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Il «Frecciarossa sotterraneo»: la super-metropolitana per volare da una parte all’altra di Milano

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Rete linee express

Muoversi rapidamente da una parte all’altra di Milano è una impresa ardua, sia con l’auto che con i mezzi pubblici. In un periodo storico in cui la circolazione a Milano sembra diventare sempre più problematica prende quota una soluzione avveniristica: realizzare due linee sotterranee incrociate con treni ad alta velocità, come quelli impiegati nella metropolitana più veloce del mondo, per collegare i poli più importanti dell’area metropolitana.

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Il «Frecciarossa sotterraneo»: la super-metropolitana per volare da una parte all’altra di Milano

# Come la metro più veloce del mondo

Credits: travelourplanet.com

La metropolitana più veloce del mondo si trova in Cina. La “Daxing Aiport Express” ha una lunghezza di 41,4 km, mette in collegamento con Pechino l’Aeroporto Internazionale di Daxing, che tra l’altro è il più grande del mondo, in appena 19 minuti. I treni raggiungono la velocità media di 160 km/h, circa il doppio rispetto alla media nazionale ed il triplo rispetto alla metro di Milano, che arriva poco sopra i 50 km/h. 

Se si facessero delle linee simili anche a Milano, quali poli si potrebbero collegare in poco tempo come se si fosse a bordo di un Frecciarossa sotterraneo? Si potrebbero realizzare due linee: una da Nord a Sud e la seconda da Est a Ovest. Vediamole. 

# La super linea Nord-Sud: la Monza-Opera/Locate Express in 13 minuti

Linea express da Monza a Locate

Si potrebbe realizzare una rete a croce di due linee. Quella con direttrice nord-sud potrebbe andare dalla stazione di Monza a quella di Locate Triulzi. Nel capoluogo brianzolo ci sarebbe l’interscambio con la futura linea M5 diretta a San Siro da una parte, e magari Settimo Milanese, al Polo Istituzionale dall’altra. Una seconda fermata potrebbe essere alla Stazione Centrale, dove incrocerebbe le linee M2 e M3 e l’altra linea express ovest-est da Malpensa a Linate. Un terzo incrocio a San Babila, dove è presente la linea M1 e la linea M4 per Linate. Infine la quarta fermata con capolinea potrebbe essere a Opera o alla stazione di Locate Triulzi, per far salire i passeggeri sulla possibile M6 e soprattutto sul treno dell’Alta Velocità per Genova, una volta realizzato il maxi-hub

Sarebbe un tracciato di poco meno di 26 km che se venisse percorso alla velocità media di 160 chilometro all’ora, come quella della “Daxing Aiport Express”, tenendo conto quindi delle soste, ci si impiegherebbe circa 13 minuti per passare da un capolinea (Monza) all’altro (Opera), passando sotto a Milano.

# La super linea Est-Ovest: la Malpensa-Linate in 24 minuti

Linea Express Malpensa-Linate

L’altra linea rapida andrebbe da ovest ad est collegando l’Aeroporto di Malpensa con quello di Linate. In questo modo anche chi atterra a Linate potrebbe dirigersi rapidamente a Malpensa e salire su intercontinentali, invece di dover far scalo a Roma. Lungo il tracciato si potrebbero immaginare due fermate intermedie:

  • una a Rho Fiera per servire il polo fieristico, il nuovo quartiere di MIND e Cascina Merlata, oltre che a scambiare con la linea M1, l’Alta Velocità Torino-Salerno e il passante con linee suburbane;
  • una seconda alla Stazione Centrale per incrociare la linea express nord-sud, le due linee metropolitane M2 e M3, oltre a usufruire dell’offerta delle numerose linee ferroviarie. 

Un tracciato di questo tipo misurerebbe circa 48 km e potrebbe essere percorso da capolinea a capolinea in soli 24 minuti.

Continua la lettura con: Le metro direttissime senza fermate intermedie: 5+1 linee express che servirebbero a Milano

FABIO MARCOMIN

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La Milano di chi non vuole essere un duro

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Ph. @fran_ba IG (sfondo)

Per molti è il vincitore morale del Festival di Sanremo. Morale: una qualifica che viene estesa a Milano come capitale d’Italia. Pochi sanno che Lucio Corsi, l’autore della hit “Volevo essere un duro”, la sua fortuna l’ha trovata proprio a Milano. In una intervista il cantautore toscano segnala tre luoghi “alternativi” di Milano, a lui tanto cari. Luoghi perfetti per chi non vuole essere un duro. 

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La Milano di chi non vuole essere un duro

#1 La parte Nord di Milano 

bovisa dergano

L’autore di Volevo essere un duro è nato nella Maremma toscana. Finito il liceo si è trasferito a Milano dove è stato attratto dai luoghi che, nella loro genuinità, lo fanno sentire come a casa. «In un’intervista su Twitch per AmazonMusicIT» scrive Elena Usai su SiViaggia, «Lucio Corsi ha rivelato, infatti, un inaspettato legame con una particolare zona della città: quella a nord di Milano». Entrando più nel dettaglio ci sono due posti che lo fanno sentire come a casa. 

#2 Parco Nord

credits: 3B Meteo

Corsi, cresciuto in Toscana in una casa di campagna, non è un amante delle città. Ha dichiarato che questo aspetto lo faceva più soffrire a Milano. L’assenza di ampi spazi. «I parchi cittadini sono come uno zoo che rinchiude la campagna»: ha dichiarato di non capire perché a Milano si chiudono i parchi durante la notte e come questi possano sembrare ‘finti’, ma con delle eccezioni. La principale è Parco Nord, che si trova vicino a dove abita, da lui apprezzato perché più ‘selvatico’ rispetto ai parchi più centrali, come il BAM. Ma per il luogo a lui ancora più caro ci si deve spostare solo di poco. 

#3 La trattoria rustica di Niguarda

Ph. @erikgambatese IG

Si resta nel nord di Milano per trovare un altro luogo a cui Corsi è particolarmente affezionato. L’Antica Trattoria Ambrosiana, dall’aspetto rustico, si trova nel quartiere di Niguarda: gli piace così tanto da averla scelta come location per la conferenza stampa pre-Sanremo. Alla domanda su cosa avrebbe fatto con i fiori ricevuti a Sanremo, il cantante ha risposto: «Devo portarne un po’ a Giusy, la cuoca della trattoria di Niguarda, una mia seconda famiglia a Milano. Me li ha chiesti e glieli porto con piacere».

Continua la lettura con: Le 10 cose che i milanesi detestano quando prendono la metro

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I 5 «Members Club» più esclusivi di Milano: questi i loro prezzi e le condizioni per accedervi

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8thflr IG - Aethos

Members club milanesi: club esclusivi e trendy che offrono servizi altrettanto esclusivi ma soltanto agli associati. 

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I 5 «Members Club» più esclusivi di Milano: questi i loro prezzi e le condizioni per accedervi

# The Wilde

Ph. @noam_official IG

Aperto da pochi mesi all’interno dell’ ex villa di Santo Versace, in via dei Giardini 16, The Wilde è un’icona di lusso, eleganza e bellezza. La sua mission? Far sentire i nostri membri come se avessero scoperto qualcosa di eccezionale, semplicemente varcando la porta. 

Nato dall’intuizione di Gary Landesberg, The Wilde non è solo un club, ma un ecosistema selezionato dove si intrecciano network, business e relazioni sociali di altissimo profilo, aperto dall’alba fino a notte inoltrata.

Il cuore pulsante è The Club Room & Garden: un angolo sofisticato dove ogni cocktail racconta una storia e ogni incontro può trasformarsi in opportunità. Al primo piano, The Library accoglie chi cerca uno spazio per riflettere, leggere o lavorare in un’atmosfera rilassata.  Al secondo piano, Nina trasforma la cena in un’esperienza sensoriale: un vibrante dialogo tra la tradizione latino-americana e l’eleganza minimalista della cucina giapponese. Infine, al terzo piano, Ava celebra l’autenticità della cucina mediterranea, esaltando la qualità di ingredienti locali in un ambiente raffinato ma accogliente. Qui, il gusto si accompagna a un’eleganza discreta: l’abbigliamento formale è d’obbligo.

L’accesso a un costo che riflette la sua unicità: per i soci over 40, l’iscrizione annuale parte da 4.000 euro, con una quota iniziale di 1.250 euro. Gli under 40 possono accedervi con una formula più accessibile: 2.250 euro l’anno, con una quota di adesione di 1.000 euro. Recensioni Google: 4.3/5

# Ariosto social club 

ariosto_social_club IG

In Via Ariosto 22, in una elegante palazzina dei primi del 900 ha da pochi anni aperto questo locale. Da mera boutique di capi di abbigliamento artigianale e provenienti da alcune regioni italiane, si è trasformato velocemente in un esclusivo club dotato di un rinomato bistrot, guidato dal famoso chef siciliano Pino Cuttaia, uovo di Seppia, una palestra, sale wellness e infine la possibilità di soggiornare presso i raffinati appartamenti, di varie metrature e tipologie in base alle proprie esigenze. Recensioni Google: 4.7/5

# The Core Club 

The Core Club Milano

Forse il club più esclusivo, se non altro perché qui tesserarsi è assai costoso. Club elitario dunque, che offre suites, cinema e biblioteca, ristorante, bar e palestra nonché spazi per eventi e mostre artistiche e, addirittura uno speakeasy. Non manca una terrazza e la chicca finale che è rappresentata da una clinica rigenerativa, il Dangene Enterprise già presente nella sede madre di New York, sede dove si decide tra l’altro sulla ammissione dei nuovi soci. Dietro la fondazione del club, la coppia Jennie e Dangene Enterprise che hanno dato vita a una location tra le più elitarie e richieste al mondo: la membership arriva a 10.000k a cui va aggiunta la quota di adesione. In Corso Giacomo Matteotti, 14. Recensioni Google: 5/5

# Casa Cipriani

Credits casaciprianinyc IG – Socialista Lounge

Palazzo Bernasconi, in via Palestro 24, è stato trasformato in uno spazio polifunzionale di quattro piani, con bar e spa al piano terra e poi le suites, ai piani superiori. Non manca il ristorante e la magnifica terrazza da cui si gode una vista fantastica sui giardini Montanelli. È presente anche la socialista lounge, un locale dedicato alla musica dal vivo e agli eventi, con atmosfere caraibiche e cocktails inusuali. Per associarsi occorre munirsi di tessera, differente in base ad età e ai servizi di cui si intende usufruire. Una volta divenuti membri, attenzione al dress code: vigono regole rigorose quindi niente maglietta o jeans strappati. Recensioni Google: 4.4/5

# Aethos club 

8thflr IG – Aethos

Nel quartiere dei Navigli questo club comprende ristorante, palestra, e diverse suites a disposizione degli ospiti. Non manca un meraviglioso rooftop con vista su Porta Ticinese. Per accedere occorre ovviamente tesserarsi, così da poter usufruire degli spazi riservati ai soci tra fitness, sessioni dedicate al benessere psico fisico e molteplici eventi dedicati agli interessi più disparati come corsi di cucina o di mixology. La membership varia in base all’età: attorno a 1800 euro l’anno (1000 per gli under30). La membership più costosa, sui 3000 euro, prevede servizi ed eventi più esclusivi. In piazza Ventiquattro Maggio, 8. Recensioni Google: 4.5/5

Continua la lettura con: I LOCALI per una CENA VIP a Milano

ALESSANDRA GURRIERI

copyright milanocittastato.it

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«La mia resurrezione è stata la guarigione dalla malattia»

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«Superare questo è stata una rinascita». Terzo estratto dalla seconda puntata de Il Lato Chiaro, il nuovo videopodcast di Milano Città Stato. La puntata intera con il lato chiaro di Stefano Zecchi in onda da lunedì 24 febbraio sul canale di youtube di Milano Città Stato. 

Conduce: Andrea Zoppolato. Regia: Francesco Leitner. Prodotto da: Fabio Novarino. Location: Fucine Vulcano APS – Via Fabio Massimo 15/12 (IG: @fucinevulcano).

Qui la prima puntata: Il Lato Chiaro di Candida Morvillo

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Inaugurato il tunnel che collega le linee 2 e 4 della metro

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Credits Urbanfile - Sant'Ambrogio M2-M4

Finalmente l’interscambio pedonale alla fermata S.Ambrogio.

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Inaugurato il tunnel che collega le linee 2 e 4 della metro

Credits Urbanfile – M4-M2 Stazione Sant’Ambrogio

21 febbraio. Dopo le molte vicissitudini e polemiche sull’assenza di interscambi pedonali con la M4, finalmente qualcosa arriva alla luce. Apre il nuovo tunnel che, alla fermata Sant’Ambrogio, unisce le stazioni della M2 e della M4. Un collegamento fondamentale per agevolare il flusso di viaggiatori con un passaggio coperto, anche se esterno ai tornelli delle due linee, destinato a diventare un nuovo snodo fondamentale nella rete metropolitana.

«Si tratta di un altro punto nevralgico dei collegamenti della M4 che viene aperto» ha dichiarato Arianna Censi, assessore alla Mobilità del Comune di Milano. «Passo dopo passo, stiamo completando le opere superficiali, restituendo alla città spazi che erano stati temporaneamente occupati per dare vita a questa infrastruttura imponente, che sta già mostrando il suo valore per la mobilità milanese e il trasporto pubblico urbano».

Ma c’è un’altra novità: grazie a pannelli trasparenti, i viaggiatori possono ammirare i resti delle antiche mura medievali, erette tra il 1157 e il 1158, subito dopo le devastazioni inflitte dall’imperatore Federico I Barbarossa. 

Intanto, proseguono i lavori all’esterno per completare l’installazione dell’ascensore e le altre sistemazioni di superficie. Per consentire queste operazioni, da domani, sabato 22 febbraio, e per circa due settimane, sarà chiusa l’intersezione tra via San Vittore e via De Togni.

Continua la lettura con: Il primo ristorante di Louis Vuitton sarà a Milano

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21 febbraio 2020: Primo contagiato di coronavirus a Codogno. L’inizio della fine: da #milanononsiferma al lockdown

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Credits: notizie.tiscali.it - Distanziamento sociale in banchina

21 febbraio 2020. Primo contagiato di coronavirus a Codogno: l’Italia diventa il terzo Paese al mondo a registrare dei contagiati dopo Cina e Iran. All’inizio si tende a minimizzare ma è l’inizio di una reazione a catena che prima travolge Milano, poi l’Italia e infine tutto il mondo. Nel giro di appena tre settimane. Ripercorriamo l’inizio della discesa negli inferi a Milano. 

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21 febbraio 2020: Primo contagiato di coronavirus a Codogno. L’inizio della fine: da #milanononsiferma al lockdown

milano deserta
Credits: tg24.sky.it

Gli antefatti.  Il 12 gennaio 2020, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) conferma la scoperta di un nuovo coronavirus che causa di un’infezione polmonare che aveva colpito diversi abitanti della città di Wuhan in Cina. Alla fine di gennaio, in seguito agli sviluppi della pandemia in Cina, negli aeroporti di Roma Fiumicino e Milano Malpensa vengono istituite le prime misure di diagnosi. Il 30 gennaio due turisti cinesi arrivati in Italia risultano positivi al Covid. Ma per il primo caso italiano si deve attendere ancora altre tre settimane.

21 febbraio 2020: il paziente zero.  Un uomo di 38 anni, mai recatosi in Cina ma con contatti con un amico italiano rientrato dalla Cina, si presenta all’ospedale di Codogno accusando sintomi influenzali e gli viene diagnosticata una leggera polmonite. Ritornato per la seconda volta al pronto soccorso, al peggioramento delle sue condizioni, viene sottoposto al tampone diagnostico non ancora previsto dai protocolli sanitari. Il 21 febbraio viene comunicato che l’uomo è risultato positivo al Coronavirus. 

23 febbraio: Milano chiude. Primo contagiato a Milano che decide di chiudere. Si inizia con scuole, università, teatri, cinema, musei e bar (dalle 18 alle 6). Resteranno chiuse per una settimana. I contagi in Lombardia sono già a quota 50. 

25 febbraio 2020: la psicosi contro i milanesi. Nel giro di poche ore esplodono i contagi che sembrano quasi interamente concentrati nel milanese. Dopo le prime misure di restrizione adottate a Milano e in altre zone del Nord sale la rabbia al sud contro i viaggiatori del Nord, in particolare i milanesi, accusati di portare il virus. Ai blocchi e controlli decisi in Molise, Puglia, Calabria si aggiunge  la Basilicata, mentre si registrano episodi di intolleranza contro i milanesi in Campania e in altre regioni.

26 febbraio 2020: il mondo chiude le porte a milanesi (e italiani). Milano come Wuhan? Questo sembra al resto del mondo che considera fattore di rischio provenire da Milano. Sono già 17 i Paesi che chiudono gli accessi a viaggiatori provenienti da Milano o dall’Italia. Anche delle regioni italiane (Calabria, Campania, Molise e Basilicata) adottano la quarantena obbligatoria per chi arriva da Milano. Ma Milano risponde riaprendo: da mercoledì 26 febbraio, i locali possono rimanere aperti anche dopo le diciotto, ma solo se si effettua servizio al tavolo. Qui la cronaca di quei momenti: Cronache dalla Virus Week: torna l’APERITIVO, torna MILANO

29 febbraio 2020: i milanesi vogliono riaprire. Sondaggio tra i milanesi: 2 su 3 dicono di voler riaprire la città. Dopo i risultati inizia a circolare lo slogan #milanononsiferma che viene rilanciato dal Sindaco Sala. Sembra che la riapertura sia imminente. 

3 marzo 2020: la comunità cinese di Milano chiude le serrande. Malgrado si spinga per un ritorno alla normalità nel quartiere di Chinatown di Milano sembra di essere già in lockdown. Tutti i negozi hanno le insegne abbassate. Uno scenario che sembra apocalittico: CHINATOWN OFF-LIMITS: la comunità cinese ha abbassato le serrande

8 marzo 2020: viene “chiusa” tutta la Lombardia. Chi può scappa: in Centrale si assiste a scene apocalittiche di persone che cercano in ogni modo di lasciare Milano durante la notte precedente all’ordinanza di chiusura della regione. E la Borsa di Milano crolla: oltre -10%. 

9 marzo 2020: dopo la fuga dalla Lombardia, lockdown in tutta Italia. La trasformazione della Lombardia in zona rossa ha portato molti fuori sede a fuggire in ogni modo. Le immagini dei treni presi d’assalto e delle code in uscita dalla città fanno il giro del mondo. A quel punto diventa evidente l’inutilità di chiudere solo una regione. Il Governo annuncia il lockdown per tutta l’Italia. Il Paese resterà in chiusura totale per quasi due mesi fino alla prima parziale riapertura dal 4 maggio. 

meme coronavirus

Continua la lettura con: 20 febbraio1937: inizia la vita al massimo di Johnny Dorelli

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Il primo ristorante di Louis Vuitton sarà a Milano

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Louis Vuitton sbarca a Milano con il suo primo ristorante italiano. La maison del lusso francese ha scelto la città meneghina per inaugurare il suo primo locale gastronomico in Italia. Scopriamo dove sarà, quando inaugura e chi lo gestirà.

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Il primo ristorante di Louis Vuitton sarà a Milano

# L’espansione di Louis Vuitton nella ristorazione: inaugurazione ad aprile 2025

L’apertura del ristorante è prevista per aprile 2025, in concomitanza con la Milano Design Week. L’iniziativa si inserisce nella strategia di Louis Vuitton di espandere la propria influenza nel settore della ristorazione di alta gamma, sulla scia di altre aperture internazionali come il Louis Vuitton Café by Timeo a Taormina e il Gaggan at Louis Vuitton a Bangkok.

LVMH, il colosso guidato da Bernard Arnault, ha già investito in questo settore con diversi progetti di prestigio. Tra questi figurano Le Café V e Sugalabo V in Giappone, il bistrot di lusso all’Hotel White 1921 di Saint-Tropez e il Café Cyril Lignac nell’aeroporto di Heathrow. La maison ha inoltre acquisito ristoranti storici come Chez L’Ami Louis a Parigi, consolidando la propria strategia di coniugare moda e alta gastronomia. L’obiettivo non è solo quello di offrire esperienze culinarie di alto livello, ma anche di rafforzare il legame con una clientela esclusiva che cerca esperienze a 360 gradi.

# L’esperienza gastronomica firmata Da Vittorio

Il nuovo ristorante si dividerà in due spazi distinti: il “Da Vittorio Café Louis Vuitton” e il “DaV by Da Vittorio Louis Vuitton”. Il primo sarà un bistrot aperto tutto il giorno, mentre il secondo offrirà una reinterpretazione moderna della tradizione culinaria italiana. La collaborazione con la famiglia Cerea, già insignita di tre stelle Michelin, garantisce un’esperienza gastronomica d’eccellenza.

Il Café proporrà un menù all-day dining con piatti iconici decorati con il celebre monogramma Louis Vuitton, trasformando ogni portata in un’esperienza visiva e gastronomica unica. Il ristorante, invece, punterà su ingredienti stagionali e ricette che valorizzano la tradizione italiana, reinterpretate con la creatività e il tocco raffinato dei fratelli Cerea. La proposta culinaria non sarà solo un omaggio alla cucina italiana, ma anche un’espressione del savoir-faire della maison nel mondo della gastronomia di lusso.

# Il lusso tra moda e food

Credits: cucinare.it

Louis Vuitton non è l’unico brand del lusso a investire nella ristorazione. Negli ultimi anni, diversi marchi della moda hanno esplorato il settore food, puntando su una clientela che cerca esperienze esclusive. Giorgio Armani, Gucci, Prada, Trussardi, Dolce & Gabbana e Christian Dior hanno già aperto ristoranti e café in tutto il mondo. A Milano, anche Fendi sta preparando il debutto nel mondo della ristorazione, con un ristorante in collaborazione con il Gruppo Langosteria previsto per la seconda metà del 2025.

Continua la lettura con: I 2 nuovi tram di lusso su cui viaggiare a Milano: dove prenderli, cosa si trova e fino a quando

MATTEO RESPINTI

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La «Cattedrale del Movimento»: tre curiosità sulla Centrale, la stazione in stile “assiro-milanese”

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Credits Andrea Cherchi - Stazione Centrale

La sua costruzione fece molto scalpore. Vediamo alcune curiosità che non tutti conoscono.

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La «Cattedrale del Movimento»: tre curiosità sulla Centrale, la stazione in stile “assiro-milanese”

La Stazione Centrale fu progettata da Ulisse Stacchini come “Cattedrale del Movimento“.

Alla sua inaugurazione, nel 1931, il suo stile fu definito popolarmente “Assiro Milanese”, termine ironico che sottolineava la monumentalità della struttura e lo sfarzo ornamentale, ricco di immagini di animali.

Ulisse Stacchini fu anche autore del progetto dello stadio San Siro, oggi Meazza. Il grande architetto riposa al Cimitero Monumentale. Ma quali sono tre altre curiosità sulla grande opera milanese?

#1 All’interno esiste una sala reale con un passaggio segreto 

Credits villeegiardini.it – Sala Reale Stazione Centrale

Per capire di quale passaggio segreto stiamo parlando dobbiamo prima svelare un’altra curiosità poco conosciuta ai milanesi: la presenza di una Sala Reale dentro la Stazione Centrale. Si tratta della sala d’attesa del Re D’Italia e della sua famiglia, progettata dall’architetto Ulisse Stacchini come tutto il resto della stazione, nella quale i Savoia potevano accedervi da un’entrata segreta, sul lato sud-est della stazione in Piazza Luigi di Savoia 1/26. Un ambiente sfarzoso con marmi, mosaici, lampadari in cristallo, una fontana e il pavimento in legno intarsiato, dove Vittorio Emanuele e i suoi cari si riposavano prima del viaggio in treno. Il segreto più incredibile è però nascosto dentro il bagno. Al suo interno ci sono sanitari in marmo con rubinetti dorati e tre specchi ad arco. Uno di questi però non è un normale specchio: tirando infatti un piccolo pomello sulla cornice si apre un passaggio segreto. Una nicchia con una scaletta fissata alla parete che fungeva da via di fuga, un’uscita di emergenza ideata per i reali in caso di pericolo per guerre o attentati.

#2 In origine doveva essere vicino a piazza Cinque Giornate 

Piazza Cinque giornate

Nel 1846, quando la stazione fu costruita, la Lombardia faceva parte dell’impero austro-ungarico insieme al Veneto. La direttrice di comunicazione principale era naturalmente Milano-Venezia-Trieste. Il collegamento diretto con Vienna non era ancora possibile perché la realizzazione dei trafori alpini avvenne molti anni dopo. 

Un accordo stipulato con lo Stato della Chiesa e i piccoli stati dell’Emilia portò alla realizzazione della linea Milano-Piacenza-Bologna che doveva attestarsi a Milano presso la stazione di Porta Tosa, che avrebbe subito un importante ampliamento che ne avrebbe fatto una importante stazione di termine.

Ma la situazione politica mutò rapidamente ed in modo sgradito agli austriaci: la vittoria dei franco-piemontesi nella seconda Guerra di Indipendenza (1859) scacciò l’impero asburgico e porto in breve tempo all’unità d’Italia (1861).

L’asse politico si riallineò a Milano. La stazione di porta Tosa, progettata sotto gli austriaci, venne soppressa nel 1873 e demolita senza lasciare alcuna traccia, in favore di una nuova stazione centrale situata nell’attuale piazza della Repubblica da una società francese, gradita ai Savoia. Sulla nuova stazione confluivano, oltre alla Milano-Torino, anche le linee per Monza, Venezia, Piacenza e Pavia. In seguito la Stazione fu spostata da piazza della Repubblica nella sede attuale. 

#3 E’ la stazione più grande d’Europa

credits: @stazionemilanocentrale IG

Forse non tutti sanno che la Stazione Centrale di Milano è la più grande stazione ferroviaria in Europa per volume. La facciata larga 200 metri e la sua volta alta 72 metri, rappresentava un record al momento della sua costruzione. Con ben 24 piattaforme è il luogo dove ogni giorno circa 330 mila passeggeri, a bordo di oltre 500 treni.

Continua la lettura con: 7 cose da vedere attorno alla Stazione Centrale

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La foto del giorno: dove siamo?

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Ph. Riccardo Rivellini (da Rifondazione Milano Policroma)

La foto del giorno: oggi siamo in via Luini, angolo via Santa Valeria.

Ph. @Riccardo Rivellini (da Rifondazione Milano Policroma)

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Quando cerchi di spiegare alle nuove generazioni il gioco stellare del Milan di Sacchi

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Lancio del Capitano per il cigno di Utrecht. 

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SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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Milano scende dalla bici

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Milano-Sanremo

Anche quest’anno Milano ha perso il treno o, meglio, il gruppo: la Milano-Sanremo sarà accorciata e partirà da Pavia. Non solo: ancora una volta il Giro d’Italia arriverà a Roma, ancora una volta Milano non sarà teatro delle più importanti corse italiane.

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Milano scende dalla bici

# La Classicissima cambia percorso: diventa Pavia-Sanremo

Percorso Milano-Sanremo

Mercoledì 12 febbraio è stata presentato il percorso della Milano-Sanremo a Pavia, perché la Classicissima partirà ancora una volta da Pavia, dove avrà sede la partenza almeno fino al 2027.

La Milano-Sanremo è una delle più importanti corse ciclistiche al mondo, è una delle cinque classiche monumento, gare in linea di un giorno in cui il primo a passare sulla linea del traguardo vince. Le Monumento sono cinque gare piuttosto impegnative e particolari, in Italia se ne corrono due, la Milano-Saremo e Il Giro di Lombardia, la prima apre la stagione europea del ciclismo, mentre la seconda la chiude.

Milano-Sanremo

La Milano-Sanremo è anche nota come Classicissima, in quanto il suo percorso di quasi 300 km ha subito davvero poche variazioni nel corso della sua storia centenaria, soprattutto nel tratto ligure. Il percorso è sempre vicino ai 300 km, una distanza piuttosto unica nel ciclismo, ed è molto esplosiva nel finale, infatti dopo un lungo tratto pianeggiante, si arriva in Liguria dove si susseguono alcune salite piuttosto pedalabili per cui i partecipanti si trovano spesso a lottare sull’ultima salita di giornata, il Poggio di Sanremo, o addirittura nel successivo tratto in discesa.

Dal 1907 al 2022, Milano è sempre stata città di partenza della corsa, escludendo il solo 1965 per via di problemi logistici, quando la partenza venne spostata a Pavia. Nel 2023 la partenza avvenne da Abbiategrasso, nel 2024 da Pavia dove la corsa partirà almeno fino al 2027.

# Anche Il Giro non passa più da dove è nato

Giro d’Italia 2025

Negli ultimi anni Milano ha perso molto prestigio nel mondo del ciclismo, vedendosi privata anche dell’arrivo dell’ultima tappa del Giro d’Italia, una delle più importanti corse a tappe del mondo. Il Giro è sempre stato più girovago, infatti nelle sue 107 edizioni, Milano è stata città di arrivo per 78 volte, a causa dei forti legami che la Gazzetta dello Sport, l’organizzatore, ha con il capoluogo lombardo, però è dal 2021 che la città non vede arrivare il Giro d’Italia. E pensare che a Milano il Giro ha avuto origine. 

# Uno sguardo a Parigi

Tour de France 2025

Se guardiamo all’estero, Parigi vede la conclusione del Tour de France, la più importante gara di ciclismo del mondo, ogni anno ed eccezione degli anni in cui la città è impegnata dalle Olimpiadi come avvenuto lo scorso anno. Parigi ha però perso la partenza di una corsa Monumento, la Parigi-Roubaix, ma in questo caso è stato necessario modificare la partenza per effettuare radicali modifiche nel percorso e renderlo più appassionante.

# Occasioni sprecate

Milano sta quindi perdendo il treno per valorizzarsi e valorizzare le infrastrutture di mobilità sostenibile che sta costruendo, non riuscendo a raggiungere un accordo con RCS, bisognerebbe quindi chiedere a Sala come mai non è stato possibile raggiungere un accordo, ancora una volta. Quindi sabato 22 marzo, se volete vedere il grande ciclismo, prendete il treno e andate a Pavia.

Continua la lettura con: Una edizione del Gran Premio d’Italia di FORMULA UNO si corse a Milano

SAMUELE GALBIATI

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«Non si può far pagare per lavorare»: Trump contro il ticket d’ingresso a Manhattan

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Ph. Pexels

«Ogni americano dovrebbe essere in grado di accedere a New York City indipendentemente dalle proprie possibilità economiche, non solo un’élite». Un principio che dovrebbe valere anche a Milano?

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«Non si può far pagare per lavorare»: Trump contro il ticket d’ingresso a Manhattan

Credits: @juwauclair
Taxi New York

# Trump all’attacco del pedaggio per il centro 

Dopo aver conquistato l’America Donald Trump va alla conquista di New York. Il presidente degli Stati Uniti intende cancellare il ticket d’ingresso per le auto che accedono a sud della Sessantesima strada di Manhattan. La misura era stata introdotta il 5 gennaio 2025 per ridurre il traffico in una delle zone più caotiche di New York, che comprende l’area a sud di Central Park, con il centro finanziario e i famosi edifici come l’Empire State Building. Sean Duffy, segretario dei Trasporti del governo americano, ha già annunciato di essersi attivato per revocare l’approvazione federale per il pedaggio, una congestion pricing pagata dagli automobilisti.

# «Uno schiaffo alla classe operaia e ai piccoli imprenditori»

Il governatore dello Stato di New York Kathy Hochul è nel mirino dell’amministrazione federale. Il portavoce del governo ha dichiarato che: «Il pedaggio è uno schiaffo in faccia alla classe operaia americana e ai piccoli imprenditori. Ogni americano dovrebbe essere in grado di accedere a New York City indipendentemente dalle proprie possibilità economiche, non solo un’élite». Due i motivi alla base della decisione di Trump che possono in qualche modo ricordare la situazione esistente a Milano:

  • In assenza di mezzi pubblici efficienti, gli automobilisti sono costretti a pagare per lavorare, ossia per entrare nel centro finanziario della città.
  • A differenza di quello che accade, i pedaggi dovrebbero al massimo essere impiegati per migliorare le strade utilizzate dagli stessi automobilisti.

Si tratta di uno scontro di poteri. Il governo federale rivendica il diritto di decidere scavalcando il governatore perché, sostiene, si fa pagare l’utilizzo di strade costruite con fondi federali.

# Il costo per entrare in centro a New York

Il ticket va pagato egualmente da ogni auto. Durante i giorni infrasettimanali, dalle 5 alle 21, il ticket costa 9 dollari, scendendo a 2,25 di notte. Nel weekend il pedaggio si applica dalle 9 alle 21. Garantiscono il controllo delle telecamere poste agli accessi, come accade a Milano per Area C e Area B. Pagano anche le moto (la metà), mentre i furgoni e i bus privati e turistici affrontano oneri maggiori. I tassisti sono esentati, ma i loro passeggeri versano un sovrapprezzo. Ci sono poi alcune esenzioni o riduzioni per determinate categorie. 

# La reazione dei gestori del pedaggio

Contro la decisione del governo federale si schiera Janno Lieber, presidente e amministratore delegato della Metropolitan Transportation Authority, che gestisce i proventi della congestion pricing: per impedire lo stop alla tassa urbana, minaccia il ricorso al tribunale federale. Secondo Lieber, il pedaggio funziona: dall’introduzione della tassa sarebbero entrati a Manhattan 1,2 milioni di veicoli in meno sullo stesso mese del 2024, con un calo del -7,5%. Inoltre, afferma, 1,5 milioni in più di persone hanno visitato i quartieri commerciali della zona. New York è stata l’apripista per questa misura ormai diffusa in diverse città d’Italia. Altri sindaci USA hanno dichiarato di voler seguire l’esempio di New York. L’esito dello scontro con il governo determinerà pertanto uno stop o un’accelerazione ai pedaggi comunali per entrare nel centro cittadino. 

# E pensare che Area B e Area C sono ancora più discriminanti…

Cosa accadrebbe se a Milano venissero applicati gli stessi principi fatti valere dal Presidente USA? In effetti, Milano è ancora più discriminante. Rispetto a New York che applica lo stesso pedaggio a qualunque automobile, a Milano le cose sono molto diverse. Ai più poveri che non possono permettersi un auto di nuova generazione (e più care) è vietato l’accesso in centro e, se arrivano da fuori, in tutta la città. 

Continua la lettura con: Le 5 terme più belle d’Europa

ANDREA ZOPPOLATO

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Anche il Carnevale divide Roma e Milano

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Credits Andrea Cherchi - Maschera Carnevale Milano

Milano e Roma non si assomigliano neanche se si tratta di Carnevale.

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Anche il Carnevale divide Roma e Milano

# Le origini e il significato

mediorientedintorni.com – Dea Iside

Le origini del Carnevale affondano le radici in tempi antichissimi, che conducono fino alla civiltà egizia e ai festeggiamenti in onore della dea Iside. Proseguono poi con le Dionisiache in onore del dio Bacco per giungere ai Saturnali di epoca romana.

Il termine carnevale significa togliere la carne e si riferisce al periodo della Quaresima in cui, appunto, era vietato mangiare carne. 

# A Milano dura di più: la leggenda e le tesi storica

Sant’Ambrogio

Il carnevale ambrosiano invece dura 4 giorni in più, per cui non termina il martedì grasso ma prosegue fino al sabato successivo. Leggenda vuole che i milanesi abbiano scelto di prolungare le feste, per aspettare il rientro in città del Vescovo Ambrogio avvenuto con 4 giorni di ritardo. Più realistica la tesi storica: secondo la tradizione romana bisognava mantenere il digiuno nei 40 giorni antecedenti la Pasqua eccetto la domenica, cosa che comportò l’anticipo della Quaresima al mercoledì delle Ceneri.

# La festa

Credits Andrea Cherchi – Maschera Carnevale Milano

Coinvolge la città di Milano e altre città dell’Arcidiocesi, come Monza e Varese. Comincia la domenica successiva al mercoledì delle ceneri, nel rispetto del calendario liturgico ambrosiano proprio del rito ambrosiano e non romano. I festeggiamenti non terminano il martedì grasso ma come detto, a differenza della maggior parte delle regioni italiane, prosegue fino al sabato successivo.

# Il carnevale ambrosiano 2025

Credits Andrea Cherchi – Coriandoli Duomo Milano
Iniziato già il 16 febbraio, prosegue fino all’8 marzo coinvolgendo la città in molteplici iniziative tra sfilate in maschera, eventi, musica, spettacoli per bambini e carri allegorici.
Non manca il Luna Park, allestito nella zona fra via Gaudio e l’Arena Civica, con mille attrazioni e tante golosità tipiche dello street food.

Continua la lettura con: Il Carnevale Ambrosiano, «il più lungo del mondo»: gli eventi da non perdere, anche fuori Milano

ALESSANDRA GURRIERI

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Alla scoperta di quelle che erano considerate le «terme più belle del mondo»: a un’ora da Milano (fotogallery)

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Credits: _________jp_________ IG - Terme Berzieri

I tratti stilistici dell’edificio derivano in parte dal liberty, dall’arte orientale siamese e dall’art déco. All’epoca della costruzione furono definite “le più belle terme del mondo”. Ecco la storia di questa meraviglia architettonica.

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Alla scoperta di quelle che erano considerate le «terme più belle del mondo»: a un’ora da Milano (fotogallery)

# Il primo stabilimento termale sorse a fine ‘800

Credits: salsoexperience.it – L’antico edificio delle Saline demolito per far costruire lo stabilimento termale

Nel 1839 il dottor Lorenzo Berzieri scoprì le proprietà curative delle acque salsobromoiodiche di Salsomaggiore e riuscì a ottenere dal governo ducale di Parma nel 1847 il permesso per costruire un primo stabilimento. Tre anni dopo, la sua concessione fu assegnata al conte Alessandro D’Adhèmar, che scelse di riadattare ad edificio termale uno dei porticati annessi alle antiche saline del paese, con dodici camerini da bagno. I lavori iniziarono nel 1914, anche se a rilento per non interrompere l’erogazione dell’acqua termale degli impianti presenti nella vecchia struttura termale e poi per l’inizio del primo conflitto mondiale.

# Furono definite le più belle terme al mondo

Credits: deborahbegali – Terme Berzieri interno

Alla ripresa dei lavori fu ridisegnata la facciata rispetto a quanto previsto originariamente, con ispirazione alle architetture orientali. Il costo per la sua costruzione raggiunse l’esorbitante cifra per l’epoca di 23 milioni di lire, centinaia di persone impiegate, i migliori artigiani e marmisti per lavorare i marmi rossi di Verona, i bianchi da Rezzato e Carrara, i gialli da Siena e i travertini di Rapolano. Le nuove terme, inaugurate in pompa magna il 21 maggio 1923 alla presenza del ras di Cremona Roberto Farinacci e di numerosi ministri fascisti, all’epoca furono definite come le “più belle terme del mondo”, si tenne solennemente il 21 maggio 1923.

# L’edificio delle Terme Berzieri è realizzato in un mix di stile liberty, arte orientale e art decò 

Credits: _________jp_________ IG – Terme Berzieri

Il palazzo delle Terme Berzieri si sviluppa simmetricamente sul retro dell’imponente facciata principale, allungandosi con tre ali parallele. I suoi tratti stilistici derivano in parte dal liberty e dall’arte orientale siamese, ma è l’art déco a dominare, ispirata alla secessione viennese e a Gustav Klimt.

# L’imponente progetto di restauro: la nuova inaugurazione in arrivo 

La stessa ricchezza e fastosità ornamentale della facciata caratterizza anche gli interni dove si trova l’atrio a doppia altezza completamente rivestito con marmi, ori, stucchi e dipinti, tra cui spicca il grande trittico della controfacciata a tempera ad opera di Giuseppe Moroni che raffigurante la dea Igea con le sue ancelle. Al momento le terme sono chiuse ma sono al centro di un imponente progetto di riqualificazione ad opera della nuova proprietà QC Terme, finanziato in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti.

Con il restauro, saranno riportati alla luce affreschi, decorazioni e pavimentazioni d’epoca. L’ingresso monumentale guiderà gli ospiti verso meraviglie decorative e saune, biosaune e sale relax. Una delle principali novità del progetto sarà la creazione di una spa di 9.000 mq, di cui 6.400 mq nel Palazzo Berzieri e 2.600 mq nell’ex Centrale Termica. La spa includerà 9 vasche, tra cui una infinity pool panoramica sul tetto. L’inaugurazione è prevista per la metà del 2025

 

Continua la lettura con: Le 5 terme più belle d’Europa

FABIO MARCOMIN

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Non esiste in Italia, esiste solo a Milano

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Credits Andrea Cherchi - Installazione Fuorisalone 2024

Milano è unica. Anche per questo riteniamo che debba essere una città stato, una città libera di potersi gestire con più autonomia per andare incontro alle sue esigenze uniche. Dopo aver chiesto a chi viene da fuori di individuare ciò che Milano ha di unico rispetto al resto d’Italia, abbiamo effettuato un analogo sondaggio ma tra i milanesi. Questa la top 10 delle risposte. 

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Non esiste in Italia, esiste solo a Milano

#10 I Navigli

Milano non ha il fiume? Crea la rete dei navigli. Non ha il mare? Costruisce l’Idroscalo. Non ha i monti? Realizza il Monte Stella

#9 Il Fuorisalone/Design Week

Credits Andrea Cherchi – Installazione Fuorisalone 2024

Il festival diffuso di design più grandioso e famoso del mondo. 

#8 Il Quadrilatero della Moda

via montenapoleone
via montenapoleone

Ci sono altre capitali della moda, ci sono altre fashion week nel mondo. Ma solo a Milano il meglio della moda mondiale è concentrato in pochi metri quadrati. Con la regina indiscussa: Via Montenapoleone, una delle strade più care del mondo. 

#7 La metropolitana dal centro all’aeroporto in pochi minuti

Ezio Cairoli – Aereo M4 frontale

C’è chi aggiunge anche 5 linee della metro. Un unicum in Italia ma non a livello mondiale. Invece lo è la linea diretta centro-aeroporto in pochi minuti. 

#6 Il Cenacolo

monumenti da salvare

«Qualcuno di voi mi tradirà!». E scoppia il finimondo. Il dipinto su parete più famoso del pianeta, che sembra la scena di un film. 

#5 I tram storici

Credits ufficio stampa Atm – tram Milano1928 o Carrelli

La città in cui sono in funzione i tram più antichi del mondo: addirittura su 5 linee. 

#4 I milanesi

tattoo convention
Credits: zero.eu

Di nascita o acquisiti. Una comunità fantastica dove se hai un buon progetto trovi sempre qualcuno che ti aiuta a realizzarlo. 

#3 Il Duomo/la Madonnina

I due simboli di Milano. Li mettiamo appaiati perché stanno bene insieme

#2 La milanesità

«L’attitudine innata o acquisita di distinguere l’utile dall’inutile. Essere ambrosiano è quasi una filosofia che si identifica nel culto dell’efficienza e del decoro» (Alessandro Manzoni)

#1 La fretta

«Ho vissuto in diverse città non solo in Italia, nel mondo ma solo a Milano esiste la fretta, si vive correndo, si deve fare in fretta; un esempio: a Milano corriamo per prendere la metro, anche se sappiamo che la successiva arriverà entro 3 minuti, un altro esempio: il milanese odia fare la coda, aspettare il proprio turno dovunque, in posta, in farmacia, piuttosto prova a cambiare, non si sa mai che altrove ci sia meno coda…Anche al ristorante, il milanese ha fretta, cerca il cameriere appena si siede… non ho mai visto nessuno correre per prendere la metro a Roma, mai a Londra o a Parigi… questa smania di correre, di fare tutto in fretta a Milano si vede ovunque… perché questa fretta… perché non riusciamo a fare tutto con più calma?» (Monica Vilani) «Il milanese va di fretta anche se è fuori città, è nel suo DNA» (Patrizia Tesca) «La fretta, anche quando non ce n’è bisogno» (Domenico Marinaro)

# Le altre cose uniche più segnalate

  • La Circonvalla
  • Le università (Bocconi, Politecnico etc…)
  • Il Castello in pieno centro (e gratuito)
  • Lo stile
  • Il dialetto
  • I draghi verdi
  • La Scala
  • Milan-Inter/ Le due squadre che hanno vinto la Champions
  • Le rotonde con i semafori
  • Tutto in sharing
  • Lo skyline/i grattacieli 
  • Modelle/i

Continua la lettura con: Non esiste in Italia, esiste SOLO a Milano: le risposte di chi arriva da fuori

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L’appartamento più costoso in vendita a Milano: dove si trova e qual è il suo prezzo?

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credits quimmo prestige agency

Qual è l’appartamento in vendita più costoso di Milano? In questo articolo ve lo raccontiamo, sia dall’esterno che dall’interno, fornendovi tutto il necessario per conoscerlo al meglio.

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L’appartamento più costoso in vendita a Milano: dove si trova e qual è il suo prezzo?

# La residenza al diciassettesimo piano

credits quimmo prestige agency

In via Amerigo Vespucci, zona Porta Nuova, si può ammirare il più costoso appartamento di Milano. La residenza si trova al sedicesimo e al diciassettesimo piano ed è stata progettata da importanti architetti di design e appena completata. Il sedicesimo piano, fuori terra, prevede uno scenografico ingresso, con boiserie custom made, che si apre su un sorprendente living con terrazzo.

# Un appartamento con vista panoramica e cucina professionale

credits quimmo prestige agency

La superficie ammonta a 350 mq. La vista panoramica domina la città a 180 gradi, ed è perfetta per vivere momenti di convivialità con amici e parenti, guardando meravigliosi e colorati tramonti o semplicemente Milano illuminata di notte. La cucina professionale è dotata di elettrodomestici di alta gamma, ed è perfetta per il breakfast in famiglia e per cimentarsi alla cucina di piatti internazionali.

# Una domotica all’avanguardia

credits quimmo prestige agency

La domotica all’avanguardia controlla da remoto tutti gli impianti e garantisce la massima sicurezza ai residenti. La Torre Aria offre diversi servizi : concierge, security e call center 24/7, che rendono l’immobile adatto ad una clientela molto esigente. La zona Amenities, posta al primo piano dell’edificio, accoglie servizi pari ad un esclusivo hotel 5 stelle: area fitness, party room, home theatre e meeting room.

# Camera Master e zona Child

La camera master e il bagno en suite con vasca free standing donano momenti di relax con affaccio sullo skyline milanese. Lo studio con terrazzo privato e bagno adiacente è ideale per lo smart working o per essere trasformato in ulteriore camera da letto. La zona child è pensata per essere suddivisa in due camere con bagno, oggi è una grande camera con play room.

# Quanto costa

Il costo di questo appartamento ammonta a 8 milioni di euro, mentre le spese condominiali sono pari a 2.916 euro al mese. Per quanto riguarda il consumo di energia, questo immobile consuma, in un anno, meno di 3,51 kWh/m²

Continua la lettura con: I 7 posti dove i milanesi vorrebbero comprare casa

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ANDREA PARRINO

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Il «ritorno alla normalità» di ATM si fa sempre più lontano: il nuovo rinvio

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Tabelloni orari mezzi di superficie

In occasione dell’incontro con i vertici di ATM e Stadler al deposito di via Messina, per il viaggio inaugurale nel nuovo tram bidirezionale, l’Amministratore Delegato Arrigo Giana ha fatto il punto sulla situazione autisti. I milanesi dovranno pazientare ancora.

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Il «ritorno alla normalità» di ATM si fa sempre più lontano: il nuovo rinvio

# Assunti i primi 140 autisti alla fine del 2024

Ufficio stampa ATM – Arrigo Giana ATM

La presentazione del nuovo tram bidirezionale Tramlink della Stadler, il 19 febbraio durante un incontro presso il deposito di via Messina, è stata l’occasione per fare il punto sul ripristino del servizio regolare delle linee di bus e tram. L’Amministratore Delegato di ATM, Arrigo Giana, ha spiegato come alla fine del 2024 siano stati assunti 140 autisti sui circa 350 previsti dal piano aziendale. La carenza di autisti è infatti ritenuta la causa principale per il taglio alle corse che è stato messo in campo progressivamente dal 2023: oggi sono 90 su 130 le linee dove la frequenza dei mezzi è più diradata. Sempre alla fine dello scorso è stato addirittura affidato il servizio di una linea urbana a una società privata, mai successo prima. 

Nonostante la buona notizia delle nuove assunzioni, anche se non è dato sapere il numero di quelli che nel frattempo hanno lasciato visto che nei primi 6 mesi del 2024 erano stati oltre 200, il ritorno alla normalità si fa però ancora più lontano.

Leggi anche: Atm taglia le corse, Trenord le fermate: è la fine del mito dei mezzi pubblici lombardi?

# Linee e frequenze regolari solo alla fine del 2025, invece che da inizio anno

Credits mezzi_di_milano IG – Bus Atm

Arrigo Giana ha aggiunto che le corse dovrebbero ritornare alle solite frequenze di prima dei tagli per la fine del 2025 e non nella prima parte dell’anno come comunicato inizialmente. Ancora per diversi mesi i milanesi devono rassegnarsi ad attendere un mezzo anche più di mezz’ora.

Tabelloni orari mezzi di superficie

La difficoltà a completare l’organico si sta rivelando più difficile del previsto. Il 31 ottobre 2024, nel corso di una seduta di commissione a Palazzo Marino, il direttore operativo di ATM, Amerigo Del Buono, aveva comunque fatto sapere che 400 persone hanno già ottenuto la patente e che si prevedono dei recruiting day al fine di raccogliere 250 candidature per il posto di autista.

# Il campanello d’allarme: anche la manutenzione è in ritardo

Riccardo Mastrapasqua FB – Scale mobili fuori servizio

Non va meglio per quanto riguarda la manutenzione. Nell’ultimo periodo stanno infatti durando più del dovuto i malfunzionamenti di ascensori e scale mobili, alcune ferme per diversi mesi, con la data di fine lavori posticipata sempre più avanti nel tempo. Queste situazioni si verificano sia nelle linee più vecchie, come la M3, che in quelle più nuove come la M5. In superficie capita invece di vedere nelle pensile di attesa le luci e i tabelloni luminosi, che riportano gli orari di arrivo dei mezzi, spenti

Continua la lettura con: Ascensori fermi, scale mobili guaste, pensiline fuori uso: ATM ha tagliato anche la manutenzione?

FABIO MARCOMIN

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Il disastro verde di Milano: cambierà la situazione con la nuova gestione?

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Fabio Marcomin - Area verde zona Monumentale

Stanno spopolando a Milano giardini e aiuole senza erba, ma con cespuglietti e bossi. E non c’è più cura degli spazi verdi: qualcosa potrebbe cambiare da ora in poi. Forse. 

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Il disastro verde di Milano: cambierà la situazione con la nuova gestione?

# Aiuole e giardini senza erba, ma con cespugli che… non sopravvivono

Crescono le aree pedonali a Milano, vengono allargati i marciapiedi, nascono nuove piazza dove prima c’erano slarghi usati come parcheggi, il tutto nell’ottica di una città più a misura delle persone. Spesso questo interventi prevedono la creazione di giardinetti o aiuole dove al posto dell’erba trovano spazio pacciamatura in corteccia, teli per evitare l’invasione di piante infestanti, bordure e cespuglietti, intervallati quando possibile da alberi. Lo si sta vedendo nella riqualificazione di corso Buenos Aires e nelle sistemazioni superficiali delle strade soprastanti la linea M4.

Fabio Marcomin – Verde sopra parcheggio Chinatown

Un altro esempio lo troviamo sopra il parcheggio interrato all’ingresso in Chinatown. A causa della scarsa manutenzione bossi e cespuglietti diventano in poco tempo secchi e poi muoiono, producendo un effetto orrendo e disordinato. Lo stesso succede con gli alberelli, spesso agonizzanti e senza foglie. Tanto varrebbe seminare solo erba, a patto di tagliarla con frequenza. Ed è qui sorge l’altro problema.

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# La giungla in città: parchi con sfalci ridotti per tutelare la biodiversità

Alessandro Vidali – Erba alta tra panchine zona Bonola

La strategia del Comune di Milano per i parchi o comunque le zone inerbite è quella di ridurre lo sfalcio dell’erba per tutelare la biodiversità. Una scelta fatta da altre grandi città europee e che Palazzo Marino ha deciso di adottare. In questo modo, come spiegato dall’amministrazione comunale, le piante possono completare il loro ciclo vegetativo fino alla fioritura e alla produzione di seme, e oltre a salvaguardare la biodiversità, c’è un risparmio di risorse e viene migliorata la qualità del suolo e dell’aria.

David Diana – Cespugli Corso Sempione

La situazione è quindi diametralmente opposta alle aiuole e ai giardini con i cespuglietti, ma il risultato non cambia: sempre degrado e incuria. Dalle panchine in zona Bonola con l‘erba talmente alta da passare attraverso le fessure tra le stecche delle panchine, alla “Foresta Amazzonica” di corso Sempione, con cespugli e fili di erba alti oltre un metro. Come fare quindi a trovare un punto di equilibrio?

# MM invertirà la rotta?

Credits: milanoblu.com

Nell’ottobre 2024 il Comune di Milano ha formalizzato l’affidamento a Mm spa per la gestione del patrimonio verde della città per i prossimi 25 anni, quindi fino al 2049. Si parte dai contratti in essere per poi procedere gradualmente alla manutenzione dei giardini e del verde nelle scuole di competenza comunale. Da aprile di quest’anno anche tutto il patrimonio verde del Municipio 8, dove ne è presente la maggiore concentrazione. L’obiettivo è prendere la gestione entro dicembre di tutti gli oltre 18 milioni di metri quadrati della città anche grazie all’assunzione di 200 nuovi professionisti dedicati.

La partecipata si occupa inoltre anche del sistema idrico milanese e quindi dovrebbe riuscire a coordinare meglio l’erogazione dell’acqua anche nelle aiuole e nei piccoli giardini. Basterà tutto questo per invertire la rotta?

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FABIO MARCOMIN

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«Quello che mi aveva sempre suggestionato»

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«Come si poteva scrivere un libro di Filosofia?». Secondo estratto dalla seconda puntata de Il Lato Chiaro, il nuovo videopodcast di Milano Città Stato. La puntata intera con il lato chiaro di Stefano Zecchi in onda da lunedì 24 febbraio sul canale di youtube di Milano Città Stato. 

Conduce: Andrea Zoppolato. Regia: Francesco Leitner. Prodotto da: Fabio Novarino. Location: Fucine Vulcano APS – Via Fabio Massimo 15/12 (IG: @fucinevulcano).

Qui la prima puntata: Il Lato Chiaro di Candida Morvillo

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La «Porta di Chinatown», lo sconosciuto varco storico di Milano

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A Milano non c’erano solo le porte (Porta Garibaldi, Porta Nuova, Porta Venezia, Porta Romana, Porta Ticinese, Porta Magenta, Porta Vittoria, Porta Vigentina e Porta Lodovica), ma anche quelle che venivano chiamate pusterle: erano dei varchi secondari (Barriera Principe Umberto, odierna piazza della Repubblica, Porta Monforte, Porta Genova, Arco della pace e Porta Volta).

Col passare degli anni, alcune sono diventati luoghi alla moda, ormai pochi sanno cosa hanno rappresentato nella storia e pochi sanno che le porte non erano solo queste, ce n’era una che aveva un nome molto particolare.

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La «Porta di Chinatown», lo sconosciuto varco storico di Milano

# La «Porta di Chinatown»

Ph. @mattiabdu IG

Milano è sempre stata terra di conquista. Francesi, austriaci e spagnoli hanno lasciato tracce del loro passaggio e proprio lungo gli antichi bastioni spagnoli (oggi demoliti) sorgeva una varco con un nome molto curioso: Tenaglia. Per intenderci siamo in piazzale Biancamano e la porta in questione si apriva sulla strada di quella zona che veniva chiamata Borgo degli Ortolani e che oggi tutti conosciamo come via Paolo Sarpi o meglio ancora Chinatown. Ma qual è la sua storia?

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# Una porta «sfortunata»

il Castello Sforzesco nel Settecento

Cesare Cesariano era un architetto milanese e proprio durante l’occupazione spagnola ricevette dal governatore il titolo di architetto della città di Milano. Un titolo prestigioso che lo portò, nel 1535, a diventare uno dei direttori della fabbrica del Duomo. Nel 1521 per volontà di Don Ferrante Gonzaga,  progetta e costruisce Porta Tenaglia, che nell’intento originario doveva essere una difesa del Castello Sforzesco. La sua durata, a differenza delle altre porte più celebri, fu molto breve.  Trentasei anni dopo, nel 1571, su ordine di Alfonso Fonseca, la porta viene demolita per allungare il fossato del castello.

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# Perchè Tenaglia?

Porta Volta – Ph. @rcipolletta IG

In effetti, a differenza delle sue “sorelle”, la porta aveva un nome curioso e se vogliamo un po’ atipico. Sono state tante le versioni che hanno cercato di spiegare la ragione, ma la versione più accreditata va ricercata alla forma poligonale formata dal Castello Sforzesco e dal Parco Sempione (che ai tempi era una riserva di caccia), per cui si andava a formare una sorta di tenaglia che teneva lontano eventuali attacchi invasori. Un’altra teoria, molto più semplice, pare che la porta ricordasse in grandi linee la forma di una tenaglia.

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# La sua presenza nella Milano di oggi

Ph. @poglianiarianna IG

Ancora oggi, per quanto venga citata nei libri storici della vecchia Milano, su Porta Tenaglia ci sono ancora molti dati non chiari e informazioni troppo frammentate per avere più notizie a riguardo. Infatti su alcune mappe antiche la porta viene collocata diversamente e non dove viene storicamente posta e anche sulla sua forma ci sono molti dubbi che temo resteranno tali per molto tempo ancora. Alcuni, addirittura, negano la sua esistenza e la relegano nel mito e nella leggenda. Nel 1580 Giovanni Battista Clerici, realizza una mappa di Milano del tempo e qui troviamo la rappresentazione più fedele e veritiera della porta.

Quello che rimane oggi è solo la domanda di dove fosse collocata davvero. La sua storia, la sua leggenda, il suo mito, a differenza  delle altre porte, l’hanno resa talmente importante da intitolarle una via: infatti, esiste via Porta Tenaglia in zona Moscova. La porta d’ingresso di Chinatown è questa. 

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MICHELE LAROTONDA

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