Milano ha in cantiere e in progetto numerosi prolungamenti della rete metropolitana nei prossimi anni. Inaugurata la nuova M4, si sta procedendo a numerosi estensioni delle linee esistenti ma ci sono delle direttrici che sarebbero molto utili a Milano. Ecco quali potrebbero essere le nuove linee da prevedere oltre il 2040.
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M6, M7 fino all’M11: i percorsi delle sei linee della metro che… ancora non ci sono
# M6, la linea rosa: da Baranzate a Noverasco-Opera
La M6 è la “linea rosa”, prospettata fin dai tempi della giunta Moratti. Concepita inizialmente per essere realizzata prima di Expo, al momento sono stati inseriti in finanziaria 2022 le risorse per la progettazione del tratto sud, che intersecherebbe le linee M2 e M3. Per essere davvero utile, e coprire un quadrante della città scoperto dalla linea metropolitana, dovrebbe arrivare a nord fino Baranzate e a sud avere una diramazione fino a Opera o a San Donato, oltre alla direttrice verso Noverasco.
# M7, la linea celeste: la tratta orizzontale a nord, da Domodossola M5 a Cascina Gobba M2
La linea celeste o M7 collegherebbe in orizzontale la periferia Nord di Milano, in un percorso compreso che toccherebbe Domodossola, Bovisa, Affori, Bicocca, Greco, Precotto, Cascina Gobba.
# M8, la Circle Line con l’anello chiuso ad ovest
La M8 potrebbe spettare alla Circle Line, non solo il tratto in realizzazione e previsto dal Pums che da Rho Fiera-MIND arriva fino a San Cristoforo Fs, ma prevedendo la chiusura dell’anello a ovest.
# M9, la linea fucsia: la tratta orizzontale a sud, da San Cristoforo M4 a Rogoredo M3
La M9 o linea fucsia potrebbe servire in orizzontale la periferia sud della città da San Cristoforo M4 a Rogoredo M3.
# M10, la linea smeraldo: la metro di Milano Est, da Segrate a Noverasco M6
La M10, o linea smeraldo, potrebbe mettere in connessione il Comune di Segrate con Lambrate M2, Porta Venezia, proseguire lungo il tratto est della filoviaria per giungere fino a Noverasco magari sfruttando i binari della M6.
# M11, la linea bordeaux: da Molino Dorino all’Ospedale Sacco
La M11, o linea bordeaux, collegherebbe la stazione di Molino Dorino M1 con l’ospedale Saccointerscambiando con la linea M6 e allungandosi per intercettare la linea M5 prolungata fino a Settimo Milanese e la M1 fino a Baggio.
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Milano e in particolare il suo hinterland sono ormai riconosciuti come uno dei principali hub digitali in Europa grazie agli investimenti infrastrutturali, come la realizzazione di nuovi data center, e alla diffusione delle reti in fibra ottica. Ecco la situazione attuale e i progetti di sviluppo futuri.
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L’hinterland di Milano sta diventando il regno dei data center
# Una crescita costante negli ultimi anni: il 50% dei poli digitali italiani sono nel milanese
Se a Milano e in buon parte d’Italia i servizi e siti web funzionano gran parte del merito è va dato all’hinterland milanese e ai campus data center operativi, in costruzione o in progetto. Queste infrastrutture contengono i sistemi IT, come server, unità di archiviazione di dati e apparecchiature di rete per archiviare i dati digitali delle aziende e consentire agli utenti stessi di lavorare o accedere a dati, applicazioni e servizi digitali. Attualmente ne sono censiti 39 tra città e hinterland, quasi la metà del totale nazionale, e il 43% delle nuove aperture previste in Italia saranno nel milanese. Le aree scelte per questi centri da parte dei colossi internazionali sono in prevalenza quelle industriali dismesse nei comuni fuori Milano come Segrate, Settimo Milanese, Cornaredo e Vittuone con investimenti miliardari. Solo Data 4 ha 8 ettari di infrastrutture, con obiettivo di superare i 20 ettari nel 2030.
# A Melegnano in arrivo uno dei campus data center più grandi d’Europa
Uno dei prossimi in arrivo è il datacenter di Melegnano, che con i suoi 120mila mq di superficie sarà uno dei più grandi d’Europa. L’investimento previsto è di 70 milioni di euro e a realizzarlo è il colosso americano Vantage, alla fine di via per Carpiano. Il primo dei quattro lotti è alla fasi finali e dovrebbe essere operativo entro la fine del 2024. Per la sua gestione si sono interessati Meta e Google. Sempre nel comune nel sud di Milano dovrebbe sorgerne un altro più piccolo, dato che la società ha acquistato un’altra area di 40mila mq. Accanto la rigenerazione del sito si affianca la riqualificazione dei cortili delle scuole, dove saranno piantati alberi, creati spazi didattici e sistemate le aree giochi.
# A Peschiera il maxi datacenter di Microsoft
Attesa in questi giorni la presentazione di un altro progetto, quello di Microsoft nel Comune di Peschiera Borromeo, sull’area dell’ex Postalmarket a San Bovio, lungo l’asse della Paullese a ridosso dell’A1, della linea dell’Alta velocità e delle tangenziali. Come per quello di Melegnano sono previste delle opere pubbliche a beneficio dei residenti.
# Nel 2027 Data4: 77mila mq a Vittuone
Data4, che gestisce già un campus a Cornaredo in procinto di raddoppiare, prevede la costruzione di un nuovo maxi campus data center per un investimento di 500 milioni di euro nel Comune di Vittuone. L’area è di 77milamq, l’inaugurazione è programmata per il 2027.
# A Redecesio investimento di 800 milioni di euro e “regalata” un’area verde di 700mila mq
Cyrus One ha individuato l’ex area industriale chiamata “ex Cise” a Redecesio, vicino a Segrate, di circa 75mila mq per il suo nuovo data center. L’investimento in questo caso è di circa 800 milioni di euro. La 2C Sviluppo Immobiliare, incaricata della costruzione del polo digitale, nell’ambito di una più ampia operazione di perequazione, ha acquistato i terreni dagli storici proprietari dell’area verde “Golfo Agricolo” di 700mila mq per cederli al Comune di Segrate come patrimonio pubblico a verde.
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L’autunno regala paesaggi d’incanto con i suoi colori caldi e intensi. Una delle grandi passioni dei milanesi in questo periodo è assistere allo spettacolo del foliage, l’ “estate indiana”. Queste le cinque località imperdibili a un’ora di distanza, dove la natura si veste di rosso, arancio e oro.
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L'”estate indiana” a un’ora da Milano: 5 luoghi imperdibili per lo spettacolo del foliage
#1 Lago di Sartirana in Brianza – Lecco
Un piccolo specchio d’acqua nel cuore della Brianza, a un’ora di Milano. Il Lago di Sartirana a Merate, in provincia di Lecco tra il Parco regionale dell’Adda Nord e il Parco regionale di Montevecchia e della Valle di Curone, è circondato da una vegetazione rigogliosa che in autunno si tinge di colori straordinari. Il percorso che circonda il lago è ideale per una passeggiata rilassante, immersi nei riflessi autunnali delle foglie e delle montagne che si specchiano nell’acqua. Perfetto per una fuga dalla città per ammirare il foliage senza fare troppo strada, il lago è anche una riserva naturale dal 1983, offrendo l’opportunità di avvistare diverse specie di uccelli.
#2 Colma di Sormano – Como
In provincia di Como c’è la Colma di Sormano, caratterizzata da foreste di faggi e castagni che in autunno si trasformano in un tripudio di colori, dal rosso all’oro, rendendo la salita particolarmente suggestiva. Tra le mete preferite dagli amanti della montagna e della natura, regala vedute panoramiche spettacolari sul Lago di Como e sulla Brianza, sulle Prealpi e sulle verdi sommità del Cornizzolo, del Palanzone e del S.Primo. Oltre alle escursioni immersi nei toni caldi della stagione autunnale è possibile anche fare una sosta all’Osservatorio Astronomico di Sormano per osservare pianeti e costellazioni.
#3 Sentiero Spirito del Bosco a Canzo – Como
Nei pressi di Canzo, sempre in provincia di Como, c’è un sentiero magico: il Sentiero Spirito del Bosco che si sviluppa in una splendida foresta decidua a 800 metri d’altitudine. Combina il fascino della natura con un tocco di arte e fantasia grazie alle sculture in legno decorate che sembrano emergere direttamente dagli alberi, come gnomi, elfi, folletti, fauni ed uomini albero, creando un’atmosfera fiabesca. Un percorso adatto alla famiglie, con la luce dorata che in autunno filtra tra le foglie a rendere ancora più immersiva e incantata la passeggiata tra gli alberi.
#4 Sentiero delle Espressioni nella Val d’Intelvi – Como
Nella località di Posa a Schignano, nella pittoresca Val d’Intelvi in provincia di Como, c’è il Sentiero delle Espressioni. Un percorso unico, dove l’arte e la natura si fondono in un’esperienza coinvolgente, con opere scolpite direttamente nei tronchi degli alberi e che raffigurano volti ed espressioni integrano alla perfezione con il paesaggio circostante. A realizzarle l’Associazione M.A.S.C.H.E.R.A., famosa per le creazioni delle maschere di Carnevale, con il patrocinio del Comune di Schignano. Il foliage autunnale aggiunge un tocco magico, con gli alberi che assumono tonalità calde, creando un contrasto spettacolare con le opere d’arte.
#5 Laghetasc di Brebbia, un angolo di Louisiana – Varese
Lasciamo il Lago di Como per spostarsi in direzione del Lago Maggiore, in provincia di Varese. Siamo al Laghetasc di Brebbia, un piccolo e suggestivo laghetto, circondato da una natura incontaminata lungo il Sentiero Verbano. Si tratta di una torbiera paludosa caratterizzata dal cipresso calvo delle paludi, conifera d’acqua diffusa negli Stati Uniti d’America e conosciuta come tassodio. Un’atmosfera che richiama quelle tipiche bayou della Louisiana. All’arrivo dell’autunno gli alberi si accendono di colori vivaci, creando uno scenario perfetto per una giornata all’insegna del relax e della tranquillità.
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Dalla Centrale di Milano alla Centrale (Hauptbahnhof) di Berlino? Non è solo un sogno: si sta lavorando per farlo diventare realtà.
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Milano – Berlino col Frecciarossa? L’annuncio: quando sarà possibile e quanto ci metteremo
La prima grande capitale europea collegata con l’alta velocità con Milano è Parigi. Ma sembra che questo sia solo il primo passo: l’ultima notizia è il progetto di connessione veloce tra Milano e la sua “cugina tedesca”, Monaco di Baviera. Successivamente la linea dovrebbe arrivare anche fino a Berlino.
# L’annuncio delle ferrovie tedesche e italiane: la nuova tratta in sei ore tra Milano a Monaco entro fine 2026
L’annuncio di Deutsche Bahn, ÖBB e Ferrovie dello Stato italiane FS è stato riportato dal quotidiano “Muenchner Merkur”: un nuovo collegamento con treni veloci e diretti tra Monaco di Baviera e Milano (fino a Roma) entro fine 2026. L’obiettivo è ridurre i tempi di percorrenza: oggi il viaggio da Milano a Monaco può durare fino a 9 ore mezza e con un cambio obbligatorio, portando la durata del viaggio a 6 ore e mezza grazie all’impiego dei convogli Frecciarossa.
Le ultime novità riguardano la possibilità di estendere la linea oltre Monaco sempre entro il 2026. Come riportato da Berlino Magazinesono in corso infatti delle trattative per istituire una linea diretta diFrecciarossa che porti da Milano a Berlino sempre passando per Verona e un’altra che metta in collegamento anche Roma alla capitale tedesca.
A renderlo possibile sarà l’Unione Europea grazie alla risorse economiche messe in campo per sviluppare una rete europea di treni ad alta velocità e in particolare per 10 nuovi collegamenti ferroviari transfrontalieri tra cui quelli appunto tra l’Italia e la Germania. Tempo previsto per percorrere i circa 1.000 chilometri da Milano alla capitale tedesca? Meno di 9 ore. Significherebbe partire per l’ora di pranzo e arrivare per cena.
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Una linea per mettere a sistema i tre aeroporti del bacino milanese. I due passi necessari per trasformarla in realtà sono molto meno impegnativi di quello che si potrebbe immaginare.
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I tre aeroporti di Milano collegati su rotaia? La linea c’è già!
# Il primo passo: portare il Malpensa Express fino a Milano Forlanini (collegamento diretto Malpensa – Linate)
Il primo passo è far fermare i treni provenienti dalla Stazione Centrale in quella di Milano Forlanini. Attualmente infatti una coppia di binari affianca esternamente quelli operativi nella stazione che interscambia con la M4 ma proseguono senza fare servizio. Si dovrebbe farli passare all’interno oppure realizzare delle banchine e i relativi sottopassi per consentire l’accesso ai treni dei passeggeri.
Così facendo si potrebbe creare una nuova fermata per il Malpensa Express che allungherebbe quindi il suo percorso verso est e ai passeggeri diretti a Linate basterebbe salire sulla M4 per andare allo scalo cittadino.
# Secondo passo: attivare i binari sulla direttrice Forlanini/Bergamo/Venezia (collegando anche Orio al Serio)
Lo step successivo dovrebbe essere l’attivazione dei binari diretti verso est. In particolare secondo Marco Figura si potrebbero utilizzare i binari che arrivano fino Melzo, in ottica di dismissione graduale dello scalo merci del comune dell’hinterland, e realizzare così un servizio passeggeri fino a Treviglio. Così facendo la Stazione di Milano Forlanini, e quindi anche Rogoredo dato che i binari provengono da sud, potrebbe essere collegata alla parte est della Lombardia, a Bergamo, Orio al Serio fino al cuore del Veneto a Venezia.
Da Malpensa si potrebbe andare in treno quindi fino alla Stazione di Milano Forlanini, che diventerebbe un hub per le connessioni est e sud della città e della Regione Lombardia e collegata a Linate in 3 minuti con la M4, per poi proseguire verso l’Aeroporto di Orio al Serio e dar vita alla “linea dei tre aeroporti“.
# La prima mossa già nel 2027?
Rfi sta mettendo a punto un piano per intervenire proprio sulla Stazione di Milano Forlanini. Michele Rabino, responsabile dello Sviluppo delle Infrastrutture di Rfi, ha anticipato in breve il progetto durante il convegno “Tutti a bordo“ organizzato dal Pd lombardo al Pirellone di fine gennaio 2024. Si prevede di costruire nuovi marciapiedi che separino i binari esistenti per consentire la salita e la discesa dei passeggeri. Nello specifico fermerebbero qui i treni provenienti da Genova e da Bologna, mettendo a sistema trasporti locali, regionali e nazionali: linea M4, passante ferroviario, rotte nazionali e traffico merci. Tra il 2026 e il 2027 l’intervento potrebbe già essere concluso.
# Un mega hub dei trasporti metro-treno-aereo
A quel punto si dovrebbe operare sui binari verso la Stazione Centrale e quelli verso Bergamo/Venezia per completare il progetto. Inoltre, con la futura nuova Stazione di Segrate Porta Est, collegata a Linate con il prolungamento di M4, si verrebbe a creare un mega hub dei trasporti metro-treno-aereo.
MILANO CITTA’ STATO in collaborazione con MARCO FIGURA
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Il centro commerciale più grande del mondo si trova accanto al palazzo più alto del mondo e non offre solo servizi di shopping ma numerose attività ricreative, tra le quali si trova l’acquario coperto più grande del mondo.
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Le incredibili meraviglie del centro commerciale più grande del mondo
# Edifici da record
Proprio accanto al Burj Khalifa, il palazzo più alto del mondo, a Dubai si trova un altro palazzo da record: il centro commerciale più grande del mondo. Il Dubai Mall occupa una superficie di oltre un milione di metri quadri, che equivale allo spazio occupato da circa 200 campi da calcio.
All’interno di questo edificio si trovano 1.200 negozi, ma non solo: c’è anche una pista di pattinaggio, un centro giochi SEGA, un hotel a cinque stelle, 120 tra ristoranti e caffè e 22 schermi da cinema. Il Dubai Mall, inoltre, è collegato al Burj Khalifa, attraverso il più grande acquario coperto del mondo.
Come tutti i grandi edifici di Dubai anche il centro commerciale ospita spazi di lusso, in questo caso sono 70 punti vendita esclusivi, tra cui i grandi magazzini Bloomingdale e il primo Galeries de Lafayette del Medio Oriente. Nel centro commerciale si possono trovare i marchi di vestiti più alla moda, come Versace, Burberry e altri, nel settore che si chiama Fashion Avenue. Per quanto riguarda le calzature c’è Level Shoes, mentre se si è attirati da oggetti Kitch si può fare un giro da Gold Souk, il negozio dalle maniglie d’oro, proprio così, vero oro. Per favorire lo shopping, il centro commerciale è collegato direttamente all’hotel cinque stelle Address Dubai Mall, così i consumatori possono svolgere le attività di svago senza uscire dalla loro residenza temporanea.
Il Dubai Mall è famoso anche per essere, oltre ad un centro commerciale, un luogo di intrattenimento. Le attività che si possono svolgere all’interno del grande edificio sono molteplici: oltre al più grande acquario coperto del mondo, Dubai Aquarium and Underwater Zoo, c’è una pista da pattinaggio olimpica, la Dubai Ice Rink, un multisala e il centro per l’intrattenimento educativo Kidzania. Tra le attrazioni c’è la grande fontana centrale, uno dei soggetti più fotografati del centro e The Village, il settore il cui tetto, durante l’inverno, si apre, permettendo di fare shopping all’aria aperta.
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Ci sono strade a Milano che racchiudono storie straordinarie. Una di queste è tanto piccola quanto grande il mistero che nasconde.
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La «stradina dei misteri» di Milano
# La famiglia che gli ha dato il nome
Una corta stradina di circa 36 metri a fondo chiuso: si trova in Piazza Sant’Alessandro all’incrocio con Via della Palla. Il nome proviene da una nobile famiglia di originelongobarda, i Pusterla: proprio qui avevano la propria abitazione, nel palazzo in mattoni sulla sinistra del vicolo. La famiglia fu al centro di un’intrigata e drammatica vicenda. Ma procediamo un passo alla volta.
# La tradizione della “Facchinata del cavallazzo”
La “Facchinata del cavallazzo” era una stravagante usanza della famiglia Pusterla: si facevano trasportare in Piazza del Duomo all’interno di un enorme cavallo di legno, come quello dell’Iliade di Omero. Il cavallo si apriva e ne uscivano i componenti della famiglia che elargivano doni per i milanesi. Si trattava di una famiglia molto appariscente. Forse troppo.
# La sterminio dei Pusterla
La famiglia ebbe una fine disgraziata. Non per l’usanza del cavallo ma per motivi di cuore. Il Signore di Milano Luchino Visconti si innamorò di Margherita, moglie di Francesco Pusterla. Lei lo rifiutò e informò il marito il quale mise in atto una congiura per uccidere il rivale. Quest’ultimo venne a conoscenza del piano e fece incarcerare i due sposi per poi ucciderli con un’orrenda decapitazione. Non solo: fece fare la stessa fine a chiunque facesse parte della famiglia dei Pusterla, sequestrando anche i beni in loro possesso.
# La Vergine del Facchini, l’antico affresco abbandonato
Questo vicolo intitolato alla storica famiglia oggi è utilizzato come retro delle attività di Via Torino e imbruttito dagli impianti di climatizzazione. Si può comunque ammirare un antico affresco di Madonna con Bambino che la tradizione ha soprannominato “La Vergine dei facchini”, risalente al Cinquecento. Si trova in uno stato di apparente abbandono a cui si aggiunge, a peggiorare la situazione, un inutile cartello di divieto di sosta dato che nessuno lo rispetta.
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Immaginate una notte, l’oscurità avvolge il cantiere e il frastuono delle macchine da costruzione riempie l’aria. In 9 ore, 1.500 operai cinesi completano la costruzione di una stazione ferroviaria. Sì, avete capito bene: una stazione ferroviaria è stata edificata in sole 9 ore.
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La mega stazione ferroviaria costruita in 9 ore (non anni, ore!): le 4 grandi opere che si dovrebbero costruire a Milano con la stessa tecnologia
# La costruzione della stazione
Questo straordinario evento è avvenuto nella provincia di Fujian, dove il polo di Nanlong è diventato un simbolo della rapidità e dell’efficienza che caratterizzano i progetti infrastrutturali in Cina.
L’operazione ha visto un’organizzazione militare, con i lavoratori divisi in sette squadre, ognuna impegnata in compiti specifici. Il progetto ha avuto inizio venerdì alle 18:30 e, in un susseguirsi frenetico di attività, è terminato alle 3:30 di sabato mattina. La stazione non è solo un capolavoro di ingegneria, ma rappresenta anche un passo fondamentale nel migliorare la connettività ferroviaria nella regione, collegando le città di Nanping e Longyan tramite una nuova linea ferroviaria di 246,55 km, in grado di ospitare treni a una velocità di 200 km/h.
La rapidità con cui è stata realizzata la stazione di Nanlong offre spunti di riflessione su ciò che potrebbe essere realizzato a Milano, una città nota per le sue sfide infrastrutturali e urbanistiche. Se fosse possibile applicare la stessa logica e organizzazione al contesto milanese, potremmo immaginare progetti di grande impatto. Ecco 4 progetti rispetto ai quali potrebbe essere utile adottare il modello cinese.
#1 Il complesso residenziale comunale
Immaginate un vasto complesso residenziale, costruito in tempi record con l’obiettivo di risolvere il caro affitti che affligge la città. Questo progetto, di proprietà del Comune, avrebbe l’intento di vendere le abitazioni al solo costo di costruzione. La zona ideale per questo complesso potrebbe essere Greco, attualmente in fase di riqualificazione e ben collegata con i mezzi pubblici.
Utilizzando tecnologie di costruzione modulari e un’organizzazione efficiente, anche il complesso potrebbe sorgere in poco più di nove ore. Gli edifici potrebbero essere dotati di sistemi di domotica per ottimizzare l’efficienza energetica e garantire comfort agli abitanti. Pensate a un’architettura che non solo risponde a standard elevati di sostenibilità, ma integra anche spazi per la comunità, come aree verdi e spazi per eventi.
Inoltre, le abitazioni potrebbero includere aree comuni dotate di spazi verdi verticali, spazi per coworking e punti di ricarica per veicoli elettrici. Questa iniziativa non solo fornirebbe una risposta immediata all’emergenza abitativa, ma costituirebbe anche un nuovo modello di edilizia sociale, in cui il Comune gioca un ruolo attivo nel garantire case a prezzi accessibili. Le tecnologie modulari possono ridurre i costi e il tempo di costruzione, rendendo il progetto non solo sostenibile ma anche economicamente vantaggioso per l’amministrazione comunale.
Immaginate una comunità dove ogni abitante ha accesso a spazi verdi e aree per socializzare. Gli eventi comunitari, come mercati di quartiere e festival culturali, potrebbero essere facilmente organizzati, favorendo l’integrazione sociale e un senso di appartenenza. In un contesto milanese dove il costo della vita è in costante aumento, un progetto simile potrebbe davvero fare la differenza per molte famiglie e giovani professionisti.
#2 Il nuovo San Siro
Negli ultimi anni, l’idea di abbattere il celebre stadio San Siro ha suscitato polemiche. Ma cosa accadrebbe se questo progetto potesse realizzarsi in poco più di nove ore? Immaginate di utilizzare il modello della stazione ferroviaria cinese per costruire un nuovo San Siro, mantenendo intatta la tradizione sportiva di Milano ma in una forma modernizzata e funzionale.
La nuova struttura potrebbe sorgere nel quartiere di San Siro, su terreni già destinati a impianti sportivi, integrando spazi per eventi, negozi e aree verdi. Grazie a tecnologie di costruzione robotizzate e a un’ottima organizzazione del lavoro, il nuovo stadio potrebbe includere elementi futuristici come un sistema di realtà aumentata per i tifosi e strutture che permettano eventi molto diversi tra loro.
Incorporando tecnologieeco-compatibili, il nuovo San Siro potrebbe essere progettato per ridurre l’impatto ambientale, con sistemi di raccolta delle acque piovane e pannelli solari. Il design potrebbe anche ispirarsi ai modelli di architettura sostenibile, creando un esempio da seguire per altri progetti nella città.
In questo contesto, il coinvolgimento della comunità sarebbe essenziale. Le scuole e le associazioni locali potrebbero essere invitate a partecipare attivamente alla progettazione di spazi destinati a eventi e manifestazioni, rendendo il nuovo stadio non solo un luogo di sport, ma anche un punto di riferimento culturale e sociale per tutti i cittadini milanesi.
#3 Ristrutturazione e riqualificazione di spazi pubblici in 24 Ore
Immaginate un’iniziativa in cui squadre di operai e volontari si uniscono per riqualificarearee pubbliche in 24 ore. Utilizzando una logica simile a quella della stazione di Nanlong, diversi gruppi potrebbero specializzarsi in vari aspetti della riqualificazione: dalla pulizia e decorazione dei parchi alla creazione di spazi ludici per bambini e aree di incontro per giovani.
Questo progetto potrebbe non solo abbellire la città, ma anche creare un forte senso di comunità e partecipazione attiva tra i cittadini. Potremmo immaginare maratone di riqualificazione, in cui i milanesi si uniscono per rendere i loro quartieri più vivibili, creando spazi che riflettano la cultura e l’identità locale.
Immaginate il potere di una comunità unita per trasformare i propri spazi, creando un ambiente più accogliente e attraente. Potrebbero sorgere nuove opportunità per artisti locali, che avrebbero l’occasione di esporre le proprie opere, e per i commercianti, che potrebbero beneficiare del maggiore afflusso di visitatori. La riqualificazione degli spazi pubblici può stimolare un senso di appartenenza, incoraggiando la collaborazione tra i cittadini e promuovendo una maggiore responsabilità verso il proprio quartiere.
Le aree ripensate potrebbero anche ospitare eventi culturali, mercati contadini e festival, favorendo l’incontro tra persone e la valorizzazione delle tradizioni locali. Questo non solo migliora la qualità della vita, ma contribuisce anche a costruire una rete di relazioni sociali più forte e resiliente.
#4 Una Circle Line metropolitana per collegare Milano e l’hinterland
Immaginate una nuova Circle Line metropolitana che giri intorno all’Hinterland milanese, con collegamenti a raggio verso i mezzi di trasporto già esistenti. Sebbene non si possa realizzare in sole 9 ore, adottare un approccio ispirato al modello cinese potrebbe essere l’unica soluzione per un processo di progettazione lungo e impegnativo.
Il comune potrebbe dedicare una giornata alla settimana, secondo il modello cinese, a un grande cantiere collettivo, coinvolgendo ingegneri, architetti e operai, per dare vita a questa linea di trasporto fondamentale. Immaginate una rete metropolitana che non solo migliora l’accessibilità, ma contribuisce anche a ridurre il traffico e l’inquinamento.
Un’idea affascinante sarebbe quella di creare stazioni tematiche lungo il percorso, ognuna delle quali rappresenta una diversa parte della cultura milanese, dall’arte alla gastronomia, creando così un’esperienza di viaggio unica per i pendolari e i turisti. Inoltre, questa nuova linea potrebbe essere integrata con piste ciclabili e percorsi pedonali, incentivando un approccio più sostenibile alla mobilità.
La realizzazione di questa Circle Line non solo migliorerebbe la connettività tra le aree metropolitane, ma potrebbe anche stimolare lo sviluppo economico, creando nuovi posti di lavoro durante e dopo la costruzione.
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Archiviata l’apertura della linea M4 da San Babila a San Cristoforo FS, con la nuova mappa ATMaggiornata con le cinque linee complete, è ora di guardare al futuro e alle prossime estensioni della rete. Ecco come dovrebbe essere tra 10 anni.
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La mappa dei trasporti di Milano… tra 10 anni
# L’attuale mappa con linea M4 completata
Una rete con 5 linee metropolitane complete. Si presenta così iltrasporto pubblico di Milano dal 12 ottobre 2024, quando la M4 è stata inaugurata anche nella tratta San Babila- San Cristoforo FS. Lo si può vedere nella mappa aggiornata di ATM e anche in quella di CityRailways in alto, che riporta anche il sistema tariffario ad anelli STIBM e le fermate delle linee suburbane anche oltre i confini della Città Metropolitana di Milano. Il portale specializzato con notizie e approfondimenti su ferrovie e sistemi urbani di trasporto guarda però già oltre, a quando le nuove estensioni con progetti già definiti saranno operativi.
# La mappa della rete del trasporto pubblico milanese fra 10 anni
Come dovrebbe essere la mappa del trasporto pubblico su rotaia di Milano tra dieci anni? Nel realizzare la mappa del futuro CityRailways ha inserito le estensioni di metropolitana già in costruzione o con un progetto definitivo. Ecco quali sono:
# M1 verso nord: due fermate e 1,9 km di tracciato
Troviamo quindi la linea M1 con due nuove fermate a nord, Sesto Restellone e Cinisello/Monza Bettola, e 1,9 km di tracciato aggiuntivo. In costruzione da oltre 13 anni, con lavori fermati a più riprese, attende un nuovo bando per incaricare l’azienda preposta a concludere il cantiere. Obiettivo inaugurazione 2029.
# M1 verso ovest: 3 fermate e 3,3 km di tracciato
Sempre per la M1 è previsto un prolungamento di 3 fermate ad ovest, Parri, Baggio e Quartiere Olmi, per 3,3 km di tracciato. Il primo bando non è andato a buon fine, perchè insufficienti le risorse per realizzare l’opera secondo i grandi gruppi industriali e l’unica offerta è arrivata da una piccola azienda edile senza i sufficienti requisiti tecnici. Si attende un secondo stralciato del deposito, da realizzare con un bando ad hoc. L’obiettivo è far viaggiare i primi treni tra il 2031 e il 2032.
# M5 verso nord: 11 fermate e 13 km
Infine la linea M5, per la quale è previsto l’estensione verso nord in direzione Monza con 11 fermate e 13 km, raddoppiando il percorso attuale con interscambio con la linea M1 a Monza/Cinisello Bettola.
Tra i prolungamenti di linea non presenti c’è quello della M4 fino a Segrate, con 2 nuove fermate, Idroscalo – San Felice e Segrate Porta Est, ad interscambiare con la nuova stazione dell’alta velocità. Nel mese di dicembre 2023 la giunta di Milano ha approvato il Piano di fattibilità tecnica ed economica, ma mancano 44 milioni di euro di extra costi da recuperare, il progetto definitivo dell’opera e l‘inserimento nel piano delle opere triennali per avere la conferma che venga realizzata.
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Il locale dove si mangia, si canta e ci si scatena a ritmo di musica con una serata a tema differente tutti i giorni della settimana.
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Il ristorante di Milano ispirato al mitico Piper che fa ogni giorno una serata a tema
# Il locale ispirato al Piper di Roma dove ci si scatena con le musiche anni ’70
Ha inaugurato poco più di anno fa il locale dal nome di Piperita come omaggio al mitico Piper di Roma e con arredamento pop, super colorato e oggetti curiosi. Su tutti una giraffa che dal piano terra sbuca con la testa al primo piano “sfondando” il pavimento, tappeti zebrati, scritte neon e palle stroboscopiche persino nei bagni.
Si trova a due passi delle Cinque Vie, il nucleo più antico della città, ed è stato pensato per essere “il luogo della gioia di vivere, della condivisione e del bello, per celebrare la vita alla grande” in ogni serata trasporta i milanesi nelle atmosfere ruggenti degli anni ’70.
# Dalla cena al dopocena nel cocktail bar ‘the flight’ realizzato con i resti di un Boeing 747
Al piano inferiore si cena, con una proposta tutta italiana compresi i grandi classici della tradizione come il risotto, la cotoletta alla milanese e la pasta alla nerano, e versioni dei piatti senza glutine o senza lattosio oltre a un menu vegano.
Dal giovedì al sabato la cucina è aperta fino alle 2 di notte, il resto della settimana fino alla mezzanotte. Ma soprattutto ci si scatena a partire dalle 19 con cene cantate, cene spettacolo, liveshow, musica jazz, serate karaoke e disco.
Al piano superiore c’è il cocktail bar ‘the flight’ perfetto per fare aperitivo o il dopo cena con cicchetti e tapas, realizzato con i resti di un Boeing 747 recuperati dal deserto dell’Arizona.
# Cene cantate con musica anni ’70 e ’80, live show e serate disco: le cinque serate a tema
Ci si può fare coinvolgere dalle canzoni che hanno fatto la storia degli anni ’70, e anche degli anni ’80, con alcune sale che riportano luci a neon con le frasi più celebri. Ogni sera ci sono serata a tema, alcune fisse ogni mese, altre a rotazione.
Si parte il martedì con “Mai dire scostumata”, dove chi ordina la speciale Amatriciana Flambé con il Brandy ne riceve una in omaggio se si grida “Scostumata”.
Il mercoledì e il giovedì il turno di Cantajukebox. Le serata in questo caso si caratterizzano per cibo delizioso, show-cooking e musica live, con i successi italiani di tutti i tempi da cantare a squarciagola.
Tutti i venerdì sera il tema è Roller Music anni ’80 con Showcooking, Karaoke sui pattini e tanto divertimento. Infine il sabato sera c’è Sabato Italiano in collaborazione con Belli Freschi: una cena cantata seguita da deejay set e Tiki Bar dalle ore 21.00.
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In crescita il malessere nel Nord Est verso lo Stato. Uno studio di Demos mostra dati in crescita: 8 su 10 pensano di dare troppo allo Stato centrale.
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Cresce il malessere nel Nord Est: «diamo allo Stato molto più di ciò che ci restituisce»
# Per 8 su 10 nel Triveneto si sta dando troppo a Roma
Chi vive nel Nord Est lavora e dà allo Stato molto più di quel che restituisce? A dare risposta affermativa, secondo i dati elaborati da Demos, è il 78% degli intervistati. Guardando alla serie storica dell’Osservatorio sul Nord Est, si può affermare che dal 1998, la crescita di questo numero è di ben 11 punti percentuali.
# Lo pensano soprattutto i veneti e gli imprenditori
Dal punto di vista territoriale, l’80% dei Veneti sostiene l’idea che i cittadini diano più di quel che ricevono. La percentuale raggiunge comunque il 73% di chi abita la Regione Autonoma del Friuli-Venezia Giulia e il 70% di chi vive nella Provincia Autonoma di Trento.
Dal punto di vista anagrafico, a condividere questa idea sono soprattutto le persone di età centrale (35-54 anni) (86-88%). Giovani e adulti (entrambi 76%), insieme a quanti hanno tra i 25 e i 34 anni (80%), si attestano intorno alla media dell’area, mentre si fermano al di sotto di questa soglia gli over-65 (66%).
Il fattore socioprofessionale, vede i pensionati come la categoria che meno aderisce alla proposta, fermandosi al 64%. In linea con un valore medio ricadono studenti (76%) e impiegati (77%). Liberi professionisti (83%) e casalinghe (85%) superano questa soglia. I più sensibili nei confronti di questa questione sono imprenditori e lavoratori autonomi (90% di adesione), operai (91%) e disoccupati (92%).
Analizzando invece l’orientamento politico degli intervistati, vediamo che gli elettori meno propensi a condividere l’idea dello studio sono quelli che guardano al Partito Democratico (54%) o a formazioni minori (74%). I sostenitori del Movimento 5 Stelle si fermano intorno alla media dell’area, con una percentuale del 79%. Al di sopra di questo valore si trovano gli elettori di Forza Italia (82%), di Fratelli d’Italia (83%) o della Lega (85%).
# Idea condivisa in pieno
Questo senso di deprivazione relativa, dunque, è diffuso in maniera ampia e trasversale tra gli abitanti del Nord Est. Provenendo da un territorio che da tempo pone istanze autonomiste, sembra un sentimento che Roma, a dispetto delle sue tendenze centraliste, non dovrebbe di certo sottovalutare.
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Un’infrastruttura che punta a rivoluzionare la mobilità del continente e a migliorare le condizioni economiche degli africani. Come si sviluppa, i Paesi attraversati e il punto sulla sua realizzazione.
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La panafricana: il progetto per collegare l’intera Africa
# Gli obiettivi del progetto
Dopo la Panamericana ci sarà la Panafricana? Un progetto ambizioso e complicato, in realizzazione dagli anni ’70, dal nome ufficiale Trans-African Highway Network (TAH) e che ha tre obiettivi:
integrazione regionale: punta a creare una rete di autostrade che mettano in collegamento le diverse regioni dell’Africa, facilitando il commercio e il trasporto tra i paesi;
sviluppo economico: facilitando il movimento di beni e persone;
riduzione della Povertà: la migliore accessibilità può consentire un accesso più facile a mercati, servizi e opportunità lavorative.
# Una rete di circa 60.000 km che collega oltre 30 Paesi e le principali città e porti dell’Africa
Il progetto prevede diverse rotte che collegano le principali città e porti dell’Africa, attraverso una rete di nove autostrade. La lunghezza complessiva è di circa 56.683 km e sono toccati tutti gli Stati africani eccetto: Burundi, Eritrea, Eswatini, Somalia, Guinea Equatoriale (Rio Muni), Lesotho, Malawi, Ruanda e Sudan del Sud.
# Le nove rotte: sei est-ovest e tre nord-sud
Ci sono sei rotte principali est-ovest e tre rotte principali nord-sud, una quarta rotta nord-sud è formata dalle estremità di due rotte est-ovest.
Tra le prime ci sono:
TAH 1 (Cairo–Dakar Highway): 8.636 km di collegamento tra la costa mediterranea del Nord Africa e la costa atlantica dell’Africa occidentale. Quasi completata, ma il confine tra Algeria e Marocco è chiuso.
TAH 5 (Dakar–N’Djamena Highway): 4.496 km di tracciato, conosciuto anche come Autostrada Transsaheliana, collega i paesi del Sahel in Africa occidentale. Il completamento è arrivao all’80%.
TAH 6 (N’Djamena–Djibouti Highway): 4.219 km, è la prosecuzione di TAH 5 fino al porto di Gibuti.
TAH 7 (Dakar–Lagos Highway): 4.010 km, Nota anche come Trans-West African Coastal Road, si unisce alla TAH 1 per formare una rotta nord-sud ed è completata all’80%.
TAH 8 (Lagos–Mombasa Highway): 6.259 km, contigua alla TAH 7, forma un attraversamento est-ovest di 10.269 km. Realizzata la parte orientale, mancano collegamenti nella Repubblica Democratica del Congo.
TAH 9 (Beira-Lobito Highway): 3.523 km, terminata la parte orientale, da ricostruire la metà occidentale in Angola e Repubblica Democratica del Congo.
Tra i percorsi Nord-Sud ci sono:
TAH 2 (Algeri-Lagos Highway): 4.504 km, quasi completata con solo 200 km nel deserto da asfaltare e conosciuta come Autostrada Trans-Sahara.
TAH 3 (Tripoli–Windhoek Highway): 10.808 km, include solo strade nazionali asfaltate in alcuni paesi e molti tratti sono mancanti.
TAH 4 (Cairo–Gaborone Highway): 10.228 km, completato tra Dongola e Abu Simbel è completato;
Infine TAH 1 e TAH 7 s uniscono per formare una rotta nord-sud attorno all’estremità occidentale del continente tra Monrovia e Rabat.
# Il punto sui lavori
Il progetto è supportato dalla Commissione economica per l’Africa delle Nazioni Unite (UNECA), dalla Banca africana di sviluppo (ADB) e dall’Unione africana in collaborazione con le comunità internazionali regionali. Attualmente è ancora in fase di sviluppo, alcune rotte o percorsi possono variare, con alcune sezioni completate e altre in costruzione o in progettazione. Tra i problemi più grandi per la riuscita di tutta l’infrastruttura ci sono le questioni di sicurezza in alcune regioni in guerra, le difficoltà politiche e la risorse economiche da recuperare.
# E dopo America e Africa, ci sarà anche una Panaeuropea?
Ci sarà un giorno anche un’autostrada che colleghi tutti i paesi d’Europa? Anche se, vista la rete stradale continentale, forse non c’è bisogno. O no?
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Paesi come l’Olanda, la Francia e il Giappone ne hanno almeno uno nelle loro città più importanti: Amsterdam, Parigi, Tokio. Ma qui da noi, a Milano, dove potrebbe essere collocato un quartiere a luci rosse?
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Un quartiere a luci rosse a Milano?
In un universo parallelo, in Italia potrebbe nascere un quartiere a luci rosse, e Milano potrebbe essere la città adatta ad ospitarlo. Però, nel contesto milanese, è difficile immaginare delle vere e proprie vetrine come ad Amsterdam, in cui le lavoratrici si mettono in mostra e cercano di ammaliare il passante. Infatti, un quartiere a luci rosse milanese, idealmente, dovrebbe essere in grado di inserirsi senza troppa fatica, quindi adattarsi allo stile e alla mentalità del luogo. Eppure, se si dovesse scegliere una zona, tra le prime a venire alla mente non può che essere lei.
# Poco più giù verso la Pinacoteca
Ma dove? Un’idea potrebbe essere la zona di Brera, dove una volta c’erano le famose case chiuse. Gli edifici in stile liberty potrebbero ospitare, come allora, queste attività, con l’enorme differenza di un ambiente più sicuro e rassicurante, in cui i diritti di tutti verrebbero tutelati. Nella zona dell’arte, si può immaginare un quartiere a luci rosse elegante, che rimane sobrio e non troppo dominato dai led e dalle insegne luminose.
Se colorare di rosso il cuore di Milano può avere un senso per la tradizione ma meno per la nuova Milano, forse un po’ bigotta, meglio puntare al di fuori della circonvallazione. Tipo?
# La cittadella rossa di periferia
Un’altra opzione è collocarlo verso la periferia, creando da zero un intero quartiere luogo di sfizio e vizio: casinò, bar ammalianti, stanze e locali per ospitare i clienti. Ci sarebbe anche qui sufficiente spazio e opportunità per assicurare strutture per garantire una sicurezza sanitaria e generale. Creare una piccola cittadella a luci rosse, con tanti e svariati servizi – da quelli più espliciti a quelli più sobri, come i sexy shop – per creare un’esperienza completa, anche solo per il curioso o il turista che vuole semplicemente farsi un giro per scoprire un mondo al “limite della moralità”. Si potrebbe fare a Est o a Sud dove di spazio ce n’è parecchio. Oppure…
# La fiera a luci rosse
Ulteriore alternativa potrebbe essere anche quella di, invece che creare un quartiere, adibire dei padiglioni di Rho Fiera, a questo tipo di attività commerciale. Anche solo temporaneamente, qualche settimana l’anno. Esattamente come la Fiera dell’Artigianato o qualsiasi altro evento annuale. Questo potrebbe rendere piccante Mind, il quartiere del futuro di Milano.
# Ma come verrebbe accolto un quartiere a luci rosse?
Il popolo italiano è un popolo particolare, spesso parecchio chiuso e perbenista, spesso passivo e moralista. Però forse, gli anni migliori per questo tipo di novità sono proprio questi. E Milano, in quanto città italiana internazionale e globalizzata, sarebbe la città giusta per unire il frizzantino dell’eros con la raffinatezza made in Milano. Il risultato non può che essere il rosso shocking, il colore più chic delle metropoli del mondo.
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In un recente sondaggio abbiamo posto questa domanda ai milanesi: “La fermata della metro che ti fa più simpatia?”. Vediamo la classifica con le dieci fermate più simpatiche. Nota: sondaggio fatto prima dell’apertura integrale della M4.
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Le fermate della metro che fanno più sorridere i milanesi
#10 Gioia M2: nome omen
Con un nome così non può che mettere allegria. Svalorizzata per molti decenni anche a causa dell’interramento del Naviglio è stata rilanciata dalla rivoluzione di Porta Nuova diventando da fermata un po’ dimessa a centro della City, tra i grattacieli e la Stazione Centrale.
“Gioia perché tutte le volte penso “mai na gioia” Claudia Barcelli
#9 Porto di Mare M3: il grande sogno dei milanesi
Il grande sogno dei milanesi. In attesa del mare, abbiamo il porto. O, almeno, una fermata che richiama quello che doveva essere il porto di collegamento con il mare attraverso un canale che avrebbe condotto al Po.
“Porto di mare, dove il mare è l’ultima delle cose che potresti immaginare in quel posto”Vale Forgio
#8 Gorgonzola M2: l’appetito vien scendendo
Slurp! Una fermata che mette appetito. Non solo per il nome: è anche il luogo dove è nato uno dei formaggi più celebri del mondo. C’è chi sostiene che l’odore del formaggio si senta fin dalla stazione. Ma forse è qualcos’altro…
“Gorgonzola perché ci porterei i grissini”Cit. Mery Sà
#7 Porta Venezia M1: la stazione arcobaleno
La fermata “arcobaleno” non può che trasmettere allegria e gaiezza, come si diceva un tempo. Anche il quartiere è uno dei più vivaci della città, il riferimento della comunità LGBT e il più multiculturale di Milano. Non guasta anche la vicinanza al centro.
#6 Inganni M1: la fermata dei dubbi
Dov’è la fregatura? Una fermata che si chiama così semina dubbi, diffidenza. Ma soprattutto fa simpatia immaginare la faccia di chi arriva da fuori quando il treno si ferma alla stazione. Apri l’occhio, guardati attorno, stai sempre accorto. Perché a Inganni non si scherza.
“La più strana che mi ricorda i governi italiani è inganni”Andrea Camillò
#5 Comasina M3: le scorribande della Mala
Altro nome che fa simpatia. Comasina fa sorridere al semplice nominarla. Sembra un vezzeggiativo riferito a Como. Fa pensare a una fuga sul lago oppure alle scorribande della mala negli anni settanta.
“Comasina…. mi ricorda i tempi del Vallanzasca”Cit. Pamela Sormani
#4 Cascina Burrona M2: atmosfere felliniane
Più che un nome sembra un’esagerazione. Un luogo mitico, felliniano, fatto di mucche, pecore in un mare di burro. Sfiora il podio.
“Una volta presi la metro nella direzione sbagliata, ero sovrappensiero e mi trovai a Cascina Burrona!! non l’avevo mai sentita e non ero andata mai oltre Crescenzago, mi sentii talmente disorientata che ho creduto di aver vagato in chissà quale treno in stato di trance”Paola Carta
#3 QT8 M1: la fermata galattica
Di colpo sembra di essere proiettati in un universo galattico, tra personaggi da Star Wars, R2-D2, C1-P8, QT8. Dove sorge il “quartiere sperimentale” concepito nell’ambito dell’ottava edizione della Triennale di Milano del 1947, ai piedi della montagnetta. Tanta, tanta simpatia per questa fermata.
“QT8 – sembra più un codice segreto”Cit. Veronica Sommariva Price
#2 Precotto M1: al forno o alla brace?
Più che un sorriso strappa una risata. Anche se nasconde una leggenda piuttosto macabra. Quella di un prete cotto sul fuoco. Vero o falso, un’immagine che a molti diverte. Soprattutto se laici.
“Precotto… che mi fa venire appetito” Cit. Elena Marina Taglialatela
#1 Cimiano M2: si torna a veder le stelle
Vince, forse a sorpresa Cimiano sulla linea verde. Non è per il nome ma perchè è la prima all’aperto proveniendo dal centro città. Passare dai bassifondi di Milano a un panorama di montagne in lontananza tonifica e mette buonumore.
“A me piace sempre quando la metro esce a riveder le stelle tra Udine e Cimiano”Cit. Paola Doria
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Vediamo quali sono gli edifici da record di ogni municipio cittadino, quanto misurano e quando sono stati inaugurati.
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La costruzione più alta in ogni quartiere di Milano
# Municipio 1: Torre Velasca, 106 metri per 26 piani
L’edificio più alto del Municipio 1 è uno dei più controversi di Milano, la Torre Velasca. Progettato dallo studio BBPR rappresenta una citazione moderna della Torre del Filarete al Castello Sforzesco. Inaugurata nel 1957, si mostra con una caratteristica forma a fungo e nel 2011 l’edificio fa parte dei beni architettonici sottoposti a vincolo dalla Soprintendenza ai Beni Culturali. La sua altezza è di 106 metri, per non superare l’altezza della Madonnina del Duomo, e conta 26 piani.
# Municipio 2: Grattacielo Pirelli, 127 metri e 32 piani
L’edificio più alto del Municipio 2, per anni il grattacielo più alto di Milano e d’Italia, è il Grattacielo Pirelli progettato da Gio Ponti e inaugurato nel 1960. È uno dei simboli della città nel mondo, misura 127 metri per 32 piani. Fu commissionato dalla storica azienda di pneumatici milanese Pirelli per essere la nuova sede, e realizzato infatti nei pressi della vecchia fabbrica, ma fu venduto nel 1974 a Regione Lombardia per gli elevati costi di gestione.
# Municipio 3: la torre RCS Headquarter, 80 metri e 19 piani
La torre RCS Headquarter è l’edificio più alto del Municipio 3 . Costruito sul disegno dell’architetto Stefano Boeri è inaugurato nel 2008, si trova in via Angelo Rizzoli nel quartiere di Crescenzago e ospita il quartiere generale di RCS Mediagroup insieme ad altri stabili. La sua altezza di 80 metri per 19 piani.
Indirizzo: via Angelo Rizzoli, 8
# Municipio 4: Mangoni Tower, 65 metri e 21 piani
Nel Municipio 4 è la Mangoni Tower, dal cognome dell’architetto milanese che l’ha progettata, a svettare tra tutti gli altri edifici. Conosciuta anche come torre “Paradiso”, è ad uso residenziale, raggiunge l’altezza di 65 metri e conta 21 piani. L’anno di inaugurazione è stato il 2000.
Indirizzo: Via Leo Longanesi, 20
# Municipio 5: Torre di Porta Romana, 89 metri e 25 piani
La Torre di Porta Romana è il palazzo più alto del Municipio 5 con i suoi 89 metri e 25 piani. Realizzata tra il 1962 e il 1963, su progetto dell’architetto Paolo Chiolini, è stata aperta nel 1965 e ospita solo appartamenti. Domina i Bastioni della città, nei pressi di piazzale Medaglie d’oro.
Indirizzo: viale Angelo Filippetti 25 con ingresso da viale Sabotino 19/2
# Municipio 6: le due torri del Gemini Center, 96 metri e 21 piani
Nel Municipio 6 c’è una coppia di edifici a detenere il record di altezza: la Torre 1 e 2 del Gemini Center, un complesso direzionale nel quartiere di Lorenteggio. Progettate dagli Studio Prp, Rolando Gantes, Roberto Morisi, sono stati inaugurati nel 1995 e si elevano per 96 metri e 21 piani. Fino al 14 piano sono collegate da un terzo edificio che fa da ponte tra le due torri.
Indirizzo: Via Koch Roberto, 1/2
# Municipio 7: Torre Trianto, 63 metri e 20 piani
L’edificio che si spinge più in alto nel Municipio 7 è Torre Trianto. Si trova tra le fermate della M1 di De Angeli e Gambara, è di tipo residenziale ed è stato terminato e inaugurato nel 2003. Tocca i 63 metri e conta 20 piani.
Indirizzo: Via Trivulzio Antonio Tolomeo, 18
# Municipio 8: Torre Allianz, 209 metri e 50 piani
La Torre Isozaki o “Dritto” è l’edificio più alto del Municipio 8 con i suoi 209 metri, ma non solo. È il secondo più alto di Milano e d’Italia, il più alto al tetto più alto e anche considerando l’altezza massima del piano calpestabile di 200,5 metri. Detiene inoltre il record italiano per il numero di piani: 50.
# Municipio 9: Torre Unicredit, 231 metri e 30 piani
L’edificio più alto del Municipio 9 è anche il grattacielo più alto d’Italia in base alla sua altezza strutturale: Torre Unicredit in zona Porta Nuova. Si eleva per 231 metri, contando la guglia di 80,5 metri, e 30 piani e sovrasta la piazza Gae Aulenti. L’altezza al tetto è di 160 metri. Progettato dall’architetto César Pelli, l’edificio in vetro e cemento fa parte di un complesso semicircolare attorno alla piazza che ne comprende altri due più bassi.
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«Rientrato alla mia vecchia residenza mi è venuto un colpo: due giorni di carcere per una multa di eccesso di velocità in Svizzera». Così inizia la testimonianza di R. B., milanese che ha vissuto alcune ore di angoscia. Ecco come è andata.
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In Svizzera non paghi una multa? Finisci in galera (anche se vivi in Italia)
# La politica elvetica: fare cassa (soprattutto con gli italiani)
Un’esperienza vissuta da chiunque si sia recato in auto in Svizzera. Basta superare la dogana di Chiasso per intuire la strategia elvetica: fare cassa con gli italiani. Anche se si prende una volta sola le autostrade svizzere bisogna pagare la vignetta, in pratica un abbonamento annuale, di 40 franchi (poco meno di 50 euro). Ma non è finita, anzi. Dopo un paio di chilometri, infatti, ecco subito un autovelox, senza alcun cartello che avverta l’installazione di apparecchi di controllo velocità, come invece avviene per legge in Italia. Non solo: il tratto di autostrada presenta un limite “cangiante”. Sì, perché il limite di velocità cambia da un giorno a un altro, senza una logica apparente. Proseguendo verso Lugano, dopo un’altra dozzina di chilometri, ecco un altro autovelox. E le cose non vanno meglio se si percorrono le strade cantonali: anche in questo caso più si è vicini al confine più aumenta la frequenza degli apparecchi fissi o mobili. E se c’è chi pensa di fare come gli stranieri che fanno collezione di multe in Italia restando impuniti, si sbaglia di grosso. Perché in Svizzera chi non paga una multa finisce dritto dritto in prigione. Anche se vive all’estero.
# Non paghi? Vai in carcere: la testimonianza di un milanese
Occhio soprattutto se si cambia residenza. Lo ha scoperto R. B. di Milano. Rientrato alla vecchia residenza ha scoperto di rischiare la galera: «Mi è venuto un colpo: due giorni di carcere per una multa di eccesso di velocità in Svizzera». Ci ha allegato il documento di notifica in cui è scritto che non avendo pagato una multa di velocità di 240 franchi, «la pena detentiva sostitutiva è già stata fissata in 2 giorni», pari a un giorno di galera ogni 100 franchi non versati. Da una ricerca lo stesso R. B. ha scoperto che se non si paga una multa stradale per le autorità svizzere l’illecito amministrativo si trasforma automaticamente in penale. E non serve vivere all’estero: dato che l’Italia ha stipulato degli accordi bilaterali con Berna, le multe vengono recapitate a casa dei trasgressori anche per piccole violazioni del codice della strada. Questi accordi consentono alla polizia elvetica di accedere direttamente alla banca dati italiana. Quindi chi non paga per volontà o distrazione, nel caso si ripresenti al confine elvetico può finire in galera, senza processo. Non solo: anche per chi non mette piede in Svizzera la vita rischia di non essere tranquilla. Le autorità elvetiche possono procedere perfino a una rogatoria internazionale per i trasgressori, richiedendo l’arresto in Italia del trasgressore ad opera delle forze dell’ordine italiane.
# Gli altri Paesi difendono i loro cittadini da questo sistema. Ma non l’Italia
Ci sono Paesi che rispondono per le rime a questa muscolarità della Confederazione Svizzera. La Germania, ad esempio, assiste ogni suo cittadino che riceva una multa dalla Svizzera eseguendo la difesa d’ufficio del presunto trasgressore, rimandando di fatto al mittente ogni accusa. Così però non accade in Italia. Non solo: la beffa è che mentre gli automobilisti italiani vengono perseguiti per ogni infrazione dalle autorità elvetiche, questo non è reciproco. Non è un mistero che gli automobilisti svizzeri, oltre a quelli di targa straniera, guidino in Italia in un regime di impunità, senza alcun rischio di poter essere raggiunti a casa propria da una multa proveniente dallo Stivale. Ma quello che accade in Svizzera ci solleva anche una domanda: e se si facesse anche in Italia lo stesso con chiunque non paghi una multa?
# E se anche l’Italia usasse la mano pesante contro chi non paga le multe?
C’è però l’altro lato della medaglia di questo sistema. I grandi introiti che arrivano dai trasgressori, nazionali e stranieri. L’Italia è il Paese del garantismo: ma forse si esagera. E se anche da noi si utilizzasse la mano pesante contro i trasgressori? Se non con tutti, almeno con gli svizzeri, per un principio di reciprocità.
# Il finale della storia
Ma come è finita la storia di R. B.? Con un finale lieto anche se salato. E soprattutto con beffa. Ci ha scritto che ha telefonato al numero indicato sulla notifica e, dopo diversi passaggi, ha scoperto che per estinguere la multa nella notifica venivano indicati due diversi IBAN. Entrambi sbagliati. Alla fine gli è stato dato via telefono un terzo IBAN e ha proceduto al pagamento. Augurandosi che la pratica venga davvero estinta e che non abbia invece altre brutte sorprese alla vecchia residenza. O, peggio, varcato il confine.
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A Milano ci sono tanti incroci da picchi ipertensivi. Ma forse questo li batte tutti. Si trasforma in un vero e proprio delirio urbano nelle ore di punta, ma non va meglio negli altri momenti della giornata. Sono tre le vie che si incrociano. Questi i problemi principali e come si potrebbe migliorare la viabilità della zona.
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A Milano c’è un incrocio da incubo
# Nelle ore di punta si viaggia a passo d’uomo
Zona sud di Milano, tra i quartieri Stadera, Morivione, Vigentino e le ultime propaggini del Parco Agricolo Sud. Nelle ore di punta,l’incrocio tra via Virgilio Ferrari, via Antonini e via Giovanni da Cermenate diventa un inferno. La prima strada arriva da sud e porta il traffico proveniente da Opera e dall’uscita della tangenziale ovest, le altre due sono una la prosecuzione dell’altra, lungo l’asse circolare più esterno della città, quello percorso dalle linee 95 e 98 diretto verso la Barona ad ovest e il Corvetto ad est. In breve: è un caos.
# Una rotonda con 6 semafori (con “tappo” finale)
L’incrocio si presenta con una rotonda ovale al centro e sei semafori così distribuiti:
uno su via Antonini provenendo da est all’incrocio con via Ferrari;
un altro a poche decine di metri più avanti per chi deve svoltare verso via Ferrari in direzione sud;
due su via Antonini direzione est, uno dopo l’incrocio con via Ferrari verso sud e l’altro prima dell’incrocio con la stessa via in ingresso a Milano;
due su via Ferrari in direzione di via Antonini, uno prima dell’intersecazione con la carreggiata diretta ad est e uno pochi metri più avanti prima di quella diretta ad ovest.
A questi se ne aggiunge un settimo all’incrocio con via da Cermenate, che contribuisce a fare da tappo e peggiorare ulteriormente la viabilità nell’intersecazione tra via Ferrari e via Antonini.
# Troppi semafori in pochi metri e sette corsie di auto ristrette in tre
I problemi di questo incrocio da incubo sono sostanzialmente due:
i tre semafori tra via Ferrari e via Antonini in sole poche decine di metri, con la luce verde che si accende per tutti quanti quasi in contemporanea e comunque senza attendere che le auto in arrivo da una delle strade abbiano liberato l’incrocio;
le 4 corsie provenienti da via Ferrari che si aggiungono alle tre provenienti da via Antonini, per un totale di 7 corsie da distribuirsi in sole tre prima dell’incrocio con via Giovanni da Cermenate, di cui una per la svolta a sinistra.
# Le possibili soluzioni: riduzione delle corsie in ingresso e modifica temporizzazione dei semafori
Una soluzione potrebbe essere quella di ridurre il numero di corsie della via Ferrari da 4 a 2, nell’ultimo tratto prima di via Antonini, e da tre a due di quest’ultima prima del semaforo in direzione ovest. Un intervento simile è stato realizzato anche all’altezza dello svincolo a Famagosta verso Assago.
Oltre a questo si potrebbe regolare diversamente la temporizzazione dei semafori all’incrocio, consentendo di fluidificare il traffico attraverso l’accensione del verde a intervalli più lunghi o in modo più ottimale usando telecamere per analizzare il flusso dei veicoli e decidere il momento opportuno per dare il via libera alle auto di una strada o dell’altra.
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Pianificare un viaggio per motivi di lavoro a Milano richiede particolare attenzione a ogni singolo dettaglio. La metropoli lombarda, capitale economica d’Italia, propone un mix ben assortito di infrastrutture moderne e servizi per un viaggio d’affari. Per scoprire come sfruttare al meglio il tuo tempo libero e gestire gli appuntamenti, ecco alcuni suggerimenti pratici per ottimizzare la tua visita a Milano.
Consigli per un viaggio d’affari a Milano
# I quartieri più noti
Se dovrai prenotare un hotel per il tuo prossimo business trip a Milano, dovrai necessariamente conoscere le aree della città per poterti orientare al meglio. Queste sono le zone di Milano più bazzicate dai viaggiatori d’affari:
Centro: si estende dalla zona del Duomo fino a San Babila. Include anche quartieri e vie note come Montenapoleone, Corso Como e Via della Spiga.
Quartiere Brera: è conosciuto per la Pinacoteca e le gallerie d’arte. Inoltre ci sono molteplici boutique di lusso che rievocano lo stile parigino.
Navigli: la zona più vivace di Milano. Caratterizzata da canali storici, locali, ristorantini e mercatini di ogni genere.
Ticinese: quartiere bohémien, situato nei pressi delle Colonne di San Lorenzo e ricco di locali alternativi.
# Come arrivare al centro città dagli aeroporti
Innanzitutto è importante ricordare che Milano è servita da due aeroporti principali: Linate e Malpensa. Il primo è più vicino al centro città e serve principalmente i voli dall’Italia. In particolare, Milano Linate (LIN) si trova a 15 minuti di taxi dal centro cittadino. Milano Malpensa (MXP), invece, è il terminal per i voli internazionali e dista 52 chilometri dal centro urbano. Il treno da Milano Centrale a Malpensa Aeroporto è indubbiamente il mezzo più veloce e comodo da usare. La tariffa per un biglietto di sola andata è mediamente di 15 € con il treno regionale Malpensa Express. Il convoglio impiega solitamente intorno ai 50 minuti, senza cambi e con frequenza ogni 30 minuti. Il primo treno è alle 5:25 del mattino, mentre l’ultimo parte alle 23:25.
# Co-working e uffici
Se necessiti di una postazione per lavorare, un ufficio per una sola giornata o semplicemente di una sala riunioni per una conferenza, Milano è la città ideale per queste necessità. Troverai posti di lavoro confortevoli e puliti, con Internet ad alta velocità e servizi di stampa. Inoltre, potrai socializzare e fare networking con altri viaggiatori d’affari come te che sono in visita alla Madonnina.
# Cosa fare nel tempo libero a Milano
Milano è rinomata per essere la capitale della moda, quindi optare per lo shopping sfrenato è un’opzione percorribile. L’area dei centri commerciali di City Life è ben fornita, con marchi più o meno lussuosi. La zona Brera è ideale per una piacevole passeggiata e qui troverai solo i bar più intriganti di Milano per una pausa caffè. In alternativa, si può facilmente esplorare a piedi l’area del Parco Sempione, anche soltanto per ammirare l’Arco della Pace.
# Milano e dintorni
Per chi vuole staccare un po’ la spina dalla caotica città, si possono visitare le campagne nelle vicinanze per poter saggiare le eccellenze culinarie della tradizione milanese. Anche il Lago di Como non è poi così distante da Milano, infatti si può raggiungere in poco meno di un’ora in macchina oppure in treno. Anche se c’è stato un colpo di fulmine del National Geographic per la Lombardia, se sei disposto a guidare per circa 2 ore, puoi dirigerti in Valle d’Aosta per la montagna o in Liguria per una giornata di mare.
# Esperienze da provare a Milano
Mangiare un’orecchia di elefante, la tipica cotoletta meneghina in uno dei ristoranti di Milano e prendere un caffè con cornetto in piedi al bancone in uno dei bar in centro, permettono di vivere la città “like a local”. E poi non si può salutare Milano senza aver provato uno Spritz in una terrazza. Molti locali offrono ricche apericene anche a chi ordina un solo drink, permettendo a tutti di sperimentare il meglio che la ristorazione milanese ha da offrire. Ovviamente non ci si può esimere dal visitare e salire gli scalini del Duomo. A seconda del periodo, a Milano vengono organizzate molte mostre. Infine, che tu sia un appassionato o meno, vale sempre la pena una volta nella vita vedere un’opera o un balletto al famoso Teatro alla Scala.
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Scopri la storia affascinante dei Navigli di Milano, dalle prime opere romane fino alla chiusura della Cerchia dei Navigli. Come si è trasformata la città nel tempo e cosa ci resta oggi di quell’epoca fluviale? Riviviamo i momenti di splendore e declino. C’è ancora speranza per riportare in vita i Navigli di un tempo?
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