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Guido Spadea, “il poeta di compagnia” prestato alla recitazione

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Guido Spadea

Una delle personalità più eclettiche nel panorama della recitazione milanese.

Guido Spadea, “il poeta di compagnia” prestato alla recitazione

# Ha ricoperto innumerevoli ruoli nel mondo del cinema, del teatro e della televisione

Guido Spadea

Milano si è dimenticata troppo in fretta di una delle personalità più eclettiche nel panorama della recitazione. Parliamo di Guido Spadea, un attore che ha saputo dare un carattere forte ai personaggi che interpretava, anche se defilati nella narrazione. Nacque nella città meneghina il 15 luglio 1921, la sua particolarità è stata quella di ricoprire innumerevoli ruoli nel mondo del cinema, del teatro e della Tv: oltre che attore, fu autore di copioni per trasmissioni radiofoniche e televisive, scriveva barzellette per Carlo Dapporto e fu incaricato da Erminio Macario di “correggere” i copioni delle opere di varietà. Non solo: quando il teatro milanese “alle Maschere”, di via Borgogna, si dedicò alla prosa (prima di diventare un locale da strip-tease) Spadea collaborò con questo politeama come referente delle opere teatrali.

# Uno dei migliori “poeti di compagnia”

Era considerato uno dei migliori “poeti di compagnia” della metà del secolo scorso, con questo termine si definivano quegli autori che scrivevano testi per le compagnie adattati all’attualità oppure alla realtà locale del luogo in cui si svolgeva lo spettacolo. Per questo motivo, era abituato a comprare i giornali locali della città in cui la sua compagnia si esibiva per “studiare” gli argomenti da trattare durante l’opera.

Guido Spadea si affacciò al mondo dello spettacolo grazie ad un amico che faceva il capo-clacque, venendo poi assunto come macchinista scenico, poi iniziò a recitare, in piccoli ruoli.

# Dall’incontro decisivo con lo speaker radiofonico Mario Carotenuto ai documentari con Ermanno Olmi

wikipedia.org – Guido Spadea – Vedo_nudo

A Milano, negli anni ’40 e ’50, la Galleria era un crocevia di attori, registi, produttori e agenti, qui Spadea conosce Mario Carotenuto, che allora era speaker radiofonico: l’attore romano chiede al collega milanese di scrivergli i testi delle trasmissioni che deve presentare e inizia una collaborazione che si trasforma in amicizia.

E fu così che prese il via la carriera di questo eclettico personaggio della scena meneghina. Poi fu ingaggiato da Ermanno Olmi per scrivere i testi di alcuni documentari, quasi contemporaneamente a ciò lavorò anche come rivenditore di figurine “didattiche” fuori dalle scuole, interpretando, durante la distribuzione, i personaggi inerenti all’argomento dell’album che veniva distribuito. 

Era il periodo in cui andò a vivere in un alloggio in via San Maurilio.

# Oltre 30 film in carriera con i più grandi: Sordi, Manfredi, Celentano e Pozzetto

tvguide – Spadea e Sordi

La sua popolarità arrivò grazie agli oltre trenta film in cui recitò: citiamo “Il maestro di Vigevano”, accanto ad Alberto Sordi, “Vedo nudo”, accanto a Nino Manfredi, “Bruciati da cocente passione”, recitando con Cochi Ponzoni, ed “Ecco noi per esempio”, con Adriano Celentano e Renato Pozzetto. E’ apparso in Tv in varie sitcom come “Nonno Felice” e “Norma e Felice”, con protagonisti Gino Bramieri e Franca Valeri.

Dopo essersi ritirato dalle scene, Guido Spadea è morto il 28 maggio 2017, a Genova, città in cui decise di vivere i suoi ultimi anni.

FABIO BUFFA 

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La via pedonale di Milano tra “le 12 più belle d’Europa”

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Credits ciudadanadelmundo_ IG - Rua Nova do Carvalho a Lisbona
Una classifica stilata dal New York Times elenca le 12 vie pedonali più belle d’Europa. Anche l’Italia ne piazza una in classifica. Si trova a Milano, scopriamo di quale si tratta.
 
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La via pedonale di Milano tra “le 12 più belle d’Europa”

# Le caratteristiche comuni tra le vie più belle d’Europa

A contendere lo scettro di “più bella” sono 12 vie sparse in Europa, ognuna con diverse caratteristiche architettoniche ma tutte accomunate dalla presenza di locali tipici e luoghi artistici. Il lungo fiume Akerselva, a Oslo, che alterna parchi alle zone abitate, Pimlico road a Londra, lussuosa via in zona Westminster che sembra essersi fermata agli inizi del ‘900, Grosser Muristalden a Berna, unica a non poter vantare locali ma che consente una vista meravigliosa sul fiume Aar, e poi via per Istanbul, Madrid, Praga e altre città europee.

# Ripa di Porta Ticinese, l’unica via italiana presente tra le regine d’Europa

Credits decocinaelaprendiz IG – Ripa di Porta Ticinese

In classifica svetta la presenza della via milanese, una delle più tipiche e fotografate, ormai si dice instagrammate, di Milano. Qui è possibile gustare qualunque piatto italiano con le varianti create da vari cuochi e chef, ci si può coccolare e far viziare dalla colazione al bicchiere della staffa prima di rincasare, si possono vedere albe e tramonti mozzafiato. E’ certamente una delle vie più multietniche esistenti data la presenza di persone, specie universitari, provenienti da ogni angolo del pianeta, si ascolta musica, si passeggia, si conosce e ci si innamora come in nessun altro posto, almeno in Italia. Soprattutto con le luci del tramonto. 

# Forse limitativo essere citata tra le più belle in Europa

Foto di Rodrigo Martins (@rodrigomartins.it)
Foto di Rodrigo Martins (@rodrigomartins.it)

Una via che è affascinante in ogni stagione, che vede scorrere nel Naviglio pesci, anatre, cigni e qualche airone, vede navigare imbarcazioni compresa una gondola (non ha sbagliato strada…), una via che ha i suoi abitanti e i suoi personaggi, da artisti a sportivi a “santi protettori” che si prendono cura della vie e delle acque di questa zona sempre più apprezzata e conosciuta nel mondo. Senza nulla togliere a Rua Nova do Carvalho di Lisbona o alla viennese Kärntner Strasse, Graben e Kohlmarkt possiamo tranquillamente affermare che Ripa di porta Ticinese ha assolutamente meritato di essere tra le vie pedonali più belle in Europa e, secondo noi, nel mondo.

 
 

Continua la lettura con: La VIA VANDELLI: una tra le PIÙ SUGGESTIVE d’EUROPA

ROBERTO BINAGHI

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I «palazzi-albero»: una foresta urbana che supera ogni fantasia

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credit: dreamstime.com

Da lontano una strana foresta urbana, da vicino un fantasioso hotel. Dove si trovano i lussuosi palazzi-albero?

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I «palazzi-albero»: una foresta urbana che supera ogni fantasia

Chi non ha mai pensato di passare almeno una notte su una casetta tra gli alberi? Un desiderio preso alla lettera dai costruttori del Sanya Beauty Crown Hotel. Nove veri e propri alberi architettonici completi di tutto: fusto, rami e foglie che cambiano addirittura colore!

# I palazzi-albero trasformano la realtà in un film fantasy

I nove palazzi che compongono l’imponente complesso del Sanya Beauty Crown Hotel dominano l’isola di Hainan, in Cina. Il governo ha deciso che è arrivato il momento di costruire stravaganti strutture per attrarre un maggior numero di turisti. E’ riuscito nel suo intento? Beh, noi diremmo proprio di sì. Infatti i palazzi-albero non passano certo inosservati, sia dalla terra ferma che dal fiume su cui si affacciano, rendendo Hainan il set di un film fantasy.

credit: siviaggia.it

# Qui la fantasia incontra il lusso

credit: dreamstime.com

Tutt’altro che fantasia: l’hotel non solo è tra i più stravaganti al mondo, ma è riuscito ad aggiudicarsi un posto nell’ambita classifica degli hotel più lussuosi. Il design degli esterni infatti è solo l’anteprima, il trailer, di quello che si trova al suo interno.

credit: tripadvisor.com

6.668 camere, 180.000 mq di complesso alberghiero sviluppato su nove edifici con livelli di qualità variegati, ma pur sempre molto alti: un hotel a 7 stelle, uno di platino a 5 stelle, un residence hotel e altri sei hotel di categoria. Immaginate di affacciarvi dalla vostra lussuosa camera, trovando davanti a voi un paesaggio naturale meraviglioso, tra le montagne e il fiume, reso ancora più speciale da questa più unica che rara foresta urbana.

# Una foresta urbana molto realistica, rami, radici e foglie che cambiano colore

credit: viaggiamo.it

I palazzi-albero sono davvero realistici, infatti sono stati rappresentati il fusto, i rami e persino le foglie che cambiano colore come se cambiassero le stagioni. Ma non tutto ciò che esiste è visibile agli occhi. Sotto agli alberi architettonici, ci sono persino le radici – costituite da un centro commerciale con all’interno un grande ipermercato – che si estendono per ben 290.000 mq.

Se steste già guardando i voli lo capiremmo, non è difficile innamorarsi a prima vista di questo stravagante e lussuoso hotel: un motivo in più per visitare quest’isola dal clima tropicale nel sud della Cina.

Continua la lettura con:  Bosco Rosso: il futuro di Paolo Sarpi?

ROSITA GIULIANO

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

5 modi di dire tipici di Milano

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Murales Sant'Ambrogio. Credits: @kaliman261059 (INSTG)

“Milan l’è on gran Milan” è sicuramente l’espressione del dialetto milanese più famosa. E sono tanti anche i proverbi della tradizione popolare che si continuano a tramandare di generazione in generazione. Ma oggi vogliamo parlare dei modi di dire tipicamente meneghini, con i quali, spesso, non è semplice farsi capire nel resto d’Italia.

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5 modi di dire tipici di Milano

#1 Andare a piotti

È un’espressione dialettale che indica l’andare a piedi da un punto A ad un punto B.

Quando hai ancora l’auto dal meccanico e nessuno può accompagnarti a lavoro: «Fa niente, me la farò a piotti.»

#2 Paccare

Sicuramente un termine usato soprattutto dai giovani milanese. Indica “l’arte” del disdire un appuntamento all’ultimo minuto o senza preavviso.

Quando la festa è alle 22 e alle 21.50 chi doveva guidare avvisa di non esserci: «Non abbiamo più il passaggio, Luigi ci ha paccati.»

#3 Disciularsi

È un verbo lombardo legato anche al piemontese poiché deriva da un sostantivo comune ai due dialetti. Può indicare la capacità di risolvere un problema complesso, senza arrendersi. Ma, ultimamente, il suo significato si è spostato sul saper affrontare la vita in piena autonomia, sull’essere svegli.

Un tuo amico non ha voglia di studiare o di trovare un lavoro? Potresti dirgli «Disciules che hai 30 anni!»

Credits: viaggionelmondo.net
scena film Rocco e i suoi fratelli

#4 Muchela!

È un’espressione dialettale tipicamente lombarda proveniente dall’originario “mozzare”. Chi la sente rivolgere verso se stesso deve stare attento: infatti, intima, in modo imperativo, di smetterla, finirla, piantarla.

Qualcuno si sta continuando a lamentare da ore e ore? «Muchela!»

#5 Che sbatti!

Slang milanese che deriva dalla parola “sbattimento”. Viene utilizzato quando non si ha voglia di fare qualcosa che invece bisognerebbe eseguire.

Quando devi comprare un regalo, ma non lo hai trovato da nessuna parte e scopri che è solo in quel negozio a 50 km da casa tua è automatico dire «Che sbatti!»

Continua la lettura con: 10 PAROLE del DIALETTO MILANESE intraducibili in ITALIANO

ALESSIA LONATI

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Dalla fusione de “Il Ciclista” e “La Tripletta” nacque la Gazzetta dello Sport, il primo giornale sportivo italiano

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3 aprile 1896. Esce in edicola un nuovo giornale sportivo, nato dall’unione de Il Ciclista e della Tripletta. Si intitola la Gazzetta dello Sport ed esce il lunedì e il venerdì per narrare cronache sportive in Italia e all’estero.

Dal 1919 avrà regolare cadenza quotidiana. Oltre a raccontare di sport, la Gazzetta organizzerà anche manifestazioni sportive. La prima fu un incontro di scherma, la seconda la gara podistica Milano-Monza-Milano. La più famosa e longeva: il giro d’Italia. Il colore della maglia del leader della corsa deriva proprio da quello delle pagine del giornale.

Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani

Continua la lettura con: I locali simbolo di Milano

MILANO CITTA’ STATO

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Video: il negozio del tribunale di Milano dove comprare vestiti a prezzi stracciati

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Cos’è un istituto di vendite giudiziarie? A Milano ce n’è uno e si chiama Sivag Store: si tratta di un negozio vero e proprio in cui vengono rivenduti abiti e oggetti – anche delle più grandi marche – a prezzi molto convenienti. L’aspetto più interessante, però, è la provenienza degli articoli in vendita: si tratta, infatti, di merce proveniente da aziende e società fallite o in liquidazione. In questo video entriamo all’interno di Sivag Store per scoprire tutti i vantaggi che offre questo genere di vendita al dettaglio.

Il nuovo video di Milano Città Stato di Francesca Monterisi. Iscriviti al canale su YouTube per i video esclusivi di Milano Città Stato.

 

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FRANCESCA MONTERISI

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«Micro Metro» e «Bosco Rosso»: la Paolo Sarpi del futuro?

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Credits: Chatgpt

Cosa potrebbe riservare il futuro alla Chinatown di Milano? Ecco alcune idee per rivoluzionare Paolo Sarpi.

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«Micro Metro» e «Bosco Rosso»: la Paolo Sarpi del futuro?

# Una micro-metropolitana per Paolo Sarpi?

Credits: Ideogram.AI

Rispetto alla mobilità, il quartiere di Paolo Sarpi presenta problematiche specifiche. Infatti, come molte zone lunghe e “strette” già chiuse al traffico, è molto frequentato dai pedoni, simile ai Navigli.

Qui, e nelle zone come questa, i tunnel e i silos sotterranei per il parcheggio, caratteristici del modello City Life, risulterebbero senza dubbio utili per i residenti della zona, ma non faciliterebbero in alcun modo la mobilità, che è già pedonale. In Paolo Sarpi serve un’idea nuova.

Con l’espansione sempre maggiore della comunità cinese, possiamo immaginare che a espandersi sarà anche l’estensione stessa della zona: la mobilità interna dovrà quindi essere rivisitata per garantire un collegamento rapido che permetta di ovviare al “traffico pedonale” in stile mercato.

Qui potrebbe entrare in gioco un binario, o una monorotaia, che si sviluppi lungo la via principale, con passaggi sotterranei per le traverse o, in alternativa, totalmente interrata o, ancora, totalmente sopraelevata. Questa micro-metropolitana, con al massimo una fermata intermedia, potrebbe collegare rapidamente i due capi di Paolo Sarpi, offrendo un servizio di spostamento pratico e istantaneo, percorrendo su e giù la strada. Volendo si potrebbe spingere fino a Piazza XXV Aprile. 

Micro-metropolitana potrebbe non rendere l’idea. Il progetto vincente per la mobilità di Paolo Sarpi potrebbe essere la costruzione di qualcosa che assomigli a una funicolare di città, come quella che unisce le due parti di Bergamo, ma costruita in piano e con una velocità moltiplicata di molto. Questo nuovo mezzo, per essere efficace e risultare interessante, potrebbe essere pensato con la possibilità di agganciarvisi con le proprie biciclette o monopattini. L’idea sarebbe quella di creare una fusione delle diverse modalità di trasporto, rese “micro” dalla brevità del tratto.

Questo approccio non solo potrebbe facilitare lo spostamento all’interno di Paolo Sarpi, ma, qualora funzionante, potrebbe essere presto esteso a zone, anche di tutta Italia, con una struttura simile, per esempio ai Navigli, volendo rimanere a Milano.

Leggi anche: 7 città al mondo dove non immagineresti mai che ci sia una metropolitana

# Il bosco rosso

Credits: Ideogram.AI

In Paolo Sarpi, al di là di pochi alberi, tenuti neanche troppo bene, manca il verde. Per di più, il colore tipico della zona, sia per la Cina moderna che per quella tradizionale, è il rosso. Con il modello CityLife, spesso si pretende di portare il verde in tutta la città, ma le piante non sono tutte verdi.

Immaginate un bosco verticale dedicato alla cultura cinese, sarebbe un passo audace che potrebbe proiettare Milano in testa alle altre città del mondo in quanto a integrazione. Un bosco verticale rosso si potrebbe distinguere per l’uso di piante che richiamino il simbolismo della cultura cinese, dove il rosso è sinonimo di fortuna e prosperità.

Piante come l’acer rubrum e varietà di acero giapponese non solo contribuirebbero anche a migliorare la qualità dell’aria, ma arricchirebbero anche il panorama visivo con forme e colori al momento difficilmente osservabili a Milano. Questo spazio verde, in realtà rosso, potrebbe presto diventare un punto di riferimento non solo per i residenti, ma anche per i turisti in cerca di un’esperienza unica e immersiva.

All’interno di questo nuovo bosco verticale, poi, non sarebbe difficile immaginare giardini tematici, dedicati certamente al relax, ma anche e soprattutto all’incontro culturale. Si tratterebbe di spazi progettati per incoraggiare la sinergia tra la cultura cinese, quella italiana e quelle europee: si potrebbero organizzare eventi, laboratori e scambi culturali.

I visitatori potrebbero utilizzare questi spazi, che sarebbero costruiti in maniera simile a quanto ipotizzato per Lambrate, per fermarsi, conversare e apprendere, scambiando tradizioni e conoscenze. In questo modo, il bosco verticale rosso sarebbe molto più di un giardino esotico, si tratterebbe di un palcoscenico per la cultura e l’incontro.

Leggi anche: Nella periferia di Milano c’è un nuovo «Bosco Verticale»

# Con le vetrine interattive supereremo le barriere culturali?

Innovazione potenzialmente imprescindibile per la Paolo Sarpi del futuro potrebbero essere vetrine o pavimentazione interattiva; la loro introduzione avrebbe il potenziale per trasformare radicalmente l’esperienza di acquisto e di interazione sociale nel quartiere.

In più, se il modello si dimostrasse funzionante, ciò che sarebbe utile a un milanese per interagire con una comunità straniera nella sua città, potrebbe rivelarsi ancora più utile per un turista straniero che debba interagire con milanesi e italiani in generale.

Immaginate un sistema di vetrine digitali che offrono informazioni dettagliate sui prodotti e sui piatti tipici, superando quindi le barriere linguistiche in tempo reale; rappresenterebbe un’innovazione radicale.

Queste vetrine non solo fornirebbero traduzioni automatiche in tempo zero, ma offrirebbero anche dettagli su ingredienti e preparazioni, nel caso di ristoranti, o provenienza dei materiali e tecniche di produzione, nel caso di negozi commerciali, permettendo ai visitatori di valutare le offerte in un modo decisamente nuovo. Avere accesso, attraverso schermi touch, a informazioni, storie, curiosità e ricette, potrebbe rendere ogni “giro” in Paolo Sarpi un’opportunità di apprendimento e scoperta unica.

Continua la lettura con: Via PAOLO SARPI e le chicche di Chinatown: breve guida al quartiere più di tendenza nel cuore di Milano

MATTEO RESPINTI

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Sapessi come è strano sentirsi disoccupati a Milano

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ohurtsov-pixabay - Persona smarrita

Essere disoccupati a Milano vuol dire attraversare diverse fasi, vivere emozioni particolari che forse in altre parti d’Italia sono vissute in modo meno forti. Non sempre però perdere il lavoro è una cattiva notizia.

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Sapessi come è strano sentirsi disoccupati a Milano

# Lo smarrimento e l’imbarazzo

ohurtsov-pixabay – Persona smarrita

Questa vecchia canzone riadattata sarebbe la colonna sonora più calzante per rappresentare uno stato d’animo davvero particolare da provare a Milano, non quello di essere innamorati ma quello di essere disoccupati. Una sensazione po’ straniante. In una città dove il lavoro è da sempre uno degli aspetti fondamentali della tua identità e uno degli elementi di maggior coesione sociale non averne uno è qualcosa che può lasciare smarriti. Una situazione imbarazzante da dover giustificare con amici, parenti e conoscenti.

# Anche quando si è disoccupati ci si inventa qualifiche

credits: Formula Benessere

A Milano ci si vanta del proprio lavoro, ci si inventa qualifiche, si usano inglesismi senza ritegno: purchasing manager, sales advisor, digital creator, car washer. Non importa poi se si fatichi a sbarcare il lunario o si sopravviva navigando tra un contratto a termine e uno stage con remunerazioni da fame, oppure che si svolgano lavori estremamente comuni, l’importante è avere un tassello posizionato in questo enorme puzzle composto da innumerevoli professioni e mestieri. Ci sono poi studenti fuori corso, pensionati e ricchi che occupano il tempo con attività spacciate per professioni, ma nessuno si sentirebbe mai a suo agio a definirsi: disoccupato.

In altre realtà italiane è meno frustrante rientrare nella categoria dei nullafacenti, si è più avvezzi alla sopravvivenza, agli espedienti, alle giornate trascorse bighellonando al bar del paese. Anzi è quasi una furbizia apprezzata il riuscire a tirare a campare senza fatica magari appoggiandosi ai più svariati sussidi o a pensioni di invalidità. Esiste una città italiana dove la percentuale di disabili è altissima, molto più che in altre realtà e la cosa dovrebbe far pensare.

# L’apparire conta più dell’essere

Credits simobg IG – Baglioni Resort

A Milano è forte la tentazione di apparire grandi lavoratori ben remunerati. Alcuni magari saltano i pasti ma ostentano benessere, cercando di frequentare luoghi da ricchi da dove poi poter postare foto di vacanze esotiche o fare apertivi in terrazze panoramiche in località mondane al lago, al mare o in montagna. Altri sono emigrati a Milano con il sogno o il miraggio di una svolta, un cambiamento e giunti sotto la madonnina non possono poi dire di non avercela fatta, che fanno i commessi per 1.100 euro al mese e che i soldi non gli bastano. Milano è cara e tentacolare, facile spendere più di quanto si guadagni.

Pertanto ritrovarsi disoccupati nella metropoli, soprattutto se si è poveri, può diventare un trampolino affacciato sul baratro della disperazione. Se poi l’essere senza lavoro ti capita dopo i cinquant’anni tutto questo può anche avere risvolti davvero tragici. Milano è una citta costosa, affitti, mutui, mezzi di trasporto cibo, tante attrattive. Sono molteplici le dinamiche che ti possono portare alla disoccupazione.

Realtà come locali e ristoranti che chiudono da un momento all’altro, piccole medie imprese che non sanno stare al passo con i tempi, negozi che non reggono la concorrenza di Amazon. Certo ogni situazione va valutata singolarmente: chi si trova moglie e figli da mantenere, mutui da estinguere, rate auto da saldare, affitto, alimenti per la ex da passare si troverà nel baratro. A quel punto, la grande domanda: che fare?

# Dalla fuga all’estero al rischio di finire in un dormitorio

rgouveia -pixabay – Senzatetto

All’improvviso ci si dovrà adattare a lavori faticosi, meno gratificanti, tornare a fare corsi, districarsi tra le varie agevolazioni che ancora offre lo Stato. Qualcuno tenterà la fortuna all’estero, qualcun altro si inventerà una professione dal nome incomprensibile. Per i casi più disperati restano i dormitori, le mense gratuite, oppure gli amici, i parenti e i genitori, se ancora in vita, oppure ci si deve arrabattare tra un lavoro in nero e l’altro tirando alla pensione.

Tra tutte queste situazioni può palesarsi improvvisamente o comunque più velocemente del previsto di venir chiamati dalla responsabile del personale nella grande azienda internazionale presso la quale si è impiegati da tanti anni e che visto il calo del fatturato, la volontà della proprietà di ridurre i costi, l’aumento delle spese, la concorrenza, il prodotto che fatica a stare sul mercato o per altre altri tipici effetti collaterali del capitalismo… ti propone un ricollocamento in un’altra azienda, un trasferimento in altra sede o una allettante buona uscita più stipendio erogato direttamente dallo stato per un po’ di mesi.

# Può essere vissuta anche come un’opportunità di esprimere il proprio potenziale o come la possibilità di fare cose sognate da tempo

ptra-pixabay – Postazione di lavoro

Di sicuro questa rimane sicuramente una eventualità che se vissuta nella maniera giusta (soprattutto se poi si ha la possibilità di avere altre entrate che sia una seconda casa di proprietà data in affitto, da un box o da altre rendite) può rappresentare una vera e propria opportunità da sfruttare appieno! Poter finalmente fare i viaggi tanto sognati ma rimandati per mancanza di tempo, soldi, stanchezza. Dedicarsi a studiare una lingua, a riprendere in mano uno strumento musicale, cercare il lavoro dei sogni, fare un corso di cucina…insomma, perdere il posto fisso potrebbe anche essere un bonus del quale usufruire appieno che capita una sola volta nella vita.

Essere disoccupati può voler dire essere liberi, potere finalmente cercare il modo di esprimere il proprio potenziale uscendo dalla sicurezza di uno stipendio fisso in una città come Milano dove le opportunità non mancano.

Continua la lettura con: Musk: “In futuro il lavoro sarà un hobby”

ANDREA URBANO

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I 5+1 eventi della prima metà di ottobre da non perdere a Milano

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Locarno Film Festival

Eventi, mostre e appuntamenti con arte e design. Fra i tanti eventi, eccone alcuni dei più interessanti.

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I 5+1 eventi della prima metà di ottobre da non perdere a Milano

#1 Bam open air design 2024, il design incontra la natura 

Bam Open Air design

Dal 2 al 5 ottobre apre le danze la Bam open air design, evento che vuole mettere in relazione il design e l’architettura con i prati e le foreste circolari della Biblioteca degli Alberi. Protagoniste sono delle installazioni che creano un percorso espositivo open air di sicuro impatto.

#2 Milano wine week, il più grande evento italiano dedicato al vino

One night wine

Dal 5 al 13 ottobre si svolge la settima edizione della Milano wine week, con una proposta arricchita di eventi innovativi come la “one night wine” presso l’Arco della Pace. Non mancheranno gli mww awards presso il Teatro Manzoni, lunedì 7 ottobre. 

#3 Wellness week, la settimana dedicata al benessere fisico

Welness week Milano

Dal 7 al 13 ottobre, la prima settimana dedicata al benessere fisico e mentale che si appresta a trasformare Milano in una vera “palestra” ricca di eventi immersivi pensati per migliorare la qualità della vita. Non mancano eventi dedicati allo yoga e alla meditazione in location inusuali e quanto altro serva a sensibilizzare ed invitare il pubblico a connettersi con nuove realtà di riferimento, lontane dalla frenesia e dalla vita digitale. 

#4 Flora et Decora, la manifestazione dedicata al floravivaismo

Flora et decora 2024

Dall’11 al 13 ottobre torna all’Arco della Pace Flora et Decora, manifestazione dedicata non solo al floravivaismo, ma anche ai lavori artigianali e all’enogastronomia a filiera corta. Presenziano 80 espositori lombardi e del resto d’Italia. C’è poi Ristora, polo attrattivo dedicato all’enogastronomia italiana di eccellenza.

#5 Milano digital week, il primo “Fuorisalone” del digitale

Milano digital week

Dal 10 al 14 ottobre, la storica Milano Digital Week ospita più di 120 eventi e per la prima volta la manifestazione sarà diffusa per tutta la città anche grazie alla partecipazione delle Università milanesi tra cui il Politecnico, l’Università Cattolica, Bicocca. Il tema sarà “nuovo linguaggio della città. Tra intelligenza artificiale ed espressioni umane”, con ulteriori sotto-tematiche come il linguaggio artificiale e la creatività digitale.

#5+1 Locarno a Milano, il cinema internazionale d’autore

Locarno Film Festival

Una manifestazione che conferma il legame tra Locarno film festival e Cineteca Milano. Dall’11 al 14 ottobre, presso il cinema Arlecchino, è di scena questo Festival tutto dedicato al cinema d’autore, con tantissime proiezioni di film in lingua originale, di cui anche film provenienti dal concorso internazionale. Tanta anche l’attenzione verso giovani registi emergenti.

Continua la lettura con: Le cose più importanti da fare a Milano entro la fine dell’anno

ALESSANDRA GURRIERI

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Food: le 12 inaugurazioni più interessanti dell’ottobre milanese

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gooduriesoresina IG

Un autunno di fermento culinario che va ad accrescere la già ricca scena culinaria milanese.

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Food: le 12 inaugurazioni più interessanti dell’ottobre milanese

#1 The Krofle & co. Il brand spagnolo specializzato in croffle

thekrofle.co IG

Il croffle è un dolce ibrido, un incrocio tra croissant e waffle che sbarca a Milano direttamente dalla Rambla de Catalunya di Barcellona. Croffle per tutti i gusti dal pistacchio alla Nutella e molto altro, oltre a specialty coffees frappé e frullati. 

Indirizzo: piazza Argentina 3

#2 Berberè Città studi. La sesta pizzeria in Città studi

Credits: @berberepizzeria – Berberè

Nuova location ma stessa pizza per Berberè, che apre la sua sesta insegna. Famosa per le sue pizze con ingredienti genuini leggere e digeribili, la corsa di questo locale non si ferma, forte della grande attenzione per la lunga lievitazione e qualità delle materie prime. 

Indirizzo: via Eustachi 13

#3 Rama. Il nuovo cocktail bar asiatico

_ramamilano IG

La formula del nuovo locale Rama è quella dei cocktails orientali, assaggi di sushi e dj set. Un sushi ayce di qualità, che dopo l’apertura di Domo’, abbina le Atmosfere esotiche dell’Asia alla mixology contemporanea più innovativa. 

Indirizzo: via San Marco 40

#4 Da Zero. La quarta insegna in Porta Venezia 

food_developer IG – Da zero

La pizza cilentana di Zero apre in Porta Venezia la sua quarta insegna per continuare a celebrare i prodotti del territorio e premiare le eccellenze locali come le passate di pomodoro fatte in casa, la cipolla di Vatolla o l’origano del Monte Cervati. Tante birre artigianali e vini napoletani. 

Indirizzo: piazza Oberdan 12

#5 Onda. La nuova osteria in Porta Genova 

teoroccachef IG – Onda osteria

Una nuova osteria che celebra il cibo semplice e genuino senza disdegnare un pizzico di innovazione come la pasta e fagioli con astice. Onda in Porta Genova è aperta anche a pranzo, ha una vasta selezione di vini naturali ma non solo. 

Indirizzo: via Savona 45

#6 Pepèn. La paninoteca parmigiana 

pepenofficial IG

Una paninoteca parmigiana storica che apre in via Malpighi nel nel cuore di Porta Venezia. Nel menu panini rustici ma anche proposte iconiche come la carciofi, pizza farcita con carciofi e ricotta o il caval pisst, a base di carne di cavallo pesto.

Indirizzo: via Malpighi 3

#7 Chiosco Ravizza. Il punto di incontro in zona Bocconi

chioscoravizza IG

Ai margini del Parco Ravizza, uno spazio con una proposta culinaria di matrice internazionale: Chiosco Ravizza. Vini, cocktails per un luogo che vuole essere soprattutto punto di ritrovo dove mangiare, bere e socializzare tra eventi, serate a tema e collaborazioni culinarie con chef internazionali. 

Indirizzo: via Toscana 20

#8 Joe’s American Smashburger. I burgers di Joe Bastianich

joesamericanfactory IG

Celebre volto televisivo, Joe Bastianich arriva a Milano in zona Porta Romana portandovi lo Smashburger ed in particolare il Patty, una polpetta di carne schiacciata di Black Angus, servito in panini giganti con cheddar e tante salsine. 

Indirizzo: corso di Porta Romana 64

#9 Chiosco Urbano Milano, il ritrovo di quartiere in Porta Ticinese 

Mattia Carbone google – Chiosco Urbano

In via Tabacchi 19, un chiosco che si propone di essere il nuovo punto di riferimento di quartiere. Aperto sin dal mattino per colazioni e caffè, raggiunge il clou al momento dell’aperitivo con birre, cocktails, calici di vino accompagnati da schiacciate, taglieri e panini.

Indirizzo: via Tabacchi 19

#10 Con mollica o senza, il secondo locale in zona Nolo

Credits conmollicaosenzanapoli IG – Apertura a Milano

La celebre catena di panini napoletani sbarca a Nolo in viale Brianza nei pressi di piazzale Loreto. Il format è lo stesso, ma il locale è più piccolo, quindi dedicato solo al takeaway e al delivery. I panini sono quelli celebri di sempre e si trovano dal mattino fino alle 23. 

Indirizzo: viale Brianza 15

#11 Goodurie Soresina, le eccellenze agroalimentari italiane 

gooduriesoresina IG

In zona Corso Como un nuovo locale che celebra le eccellenze agroalimentari italiane con un focus particolare sui prodotti caseari. Un cheese café insomma, dove trovare chicche come gli gnocchi al gorgonzola o il baccalà con stracciatella. 

Indirizzo: In via A. De Tocqueville

#12 Vincenzo Capuano Moscova. La seconda sede di Capuano 

ma.mi.it IG – Vincenzo Capuano

Altra aperta per Vincenzo Capuano, la seconda del celebre pizzaiolo star dei social e re della pizza napoletana contemporanea, famosa per gli impasti a lunga lievitazione e i cornicioni alti. Iconica la provola e pepe che è valsa a Capuano il titolo di campione del mondo della pizza nel 2019.

Indirizzo: via Alessandro Volta 7
 

Leggi anche: Nuove aperture a Milano: i ristoranti appena inaugurati o in arrivo a settembre

Fonte: Milano Today

Continua la lettura con: A Milano la pizza più costosa del mondo?

ALESSANDRA GURRIERI

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Quante città hanno la metro in Italia?

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Credits: catania.mobilita.org

Milano e le sue sorelle della metro. Ma quante sono? E quando sono state inaugurate le prime stazioni?

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Quante città hanno la metro in Italia?

# Le sette sorelle

Mappa metro di Roma

In Italia sono 7 le città ad avere almeno una linea metropolitana. Roma è stata la prima ad inaugurare la sua rete, con le prime 10 stazioni della MB nel 1955. A seguire Milano con le prime 21 fermate della M1 nel 1964, poi Genova nel 1990 con le 8 fermate dell’unica linea attuale, Napoli nel 1993 con 6 della linea 1 e Catania nel 1999 sempre con 6 stazioni.

Negli anni duemila sono state inaugurate le prime 11 stazioni della metropolitana M1 di Torino, nel 2006 in occasioni delle Olimpiadi Invernali, e tutte le 17 fermate della linea metropolitana di Brescia, il 2 marzo del 2013. Quella del capoluogo torinese è stata la prima in Italia a essere realizzata con un sistema di guida automatica.

# Genova e Catania hanno le reti metropolitane meno estese

credits; @genova_metropoli_italy IG – Metropolitana di Genova

Milano è l’unica città d’Italia a superare i 100 km di estensione: con l’apertura dell’intera tratta della M4 sono 113 km. Segue Roma con 59,4 km, Napoli con 20,3 km, TorinoBrescia con 13,7 km. Sotto i 10 km ci sono Catania con 8,8 km e Genova con 7 km, la rete più corta in assoluto. Anche se ha grandi sogni nel cassetto

Continua la lettura con: Qual è la METRO più PROFONDA di Milano?

FABIO MARCOMIN

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A Milano non c’è più la nebbia: perché è scomparsa?

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a milano c'era la nebbia
a milano c'era la nebbia

Era un motivo di vanto, specie verso il mezzogiorno arso dal sole. Invece no, a Milano la nebbia non c’è più. Ci rimane la memoria di quando da bambini si usciva di casa e ci si sentiva immersi nella sua dolce ovatta, senza che si vedesse nulla attorno a noi. Per vincere la nostalgia c’è chi va a cercarla a Gessate o nel parco Sud, ma in città era un’altra cosa.

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A Milano non c’è più la nebbia: perché è scomparsa?

#1 Risaie

Il riso ormai si coltiva a secco.

#2 Il riscaldamento

a milano c'era la nebbia
a milano c’era la nebbia

E’ quasi scomparso l’utilizzo di carbone e combustibili fossili, il gasolio si sta togliendo, si è introdotto il teleriscaldamento.

#3 Le marmitte catalizzate

a milano c'era la nebbia FOTO: Davide Mengacci
a milano c’era la nebbia FOTO: Davide Mengacci

Le automobili di oggi inquinano molto meno. E’ sparito anche il tipico odore di uova marce che si respirava nella Milano degli anni settanta.

#4 Il riscaldamento globale

a milano c'era la nebbia
a milano c’era la nebbia

Prima c’era un freddo della Madonna. Ora non c’è più neanche la brina.

#5 La teoria complottista

a milano c'era la nebbia
a milano c’era la nebbia

Se la sono fregata i politici di Roma.

Continua la lettura: Cose che si facevano a Milano negli anni novanta, ma ora non si fanno più

MILANO CITTA’ STATO

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Quando a Milano i bambini dicevano “Arimo!”

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timeout

I bambini di oggi l’hanno dimenticato e usano altre parole, ma un tempo a Milano (e  nel resto della Lombardia e in altre zone del Nord Italia) non era inusuale sentire la parola “Arimo”. Ma cosa vuol dire, e perché veniva usata?

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Quando a Milano i bambini dicevano “Arimo!”

Se non avete dimenticato la vostra infanzia, potreste saperlo: “Arimo” era il modo in cui i bambini milanesi dichiaravano il “timeout”, la sospensione di un gioco. È la contrazione di “Arimortis” e, come molte altre parole milanesi, ha origine latina.

Secondo una versione, “Arimo” deriverebbe da “arae mortis”, ossia gli “altari della morte”: altari che, all’epoca dei Romani, venivano eretti sui campi di battaglia, in modo da onorare i defunti. Così come i bambini dichiaravano la fine di un gioco dicendo “Arimo”, questi altari segnavano il termine di uno scontro militare.

timeoutPiù probabilmente, però, la parola “Arimo” deriva da un’espressione utilizzata nel gioco dei dadi, molto in voga tra i Romani. Il giocatore, prima di lanciare i dadi, annunciava l’inizio del gioco dicendo “alea vivis” (ossia “dadi vivi”), seguito poi da “alea mortis” (“dadi morti”) quando il tiro era concluso. Nel corso dei secoli, “alea mortis” è diventato “alimortis”, poi “arimortis”, infine “Arimo”.

Cosa dicevano i bambini, per riprendere il gioco? Semplice: “Arivivis!

Continua la lettura con: 10 differenze della Milano di oggi con quella degli anni Novanta

VANESSA MARAN

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Metro verde “senza cuore” fino a fine anno: queste stazioni chiuderanno la sera

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isidorodimileto IG - Stazione M2

Questa la tratta interessata dalla chiusura, le alternative di viaggio e gli altri interventi in corso sulla linea.

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Metro verde “senza cuore” fino a fine anno: queste stazioni chiuderanno la sera

# Dopo le 21, chiuse le 4 stazioni della tratta tra Centrale e Piola  

Tratta M2 interrotta per lavori

Altra girandola di lavori sulla linea M2. Da anni la più lunga linea metropolitana della città, oltre che la seconda più vecchia dopo la linea rossa, è oggetto di importanti lavori per renderla più sicura e garantire un servizio più efficiente, frequente e accessibile. Gli interventi più recenti hanno riguardato il rinnovo di binari e rete elettrica in tratte importanti della linea. Dal 7 ottobre al 20 dicembre è invece prevista l’interruzione del servizio dopo le 21 per attività di manutenzione straordinaria in galleria. La tratta interessata è quella compresa tra Centrale e Piola e riguarda quindi 4 stazioni.

# Le alternative per spostarsi lungo il tragitto 

Maps – Piola-Centrale linea 90-91

Per viaggiare dopo la chiusura si possono utilizzare i filobus della linea 90-91 con le seguenti fermate:

  • Centrale: piazza Luigi di Savoia
  • Caiazzo: via Pergolesi, angolo di piazza Caiazzo
  • Loreto: via Stradivari, angolo piazza Argentina
  • Piola: viale Gran Sasso, angolo piazzale Piola

Dopo le 21 è comunque attivo un servizio navetta con treno tra Piola e Lambrate in entrambe le direzioni. Arrivati a Lambrate occorre scendere e salire sul treno in attesa sul binario opposto per proseguire verso Piola o verso Gessate/Cologno.

In alternativa, nella tratta Centrale-Lambrate, è possibile usare anche il bus 81 per un viaggio diretto, senza cambi.

# Come cambiare tra le diverse linee metropolitane

Dopo le 21 chiude la stazione M2 di Loreto: per cambiare con la linea M1 bisogna arrivare fino alla stazione di Cadorna. L’interscambio tra M2 e M3 rimane possibile anche dopo la chiusura della tratta oggetto di lavori.

# Le ultime corse della sera

Credits: wikipedia.org -Linea M2

Queste sono le ultime corse previste per tutte le biforcazioni della linea M2.

Per Gessate:

  • da lunedì a venerdì l’ultimo treno da Abbiategrasso parte parte alle ore 20:33 e passa da Centrale alle ore 20:52, l’ultimo da Assago è alle 20:14 e passa in Centrale alle ore 20:38;
  • i sabati l’ultimo treno da Abbiategrasso parte alle ore 20:30 e passa da Centrale alle ore 20:50;
  • le domeniche e i festivi l’ultimo treno da Abbiategrasso parte alle ore 20:15 e passa da Centrale alle ore 20:34, da Assago alle ore 20:25 e passa in Centrale alle ore 20:48.

Per Cologno:

  • da lunedì a venerdì l’ultimo treno da Abbiategrasso parte alle ore 20:23 e passa da Centrale alle ore 20:42, l’ultimo da Assago è alle ore 20:33 e passa in Centrale alle ore 20:56;
  • i sabati l’ultimo treno da Assago parte alle ore 20:32 e passa in Centrale alle ore 20:55;
  • le domeniche e i festivi l’ultimo treno da Assago parte alle ore 20:03 e passa in Centrale alle ore 20:27, da Abbiategrasso alle ore 20:36 e passa da Centrale alle ore 20:55.

Per Assago:

  • da lunedì a venerdì l’ultimo treno da Cologno Nord parte alle ore 20:38 e passa a Piola alle ore 20:56;
  • i sabati parte alle ore 20:38 e passa a Piola alle ore 20:56;
  • le domeniche e festivi l’ultimo treno da Cologno Nord parte alle ore 20:02 e passa a Piola alle ore 20:19, da Cascina Gobba alle ore 20:39 e passa a Piola alle ore 20:49.

Per Abbiategrasso:

  • da lunedì a venerdì l’ultimo treno da Gessate parte alle ore 20:16 e passa a Piola alle ore 20:50;
  • i sabati parte alle ore 20:16 e passa a Piola alle ore 20:50;
  • le domeniche e festivi l’ultimo treno da Gessate parte alle ore 20:24 e passa a Piola alle ore 20:57, da Cologno Nord alle ore 20:24 e passa a Piola alle ore 20:42.

# Installazione e sostituzione di ascensori

Urbanfile – Rendering Ascensore M2 Sant’Agostino

Sulla linea sono in corso inoltre altri interventi che hanno invece l’obiettivo di migliorare l’accessibilità alle stazioni entro le Olimpiadi di Milano Cortina 2026, come previsto anche per la M1 e la M3. I lavori sulla linea M2 riguardano l’installazione di nuovi ascensori dove non presenti, come fatto già sulla tratta in superficie, e la sostituzione di quelli obsoleti. Le fermate interessate dai cantieri sono quelle di Sant’Agostino, Lambrate, Cascina Gobba, entro la fine dell’anno dovrebbe essere il turno di quelle di Garibaldi, Lanza, Moscova. 

Leggi anche: Cosa resterà a Milano dei Giochi Olimpici? Le 7+1 scommesse per il futuro

Fonte: Atm

Continua la lettura con: Le strisce in galleria della metro: che cosa significano?

FABIO MARCOMIN

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Milano: tra le «40 città più potenti del mondo». 5 azioni per raggiungere le prime

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Screenshot

Nel Global Power City Index 2023 (GPCI), Milano ha conquistato il 33° posto. Una posizione che invita a riflessioni sul suo vero potenziale e, quindi, sul suo magnetismo globale.

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Milano: tra le «40 città più potenti del mondo». 5 azioni per raggiungere le prime

# Il Global Power City Index: un’analisi dettagliata

Le città prese in esame, credits: mori-m-foundation.or.jp

Il report, pubblicato dal Mori Memorial Foundation, valuta il magnetismo, ossia la capacità di attrazione, delle città del mondo in base a sei funzioni principali: Economia, Ricerca e Sviluppo (R&D), Interazione Culturale, Vivibilità, Ambiente e Accessibilità

Le tre città più magnetiche del mondo risultano Londra, New York e Tokio. Secondo il report, le prime due si sono affermate ai vertici della classifica grazie a indicatori chiave come “Livello dei Salari” e “Numero di Visitatori Stranieri”.

Seguono poi Parigi, Singapore e Amsterdam. Nella top 10 un’altra città europea: Berlino. 

Un elemento cruciale del GPCI è l’analisi della vivibilità, che ha visto le città europee mantenere punteggi superiori rispetto a quelle americane e asiatiche. Tuttavia, il calo di indicatori come il “Numero di Negozi al Dettaglio” e il “Numero di Ristoranti” ha impattato negativamente su molte città. Milano inclusa. La città della Madonnina si trova al 33esimo posto, proprio davanti a Mosca. Tra i punti deboli ci sono il ritardo, rispetto alle città competitor, in infrastrutture e nei servizi per residenti e turisti.

Continua la lettura con: Come ci si sente a vivere a Milano? I tre grandi pregi e… i due motivi di disagio

# Come rendere Milano più “magnetica”?

Ranking e equilibrio dei criteri, credits: mori-m-foundation.or.jp

#1 Agire più in grande. Quello che serve nei trasporti a Milano è evidente: occorre migliorare i collegamenti tra Milano e Hinterland, cosa che avviene in tutte le grandi città ma a Milano è un disastro, soprattutto per l’assenza di integrazione tra servizi urbani (ATM) ed extraurbani (Trenord).

Continua la lettura con: 7 assurdità dei mezzi pubblici di Milano

#2 Cultura e intrattenimento all’altezza delle grandi città del mondo. Milano è già un centro culturale di rilevanza nazionale, ma sembra aver perso terreno considerando la sua offerta in confronto con le città più rinomate. Latitano proposte di mostre e nuovi eventi in grado di richiamare un pubblico internazionale, a parte i soliti cavalli di battaglia come Fuorisalone o La Scala. Investire in eventi culturali di richiamo internazionale e potenziare le infrastrutture esistenti, come teatri, gallerie e musei, potrebbe attirare un maggior numero di visitatori. Inoltre, incentivare la vita notturna, spesso osteggiata, e i festival potrebbe rendere la città più invitante, soprattutto per i giovani.

Continua la lettura con: Grande Brera, «isola dei musei»: i 5 nuovi musei che dovrebbero sorgere per valorizzare il ruolo di Milano nel mondo

#3 Supporto all’innovazione e all’imprenditorialità. Per migliorare il posizionamento economico di Milano, risulta essenziale promuovere la creazione di posti di lavoro e incentivare le start-up. La città potrebbe attivare programmi di incubazione e accelerazione per giovani imprenditori (nazionali e stranieri), favorendo un ecosistema di innovazione. Attrarre investimenti nel settore della tecnologia e della ricerca è fondamentale per restare competitivi a livello internazionale. Non è un caso che altre città, tra cui Londra, abbiano un assessorato allo “sviluppo economico”. Cosa che a Milano non sembra essere considerata come di pertinenza dell’amministrazione. 

Continua la lettura con: Il «Campus urbano digitale»: in Bicocca l’università del futuro?

#4 Vivibilità e qualità della vita. Il crescente costo della vita è un tema delicato per molte città, e Milano non fa eccezione. Progetti per migliorare l’accessibilità abitativa, sostenere l’offerta di servizi pubblici e aumentare gli spazi verdi possono contribuire a una maggiore vivibilità. Politiche per la sostenibilità ambientale, come il miglioramento della qualità dell’aria, è un aspetto fondamentale da considerare. Non è un mistero che per gli stranieri che vengono a vivere a Milano la prima questione di lamentela sia proprio l’aria che si respira. E, infine, se si parla di qualità della vita non si può evitare di chiudere menzionando il tema più caldo degli ultimi tempi: la sicurezza. 

Continua la lettura con: L’andamento lento dell’inflazione a Milano: tra le meno colpite in Italia. Eppure è seconda per caro vita

#5 Maggiore interazione culturale. Milano ha sempre rappresentato un crocevia di culture, ma potrebbe migliorare questa sua caratteristica peculiare attraverso programmi di scambio culturale e collaborazioni internazionali. Ultimamente si assiste infatti a una Milano che tende a trattare il fenomeno dell’immigrazione esclusivamente come questione politica: si discute se si debbano avere porte più aperte o più chiuse con chi arriva da fuori. Manca invece una seria politica di reale integrazione: come si può fare in modo che chi arriva a Milano si senta parte della comunità invece che semplice oggetto di una strumentalizzazione politica? Promuovere eventi che mettano in risalto le diversità culturali potrebbe, ad esempio, rafforzare il senso di comunità e l’inclusività.

Credits Andrea Cherchi – Milano vista skyline

Continua la lettura con: L’ALTRA CIRCONVALLA: che fine ha fatto la DOPPIA CIRCOLARE?

MATTEO RESPINTI

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Prezzi Case: il quartiere di Milano che resiste sotto i 3mila euro (ma ancora per poco)

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Ph. @red_hinterland IG

L’ufficio studio di un noto portale di ricerca immobiliare ha fatto una fotografia sulla situazione del mercato milanese e dell’hinterland. Scopriamo dove conviene acquistare per investire a Milano, i quartieri più costosi e quelli più accessibili in città e fuori.

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Prezzi Case: il quartiere di Milano che resiste sotto i 3mila euro (ma ancora per poco)

# I quartieri di Milano più rivalutati: Baggio, Vialba-Gallaratese e Comasina-Bicocca

Credits Andrea Cherchi – Chiesa di Baggio

L’Ufficio Studi di Idealista, il portale immobiliare leader nello sviluppo tecnologico in Italia, ha monitorato i prezzi delle abitazioni di 18 quartieri di Milano. Rispetto al trimestre precedente si è registrato una sostanziale stabilità, mentre nel confronto annuale si registra un incremento dello 0,4% cumulato.

Tra i quartieri analizzati, 14 hanno visto le quotazioni crescere nel terzo trimestre. Si parte dallo 0,2% di Fiera-De Angeli, Greco-Turro e Lorenteggio-Bande Nere, passando per l’1,7% di Navigli-Bocconi, il 2,1% di Famagosta-Barona e il 2,7% di Corvetto-Rogoredo e Forlanini. Le zone che hanno registrato una maggiore rivalutazione dei prezzi sono state Comasina-Bicocca con il 3,4%, Vialba-Gallaratese con il 4,7% e Baggio 5,4%. Quest’ultimo con l’arrivo della metropolitana M1 è destinato a vedere crescere i valori immobiliari nei prossimi anni, può rivelarsi quindi un’ottima scelta per chi vuole comprare casa come investimento. Il quartiere con la riduzione più marcata è stata Città Studi-Lambrate con -1,6%.

Leggi anche: Brusca fermata per la M1 a Baggio: deserta l’asta per realizzare il progetto

# Il quartiere più caro è il Centro Storico, oltre 10mila euro al mq, il più abbordabile Vialba-Gallaratese sotto i 3mila

Credits progettimmobilimilano IG – Gallaratese

Si conferma il Centro Storico la zona dove si trovano le abitazioni più costose della città: il prezzo medio al mq è di 10.339 euro. Il podio è completato da Garibaldi-Porta Venezia e Fiera-De Angeli rispettivamente con immobili a una media di 7.172 euro e 6.909 euro al mq. Sopra i 6.000 euro anche Navigli- Bocconi e Porta Vittoria. Sotto la media cittadina di 4.988 euro troviamo 13 quartieri: il più abbordabile per comprare casa risulta Vialba-Gallaratese con una quotazione media di 2.927 euro al mq.

# Il comune meno caro dell’hinterland è Turbigo: il prezzo medio al mq è cinque volte inferiore che a Milano

la_sivi_87 IG – Turbigo

Spostandoci nell’hinterland, tra i 97 comuni analizzati sono ben 74 quelli che hanno visto i prezzi salire: su tutti Marcallo con Casone con +12% e Dairago con +10,6%. L’unico senza variazioni è stato San Donato.

Guardando ai prezzi, la media è di 3.398 euro al mq, il comune più caro è Assago con 3.853 euro al mq, seguono poi Segrate e Cernusco sul Naviglio rispettivamente con 3.522 euro e 3.384 euro al mq. Il comune meno caro dell’hinterland è invece Turbigo, dove il prezzo medio delle abitazioni è di 1.019 euro al mq, quasi cinque volte di meno che a Milano. 

Leggi anche: Il paese dell’hinterland di Milano meglio servito dai mezzi pubblici

Continua la lettura con: Nel lusso, piccolo è bello: i due paesi italiani che superano Milano nel mercato delle case di pregio

FABIO MARCOMIN

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Tangenziale di Parigi: «limite a 50 all’ora». Buonsenso o follia ideologica?

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La riduzione della velocità massima a 50 km/h sulla tangenziale di Parigi sta facendo molto discutere i cugini francesi. E preoccupa anche molti milanesi. Anche se potrebbe essere una iniziativa di breve durata. 

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Tangenziale di Parigi: «limite a 50 all’ora». Buonsenso o follia ideologica?

# L’obiettivo: creare «una città più tranquilla». Ma rischia di essere un provvedimento di breve durata

Procedere su un’autostrada a 4 o più corsie alla velocità di una bicicletta: non si sta esagerando? E’ questo che si stanno chiedendo una buona parte di parigini, in particolare di chi vive nei dintorni della capitale. Ma vediamo le ragioni dei proponenti e dei detrattori. 

Il limite di 50 all’ora sulla celebre périphérique, l’anello di 35 chilometri attorno a Parigi, è stato motivato come una misura per ridurre l’inquinamento e migliorare la sicurezza stradale. Nello specifico, David Belliard, vicesindaco di Parigi, ha spiegato che l’obiettivo è di creare «una città più tranquilla». I primi cartelli sono stati apposti il primo ottobre 2024, in sostituzione dei precedenti che segnavano un limite di 70, ridotto nel 2014 dai 90 all’ora in vigore dal 1933. Entro il 10 ottobre tutto il percorso avrà il limite dei 50 all’ora. Secondo gli specialisti che approvano la decisione, una tangenziale limitata a 50 km/h non solo ridurrebbe l’inquinamento e l’ inquinamento acustico, ma renderebbe il traffico più scorrevole. Dan Lert, vice sindaco responsabile della transizione ecologica, ha dichiarato a una conferenza che questa misura potrebbe evitare 1.500 morti premature nella periferia della capitale, grazie alla riduzione del biossido di azoto nell’aria dovuto al traffico stradale.

Questa misura, però, non ha solo sollevato un vespaio di critiche, ma potrebbe avere vita breve: François Durovray, il nuovo ministro dei Trasporti, ha dichiarato che il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo «non può decidere da sola» e che ci sono «conseguenze che vanno oltre la tangenziale».

# Le critiche alla misura: illusori gli effetti sull’inquinamento, certi i disagi su chi si deve muovere in auto

Per i molti critici, questa scelta sembra più una manifestazione di un’ideologia green portata all’estremo, piuttosto che una reale politica razionale volta a migliorare la vita dei cittadini. Secondo gli esperti di posizione opposta, infatti, ridurre la velocità a 50 km/h su una tangenziale a quattro corsie significa costringere migliaia di automobili a circolare in condizioni non ottimali, generando paradossalmente un aumento delle emissioni di CO2. A velocità così basse, infatti, le auto sono costrette a utilizzare le marce più basse, con conseguente aumento dei consumi di carburante e delle emissioni.

Inoltre, questa limitazione comporta un aumento del tempo di percorrenza per ogni veicolo, il che significa più traffico, più congestione e più inquinamento locale

Marco Rizzo, in un suo commento, ha affermato: «[…] vogliono rendere la vita al popolo impossibile. Tanto loro vanno in giro al minimo con l’autista, più comunemente con l’aereo privato o l’elicottero.». Ed è proprio qui il cuore del problema: chi propone e impone queste misure radicali non vive le stesse condizioni del cittadino comune

Questa alienazione dalle condizioni reali di vita della popolazione li porterebbe a proporre misure che, pur avendo una facciata di progresso, sono in realtà distanti dalle necessità quotidiane di chi vive e lavora in città. Forzare tutti a circolare a 50 km/h su strade progettate per velocità ben più alte crea l’illusione di un vantaggio per pochi, ma un disagio reale per i molti che sono costretti a percorrere quella strada.

E non si tratta di una questione a noi lontana. Perché spesso Parigi ha fatto da apripista per le decisioni politiche della Giunta di Milano. 

Continua la lettura con: Arrivano il “super centro” chiuso al traffico e altre 100 strade a 30 all’ora: fissata la data della rivoluzione slow

# Tangenziali a 50: anche Milano seguirà la stessa strada?

credits: tangenziale.esterna.it

Non è un mistero che Milano segua la scia di Parigi. Soprattutto in materia di mobilità urbana. L’esempio è discusso è l’introduzione delle strade a 30 all’ora che da Parigi si sono estese fino a Milano. Città che, peraltro, tende spesso a copiare Parigi sulle politiche più coercitive, ma senza riuscire a imitarla nelle infrastrutture di movimento che rendono Parigi un’avanguardia mondiale del trasporto pubblico, in particolare nei collegamenti con l’hinterland, la cosiddetta Region Parisienne

Ora sembra che il Governo francese voglia mettere un freno all’estremismo green della Giunta di Parigi. Accadrà lo stesso anche in Italia con Milano?

Continua la lettura con: Quell’oscuro oggetto del desiderio: la tangenziale esterna di Milano

Continua la lettura con: «Via i caselli» sulla Milano-Torino: le 4 grandi innovazioni all’orizzonte per l’autostrada del futuro

MATTEO RESPINTI

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Torna la «vecchia circonvalla»: Milano riporta in vita la mitica 96/97

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Il 12 ottobre sarà una data significativa per Milano: nel giorno della scoperta dell’America si inaugura l’intera M4. L’arrivo dell’ultima linea metropolitana avrà effetti a catena sulla mobilità della città: forse l’effetto più romantico è il ritorno alla luce di una storia di trasporti che risale a oltre un secolo fa. Parliamo della 96/97, la «vecchia circonvalla».

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Torna la «vecchia circonvalla»: Milano riporta in vita la mitica 96/97

# L’impatto dell’inaugurazione della M4

La M4 è destinata a rivoluzionare gli spostamenti in città. Con la nuova tratta che attraversa zone strategiche e serve l’aeroporto, la M4 è progettata per ridurre il traffico e migliorare la qualità dell’aria. Tuttavia, l’ingresso della nuova metropolitana implica anche un ripensamento delle linee di superficie, affinché si possano ottimizzare i percorsi e l’efficienza del sistema di trasporto pubblico.

Nei prossimi mesi, uno dei cambiamenti più significativi sarà la sostituzione della linea 94, attualmente in servizio tra Sant’Ambrogio e Porta Volta, con la storica circolare 96/97. Questa decisione non è solo una questione di ristrutturazione dei percorsi, ma rappresenta un ritorno a un sistema di trasporti che ha caratterizzato la storia di Milano, permettendo di riunire le tradizioni passate con le esigenze moderne.

Continua la lettura con: Festa d’inaugurazione M4: questa la data ufficiale. E in arrivo maxi gara per i bus dell’hinterland

# La storia della circolare 96/97: l’ultimo capolinea nel 1979

Le Tourbillon de Milan – Circonvalla 96-97

La circolare 96/97 ha una lunga e affascinante storia che risale all’Esposizione Internazionale del 1906, durante la quale fu avviata la prima sperimentazione delle linee di filobus in città. Il primo servizio ufficiale, la linea 81 da Piazza Spotorno a Piazza Dergano, è avvenuto nel 1933. Negli anni Settanta, la rete di filobus ha visto un incremento di popolarità e utilizzo, rendendola una delle arterie principali per i trasporti urbani.

La circolare 96/97, in particolare, operava sulla Cerchia dei Navigli e, rispetto alla 90/91, che corre sulla circonvallazione esterna, forniva un collegamento vitale per i milanesi. Tuttavia, negli anni successivi, la circolare è stata soppressa: a partire dalla metà degli anni ’70, molte delle linee storiche furono chiuse, sostituite da autobus, per rispondere alle nuove esigenze di mobilità. La circolare 96/97 fu ufficialmente dismessa nel 1979, chiudendo un capitolo importante nella storia dei trasporti milanesi.

# Ritorno alle origini: cosa cambia con la nuova circolare 96/97

Di Arbalete – Opera propria, Background map form Openstreetmap (http://www.openstreetmap.org/)., CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=27630395 – Mappa filobus 1975

Il ritorno della circolare 96/97 rappresenta non solo una novità nei percorsi, ma anche un modo per ridare vita a una parte della storia di Milano. Con frequenze di 10 minuti, la circolare non solo riempirà il vuoto lasciato dalla 94, ma presenterà anche delle variazioni nel percorso. In particolare, il bus non passerà più da Moscova e Porta Volta, aree ora servite dalla linea 84. Questa riprogettazione mira a ottimizzare la rete di trasporti, creando collegamenti più efficienti tra le varie zone della città.

Il rinnovamento offre anche l’opportunità di riflettere sull’importanza di una rete di trasporti pubblici coesa e integrata. L’obiettivo è quello di rendere la mobilità più accessibile e sostenibile, riducendo il numero di automobili in circolazione e, di conseguenza, migliorando la qualità dell’aria e il benessere dei cittadini. La nuova circolare 96/97, quindi, non è solo una scelta operativa, ma un passo verso una Milano più vivibile.

# Il ruolo delle linee di superficie nella mobilità milanese

Credits: milanofotografo.it, mappa dei mezzi pubblici

In un contesto in cui le metropolitane sono spesso al centro dell’attenzione, è fondamentale non dimenticare il valore delle linee di superficie. Queste ultime svolgono un ruolo cruciale nel sistema di trasporti, offrendo collegamenti diretti e coprendo aree non sempre facilmente raggiungibili dalla metropolitana. La circolare 96/97, quindi, diventa un elemento fondamentale per garantire una mobilità complessivamente efficace.

Oggi, sopravvivono a Milano solo due linee di filobus, oltre alla circolare 90/91: la 92, con una lunghezza di 10 km e un percorso semicircolare, e la 93, che va da Viale Omero a Lambrate FS. Ripristinare e potenziare linee storiche come la 96/97 significa riscoprire una parte della storia della città e al contempo rispondere a esigenze contemporanee.

Continua la lettura con: L’ALTRA CIRCONVALLA: che fine ha fatto la DOPPIA CIRCOLARE?

MATTEO RESPINTI

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La strada di Milano che dà i numeri (letteralmente)

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Molte vie e piazze di Milano nascondono curiosità e stranezze che pochi conoscono. Foro Buonaparte è una di queste. Ecco alcune cose da sapere.

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La strada di Milano che dà i numeri (letteralmente)

# Il grandioso progetto originario di Foro Buonaparte

Andrea Cherchi – Foro Buonaparte

Forse pochi sanno che l’aspetto attuale del Foro Buonaparte è frutto di un progetto al ribasso. Il progetto originario era davvero grandioso. Secondo il disegno di Giovanni Antonio Antolini proposto in epoca napoleonica, attorno al Castello Sforzesco si sarebbe dovuto realizzare un imponente colonnato dorico.

Al centro di questo colonnato era prevista una grande piazza circolare delimitata da porticati e edifici pubblici in stile neoclassico, con sale per comizi, un museo, una sorta di Pantheon e le terme, distribuiti tutti intorno. Il complesso avrebbe dovuto essere circondato, inoltre, da un canale circolare navigabile attraversato da ponti e collegato alla Cerchia dei Navigli.

Ritenuto troppo costoso dallo stesso governo francese, l’idea fu ripresa in tono minore dal Piano Berruto con la realizzazione dell’anello semi-circolare costeggiato da palazzi residenziali di lusso che vediamo oggi.

# La strada ha mantenuto il cognome autentico di Napoleone

Napoleone in Duomo

Una curiosità riguarda il nome della strada. Quello corretto è Foro Buonaparte, e non Foro Bonoparte come si sarebbe portati a pensare. Il motivo è che Napoleone modificò solo successivamente il suo cognome per renderlo più fonetico alla pronuncia francese, togliendo la lettera “u”, mentre le targhe toponomastiche sono rimaste quelle riportanti il cognome originario.

# Abitanti celebri

Al numero 24 di Foro Buonaparte negli anni ’60 e ’70 del Novecento ha abitato Silvio Berlusconi. Al numero 38 ci ha vissuto Benito Mussolini quando dirigeva “Il Popolo d’Italia”. Si dice che il fantasma del Duce si aggiri ancora nel palazzo. 

# La particolare numerazione della via

ashtroman_ IG – Foro Buonaparte

Ma forse la più tipica stranezza della strada riguarda la disposizione dei numeri civici. Rispetto alle altre vie di Milano, dove i numeri proseguono pari o dispari ai due lati della strada, Foro Buonaparte cambia il tipo di numerazione esattamente a metà. Per cui ci sono situazione strane, tipo il numero civico 46 si trova nei pressi dell’acquario civico, mentre il 47 si trova nei pressi di Cadorna, a circa 10 minuti di distanza. 

Continua la lettura con: Effetto “total white”: riaperta PIAZZA CASTELLO

FABIO MARCOMIN

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Metrotranvia della Brianza: per ora l’unico record è il ritardo

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mbnews.it - Cantieri fermi metrotranvia

Lavori fermi quasi subito dopo il via, con pochi operai sui cantieri e imprese lungo il tracciato che hanno registrato perdite ingenti. La situazione aggiornata e le prospettive future di un’opera strategica per collegare il nord Milano con l’hinterland.

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Metrotranvia della Brianza: per ora l’unico record è il ritardo

# Lavori partiti a maggio 2023, ma fermi da un anno

mbnews.it – Cantieri fermi metrotranvia

Di fatto non si è quasi mai visto nessuno all’opera. I cantieri sono stati allestiti lungo il percorso della futura metrotranvia Milano-Seregno e i lavori sono ufficialmente partiti a maggio 2023, ma i passi in avanti sono stati risibili e da un anno è praticamente tutto fermo. La durata complessiva dei lavori è stata stimata in 38 mesi, ma 12 mesi sono trascorsi inutilmente, e nonostante siano stati previsti microcantieri di limitata durata e dimensione per ridurre il disagio le conseguenze negative sono state pesanti. L’inaugurazione entro l’autunno 2026 diventa quindi una chimera.

Leggi anche: Presentato il CRONOPROGRAMMA per la nuova METROTRANVIA MILANO – BRIANZA: gli 8 Comuni e le 25 fermate del PERCORSO

# Oltre 5 milioni di euro di perdite per le imprese lungo il tracciato, 5300 quelle potenzialmente coinvolte nei prossimi anni

Come spiegato a Il Giorno da Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, durante la conferenza stampa convocata il 27 settembre, la situazione è drammatica per le imprese lungo il percorso della metrotranvia: «Ci sono 300 attività lungo la tratta colpite dal cantiere che in un solo anno registrano oltre 5 milioni di euro di perdite complessive. Per un progetto di 20 anni fa e un’opera che nessuno voleva e vede in azione un’azienda appaltatrice, come abbiamo saputo, in gravi difficoltà. Ristori economici e ripartenza del cantiere o saranno in molti ad abbassare la saracinesca».

Il primo allarme nel gennaio 2023 per i 38 mesi di cantiere previsti per la metrotranvia Milano-Seregno. La notizia della richiesta della liquidazione giudiziaria fatta dell’impresa di costruzioni CMC di Ravenna, a cui Città Metropolitana di Milano ha affidato i lavori, ha trasformato un potenziale incubo in «una drammatica realtà» denuncia Confcommercio Alta Brianza. Tenendo conto che a a Bresso, Cusano Milanino, Nova Milanese, Desio sono quasi 5.300 le imprese nel commercio e nei servizi occorre fare «chiarezza sul destino concreto di quest’opera già considerata poco utile».

# Dalla Città Metropolitana di Milano la promessa a breve di un nuovo cronoprogramma: «superate le difficoltà societarie, prevista un’accelerazione dei cantieri»

ilcittadinomb.it – Incontro a Palazzo Isimbardi

In un incontro tenutosi il 25 settembre i sindaci dei comuni interessati dall’opera sono stati nel frattempo rassicurati dalla neo consigliera delegata alle infrastrutture della Città Metropolitana, Daniela Caputo, come riportato da ilcittadinomb.it: «Ringrazio i sindaci e gli assessori per la disponibilità e la pazienza dimostrata, l’incontro è stato positivo e si è svolto in un clima di fattiva collaborazione istituzionale. Ho informato gli amministratori locali presenti del fatto che con la direzione lavori e i tecnici della Città metropolitana abbiamo fatto un nuovo sopralluogo lungo i 14 chilometri su cui si svilupperà il percorso della metrotranvia e abbiamo verificato che nei cantieri i lavori procedevano» specificando che «in tal senso ho avuto rassicurazioni circa il fatto che le difficoltà societarie sono in fase di risoluzione e ciò favorirà sia la possibilità di reperire le maestranze che la definizione di un nuovo cronoprogramma. Ho inoltre chiesto di limitare al massimo i disagi per i cittadini e le attività commerciali». 

Durante l’incontro, in cui non era presente Confcommercio, è stato anche sottolineato come «una volta superate le difficoltà societarie, prevede un’intensificazione delle attività nei cantieri nei prossimi mesi». Il sindaco di Desio Simone Gargiulo ha ottenuto intanto di non far delimitare altri cantieri, fino a che non ci sono mezzi e uomini adeguati a portarli avanti. Ma rivediamo il progetto nel dettaglio.

# Una nuova linea lunga 14,3 km per 25 fermate

Metrotranvia Milano Seregno
Credits: MM – Metrotranvia Milano Seregno

La nuova linea sostituisce la tranvia extraurbana Milano – Desio proseguendo fino a Seregno: lunghezza del tracciato 14,3 chilometri, 25 fermate distanti tra loro in media 540 metri e otto comuni attraversati: Milano, Bresso, Cormano, Cusano Milanino, Paderno Dugnano, Nova Milanese, Desio e Seregno fino alla stazione per i collegamenti con Saronno, Como, Carnate e Monza. Dal Parco Nord a Calderara a doppio binario, da Calderara a Seregno FS a binario singolo con raddoppio agli incroci. La linea sarà connessa alla stazione Seregno a nord,  a Milano Maciachini M3 sud e Niguarda la nuova metrotranvia Cascina Gobba-Certosa.

Nel progetto è previsto: 

  • demolizione del dismesso obsoleto impianto tranviario, nel rifacimento integrale dell’attuale struttura di armamento e trazione elettrica;
  • installazione di un’innovativa tecnologia impiantistica e di segnalamento;
  • ricostruita integralmente la viabilità e le piste ciclabili, il verde urbano, e i canali lungo il corridoio della nuova metrotranvia. 

# In servizio i nuovi Tramlink bidirezionali, frequenza massima di 5 minuti

Prove in linea notturne tram Atm Tramlink

La frequenza dei passaggi tranviari è prevista di 5 minuti (sino a Paderno Dugnano) e di 10 minuti (oltre a Paderno Dugnano) negli orari di punta e 30 minuti negli orari di morbida. Il servizio sarà esercito da 18 nuovi tram bidirezionali della Tramlink, a tre carrozze casse e lunghi 25 metri.

Continua la lettura con: Ufficiale: Tramlink in arrivo! Quando entrano in servizio i nuovi tram super tecnologici di Milano

FABIO MARCOMIN

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