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5 progetti ambiziosi che potrebbero cambiare l’Italia

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Credtis: radiocl.it - Ponte sullo Stretto di Messina

Il nostro Paese è un primatista di opere incompiute o di progetti rimasti sulla carta che potrebbero portare benefici e contribuito a cambiare in meglio la vita dei cittadini. Tra i molti ne abbiamo scelti cinque, alcuni noti altri molto meno. 

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5 progetti ambiziosi che potrebbero cambiare l’Italia

#1 La diga di Gimigliano sul fiume Melito: sarebbe la più grande d’Europa  – Calabria

Credits: citynow.it – Diga sul fiume Melito

Pensata e finanziata agli inizi degli anni 80, il progetto della Diga sul fiume Melito fu approvato dalla Cassa del Mezzogiorno nel 1982, ma l’iter si è interrotto numerose volte tra impegnative, ricorsi e sentenze. La consegna era prevista nel 1992. Costata già 90 milioni di euro, ne occorrerebbero 283 per completare i lavori di quella che sarebbe diventata la diga più grande d’Europa, una delle più alte al mondo fra quelle con manto di tenuta con conglomerato bituminoso.

Con i circa 40 milioni di metri cubi d’acqua potrebbe permettere di irrigare 16.000 ettari di superficie nella piana di S. Eufemia e portare acqua potabile nei rubinetti di fabbricati civili a Catanzaro e Lamezia Terme e per finalità industriali nell’area lametina, una delle più estese del Mezzogiorno.

#2 Città dello Sport di Tor Vergata

La Città dello Sport di Tor Vergata sarebbe dovuta essere il vanto dell’Italia per i mondiali di nuoto del 2009 che si sono tenuti a Roma. Il piano dell’archistar Calatrava prevedeva: una coppia di palazzetti dello sport, uno per basket e pallavolo e l’altro per il nuoto, posti uno di fronte all’altro con di fronte una coppia di laghi artificiali a formare una struttura a quadrifoglio. Intorno a questa struttura sarebbero stati realizzati altri impianti sportivi: piscine all’aperto e al coperto, pista di atletica ed altre strutture sportive. Inoltre di fronte al complesso di impianti sportivi, era prevista inoltre una torre destinata al rettorato dell’università e alta circa 90 metri. 

Per il protrarsi della costruzione, e per l’aumento dei costi, i mondiali di nuoto sono stati svolti nelle strutture del Foro Italico, realizzate tra il 1927 e il 1932, che avevano già ospitato l’edizione del 1994. 

#3 Idrovia Padova – Venezia, 27 km di canali per trasporto, commercio e prevenzione esondazioni – Veneto

Diga sulla tratta dell’idrovia Padova-Venezia

Il canale navigabile Padova-Venezia progetto tra gli anni ’50 e ‘ 60 del ‘900, della lunghezza di 27 chilometri e mezzo, è compreso tra l’area dell’Interporto di Padova (Zona Industriale) e termina in Laguna, in corrispondenza del preesistente canale Dogaletto. Purtroppo non è mai stata terminato, mancando la tratta centrale e quella terminale, con un costo attualizzato per la sua conclusione stimato in oltre 460 milioni di euro. Sarebbe stata un via importante a fini trasportistici e commerciali, oltre a essere utile come scolmatore per le piene del Brenta e per addurre acque dolci e materiale solido nella laguna di Venezia.

Progetto idrovia Padova-Venezia

#4 Alta Velocità sulla linea Adriatica


I treni sulla dorsale adriatica sono fermi all’operatività di 40 anni fa. L’alta velocità sulla dorsale adriatica immaginata e progettata nel 2001, finanziata dal Cipe 10 anni sembrava in procinto di essere sbloccata nei mesi scorsi, ma al momento è tutto rinviato. I lavori per garantire un servizio più rapido e moderno riguardano 34 chilometri di ferrovia nei quali è previsto il raddoppio dei binari, tra Termoli e Lesina tratto conosciuto come “l’imbuto d’Italia” perché spezza la connessione veloce tra proprio in mezzo allo stivale. Si riuscirà a sbloccare questa situazione?

#5 Il ponte sullo stretto di Messina – Sicilia/Calabria

Credtis: radiocl.it – Ponte sullo Stretto di Messina

Tralasciando la storia più lontana, quando già a fine ‘800 si parla di collegare la sponda siciliana con quella calabrese, per parlare del Ponte di Messina risaliamo al Concorso Internazionale di Idee indetto nel 1969. Nel 1981 venne creata la Società Stretto di Messina Spa per la progettazione, realizzazione e gestione dell’opera, ma l’iter interrotto più volte nonostante importanti passi avanti, portò il governo nel 2012 a metterla in liquidazione. Decaddero quindi tutti gli atti che regolavano i rapporti di concessione, nonché le convenzioni e ogni altro rapporto contrattuale stipulato dalla società concessionaria. Attualmente c’è un contenzioso in corso.

Il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto a campata unica da 3.300 m si può constatare che quasi tutto il percorso dei 40 km è costituito da raccordi, stradali e ferroviari, terrestri quasi interamente in galleria. Ora il Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture sembra intenzionato a riaprire il capitolo. 

Tipologie delle soluzioni di attraversamento stabile premiate

FABIO MARCOMIN

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Il pozzo più profondo del mondo: l’accesso al centro della terra o la porta dell’inferno?

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credit: helsinkitimes.fi

Oltre 12 chilometri nel cuore della Terra, una volta e mezzo la lunghezza dell’Everest. Dove si trova il pozzo più profondo del mondo e quali sono le leggende ad esso legate?

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Il pozzo più profondo del mondo: l’accesso al centro della terra o la porta dell’inferno?

Oggi viaggeremo con la fantasia, dai racconti di Jules Verne all’inferno dantesco, per parlare del realissimo pozzo di Kola, il più profondo del mondo, attorno al quale riecheggiano numerose leggende.

# Il viaggio per il pozzo più profondo al mondo ci porterà fino in Russia

credit: it.rbth.com

Innanzitutto, dove si trova il pozzo super profondo di Kola? Preparate guanti, sciarpa e cappello perché per questo viaggio ci servirà un caldo equipaggiamento. Il pozzo di Kola infatti si trova in Russia, poco distante dalla cittadina di Zapoljarnyj, vicino alla gelida Norvegia.  Tutto iniziò nel 1970, proprio nel bel mezzo della penisola di Kola, quando un gruppo di scienziati decise di studiare gli strati della crosta terrestre e per far ciò decisero di scavare un profondissimo pozzo. Vi starete chiedendo: perché scegliere come sito di scavo proprio Kola? La scelta non fu casuale. Questa zona della Russia è caratterizzata dallo scudo baltico, ovvero uno dei territori più antichi geologicamente del continente, che risultò perfetto per studiare la conformazione della crosta terrestre.

# Kola primo classificato con i suoi 12.226 metri di profondità

credit: nonsapeviche.it

Il team di scienziati scavò un buco profondo ben 12.226 metri e con un diametro di soli 23 centimetri. Lo scavo non raggiunse la profondità sperata perché le temperature raddoppiarono quasi quelle previste, arrivando fino a 180°. Nonostante l’imprevisto, il foro permise il raccoglimento di importanti dati geologici e detiene tutt’oggi il record come pozzo più profondo del mondo.

Una caratteristica atipica di questo profondissimo pozzo? E’ stato perforato per fini scientifici e non per la ricerca di combustibili fossili.

Al momento il buco con la lunghezza totale maggiore si trova sull’isola di Sachalin ed è il pozzo Z-44 Chayvo, profondo 12.376 metri. Però, nonostante siano stati realizzati buchi più profondi, il pozzo di Kola continua a mantenere il suo primato perché non è solo profondo ma anche stretto e perfettamente verticale.

# La porta d’accesso all’inferno o al centro della Terra?

Attorno al pozzo di Kola aleggiano due leggende: una fa sognare e l’altra invece incute timore. La leggenda oscura, spaventosa, è nata quando degli scavatori iniziarono a far girare la voce che un loro microfono avesse registrato voci di anime in pena agonizzanti, come se avessero aperto la porta dell’inferno.

La seconda leggenda invece ruota attorno a uno degli scritti di Jules Verne, il famoso scrittore fantascientifico. Egli raccontò di un viaggio favoloso all’interno del nucleo terrestre, il cosiddetto viaggio al centro della terra, e in molti sostengono che il pozzo di Kola sia il punto d’accesso per quel mondo sotterraneo che porta alla luce piante e animali considerati estinti da migliaia di anni.

Il primo mito fu facile da sfatare perché all’epoca non esistevano microfoni in grado di resistere a tali temperature. Resistette la leggenda più fantascientifica poiché si basava sul manoscritto di un uomo considerato tutt’oggi un visionario. Molti appassionati degli scritti di Verne continuano tutt’oggi a insistere sul fatto che quella sia la tanto attesa entrata per raggiungere un mondo ancora inesplorato.

Nonostante le persone devote alla scienza ribadiscano che il centro della Terra sia solo una massa gassosa e infuocata, la maggior parte delle persone continua a preferire la versione verniana.

Il pozzo di Kola continua ad attirare l’attenzione del mondo intero tra record e leggende che resistono alla razionalità scientifica e le parole di Pirandello a tal proposito ci lasciano qualche spiraglio di speranza: la realtà spesso supera la fantasia.

Leggi anche: Quando iniziò a piovere e smise solo dopo UN MILIONE DI ANNI

ROSITA GIULIANO

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10 cose da non fare a Milano

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Credits: corriere.it - Entrata metro Milano

Se siete di passaggio in città per turismo o per svago, oppure siete venuti qui per viverci, dovete assolutamente imparare queste 10 cose da non fare per evitare di mancare di rispetto ai milanesi e alla città.

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10 cose da non fare a Milano

#1 Arrivare in ritardo 

Credits simone.carcano IG – Treno Trenord in ritardo

I milanesi odiano il ritardo: è questione di orgoglio personale e di rispetto per il prossimo

#2 Restare immobili a sinistra sulle scale mobili della metro

Scale mobili a Milano

Il lato sinistro è per chi ha qualcosa di più urgente da fare.

#3 Brindare senza guardarsi negli occhi, ma evitate di dire “Cin-Cin”

Credits: tripadvisor.it

A Milano non si può brindare senza guardare negli occhi chi si ha di fronte. Pochi sanno che la tradizione risale al Medioevo, quando c’era il rischio che si avvelenassero i bicchieri o il cibo del rivale da eliminare: guardandosi negli occhi, le due persone che accostavano i bicchieri dichiaravano la propria onestà. Si tratta di un gesto che i milanesi apprezzano perché che capiscono che hanno davanti a loro un persona sincera. Però occhio, non rovinate tutto dicendo “Cin-Cin”: il galateo lo sconsiglia e in effetti fa molto provinciale.

#4 Gettare la spazzatura senza fare la raccolta differenziata

Raccolta differenziata Milano

La raccolta differenziata è un vanto per Milano: è stata la prima città sopra il milione di abitanti, in Italia e in Europa insieme a Vienna, a superare il 50% dei rifiuti raccolti separando carta, plastica, vetro e umido. Motivo per cui buttare buttare l’immondizia nel cestino sbagliato o peggio buttarla per terra, oltre che essere incivile, non può essere un comportamento tollerato dai milanesi.

#5 Fare gli auguri in anticipo 

Torta in faccia

Il giorno del compleanno è solo uno, pertanto se siete invitati a una festa a Milano di cui non conoscete bene l’invitato e la sua data di nascita o qualcuno durante una conversazione vi fa sapere che nei giorni successivi festeggerà la sua ricorrenza più importante, non fategli gli auguri in anticipo. Non solo non è elegante, ma porta pure sfiga.

#6 Chiedere l’acqua del rubinetto al bar 

credit: ciakmagazine.it

L’acqua di Milano è buona, sottoposta a controlli severissimi e non ci sarebbe nessun problema a prenderla dal rubinetto per bere. Ma un conto è a casa propria, un conto e chiederla al bar: l’unico risultato sarebbe fare la figura del “barbùn“.

#7 Venire a lavorare a Milano e criticare come si lavora a Milano

Stress da lavoro
(da pixabay)

Si sentono spesso le critiche per la grande mole di pratiche da sbrigare, la velocità richiesta nel portarle a termine, gli orari compressi e il poco tempo a disposizione per fare un break durante la giornata di lavoro. In realtà è solo questione di efficienza, non c’entra con la velocità ma con l’organizzazione, l’ordine e la responsabilità.

#8 Lamentarsi

A Milano non ci si lamenta, è proprio qualcosa che non è concepibile. A Milano ci si dà fare, non rimane tempo per lamentarsi, se c’è qualcosa che non va si cerca la soluzione per risolverla.

#9 Dire che Milano è brutta

Credits Andrea Cherchi – Milano di notte dall’alto

Milano ha il Duomo, la Galleria, il Castello Sforzesco, il Parco Sempione, il Cenacolo, Citylife, la Biblioteca degli Alberi, il Bosco Verticale premiato come il migliore grattacielo la mondo, i giardini nascosti dei palazzi del centro, Brera e tanto altro. Per questo dire che è brutta è un’offesa alla città e ai suoi cittadini.

#10 Dire a un milanese che ha solo la nebbia

calendario dell'avvento
generatore di nebbia

Posto che a Milano la nebbia ormai non si vede da anni, dire al milanese che ha solo la nebbia è grave per due motivi. Il primo motivo è che è falso, perché Milano è molto altro, il secondo motivo è che il milanese ama la nebbia perché, quando c’è, crea un’atmosfera unica, ovattata, misteriosa che rende la città ancora più magica.

Continua la lettura con: 10 motivi perché la NEBBIA a Milano è una figata

MILANO CITTA’ STATO

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Le piazze di Milano un tempo orrende, oggi diventate bellissime

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Credits pinarpinzuti IG - Piazzale Archinto riqualificata

Si dice che Milano sia molto cambiata. Qui la trasformazione è ancora più evidente. 

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Le piazze di Milano un tempo orrende, oggi diventate bellissime

# Piazza San Luigi (Corso Lodi): da “parcheggio” a pedonale

Nel 2021 piazza San Luigi, nel Municipio 4, si è trasformata da parcheggio disordinato a una elegante piazza pedonale con sanpietrini, pietra, panchine, aiuole e alberi. Il traffico veicolare e i parcheggi sono ora limitati alle due vie laterali.

 

# I “cerchi” di Piazza Beccaria

Una trasformazione simile è avvenuto in pieno centro: in piazza Beccaria, su cui affaccia il Comando di Polizia Locale di Milano. Da parcheggio per auto e motorini a piazza pedonale con aiuole a creare un cerchio attorno alla statua di Cesare Beccaria, panchine e pavimentazione in pietra. I lavori iniziati nel 2012 e conclusi nel 2017 hanno riguardato anche largo Corsia dei Servi.

 

# Via Giacosa, da slargo a piazzetta

In zona Rovereto-Nolo lo slargo adibito a posteggio davanti all’ingresso del Parco Ex Trotter, su via Giacosa, è diventata una piazzetta fruibile dai milanesi. Per la riqualificazione è stato usato il porfido e la pietra, sono stati realizzati marciapiedi larghi, aiuole e posate delle alberature.

 

# I nuovi giochi di Piazzale Archinto

Nel 2020 piazzale Archinto all’Isola ha visto sparire auto e motorini in sosta per diventare pedonale. Al suo interno un’area giochi 180 mq con superficie antitrauma, panchine, alberi e aiuole che ricoprono 880 mq di verde.

 

# Piazza Olivetti diventa Symbiosis

L’ex area manifatturiera a sud dello Scalo Romana si è letteralmente trasformata con il progetto Symbiosis. Manca ancora qualche tassello, con la realizzazione di un gruppo di edifici vetrati e la nuova piazza Olivetti in pietra con panchine, aiuole, arbusti e specchi d’acqua tra la sede Fastweb e quella di Fondazione Prada. Quest’ultima è frutto invece della riconversione e della riqualificazione di un’ex distilleria, il primo intervento della zona, nel nuovo polo della maison con anche museo, cinema e ristorante. 

 

# Porta Nuova, la nuova City sulle ceneri del Luna Park

Non può mancare infine la riqualificazione più grande realizzata negli ultimi anni a Milano, quella di Porta Nuova, per un valore complessivo di oltre 2 miliardi di euro. Dove un tempo c’era un ampio e anonimo spiazzo su cui si ergeva la collinetta con il Luna Park delle Varesine oggi c’è una delle due nuove zone più visitate della città, insieme a City Life. In pochi anni su questo deserto urbano sono sorti il grattacielo più alto d’Italia, la nuova piazza con i giochi d’acqua intitolata a Gae Aulenti, altri grattacieli iconici come il Bosco Verticale, il Nido Verticale in fase di ultimazione, la Torre Solaria, il più alto edificio residenziale d’Italia, e il Diamantone lungo viale della Liberazione con il “mini” boulevard verde che conduce alla Biblioteca degli Alberi che rappresenta la nuova veste del vasto slargo di un tempo che si apriva davanti alla Stazione Garibaldi fino a piazza della Repubblica. 

Leggi anche: La metamorfosi delle “VARESINE”: dalla stazione ai grattacieli, passando per il luna park

Continua la lettura: Tram, Metro, Passante: 7 PUNTI DEBOLI dei TRASPORTI PUBBLICI di Milano da correggere

FABIO MARCOMIN

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Le 7 fermate più iconiche dei mezzi pubblici di Milano

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Maps - Fermata Arco della Pace

Le fermate dei mezzi di superficie a Milano sono tutte uguali. In teoria. Ma ce ne sono alcune più uguali delle altre. Queste sono le 7 più iconiche della città. 

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Le 7 fermate più iconiche dei mezzi pubblici di Milano

#1 Duomo M1/M3 su via Torino (angolo via Orefici)

Maps – Fermata Duomo M1-M3 via Torino

Non esiste milanese che non l’abbia utilizzata. Impossibile non notarla. Con le sue file a tutte le ore in attesa sui due lati della carreggiata. Con quella verso il Duomo che spesso confonde le persone in attesa del mezzo con la folla che attraversa l’incrocio. La fermata Duomo M1/M3 su Via Torino, per tutti quella di via Torino angolo via Orefici, interscambia le due metropolitane ed è servita da diverse linee di tram: 2, 12, 14, 16, 19. 

 

#2 Lanza M2 su Foro Bonoparte

Maps – Fermata Lanza M2

Stai percorrendo Foro Buonaparte in auto in senso antiorario. Superi largo Cairoli, ti dirigi verso Porta Nuova, vai sempre dritto sul pavé sconnesso, in mezzo hai i binari del tram. Arrivato a Lanza, con il teatro Strehler sulla destra, devi tenere gli occhi aperti: perché invece di andare dritto devi fare una brusca sterzata sulla sinistra. Se non lo fai finisci sulla corsia riservata ai tram, ben mimetizzata. Molti sbagliano, spesso di sera, soprattutto stranieri. E scoprono a loro malgrado un’altra fermata iconica di Milano.

La fermata di Lanza M2 non solo celebre per questa sua posizione un po’ temuta, ma anche perché interscambia con la metropolitana ed è l‘accesso diretto al quartiere di Brera. Transitano da qui i tram 4, 12, 14, 16 oltre, al suo esterno, al bus 57 su Foro Bonoparte in direzione Cairoli e al numero 85 su Via Tivoli.

#3 Santa Maria delle Grazie su Corso Magenta

Maps – Fermata Santa Maria delle Grazie

Una fermata “patrimonio dell’Umanità”. O, meglio, da cui si può godere una meraviglia del pianeta. Con il tram 16 si scende direttamente davanti alla Basilica di Santa Maria delle Grazie, con accanto il refettorio che ospita il Cenacolo di Leonardo da Vinci e che insieme fanno parte dell’elenco dei siti Patrimonio Unesco.

#4 Colonne di San Lorenzo su Corso di Porta Ticinese

Maps – Fermata Colonne di San Lorenzo

L’immagine l’abbiamo tutti ben presente. C’è un punto in cui tutti i mezzi di privati, salvo le bici, devono lasciare campo al tram, l’unico abilitato a procedere oltre, lungo Corso di Porta Ticinese. Poco prima dell’incrocio con Via Molino delle Armi, c’è la fermata del tram 3 che dal Duomo si spinge fino al Gratosoglio. Chi scende o chi attende il tram si gode lo spettacolo della Porta Ticinese medievale e, poco oltre, di Colonne e Basilica di San Lorenzo.

 

#5 Arco della Pace su Corso Sempione

Maps – Fermata Arco della Pace

Il sottofondo di ogni aperitivo in zona Sempione. Le sferragliate dei tram che percorrono la corsia a loro riservata quando imboccano o escono da corso Sempione. La fermata dell’Arco della Pace è indiscutibilmente una delle più suggestive della rete cittadina. Servita dalle linee tranviarie 1,10 e 19 offre una vista meravigliosa a chi attende il passaggio del mezzo: il Corso Sempione, il Parco Sempione e l’Arco della Pace attraverso il quale si vede in lontananza il Castello Sforzesco.

 

#6 “Teatro alla Scala” su Via Manzoni

Maps – Fermata Teatro alla Scala

Una fermata dove ci si può sentire come Don Lisander o Giuseppe Verdi nella Milano dell’Ottocento. Alla fermata “Teatro alla Scala” si ferma il tram 1. La fermata più iconica per il tram simbolo di Milano. Serve oltre al teatro lirico anche Palazzo Marino, la Galleria Vittorio Emanuele II e Via Verdi che conduce in Brera.

 

#7 “Arcimboldi Ateneo Nuovo”: la fermata sotterranea nel quartiere Bicocca

Credits combat tram YT – Fermata Arcimboldi

Non tutte le fermate dei mezzi di superficie si trovano… in superficie. Ne esiste una che assomiglia a una fermata della metro. E’ quella della linea 7 del tram “che si crede una metro”, che percorre un breve tratto sotto la strada, nel quartiere della Bicocca. La fermata Arcimboldi Ateneo Nuovo, a servizio del teatro e dell’università, ha una particolarità: è l’unica sotterranea a Milano. La fermata si trova tra i due tratti scoperti, sotto Via dell’Innovazione.

 

Leggi anche: Video: il tram di Milano che si crede una metro

Continua la lettura con: Il tram sostitutivo della metro

FABIO MARCOMIN

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«Panni Sporchi», il film documentario di Bertolucci alla Centrale

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Un film dove i protagonisti sono gli autentici emarginati della stazione.

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«Panni Sporchi», il film documentario di Bertolucci alla Centrale

# Il film di Bertolucci del 1980

La stazione Centrale di Milano è il luogo di passaggio per eccellenza. E’ la capitale della fretta, un tempio costruito con ferro, vetro e pietra d’Aurisina, dove si nasconde il demone del tardi, losca figura che gode quando qualcuno arriva dopo e perde un treno o salta una coincidenza. Il popolo della Centrale è distratto, corre veloce, non ha mai tempo da perdere, non si accorge di ciò che gli accade intorno. Nel febbraio del 1980 Giuseppe Bertolucci realizza un documentario di forte impatto, interamente ambientato nella stazione milanese, che racconta quella umanità della Centrale, nascosta e dimenticata. Racconta di quelle randage presenze che, quando le incroci, nell’atrio, sulla pensilina o in sala d’aspetto, volti lo sguardo altrove, oppure lo abbassi, per non incrociare il loro, nel timore che possano farti o chiederti qualcosa, diventando complici del demone del tardi. 

# «Panni Sporchi»: protagonisti gli emarginati

Nell’ ’80 esce, appunto, “Panni sporchi”, un film dove i protagonisti sono gli autentici emarginati della stazione, i clochard che si raccontano, si interrogano, farneticano, si sfogano. Un titolo che, mano a mano che scorre la pellicola, assume dentro lo spettatore un significato sempre più concreto, plastico, diremmo sprezzante, non verso gli emarginati, ma verso quel popolo frettoloso che li schiva, cambia marciapiede, non risponde ai loro sguardi.

Il documentario si apre con un signore, disturbato mentalmente, che rovista nel cestino dell’immondizia della pensilina e tira fuori, come da un cilindro del prestigiatore, un pacchetto di sigarette vuoto, un preservativo usato, che gonfia come fosse un palloncino e una siringa, crudo simbolo di quella gioventù che cercava nell’eroina l’antidolorifico dell’anima.

# Gli stranieri hanno sostituito i meridionali

Oggi, tra gli emarginati della Centrale, ci sono tanti stranieri, che hanno sostituito i meridionali del 1980: oltre la metà degli intervistati nel film di Bertolucci hanno la cadenza meridionale, persone che hanno visto soffocare, per malattia o per fragilità, l’ambizione di farsi una vita dignitosa al Nord.

Poi c’è la prostituta, una signora sulla quarantina che motiva la scelta di vendere il proprio corpo con l’avvilimento per essere stata trattata dal marito come una mignotta e, per fargliela pagare, mignotta lo è diventata veramente.

L’estremo realismo di “Panni sporchi” è dimostrato dalla dialettica, dalle cadenze, dalle difficoltà comunicative di quegli improvvisati attori che interpretano loro stessi. E dalle informazioni più concrete e tangibili del tempo: il tariffario di mezz’ora d’amore con una prostituta costava 5 mila lire, in automobile, e 10 mila lire in stanza. Rigorosamente col “guanto”.

In questo documentario si parla di omosessualità, vista dalla parte di chi vende il corpo a persone del proprio stesso sesso, ma non riesce ad interpretare l’orientamento sessuale che sente dentro di sè. 

Poi c’è l’ubriaco e la signora che vive ai margini della società a causa di un’infanzia e un’adolescenza caratterizzate dal collegio e dalle botte.

C’è l’ex pugile, sfigurato in volto dai pugni, che sogna ancora il successo sportivo, dormendo nel tepore della sala d’aspetto.

Nel buio di tanta emarginazione, Bertolucci accende qualche luce su chi emarginato non è, ma che sembra vivere una sorta di tacita complicità con la popolazione degli “ultimi”: troviamo il dipendente delle ferrovie milanesi che abita a Bari e, alla fine del turno della notte, se ne torna nella propria città, eroe di un pendolarismo estremo, per rimanere aggrappato con le unghie alla propria terra.

Credits Milano sparita e da ricordare Fb – Stazione Centrale

Lo spettatore si chiede quale sia il nesso, quando si trova di fronte alla scena in cui, sulla pensilina,  i due ragazzini delle pubblicità del cofanetto di caramelle Sperlari, del Mulino Bianco, del CiaoCrem e del latte di Paolo Rossi, si raccontano, rigorosamente vestiti da Zorro. Sembra quasi che Bertolucci abbia voluto “spezzare” i crudi racconti degli emerginati con momenti di decompressione.

In “Panni sporchi” il regista entra a piedi uniti nel mondo dell’omosessualità maschile, mentre accenna in modo velato e timido a quella femminile, quando propone il dialogo tra due amiche adolescenti  che raccontano delle rispettive esperienze sentimentali con i ragazzi per voler ingelosire l’interlocutrice. 

Il film è cadenzato da tutta una serie di argomenti, da “Dio” alla “Morte”, dal “Sud”, alla “Nascita”, dai “Giovani” al “Piacere”, come in un vocabolario in cui i protagonisti si raccontano e, raccontandosi, a modo loro ci insegnano a capire i motivi che li hanno portati a diventare i randagi protagonisti della stazione Centrale.

Il film si chiude con la struggente intervista ad una ragazza, forse neppure maggiorenne che, dopo essere stata cacciata di casa dalla madre perchè il compagno non la voleva, ha vissuto l’oblio del collegio, come anticamera dei vagoni fermi, dell’eroina e della prostituzione per comprarsi la droga. 

Continua la lettura con: Personaggi di Milano

FABIO BUFFA

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Bubble Room: dormire sotto le stelle a un’ora da Milano

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Credits: relaisdeicesari.it

Una notte sotto le stelle. Ma con tutti i comfort. Niente a che vedere con le serate in campeggio. Qui si tratta dell’ultima evoluzione del glamping – per chi vuole fare campeggio outdoor ma in modo glamour: sono le bubble room, strutture a sfera trasparenti simili ad un igloo in cui trascorrere la notte circondati dalla natura e con il cielo stellato come soffitto. Questa è la più vicina a Milano.  

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Bubble Room: dormire sotto le stelle a un’ora da Milano

# Relais dei Cesari: “bolle” a cinque stelle

Siamo a Borgo Ticino, poco distante da Busto Arsizio e dal Lago Maggiore. Qui sorge il Relais dei Cesari, un casale tradizionale di fine ‘800 finemente ristrutturato con materiali antichi pietra, legno, cotto e ferro battuto. Un luogo immerso nella natura e una delle poche realtà italiane ad offrire delle ‘bolle’ con un servizio a cinque stelle.

I “bubble hotel” sono una delle tendenze più in voga per le vacanze ecosostenibili e si stanno rapidamente diffondendo in tutte le più belle località del mondo, dove permettono di rilassarsi ammirando panorami mozzafiato e ascoltando il rumore del mare o delle foreste. Da qualche tempo, queste strutture stanno cominciando a prendere piede anche in Italia e una di queste si trova a solo un’ora da Milano.

# Vista sul parco faunistico della Torbiera, casa della Tigre siberiana

Credits: lopinionistanews.it

Situato in una posizione strategica, il Relais è la base ideale per visitare il territorio dei laghi ed è perfetto per chi ama gli sport e il trekking, in quanto si trova vicino al parco faunistico della Torbiera, un’area naturale protetta di circa 40 ettari dove si trovano circa 400 esemplari di animali selvatici, con particolare attenzione alla fauna italiana, europea ed alle specie di felini oggi più rare nel mondo, tra cui la Tigre siberiana, il leopardo della Manciuria e il gatto leopardo.

# Bubble room e Geodetic Luxury Suite progettando la bolla sull’albero

Credits: relaisdeicesari.it

Per vivere l’esperienza di un ecoturismo emozionale, il Relais dispone di una Bubble room e di una Geodetic Luxury Suite, entrambe progettate da designer internazionali e composte da una grande camera da letto matrimoniale, guardaroba, bagno privato e un dehor con barbecue. Queste bolle da sogno permettono di vivere un’esperienza unica completamente immersi nella natura grazie alla suggestione delle pareti e del soffitto trasparenti. 

Continua la lettura con: L’unico PARCO SPELEOLOGICO d’Europa è a un’ora e mezza da Milano

LAURA COSTANTIN

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7 situazioni imbarazzanti che si vivono a Milano

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Ph. Sam Williams (Pixabay)

Non sempre si è preparati ad affrontare le sfide che la vita urbana ci offre: a chiunque capita di trovarsi in quelle situazioni in cui desiderare che la grata della metro cedesse per farci sparire.

Eccone alcune.

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7 situazioni imbarazzanti che si vivono a Milano

# Non è caviale

Foto: Andrea Cherchi (c)

I piccioni sono l’animale guida di Milano. I forestieri amano dare loro da mangiare, i milanesi (tendenzialmente) sviluppano antipatia sia per i piccioni, sia per i forestieri dato che quello che loro danno in forma di cibo, viene restituito alla città in forma di escremento. Un escremento maleodorante, repellente, soprattutto se ce lo ritroviamo… addosso.

Un classico che si accompagna un vestito nuovo di zecca acquistato rompendo il maialino salvadanaio indossato per l’appuntamento di lavoro con l’occasione della vita. Quello è il momento che il piccione attende volteggiandoti sopra da anni. E basta distrarsi un attimo per accorgersi che quella leggera pressione sulla spalla è dovuta al regalino del nostro avvoltoio metropolitano.

 

# Il saluto interruptus

Ph. Gerd Altmann (Pixabay)

La situazione: fine di un meeting con qualcuno oppure incontri per strada una persona che non vedi da prima delle quarantene, cerchi di ricordare i discorsi abbandonati e i due amici in comune, scambi di parole per cercare di capire com’è andata, ti accorgi che si è fatto tardi e devi andare. Lancio di entusiasmo con un abbraccio e due baci “coraggiosi” post covid, scambiandosi la comune idea di rivedersi, quando scopri che la direzione che l’oggetto di tanta passione va dalla tua stessa parte.

Ora, come dal dolce non si può tornare al secondo, non si può tornare a conversare dopo essersi salutati, specie se prima si aveva poco da dire, perché dopo potrà essere solo peggio. A meno che non si posseggano nervi di ghiaccio per cambiare prontamente strada, la situazione d’imbarazzo è praticamente assicurata e si traduce in una camminata parallela dove di colpo la persona che dichiaravi di non voler lasciare più ti risulta simpatica come un chewingum attaccato alla suola.

 

# La sfilata sui binari

credit: autodimerda.blogspot.com

A Milano dare troppo nell’occhio non è cosa apprezzata. È la città della sobrietà, dello stile minimal, il barocco non attecchisce a queste latitudini. Meglio parlare con un tono più basso, gesticolare meno ed evitare di finire con l’auto sui binari del tram o in zona pedonale. È un attimo e ci si sente come su un carro del carnevale di Rio, ma durante un funerale. Il picco dell’imbarazzo lo si raggiunge se una pattuglia della Polizia Locale ha deciso di bloccare l’esecuzione dell’infrazione, fermando l’auto con all’interno una figura – a quel punto – sub umana che spera solo che finisca lo scenografico carnevale e giunga la quaresima.

 

# Il bacio del parcheggiatore

A Milano il traffico può essere davvero stressante, specie se, dopo un’interminabile coda, ci si trova nella necessità di trovare parcheggio.  Accade che quest’ultimo si risolva in uno spazio angusto tra due autoveicoli, spazio che, in circostanze di non grave ritardo, non si cercherebbe di far entrare nemmeno una macchina a pedali. Invece, dato che la ricerca del parcheggio è iniziata al tempo degli Sforza, si iniziano quelle venti manovre per incastrare l’auto, bloccando la corsia e guadagnandosi svariati clacsonate e insulti.

E’ meraviglioso, però, quando l’errore viene fatto sul primo movimento, quello – per intenderci – che permette di assestare l’auto onde inserirla nel buco di cui sopra, perché in quel caso, ogni tentativo di recuperare la posizione giusta per il parcheggio ha l’unico e solo effetto di affossare ancora di più la situazione, facendo apparire il guidatore un perfetto principiante. Diventa epico quando in questo disastro (macchina storta, blocco di corsia, gente che insulta) ti permetti anche di “baciare” l’auto beatamente parcheggiata dietro con il paraurti. Lo sguardo del tizio che in quel momento è, ovviamente, in macchina riflette esattamente come ti senti: desolato.

 

# Il telefono si scarica alla fine dello sharing

Ph. Sam Williams (Pixabay)

Quant’è bello guidare in tutta tranquillità un’auto che non è nostra, ci ricorda quando guidavamo quella dei genitori quando avevamo appena preso la patente. Tutto bello tranne se, dopo un giro in più in Isola per trovare parcheggio, o quei minuti non calcolati sulla circonvallazione, la batteria dello smartphone ci abbandona, rendendoci incapaci di comunicare la fine dell’uso e, quindi, la spesa annessa. La serenità dello sharing lascia spazio all’angoscia, all’ansia, al timor panico. Flash terribili compaiono nella mente: il conto corrente che si abbassa ogni secondo, immagini di penalità terribili e soprattutto la vergogna più grande: restare impalati fuori dall’auto senza riuscire a chiudere lo sharing e occupandola per altri utilizzi.

Interrogate sul punto, le Compagnie di sharing rispondono allo stesso modo: “è semplice, basta chiamare noi”. Quindi, non rimane che chiedere a qualcuno, in mezzo alla strada, di usare il suo cellulare, andare sul web per cercare il numero della società di sharing e fare una telefonata, probabilmente, in Albania. Domandare a qualcuno di usargli il cellulare? Altra vergogna. Forse meglio lasciare tutto com’è e riparare all’estero per sfuggire ai creditori dello sharing.

# La solitudine del semaforo rosso

Conosco un non più giovane Magistrato che, tra le altre cose, mi ha insegnato l’importanza di non passare con il rosso. Il motivo è che attraversare la strada con il verde è una regola semplice, facile da rispettare ed è un piccolo esempio di civiltà e rispetto per l’ordine. Aveva indubbiamente ragione.

Il problema è che attraversare una strada non è semplicemente andare da un marciapiede all’altro, ma vuole anche dire superare una difficoltà, un pericolo, per raggiungere un nuovo lido. Questa idea è ben radicata nella testa del milanese che vede nel versante opposto della strada una meta ambita, un obbiettivo irrinunciabile. Il senso di tutto ciò è che davanti ad un semaforo rosso, che campeggia su una strada senza auto, l’essere umano si trova immerso in atavico conflitto tra seguire le regole o essere pratici, tra onestà e scaltrezza, in fin dei conti: tra bene e male. Non è raro che, in tale situazione, sia la parte più buona di noi a dettare la decisione, imponendo di attendere fino a che il semaforo dia la sua autorizzazione. In casi simili, spesso ci si trova soli, guardando le spalle degli altri che, senza troppa paura, hanno attraversato la strada, nonostante il monito rosso. L’imbarazzante solitudine del pedone che rispetta il semaforo rosso davanti a un incrocio senz’auto equivale a un turista tedesco in Costa Smeralda con sandali e calzini bianchi.

 

# Indiana Jones alla ricerca del parcheggio perduto

https://www.hallofseries.com/serie-tv/10-serie-tv-vedere-mentre-viaggio/

Nell’elenco dei momenti imbarazzanti collezionati dai cittadini non può mancare quello derivante dalla ricerca del parcheggio. Si badi che stiamo parlando di una situazione complessa e capace di generare un ventaglio di emozioni di significativa importanza, l’imbarazzo non è che una delle tante. Focalizziamo l’attenzione, però, su un momento in particolare, ossia quando al guidatore si accompagna qualcuno o qualcuna sul sedile del passeggero. In tali circostanze è evidente che se la ricerca del parcheggio assorbe troppo tempo, avviene quella trasformazione sociale da guidatore a rapitore. Si, perché se in un primo momento il trasportato/a aiuta il guidatore nella ricerca, sondando con lo sguardo possibili spazi in cui incastrare l’auto, dopo una buona mezz’ora, la direzione dello sguardo non è più verso l’esterno del veicolo, ma verso l’interno e diventa una supplica a lasciarlo tornare alla sua vita, liberandolo dalle ristrettezze dell’abitacolo.

Ancora peggio del passeggero impaziente è quando chi ti aspetta sono gli amici che hanno già parcheggiato. Incrociare i loro sguardi scocciati mentre li guardi con occhi da cerbiatto passando davanti a loro per la duecentesima volta al volante di un’auto che si fa sempre più ingombrante è peggio della gogna medievale dei ladri messi a nudo in piazza dei Mercanti.

Continua a leggere con: 7 SITUAZIONI di vita quotidiana per capire che vi siete MILANESIZZATI

SERGIO NADIN

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La basilica dei re magi che cura il mal di testa dei milanesi

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santeustorgio
santeustorgio

Secondo una tradizione popolare, poggiare la testa sull’arca di San Pietro Martire in Sant’Eustorgio fa passare il mal di testa.

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La basilica dei re magi che cura il mal di testa dei milanesi

La tradizione risale a quando l’Arcivescovo Giovanni Visconti fece separare la testa dal corpo del cadavere di Pietro da Verona, inquisitore domenicano ucciso dagli eretici nel 1252.

La basilica di Sant’Eustorgio fu fondata nel secolo IV: secondo la leggenda, il carro con cui Sant’Eustorgio portava le reliquie dei magi da Costantinopoli si arrestò presso i Corpi Santi: né i buoi né i cavalli riuscivano più a muoverlo. Così il vescovo abbandonò l’idea di avere i tre santi corpi nella basilica di Santa Tecla, la più importante della città prima della costruzione del Duomo, facendo edificare un nuovo luogo di culto fuori le mura cittadine. La basilica di Sant’Eustorgio, per metterli dentro.
 
Nel 1162, durante il saccheggio di Milano di Federico “Barbarossa”, le reliquie dei re magi furono trafugate e portate nella Cattedrale di Colonia. Nel 1904 furono in parte restituite e sono attualmente conservate in una teca presso il sarcofago dei Magi, all’interno della basilica.

 

Continua la lettura con: I nuovi grattacieli in arrivo a Milano

MILANO CITTA’ STATO

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7 pregi di Milano che non si possono discutere

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Milano è sotto attacco da anni. Per il costo assurdo delle case, per gli stipendi inchiodati, per l’aria, il traffico, l’amministrazione. Ma c’è qualcosa che si salva?

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7 pregi di Milano che non si possono discutere

#1 Arte e Cultura

Cenacolo Vinciano – Credits: Gordon Johnson da Pixabay

Città del business, del lavoro. Ma anche e soprattutto di arte e cultura. Dove si trova una metropoli in miniatura con tante meraviglie artistiche? Dove si trova la più grande e importante cattedrale gotica del mondo, l’unica con un castello in pieno centro, con l’affresco più celebre del mondo e il teatro lirico più celebre del pianeta. Ricca di musei unici al mondo, come la Pinacoteca di Brera o l’Ambrosiana, a Milano si trovano opere dei più grandi, come Leonardo Da Vinci, Caravaggio, Michelangelo. Tutto concentrato in uno spazio percorribile a piedi. 

Leggi anche: 10 opere d’arte imperdibili a Milano

#2 Cucina e Gastronomia

Credits: lacucinaitaliana.it
mondeghili

Nella nazione con la cucina considerata la migliore del mondo qual è la capitale più stellata? I più grandi chef operano qui. Non solo: in città si può gustare ogni tipo di cucina regionale o internazionale. Senza considerare i suoi piatti tipici come l’Ossobuco, il Risotto alla Milanese, la Cotoletta alla Milanese, il Panettone.  

Leggi anche: Il ristorante stellato più economico di Milano

#3 Moda e Design

Ph. cristian rossa

Qui si vince facile. La capitale mignon della moda e del Design mondiale. Ospita le settimane della moda e la Design Week con il salone diffuso più importante del mondo. E’ anche una capitale mondiale dello shopping con numerose boutique di alta moda e negozi di lusso insieme ai migliori brand del pret-a-porter. Milano attira visitatori da ovunque per la sua vasta gamma di mercati, dai mercati delle pulci ai mercati alimentari, dove si possono acquistare prodotti locali e artigianali di interesse mondiale. 

Leggi anche: I 10 migliori mercati rionali da provare a Milano

#4 Vita notturna

Nelle università di Milano studiano 200mila ragazzi e ragazze, per oltre la metà provenienti da fuori città. Una città giovane, dinamica, che presenta una vivace vita notturna, con una vasta scelta di bar, pub, discoteche e locali notturni. Il tipo di intrattenimento offerto dalla città non ha eguali in Italia. 

Leggi anche: I locali preferiti dai ventenni di Milano

#5 Trasporti

ph. STVIOD

Milano dispone di una rete di trasporti pubblici di livello europeo che consente di muoversi in città senza usare il proprio mezzo. Non solo: è presente ogni forma di servizio in sharing: bici, monopattini, scooter, auto, si trovano a disposizione in ogni angolo della città. 

Leggi anche: Il grande sogno della Metropolitana Rosa

#6 Economia

Ph. A_Different_Perspective

La capitale “morale” d’Italia è da sempre la locomotiva economica. Ospita la Borsa nazionale ed è uno dei centri finanziari più importanti d’Europa, con un’ampia gamma di aziende e industrie presenti in città. La città è una delle capitali fieristiche continentali e offre l’ecosistema ottimale per chiunque voglia far partire un’attività. 

Leggi anche: 10 idee per accelerare l’economia di Milano

#7 Posizione geografica

Ph. Francesco Ungaro

Dove si trova oltre frontiera una grande città con dintorni al livello di quelli di Milano. Al centro della Lombardia, una delle regioni più belle e ricche d’Italia, offre facile accesso ad altre importanti città italiane come Venezia, Firenze e Roma. La città è inoltre ben collegata con l’aeroporto di Milano Malpensa, uno dei più grandi d’Europa. E in poco tempo si trovano laghi, monti e mari tra i più belli d’Europa. 

Leggi anche: La Grande Milano: il nuovo orizzonte per migliorarci la vita

Continua la lettura con: I nuovi grattacieli in arrivo a Milano

ANDREA ZOPPOLATO

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I nomi più belli dei negozi di Milano

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Maps - Il ragazzo di campagna, Via Felice Bellotti 9

A Milano anche le insegne dei negozi non sono banali. 

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I nomi più belli dei negozi di Milano

# Belloveso, rifarsi il look dal papà di Milano

Maps – Belloveso, Piazza Velasca

In Piazza Velasca: “Belloveso, salone per gentiluomini”. La figura leggendaria della storia celtica che, secondo la tradizione, fondò la città di Milano, e stabilì il dominio dei Celti Insubri nella regione, dà il nome a un negozio dedicato alla bellezza e allo stile degli uomini: barber shop, sartoria e rivendita di profumi, scarpe, cravatte, libri, saponi da barba.

# Il Ragazzo di Campagna, prodotti della “madoooonnnaaa” a km zero

Maps – Il ragazzo di campagna, Via Felice Bellotti 9

In Via Felice Belletti 9 c’è “Il Ragazzo di Campagna”, richiamo al celebre film di Renato Pozzetto citato anche nell’immagine dell’insegna che raffigura un trattore in Piazza del Duomo. Il negozio vende prodotti a km zero, naturali e biologici.

# Kebabbar, mix creativo tra occidente e oriente

Maps – Kebabbar, Corso XXII marzo

In Corso XXII marzo 38  e in Via Corsico 1 ecco Kebabbar Star Zagros, che nasce dall’unione di Kebab e bar. Il locale oltre a proporre il tipico piatto di origine mediorientale a base di carne di montone o di agnello arrostita, ha nel menu i falafel e soprattutto signature cocktail e birre d’importazione alla spina.

# Ottica FBL: Fa’ balla’ l’oeucc

Maps – Ottica FBL (Fa’ balla’ l’oeucc), via Torino

In Via Torino c’è Ottica FBL (Fa’ balla’ l’oeucc), tradotto dal milanese “Fai ballare l’occhio” che significa “stai attento, guardati intorno”. Un nome quanto mai azzeccato per un negozio di rivendita occhiali. 

trattoriafbl IG

Esiste anche una trattoria con questo nome ed è anche il più storico locale di Baggio, in Via Pistoia 19. Aperto sin dagli anni ‘70 all’epoca era solo un punto di ritrovo per i viaggiatori, per riposarsi e per far abbeverare i cavalli.

# Alla Cadegra, dove prenotare un tavolo non è cosa banale

Maps – Alla Cadrega, Via Viviani 2

In Viviani 2 si può andare “Alla Cadrega”, che tradotto dal milanese vuol dire sedia. Un ristorante pizzeria nel controviale che su cui affacciano e che conduce ai grattacieli di Porta Nuova.

# Cavalli e nastri, si torna nella Milano del 1920

cavallienastri IG

Noto marchio milanese fondato nel 1970 da Claudia Jesi, pioniera della moda vintage in città, Cavalli e Nastri è forse il più famoso negozio vintage di Milano. Negli spazi nel cuore di Brera è in vendita una selezione unica di abbigliamento e accessori datati dal 1920 al 1990.

# Damm-atrà, occhio a non dare retta al gestore

Maps- Damm-atrà, Via Elia Lombardini 6

Altra parola in dialetto milanese per questo ristorante: Damm-atrà, che significa “dammi retta”. Aperto per pranzo, aperitivo e cena mette in tavoli i classici della tradizionale cittadina e lombarda: risotto alla zafferano, ossobuco e mondeghili, con l’aggiunta di qualche sperimentazione.

Continua la lettura con: Gli highlander di Milano: 7 negozi che hanno fatto la storia di Milano e che sono ancora aperti

FABIO MARCOMIN

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Scalo Greco-Breda: al posto della ferrovia il primo quartiere a zero emissioni d’Italia

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barrecaelavarra.it - Innesto

L’ex scalo Greco-Breda diventerà il primo quartiere di housing sociale totalmente green d’Italia, con parte degli appartamenti destinati all’affitto. “L’Innesto” è il nome del progetto sull’area di 6 ettari che sorgerà a nord-est della città.

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Scalo Greco-Breda: al posto della ferrovia il primo quartiere a zero emissioni d’Italia

# Lo scalo ha operato fino agli anni ’90, prima di essere dismesso

Comune di Milano – Scalo Greco oggi

Il sito di Greco Breda, un ex scalo merci, è stato utilizzato fino agli anni ’90 come magazzino logistico e per lo stoccaggio di treni. Negli anni successivi, la centralizzazione delle attività in terminal più grandi ha comportato la chiusura di numerosi scali ferroviari urbani, compreso questo. L’area, che copre 6 ettari, si trova adiacente alla stazione Greco Pirelli, lungo la linea ferroviaria diretta verso Monza, Como e la Svizzera. La stazione è a una sola fermata dagli snodi ferroviari di Porta Garibaldi e Lambrate, e dista meno di un chilometro dalle fermate della metropolitana M5 Bicocca e M1 Precotto, oltre che dalle linee tramviarie. Questo rende Greco Pirelli uno dei principali nodi di interscambio del trasporto pubblico suburbano di Milano e dell’area metropolitana.

# Il processo di valorizzazione ha avuto inizio nel 2017, l’area è stata trasferita da FS Sistemi Urbani a Redo Sgr nel 2020

Maps – Greco Pirelli

Il percorso di valorizzazione dell’area è iniziato nel 2017, quando Regione Lombardia, Comune di Milano e FS hanno firmato un accordo di programma per la rigenerazione dei sette scali ferroviari di Milano, tra cui Greco-Breda, Farini, San Cristoforo, Porta Romana, Porta Genova, Rogoredo e Lambrate. FS Sistemi Urbani ha poi candidato lo scalo di Greco alla prima edizione del bando internazionale “Reinventing Cities”, promosso da C40. Il progetto vincitore, presentato da Redo Sgr, ha portato all’acquisto dell’area da parte della società il primo luglio 2020 per una somma di 4,8 milioni di euro, segnando un passo decisivo nel processo di trasformazione dell’ex scalo.

# “L’Innesto” primo in Italia a zero emissioni con oltre il 72% di verde, colonnine per la ricarica e auto in sharing 

Progetto Innesto Scalo Greco

Il progetto, dal nome “L’Innesto”, prevede la realizzazione di nuovo quartiere di social housing, il primo in Italia a raggiungere zero emissioni grazie a: sistema innovativo di teleriscaldamento di quarta generazione alimentato da fonti di energia rinnovabili (che include un sistema di recupero di calore delle acque reflue). Lo studio architettonico e del paesaggio è stato affidato a Barreca & La Varra, la progettazione ambientale e urbanistica ad Arup Italia.

Il 60% degli appartamenti è in locazione, il 40% in vendita convenzionata agevolata, a cui si aggiungono anche una quota di alloggi in condivisione e 300 posti letto per studenti. Rispetto al 60% di quanto previsto dall’accordo di programma, dei 73.500 mq complessivi, tolte le aree destinate all’esercizio ferroviario di circa 11.000 mq, il 72% pari circa 45.000 mq sarà trasformato in spazi verdi con percorsi pedonali e aree pubbliche attrezzate. La strategia di mobilità punta a ridurre i posti auto a soli 100 per 700 residenti, dando invece priorità a un ampio garage per biciclette di circa 1200 mq, a colonnine per la ricarica di auto elettriche e a una flotta di auto condivise per il quartiere.

 

# Una ricucitura urbana con i quartieri circostanti

barrecaelavarra.it – Innesto

L’intervento propone la creazione di un parco agricolo naturale a Greco, con la trasformazione dell’attuale via Breda nel Viale dei Gelsi. Questo nuovo viale, insieme alla piazza principale, formerà un corridoio verde a cui si aggiungeranno un giardino comunitario per i residenti, nuovi spazi dedicati agli orti e un frutteto.

Urbanfile – Innesto

“L’innesto” creerà inoltre una ricucitura urbana inserendosi nel corridoio verde che da Porta Nuova va al parco di Monza, e dalla Martesana si congiunge al Parco agricolo Nord, e tramite una connessione pedonale di qualità tra Bicocca, Precotto e l’Università, collegandosi ai sottopassi ferroviari esistenti e programmati. Prevista anche una Human adaptive zone costituita da spazi e servizi per tutti come le cucine comuni, i laboratori, la portineria di quartiere, un distretto dell’economia circolare.

# Il punto sui lavori

Urbanfile – Scalo Greco

Come riporta Urbanfile al momento sono state eseguite solo le bonifiche dei terreni, sia nell’area prossima alla stazione che nell’area a est di via Breda. L’inizio dei cantieri veri e propri era previsto nel 2024 ma, con molta probabilità, slitterà nel 2025. Le bonifiche sono state suddivise in A, B, C e D e dovrebbero essersi concluse definitivamente.

FABIO MARCOMIN

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Nuove aperture a Milano: i ristoranti appena inaugurati o in arrivo a settembre

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Villa venduta a Milano

Pronti a provare nuovi locali? Queste sono le nuove 10 proposte appena arrivate o all’orizzonte a Milano. 

Nuove aperture a Milano: i ristoranti appena inaugurati o in arrivo a settembre

Ph. @tajolino_milano IG

#1 Tajolino, il bar in zona Fondazione Prada 

In via Brembo 5, un nuovo bar aperto dalla colazione al dopo cena.
Cornetti, brioches salate, caffè e centrifughe o aperitivi con birre vino e cicchetti vari.
 

#2 Neat burger, il bis di Di Caprio e Hamilton 

Raddoppia la presenza a Milano della catena di panini vegani famosa per i celebri proprietari: Leonardo Di Caprio e Lewis Hamilton. Dopo l’apertura nel 2023 presso il Merlata Bloom, Neat Burger arriva in centro città in Viale Vittorio Veneto 8.
 

#3 Dashi, la pasticceria cinese in via Porpora

In zona Loreto, Dashi è una nuova pasticceria cinese che propone dolci simili a piccole sculture. E poi il the del pomeriggio oppure l’aperitivo serale a base di inusuali proposte salate.
 

#4 Remedy, il locale per gli amanti del vino in Porta Venezia 

Tra viale Majno e via Morelli, Remedy è il luogo ideale per gli amanti del vino e distillati di alto livello. Una vastissima selezione di etichette e una accurata selezione di caffè di notevole qualità.
 

#5 Veramente, la cucina regionale italiana in Brera 

Un nuovo ristorante guidato dallo chef stellato Andrea Berton, con un menù che celebra i piatti più rappresentativi della cucina italiana come maccheroni cacio e pepe, gnocco fritto o parmigiana. In via Palermo 11
 

#6 Panificio Davide Longoni, il re del pane alla conquista di Milano 

Nonostante i numerosi locali già presenti in città, sono previste tante nuove aperture come il locale di recente aperto in via Cagnola nei pressi dell’Arco della Pace e dove fare aperitivo. Il 6 settembre apre anche un bar panetteria in zona Fondazione Prada.
 

#7 Casa Brera, il luxury lifestyle hotel 

Nel cuore di Brera apre Casa Brera, il luxury hotel gestito da Marriott International.
Il design è curato dalla celebre designer Patricia Urquiola mentre il polo gastronomico è suddiviso tra il cocktail bar sul rooftop e il ristorante Odashi di cucina giapponese. 
 

#8 Osteria da Fortunata, la cucina romana sempre più presente a Milano

Altra apertura per questa insegna già presente in città in zona Moscova e in Brera.
Ora apre sui Navigli in via Casale 4 con grandi classici conosciutissimi come gricia, cacio e pepe o carbonara.
 

#9 Raw restaurant, la cucina vegetariana in Porta Romana 

È di prossima apertura il Raw Restaurant, un nuovo ristorante che si propone di valorizzare il rapporto diretto con i fornitori delle materie prime per un locale con tendenza prevalentemente vegetariana, ma che lascia spazio anche ad altre pietanze per accontentare tutti i palati.
 

#10 The Wilde, il club privato nell’ex villa di Versace

Un progetto ambizioso quello di The Wilde che sarà aperto in autunno in quella che fu la villa di Santo Versace. Un club di 4 piani con ristoranti, cocktail bar, giardino e rooftop, ove entrare solo a pagamento. In via dei Giardini 16.

Villa venduta a Milano

Continua la lettura con: Dove comprare la vera mozzarella a Milano

ALESSANDRA GURRIERI
 

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Il progetto di grattacielo più alto e più futurista d’Europa: abitare a 600 metri sopra la città

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Credit: in20righe.it

Il progetto per il nuovo Lakhta Center: non è stato ancora costruito e ha già battuto quasi tutti i record mondiali. Vediamo dove dovrebbe essere costruito e quali sono i suoi primati. 

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Il progetto di grattacielo più alto e più futurista d’Europa: abitare a 600 metri sopra la città

# Il nuovo grattacielo da record: il piano abitato più alto del mondo 

Credit: in20righe.it

Il Kettle Collective mira a costruire a San Pietroburgo, in Russia un nuovo grattacielo. Non è stato ancora costruito e detiene già diversi record.

Il Lakhta Center II diventerebbe il grattacielo con il piano abitato più alto del mondo, a 590 metri d’altezza. Sarà alto 703 metri, diventando così il grattacielo più alto d’Europa e la seconda torre più alta del mondo, prendendo il posto della Shanghai Tower, che ne misura 632.

Al primo posto con i suoi 828 metri rimane il Burj Khalifa di Dubai che vedrà rubarsi in cambio un altro record: quello del piano abitato più alto del mondo. Il suo infatti è a 585 metri d’altezza e verrebbe superato dal progetto russo per soli 5 metri.

# Il fratello: il Lakhta Center I

Credit: @glassarchitecture

Il Lakhta Center II dovrebbe sorgere alla periferia di San Pietroburgo, accanto all’originale Lakhta Center a cui ruberà la scena, superando tutti i suoi record.

Alto 462 metri, il Lachta-center I è al momento l’edificio più alto della Russia, l’edificio più alto d’Europa e il 12º edificio più alto del mondo con i suoi 87 piani.

Il nuovo sarà invece di ben 240 metri più alto del primo. A rimanere simile sarà la tipica forma a proiettile che verrà però impreziosita da un esoscheletro esterno in oro che avvolgerà le vetrate elicoidali.

# Il progetto di Kettle Collective: “un modello per i futuri grattacieli del mondo”

Credit: themoscowtimes.com

Il progetto è dello stesso studio di architettura, il Kettle Collective, che per l’altro palazzo ha vinto anche dei premi di architettura. Il cantiere sarà però seguito dagli architetti russi dell’agenzia Gorproject. Questo nuovo progetto sarà pioniere di un nuovo modo di vedere il futuro e il design.

Il Lakhta Center II avrà infatti ascensori pionieristici, alimentati da energia rigenerata dal movimento dell’ascensore stesso e includerà spazi riconosciuti come essenziali per la convivenza e il lavoro, assicurando anche una buona dose di divertimento.

Ma come nasce quest’idea? Il progetto è stato ispirato dall’energia in tutte le sue forme. Dalle onde elicoidali generate intorno ai quasar dello spazio profondo, alle spirali dell’energia delle onde stesse, da cui la torre prende infatti la forma.

Come spiega l’architetto Tony Kettle, responsabile del design:Il design è sia estetico che funzionale, in quanto ridurrà considerevolmente le forze del vento che avranno un impatto sulla struttura, riducendo a sua volta le dimensioni degli elementi strutturali richiesti all’interno dell’edificio. Lo strato esterno dell’edificio sarà creato da colonne a spirale che formano una griglia elicoidale organica aperta, mentre la struttura è scavata da una serie di atri a spirale condivisi con spazi pubblici verticali”.

Secondo il gruppo di architetti il nuovo Lakhta Center 2 sarà “un modello di design sostenibile per progetti globali per lo sviluppo di grattacieli nel futuro”.

Continua la lettura con: Il GRATTACIELO CUBISTA che sembra fatto con i lego (immagini)

ARIANNA BOTTINI

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La storia curiosa delle 4 Madonnine che vegliano sopra Milano

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Madonnina torre Isozaki
Madonnina torre Isozaki

Sulle sommità di Milano ci sono ben quattro statue della Madonnina. Il motivo di questo è una storia singolare, tra fede, tradizione e superstizione.

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La storia curiosa delle 4 Madonnine che vegliano sopra Milano

# La prima, l’inimitabile

La più famosa di tutte ha trovato posto nel 1774 su quello che è stato per secoli il punto più alto di Milano, la guglia principale del Duomo. Realizzata dallo scultore Giuseppe Perego e dall’orafo Giuseppe Bini è una statua di oltre quattro metri di altezza.

L'originale
L’originale

Durante il periodo fascista Benito Mussolini ordinò che fosse fatta una legge per impedire che in città venissero costruiti edifici di altezza superiore alla Madonnina: così i 108,50 metri divennero il limite massimo per le nuove costruzioni. 

Dopo la guerra, la legge voluta da Mussolini perse ogni valore, eppure rimase per parecchi anni come patto non scritto tra Comune e Curia. Tutti i nuovi grattacieli di Milano si fermarono così al di sotto della Madonnina.

# La Madonnina del Pirellone: frutto del compromesso

Il limite venne infranto negli anni sessanta dal Pirellone. L’edificio, progettato da Giò Ponti, raggiunge infatti i 127 metri. Pochi sanno che, nonostante l’assenza di un impedimento normativo, la famiglia Pirelli dovette fare una lunga trattativa con la Curia per superare il limite non scritto della Madonnina. Alla fine strapparono l’accordo a una condizione: posizionare sul tetto del grattacielo una copia della Madonnina. In cima al Pirellone venne così messa una Madonnina in formato mignon, alta un’ottantina di centimetri, che le consentì di continuare a vegliare i milanesi dal punto più alto della città.

La Madonnina mignon (Pirellone)
La Madonnina mignon (Pirellone)

Curiosità. Questa notizia fu tenuta segreta ai milanesi che solo negli anni novanta vennero a sapere della presenza di una seconda Madonnina sul tetto del Pirellone.
Il record di altezza del Pirellone restò imbattuto fino al 2010 quando fu superato dal nuovo grattacielo della Regione, Palazzo Lombardia, che supera i 161 metri.

# La Madonnina della Regione

Ancora una volta si dovette mettersi d’accordo con la Curia che, una volta terminata la costruzione, con una cerimonia pubblica, fece collocare una terza Madonnina sulla sommità del nuovo grattacielo.

Madonnina di Palazzo Lombardia
Madonnina di Palazzo Lombardia

# La Madonnina ormai è una moda: la Torre Isozaki

Posizionare una copia della Madonnina sul punto più alto della città è ormai diventata una tradizione consolidata. Anche all’inaugurazione del nuovo edificio più alto d’Italia, la Torre Isozaki a City Life, sul suo tetto a 210 metri è stata posta una nuova statua della Madonnina. Non più per legge ma per tradizione e un pizzico di scaramanzia: si dice che se un palazzo si ergesse al di sopra della Madonnina sarebbe destinato alla distruzione.

Madonnina torre Isozaki
Madonnina torre Isozaki

Continua la lettura con: Perché la Madonnina ha un’alabarda?

MILANO CITTA’ STATO

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Luciano Lutring: il bandito più popolare di Milano

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Credits: @Fabu022 Luciano Lutring

“Era la notte di Natale del 1959, io e mia moglie eravamo andati a messa in Duomo: all’uscita abbiamo preso la Galleria e mia moglie si soffermò davanti alla vetrina di una pellicceria, per ammirare un capo di ermellino. Mi chiese di comprarglielo ed io mica potevo deluderla: così la feci accompagnare a casa da un taxi, presi un cric per automobili e sfondai la vetrina del negozio. Tornai a casa da mia moglie con quella pelliccia che tanto le piaceva”.

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Luciano Lutring: il bandito più popolare di Milano

# Rubando incontrò anche l’amore

Questa storia è di Luciano Lutring, uno dei banditi più popolari nella Milano degli anni cinquanta e sessanta, mentre la moglie di allora era la valtellinese Elsa Candida Pasini, che aveva un nome d’arte, Yvonne, in qualità di ballerina ed indossatrice. Fu lui stesso a raccontare il modo con cui si conobbero: “non ricordo più se era il ’57 o il ’58; incontrai un barone spiantato e ligera come me; andammo in vacanza a Cesenatico e, per prolungare la villeggiatura, decidemmo di rubacchiare  facendo su qualche soldo. Rubai una valigia, la aprimmo, ma dentro c’era solo biancheria intima. Il mio socio mi disse di buttare via tutto, io invece insistetti per riportare quella valigia alla proprietaria. Era Yvonne, che presto diventò mia moglie”.

# Un carattere ribelle che lo portò subito a mettersi nei guai

Credits: @ milanoinmostra
Luciano Lutring

Lutring, nacque a Milano il 30 dicembre 1937, in una casa di via Novara: i genitori (Elvira e Ignazio) lo volevano violinista, ma il suo carattere ribelle ben presto lo portò a mettersi nei guai. Da ragazzino una sua zia (Vittorina) lo mandò a pagare una bolletta in posta; lui entra negli uffici, con una Smith & Wesson dentro la cintura dei pantaloni. Si porta davanti allo sportello, ma l’impiegato è intento a fare altro e non lo considera. Luciano, allora, si arrabbia e sbatte una manata sul bancone, con quel gesto fa intravedere la pistola; l’impiegato vede quel “ferro”, si impaurisce e, pensando fosse una rapina, gli mette davanti tante banconote, che chiedevano solo di essere portate via. Lutring non esita ad arraffare e ad uscire dall’ufficio postale con un malloppo inaspettato.

Pensò che era troppo facile rapinare le poste, così gli venne l’acquolina in bocca. Ben presto diventa uno dei banditi più popolari a Milano, lo chiameranno il solista del mitra, perché teneva l’arma dentro la custodia di un violino, alla faccia dei genitori che il violino avrebbero voluto farglielo suonare davvero. Ma lui amava altri strumenti, quelli che danno quel suono citato anche nella canzone di Morandi, che fa, “tarattatà…”, anche se ha sempre tenuto a precisare di non aver mai sparato a nessuno.

# Dalla Costa Azzurra al carcere

Credits: @penneezy
Luciano Lutring

Inizia la propria “carriera” a Milano, i soldi guadagnati, anzi rubati, amava goderseli in Costa Azzurra, fu così che iniziò a prendere una certa confidenza con la Francia. A cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta varca il confine per sfuggire alla Polizia che lo cerca in Italia; è uno dei banditi più inafferrabili. La gendarmeria francese lo “becca” a Parigi, c’è una sparatoria dove Lutring viene gravemente ferito. Di quell’epoca raccontò: “ero in un locale e mi avvicinò un signore distinto, che mi fece capire che le mie scorribande tra banche e negozi non andavano bene, perchè creavano troppo caos, e per la cricca di questo signore era meglio che le acque francesi non fossero troppo agitate. Lui era uno dei Marsigliesi”.

In Francia sconterà dodici anni di galera, poi (nel 1971) viene graziato al presidente Georges Pompidou. Dopo un periodo in carcere in Italia è graziato anche da Giovanni Leone (è il 1977): “in carcere, a Rebibbia, mi ero personalizzato la cella, era diventata davvero carina, con tanto di tendine che coprivano le sbarre. Mi chiesero, però, di lasciare il posto a Mario Tanassi, fresco di scandalo Lockheed, e mi diedero una cella più grande, ma meno carina”.

# La nuova vita da artista e ristoratore

Credits: @7zanza
Luciano Lutring

Il primo ad arrestarlo fu, nel 1958, l’allora maggiore dei Carabinieri, Carlo Alberto Dalla Chiesa, mentre il suo primo avvocato difensore fu Peppino Prisco, diventato poi storico dirigente dell’Inter. In carcere Lutring ha studiato molto e ha imparato a dipingere, riuscendo pure a guadagnare con l’arte. Apre un ristorante, si risposa e prosegue la carriera d’artista. Gli ultimi anni li trascorre a Massino Visconti, ridente comune del novarese, affacciato sul lago Maggiore.

Perse un figlio in un incidente nel 1991 e dall’ultima moglie ha avuto due gemelle, che ora sono due bellissime trentacinquenni, che hanno saputo voler bene al loro papà con ironia e dignità. Luciano Lutring muore a Verbania il 13 maggio 2013.

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FABIO BUFFA

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Il «Pantheon milanese», l’unico tempio di proprietà del Comune

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Credits romag73 IG - San Sebastiano

La storia del Tempio Civico di San Sebastiano è assai curiosa.

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Il «Pantheon milanese», l’unico tempio di proprietà del Comune

# Ricorda il Pantheon di Roma

Il tempio sorge in via Torino ed è stato eretto dal governatore spagnolo di Milano su richiesta di Carlo Borromeo nel 1576, come atto votivo per l’epidemia di peste che aveva falcidiato la città nei tre anni precedenti.

Il progetto fu seguito dal Borromeo che lo fece realizzare da suoi uomini di fiducia e nella struttura ricorda il Pantheon romano. Però fu edificato non dalla curia ma dal governo milanese: per questo viene definito “civico” e ha uno status ambiguo, civile e religioso, perchè gestito dal Comune e dalla Chiesa. Perfino la nomina del cappellano civico predisposto all’officiatura dei riti doveva essere proposta dal Comune di Milano ma ratificata dall’arcivescovo.

# Ogni 20 gennaio viene officiata una messa per ringraziare della fine della peste

La caratteristica di luogo di culto gestito a spese del Comune  si nota in diversi elementi, come nei simboli di Milano presenti al suo interno.

Altra curiosità? Il 20 gennaio di ogni anno ancora oggi si officia nel tempio una messa per ricordare la fine della peste.

Continua la lettura con: Luoghi nascosti #32 – I 7 COLLI di Milano

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Questo è il «bar più bello del mondo»

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Credits nikitaexplores IG - New York Palace Budapest Hotel

Nasce alla fine dell’800 e ancora oggi il suo lusso e la sua eleganza ne fanno il bar più spettacolare al mondo. Ecco la sua storia e dove si trova quello che è stato definito “il bar più bello del mondo”.

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Questo è il «bar più bello del mondo»

# Nato alla fine dell’ ‘800, il New York Café di Budapest è considerato il bar più bello al mondo

Il New York Cafè di Budapest nasce nel 1894 quando la compagnia di assicurazioni statunitense New York Life Insurance Company decide di inaugurare il suo quartier generale nella capitale ungherese. L’idea fu quella di realizzare una sede lussuosa, elegante e imponente, il New York Palace, che al piano terra prevedeva una caffetteria distribuita su quattro livelli.

Il bar ha così ancora oggi un’architettura eclettica, tra rinascimentale, barocco e Art Nouveau, fatta di colone di marmo dal bianco al verde, alti soffitti ricoperti di incredibili dipinti e decorazioni in rilievo, balconcini in legno e ferro, drappeggi e broccati, candelabri e lampadari veneziani. Per queste ragioni e per l’atmosfera che si percepisce al suo interno ha ottenuto la nomea di “bar o caffè più bello del mondo.

Leggi anche: Caffè Fernanda: il BAR più BELLO di Milano?

# Il declino e le alterne vicende di rinascita

Ritrovo prediletto da pensatori, artisti, politici e intellettuali della città fin dalla sua inaugurazione, fu parzialmente abbandonato fino agli Anni ’20 in seguito al primo conflitto mondiale e all’indipendenza dell’Ungheria. Dopo il secondo conflitto mondiale, durante il quale viene adibito a stalla per il bestiame, cambia nome e destinazione diventando Ristorante Hungaria.

Una prima rinascita del Cafe si ha negli anni ’80, quando viene ripristinato il nome originale per poi chiudere di nuovo negli Anni ‘90. Rilevato dal Gruppo Boscolo nel 2001 insieme all’interno edificio per farne un hotel a cinque stelle, il New York Cafe viene completamente ristrutturato e se ne riporta alla luce l’antico splendore.  

Il listino non è tra i più economici, ma se ci si trova a Budapest un appuntamento fisso è sedersi a bere un caffè in mezzo a tanta meraviglia.

 

Continua la lettura con: Il RISTORANTE di Milano dove si mangia seduti sull’ALTALENA

FABIO MARCOMIN

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Milano diventa sempre più blu: la data della prima corsa su tutta la M4

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Conto alla rovescia per l’apertura di tutta la linea Blu, in particolare del tratto tra San Babila e San Cristoforo. Si era prospettata l’inaugurazione entro la fine settembre. In realtà si slitta ancora di qualche giorno. Ma c’è una data

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Milano diventa sempre più blu: la data della prima corsa su tutta la M4

# Il 22 settembre saranno chiusi i lavori: il 12 ottobre si dovrebbe fare il primo viaggio

Tracciato M4

La prima data quasi certa è quella della conclusione dei lavori: entro il 22 settembre dovrebbe essere tutto completo. Poi inizieranno i vari test che porteranno, in mancanza di intoppi, all’inaugurazione. Che dovrebbe coincidere con i cambiamenti sulle linee di superficie. Secondo indiscrezione, il D-Day dell’inaugurazione dell’intera tratta dovrebbe essere il 12 ottobre. Ma quali sono le fermate che verranno aperte?

# M4: le 15 fermate in arrivo di cui 2 nell’hinterland

Ezio Cairoli – Cartello tratta attiva M4

Nel tratto di M4 in costruzione nel territorio comunale sono 13 le fermate da inaugurare su circa 7,7 km di tracciato:

1. Sforza Policlinico

2. Santa Sofia

3. Vetra 

4. De Amicis

5. Sant’Ambrogio

6. Coni Zugna

7. California

8. Bolivar

9. Tolstoj

10. Frattini

11. Gelsomini

12. Segneri 

13. San Cristoforo

Fine lavori annunciata per dicembre 2024.

Le nuove denominazioni delle stazioni delle linea blu
Le nuove denominazioni delle stazioni delle linea blu

# Ma la M4 non si ferma: le fermate già nel mirino a Est

A Est è già previsto il prolungamento già finanziato con 2 fermate e un tracciato di 3,1 km:

1. Idroscalo-San Felice

2. Segrate Porta Est

Continua la lettura con: 10+1 situazioni imbarazzanti sulla metro di Milano

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La storia proibita della «Stretta dei Nani» al Ticinese

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lachiccamilanese IG - Vicolo Calusca

Bordelli, nani di corte, delinquenti, truffatori: è stata questa per secoli la fotografia della vita nel vicolo Calusca. Una storia incredibile tra leggende e misteri che pochi milanesi ricorderanno.

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La storia proibita della «Stretta dei Nani» al Ticinese

# Il Vicolo Calusca: perchè era chiamato “la stretta dei Nani”?

Credits: scoprirelabellezza.com
Vicolo Calusca

Assieme alla vicina piazza Vetra, e vie limitrofe, costituiva il quartiere più popolare e misero della città, dove bordelli, osterie, bettole di infimo livello e pensioni luride erano tipiche del quartiere. Il nome Calusca si deve probabilmente al proprietario di un negozio di seta tra il corso e il vicolo, un bergamasco di nome Giovanni Pietro di Calusco, quasi certamente di Calusco d’Adda.

Ma c’è un altro nome, quello con cui era forse più conosciuto: la stretta dei Nani. Questo è da imputare a una antica leggenda, riguardo degli eventi capitati durante il ducato di Massimiliano Sforza, tra il 1512 e il 1515, quando nel vicolo furono messi ad abitare i “nani di corte”, membri importanti della compagine che rallegrava le giornate della corte sforzesca.

Secondo la leggenda i nani, grazie all’impunità concessa dagli Sforza, erano soliti uscire dal vicolo col buio, rapire le giovani donne del Ticinese e portarle nelle loro case, dove le violentavano. Terminato il ducato di Massimiliano Sforza, il nome rimase indelebilmente incollato al corto vicolo, la Stretta dei Nani.

# Dai nani a Ligera e bordelli

Credits: @ scaldasole_books
Tra Via Scaldasole e Vicolo Calusca

Dopo secoli ricchi di osterie e bordelli infimi, ubriaconi perditempo, ma anche dei peggiori delinquenti e prostitute, con l’avvento dell’industrializzazione e l’emigrazione di massa, il Ticinese diventa il ricettacolo della “Ligera”, la malavita milanese, dedita a rapine e truffe.

Ancora all’inizio del XX secolo il vicolo ospita noti bordelli e alcune osterie, dove risse e accoltellamenti sono all’ordine del giorno. Poi, dagli anni ’80 con la costruzione di un edificio popolare che ha reso il vicolo a fondo chiuso, e l’arrivo dei locali alla moda, Vicolo Calusca è progressivamente rinato lasciandosi alle spalle il passato torbido.

# Dove si trova il vicolo?

Credits: storiedimilano.blogspot.com – Entrata Vicolo Culasca

L’ingresso del vicolo, sconosciuto anche ai migliori conoscitori di Milano, si trova al civico 106 di corso di Porta Ticinese, ultimo civico prima di piazza XXIV Maggio e la Darsena. Oggi è lungo meno di 100 metri e sbuca nel cortile del civico 8 di piazza XXIV Maggio, dove si trovano un noto albergo e il Consolato Generale del Guatemala.

 

Fonte: Storie di Milano

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