venivano apostrofati come busecconi ovvero “mangia-trippa”.

#5 I rostin negàa

laspiga629 IG – Rostin negàa

Restiamo sul dialetto e torniamo a parlare del vitello con questo piatto dal nome oltremodo curioso. I rostin negàa sono letteralmente ‘arrostini annegati’ e si riferiscono ai nodini di vitello rosolati nel burro con pancetta e rosmarino e cotti poi nel brodo di manzo, verdure e vino bianco. Fiamma al minimo, tempi lunghi e chiusura ermetica sono gli ingredienti essenziali per l’ottimale riuscita di questo piatto. Una volta questi arrostini venivano preparati nello stuin, un tegame basso in rame munito di coperchio pesante. E qui l’abilità del cuoco o delle mamme addette al pranzo di famiglia stava nell’operazione di controllo dei succhi rilasciati dalla carne grazie al sollevamento calcolato del coperchio: perché non era affatto semplice mantenere l’equilibrio tra l’umido, il lesso e il brasato.

#6 La minestra di zucca

la_cucina_verde_di_arcangela ig – Ministra di zucca alla milanese

La minestra o zuppa di zucca alla milanese è assieme alla cassœula il piatto di origine popolare per antonomasia, particolarmente diffuso nelle campagne che oltre a dare l’energia necessaria per lavorare la terra era un primo che poteva adattarsi a tutte le stagioni. Oggi si prepara con pasta corta o riso, zucca lessata, frullata e unita a un mix di latte e acqua, poi a fine cottura si aggiunge il Grana Padano grattugiato che dona ulteriore cremosità. Excursus sul vino: questa pietanza si abbina a un Pinot Grigio dell’Oltrepò Pavese.

Leggi anche: La Gastro-Parade: i PIATTI TIPICI di Milano più AMATI dai MILANESI

#7 La barbajada

Credits: nonnapaperina.it – Barbajada

Come non concludere con il dolce? Ecco a voi la barbajada, il dessert a metà tra una cioccolata calda e un dolce al cucchiaio concepita nel 1778 da Domenico Barbaja, impresario teatrale e fondatore di un famoso Caffè a due passi dalla Scala, il cui dolce è stato molto in voga durante la prima metà dell’Ottocento.. Si prepara con latte, caffè, cioccolato, zucchero e panna in proporzione più o meno densa. Una botta di energia (e calorie) di cui la Milano bene è andata pazza fino agli anni Trenta del Novecento e che oggi è (quasi) introvabile. Esattamente come la Michetta, anche la barbajada è stata insignita dalla Denominazione Comunale del 2008.

Per il conto in cassa… Grazie!

Leggi anche: I DOLCI milanesi che NEMMENO i MILANESI CONOSCONO

Continua la lettura con: I 5 ristoranti milanesi simbolo della cucina tradizionale (secondo il Gambero Rosso)

CARLO CHIODO

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I due borghi dell’Hinterland di Milano considerati tra «i più belli d’Italia»

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Credits: cristinanasi IG - Cassinetta di Lugagnano

A 30 minuti dal centro città ci sono due borghi inseriti nel prestigioso elenco nazionale dei borghi più belli d’Italia. Andiamo alla scoperta dei loro tesori.

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I due borghi dell’Hinterland di Milano considerati tra «i più belli d’Italia»

#1 Morimondo, il borgo famoso per la sua abbazia cistercense e la cascine immerso nel Parco Regionale della Valle del Ticino

Morimondo. Credits: im_lost_in_vacation (INSTG)

Il borgo di Morimondo, a 30 minuti dal centro di Milano è famoso per la sua abbazia cistercense, la cui costruzione è iniziata alla fine del 1100 e che prende il nome dall’abbazia di Morimond a Digione.

Credits: Gippi75 IG

Immerso nel Parco Regionale della Valle del Ticino  ospita ben 14 cascine, molte delle quali di derivazione diretta dalle grange fondate dai cistercensi, come Fallavecchia, Fiorentina, Monte Oliveto, Coronate, Basiano, Ticinello, altre sono diventate agriturismi.

 

Leggi anche: 5 + 1 primati e curiosità su MORIMONDO, il comune del “distanziamento sociale”

#2 Cassinetta di Lugagnano, il borgo delle “ville di delizia”

Credits: ale_tropea IG – Cassinetta di Lugagnano

Anticamente diviso in due borghi, i nuclei urbani di Cassinetta e Lugagnano sono situati sulle rive opposte del Naviglio Grande e collegati tra di loro da un ponte a schiena d’asino. Famoso per le “ville di delizia”, le residenze nobiliari estive sul Naviglio costruite nel ‘700, appartenute alle più importanti famiglie milanesi: Trivulzio, Visconti, Mantegazza, Castiglioni, Parravicini. 

Credits: tripadvisor – Chiesa Santa Maria Nascente e Sant’Antonio Abate

Da vedere anche la chiesa di origine quattrocentesca, rimaneggiata nel Settecento, di  Santa Maria Nascente e Sant’Antonio Abate.

 

Leggi anche: I 7 piccoli BORGHI più BELLI del NORD Italia

Continua le lettura: Il BORGO più BELLO d’Italia si trova a UN’ORA da Milano

FABIO MARCOMIN

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10 differenze della Milano di oggi con la Milano degli anni Novanta

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Anche a un sito proiettato al futuro capita di voltarsi dietro le spalle. E’ un attimo e ritorna in mente la Milano degli anni novanta, quando tutto sembrava possibile.

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10 differenze della Milano di oggi con la Milano degli anni Novanta

#1 Sono spariti i modellari

Chi faceva l’università negli anni novanta si ricorda della leggenda dei modellari. Erano i driver che portavano auto le modelle ai vari appuntamenti. Ci mettevano l’auto, pagavano la benzina, offrivano pranzi e aperitivi, senza ricevere una lira. Perchè lo facevano? Per i benefits (e per i soldi che gli davano i locali per portare le modelle). Anche se siamo fuori dal giro pare che siano spariti.

#2 Non si va più in discoteca

Forse in qualche modo legata con la scomparsa dei modellari c’è la crisi delle discoteche. Negli anni novanta per rimorchiare non c’era Facebook, internet era agli inizi, non restava che provarci in discoteca. La Milano degli anni novanta aveva queste code infinite fuori dalle discoteche e dentro c’era una ressa assurda. Un paio di generazioni hanno bruciato così i loro anni migliori.

#3 La tecnologia era all’età della pietra

All’inizio degli anni novanta si festeggiava ancora la grande invenzione del telefono senza fili in casa. Al posto di internet c’era il televideo. Poi sono apparsi i primi cellulari: pesavano dieci chili con un’autonomia di 5 minuti. Quindi ecco il web, con siti che si caricavano in mezzora e motori di ricerca, come Altavista, in cui apparivano pagine e pagine di link pornografici.

#4 E’ sparito il locale con i telefoni sui tavoli in zona viale Umbria

Sembrano passati secoli. Ma in Zona Umbria, non lontano dal vecchio Plastic (altra differenza, a quei tempi era in quella zona), c’era un bar supertrash. Si entrava e c’erano i tavolini numerati con sopra il tavolo un telefono. Serviva per mettersi in contatto con un altro tavolo se si vedeva qualche ragazza interessante. Praticamente aveva anticipato Facebook ma non ci capiva niente di business.

#5 Non c’è più il mito dell’interrail

Spazzato via dai voli low cost. A quei tempi andare in aereo era riservato ai figli di papà.

#6 Si andava sempre in pizzeria

Di etnico c’erano i cinesi, qualche giapponese e messicano. Il resto erano pizzerie e ristoranti italiani.

#7 I bambini giocavano a pallone in strada

Come causa di incidente stradale il selfie ha preso il posto del pallone.

#8 La musica era piena di chitarre

Dai Grunge al British Pop, di Oasis, Blur e primi Radiohead. Il trionfo delle chitarre, tastiere evanescenti, sassofono ucciso alla fine degli anni ottanta. E si faceva ancora musica seria.

#8 Si guardava MTV H24

Credits: sikiproduction.it
TRL-Mtv

Appena si tornava a casa la prima cosa che si faceva era accendere la tv su MTV. Era un mito, video a go gò e programmi che hanno segnato una generazione, come le code in Piazza del Duomo per TRL.

#9 L’economia cresceva ogni anno

Niente austerity, appena un anno di crescita negativa, in cui sembrava fosse arrivato il Medio evo. Per il resto boom costante, ogni anno qualche bella notizia con paesi tornati alla libertà, borsa a pieni giri fino alla follia delle dot com: bastava mettere in piedi un sito per sognare i miliardi.

#10 Milan e Inter spadroneggiavano in Europa

fifa club world cup
San Siro Curva Milan

Milano era il centro del mondo. Anche per lo sport. Milan e Inter spadroneggiavano in Europa, più il primo della seconda a dire il vero. I migliori giocatori del mondo venivano da noi, ai mondiali partivamo sempre come favoriti. Anche nel basket dominavamo. Tutti volevano venire in Italia e Milano era la città dei sogni.
E’ stato un decennio spettacolare. Dipende da noi aprire la strada a tempi ancora migliori, non solo nello sport.

Continua la lettura: La mitica scena musicale milanese degli anni novanta

MILANO CITTA’ STATO

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Atlantide esiste davvero in Italia: la «città sommersa» nel Tirreno

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Credit: @baiasommersa

Atlantide, l’isola leggendaria sprofondata “in un singolo giorno e notte di disgrazia” per opera di Poseidone. 

Nessuno saprà mai se l’Atlantide di cui parlava Platone esista davvero, ma c’è una piccola Atlantide, sotto le acque del Tirreno, che non ha mai lasciato alcun dubbio sulla sua esistenza. 

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Atlantide esiste davvero in Italia: la «città sommersa» nel Tirreno

# L’antica Baia 

Credit: romanoimpero.com

L’antica Baia era una lussureggiante città romana, luogo di villeggiatura di molti nobili che passavano qui le vacanze in completo relax a mollo nelle calde acque termali, famose per i tanti benefici. Costituita da numerose ville monumentali, era ritenuta un paradiso per l’ozio, il luogo perfetto per divertirsi e perchè no, destinazione ambita per numerose fughe amorose.

Baia era però anche famosa per la cultura che contraddistingueva i letterati e i filosofi che qui risiedevano. 

# La leggenda

Credit: @baiasommersa

Secondo la leggenda, il suo nome deriva da Bajos, il nocchiere di Ulisse, che qui fu sepolto ma, leggenda a parte, non ci sono dubbi che il nome latino Baiae derivi dal termine “Balineae”, ossia bagni pubblici.

Come raccontano le prime testimonianze il primo nome della città, quello greco, fu Philopolis, perché città consacrata alla dea Venere. 

Fu allora una città evoluta, luogo di cultura, di arte e di edifici suntuosi finchè un giorno iniziò un violento bradisismo e il mare venne a coprire completamente la pianura in cui sorgeva la maggior parte della città. 

#La città sommersa 

Credit: @viaggistraordinariit

Nella baia di Pozzuoli, presso la piccola cittadina di Baia, esiste una vasta zona archeologica che molti ricordano per il Parco Archeologico delle Terme di Baia ma c’è una cosa, ancora più speciale, che contraddistingue questa zona: a causa del fenomeno bradisismico il mare ha sommerso e incredibilmente conservato molti edifici del periodo romano. 

La città sommersa di Baia è una frazione del comune di Bacoli, in provincia di Napoli, ed è situata presso l’area marina protetta dei Campi Flegrei, istituita nel 2002. 

L’area dei Campi Flegrei è interessata da secoli da fenomeni di Bradisismo, ovvero dei lenti movimenti di sollevamento (bradisismo negativo) o di abbassamento (bradisismo positivo) del terreno in aree localizzate della crosta terrestre. 

È proprio per questo fenomeno che il parco sommerso di Baia si trova sottacqua: negli ultimi 2000 anni infatti, il fenomeno ha causato un inabissamento della costa di 6-8 metri.   

# L’impero romano sott’acqua

Credit: @baiasommersa

I primi reperti sono stati rinvenuti negli anni Venti, ma solamente nel 1980 ci fu il primo scavo archeologico subacqueo.  

Oggi, il parco sommerso di Baia ospita il ninfeo di Punta Epitaffio, una sala per banchetti risalente all’epoca di Claudio le cui statue, recuperate dai fondali, sono conservate ora nel Museo Archeologico dei Campi Flegrei ma non solo. 

A costellare i fondali ci sono diverse sculture, affreschi e numerose colonne, il tutto in ottimo stato. 

Osservare questo spettacolo dal vivo è possibile e per farlo, ovviamente, bisogna immergersi. 

Una volta sott’acqua lo spettacolo è da togliere il fiato: sculture, mosaici, colonne e affreschi sono lì, uno dopo l’altro, quasi intatti, come se il tempo si fosse fermato. 

Fonti: siviaggia.it

Continua la lettura con: Scoperta una PIRAMIDE SOTTOMARINA: si tratta di ATLANTIDE?

ARIANNA BOTTINI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Il nuovo 28: il progetto del futuro tram milanese

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Credits: www.dezeen.com

Nel 1928, il Tram Ventotto rivoluzionò il parco tranviario milanese. Ad oggi, i tram iconici di Milano ancora in circolazione sono 125 e conservano la propria immagine originale, combinandola con aspetti tecnologicamente innovativi. Ma Tedeschi, un famoso designer italiano, ha progettato un nuovo concetto di tram per Milano. Sarà rilanciato nel 2028?

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Il nuovo 28: il progetto del futuro tram milanese

# Il futuro tram milanese reinterpreterà lo stile del simbolico Ventotto

Credits: www.designboom.com

Seguendo le orme del collega Andrea Ponti, che ha pensato ad un nuovo tram per Hong Kong, il designer italiano Arturo Tedeschi ha progettato il futuro tram milanese.

Basato sui concetti di efficienza, design e sicurezza, si chiamerà Tram Passerella. Sarà un tram che reinterpreta lo stile e le proporzioni dello storico Ventotto nato nel lontano 1928. L’obiettivo? Creare un “design più amichevole”.

# Il “Tram Passerella”

Credits: www.dezeen.com

L’idea di Tedeschi nasce nel periodo del Covid. L’idea mira a unire elementi e proporzioni tradizionali con dettagli innovativi, “come nel fashion design”.

Infatti, sono proprio le proporzioni e lo stile del Ventotto a fare da base di partenza per Tedeschi, che vuole aggiornare la forma e la dotazione tecnologica.

# Un lunghissimo corridoio con materiali di qualità e pregio

Credits: www.dezeen.com

Guardando all’interno del nuovo tram si capisce subito da dove deriva il suo nome. Infatti, il suo lunghissimo corridoio è stato pensato come una vera e propria passerella che si sviluppa da un’estremità all’altra con geometrie avvolgenti.

Poi, sono particolari anche le singole sedute: ricordano quelle dei giornalisti durante gli eventi modaioli. Invece, al centro, ci saranno dei cerchi ben incorporati e inseriti nel design complessivo: segneranno l’area nella quale i passeggeri potranno sostare in piedi. Un po’ come succede nelle metropolitane.

Ovviamente, i materiali saranno tutti di grande qualità e pregio. Basti pensare ai bordi dorati che decoreranno sia i plexiglass che i cerchi che i montanti dei finestrini.

# La rivoluzione digitale e del design sarà anche all’esterno

Credits: www.dezeen.com

Neanche il tetto sarà causale, ma sarà attraversato da strisce dinamiche che rimandano alla grafica del futurismo italiano, enfatizzando velocità, trasporto e tecnologia. In questo modo, apparirà attraente anche dai balconi delle case di Milano.

Ma non solo: l’esterno sarà completamente digitale. Un display dinamico integrato alla carrozzeria del veicolo informerà i passeggeri sulle prossime fermate e fornirà pubblicità accattivanti.

# La moda può essere la risposta alle esigenze del mondo di oggi?

Credits: www.dezeen.com

Tedeschi vuole una certa ricercatezza stilistica anche per i tram. Considerando soprattutto che ci troviamo a Milano.

Infatti, non si può dimenticare che “la moda è stata l’antidoto nei primi anni ’80, quando la città ha superato uno dei momenti più bui della sua storia: gli anni di Piombo”. In quell’occasione, la città reagì e tornò a fiorire anche grazie alle industrie della moda e del design.

Il progetto potrebbe diventare realtà nel 2028, in occasione del centenario del Ventotto?

Continua la lettura con: L’EVOLUZIONE del TRAM a Milano

ALESSIA LONATI (Articolo originale riadattato dalla redazione)

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No money, no Monza: lo stop alla metro sarà definitivo?

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La metro Milano-Monza è a rischio? Arriva una doccia fredda sul progetto: è stato respinto il ripristino dei fondi.

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No money, no Monza: lo stop alla metro sarà definitivo?

# Respinta la richiesta di ripristinare i fondi per la metro a Monza

Bocciata la richiesta di ripristino dei fondi per il completamento della metropolitana M1 e M5 tra Milano e Monza. La decisione è stata presa dalla Commissione Trasporti del Parlamento nazionale che ha bocciato l’emendamento per ripristinare i 7 milioni del buco per realizzare il polo metropolitano M1-M5 fino a Monza, che erano stati tagliati con la Legge di Bilancio. 

# «Un colpo basso del Governo contro i pendolari», «No, il taglio non preclude la realizzazione dell’opera»

M5 a Monza: il tracciato definitivo
M5 a Monza: il tracciato definitivo

Come ormai accade per ogni cosa in Italia, anche la costruzione di una metropolitana diventa ostaggio dello scontro politico. Perché dalle parole dei rappresentanti delle parti politiche sulle vicenda emerge un muro contro muro. La Sinistra lo definisce “un colpo basso”, che secondo Silvia Roggiani, firmataria dell’emendamento e segretaria regionale del PD lombardo, «penalizza la mobilità sostenibile tra Milano e Monza». Ribatte il senatore Massimiliano Romeo della Lega che «si tratta di tagli lineari, dovuti alla spending review, che hanno coinvolto tutti i Ministeri» e che «il Ministero dei Trasporti troverà nel corso dell’anno le giuste compensazioni (stiamo parlando di 7 milioni in tre anni) e che non precludono minimamente la realizzazione dell’opera».

Continua la lettura con: Monza, la nuova terra promessa dei milanesi

MILANO CITTA’ STATO

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Creare dei nuovi capolinea metro come hub di parcheggio per chi arriva da fuori?

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La rete milanese sta continuando la sua espansione, con il completamento della M4 fino a San Cristoforo FS. Resta però un difetto sostanziale? La fatica ad uscire dai confini comunali. Dal 2011, quando la linea M2 ha raggiunto il Forum di Assago, non è stata aperta alcuna fermata nell’hinterland e soprattutto nessun parcheggio di interscambio dedicato. Questa la proposta per venire incontro alle legittime richieste di collegamento tra Milano e chi arriva da fuori. 

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Creare dei nuovi capolinea metro come hub di parcheggio per chi arriva da fuori?

# Meno di 7.000 posti auto dedicati agli utenti della metro ai capolinea delle 5 linee

Mappa Parcheggi Atm

Atm gestisce 22 parcheggi, quasi tutti in corrispondenza di fermate metropolitane, a cui si aggiunge quello al capolinea M3 di Comasina gestito da un’altra società. Non tutte le stazioni capolinea hanno però parcheggi dedicati, tra questi San Cristoforo Fs con il parcheggio a Molinetto di Lorenteggio di poco più di 130 posti auto già presente per il capolinea del tram 14, Sesto 1° maggio Fs, Linate Aeroporto e Assago Forum dove sono presenti parcheggi destinati rispettivamente a chi deve prendere un volo o a chi va a vedere spettacoli teatrali, concerti o partiti, e quello di RhoFiera con posti auto anche a servizio di chi prende il treno, va in Fiera o a MIND.

Sono poco meno di 6700 posti, contando quelli dei capolinea gestiti da ATM e quello di Comasina, a cui ne sono previsti circa 300 nel futuro parcheggio di interscambio interrato “San Cristoforo-Merula”: in totale 7.000 posti auto.

# Ogni giorno entrano a Milano oltre 600mila auto

Traffico fantasy

7.000. Un numero davvero esiguo se confrontato con quello delle auto che ogni giorno entrano a Milano: oltre 600mila. Alcuni parcheggi sono stati realizzati per servire i precedenti capolinea, come Famagosta o Molino Dorino, ma tutti in città e se si vuole ridurre drasticamente l’afflusso di veicoli in entrata è fondamentale costruire maxi parcheggi di interscambio oltre i confini comunali e ampliare quelli già esistenti. Anche nell’ipotesi di lasciare quotidianamente fuori da Milano un terzo dei veicoli servirebbero almeno 200mila posti, quasi 30 volte la disponibilità attuale.  

Le tre azioni da mettere in campo per ridurre la congestione del traffico

#1 Ampliare tutti i parcheggi di interscambio esistenti

Atm – Mappa Metro e linee S 2024

La prima azione già programmabile è quella di aumentare sensibilmente la capienza dei parcheggi fuori Milano (Cologno nord e Gessate sulla M2) ad almeno 20mila posti ciascuno, lo stesso con quelli ai confini ma sempre dentro la città come San Donato e Comasina M3. 

#2 Realizzarne di dedicati nei capolinea fuori Milano

Credits orcoshrek IG – Mediolanum Forum

Andrebbero poi previsti parcheggi ex novo per servire Assago Forum M2, Rho Fiera e Linate, geograficamente oltre la città. 

#3 Far terminare fuori città tutte le linee metropolitane con maxi parcheggi di interscambio 

Urbanfile – Estensioni Metro

Infine per i nuovi progetti di prolungamento:

  • un parcheggio nei pressi del futuro deposito di M1 oltre la tangenziale ovest, la linea si allunga di tre fermate da Bisceglie;
  • uno dedicato solo agli utenti della metropolitana nel futuro interscambio M1-M5 a Bettola, attualmente ne è previsto uno da 2.500 utilizzabile anche dai clienti del nuovo supermercato;
  • uno a Segrate per la M4 che si estende da Linate, separato da quello per stazione ferroviario e centro commerciale di Westfield.
  • uno lungo il prolungamento della linea M5 verso Monza, attualmente ne è previsto uno da circa 400 posti all’altezza della fermata Monza Brianza.

Per i progetti allo studio o necessari servirebbero inoltre altri parcheggi a:

  • Settimo Milanese, per la possibile M5;
  • Pescheria Borromeo e Paullo per la M3;
  • Vimercate dove è prevista la metrotranvia da Cologno nord;
  • Paderno Dugnano per un possibile prolungamento di M3 o per la metrotranvia;
  • a Ronchetto sul Naviglio, Buccinasco o Trezzano sul Naviglio, in base a dove si estenderà la M4 a sud ovest;
  • per la futura M6 a MIND, Ponte Lambro e/o Opera;
  • un altro in caso di estensione verso il Comune di Rho o di Arese della M1.

Continua la lettura con: M6, M7 fino all’M11: i percorsi delle sei linee della metro che…ancora non ci sono

FABIO MARCOMIN

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È un bus o è un miraggio?

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Le perplessità dei milanesi sul villaggio olimpico

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Dovrebbe essere una delle opere simbolo delle prossime Olimpiadi. Il Villaggio Olimpico all’ex Scalo Romana. Inizialmente destinato ad ospitare gli atleti dei Giochi Invernali, accoglierà gli studenti a conclusione dell’evento. La sua costruzione procede addirittura in anticipo sui tempi. Però più prende forma, più sono i milanesi che storcono il naso. Ancora una volta per le nuove strutture di Milano, come ad esempio le uscite della M4, a rendere perplessi è l’aspetto estetico.

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Il villaggio olimpico rischia la figuraccia? «All’esterno sembra un carcere»

# Il complesso destinato agli atleti olimpici in costruzione nell’ex Scalo Romana: sarà lo studentato più grande d’Italia

Credits: Skidmore, Owings & Merrill – Rendering Villaggio Olimpico

L’elemento principale della rigenerazione dell’ex Scalo Romana è il Villaggio olimpico: 1.400 posti letto destinati agli atleti olimpici e paraolimpici durante le Olimpiadi Invernali 2026 di Milano-Cortina. Si compone di sei edifici a stecca, in blocchi di tre, la cui consegna è prevista per l’estate 2025, con tre mesi di anticipo rispetto al cronoprogramma iniziale. Nel 2027 è prevista la sua conversione in studentato da 1700 letti, il più grande d’Italia. 

scaloportaromana.it – Rendering Villaggio Olimpico

Nella realizzazione del complesso è stato scelto di mantenere lo stile industriale che caratterizzava quest’area della città, sull’altro lato di Ripamonti e procedendo verso ovest sono presenti altri edifici a stecche, vetrerie e opifici convertiti in abitazioni, e richiamare i due corpi bassi recuperati nell’ex scalo, quelli utilizzati un tempo dagli operai per la manutenzione dei treni. 

# Come un carcere?

Fabio Marcomin – Villaggio Olimpico

Gli edifici sono ormai visibili a tutti camminando lungo via Ripamonti e via Lorenzini. Nella nostra ultima visita al cantiere abbiamo potuto osservarli più da vicino e se l’effetto dal vivo è meno terrificante di quello che si può vedere dalle foto, si tratta comunque di un intervento esteticamente discutibile.

Fabio Marcomin – Villaggio Olimpico

Al netto della forma, che poteva essere migliorabile ma rimangono comunque edifici pensati in stile industriale, a creare perplessità è il colore. Al posto di una cromatura più calda, come prevista nei rendering, è stato scelto un grigio chiaro intervallato dal bianco. Dall’effetto un po’ deprimente.

Fabio Marcomin – Villaggio Olimpico altra vista ripamonti ferrovia

A questo si aggiungono le piccole finestrelle senza sfoghi all’esterno, che restituiscono l’immagine di un carcere o di un ospedale. L’unica eccezione dovrebbe essere sul lato di via Ripamonti dove è prevista una struttura fatta di passerelle esterne comunicanti.

Christian Busato – Villaggio Olimpico

Va detto che tutti gli studentati realizzati negli ultimi anni in città hanno adottato la stessa scelta delle finestre piccole, spesso senza balconi: da Aparto al Politecnico in Corvetto fino al CampusX a Novate, forse per motivi di sicurezza. Se fosse così su questo aspetto non ci sarebbero state quindi tante alternative vista la destinazione d’uso definitiva del Villaggio Olimpico. Nell’attesa di vedere il risultato finale i milanesi però non sono affatto soddisfatti del progetto. Vediamo le reazioni sui social. 

# I commenti dei milanesi

Fabio Marcomin – Villaggio Olimpico

Ecco alcuni dei commenti dei milanesi sotto a un post del gruppo facebook di settore, Cantiere Urbanfile:

  • «Un esempio di come non si deve fare un edificio. Potrebbe vincere il premio del peggior carcere. No comment su sviluppatore, architetti, progettisti.» – Ivan Sal
  • «Sicuri che non è il carcere di Opera?» – Carlo Picasso
  • «Olimpiadi di Mosca 1980?» – Marco Ferrari«Sembra un ospedale.»  – Frederick Sony Nelson Ciccone
  • «Agghiacciante» – Ivan Albarelli
  • «Come a Berlino est nei tempi bui… speriamo nel contorno!!!» – Pierluigi Crespi
  • «Neanche le più brutte case popolari sono così brutte» – Marcello Doati
  • «Esteticamente orribile, prefabbricati stile casermoni sovietici, bella immagine di Milano nel mondo»  – Sergio Angelo Pizzuti
  • «Un container sopra l’altro. Terrificante. Obbrobrioso.»  – Andrea Ludovico
  • «Grigio sempre tutto grigio e che grande sforzo architettonico davvero senza parole.»  – Alberto Colombo
  • «Questo orrore dovremo anche tenercelo. Nemmeno la decenza di fare un complesso gradevole alla vista, era quasi meglio la spianata desolata dello scalo di Porta Romana.»  – Fabio Mastellone

FABIO MARCOMIN

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La Metro A si estende: queste le nuove fermate

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Metro A prolungamento

Un piccolo passo in avanti per estendere la linea metropolitana A della Capitale, inaugurata nel 1980, di alcune fermate. Questo il progetto e l’ipotesi di sviluppo futuro.

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La Metro A si estende: queste le nuove fermate

# Aggiudicata la gara per il prolungamento della Metro A

Ufficio stampa Rai – Sedute metro

Dopo l’avvio della riqualificazione delle stazioni, di alcune si sono già visti i primi risultati, si è registrato un passo in avanti per estendere l’attuale tracciato della linea aperta nel 1980. A comunicare la notizia è stato alcuni giorni fa l’Assessore ai trasporti della Capitale, Eugenio Patané. È stata infatti aggiudicata la gara per la progettazione del prolungamento della Metro A verso ovest. Attualmente ha una lunghezza di 18,4 km e 27 stazioni, con capolinea Anagnina a sud-est e Battistini a ovest.

Leggi anche: Roma si muove: dal giardino verticale al “bianco dinamico” si rinnovano le stazioni della metro A. Si muoverà anche Milano?

# Un nuovo tracciato di 2 km e due stazioni 

Eugenio Patanè Fb – Prolungamento MA Roma

Il tratto oggetto della progettazione è quello che parte da Battistini e prevede due fermate, Bembo e Torrevecchia-Montespaccato, a distanza di 1 km l’una dall’altra per un totale di 2 km di nuova linea. Ognuna viene dotata di parcheggio di interscambio nelle relative stazioni, rispettivamente di 450 e 2100 posti.

Leggi anche: A Roma il primo metro della metro “vietato” ai cellulari: da fare anche a Milano?

# Prevista la predisposizione per allungare la linea fino al Grande Raccordo Anulare

moveteroma.it – metro_MetroA-Nord, 

Nel futuro capolinea è previsto un deposito per 6 convogli e anche la predisposizione per prolungare ulteriormente il tracciato fino al Grande Raccordo Anulare. Nell’immagine la proposta che recupera il progetto elaborato nel 2010, da aggiornare, come riportato da “MoveteRoma!”, un’iniziativa nata dalla società civile per promuovere una visione organica della mobilità romana. La precedente amministrazione aveva infatti sviluppato un progetto di fattibilità tecnico-economica per collegare quest’area di Roma, dalla fermata Battistini a oltre il Gra, con una funivia.

Leggi anche: La LINEA C di ROMA riprende la CORSA: le FERMATE in costruzione e future

FABIO MARCOMIN

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I paninari davanti al Burghy negli anni Ottanta (Video)

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Ha chiuso ormai da anni anche il Mc Donald’s di San Babila che era sorto sulle ceneri del Burghy, il ritrovo simbolo dei paninari negli anni Ottanta. Rivediamoli in questo video di Milano Vintage

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Hai un video di Milano da inviarci o segnalarci? Scrivici su info@milanocittastato.it (video del giorno)

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FUGA da MILANO, in quale CITTÀ dell’HINTERLAND vorrebbero andare a vivere i MILANESIDove le MILANESI comprano ABITI di BUONA qualità a POCO PREZZO?Copertina Negozi

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Quelle cinque cose che odiamo di Milano

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odi et amo (credit: Andrea Cherchi)

Avviso ai lettori. Questo articolo contiene concetti non particolarmente lusinghieri su Milano. Se siete parte di quel gruppo di persone che ritengono Milano al di sopra del bene e del male, e che pur di dimostrare il vostro amore incondizionato alla città sareste disposti perfino a difendere il monumento di piazzale Amendola detto “l’incidente stradale“, allora è importante sappiate che questo articolo non fa per voi. Questi cinque punti sono emersi dalla chat della redazione di Milano città stato: non siamo d’accordo su ogni singolo punto ma siamo tutti d’accordo sullo spirito di fondo di questo articolo. Perchè essere innamorati di Milano non significa rinunciare all’idea che possa essere sempre migliore, anche riconoscendo i suoi difetti. Chiarito questo, ecco a voi le 5 cose che più odiamo di Milano e che ci piacerebbe che questa città si lasciasse dietro le spalle.  

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Quelle cinque cose che odiamo di Milano

#1 Odiamo la mentalità NIMBY

Ph. Alexas_Fotos

Iniziamo subito tirandocela da veri milanesi, con un termine molto international. Nimby è l’acronimo di “not in my backyard”, ossia fatelo pure ma non dietro casa mia. Si tratta di una mentalità che si oppone a opere e attività di interesse pubblico che hanno o potrebbero avere effetti negativi sulla propria area di residenza. Di solito si accompagna a un atteggiamento ipocrita da due pesi e due misure: si critica e si danno lezioni morali agli altri ma guai a prendersi una minima responsabilità delle proprie azioni. 

#2 Odiamo la SUPPONENZA

Ph. Counselling

Intendiamo non quell’arroganza bonaria, ma quell’atteggiamento rigido che sconfina nella prepotenza. Che poi non è lontana dal punto precedente, spesso è parte integrante alla mentalità NIMBY, all’atteggiamento ipocrita, ma rispetto al punto precedente si esprime più in una forma individuale. Si è implacabili con gli errori degli altri, ma molto accondiscendenti verso quelli propri. Che anzi non esistono. E la prepotenza porta a considerare come proprio non solo ciò che è proprio, ma anche ciò che è pubblico o degli altri. 

#3 Odiamo l’IDOLATRIA IDEOLOGICA

Credits: Andrea Cherchi – In Monopattino a Milano

Riteniamo che il bello di Milano sia il buonsenso, il suo pragmatismo calvinista, la capacità di giudicare le buone azioni sulla base degli effetti che producono non in base a chi le commette o a dei principi ideologici. Già, qui casca l’asino: l’idolatria ideologica si sta diffondendo a macchia d’olio in una città che per sua natura dovrebbe esserne immune. L’ideologia sta diventando ormai il criterio principale per definire il bene e il male di tutto ciò che succede: dall’apertura di una ciclabile a un tizio che se ne va in giro su un monopattino elettrico. Funziona? Serve? Che conseguenze ha? sono ormai diventate delle domande senza senso. Meglio scontrarsi come ultras per partito preso.  

#4 Odiamo lo STORYTELLING

Un’altra cosa che negli ultimi anni è andata fuori controllo, tanto da finire ovunque. Quest’ansia dello storytelling, in una città dove sempre più il progetto sta diventando più importante della sua effettiva realizzazione, la Milano dei rendering, delle week, dei rebrand, dei naming che fanno rinascere i quartieri, dei claim che rendono straordinarie delle opere modeste, dell’effetto Wow, la città dove conta la rappresentazione anche se priva di sostanza. A te che leggi, non ti viene mai la nausea di questo? 

#5 Odiamo la FUGA da Milano 

Credit: liguria24.it

Nel weekend. Nelle feste comandate. La morale è sempre la stessa: appena è possibile molti sentono questo desiderio irrefrenabile di scappare da Milano. Per poi ritrovarvi a scrivere su Facebook quanto vi manca Milano. 

Ci fermiamo qui. Anche se nella chat erano spuntati altri motivi di odio, dallo smog alle auto sui marciapiedi, dal provincialismo che fa temere il confronto critico con il resto del mondo al conformismo di avere o di fare ciò che si ritiene più figo. Si potrebbe andare avanti ma preferiamo fermarci qui. L’unica cosa che ci resta da dire è che noi amiamo Milano. La amiamo così tanto da odiarla. 

Continua la lettura con: Le 7 qualità del milanese vero

MILANO CITTA’ STATO

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La «Torre delle Sirene»: il luogo più strano di Milano?

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Ph. @andreacherchi_foto IG

Un luogo abbandonato. Forse il più strano di Milano. Ma a cosa serviva? E perché si chiama così?

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La TORRE DELLE SIRENE: uno dei luoghi più STRANI di Milano

# L’origine del nome: le figure mitologiche non c’entrano 

@milano_mirabilia

La Torre delle sirene si trova nel giardino di Palazzo Isimbardi, tra il palazzo della Provincia e quello della Prefettura, in una posizione poco visibile. La torre non si vede dalla strada, ma si scorge solo se si entra nel cortile interno. E’ alta una ventina di metri, costruita nel 1939 in cemento armato con una forma cilindrica dal tetto a punta. Ma perchè ha questo nome?

Non ha nulla a che fare con le affascinanti e misteriose figure mitologiche che ammaliavano i naviganti: le sirene sono invece quelle che suonavano nel momento in cui venivano avvistati aerei nemici durante la Seconda Guerra Mondiale. Nella torre, infatti, era installata una centralina che dava l’allarme per avvisare i cittadini dei possibili bombardamenti.

# Una bicicletta per far funzionare le luci in caso di blackout

@la.tesserissima IG – Interno Torre delle Sirene

La struttura, alta e stretta, era difficile da colpire in caso di attacco aereo per cui risultava un luogo sicuro. Dentro c’era un bunker, dotato di meccanismi per filtrare l’aria e lampade a tenuta stagna. In caso di blackout era presente una bicicletta per far funzionare le luci presenti. Qui durante la guerra si rifugiarono in molti, compreso il prefetto e la sua famiglia.

# Fu l’ultimo rifugio di Mussolini

La Torre servì anche come ultimo nascondiglio milanese per Mussolini che qui trascorse qui gli ultimi giorni prima di provare la fuga che gli fu fatale. 

Continua la lettura con: Gli “Undici Zampilli”: la FONTANA più antica di Milano. Era la nostra acqua di LOURDES

ANDRA STEFANIA GATU

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7 record di Milano entrati nel Guinness dei Primati

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Milano è piena di piccole cose che la rendono incantevole nella sua e nella nostra quotidianità passata assieme, ma è anche piena di primati da Guinness che ci sembra doveroso raccontare.

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7 record di Milano entrati nel Guinness dei Primati

#1 Il cappuccino più grande del mondo

primati da guinnes

800 litri di caffè e 3500 litri di latte il tutto versato in una supertazza da 4300 litri. Ideale per chi ogni mattina soffre il jet lag della vita. Non poteva che essere stato fatto a Milano. 

#2 Record di caffè serviti in un’ora

Credit: caffeaiello.it

E’ di Milano anche il record di rapidità nel servire un caffè. Quando manca una tazzina abbastanza grande da contenere tutti quei galloni di caffè bisogna rimediare con tante tazzine normali. 623 in un’ora per la precisione il record stabilito dal Beverin di Brera. 

#3 La tovaglia più lunga del mondo

È lunga duemila e duecento metri, senza rattoppo alcuno. Significa che si tratta di un pezzo di tessuto unico. È stata stesa sopra una fila di 1000 tavole che hanno ospitato circa 4000 commensali. Ignoriamo chi l’abbia lavata a fine pasto.

#4 La baguette più grande del mondo

Oh, francesi! Prrrr! Durante l’EXPO al padiglione Nutella è stata preparata la baguette più lunga del mondo. 122,4 metri di panino interamente ripieno proprio di Nutella. Buona merenda. E i francesi rosicano.

#5 La torta più grande del mondo

Una torta a forma di Italia lunga 16,46 metri. Nel suo punto più alto raggiunge i 54 cm ed è interamente composta da pan di Spagna e monumenti di cioccolato fondente o zucchero.

#6 Il tiramisù più grande del mondo

Mentre Veneto e Friuli ancora litigano su chi l’abbia inventato, Milano zitta zitta ha registrato il record del mondo di tiramisù. Il 16 dicembre 2018 in Galleria è stato realizzato una versione al cioccolato di 332,20 kg di peso, con un diametro di 115 cm e un’altezza di 150 cm. Il record è stato raggiunto dopo 100 ore di lavorazione.

#7 La canzone più lunga del mondo

Elio e le storie tese cantano la canzone Cara ti amo per 12 ore filate stabilendo così il record mondiale di durata di un brano live. Accadeva nell’ottobre del 1990 al teatro dell’Elfo.

Continua la lettura con: Effetti speciali per torri e ponti: e se li utilizzassimo anche per Milano?

MILANO CITTA’ STATO

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Strade sottoterra, verde sopra: la scelta di Amsterdam arriverà a Milano?

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architizer.com - Vista stazione dall'alto

Le grandi metropoli stanno vivendo un periodo di profondo cambiamento negli ultimi decenni, con gli spazi pubblici sempre meno destinati alle auto e sempre più a pedoni e mobilità dolce. Mentre Milano punta sui divieti alla circolazione, le altre mirano a implementare soluzioni alternative che consentano ogni tipo di mobilità. Ecco come hanno scelto di agire nella capitale dei Paesi Bassi, uno dei simboli della mobilità green. 

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Strade sottoterra, verde sopra: la scelta di Amsterdam arriverà a Milano?

# Uno dei progetti infrastrutturali più grandi e complessi dei Paesi Bassi

architizer.com – Vista stazione dall’alto

I Paesi Bassi sono stati tra i primi a favorire pedoni, ciclisti, e oggi anche monopattini, rispetto alle auto. Le strade prevedono spazi maggiori per chi non si sposta con veicoli a motore e, come ad Amsterdam, le velostazioni sono diffuse, così come i parcheggi sotterranei, oltre al trasporto pubblico. I possessori e gli utilizzatori delle auto non vengono però discriminati, ma si cercano soluzioni alternative per consentire la loro libera circolazione. La più importante è quella di interrare arterie ad alto scorrimento, come tangenziali e autostrade, liberando le aree superficie.

Nel distretto di Zuidas è programmato un intervento di questo tipo, si tratta di uno dei progetti infrastrutturali più grandi e complessi della Nazione, che consiste:

  • nell’ampliamento e spostamento della tangenziale A10 sottoterra;
  • nella ristrutturazione della stazione ferroviaria di Amsterdam Sud;
  • nella riqualificazione superficiale con verde, acqua e spazi per i pedoni.

# L’interramento del tunnel

architizer.com – Ingresso tunnel

Al centro del progetto c’è l’ampliamento e interramento della tangenziale A10, all’interno di un quartiere ampiamente sviluppato negli anni ’80, dopo che il comune ha destinato aree su entrambi i lati dei binari ferroviari e della tangenziale come sede di sviluppo per uffici. L’obiettivo è migliorare l’accesso al quartiere stesso e aumentare la qualità urbana.

# La nuova stazione ferroviaria

architizer.com – Stazione Zuid

La stazione di Amsterdam Sud, sempre più considerata una barriera verso il centro città, in un distretto residenziale e terziario molto frequentato da ciclisti e pedoni, si prepara ad essere trasformata. Il tunnel sotto alle banchine e che conduce ai treni della metropolitana diventa una galleria con negozi, ristoranti e deposito biciclette, un’altra più stretta con servizi simile porta alla nuova fermata del tram sul lato sud e a una fermata dell’autobus sul lato nord. 

# La rivoluzione in superficie con un corridoio verde

architizer.com – Vista area verde

La liberazione del terreno, dopo lo spostamento della tangenziale A10 sottoterra, consente di aggiungere un ulteriore binario ferroviario e realizzare un vero e proprio corridoio verde, giardini, acqua e aree di sosta. La pendenza su entrambi i lati della piazza della stazione presenta un paesaggio verde a gradini con posti a sedere che si trasformano gradualmente in un parco lineare sopra l’arteria stradale interrata e attorno all’imbocco del tunnel.

architizer.com – Vista area riqualificata

La vegetazione è prevista anche a copertura dei tetti delle banchine e delle barriere acustiche. L’investimento per il progetto è di oltre 100 milioni di dollari e il suo completamento è fissato per il 2036.

# Un’idea per risolvere il problema del traffico con la chiusura dei cavalcavia milanesi?

Monte Ceneri boulevard

A Milano si era ipotizzato in passato di realizzare due tunnel, uno di 4 km da 4 da piazza Repubblica a Forlanini e un altro di quasi 15 km dall’area Expo a Linate per togliere il traffico in superficie e velocizzare gli spostamenti in città. Interventi che avrebbero potuto riqualificare in modo importante le aree a livello strada. La soluzione potrebbe tornare utile vista la quasi certa chiusura del cavalcavia Monte Ceneri-Serra, con trasformazione in una sorta di HighLine con aree verdi e di sosta per i cittadini, e della chiusura/abbattimento di quello di Corvetto. 

 
tunnel
Il percorso dei tunnel sotto al centro di Milano immaginati da Milano Città Stato

Si potrebbero abbattere entrambi, interrando nel secondo caso anche il tratto cittadino del raccordo autostradale da cui proviene la strada. Non solo: perché non ripensare all’idea dei due tunnel per spostare sottoterra il traffico cittadino?

Leggi anche: L’HighLine Verde sul cavalcavia: a New York è a Manhattan, a Milano sarà alla Ghisolfa

Fonte: archetizer.com 

Continua la lettura con: Due tunnel per risolvere il problema del traffico di Milano

FABIO MARCOMIN

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Continua con: Come ti senti quando devi prendere la 90/91 dopo le dieci di sera

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Milano: spesa culturale +33%! 5 idee per il futuro della capitale dell’editoria e della produzione culturale

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L’osservatorio dell’Associazione Italiana Editori (AIE) per BookCity rivela che nel 2023 la spesa per consumi culturali a Milano è cresciuta del 33%, mentre la media nazionale del 20%. Questo slancio può essere la base per intraprendere azioni innovative che pongano libri, lettura e produzione video al centro della vita cittadina. Ecco alcune idee.

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Milano: spesa culturale +33%! 5 idee per il futuro della capitale dell’editoria e della produzione culturale

# I monumenti-infopoint alla lettura milanese

Un primo passo per celebrare l’identità culturale della città potrebbe essere l’installazione di un monumento dedicato alla cultura e alla letteratura milanese. Immaginiamo una grande riproduzione in marmo bianco del vocabolario milanese di Francesco Cherubini o dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, magari posizionato in Piazza Duca D’Aosta, davanti alla Stazione Centrale, come “manifesto milanese” per i turisti che arrivano.

Per testimoniare che la cultura non è solo il passato, questo monumento potrebbe anche essere interattivo: un “computer-monumento”, dotato di schermi touch e connessione a una rete culturale, che funga da infopoint turistico avanzato. Così come i modelli più avanzati di IA sono in grado di interagire con i loro utenti a partire da una rete di informazioni, questo infopoint milanese potrebbe fornire storia e informazioni sulla città per soddisfare ogni richiesta dei turisti. Qualora si dimostrasse efficiente, questo modello potrebbe diffondersi in tutte le zone che accolgono turisti.

# Micro-librerie (tematiche) in ogni zona e quartiere

Il bookcrossing non ben riuscito in zona Isola

Milano è una città di quartieri unici, ciascuno con una propria anima e storia. La creazione di micro-librerie tematiche in ogni quartiere potrebbe far riscoprire le radici locali e incoraggiare la lettura. L’idea è così praticabile che in zona Isola il sistema bibliotecario milanese ci ha già pensato, anche se la realizzazione ha lasciato un po’ a desiderare.

Ripartendo da Montenapoleone, per esempio, una micro-libreria dedicata al mondo della moda potrebbe offrire volumi su storia del costume, design, e stilisti celebri. Oppure in zona Tortona, cuore del design milanese, la micro-libreria potrebbe essere dedicata alla storia del design e dell’architettura contemporanea. O, ancora, Porta Romana, famosa per il teatro, la poesia e il legame con il futurismo, potrebbe ospitare una micro-libreria con raccolte di testi teatrali e libri di poesia italiana e internazionale.

Per ogni volume preso in prestito, i cittadini potrebbero optare per il formato fisico o per una versione digitale temporanea che si auto-elimina dopo un mese, mantenendo l’etica del sistema bibliotecario. Questo approccio integrerebbe la fruizione digitale con quella fisica, rendendo accessibili più libri e riducendo la necessità di spazi per contenere volumi. I lettori potrebbero accedere a un “sistema bibliotecario diffuso”, passeggiando per la città o per il proprio quartiere.

# I locali comunali “intelligenti”

Il Comune di Milano, poi, potrebbe contribuire ulteriormente alla trasformazione della città in un centro culturale, dando il via alla creazione di luoghi di ritrovo “intelligenti”: progettati come “normalissimi” locali serali, accoglienti e creativi, avrebbero una sezione dedicata alla lettura e allo studio, ma anche angoli riservati alla consultazione o all’acquisto di opere inedite, con scaffali dedicati anche ai frequentatori che desiderino posizionarvi le proprie opere.

Locali di questo tipo, che potrebbero essere realizzati in prossimità delle università, finirebbero anche per incentivare lo scambio generazionale, c’è da immaginarsi che, in tempo zero, i frequentatori abituali non sarebbero unicamente universitari.

Organizzare momenti di lettura condivisa o eventi di slam poetry e sessioni di discussione in questi spazi aggiungerebbe valore alla scena culturale milanese, rendendola più attiva. Anche i programmi di mentorship con scrittori affermati e incontri con case editrici locali potrebbero rafforzare il ruolo di Milano come città innovativa e promotrice della cultura.

# Cabine insonorizzate per la produzione video

Non solo libri. La produzione video è un mezzo di cultura e comunicazione potente e Milano ha il dovere di fornire ai giovani artisti e videomaker spazi dedicati per creare contenuti senza disturbare chi si trova nelle piazze o nelle zone centrali della città.

Immaginiamo cabine mobili insonorizzate, posizionate in luoghi chiave come Piazza del Duomo; grazie a pareti in vetro unidirezionali, queste cabine permetterebbero di osservare l’esterno senza essere visti, mentre un assistente AI all’avanguardia potrebbe gestire le necessità di produzione con semplici comandi vocali.

Per esempio, con comandi come “Ok, cabina, svuota la piazza” o “Aggiungi folla di passanti”, il sistema potrebbe generare scenari personalizzati in tempo reale grazie alla realtà aumentata, aggiungendo o rimuovendo elementi secondo le esigenze del creator.

Per avvantaggiare i giovani con pochi mezzi, l’AI della cabina potrebbe offrire anche strumenti avanzati quali microfoni, videocamere 4K, luci regolabili e un software di editing integrato. Una volta terminata la ripresa, il creator potrebbe modificare il contenuto direttamente in cabina e, se lo desidera, pubblicarlo in tempo zero sui suoi social media.

# Concorsi pubblici innovativi per la promozione di Milano

Il Comune di Milano potrebbe lanciare un concorso annuale per il miglior videoclip di due minuti che racconti, in modo genuino, la cultura milanese. Questo contest non solo incentiverebbe i giovani talenti, offrendo loro una piattaforma per farsi conoscere, ma arricchirebbe Milano di contenuti innovativi, portando alla città una serie di “spot” autentici e gratuiti sui social media. I creatori avrebbero l’opportunità di esplorare temi cittadini, dai simboli storici ai quartieri emergenti, con un occhio fresco e personale, dando vita a una narrazione inedita che metta in luce i volti e le storie della città.

In parallelo, Milano potrebbe rafforzare la sua identità culturale tramite un concorso di slam poetry e produzioni video, pensato per connettere la cultura “vecchia” a quella “nuova.” Questa iniziativa, promossa dal Comune, stimolerebbe l’incontro tra la letteratura classica e le forme di espressione più contemporanee. Eventi di slam poetry in locali pubblici sarebbero ripresi e diffusi in una campagna social che racconti i quartieri e i temi tipici della città, offrendo a Milano una campagna pubblicitaria basata sulla produzione culturale cittadina.

Continua la lettura con: La Milano del futuro sarà «decentrata»: area C per turisti e periferie al centro? I quartieri su cui scommettere

MATTEO RESPINTI

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Stipendio: quanti soldi servono per vivere a Milano?

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Ph. @albo_spot IG

A Milano sono in leggero aumento le retribuzioni. Ma non basta: il costo delle abitazioni continua a salire senza sosta da decenni, così come il costo della vita in generale. Ecco quanto si prende in media a Milano e quanto serve per vivere.

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Stipendio: quanti soldi servono per vivere a Milano?

# Milano è la città con gli stipendi più alti d’Italia: 36.952 euro lordi annui

Credits Andrea Cherchi – Porta Nuova con Torre Unipol

Nella Città Metropolitana di Milano vengono pagate le retribuzioni lorde più alte in Italia in base all’ultimo report dell’Osservatorio JonPricing: 36.952 euro annui, 12mila euro in più rispetto alla media nazionale, pari a un reddito netto di 2.000 euro. Una conferma che non sorprende, così come il dato relativo al tasso di occupazione complessivo pari al 71,2%, relativo al 2023, comunicato dal dipartimento mercato del lavoro Cgil Milano. Purtroppo un terzo dei dipendenti viene pagato mensilmente in media 800 euro e anche con 2.000 euro si fatica a vivere bene, se si è soli.

# Anche il costo della vita è più alto: servono almeno 3.000 euro al mese per vivere (1.300 per sopravvivere)

Il costo della vita, anche in questo caso il più alto d’Italia, vanifica il fatto di avere la retribuzione media più alta. Gli affitti hanno toccato i 24 euro al mq, questo vuole dire che un per un trilocale di 75 mq si paga in media 1.800 euro, di fatto come la retribuzione media, per un bilocale di 50 mq invece 1.200 euro. Ma questi sono solo i costi per avere un tetto sulla testa, bisogna infatti aggiungere bollette, spesa alimentari, trasporti e svago, se possibile. Per vivere beneMilano lo stipendio minimo netto dovrebbe essere di almeno 3.000 euro al mese, per “sopravvivere” ne servono 1.300, scegliendo la periferia e concedendosi poche spese extra. Non va meglio per gli studenti, il costo di una stanza può andare dai 450 ai 2.000 mentre quello per vivere a Milano si avvicina ai 1.000 euro.

# Confronto con l’Europa: gli unici a essere diventati più poveri in 30 anni

Andrew Khoroshavin da Pixabay

Da fonti OCSE risulta che l’Italia è l’unico paese in Europa in cui i salari da lavoro dipendente sono diminuiti nel 2020 rispetto al 1990.
In Lituania gli stipendi sono aumentati di un +276,3%, in Estonia +237,20%Lettonia +200,50%. Nel nucleo dei fondatori Euro, gli aumenti sono più contenuti, ma spicca il + 129,6 della Slovacchia.

Fonte: OCSE

L’unica a essersi impoverita è l’Italia: -2,9%. Sono lontani i tempi in cui ci si poteva confrontare con Francia (+31,1%), Austria (+24%) o Germania (+33,7%). Anzi: con l’unico segno negativo, l’Italia in Europa ha smesso di confrontarsi con tutti, prendendo una strada tutta sua.

# Per l’Eurostat l’Italia è a metà classifica nel Vecchio Continente per reddito annuo

Eurostat retribuzioni

In basi ai dati Eurostat l’Italia si posiziona a metà classifica in Europa per il reddito medio annuo netto, calcolato utilizzando una combinazione di conti nazionali e dati dell’indagine sulle forze di lavoro (LFS) e adeguato mettendo sullo stesso piano gli stipendi a tempo parziale e quelli a tempo pieno. Davanti al nostro Paese troviamo, tra gli altri, la Svizzera, i Paesi Scandinavi, Germania e Francia, che garantiscono inoltre servizi e un welfare migliore.

Continua la lettura con: I migliori consigli per chi viene a vivere a Milano

FABIO MARCOMIN

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Le aree urbane più grandi d’Europa: Milano è al quarto posto!

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181,8 km²: questa la dimensione del Comune di Milano che la rende una città piccolina se paragonata con le grandi città del mondo. Eppure se, invece di considerare i confini amministrativi, si usa il parametro della continuità urbana le cose cambiano molto. L’istituto Demographia ha, infatti, redatto la classifica delle città più grandi per estensione, calcolandole in base al “continuum urbanizzato” della loro area metropolitana, quindi non quella definita dei confini amministrativi. Con questo nuovo metodo le cose cambiano e addirittura Milano viene proiettata tra le più grandi aree urbane d’Europa. Ma vediamo quali sono le 10 aree urbane più grandi del Continente.

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Le aree urbane più grandi d’Europa: Milano è al quarto posto!

#10 Roma, sei volte più grande di Milano per estensione amministrativa, ma più piccola di 700 kmq per area urbana

Roma
Roma

L’area urbana di Roma risulta minore di quella amministrativa. Con una superficie di 1.145 km quadrati la capitale si classifica decima nella classifica delle città più grandi d’Europa. Il suo centro storico, insieme alle proprietà extraterritoriali della Santa Sede dentro la città e alla Basilica di San Paolo Fuori le Mura, è tra i 55 siti italiani inseriti dall’Unesco nella World Heritage List. Quindi con questo calcolo Roma risulta più piccola di Milano anche se i suoi confini amministrativi sono sei volte più estesi: 1.285 km² contro i 181,8 di Milano. 

#9 Madrid, la città stato spagnola: 3 volte più grande per confini amministrativi ma più piccola di Milano per area urbana

L’area urbana di Madrid ha una superficie di 1.365 chilometri quadrati, circa il doppio di quella amministrativa che con 604,3 km² è poco più di tre volte quella di Milano. Sede del governo e residenza del monarca spagnolo, è il centro politico della Spagna oltre che una città stato o comunidad autonoma nell’accezione spagnola. 

#8 Berlino, la più grande città del “Nord Europa” 

La città stato (StadtStaat) di Berlino con i suoi 1.368 chilometri quadrati si aggiudica l’ottavo posto nella classifica delle aree urbani più grandi d’Europa. Come confini amministrativi invece sfiora i 900 km² posizionandosi alle spalle di Roma. La città ha subito una progressiva crescita nel tempo attraverso l’inurbazione di paesi precedentemente autonomi finché nel 1961 fu costruito il muro di Berlino, tagliandola in due Berlino Est e Berlino Ovest. Oggi il muro che divideva la città è stato in parte demolito ma resta uno dei simboli della Germania del dopoguerra.

#7 San Pietroburgo, la città federale antica capitale della Russia

Credits: musement.com – Hermitage Museum San Pietroburgo, Tour Virtuale

Al settimo posto un’altra città stato: San Pietroburgo. Si estende su 1.372 chilometri quadrati, area urbana che come Roma è inferiore a quella amministrativa, di circa 100 chilometri quadrati superiore. Nel corso della sua storia ha cambiato per tre volte nome: da San Pietroburgo a Pietrogrado, nel 1914, a Leningrado durante il regime comunista, per poi tornare a chiamarsi San Pietroburgo con la caduta del Muro di Berlino. L’Hermitage Museum è uno dei simboli della città dove all’interno di esso ospita una delle più importanti collezioni d’arte del mondo che lo rendono uno dei musei più visitati al mondo.

Leggi anche: San Pietroburgo-Milano: il GEMELLAGGIO INTERROTTO. Sala ci ripensi

#6 Istanbul, divisa tra Europa e Asia, ha 500 kmq in meno di Milano ma i confini amministrativi più estesi d’Europa

Credits: siviaggia.it

Istanbul è la città più grande della Turchia e una delle maggiori aree urbane d’Europa con i suoi 1.375 chilometri quadrati d’estensione. I confini amministrativi sono ancora più estesi, risultando i più vasti d’Europa con 5.343 chilometri quadrati. La città è divisa dallo stretto del Bosforo in due parti, una appartenente all’Europa e l’altra all’Asia. Nel quartiere di Sultanahmet, una delle principali attrazioni della città, sono presenti i minareti e le cupole di magnifiche moschee secolari che dominano il panorama di Istanbul, il lussuoso palazzo del sultano e l’impressionante cisterna sotterranee. 

#5 Londra, la capitale della finanza europea, con 100kmq meno di Milano

Londra è città stato (città contea) e capitale della Gran Bretagna, conta 8.825.000 abitanti. L’area urbana estende per 1.739 chilometri quadrati, 1.572 se si considerano i confini amministrativi. Il suo PIL è uno dei più importanti del mondo e la capitale vanta una delle economie più fiorenti in assoluto in Europa e non solo. Il Big Ben, il British Museum e il Tower Bridge sono solo tre tra le tante attrazioni che ogni anno attirano l’attenzione di turisti da tutto il mondo.

#4 Milano, “Milan l’è on gran Milan”, prima in Italia con quasi 1.900 kmq (nonostante i soli 182 Kmq di area amministrativa)

Foto di: Andrea Cherchi

Si potrebbe rimanere sorpresi nel vedere Milano tra le aree urbani più grandi, ma grazie ai 1.881 chilometri quadrati di estensione si aggiudica il quarto posto in classifica. Quasi dieci volte più grande dei suoi confini amministrativi, fatto che pone molte domande sulla definizione dei confini attuali, scelta che risulta slegata da motivazioni urbane e geografiche. La più europea delle città italiane e capoluogo lombardo, ha il Duomo, con la luminosa facciata in marmo e l’architettura tardo-gotica, come monumento simbolo della città. 

#3 Parigi: il doppio di Roma e 700 kmq più di Milano

In questo assomiglia a Milano. Come confini amministrativi Parigi risulta molto piccola: appena 105,4 km². Quasi la metà di Milano. Ma se si considera l’area urbana le cose cambiano: con i suoi 2.509 chilometri quadrati di estensione si aggiudica il terzo posto delle città più grandi d’Europa. Conosciuta da tutti come Ville Lumiere ha come principali attrazioni il museo del Louvre, Montmartre, il quartiere latino, il Centre Pompidou ma soprattutto la Tour Eiffel e gli Champs Elysées, ed è una delle mete principali delle coppie che, innamorate, vogliono viversi a pieno una delle città più romantiche del mondo.

#2 Düsseldorf, la sorpresa tedesca: 800kmq più grande di Milano e seconda in Europa

Credits: aviontourism.com

Se pensiamo alle grandi città tedesche ci vengono in mente Berlino, Monaco, Amburgo, Francoforte. Nessuno potrebbe immaginare che la più grande area urbana della Germania si trova lungo le sponde del Reno. Stiamo parlando di Düsseldorf che, con tutto il distretto, entra al secondo posto della classifica europea con un’estensione di 2.684 km quadrati. La città per confini amministrativi è solo di poco più grande del comune di Milano con poco più di 207 chilometri quadrati. Eppure l’area urbana è gigantesca e contiene due porti interni ed è la sede di alcune università, tra cui la famosa accademia d’arte e l’Università Heinrich-Heine. Il Castello Jägerhof, antica residenza principesca, è una delle attrazioni principali della città.

#1 Mosca, l’unica europea tra le 10 più grandi del mondo, è 3 volte più estesa dell’area urbana di Milano

Al settimo posto della classifica mondiale, Mosca è la città più grande d’Europa con 5.891 chilometri quadrati di estensione, poco più del doppio rispetto ai suoi confini amministrativi che la metterebbero al secondo posto dietro a Istanbul. La capitale della Russia e città stata (o città federale), coloratissima e rigorosa, è caratterizzata dalla presenza di numerosi luoghi d’interesse, soprattutto a livello storico e culturale. Il Cremlino, la Piazza Rossa e la Cattedrale di San Basilio, il Teatro Bolshoi e il convento di Novodevichy sono solo alcuni dei monumenti protagonisti della città.

La città è servita da un’ampia rete di trasporti, che include 4 aeroporti internazionali, 9 stazioni ferroviarie e la metropolitana, che è una delle più grandi e profonde del mondo, la più frequentata in Europa e la quarta più frequentata al mondo.

Fonte: Demographia World Urban Areas

# La top 5 per confini amministrativi

Ph. Samuele Schirò (pixabay)

Questa è la classifica che risulta calcolando l’area urbana. Le cose cambiano invece considerando i confini amministrativi dei comuni. Come abbiamo visto in questo caso, al primo posto c’è Istanbul con 5.343 Kmq, seguita da Mosca con 2.511. Terza è Londra con 1.572, Quarta San Pietroburgo con 1.439, Quinta Berlino con 1.368. E Milano? Con 182 chilometri quadrati è molto distante. Però si può consolare: è comunque più grande di Parigi. 

Continua la lettura con: Le città più GRANDI al MONDO confrontate con Milano

MARCO ABATE

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Le 5 donne milanesi con cui… non fidanzarsi!

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Ph. danielsampaioneto

Nella città tentacolare ci sono tipologie di uomini e di donne con cui non fidanzarsi, o comunque con cui fidanzarsi tenendo presente le caratteristiche, perchè alla fine l’amore supera tutto, ma non sempre. 

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Le 5 donne milanesi con cui… non fidanzarsi!

#1 La Profumiera

credits: miglioridea.it

Adora sentirsi adorata, sparge profumo e ferormoni ad ogni occasione, è l’incarnazione de “La Strega” di Vasco Rossi. Insomma, quella che vuole avere il mondo maschile ai suoi piedi. Lei non è scelta, lei sceglie, ma poi si ferma lì, non va oltre, lascia l’uomo con il profumo nelle narici, ma niente arrosto.

#2 L’indipendente

credits: diredonna.it

Indecisa se essere single o divertirsi con le amiche, entra nei locali e, sprezzante della propria condizione da femmina convinta, non guarda gli uomini, perché è con le amiche che lei si diverte. Ma di nascosto sogna il grande amore e quindi poi uno sguardo lo lancia, magari verso il barman belloccio e anziché dirgli “ciao” gli dice “un moscow mule… dolce però”.

#3 L’impegnata… col lavoro

credits: eniwherefashion.blogstop.com

Lei è la donna in carriera, quella che inserisce la cena tra le call di lavoro, che sceglie il week end per uscire con il suo uomo ma solo se il lunedì non ha riunioni, altrimenti deve lavorare. Lei programma le giornate in base al calendario di iPhone e puoi averla solo se sai infilarti nei ritagli di tempo. Non risponde mai al telefono, ma non perché se la tira, no, lei era “in riunione tutto il giorno, guarda giornata assurda, ci sentiamo ASAP”, cit. del vocale che riesce a mandare mentre è nel traffico che torna a casa alle 9 di sera.

#4 La cercatrice di chiodo (a cui appendere il cappello)

credits: nutrieprevieni.it

Lei cerca il benessere, ne ha fatto la sua ragione di vita, vuole fare la vita di Sharon Fonseca e cerca il suo Vacchi nei migliori locali di Milano. Passa ogni minuto libero che ha facendo allenamento per alzare il gluteo, non mangia mai e si veste con pochissima stoffa purché griffata. Gira sui social in cerca dell’uomo giusto, cercando di identificarlo in base a parametri ben precisi: che macchina ha, che bottiglie beve nei locali, dove passa le vacanze. Sogna il principe verde dollaro.

#5 La modaiola che vive di trend

credits: sanihelp.it

Lei conosce ogni nuovo trend: vestiti, locali, luoghi per selfie che acchiappano like. Gestirà il proprio uomo come un accessorio, vorrà essere portata solo nel locale più chic e vorrà che lui si vesta come Fedez e che si faccia i capelli blu. Lui dovrà venire bene nei selfie, anzi, spesso sarà proprio lui il bastone del selfie e passeranno le giornate a mettersi in posa davanti alla vigna di Leonardo. Poi, tornando a casa, si chiederà se Tannico lo consegni il vino di Leonardo.

Continua a leggere: Quattro tipi di UOMINI MILANESI da EVITARE assolutamente 

MARTINA PICCIONI

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