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Questa via di Milano è stata la prima Gay Street d’Italia

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Dopo la nascita nel 1993 e la riqualificazione del 2015, la via non è mai decollata nel suo intento di diventare il quartiere gay della città, sostituita oggi dal “gay district” di Porta Venezia. Ripercorriamone insieme la vicenda.

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Questa via di Milano è stata la prima Gay Street d’Italia

Credits: immagine24.blogspot.com
via Sammartini 73

# Nel 1993 la nascita della “gay street”

Via Sammartini è stata la prima strada ad essere stata dichiarata “gay street”, nel 1993. Con l’apposizione di una targa con l’etichetta provocatoria da parte dell’attuale presidente dell’associazione della via Felix Cossolo insieme a Franco Grillini, leader di Arcigay. La via ospitava locali gay-friendly in città, c’erano bar, locali notturni, club privati, sauna, libreria e la redazione di un giornale. 

# La riqualificazione: Gay Street per Expo

Via Sammartini però è sempre stata alquanto squallida e degradata e per questo in occasione di Expo 2015 ci fu una riqualificazione con l’intento di farla diventare “il quartiere gay di Milano”, un polo di attrazione turistica per tutte le persone omosessuali che avrebbero visitato la città in occasione dell’esposizione. Con il nome di “Gay Street per Expo” a marzo 2015 avvenne l’ufficializzazione della via, vennero allargati i marciapiedi, installati i dissuasori per impedire il parcheggio selvaggio e migliorata l’illuminazione stradale.

# Il quartiere gay mai decollato: ora è Porta Venezia il nuovo punto di riferimento per la comunità Lgbt

Credits: milanoevents.it – Stazione Porta Venezia M1

Nonostante la riqualificazione Via Sammartini come gay street non è mai decollata, tuttavia la numerosa presenza di locali e servizi rivolti agli omosessuali e alla comunità lgbt in genere, nonché il turismo di settore, stanno creando le basi per una far diventare Porta Venezia il “gay district milanese”. La fermata della linea rossa di Porta Venezia è stata colorata con i colori dell’arcobaleno nel 2018 durante il Gay Pride. Porta Venezia ha quindi di fatto sostituito la via a lato della Stazione Centrale, con Via Lecco in particolare che ne ha preso il posto.

 

Continua la lettura con la LGBT Map di Milano

FABIO MARCOMIN

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Ti interessa lavorare in una start up a Milano? Inizia dal Cv!

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StartupStockPhotos-pixabay

Se vuoi lavorare in una start up a Milano, crea un Cv che dimostri passione, creatività e mentalità innovativa e aumenterai le possibilità di assunzione.

Ti interessa lavorare in una start up a Milano? Inizia dal Cv!

StartupStockPhotos-pixabay

Il primo caso di utilizzo documentato del termine “start up” risale agli anni ’70 negli Stati Uniti, quando si iniziò a descrivere in questo modo le aziende emergenti, in particolare nel settore tecnologico, che iniziava a fiorire.

Molte persone, e soprattutto i giovani, sono attirate da queste realtà agili e innovative, dove creatività e voglia di mettersi in gioco sono parole d’ordine.

Per questo, se desideri candidarti per una start up, è molto importante realizzare un curriculum vitae per convincere i datori di lavoro che vuoi far parte di una impresa dove l’entusiasmo è importante tanto quanto il percorso formativo e le capacità professionali.

In base al cruscotto di indicatori statistici pubblicato da Infocamere, Milano continua a essere la provincia con il più elevato numero di aziende innovative in Italia: alla fine del secondo trimestre 2024 le start up di Milano erano 2.482, valore che rappresenta il 19,28% del totale nazionale.

Milano è una città molto attiva nella promozione delle nuove imprese, anche con eventi e manifestazioni come ad esempio gli “Startup Days”, programmati per il mese di ottobre 2024.

Questa iniziativa, sostenuta dal dipartimento per lo sviluppo economico e realizzata in collaborazione con Musa (Multilayered Urban Sustainability Action), ha l’obiettivo di agevolare l’espansione delle startup attraverso la facilitazione dei rapporti con possibili investitori.

# Come scrivere un efficace curriculum vitae da inviare a una start up?

pixabay – BiljaST – CV

Prima di entrare nel dettaglio riguardo agli elementi che occorre considerare con particolare attenzione quando si propone la propria candidatura a una start up, è necessario sottolineare l’importanza di utilizzare le parole chiave nel testo del tuo Cv.

Infatti aggiungere queste parole permette di mirare al meglio il curriculum e soprattutto superare la selezione dei software ATS, utilizzati dalle aziende per velocizzare il processo di recruiting.

(Le parole chiave sono termini o frasi specifiche che evidenziano competenze, esperienze e qualifiche particolarmente rilevanti per la posizione cui ti stai candidando e che puoi trovare, ad esempio, nel contenuto di un’offerta di lavoro).

#1 Profilo personale

Il profilo personale si aggiunge all’inizio del Cv ed è una versione ridotta di ciò che poi descriverai più dettagliatamente nel resto del curriculum.

Proprio perché il profilo personale è il primo elemento che viene esaminato, è fondamentale evidenziare la tua formazione, esperienza e competenze pertinenti fin dall’inizio, dimostrando la volontà di lavorare in un ambiente creativo come una start up, dove l’innovazione è di casa.

#2 Obiettivo professionale

La sezione dell’obiettivo professionale offre l’opportunità di esprimere le tue aspirazioni e motivazioni in modo autentico e sincero, qualità sempre apprezzate dalle aziende.

In questa sezione hai l’occasione di spiegare, oltre agli obiettivi professionali, anche come la tua presenza in azienda possa costituire un valore aggiunto. Questo è molto importante per attirare l’attenzione dei selezionatori, e fornire spunti per un eventuale colloquio di lavoro più approfondito.

#3 Esperienza lavorativa

Qui occorre descrivere la tua esperienza professionale e i risultati ottenuti, focalizzandosi su quelli attinenti al ruolo. Per esempio, si potrebbe scrivere:

Ho lavorato con un team interfunzionale per progettare e realizzare il prototipo di una nuova applicazione mobile che ha aumentato il coinvolgimento degli utenti del 30% nel primo trimestre dopo il lancio.

In questo modo si enfatizza l’esperienza pratica che può risultare utile in un ambiente di startup, mostrando risultati tangibili che riguardano le competenze adatte a svolgere il lavoro oggetto della tua candidatura.

#4 Formazione

Nella sezione della formazione, indica eventuali corsi specifici, workshop o programmi di formazione pertinenti al settore della start-up, come ad esempio corsi per formazione imprenditoriale, marketing digitale, partecipazione a laboratori di creatività, etc.

#5 Capacità e competenze

Prima di scrivere questa sezione è necessario comprendere bene la job description del lavoro che ti interessa, per aggiungere le competenze tecniche specifiche del ruolo al quale ti stai candidando.

Occorre poi aggiungere le competenze trasversali (soft skills), ormai fondamentali in tutti i lavori; le più richieste, nel caso di una start up, potrebbero essere:

  • Adattabilità e flessibilità in ambienti dinamici;
  • Notevole capacità di problem solving e di pensiero critico;
  • Eccellenti doti comunicative e interpersonali;
  • Mentalità innovativa e spiccata attenzione alle soluzioni creative;
  • Comprovate capacità di gestione dei progetti.

Ogni ruolo e ogni azienda hanno caratteristiche uniche. Perciò, nel compilare la sezione delle capacità e delle competenze, è importante sottolineare le esperienze e le competenze più rilevanti rispetto al profilo desiderato e alla specifica start-up, perché questo può avere un impatto significativo sulla tua visibilità.

# Conclusioni

Credits: esri.com

Milano è una città ricca di opportunità, pronta ad accogliere chi desidera impegnarsi in un lavoro all’insegna dell’innovazione.

Quando si prepara un curriculum per una start up, dimostrare passione, predisposizione ad affrontare il cambiamento, buon spirito imprenditoriale e spiccate doti creative sono aspetti molto importanti, che contribuiranno ad aumentare le possibilità di essere considerato per un’assunzione.

REDAZIONE

Continua la lettura con: La risposta del disoccupato milanese alla domanda che lavoro fai?

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Come ti senti quando devi prendere la 90/91 dopo le dieci di sera

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Meglio del bungee jumping. 

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La prima linea di bus di Milano gestita da privati: il percorso e cosa cambia rispetto alle altre

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Linea 46

Lo avevamo anticipato in questo articolo: uno dei segnali della crisi di ATM che da oltre un anno sta tagliando le corse delle linee di superficie. A monte di questa scelta la carenza di autisti, che ha portato per la prima volta a cedere a privati il servizio di una linea urbana. Che cosa cambierà per i milanesi?

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La prima linea di bus di Milano gestita da privati: il percorso e cosa cambia rispetto alle altre

# La crisi “senza fine” di ATM 

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Un altro segnale che la crisi di ATM sarà lunga da risolvere. Dopo il taglio delle corse, in atto da un anno e che oggi tocca 90 linee su 130, e le rimodulazioni di linee al seguito del completamento della M4, è arrivata una notizia storica: la prima cessione del servizio di una linea urbana a una società privata. Non era mai successo prima, solo con linee extraurbane e tratte speciali, tra cui le navette per il trasporto scolastico.   

# Il servizio di una linea urbana affidato per la prima volta a una società privata

Linea 46

Da sabato 12 ottobre la linea 46 non è più gestita direttamente da ATM ma dalla Stav, una società privata di Vigevano. La durata dell’affidamento è di 12 mesi, il tempo che dovrebbe essere necessario all’Azienda Trasporti Milanesi per riassorbire l’emorragia di autisti. Il tracciato della linea è di 4 chilometri e 8 fermate e serve con due mezzi l’asse Famagosta M2-Cantalupa, uno dei quartieri isolati nel sud della città e senza altre linee al suo servizio. Si tratta di una linea che vede comunque una riduzione del numero di passeggeri anche in conseguenza della rimodulazione e delle modifiche di altre linee a seguito del completamento della M4. Ma cosa cambia per gli utenti?

# Che cosa cambia per gli utenti?

Per gli utenti non cambia sostanzialmente niente, possono continuare ad usare gli stessi biglietti e abbonamenti che coprono l’area urbana di Milano. L’unica eccezione riportata sul sito di ATM riguarda l’utilizzo dei carnet cartacei o su biglietto ricaricabile che sarebbero validi solo sulle linee ATM, Trenord o NET, per viaggiare sulle linee di altri operatori occorrerebbe quello comprato e convalidato sull’app ATM. L’informazione potrebbe però non essere aggiornata. Alla Stav sono state affidate altre tre linee, extraurbane, la 353 che copre il Comune di Assago e le 707 e 709 che viaggiano a Cologno monzese.

# Il ritorno alla normalità? Forse alla fine del 2025

Credits: it.blastingnews.com

Una scelta fatta da ATM per sopperire alla mancanza cronica di autisti, anche se la stessa Stav non sembra esente da difficoltà: da settembre di quest’anno si è ridotto il numero degli autisti e i pendolari hanno inviato diverse segnalazioni per i disservizi delle autolinee di trasporto pubblico locale gestiste dalla società privata pavese. In questo modo ATM può spostare i conducenti su altre linee di Milano con frequenze sempre più diradate, in attesa che i 400 lavoratori ritenuti idonei per l’assunzione entrino in servizio, di cui 80 avviati verso l’inserimento.

L’amministratore delegato della società comunale, Arrigo Giana, che ha riaperto la trattativa con i sindacati per ridiscutere il contratto aziendale e alcune clausole, dai turni alla sicurezza, contava di ritornare allo standard di servizio nei primi tre mesi del 2025. Vista la situazione attuale, con la cessione della gestione della prima linea urbana, sembra più probabile che non accada prima della fine dello stesso anno.

FABIO MARCOMIN

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Le 5 cose che mancano di più nella Milano di oggi

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Che cosa manca di più a Milano? Lo abbiamo chiesto ai milanesi: su tutte si sono messe in luce cinque aree principali. Affrontiamo queste tematiche, analizzando le criticità e azzardando alcune possibili soluzioni.

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Le 5 cose che mancano di più nella Milano di oggi

#1 Sicurezza: una priorità sempre più sentita

Credits: milano.corriere.it
polizia milano

La sicurezza è il tema principale che emerge nella stragrande maggioranza dei sondaggi che coinvolgono i milanesi. Secondo i dati dell’Osservatorio per la Sicurezza di Milano, nel 2023 si sono registrati 12.300 furti, con un incremento del 15% rispetto all’anno precedente. La criminalità violenta ha visto un incremento del 10%, con un numero crescente di aggressioni a mano armata e atti vandalici. Questo aumento non riguarda solo le aree periferiche, ma si estende anche a zone più centrali, dove la presenza di turisti e cittadini rende l’ambiente appetibile per i malintenzionati.

La percezione di insicurezza è rafforzata dalla diffusione di notizie riguardanti episodi di violenza, furti e aggressioni. Il recente aumento di atti vandalici e saccheggi ha ulteriormente alimentato il senso di vulnerabilità. Secondo un sondaggio condotto da Milano Today, il 58% dei milanesi si è dichiarato preoccupato per la propria sicurezza, in particolare dopo il calar del sole. Nonostante tutto, le zone più colpite dalla criminalità rimangono quelle periferiche, come Corvetto e Quarto Oggiaro, insieme ad alcune aree centrali e molto frequentate come il centro storico e la zona dei Navigli.

Per affrontare questa problematica, oltre all’aumento della presenza delle Forze dell’Ordine nelle aree più critiche, potrebbe rivelarsi cruciale investire in iniziative di sicurezza urbana. Potenziare l’illuminazione nelle strade e nei parchi, così come implementare un sistema di sorveglianza efficace, potrebbe contribuire a ridurre la criminalità. Inoltre, la creazione di programmi di “vicinato attivo”, in cui i cittadini collaborano con la polizia per segnalare attività sospette, potrebbe rafforzare il senso di comunità e la sicurezza.

Un’altra possibile soluzione potrebbe essere la formazione di squadre di sicurezza privata, comunque organizzate secondo regole stringenti e in continua collaborazione con la polizia locale, per monitorare le aree più problematiche; la presenza di personale specificamente addetto alla sicurezza potrebbe portare alla diminuzione della criminalità.

Leggi anche: Milano capitale del crimine

#2 Collegamenti migliori con l’hinterland

Metropolitana Milano

Un secondo tema che affligge i milanesi è la mancanza di collegamenti efficienti con l’hinterland. Nonostante gli sforzi per migliorare i trasporti, molte persone che necessitano di recarsi nei comuni limitrofi segnalano che le linee ferroviarie e i mezzi pubblici non soddisfano le loro esigenze quotidiane. La congestione del traffico da un lato e le lunghe attese per i mezzi dall’altro, rendono, inoltre, il pendolarismo stressante e poco pratico.

Secondo un rapporto del Politecnico di Milano, oltre il 40% dei pendolari che si spostano verso Milano ogni giorno trova difficoltà a raggiungere il proprio posto di lavoro o studio in tempo utile. Le corse dei treni sono spesso insufficienti e il sistema di trasporto pubblico urbano è congestionato, con picchi di affluenza che rendono difficile la mobilità per chi viaggia in orari di punta. La mancanza di parcheggi in diverse delle stazioni ferroviarie contribuisce al disagio dei pendolari.

Milano potrebbe trarre spunto da modelli di trasporto di altre città europee. Potrebbe essere utile sviluppare una rete di metropolitana leggera che colleghi i comuni limitrofi e aumentare la frequenza dei treni. L’integrazione tariffaria tra i vari mezzi di trasporto, che permetta di utilizzare un unico biglietto per treni, metropolitane e bus, potrebbe semplificare gli spostamenti.

Leggi anche: I 5 paesi dei dintorni da annettere a Milano… e la soluzione per collegare l’hinterland con la città

#3 Un «vero sindaco»: la richiesta di una leadership più pragmatica

Qui la questione si fa molto spinosa, ma, effettivamente, il desiderio di un sindaco all’altezza della città è molto presente nelle risposte dei nostri lettori milanesi: l’operato di Beppe Sala è al centro di discussioni vivaci in tutta Milano. Il sentimento generale sembra non apprezzare che le politiche comunali siano orientate eccessivamente verso visioni a lungo termine, spesso frutto di pregiudizi ideologici, piuttosto che verso la risoluzione di problemi immediati. Il sogno dei milanesi sembra quello di avere un’amministrazione visionaria ma pragmatica, invece che mossa da un’ideologia spesso lontana dai bisogni reali dei cittadini. 

Passando allo specifico, le critiche più diffuse riguardano la mancanza di azioni tangibili sui temi del decoro urbano, della sicurezza e dei servizi pubblici. La gestione della crisi abitativa è poi una delle aree in cui i milanesi chiedono un intervento più deciso. Secondo un rapporto dell’osservatorio Casa Milano, il 35% delle famiglie ha difficoltà a trovare un alloggio a prezzi accessibili. La crescente pressione sul mercato immobiliare ha reso la situazione insostenibile per molti.

Per migliorare la situazione, è fondamentale riportare la politica più vicino ai cittadini. L’istituzione di forum di partecipazione, dove i residenti possano esprimere opinioni e suggerimenti riguardo alle politiche locali, potrebbe favorire una governance più inclusiva. Inoltre, coinvolgere le associazioni di quartiere e i comitati locali nelle decisioni politiche contribuirebbe a rendere la leadership più rappresentativa e reattiva alle necessità della comunità. Un ulteriore passo potrebbe essere quello di implementare un sistema di “bilancio partecipativo”, in cui i cittadini possano decidere come allocare una parte del budget comunale.

Leggi anche: Sala: «vendere San Siro per fare case low cost». Queste le altre idee per fare cassa

#4 Il mare: un desiderio ricorrente

Milano Panoramica – Il mare a Porta Nuova

E qui i milanesi si lasciano proprio andare alla fantasia, in molti hanno manifestato la mancanza del mare, lamentando, quindi, la mancanza di spazi ricreativi legati all’acqua. A differenza di altre grandi città europee, come sappiamo bene, Milano non ha una costa, il che limita le possibilità di svago e relax. Questo desiderio è particolarmente sentito nei mesi estivi, quando la calura e l’assenza di luoghi freschi rendono la vita in città più difficile.

Per colmare questa lacuna, Milano potrebbe investire nella valorizzazione dei Navigli e delle Darsene, trasformandoli in centri di aggregazione sociale e culturale. La creazione di aree attrezzate per attività acquatiche, mercatini e festival estivi potrebbe attrarre residenti e turisti, creando un’atmosfera vivace. Inoltre, progettare una “spiaggia urbana” nei parchi cittadini, dove i milanesi possano godere del sole e rilassarsi, potrebbe offrire un’alternativa alle lunghe trasferte verso la costa.

Alcune iniziative, come l’installazione di pontili galleggianti e la creazione di zone balneabili nei corsi d’acqua cittadini, potrebbero rendere Milano un luogo più vivibile. Anche il potenziamento dei trasporti, con la costruzione di treni direttissimi, per raggiungere le spiagge vicine, come quelle di Liguria e Toscana, potrebbe incentivare i milanesi a godere di weekend al mare.

Leggi anche: «Il mare anche di notte»: la novità di Dubai si diffonderà anche sulle spiagge italiane?

#5 Metropolitana aperta H24: un sogno realizzabile

maria_._pina IG – Banchina metro Milano

Infine, tra le mancanze più sentite, c’è la richiesta, a gran voce, di una metropolitana aperta H24. Molti cittadini vorrebbero che il servizio metropolitano fosse attivo durante la notte, anche soltanto nel weekend, per facilitare gli spostamenti legati alla vita notturna e per coloro che lavorano in orari atipici. Attualmente, la metropolitana chiude intorno all’1:00 di notte, costringendo i milanesi a cercare alternative per tornare a casa.

Estendere l’orario di servizio della metropolitana non solo migliorerebbe la mobilità notturna, ma incentiverebbe anche un divertimento più sicuro. Tuttavia, i costi di gestione e la questione della sicurezza sono spesso citati come ostacoli a questo progetto.

Implementare un servizio notturno di autobus e navette potrebbe essere una soluzione intermedia, garantendo una copertura per le ore notturne. Inoltre, l’analisi dei flussi di passeggeri potrebbe fornire dati utili per programmare il servizio notturno in modo più efficiente.

Continua la lettura con: Come ci si sente a vivere a Milano? I tre grandi pregi e… i due motivi di disagio

MATTEO RESPINTI

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Da Milano il treno speciale per i mercatini di Natale del Süd Tirol

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Un treno speciale collegherà Milano all’Alto Adige per i consueti mercatini dell’Avvento.

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Da Milano il treno speciale per i mercatini di Natale del Süd Tirol

# I mercatini di Natale nel Süd Tirol

Nonostante stiamo girando per la città ancora con felpa e occhiali da sole, si sta inevitabilmente avvicinando l’inverno e, assieme ad esso, il bellissimo periodo dell’Avvento, che ci accompagnerà al Natale. Appuntamento immancabile, per grandi e piccini: i mercatini di Natale.

Mercatini di Natale in Alto Adige
Credits: @altoadige.it

Quali sono i migliori? A questo non si può dare risposta oggettiva, ma di sicuro quelli dell’Alto Adige risultano essere tra i più suggestivi, grazie alla cornice naturale nella quale sono immersi, che contribuisce a creare un’atmosfera magica più che unica.

# Il treno di Natale da Milano per Bolzano, Bressanone e Vipiteno

Se si parte da Milano per visitare i mercatini in Alto Adige, e si vuole evitare l’automobile per i soliti motivi (guidare senza godersi il fantastico panorama, trovare code all’andata e al ritorno, trovare parcheggio, e via dicendo…), Trenitalia potrebbe essere la soluzione ideale.

Credits: @trenitalia.com

Infatti, dal 30 novembre, per tre fine settimana, partiranno dei treni speciali da Milano Centrale, con fermate intermedie a Treviglio e Brescia. Faranno capolinea al Brennero, con fermate intermedie nelle città che ospitano i mercatini di Natale Originali di Bolzano, Bressanone e Vipiteno. Merano sarà facilmente raggiungibile dalla stazione di Bolzano. Brunico si potrà invece raggiungere dalla stazione di Bressanone.

Credits: @suedtirol.info

I treni partono tutti al mattino, tra le 7 e le 9, da Milano Centrale e arrivano a destinazione, comodamente, entro l’ora di pranzo. Rientrano invece dall’Alto Adige nel tardo pomeriggio, raggiungendo Milano attorno alle 22. I costi sono molto competitivi (si trovano ancora tratte singole a 25€ a persona). Informazioni più dettagliate sul sito di Trenitalia, ma anche sul sito istituzionale del Süd Tirol.

Fonti: www.suedtirol.info, trenitalia.com

Continua la lettura con: I 10 MERCATINI di NATALE più belli d’Europa: le info per raggiungerli da Milano

LUCIO BARDELLE

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È arrivato «il bus del futuro»: fermerà anche a Milano?

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route-one.net - Ietram

Comodo come un tram, flessibile come un bus. Vediamo dove è entrato in servizio e quali città lo stanno scegliendo.

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È arrivato «il bus del futuro»: fermerà anche a Milano?

# ieTram: comodo come un tram, flessibile come un bus

irizar – Interno Ietram

I nuovi mezzi messi in servizio a Londra dalla Transport for London sono stati prodotti da Irizar e-mobility: il loro nome ufficiale è ieTram perché combinano la «facilità di accesso e configurazione interna di un tram con la flessibilità di un autobus urbano», grazie a porte scorrevoli e pavimento ribassato. Sono anche dotati di grandi finestrini e di ruote coperte, per maggiore sicurezza di pedoni e ciclisti. La prima flotta ordinata è composta di 20 mezzi.

# Solo 10 minuti per la ricarica del mezzo

Tfl – Sistema di ricarica a pantografo che verrà utilizzato anche per i nuovi ietram

Rispetto alla maggior parte di quelli attuali, che vengono caricati in deposito durante la notte, questi nuovi bus elettrici utilizzano un pantografo che fornisce una carica rapida e ad alta potenza all’autobus attraverso il suo tetto. Alle due estremità del percorso della linea è stata posizionata la struttura a braccio che ricarica i veicoli in soli 10 minuti.

Leggi anche: Quando a LONDRA circolavano dei BUS per CICLISTI

# Primi viaggi sulla linea 358 (con un anno di ritardo)

route-one.net – Ietram

Inizialmente gli autobus ieTram dovevano essere testati nel 2023 per poi entrare in servizio lo stesso anno. Il tutto è stato posticipato al 2024. I primi viaggi nel mese di settembre  sulla linea 358 tra Crystal Palace e Orpington, una delle linee di autobus più lunghe di Londra.

Tfl – Linea 358

# Nuova linea in arrivo nel 2025 nel Kent

Tratta Dartford-Gravesham

Entro aprile 2025 una zona del Kent, cofinante con la Greater London, si prepara ad accogliere i nuovi autobus elettrici a emissioni zero. La linea servita in questo caso è la 480 – Dartford – Gravesend, con 28 mezzi ordinati e il primo arrivato nell’agosto 2024. Anche Genova ha effettuato alcuni test con un mezzo di prova, di lunghezza maggiore, con l’obiettivo di metterlo sulle strade nel prossimo futuro negli assi di forza. 

A Milano entro il 2030 è previsto che tutti gli autobus siano elettrici: si potrebbero utilizzare gli ietram sulle linee extraurbane?

Leggi anche: La rivoluzione mobile: le 10 novità per muoversi a Milano in arrivo nel prossimo futuro

Continua la lettura con: Ufficiale: Tramlink in arrivo! Quando entrano in servizio i nuovi tram super tecnologici di Milano

FABIO MARCOMIN

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La pazza storia dell’Eremita che viveva nella “capanna di sassi” tra le guglie del Duomo

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Le cattedrali di tutto il mondo custodiscono storie e leggende di personaggi enigmatici: Parigi ebbe il celebre Gobbo di Notre Dame, ma Milano non è da meno. Proprio nel cuore della città, tra le guglie del Duomo, ha vissuto il più noto tra i “barboni” milanesi: l’Eremita. Questa è la sua storia.

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La pazza storia dell’Eremita che viveva nella “capanna di sassi” tra le guglie del Duomo

# Milano nel 1651

Siamo nel 1651. Il Duomo di Milano, iniziato nel 1386, non è ancora completato: la facciata è un cantiere e materiali e attrezzi sono accatastati alla rinfusa nella piazza. Durante il giorno, il sagrato è animato dal mercato e dal via vai di persone, ma di notte la scena cambia radicalmente.

La piazza si trasforma in una zona buia e pericolosa, in particolare tra il quartiere del Rebecchino (un “mono isolato” che sorgeva nell’attuale perimetro di Piazza Duomo) e il vicino Bottonuto (situato subito a sud, in corrispondenza dell’attuale Piazza Diaz) si annidano criminali e prostitute, rendendo l’area tutt’altro che raccomandabile.

È in questo contesto si muove e vive, solitario, quell’uomo noto ai milanesi come l’Eremita. Un povero milanese, sopravvissuto alla terribile peste del 1630 e rimasto solo a causa dell’epidemia, che, però, aveva trovato rifugio accanto alle mura della cattedrale.

# La “Capanna di Sassi” accanto al Duomo

Credits: Ideogram.AI

Per ripararsi dalle intemperie, l’Eremita si era costruito una sorta di dimora rudimentale, la “Capanna di Sassi”, fatta con i materiali di scarto del cantiere. Gli operai della Fabbrica del Duomo e persino la polizia spagnola, che pattugliava la zona, tolleravano quella costruzione improvvisata e chiudevano un occhio: l’eremita era conosciuto, rispettato e lasciato in pace.

Un giorno, però, tutto cambiò. La Fabbrica del Duomo ricevette l’ordine di sgomberare la zona in cui l’Eremita aveva stabilito la sua capanna: si trattò della necessità di pavimentare l’area circostante la cattedrale.

Quel giorno, furbescamente, gli operai si misero al lavoro mentre l’Eremita era assente, smantellando il rifugio fatto di pietre e materiali di fortuna. Al suo ritorno, il pover’uomo non trovò neanche i resti del suo rifugio. Il suo “igloo”, costruito pietra su pietra, non esisteva più.
Gli operai e la direzione della Fabbrica, però, furono mossi a compassione per quell’uomo rimasto senza casa e decisero di rimediare al danno con un gesto inaspettato e generoso.

# Una nuova casa tra le guglie del Duomo

In segno di scuse, gli operai della Fabbrica del Duomo si offrirono di costruire all’Eremita un rifugio alternativo, ben più sicuro e lontano dai pericoli del sagrato. Fu così che l’uomo domandò, e ottenne, un luogo davvero singolare dove far erigere la nuova “abitazione” di sassi: il tetto del Duomo di Milano, praticamente in mezzo alle guglie. Da quella posizione elevata, l’Eremita fu al sicuro dalle aggressioni notturne e poté vivere sotto il cielo stellato, ma pur sempre circondato dalla bellezza architettonica della cattedrale.

Quella nuova dimora divenne il rifugio dell’Eremita per dieci anni. Protetto tra le guglie, l’uomo passò le proprie giornate pregando e contemplando, “senza più fare ritorno” alla città. La Veneranda Fabbrica del Duomo, affezionata a questo personaggio bizzarro, che, nella povertà più assoluta, sopravviveva nei pressi della casa di Dio, si occupò anche del suo sostentamento.

L’Eremita visse sul tetto del Duomo fino alla sua morte, avvenuta nel 1660. Con la sua scomparsa, la “capanna di sassi” venne definitivamente rimossa, ma la storia d questo Eremita del Duomo è rimasta viva nella memoria di alcuni milanesi.

Continua la lettura con: La mitica storia del «Gamba de Legn», il primo tram d’Italia

MATTEO RESPINTI

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Metro Parade: come cambia la classifica dei capolinea con l’apertura della M4?

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Credits: Urbanfile

La metro parade, la classifica che ordina i capolinea della metropolitana di Milano secondo la vicinanza al centro di Milano. Qual è il più vicino? Cosa è cambiato con la M4? Spoiler: la M4 ha i capolinea quasi alla stessa distanza dal centro. Ma vediamo quali sono i primi sette.

Metro Parade: come cambia la classifica dei capolinea con l’apertura della M4?

#7 Assago Forum M2: a 10 km, il capolinea nel “paese del Dalai Lama”

L’ultima fermata a sud delle linea verde, che serve il Forum di Assago, è lontana dal Duomo di circa 10 km a 6 fermate da Cadorna Fs da dove si prende la rossa con altre tre fermate per il Duomo. La stazione è in superficie e tutta la tratta da Famagosta al capolinea di Assago, il capolinea più vicino tra quelli al di fuori dei confini del comune di Milano.  

Una curiosità di Assago è il “palio delle quattro cascine” in cui si sfidano le quattro contrade del territorio: contrada della rana (cascina Pontirolo), del gallo (cascina Castello), dell’ape (cascina Bazzana) e del cavallo (cascina Cavallazza).

Pochi sanno che nel 2012 è stata consegnata la cittadinanza onoraria di Assago a Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama.

#6 Comasina M3: a 9,4 km dal Duomo il capolinea nel quartiere dell’utopia

Credits: wikipedia.org

Il capolinea a nord della linea M3, inaugurata nel 2011, è a 9,4 km dalla stazione di Duomo e a 10 stazioni di distanza. La fermata di Comasina si trova al limite dei confini comunali, a poche centinaia di metri dal comune di Cormano. Pochi sanno che il quartiere Comasina è uno dei principali interventi realizzati negli anni cinquanta con lo scopo di diventare un’avanguardia di quartiere autosufficiente. Scopri di più leggendo questo articolo: l’utopia della Comasina

#5 Linate M4: a 9 km da Duomo

Stazione di Linate

Dal capolinea Est della M4 se si vuole andare in Duomo ci si mette 15 minuti con la metro, scendendo a San Babila e percorrendo a piedi corso Vittorio Emanuele II. Se, invece si vuole andare a piedi, ci si mette 1 ora e 31 minuti. 

#4 San Cristoforo M4: la new entry a 8 km

Ingresso a San Cristoforo

La new entry tra i capolinea della metro si inserisce a ridosso del podio. Con la metro ci si mettono 20 minuti per arrivare in Duomo, scendendo a Vetra e proseguendo a piedi. Se invece si vuole arrivare a piedi dal capolinea ci si mette un’ora e 10 minuti. 

#3 San Donato M3: a 7 km, anche se non sembra è ancora dentro ai confini di Milano

Credits: wikipedia.org –

Il capolinea a sud della linea gialla di San Donato, anche se ha il nome del Comune confinante con Milano si trova ancora nell’area comunale del capoluogo. Ci sono 8 fermate che lo separano da piazza del Duomo e con appena 7,2 km si posiziona al terzo posto tra i più vicini al centro città. San Donato Milanese è la principale sede operativa dell’Eni che si trova a Metanopoli, frazione di San Donato costruita per volere di Enrico Mattei nel 1952.

#2 Bisceglie M1: a 6,6 km, capolinea anche se presto perderà il titolo

Dopo la linea gialla e verde eccoci alla linea rossa, la più storica della città, che con il capolinea sud-est di Bisceglie è seconda come capolinea in questa metro parade. Nel tragitto percorso dai convogli della metropolitana per connettersi con Duomo M1 si incontrano 11 stazioni per 6,6 km. Tra qualche anno la linea dovrebbe essere prolungata fino al nuovo capolinea di Baggio

Leggi anche: estensioni delle linee della metropolitana

#1 Piazza Abbiategrasso M2: a 5,09 km, nella diramazione che ha una sola fermata

Credits: Urbanfile

Il capolinea più vicino in assoluto al centro di Milano è quello di Piazza Abbiategrasso sulla M2. Un capolinea che ha un’altra particolarità curiosa oltre a essere quello più vicino al centro di Milano: solo 5 km e 5 stazioni che lo separano dalla fermata di Cadorna. Si trova infatti nella diramazione a sud-est della linea che è costituita da appena una stazione: il capolinea.  

Continua la lettura con: Le stazioni più profonde della metropolitana di Milano e del mondo

FABIO MARCOMIN

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La Milano dei metallari nel 1983: “Sesso, Birra ed Heavy Metal”

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La Milano degli anni ottanta non era solo dei paninari. Tutt’altro: si vedevano tante mode giovanili. Una delle più popolari era quella dei metallari. Così venivano definiti gli amanti dell’Heavy Metal con un look da Easy Rider. “All’inizio si voleva imitare quello che succedeva a Londra”. Questi i loro racconti, la loro musica e i locali dove si trovavano a Milano. Video di Amigo Amigo

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La più lunga linea della metropolitana del mondo: come andare da Milano e Bologna senza scendere dalla metro

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Credits wikiwand - Treno linea 1 Seul

Un record incredibile a cui finora nessun’altra linea metropolitana al mondo è riuscita ad avvicinarsi. Ecco quanto si estende questa linea da record.

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La più lunga linea della metropolitana del mondo: come andare da Milano e Bologna senza scendere dalla metro

# La metropolitana di Seul ha la linea più lunga al mondo

Mappa Metro Seul

La linea 1 della metropolitana di Seul, aperta nel 1974 fra le stazioni di Seul e Cheongnyangni e con le ultime estensioni inaugurate nel 2010, è un asse di collegamento ferroviario fra il centro di Seul, Corea del Sud, la stazione di Soyosan a nord-est, Incheon a sud-ovest e Asan via Suwon a sud.

La tratta sotterranea è gestita da Seoul Metro, mentre nel 2000 con l’integrazione nella linea delle linee adiacenti gestite dal Korail, si è venuta a creare ufficialmente la Linea 1. Nonostante l’intera rete della capitala coreana sia ad oggi “solo” al nono posto per estensione, questa linea è la più lunga al mondo.

Leggi anche: Le 10 METROPOLITANE da RECORD MONDIALE

# La linea 1 si estende per oltre 200 km (come da Milano a Bologna), il doppio dell’intera rete di Milano, e conta quasi 100 stazioni

Credits wikipedia.org – Mappa linea 1 Seul

La Linea 1, identificata anche dal colore blu scuro, copre gran parte dell’area metropolitana di Seul: raggiunge i 200,6 km di estensione, il doppio di tutta la rete metropolitana di Milano, e conta ben 98 stazioni.

Credits mochilerosdospuntocero.com – Cartello diramazione linea 1 Seul

Nella tratta tra le stazioni di Soyosan, Dongducheon, Uijeongbu, Cheongnyangni, Seul, Yongsan, e Guro corrono anche treni rapidi che fanno sosta solo nelle fermate più importanti. Nel tronco di linea tra Yongsan e Seul e Dongincheon e Cheonan viaggiano anche treni espressi. Nel centro, a Guro, c’è una diramazione in due percorsi: uno verso ovest diretto a Incheon, e un altro verso sud diretto a Byeongjeom e Cheonan. 

Continua la lettura con: Le 10 METROPOLITANE più LUNGHE del MONDO paragonate a Milano

FABIO MARCOMIN

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

A che servono i misteriosi soffioni nella metro gialla?

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Jae-in-Hong Fb - Soffioni metro Milano

Molti se lo chiedono: a che cosa servono? E perché si trovano solo sulla gialla?

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A che servono i misteriosi soffioni nella metro gialla?

# Sono delle barriere antifumo

Jae-in-Hong Fb – Soffioni metro Milano

Chiunque abbia preso almeno una volta nella vita un treno della linea metropolitana gialla a Milano, avrà notato degli strani soffioni posti sui profili di marmo delle pareti rivolte verso i binari in prossimità degli accessi alle banchine. Al contrario degli spruzzatori sprinkler posti nel controsoffitto che servono per estinguere un incendio, come ha spiegato Lorenzo Terzi nel gruppo Cantiere Urbanfile, questi “ugelli” svolgono un’altra funzione: sono delle barriere antifumo

# Come funzionano

In caso di incendio” spiega Lorenzo Terzi “creano una barriera di acqua tra la banchina e i corridoi per impedire che il fumo si propaghi in altre aree della stazione. Si attivano automaticamente unitamente a dei faretti posti nella parte alta (utili per indicare la via di fuga) dopo due minuti che i sensori rilevano presenza di fumo oppure manualmente dall’agente di stazione.”

# Ci sono anche sulla M1 e sistemi simili pure sulla M2

Lorenzo Terzi FB – Barriere antifumo M1

Nonostante sia un sistema pensato all’epoca della realizzazione della M3 e installato inizialmente solo quella linea, è presente anche nelle più recenti stazioni della M1 di Pero e Rho Fiera. Sistemi simili dal nome di “lame d’acqua” ci sono anche in alcune stazioni della M1 e M2, ad esempio nel mezzanino di San Babila M1, in Centrale M2 verso i corridoi di collegamento M3 e nella stazione di Famagosta. Anni fa, come ha ricordato Marco Montella sempre sul gruppo Cantiere Urbanfile, erano tutti coperti da cappellotti di gomma che, in caso di attivazione del sistema, sarebbero saltati via con la pressione dell’acqua. 

Continua la lettura con: Le STRISCE in GALLERIA della METRO: che cosa SIGNIFICANO?

FABIO MARCOMIN

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Citylife non si ferma più: sarà sempre più city e meno life

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Rendering realizzato con Ideogram AI

Poco alla volta si stanno completando tutti i tasselli del puzzle, con anche gli ultimi lotti liberi pronti ad essere edificati. Sempre più edifici e sempre meno spazio per chi non è residente. Citylife rischia di perdere il suo principale motivo d’attrazione, la prevalenza di spazi verdi e di luoghi di interesse per tutti i cittadini: diventerà un’occasione mancata, come Porta Nuova?

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Il futuro di Citylife: più city meno life?

# Citylife rischia di diventare un’occasione mancata

Citylife vs Porta Nuova

Nella sfida a distanza tra i due quartieri moderni ed europei della città, Citylife e Porta Nuova, il più vissuto e apprezzato dai milanesi per la possibilità di vivere appieno gli spazi all’aperto è senza dubbio il primo. La concentrazione di grattacieli al centro, il Dritto, lo Storto e il Curvo, e l’area commerciale con ristoranti posizionata sotto e sopra il podio che accoglie gli stessi, regala grandi spazi senza quella sensazione di oppressione e chiusura che si percepisce a Porta Nuova, soprattutto in direzione centro con il padiglione Ibm e il nuovo store Uniqlo a congestionare piazza Gae Aulenti. La situazione però è in procinto di cambiare nei prossimi anni, purtroppo in peggio.

Leggi anche: CITY LIFE vs PORTA NUOVA: la sfida presente e futura tra verde e architettura

# Sparisce l’unico locale all’aperto nel parco, il Gud: al suo posto un altro grattacielo residenziale

Citywave – Il grattacielo sdraiato

Nell’attesa di vedere completato il quarto grattacielo del quartiere, già soprannominato lo Sdraiato per via del grande porticato che unisce due edifici di altezze diverse, ci si prepara a vederne arrivare un quinto.

Credits lylaintheskywithdiamonds IG – Gud Citylife

L’area prescelta è quella dove si trova oggi uno dei locali GUD in città, caratterizzato da sdraio e ombrelloni, tra balle di fieno vista Tre Torri e un’atmosfera metropolitana rurale, sul retro ci sono degli orti urbani. Si tratta dell’unico locale all’aperto nel prato di Citylife e lo sarà al massimo fino al 2026.

Maps – Area futuro grattacielo Citylife

Posizionato nel lato del quartiere che affaccia su viale Berengario, su un lotto fondiario di 7.300 mq, l’Amministratore Delegato di SmartCityLife, Roberto Russo, ha dichiarato in un’intervista a Urbanfile che sorgerà al suo posto un «edificio iconico e innovativo, sicuramente alto dato che l’area fondiaria è piuttosto piccola». Si parla di circa 20 piani, solo residenziale con appartamenti di 300 mq ciascuno, e di un’altezza stimabile in almeno 60-70 metri.

Un’altra porzione di parco pubblico sarà quindi destinata a privati, come già successo per tutte le residenze Libeskind e Hadid recintate con le aree verdi accessibili solo ai residenti, e soprattutto una spazialità cancellata dato che si riduce la distanza tra la propaggine ovest dello shopping district e il nuovo costruito. Nelle immagini in alto la situazione oggi e in futuro della vista dell’area con l’ingombro di un palazzo (realizzato dalla redazione con Ideogram AI e non riferibile ad alcun rendering ufficiale).

# L’ultimo lotto libero viene occupato dal Padel Pavillon

skysport – Padel Pavillon

Non ci sono solo grattacieli. Nell’ultima porzione di terreno libera da costruzioni è in fase di realizzazione il Padel Pavilion di design progettato da Fabio Novembre, con linee che richiamano le Tre Torri. La sua localizzazione all’interno del quartiere è sul lato confinante con il centro congressi MiCo, uno degli edifici delle vecchia fiera dove è previsto l’approdo del nuovo Centro di produzione Rai al posto del “padiglione dell’Agricoltura” tra il 2028 e il 2029.

Dopo l’incertezza iniziale, CityLife ha preso il volo anche grazie all’ampia disponibilità di spazi verdi e di luoghi di interesse per i non residenti. Le nuove costruzioni faranno perdere il suo appeal come punto di riferimento per tutti i milanesi, trasformandolo in uno dei tanti quartieri soffocati dal cemento e chiusi in se stessi?

Continua la lettura con: La «CityLife di periferia»: il quartiere delle Olimpiadi a Milano

FABIO MARCOMIN

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La risposta del disoccupato milanese alla domanda “che lavoro fai?”

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A breve vedrete.

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Continua con: È sabato: anche lo zio può girare in area B!

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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Chiude il Diana, il simbolo di una stagione gloriosa

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Ph. @fondazionecarloperini IG

L’hotel Diana, un’icona del settore alberghiero milanese, ha annunciato la sua chiusura. Si è subito sollevata un’ondata di emozioni tra gli ospiti abituali e i residenti della città. Lo storico hotel, situato nel cuore di Milano, ha rappresentato per decenni un punto di riferimento per viaggiatori da tutto il mondo, offrendo non solo un’accoglienza calorosa ma anche un pezzo della storia della città.

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Chiude il Diana, il simbolo di una stagione gloriosa

# La dea preferita da D’Annunzio e Marinetti

L’Hotel Diana viene inaugurato nel 1908, in piena Belle Époque, quando Milano sta vivendo una straordinaria fase di sviluppo economico e culturale. Il nome “Kursaal” deriva dal tedesco e significa letteralmente “sala per cure”, ma veniva utilizzato per indicare luoghi di ritrovo e intrattenimento.
Il “Diana” deriva dalla dea romana della caccia, come simbolo di eleganza, o semplicemente essere stato scelto come nome di prestigio.

L’edificio, progettato secondo i canoni dello stile Liberty allora in voga, si distingue per le sue eleganti decorazioni floreali, i fregi elaborati e gli interni sontuosi. I pavimenti in marmo di Carrara, gli stucchi dorati e i lampadari in cristallo di Boemia testimoniano l’attenzione per i dettagli e la ricerca della massima raffinatezza.

Sin dall’apertura, l’hotel si posiziona come punto di riferimento per l’alta società milanese e internazionale. Le sue stanze e i suoi saloni accolgono industriali, aristocratici, artisti e intellettuali che trovano nell’Hotel Diana un ambiente raffinato e cosmopolita.
Durante la Prima Guerra Mondiale, l’Hotel Diana, come molte altre strutture alberghiere, viene parzialmente convertito per ospitare uffici militari e alloggi per ufficiali. 

Gli anni ’20 e ’30 rappresentano l’età dell’oro dell’Hotel Diana. I suoi saloni ospitano feste sfarzose, incontri d’affari e eventi mondani che vedono la partecipazione del meglio della società milanese. Si dice che personalità come Gabriele D’Annunzio, Filippo Tommaso Marinetti e Luigi Pirandello fossero frequentatori abituali dell’hotel.

# La strage del Diana

L’edificio divenne tristemente famoso per essere stato oggetto di un attentato anarchico il 23 marzo 1921, quando una bomba esplose durante uno spettacolo teatrale causando 21 morti e oltre 80 feriti.

In questo periodo, l’albergo si dota di tutti i comfort moderni dell’epoca: telefono in camera, ascensore elettrico, riscaldamento centralizzato. La cucina dell’hotel diventa famosa per i suoi piatti raffinati e per le cene di gala che attirano l’élite cittadina.

Gli anni della Seconda Guerra Mondiale rappresentano un periodo difficile per l’Hotel Diana. Durante i bombardamenti del 1943, l’edificio subisce alcuni danni, ma riesce a resistere. I suoi sotterranei vengono utilizzati come rifugio antiaereo durante i raid alleati.

Nonostante le difficoltà, l’hotel rimane operativo, ospitando giornalisti stranieri, diplomatici e, dopo la liberazione, ufficiali alleati. Si racconta che alcune stanze dell’hotel abbiano ospitato incontri segreti tra partigiani e membri della resistenza.

# Il ritrovo della Dolce Vita milanese

Credits: d.repubblica.it – Giorgio Armani

Nel periodo post-bellico, l’Hotel Diana vive una fase di rinascita parallela a quella della città. L’edificio viene restaurato, mantenendo però il suo fascino d’epoca. Gli anni del boom economico vedono un ritorno della mondanità e l’hotel torna ad essere un punto di riferimento per la vita sociale milanese.
In questo periodo, l’hotel ospita numerose personalità del mondo del cinema, della cultura e dell’industria. Le sue stanze accolgono star internazionali come Grace Kelly, Ava Gardner e Clark Gable, oltre a importanti uomini d’affari attratti dal miracolo economico italiano.

Con l’affermarsi di Milano come capitale della moda, l’Hotel Diana diventa un punto di riferimento per stilisti, modelle e fotografi. La sua posizione centrale e la sua eleganza discreta lo rendono il luogo ideale per chi lavora nel mondo della moda e del design.

Durante le settimane della moda, l’hotel diventa un vero e proprio hub creativo, con servizi fotografici improvvisati nei corridoi e meeting riservati nel bar dell’hotel. Stilisti come Giorgio Armani, Gianni Versace e Valentino sono ospiti frequenti.
L’arrivo del XXI secolo porta nuove sfide per l’Hotel Diana. La struttura viene sottoposta a un’attenta opera di rinnovamento che rispetta l’estetica originale dell’edificio mentre lo adatta alle esigenze moderne.

L’hotel si dota di tecnologie all’avanguardia: Wi-Fi ad alta velocità, smart TV, domotica nelle camere. Tuttavia, mantiene intatti gli elementi storici che lo caratterizzano: i pavimenti in marmo, gli stucchi, i lampadari d’epoca.
Un capitolo speciale nella storia dell’Hotel Diana è rappresentato dalla sua offerta gastronomica. Il ristorante dell’hotel è sempre stato un punto di riferimento per la cucina raffinata, mescolando tradizione milanese e influenze internazionali.

Il bar dell’hotel, con i suoi cocktail classici e le sue atmosfere retrò, è diventato nel tempo un luogo di ritrovo per l’élite milanese e per i viaggiatori più esigenti.

# Aneddoti e curiosità

Nel corso della sua lunga storia, l’Hotel Diana ha accumulato numerosi aneddoti e curiosità:

  • Si dice che durante il fascismo, alcune stanze dell’hotel fossero utilizzate per incontri segreti tra oppositori del regime.
  • Il bar dell’hotel sarebbe stato il luogo dove è stata inventata una variante del famoso cocktail Martini.
  • Durante la settimana della moda del 1994, una sfilata improvvisata nel corridoio del terzo piano sarebbe diventata leggendaria.

Purtroppo, è giunta all’improvviso la notizia che l’hotel chiuderà definitivamente.

# Milano perde il suo storico aperitivo di classe

Ph. @fondazionecarloperini IG

La pandemia ha avuto un impatto devastante sull’industria dell’ospitalità, e l’hotel non è stato immune a queste sfide.
Negli ultimi anni, il settore alberghiero ha dovuto affrontare cambiamenti radicali. Le restrizioni di viaggio, la diminuzione del turismo e la crescente concorrenza delle piattaforme di affitto a breve termine hanno costretto molti hotel a rivedere le loro strategie. L’hotel Diana, purtroppo, non è riuscito a recuperare e a trovare un modello di business sostenibile in questo nuovo panorama.

La chiusura dell’hotel ha anche suscitato ricordi tra gli ex dipendenti e gli ospiti abituali. Molti di loro ricordano la calda ospitalità del personale, che ha sempre messo al primo posto il benessere degli ospiti. Le storie di matrimoni, conferenze aziendali e celebrazioni familiari si intrecciano con quelle di viaggiatori che hanno trovato rifugio e conforto nelle sue stanze.

Inoltre, la chiusura dell’hotel Diana rappresenta una perdita culturale per Milano. L’hotel non era solo un luogo dove pernottare, ma un punto di incontro per aperitivi, eventi, mostre e iniziative locali. La sua scomparsa lascia un vuoto nel tessuto sociale della città, un luogo che ha favorito l’incontro tra culture diverse e ha contribuito a rendere Milano una meta internazionale.

# Un campanello d’allarme per tutto il settore

La chiusura dell’hotel Diana è quindi un evento significativo, che invita a riflettere sulle sfide che il settore del turismo sta affrontando. È un richiamo alla necessità di adattarsi e di evolversi, mantenendo viva la memoria di luoghi storici che hanno segnato la storia di Milano. In un mondo in continua evoluzione, è fondamentale trovare un equilibrio tra tradizione e innovazione, per garantire che Milano continui a brillare come una delle destinazioni più ambite a livello globale.

La chiusura dell’hotel Diana è tanto una perdita quanto un’opportunità per riflettere sul futuro dell’ospitalità a Milano. È un momento di transizione che richiede attenzione e azione, affinché la città possa affrontare le sfide del presente e costruire un futuro sostenibile per il settore turistico.

Continua la lettura con: Le 9 linee circolari di Milano, esistenti e future: dalla metro del centro storico al grande anello ferroviario

MICHELE LAROTONDA

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Le 9 linee circolari di Milano, esistenti e future: dalla metro del centro storico al grande anello ferroviario

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In arancione il grande anello metropolitano. In verde più chiaro le tangenziali, la TEEM e la pedemontana, in verde più scuro il percorso ad ovest e il tratto della A4 tra la pedemontana e la TEEM. In viola le metrotranvie, in rosa la M6, in bordeaux la circle line, in nero la 90/91 in arancio la 9/10

Milano si è sempre sviluppata intorno al suo centro, sviluppando cerchie sempre più grandi. Se guardiamo però al trasporto pubblico questo non accade: sono poche le linee di forza che aggirano il centro della città piuttosto che tagliarlo in pieno. Milano ha già alcune infrastrutture fondamentali in tal senso che non vengono valorizzate e allo stesso tempo ha in cantiere diversi progetti che potrebbero rendere Milano il centro di diversi cerchi. 

Le 9 linee circolari di Milano, esistenti e future: dalla metro del centro storico al grande anello ferroviario

# M0: la metro che non c’è 

In nero il percorso delle 96-97 spostato leggermente più a sud di quello della “M0”

Oggi guardando al centro di Milano si vede una linea bucata: tramite le linee metropolitane si può ricalcare la vecchia piccola circolare composta delle linee 96 e 97, ma con una leggera deviazione a nord. Infatti partendo dalla stazione di Porta Garibaldi si prosegue con il passante per la stazione di Repubblica e Porta Venezia dove si può prendere la M1 fino a San Babila, cambiare con M4 e dirigersi fino a Sant’Ambrogio. Riprendere la M2 e arrivare di nuovo a Garibaldi, circumnavigando il centro. 

Il punto debole di questo sistema è ovviamente il passante ferroviario che non è ancora in grado di riuscire a sostenere i ritmi delle linee metropolitane. Risulta anche complesso riuscire a compiere i vari spostamenti in tempi accettabili, soprattutto a causa della caoticità degli interscambi di M4 in particolar modo a Sant’Ambrogio.

# 9-10: i tram circolari 

In arancione il percorso del tram 9 e in grigio quello del tram 10

Spesso quando sentiamo parlare di linee circolari pensiamo agli autobus o alla circle line, ma la linea circolare attiva con il raggio inferiore è quella composta dai tram 9 e 10, che circumnavigano il centro storico andando ad intrecciare tutte le principali linee metropolitane e alcune importanti stazioni, come Garibaldi e Centrale. Insomma una linea di tutto rispetto che dovrebbe essere considerata dai cittadini e segnalata in maniera migliore da ATM. 

# 90-91: la linea da potenziare 

In nero la circolare 90/91 in arancione quella 9/10

Le due linee circolari di Milano vanno sicuramente potenziate e migliorate a livello di comunicazione. Oltre a questo il Comune si sta impegnando in miglioramenti infrastrutturali, rendendo l’intero percorso in sede separata e successivamente automatizzando la linea, in collaborazione con il Politecnico di Milano.

# M6 e la circle line per un viaggio esterno

Il percorso della circle line

Già in un articolo di diversi mesi fa ho evidenziato i problemi della futura circle line milanesi, legati sia alla mancanza di un tratto ad ovest sia di un collegamento con i suburbani provenienti dalla Brianza, dal comasco e dal lecchese, ipotizzando invece la creazione di un M6 circolare. 

Ad oggi pare che non ci siano progetti in merito, ma possiamo almeno sperare che M6 vada a completare la circle line, creando almeno una parvenza di metro completamente circolare. 

In rosa la M6, in bordeaux la circle line, in nero la 90/91 in arancio la 9/10

Ad oggi solo un progetto di M6 potrebbe completare la metro circolare percorrendo parzialmente il tragitto del bus 98, intersecando la circle line a nord nelle stazioni Mind (in costruzione) e Certosa, mentre a sud nella stazione canottieri (in costruzione) tra San Cristoforo e Romolo. Tra i progetti alternativi ci sarebbe la possibilità di intercettare la circle line a Tibaldi ma transitando per il centro, perdendo il concetto di metro semicircolare che invece si vuole avere. 

# La metrotramvia da Cascina Gobba a Rogoredo FS

In viola la metrotranvia nord, in verde scuro la metrotranvia est, in violetto la metrotranvia sud e in azzurro la metrotranvia ovest. In rosa la M6 in bordeaux la circle line, in nero la 90/91 in arancio la 9/10

A nord sono iniziati i lavori per la metrotranvia nord che unirà la stazione di Milano Certosa con la M2 a Cascina Gobba, servendo tutto il nord della città. 

Si potrebbe creare una linea che scorra ad est della città, collegando Cascina Gobba a Segrate, dove incontrerà M4, proseguendo verso sud fino a Rogoredo FS (M3), percorrendo il percorso dei bus 923 e 903. 

Una volta arrivati a Rogoredo si potrebbe proseguire sul percorso della linea 95 fino al quartiere Barona, poi su quello della linea 43 fino a Bisceglie e della linea 78 con deviazione per Uruguay, infine proseguendo con la linea 40 fino a Certosa. Il servizio potrebbe essere una metrotranvia o un servizio di filobus in sede protetta con frequenza paragonabile.

# Un bus sulla tangenziale 

In verde più chiaro le tangenziali, la TEEM e la pedemontana, in verde più scuro il percorso ad ovest e il tratto della A4 tra la pedemontana e la TEEM. In viola le metrotranvie, in rosa la M6, in bordeaux la circle line, in nero la 90/91 in arancio la 9/10

Milano ha poi le sue tangenziali, dove ogni giorno gli automobilisti si incolonnano per molto tempo. Si potrebbe pensare di renderle fruibili con i mezzi pubblici come accade ad esempio sul tratto di autostrada tra Milano e Torino. In tal modo si servirebbero diversi quartieri della città e si potrebbero creare parcheggi di interscambio strategici con le autostrade e le superstrade che arrivano in città, oltre che con le linee metropolitane come accade a Casina Gobba.

Questo progetto potrebbe essere ulteriormente esteso alla TEEM e alla Pedemontana quando verrà completata fino a Vimercate. Infine per completare il progetto si potrebbe pensare ad servizio di trasporto pubblico che compra il “buco” ad ovest tra Melegnano e Cassano Magnago, andando a completare l’anello esterno delle tangenziali.

# La grande metro circolare 

In arancione il grande anello metropolitano. In verde più chiaro le tangenziali, la TEEM e la pedemontana, in verde più scuro il percorso ad ovest e il tratto della A4 tra la pedemontana e la TEEM. In viola le metrotranvie, in rosa la M6, in bordeaux la circle line, in nero la 90/91 in arancio la 9/10

La grande linea circolare è un progetto ambizioso che potrà funzionare solamente se le varie linee metropolitane verranno estese secondo gli attuali piani e i progetti di molti appassionati.

Partendo da Nord si passerebbe da: Legnano (M1), proseguendo per Saranno FS, Limbiate (metrotranvia), Desio FS (metrotranvia), Monza Polo Istituzionale (M5), Vimercate (M2), Gorgonzola(M2), Melzo FS, Paullo (metrotranvia), Opera AV (M6), intersecando poi i prolungamenti di M2 verso Binasco M2, M4 verso Abbiategrasso , M5 verso Magenta per tornare poi a Legnano.

# Il grande anello ferroviario

In blu il grande anello ferroviario. In rosso il grande anello metropolitano. In verde più chiaro le tangenziali, la TEEM e la pedemontana, in verde più scuro il percorso ad ovest e il tratto della A4 tra la pedemontana e la TEEM. In viola le metrotranvie, in rosa la M6, in bordeaux la circle line, in nero la 90/91 in arancio la 9/10.

Il grande anello ferroviario invece è già costruito, va solo sistemato come tante altre infrastrutture di Trenord. Ponendo Milano come il centro di questo anello, possiamo facilmente individuare un enorme anello che comprende quasi tutta la Lombardia e non solo. 

Partendo da Como San Giovanni si prosegue sulla direttrice per Lecco, si prosegue poi in direzione Bergamo e da lì o in direzione Treviglio o in direzione Brescia. A questo punto ci si dirige prima a Cremona e poi a Pavia. Si esce dalla Lombardia passando a Novara ed Arona, per rientrare in Lombardia a Varese. Infine si torna a Como passando da Mendrisio e Chiasso. 

Leggi anche: Il Gran Milan Express: la super metro circolare della Grande Milano

# La comunicazione

La sfida finale di queste infrastrutture sarà la comunicazione per cambiare le abitudini dei cittadini e rendere più facile l’utilizzo dei mezzi. Per queste ragioni si potrebbe pensare di cambiare la nomenclatura delle linee:

C0: il percorso metropolitano ristretto M0

C1: la combinazione del tram 9 10

C2: la linea 90/91 

C3: la circle line e la M6

C4: la metrotranvia 

C5 il bus sulle tangenziali interne 

C6: il grande anello metropolitano 

C7: il bus sulla TEEM, sulla pedemontana e sul tragitto ovest

C8: il grande anello ferroviario

Infine sarà sicuramente necessario integrare i biglietti di tutto il trasporto pubblico messo in gioco, in modo tale da fornire la massima flessibilità ai cittadini che decidono di muoversi all’interno del territorio. 

Leggi anche: La babele incomprensibile dei mezzi di trasporto pubblico di Milano

Continua la lettura con: Tokyo Metro si quota in borsa: raccolta una cifra record. Se lo facesse anche ATM? I 5 investimenti che servono alla rete di Milano

SAMUELE GALBIATI

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La metro di Milano ha perso l’hinterland: da quasi 15 anni non si aprono nuove fermate fuori dal Comune   

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Credits documento piano Città Metropolitana Milano - Estensioni metropolitana

Si parla tanto della Grande Milano, di come sia fondamentale portare le linee metropolitane fuori dal territorio comunale per sgravare il traffico cittadino e bla e bla bla. L’unica realtà è il pugno duro che colpisce i tanti residenti dell’hinterland, sprovvisti di veicoli ritenuti meno inquinanti, che non riescono ad entrare in città a causa delle restrizioni di Area B decise da Palazzo Marino. Perché se si parla di fermate della metro, sono quasi 15 anni che fuori dai confini di Milano non se ne apre una. 

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La metro di Milano ha perso l’hinterland: da quasi 15 anni non si aprono nuove fermate fuori dal Comune   

# La prima stazione fuori Milano negli anni Sessanta, con l’inaugurazione della prima tratta di M1

Atm – Mappa Metro e linee S 2024

E dire che la prima linea, la M1, ha avuto sin da subito uno dei capolinea fuori Milano: quello di Sesto Marelli. Dal 1964 sono poi trascorsi altri 8 anni per vedere altre stazioni oltre i confini cittadini con l’entrata in funzione della tratta Cascina Gobba – Gorgonzola, che comunque ha sfruttato il tracciato dell’ex celeri dell’Adda.

Altri 9 anni ci sono poi voluti per vedere la M2 spingersi fino a Cologno Nord. Nel 1986 un altra fermata a Sesto San Giovanni, e una successiva attesa di quasi 20 anni per l’estensione della M1 fino a Rho Fiera.

# L’ultima inaugurazione fuori Milano: nel 2011 

Cadorna Assago M2

Le ultime stazioni fuori città, le due ricadenti nel Comune di Assago sulla M2, risalgono al 20 febbraio 2011, ormai a quasi 14 anni fa. In realtà avrebbero potuto essere addirittura 16 anni ma, nonostante il tratto di binari prevalentemente superficie, il completamento dei lavori è arrivato con 3 anni di ritardo. Da allora nessuna linea o prolungamento è stato costruito oltre i confini del territorio comunale.

# La Grande Milano al momento è solo a parole, anche a livello di trasporto pubblico

Mappa Ferrovie suburbane e passante 2023

Si parla tanto della Grande Milano, di come sia fondamentale portare le linee metropolitane fuori dal territorio comunale per sgravare il traffico cittadino. Va considerato inoltre come per molti sarebbe l’unica possibilità, o comunque quella meno gravosa, per arrivare in città visto anche le restrizioni alla circolazione per i veicoli di classe più inquinante imposte da Palazzo Marino con Area B.  

# Quando potrebbero inaugurare le prossime stazioni extraurbane

Credits documento piano Città Metropolitana Milano – Estensioni metropolitana

La notizia positiva è che i progetti non mancano, solo che, per motivi politici, di lentezze burocratiche, intoppi e mancanza di risorse, si fatica a condurli in porto. Vediamo quindi quando potrebbero inaugurare le prossime stazioni extraurbane:

  • Sesto Restellone e Cinisello Bettola sulla M1 nel 2029, con la seconda ai confini della provincia di Monza Brianza, vale a dire 18 anni dall’ultima apertura fuori Milano. Un cantiere aperto da oltre 13 anni, per appena 1,9 km di percorso, e che attende il bando per la nuova azienda appaltatrice, dopo che quella precedente ha rinunciato a proseguire i lavori;
  • 11 fermate, 4 Cinisello Balsamo e 7 a Monza, e 13 chilometri sulla linea M5 da Bignami a Monza Polo Istituzionale previste non prima del 2033. Da risolvere le ultime problematiche e in particolare il recupero di circa 400 milioni di extra costi;
  • 2 fermate sulla linea M4 da Linate a Segrate Porta Est per 3,1 km, con stazione intermedia a Idroscalo-San Felice, non prima del 2032. In questo caso è stato approvato lo studio di fattibilità, è in corso la progettazione e mancano all’appello 44 milioni di extra-costi.

Si attendono in totale, di prolungamenti certi, 15 stazioni e 18 km di linee.

Leggi anche: Milano 2040: questi saranno i mezzi e le linee di trasporto nel futuro prossimo

FABIO MARCOMIN

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Ho provato la M4! I tempi di percorrenza tra le stazioni e come cambiano le linee di superficie (video)

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La prova della M4

Finalmente attiva l’intera linea M4 a Milano: dal 12 ottobre 2024 i cittadini possono usufruire della metro blu che collega l’aeroporto di Linate a San Cristoforo, rivoluzionando gli spostamenti in città. In questo video vengono messi alla prova i tempi di percorrenza e analizzate le modifiche alla rete di trasporto pubblico, pensate per un’integrazione ottimale con fermate strategiche che collegano al nuovo capolinea di San Cristoforo. Un’occhiata alle novità per orientarsi meglio con i nuovi collegamenti della città.

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FRANCESCA MONTERISI

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È sabato: anche lo zio può girare in area B!

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Il suo giorno di libertà.

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Le «aquile della sosta» di Milano: a chi danno la multa?

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Sergio di Bartolomeo FB - Auto Atm controllo sosta

Il sistema è attivo ormai da cinque anni, ma è circoscritto solo a specifiche violazioni. Ecco come funziona e quali auto vengono multate.

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Le «aquile della sosta» di Milano: a chi danno la multa?

# L'”Occhio di aquila” contro chi parcheggia in divieto

mondotram.freeforumzone – Controllo sosta ATM

Il servizio è attivo dall’11 novembre 2019, dopo un periodo di sperimentazione, e ricorda da vicino il vecchio street control a lungo usato dalla polizia locale. In questo caso la gestione è in carico ad ATM che si è dotata di auto allestite appositamente con telecamera sul tettuccio e telaio bianco e rosso con la scritta “controllo sosta”. Il sistema è stato battezzato “occhio di aquila”.

# Come funziona il sistema

Sergio di Bartolomeo FB – Auto Atm controllo sosta

I controllori ATM non hanno più bisogno di scendere dall’auto per verificare se la sosta di un veicolo è consentita e/o pagata: basta un rapido passaggio con “occhio di aquila”. La telecamera riesce a leggere all’istante le targhe delle auto parcheggiate e i relativi dati vengono trasmessi a uno sorta di server centrale che li elabora e stabilisce se il mezzo è passibile di sanzione.

# Chi viene multato? Chi è in divieto nelle strisce blu o gialle

Credits tatsu_11_ IG – Parcheggi Milano

Il sistema multa solamente i veicoli che non hanno rispettato le regole della sosta su strisce blu e gialle, quindi se non si paga la sosta dei parcheggi a pagamento e se si parcheggia negli spazi riservati ai residenti senza averne diritto. Nel primo caso si riceve la comunicazione di mancato pagamento, nel secondo caso una sanzione amministrativa redatta dagli agenti di Polizia Locale. Questi ultimi sono invece gli unici a poter emettere una multa per parcheggio irregolare su marciapiedi, aree verdi, incroci e strisce pedonali.

Continua la lettura con: In Svizzera non paghi una multa? Finisci in galera (anche se vivi in Italia)

FABIO MARCOMIN

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