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«Cresce la povertà a Milano»: per uscirne ci vuole più assistenzialismo o più intraprendenza?

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Ph. congerdesign

Milano, città simbolo di prosperità economica e motore finanziario dell’Italia, nasconde un lato oscuro: la povertà è in aumento, lo conferma l’ultimo report della Caritas Ambrosiana, e coinvolge fasce sempre più ampie della popolazione. Come si combatte la povertà? Intraprendenza o assistenzialismo?

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«Cresce la povertà a Milano»: per uscirne ci vuole più assistenzialismo o più intraprendenza?

#I numeri della povertà a Milano: +20% di persone in difficoltà in un solo anno

Il report della Caritas delinea un quadro dettagliato della situazione, evidenziando alcune tendenze chiave. Nel 2023, il numero di persone che si sono rivolte ai centri di ascolto è cresciuto del 17,9% rispetto al 2022, raggiungendo 17.238 casi. Tra queste, il 59,6% sono donne, con una presenza femminile particolarmente alta tra gli immigrati (63%). Anche la percentuale di uomini in difficoltà è in aumento, passando dal 38,6% nel 2022 al 40,4% nel 2023.

Le categorie più colpite rimangono le famiglie con minori, le donne sole o con figli, e gli immigrati. Le famiglie con minori a carico sono aumentate del 24,2%, arrivando a 4.167 nuclei. Di queste, il 74% è costituito da immigrati, mentre il 23,5% riguarda donne sole con figli. Il numero di minori coinvolti è significativo, con 8.404 bambini appartenenti a famiglie che hanno richiesto aiuto.

# L’Impatto della povertà su immigrati e famiglie straniere

Ph. dimitrisvetsikas1969

Gli immigrati rappresentano il 63,9% di chi si è rivolto alla Caritas, con l’84,6% di essi costituito da extracomunitari con regolare permesso di soggiorno. Tuttavia, è preoccupante il raddoppio degli immigrati irregolari, ora al 9,5%. Tra le comunità più colpite spiccano le famiglie provenienti dal Perù (18,5% degli assistiti), seguite da rifugiati afghani e ucraini.

# I lavoratori poveri: una realtà sempre più diffusa

ll fenomeno del “lavoro povero” sta diventando una costante sempre più preoccupante. Si potrebbe quasi dire, con una provocazione, che gli schiavi di un tempo, per quanto privati della loro libertà, avevano comunque garantite le spese essenziali: vitto, alloggio e protezione.

Al contrario, tra le persone che si sono rivolte alla Caritas, il 23,9% ha un’occupazione, ma il lavoro non garantisce un reddito sufficiente. Infatti, l’80,9% degli occupati che hanno cercato aiuto ha problemi economici, in crescita rispetto al 77,5% del 2022. Questo fenomeno mette in evidenza la crescente diffusione del “lavoro povero“, che colpisce anche chi ha un impiego regolare.

Il concetto stesso di “lavoro” sembra essersi svuotato del significato originario di attività che consente di vivere dignitosamente. Troppi lavoratori sono intrappolati in una spirale di salari bassi, contratti precari e un mercato immobiliare inaccessibile. A Milano, dove la ricchezza ostentata delle vetrine del Quadrilatero della Moda si scontra con le file sempre più lunghe davanti alle mense dei poveri, questa situazione diventa paradossale e ingiusta.

# Le radici psicologiche della povertà: quando l’assistenzialismo è un aggravante

Creadist: Grifo Finance

Per comprendere le cause profonde della povertà, bisogna andare oltre le misure di welfare e analizzare la questione in maniera più approfondita. La povertà non è solo una questione di mancanza di risorse economiche, ma anche di opportunità significative per migliorare la propria condizione. L’incapacità di generare valore e sviluppare competenze che permettano di rendersi autonomi è alla base di questa problematica.

Nel sistema attuale, molte persone finiscono per dipendere da sussidi per sopravvivere, rimanendo bloccate in una condizione di assistenzialismo senza possibilità di emancipazione. La sfida è creare un contesto in cui la formazione e l’acquisizione di competenze costituiscano una via concreta di uscita dalla povertà. La capacità di creare valore e contribuire alla società dovrebbe essere incentivata e premiata, anziché perpetuare la dipendenza passiva.

# La “colpa” del sistema: favorire forme di dipendenza invece che incentivare l’autonomia

Di fronte a un sistema spesso inefficace nel garantire opportunità reali, è necessario un cambio di prospettiva che ponga al centro la responsabilità individuale. Investire su sé stessi, acquisire competenze e migliorare le proprie capacità lavorative non solo aumenta le possibilità di trovare un’occupazione dignitosa, ma permette anche di contribuire alla crescita collettiva.

Le politiche pubbliche giocano un ruolo cruciale nel plasmare le dinamiche economiche e sociali. Tuttavia, è importante che gli interventi siano orientati a creare un contesto favorevole all’autonomia, piuttosto che incentivare forme di assistenza che rischiano di cronicizzare la povertà. Ciò non significa abbandonare le persone in difficoltà, ma riformulare il sostegno sociale puntando su formazione, accesso al lavoro e rimozione delle barriere alla partecipazione attiva.

La povertà, quindi, non può essere ridotta a una questione di aiuti economici. È necessaria una trasformazione culturale che promuova l’autonomia e il senso di responsabilità, valorizzando l’impegno individuale e creando le condizioni affinché ciascuno possa costruire il proprio percorso.

# Un cambio di mentalità: investire in una formazione più “sana”, per diventare creatori di valori invece che soggetti passivi nella società

Per affrontare efficacemente la povertà a Milano e in altre città, è necessario un cambio di mentalità che coinvolga tanto i singoli quanto le istituzioni. Le persone devono essere disposte ad accettare lavori inizialmente meno attraenti ma che rappresentano un’opportunità di crescita. Allo stesso tempo, le istituzioni devono smettere di trattare i cittadini come “clienti” di un sistema assistenziale e vederli come partner attivi nella crescita economica e sociale.

Investire in programmi di formazione e offrire incentivi per intraprendere percorsi di studio qualificanti può migliorare le opportunità lavorative. La preparazione continua e il miglioramento delle competenze sono essenziali per ridurre le disuguaglianze e garantire un futuro migliore a chi è in difficoltà.

La povertà è un fenomeno complesso che richiede interventi a lungo termine. Affrontare le cause profonde, come la mancanza di opportunità di formazione e le discriminazioni nel mercato del lavoro, è essenziale per ridurre le disuguaglianze. Tuttavia, il cambiamento deve partire anche dalla volontà individuale di migliorarsi e contribuire attivamente alla società.

La povertà a Milano e in tutto il Paese, non può essere risolta solo con misure di assistenza economica. Occorre una strategia integrata che combini politiche pubbliche efficaci, responsabilità individuale e un cambiamento culturale. Solo così sarà possibile garantire un futuro più equo e dignitoso per tutti.

Continua la lettura con: Come ci si sente a vivere a Milano? I tre grandi pregi e… i due motivi di disagio

MATTEO RESPINTI

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Colpo di fulmine del National Geographic per la Lombardia: «la regione d’Italia che più colpisce»

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Credits: National Geographic

«La Lombardia è la regione d’Italia che più colpisce per il perfetto equilibrio tra vestigia ben conservate di una lunga e gloriosa storia lunga secoli e lo sguardo rivolto al futuro e all’innovazione». Da Milano al Lago di Como, dalla Franciacorta a Bormio. Scopriamo le 7 esperienze da provare assolutamente secondo il National Geographic.

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Colpo di fulmine del National Geographic per la Lombardia: «la regione d’Italia che più colpisce»

# Il National Geographic celebra la Lombardia: «storia gloriosa e sguardo al futuro»

National Geographic

La famosa rivista, conosciuta per i suoi reportage esclusivi e le sue straordinarie fotografie che raccontano le meraviglie del pianeta, celebra le bellezze naturali e culturali della Lombardia. Questa l’introduzione dell’articolo “Sette esperienze da fare in una sorprendente regione d’Italia, la Lombardia” pubblicato nella sezione “Viaggi” sul National Geographic:

«La Lombardia è la regione d’Italia che più colpisce per il perfetto equilibrio tra vestigia ben conservate di una lunga e gloriosa storia lunga secoli e lo sguardo rivolto al futuro e all’innovazione. La Lombardia può essere nota per la sua vivace vita cittadina a Milano (capoluogo della regione e principale centro economico d’Italia), ma comprende anche pittoreschi villaggi medievali, sfarzosi resort sul lago, laghi glaciali e splendidi passi di montagna.

Paesaggi naturali mozzafiato con viste iconiche come il Lago di Como con le Alpi sullo sfondo sono sinonimo di “Dolce vita”. Moda e arte di fama mondiale, come “L’Ultima Cena” di Leonardo da Vinci e il Salone Internazionale del Mobile con la Design Week, attraggono turisti e viaggiatori d’affari da tutto il mondo. E nel caso non lo sapessi, la Lombardia ha il maggior numero di siti patrimonio mondiale dell’UNESCO di qualsiasi regione italiana, nonché il maggior numero di ristoranti stellati Michelin.»
 
Queste le 7 esperienze imperdibili da fare in Lombardia secondo la rivista.

#1 Percorrere la Via delle Sorelle

Credits: @tatybuoni
Porta San Giacomo

Un sentiero di 130 km collega Bergamo e Brescia, attraversando luoghi spettacolari come il Lago d’Iseo, i vigneti della Franciacorta e i villaggi rurali come il medievale Nembro. A Bergamo, le Mura Veneziane offrono viste panoramiche, mentre a Brescia si può visitare il Capitolium e il Museo Santa Giulia, con quasi 11.000 opere d’arte e reperti archeologici.

#2 La visita a un allevamento di caviale sostenibile

Lavorazione del caviale

Si può fare un tour guidato in un allevamento di storioni per la produzione di caviale sostenibile, quello dell’Agriottica Lombarda di proprietà di Calvisius Caviar a Brescia, con degustazioni di caviale per 70 euro a persona.

Leggi anche: Il CAVIALE più VENDUTO al mondo è di Brescia

#3 Lezioni di cucina con gli chef stellati 

Enrico Bartolini al Mudec

Nella regione con 60 ristoranti stellati Michelin, si può imparare a cucinare piatti tradizionali come il risotto alla milanese, la cotoletta o i casoncelli sotto la guida di chef locali. 

#4 Degustazione del Franciacorta

franciacorta.wine – Franciacorta in cantina

Il Franciacorta, paragonato allo Champagne, è prodotto vicino al Lago d’Iseo. È possibile visitare il vigneto Berlucchi, la tenuta del primo Franciacorta e le cantine secolari del vigneto, e godere di un aperitivo nei bar sul lago su una chiatta di fronte al Monte Iseo.

Leggi anche: Franciacorta, la piccola Francia a un’ora da Milano

#5 Il lusso sul lago di Como

Credits traceyshaw1969 IG – Grand Hotel Tremezzo

Famoso per il paesaggio alpino e visitato da celebrità, il Lago di Como offre soggiorni di lusso al Grand Hotel Tremezzo, con tour in barca per scoprire villaggi pittoreschi come Varenna.

Leggi anche: Le mete non banali per un week end di autunno sul lago di Como

#6 Escursioni sul Lago di Garda tra borghi e spiagge

Credits: @sam_wonderlands
Sirmione

Popolare per sport acquatici, il Lago di Garda invita a visitare Sirmione, con il Castello Scaligero, e a rilassarsi sulle spiagge come Jamaica Beach. Il centro di Salò ricorda la Costa Azzurra.

Leggi anche: 7 cose da fare sul Lago di Garda

#7 Sciare e rilassarsi nelle antiche terme a Bormio

Ph. robi_ciaffoni IG

Sede delle Olimpiadi invernali 2026, Bormio offre sci tutto l’anno sul ghiacciaio dello Stelvio. Dopo lo sci, ci si può rilassare nelle antiche terme della zona.

Continua la lettura con: National Geographic: “Cosa c’è di NUOVO a MILANO, la città in Italia che non riposa mai sugli ALLORI”

FABIO MARCOMIN

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Milano e Roma sono tra le città più sporche d’Europa

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milano_degrado IG - Cumuli rifiuti

Uno studio elaborato da Eu Meds fotografa le condizioni ambientali delle principali città europee analizzando alcuni specifici parametri. Milano e Roma non fanno una bella figura. 

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Milano e Roma sono tra le città più sporche d’Europa

# La regina è Helsinki

jsem.tereza IG – Helsinki

Le condizioni ambientali sono migliori nelle città del nord Europa. A dirlo è uno studio elaborato da Eu Meds, portale che collega i pazienti senza medico di base ai medici registrati, su 48 città europee. Sono stati presi in esame la qualità dell’aria, dell’acqua, la presenza e qualità degli spazi verdi, la gestione e smaltimento dei rifiuti dell’acqua. La regina è Helsinki, che registra una eccellente qualità dell’aria e un punteggio elevato per la qualità dell’acqua di 97 su 100. La capitale della Finlandia è risultata la prima della classe per la percentuale di spazi verdi, 43,10%, per la soddisfazione nella gestione dei rifiuti con un punteggio di 89,9 e per l’EPI dell’acqua con un punteggio di 100.

Leggi anche: La nuova classifica degli «aeroporti più apprezzati d’Europa»: chi vince il derby tra gli scali milanesi?

# Le più pulite sono le grandi città del nord

Classifica EuMeds

Scorrendo la top ten troviamo la capitale svedese Stoccolma e l’islandese Reykjavik a chiudere il podio. Seguono Oslo, completando il trittico degli Stati Scandinavi, Vienna, la spagnola Valencia, l’unica mediterranea tra le prime, e Amburgo. Completano la top 10 Salisburgo, Edimburgo e Monaco di Baviera. Ma le italiane dove sono finite?

# Milano e Roma tra le più sporche del Vecchio Continente

milano_degrado IG – Cumuli rifiuti

I risultati dello studio non sorridono affatto alle città italiane. Milano si posiziona insieme a Roma nelle ultime posizioni della classifica, con il poco invidiabile punteggio rispettivamente di 19 e 13 per la qualità dell’aria. Rispetto alla Capitale, Milano fa meglio per quanto riguarda la soddisfazione sullo smaltimento dei rifiuti: solo il 23% dei romani sono soddisfatti, contro il 69% dei milanesi. La peggiore di tutti è Atene, che sconta la bassa soddisfazione della popolazione rispetto alla gestione dei rifiuti, una bassa qualità degli spazi verdi e una pessima qualità dell’aria.

Fonte: Icona Clima

Continua la lettura con: «Milano è la città più felice d’Italia»

FABIO MARCOMIN

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I Secret Bar di Milano: gli esclusivi “locali clandestini” riservati a pochi eletti

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whiterabbitmilano IG

Un invito da parte di un amico, una parola d’ordine sussurrata, un segnale nascosto dietro una tenda o l’accesso da una porta sul retro. Tra le vie di Milano si cela un mondo riservato a pochi eletti. Andiamo alla scoperta dei bar segreti della città, autentici speakeasy, con un ringraziamento speciale a milanairports.com.

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I Secret Bar di Milano: gli esclusivi “locali clandestini” riservati a pochi eletti

# La storia degli speakeasy: nati negli anni ’20 per sfuggire proibizionismo 

Credit: thewalkman.it

Per capire le origini degli speakeasy, dobbiamo tornare all’epoca del proibizionismo negli Stati Uniti, un periodo di desideri repressi, parole taciute e astuzie per aggirare le leggi. Dopo la crisi del 1919, la produzione, il commercio e il consumo di alcol vennero dichiarati illegali. Tuttavia, non tutti accettarono questa imposizione, e ben presto sorsero i primi speakeasy: locali segreti nascosti in cantine e retrobotteghe, dove tutto era concesso.

Per accedervi, bisognava parlare a bassa voce, entrare da ingressi nascosti e conoscere una parola d’ordine, ma una volta dentro, ogni restrizione sembrava svanire. Oggi, in un’epoca in cui tutto sembra permesso, si potrebbe pensare che non ci sia più spazio per questi luoghi misteriosi, ma non è così. Il fascino del segreto e del proibito continua ad attrarre, anche ai giorni nostri.

Scopriamo insieme i secret bar di Milano, che con un tocco di innovazione riescono ancora a mantenere l’autentica atmosfera degli speakeasy americani.

# 1930: lo speakeasy sulla bocca di tutti, ma avvolto nel mistero

frank_cagliuli IG

Per accedere a questo locale esclusivo, bisogna passare attraverso un negozio dall’aspetto anonimo, e solo chi possiede un invito può varcarne la soglia. Il 1930 è avvolto nel mistero, e nessuno conosce l’indirizzo preciso. L’unico modo per entrarci è guadagnarsi un invito o scoprire il segreto da uno dei gestori del MAG, il bar sul Naviglio Grande che ha anticipato la nascita di questo salotto nascosto.

Una volta all’interno del 1930, sembra di essere catapultati in un pub d’epoca alla Peaky Blinders: pareti in mattoni a vista, luci soffuse, poltrone in pelle vintage e jazz che si diffonde da un grammofono. Le vere protagoniste qui, come anche al MAG, sono le bottiglie pregiate: whiskey, gin e distillati di alta qualità. Al 1930 si viene soprattutto per bere.

Il menù, sia dei drink che della cucina, segue la stagionalità e utilizza solo ingredienti di primissima scelta. Questo rende il 1930 un luogo intimo, perfetto per un viaggio indietro nel tempo, un autentico speakeasy che, nonostante il suo segreto, è ormai sulla bocca di tutti.

# Il White Rabbit: il locale al buio (con i baristi mascherati da coniglio)

Credits: @whiterabbitmilano IG

In questo caso, si sa solo che si trova nel quartiere Isola, ma l’indirizzo esatto rimane un mistero. Il White Rabbit è nascosto dietro una vetrina opaca che non lascia vedere nulla all’interno. L’unico indizio per capire se il locale è aperto è una luce accesa, ma per entrare bisogna conoscere una parola d’ordine.

Il punto forte di questo speakeasy sono i cocktail ricercati, serviti in un ambiente decisamente singolare: il locale è quasi completamente al buio e tutti i bartender sono vestiti da white rabbit.

# Apophis e The Spirit: i nuovi membership club aperti di recente

apophisclub IG

Altri locali sono stati inaugurati negli ultimi anni, tutti con un’idea innovativa di secret bar: accessibili solo tramite una quota associativa annuale. Tra questi troviamo l’Apophis Club, uno dei primi membership club di Milano, dove l’ingresso è riservato a chi riceve un invito da un altro membro. C’è poi The Spirit, dove si ottiene una card per i consumi personali e una bottiglia di champagne per celebrare il proprio compleanno. Nonostante l’atmosfera in questi club esclusivi sia decisamente più contemporanea, il richiamo ai tradizionali speakeasy è ancora ben presente.

# Backdoor 43: il locale più piccolo del mondo dove del bartender si vedono solo le mani

Credits backdoor43_milano IG – Backdoor

Infine ecco Backdoor 43, il cocktail bar più piccolo del mondo, situato sul Naviglio Grande a Milano. Nonostante le dimensioni minuscole, questo locale incarna alla perfezione lo spirito degli speakeasy: prodotti di altissima qualità, un’atmosfera curata nei minimi dettagli e un forte senso di riservatezza. Quest’ultima è così fondamentale che il bartender serve i drink attraverso un piccolo sportello, lasciando visibili solo le mani, garantendo così un anonimato assoluto.

# Ma’ Hidden Kitchen Supper Club: a cena con gli sconosciuti

mahksc IG

Il Ma’ Hidden Kitchen Supper Club è un locale unico nel suo genere, con due semplici regole per accedervi: portare una bottiglia propria e mantenere segreto l’indirizzo, senza rivelarlo a nessuno. Questo progetto è nato nel 2012 grazie a Lele e Melissa, che dopo aver arredato il loro appartamento, hanno deciso di trasformarlo in un luogo dove gli sconosciuti si riuniscono per una serata conviviale. Una volta varcata la soglia del loft, tutto diventa spontaneo: ci si accomoda a tavola e si inizia a conversare e cenare con persone mai incontrate prima. 

Continua la lettura con: I 10 bar più belli di Milano: la fotogallery

Articolo di ARIANNA BOTTINI aggiornato dalla redazione

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«100mila fuggiti in 2 anni»: la Lombardia la prima a perdere i giovani migliori. 7 soluzioni per fermare l’emorragia di talenti

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Credits: istitutoeuroarabo.it

Negli ultimi due anni, l’Italia ha subito un fenomeno drammatico: circa 100.000 giovani hanno lasciato il Paese in cerca di opportunità migliori all’estero. L’esodo ha colpito in modo particolare la Lombardia, che ha registrato il maggior numero di partenze tra i giovani talenti. Non solo: è anche la regione che presenta il saldo peggiore tra partenze e nuovi arrivi. Perché i giovani fuggono dal Paese? Cosa sta facendo il Governo? Su cosa puntare per risolvere il problema?

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«100mila fuggiti in 2 anni»: la Lombardia la prima a perdere i giovani migliori. 7 soluzioni per fermare l’emorragia di talenti

# I numeri della fuga: per ogni giovane straniero che arriva, più di 7 italiani se ne vanno

Nel 2023 la Lombardia, storicamente considerata la locomotiva economica d’Italia, ha registrato il saldo peggiore tra nuovi arrivi e partenze di giovani: -5.760. Seguita da un altra regione del Nord: il Veneto, che però ha una popolazione inferiore di metà, con un saldo di -3.759.

Le stime rivelano che per ogni giovane straniero che arriva in Italia, ben 7,5 italiani decidono di partire.

Dal 2011 al 2021, sono stati 377.000 i giovani italiani che hanno emigrato verso Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Svizzera. Nel 2020, oltre 40.000 giovani italiani tra i 25 e i 34 anni hanno espatriato, rappresentando il 33% del totale degli espatriati. Su un campione di sette nazioni (Belgio, Danimarca, Spagna, Italia, Paesi Bassi, Svezia e Svizzera), un terzo della popolazione europea di età compresa tra i 20 e i 39 anni ha scelto la Svizzera come meta di emigrazione, seguita dalla Spagna. Questa emorragia di giovani talenti ha allertato istituzioni e imprese, preoccupate per la scarsità di personale qualificato in settori cruciali come tecnologia, ingegneria e ricerca.

L’emigrazione aggrava ulteriormente il calo di giovani italiani, scesi da 13,5 milioni nel 2000 a 9,1 milioni nel 2024. Questo drammatico calo demografico non solo mette a rischio il futuro economico della Lombardia, ma rappresenta anche una minaccia per il benessere sociale del Paese, creando un circolo vizioso di disoccupazione e sfiducia nel sistema. Ma quali sono le cause della fuga?

Leggi anche: Italia al palo da 20 anni: perché? Le 5 aree di intervento per far ripartire il Paese

# Le cause della fuga

Le ragioni alla base della fuga di giovani dall’Italia sono molteplici e complesse.

  • Mercato del lavoro precario: La precarietà lavorativa è una delle principali motivazioni che spinge i giovani a cercare opportunità all’estero. Secondo i dati Eurostat 2023, la disoccupazione giovanile in Italia è al 16,7%, un dato allarmante se confrontato con la media europea dell’11,2%. Inoltre, il nostro Paese è all’ultimo posto in Europa per tasso di occupazione giovanile, con il 34,7%, superiore persino a quello della Grecia. Nonostante un buon livello di istruzione, molti laureati accettano contratti di lavoro a tempo determinato o part-time, privi di stabilità e sicurezza. Questa insoddisfazione li spinge a cercare condizioni lavorative più favorevoli in Paesi con mercati del lavoro più dinamici e inclusivi.
  • Aspettative salariali: Le retribuzioni in Italia, soprattutto per i neolaureati, sono spesso inferiori rispetto a quelle offerte in altri Paesi europei. Nel 2022, la retribuzione mensile netta a un anno dal titolo di laurea in Italia è stata, in media, pari a 332 euro per la laurea triennale e di 366 euro per la laurea magistrale. Questa media, che schiaccia massimi e minimi, non rende un quadro chiaro, ma evidenzia come la differenza di stipendio, unita al costo della vita in città come Milano, renda difficile per i giovani costruire una vita autonoma e soddisfacente. In confronto, i giovani che si trasferiscono all’estero possono contare su stipendi significativamente più alti e condizioni di lavoro migliori.
  • Contesto socio-culturale: La frustrazione per una società percepita come stagnante e poco innovativa contribuisce a questo fenomeno. I giovani desiderano vivere in ambienti stimolanti e creativi, dove possano esprimere le proprie idee e potenzialità.Le città europee sembrano offrire un ambiente più dinamico e accogliente rispetto a quello italiano. La mancanza di opportunità nel settore creativo e culturale, così come le difficoltà di accesso a finanziamenti per start-up, rendono l’Italia meno attrattiva per i talenti emergenti.
  • Declino demografico: L’emorragia di talenti è strettamente legata al declino demografico che l’Italia sta attraversando. L’invecchiamento della popolazione e il basso tasso di natalità creano un circolo vizioso: i giovani fuggono in cerca di migliori opportunità, mentre il Paese affronta una diminuzione della forza lavoro e un aumento del carico assistenziale. L’Italia ha uno dei tassi di natalità più bassi d’Europa; nel 2023 sono nati appena 379.000 bambini, un record negativo per l’undicesimo anno consecutivo. Al 1° gennaio 2024, la popolazione residente è scesa a 58.990.000 unità, con una diminuzione di 7.000 unità rispetto all’anno precedente. Questi dati evidenziano una situazione allarmante, compromettendo la capacità di affrontare le sfide future.

# L’obiettivo del Governo Meloni: riportare in Italia gli italiani all’estero

Il governo Meloni ha avviato iniziative per incentivare il rientro degli italiani altamente qualificati che si sono stabiliti all’estero. Attualmente, si stima che circa 6 milioni di italiani vivano all’estero, di cui un milione è considerato altamente qualificato. Questo fenomeno è particolarmente preoccupante per l’Italia, che spesso deve ricorrere all’assunzione di personale straniero in settori come quello sanitario.

Nell’ultima legge di Bilancio, il governo ha previsto l’ampliamento delle agevolazioni fiscali per chi decide di rientrare in Italia. I requisiti per accedere a queste agevolazioni comprendono il mantenimento del domicilio all’estero per almeno tre anni, un’alta formazione e il cambiamento di datore di lavoro al rientro. Gli incentivi fiscali sono stati aumentati, prevedendo agevolazioni del 50% per il ritorno, rispetto al precedente 30%, con picchi del 70% per genitori di minori o per coloro che diventano genitori nei primi cinque anni dopo il rimpatrio. Inoltre, è prevista la possibilità di estendere questo periodo di cinque anni di ulteriori tre anni se, al momento del rientro, viene acquistata una casa.

Un’altra iniziativa proposta riguarda la disponibilità di circa 10.000 immobili vacanti gestiti dall’Agenzia per i beni sequestrati alla mafia. Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d’Italia, ha suggerito di concedere in comodato d’uso questi immobili a aziende che si impegnano ad assumere italiani che tornano dall’estero. Le aziende avrebbero la possibilità di acquistare successivamente gli alloggi, potendoli utilizzare per i propri lavoratori.

Leggi anche: Stato italiano e Regione Lombardia: i due carrozzoni che schiacciano Milano

7 soluzioni per fermare l’emorragia di talenti

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#1 Investimenti nel mercato del lavoro

Creare un mercato del lavoro più inclusivo e sostenibile è fondamentale. Questo implica incoraggiare le aziende ad investire in contratti a tempo indeterminato e garantire tutele per i lavoratori. Inoltre, è necessario riformare il sistema educativo per allineare le competenze dei laureati con le esigenze del mercato, attraverso stage e tirocini che offrano esperienze pratiche e concrete.

#2 Sostegno all’imprenditorialità

Incentivare i giovani a creare start-up, anche con forti benefici fiscali come si fa all’estero, ad esempio in Germania, in Spagna o in Portogallo, e intraprendere percorsi imprenditoriali può rappresentare una strategia efficace. La creazione di incubatori e acceleratori di impresa, oltre a programmi di finanziamento a tassi agevolati, potrebbe stimolare l’innovazione e favorire il rientro dei talenti. Un sostegno particolare dovrebbe essere destinato alle idee legate alla sostenibilità, al digitale e alle tecnologie emergenti.

#3 Promozione di un ambiente creativo e stimolante

Favorire la creazione di un ambiente in cui i giovani possano esprimere le proprie idee e sviluppare progetti innovativi è cruciale. Ciò implica investire in spazi di co-working, laboratori e eventi culturali che possano attrarre giovani talenti. Soprattutto la priorità è di creare una rete di collaborazione tra istituzioni, università e aziende potrebbe favorire il networking e l’interscambio di idee e risorse.

#4 Marketing del “ritorno”

È fondamentale valorizzare l’Italia come luogo di innovazione, creatività e opportunità, insieme a quelli che sono i suoi punti di forza: la qualità della vita. Le istituzioni dovrebbero investire in campagne di marketing per attrarre giovani talenti, sottolineando le potenzialità e le opportunità offerte dal Paese.

#5 Sviluppo di settori innovativi

Il Paese deve investire nello sviluppo di settori innovativi, come la tecnologia, le energie rinnovabili, la biotecnologia e l’intelligenza artificiale. Creare un ambiente favorevole per le start-up e il venture capital può incoraggiare i giovani a restare e contribuire all’innovazione del Paese. L’accesso al finanziamento è cruciale per chi desidera avviare un’attività in Italia.

#6 Miglioramento delle condizioni di vita

È fondamentale lavorare per migliorare le condizioni di vita nelle città italiane, rendendole più attraenti per i giovani. Investire in infrastrutture, trasporti, spazi pubblici e servizi di assistenza sociale può contribuire a creare un ambiente più stimolante e accogliente.

#7 Un Paese per giovani che vogliano mettersi in gioco

Ma il cambiamento forse più dirompente sarebbe quello di favorire una nuova cultura, nelle scuole, nelle università, nelle istituzioni, che riduca la paura di sbagliare e l’orientamento alla dipendenza, ma che invece favorisca lo sviluppo di persone autonome e in grado di affrontare con coraggio le opportunità e i rischi della vita. Con questa mentalità un Paese ricco di problemi come l’Italia può rivelarsi un luogo eccitante per chi ha la voglia e il piacere di provare a risolverli.

Continua la lettura: Italia al palo da 20 anni: perché? Le 5 aree di intervento per far ripartire il Paese

MATTEO RESPINTI

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«Un tuffo nel centro del mondo»: le 10 citazioni più belle su Milano

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Credits: Andrea Cherchi (c)

Quante volte Milano è stata citata, celebrata e a volte anche criticata? Ha attirato a sé così tanti scrittori, artisti e personaggi illustri che è stato inevitabile che questi esprimessero proprie opinioni sulle sue vie, i suoi monumenti, i suoi palazzi. Allora ci siamo chiesti, quali sono le più belle citazioni fatte su Milano? Ecco le 10 più belle!

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«Un tuffo nel centro del mondo»: le 10 citazioni più belle su Milano

#1 L’arrivo di Renzo a Milano raccontato da Manzoni

Credits: promessisposi.weebly.com
Promessi sposi Milano

“Renzo, salito per un di que’ valichi sul terreno più elevato vide quella gran macchina del Duomo sola sul piano, come se, non di mezzo a una città ma sorgesse in un deserto; e si fermò su due piedi, dimenticando tutti i suoi guai, a contemplare anche da lontano quell’ottava meraviglia di cui aveva tanto sentito parlare fin da bambino

(Alessandro Manzoni)

#2 Giovanni Verga sedotto

Credits: Andrea Cherchi – Castello Sforzesco

“Sì, Milano è proprio bella, amico mio, e credimi che qualche volta c’è proprio bisogno di una tenace volontà per resistere alle sue seduzioni, e restare al lavoro.”

(Giovanni Verga)

#3 La “classe” di Milano per Castellaneta

credits: @maresc73 IG

“Ci sono città di evidente bellezza che si danno a tutti, e altre segrete che amano essere scoperte. Milano appartiene a questa specie, al punto che riesce difficile stabilire le ragioni del suo fascino (…). Io credo che esso consista anzitutto nella sua “classe”, né più né meno come avviene per certe donne che ci colpiscono per il loro portamento, anche se belle non sono, e neppure truccate”

(Carlo Castellaneta)

#4 Stendhal affascinato dal Duomo

Credits: @bestmilanopics IG
Duomo di Milano

“Tutte queste sere sono andato, verso l’una del mattino a rivedere il Duomo di Milano. Questa chiesa, rischiarata da una bella luna, offre uno spettacolo di bellezza straordinaria ed unica al mondo. L’architettura non mi ha mai offerto simili sensazioni.

(Stendhal, 5 novembre 1816)

#5 Il tuffo di Piovene

Credits: @mi_tomorrow IG
IG

“Per capire Milano bisogna tuffarvisi dentro. Tuffarvisi, non guardarla come un’opera d’arte.”

(Guido Piovene)

#6 Milan l’è un gran Milan: l’iconico D’Anzi

Credits: @milanocityitalia IG

“Lascia pure che il mondo parli, ma Milano è una gran Milano. Porta Cicca [Ticinese] e la Bovisa che dintorni proprio sani e la nebbia che bellezza, la va giù per i polmoni.”

“Lassa pur ch’el mond el disa ma Milan l’è un gran Milan. Pòrta Cicca e la Bovisa che d’intorni pròpi san e la nebbia che bellezza, la va giò per i polmon.”

(Giovanni D’Anzi)

#7 L’arrivo a Milano di Afeltra

Credits: @milano_south IG
Stazione Centrale

“Come si può dimenticare l’arrivo a Milano? Per la prima volta vedevo cose mai viste e mai immaginate. Una stazione immensa, piena di treni, di rumori, con la tettoia ad archi che sembrava si prolungasse all’infinito, maestosa come un tempio antico. Una moltitudine di gente sempre di fretta. Poi di colpo, all’aperto, la piazza sconfinata con alberi, aiuole, tram che si incrociavano, lo scatto degli scambi nel groviglio dei binari, lo sfavillio delle scintille che si libravano dal trolley, le file dei taxi, le reclame luminose e immense. Nei primi giorni vedevo, vedevo: il Duomo, la Scala, la Galleria, i grandi magazzini, la Rinascente e l’Upim, le facciate delle banche, corso Vittorio Emanuele, corso Buenos Aires, le vie, le piazze. Com’era bella Milano

(Gaetano Afeltra)

#8 La bella signora di Rietmann e Tranquillini

credits: @ayr.ie IG

“Non è vero che sono brutta. Non è vero che sopra di me c’è sempre la nebbia. Non è vero che sono fredda e penso solo ai soldi. [..] Per chi mi avete preso? Io sono Milano. E sono una bella signora.”

(Raffaella Rietmann e Michele Tranquillini)

#9 La Milano altera e sanguigna della Merini

Credits: milanoweekend.it
Milano

“Milano benedetta

Donna altera e sanguigna

con due mammelle amorose

pronte a sfamare i popoli del mondo

(Alda Merini)

#10 Milano al centro del mondo di Caramagna

credits: @lucus_milano IG

“Milano ha una sua magia di luci che abbagliano e strade da percorrere senza chiedersi quale sia la destinazione. Perché ovunque cammini, ti sembrerà di essere al centro del mondo.”

(Fabrizio Caramagna)

Continua la lettura con: Le 10 ARCHITETTURE di Milano più INSTAGRAMMABILI

BEATRICE BARAZZETTI

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Video Graffiti: le grida nelle strade di Milano nel 1973

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“Vai piano, piedi piatti!”, “Pistola! Vai a scuola!”, “Multa!”. Grida e immagini sulle strade di Milano nei primi anni Settanta. Video della RadioTelevisione Svizzera 

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MILANO CITTA’ STATO

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I bunker nascosti sotto MilanoVideo: il «muro invisibile» che divide Milano est e Milano ovest

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Prolungamenti M1-M5

Video: si sale sulla METRO, si scende al MARE

Il PROGETTO di SUPER 90/91, la METRO di SUPERFICIE sulla CIRCONVALLA

VIDEO: I due TUNNEL che risolverebbero il problema del TRAFFICO di Milano

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La STAZIONE FUTURISTICA di RENZO PIANO (video)

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NATALE

Viaggio nelle STAZIONI da INCUBO della METRO

Metro da incubo

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ALLARME SICUREZZA? Lo abbiamo chiesto ai commercianti di Milano 

Allarme sicurezza

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MILANO è una città per RICCHI?

Come e dove si DIVERTONO i GIOVANI OGGI a MILANO

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SICUREZZA a MILANO: i TRE LUOGHI più TEMUTI

FUGA da MILANO, in quale CITTÀ dell’HINTERLAND vorrebbero andare a vivere i MILANESIDove le MILANESI comprano ABITI di BUONA qualità a POCO PREZZO?Copertina Negozi

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La classifica dei 10 monumenti da vendere per rendere Milano più bella (e per salvare il bilancio)

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Scultura di Piazza Amendola

In risposta all’articolo “I 5 monumenti di Milano da abbattere“, abbiamo ricevuto dai milanesi un interessante consiglio: “perché non mettiamo all’asta i monumenti più brutti di Milano e il ricavato lo investiamo in città per aiutare chi è in difficoltà?“. In un momento in cui si deve pensare anche a trovare risorse per rilanciare la città, e per salvare i servizi essenziali tipo i bus, ecco le proposte più gettonate segnalate dai lettori della nostra Fan Page per rendere Milano più bella (e più ricca).

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La classifica dei 10 monumenti da vendere per rendere Milano più bella (e per salvare il bilancio)

#10 La “Canna” di piazza Ohm (Barona)

“A me viene in mente qualcosa…”

#9 “Le tre Grazie” (piazza Piemonte)

“Veramente inguardabili”

La scultura “Le tre Grazie” in piazza Piemonte

#8 La “gallina meccanica” (piazza del Tricolore)

Monumento alla Guardia di Finanza

#7 La fontana di Piazza San Babila

Fontana di Piazza San Babila

Leggi anche: I segreti della Fontana di San Babila

#6 L’ago e il filo (Piazza Cadorna)

“Sarà anche un omaggio alle metropolitane di Milano ma sembra un’ode alla Giamaica, sono proprio i colori assurdi che lo rendono brutto e apparentemente fuori contesto”

monumenti da abbattere
Credits: turismo.it

#5 Il monumento ai caduti di Minguzzi (piazzale Marengo)

“Per fortuna non lo vede nessuno perché è fuori passaggio, talmente osceno che se googli per vederlo trovi solo 4 foto”

Monumento ai Caduti di Luciano Monguzzi

#4 Il monumento alla vittime del terrorismo e delle stragi (Largo 11 Settembre 2001)

Monumento alla vittime delle stragi terroristiche

#3 Monumento a Vittorio Emanuele II (Piazza Duomo)

“Sicuramente il cavallo in Duomo. Grigia, sempre sporca, invisibile. Un totem celtico ha più a che vedere con la storia di Milano di quel re sabaudo a cavallo”

Torino all'attacco
Torino all’attacco

#2 La scalinata dedicata a Sandro Pertini (piazza Croce Rossa)

“Abbattere monumento a Pertini via manzoni orrendo”

Credits: blogspot.com – Monumento a Sandro Pertini

#1 La scultura “Danza” (Piazza Amendola)

“Sembra un incidente stradale”

Scultura di Piazza Amendola

Continua la lettura con: I monumenti più curiosi di Milano

MILANO CITTA’ STATO

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

I bar più intriganti di Milano per una pausa caffè

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Credits mattiapillitteri IG - El&N 

Una pausa caffè o una colazione fuori dal comune? Dove provarla come suggerito da Helly Cordero

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I bar più intriganti di Milano per una pausa caffè

#1 Pasticceria Marchesi, uno dei locali più chic di Milano

i locali più top
Pasticceria Marchesi

La Pasticceria Marchesi, presente in Galleria Vittorio Emanuele II, è uno dei locali più chic dove fare colazione o prendere un caffè. Sedie in velluto e carta da parati color pastello per ricordare lo storico punto vendita in corso Magenta, ancora oggi aperto, e una vista spettacolare sull’interno della Galleria. Qui si sono possono trovare dei favolosi dolci mignon, oltre a cioccolatini, confetture, caramelle e un panettone da 10 e lode.

Indirizzo: Galleria Vittorio Emanuele II

#2 El&N, il locale più instagrammabile d’Italia

Credits mattiapillitteri IG – El&N

Spostiamoci di poche centinaia di metri per entrare nel bar più instagrammabile d’Italia: El&N London. Si trova in piazza del Liberty, un altro è in Gae Aulenti, edè  tutto colorato di rosa, pieno di fiori e di attrazioni fatte apposta per uno scatto. Anche i dolci non sono niente male.

Indirizzi: piazza del Liberty 4 e piazza Gae Aulenti

Leggi anche: Il video del giorno: la MOSTRA più INSTAGRAMMABILE di Milano

#3 Gelsomina, il regno dei maritozzi

Credits livingdh IG – Gelsomina

In zona Repubblica e Porta Vittoria troviamo Gelsomina, il regno dei maritozzi e non solo. Si aggiungono altre specialità selezionate nel cuore della tradizione del sud Italia ma anche proposte per vegani o per coloro che preferiscono una colazione salata.

Indirizzi: via Carlo Tenca, 5 e via Fiamma, 2

#4 Lùbar, il bar siciliano dall’atmosfera retrò

Credits matteopenzo IG – LùBar

LùBar in Porta Venezia è un ristorante siciliano dall’atmosfera retrò, ricco di pianti, statue e lucci e dai colori pastello. Si può prendere un caffè, fare colazione o pranzare in una serra settecentesca, in quella nel cortile, nel giardino o vicino al bancone, con tutto il meglio della cucina siciliana.

Indirizzo: via Palestro, 16

#5 Ègalité, un angolo di Parigi a Milano

Credits mymilanofood IG – Egalitè

Rimaniamo sempre in zona. Ègalité, un angolo di Parigi a Milano. Una vera boulangerie nel cuore della movida di Porta Venezia. Imperdibili i croissant burrosi e croccanti, i chausson aux pommes, i pain au chocolat, gli éclair, tarte tatin e gateau preparate dal maestro panificatore Thierry Loy.

Indirizzo: via Melzo, 22

#6 Eppol pie, la colazione in una giungla urbana

Credits annyrita IG – Eppol pie

A pochi passi da Corso Buenos Aires ecco Eppol Pie. Il locale ideale per una pausa caffè in una giungla urbana, con piante ovunque, a terra, sul soffitto e alle pareti. L’ambiente esotico è richiamato anche all’esterno dalle sedute in paglia. La pasticceria è tutta da provare.

Indirizzo: via Lecco, 4

Fonte: Hellycordero (IG)

Continua la lettura: BREAKFAST a CINQUE STELLE: le tre più buone colazioni negli HOTEL di Milano accessibili agli esterni

FABIO MARCOMIN

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L’HighLine Verde sul cavalcavia: a New York è a Manhattan, a Milano sarà alla Ghisolfa

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Monte Ceneri boulevard

Uno dei sogni del Municipio 8: ne avevamo parlato qui, sul totale dei 19 progetti di riqualificazione, due per Municipio, inseriti nell’Atlante dei Quartieri del nuovo Pgt in fase di elaborazione. I prossimi passi, come dovrebbe diventare e i pro e contro dell’iniziativa.

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L’HighLine Verde sul cavalcavia: a New York è a Manhattan, a Milano sarà alla Ghisolfa

# Il modello: l’High Line di New York

mitomorrow – Atlante dei quartieri

Tutto parte dalle richieste inviate dai municipi a Palazzo Marino e inserite nell’Atlante dei Quartieri, inserito nel nuovo Pgt in fase di elaborazione, uno strumento che specifica quali interventi sono previsti per una determinata area. Tra questi troviamo piazze, scuole o piste ciclabili e anche arterie stradali come i cavalcavia. Il Municipio 8 ne ha proposti due: il più rilevante riguarda il cavalcavia Monte Ceneri. L’obiettivo è trasformarlo in una grande passeggiata pedonale sopraelevata sul modello della High Line di New York, con aree verdi, per fare sport all’aperto e un’identica riqualificazione anche del parte sottostante con servizi, spazi commerciali, aggregativi e culturali. Vediamo i prossimi passi. 

# Il bando nel 2025: «un sogno che vogliamo diventi realtà»

Monte Ceneri boulevard

Il Comune di Milano è d’accordo con il parlamentino del Municipio 8 nel ritenere che il cavalcavia abbia esaurito la sua funzione. Nel 2025 si prepara a lanciare quindi il bando di progettazione di fattibilità per far diventare la strada ad alto scorrimento sopraelevata in un parco lineare. L’assessore alla Rigenerazione Urbana Giancarlo Tancredi nel corso del Forum dedicato al suo assessorato ha detto che «è un sogno che vogliamo diventi realtà, nel 2025 lanceremo il bando. Le infrastrutture che non svolgono più la funzione per cui sono nate, da problema facciamole diventare luoghi riqualificati per i milanesi e per i turisti.»

# Le critiche: «il sogno sarà un incubo: la Ghisolfa non è Manhattan»

credits: @ildariella
IG

L’entusiasmo dell’amministrazione sembra però non fare i conti con alcuni fattori che potrebbero trasformare il sogno in un incubo. Vediamone alcuni:

#1 Il cavalcavia si trova in un’area molto diversa da Manhattan: quali turisti ci andrebbero?

Credits: corriere.it – Cavalcavia Monteceneri

Tra le motivazioni per la trasformazione del cavalcavia c’è il fatto che possa diventare un luogo di attrazione per i turisti come successo per la High Line di New York. A differenza dell’infrastruttura americana che si trova nel cuore di Manhattan tra stupendi edifici e viste mozzafiato sull’acqua, il Monte Ceneri si trovi in una posizione ben diversa, in mezzo a palazzoni degli anni ’60-’70, tra i quartieri della Ghisolfa e Villapizzone. Che con tutto il rispetto hanno un appeal ben diverso dal cuore della Grande Mela. 

#2 Aumenterà la congestione del traffico in un’area senza metro

Maps – Viale Monte Ceneri

La chiusura della strada strozzerà ancora di più il traffico di un’area dove non c’è traccia di metropolitana. Questo comporterà prevedibilmente un aumento del traffico e dell’inquinamento, motivo per cui è ancora in discussione l’opportunità della demolizione di un altro cavalcavia, quello di Corvetto. Oggi molti veicoli la percorrono per evitare i semafori sottostanti e per procedere con più rapidità in questa parte della città. Prima di un intervento di questo tipo bisognerebbe pensare a infrastrutture alternative, come la realizzazione di tunnel, dove far transitare le auto. Oltre alla costruzione della M6.

#3 La High Line di New York era una ferrovia abbandonata, non un viale utilizzato per la circolazione

Un’altra differenza sostanziale con l’High Line di New York è che quest’ultima non era una strada utilizzata quotidianamente ma la sezione meridionale in disuso della ferrovia West Side Line di 2,33 km: costruita negli anni ’30 è stata abbandonata nel 1980. Non come Monte Ceneri che costituisce un’arteria fondamentale per chi si deve muovere lungo la circonvallazione e che, quindi, risulta strategico soprattutto per chi vive in periferia. 

#4 Il verde deve essere mantenuto in modo adeguato per evitare nuovo degrado

Alessandro Vidali – Erba alta tra panchine zona Bonola

Un altro degli aspetti da tenere in considerazione è la cura del verde. Come si è visto negli ultimi anni in molte zone della città marciapiedi, aiuole e spazi verdi esistenti in generale non riescono a essere mantenuti in modo adeguato e la recente strategia di Palazzo Marino di ridurre lo sfalcio ha contribuito ad aumentare ulteriormente il degrado. Il ponte rischierebbe di fare la stessa fine, con l’ulteriore rischio di peggioramento della sicurezza per i residenti come succede nel piazzale della Stazione Centrale.

#5 Gli elevati costi di manutenzione

Bisogna poi mettere in conto che un’infrastruttura di questo tipo ha bisogno di maggiori interventi manutentivi e di conseguenza maggiori risorse economiche da investire. La stessa High Line di New York, presa ad esempio per trasformare il cavalcavia milanese, non potrebbe rimanere agibile e pulita senza gli investimenti di privati e filantropi.

# Molti milanesi la ritengono una soluzione fuori da ogni logica

Ci sono molti milanesi che ritengono l’idea del Comune di Milano fuori da ogni logica. Questi alcuni dei commenti sotto il post facebook di Milano Today che parla del progetto:

«Giustamente incasiniamo ancora di più il traffico! Prima le macchine potevano passare anche sopra, senza farsi i semafori. Adesso con il cavalcavia chiuso le auto che passeranno sotto raddoppieranno e coi semafori le code saranno lunghissime.
Grazie salah per questa ottima idea anti auto» – Maria Landoni

«Uguale. Da una parte una ferrovia in disuso che non volevano abbattere. Attrazione squalliduccia per turisti. Dall’altra una importante infrastruttura vitale per il lavoro cittadino. Geni!»  – Davide Vincenzo Dionigi Mazzilli

«Non mi sembra che il cavalcavia abbia esaurito la sua funzione. Per niente, anzi, per chi deve raggiungere Piazzale Stuparich da Piazzale Lugano poter saltare una decina di semafori e avere una corsia preferenziale è una gran cosa. Sicuramente aiuta a decongestionare il traffico ma il nostro sindaco e il suo team vivono a Gardaland coi boulevard, i bistrot, le mele e le pere…complimenti per la marchetta. Ci vuole coraggio anche a scrivere articoli demenziali come questo.» – Arianna Geith

«E le macchine volano su per il cielo, già così nelle ore di punta il cavalcavia è intasato e anche le strade di sotto.. sono proprio dei fenomeni» – Claudio Siciliano

«La classica soluzione alla Sala ostaggio di quel manipolo di radical-chic finto-ecologisti. Molte città tedesche stanno rendendo verde e pedonali parecchie strade anche molto trafficate, ma costruiscono tunnel sotto queste aree per far passare le auto. Quello che Sala e i suoi amici della rivoluzione coi fichi secchi non hanno capito è che non è che se chiudi una strada la gente per magia lascia a casa l’auto. Perché la gente lasci a casa l’auto ci vuole un sistema coordinato su tutto il territorio, provincia e regione compresa e un piano nazionale di incentivazione al trasporto alternativo. Non c’è. Per il momento se chiudi una via devi essere competente abbastanza per capire che stai solo riempiendo altre vie di auto (se non costruisci un tunnel come in Germania).» – Luca Cartapatti

Continua la lettura con: L’«Atlante dei quartieri» per il futuro di Milano: dall’Highline su Monte Ceneri alle nuove piazze

FABIO MARCOMIN

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«Il mare anche di notte»: la novità di Dubai si diffonderà anche sulle spiagge italiane?

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Dubai, la città degli Emirati Arabi Uniti che non smetterà mai di sorprendere il mondo, dove l’estate dura quasi sei mesi e dove alle 23 la temperatura media si attesta attorno ai 30°, ha introdotto un nuovo modo di vivere il mare: le spiagge notturne. lItalia è forse da meno? Vedremo mai dei lidi notturni nel nostro Paese?

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«Il mare anche di notte»: la novità di Dubai si diffonderà anche sulle spiagge italiane?

# Le spiagge notturne di Dubai

Dubai, lido notturno

Con oltre 800 metri di costa illuminati e sorvegliati, la città ha reso possibile un’esperienza balneare accessibile anche dopo il tramonto. La motivazione principale è chiara: durante il giorno, le temperature raggiungono spesso i 40 gradi, rendendo difficile per residenti e turisti godersi il mare. La possibilità di fare un tuffo o passeggiare sulla sabbia (più) fresca di sera risponde all’esigenza di sfuggire al caldo torrido. Non solo, queste spiagge rappresentano un’attrazione turistica e un’occasione di ristoro per molti lavoratori, spesso migranti, che trovano un momento di sollievo dopo lunghe giornate lavorative.

La spiaggia notturna, pubblica, è progettata per garantire la massima sicurezza: bagnini presenti 24 ore su 24, telecamere dotate di intelligenza artificiale e reti anti-squali sono solo alcune delle misure adottate per prevenire incidenti e pericoli. Questo progetto, oltre a migliorare la qualità della vita dei residenti, attira anche i turisti nei mesi più caldi, mantenendo vivo il flusso di visitatori nonostante le temperature estreme.

# E in Italia? Spiagge di notte: un sogno o una possibilità concreta?

Noi italiani saremo forse da meno? Le nostre spiagge, famose in tutto il mondo per la loro bellezza, potrebbero benissimo ospitare una vita balneare notturna. Da nord a sud, le coste italiane offrono scenari mozzafiato: dalla Sardegna, con le sue acque cristalline di Cala Mariolu, alla Puglia con la bianca spiaggia di Torre dell’Orso, fino alle sabbie dorate della Baia del Silenzio in Liguria o alla rinomata spiaggia di San Vito Lo Capo in Sicilia. Tutti luoghi, ma aggiungiamoci anche la riviera romagnola, che, con un po’ di immaginazione, potrebbero animarsi anche di notte, permettendo ai bagnanti di godere del mare al chiaro di luna.

È vero, fare il bagno di notte non è proprio una novità: qualcuno ci prova sempre, magari in compagnia di amici dopo una cena in riva al mare. Tuttavia, nessun lido ha mai pensato di trasformare questa esperienza in una vera e propria attività organizzata. Eppure, potrebbe rappresentare un’opportunità unica per incrementare il turismo e rilanciare il commercio notturno lungo le nostre coste. La vita notturna porterebbe nuova linfa economica alle località balneari, con ristoranti, bar e negozi che potrebbero restare aperti fino a tarda notte per soddisfare le esigenze dei visitatori.

Leggi anche: Il «mare a Milano»: il nuovo Ocean Dome all’Idroscalo oppure… ai Bagni Sempione?

# Le sfide di un lido notturno: problemi e soluzioni

La gestione di un lido aperto fino a mezzanotte o oltre comporta però delle sfide significative. Innanzitutto, i costi di gestione aumenterebbero notevolmente. I servizi di sicurezza dovrebbero essere potenziati, con bagnini presenti anche durante le ore serali (come a Dubai), e sarebbe necessario illuminare adeguatamente le spiagge per garantire la sicurezza dei bagnanti. Ma non solo: l’illuminazione dovrebbe essere progettata per ridurre l’inquinamento luminoso, magari con l’uso di luci soffuse a LED che rispettino l’ambiente marino e non disturbino la fauna locale.

Anche la temperatura potrebbe essere un problema. Mentre a Dubai le serate sono comunque calde, molte località italiane potrebbero richiedere soluzioni innovative per rendere la spiaggia confortevole anche in notturna. Una possibilità potrebbe essere l’utilizzo di riscaldatori all’infrarosso lungo i lidi, creando delle “isole di calore” nei punti più frequentati, come le aree di ristoro e i lettini. Questa soluzione non solo renderebbe più piacevole l’esperienza nelle fresche serate estive, ma permetterebbe anche di estendere l’uso delle spiagge notturne durante tutto l’anno, trasformandole in mete attrattive persino in inverno.

# Come si rende fruttuoso un lido notturno?

Il commercio trarrebbe sicuramente beneficio dalla vita notturna sulla spiaggia, ma è importante bilanciare i costi operativi con i potenziali guadagni. Tenere aperto un lido tutta la notte significa assumere più personale e coprire costi di illuminazione e sicurezza. Una soluzione potrebbe essere quella di introdurre un ingresso a pagamento per le spiagge notturne, magari incluso in un pacchetto che offra servizi aggiuntivi, come lettini riservati, con la possibilità di musica dal vivo o, cambiando genere, di attività rigenerative come la meditazione o lo yoga al chiaro di luna.

In alternativa, si potrebbe pensare a una collaborazione con i ristoranti e i bar presenti sulla spiaggia, che potrebbero contribuire alle spese in cambio della possibilità di sfruttare il flusso di clienti fino a tarda notte. Anche le attività sportive notturne, come beach volley o kayak illuminato, potrebbero attirare un pubblico di appassionati, garantendo ulteriori entrate attraverso l’affitto delle attrezzature.

# Come si anima una spiaggia notturna?

Oltre alla semplice balneazione, le spiagge potrebbero offrire intrattenimenti e attività pensate appositamente per la sera. Si potrebbero organizzare spettacoli pirotecnici, cinema all’aperto con schermi galleggianti o persino concerti unplugged sulla sabbia. Gli eventi gastronomici, come cene a tema o degustazioni di prodotti locali, potrebbero richiamare sia i residenti che i turisti, creando un’atmosfera unica e rilassata.

Per incentivare la partecipazione, si potrebbero proporre pacchetti con servizi inclusi, come un aperitivo al tramonto, massaggi rilassanti in riva al mare, o attività sportive come il paddle boarding notturno, con tavole illuminate che offrono un’esperienza magica e indimenticabile. Grazie alle soluzioni di riscaldamento, queste attività non sarebbero limitate solo ai mesi estivi, ma potrebbero continuare anche durante l’inverno, offrendo nuove opportunità di svago anche nei periodi più freddi.

# Treni direttissimi per una serata in spiaggia

Per rendere questa esperienza più accessibile anche a chi vive nelle grandi città come Milano o Roma, si potrebbe ipotizzare un sistema di treni ad alta velocità che colleghi direttamente alcune località balneari vicine.

Pensiamo a una partenza serale da Milano verso la Riviera Ligure o da Roma verso le spiagge della Toscana. I treni, partendo intorno alle 18, potrebbero permettere ai viaggiatori di cenare già a bordo, o, per chi lo desidera, direttamente in spiaggia, per poi godersi il lido fino alle 24, con un breve viaggio di ritorno previsto dopo la mezzanotte.

Questa soluzione favorirebbe il turismo di prossimità, riducendo la necessità di pernottamenti, che comunque andrebbero a verificarsi, rendendo l’esperienza più accessibile.

Continua la lettura con: Il «mare a Milano»: il nuovo Ocean Dome all’Idroscalo oppure… ai Bagni Sempione?

MATTEO RESPINTI

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Tutti amici a Ponte Lambro. 

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Continua con: Quando cerchi di capire le coincidenze tra Metro e Passante

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Dove bigiavamo la scuola negli anni Ottanta a Milano

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Io ho lavorato alle Messaggerie Musicali

Gli anni della “Milano da bere” raccontati nello spot dell’Amaro Ramazzotti, delle insegne al neon in piazza Duomo e dei paninari. Ma dove si andava quando si saltavano le lezioni a scuola? Questi i ricordi degli studenti di allora. 

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Dove bigiavamo la scuola negli anni Ottanta a Milano

# All’Astragames, la sala giochi più famosa degli anni ’80

Paninaro Bircide Fb – Astragames

Praticamente il Paese dei Balocchi. Il Paradiso di chi bigiava la scuola negli anni ’80: l’Astragames, la sala giochi più famosa di Milano. Si trovava sul retro di una piccola via laterale sotto i portici di Corso Vittorio Emanuele, raggiungibile solo a piedi a piedi e con poche indicazioni per trovarla, dietro al Cinema Astra. La mattina era frequentata solo da chi saltava la scuola, quindi solo in quella occasione si rivelava un universo di infinite possibilità. 

Nota: non era però l’unica sala giochi in città frequentata da studenti che saltavano le lezioni, ce n’erano anche in via Larga e in via Torino.

# In Piazza del Duomo, a fare le vasche tra i negozi

Credits reversofestival IG – Piazza Duomo con autobus e insegne luminose

Anche negli ’80 Piazza del Duomo era tra le destinazioni preferite per evitare di stare seduti tra i banchi. Quando ancora le auto potevano circolare e le insegne al neon ricoprivano l’edificio di fronte alla cattedrale, le vasche tra i negozi e le soste nei bar si facevano già.

Leggi anche: Le foto di Milano degli anni Ottanta mostrano una città molto diversa

# Su e giù per le scale mobili dentro la Rinascente

Credits Andrea Cherchi – Interno Rinascente

Un altro luogo dove trascorrere il tempo la mattina lontano dei banchi era la Rinascente, su e giù per le scale mobili, prima che ci fosse “l’invasione” di vestiti e accessori di lusso, al sesto piano c’era infatti la cancelleria.

# Alla Standa, la “casa degli italiani”

Milano Sparita e da ricordare FB – Negozio Standa in piazza Castello filme Un povero ricco

Con diversi punti vendita in città, oltre al primo storico in via Torino, c’era la Società Anonima Magazzini Standard pare diventata Standa su volere di Mussolini. Divenne “la casa degli italiani” quando Iniziativa Meta del gruppo Ferruzzi ne cedette la proprietà del 70% alla Fininvest di Berlusconi che la ribattezzò nella Casa degli italiani. Un luogo dove trovare tutto quello che poteva servire: dall’arredo casa al vestiario.

Leggi anche: Quando a MILANO si andava alla STANDA: il VIDEO

# Da Luini, una piccola pausa con i mitici panzerotti

Credits novikova_na_talia IG – Coda Luini

I mitici panzerotti di Luini erano una piccola pausa prima di virare su sale giochi e negozi. Aperto da 75 anni, riscuoteva un gran successo anche negli anni ’80.

# Alla Crota Piemontese per mangiare un panino con würstel e crauti

Credits: @la_crota – La Crota – Trattoria con pizza

Il locale nasce nel 1948 come Crota Piemunteisa in piazza Beccaria, dietro al Duomo, dove veniva proposta appunto cucina piemontese. Il panino più gettonato era quello con würstel e crauti. Oggi si trova vicino alle Colonne di San Lorenzo, mantenendo il suo essere trattoria e locale storico ma perdendo la tipicità regionale.

Leggi anche: La trattoria più economica in centro a Milano

# Da Burghy

Paninari davanti al Burghy di San Babila

Era l’epoca dei paninari e una sosta al Burghy in Piazza San Babila per un hamburger era quasi una tappa obbligata. Poi è arrivato Mc Donald’s, ora non esiste più nemmeno quello.

# Messaggerie Musicali, uno dei “tempietti” della musica

Io ho lavorato alle Messaggerie Musicali

Uno dei “tempietti della musica”, le “Messaggerie Musicali” sotto la Galleria Vittorio Emanuele. Si trovavano tutti gli LP più venduti, ma anche libri di ogni genere. Un po’ come la Mondadori e la Feltrinelli oggi, ma erano le sette note a dominare. In alternativa c’erano Mariposa in Porta Romana oppure Buscemi, il regno dei bootleg (le registrazioni non ufficiali dei concerti) in corso Magenta. 

Leggi anche: I negozi più mitici della Milano di un tempo

# Bar Magenta, il più amato dagli studenti

Credits Andrea Cherchi – Bar Magenta

Sempre stato uno dei bar più amati dagli studenti, anche universitari. Il Bar Magenta, che ha ormai superato da tempo il secolo di storia, negli anni ’80 era una delle mete predilette quando si bigiava. 

Leggi anche: I 10 bar più belli di Milano: la fotogallery

# La Fiera di Senigallia, tra articoli etnici, vintage e rari vinili

Credits: @_pattipatti_ – Fiera di Senigallia

Lo storico mercatino delle pulci milanese, di giovedì e sabato mattina, dove trovare: articoli etnici, abbigliamento nuovo e usato, vinili rari, vecchi fumetti, scarpe, borse e accessori femminili, pelletteria, casalinghi e ferramenta. Un paradiso per chi aveva diverse ore da riempire prima di ritornare a casa facendo finta di essere andato a scuola.

# Al Parco Sempione o ai Giardini di Porta Venezia

kanaka98 IG – Tramonto Parco Sempione

La fuga nei grandi parchi, dal Sempione e ai Giardini di Porta Venezia. Due luoghi dove era, è lo ancora, più difficile farsi scoprire dai genitori o dagli insegnanti, grazie ai grandi spazi e ai numerosi punti dove nascondersi. Perfetto per rilassarsi, quando possibile sdraiati sull’erba, tra una chiacchiera e l’altra con i compagni di scuola.

Spunto: Nati a Milano (Gruppo Fb)

Continua la lettura con: Quando l’attrazione di Londra era il Duomo di Milano

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La “stazione del futuro” all’orizzonte di Milano: avanza la passerella sospesa trasparente di Renzo Piano

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Il 15 ottobre si sono aperti ufficialmente i cantieri del primo lotto di Unione Zero a MilanoSesto, per la parte realizzata dai privati. Intanto prosegue la costruzione della stazione futuristica progettata da Renzo Piano. Queste le ultime immagini dal cantiere.

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La “stazione del futuro” all’orizzonte di Milano: avanza la passerella sospesa trasparente di Renzo Piano

# La stazione del futuro: attività in corso e immagini dal cantiere

Fabio Marcomin – Stazione Sesto dalla strada

Dopo l’abbattimento del vecchio edificio antistante piazza Primo Maggio, protrattosi a lungo causa ritrovamento di amianto nella struttura, prosegue la costruzione della nuova stazione ferroviaria a firma Renzo Piano.

Aperta al pubblico già parzialmente, attualmente vede i cantieri concentrati su:

  • le coperture delle scale mobili;
  • la copertura con vetro e pannelli solari sul corpo stazione lato piazza;
  • la realizzazione della parte mancante della stazione dove prima insisteva il vecchio edificio e del tunnel di collegamento alla metropolitana.

Nel video in basso si può vedere una panoramica della stazione e l’area di scavo dove prima c’era il vecchio edificio passeggeri.

# Le caratteristiche della futuristica stazione sospesa di Renzo Piano

Credits sestosg.net – Nuova stazione ferroviaria

La nuova stazione ferroviaria è il simbolo più riconoscibile di MilanoSesto, uno dei più grandi di progetti riqualificazione urbana in Europa. La struttura è caratterizzata da una passerella in vetro di 90 metri larga 18 metri che attraversa la linea ferroviaria Milano-Monza, con scale coperte che collegano le banchine. La passerella prevede al suo interno bar e alcuni negozi, offrendo anche una vista panoramica sul nuovo Parco urbano Unione, con pannelli fotovoltaici sulla copertura. La stazione si collega con il capolinea della M1, mentre il sottopasso esistente, attualmente chiuso per lavori, viene rinnovato e prolungato.

# Fine lavori: dicembre 2025

La conclusione dei lavori è programmata per dicembre 2025, qualche mese dopo rispetto al precedente cronoprogramma. Il completamento della nuova stazione sarà completata anche nella parte interrata nella sua totalità e potrà essere utilizzata anche come cerniera tra la Sesto costruita e la nuova Sesto sulle ex aree Falck.

Continua la lettura con: Prima pietra di Unione Zero, il nuovo quartiere avveniristico a Nord di Milano

FABIO MARCOMIN

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I progetti più visionari per le piazze di Milano (mai realizzati): le immagini

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Alla ricerca di nuove idee e progetti da realizzare, Milano cerca sempre di stupire. A volte, però questi progetti rimangono solo mere fantasie e non trovano terreno fertile per attecchire. Dagli archivi Casva, Maria Fratelli rievoca la memoria di alcune idee del passato che per fortuna o sfortuna non sono mai state realizzate.

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I progetti più visionari per le piazze di Milano (mai realizzati): le immagini

# Milano Città Immaginata

Dal Centro Studi che conserva gli archivi della Milano Moderna sono stati estratti 10 progetti chiave mai realizzati prima d’ora per lanciare l’iniziativa “Milano Città Immaginata”. Qui, vengono riportati alla memoria progetti degli anni ’30 fino agli anni ’80, partendo dalla mostra “Milano Mai Vista” e che hanno fatto discutere e appassionare i cittadini milanesi.

# San Babila centro del dinamismo moderno

1936. Luciano Baldessari, architetto-artista-scenografo, elabora un progetto di grande impatto scenografico per il lato est di piazza San Babila. Baldessari propone un imponente complesso porticato, con grande cinema, teatro, dancing, bar-ristorante, negozi, uffici e appartamenti, che mette assieme riferimenti all’Espressionismo tedesco, al Razionalismo italiano e al Déco statunitense. Sulla piazza un corpo ad andamento verticale con torre gradonata al centro, sul retro un blocco per il cinema e il teatro, sui lati due corpi bassi ad andamento orizzontale. Un’architettura spettacolare che celebra il dinamismo della vita moderna.

# La funivia sull’Arengario

1937. Progetto per l’Arengario: un cubo di vetro trasparente, sostenuto da un sottile telaio metallico e lievemente rialzato su un podio. Gli spazi interni sono delimitati da pareti in pietra, la tribuna, affacciata verso il Duomo, è contenuta in un semplice parallelepipedo in muratura. Parte del progetto anche una funivia che doveva attraversare Piazza Duomo. 

# Il grattacielo e la piazza sotterranea di QT8

1962. Tre architetti propongono un centro civico per completare il QT8, quartiere sperimentale ideato da Piero Bottoni alla fine della seconda guerra mondiale. Quattro blocchi si dispongono intorno a una grande piazza pedonale gradonata: il mercato già esistente, un edificio per funzioni culturali, amministrative e commerciali, un grande cinema, e un albergo a torre che fa da contrappunto all’orizzontalità della piazza. Al livello inferiore è prevista una piazza sotterranea con parcheggi, collegata con la metropolitana.

# Il mega parcheggio di Piazza Fontana

1967. L’architetto milanese Francesco Gnecchi Ruscone presenta un progetto provocatorio per Piazza Fontana: un gigantesco parcheggio multipiano, sospeso su pilastri, che stringe la piazza in un assedio minaccioso. Il parcheggio si dispiega a forma di elle tra via Pattari e via Verziere, con due enormi torri cilindriche alle estremità per le rampe di salita e discesa. Il progetto, ha il motto “Per esempio” e rappresenta un atto di accusa contro la tendenza dell’epoca di riempire il centro di Milano con parcheggi multipiano. Un “ecomostro” immaginato come monito contro lo strapotere dell’automobile.

# Il grande terrapieno di Garibaldi

1979. Lo studio di Vittorio Gregotti elabora un progetto di grande parco urbano lineare per l’area tra la Stazione di Porta Garibaldi e il terrapieno delle ex Varesine, dove sorge oggi il quartiere Porta Nuova.  Il progetto si fonda su un grande terrapieno alberato che segue l’asse della ferrovia ottocentesca e del Passante facendo da “bastione” tra la città storica e le espansioni successive. A questo si integrano vari spazi pubblici ed edifici, che creano una ricucitura con i quartieri circostanti. 

# Cadorna sopraelevata

1982. Lo studio Gregotti Associati, in collaborazione con altri studi di progettazione, elabora per conto di Ferrovie Nord Milano un progetto di trasformazione dell’area dei binari della stazione Cadorna. Il progetto prevede una sequenza di spazi ed edifici, sollevati sopra i binari: dietro piazzale Cadorna e la stazione, radicalmente ristrutturati, si susseguono una galleria vetrata con negozi, un blocco per uffici, con due grandi padiglioni vetrati in corrispondenza del Palazzo dell’Arte. Piazze e percorsi sopraelevati collegano le parti del progetto, la città e il Parco Sempione.

# Piazza Duomo: l’esercito celeste di statue alate

credits: milanocittaimmaginata.it

1984. Un altro dei progetti che forse sarebbe piaciuto maggiormente ai milanesi è quello che riguardava piazza Duomo. Se fosse andato in porto, davanti al sagrato, oggi ci troveremmo di fronte a una processione di statue alate che avrebbero preso il posto del monumento equestre di Vittorio Emanuele II. Un vero proprio “esercito celeste”.

È questo che De Pas, D’Urbino, Lomazzi e Roberto Sambonet avevano progettato per la risistemazione e il ridimensionamento della Piazza più conosciuta di Milano. Sicuramente uno scenario estremamente suggestivo e simbolico che avrebbe portato nel cuore della città un autentico “museo a cielo aperto”, ma mai realizzato per questioni di spazio pubblico.

Secondo quanto riportano sul sito di milanocittaimmaginata, il progetto non richiedeva grandi modifiche se non lo spostamento delle uscite della metropolitana. Il risultato sarebbe stato quello di un grande spazio magico, metafisico e surreale.

# Il GreenWar: il parco lineare da Piazza della Repubblica alla Stazione

GreenWar credits: milanocittàimmaginata.it

1988. Virgilio Vercelloni, architetto milanese, elabora il “GreenWar”, un parco lineare che partiva da Piazza Repubblica e arrivata dritto ai binari della stazione centrale. Qui, le tettoie sopra i binari sarebbero state trasformate in una gigantesca serra.

Continua a leggere con: 7+1 PROGETTI MAI REALIZZATI che potevano RIVOLUZIONARE Milano

SELENE MANGIAROTTI

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Un quartiere di Milano è uno dei più “cool” del mondo (secondo Time Out)

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Credits Andrea Cherchi - Isola

12mila persone si sono espresse sulla rivista scegliendo i quartieri che tutti dovrebbero vedere. Ecco perché quello milanese è stato tra i più votati.

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Un quartiere di Milano è uno dei più “cool” del mondo (secondo Time Out)

# Isola si piazza nella top 10 della “40 coolest neighbourhoods in the world”

Credits Andrea Cherchi – Isola

La rivista Time Out ogni chiede ai suoi lettori di votare i luoghi più belli loro città e per l’ultima edizione 12mila persone si sono espressi scegliendo i quartieri che tutti dovrebbero vedere.

Isola

Quello di Isola a Milano è risultato essere uno dei più interessanti al mondo, all’ottavo posto della “40 coolest neighbourhoods in the world”, con questo commento: “Fun fuct: il nome Isola deriva dal fatto che il quartiere era tagliato fuori dal resto di Milano dalla linea ferroviaria che lo costeggia. E prima dell’Expo 2015, molte persone non avrebbero avuto motivo di attraversare quella linea ferroviaria. Sette anni e un’intera riqualificazione dopo, Isola rivendica il titolo di quartiere più cool di Milano”

Leggi anche: National Geographic: “Cosa c’è di NUOVO a MILANO, la città in Italia che non riposa mai sugli ALLORI”

# Una “casa e bottega” all’interno di una grande città come Milano

Paul Pablo IG

Tra i fattori trainanti del successo dell’Isola sono segnalati le iniziative sociali, gli spazi verdi e la vita di strada. Time Out definisce il quartiere come “classica enclave hipster” e individua la sua peculiarità, quella di essere una “casa e bottega” all’interno di una grande città come Milano perché “mantiene il suo cuore locale”.

# La giornata ideale tra locali, negozi e luoghi da visitare

credits: IG @alessia6308

Per una giornata perfetta da passare nel quartiere la rivista Time Out suggerisce di iniziare facendo colazione nella pasticceria L’Ile Douce di via Lambertenghi, pranzare da Deus e poi proseguire con una visita al Cimitero Monumentale, anche se non propriamente nel quartiere ma al confine, il Bosco Verticale e lo infine lo shopping. Come periodo migliore dell’anno è consigliato quello durante il Salone del Mobile quando le vie della zona sono propongono una variegata offerta di mostre e spettacoli aperti al pubblico.

Leggi anche: I LOCALI dei SINGLE di Milano

Continua la lettura con: Il QUARTIERE del FUTURO a MILANO: fatto di verde e di acqua

FABIO MARCOMIN

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Luci a Milano. Il mistero degli uffici illuminati anche di notte

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Milano ama la luce. E’ la città che ha aperto la prima centrale termoelettrica d’Europa, che ha illuminato le sue strade di luce elettrica, è la città di “luci a San Siro”. Però a volte esagera, almeno è quello che sostiene l’autore di questo video che rimane stupito che a Milano la notte di domenica molti uffici anche se vuoti restino con le luci accese. Un modo di fare luce sulle strade, come accade ad esempio a Stoccolma con le abat jour vicine alle finestre, un modo per trasmettere più sicurezza oppure un inutile spreco? A voi la scelta. 

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Il quartiere più strano di Milano

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Credits Maps - Via Polesine

Un quartiere poco noto ha degli aspetti bizzarri che forse in pochi conoscono. Vediamo quali sono.

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Il quartiere più strano di Milano

#1 Si chiamava Regina Elena: era il più esteso quartiere popolare realizzato tra le due guerre 

Credits wikipedia.org – Quartiere ICP Mazzini

Realizzato fra il 1925 e il 1928 sotto la direzione tecnica dell’architetto Giovanni Broglio, inizialmente il quartiere si chiamava Regina Elena, intitolato alla regina d’Italia Elena del Montenegro, moglie di Vittorio Emanuele III. Rinominato quartiere Mazzini dopo la seconda guerra mondiale, è il più esteso dei quartieri popolari realizzati fra le due guerre dall’Istituto Case Popolari (ICP) di Milano

#2 È composto da 4 isolati trapezoidali per ospitare “poveri e poverissimi”

Credits Maps – Quartiere Mazzini

Il complesso di edifici del quartiere è disposto su quattro isolati di forma trapezoidale e sorge alla periferia sud-est della città nei pressi del piazzale G.Rosa fino a Piazza Angilberto II, comprendendo al suo interno Piazzala Ferrara con il Mercato Comunale. Il quartiere fu programmato per ospitare i “poveri e i poverissimi” ossia le persone in condizioni di maggior disagio sociale.

#3 Le vie del quartiere sono intitolate alla costa dell’Alto Adriatico

Spostandoci tra le vie del quartiere si può notare come la maggior parte richiamino località o zone della costa del Veneto e della Romagna: piazzale Ferrara, via Polesine, via Comacchio, via Pomposa e via Ravenna.

Leggi anche: Le AREE GEOGRAFICHE di Milano

#4 Gli edifici richiamano il disegno ottocentesco e storicista

Credits Maps – Via Polesine

Una particolarità degli edifici di questo quartiere è il richiamo ai caratteri propri del disegno ottocentesco e storicista, che prevede basamento, sviluppo a fasce vuote e piene verticali alternate, corrispondenti ai servizi e ai balconi, coronamento e, in molti casi, linee di gronda discontinue dovute alla scelta di variegare l’altezza dei corpi di fabbrica per scongiurare un’eccessiva monotonia. 

#5 Il quartiere Mazzini oggi è molto più esteso: il 50% è occupato da un parco

Credits Maps – Quartiere Mazzini 1

Oggi i confini del quartiere Mazzini non si limitano al progetto originario di complesso di case popolari di inizio ‘900, con confine est piazzale G. Rosa e ovest piazza Angilberto II, ma comprendono a nord la porzione di abitato fino a viale Brenta, tutto il quadrante a sud del quartiere originale e il Parco di Porto di Mare che da solo occupa il 50% della superficie.

Continua la lettura con: Il quartiere delle CASE MINIME nel villaggio dei FIORI

FABIO MARCOMIN

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Prima pietra di Unione Zero, il nuovo quartiere avveniristico a Nord di Milano

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Piazza_Unionezero

15 ottobre 2024: arriva il via ufficiale al primo lotto in costruzione dei palazzi privati di Unione Zero, parte di uno dei più grandi progetti di rigenerazione urbana d’Europa: MilanoSesto. Cosa è previsto nell’area, il video dal cantiere e le ultime immagini della stazione sospesa di Renzo Piano.

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Prima pietra di Unione Zero, il nuovo quartiere avveniristico a Nord di Milano

# Il via ufficiale alla costruzione degli edifici privati nell’area di Unione Zero

Veduta aerea_Unionezero

15 ottobre 2024: è stata ufficialmente posata la “prima pietra” del futuro studentato, degli uffici di Banca Intesa San Paolo e degli edifici residenziali del lotto Unione Zero del maxi progetto MilanoSesto nell’ex aree Falck. Presenti il Presidente di Regione Lombardia, il Sindaco di Sesto San Giovanni, il CEO di Hines Italy, il Presidente del gruppo Prelios, il Presidente di Poste Italiane e il Chief Lending Officer Intesa San Paolo.

Lamiranda – Cantiere studente Unione Zero

Dopo l’avvio degli edifici pubblici della nuova stazione ferroviaria “a ponte” e dell’ospedale pubblico IRCSS Città della Ricerca e della Salute, le nuove sedi dell’Istituto neurologico Besta e dell’Istituto nazionale dei tumori, inizia la materiale costruzione dei primi edifici privati nel comparto Unione Zero, lato via Acciaierie – piazza Diaz.

# Una superficie di 250mila mq, per un investimento complessivo di 600 milioni di euro, con uno studentato da 700 posti e i nuovi uffici di Intesa San Paolo

Studentato_Unionezero

L’area di Unionezero si sviluppa su una superficie di circa 250mila mq e prevede un mix funzionale, tra cui spazi direzionali tra i quali i nuovi uffici di Intesa Sanpaolo, uno studentato da 700 posti letto progettato da Park Associati e residenze, che ospiterà complessivamente circa 6.000 persone. Il cantiere avviato con 220 milioni di euro capitali privati di investimento prevede la realizzazione in 36 mesi 130.000 metri quadrati di spazi. L’investimento complessivo dell’area è di 600 milioni di euro con un indotto stimato di 1 miliardo di euro.

 

# Un quartiere prevalentemente pedonale con 50mila mq di parco, una grande piazza, housing sociale e residenze libere

Piazza_Unionezero

Il nuovo quartiere Unionezero è il primo lotto di Milano Sesto, connesso alla passerella sopraelevata della stazione ferroviaria in fase finale di completamento, sarà prevalentemente pedonale, ricco di verde diffuso, con le corti interne degli edifici residenziali accessibili anche ai non residenti.

Sono previsti anche:

  • un hotel a cura dello studio di architettura e interior design ACPV ARCHITECTS Antonio Citterio Patricia Viel
  • residenze in edilizia convenzionata di Barreca & La Varra e realizzata da Redo Sgr;
  • residenze libere di Scandurra Studio Architettura;
  • una prima porzione del parco, pari a 13 ettari su 45 ettari complessivi, sviluppato da LAND. 

# La futuristica passerella trasparente connette due aree della città da sempre separate, con punto panoramico sul nuovo parco

Ufficio stampa – Promenade_stazione

L’elemento più iconico di tutto il progetto di MilanoSesto, uno dei più grandi progetti di riqualificazione urbana in Europa con 1,5 milioni di mq di terreni da trasformare, è la nuova stazione ferroviaria firmata da Renzo Piano. La struttura si caratterizza per una passerella di vetro a scavalco della linea ferroviaria Milano-Monza della lunghezza di 90 metri per una larghezza di 18 metri e con connessioni alle banchine dei binari tramite scale coperte da pensiline. Sulla passerella sono previsti un bar e un paio di attività commerciali e sarà un punto panoramico sul nuovo Parco urbano Unione.  

Interscambia con l’attuale capolinea della M1 ed è stata sostanzialmente completata nella parte soprastante i binari. Il sottopasso preesistente è stato invece temporaneamente chiuso per essere riqualificato e riaperto a fine lavori, rinnovato, prolungato di circa 42 metri e collegato con il nuovo sistema di stazione. La conclusione dei lavori è programmata per dicembre 2025, qualche mese dopo rispetto al precedente cronoprogramma. La nuova stazione sarà completata anche nella parte interrata nella sua totalità e potrà essere utilizzata anche come cerniera tra la Sesto costruita e la nuova Sesto sulle ex aree Falck.

Continua la lettura con: I progetti che trasformeranno Milano nei prossimi 10 anni

FABIO MARCOMIN

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