«E’ bizzarro imporre a tutti di andare al lavoro». A ottobre verrà presentata in Parlamento la riforma del lavoro del governo laburista presieduto da Keir Starmer. Le prime indiscrezioni parlano di una vera e propria rivoluzione. Vediamo i punti principali.
La rivoluzione inglese: smart working “obbligatorio” per tutti
Ph. 089photoshootings
Dopo 14 anni di governo conservatore, la sinistra si propone di regolamentare il mercato del lavoro per ridurre precarietà e abusi di potere degli imprenditori. Le prime anticipazioni delineano uno scenario rivoluzionario con alcuni interventi senza precedenti nel mondo. C’è molta attesa per la riforma che verrà presentata a ottobre. E anche molte preoccupazioni da parte delle aziende. Ma vediamo i 4 punti più dirompenti della riforma.
#1 Smart Working “obbligatorio”
credits: tiquets.com
Il «working from home» sarà un diritto, con le aziende che lo dovranno prevedere di default per i loro lavoratori. Andare in ufficio sarà pertanto una libera scelta del dipendente. Secondo il ministro dello Sviluppo Economico, Jonathan Reynolds, il lavoro da casa non ridurrebbe la produttività delle aziende. «E’ bizzarro imporre a tutti di andare al lavoro», conclude.
#2 Settimana di lavoro di 4 giorni
Altro punto atteso è la riduzione della settimana lavorativa da 5 a 4 giorni. Questo per consentire un miglior bilanciamento tra lavoro e tempo libero. Non solo: il governo si attende anche un incremento dell’occupazione per colmare l’intero calendario di giornate lavorative.
#3 Diritto a disconnettersi
Fuori dall’orario di lavoro niente mail, telefonate o comunicazioni di lavoro. I lavoratori inglesi avranno diritto a disconnettersi, tagliando completamente fuori dal tempo libero qualunque tipo di collegamento con i loro impegni lavorativi.
#4 Diritti equiparati fin dall’assunzione
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Altra promessa della campagna elettorale che sta per tramutarsi in legge. In campagna elettorale uno dei punti del programma era quello di equiparare i diritti dei neo assunti a quelli di tutti gli altri lavoratori. Una promessa che verrà (quasi) mantenuta. In realtà si anticiperà il momento dell’uguaglianza nei diritti da due anni a sei mesi dal momento dell’assunzione.
# Le aziende sono sul piede di guerra
credit: https://www.rivistabc.com/
La riforma non è stata ancora presentata ma già si alzano forti le voci allarmate degli imprenditori. Secondo i proprietari d’azienda, la riforma rischia di colpire duramente l’economia del Paese. In particolare, lamentano i rischi di cause legali “opportunistiche” innescate dai lavoratori. Non solo: molte aziende, l’ultima in ordine di tempo è Amazon, stanno procedendo in senso contrario sullo smart working, richiedendo invece la presenza dei lavoratori sui luoghi di lavoro a causa della diminuzione di produttività. E sulla settimana corta non solo le aziende ma anche tra i lavoratori ci sono perplessità: nei casi in cui è stata già messa in atto, molti lavoratori si sono lamentati per l’eccessivo carico nelle singole giornate di lavoro.
Molti produttori di auto si sono ispirati all’antichità, in particolare ai nomi degli dèi, per battezzare i loro modelli. Questa non è affatto una scelta casuale: è un richiamo alla potenza e all’immortalità che evoca forza, prestigio e durata. Tra le divinità più comuni presenti nei nomi delle auto, troviamo dèi greci e romani che dominano ancora sulle nostre strade sotto forma di automobili. Vediamo alcuni esempi tratti dalla nostra vita quotidiana.
Gli dei greci e le macchine: il significato dei nomi delle auto
# La dea della bellezza: Toyota Yaris
ajgpfotografia-pixabay – Toyota gr yaris
Partiamo con la Toyota Yaris, un modello che prende il nome dalla divinità greca Charis, una delle Grazie. Le Grazie erano figure mitologiche conosciute per la loro bellezza e per la capacità di ispirare armonia, entrambe qualità che si riflettono nel design e nella praticità della Yaris. Questa vettura compatta incarna eleganza unita a funzionalità, con linee pulite e con una tecnologia intuitiva, proprio come l’equilibrio e la perfezione, ideali dell’antichità.
# Il dio della guerra: Marte nella Maserati Quattroporte
Maserati Quattroporte
Un altro esempio affascinante è la Maserati Quattroporte, un’auto che, sebbene il nome faccia riferimento al semplice numero delle porte, può essere vista come un richiamo alla potenza e all’autorità di Marte, dio romano della guerra. La sua potenza su strada, combinata a un design aggressivo, ne fanno un simbolo di dominio e superiorità, proprio come Marte rappresentava il trionfo nei campi di battaglia.
# L’agilità di Apollo nella Lancia Delta
Simone_ph – pixabay – Lancia Delta
Apollo, il dio greco della luce, della verità e della medicina, ha ispirato diversi aspetti della cultura e dell’ingegneria. La Lancia Delta, con il suo nome che evoca cambiamento e dinamismo, si associa bene alla figura di Apollo, che rappresentava il movimento costante del sole e l’equilibrio perfetto tra bellezza e prestazioni. La Delta è famosa per le sue caratteristiche sportive, simili alla versatilità di Apollo, divinità abile in molte arti.
# Tergicristalli in forma perfetta, come farebbero gli dèi
Infine, per mantenere la tua auto all’altezza del suo nome mitologico, è importante prestare attenzione ai dettagli, come i tergicristalli. Per prolungarne la vita, ecco alcuni consigli pratici. Pulire regolarmente le spazzole dei tergicristalli con un panno umido per rimuovere sporco e detriti che possono causare abrasioni. È essenziale sostituire le spazzole almeno una volta all’anno per garantire una visibilità ottimale e una performance sicura. Scegliere sempre modelli compatibili (v. anche Come scegliere i tergicristalli per auto ?).
Con questi accorgimenti, non solo l’estetica della tua auto rimarrà impeccabile, ma anche le sue componenti funzioneranno al meglio, rendendo l’esperienza di guida fluida e sicura, all’altezza degli dèi greci e romani nel firmamento.
Milano è da sempre al centro dell’innovazione. Da qualche anno i protagonisti del cambiamento sono i quartieri: NoLo, Mind, Porta Nuova, CityLife rappresentano esempi di originalità distintiva, ognuno facendo leva su qualche suo aspetto identificativo. Il futuro di Milano sarà sempre più in questa direzione? Abbiamo provato a immaginare come declinare questa tendenza nel quartiere simbolo dell’innovazione milanese: Lambrate. Il suo unico limite è il cielo: ma è davvero così?
Il «quartiere nel cielo»: c’è vita sui tetti di Lambrate
# A Lambrate la vita sui tetti?
La vita a Lambrate scorre in alto. Sopra i palazzi fioriscono iniziative, spesso nate con il Fuorisalone. Per una città che ha imparato a puntare in alto, questo modo spontaneo di fare cose sui tetti potrebbe diventare un fattore distintivo per l’intero quartiere.
Lambrate, con la sua forte identità artistica e industriale, potrebbe essere riprogettata come un distretto creativo sospeso, unendo la presenza delle storiche fabbriche con l’innovazione architettonica.
Si potrebbero sperimentare nuove regole, inizialmente da testare nel solo distretto, per consentire più libertà sui tetti:
Sopralzi, nuovi appartamenti o vere e proprie piazze: i tetti di Lambrate potrebbero trasformarsi in spazi pubblici e luoghi di ritrovo aperti a tutti e non solo ai condòmini. Sarebbe il futuro degli eventi culturali, dei mercati, e delle aree di ritrovo.
Agricoltura urbana sui tetti: il passo successivo potrebbe essere sviluppare delle specie di “fattorie urbane”. Si tratterebbe di realizzare strutture pubbliche in cui coltivare orti comunitari o di giardini sospesi, con serre in cui far crescere ortaggi, fiori e piante aromatiche. Il risultato sarebbe duplice: migliorare la qualità dell’aria e produrre a chilometro zero in un contesto urbano.
Festival aerei: ogni anno Lambrate potrebbe ospitare festival sospesi tematici, durante i quali le strutture sopraelevate del quartiere si trasformerebbero in una rete di sale per eventi culturali sopra il livello stradale. Concerti, spettacoli, proiezioni cinematografiche, ma anche sfilate di moda che si terrebbero sopra il livello della strada.
Non solo innovazione. Invece di abbattere l’eredità industriale, la ristrutturazione partirebbe proprio dalla valorizzazione dei vecchi capannoni. La nuova Lambrate potrebbe prendere ispirazione dalla High Line di New York, si potrebbero costruire strade pedonali sopraelevate che connetterebbero tra loro i tetti-piazze e queste stesse strade potrebbero divenire gallerie d’arte, laboratori creativi o spazi espositivi.
Una delle icone della città, dove i milanesi amavano passare sia per necessità che per svago, è chiuso ormai da oltre sette anni. Il futuro è avvolto dalla nebbia. Ritornerà mai alla luce il ponte più caro ai milanesi?
Quanti milanesi e turisti avranno percorso il ponte in ferro di Porta Genova, tinteggiato di verde scuro, per spostarsi dai Navigli alla zona di Tortona e viceversa? Durante il Fuori Salone, molti si saranno trovati bloccati a causa della folla che invadeva la zona. Simbolo indiscusso del quartiere e di Milano, questo ponte è stato utilizzato per più di un secolo per oltrepassare i binari della linea ferroviaria per Mortara. Costruito tra il 1912 e il 1917 dalla Società Nathan Uboldi, nota per la realizzazione di numerose strutture in ferro come ponti, sovrappassi e passerelle pedonali, i cui progetti si trovano oggi nell’archivio del Castello Sforzesco. Si dice che l’azienda collaborasse con lo Studio Eiffel di Parigi per la progettazione delle sue opere. Questo luogo, così caro ai milanesi, è diventato nel tempo oggetto di numerosi soprannomi.
# I molti soprannomi affibbiati
Credits Gianapolo Rimondi FB – Ponte di Porta Genova
A questa struttura sono stati attribuiti molti soprannomi nel corso degli anni: il ponte di ferro, la scaletta, il ponte di Nana, il ponte dei 100 colori. L’ultimo, datato 2013, è “il ponte degli artisti”, il nome con cui ormai tutti i milanesi lo identificano. Fu proprio un gruppo di appassionati d’arte, che fondò un’associazione no-profit con l’obiettivo di valorizzare gli artisti desiderosi di diffondere l’arte libera e creare una rete di ponti artistici in Italia e nel mondo, a battezzare il ponte con questo nuovo nome. La lunga storia di questa icona si è interrotta però bruscamente in un giorno d’estate.
Ponte di Porta Genova
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Credits milano per sempre FB - Ponte di Porta Genova
Credits _r.adi_ IG - Ponte di Porta Genova
# La chiusura…temporanea nel 2016
susetta IG – Ponte degli artisti
Doveva essere solo questione di tempo. I milanesi attendevano infatti la riapertura del ponte dopo la sua chiusura in teoria temporanea avvenuta il 22 agosto 2016, per motivi di sicurezza. Dato lo stato di “di particolare interesse storico e artistico”, come definito dal Ministero dei Beni culturali, erano stati messi in cantiere alcuni interventi di messa in sicurezza e di sostituzione delle scale per poter essere di nuovo utilizzato. Così però non è successo e ad oggi non è stato comunicato nulla. Verrà mai riaperto?
# La passerella sui binari al piano strada per ripristinare la connessione tra due parti della città
Credits grazianomad IG – Passaggio sui binari Porta Genova
La chiusura del ponte aveva significato anche la cesura tra due parti della città, obbligando milanesi e turisti a fare un giro assurdo per passare da Porta Genova e Tortona. Per questo motivo nel 2017 è stata trovata una soluzione alternativa per mantenere il collegamento, una passerella a livello strada, dedicata alla stilista milanese Elvira Leonardi Bouyeure, conosciuta come “Biki”. La passerella attraversa i binari inutilizzati, mantenendone la traccia, e presenta due aperture sui muri perimetrali dello scalo ferroviario, una su via Tortona e l’altra su via Ventimiglia.
# Il probabile futuro del ponte dopo la dismissione della stazione di Porta Genova prevista nel 2027
Tracciato M4
Il destino del ponte di ferro sembra comunque ormai segnato. L‘apertura integrale della linea M4 entro la metà di ottobre è infatti solo il primo passo per la futura dismissione della stazione ferroviaria di Porta Genova e la riqualificazione dell’intero scalo. Nel contratto di servizio tra Regione Lombardia e Trenord, valevole per il periodo 2023-2033, viene riportato tra gli interventi sulla rete ferroviaria lo stop al servizio dei treni nel 2027.
Progetto MAD 2017 per la stazione di Porta Genova
Le sue funzioni saranno trasferite alle stazioni di Romolo e San Cristoforo, quest’ultima in collegamento con la M4 e destinata a diventare il capolinea della futura Circle Line. Quando ciò accadrà, l’area subirà una trasformazione radicale anche se manca ancora un progetto di riqualificazione, e il ponte potrebbe perdere il suo significato. L’unica speranza è che la struttura venga conservata come monumento storico.
Quali sono gli scali europei che offrono l’esperienza migliore? Un noto portale di prenotazione di case e appartamenti vacanza d’Europa ha realizzato una classifica con i quelli più apprezzati dai viaggiatori, estrapolando i dati dal database di Google Maps. Tra questi ce ne sono diversi italiani, ma nessuno in top ten. Scopriamo quali sono e la graduatoria completa delle prime dieci posizioni.
La nuova classifica degli «aeroporti più apprezzati d’Europa»: chi vince il derby tra gli scali milanesi?
# Come è stata elaborata la classifica
viaggiarenews_ IG – Aeroporto Istanbul
Nella valutazione di un’esperienza di viaggio conta anche quella offerta dallo scalo in cui si atterra e da cui si decolla, se si sceglie l’aereo come mezzo di trasporto. Holidu, uno dei più noti portali di prenotazione di case e appartamenti vacanza d’Europa, ha realizzato una classifica con i migliori aeroporti d’Europa, che offrono esperienze eccezionali, aiutando i viaggiatori a fare scelte informate e godersi al meglio il proprio viaggio.
Per la ricerca sono stati estrapolati la valutazione media e il numero di recensioni di Google Maps per i 100 aeroporti più frequentati d’Europa, basandosi sul numero di passeggeri. Tutti gli aeroporti in Russia, Ucraina così come quelli non operativi sono stati esclusi da questa classifica. Gli aeroporti sono stati ordinati dal punteggio più alto al più basso, privilegiando quelli con più recensioni, privilegiando quelli con il maggior numero di recensioni in caso di parità nel punteggio
# Il migliore in assoluto è lo scalo di Istanbul
Holidu – Top ten migliori aeroporti d’Europa
In testa alla graduatoria per distacco c’è l’Aeroporto di Istanbul, con una valutazione su Google di 4,4 su 101.956 recensioni. Nel 2024 è stato votato come migliore nel sondaggio “World’s 10 Best International Airports” organizzato ogni anno da Travel and Leisure. Al secondo posto troviamo Francisco de Sá Carneiro di Porto con identico punteggio di 4,4 ma appena 26.608 recensioni, al terzo l’Aeroporto Internazionale di Atene con 4,3 e 42.920 recensioni. Sul podio quindi nessuno scalo dell’Europa Centrale.
Al quarto posto c’è lo scalo Václav Havel di Praga con un punteggio di 4,3 e 26.441, stesso punteggio e 26.317 recensioni per l’Aeroporto di Zurigo, valutazione di 4,3 e 19.755 recensioni per quello spagnolo di Alicante e quello norvegese Oslo-Gardermoen sempre con 4,3 e 17075 recensioni. A chiudere la top ten, che non vede aeroporti italiani, sempre con 4,3 punti, ci sono l’Helsinki, lo scalo Internazionale di Malta e l’Aeroporto di Salonicco “Macedonia”.
# Undici aeroporti italiani in classifica, ma nessuno in top ten. Linate batte Amsterdam, Londra e Francoforte: Più indietro Malpensa e Orio
Holidu – Migliori aeroporti italiani
Scorrendo la classifica si possono trovare ben 11 aeroporti italiani, tutti oltre il decimo posto. Il primo è quello di Roma Fiumicino alla posizione 14, con 4,2 di valutazione e 44.043 recensioni, apprezzato dai viaggiatori per l’ampiezza delle sue strutture e l’efficienza dei servizi, per la varietà di negozi e ristoranti e la qualità del servizio clienti. A seguire c’è lo scalo di Linate, in 19esima posizione e con identico punteggio ma sole 15.055 recensioni. In questo caso viene premiata la sua praticità e vicinanza al centro di Milano, ora collegato con linea metropolitana blu, offrendo un’esperienza di viaggio rapida e funzionale. Apprezzata anche la pulizia e l’organizzazione, perfetto per chi viaggia per affari o per brevi soggiorni. Il city airport tiene dietro, tra gli altri, gli aeroporti di Amsterdam, quelli londinesi di Heathrow e Gatwick, oltre a gli scali di Barcellona, Monaco di Baviera e Francoforte.
# Gli scali milanesi tutti in top 50
Credits deliluna IG – Malpensa
Gli altri scali milanesi, Malpensa e Orio al Serio, sono in 48esima e 49esima posizione, con un punteggio di 3,8 e rispettivamente 30.552 e 25.884 recensioni. Oltre la 50esima ci sono: l’Aeroporto Internazionale di Napoli, l’Aeroporto di Venezia-Marco Polo, il Falcone-Borsellino di Palermo, il Catania-Fontanarossa, l’Aeroporto Internazionale di Ciampino, il Marconi di Bologna e l’Aeroporto Internazionale di Pisa.
Il progetto, finanziato per circa 65,7 miliardi di euro, sta avanzando più velocemente del previsto. I primi treni sono già in costruzione, anche se il debutto è posticipato: saranno in grado di coprire circa 300 km in appena 40 minuti. Con questo nuovo treno, si potrebbe raggiungere Roma da Milano in un’ora e il mare in soli 15 minuti.
La prima tratta del «treno più veloce del mondo»: farebbe Milano – Roma in un’ora
# Il “Treno proiettile”: corre “fluttuando” sopra i binari
Il Maglev giapponese, conosciuto come “Bullet train” o treno proiettile, sfrutta una tecnologia a levitazione magnetica che elimina il contatto con i binari. Grazie a questa innovazione, il treno fluttua a circa 10 centimetri sopra i binari, sostenuto da un campo magnetico generato tra i magneti superconduttori installati sul treno e le spirali collocate lungo la linea ferroviaria. L’assenza di attrito tra ruote e binari consente al Maglev di raggiungere velocità superiori ai 500 chilometri orari con estrema facilità. La variazione di polarità nel campo magnetico genera una forza che spinge e al contempo tira il treno, permettendogli di avanzare rapidamente.
# Il convoglio corre al momento solo in una tratta urbana di 9 Km
japangrayline_inbound IG – Maglev
Attualmente, il sistema è operativo in Giappone solo su una breve tratta urbana, realizzata per l’Expo 2005. Questa linea, situata nella regione metropolitana di Aichi, si estende per soli 9 chilometri.
# In costruzione la linea di alta velocità da Tokyo e Nagoya: attivo un primo tratto di prova
Credits: ohayo.it
Al termine dei lavori, la ferrovia prenderà il nome di Chūō Shinkansen e sarà costruita per consentire al treno di raggiungere velocità straordinarie nel tratto tra Tokyo e Nagoya, attraversando le prefetture di Kanagawa, Yamanashi, Nagano e Gifu. Con una lunghezza di 286 chilometri, sarà la prima linea ferroviaria a impiegare il treno Maglev su tutto il suo percorso.
Attualmente è in funzione solo un tratto di prova di 42,8 km, la Yamanashi Maglev Line, a cui si aggiungeranno altri 18,4 km in costruzione, che faranno parte della linea commerciale. I cantieri sono operativi, e i lavori dovrebbero concludersi secondo il cronoprogramma più recente.
# Si percorreranno quasi 290 km in soli 40 minuti con punte di 505 km/h. Con questo treno si farebbe Milano-Roma in un’ora, fino al mare in 15 minuti
La compagnia ferroviaria giapponese prevede una velocità media di esercizio di circa 430 km/h, con punte di 505 km/h, con appena 40 minuti per percorrere la tratta. Se fosse esercitato sulla tratta di 477 km tra Milano e Roma, il viaggio durerebbe poco più di un’ora. Da Milano a Genova soli 15 minuti,come una metro per il mare.
# Inaugurazione posticipata al 2034: previste 4 fermate e un tunnel di 246 chilometri tra le montagne. Prevista l’estensione fino a Osaka
Credits Satoshi Hirayama from Pexels – Osaka
La tratta tra Tokyo e Nagoya prevede quattro fermate intermedie: Samigahara, Kofu, Iida e Nakatsugawa, situate nelle rispettive prefetture. La maggior parte del percorso, circa l’86% che corrisponde a 246 chilometri, attraverserà aree montuose e sarà quindi costruita quasi interamente in galleria, con alcune sezioni che raggiungeranno una profondità di 40 metri. Oltre a permettere di attraversare le montagne, questo tracciato ha l’obiettivo di creare un’alternativa ferroviaria utilizzabile in caso di terremoti o tsunami.L’apertura della linea era prevista per il 2027, mentre il collegamento fino a Osaka dovrebbe essere completato entro il 2037, anticipando la scadenza originaria del 2045 grazie a un prestito del governo giapponese. Tuttavia, nel 2024, il presidente della Central Japan Railway Co Shunsuke Niwa ha affermato che a causa dei ritardi nella costruzione la tratta Tokyo-Nagoya non aprirà prima del 2034. Per la tratta fino ad Osaka non ci sono aggiornamenti sul cronoprogramma.
# A bordo del treno più veloce del mondo
Qual è il record attuale di velocità per un treno? Il primato mondiale è stato stabilito durante una corsa di prova martedì 21 aprile 2016, sulla linea sperimentale situata nei pressi del monte Fuji, nella prefettura di Yamanashi. Il Maglev L0 Series, sviluppato dalla Central Japan Railway Co. in collaborazione con Kawasaki Heavy Industries e composto da sette vagoni, ha raggiunto una velocità straordinaria di 603 km/h, mantenendola per 11 secondi e superando così i 600 km/h. Questo “Superconducting Maglev Shinkansen” verrà prodotto in 14 esemplari, già in costruzione, destinati alla nuova linea ferroviaria tra Tokyo e Osaka.
Un imprenditore tedesco scommette sul Lido di Venezia: un centro di alta ricerca medica e intelligenza artificiale, 900 posti di lavoro. La definisce «la Silicon Valley della salute».
L’ospedale marino del Lido di Venezia è una struttura sanitaria risalente all’Ottocento, seconda in Italia dopo quella di Viareggio, destinata alla cura della tubercolosi infantile e di altre malattie. Chiusa dal 2003, è diventata la protagonista di un progetto particolarmente interessante.
Credits: @Vittorio Byrevi (FB)
# Progetto tedesco
Infatti, proprio in questa struttura l’imprenditore tedesco Frank Gotthardt, informatico di 74 anni, fondatore e presidente di CompuGroup Medical (azienda quotata presente in 60 paesi, con 600 dipendenti in Italia e un fatturato di 1,19 miliardi nel 2023) porterà «Mare», un parco tecnologico di 28 mila metri quadrati dedicato alla ricerca in campo sanitario (quello che fuori dai nostri confini prende il nome di eHealth Technopark).
Credits: live.comune.venezia.it
Questo progetto vedrà hi-tech, big data, intelligenza artificiale e digitale al servizio della scienza medica per trovare soluzioni e applicazioni innovative a beneficio di pazienti e sanitari. Gotthardt spiega così il progetto: «La nostra visione è chiara, nessuno dovrebbe soffrire o morire perché non si è riusciti a trovare a ricavare le informazioni essenziali dai dati medici esistenti». Promette inoltre che Mare «Diventerà la Silicon Valley europea della sanità», grazie a un investimento previsto di 100 milioni di euro.
# Posa della prima pietra l’anno prossimo
Dopo la presentazione del progetto, la trattativa di Gotthardt con Cassa Depositi e Prestiti, il via libera da Regione e Comune e infine l’acquisizione dell’ex nosocomio (arrivata questa nello scorso mese di Luglio), si potrà finalmente dare inizio alla trasformazione.
Credits: @Luigi Brugnaro (FB)
La posa della prima pietra sarà per il 2025, con l’obiettivo di inaugurare parte degli spazi nel 2027. Sorgeranno strutture all’avanguardia oltre a ristoranti, un centro fitness, un asilo nido. Il restauro del Teatro Marinoni e della Chiesa dell’Ospedale al Mare renderanno questi importanti spazi storici accessibili al pubblico. Il nuovo centro ospiterà oltre 900 scienziati provenienti da tutto il mondo e sarà dotato di strutture residenziali per più di 600 persone. Verrà così promosso un ambiente di lavoro e ricerca altamente qualificato e interconnesso. Tra pochi anni, il Lido avrà un nuovo quartiere, con giovani e famiglie che vi risiedono in pianta stabile.
I mille colori della Val Brembana: i 4 percorsi d’autunno
#1 Il sentiero del sole e dei sensi
a_passo_di_zampa IG – Camminata del sole e dei sensi
Un percorso che attraversa la Val Serina, partendo dal comune di Costa Serina a 900 metri di altitudine. Dal paesino di Trafficanti e fino a Nespello, il tragitto attraversa la via Mercatorum, antico snodo commerciale. 5km complessivi, tra boschi e natura incontaminata.
visitbrembo.it – Il sentiero del sole e dei sensi
#2 Ferrata Maurizio
dario_nisoli IG – Ferrata Maurizio
A nord di Monte Croce in provincia di Bergamo, una spettacolare ferrata a 1900 metri di altitudine da percorrere con il giusto equipaggiamento, per 5 km che attraversano salite, torri e una natura selvaggia intorno.
ferrate365.it – Ferrata Maurizio
#3 Salita al rifugio Laghi Gemelli
giteinlombardia.it – Rifugio Laghi Gemelli
Partendo da Branzi, un percorso di 4 km che necessita di qualche ora di cammino e che giunge al rifugio situato a quasi 2000 metri di altitudine, tra bellissimi boschi, baite e laghi. In alternativa c’è il percorso che parte dalle baite di Mezzeno, o quello che parte dal Comune di Carona.
bergamoxp.com – Salita al rifugio Laghi Gemelli
#4 Percorso Nembrini
visitbrembo.it – Rifugio Nembrini
Un percorso di circa 3 km, che giunge fino alla baita Nembrini, chiamata così in memoria di Claudio Nembrini che perse la vita sulle Ande Boliviane. Situata a nord del Monte Alben parte dal passo di Zambla, attraversa la conca di Alben ed infine arriva alla baita situata a più di 1700 metri di altitudine.
Una specie che si sta estinguendo: i milanesi, quelli nati e cresciuti qui. Quando mi capita di dirlo c’è gente che rimane stupita come se chi vive a Milano fosse quasi solo gente che arriva da fuori. Ma esiste un’identità del milanese Doc? E in che cosa consiste?
La maschera che rappresenta il milanese è Meneghino. Meneghino, da “Domenico”, è il servitore dei signori. Dove questo potrebbe essere ritenuto offensivo, a Milano è un motivo di orgoglio. Il milanese è bravo a servire, forse il più bravo di tutti. Perchè ritiene servire l’altro come un atto di grande dignità. Servire il cliente, servire il datore di lavoro, servire il Paese. Il milanese vero rispetta le regole e non considera una vergogna il rendersi utile agli altri. Anzi. Forse è perchè nei secoli abbiamo ricevuto ogni tipo di “signore” e di dominatore. C’è chi con il signore di turno ha un rapporto conflittuale, chi ha diffidenza, chi cerca di fregarlo. Il milanese lo serve e servendolo bene costruisce la sua libertà, obbligando ogni “signore” a dare valore alla città. Se non lo fa siamo pronti a qualunque cosa, anche a una rivoluzione.
2. Non siamo imbruttiti
il dogui, il principe, (anche se non era di Milano)
Il milanese è sobrio, ama l’ “understatement”. Il milanese vero è tutto il contrario dell'”imbruttito” che è invece uno che fa il milanese senza esserlo. Il milanese non ostenta, non fa il ganassa, fa più che dire. Gli piace vincere, aver successo, ma ama goderne con discrezione, senza magnificarsi con gli altri. Lo stesso nel modo di parlare, di vestire o di presentarsi: i milanesi veri non sono appariscenti, amano il bello non ciò che stupisce. Ha più cura dei cortili che delle facciate. Cosa insolita in Italia.
Il milanese vero si sente qualcosa di diverso. Con l’Italia abbiamo un rapporto contraddittorio, di appartenenza disincantata. Ogni milanese vero in fondo in fondo non si sente italiano: non per conflitto ma perchè sentiamo di essere qualcosa di più. Siamo cittadini d’Europa, figli di una cultura mitteleuropea, tra le infinite dominazioni sentiamo sempre forte il legame con la tradizione asburgica. Anche la religione a Milano è diversa. Il rito ambrosiano la rende distinta e sotto sotto la mentalità calvinista ci identifica di più di quella cattolica. Tutto questo si traduce in un sano pragmatismo nell’affrontare le questioni della vita.
4. La voglia di fare
Il milanese vive di azione. L’impegno, la cura nelle cose sono dei motivi di gratificazione. Anche i momenti di svago e il tempo libero sono vissuti in modo attivo. L’aperitivo, il week end, le ferie sono essi stessi dei progetti. Darsi da fare ovunque ci troviamo è il nostro tratto distintivo.
5. Siamo altruisti “mascherati”
credits: milano.repubblica.it
Milano ha il cuore in mano. Una definizione che resiste nei secoli. Ma l’altruismo del milanesi è sobrio, nascosto, modesto. Si aiuta perchè ci si sente bene a dare una mano a chi è nel bisogno, non per farsi belli agli occhi degli altri. E’ difficile trovare un vero milanese che non compia atti di sincera generosità. Ma è ancor più difficile venirne a conoscenza. Quando facciamo il bene siamo mascherati, come Zorro, come i supereroi.
6. Usiamo Milano come criterio di valore
Centro Milano
I milanesi veri sono persone curiose, aperte al mondo: amiamo viaggiare e confrontarci con persone di ogni cultura. Siamo così da sempre. Però ogni volta che conosciamo un nuovo paese o una nuova cultura cerchiamo sempre di avere un criterio per l’analisi. Abbiamo un criterio estetico, sempre presente, ma non solo. Ovunque siamo e chiunque incontriamo portiamo con noi anche Milano, come base di confronto. Ci serve per ancorare qualunque concetto a qualcosa di concreto e di relativo.
7. Il vero milanese non esiste
@belenrodriguezreal (instagram)
Chi siamo quindi? Una minoranza così piccola che si può dire che il vero milanese non esista. Il vero milanese è un fantasma, il vero milanese non è nemmeno per forza nato a Milano. E se lo è si identifica con il nonno o il prozio che veniva da fuori. Il vero milanese è veneto, pugliese, sardo, siciliano, svizzero, austriaco, cinese, marziano. O meglio: il vero milanese è il barista, il tassista, il manager, lo studente erasmus, il pierre, la ballerina, il portinaio, la musicista, è chi si mette a destra sulle scale mobili. Il vero milanese è chi arriva a Milano e si sente parte della comunità, il vero milanese è chi con la sua diversità rinforza l’identità della nostra città.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
New York ha gli alligatori che si aggirano nelle fogne, ma anche Milano non è da meno. Anzi. E’ una città ricca di leggende metropolitane che non sfigurano con nessun’altra città al mondo. Ne abbiamo scelte 10, in bilico tra fantasia e realtà.
Si dice che ci sia un palazzo in via San Gregorio dove a inizio Novecento ha avuto luogo una tragedia terribile. Una mamma avrebbe ucciso i suoi 7 bambini. Certe notti si sentirebbero ancora le loro voci.
Si narra che anche il Duomo abbia il suo fantasma. Sembra si tratti di una certa Carlina. Altro fantasma celebre di Milano è quello di Bernardina Visconti che venne fatta morire di fame dal padre in una delle due torri che sorreggono le arcate di Porta Nuova. Le due torri oggi non esistono più, ma testimonianze dicono di aver visto il fantasma di una fanciulla in abiti medievali aggirarsi tra i cortili di Santa Radegonda e le arcate di Porta Nuova, in cerca della pace che in vita non ha avuto.
Si dice che se si passa tra i leoni all’ingresso dell’Università Bocconi non ci si laureerà mai più. I più superstiziosi evitano di passarci anche dopo essersi laureati.
Si dice che dietro l’abside della chiesa di S. Maria alla Fontana in via Thaon de Revel ci sia una fontana miracolosa. In uno dei due ambienti che la compone, con le pareti rivestite da affreschi del cinquecento, un’ampia breccia custodisce, al riparo di una ringhiera, una rude pietra medievale da cui sgorgano gli “undici zampilli” di un’acqua ritenuta miracolosa fin dai tempi antichi.
La “stretta Bagnera” è una viuzza piccolissima che collega via Santa Marta con via Nerino. Questa è stata il luogo in cui si sono compiuti gli omicidi del primo serial killer europeo, Antonio Boggia: egli addirittura operò trent’anni prima del suo celeberrimo collega Jack lo Squartatore e fu così accusato di circa una decina di omicidi commessi in altrettanti anni. Fu impiccato nel 1862.
Sin da quando venne nominata capitale dell’Impero Romano d’Occidente, Milano ha conquistato le attenzioni e le dediche estasiate di letterati e artisti vari anche con una componente nascosta, segreta, celata ai più: i suoi cortili.
Dal poeta gallico Decimo Magno Ausonio nel 390 d.C., agli scritti dei fratelli Pirola, storici editori milanesi 1500 anni dopo, le pagine della storia hanno tessuto le lodi di questi luoghi appartati e tranquilli nel cuore della città, solo apparentemente avulsi al contesto generale, perché in realtà intimamente connessi con le storie che l’hanno formato e vissuto. Qui vi proponiamo una selezione che è un elenco non esaustivo di questi posti speciali. Se ne conoscete altri, e ritenete ingiusto che siano stati esclusi, segnalatecelo e scriveteci!
Milano è all’avanguardia già da due secoli nel campo della scultura, essendo la sede della Veneranda Fabbrica del Duomo e del Cimitero Monumentale.
E proprio per quest’ultimo lavoravano gli scultori che hanno dato il nome a questo cortile nascosto, un tempo mulino, oggi piccolo borgo costruito in mattoni e immerso nel verde, rigoglioso in primavera, forte dei suoi aceri, dei suoi ciliegi e i suoi banani.
La barbarie edilizia degli anni ’60-’70 ha messo in serio pericolo questo locus amoenus, alla fine sopravvissuto e oggi capace di raccontarci storie, come quella di Mauro Baldessari, ultimo superstite tra gli scultori, rimasto lì a dividersi lo spazio con agenzie di grafica, studi pubblicitari e la galleria d’arte Cortina.
Sul solco di grandi nomi come Andrea Cascella, Carmelo Cappello e Giacomo Manzù, Baldessari è ormai l’unico a portare avanti e rinnovare la loro tradizione e scuola di scultura, e una visita al suo centro unita ad una passeggiata nel cortile possono valere come una gita fuori porta.
# Il Chiostro delle Umiliate
Indirizzo: via Cappuccio, 7
Situato a due passi dalla Basilica di Sant’Ambrogio, questo cortile di fine ‘400 deve il suo suggestivo nome all’ordine degli Umiliati, nato nel 1200, in risposta alla perdizione verso la quale il clero dei tempi convergeva, e fortemente radicato nel milanese.
La semplicità del luogo, unita alla ricercatezza e al sincretismo degli elementi architettonici, che vanno dallo stile ionico all’umiliato-ecclesiastico passando per il pozzo tipicamente rinascimentale, merita più di una visita.
# Casa Atellani
Indirizzo: corso Magenta, 65
Il filo rosso che lega Ludovico il Moro, reggente del Ducato di Milano dal 1480 al 1494, a Leonardo da Vinci e il Cenacolo passa da qui: gli Atellani erano infatti cortigiani al Castello Sforzesco, ai quali il signore donò la Casa che venne battezzata col loro nome e dove si narrache Leonardo trasse l’ispirazione decisiva per comporre il suo capolavoro, durante feconde camminate nel raffinato cortile interno.
In contrapposizione al Chiostro delle Umiliate, però, qui la perdizione regnava sovrana: la Casa divenne infatti il fulcro della vita mondana meneghina di quei tempi, confeste le cui cronache sono giunte fino ai giorni nostri. Attenzione: la Casa degli Atellani è stata acquistata da un celebre brand francese. E’ rimasta aperta al pubblica solo fino al 30 settembre 2023.
Ecco perché “Milano Celata”: chi di voi entrerebbe in questoportone, senza nessuna indicazione scritta?
Eppure, l’ingresso è libero e nasconde un parco giochi ricco distoria. Invaso da cespugli di profumatissimi fiori rosa, il giardino segreto di via Terraggio è un’altra eredità di Ludovico il Moro e del suo amore per i grandi nomi: lo donò infatti a nientepopodimeno che Lorenzo il Magnifico, che lo scelse come buen retiro durante i suoi soggiorni a Milano.
# Il Giardino Calderini
Indirizzo: via Sant’Agnese
Ciò che resta della reggia della famiglia nobile dei Corio, distrutta dalle bombe alleate nel 1944. Persi per sempre i magnifici affreschi di Donato Bramante che adornavano la casa, rimangono l’antico portico e tanto verde, edere striscianti e un cortile rifugio che fa totalmente dimenticare ai suoi ospiti di essere in pieno centro.
Nel mezzo del giardino troviamo unascultura dedicata alle vittime della strada, realizzata da uno dei grandi figli adottivi di Milano: Arnaldo Pomodoro.
# Giardino Perego
Indirizzo: via dei Giardini, 6
4200 m2 dienglish landscape garden, trasformato nel XIX secolo dall’intervento dell’architetto Luigi Canonica e del capogiardiniere Luigi Villoresi, su richiesta dei proprietari di allora, la famiglia Perego, poi venduto al Comune di Milano a inizio Novecento.
I giardini ospitano peculiari giochi per bambini ricavati da tronchi d’albero, cespugli di azalee, rododendri e hosta, un gigantescoceltis australis e un’antica statua raffigurante il dio etrusco Vertumno, guardiano del susseguirsi delle stagioni e della maturazione dei frutti: insomma, ce n’è per tutti i gusti.
# Chiostro grande di San Simpliciano
Indirizzo: piazza San Simpliciano, 7
Oggi è una delle sedi classiche del Fuorisalone, ma questo chiostro resta uno dei capolavori meno conosciuti del manierismo lombardo.
In realtà, il luogo presenta caratteristiche architettoniche particolari: l’asse delle colonne del porticato che circonda il verde non è parallelo ai lati del cortile, come ci si aspetterebbe in un complesso del genere, bensì è perpendicolare ad essi; da qui il soprannome di chiostro delle due colonne, perché due sono quelle che reggono ciascun capitello.
Da vedere per ledecorazioni, gli affreschi e le vetrate di cui il chiostro è circondato, tanto solenni quanto mantenute con cura.
CityLife rappresenta una piccola rivoluzione nel design e nella mobilità. E se questo nuovo modello venisse esteso al resto della città? Come cambierebbe Milano se si applicasse ovunque il «modello CityLife»: le prime due zone. Foto cover: thesubmarine.it
Il «modello CityLife» da estendere a Milano: persone nel verde, traffico sotto terra
# Il «modello CityLife»: zona solo pedonale, tutte le auto sono sotto terra
Credits: Google Maps
Il «modello CityLife» rappresenta la trasformazione urbana più ambiziosa (finora) di Milano. Sviluppato nell’area dell’ex Fiera di Milano, su una superficie di oltre 366.000 metri quadrati, il progetto si caratterizza per un mix di edifici residenziali, spazi commerciali e uffici. Il tutto immerso in uno dei più grandi parchi pubblici della città, che copre 170.000 metri quadrati. La Torre Allianz (con i suoi 209 metri), la Torre Generali (77 metri) e Torre Libeskind (175 metri) sono simboli del moderno skyline di Milano e delle ambizioni di CityLife.
L’idea alla base del modello è di creare una zona completamente pedonale: traffico automobilistico e parcheggi vengono infatti portati sotto terra, garantendo così un ambiente libero dal rumore e dall’inquinamento.
Tra gli aspetti più innovativi del progetto c’è infatti l’integrazione delle infrastrutture sotterranee. Ai confini dell’area ci sono gli ingressi dei tunnel che si snodano sotto terra, con una ragnatela di vie a scorrimento e di parcheggi dove è possibile scegliere la posizione più vicina alla via di uscita. Tutto integrato con la linea M5 della metropolitana, che svolge un ruolo fondamentale. Il quartiere risulta così del tutto privo di auto: questa progettazione consente di mantenere la superficie libera per aree verdi, percorsi pedonali e ciclabili.
Inoltre, CityLife mira a essere un esempio di sostenibilità, con edifici certificati LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) e soluzioni ecologiche che riducono il consumo energetico.
# Una nuova area d’avanguardia: Porta Garibaldi alla conquista del cielo?
Credits: WhereverFamily – Pinterest
Anche la zona di Porta Nuova presenta qualche affinità con il modello di CityLife anche se solo abbozzata. Il tunnel è solo parziale e i parcheggi per interrare tutte le auto sono solo sotto piazza Gae Aulenti. Un’occasione colta solo in parte che però si può recuperare con la riqualificazione di Porta Garibaldi.
Porta Garibaldi è uno snodo principale di Milano, collega il centro e aree come Isola e Corso Como. Il traffico intenso e la limitata presenza di verde la rendono il luogo ideale da cui partire per una trasformazione profonda in stile CityLife. Azzardando anche qualche passo in più.
Oltre a puntare su aree verdi a livello del suolo, e traffico interrato, come per le zone adiacenti a Piazza Gae Aulenti, qui l’innovazione si potrebbe concentrare su torri verticali con giardini pensili e foreste urbane verticali. L’ispirazione al Bosco Verticale c’è, ma si potrebbe osare con un progetto molto più ampio.
Le facciate degli edifici potrebbero ospitare le classiche pareti verdi, ma da queste si potrebbero sviluppare piste ciclabili sopraelevate che, simili a ponti sospesi, collegherebbero tra loro le torri, gli “alberi” della “foresta urbana”. Un’operazione di questo tipo sgombererebbe il “piano terra” dal traffico delle biciclette (e dei mezzi simili), in più, naturalmente, la presenza di nuovi parcheggi sotterranei libererebbe definitivamente la superficie per i pedoni.
Il quartiere Forlanini, noto per il parco, è poco sfruttato in termini di potenzialità urbana. Qui, il modello CityLife potrebbe essere introdotto con una logica ancora più esasperata: portare parte della vita urbana sotto terra, mantenendo la superficie quasi totalmente verde.
Invece di costruire in altezza, l’innovazione per Forlanini potrebbe essere uno sviluppo sotterraneo anche con abitazioni, uffici e negozi inseriti in spazi interrati (o semi-interrati), ispirati ai moderni bunker ecologici. Naturalmente, si intendono spazi abitativi ben illuminati, grazie a sistemi di illuminazione naturale, ispirati al concetto di bio-architettura, già sperimentato in diverse città del mondo, come Helsinki.
La logistica interna dei trasporti pubblici e privati potrebbe poi sfruttare tunnel sotterranei (a un livello ancora più basso della zona abitata) collegati alla linea metropolitana per ridurre l’impatto ambientale e favorire la mobilità.
Tutte le infrastrutture, inclusi naturalmente i parcheggi, verrebbero disposte sottoterra, lasciando la superficie come un parco urbano ininterrotto. Questa soluzione sfrutterebbe appieno la vicinanza del quartiere al parco ed estenderebbe lo stesso, creando una vera oasi verde per la città.
L’urbanistica tattica, o urbanismo tattico, si basa sulla riconfigurazione temporanea e leggera di “non luoghi” per renderli più vivaci, riducendo il degrado e migliorando la sicurezza. Questo approccio, introdotto a New York grazie alla Bloomberg Associates e promosso da Janette Sadik-Khan, ex commissario del Dipartimento dei trasporti e attualmente a capo della divisione trasporti dell’associazione, è arrivato a Milano nel 2018. Questi i progetti di trasformazione realizzati negli ultimi anni, vediamo cosa ha funzionato e cosa no.
Urbanismo tattico a Milano: luci e ombre della moda importata da New York
# Le principali ricadute di questi interventi
Urbanismo tattico a NYC – Credits: Congress for tthe New Urbanism
Il primo effetto di questi interventi è la chiusura al traffico e il divieto di sosta per le auto, il secondo è la creazione di zone pedonali, trasformando l’area in una piazza destinata esclusivamente ai pedoni. Le azioni “temporanee” attuate includono:
delimitare l’area con alberi in vaso;
dipingere la pavimentazione con diverse colorazioni;
inserire panchine e arredi quali tavoli da ping pong per favorire l’utilizzo del luogo e la socializzazione in generale.
Questa modalità di azione non mette d’accordo tutti i milanesi e infatti presenta sia luci che ombre.
# Le luci
#1 Minimo investimento, grande impatto
Il primo vantaggio è l’uso limitato di risorse economiche: con vernici, panchine mobili e vasi si trasforma un’area di transito e parcheggio in una piazza pedonale. Inoltre, i progetti sono sostenuti gratuitamente dai delegati di Bloomberg, che supportano il Comune di Milano senza costi per l’amministrazione.
#2 Promozione dei rapporti sociali
Spazi aperti dove sedersi, chiacchierare o giocare rafforzano i rapporti sociali e migliorano la vita comunitaria nei quartieri.
#3 Possibilità di valutazione prima della trasformazione definitiva
Questo approccio permette di misurare l’impatto sui quartieri e la risposta dei cittadini, per poi decidere se rendere la piazza definitiva o tornare alla configurazione precedente.
# Le ombre
#1 Riduzione dei parcheggi e aumento del traffico
L’urbanismo tattico riduce i parcheggi e può causare ingorghi, come avvenuto a Porta Genova , dove la rimozione dei posti auto e la chiusura delle strade ha peggiorato la congestione del traffico.
I commercianti temono una riduzione della clientela e degli incassi a causa della diminuzione del traffico veicolare, soprattutto in aree periferiche o poco frequentate da pedoni.
#3 Rischio che il provvisorio diventi permanente
C’è preoccupazione che queste piazze, nate come soluzioni temporanee, rimangano definitive con un impatto estetico e funzionale mediocre, dato che il Comune ha stanziato fondi per mantenere tali spazi senza riqualificazioni definitive.
# Gli interventi fatti e quelli in programma
Piazza Dergano
Il debutto dell’urbanismo tattico a Milano nel 2018 è avvenuto con la trasformazione di diverse piazze, tra cui: la nuova piazza nel quartiere Dergano, Piazza Angilberto II, il piazzale di Porta Genova e l’area tra le vie Venini e Nolo.
Piazze aperte Comune di Milano
Dopo la prima piazza a Dergano ne sono seguite altre 38, tra cui Piazza Bacone, Piazza Sicilia, Piazzale Tripoli e Piazza Tito Minniti e presto ne arriveranno di nuove.
Uno degli ultimi in ordine di tempo è quello di via Sacchini, su cui affaccia l’Istituto Comprensivo Quintino di Vona-Tito Speri, resa pedonale tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 e che tale rimarrà fino al 31 dicembre 2024, prima dell’eventuale progetto di trasformazione definitiva.
Un altro è quello realizzato nella primavera 2024 al posto di un parcheggio in Via Graf, nel quartiere Quarto Oggiaro, ad opera dei volontari di We Are Urban il comitato dei genitori che ha promosso l’iniziativa, e i ragazzi delle tre scuole dell’Istituto Comprensivo Statale Trilussa.
Credit mascheronirita IG – Piazza San Luigi riqualificata
L’urbanismo tattico dovrebbe rappresentare una fase temporanea, preludio a una trasformazione definitiva dell’area con la completa pedonalizzazione, l’uso di pavimentazione in pietra, l’inserimento di panchine, aiuole, alberi e spazi dedicati al relax e al gioco.
Credits Urbanfile– Piazzetta via Giacosa riqualificata
Tra le piazze che hanno seguito questa strada ci sono:
Dergano;
Piazza Angiberto II, con una riqualificazione che ha coinvolto tutte le vie dell’incrocio;
Piazza San Luigi tra la fermata di Brenta e Lodi M3 con un nuovo sagrato della chiesa, pavimento in pietra, aiuole e alberi;
Piazza Belloveso;
Piazza Lavater;
l’area tra Via Rovereto e Via Giacosa.
# Il primo buco nell’acqua all’Ortica
Urbanfile - Urbanistica tattica via De Nora
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Urbanfile - Urbanistica tattica tavolo ping pong rotto via De Nora
Urbanfile - Urbanistica tattica, piante secche via de Nora
Urbanfile - Urbanistica tattica via De Nora
Tra tutti gli interventi realizzati c’è anche un buco nell’acqua: quello in via Oronzio De Nora ex via Casasco all’Ortica. L’asfalto della via è stato colorato con disegni, sono stati posati piante in vaso e installato un tavolo da ping pong. Peccato che tutto questo sia andato in rovina: la vernice si è scolorita, alcune piante sono morte e il tavolo da ping pong è stato stato distrutto come documentato da Urbanfile.
In base al Patto di Collaborazione siglato tra Municipio 3 e la società De Nora, quest’ultima avrebbe dovuto occuparsi di curare le piante e mantenere una certa vivibilità in una zona poco frequentata, le prime abitazioni sono a 400 metri di distanza. Un contesto quindi forse poco adatto per un intervento di questo tipo o forse è stato troppo prematuro realizzarlo: si poteva infatti attendere che il complesso residenziale in costruzione su un lato della via fosse portato a termine e popolato da residenti.
Le novità low cost da Malpensa: 10 nuove mete invernali
# Ryanair accelera a Malpensa
Credits deliluna IG – Malpensa
Sempre più voli low cost da Malpensa. Accanto ad Easyjet, che nello scalo in provincia di Varese ha il principale hub nell’Europa continentale della compagnia, cresce la presenza di Ryanair. Sono due gli annunci fatti dalla società irlandese. Il primo riguarda l’aggiunta di un nuovo velivolo in flotta, l’ottavo per la precisione, con l’obiettivo di incrementare il traffico passeggeri attualmente del 10% pari a 4,5 milioni. Il secondo l’aumento dell’offerta di voli per la prossima stagione invernale.
# Le 10 nuove tratte invernali: una in Italia, otto in Europa, una in Africa
Credits: @ryanair Ryanair
Per il prossimo inverno sono 10 le nuove tratte in arrivo, di cui una in Italia, otto in Europa e una in Africa:
Milano è la «capitale economica», ma la politica la relega in periferia. Non solo per l’ordinamento amministrativo: anche perché i milanesi arrivati a un posto di potere politico nazionale sono piuttosto rari. Questi sono i 5+1 politici milanesi più influentidella recente storia d’Italia.
I 5+1 politici milanesi che hanno contato anche a Roma: non solo Craxi e Berlusconi…
#1 Bettino Craxi: lo Statista di Città Studi
Bettino Craxi, nato il 24 febbraio 1934, nel quartiere di Città Studi, e morto il 19 gennaio 2000, ad Hammamet (Tunisia), è stato uno degli statisti più influenti, e più controversi, della politica italiana del XX secolo.
Conseguita la maturità classica al Liceo Parini, si laurea in giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano. Cresciuto in una famiglia di convinzioni socialiste (ideologia politica che a Milano vanta esponenti di spicco come Filippo Turati), Craxi si forma e inizia la propria militanza nel Partito Socialista Italiano, tra gli anni ’50 e ’60.
Dal 1976 al 1993, guida il PSI con una visione riformista, cercando di riformulare il socialismo in accordo con la nuova era economica. L’ascesa culmina con la nomina a Presidente del Consiglio dei Ministri nel 1983, dove ne fino al 1987. La sua azione di governo si propone di rilanciare l’industria italiana e a rafforzare il ruolo dell’Italia in Europa.
Nonostante la condanna del 1994 per finanziamenti illeciti al partito, Craxi, nato a Città Studi, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della politica italiana. Anche se, come accade a tanti giunti nella capitale, la carriera politica dello statista di Città Studi finì sostanzialmente per essere romanocentrica.
#2 Silvio Berlusconi: l’imprenditore milanese al governo di Roma
Silvio Berlusconi, nato il 29 settembre 1936 a Milano e morto il 12 giugno 2023 all’Ospedale San Raffaele, è stato un protagonista della scena politica così noto che non ha quasi bisogno di presentazioni. Laureato, anche lui, in giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano, e cresciuto in una famiglia della borghesia milanese, Berlusconi si distingue fin da giovane nel mondo dell’imprenditoria, costruendo un impero commerciale che fa perno su Fininvest, un gigante dei media e dell’industria pubblicitaria. Milano, sua città natale, gioca un ruolo cruciale nella sua ascesa, fornendogli le basi per la sua fortuna e l’influenza nel panorama nazionale.
Nel 1994, Berlusconi fonda Forza Italia, partito che conquista rapidamente il ruolo di protagonista nel panorama politico italiano. Ricopre il ruolo di Presidente del Consiglio dei Ministri in 3 mandati: dal 1994 al 1995, dal 2001 al 2006 e dal 2008 al 2011. Come per Craxi, anche gli anni di governo di Berlusconi sono accompagnati da polemiche legate a scandali e conflitti di interesse.
Nonostante le controversie, Berlusconi ha lasciato un’impronta indelebile nella storia di Milano: basti pensare alla costruzione dei complessi residenziali (controversi) Milano 2 e Milano 3, che il politico usava ricordare in ogni occasione possibile, o al suo funerale, celebrato, in data 14 giugno 2023, dall’Arcivescovo di Milano, Monsignor Delpini, con gli onori di Stato e il lutto nazionale, alla presenza delle alte cariche dello Stato, dei rappresentati della politica nazionale e di una Piazza Duomo gremita di Milanesi.
#3 Letizia Moratti: le contestate riforme dell’istruzione nascono a Milano
Letizia Moratti, nata il 8 novembre 1949 a Milano, è una delle figura più note nella politica italiana, nella sua carriera ha spaziato tra la politica locale e nazionale. Dalle ultime Elezioni Europee (2024) è eurodeputato al Parlamento Europeo.
Cresciuta, come Craxi, nel quartiere Città Studi, Moratti studia presso il Liceo Classico Alessandro Manzoni e consegue una laurea in Scienze Politiche all’Università degli Studi di Milano. La sua carriera iniziale si caratterizza da un forte impegno nel settore educativo e nella comunicazione.
Nel 2006, Moratti è eletta Sindaco di Milano, nella coalizione di centro-destra, un ruolo in cui cerca di affrontare le sfide di una grande metropoli con un focus su sviluppo urbano e rinnovamento. Tra le sue iniziative principali ci sono gli sforzi per migliorare l’infrastruttura cittadina e promuovere eventi di rilevanza internazionale, come l’Expo 2015, che ha avuto un impatto positivo sul volto della città.
Prima di diventare Sindaco, però, la milanese Letizia Moratti ha segnato la politica nazionale ricoprendo il ruolo di Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, dal 2001 al 2006. Il giudizio studentesco e universitario sulle riforme del sistema educativo elaborate dalla politica meneghina non è stato del tutto positivo.
#4 Claudio Martelli: dalla provincia milanese alla vicepresidenza del Consiglio
Claudio Martelli, nato il 14 dicembre 1939 a Gessate, in provincia di Milano, è stato un politico italiano influente e un membro di rilievo del Partito Socialista Italiano (PSI). Cresciuto nella provincia milanese, Martelli studia Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano, dove inizia la sua carriera politica. Si unisce al PSI negli anni ’60, attirando l’attenzione per il suo impegno riformista e le sue capacità oratorie.
Nel corso della carriera, Martelli ricopre ruoli significativi sia a livello locale che nazionale. E’ Ministro della Giustizia dal 1987 al 1990, periodo durante il quale promuove importanti riforme nel sistema giudiziario italiano. Durante la sua esperienza di governo, lavora per migliorare l’efficienza della giustizia e per combattere la corruzione. È ricordato anche per il suo ruolo di Vicepresidente del Consiglio dei Ministri nel governo di Bettino Craxi, con cui collaborò strettamente nella gestione dei primi anni ’90.
La sua parabola politica fu segnata da un crescente disincanto verso le istituzioni e culminò nella decisione di ritirarsi dalla vita politica attiva alla fine degli anni ’90, questa scelta piuttosto controcorrente lasciò un’impronta significativa nella storia del PSI e nella politica italiana.
#5 Marco Follini: il cattolico popolare milanese che fu vice di Berlusconi
Marco Follini, nato a Milano il 14 marzo 1955, è un politico e giornalista italiano con una carriera di notevole spessore. Cresciuto nell’ambiente politico milanese, ha iniziato la sua carriera giornalistica e politica nella città, diventando un influente esponente del Partito Popolare Italiano e, successivamente, dell’Unione di Centro.
Nel corso della carriera, Follini ha ricoperto ruoli di alto profilo a livello nazionale. È stato Vicepresidente del Consiglio dei Ministri dal 2004 al 2005 nel governo di Silvio Berlusconi, e ha inoltre servito come Ministro per le Politiche Comunitarie. Sebbene il suo impegno principale fosse a livello nazionale, ha mantenuto un forte legame con Milano, città in cui, da sempre, il pensiero politico moderato e riformista ha avuto una significativa eco.
La sua carriera politica è stata segnata da una continua evoluzione e dalla volontà di adattarsi a diverse alleanze e ideologie. Dopo l’esperienza nel Partito Popolare Italiano, Follini è stato uno dei fondatori dell’Unione di Centro (UDC), cercando di posizionarsi come una figura centrista e riformista nel panorama politico italiano. Non ha mai ricoperto incarichi amministrativi a Milano, ma il suo lavoro ha avuto un impatto rilevante sulla politica nazionale.
#5+1 Matteo Salvini: l’ultimo mohicano milanese nelle stanze del potere romano
Credits: Ansa
Il 5+1 lo merita il milanese che è ancora presente nelle stanze del potere romano. Matteo Salvini, nato a Milano il 9 marzo 1973, è attualmente Vicepresidente del Consiglio dei Ministri. Iscritto alla Lega Nord dal 1990, Salvini ha ricoperto numerosi incarichi, tra cui quello di Consigliere comunale di Milano per diversi mandati e di europarlamentare per due mandati consecutivi. È stato anche eletto alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica. La sua carriera politica ha raggiunto il culmine quando, nel 2018, è diventato Ministro dell’Interno e Vicepresidente del Consiglio dei Ministri nel governo di Giuseppe Conte.
Salvini ha avuto un impatto significativo sulla Lega, trasformandola da un partito regionalista a una forza politica nazionale di primo piano. Sotto la sua guida, la Lega ha conquistato una crescente rilevanza nel panorama politico italiano. Il suo approccio populista e le sue posizioni intransigenti su temi come l’immigrazione hanno polarizzato l’opinione pubblica, ma hanno anche consolidato il suo ruolo di leader carismatico. Racconta spesso che il suo più grande sogno è di fare il sindaco di Milano.
Lo chiamano anche “l’estate indiana”. È il foliage, lo spettacolo dei boschi che a inizio autunno diventano di mille colori. Questi sono i tre luoghi del nord Italia dove il fenomeno è più spettacolare.
I 3 luoghi dove ammirare il più bel foliage nel Nord Italia
#1 I colli piacentini, una distesa di colori
Credits: ecobnb.it – Foliage Colli Piacentini
In autunno i colli piacentini si trasformano in una distesa di colori. Alberi e arbusti creano giochi di colori nei quali perdersi. Facilitano lo spettacolo le dolci pendenze, ideali per un’escursione con tutta la famiglia, a piedi o in bici.
#2 Le Langhe in Piemonte, lo spettacolo dell’estate indiana unito alle eccellenze enogastroniche
Foliage langhe
Le langhe piemontesi sono ricche di vigne e anche per questo costituiscono una delle mete migliori per ammirare il foliage autunnale. L’area collinare compresa tra le province di Cuneo e Asti è ideale per chi vuole unire allo spettacolo dell’estate indiana i sapori delle eccellenze enogastronomiche del territorio, gustando il tartufo e bevendo il Barolo, nelle numerose cantine che si trovano in zona ammirando la cornice incantata dei boschi piemontesi in autunno.
#3 La Val Ferret, uno dei foliage più spettacolari
Foliage Val Ferret
Si trova poco sopra Courmayeur, all’ombra del Monte Bianco, la Val Ferret è uno dei luoghi in Italia in cui alberi e foglie regalano il foliage più spettacolare. Soprattutto nel mese di ottobre questa valle, ricca di sentieri escursionistici nei boschi, è ideale per godersi lo spettacolo.
Qual è la via più lunga di Milano? Tendenzialmente, si è portati a pensare possa essere via Ripamonti in quanto mette in collegamento il quartiere vicentino con Opera. Ma ci si sbaglia. Ecco alcuni numeri della nostra metropoli. Foto cover: @andreacherchi_foto IG
Contrariamente a quanto si crede, via Ripamonti si piazza solo al terzo posto. A sottrarle lo scettro di “via più lunga” ci sono via del Mare, con oltre 9 km di lunghezza, e al secondo posto via Novara, che sfiora gli 8 km. Quindi, via Ripamonti è terza con 7,8 km, davanti a via Palmanova. Tutte queste sono arterie di scorrimento che vanno dalla città verso la periferia.
# La via con più palazzi: viale Monza
Credits: it.m.wikipedia.org
Beh, in questo caso la fa da padrone viale Monza che conta ben 232 numeri civici, intesi come condomini o palazzine abitativi. È seguito da via Padova che però conta il maggior numero di residenti. Sono piccoli numeri rispetto alle metropoli sparse nel mondo, ma che mettono i brividi se si pensa che Milano è l’evoluzione di un piccolo accampamento sorto intorno al 590 a.C. per mano delle popolazioni celtiche.
# La via più densamente abitata: via San Giovanni alla Paglia
Credits: milano.corriere.it
Anche in questo caso, è un’altra strada che detiene il primato, ovvero via San Giovanni alla Paglia, zona Centrale, con poco più di 13 abitanti di media per metro lineare. Via Strehler, zona Arena, e via don Francesco Beniamino della Torre, a Quarto Oggiaro, seguono a ruota.
# Le vie più corte di Milano
Credits: milano.corriere.it
A questo punto, vi starete domandando quali sono le vie più corte di Milano.
Presto fatto. In zona Brera, potrete passeggiare attraverso il vicolo Piero Manzoni, scultore diventato internazionalmente famoso per la “Merda in scatola”. Con i suoi 29,7 metri si colloca al secondo posto. Per trovare la terza è necessario spostarsi in zona Duomo, più esattamente dietro la Rinascente dove la Galleria Ciro Fontana vi aspetterà con i suoi 30,1 metri. Sempre in zona Duomo, più esattamente in Piazza dei Mercanti, c’è uno degli estremi della quarta via più corta di Milano. Con 33,1 metri, il passaggio Scuole Palatine si porta a casa la medaglia di legno in questa competizione.
A questo punto ci chiederete: e la numero uno? La più corta è via Citta del Messico: 12 metri, nella zona Ex Fiera di Milano.
Uno dei tanti progetti immobiliari sparsi per Milano. Il primo ad essere finito sotto inchiesta per abuso edilizio a seguito dell’esposto di un gruppo di residenti, in quella che poi si è trasformata in una bufera giudiziaria sul settore immobiliare milanese. La procura si è però vista respingere più volte la richiesta di sequestro del cantiere, ora ormai terminato.
Hidden Garden «non è un ecomostro»: il cantiere è quasi concluso
# Una guerra di cortile, che cortile non è
Maps – Piazza Aspromonte 13
Spazio residuale o cortile? Nasce da questa differenza di vedute la vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’edificio in costruzione in Piazza Aspromonte 13. Il primo caso che ha dato il via alla bufera giudiziaria abbattutasi sul settore immobiliare milanese. Secondo i condomini di quel civico infatti l’area scelta per l’edificazione sarebbe un cortile, mentre per la Commissione Paesaggio del Comune di Milano, che ha dato il parere positivo alla pratica, uno “spazio residuale”. Nello stesso luogo prima c’era un edificio ad uso ufficio di 3 piani alto 12 metri, oggi uno di 7 piani e 27 metri
I condomini hanno quindi deciso di fare un esposto in quanto non contenti di vedersi oscurare la vista da un edificio ritenuto fuori scala, non rispettoso della distanza minima di 10 metri e non accompagnato dai servizi di base previsti dalle norme sullo sviluppo urbanistico.
# L’apertura dell’inchiesta per presunto abuso edilizio e l’iscrizione nel registro degli indagati di 12 persone, ma per la Cassazione il cantiere non può essere sequestrato
La possibilità di consentire, in alcuni casi particolari, anche alla Commissione Paesaggio di Palazzo Marino l’individuazione dei cortili dal punto di vista tecnico giuridico era stata definita da una determina dirigenziale nel 2014, come avevamo spiegato in questo articolo. Un potere decisorio che sarebbe illegittimo in quanto assegnato ad un ente incaricato di occuparsi di questioni estetiche e paesaggistiche.
A seguito degli esposti la procura ha deciso di indagare avviando un’inchiesta per presunto abuso edilizio, ritenendo inoltre un falso l’atto con cui è stata presa la decisione perché in palese contrasto con la realtà dei luoghi oltre che scopiazzato da un precedente parere. Le indagini hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 12 persone.
In aggiunta a questo, la Procura di Milano, per conto della Pm Marina Petruzzella, aveva chiesto anche il sequestro preventivo del cantiere. Quest’ultima richiesta è stata bocciata anche al secondo Riesame e poi dalla Cassazione, confermando per la quarta volta il no al sequestro.
# Quasi completato l’edificio della discordia
Hidden Garden Rendering
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Hidden Garden Rendering
Hidden Garden Rendering interno giardino
I lavori non essendo un abuso, come invece sostenuto dalla Procura di Milano, sono proseguiti e la costruzione del progetto immobiliare Hidden Garden è ormai terminata. Un edificio di 7 piani e “45 appartamenti di design immersi nel verde e dotati di ampi terrazzi, balconi o giardini privati”, così viene descritto sul sito del costruttore “situato in una corte silenziosa e riservata“.
Hidden Garden
Gli appartamenti prevedono un capitolato di pregio, sistemi di domotica e la produzione di energia attraverso impianti fotovoltaici e geotermia. A tutto questo si affiancano gli spazi comuni come la palestra e aree di coworking.
In origine c’erano la chiesa di San Filippo Neri e il convento delle Schiave di Maria. Furono abbattuti per lasciare posto a un’opera sontuosa di puro stile fascista, che fu inaugurata nel 1940 quando già imperversava quella guerra che avrebbe segnato la fine del fascismo. Foto cover: @gianfrancocorti IG
«Sulla Natura si forma il Diritto, non sull’Opinione»: le tre frasi latine del Palazzo della Giustizia
Credits: lombardiabeniculturali.it – Tribunale di Milano
Nacque come tempio della Giustizia e sulla facciata campeggiano tre frasi che suonano imponenti:
# La scienza degli affari divini e umani
Al sommo dell’Avancorpo di sinistra:
“Iurisprudentia est divinarum atque humanarum / rerum notitia iusti atque iniusti scientia” (La Giurisprudenza è la scienza degli affari divini e umani, dei fatti giusti e ingiusti)
# I tre precetti del Diritto
Al sommo dell’Ingresso principale:
“IUSTITIA / Iuris praecepta sunt haec: honeste vivere / alterum non laedere, suum cuique tribuere” (GIUSTIZIA / I precetti del diritto sono questi: vivere onestamente / non ledere l’Altro, attribuire a ciascuno il suo)
# In nome della Natura
Al sommo dell’Avancorpo di destra:
“Sumus ad iustitiam nati neque opinione / sed natura constitutum est ius” (Siamo chiamati alla giustizia fin da quando siamo nati e sulla natura si fonda il diritto, non sull’opinione)
Tutti i mosaici e le opere realizzate al suo interno sono state anch’esse realizzate appositamente su ispirazione del regime fascista.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.