L’ex Manicomio Mombello si trova a Limbiate all’interno di Villa Pusterla-Crivelli, un enorme complesso di oltre un milione di metri quadri. Era la dimora estiva dei Carcano, una ricca famiglia milanese, una villa lussureggiante e lussuosa che gli abitanti chiamarono “Montebello”, da cui Mombello. In seguito è diventato un luogo spettrale degno dei migliori film horror. Ripercorriamo la sua storia. Foto Cover e Gallery: Alex Torinesi
Mombello era il manicomio più grande d’Italia: uno dei luoghi più spaventosi del mondo
# Napoleone vi proclamò la Repubblica Cisalpina
Come un luogo lussuoso e affascinante è diventato simbolo del terrore per tutti i milanesi? Villa Montebello ospitò nella sua storia anche alcuni grandi dell’epoca come Ferdinando IV in visita a Milano e fu la tenuta scelta da Napoleone per proclamare la Repubblica Cisalpina. Ma con l’arrivo degli austriaci e, soprattutto, con l’unità d’Italia le cose cambiarono radicalmente.
# 1872: nasce il più grande manicomio d’Italia
Credtits: madtrip.co – Manicomio di Mombello esterno
1872. Nella tenuta della settecentesca Villa Crivelli-Pusteria ormai caduta in disgrazia, nasce il più grande manicomio d’Italia. Con 40 mila metri quadrati di stanze, celle e corridoi della struttura sanitaria parte di un lotto di circa un milione di metri quadrati fra campi, capannoni e padiglioni a Nord di Limbiate.
Credits: turismo.it – Manicomio di Mombello
# Tra i luoghi più spaventosi del mondo, ospitò anche il figlio illegittimo di Mussolini
Interni manicomio mombello
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Scritte dei writer
Stanza per bambini
Corridoio
Il Villaggio Mombello venne considerato come uno dei più spaventosi al mondo, secondo le dicerie dell’epoca. Il Comune di Milano vi trasferì tutti i pazienti dal manicomio cittadino di Senavra e, nonostante avesse una capienza di 600 posti, arrivò a ospitare oltre 3 mila pazienti, fra i quali anche il figlio illegittimo di Mussolini, Benito Albino, morto internato nel 1942.
A separare il manicomio dal resto del mondo ci pensava un muro di cinta alto due metri e lungo tre chilometri entrato a far parte dell’immaginario locale. “Se non fai il bravo, ti porto de la del mur”dicevano i nonni ai nipotini irrequieti.
# Set del film con partecipazione di Jonnhy Deep nel 2017
Disposta la cessazione nel 1978 dalla Legge Basaglia, come per gli altri manicomi italiani, fu riconvertito per un breve periodo in un ospedale psichiatrico per poi essere definitivamente chiuso nel 1999. Dopo l’abbandono per chiusura è diventato preda di writer, vandali e tossici, oltre che di semplici curiosi, fotografi e persino registi in cerca di set cinematografici suggestivi, visto il suo aspetto spaventoso ed immerso in un silenzio irreale, quasi spettrale.
Infatti il regista genovese Luciani Silighini lo scelse per girare nel 2017 le riprese di “7 days, 7 girls” fra le mura devastate dei vecchi padiglioni, con Johnny Deep apparso in un cameo.
Anche in Liguria ci sono delle spiagge libere! Queste sono le 10 più belle
#1 Le Calandre Beach, una delle preferite dai surfisti
Credits ilabaci91 IG – Le Calandre Beach
Le Calandre Beach ha un arenile soffice e dorato, ogni anno portato via dalle mareggiate, mare azzurro e turchese e con pareti rocciose che si fiondano sulla costa. Ideale per fare surf, questa spiaggia si trova a circa 2 chilometri dal centro di Ventimiglia e per arrivarci bisogna camminare lungo un sentiero sviluppato nella roccia dalla passeggiata Marconi.
#2 Spiaggia dei Tre Ponti, circondata da un paesaggio suggestivo
Credits carla_mosca IG – Spiaggia Tre Ponti Sanremo
La Spiaggia dei Tre Ponti, nel comune di Sanremo, è una delle preferite dagli amanti del surf. In gran parte libera, è caratterizzata da sabbia fine e dorata, acqua limpide e turchesi ed è circondata da un paesaggio suggestivo. In loco è presente l’attrezzatura per godersi in relax una giornata al mare.
#3 Spiaggia di San Donato, sabbia grigia, piccoli ciottoli e mare trasparente
Credits antonellafornaro_ IG – Spiaggia libera di San Donato
In uno dei tratti di costa più suggestivi di tutto il ponente ligure si trova la spiaggia di San Donato, vicino alla marina di Capo San Donato nel comune di Finale Ligure. La spiaggia si presenta con sabbia grigia, piccoli ciottoli verso il bagnasciuga e acqua trasparente. La natura che la circonda regala un’atmosfera unica.
#4 Baia dei Saraceni, tra le più belle spiagge di Varigotti
Credits andrea2690-pixabay – Baia dei Saraceni
Tra il grazioso borgo di Varigotti e Finale Ligure si trova la Baia dei Saraceni, tra le più belle località dell’intera Liguria. Il mare ha colori favolosi, acqua limpida e scogli mozzafiato. Una delle spiagge più belle di Varigotti, con un arenile sabbioso, bassi fondali marini ricchi di flora e fauna. Considerata da molti un vero paradiso tropicale.
#5 Spiaggia dei Pescatori di Noli, davanti a uno dei borghi medievali meglio conservati della Liguria
Credits dagnalberto IG – Spiaggia dei Pescatori di Noli
La Spiaggia dei Pescatori si estende per poco più di 100 metri, davanti al comune di Noli in provincia di Savona uno dei borghi medievali meglio conservati della Liguria. La porzione centrale a utilizzo libero mentre ai lati sono presenti alcuni stabilimenti balneari. La battigia è composta da sabbia mista a ghiaia e ciottoli.
#6 Spiaggia San Bastian, riparata da suggestive falesie rocciose verticali
Credits marida_1974 IG – Spiaggia libera San Bastian
La Spiaggia San Bastian è un luogo incantato con suggestive falesie rocciose verticali che riparano la sua sabbia dorata punteggiata da scogli, tra Celle Ligure e Albissola, raggiungibile tramite l’Aurelia e poi percorrendo un sentiero di circa 200 metri fino a una scalinata che arriva direttamente alla spiaggia. In questa spiaggia libera affacciata un mare azzurro e cristallino c’è anche un piccolo stabilimento balneare.
#7 Spiaggia di San Fruttuoso di Camogli, la spiaggia di ciottoli con l’abbazia benedettina
Credits patty_intotheblue IG – San Fruttuoso
L’incantevole spiaggia di ciottoli di San Fruttuoso, lambita da uno mare cristallino e incastonata in una piccola insenatura sulla riviera ligure, è una della più minute e remote baie in Italia. Ancora presente un torrione del ‘500 e una sorgente d’acqua dolce intorno alla quale venne eretta nell’VIII secolo d.C un’abbazia benedettina ideale proprio per la sua inacessibilità. Infatti ci si può arrivare solo via mare partendo in barca da Portofino o a piedi con un impervio percorso di trekking di almeno 3 ore da Camogli.
#8 Spiaggia del Pozzetto, con ciottoli e sabbia scura
Credits lucas87_mi_ge IG – Spiaggia Il Pozzetto
La Spiaggia del Pozzetto, a pochi chilometri dal centro di Rapallo, è immersa in un ambiente naturale da sogno e raccolto. L’arenile di questo tratto di spiaggia è libero, si sviluppa all’interno del suggestivo tratto frastagliato di costa, e si presenta con ciottoli e sabbia scura con un mare pulito e azzurro perfetto per un nuotata.
#9 Baia Blu di Lerici, un arenile sabbioso che si staglia su di una scogliera di ulivi e lecci
Credits vizia_g IG – Baia Blu
Situata a circa 500 metri dal borgo di San Terenzio e raggiungibile attraverso la località di Pozzuolo, la Baia Blu è una spiaggia libera e offre anche la possibilità di noleggiare sdraio, lettini, ombrelloni. Stretta tra Punta Santa Teresa e Punta Galera, la Baia Blu è caratterizzata da un arenile sabbioso che si staglia su di una scogliera di ulivi e lecci.
#10 La Baia del Silenzio, incorniciata dalle tipiche e coloratissime case liguri
Credits giuseppe.sutera_ IG – Baia del Silenzio
La Baia del Silenzioè un luogo incantevole incorniciato dalle tipiche e coloratissime case liguri, ma anche da importanti edifici storici, che rendono il paesaggio ancora più caratteristico. La baia si contraddistingue per la sua sabbia fine e dall’essere separata tramite una penisola da un’altra baia, la “Baia delle Favole”.
Il gioco da tavolo più amato di sempre ha preso ispirazione per le sue caselle dalle vie di Milano, nella versione italiana. Scopriamo quali sono e perché è stata fatta questa scelta.
Le vie del Monopoli sono tratte da Milano: dove sono in realtà
# Il gioco da tavolo più amato di sempre
Il Monopoly, forse il più famoso gioco da tavolo al mondo e in assoluto il più “giocato” secondo il Guiness dei primati, fu creato all’inizio del XX secolo da Elizabeth Magie. Il suo nome deriva dal concetto economico di monopolio, ovvero il dominio del mercato da parte di un singolo venditore, e ad oggi è stato concesso in licenza in più di cento Paesi e tradotto in oltre trentasette lingue.
# Le vie del Monopoli hanno preso ispirazione da quelle di Milano
ph. pcdazero-pixabay – Monopoli
Per la versione italiana è stato Emilio Ceretti, giornalista, traduttore, critico cinematografico e imprenditore milanese, a distribuirlo nel 1936 in Italia con il nome di Monopoli tramite la Editrice Giochi fondata con gli amici Walter Toscanini e Paolo Palestrino.
Nella scelta della toponomastica decise di ispirarsi ad alcune vie o quartieri di Milano. Nello specifico stiamo parlando di: viale Gran Sasso, viale Monte Rosa, piazza Vesuvio, via Accademia, via Verdi, via Raffaello Sanzio, via Dante, corso Vittorio Emanuele, via Marco Polo, via Magellano, corso Cristoforo Colombo, Stazione Ferrovie Nord, piazza Costantino, viale Traiano, piazzale Giulio Cesare, corso Littorio, largo Augusto e via dei Giardini.
# Dal Parco della Vittoria a Largo Augusto
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La casella del Parco della Vittoria, la più remunerativa e allo stesso tempo la più costosa per la costruzione di case e hotel, era il vecchio nome dei Giardini Indro Montanelli.
In Viale dei Giardini, la seconda casella più costosa del gioco dopo il “Parco della Vittoria”, è dove abitava l’ideatore dei nomi del gioco.
Credits valentinaorazi IG – Monopoli
Tra le altre ci sono:
Via Marco Polo che ancora oggi è situata in zona Repubblica,
Via Accademia che fu a prima strada a collegare Milano con il Comune di Lambrate quando era ancora comune autonomo,
Stazione Ferrovie Nord si riferisce al primo snodo ferroviario italiano a collegare Milano con le regioni del nord,
Via Verdi che si trova tra Piazza della Scala e Brera
Largo Augusto, da poco riqualificato, per i milanesi è indissolubilmente legato al Verziere.
Le caselle meno costose, Vicolo Stretto e vicolo Corto, sono le uniche due a non essere tratte dalla città meneghina, anche se c’è chi li riconduce ai due vicoli di Brera, Fiori Chiari e Fiori Scuri.
# Negli ultimi anni sono state rilasciate numerose versioni alternative
Nel corso degli anni, dopo l’acquisizione del gioco da parte della Hasbro, nota società statunitense che produce giochi e giocattoli, sono state molte le versioni che sono state rilasciate. Tra queste c’è “Italia” con i nomi delle 22 caselle del tabellone del Monopoli che si riferiscono a 22 città italiane, scelte con un sondaggio nel 2010, la versione “Monopoli” dedicata alla cittadina pugliese con le sue vie o ancora quella dedicata a “Bergamo” come omaggio per essere stata duramente colpita dalla pandemia.
Momentaccio per lo sviluppo della metro di Milano. Non si è ancora assorbita la notizia dell’asta andata deserta per l’estensione della M1 fino a Baggio che arriva un’altra doccia fredda. Per portare la M5 a Monza servono soldi. E non pochi. Quasi mezzo miliardo di euro.
Lo aveva anticipato l’assessora alla mobilità, Arianna Censi: «A Milano servono 300 milioni di euro», aveva dichiarato a inizio agosto, chiedendo l’intervento del governo per evitare il taglio delle corse dei mezzi pubblici. Ma ora la cifra lievita, almeno per i lavori della metro.
# Palazzo Marino al Governo: costi aumentati fino al 40%
In una lettera inviata al Ministero delle Infrastrutture, Palazzo Marino comunica l’aumento del costo del progetto per portare la M5 a Monza. Aumento che si aggira intorno al 35-40 per cento del costo totale. Si tratta dunque di circa 400 milioni di euro, che si aggiungono alla somma di un miliardo e 300 milioni. La richiesta del Comune è che sia il Governo a metterci i soldi per il fatto che si tratta di un tracciato che va oltre i confini del Comune di Milano.
# Un gioco a tre per il futuro della M5
Settembre sarà decisivo per il futuro della Metro 5.Regione Lombardia, Comune di Milano e Governo dovranno decidere se e come poter realizzare un progetto di cui si è parlato a lungo ma che ora rischia uno stop che potrebbe rivelarsi definitivo.
Piccole perle incastonate tra l’entroterra, caratterizzato da colline e monti, e il meraviglioso Mar Ligure. A pochi chilometri dal confine attirano molti turisti dalla Costa Azzurra.
I 7 incantevoli borghi dell’entroterra ligure che strappano turisti alla Costa Azzurra
#1 Perinaldo, il borgo medievale che guarda le stelle
Credits kraakebolle IG – Perinaldo
Perinaldo, nell’entroterra in provincia di Imperia, risale all’anno 1.000. Il suo nome deriverebbe dal latino podium rainaldi, Poggio di Rinaldo, e tra i suoi residenti ha avuto anche un personaggio illustre: il matematico, medico e biologo Giovanni Cassini nato nel 1625. A lui è intitolato l’Osservatorio Astronomico di questo borgo suggestivo. Camminando tra i suoi vicoli caratteristici ci si immerge nella storia e nell’atmosfera del Medioevo, con edifici e elementi architettonici tipici del periodo ancora ben conservati.
#2 Apricale, il borgo di pietra arroccato sulla collina
Credits dhogelan IG – Apricale
Il borgo medievale di Apricale nell’entroterra di Bordighera, sempre in provincia di Imperia a pochi chilometri dal confine francese. Passato sotto il dominio genovese dei Doria insieme al vicino Perinaldo alla fine del 1200, è interamente costruito in pietra e si presenta una caratteristica forma arroccata con le Alpi Marittime a fare da sfondo. Il suo nome deriva da Apricus, dal latino “soleggiato”, per la sua posizione su una collina circondata dal verde degli ulivi. Quasi tutti i carruggi con pavimentazione in pietra conducono piazza principale detta Torracca dove ci sono alcuni degli edifici più pittoreschi come la Chiesa della purificazione di Maria Vergine e il Castello della Lucertola costruito su uno sperone di roccia.
#3 Dolceacqua, il borgo da fiaba
Credits pauline_pscl_05 IG – Dolceacqua
Dolceacqua, fondata sul torrente Nervia, è forse il borgo con l’atmosfera più fiabesca. Si trova sempre in provincia di Imperia, a poca distanza dagli altri due borghi sopra citati. Tra i luoghi più belli da vedere c’è di sicuro il Castello Doria, risalente al 1177 e inizialmente di proprietà dei conti di Ventimiglia prima di passare alla famosa famiglia genovese, e il Ponte Vecchio, conosciuto per essere stato soggetto di alcune opere di Monet.
#4 Triora, il borgo delle streghe
Credits: @casu_ale Triora
Il borgo di Triora, costruito sulla cima di un’alta collina, è famoso, oltre che per la galleria a cielo aperto creata dalle caratteristiche porte dipinte da artisti di varie nazionalità, soprattutto per essere il borgo delle streghe. Bisogna tornare indietro al 1587, per dare una spiegazione a questo soprannome, quando il piccolo borgo ligure fu colpito da una tremenda carestia e dal maltempo: la causa di questa sventura fu addossata alla streghe. In quel momento Triora divenne teatro di una vera e propria caccia alla streghe, una vicenda rievocata ancora oggi e che si può ritrovare nel museo etnografico e della stregoneria di Triora. Accanto all’arte e al mistero da il panorama visibile da questo borgo è davvero mozzafiato, con lo sguardo si riesce a correre lungo tutto l’arco collinare del ponente.
Concludiamo questo viaggio tra i borghi più suggestivi della Riviera di Ponente con Seborga, uno degli ultimi principati autonomi rimasti in Italia. Qui infatti viene coniata ancora una propria moneta e esiste una bandiera con stemma antico. La sua storia ha radici antiche, sembra che fosse un luogo centrale per i Cavalieri Templari, risalenti al Medioevo. L’architettura del borgo è tipica di quel periodo e presenta alcuni edifici di notevole interesse, in particolare per la loro funzione, come il Palazzo del Governo e quello che ospita la Zecca.
Borgio Verezzi si trova tra Pietra Ligure e Finale Ligure in provincia di Savona ed è inserito nell’elenco dei Borghi più belli d’Italia. È conosciuto anche come il paese del teatro per il Festival teatrale che si tiene ogni anno.
Il centro storico di Verezzi è in collina e si suddivide in quattro borgate con case in pietrarosata costruite le une sulle altre e affiancate da stradine acciottolate. Da qui si può godere di un panorama meraviglioso sul golfo di Ponente. Si snoda invece lungo la costa quello di Borgio, nella parte pianeggiante della località ligure, dalla chiesa parrocchiale di San Pietro. Da non perdere le Grotte di Borgio Verezzi, uno splendido esempio di fenomeno carsico.
#7 Finalborgo, un museo a cielo aperto
Credits ligurian.riviera.official IG – Finalborgo
Finalborgo è invece uno dei tre nuclei che formano il Comune di Finale Ligure, in provincia di Savona. Anche questo borgo è di origine medievale, oltre ad essere nella lista dei più belli d’Italia, e presenta una caratteristica davvero unica, quella di essere un museo a cielo aperto. Questo fatto lo deve alle imponenti fortezze alternate a cripte paleocristiane, eleganti palazzi rinascimentali e chiese barocche che si possono ammirare passegiando al suo interno. Ogni estate tra i suoi suggestivi vicoli va in scena una delle più conosciute rievocazioni storiche medievali.
Questa è la località di montagna più amata dai milanesi
#10 Alpe Devero, una conca verdissima a 1.650 metri di quota (Piemonte)
@franwhites IG – Alpe Devero
Al decimo posto tra le preferenze dei milanesi c’è Alpe Devero, piccola frazione del comune di Baceno in provincia di Verbano-Cusio-Ossola, Piemonte. Una conca verdissima situata a 1650 metri di quota, circondata da alcune delle cime più imponenti delle Alpi Lepontine. Ideale per gli amanti di escursioni, alpinismo, sci e sci alpinismo.
#9 Bormio, la regina della Valtellina (Lombardia)
@jo_hnny IG – Bormio
Bormio è una delle località di montagna più frequentate dai milanesi a poco meno di tre ore di auto da Milano. Un magnifico scenario di monti e vette calcaree che regalano incredibili viste panoramiche, tra il Parco Nazionale dello Stelvio e l’Alta Valtellina, e dove relax e benessere sono garantiti dalle nove sorgenti termali che sgorgano nella zona.
#8 Alpe di Siusi, la più vasta area d’Europa dove si pratica l’alpeggio (Trentino Alto Adige)
@masmac76 IG – Alpe di Siusi
All’ottavo posto si trova l’Alpe di Siusi, altopiano dolomitico del Trentino Alto Adige all’interno del territorio del comune di Castelrotto. La più vasta area d’Europa dove si pratica l’alpeggio, da qui si può godere di una vista panoramica a 360 gradi di tutte le cime circostanti come la Marmolada o le Pale di San Martino.
#7 Andalo, con il lago che appare e scompare (Trentino Alto Adige)
@pattycanovi IG – Andalo
Andalo, tra la Paganella e le Dolomiti di Brenta a 1.039 metri di altitudine, è un piccolo comune composto da un insieme di masi posti in mezzo ai prati della piana. Si prende la settima posizione di questa classifica. Oltre allo sci e allo snowboard c’è un un lago che appare e scompare a seconda delle precipitazioni e che offre la possibilità di fare una tranquilla passeggiata lungo un percorso ad anello.
#6 San Martino di Castrozza, tra le più incantevoli località del Trentino Alto Adige
@gonzalosvidela IG – San Martino di Castrozza
Al sesto posto tra le località montane amate dai milanesi c’è San Martino di Castrozza in Trentino Alto Adige. Si trova a 1.487 metri di altitudine circondata dal Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino. Famosa già nell’Ottocento tra i pionieri dell’alpinismo moderno, deve la sua origine all’Ospizio dei Santi Martino e Giuliano e oggi tra le più ricercate in Trentino.
Forse è una sorpresa. Trovarla appena al quinto posto. Celebre nei decenni, sempre alla ribalta, ancor più per l’abbinamento con Milano per le Olimpiadi 2026, la regina delle Dolomiti occupa la quinta posizione. Il borgo montano più chic d’Italia incorniciato dalle montagne tra le più belle del mondo.
#4 Valtournenche, una delle valli più belle della Valle d’Aosta
@onbetaalbaarverlof IG – Valtournenche
In quarta posizione troviamo la Valtournenche, una delle valli più belle della Valle d’Aosta. Inizia a sud del comune di Châtillon e termina con la nota località sciistica di Cervinia, alle pendici dell’iconico Monte Cervino, la terza vetta più alta d’Italia. D’estate è una delle mete preferite per gli escursionisti, ma anche per gli sciatori visto che gli impianti di risalita per il Plateau Rosa sono operativi tutto l’anno.
#3 Courmayer, tra le più “cool” delle Alpi (Valle d’Aosta)
Credis: paesionline.it – Courmayeur
Courmayer, o più nota a Milano come Courma, si piazza al terzo posto tra le mete preferite dai milanesi. Dominata dal Monte Bianco, la vetta più alta d’Europa con i suoi 4810 si può definire come uno scrigno isolato dai paesaggi alpini. Grazie alla funivia SkyWay Monte Bianco si può godere della vista sulle vette del Monte Cervino e del Monte Rosa.
Livigno, località montana della provincia di Sondrio a 2000 metri d’altezza, è conosciuta per gli snowpark, completi di piste e discese. Seconda tra le preferenze dei milanesi e tra le più apprezzate anche per il fatto di essere zona franca, viene scelta anche d’estate per escursioni ad alta quota e attività sportive all’aperto.
#1 Madonna di Campiglio, la perla delle Dolomiti di Brenta (Trentino Alto Adige)
@michpens IG – Madonna di Campiglio
Madonna di Campiglio, la perla delle Dolomiti di Brenta, trionfa tra le preferenze dei milanesi. Si trova a 1.550 metri d’altitudine ed è tra le più amate per praticare sport sia in estate che in inverno, grazie ai 60 chilometri di piste per 20 impianti di risalita e alla possibilità di fare escursioni a piedi, trekking e percorsi con la mountain bike. E’ anche tra le località di montagna italiana che hanno assistito alla più alta rivalutazione dei prezzi delle case.
Disegnato e progettato a forma di stella a sei punte dalla scomparsa archistar Zaha Hadid, è stato costruito con materiali eco-sostenibili. A lungo termine potrà gestire 100 milioni di passeggeri. Vediamo quali sono tutti i suoi record.
L’aeroporto più grande del mondo: 5 volte il centro di Milano
# Il Beijing Daxing International Airport, realizzato in 5 anni, nel 2025 gestirà 72 milioni di passeggeri, 100 milioni nei piani a lungo termine
Credits: travelworld.it
La costruzione del nuovo aeroporto, che si trova a 46 km a sud del centro di Pechino, è iniziata nel dicembre 2014. Ladurata dei lavori è stata di poco più di 5 anni, con il primo volo decollato a settembre del 2019.
Nel 2025, quando la struttura sarà completamente sviluppata, sarà in grado di gestire 72 milioni di passeggeri, 2 milioni di tonnellate di merci e 620.000 voli su base annua. I piani a lungo termine prevedono di raggiungere i 100 milioni di passeggeri.
# Disegnato e progettato dall’architetto Zaha Hadid, occupa una superficie di quasi 50 kmq
Credits: lonelyplanet.com
La forma è assimilabile ad una stella marina a 6 punte, un solo enorme ambiente di 700.000 mq, a cui quindi non serviranno navette né treni, se non i collegamenti verso la città. La superficie complessiva occupata dall’aeroporto è di quasi 50 kmq , che ne fanno il più grande al mondo, ed è stato progettato dalla scomparsa archistar Zaha Hadid, la stessa del grattacielo detto “Lo Storto” aCitylife.
L’idea generale è stata quella di ricreare il concetto architettonico cinese che punta ad avere una corte centrale con spazi interconnessi intorno, con una copertura volta parabolica per permettere alla luce di penetrare in modo ottimale all’interno.
Credits jeeyeoh IG – Interno Beijing Daxing International Airport
Le distanze tra i check-in e i gate di imbarco sono molto brevi, meno di 8 minuti, per rendere poco stressante e piacevole la permanenza all’interno e in ogni uscita. La disposizione è a raggiera, con un terminal centrale e i servizi del caso.
Credits: aviontourism.com – Gate Daxing international Airport
L’aeroporto cinese ha 8 piste, dotato di intelligenza artificiale, rete 5G e costruito con materiali eco-sostenibili oltre a pannelli solari e ai sistemi di gestione dell’acqua piovana che riducono i consumi energetici. Il costo complessivo è stato di 120 miliardi di yuan pari a circa 18 miliardi di dollari senza tener conto delle ferrovie e delle strade realizzate per raggiungere l’aeroporto. Ulteriori 1,3 trilioni di dollari sono previsti per l’acquisto di circa 8.090 aerei.
# È collegato a Pechino dalla metropolitana più veloce al mondo
Credits: travelourplanet.com
I treni della nuova linea metropolitana blu che collega la capitale cinese con l’Aeroporto Internazionale di Daxing, viaggiano a una velocità di 160 km/h, circa il doppio rispetto alla media nazionale, trasportando i passeggeri da una parte all’altra della città in soli 19 minuti.
D’estate escono molte classifiche relative ai viaggi. Ci sono molti parametri per scegliere la destinazione. Uno di questi è la sicurezza. Soprattutto quando a viaggiare sono le donne sole. Questa classifica mostra quali sono i paesi con più e con meno crimini contro le donne. L’Italia è nella cinquina dei paesi più sicuri. Molte sorprese in classifica: Egitto super sicuro e Svezia sul podio dei più pericolosi. Ma c’è il “trucco”. E la viaggiatrice da Guinness rilancia: questi i 10 paesi più pericolosi per i turisti, secondo la mia esperienza.
La giovane donna che ha viaggiato di più nel mondo: «Questi sono i 10 paesi più pericolosi per i turisti»
Classifica dei paesi per crimini contro le donne
L’ultimo rapporto sulla sicurezza femminile (Research: Women’s Safety Around the World) pubblicato negli Stati Uniti classifica le nazioni in base ai crimini contro le donne.
# L’Italia tra i più sicuri, la sorpresa dei Balcani
Tra i paesi più sicuri: il Giappone è in cima alla lista, seguito da Polonia e Bosnia-Erzegovina. Anche Slovenia, Italia e Grecia segnalano bassi tassi di criminalità contro le donne. Sorprende il settimo posto dell’Egitto, anche se nel rapporto si sottolinea come «i dati provenienti dall’Egitto potrebbero essere fuorvianti a causa della sottostima dei crimini». Spiccano anche i bassi tassi di criminalità nei paesi balcanici, come Albania, Montenegro, Macedonia, Serbia e Bulgaria.
# Sudafrica da bollino rosso, ma occhio alla… Svezia
Paesi più pericolosi: il Sudafrica è il paese più pericoloso per le donne, seguito da Svezia ed El Salvador. Nel caso della Svezia, però, i dati risentono di un vizio simmetrico a quello dell’Egitto: nel paese scandinavo, infatti, la soglia è molto bassa per le denunce. Può bastare anche solo una parola per finire sotto processo. Comunque sia la Svezia risulta tra i paesi al mondo dove si denunciano più stupri. Altra sorpresa viene dagli Stati Uniti che sono anch’essi considerati un paese ad alto rischio, con tassi significativi di violenza da parte del partner e di stalking.
Come si è detto, in alcune nazioni le donne vengono denunciate per (o vietate di) denunciare crimini, come l’Egitto, l’Arabia Saudita o il Bahrein. In Bahrein la parola di una donna vale in Tribunale la metà di quella di un uomo. Oltre alle statistiche, esistono anche le testimonianze dirette. Come questa.
# La giovane donna che ha viaggiato di più al mondo svela quali sono le nazioni più pericolose
Lexie Alford – ph. lexielimitless IG
Lexie Alford, detentrice del Guinness World Record per essere la persona più giovane ad aver viaggiato in tutti i paesi del mondo. Questi sono i dieci paesi che Lexie Alford mette in guardia dal visitare con le sue motivazioni:
#10 Afghanistan. Dal ritorno al potere dei talebani nel 2021, il paese è diventato estremamente pericoloso, soprattutto per i turisti occidentali. La rigorosa applicazione delle regole talebane e il rischio di violenza ne fanno una destinazione da evitare a tutti i costi.
#9 Yemen. Lo Yemen è nel mezzo di una crisi umanitaria, aggravata dal conflitto in corso tra le forze saudite e i ribelli Houthi. Carestia, malattie e la mancanza di ambasciate straniere lo rendono un luogo pericoloso per i turisti.
#8 Mali. Un paese ad alto rischio di rapimento. Gli sforzi di salvataggio sono quasi impossibili.
#7 Siria. La Siria è coinvolta dal 2011 in una guerra, che ha provocato la distruzione di molti siti storici e una violenza diffusa. Il conflitto in corso e il regime oppressivo ne fanno una destinazione insidiosa.
#6 Somalia. La Somalia è nota per la sua instabilità e le minacce di rapimenti. I turisti hanno bisogno di guardie armate.
#5 Repubblica Centrafricana. Lexie racconta un’esperienza straziante in cui il suo aereo ha dovuto scendere a cavatappi per evitare attacchi missilistici.
#4 Sud Sudan. Con la violenza in corso e l’alto rischio che gli stranieri vengano presi di mira per rapimenti, è un luogo in cui la sicurezza è una preoccupazione costante.
#3 Libia. La Libia rimane profondamente divisa e pericolosa dopo la caduta del dittatore Muammar Gheddafi. Il paese è afflitto dalla criminalità organizzata e dalle milizie.
#2 Bangladesh. Sebbene questo paese dell’Asia meridionale sia ricco di cultura, deve affrontare numerose sfide come minacce terroristiche e disastri naturali. La microcriminalità è dilagante e la mancanza di infrastrutture turistiche fa sì che i visitatori spesso diventino un bersaglio.
#1 Corea del Nord. La Corea del Nord è in cima alla lista. Conosciuto per la sua segretezza e lo stretto controllo governativo, è possibile visitarlo attraverso tour organizzati dal governo, ma comporta rischi immensi. Un comportamento scorretto può portare a gravi conseguenze, come dimostra il tragico caso di un turista americano morto dopo essere stato arrestato per aver tentato di rubare un poster.
Uno spazio di lavoro che si inserisce nel nuovo complesso in completamento di Symbiosis al Vigentino, confinante con Scalo Romana, e che si candida a diventare l’ufficio più bello della città. È la nuova sede di LVMH Beauty a Milano, ecco com’è.
Una terrazza di 2000 mq con giardino: l’ “ufficio più bello di Milano”
# La terrazza con giardino per lavorare in armonia con la natura
Credits: platformarchitecture.it Nuovo ufficio LVMH
Una terrazza di circa 2000 metri quadrati dove lavorare in armonia con la natura, uno spazio dove le persone sono messe al centro e dove i dipendenti sono stati coinvolti nella realizzazione del progetto. È la nuova sede milanese di LVMH Beauty Italia, leader mondiale del lusso che comprende brand come Parfums Christian Dior, Givenchy, Guerlain e tanti altri, ed è stata progettata dallo studio di architettura il Prisma per due dei piani dell’edificio “D” del complesso Symbiosis nel quartiere Vigentino.
Credits: ioarch.it – Masterplan Symbiosis
I 4000 metri quadri (2000 per piano) sono stati pensati per creare uno spazio fisico in grado di invogliare i lavoratori a recarsi in ufficio, dopo la pandemia che cambiato il paradigma del lavoro con lo smart working, rivoluzionando il modello di spazi di lavoro: maggiore attenzione al comfort, all’acustica, alla luce e alla convivialità eccezionali per un ufficio. Una sede aperta, flessibile e inclusiva, pensata per favorire lo scambio e la condivisione. Aree comuni centrali e spazi dedicati alle singole maison ai lati esterni dell’edificio.
# Un secret e working garden con WorkCafé
Credits: domusweb.it nuovi uffici LVMH
Dentro l’ufficio è presente anche il Workcafè, un bar gestito da una cooperativa di persone con disabilità. Tuttavia, il vero punto di forza della nuova sede LVMH è il suo giardino di 2000 mq, dotato di un accesso riservato. Questo spazio verde, attrezzato con tavoli e sedute, offre la possibilità di tenere incontri, svolgere riunioni o lavorare in modo individuale, tutto mentre si gode del panorama milanese. E non è tutto: il giardino sarà anche un luogo versatile, non limitato solo al lavoro.
santarinimusic IG – Evento terrazza LVMH
Il giardino funge infatti anche da spazio per eventi, una caratteristica piuttosto rara nella zona.
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Inoltre, è stata creata un’area specifica per il benessere psicofisico e la tutela della biodiversità: un giardino segreto, separato dal resto della terrazza, ideale per meditare o fare esercizio. Accanto a questo, è previsto un working garden con diverse opzioni di postazioni di lavoro, sia cablate che all’aperto o sotto pergole.
# L’ufficio in una Milano in trasformazione
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All’interno ogni maison ha a disposizione spazi open space con postazioni fisse, ma anche aree per la collaborazione informale come i tavoli atelier e i salottini separati.
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E fuori dalle vetrate, la Milano in trasformazione dello scalo di Porta Romana e del villaggio olimpico ormai in fase di completamento. Il progetto è stato firmato da Il Prisma nel 2022 e riguarda l’allestimento interno del terzo e quarto piano dell’edificio Symbiosis.
Tomba di Stendhal al cimitero di Montmartre a Parigi, da notare l’epitaffio in italiano. Ma scalpellino francese… manca l’accento sulla o di amò. Ma perché il grande autore francese si è definito in questo modo? Foto cover: Piera Lamperti
“Milanese scrisse, amò, visse”: al cimitero delle stelle di Parigi c’è una tomba di un grande innamorato di Milano
Il suo vero nome era Marie-Henri Beyle, ma divenne universalmente noto come Stendhal. In realtà era francese al 100%. Nasce a Grenoble il 23 gennaio 1783, arriva per la prima volta a Milano a diciassette anni, durante l’occupazione napoleonica, dove si ferma per due anni arruolandosi militare. Come scrisse sulla lapide a Milano amò: perse letteralmente la testa per Angela Pietragrua, da lui definita «sublime sibilla, terribile nella sua bellezza folgorante e soprannaturale».
In seguito viaggiò e visse in molti altri luoghi d’Europa, ma ormai l’imprinting era quello: amò definirsi sempre milanese, per tutta la vita e anche oltre: quando morì a Parigi il 23 marzo 1842 decise di incidere sulla sua tomba a Montmartre questo epitaffio per sintetizzare la sua vita: «Arrigo Beyle / Milanese / Scrisse / Amò /».
Copertina. A destra, New York anni ’30. A sinistra, Milano inizio ‘900. Cosa hanno in comune? Che sono due high-line. La differenza? Che Milano la sua ferrovia sopraelevata non ce l’ha più. Dalla Esposizione Universale di Milano.
Correva l’anno 1906 e a fare un tratto lungo la città ben prima della 90 e la 91 c’era una linea ferroviaria speciale.
Il Comitato per la Trazione Elettrica Dr. Giorgio Finzi, in seguito divenuta Società Officine elettro ferrovierie Tallero (in via Giambellino), la volle quasi totalmente sopraelevata per non ostacolare il traffico di oltre un secolo fa e la visuale sulla Esposizione.
Qualcuno dice che fosse molto più puntuale dei tram moderni, ma sono almeno 5 le cose certe e che molti di noi non sanno sulla romantica antenata della circolare esterna di Milano.
5 cose che non sapete dell’antenata della 90-91: la ferrovia sopraelevata
#1. La ferrovia sopraelevata venne costruita per collegare i due punti nevralgici della Esposizione Universale, Parco Sempione e la piazza d’Armi, senza fermate intermedie. Percorreva l’intera tratta in 3 minuti, alla velocità massima di 40 km/h.
#2. La ferrovia viaggiava quasi tutta in viadotto, in legno sopra le strade, in ferro sul tratto di smistamento, ed era a doppio binario. Le stazioni erano decorate in stile Liberty, mentre tutto il viadotto era illuminato da 48 lampade ad arco.
#3. Ogni treno portava 260 viaggiatori di cui 144 seduti. Il deposito si trovava in via Mario Pagano.
#4. La ferrovia sopraelevata era lunga 1350 metri, fu uno degli exempla ingegneristici del tema dell’Esposizione universale del 1906, ‘i trasporti’, e venne allestita per celebrare l’apertura del traforo del Sempione.
#5. La ferrovia sopraelevata venne inaugurata il 29 aprile 1906, qualche giorno in anticipo rispetto all’inaugurazione dell’Expo 1906, e fu smantellata il novembre successivo, alla conclusione della fiera.
Abbiategrasso è un comune di 32 764 abitanti della città metropolitana di Milano, a circa 29 chilometri a sud-ovest dal Duomo di Milano. E’ posta al confine della città metropolitana e fino al 1956 era il capolinea meridionale della tranvia Milano-Corsico-Abbiategrasso.
E’ anche uno dei comuni che vanta le caratteristiche più singolari dell’hinterland milanese. Vediamone alcune.
5 curiosità sul comune più grande dell’hinterland di Milano
#1 E’ il Comune più grande dell’hinterland: quasi un terzo di Milano
Abbiategrasso è il Comune più grande dell’hinterland con una superficie complessiva paria a circa un terzo di quella di Milano. Dopo Abbiategrasso per grandezza ci sono San Giuliano, Gaggiano e Morimondo, che è anche il secondo meno popoloso.
#2 In dialetto milanese si chiama Biaa
Nel dialetto locale si chiama Biagrass o Biegrass, mentre in milanese il suo nome è Biaa. La radice del nome Abbiategrasso potrebbe derivare dal celtico Abia (acqua) + atis (desinenza toponomastica), per cui la traduzione sarebbe Luogo d’Acqua.
#3 Il territorio è interamente compreso nel Parco del Ticino
Il territorio di Abbiategrasso è interamente compreso nel Parco lombardo della Valle del Ticino. L’abitato sorge a cavallo del ciglio del dislivello formato dalla valle del Ticino e lungo la “linea dei fontanili”, che divide l’alta Pianura Padana dalla bassa Pianura Padana.
Il territorio giunge fino alle sponde del fiume Ticino ed è attraversato dai Navigli nell’area della frazione di Castelletto Mendosio, dove il Naviglio Grande si stacca a formare il Naviglio di Bereguardo.
Credits: milanoguida.it – Abbiategrasso
#4 Il principale centro agricolo dell’hiterland
Solo il 16% del territorio comunale è urbanizzato o urbanizzabile, mentre l’84% può essere sfruttabile dall’attività agricola. Abbiategrasso è uno dei pochi comuni rurali che possieda un suo stemma già dal 1400.Il primo stemma a colori della città è stato rintracciato su una bolla di papa Paolo III del 24 aprile 1544 in cui è rappresentato un leone rampante di rosso. L’ultima sua trasformazione risale al 1930 quando, variati gli smalti, il leone è stato sormontato da una corona all’antica d’oro.
#5 Una città da videogiochi
Abbiategrasso è citata nel videogioco Age of Empires II: The Forgotten nella campagna dedicata alla scalata al potere di Francesco Sforza, dove la città svolge una parte durante l’assedio di Milano.
Così vicina a Milano ma, per storia e tradizioni, così lontana da essere, assieme al territorio bresciano e cremasco, più veneta che lombarda, la Bergamasca è una terra ricca di storia e di natura, tanto montuosa quanto pianeggiante. Basta passeggiare per le vie del suo capoluogo per respirarne l’atmosfera dei passati secoli veneziani, la cui influenza vive ancor oggi nelle sue piazze, nello stile delle case, nei dialetti locali, nelle tradizioni e nell’arte, influenzata dalla ricca Venezia e dai suoi artisti.
Oggi però non vi condurrò alla scoperta delle bellezze artistiche custodite tra la città alta e bassa di Bergamo, oggi usciremo alla scoperta di alcune delle innumerevoli bellezze nascoste nella provincia bergamasca, tra le sue valli, le sue calde pianure e le alte vette orobiche.
Basta incamminarsi a poca distanza dal passo della Presolana, a 1297 mt, in un facile sentiero boschivo per imbattersi in un “Belvedere” davvero originale, e già la presenza delle tre statue che incontriamo lo dimostra. Siamo sul monte Scanapà, e da qui la vista spazia sulla sottostante Val di Scalve, sul torrente Dezzo e fino alla Valcamonica, il silenzio e i colori della natura fanno la loro parte rendendo questo posto quasi magico, tanto da aver attratto con la sua bellezza una coppia di novelli sposi del XIX secolo.
Nel 1871 il giovane musicista polacco Maximilian Prihoda giunse in questa valle per far visita alla famiglia, che aveva possedimenti nella zona, innamorandosi del luogo e decidendo di stabilirvisi assieme alla moglie, la pittrice Anna Stareat. I due fecero del Belvedere il loro nido d’ispirazione, passandovi ore ed ore ad osservarne la natura e il fascino enigmatico di quel salto, tanto che, come narra la leggenda, un giorno decisero di gettarsi da quel dirupo abbracciati l’uno all’altra. I corpi vennero rinvenuti ancora abbracciati, come in un eterno gesto d’amore che rimane tutt’oggi un mistero.
Oggi restano le loro sagome metalliche a ricordo di questa triste e romantica storia, e la scenografica vista di questo Belvedere.
#2 Polittico di Ponteranica
Credits: montagneepaesi.com – Polittico di Ponteranica
Nella gotica chiese dei SS. Vincenzo ed Alessandro a Ponteranica, non molto distante da Bergamo, è custodita una delle più belle opere pittoriche di Lorenzo Lotto, genio del Rinascimento italiano che trascorse nella bergamasca ben tredici anni, realizzando alcuni dei suoi più grandi capolavori. Lorenzo Lotto è strettamente legato a Bergamo e al suo territorio, potremmo quasi dire che i suoi più grandi capolavori siano stati realizzati in questi territori, molto più che a Treviso, Venezia e nelle Marche.
Il polittico di Ponteranica è un vero gioiello nascosto, eseguito dall’artista nel 1522 su commissione della Scuola del Corpo di Cristo e collocato a sinistra dell’altare maggiore. Il dorato scrigno ligneo riflette ancora di più la bellezza dell’opera, nella cui tavola superiore è raffigurato Cristo Risorto, vincitore della morte su questo tappeto di nuvole, uno sguardo intenso e profondo verso lo spettatore.
Ai lati del Redentore, Lotto rappresenta l’Annunciazione, in uno sfondo buio, illuminato solo dalla Colomba. Nei pannelli inferiori si trovano San Pietro, con le immancabili chiavi, Giovanni Battista e Paolo, mentre il paesaggio terreno alle loro spalle ricorda proprio la natura circostante, le colline della Val Brembana di cui Ponteranica è parte.
#3 Clanezzo
Credits: primabergamo.it – Clanezzo
Clanezzo è un borgo fluviale all’imbocco della Val Brembana, che conserva ancora un fascino medioevale dove il tempo sembra essersi fermato, è perciò la meta ideale per fare due passi tra storia e natura. Scendendo verso la confluenza tra il fiume Brembo e il torrente Magna, la prima cosa che si incontra è il medioevale ponte di Attone, una possente struttura in pietra che scavalca il torrente, edificato per volere del conte di Lecco Attone attorno al X secolo.
Questo ponte fu per anni l’unica via d’accesso alla Val Brembana e quindi importantissima via di commercio con il mondo germanico, non è dunque un caso che, al di la del ponte si trovi l’antica dogana eretta per la riscossione delle gabelle. Seguendo la strada verso il Brembo, arriviamo ad un altro complesso di edifici, il porto, realizzato attorno al XVII secolo durante l’epoca veneziana, utile per l’attraversamento del Brembo a scopi commerciali.
Il fascino di antico borgo di frontiera è ancora vivo tra queste mura, da cui fino all’inizio del ‘900 partirono traghetti, alcuni diretti anche a San Pellegrino Terme, e dove, verso il 1878, venne realizzato uno dei primissimi ponti con funi portanti realizzati in Italia, il cosiddetto “Put che bala”.
#4 Cassiglio
Credits: provinciabergamasca.com – Chiesa di Cassiglio
Poco battuta e conosciuta, posta tra la Val Brembana, di cui ne è una diramazione, e la lecchese Valssassina, la Val Stabina e il borgo di Cassiglio vantano un itinerario artistico e naturale di tutto rispetto. Per raggiungerla dalla Val Brembana basta salire fino ad Olmo al Brembo, e da qui trovarsi faccia a faccia con questo affascinante paese montano di 110 abitanti. Ma perché vale la pena fermarsi a Cassiglio? La risposta vi sarà chiara appena giunti alla chiesa di San Bartolomeo, risalente al 1468, sopra al cui ingresso è affrescata una rara e pregevole “danza macabra” tardo gotica, risalente anch’essa alla seconda metà del XV secolo. L’affresco parla chiaro, nessuno è immune alla morte, ne il papa, qui raffigurato accanto ad un macabro scheletro, ne l’imperatore, ne tanto meno i nobili o i cavalieri.
Una danza tra la vita e la morte, che probabilmente decorava l’intera parete dell’edificio, e che incontriamo nuovamente camminando poche centinaia di metri più avanti, lungo la strada che porta a Valtorta, sulle pareti di Casa Milesi. Abbiamo cambiato epoca, ma la danza macabra rimane, anche se sarebbe più giusto chiamarla “serenata macabra” vista la scena che si svolge lungo la prima finestra centrale, dove un uomo, in eleganti vesti barocche, sta corteggiando la giovane dama alla finestra non curandosi della freccia incoccata nell’arco di quel macabro scheletro, che lo unisce al destino dei due vecchi popolani.
Il gusto veneto di queste scene tardo barocche è sdrammatizzato dai personaggi che animano la parte inferiore dell’edificio, un orso, animale che abitava queste valli, una scimmia e altri animali che sembrano non preoccuparsi del corso della natura. Da Cassiglio è possibile anche seguire alcuni sentieri di trekking fino alla cosiddetta “grotta dell’isola” oppure rilassarsi al lago artificiale di Cassiglio, da cui partono altrettanti sentieri verso la Valsassina.
#5 Clusone
Credits: ilgiorno.it – Clusone
Centro più importante dell’alta Val Seriana, Clusone è un pittoresco borgo medioevale circondato dalle montagne. Passeggiare per le sue vie permette al visitatore di scoprire alcuni dei suoi tesori, tra cui il bellissimo orologio astronomico incastonato nella torre del municipio o la gotica chiesa dei disciplini.
L’orologio venne costruito nel 1583 da Pietro Fanzago, ed è un autentico gioiello della meccanica rinascimentale, oltre ad essere uno dei più antichi e pregevoli esempi di orologio-planetario d’Europa. Molto più famosa della “danza macabra” di Cassiglio è quella affrescata sulla facciata dell’oratorio dei disciplini di Clusone, realizzata nel 1484/85 per volere dell’omonima confraternita.
Il tema del ciclo è lo stesso trattata in Val Stabina, ma in maniera più solenne e pomposa, con una morte incoronata e sovrana, vittoriosa su papi, vescovi, cardinali, imperatori, dogi e regnanti d’ogni nazione. A differenza dell’affresco di Cassiglio, qui si conosce il suo autore, l’albinese Giacomo de Buschis. Una visita a Clusone non puó dirsi completa, senza aver provato i tipici scarpinocc, una specie di casoncello ripieno di formaggio e spezie.
#6 Gromo
Credits: borghipiubelliditalia.it – Gromo
Uno dei borghi più belli d’Italia, Gromo sembra non aver perso quel fascino medievale che la rese nota come la “piccola Toledo” per via della sua celebre produzione di armi ed armature, soprattutto al servizio della repubblica di Venezia. Oggi come allora il suo cuore è la centrale piazza Dante, su cui si affacciano il turrito castello Ginami, oggi sede di un ristorante, la gotica chiesa di San Gregorio e il quattrocentesco palazzo Milesi, oggi sede del comune e del “Museo delle armi bianche e delle pergamene”.
#7 Santuario di San Patrizio
Credits: tripadvisor.it – Santuario di San Patrizio
Arroccato sulle prealpi orobiche a 620 metri d’altezza, questo antico santuario è l’unico in Italia dedicato all’apostolo d’Irlanda St Patrick. Fondato da alcuni mercanti irlandesi nel XII secolo probabilmente come voto per esser sfuggiti alle razzie dell’imperatore Federico Barbarossa nei territori bergamaschi, conserva al suo interno un pregevole ciclo di affreschi rinascimentali del 1514.
Il santuario è raggiungibile sia in macchina che a piedi, attraverso un sentiero in salita che parte dal centro di Colzate e giunge fino alla rupe su cui poggia il sacro edificio. Proprio lo sotto si trova la fontana di St Patrick le cui acque, secondo la tradizione, avrebbero qualità miracolose.
#8 Fraggio
Credits: photo.cuboimage.it – Fraggio
Un piccolo borgo montano a quasi 1000 metri, rimasto inalterato nel tempo ed oggi quasi del tutto disabitato. Il Borgo di Fraggio, frazione del comune di Taleggio, è raggiungibile a piedi percorrendo una mulattiera ed è un escursione ideale per chi è alla ricerca di un angolo di pace fuori dalla frenesia delle città.
Posto sull’antico confine tra Repubblica di Venezia, che qui aveva una dogana, e Ducato di Milano, sembra che qui tutto si sia fermato. Attorno a noi solo antiche case in pietra, il rumore dell’acqua che scorre dal lavatoio e la mole medioevale dell’oratorio di San Lorenzo, vero gioiello nascosto.
#9 Valle del freddo
Credits: incavallina.it – Valle del freddo
In questo angolo della Val Cavallina, a soli 360 metri d’altitudine, avviene un fenomeno che unico in nel suo genere in tutto il continente europeo. Si tratta della riserva naturale della Valle del freddo, così chiamata perché le temperature qui scendono fino a 2 gradi, permettendo in estate la fioritura di stelle alpine e rododendri.
Il fenomeno è dovuto al fatto che l’acqua nel terreno si ghiacci, permettendo in estate la fuoriuscita di aria fresca attraverso delle fessure nel terreno. Gli abitanti chiamano questa valle la “valle del diavolo” perché, secondo la leggenda, fu il diavolo a crearla. Leggende o meno, la valle del freddo è un luogo ideale in cui rifugiarsi durante i caldi week end estivi.
#10 Pizzo Coca
Credits: orobie.it – Pizzo Coca
Se anche voi siete amanti dell’alpinismo allora la meta ideale nella bergamasca è il Re delle Orobie, il Pizzo Coca. Coi suoi 3050 mt d’altezza il Pizzo divide la bergamasca dalla Valtellina. La via che ci conduce sul Pizzo potremmo anche dividerla in due gradi di difficoltà per una durata complessiva di circa 5/6 ore di cammino.
Partendo da Valbondione, ultimo paese della Val Seriana, superiamo il fiume Serio e iniziamo la nostra salita, di poco più di 2 ore, fino al Rifugio Merelli al Coca, a 1892 metri. Salendo ancora più su, raggiungiamo il Lago Coca, a 2108 metri, circondato dalle tre vette più alte delle Orobie, i Pizzi Coca, Redorta e Scais. Dal lago ha inizio l’alpinismo vero e proprio, salendo piano e lungo la via per esperti che conduce ai 3050 metri del Pizzo Coca e della sua croce, da cui la vista è davvero incredibile.
Hinterland è una parola tedesca: significa letteralmente retroterra, termine che in ambito squisitamente geografico indica una zona di territorio che, in senso economico, politico, sociale, gravita attorno ad un determinato perno, che sia una città o un’infrastruttura di qualche tipo, verso il quale le sue linee di traffico convergono.
# Area e numeri dell’hinterland di Milano
Da quando il 16 ottobre 2015 è stata istituita la Città Metropolitana in luogo della Provincia di Milano, si può dire che l’hinterland corrisponda grossomodo a quest’area:
L’hinterland milanese è inserito nel più ampio contesto della blue banana, il corridoio industriale e demografico europeo che va da Liverpool e Manchester a Genova e Milano, comprendente una popolazione, al 2014, di 111 milioni di persone.
La blue banana coincide con molti dei punti maggiormente popolati in Europa (maggiore è il rosso, maggiore è la densità abitativa)
Non bastasse, l’hinterland meneghino non manca in nessuna delle carte proposte dall’editore scientifico MDPI, figlie di dati ricavati dall’Earth Observation: una conferma di quanto Milano e il suo microcosmo siano punti cardinali per l’Europa, comunque la si consideri.
Milano come il prezzemolo
Questo hinterland è fatto però anche di villaggi, paesi e cittadine. Dagli 81.773 abitanti di Sesto San Giovanni, il comune più popolato, alle 667 anime di Nosate, quello meno. Dai 47,78 km² di Abbiategrasso, il comune più esteso, agli 1,73 km² di Calvignasco, quello meno.
Andiamo a scoprirne gli highlights, per bellezza o curiosità, così da saperci orientare, o decidere per una gita fuori porta.
#1 Vaprio d’Adda
Abitanti: 9.114
Superficie: 7,15 km²
Distanza da Milano: 31 km
La posizione strategica, sopraelevata rispetto al corso del fiume Adda e del Naviglio Martesana (realizzato a partire dal 1457), ha dato grande importanza a Vaprio nel corso della storia, per questo motivo borgo custode di un interessante patrimonio architettonico civile e religioso.
Segnaliamo, tra gli altri, i resti della Chiesa di San Bernardino, risalente al tramonto dell’Impero Romano, la Chiesa romanica di San Colombano, la Parrocchia di San Nicolò, la Casa del Custode delle Acque e i luoghi leonardeschi: Villa Melzi, dove per un periodo soggiornò il genio, e la galleria interattiva “Leonardo in Adda”.
#2 Cassano d’Adda
Abitanti: 19.057
Superficie: 18,60 km²
Distanza da Milano: 29 km
Situato sul valico dell’Adda, ospita splendidi pezzi di storia come il Palazzo Cornaggia-Medici, Palazzo Berva, la Cascina Binaga e Villa d’Adda-Borromeo, 142 stanze su 5000 m² con un parco di 7 ettari, eretta nel 1765 per volontà dei marchesi D’Adda.
Famoso, e notevole, il suo castello, risalente al XIII secolo e voluto dall’arcivescovo Ottone Visconti come baluardo contro i guelfi Della Torre, estromessi dalla Signoria di Milano. La sua architettura è in antitesi ai caratteristici castelli lombardi: ha una sola torre, nessun bastione, nessun fossato né merlatura. Da non perdere, a Cassano, anche la Fontana del Delfino, eretta nel ventennio fascista, con due statue che impersonificano i fiumi Adda e Muzza.
#3 Il fiume Adda, appunto
Lunghezza: 313 km
Bacino idrografico: 7.979 km²
Distanza da Milano: ~ 30 km
Quando 10.700 anni fa terminò l’ultima Era Glaciale, l’Adda, formatosi dai ghiacci della Val Alpisella a 2.237 metri d’altitudine, compì una profonda modifica del territorio, sia erodendo il suolo sia posando grandi quantità di depositi alluvionali.
Protagonista della storia di Milano e fulcro di mille battaglie, dal ‘400 fino all’occupazione napoleonica divise il nostro Ducato dalla Repubblica di Venezia. Protagonista nell’arte: l’Adda si riconosce negli sfondi della Gioconda e della Vergine delle Rocce. Ma il rapporto con Leonardo da Vinci fu ancora più profondo, dato che qui progettò le chiuse per il Naviglio di Paderno. Difatti oggi sulle rive del fiume esiste un ecomuseo a lui dedicato, lungo 21 chilometri e interamente ciclo-pedonale, da Villa d’Adda e Imbersago fino a Cassano d’Adda, immerso in pieno nell’area naturale protetta del Parco dell’Adda Nord.
#4 Gaggiano
Abitanti: 9.146
Superficie: 26,26 km²
Distanza da Milano: 15 km
Nell’ultima e discutibile classifica dei borghi più felici d’Italia stilata dal Sole 24 Ore, Gaggiano è risultato al 21° posto in assoluto, 4° in Lombardia e 1° tra i comuni dell’hinterland milanese.
Situato nel Parco Agricolo Sud Milano, affacciato sul Naviglio Grande, Gaggiano ospita l’ammaliante lago artificiale Boscaccio, paradiso per gli amanti dello sport e del benessere: vi si praticano infatti attività di aquathlon e triathlon sprint, running e snorkeling.
#5 Castano Primo
Abitanti: 11.228
Superficie: 19,17 km²
Distanza da Milano: 37 km
Oltre alle sue peculiari cascine – quattro le principali, la Cantona, la Cornarina, la Malpaga e la Saronna – Castano Primo si fa notare per i suoi mulini.
Valorizzati dal Polo Culturale del Castanese, il consorzio formato da dieci comuni per diffondere storia, cultura e tradizioni del loro territorio, il Mulino Vecchio è stato nominato come “Tesoro Nascosto di Castano Primo” e risale addirittura al 1111. L’altro mulino è quello Nuovo, ma si fa per dire: la sua esistenza era già attestata nel 1474. Un borgo degno di Don Chisciotte.
#6 Metanopoli
Abitanti: ~ 6.000
Superficie: 2,85 km²
Distanza da Milano: 7 km
Tecnicamente non conta come comune, in quanto è a tutti gli effetti una frazione di San Donato Milanese.
Non potendo però affidarsi a Crespi d’Adda, patrimonio UNESCO per l’archeologia industriale a soli 34 km da Milano (ma ufficialmente fuori dalla Città Metropolitana), allora abbiamo arruolato quello che è il suo equivalente moderno: il quartiere di Metanopoli fu voluto da Enrico Mattei per l’ENI, sulla falsariga di quello che Ivrea era per la Olivetti. Oggi, Metanopoli rappresenta un fiore all’occhiello nei criteri di efficienza energetica e di attenzione alla vivibilità cittadina, e verrà ulteriormente abbellito con la nuova sede ENI, che dovrebbe essere pronta per i primi mesi del 2020.
#7 Motta Visconti
Abitanti: 7.980
Superficie: 10,51 km²
Distanza da Milano: 27 km
La punta sud dell’hinterland ha la sua versione del miracolo di San Gennaro: la sera del 23 giugno, vigilia di San Giovanni Battista, patrono del paese, i suoi abitanti usa(va)no prendere un vasetto di vetro, riempiendolo di acqua fino all’orlo e aggiungendo l’albume di un uovo al suo interno. Dopodiché, lo posiziona(va)no in un luogo adatto ad una buona rugiada, solitamente in giardino o nell’orto. Al mattino seguente, l’albume assume così la forma di una barca, che si dice sia quella con cui San Giovanni Battista solcava il Giordano.
Un altro modo per associare la barca a Motta Visconti è andare al Parco Ticino, il più antico parco regionale d’Italia, locus amoenus dove si può trovare una flora e una fauna uniche, e praticare attività come il canottaggio, il mountain biking, il rafting, il trekking e persino la ricerca dell’oro.
Se dopo questa carrellata la voglia di scappare da Milano è tanta, leggi anche:
Dal 7 maggio scorso ATM ha lanciato il biglietto RicaricaMI: ricaricabile, riutilizzabile, che dice addio al biglietto usa-e-getta e «mette uno stop allo spreco di carta». Ma è proprio così?
GreenwashMI: il biglietto ricaricabile produce una montagna di carta (tra ricevute e scontrini)
# Come funziona il biglietto ricaricabile
RicaricaMI fa parte dei servizi digitali di ATM ed è il nuovo biglietto riutilizzabile dai viaggiatori. Alla pagina dedicata del sito ATMsi trovano tutte le informazioni.
Innanzitutto ATM ci tiene a precisare che, con l’introduzione del nuovo biglietto, le tariffe non cambiano, poi indica tutta una serie di modalità per la ricarica e l’uso.
Ad esempio: per la ricarica alle casse automatiche posizionate sulla linea M4, sono accettati esclusivamente pagamenti elettronici, oppure che il tagliando non va introdotto nelle fessure che da 91 anni si usano per i biglietti, ma va appoggiato sui nuovi display contactless.
# L’intento roboante
Credits: Lineadiretta ATM – Medium
Al momento dell’entrata in vigore del biglietto ricaricabile, decine di testate hanno riportato la notizia, sottolineando una nota rilasciata da ATM circa gli scopi ecologici di RicaricaMI: «L’obiettivo è quello di evitare il più possibile lo spreco di biglietti a perdere e di carta in una visione concreta di sostenibilità ambientale, che incoraggia a ricaricare il biglietto anziché buttarlo dopo ogni singolo viaggio».
Tutti i media hanno accolto trionfalmente il nuovo entrato della famiglia ATM. Contando i punti esclamativi, l’azienda di Foro Bonaparte deve ritenersi soddisfatta della scelta.
Per non sbagliare nulla, ATM ha perfino commissionato uno studio di impatto ambientale a Rete Clima. Il documento, che tiene conto dell’intero ciclo di vita del prodotto, dichiara che RicaricaMI «è più eco-friendly del suo predecessore». Ma è davvero così?
# Di green solo il colore della linea 2
Credits ufficiostampa ATM – Giambellino green wall – dettagli lavori in corso
Nonostante la nuova modalità di convalida, quella contactless, sia ritenuta da ATM più semplice e comoda dai responsabili ATM, i bus e le stazioni della metropolitana sono popolati da esseri umani che non sanno cosa fare con il nuovo biglietto. Capita ogni giorno di aiutare turisti e viaggiatori ad utilizzare RicaricaMI, per porre fine al loro vagabondaggio vicino ai tornelli o alle “obliteratrici”, che interrogano come se fosse un oracolo.
Ma il vero e proprio scandalo è la quantità industriale di carta chimica che ogni singolo tagliando porta intrinsecamente con sé.
Innanzitutto la ricevuta: misura standard 13,5 x 8 centimetri, da conservare come riscontro dell’avvenuta ricarica fino al termine dell’utilizzo, in caso di eventuali malfunzionamenti e letture errate delle obliteratrici contactless.
Se poi il pagamento avviene con carta elettronica (e ricordiamo: sulla linea blu è l’unica modalità accettata), si materializza il trionfo della carta termica, perché l’edicola o la cassa emette anche il relativo scontrino.
Infine, se la cassa rifiuta il pagamento contactless e richiede l’inserimento del chip annullando la transazione, la lunghezza dello scontrino aumenta a dismisura.
# Un metro e mezzo di carta per andare a San Siro con la famiglia
Altra curiosità di RicaricaMI è che, per essere smart, è troppo poco intelligente. È possibile caricarlo con un numero incredibilmente alto di viaggi, ma ogni viaggiatore deve avere il suo biglietto.
Abbiamo provato ad andare allo stadio in 4, caricando viaggio di andata e ritorno su 4 RicaricaMi diversi ricevendo, oltre ai biglietti, anche 144 cm di carta termica.
Il contactless della cassa automatica ha funzionato 2 volte su 4. Risultato: uno scontrino da 38 cm ed un altro da 24, anziché un “normale” scontrino da 12 cm. (In compenso la ricevuta riporta tutta una serie di dati personali che sarebbe lungo e fuorviante riportare in questa sede).
# Il flebile confine tra Greenwash e presa in giro
Credits: greenme.com, pinterest.com
Questa incomprensibile scelta tecnologica è, secondo la definizione delle massime autorità eco-green-climate-activist, un’operazione da manuale di vero e proprio greenwash marketing.
Il vecchio biglietto di carta si poteva riciclare, separando la barra magnetica e mettendo il resto nel bidone della carta. Tutto il nuovo va solo nell’indifferenziata perché, secondo Comieco, la carta termica va conferita solo lì.
L’unica differenza è che prima scontrino e ricevuta potevano essere gettati alla partenza. Ora, invece, scontrino e ricevuta vengono abbandonati in due luoghi diversi, perché la ricevuta conviene conservarla.
Non si capisce come faranno turisti e viaggiatori di passaggio a riutilizzare RicaricaMI, ma il tentativo, “sulla carta” quasi valido, è proprio sulla carta che frana miseramente.
# In contro tendenza rispetto al resto d’Europa
Credits Marco Montagna Google – Scontrino
Pensare che – proprio all’inizio del 2024 – in Francia è stato stabilito che gli scontrini e il loro “ciclo di vita” sono nemici dell’ambiente. Oltre alle migliaia di alberi abbattuti e i miliardi di acqua necessari a produrre gli scontrini della nazione d’Oltralpe, gli stessi riversano nell’ambiente 5,5 milioni di diossido di carbonio che, secondo alcuni studi, è l’equivalente di inquinanti prodotti in un anno da 425 mila autoveicoli e – secondo l’Istituto Superiore di Sanità– è «in grado di danneggiare la salute alterando lo sviluppo nell’utero o nell’infanzia (a questo è associato l’aumento di obesità e di tumore mammario)».
Ma perché seguire esempi virtuosi in Europa, se si può avere la migliore visione di sostenibilità e mediocrità in Italia?
Avanti così Milano! Che in 144 cm ci sarebbero stati 18 biglietti di quelli “vecchi”, mente ad agosto 2024 ce ne stanno 8.
La “bomba” l’ha sganciata Filippo Facci sul suo profilo social. Per l’assicurazione dell’auto l’autonomia differenziata è già realtà. Messa in atto direttamente dai cittadini.
Quelle aree d’Italia dove un’auto su due è senza assicurazione: perché non facciamo come in Germania?
# Filippo Facci: a Napoli 46% di auto senza assicurazione, a Bolzano e a Bergamo sono lo 0%
«Auto senza assicurazione, curiosità. Comuni di Striano e Qualiano, Napoli: 46%; Castel Volturno, Caserta: 42%; San Michele Salentino, Brindisi: 42%. Al Nord il mistero di Oldenico, Vercelli: 49%. Poi Bersone e Valle di Casies-Gsies, Bolzano: 0%. Cassiglio, Bergamo: 0%», questi il post di Filippo Facci corredato di immagine grafica.
# L’autonomia differenziata delle assicurazioni auto
Nelle regioni del Nord l’assicurazione dell’auto è un obbligo. In molte aree del Sud è vista come una possibilità. Così appare evidente dai dati sintetizzati nella mappa. Nel Centro Nord le auto non assicurate sono al di sotto del 5%. Nelle regioni del Sud sono al di sopra del 25%. Con punte vicini a quota di 1 su 2 auto non assicurate. Ma come si potrebbe evitare questa difformità di comportamenti?
# L’esempio tedesco
Come in Italia, anche in Germania le auto assicurate sono registrate e, quindi, verificabili dalle forze dell’ordine in tempo reale. La differenza è che mentre in Italia la verifica viene fatta solo in caso di controllo casuale del veicolo in circolazione, in Germania nel momento in cui l’assicurazione risulta non in vigore, le forze di polizia si attivano direttamente presso la residenza del titolare del veicolo. A quel punto si certifica che l’automezzo sia in un garage o in un luogo custodito e che effettivamente non circoli. L’auto viene registrata subito come abgemeldet (“disconnessa”) con bollino “grattato” direttamente sulla targa che segnala il divieto di circolare. Nel caso in cui invece l’auto stia già circolando scattano multe o confisca del mezzo. Visto che in entrambi i casi, Italia e Germania, esiste un sistema centralizzato in cui appaiono i mezzi assicurati e quelli privi di assicurazione, perché in Italia non si procede automaticamente come avviene più a Nord?
Per trovare una soluzione al problema del traffico si guarda sempre più verso il cielo. Almeno in Lombardia e nel Canton Ticino. Le due aree che stanno premendo sull’acceleratore per agevolare collegamenti tramite taxi volanti.
Taxi volanti tra Lombardia e Canton Ticino: nasce il primo vertiporto
# Il primo vertiporto per taxi volanti: «Puntiamo a creare una metropolitana dei cieli»
Credits Hyunday Motor Group – Taxi volanti
22 agosto 2024. Presentato a Varese il progetto di fattibilità di un vertiporto. La struttura è pensata per potenziare i collegamenti rapidi tra Malpensa, il Canton Ticino e l’area metropolitana di Milano attraverso droni-taxi volanti adibiti al trasporto di persone e merci.
«Puntiamo a creare una “fermata urbana” di droni-taxi elettrici a Varese – ha spiegato il sindaco di Varese Davide Galimberti – Obiettivo è quello di creare una sorta di metropolitana dei cieli con fermate qui, a Malpensa e anche in Ticino».
# Il progetto strategico: veicoli elettrici volanti per unire Lombardia e Canton Ticino
Credits Embraer – Taxi volanti
Già nell’aprile del 2022 si era svolto un primo incontro tra i vertici della SEA, la società che gestisce Malpensa, i sindaci di Varese e di alcune città ticinesi tra cui Chiasso, Mendrisio, Locarno e Bellinzona, con l’obiettivo di «attivare una rete di vertiporti per l’impiego di velivoli elettrici a decollo verticale».
Varese si pone in concorrenza con Roma: all’aeroporto di Fiumicino si punta a tagliare il nastro del primo vertiporto entro il 2024.
# I vertiporti previsti a Milano: Linate, Citylife e Porta Romana
Taxi volanti Milano
Nel piano sviluppato da Sea in collaborazione col Politecnico di Milano sono state individuate queste piattaforme, con un’estensione di 6 mila metri quadrati, per il decollo e l’atterraggio verticale degli eVTOL: una all’aeroporto di Malpensa, una all’aeroporto di Linate, una nel quartiere di Citylife e un’altra a Porta Romana. L’investimento iniziale è stimato in 33 milioni di euro, con il 51% a carico della stessa Sea.
L’Italia è una terra non solo ricca di storia e arte, ma anche di grandi bellezze naturali, dalle montagne ai mari, dai suoi vulcani alle sue cascate. Ecco quindi alcune piccole meraviglie che si possono ammirare dal Piemonte al Trentino Alto Adige ma che non tutti conoscono.
7 meraviglie naturali poco conosciute nel Nord Italia (Mappa)
#1 Monte Isola, l’isola lacustre più grande d’Europa
Credits: podistirecoaresi.it – Monte Isola
Si tratta dell’isola lacustre più grande d’Europa, e la si può ammirare in tutta la sua grandezza dalle sponde del Lago d’Iseo. La sua mole boschiva emerge dalle acque come il guscio di una tartaruga, e per raggiungerla basta prendere un traghetto dai porti di Sulzano o Sale Marasino. Caratteristico è il borgo dei pescatori di Carzano, mentre per i più sportivi il consiglio è di mettervi in cammino fino al Santuario della Ceriola, il punto più alto dell’isola da cui godere della miglior vista sul paesaggio alpino circostante.
#2 Le terre che ballano
Credits: viaggiaescopri.it – Terre ballerine
Un percorso naturalistico in cui sembra quasi di camminare, o saltellare, su un morbido materasso elastico, queste sono le cosiddette “Terre ballerine”. A poca distanza da Ivrea, tra i laghi Sirio e Pistono, sorge questo bosco magico, dove gli alberi sembrano muoversi quasi a ritmo di danza.
In realtà questo fenomeno è dovuto alla presenza, in passato, del Lago Coniglio, divenuto in parte una torbiera e quindi prosciugato nel 1895 per volere dell’industriale valdostano Francois Mongenet, padre della siderurgia italiana, per ricavarvi materiale combustibile per le sue industrie. Grazie allo strato d’acqua presente nel sottosuolo si ha la sensazione di camminare su un materiale talmente morbido da sembrare di gomma…provare per credere.
#3 Lago della Vecchia, paesaggi scozzesi a 2 mila metri
Credits: varesenews.it – Lago della Vecchia
In Alta Valle Cervo, a 1865 metri, si trova questo fantastico specchio d’acqua da cui nasce il torrente Cervo che da il nome all’omonima valle biellese. Per raggiungerlo basta salire dal borgo di Piedicavallo attraverso un percorso antico e intriso di leggende popolari. La bellezza del paesaggio e la sua pace vi ripagheranno della salita appena compiuta, un luogo tanto affascinante da ricordare il paesaggio scozzese e su cui aleggia una leggenda che ha per protagonisti una donna e un orso.
#4 Ponte di Veja, il più grande ponte naturale d’Europa
Credits: infovalpolicella.it – Ponte di Veja
Si tratta del più grande ponte naturale d’Europa, con un arcata di 40 metri e una larghezza di 20, situato nel Parco Regione della Lessinia. Un luogo sospeso nel tempo, abitato durante l’epoca preistorica ed utilizzato come ponte vero e proprio per il passaggio di carri e uomini, tanto da affascinare sia Dante che Andrea Mantegna, il quale raffigurò il ponte naturale nella celebre “Camera degli Sposi” di Mantova.
#5 Cascate dell’Acquafraggia, le più spettacolari della Lombardia, descritte nel Codice Atlantico di Leonardo
Probabilmente la cascata più spettacolare della Lombardia, quest’alta parete da cui l’acqua del torrente Acquafraggia compie dei salti spettacolari poco distante dal borgo montano di Chiavenna e dal confine con la Svizzera. Una meraviglia che ha affascinato, tra i tanti, il genio di Leonardo da Vinci, che qui vi giunse nel 1495 annotandone lo stupore nel suo Codice Atlantico.
#6 Cascate di Vallesinella nel Parco Naturale Adamello-Brenta
Credits: visittrentino.info – Cascate di Vallesinella
Immerse nel Parco Naturale Adamello-Brenta, sulle omonime dolomiti trentine, si trova quest’altra spettacolare cascata. Per raggiungerla basta compiere una piacevole passeggiata nel mezzo di un verde bosco di faggi dall’abitato di Madonna di Campiglio e, se si è fortunati, oltre a questo triplice salto potrete scorgere animali come cervi e camosci.
#7 Piramidi di Zone, le guglie naturali create dall’erosione dell’acqua
Credits: diariodime.it – Piramidi di Zone
Uno spettacolo unico a pochi chilometri dalle acque del lago d’Iseo, quello offerto dalla vista delle cosiddette “Piramidi coniche di Zone”, in provincia di Brescia. Queste sculture naturali sono state create nel corso dei secoli dall’erosione dell’acqua a contatto con il terreno, dando origine a queste alte guglie, a volte protette dalla presenza di questi massi conici che ne hanno rallentato, o preservato, il processo erosivo. Per ammirarle basta prendere un facile sentiero all’interno della Riserva Naturale delle Piramidi di Zone che vi condurrà ad un punto panoramico in cui la vista spazia dalle piramidi coniche alle sponde del lago d’Iseo, fino alle sue montagne circostanti.
Credits: @cristinagabriele92
Gole degli stretti di Giaredo
A poco più di due ore da Milano, c’è un canyon di acqua gelida che in quest’estate così calda vale la pena andarci e trascorrerci una giornata. Ecco dov’è e come si chiama.
La nuotata nel Canyon di acqua fresca a due ore da Milano
# Acqua fresca e paesaggi selvaggi
@cristinagabriele92 Gole degli stretti di Giaredo
Nella valle della Gordana, a Pontremoli, in Toscana, ci sono delle gole dove potersi rinfrescare in queste giornate di calda. Siamo in provincia di Massa Carrara, in uno dei primi paesi toscani che si incontrano quando si saluta la Liguria. Arrivando da Milano, per raggiungere Pontremoli ci vogliono circa 2 ore e mezza di auto, qui si può lasciare la macchina in un parcheggio libero per poi camminare una quindicina di minuti e giungere al canyon toscano. Ecco arrivati alle Gole degli stretti di Giaredo. Le gole, dall’acqua fresca e paesaggi selvaggi, sono l’ideale per chi ha voglia di fare una gita fuori porta e rinfrescarsi senza dover andare nelle belle, ma affollate, spiagge liguri al mare.
# La passeggiata per risalire le 5 gole
@elle.black17 Stretti di Giaredo
Arrivati alle Gole degli stretti di Giaredo ci si trova davanti una serie di canyon scavati dalle acque del torrente Gordana. Gli stretti si estendono per circa un chilometro e l’area è delimitata proprio da queste pareti rocciose verticali alte più di 20 metri. L’acqua è fresca e dalle mille sfumature, si alternano infatti i colori del verde, del blu e dell’azzurro, con qualche tratto trasparente.
Gli stretti sono la parte finale della gola rocciosa del Gordana che parte da Noce di Zeri, altro paesino in provincia di Massa-Carrara, e termina a Giaredo. Qui agli stretti è possibile anche fare una passeggiata in mezzo all’acqua: si può infatti risalire il torrente fino alla diga e attraversando le 5 gole, di cui la più bella è la centrale, si incontra una vegetazione fitta e qualche animaletto tipico della zona come la rana italica.
# Fino al 2005 erano sconosciute
Credits: @cinghiali_da_trekking Stretti di Giaredo
Il torrente delle gole ha modellato i canyon degli Stretti di Giaredo rendendoli quelli che sono ora: alte pareti rocciose a strisce orizzontali rosse, verdi, azzurre e grigi. Queste gole fino al 2005 erano pressoché sconosciute ma negli anni sono sempre più visitate. Le due settimane centrali di ferragosto sono le preferite per andare alle Gole, quindi spesso in questo periodo si trovano affollate, ma in ogni modo gli Stretti di Giaredo rimangono una gita fuori porta da fare in un caldo weekend d’estate in città.
Esselunga è una icona di Milano, un brand riconoscibile ormai anche nel resto d’Italia. Nonostante la diffusione di altri marchi resta comunque legato all’identità della città, ma solo pochi conoscono i primati che ha battuto e altri fatti curiosi.
I record di Esselunga: il primo supermercato d’Italia, il più grande d’Europa, il punto vendita più a sud
# Il primo supermercato d’Italia: in viale Regina Giovanna nel 1957
Credits: www.lombardiabeniculturali.it
Con la nascita di Supermarkets Italiani S.p.A. e l’apertura del primo punto vendita Esselunga a Milano, in viale Regina Giovanna nel 1957, prende avvio in Italia l’era dei supermercati. Il magnate americano Nelson Rockefeller, cofondatore dell’azienda, è affiancato da alcuni soci di minoranza, tra cui Bernardo Caprotti. In un’Italia ancora segnata dal secondo dopoguerra, l’introduzione del supermercato, basato sul concetto di self-service e sulla possibilità di fare la spesa in un unico luogo, rappresenta una novità assoluta.
# Il più grande shopping center d’Europa: in viale Zara
Credits: www.offerteshopping.it
Da quel momento, l’espansione di Esselunga è stata inarrestabile. Nel giro di appena quattro anni, furono aperti altri cinque o sei negozi in città, tra cui quello di viale Zara, che all’epoca era il più grande “shopping center” d’Europa. Nel 1961, venne inaugurato il primo magazzino centralizzato a Pioltello e anche il primo supermercato al di fuori di Milano e della Lombardia, situato a Firenze, in via Milanesi. Nel 1964, furono aperti altri 16 punti vendita e venne introdotto il nuovo marchio con la caratteristica “S” allungata, creato dal grafico svizzero Max Huber. Questo logo divenne presto il modo in cui i clienti identificavano il supermercato milanese.
# Il punto vendita più a Sud: ad Aprilia
Credits: www.italiafruit.net
Esselunga ha una rete di 192 negozi in sette regioni d’Italia: Lombardia che ne conta 102, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana e Lazio. Si avvale di oltre 25.000 persone, fattura circa 8.8 miliardi di euro e conta 5.5 milioni di clienti (dati 2022). Il supermercato Esselunga più a Sud d’Italia si trova nel Lazio, ad Aprilia, ed è stato inaugurato nel 2014. Il primo negozio della Capitale, in via Prenestina, è stato invece aperto nel 2017.
# Esselunga è anche una Food Company con utili record
Credits: www.reportpistoia.com
Esselunga è l’azienda leader della GDO italiana anche per quanto riguarda gli utili cumulati: 1.212 milioni tra il 2016 e il 2020. In più è una vera e propria Food Company, un produttore diretto di dolci, pasta fresca, pane, piatti etnici, sushi e molte ricette di gastronomia. Tutto viene realizzato nei suoi stabilimenti e centri di lavorazione di Limito di Pioltello, Biandrate, Sesto Fiorentino, Chiari e Parma. Questa vocazione è presente dal 1959, quando fu realizzato il primo stabilimento per la produzione di pasta fresca e gelati e per la torrefazione del caffè.
# La Esse, il mini market di quartiere
Credits: natipervivereamilano.com
Pur con una storia alle spalle, Esselunga ha saputo rinnovarsi guardando al passato e reinterpretando il concetto di minimarket di quartiere attraverso La Esse. Questo nuovo format di vendita, lanciato nel 2019, si articola in tre sezioni principali: un caffè con cucina a vista, un supermercato di vicinato che offre più di 2000 prodotti e un servizio Clicca e Vai con locker per il ritiro degli ordini effettuati online. Attualmente, La Esse è presente con 10 punti vendita a Milano e 2 a Roma.
# Una particolare attenzione alla comunità: donati 3 milioni di pasti ai bisognosi
Credits: www.bancoalimentare.it
Le principali iniziative di solidarietà si sono focalizzate soprattutto su tre macro-obiettivi: promuovere la cultura e l’educazione delle nuove generazioni, sostenere la ricerca scientifica e i progetti di solidarietà e ridistribuire le eccedenze alimentari aiutando le fasce più deboli. In merito a quest’ultimo punto, da 15 anni l’azienda ha avviato una collaborazione con il Banco Alimentare per devolvere ai più bisognosi le eccedenze in modo sistematico e sicuro.
Finora, sono riusciti a donare 1.500 tonnellate di prodotti, corrispondente a oltre 3 milioni di pasti. L’obiettivo è raggiungere i 4 milioni entro il 2025.
# Il primo supermercato in un mall
Ezio Cairoli – Esselunga
Nel 2023 è stato aperto il primo supermercato Esselunga in un mall commerciale, il lifestyle center Merlata Bloom, che è anche uno tra i più grandi della catena con 6.000 mq di superficie.
# Il primo supermercato senza casse
Ph. alimentando.info
All’interno di Mind, il Milano innovation district, l’ex area di Expo 2015 dedicata alle nuove frontiere della scienza e della sperimentazione, è nato nel 2024 il negozio del futuro. Lo store senza casse di Esselunga è un Lab “dinamico” che sperimenta un nuovo concetto di retail sviluppato su due piani per una superficie di circa 600 mq. Ha tre spazi di azione: il market essenziale, la caffetteria e l’offerta di ristorazione veloce. Il cuore dell’innovazione è nel market. Il cliente, dopo aver prelevato gli articoli desiderati da ogni scaffale, entrando nell’area self-checkout troverà la lista completa di tutti gli articoli selezionati che il sistema ha inviato in tempo reale direttamente alla cassa. Controllato il carrello virtuale, il cliente potrà quindi pagare e uscire.
# In costruzione il primo campus per il benessere dei dipendenti
Campus Esselunga
Al posto di alcuni capannoni dismessi nell’area del polo logistico e sede dell’Esselunga, nella frazione di Limito diPioltello, nascerà un campus all’avanguardia. Firmato dallo studio di architettura giapponese Sanaa di Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, lo stesso di quello della Bocconi, sarà dedicato al welfare dei dipendenti. Si compone di un edificio basso con pareti prevalentemente vetrate distribuito su 9.600 mq e prevede al suo interno: uno spazio polifunzionale aperto con un bar-caffetteria, un’area sportiva,
un asilo, un grande centro medico e campi per praticare sport.