Un percorso sportivo, culturale e spirituale che attraversa uno dei paesaggi naturali più belli in assoluto. Dove si trova e cosa si può scoprire lungo il suo tracciato.
E’ in Italia “il trekking più bello del mondo in riva al mare”
# Pevero Health Trail: lungo una delle aree di maggiore pregio ambientale della Sardegna
Credits peverogolfclub IG
Lungo una delle aree di maggiore pregio ambientale del tratto costiero della Gallura nel nord-est della Sardegna c’è il trekking con vista mare più bello del mondo: il Pevero Health Trail. La sua inaugurazione è avvenuta nel 2017, da parte di Smeralda Holding in collaborazione con il Consorzio Costa Smeralda e il Pevero Golf Club, è nel 2023 è stato potenziato per migliore la fruizione durante tutto l’anno.
# Un percorso sterrato di 13 km che passa per due delle spiagge più belle della Costa Smeralda
Credits murru83 IG – Pevero
Il percorso è fatto di 13 km di sterrato: adatto sia per andarea piedi che in sella alla mountain bike, ed è incastonato fra il Pevero e il Romazzino, che prende il nome di Monte Zoppo. Qui si trova anche il punto più suggestivo: sulla sua sommità è stato posizionato un Instagram Point Costa Smeralda in legno per farsi un selfie ricordo. Il sentiero passa anche per la baia di Porto Liccia e la baia del Grande Pevero, due delle più belle spiagge di tutta la Costa Smeralda.
# La macchia mediterranea e alcune specie particolari da osservare
Credits peverogolfclub IG – Tracciato
Si attraversa una zona ricca di biodiversità dove a dominare è la macchia mediterranea con piante di ginepro, lentisco, fillirea, corbezzolo, olivastro, mirto, erica, cisto e leccio. Tra le specie più particolari piante protette dalle convenzioni internazionali, il ginepro fenicio e quello denominato “coccolone” utilizzato per realizzare le travi dei tetti degli stazzi galluresi. Da segnalare anche la Vulneraria barba di Giove, visibile nelle dune del Grande Pevero.
# 11 postazioni fitness e un percorso culturale e spirituale
Pevero
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Credits malefattu IG - Pevero
Credits stefy.fili IG - Pevero
Per gli escursionisti sono disponibili 11 postazioni fitness, con panche e attrezzature per esercizi, ognuna dedicata alla flora autoctona: Lavanda, Rosmarino, Cisto, Mirto, Lentisco, Ginestra, Corbezzolo, Ginepro, Euforbia, Caprifoglio e Tamarice. Il percorso di trekking è fatto di più tracciati che si intersecano in punti diversi e segnalati da cartelli che indicano i punti di interesse storici o ambientali, come lu stazzu, la tipica casa-azienda della Gallura, e lu rotu, uno spiazzo in lastre di granito dove veniva trebbiato il grano. Per calcolare con precisione la propria posizione basta invece inquadrare con il proprio smartphone un qr code presente sempre sui cartelli.
Credits costasmeraldareal IG – Pevero Health Trail
Quello che rende Pevero Health Trail anche un percorso spirituale è la possibilità di visitare la Madonna dello Speronello, recuperata nei fondali della Costa Smeralda dopo l’alluvione del 2012, affacciata oggi sul golfo del Grande Pevero.
Foto Fabio Marcomin - Nuove strsce blu via Tagliamento
In attesa di capire se e quali tra le proposte in discussione a Palazzo Marino sulla mobilità saranno introdotte, sono diverse quelle certe e attese nei prossimi mesi. Vediamo quali sono nel dettaglio.
Area C, Area B, parcheggi a pagamento e strade 30: le novità in arrivo
# Le 100 vie a 30 all’ora attese per l’inizio dell’anno scolastico
markusspiske-pixabay – 30 all’ora
Dovrebbe concludersi in questi giorni, entro l’inizio delle scuole, la realizzazione delle prime 100 strade a 30 km/h e saranno tutte davanti o nei pressi di istituti scolastici. Al momento ne sono già state create oltre 40 e in quelle più pericolose è previsto in futuro l’allargamento dei marciapiedi e l’installazione dei dossi berlinesi.
# Dal primo ottobre 2024: Area B off-limits anche ai mezzi pesanti N2 senza sensore per l’angolo cieco
Telecamere Area B
Dal primo ottobre 2023 Area B è diventata off-limits ai mezzi pesanti senza il sensore capace di rilevare l’angolo cieco nello specchietto, dopo che il Consiglio di Stato ha ribaltato il ricorso del TAR Lombardia che aveva annullato la delibera comunale. Nello specifico la misura colpisce i veicoli M3 destinati al trasporto di persone con massa massima superiore a 5 tonnellate e i veicoli N3 destinati al trasporto di merci con massa massima superiore a 12 tonnellate. I proprietari in possesso di contratto di acquisto del dispositivo potranno circolare fino al 31 dicembre 2024. Dal primo ottobre 2024 il divieto è previsto anche per i veicoli N2, con una deroga che vale fino all’installazione del dispositivo e comunque non oltre il 31 dicembre 2025, previo possesso di un contratto di acquisto. La decisione di introdurre questo obbligo è stata presa a seguito dei diversi incidenti mortali che hanno coinvolto pedoni e ciclisti.
# Stop ad alcune deroghe per Area B e C: ancora un punto di domanda sul numero di pass residenti e non
Area C
Sempre dal primo ottobre 2024 è previsto lo stop ad alcune deroghe alla circolazione per Area B e Area C.Non potranno più entrare e muoversi turnisti, autoscuole, medici in servizio e altre categorie, in possesso di un veicolo diesel Euro 5.
Mentre si è ancora in attesa di sapere come cambieranno le regole di ingresso, in particolare il numero di pass bonus per residenti e non residenti che hanno veicoli considerati inquinanti. Il sito con le relative informazioni al momento risulta infatti ancora aggiornato al 31 agosto 2023.
# Il “super” Quadrilatero diventerà dall’autunno inaccessibile tutti i giorni H24 ai non residenti
Ztl Milano centro
Sono partiti ad inizio agosto e sono ancora in corso i lavori per l’installazione dei varchi di accesso alla nuova Ztl per il “super centro” di Milano, corrispondente al Quadrilatero della Moda e altre vie limitrofe tra Corso Matteotti e Corso Vittorio Emanuele. In totale sono previsti 9 varchi elettronici, 5 per l’ingresso e 4 per l’uscita, che verranno installati 30 giorni dopo la fine dei lavori e quindi entro ottobre. Per l’attivazione della ZTL bisognerà attendere il via libera ministeriale, che quindi non potrà avvenire entro il mese di settembre, come annunciato qualche mese fa dal Comune di Milano. Potranno accedere solo residenti proprietari di box o garage e a chi parcheggia nelle autorimesse della zona, oltre a mezzi di servizio e di trasporto pubblico e privato, come taxi e Ncc, e fornitori autorizzati.
Foto Fabio Marcomin – Nuove strsce blu via Tagliamento realizzate nel mese di agosto 2024
Continua l’introduzione di strisce blu. Nel Municipio 1 ai Bastioni di Porta Volta e piazza Edison, nel Municipio 5 è toccato a via Agilulfo, nel Municipio 4 a via Benaco e via Tagliamento zona Lodi e le vie Negroli, Salò e Palmieri, nel Municipio 7 in via Benjamin. Altre strade vedranno la trasformazione di parcheggi da liberi a pagamento nei prossimi mesi. Sia per il centro che per la periferia si pagadalle 8 alle 19 nei giorni feriali, ma nel primo caso la sosta è consentita solo per 120 minuti.
# Area C anche nei weekend dal 2025
Area C
Era una delle le proposte della maggioranza, presentate con un ordine del giorno all’inizio del 2024, insieme all’ulteriore incremento del ticket di ingresso a 10 euro e il pagamento esteso anche a tutti i veicoli ibridi ed elettrici. L’unica al momento che vedrà la luce è quella di far pagare l’ingresso anche il sabato e la domenica. Entro fine anno si attende il voto in consiglio per poi far partire la misura all’inizio del 2025.
Negli ultimi tempi abbiamo vissuto sull’orlo del baratro. La pandemia, la guerra con una potenza nucleare, il climate change che minaccia di innalzare il livello del mare fino ad invadere la Pianura Padana… O di trasformarla in una landa deserta. Ci siamo quindi chiesti quali simboli della città salvare e perché.
I 5 monumenti di Milano da salvare in caso di Apocalisse
#1 Castello Sforzesco: ci ricorda ogni giorno di cosa siamo capaci
Simbolo di sofferenza e rinascita, di rovina e grande splendore, di grande ingegno costruttivo, nonché artistico.
Il popolo milanese lo distrusse per scacciare l’oppressione viscontea, ma sempre il popolo permise a Francesco Sforza di riedificarlo timoroso e possente verso il fuori le mura, raffinato e ricercato verso i cittadini che da quel momento fu dedito a difendere. I milanesi dimostrarono a necessità carattere e lungimiranza. Il Castello Sforzesco ci ricorda ogni giorno di cosa siamo capaci, come non salvarlo?
#2 Basilica di Sant’Ambrogio: memoria immortale di un grande milanese
Ancora più indietro nella storia e nella tradizione da salvare, oltre che una bellissima basilica in stile Romanico-Lombardo, ricca di aneddoti leggendari e di reliquie sante, la memoria e la presenza dell’uomo che la volle e di cui prende il nome.
Sant’Ambrogio è il patrono di Milano, santo per tutte le chiese cattoliche, uno dei quattro massimi dottori della chiesa. Fu vescovo del capoluogo lombardo dove lasciò segni talmente importanti e profondi, sia nella città che nella diocesi, che le innovazioni apportate alla liturgia costituirono la base per il Rito Ambrosiano.
#3 Il Cenacolo: il murale più famoso di ogni tempo
Come non salvare l’opera divenuta famosa nel mondo grazie al libro Il Codice Da Vinci? A parte gli scherzi, il Cenacolo Vinciano è la maggiore eredità lasciata, durante il suo soggiorno milanese, da uno dei più grandi geni della storia: oltre che salvata andrebbe valorizzata a dovere dandole il risalto che merita.
#4 Bosco Verticale: simbolo di speranza e cambiamento
Proprio come la Torre Velasca, che contribuì in modo fondamentale a segnare il passaggio da modernismo a post-modernismo, il Bosco Verticale avrà fatto lo stesso fra post-modernismo e l’epoca che verrà dopo. Un’epoca che, dovendo fare oggi una previsione, non potrà prescindere da un ecologismo più centrato e maturo. Bosco Verticale, pur con le sue evidenti contraddizioni, è un simbolo di speranza e di cambiamento.
#5 Duomo: più in alto delle critiche e degli eventi avversi
Ed eccoci giunti al numero uno dei monumenti da salvare, che per ogni milanese che si rispetti non può che essere il suo Duomo con la MADUNINA. Madonnina e rispettiva guglia che di certo non erano parte del progetto iniziale del 1300, ma che furono progettate e realizzate nel 1700.
In quel momento l’illustre concittadino e matematico Paolo Frisi volle esprimere il suo dissenso verso la guglia scrivendo una lettera pubblica in cui elencava le motivazioni per cui, secondo lui, non sarebbe dovuta essere costruita. E sapete qual era la motivazione principe che adduceva ai suoi illustri ragionamenti?? Che gli elementi alti ed appuntiti attirano i fulmini!!! ⚡️
Per fortuna in molti, lungimiranti ed illuminati cittadini, si opposero a quanto scritto da Frisi, o meglio, esprimendo il loro consenso ad una nuova e visionaria opera non compresa da tutti, regalarono a Milano forse il suo più grande tesoro!
Ed ecco perché il Duomo andrebbe salvato. Perché fin dal primo disegno su carta fu mosso dalla volontà di eccellere (ricordiamoci che è la chiesa gotica più grande del mondo!), di innovare e di affascinare. Perché la costruzione della guglia rappresenta la caratteristica forza meneghina di non farsi fermare da chi sa solo parlare contro, impantanato in idee retrograde e, a lungo termine, controproducenti.
Fra l’altro, questi sentimenti di fiducia ed apertura verso un futuro migliore sono gli stessi che muovono e accomunano l’associazione Milano Città Stato. Non lasciamoci fermare dai pochi che parlano contro e “innalziamo una nuova MADUNINA PER LA NOSTRA AMATA MILANO”.
Lo Scrittore Gigante: l’installazione alta 10 metri a 10 minuti da Milano
credit: @akaguglielmo (INSTG)
2005. Per l’anniversario dei 200 anni di storia del Parco di Monza, la Rottapharm donò un monumento che rappresentava la prima proposta di un percorso artistico nel grande Parco.
L’opera, giunta a Monza dopo essere stata esposta a Villa Ada a Roma e Hampstead Heath a Londra, è composta da una sedia alta 10 metri e da un tavolo alto 7,50 e largo 11 metri, in legno e acciaio per un peso totale di oltre 4 tonnellate.
Credit: @nicolettaderuvo (INSTG)
L’autore dell’opera è Giancarlo Neri, nato a Napoli e vissuto a lungo in America. Così spiega la sua opera: “la scultura celebra la solitudine dello scrittore, estraniato dalla realtà che lo circonda e solo al tavolo su cui lavora” nel processo creativo della scrittura.
Questa installazione è diventata subito una superstar dei social grazie all’effetto straniante che crea con le prospettive. Si raggiunge dalla porta di Biassono a confine con il comune di Villasanta.
In Europa c’è quello che è entrato nel Guinness dei Primati “il ristorante più piccolo al mondo”. Dalle dimensioni super contenute: ecco qual è e dove si trova.
A Iisalmi, una città finlandese di poco più di 20mila abitanti, situata nella regione del Savo settentrionale, c’è “il ristorante più piccolo al mondo”. Il Guinness dei Primati ha assegnato a questo ristorante il record di ristorante più piccolo al mondo grazie ai suoi 8 metri quadri. Il ristorante si chiama Kuappi ed è composto semplicemente da un tavolo e due sedie per un totale di 3,6 metri quadri, spazio che aumenta fino a 8 se si considera anche la terrazzina fuori che può ospitare altre due persone.
La commissione che assegna i Guinness World Record ha deciso di dare il premio al Kuappi nonostante questo sia privo di cucina: è infatti il ristorante vicino, il Olutmestari, a fornire il menù ai clienti del Kuappi. Le specialità del ristorante più piccolo al mondo, o meglio del Olutmestari, sono il pesce fresco e quello fritto.
# Il ristorante è aperto solo nei mesi estivi
Credits: @koeiisalmi Kuappi
Il Kuappi è affacciato al porto di Iisalmi ed è aperto solo nei mesi estivi (giugno, luglio e agosto): questo perché non ha un impianto di riscaldamento e le temperature finlandesi non sono particolarmente piacevoli negli altri mesi. Inoltre, con una vista invidiabile da molti, il Kuappi, per rimanere in tema con le piccole dimensioni del ristorante, serve gli alcolici in mini-bottigliette, ad eccezione della birra che è invece nelle pinte normali.
Ma c’è un ristorante che dice che il primato non vale. E si definisce lui “il più piccolo del mondo”.
# Il rivale italiano che rivendica il primato
Credits: @carissimav Ristorante Solo Per Due
Il rivale del Kuappi è in Italia. Seppure il Guinness dei primati ha assegnato il premio al ristorante finlandese, il “Solo per Due” a Vacone in provincia di Rieti rivendica il primato. Si tratta di un ristorantino a circa 70km da Roma composto anch’esso solo da un tavolo con due sedie, ma inserito in una location storica con camino, a cui sono state affiancate due poltroncine per far rilassare i clienti. Il ristorante italiano è leggermente più grande di quello finlandese ma, a differenza di quello finlandese, è un ristorante vero, con cucina interna al locale.
Il “Solo per Due” è aperto tutti i giorni dell’anno sia a pranzo che a cena e per andarci è obbligatoria la prenotazione. I proprietari infatti vogliono concentrare tutte le loro attenzione sui due clienti e fargli vivere un’esperienza indimenticabile, ma si sa che le esperienze uniche costano, infatti per una cena al “Solo per Due” in media si pagano 250 euro a testa.
Quel che resta della Roggia Gerenzana, il corso d’acqua dimenticato di Milano
La Roggia Gerenzana è un corso d’acqua che nasce dal Seveso e che un tempo scorreva da nord a sud attraverso la città. E’ stato poi quasi interamente coperto ad eccezione di un tratto nel cortile di Casa Galimberti, tra le case di via Spallanzani 6 e 10, e un altro tratto nel proseguimento di via Venosa dove vederla scorrere mette tristezza.
Si tratta di pochi metri oggi abbandonati e spesso asciutti che testimoniano un tratto d’acqua che ha rivestito una grande importanza per la zona nel passato di Milano.
La Roggia apparteneva ai marchesi Brivio-Sforza e irrigava le loro proprietà a San Giuliano Milanese dove esiste un altro fossato visibile nei pressi di piazza Insubria.
# Dove scorre
La roggia Gerenzana attraversa primariamente i Municipi 3 e 4. La roggia prende l’acqua dal naviglio della Martesana, nell’isolato contornato da Melchiorre Gioia ad ovest, Schiapparelli a nord, Copernico ad est e Tonale a sud.
La roggia quindi attraversa il quartiere della Stazione Centrale fino a raggiungere corso Buenos Aires, percorre via Spallanzani, e si infila tra le case di via Spallanzani 6 e 10 dove c’è ancora il tratto scoperto. Proprio per questo tratto è stata più volte chiesta la valorizzazione.
La roggia lambisce poi la circonvallazione dei bastioni, per poi distaccarsi all’altezza di via Anfossi: il percorso segue infine la vecchia strada paullese costeggiando le vie Paullo, Spartaco, Maestri Campionesi, Pistrucci.
In passato la roggia aveva un ruolo importante a Milano.
# Forniva l’acqua dei Bagni Diana e per dissetare i cavalli
Quando la roggia arrivava all’attuale Porta Venezia attraversava una serie di filtri fatti di sabbia e ghiaia che depuravano l’acqua che riforniva i Bagni Diana, la prima piscina all’aperto d’Italia.
Nel quadrilatero compreso tra Piazza Oberdan, via Spallanzani, via Melzo, via Lambro e Mascagni, fu costruito lo stabilimento della Società Anonima Omnibus e Tramways, che gestiva la prima linea di tram a cavalli tra Milano e Monza, inaugurata nel 1876. La roggia Gerenzana riforniva gli abbeveratoi per i cavalli delle carrozze in sosta.
“On liter in quatter”: la “bottiglia con quattro bicchieri attorno” in Piazza della Scala
# Il monumento di Leonardo Da Vinci attorniato da quattro suoi allievi
Credits: tripadvisor.t – Leonardo da Vinci
La statua di Leonardo da Vinci ce l’aspetteremmo nella piazza a lui intitolata, quella “del Politecnico”. Invece no. Al genio toscano Milano ha riservato il suo cuore: Piazza della Scala. Tra Palazzo Marino e il teatro lirico più famoso del mondo c’è un monumento formato da cinque statue: la più alta è proprio quella di Leonardo da Vinci, alta 4,40 metri e posizionata al centro. Le altre quattro sculture sono più piccole, alte 2,60 metri, e raffigurano i quattro allievi migliori di Leonardo: Giovanni Boltraffio, Marco d’Oggiono, Cesare da Sesto e Gian Giacomo Caprotti.
Il monumento è stato inaugurato il 4 settembre 1872 alla presenza dell’artista, Pietro Magni, e del re Umberto I. Era accorsa anche l’intellighenzia milanese dell’epoca, tra cui Giuseppe Rovani, artista scapigliato. A cui si deve il soprannome della statua.
# L’origine di uno storico soprannome
Ph. @puccina23 IG
Qualche giorno più tardi, infatti, il padre della statua, Magni, si trovava in un’osteria a cenare insieme a Rovani ed altri due amici. Magni chiedeva con insistenza a Rovani un parere spassionato sulla sua opera. Mosso dall’insistenza dell’autore, Rovani si decise a prendere il fiasco di vino da un litro dalla tavola e lo abbia messo al centro, tra i quattro commensali. A quel punto si è rivolto al Magni dicendogli:
“Ecco qui la tua opera: on liter in quatter…”
Tale definizione si propagò presto in tutta la città e la statua passò cosi alla storia per la sua somiglianza ad una bottiglia di vino con quattro bicchieri intorno.
Sesto San Giovanni (Area Ex Falck: progetto di riqualificazione) Fonte: http://buromilan.com/
La classifica dei comuni della Città Metropolitana di Milano ordinata per popolazione residente, in base ai dati ISTAT. Al primo posto c’è Milano con 1.359.819 residenti (dato 2023). Ovvio. Ma quali sono i dieci centri dell’hinterland con più abitanti? Sul podio ci sono tre città a nord di Milano, di cui due nella top 100 d’Italia.
In Italia è 103esima, dopo Olbia e prima di Savona. La “Manchester italiana” si trova a mezzora da Milano, tra le sue caratteristiche distintive: le due cime, il castello di San Giorgio, i Legnanesi e la cassoeuola. Continua qui: 7 motivi che rendono LEGNANO una città ricca di SORPRESE
#4 Rho: 50.602
Credits tittybellopede1 IG – Rho
#5 Cologno Monzese: 47.682
cologno
#6 Paderno Dugnano: 46.306
credits: @paderno_dugnano_photo
#7 Rozzano: 42.430
Rozzano – Credits: Comune di Rozzano
#8 San Giuliano Milanese: 38.537
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#9 Pioltello: 37.002
#10 Bollate: 36.564
credits: gdc-bollate.it
# Follower
Seguono: Segrate, Corsico, Cernusco sul Naviglio, San Donato milanese, Abbiategrasso.
Forse in pochi sanno che a Milano c’è un negozio davvero unico nel suo genere. Gestito dal Tribunale, questo negozio offre abiti e articoli, anche delle marche più prestigiose, a prezzi incredibilmente bassi. Dopo la pausa estiva riapre martedì 3 settembre. Ecco come funziona.
Riapre il negozio del Tribunale di Milano: vestiti a prezzi stracciati e prodotti di negozi falliti
# Meglio di un outlet: in via Carlo Farini 47
sivagstore IG
L’Istituto Vendite del Tribunale di Milano rappresenta un’opportunità vantaggiosa per gli acquirenti e un aiuto per coloro che devono recuperare crediti da aziende fallite. Ma cosa si intende esattamente per Istituto di Vendite Giudiziarie (IVG)? Gli IVG sono enti privati, autorizzati dal Ministero, che si occupano di vendere beni tramite aste giudiziarie e gestire la custodia di beni mobili e l’amministrazione di beni immobili su disposizione dell’autorità giudiziaria.
Orari
A Milano, questo istituto è conosciuto come Sivag, e circa dieci anni fa ha deciso di aprire un proprio store in via Carlo Farini 47, all’angolo con via Longoni, vicino al Cimitero Monumentale. Il negozio è aperto dal martedì al venerdì dalle 10:30 alle 19:00, chiuso la domenica, mentre il lunedì apre solo nel pomeriggio a partire dalle 14:00 e il sabato chiude alle 18:45. All’interno si possono acquistare prodotti a prezzi scontatissimi, simili a quelli di un outlet, ma con una particolarità: vengono venduti beni provenienti da negozi falliti.
# La nascita del negozio dei fallimenti: è stato il primo di questo genere in Italia
sivagstore IG – Negozio Sivag
SivagStore Milano è stato inaugurato nel 2014, diventando il primo negozio di questo genere in Italia. L’iniziativa aveva lo scopo di ottenere un compenso equo dalla vendita dei beni mobili rimasti nei negozi falliti, offrendo un’alternativa alle aste pubbliche in blocco, che spesso generavano ricavi inferiori rispetto al reale valore di mercato dei beni. È così che l’Istituto di Vendite Giudiziarie Sivag S.p.A. è stato autorizzato a vendere i vari prodotti a prezzi ribassati nel suo negozio, che ai tempi doveva essere temporaneo.
Partendo da due primi casi di fallimento, Cernobbio s.r.l. e Vittadello, a novembre 2014 ha aperto SivagStore e ha iniziato a vendere la merce a partire da -80% rispetto al prezzo di listino. Il negozio era inizialmente previsto per chiudere a dicembre dello stesso anno, con l’obiettivo di valorizzare maggiormente i beni confiscati e pignorati e di sostenere una città ancora colpita dalla crisi economica. È superfluo dire che l’iniziativa si sia rivelata un successo, dato che il negozio di vendite giudiziarie è ancora attivo e ha ispirato l’apertura di negozi simili in molte altre città.
# Una buona idea per ripagare i debiti dei negozi
sivagstore IG. – Accessori.jpg
SivagStore si è modernizzato e ora offre la possibilità di controllare le nuove merci tramite il sito web.Gli utenti che vogliono acquistare possono selezionare i prodotti visionando le foto direttamente dal proprio smartphone o computer e poi recarsi in negozio per concludere l’affare, poiché la vendita online non è disponibile. Il negozio viene costantemente rifornito, a volte anche quotidianamente, e offre principalmente abbigliamento, sebbene sia possibile trovare anche altri tipi di prodotti. Il negozio dei fallimenti si è rivelato un’ottima soluzione per contribuire a saldare i debiti che questi esercizi, purtroppo, accumulano, ad esempio nei confronti dei fornitori.
Milano potrebbe osare là dove volano le aquile? Questi progetti visionari immaginano un futuro di grattacieli incredibili per la città con altezze fino a 3000 metri. Idee originali di: Alberto Mei Rossi e Archiram con i progetti in ordine di grandezza.
#5 “Skyscraper Gluck” da 300 metri in onore di Celentano
Skyscraper Gluck
Una provocazione nata nel 2017 per l’anniversario dei 50 anni della canzone più famosa di Celentano proprio sulla via Gluck, dove è stato ipotizzato un grattacielo da 300 metri per far fronte alla domanda di case, soprattutto relativa agli studenti.
#4 “Giant” a Viboldone, tra i 500 e gli 800 metri di altezza
Credits: albertomeirossi.it – Giant Tower
Ipotizzato da realizzare nel futuro del 2345 a Viboldone, nell’hinterland sud della città, con una altezza tra i 500 e gli 800 metri.
#3 “Diamant”, 1250 metri in Porta Romana
Grattacielo 1250 metri Porta Romana
Prende spunto dalla forma del diamante per forgiare un grattacielo alto 1250 metri in Porta Romana.
#2 “Sforzinda”, il grattacielo in Darsena da 2000 metri
Dove oggi trova spazio la rinnovata Darsena, in futuro è possibile immaginare un “supertall” da 2000 metri?
#1 “Sky-3000 Armageddon”, alto 3000 metri in Porta Nuova
Un grattacielo alto 3000 metri che si potrà costruire solo dopo il 2100, più leggero anche dei più recenti grattacieli perché utilizzerà una tecnologia takionica.
In questo videoBeatrice Zaccardi prende in giro il milanese che vuole fare colpo al primo appuntamento. Queste le sue risposte alla domanda: “Quali sono i tuoi passatempi?” al suo primo appuntamento.
#1 Cipriani
Credits casaciprianinyc IG – Socialista Lounge
Casa Cipriani ma a Milano si dice Cipriani e basta. In via Palestro 24. Non è solo un hotel a cinque stelle, ma anche uno dei luoghi da primo appuntamento per chi vuole fare una bella impressione. La “Pickering Room”, comprensiva di accogliente “Giardino d’Inverno”, offre un ambiente elegante dove assaporare colazioni, pranzi, aperitivi e cene.
#2 Nobu
Ristorante minimalista ed elegante di cucina giapponese e sushi in ambiente in stile Armani. Si trova nell’Armani Hotel, in via Gastone Pisani 1. Lo chef è il celebre Matsuhisa, noto soprattutto per la sua interpretazione unica della cucina tradizionale giapponese con ingredienti peruviani.
#3 Armani/Privè
Già che ci siamo, dal ristorante al Privé è un attimo. Sempre nell’Armani Hotel, per chi non teme la concorrenza di celebrità milanesi e non solo.
#4 Volt
Ph. @voltclub.milano IG
Discoteca, anzi “club” come ormai si definiscono le discoteche più in voga, in via Molino delle Armi, dove si respirano atmosfere anni Novanta, di quando si tremava davanti alla selezione all’ingresso. Per entrare può essere di aiuto il suggerimento che si trova sul sito del club: L’unica “regola” per vestirsi bene al Volt Club è che bisogna fare bella figura.
#5 Dal Bolognese
Ph. @verycranberry IG
Menù emiliano tra divani capitonné e rivestimenti di legno in un locale raffinato con dehors sotto un portico. Ha anche tavoli all’aperto. In via Amedei 8 (zona Missori). Molte star sono passate dal bolognese: da Marlon Brando a Bono, da Federico Fellini a Jean-Paul Sartre, fino a Gianni Agnelli.
#6 El Porteño
Credits elportenoprohibido IG – El Porteño Prohibido
Non può mancare poi un’entraña al Porteño, il taglio intercostale di black angus per due persone da 80 euro nel ristorante argentino in via Gian Galeazzo 25, zona Darsena.
#7 Forte dei Marmi
Twiga
Per chi preme fin da subito sull’acceleratore non può mancare la proposta di una “scappata al Forte”. Meno di due ore e si è seduti in Capannina.
Fino a qualche anno fa la città più popolosa dell’Australia non aveva nemmeno una stazione metropolitana. Nei giorni scorsi ha inaugurato un altro tratto e in futuro la rete dovrebbe superare i 110 km di estensione.
# Il più grande progetto di trasporto pubblico in Australia
pixabay – falco – Sidney
Sidney, la città più popolosa dell’Australia con circa 5,5 milioni di abitanti, fino a pochi anni fa non aveva nemmeno una stazione della metropolitana. Un primo tratto della Sydney Metro Northwest ha inaugurato nel 2019, tra Tallawong e Chatswood. Attualmente la rete è composta dalla Metro North West & Bankstown Line, automatizzata e driverless, si estende per 52 km e 21 stazioni. Si tratta del più grande progetto di trasporto pubblico nella Nazione.
# Il nuovo tratto aperto il 19 agosto 2024
Sidney Metro Fb
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Sidney Metro Fb
Sydney Metro treni
Il 19 agosto 2024 ha aperto la tratta City & Southwest, da Chatswood fino a Sydenham passando sotto il porto di Sydney, che assieme al percorso già operativo ha preso il nome di Metro North West & Bankstown Line.
sydneymetro.info – Tracciato metro aperto
Il tracciato è di 15,5 km con sei nuove stazioni sotterranee a Crows Nest, Victoria Cross, Barangaroo, Martin Place, Pitt Street con Gadigal Station e Waterloo. Nel giorno di apertura sono stati effettuati oltre 190.000 viaggi, con 425 treni in servizio.
# Nel futuro la rete dovrebbe superare i 110 km di estensione
Transport for NSW-timeout – Mappa metro Sidney in funzione e in costruzione
La seconda fase del progetto prevede l’estensione della linea fino a Bankstown, convertendo parzialmente il tracciato dell’attuale Bankstown Line, entro il 2025. In costruzione ci sono poi altre due linee: la Western Sydney Airport e la Sydney Metro West.
Credits westernsidney.com.au IG – Western Airport Sidney
La prima avrà un tracciato di circa 23 km da St Marys alla nuova Bradfield Station a Badgerys Creek, con sei stazioni, e servirà il Western Sydney International Airport che dovrebbe inaugurare nel 2026.
La seconda prevede 24 km di linea, 10 stazioni e servirà Parramatta e il Sydney Olympic Park che sarà completato per le Olimpiadi del 2032. Al termine di tutti i cantieri la rete sarà composta complessivamente da 46 stazioni e 113 km.
Bisogna essere esperti e avere nervi saldi per raggiungere queste vette e potersi godere il meritato riposo in questi rifugi. Per chi ha spirito di avventura e non ha paura delle altezze ecco quali sono 7 rifugi più inaccessibili delle Alpi.
Voglia di adrenalina? I 7 rifugi più panoramici delle Alpi
#1 Il rifugio più alto d’Europa a 4.554 metri d’altitudine – Italia
Capanna Regina Margherita
Dall’alto dei suoi 4.554 metri la Capanna Regina Margherita è il rifugio più alto d’Europa, inaugurata il 18 agosto 1893 alla presenza della Regina Margherita di Savoia, si trova sulla vetta della punta Gnifetti, nel gruppo del Monte Rosa, tra i comuni di Alagna Valsesia e Zermatt sul confine italo-svizzera. Dal 2000 il rifugio è anche sede della più alta stazione meteorologica d’Europa.
#2 Solvayhütte, la capanna del Cervino – Svizzera
Credits: @_monte_rey_ IG
Posizionato a 4.003 metri, solamente 475 metri sotto la cima del Cervino che arriva a quota 4.478 metri, il rifugio richiede una notevole abilità per raggiungerlo. La capanna fu realizzata nel 1915 in cinque giorni, rifatta poi nel 1996 e ha 10 posti letto.
#3 Grand Mulets, il rifugio più impressionante – Francia
Credits: Alex Buisse – Rifugio dei Grands Mulets, Francia
Per gran parte utilizzato in inverno dagli sciatori per scendere dalla montagna più alta dell’Europa occidentale, il Grand Mulets è uno dei rifugi più impressionanti situati sulle Alpi, a 3.051 metri d’altitudine sul massiccio del Monte Bianco.
#4 Cabane des Vignettes, raggiungibile attraversando un ghiacciaio – Svizzera
Credits: patittucciphoto – Cabane des Vignettes
Il Cabane des Vignettes ha 120 posti letto, ed è più riconducibile a un hotel che a un rifugio, che si trova lungo la famosa Haute Route tra Chamonix e Zermatta a 3.160 metri d’altezza ai piedi della Pigne d’Arolla. Se vorrete avventurarvi, preparatevi psicologicamente: dovrete attraversare un ghiacciaio.
#5 Bivacco Tita Ronconi, strapiombo minimal – Italia
Credits: Marco Milani – Bivacco Tita Ronconi
Ci sono alcuni rifugi nei quali obbedire al richiamo della natura nel cuore della notte potrebbe essere una sfida piuttosto ardua. Per ovvie ragioni, questo bivacco a 3.169 metri sul Passo di Bondo, in Val Masino, con quattro posti letto non è un posto ideale dove muoversi a tentoni nella notte.
#6 Cabane de Bertol, il più precario – Svizzera
Credits: patitucciphoto – Cabane de Bertol
La Cabane de Bertol assomma 80 posti letto ed è un rifugiofamoso per la sua precaria posizione sulla cresta rocciosa. È situato a 3.311 metri sul versante sud del Pointe de Bertol, una montagna delle Alpi Pennine svizzere.
#7 Il Bivacco Gervasutti, il più futuristico – Italia
Credits: Marco De Stefanis – Bivacco Gervasutti
La capanna, che ha 12 posti letto, è situata a 2.835 metri sotto le imponenti pareti delle Grandes Jorasses, sul confine tra Italia e Francia. È stata costruita per durare nel tempo, ma la sua forma futuristica a “tubetto di dentifricio”, ispirata dalla progettazione nautica e aeronautica, pare non abbia riscosso tanto successo.
Se c’è una cosa in cui nessuno può battere un milanese è l’arte di dare soprannomi. Il dialetto milanese, nella sua semplicità e icasticità riesce sempre a dare un’idea immediata di qualunque cosa. Questa capacità spesso viaggia a braccetto con una sottile ironia, altra caratteristica connaturata nel nostro bel dialetto.
Girando quindi per Milano non vi dovete meravigliare se sentite chiamare le più celebri statue in modi quantomeno originali o poco ossequiosi. Sono certa che dopo averli sentiti guarderete l’opera con altri occhi. Proviamo?
#1 “On liter in quatter”, la statua di Leonardo da Vinci in Piazza della Scala
Credits: tripadvisor.t – Leonardo da Vinci
Tutti siamo passati almeno una volta nella vita in piazza della Scala. Al centro domina, come saprete, il monumento formato da cinque statue: la più alta è quella di Leonardo da Vinci, alta 4,40 metri e posizionata al centro. Al livello inferiore troviamo altre quattro sculture alte 2,60 metri. Raffigurano i quattro allievi migliori di Leonardo: Giovanni Boltraffio, Marco d’Oggiono, Cesare da Sesto e Gian Giacomo Caprotti. Tale monumento fu inaugurato il 4 settembre 1872 alla presenza dell’artista, Pietro Magni e del re Umberto I. Vi era tutta l’intellighenzia milanese dell’epoca, tra cui Giuseppe Rovani, artista scapigliato.
Pare che qualche giorno più tardi, Magni stesse cenando in un’osteria insieme a Rovani ed altri due amici e insistesse nel chiedere allo scapigliato un parere spassionato sulla sua opera. Sembra quindi che Rovani abbia preso il fiasco di vino da un litro dalla tavola e lo abbia messo al centro, tra i quattro commensali. Dopodichè pare che si sia rivolto al Magni e gli abbia detto:
“Ecco qui la tua opera: on liter in quatter…” Il successo di tale definizione fu immenso e la statua passò cosi alla storia per la sua somiglianza ad una bottiglia di vino con quattro bicchieri intorno.
#2 “Cinq e tri vott”, la statua di San Francesco d’Assisi in piazza Risorgimento
Credits: tripadvisor.it – Monumento a San Francesco
Al centro di Piazza Risorgimento si trova l’opera dello scultore Trentacoste. Essa ritrae San Francesco con le braccia alzate nell’atto di benedire le folle. Se ci si sofferma ad osservare bene si può notare che la mano destra ha solo tre dita alzate nell’atto di benedire mentre la mano sinistra è aperta come per monito di pace.
I milanesi, a cui non sfugge nulla, ben captarono tale particolare e decisero di battezzare la stuatua “Cinq e tri vott”: cinq che lavoren e tri che fan nagott (Cinque e tre, otto: cinque che lavorano e tre che non fanno niente). Il riferimento era chiaramente volto ad un’ironica constatazione: spesso nell’organizzazione del lavoro sono più i capi di quelli che poi davvero lavorano.
#3 Le statua della “Ca’ di ciapp”, in via Buonarroti
In Corso Venezia 47 vi era Palazzo Castiglioni. Ai lati del portone di ingresso originariamente era possibile vedere due nudi femminili realizzati da Ernesto Bazzaro. Queste due statue avevano scandalizzato i benpensanti milanesi che immediatamente avevano battezzato il palazzo con il nome di Cà di Ciapp. Tale risonanza ebbero questi due nudi femminili che il proprietario del palazzo dovette decidere di spostarle e sostituirle con delle decorazioni floreali, molto semplici quanto anonime. Le due statue della vergogna invece furono trasferite in via Buonarroti, su un lato della Villa Romeo-Faccanoni, oggi Clinica Columbus.
Ormai però il danno era fatto: il palazzo aveva conquistato il nome per cui ancora oggi è conosciuto.
#4 La Fontana della “Dona di trè Tètt”, in via Andegari
Credits: tripadvisor.it – Fontana dei Tritoni
Il nome di tale fontana è Fontana dei Tritoni ma alcuni la chiamano anche Fontana dei baci. Tale fontana, una delle più belle di Milano, deve però la sua fama popolare non alla sua indubbia bellezza ma alla statua sulla sinistra che raffigura una donna che sorregge un salvadanaio rotondo vicino al seno.
I milanesi maliziosi decisero che secondo loro tale salvadanaio fosse in realtà una terza ‘tetta’: il soprannome era presto trovato. La fontana perse il suo nome originale e diventò senza possibilità di appello la Fontana della Dona di trè Tètt.
#5 Gli “Omenoni”, nella via che oggi porta lo stesso nome
In via degli Omenoni 3 sorge la celeberrima casa progettata ed abitata prima dall’architetto Leone Leoni nel 1565 e poi da Giulio Ricordi. Sulla facciata, come ben si sa, sono presenti otto enormi talamoni, ovvero otto uomini di grandissime fattezze e dimensioni. Per questo il palazzo divenne in men che non si dica la Ca’ di Omenoni e tale nome rimase scolpito nella storia milanese al punto da entrare persino nella toponomastica. Il palazzo infatti sorge in via degli Omenoni.
#6 “Turta di Spus”, la fontana di Piazza Castello
Credits: cronacamilano.it – Torta degli sposi
La grande fontana che sorge in fronte al Castello Sforzesco fu eretta nel 1930. La sua forma tonda e chiara in unione con il disegno che i suoi getti d’acqua formano la fanno assomigliare molto ad una torta nuziale ricca di panna e meringa. Detto, fatto. Per i milanesi infatti il suo nome è Turta di Spus!
#7 “Ai tri ciucc”, il monumento ai caduti in Porta Romana
In Porta Romana, all’altezza di via Tiraboschi su uno spartitraffico sorge la statua in onore delle vittime della Grande Guerra. Tale statua raffigura un soldato legionario romano e un soldato della Lega Lombarda nell’atto di sostenere un eroe della Prima Guerra Mondiale, tale Giuliano Ottolini.
Le malelingue milanesi però diedero una diversa interpretazione e decisero che in realtà non fosse altro che la raffigurazione di due amici che sorreggessero un terzo ubriaco fradicio. Tale interpretazione si è nel tempo verificata essere profetica: il luogo dove sorge tale statua è all’inizio di una zona della movida notturna milanese che negli ultimi anni è molto frequentata. I “Tri ciucc” sono sicuramente nella posizione più adatta!
#8 “El poer borleo”, alla base dell’obelisco di piazza V Giornate
Credits: wiikipedia.org – Obelisco V giornate
In Piazza V Giornate c’è il famoso obelisco corredato da varie statue che raffigurano le cinque giornate di Milano. Una di queste statue è la rappresentazione di un leone che nasconde una storia divertente.
L’autore, Giuseppe Grandi, aveva difficoltà a ritrarre un vero leone poiché all’epoca non era semplice reperire un leone in carne ed ossa e l’autore non voleva usarne uno impagliato. Il comune allora, che era il committente, consentì ad acquistarne uno e l’autore lo comprò da un circo. Il felino però, abituato alla cattività, non era per niente feroce e non era uso a fare ruggiti. Il Grandi provò a tirargli dei pezzi di creta e dei gessi ma Borleo senza fare una piega se li mangiò e gli venne di conseguenza un blocco intestinale.L’artista e i suoi amici studiarono una tremenda soluzione: prepararono un rudimentale super clistere. La reazione di Borleo fu quella che possiamo ammirare tutt’oggi: un ruggito da far invidiare il leone della Metro Golden Meyer. Quando si seppe quanto era successo il leone fu battezzato dalla voce popolare El poer Borleo.
#9 “El biotton”, il monumento a Felice Cavallotti in Via Marina
In Via Marina c’è il monumento a Felice Cavallotti datato 1906. Esso per volere del suo committente fu scolpito nudo con il solo elmo in testa. Presto detto, gli fu affibbiato l’aggettivo biotton.
#10 “Balabiott”, la statua di Napoleone nel cortile dell’Accademia di Brera
Credits: wikipedia.org – Napoleone
Il termine Balabiott è difficilmente traducibile in italiano perché sottende molte sfumature. Letteralmente significa balla nudo ma potremmo tradurlocome persona che crede di essere super ma che in realtà manca di sostanza.
I milanesi quindi ritennero che fosse perfettamente calzante per la statua di Napoleone, ritratto nudo, che è al centro del cortile dell’Accademia di Brera.
#11 “Scior Carera”, la statua di epoca romana in Corso Vittorio Emanuele II
Credits: wikipedia.org – Sciur Carera
In corso Vittorio Emanuele II 13 c’è una statua di epoca romana che raffigura un uomo vestito con la toga. Negli anni questa opera ha guadagnato due validi soprannomi: l’omm de preja (uomo di pietra) e scior carera. Tale nome è dovuto all’iscrizione che è presente sulla statua che recita: Carere debet omni vitio qui in alterem dicere paratus est ovvero deve essere privo di ogni vizio chi si prepara a parlare contro qualcuno.
Il nostro “scior carera” in passato è stato la voce del malcontento popolare milanese. Egli infatti era latore di biglietti in cui anonimamente i cittadini si lamentavano del governo del momento.
Inizio anni Sessanta. Durante i lavori di scavo della metropolitana M1, nei sotterranei della stazione Cadorna si sparse una voce che terrorizzò gli operai. Si disse che fosse stato scoperto un varco che portava direttamente all’Inferno.
Verità o leggenda metropolitana? Fatto sta che questa diceria provocò talmente scalpore da convincere l’allora direttore de Il Corriere della Sera di affidare al grande cronista e scrittore Dino Buzzati un’indagine sul caso. I risultati di quello che scoprì vennero pubblicati in sei puntate dal 24 aprile al 20 maggio 1964.
# L’inferno nelle viscere di Milano
Si aggiustò sulla poltrona, partì deciso: «Caro Buzzati per caso non vorrebbe farmi una bella inchiesta sui lavori della metropolitana?»
«… politana?» feci eco, sbalordito.
Accese una sigaretta dopo averne offerta una.
«Nei lavori della metropolitana» disse «avrebbero trovato… un operaio un certo Torriani… per caso, nel corso degli scavi… dalle parti di Sempione… beh, insomma…»
Io lo guardavo, io cominciavo a spaventarmi.
Chiesi: «Che cosa dovrei fare?».
Lui prosegui: «Per caso… durante gli scavi sotterranei di Milano… dice di aver trovato… aver trovato per caso…» sembrava esitasse, imbarazzato.
«Per caso…» incoraggiandolo.
«Trovato per caso» mi fissò terribilmente «… io stesso stento a crederlo…»
«Direttore, mi dica…» Non ne potevo più.
«La porta dell’inferno, dice di aver trovato… una specie di porticina.»
Si narra che personaggi grossi e fortissimi, di fronte a ciò che massimamente avevano desiderato nella vita, quando si presentò tremarono, diventando macilenti, piccoli e meschini.
Eppure io chiesi:
«E si può entrare?»
«Dicono.»
«L’inferno?»
«L’inferno.»
«Gli inferni?»
«Gli inferni.»
Così ebbe inizio la storia di Dino Buzzati che descrisse il viaggio attraverso quella porticina in un inferno tipo Divina Commedia, nascosto nelle viscere di Milano. Così conclude il suo racconto: “Considerando ciò che ho potuto udire e vedere, mi domando anzi se per caso l’Inferno non sia tutto di qui, e io mi ci trovi ancora, e che non sia solamente punizione, che non sia castigo, ma semplicemente il nostro misterioso destino.”
E’ la capitale italiana del cioccolato. La data di inizio di questa lunga tradizione è considerata il 1560 quando, per festeggiare il trasferimento della capitale ducale da Chambéry a Torino, Emanuele Filiberto di Savoia servì alla città una tazza di cioccolata. Da allora la città sabauda ha formato celebri maestri cioccolatieri. Nel Settecento è nato il Bicerin, a base di caffé, cacao, crema di latte, e nel 1865 il Gianduiotto, il primo cioccolatino ad essere incartato. I gianduiotti furono immessi per la prima volta sul mercato in occasione del Carnevale, ragion per cui il celebre cioccolatino, uno dei simboli torinesi, porta il nome della mitica maschera torinese, il Gianduja. Ovetti, gianduiotti e Nutella hanno fatto diventare la città il simbolo di una prelibatezza mondiale.
A Genova Milano deve la bandiera e un po’ la consideriamo la nostra cugina di mare, anche se il nostro amore viene spesso ricambiato dal loro tipico mugugno. Ma forse la gemma più ambita è l’Acquario. Quando è stato inaugurato, in occasione delle Colombiadi del 1992, era il più grande d’Europa e il secondo al mondo. Progettato da Renzo Piano, in meno di trent’anni è stato visitato da quasi 30 milioni di visitatori, oltre 1,2 milioni l’anno.
Si dice che la città più “milanese” della Sicilia sia Catania. Non ce ne vogliano gli amici dell’elefantino ma quanto ci piace Mondello, con le sue spiagge e il suo mare in città!
#4 Di Alberobello: i trulli
Credits jaccy007-pixabay – Trulli Alberobello
La città delle archistar in questo caso deve abbassare la testa: se a Milano si fosse realizzato un quartiere di trulli sarebbe uno spettacolo.
#5 Di Venezia: il Festival del Cinema
Credits Riccardo Lo Re-unsplash – Festival Cinema di Venezia
Per gli eventi probabilmente Venezia è l’unica città italiana che attira le brame di noi milanesi. La Biennale è un’icona che tantissimi sognerebbero di avere a Milano. Ma il capolavoro è senz’altro il Festival di Venezia, da quasi un secolo un punto di riferimento del cinema d’autore internazionale. E pensare che il primo festival cinematografico fu realizzato proprio a Milano…
#6 Di Pisa: la Normale
Credits cassy1976 IG – Normale di Pisa
La prima università al mondo di scienze naturali. La Scuola Normale Superiore fondata con decreto napoleonica nel 1810 riprende la grande tradizione delle École supérieure che in Francia formano la classe dirigente. Un’eccellenza universitaria, sarebbe perfetta a Milano.
#7 Di Siena: il Palio
Ph. Anastasia Borisova (Pixabay)
Questa cosa di una città che afferma l’identità di ogni suo quartiere, con bandiere colori e perfino tradizioni diverse, ci fa impazzire. I giorni prima del palio Siena diventa ancora più magica del solito. La corsa forse è un po’ troppo trucida per i palati fini dei milanesi, però è stupenda per la convivialità che crea in città. Chissà, portarla a Milano potrebbe essere un modo per alimentare il senso di appartenenza ai quartieri di Milano. Che, peraltro, in passato era divisa anch’essa in contrade.
#8 Di Trieste: le mule
Credits sovoque-pixabay – Trieste
E la città dei maschi più attraenti? Caos in redazione.
#9 A Catania: l’Etna
Credits notiziecatania-pixabay – Catania e Etna
Un vulcano su cui si scia. Terribilmente chic.
#10 A Roma: i gladiatori
Credits tasya.filippova IG- Gladiatori romani
I gladiatori del Colosseo. Però quelli di una volta.
La Damnatio memoriae era la modalità con cui gli antichi romani attuavano la totale e deliberata cancellazione di uno specifico individuo dalle fonti storiche, con l’alterazione, abrasione o distruzione di ritratti, iscrizioni e altri documenti. A Milano la Damnatio memoriae non è riuscita in pieno. Almeno con Mussolini.
Le immagini di Mussolini che non ti aspetteresti mai di vedere a Milano
# A Milano è nato il Fascismo
Il rapporto di Milano con Mussolini è stato di un’intensità incredibile, in un senso e nel suo opposto. A Milano Mussolini ha vissuto come giornalista, è dove ha fondato il Fascismo, in piazza San Sapolcro, ed è dove ha cresciuto il suo potere fino ad arrivare alla conquista di Roma.
Ma Milano è anche la città che più di ogni altra gli ha voltato le spalle, diventando sede dell’azione partigiana nel nord occupato, e quella che lo ha tragicamente giustiziato, impiccando il suo cadavere a testa in giù a piazzale Loreto.
# Le immagini di Mussolini ancora a Milano
Pochi sanno che esistono a Milano ancora delle immagini di Mussolini. Addirittura in due luoghi di grande significato in città.
La prima immagine di Mussolini la si trova alzando gli occhi al cielo in un mosaico della Stazione Centrale a fianco della piattaforma 20. Il viso è stato in parte cancellato ma lo si riconosce ugualmente. Mussolini diede il via alla costruzione della Stazione che fu inaugurata nel 1931 e che presentava numerose decorazioni e simboli fascisti. Alcuni sono stati rimossi, altri sono ancora presenti e li si possono scovare guardando in alto.
Il secondo luogo dove si trova Mussolini è ancora più bizzarro. Su una delle guglie del Duomo il viso del duce è scolpito insieme al re Vittorio Emanuele II. Lo si trova sul tetto, a sinistra rispetto a quando si arriva, guardando in direzione nord ovest verso il basso.
Il sogno di ogni fotografo appassionato di paesaggi, skylines e tramonti urbani: individuare un punto privilegiato dal quale catturare panorami mozzafiato. In ogni città d’Italia e del mondo ci sono luoghi dove è possibile salire e scattare le foto “strappalike”. Milano non è certo seconda a nessuno nemmeno in questo e, fra tetti, terrazze e rooftop c’è da divertirsi. Ci sono luoghi accessibili a tutti, gratuiti oppure a pagamento e luoghi raggiungibili solo se si conosce qualcuno.
In questa breve guida, trovate la classifica dei dieci posti migliori e accessibili a tutti, da dove scattare fotografie memorabili. Prima di leggere le posizioni, una ad una, tenete presente che, non c’è bisogno che ve lo dica io, le immagini migliori si catturano all’alba e al tramonto e le giornate di vento aiutano il cielo a raggiungere il massimo della limpidezza liberando gli orizzonti verso le montagne che, parliamoci chiaro, in una fotografia fanno sempre una gran bella figura. La classifica è frutto di un mio parere personale e le posizioni, da uno a dieci, sono vicinissime fra loro.
Milano dall’alto: I 10 migliori posti da dove fotografare la nostra città (scelti da Andrea Cherchi)
#1 Terrazza Martini
Credits: Andrea Cherchi – Vista dalla Terrazza Martini
Da Terrazza Martini si ha una vista sorprendente e assai ravvicinata verso la Galleria, il Duomo e la piazza. In lontananza, a fare da naturale cornice, i grattacieli di Porta Nuova. Dalla Terrazza, se spostate lo sguardo verso sinistra, trovate il Castello Sforzesco, Torre Branca e CityLife. Con un grandangolo riuscite a fotografare tutto: dal Duomo a CityLife. Dalla Terrazza è possibile anche vedere bene Torre Velasca. Per conoscere le aperture della Terrazza vi consiglio di visitare le loro pagine social ufficiali. Mi piace sottolineare la gentilezza e l’affabilità del personale, perché è davvero fiore all’occhiello della terrazza.
#2 Terrazze del Duomo
Credits: Andrea Cherchi – Vista dalle Terrazze del Duomo
Una volta arrivati in cima alle terrazze del Duomo, a piedi o in ascensore, se non siete mai saliti e siete appassionati di fotografia, la prima cosa che direte a voi stessi senza farvi sentire è: “io da qui non voglio più scendere”. Da un lato delle terrazze potete vedere lo skyline di Porta Nuova, CityLife, l’ingresso e i tetti della Galleria. Dall’altro lato, la veduta su Palazzo Reale e Torre Velasca. E poi, camminando su e giù per le terrazze, ogni piccolo angolo vi offrirà notevoli spunti fotografici. La vostra fantasia non avrà limiti. Visitate le pagine ufficiali della Veneranda per orari e info. Se non siete mai saliti, vi consiglio il “classicone” delle foto Milanesi: le guglia di Torre Unicredit ripresa fra le guglie del Duomo.
#3 Torre Branca
Credits: Andrea Cherchi – Vista dalla Torre Branca
Immersa nel verde e nella quiete di parco Sempione, Torre Branca è un’autentica risorsa per fotografi e amanti della fotografia e, diciamola tutta, anche un buon “asso nella manica” con il quale sorprendere un amico che non è mai stato a Milano e ha chiesto a voi di fargli da Cicerone. Da Torre Branca si vede Milano a 360 gradi e con uno zoom farete foto meravigliose. Ci sono i vetri, ma sono pulitissimi e non vi impediscono di ottenere scatti limpidi e di ottima qualità. Nella loro pagina facebook ufficiale trovate tutti gli orari di salita e altre info. Vi consiglio inoltre di telefonare poiché è possibile salire solo con l’ascensore che potrebbe non funzionare in caso di vento.
#4 Palazzo Lombardia
Credits: Andrea Cherchi – Vista da Palazzo Lombardia
Dall’alto del suo belvedere al 39° piano, Palazzo Lombardia offre emozioni visive impareggiabili. La vista su Porta Nuova, su grattacielo Pirelli e sulla Stazione Centrale, soprattutto al crepuscolo, non teme rivali. Il belvedere è aperto a tutti ogni domenica (verificate tuttavia sempre sul sito web della Regione), mattina e pomeriggio. Tenete presente che tutti sognano il panorama al tramonto e quindi la coda per salire è maggiore dalle 16 in avanti. Trattasi tuttavia di coda piuttosto snella e i controlli all’ingresso richiedono circa cinque minuti. Non di più. Miglior vista assoluta su Biblioteca degli Alberi che, osservata dall’alto, è uno spettacolo. La salita non ha costi.
#5 Highline della Galleria
Credits: Andrea Cherchi – Vista da Highline Galleria
Camminare sui tetti della Galleria è una grande emozione. Fare foto da lì, lo è ancora di più. Lungo il percorso dell’Highline, ogni occasione è buona per fare foto e liberare la vostra vena artistica. Appena salite, venite accolti da una bella vista su piazza del Duomo e, al termine della passeggiata, vi aspetta un ottimo panorama su Porta Nuova. In più, vedere e fotografare il tetto della Galleria non è cosa di tutti i giorni. Quando avrete fotografato tutto, vi rimane la sfida dei 12 gatti che vagano per i tetti della Galleria. Averli tutti e 12 in uno scatto è come vincere un Pulitzer. Forse di più.
#6 Monte Stella – La montagnetta di San Siro
Credits: Andrea Cherchi – Vista da Montagnetta di San Siro
Da qui, la vista su Milano è strepitosa. La salita, se non siete allenati, lo è un po’ meno. Dal Monte Stella, soprattutto al tramonto e all’alba, portate a casa foto memorabili. Si vede bene Porta Nuova, CityLife e, con un buono zoom, anche il Duomo. Se vi girate, vi conquisterà una bella veduta su San Siro. E allora, perché solo al settimo posto? Il motivo sono gli alberi. D’estate e in primavera, dello skyline si vede ben poco. D’autunno, potete giocare di fantasia con i colori caldi della fioritura e quello che si vede del panorama e d’inverno, i rami secchi non aiutano molto. In conclusione, una visione limpida e senza disturbi non c’è mai, anche se è uno dei primi posti raggiunti dagli appassionati di fotografia. La salita non ha costi.
#7 Grattacielo Pirelli
Credits: Andrea Cherchi – Vista da Grattacielo Pirelli
Lo inserisco in classifica poiché osserva aperture durante l’anno, legate per esempio al FAI e in occasione della Festa dei Nonni il 6 ottobre di ogni anno. La vista è ottima verso la stazione centrale e verso Porta Nuova. Trattasi di salita da pianificare accuratamente poiché molto ambita da turisti e Milanesi. In poche parole, se vi dicono che, in occasione delle aperture straordinarie, si può salire nell’arco dell’intera giornata, voi mettetevi in coda già dal mattino. Oltre alla vista su Milano, si ha la possibilità di vedere l’interno di un edificio che ha fatto storia e che è famoso in tutto il mondo. La salita non ha costi.
#8 Fondazione Prada
Credits: Andrea Cherchi – Vista da Fondazione Prada
Dall’ultimo piano della nuovissima Torre Prada la vista su Milano è insolita e originale. Nulla di mozzafiato, ma particolare. Il Duomo, lo skyline di Porta Nuova, CityLife. E’ tutto lontanissimo, tanto che Torre Prada potrebbe non essere neppure messa in una classifica come questa. Eppure, c’è qualcosa che rende tutto così geniale. Sono andato solo due volte. Se ci vado ancora due volte, rischio di farla salire nelle prime tre posizioni.
#9 Torre Unicredit
Credits: Andrea Cherchi – Vista da Torre Unicredit
Le aperture straordinarie di Torre Unicredit si contano sulle dita di una mano. Due all’anno al massimo e con il sistema di prenotazione del “chi primo arriva” che, nel giro di pochi istanti, fa registrare il tutto esaurito. Ci sta. La visita permette di entrare in uno dei grattacieli più famosi del mondo. Chi ha la fortuna di salire ai piani alti, può vedere e fotografare piazza Gae Aulenti anche se il riflesso dei vetri non è un buon alleato. La vista verso Bosco Verticale e Biblioteca degli Alberi è magnifica, ma, anche qui, il riflesso dei vetri non aiuta. La salita non ha costi.
#10 In memoria: Miview Restaurant
Credits: Andrea Cherchi – Vista da Miview Restaurant
Per ultimo il ricordo di un altro posto spettacolare. Il MiView Restaurant era posto al ventesimo piano del World Join Center al numero 30 di Viale Achille Papa a Milano, zona Portello, offriva una vista spaziale verso CityLife, Porta Nuova e San Siro.
Le proteste per la loro vicinanza alla abitazioni e per l’estetica da cantiere si erano sollevate poco dopo la loro edificazione in superficie lungo il percorso della nuova metropolitana. Presto però potrebbero diventare le opere d’arte. Vediamo la proposta.
La proposta di trasformare gli orrendi torrini della M4 in opere d’arte
# “Sono dei mostri architettonici”
Credits milanipost- Torrette areazione in fase di costruzione nel 2021
Nell’estate del 2021 lavoratori e residenti tra la zona di via Foppa e Sant’Ambrogio avevano espresso la loro disapprovazione: “Sono dei mostri architettonici“. “Io vivo in via Foppa 58. Quando mi affaccio, posso abbracciare il torrino“. O ancora una residente di via Foppa 25: “Il torrino dista 4,65 metri dal mio salotto“. Stiamo parlando delle torrette di areazione lungo la linea M4, le stesse presenti anche su M5, rese obbligatorie da una norma tecnica adottata anni fa da Regione Lombardia. Alte 6 metri, servono per il prelievo di aria per gli impianti di ventilazione meccanica e sono necessari per le stazioni metropolitane.
# La proposta di trasformare le torrette in opere d’arte
Maps – Torrino Repetti M4
Sono 15 le torrette per la M4, realizzate in cemento e simili a grossi comignoli: sono proprio un pugno in un occhio, davvero orrende. Alcune sono stati ricoperte con il verde, anche se in diversi casi le piante rampicanti si sono seccate e sono morte prematuramente, in mattonelle o altro rivestimento, come in San Babila, o dipinti.
Soluzioni torrette alternative
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Credits skyscrapercity - Ascensori con sistema areazione Metro Brescia
Credits skyscrapercity - Ascensori con sistema areazione Metro Brescia
Credits Urbanfile - M4CaminiOriginari
Purtroppo non sono state fatte scelte migliori a livello estetico, come le prime proposte di design per la M4, e nemmeno soluzioni come a Brescia dove le torrette sono state inglobate nel corpo ascensore. Per questo motivo è arriva la proposta di trasformarle in un arredo urbano di qualità attraverso un’operazione di street art.
# L’Assessore alla Cultura Tommaso Sacchi appoggia l’iniziativa
Il Comune di Milano, tramite L’Assessore alla Cultura Tommaso Sacchi, è favorevole al progetto: “Milano, prima città in Italia ad avere una direzione arte pubblica dedicata in questi anni si è distinta per la capacità di coinvolgere artisti emergenti e talenti affermati per una nuova interpretazione di muri, piazze, caseggiati. Sarebbe bellissimo che anche i muri dei torrini in corrispondenza delle nuove fermate M4 potessero diventare luoghi destinati alla creatività”. Anche il Presidente di M4 Spa, Alessandro Lamberti, è d’accordo:“Per i torrini stiamo pensando non al classico rivestimento con il verde, che pure resta valido, ma appunto ad iniziative artistiche, o coinvolgendo anche sponsor”.
# Nuove stazioni artistiche nel 2025 con il bando Arte4
Il Presidente di M4 SPA anticipa inoltre l’intenzione di dare un nuovo impulso al progetto Arte4, che al momento ha coinvolto solo la stazione di Tricolore. L’obiettivo del bando è quello di realizzare installazioni artistiche nelle stazioni metropolitane della linea M4, sulla scia di quanto fatto ad esempio a Napoli dove sono presenti oltre 250 opere site-specific installate nelle stazioni dell’Arte della Linea 1. Non si tratta di un progetto di tale portata ma comunque degno di nota: “Cercheremo di trovare il miglior modo dal punto di vista legale e dal punto di vista economico finanziario per fare in modo che in tutte le stazioni, o dove sarà possibile, sia possibile prevedere installazioni artistiche”.
I progetti potrebbero essere realizzati già nel 2025: “Speriamo che ci sia interessa da parte di artisti nazionali e internazionali. Ci sono stazioni più iconiche che si prestano meglio e altre che hanno forse meno appeal per gli artisti. Dipenderà dal piano di lavoro che faremo. Ma non ha senso lasciare le stazioni così come sono” spiega Lamberti.
Fino a domenica in piazza Gae Aulenti Caffarel regala praline di cioccolato made in Piemonte, con gianduia e nocciole intere. Sabato si aggiunge anche Momusso che distribuisce ai presenti dei cadeaux natalizi durante uno spettacolo live dalle 11 alle 13 e dalle 15 alle 17.
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