Credits: @cristinagabriele92
Gole degli stretti di Giaredo
A poco più di due ore da Milano, c’è un canyon di acqua gelida che in quest’estate così calda vale la pena andarci e trascorrerci una giornata. Ecco dov’è e come si chiama.
La nuotata nel Canyon di acqua fresca a due ore da Milano
# Acqua fresca e paesaggi selvaggi
@cristinagabriele92 Gole degli stretti di Giaredo
Nella valle della Gordana, a Pontremoli, in Toscana, ci sono delle gole dove potersi rinfrescare in queste giornate di calda. Siamo in provincia di Massa Carrara, in uno dei primi paesi toscani che si incontrano quando si saluta la Liguria. Arrivando da Milano, per raggiungere Pontremoli ci vogliono circa 2 ore e mezza di auto, qui si può lasciare la macchina in un parcheggio libero per poi camminare una quindicina di minuti e giungere al canyon toscano. Ecco arrivati alle Gole degli stretti di Giaredo. Le gole, dall’acqua fresca e paesaggi selvaggi, sono l’ideale per chi ha voglia di fare una gita fuori porta e rinfrescarsi senza dover andare nelle belle, ma affollate, spiagge liguri al mare.
# La passeggiata per risalire le 5 gole
@elle.black17 Stretti di Giaredo
Arrivati alle Gole degli stretti di Giaredo ci si trova davanti una serie di canyon scavati dalle acque del torrente Gordana. Gli stretti si estendono per circa un chilometro e l’area è delimitata proprio da queste pareti rocciose verticali alte più di 20 metri. L’acqua è fresca e dalle mille sfumature, si alternano infatti i colori del verde, del blu e dell’azzurro, con qualche tratto trasparente.
Gli stretti sono la parte finale della gola rocciosa del Gordana che parte da Noce di Zeri, altro paesino in provincia di Massa-Carrara, e termina a Giaredo. Qui agli stretti è possibile anche fare una passeggiata in mezzo all’acqua: si può infatti risalire il torrente fino alla diga e attraversando le 5 gole, di cui la più bella è la centrale, si incontra una vegetazione fitta e qualche animaletto tipico della zona come la rana italica.
# Fino al 2005 erano sconosciute
Credits: @cinghiali_da_trekking Stretti di Giaredo
Il torrente delle gole ha modellato i canyon degli Stretti di Giaredo rendendoli quelli che sono ora: alte pareti rocciose a strisce orizzontali rosse, verdi, azzurre e grigi. Queste gole fino al 2005 erano pressoché sconosciute ma negli anni sono sempre più visitate. Le due settimane centrali di ferragosto sono le preferite per andare alle Gole, quindi spesso in questo periodo si trovano affollate, ma in ogni modo gli Stretti di Giaredo rimangono una gita fuori porta da fare in un caldo weekend d’estate in città.
Esselunga è una icona di Milano, un brand riconoscibile ormai anche nel resto d’Italia. Nonostante la diffusione di altri marchi resta comunque legato all’identità della città, ma solo pochi conoscono i primati che ha battuto e altri fatti curiosi.
I record di Esselunga: il primo supermercato d’Italia, il più grande d’Europa, il punto vendita più a sud
# Il primo supermercato d’Italia: in viale Regina Giovanna nel 1957
Credits: www.lombardiabeniculturali.it
Con la nascita di Supermarkets Italiani S.p.A. e l’apertura del primo punto vendita Esselunga a Milano, in viale Regina Giovanna nel 1957, prende avvio in Italia l’era dei supermercati. Il magnate americano Nelson Rockefeller, cofondatore dell’azienda, è affiancato da alcuni soci di minoranza, tra cui Bernardo Caprotti. In un’Italia ancora segnata dal secondo dopoguerra, l’introduzione del supermercato, basato sul concetto di self-service e sulla possibilità di fare la spesa in un unico luogo, rappresenta una novità assoluta.
# Il più grande shopping center d’Europa: in viale Zara
Credits: www.offerteshopping.it
Da quel momento, l’espansione di Esselunga è stata inarrestabile. Nel giro di appena quattro anni, furono aperti altri cinque o sei negozi in città, tra cui quello di viale Zara, che all’epoca era il più grande “shopping center” d’Europa. Nel 1961, venne inaugurato il primo magazzino centralizzato a Pioltello e anche il primo supermercato al di fuori di Milano e della Lombardia, situato a Firenze, in via Milanesi. Nel 1964, furono aperti altri 16 punti vendita e venne introdotto il nuovo marchio con la caratteristica “S” allungata, creato dal grafico svizzero Max Huber. Questo logo divenne presto il modo in cui i clienti identificavano il supermercato milanese.
# Il punto vendita più a Sud: ad Aprilia
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Esselunga ha una rete di 192 negozi in sette regioni d’Italia: Lombardia che ne conta 102, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana e Lazio. Si avvale di oltre 25.000 persone, fattura circa 8.8 miliardi di euro e conta 5.5 milioni di clienti (dati 2022). Il supermercato Esselunga più a Sud d’Italia si trova nel Lazio, ad Aprilia, ed è stato inaugurato nel 2014. Il primo negozio della Capitale, in via Prenestina, è stato invece aperto nel 2017.
# Esselunga è anche una Food Company con utili record
Credits: www.reportpistoia.com
Esselunga è l’azienda leader della GDO italiana anche per quanto riguarda gli utili cumulati: 1.212 milioni tra il 2016 e il 2020. In più è una vera e propria Food Company, un produttore diretto di dolci, pasta fresca, pane, piatti etnici, sushi e molte ricette di gastronomia. Tutto viene realizzato nei suoi stabilimenti e centri di lavorazione di Limito di Pioltello, Biandrate, Sesto Fiorentino, Chiari e Parma. Questa vocazione è presente dal 1959, quando fu realizzato il primo stabilimento per la produzione di pasta fresca e gelati e per la torrefazione del caffè.
# La Esse, il mini market di quartiere
Credits: natipervivereamilano.com
Pur con una storia alle spalle, Esselunga ha saputo rinnovarsi guardando al passato e reinterpretando il concetto di minimarket di quartiere attraverso La Esse. Questo nuovo format di vendita, lanciato nel 2019, si articola in tre sezioni principali: un caffè con cucina a vista, un supermercato di vicinato che offre più di 2000 prodotti e un servizio Clicca e Vai con locker per il ritiro degli ordini effettuati online. Attualmente, La Esse è presente con 10 punti vendita a Milano e 2 a Roma.
# Una particolare attenzione alla comunità: donati 3 milioni di pasti ai bisognosi
Credits: www.bancoalimentare.it
Le principali iniziative di solidarietà si sono focalizzate soprattutto su tre macro-obiettivi: promuovere la cultura e l’educazione delle nuove generazioni, sostenere la ricerca scientifica e i progetti di solidarietà e ridistribuire le eccedenze alimentari aiutando le fasce più deboli. In merito a quest’ultimo punto, da 15 anni l’azienda ha avviato una collaborazione con il Banco Alimentare per devolvere ai più bisognosi le eccedenze in modo sistematico e sicuro.
Finora, sono riusciti a donare 1.500 tonnellate di prodotti, corrispondente a oltre 3 milioni di pasti. L’obiettivo è raggiungere i 4 milioni entro il 2025.
# Il primo supermercato in un mall
Ezio Cairoli – Esselunga
Nel 2023 è stato aperto il primo supermercato Esselunga in un mall commerciale, il lifestyle center Merlata Bloom, che è anche uno tra i più grandi della catena con 6.000 mq di superficie.
# Il primo supermercato senza casse
Ph. alimentando.info
All’interno di Mind, il Milano innovation district, l’ex area di Expo 2015 dedicata alle nuove frontiere della scienza e della sperimentazione, è nato nel 2024 il negozio del futuro. Lo store senza casse di Esselunga è un Lab “dinamico” che sperimenta un nuovo concetto di retail sviluppato su due piani per una superficie di circa 600 mq. Ha tre spazi di azione: il market essenziale, la caffetteria e l’offerta di ristorazione veloce. Il cuore dell’innovazione è nel market. Il cliente, dopo aver prelevato gli articoli desiderati da ogni scaffale, entrando nell’area self-checkout troverà la lista completa di tutti gli articoli selezionati che il sistema ha inviato in tempo reale direttamente alla cassa. Controllato il carrello virtuale, il cliente potrà quindi pagare e uscire.
# In costruzione il primo campus per il benessere dei dipendenti
Campus Esselunga
Al posto di alcuni capannoni dismessi nell’area del polo logistico e sede dell’Esselunga, nella frazione di Limito diPioltello, nascerà un campus all’avanguardia. Firmato dallo studio di architettura giapponese Sanaa di Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, lo stesso di quello della Bocconi, sarà dedicato al welfare dei dipendenti. Si compone di un edificio basso con pareti prevalentemente vetrate distribuito su 9.600 mq e prevede al suo interno: uno spazio polifunzionale aperto con un bar-caffetteria, un’area sportiva,
un asilo, un grande centro medico e campi per praticare sport.
Tra grattacieli che cambiano destinazione e altri che scompaiono dai radar, spicca il progetto di riunire tutti gli uffici comunali in un unico palazzo. Che fine ha fatto il progetto e dove si potrebbe realizzare l’idea di una “cittadella comunale”?
# I grattacieli trasformati: “Torre Pelli”, “Gilli Hotel”, “ModaM”
Credits simplemax71 IG – Torre Unipol
Quando i progetti partono non è certo che arrivino in fondo. E, soprattutto, non è detto che si realizzino secondo le previsioni iniziali. Un concetto valido a maggior ragione per i grandi progetti come la riqualificazione dell’area Porta Nuova a Milano, che ha coinvolto una superficie complessiva di oltre 300 mila metri quadrati dove i lavori sono ancora in corso.
Rispetto al masterplan del 2007 e ai relative simulazioni fotografiche diffuse dalle agenzie di stampa e tuttora reperibili sul web, sono, in verità, molti gli elementi chiave del progetto, alcuni dei quali all’epoca avevano creato importanti aspettative, che hanno visto cambiare drasticamente destinazione d’uso, o sono stati cassati del tutto o sono stati sostituiti da edifici completamente diversi: ad esempio il grattacielo “Torre Pelli” da “Città della Moda” a sede Unicredit, il Gilli Hotel sostituito dall’appena conclusa Torre Unipol, per finire con lo scomparso “ModaM”, che doveva essere sede di museo e scuola della moda.
# La fine del progetto di riunire tutti gli uffici comunali in un unico edificio di proprietà
La nuova sede del Comune nel Piano originario
Ma la mancata realizzazione più illustre di Porta Nuova (il progetto che un tempo era definito Garibaldi – Repubblica), è senza dubbio il grattacielo sede del Comune, che doveva sorgere in luogo dell’attuale cantiere della nuova Torre Gioia 20. L’intento del Comune di Milano era quello di riunire tutti gli uffici e le sedi comunali attualmente sparsi in giro per la città in immobili in affitto, per avere finalmente un unico edificio dedicato ai servizi e alle attività dell’Amministrazione che fosse di proprietà, con un risparmio notevole sui canoni di locazione che ogni anno rappresentano una spesa totalmente improduttiva per la cittadinanza, impegno portato invece a termine da Regione Lombardia con il nuovo grattacielo prospiciente su via Melchiorre Gioia.
# Chi ha preso il posto del Comune?
Torri in costruzione oggi in luogo del grattacielo previsto (da mpartner.it)
Al posto del nuovo grattacielo del Comune, per anni lo spazio è rimasto vuoto e oggi il consorzio Coima sta costruendo una nuova sede per KPMG, multinazionale nel settore delle consulenze aziendali: quello che doveva essere uno spazio dedicato a un’opera pubblica di fondamentale utilità è diventato, dunque, un’opportunità per immobiliaristi privati.
# Il “Pirellino” perduto
Il masterplan 2007 Garibaldi – Repubblica. Credits: archiportale.com
L’occasione per restare nella zona e avere un edificio tutto per sé, il Comune di Milano l’aveva in ogni caso, potendo riqualificare con un progetto importante la struttura del cosiddetto “Pirellino”, grattacielo di proprietà comunale con ingresso in via Pirelli 39.
L’edificio in questione è stato però venduto nel 2019, ancora una volta a Coima, consorzio che vede la partecipazione di fondi del Qatar, che ha acquisito l’immobile all’asta per 175 milioni di euro.
Gli uffici del Comune che erano all’interno del “Pirellino”, che prima dell’acquisto da parte di Coima era di proprietà comunale, si trovano oggi in locali in affitto in via Bernina.
# Il progetto di una “cittadella comunale” ha ancora un futuro?
Rendering del progetto vincitore OMA – Laboratorio Permanente per il nuovo Scalo Farini (da coima.com)
A questo punto c’è da chiedersi se, nel panorama delle innumerevoli riqualificazioni di cui sarà oggetto la città di Milano in questi anni, ci sarà finalmente spazio anche per razionalizzare la presenza degli uffici comunali e realizzare un’unica sede che sia di proprietà comunale, in modo da non sprecare ulteriormente risorse pubbliche dei milanesi per locazioni in edifici spesso obsoleti e non facilmente raggiungibili.
Il Comune di Milano nel 2018 ipotizzava di una cittadella comunale da realizzarsi in zona Cenisio, anche se nel 2023 nella stessa zona il Comune ha venduto immobili ancora a Coima. Un’altra soluzione potrebbe essere l’immensa area del nuovo Scalo Farini – adiacente all’area di Porta Nuova – che rappresenterà la nuova rivoluzione urbanistica della città.
O la si ama o la si odia, oppure entrambe le cose come dicono gli Articolo 31 in “Milano Milano”: Milano quando sono lontano voglio tornare, Milano quando ci sono voglio scappare. Molti sono andati via, altri pensano di lasciare la città: ma quali sono i motivi che spingono a farlo? Scopriamoli insieme in base ai risultati di un recente sondaggio.
Perché andare via da Milano? Le 7 ragioni dei milanesi
# Per la delinquenza
medium.com – Polmetro Milano
Che sia solo una questione di percezione o di realtà, la delinquenza e l’insicurezza a muoversi per strade e sui trasporti pubblici è una delle ragioni che spingerebbe i milanesi ad andarsene dalla città. La notizia dell’istituzione del servizio di Polmetro da parte del Governo non può essere solo una coincidenza.
“Sicuramente la delinquenza, che ormai dilaga in assenza di controlli e misure adeguate!!” – Giacomina Vanoni
Foto redazione – Sporcizia, rifiuti e piastrelle divelte
Meglio di altre città italiane, ma basta attraversare il confine con la Svizzera per capire che la sporcizia e il degrado è inaccettabile per una città come Milano: rifiuti, liquidi, residui di cibo oltre a graffiti sui muri di edifici e monumenti. Un motivo per andarsene da Milano.
“Per la sporcizia ovunque ….una Milano irriconoscibile, che nn mi appartiene più …” – Sara Billotta
# Per i prezzi alla stelle
wikicasa.it – Andamento prezzi case e giovani under 35
Il costo della vita in costante crescita negli ultimi annista escludendo molti milanesi dalla città. Affitti, mutui, ristoranti: a volte non si tratta nemmeno di una scelta voluta, ma obbligata dal fatto di non riuscire a sostenere le spese per condurre una vita dignitosa.
“Clima terribile. Prezzi altissimi.” – Max Decharles
# Per il clima
Credits: @lorexplores – Caldo a Milano
In particolare d’estate è difficile resistere e svolgere le attività quotidiane a causa del caldo afoso e umido, accompagnato dalle zanzare, per questo molti milanesi preferirebbero cambiare aria in luoghi più freschi e asciutti.
“In estate è un inferno.” – Lukas Dvorak
# Per l’inquinamento
Credits mirkobozzato-pixabay – Foschia e smog a Milano
Lo smog peggiora la qualità della vita. Tutte le politiche sulla mobilità non hanno sortito ancora gli effetti sperati, così come gli interventi di sostituzione delle vecchie caldaie. Senza azioni strutturali di purificazione dell’aria, molti milanesi non escludono di lasciare Milano in futuro alla ricerca di aria più respirabile.
“Lo smog e il poco verde in centro” – Laura Brambilla
# Per il rumore
Credits Andrea Cherchi – Traffico centro Milano
Molti milanesi arrivano un punto in cui dicono basta: non riescono più a supportare il caos e il rumore che ne consegue. Le auto e le moto che transitano sulle strade, i tram che sferragliano, i clacson, le sirene, ma anche i tacchi della vicina, la televisione del vicino. L’unica soluzione è rifugiarsi in montagna o in campagna.
“L’ho fatto nel 2003. Il motivo è la mia anima bucolica e sono venuta a vivere in campagna, a circa mezz’ora da Milano. Sono cresciuta un po’ in porta romana e un po’ sui navigli, ma non volevo continuare quella vita. Prima di tutto non sopportavo più il condominio: il dover sentire quando quello del piano di sopra andava in bagno, i passi con gli zoccoli di legno, la tv della vicina a destra, le telefonate della vicina a sinistra.. Poi non sopportavo più le urla, il rumore del traffico e la puzza dell’aria ogni volta che l’autobus faceva la curva proprio sotto le mie finestre.
Non sopportavo più un sacco di cose, pur continuando ad amare la città nella quale sono nata, la mia vita da adulta l’ho scelta tra boschi, prati verdi a perdita d’occhio, cielo stellato e una casa bella grossa con tantissimo giardino che mi è costata quanto mi sarebbe costato un box a Milano.” – Alice Virtù
# Perché manca il mare
Milano Panoramica – Il mare a Porta Nuova
In questo caso si tratta di un problema cronico. Forse irreversibile. A meno di non creare una linea superveloce alla “cinese” che possa collegare la metro di Milano con il mar Ligure.
“Per il mare. Mi manca tantissimo” – Stefania Martano
Quando riprenderà il servizio sarà uno di quelli che gli amanti dei viaggi interminabili in treno non potranno tenere fuori dalla propria collezione. Il record mondiale di lunghezza però non è suo, ecco a chi appartiene.
I viaggi in treno più lunghi partendo da Milano
# Il viaggio più lungo in assoluto partendo da Milano era a bordo di treni russi: 40 ore di viaggio, 5 Paesi attraversati lungo oltre 3.000 km
Credits: viaggi-lowcost.info
Era il lussuoso Milano-Mosca il viaggio in treno più lungo che si poteva fare partendo dalla nostra città senza cambiare treni. Al momento il servizio è sospeso, prima a causa della pandemia e poi delle sanzioni per il conflitto in Ucraina. Gli orari in vigore prima dello stop prevedevano la partenza da Milano Rogoredo alle ore 4.37 e una durata complessiva del viaggio fino alla capitale russa di 40 ore. La tratta completa era Nizza-Mosca, conosciuto anche come Riviera Express, che in 47 ore copriva 3.315 chilometri passando anche da Milano Rogoredo. Tutti i giovedì, il treno composto da 12 vagoni di cui 2 vagoni ristorante, lasciava Mosca dalla stazione di Belorussky per arrivare a Nizza il sabato alla sera. Il ritorno da Nizza avveniva tutte le domeniche con arrivo a Mosca il martedì sera.
Credits: viaggi-lowcost.info
Lasciandosi alle spalle la Francia il treno attraversava altri 4 Paesi oltre all’Italia prima di arrivare a destinazione: Austria, Repubblica Ceca, Polonia e Bielorussia. Faceva scalo complessivamente in 26 stazioni, fra cui appunto Milano, dopo Sanremo e Genova, Verona in Italia e Innsbruck e Vienna in Austria. Ma se si resta in Italia, qual è il viaggio più lungo da Milano?
# E rimanendo in Italia? Il viaggio più lungo partendo da Milano sfiora i 1000 km lungo lo stivale: poco meno di 10 ore di treno e 16 fermate intermedie
Rimanendo in Italia dall’estate 2023 è in servizio il treno ad alta velocità Milano-Reggio Calabria, con 16 fermate intermedie, esclusi i capolinea. Impiega poco meno di 10 ore per percorrere un tragitto di circa 977 km lungo la dorsale tirrenica. E se parliamo di mondo intero, qual è il viaggio più lungo?
Milano Reggio Calabria in treno
# Nel mondo il viaggio più lungo è tra Mosca e Pyongyang: quasi 8 giorni per percorrere oltre 10.000 km, oltre 10 volte il Milano-Reggio Calabria e più di 3 volte la tratta Milano-Mosca
Credits: pinterest
Nel mondo il viaggio più lungo che si possa fare in treno rimanendo sempre sullo stesso convoglio ferroviario è quello che parte dalla stazione di Mosca Yaroslavski e arriva a Pyongyang, capitale della Corea del Nord. Impiega 7 giorni, 20 ore e 25 minuti per percorrere 10.267 chilometri, quasi un migliaio in più del Mosca–Vladivostok, la mitica Transiberiana. Nel tragitto ci sono ben 157 fermate.
Mentre si avvicina la data per l’apertura delle vere terme di Milano, al posto delle ex scuderie De Montel, in pochi ricordano che secoli fa Milano aveva un complesso tra i più imponenti del mondo. Come era fatto, dove si trova e cosa rimane della sua memoria ai giorni nostri.
L’angolo dimenticato da Dio nel centro di Milano: dove sorgevano le terme tra le più colossali del mondo
# Quando Milano era capitale dell’Impero Romano
le porte di mediolanum – fonte: wikipedia
Bisogna tornare indietro al 286 d.C., quando Diocleziano decise di dividere l’Impero Romano in due, scegliendo per sé l’Impero romano d’Oriente, mentre Massimiano si mise a capo di quello d’Occidente optando per Mediolanum come capitale. Per l’occasione il nome della la città fu cambiato in Aurelia Augusta Mediolanum, che rimase capitale fino al 402 d.C. quanto fu trasferita a Ravenna, in seguito all’attacco da parte di Alarico, Re dei Visigoti, in quanto considerata più sicura e collegata in modo migliore a Costantinopoli. Durante la sua permanenza milanese Massimiano, con l’appellativo specifico di Erculeo, fece costruire grandi opere in città tra cui il Palazzo imperiale, il Circo romano di Milano e le Terme Erculee, che portavano appunto il suo nome.
# Le Terme Erculee, tra le più colossali del mondo, con marmi pregiati provenienti da Grecia, Egitto e Tunisia
terme-romane-milano-manoxmano.it
Le Terme Erculee furono costruite nella parte nord-est di Mediolanum, vicino alla Porta Orientale romana, in una zona nota come “ampliamento massiminianeo”, vicino all’attuale Piazza San Babila, tra Corso Vittorio Emanuele e Corso Europa. Questo nuovo quartiere fu sviluppato dall’imperatore Massimiano per espandere la città. Rappresentative delle tipiche terme imperiali, erano così imponenti da evocare le grandi terme di Roma nonostante le dimensioni inferiori: 27 metri di lunghezza, 112 di larghezza, una superficie complessiva pari a 14.500 mq e muri spessi fino a un metro e mezzo.
tigistc IG – Largo Corsia dei Servi
Costruite tra la fine del III secolo e l’inizio del IV secolo, con una struttura a quanto pare simile alle Terme Imperiali di Treviri, per la sua edificazione furono utilizzati marmi pregiati provenienti da Grecia, di colore verde, Egitto, di colore rosso e Tunisia, di colore giallo. Le acque con cui si alimentavano sembra potessero provenire dal corso dell’Acqualunga, una roggia che proveniva da nord-est, oppure dal fiume Seveso.
Nella riproduzione di Urbanfile si può vedere la suddivisione degli spazi al suo interno.
Comune di Milano – Ricostruzione 3d Tiepidarium
Varcato l’ingresso c’era il porticato con palestra a cui seguivano gli spogliatoi, raggiungibili da due percorsi separati per donne e uomini, poi il “sudatio”, una sala con temperatura a 35° simile ad una sauna. Seguivano poi tre stanze con temperature sempre più alte sino a giungere al “calidarium”, con due grandi vasche piene di acqua molto calda, il “tiepidarium”, con un pavimento a ottagoni, per concludere il “frigidarium”, una grande piscina scoperta a temperatura ambiente ricca di mosaici e statue, compresa la celebre statua di Ercole di oltre 3 metri di altezza.
# La distruzione e cosa rimane oggi
leonardi_marisa IG – Resti e Chiesa di Pasquirolo
Le Terme Erculee furono irreparabilmente colpite da un incendio durante le invasioni barbariche e poi abbandonate nel V secolo per essere gradualmente ridotte a ruderi e i suoi dintorni utilizzati come pascoli, da cui il nome del moderno quartiere del Pasquirolo.
lviolav IG – Resti terme erculee
Depredate poi per costruire altri edifici in città, come successo all’Anfiteatro, nel corso secoli successivi rimase ben poco della sua memoria.
milano_scomparsa_o_quasi IG – Scavi Largo Corsia dei Servi
Nel XX secolo durante alcuni scavi, in particolare quelli per la costruzione di un parcheggio sotterraneo in Largo Corsia dei Servi, consentirono di individuare la loro esatta localizzazione.
Credits thedaimoncoach IG – Largo Corsia dei Servi Chiesa del Pasquirolo
Proprio sopra il parcheggio sono visibili gli unici resti in superficie, porzioni di muri di quello che un tempo era il frigidarium, posizionati in un’aiuola dopo averli rimossi dal sito originario a una profondità di 3,5 metri sotto i livello strada. Presso il Civico Museo Archeologico di Milano sono invece conservati dei reperti, tra cui il busto della statua di Ercole, e porzioni di mosaici, appartenuti ai pavimenti delle terme, sono stati trovati nella Chiesa di San Vito in Pasquirolo.
Riccardo Mastrapasqua FB - Stazione Tolstoj uscite
Milano è attiva anche in agosto con diversi cantieri che nei prossimi mesi e nei prossimi anni trasformeranno in modo radicale la mobilità cittadina. Ecco gli interventi più importanti e quando è previsto il loro completamento in ordine cronologico.
Come diventerà Milano quando gli attuali cantieri saranno terminati
# Prime 27 strade a 30km/h, obiettivo 100 entro settembre 2024
Strade Milano
L’obiettivo è avere almeno 100 strade con limite dei 30 km/h in prossimità degli istituti scolastici entro settembre. Al momento sono state già realizzate le prime 27, in particolare ’adeguamento della segnaletica, ma sono già 84 le ordinanze di istituzione della nuova limitazione della velocità firmate. Nella strategia di messa in sicurezza delle vie più a rischio è previsto anche la realizzazione di dossi quadrati, che occupano solo parte della carreggiata per consentire il transito dei ciclisti ai lati, conosciuti come “cuscini berlinesi”
# Via Lorenteggio e Piazza Frattini riqualificate entro la fine di settembre contestualmente all’apertura integrale della linea M4
Riccardo Mastrapasqua FB – Stazione Frattini uscite
Alla fasi finali l’intervento complessivo su Via Lorenteggio e Piazza Frattini, con le sistemazioni superficiali sopra alle aree della linea M4 in attesa di inaugurazione. Si prevede il livellamento e l’asfaltatura della piazza, che tornerà ad essere fruibili con spazi giochi e aree verdi, e la realizzazione delle castellane per migliorare la sicurezza per pedoni e ciclisti. Fine cantiere entro la conclusione del mese di settembre, quando è programmata l’apertura di tutte le stazioni del tratto ovest della metropolitana. A quel punto la rete di cinque metropolitane sarà completa.
credits: Metro4Milano Facebook
# Passerella sopra il Naviglio Grande per collegare la Stazione di San Cristoforo FS M4, prima parte pronta in autunno
Riccardo Mastrapasqua FB – Passerella Stazione San Cristoforo
In fase avanzata la costrizione della passerella ciclopedonale che collegherà Piazza Tirana, in prossimità della stazione Fs San Cristoforo, con l’area di Ronchetto sul Naviglio, che interscambia con il futuro capolinea est della linea M4. Progettata dallo studio AOUMM con una forma di un nastro sinuoso caratterizzato anche da una rampa elicoidale e sostenuta da pilastri d’acciaio rivestiti con colore, forma e finitura diversi per omaggio a famosi architetti milanesi della storia.
Credits Metro4milano – Vista passerella dall’alto
All’inaugurazione del capolineail ponte sarà accessibilesu Via Lodovico il Moro, il Naviglio e l’Alzaia fino all’ingresso della stazione M4, mentre solo qualche mese più avanti sarà fruibile anche il tratto rimanente da Via Martinelli a Piazza Tirana. Tra la fine del 2024 e la prima parte del 2025 dovrebbero terminare anche i cantieri per la nuova piazza del Ronchetto, tra Via Lodovico il Moro e Via Martinelli.
# Sistemazioni superficiali tratta centrale della linea M4 entro fine 2024
Dombul – Urbanfile – Sforza Policlinico M4
Potrebbero durare di più i cantieri relativi alle sistemazioni superficiali della tratta centrale, con la stazione di Sforza Policlinico in recupero sui tempi, e in particolare dove sono posizionate le fermate di Santa Sofia o di De Amicis. Durante gli scavi per la realizzazione di quest’ultima è trovato infatti un muro di cinta medievale e una struttura ancora più antica che saranno poi inseriti al suo interno. L’apertura di entrambe potrebbe avvenire per dicembre, mentre la riqualificazione superficiale slittare al 2025, soprattutto per la stazione di De Amicis. Per tutte previste aree verdi e di sosta per i cittadini.
# Tre ciclabili in costruzione: Via Olona, Via Salomone e Via Corelli
Per la mobilità dolce sono in costruzioni tre piste ciclabili:
una della lunghezza di 600 metri, prevista a doppio senso di marcia, nell’ambito di un intervento su via Olona, via Modestino e via Solari che comprende anche l’ampliamento del marciapiede, 21 nuove aiuole, rastrelliere per oltre 100 biciclette e la connessione con la la nuova pista delle vie Carducci, De Amicis e San Vittore;
una nuova pista ciclabile e isole di traffico per separare le corsie e dare uno spazio di sicurezza ai pedoni un Via Salomone, oltre a una nuova rotatoria e ad attraversamenti pedonali rialzati;
un nuovo tratto di ciclabile su Via Corelli per il completamento del percorso che porta a Segrate e all’Idroscalo e si congiunge con quello delineato da Città Metropolitana.
# Installazione di ascensori su M1 e M2, sostituzione di ascensori e scale mobili sulla M3 entro le Olimpiadi Invernali del 2026
Ha preso il via anche un corposo piano di installazione di 24 ascensori sulle linee M1 e M2 e di sostituzione di 48 ascensori e 52 scale mobili nella metropolitana gialla, con i lavori partiti nelle prime tre stazioni di San Donato, Brenta e Duomo. Per quanto riguarda le linee più vecchiesono in corso i lavori alle fermate di: Sant’Agostino, Lambrate, Cascina Gobba, San Leonardo, Uruguay, Turro e Sesto Rondò, mentre partiranno entro la fine dell’anno quelli nelle stazioni di Garibaldi, Lanza, Moscova, De Angeli e Inganni. Tutti i cantieri dovrebbero concludersi entro le Olimpiadi Invernali 2026.
# La metrotranvia nord: 3 delle ultime 5 tratte del progetto operative dal 2026
La Metrotranvia Interquartiere Nord, finanziata con fondi PNRR per 86,3 milioni e lunga circa 14 chilometri, andrà infatti a collegare tutti i quartieri situati ben oltre la circonvallazione. Un tracciato tangenziale in prevalenza in sede protetta che mette in collegamento tutte le metropolitane: la M2 a Cascina Gobba, la M3 ad Affori, la M5 a Bicocca e la M1 a Precotto, a cui si aggiungono la tranvia 4 verso Seregno e le stazioni dei treni regionali e suburbani a Greco Pirelli, Villapizzone Fs e Certosa Fs.
Tratta Adriano-Cascina Gobba
Nel tratto all’interno del quartiere Adriano sono ripresi i lavori, dopo la conclusione della bonifica dei terreni con significativa presenza di amianto, con conclusione prevista nei primi mesi dell’anno prossimo. Sul tratto tra il quartiere Adriano e la fermata di Cascina Gobba M2 è stato invece già abbattuto il ponte su via Rizzoli, da ricostruire con basi più ampie per allargare la strada sottostante. Si prevede poi realizzazione di un percorso di circa 1,3 km con tre fermate, un ponte di attraversamento della Martesana e una passerella pedonale di collegamento, a scavalco del Lambro, con la fermata della metropolitana.
Queste tratte insieme a quella tra Viale Fulvio Testi e il Pronto Soccorso di Niguarda e quella tra Piazza Bausan a Villapizzone, dovrebbe essere operative da giugno 2026. Le altre due tratte da realizzare, dall’ospedale di Niguarda e via Durando e tra Villapizzone e Stazione Certosa FS, sono al momento in fase di progettazione.
Partiti finalmente anche i lavori per la corsia preferenziale per la linea filoviaria della 90-91, tra i piazzali Stuparich e Zavattari. Un intervento che prevede: la realizzazione di circa 1 km di sede protetta, l’estensione del sistema fognario con 2,5 km di nuove tubazioni interrate, due rotonde a cui si aggiunge il rifacimento di una terza, 2.300 mq di verde permeabile, 240 alberi, 11 mila mq di aree pedonali e 4 km di nuove piste ciclabili. Il cantiere dovrebbe avere una durata di circa 3 anni.
C’è un palazzo di Milano che quasi nessuno riesce a nominare. Un po’ perché in pochi conoscono il nome, un po’ perché il nome in pochi riescono a pronunciarlo.
Il palazzo che i milanesi non riescono a pronunciare
# Il palazzo dal nome impronunciabile in via Mascheroni
@photo_holic_tm Palazzo Troubetzkoy
A Milano, in via Mascheroni 19, c’è un edifico dal nome impronunciabile. Si chiama Palazzo T-R-O-U-B-E-T-Z-K-O-Y ed è stato costruito nel 1916. Più precisamente si trova all’angolo tra via Mascheroni e via Pagano, ha un piano interrato e per il resto si sviluppa su sette livelli fuori terra. Il palazzo è particolarmente apprezzato dall’alta borghesia milanese per la sua importanza storica, nonché per la sua estetica. Il piano terra e il primo piano dell’edificio sono infatti decorati con bugnato liscio a cornice, mentre gli altri livelli sono in mattone, il palazzo termina con una loggia e infine con una cupola.
@eltractor Palazzo Troubetzkoy
La domanda principale però è: perché un palazzo a Milano ha un nome così impronunciabile? La risposta è semplice e trovare le sue origini non è per nulla complicato. Il palazzo si chiama così perché a commissionarlo fu lo scultore e artista russo Paolo Troubetzkoy e quindi l’edificio prese il suo nome.
# La vita milanese dello scultore italiano di origine russa
@marziacapello Palazzo Troubetzkoy
Ma chi è Paolo Troubetzkoy o Trubeckoj? È uno scultore italiano di origine russa nato ad Intra nel 1866 e morto a Verbania-Pallanza nel 1938. L’artista visse in Francia, Inghilterra, Stati Uniti, nonché in Russia e naturalmente in Italia. Fu uno dei principali esponenti della Belle Époque e nel 1886 giunse anche a Milano. Quell’anno la vita artistica meneghina era in fermento e, all’arrivo nella città, Paolo Troubetzkoy realizzò numerosi ritratti ai personaggi celebri dell’epoca. La vita artistica di Paolo Troubetzkoy fu particolarmente splendente a Milano, ma le dinamiche sociali della città e le tensioni che si stavano creando portarono l’artista, nel 1998, a lasciare la città.
Oltre ai numerosi ritratti e alle sculture di grande importanza artistica, Paolo Troubetzkoy lasciò a Milano anche un palazzo dal nome impronunciabile, il suo.
Un tunnel da record realizzato con caratteristiche innovative per ridurre la monotonia e l’affaticamento. Vediamo dove si trova e perchè è considerato “il più scenografico del mondo”.
La galleria stradale più lunga (e più bella) del mondo
# Il tunnel stradale più lungo del mondo
motoekspert_ostalczyk IG – Lærdal Tunnel
Siamo in Norvegia, nel sud est dello stato scandinavo. Qui nel 2000 è stato inaugurato Il Tunnel Lærdal, il tunnel stradale più lungo al mondo: si estende per 24,5 chilometri collegando le località di Lærdal e Aurland, lungo la strada europea E16 che unisce Oslo a Bergen. Questo capolavoro di ingegneria è stato progettato con un’attenzione particolare al comfort e alla sicurezza dei conducenti, includendo diverse caratteristiche innovative per ridurre la monotonia e l’affaticamento. Presente una galleria a una canna con traffico bidirezionale.
Maps – Tunnel Lærdal
# Una meraviglia ingegneristica, il primo ad essere dotato di un impianto di trattamento dell’aria
siawebb20 IG – Rotonda Tunnel Lærdal
La costruzione del tunnel ha richiesto cinque anni di lavoro e un investimento significativo, ma con enormi benefici in termini di riduzione dei tempi di viaggio e miglioramento della sicurezza stradale. L’infrastruttura ha infatti eliminato la necessità di percorrere strade di montagna pericolose e spesso impraticabili durante l’inverno. Grazie a un sistema di ventilazione avanzato che garantisce un costante ricambio d’aria fresca, il primo al mondo ad essere dotato di un impianto di trattamento dell’aria, il Tunnel Lærdal rappresenta un esempio di eccellenza nella progettazione di infrastrutture stradali.
Una meraviglia ingegneristica che non ha uscite di sicurezza: al suo interno sono presenti telefoni di emergenza, estintori, rifugi di sicurezza accessibili ogni 500 metri ed è monitorata 24 ore su 24 da un centro di controllo che può intervenire immediatamente.
# Colori fluorescenti nelle caverne per rompere la monotonia del viaggio
Tunnel Lærdal
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siawebb20 IG - Tunnel Lærdal
Credis nobilya - Tunnel Lærdal
Credis nobilya - Tunnel Lærdal
motoekspert_ostalczyk IG - Lærdal Tunnel colori
Un’altra caratteristica distintiva del tunnel è l’illuminazione fluorescente delle tre grandi caverne, posizionate a intervalli regolari, che lo rende anche uno dei più belli, sicuramente il più scenografico, del mondo.Si tratta di uno degli elementi pensati per rompere la monotonia del viaggio, offrendo una sorta di pausa visiva e mentale ai guidatori. Le lucivariano infatti di intensità e colore, passando da tonalità calde a fredde, per mantenere l’attenzione degli automobilisti. Queste caverne sono anche gli spazi utilizzati come rifugi di sicurezza e aree di sosta.
Travel Bible, la “Bibbia dei Viaggi” ha stilato la classifica dell’orrore per individuare quali sono i peggiori turisti del mondo. Molte sorprese in classifica.
#10 Tedeschi: in vacanza come in un’operazione militare
Dalla terra dell’ingegneria di precisione, della puntualità e dei turisti che considerano la vacanza come un’esercitazione militare. I turisti tedeschi sono quelli con itinerari che occupano ogni minuto della giornata, compreso il “tempo libero” previsto tra le 15:45 e le 16:15.
Sono quelli in spiaggia alle 6 del mattino, con gli asciugamani stesi meticolosamente per occupare i posti migliori, come se colonizzassero la sabbia in nome della Patria.
E come non parlare della loro ossessione per le regole? Un turista tedesco attenderà che il semaforo pedonale diventi verde anche se non c’è un’auto in vista. Sono le uniche persone che leggono l’intero contratto d’uso prima di utilizzare il Wi-Fi dell’hotel.
#9 Canadesi: i bisognosi di attenzione
Protesta Canada (La Presse, 2022)
I turisti canadesi sono quelli che si scusano per tutto, comprese le cose che non hanno fatto. Urtato contro una sedia? “Scusa.” Qualcuno gli pesta il piede? “Scusa.” Il vulcano erutta? “Scusa, dev’essere stato qualcosa che abbiamo detto, eh?”.
Ma non lasciarti ingannare dalla gentilezza. I canadesi sono solo in cerca di attenzione. Sono loro che cuciono le bandiere canadesi sui loro zaini, così tutti sanno quanto siano amichevoli e non americani.
#8 Australiani: gli ambiziosi down under
Ph. DavidClode
L’Australia, la terra dei canguri, dei Vegemite e dei turisti che si comportano come se stessero facendo un’audizione per un reality show chiamato “Survivor: Edizione della Maleducazione Senza Frontiere”. Che si tratti di cavalcare una statua a Roma o di tentare di fare surf su un monumento sacro, gli australiani vincono il premio per l’audacia. E per l’antipatia.
#7 Francesi: gli snob culinari
La Francia esporta in tutto il mondo vino, formaggi e turisti che considerano la cucina di ogni altra nazione come un crimine contro l’umanità.
I turisti francesi sono quelli che nei ristoranti italiani chiedono il “vero” olio d’oliva e nei sushi bar giapponesi chiedono se lo chef sia mai stato in Francia per imparare a preparare “correttamente” il pesce.
E non azzardatevi a offrire loro del fast food. L’espressione di orrore sul volto di un turista francese di fronte a un Big Mac è la stessa che otterresti se gli chiedessi di diventare un mimo.
#6 Indiani: uno sciame a caccia di affari e di selfie di gruppo
Arti indiane
India, la terra di Bollywood, delle spezie e dei turisti che contrattano su qualsiasi cosa. Hai presente quel ragazzo che discute con un gondoliere veneziano sul prezzo di un giro di due minuti? Probabilmente viene dall’India. La donna che cerca di ottenere uno sconto al Louvre perché è una “studentessa della vita”? Probabilmente viene dall’India.
E non dimentichiamoci dei selfie di gruppo. Un turista indiano è un fotografo, ma un gruppo di turisti indiani è una troupe cinematografica, completa di consigli di regia e riprese da ogni angolazione. È come se stessero girando il prossimo grande successo di Bollywood, ma l’unica stella è il loro ego collettivo.
#5 Russi: gli invasori alimentati dalla vodka
Credits: p_semechka IG
Russia, la terra della vodka, degli orsi e dei turisti che pensano che il mondo sia il loro parco giochi personale. I turisti russi hanno la reputazione di essere rumorosi, turbolenti e, non dimentichiamolo, incredibilmente appassionati di alcol.
E vogliamo parlare del loro amore per le pellicce? Sì, Olga, abbiamo capito, hai una pelliccia, ma forse la foresta amazzonica non è il posto migliore per sfoggiarla?
#4 Americani: rumorosi e incompetenti
Ph. Surprising_SnapShots
I cari vecchi Stati Uniti di America esportano libertà, democrazia e turisti che pensano che ogni paese sia il loro 51esimo stato. I turisti americani sono facili da individuare: sono quelli che indossano cappelli da baseball, felpe universitarie e un’espressione sconcertata quando scoprono che non tutti accettano dollari o parlano inglese.
#3 Inglesi: hooligans bruciati dal sole
Inglesi
Naturalmente, ci sono anche gli inglesi. Viaggiano per migliaia di chilometri verso luoghi esotici e poi trascorrono tutto il tempo in un pub inglese a guardare il calcio. I turisti britannici sono noti per il loro amore per l’alcol e per la loro incapacità di reggere il sole. Seriamente, questi ragazzi si trasformano in aragoste più velocemente di quanto tu possa dire “fish and chips”.
Per non parlare della loro capacità di trasformarsi in teppisti con il calcio. È come se ogni volta che l’Inghilterra perde una partita, i turisti britannici sentissero il bisogno di consolarsi trasformando la piazza locale in una scena di “Mad Max”, solo con più lattine di birra e macchine meno belle.
#2 Israeliani: i Commandos della Terra Santa
Ph. Ri_Ya
Non ci possiamo dimenticare di Israele, la terra del latte, del miele e dei turisti che si comportano come se fossero in missione segreta da parte di Dio. I turisti israeliani sono facili da individuare: sono quelli che trattano ogni vacanza come se fosse un’operazione militare, con tanto di sandali tattici e pantaloncini cargo pieni di gadget sufficienti a far ingelosire James Bond.
E non parliamo del loro “mercanteggiamento”? Gli israeliani non si limitano a contrattare: negoziano come se stessero mediando un accordo di pace in Medio Oriente. Li troverai in un mercato messicano a discutere sul prezzo di un sombrero come se fosse una risoluzione delle Nazioni Unite. Ma ciò che distingue davvero i turisti israeliani è la loro capacità di trasformare qualsiasi incontro sociale in un club di dibattito improvvisato. Che si tratti di politica, religione o del modo migliore per cucinare lo shawarma, gli israeliani hanno un’opinione e non hanno paura di condividerla. A voce alta. Con tutti. Nel bel mezzo di una cena romantica, di una festa in spiaggia o di un funerale.
#1 Cinesi: i maniaci dei selfie stick
Tenetevi forte, perché la Cina è al primo posto per esportare i turisti più imbarazzanti. Armati di bastoncini per selfie che potrebbero fungere da salto con l’asta, i turisti cinesi sono in missione per documentare ogni secondo del loro viaggio, non importa quanto inappropriato o scomodo.
Hai mai visto qualcuno provare a farsi un selfie con una guardia di sicurezza al Louvre? O che ne dici di qualcuno che insegue uno scoiattolo in giro per Central Park per quello scatto perfetto su Instagram? È probabile che provengano dalla Cina. E non dimentichiamo la famigerata “posa del turista cinese”, quella in cui saltano in aria come se avessero appena vinto la lotteria, le Olimpiadi e una scorta di ravioli a vita tutto in una volta.
Quando avranno finito, desidererai che la Grande Muraglia Cinese sia stata costruita per tenerli dentro, e non per lasciare gli altri fuori.
Perchè gli orfani di Milano si chiamavano Martinitt?
Fondato da San Gerolamo Emiliani nel 1533 l’orfanatrofio di Milano sorge tra via Manzoni e via Morone. I ragazzi cresciuti nell’orfanatrofio sono detti “martinitt”: il nome viene dall’oratorio di San Martino nei pressi dell’orfanatrofio.
Le orfane invece venivano chiamate “Stellinn” (stelline). Su disposizione di Maria Teresa d’Austria, gli orfani lasciarono via Manzoni per trasferirsi nel convento di San Pietro in Gessate. Napoleone trasformò San Pietro in ospedale e i Martinitt tornarono nella vecchia sede di via Manzoni.
Oggi l’Ente è stato trasformato in Azienda di servizi alla persona Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio. Nel 2009 è stato inaugurato il Museo Martinitt e Stelline dedicato agli orfani milanesi.
Ci sono martinitt che hanno fatto la storia di Milano, e non solo, come Angelo Rizzoli, Edoardo Bianchi e Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica, diventato l’uomo più ricco d’Italia, scomparso il 27 giugno 2022.
Bruno De Filippi, il principe del Jazz e della musica leggera
# Il primo colpo di fulmine per un’armonica a bocca
Fu jazzista di qualità (anche se Jazz e qualità devono sempre camminare a braccetto) e autore delle melodie per brani che hanno fatto la storia della canzone leggera. Come “Tintarella di Luna”, primo grande successo di Mina. De Filippi nacque a Milano, in via Giuseppe Giusti, l’8 maggio 1930. Impara a suonare da autodidatta, partendo dal mandolino, poi l’armonica a bocca, per passare alla chitarra. Collaborò con Luis Armstrong, Gerry Mulligan, Astor Piazzolla, Franco Cerri, Enrico Intra e Lionel Hampton, solo per fare alcuni nomi. Qualcuno ha individuato in Max De Aloe, musicista e compositore bustocco, nonché armonicista, l’erede naturale di De Filippi e, proprio al suo “delfino”, l’anziano maestro confidava (intervista scovata su Youtube): «ero ragazzino e un giorno a casa trovai un’armonica a bocca. Non so come ci finì nel mio alloggio. Forse la portò mio zio, che mi aveva insegnato a suonare il mandolino. Mi misi a suonarla e mi innamorai di quelle vibrazioni che quella “cromatica” emanava».
# Dalla prima chitarra al primo successo: Tintarella di Luna
De Filippi con Mina
Negli anni Cinquanta andava però tanto di moda la chitarra, «così mi convinsi a dedicarmi a questo strumento», tra l’altro partendo da basi assai solide.
Alla fine di quel decennio a Milano si esibiva un certo Peppino Principe, fisarmonicista pugliese, emigrato al Nord quando era ancora ragazzino. Il gruppo di questo giovanotto, poche ore prima di un concerto in un casinò, vede il forfeit del chitarrista, così Principe chiede a De Filippi se può sostituire il componete mancante: «accettai subito, mi ricordo che spesi duemila lire per affittare l’amplificatore, tremila per comprarmi un paio di scarpe nere e alla fine del concerto mi diedero seimila lire». Poi arriva “l’era” de “I Campioni”, band che nel 1957, insieme a De Filippi, accoglie Tony Dallara, diventando così la prima entità musicale degli “urlatori”.
«Dei Campioni diventai un po’ il referente, venni così chiamato dalle edizioni musicali Curci per la realizzazione di musiche, però a me serviva un paroliere per trasformare le mie melodie in canzoni».
A Roma c’era un mantovano, giunto nella città eterna dopo un periodo trascorso a Firenze, si chiamava Franco Migliacci: «lo incontrai proprio nella capitale» -confidò De Filippi a De Aloe- «dopo una nostra esibizione mi consegnò un foglio con su scritto il testo di una canzone, leggera e accattivante, mi chiese di realizzarne la musica, così presi quello scritto, andai in albergo e in venti minuti scrissi il brano». Era “Tintarella di Luna”.
La carriera di Bruno De Filippi prende una piega fortunata, anche perché Mina, che allora si esibiva con il gruppo “I solitari”, gli chiese il permesso di proporla nei suoi concerti e divenne così il primo grande successo della “Tigre di Cremona”.
Tra gli anni Sessanta e Settanta il compositore meneghino collabora con Caterina Valente, Johnny Dorelli, Ornella Vanoni e con la stessa Mina, diventando chitarrista dei suoi concerti.
Nel 1980 collabora con Pino Daniele, suo tra l’altro è il suono dell’armonica in “I say i’ sto cca’”, mentre arricchì le proprie esperienze con Toquinho, Gino Paoli e Rossana Casale.
Sono tante le curiosità su De Filippi: nel 1980 partecipò ad una scena, comica-triste e musicale, nel programma TV “Saltimbanchi si muore”, al fianco di Teocoli e Abatantuono. Nel 2009 è stato emesso un francobollo dedicato a “Tintarella di Luna”, nel 1958 nel gruppo che incise “Nel blu dipinto di blu” (tra l’altro scritta da Migliacci) alla chitarra c’era lui. Nel 2003 ha perfino collaborato con gli Articolo 31 suonando l’armonica nel brano “La mia ragazza mena” e, nel 1968, quando sul palco di Sanremo si esibì Luis Armstrong, al mandolino c’era proprio De Filippi.
La memoria per questo grande artista è tenuta viva dalla figlia Franca e dalla nipote Alice.
Nel 2005 torna sul palco del Festival della canzone in una jazz session con Cerri, Arigliano e Basso.
In costruzione il parco urbano più grande del mondo
# Sta sorgendo il polmone verde di Riyadh
Parco urbano più grande del mondo
A Riyadh, in Arabia Saudita, sta per sorgere il parco urbano più esteso del globo: King Salman Park. Questo ambizioso progetto è concepito per diventare il cuore verde della capitale, rivoluzionando il quotidiano dei residenti. L’obiettivo principale è trasformare l’area in una meta accessibile che promuova attivamente lo sport, la creatività e l’innovazione, incoraggiando una maggiore partecipazione dei cittadini.
# Una superficie di oltre 16,6 kmq, equivalente a 5 volte il Central Park
Credits KingSalmanPark.sa
Il parco si svilupperà su una superficie di oltre 16,6 kmq, costruito su un’ex area aeroportuale in una zona arida della città. I freddi numeri non rendono l’idea di quanto possa essere grande, può quindi venire utile confrontarlo con alcuni dei più importanti delle metropoli mondiali: rispetto a Hyde Park a Londra avrà una superficie 7 volte maggiore e di 5 volte quella del Central Park di New York. Caratterizzato da piccole vallate, formazioni rocciose e un percorso pedonale circolare di 7,2 km, il parco offrirà più di 11 kmq di spazi aperti e ospiterà un milione di alberi.
Secondo gli ingegneri del progetto, il parco creerà nuovi microclimi e habitat naturali che proteggeranno i visitatori dal sole e dal vento. Il terreno sarà ristrutturato combinando frammenti derivanti dalla frantumazione di vari strati di terreno con sostanze e materiali naturali. Questa tecnica consentirà di trattenere l’acqua e fornire nutrienti alle piante provenienti da tutto il mondo, promuovendone una crescita sana e vigorosa.
# Al suo interno anche musei, teatri e spazi per praticare sport
Royal Arts Complex
All’interno del parco saranno inclusi musei, teatri e spazi dedicati a varie attività sportive, per un totale di oltre 150 attrazioni, 10 milioni di mq di superficie edificabile e 18.000 posti auto. Spicca l’area di 500.000 mq dove troverà spazio il Royal Arts Complex che comprenderà il Museum of World Cultures di 110 metri d’altezza, una libreria unica nel suo genere specializzata in cultura e arti con oltre 250.000 libri, il Royal Institute of Traditional Art e il National Theater con 2.300 posti a sedere.
Padiglione visitatori King Salman Park
Presente anche il padiglione dei visitatori, con mostre interattive sugli elementi del parco, sale polivalenti, sale riunioni, ristoranti, bar e una terrazza panoramica con vista a 360 gradi. Le connessioni sono garantite da cinque stazioni ferroviarie e dieci dei bus. Questo ambizioso progetto è parte integrante degli obiettivi di Vision 2030, un programma che prevede diversi altri progetti monumentali in Arabia Saudita.
# Completati i lavori strutturali, quasi al 50% quelli per il Royal Arts Complex
King Salman Park
I lavori di costruzione del King Salman Park procedono nei tempi previsti. Completati quelli strutturali, arrivati al 48% quelli per la costruzione del Royal Arts Complex. Proseguono anche i cantieri dei tunnel e dei ponti, del vivaio di produzione, della cascata del wadi e della posa del terreno nel parco dell’arte. In progettazione da parte dei privati i primi quartieri urbani del parco, in totale sono previsti sei lotti.
Milano è una città moderna, all’avanguardia, che guarda al futuro e continua a trasformarsi. Tuttavia, non va dimenticato che la città meneghina ha anche un lungo passato ricco di storia, che si riflette non solo nei suoi monumenti e nella sua arte, ma anche e soprattutto nei borghi che la costellano.
I 7 borghi storici di Milano che resistono al tempo
Milano, anche se spesso i suoi grattacieli e le recenti riqualificazioni possono farlo dimenticare, è composta da almeno 70 borghi storici che raccontano un diverso lato della città. Alcuni di questi erano un tempo comuni distaccati da Milano, altri erano dei semplici quanto affascinanti cascinali. Fatto sta che molti di questi complessi stanno andando in rovina, abbandonati dal Comune, o comunque non ricevono la dovuta attenzione.
Alcuni di questi borghi sono stati raccontati nel libro “Milano. La città dei 70 borghi” di Roberto Schena, con fotografie di Ettore Tamagnini. Sono piccoli angoli di una Milano che resiste al tempo che passa, dei quali questa è solo una selezione:
# ASSIANO (Municipio 7), il borgo degli animali selvatici
Foto di Ettore Tamagnini
Con una storia che risale alla dominazione romana, Assiano è un borgo circondato da parcheggi e centri commerciali che continua a mantenere la propria natura selvaggia, anche se lasciato a se stessa. “Scampato” alla riqualificazione dell’Expo, questo territorio è formato da 450 ettari di prati, popolati da cicogne, gazze ladre e aironi: un cascinale che resiste all’espansione edilizia.
# CHIARAVALLE (Municipio 5), l’abbazia in mezzo alla campagna
Un’abbazia medievale circondata dalla campagna, un luogo che sembra sospeso nel tempo: è Chiaravalle, una zona che fa in tutto e per tutto parte di Milano, anche se a vederla sembra che non abbia niente a che fare con il resto della città.
# GHISOLFA (Municipio 8) e il castelletto medievale
Un tempo questa zona faceva parte dei Corpi Santi, un comune che fino al 1873 comprendeva le cascine e i terreni agricoli che circondavano Milano. Oggi i milanesi riconducono a quest’area solamente il cosiddetto Ponte della Ghisolfa, ma un tempo era la sede di una cascina particolarissima, costruita durante il XIX secolo con le sembianze di un castelletto medievale. Purtroppo durante il Secondo Dopoguerra la cascina venne demolita e oggi, al suo posto, è stato costruito il parcheggio di un supermercato.
# MACCONAGO (Municipio 5) e il castello più antico dello Sforzesco
Foto di Ettore Tamagnini
In questa zona rurale si trova un castello a pianta quadrata addirittura più antico del Castello Sforzesco, costruito tra il 1330 e il 1340 dalla nobile famiglia Pusterla. Dopo un lungo periodo di abbandono, oggi la piccola fortezza viene utilizzata per eventi, cerimonie e ricevimenti.
# MUGGIANO (Municipio 7): il borgo delle cascine medievali
Fino agli ultimi anni del secolo scorso, Muggiano (dal nome romano “Modianus”) era una zona rurale formata da numerose cascine. Oggi invece è un quartiere residenziale, con tanto di centro sportivo all’avanguardia. Rimangono tuttavia le medievali Cascine Guascona e Guasconcina.
# QUINTO ROMANO (Municipio 7) e i suoi parchi
Foto di Ettore Tamagnini
Come molti altri toponimi milanesi, il nome di “Quinto Romano” indica la distanza che separa questo borgo dal centro della città: cinque miglia romane. Ancora oggi mantiene un aspetto prevalentemente rurale e si trova in mezzo a quattro importanti aree verdi di Milano: il Parco delle Cave, il Boscoincittà, il Parco di Trenno e il Parco Sud.
# QUINTOSOLE (Municipio 5), il borgo abbandonato
Foto di Ettore Tamagnini
Di fianco a Via Ripamonti e poco prima del comune di Opera si trova il borgo di Quintosole che, pur trovandosi dell’area metropolitana di Milano, è parecchio isolato dal resto della città. Purtroppo in stato di abbandono, questo borgo è dotato di edifici antichi e pittoreschi, come una casa risalente al Medioevo, un casino di caccia del XV secolo e una piccola chiesa del Seicento.
Due metropoli che sono state protagoniste per un decennio ciascuna nella storia recente europea. Analizziamo cosa le rende simili e cosa diametralmente opposte.
Metropoli allo specchio: Milano e Barcellona, così vicine, così lontane
# Barcellona colorata, ricca di arte, storia, senza stress e super collegata
nikolaus_bader-pixabay – Barcellona, Guadì
Barcellona è una metropoli bellissima e ricca di storia, con una architettura unica al mondo e arte sparsa in ogni angolo della città, trasformandola in un cuore pulsante di colori, vivacità, strade enormi come la Rambla e vicoli stretti come alla città vecchia.
Patrice_Audet-pixabay – Sagrada Familia
Qui si vive una vita dai ritmi tranquilli, le persone sono pacifiche e senza stress. Ci si muove agevolmente con qualunque mezzo dai treni ai bus alle linee metropolitane molto ben organizzate. Le attrazioni turistiche sono parecchie, dalla Sagrada Famiglia a Gaudì e Picasso, ma è meglio spostarsi dal caos cittadino e dalle mete più gettonate ed intasatissime, per dirigersi nei quartieri più vicini al mare, zone ricche di storia, di palazzi antichissimi e di locali autentici dove sostare per un pranzo dal sapore autentico e verace.
Leonhard_Niederwimmer-pixabay – Barcellona
In generale regnano un ordine e una compostezza molto simili a Milano ma molteplici sono le differenze.
# Milano cosmopolita, proiettata al futuro, modaiola, stressata e poco nottambula, anche con i mezzi
Credits Andrea Cherchi – Milano vista skyline
A Milano si respira una energia diversa, che ti spinge a correre, progettare, proiettarsi verso il futuro. Ha una tendenza più marcata ad essere cosmopolita, parte del mondo, volta alle sfide che accetta e spesso vince anche in termini di accoglienza verso chi viene a visitarla o a viverci se pur temporaneamente
Le persone sono più stressate, poco inclini alla chiacchiera. Forse è un fattore climatico, o più semplicemente è perché manca il mare che invece c’è a Barcellona non solo in città, che non è poco, ma anche in moltissime spiagge bellissime e poco distanti dalla metropoli.
Credits: @paolo_streetshooting IG
E poi la moda, che a Milano è una attrattiva tipica, conosciuta in tutto il mondo e che fa dello stile milanese un qualcosa di unico e assolutamente inimitabile
Qualche pecca? La movida che a Milano ha subito una battuta di arresto a causa di orari imposti che costringono a rientrare a casa alla mezzanotte di cenerentola. Milano è una città che non dorme mai, perché quindi costringerla ad andare a letto presto?
Barcellona. Credits: @giuliaforoni IG
Complici anche gli orari della metropolitana che sicuramente non aiutano in tal senso
A Barcellona invece la metropolitana funziona h24 durante il weekend, ma a prescindere, la movida comincia a mezzanotte, si esce a mezzanotte, si mangia a mezzanotte. È proprio un modus vivendi.
Chissà quando si capirà che una metropoli internazionale come Milano, con flussi turistici in costante crescita, avrebbe bisogno di un altro approccio, come orari dei mezzi più flessibili e movida garantita fino a notte fonda, almeno nei weekend e almeno nella bella stagione
Nessun turista, ma nemmeno alcun milanese, ha voglia di tornare a casa allo scoccare della mezzanotte.
L’unicità di Milano sta nel non esibire le sue bellezze o le sue attrazioni, quasi a volersi mostrare in modo discreto per mantenere intatto il gusto della scoperta. Ci sono infatti molti angoli o luoghi poco conosciuti dai turisti e persino dai milanesi che meritano più attenzione. Ecco quali sono.
Una chicca nel panorama dei musei cittadini è il Museo del Profumo. Si trova in via Messina 55 e ospita rari esemplari della Profumeria italiana come: i quattro esemplari di “Le Quattro Stagioni” creati da Fulvio Bianconi, le prime opere in vetro dell’artista, dove l’avanguardia Cubista, l’antica Arte Minoica e il Simbolismo Novecentista trovano una simbiosi perfetta. Poi ci sono i flaconi Giviemme, la Casa di Profumo creata da Giuseppe Visconti di Modrone, tra cui “Insidia” l’opera in vetro di Dino Villani che riproduce la forma di uno stiletto, il pugnale fiorentino. Infine le creazioni di Carlo Scarpa, con preziosi esemplari prodotti in numero limitato dalle Vetrerie Venini di Murano e presenti solo in questo museo.
#2 La Bocca della Verità
Credits Andrea Cherchi – Bocca della verità
Nel quartiere di Dergano, in un giardino tra via Carnevali e via Tartini, c’è la Bocca della Verità. Sopra un muretto in pietra, tra poesie, vecchie immagini della piazza e piante verdi, fa bella mostra una versione milanese del celebre mascherone di Roma che rappresenta un volto maschile barbuto con occhi, naso e bocca forati e cavi. Rispetto a quella della capitale, realizzata in marmo, il materiale utilizzato è di terracotta.
#3 La Walk of Fame
Dettaglio Walk of Fame
Milano come Hollywood: ha la suaWalk of fame. Rispetto a quella americana porta i calchi delle mani e le firme dei vincitori del Telegatto, un premio televisivo il cui nome per esteso è Gran Premio Internazionale dello Spettacolo, con l’ultima cerimonia di consegna trasmessa nel 2008. Trovare l’esatta ubicazione di questa via celebrativa non è però affatto facile, si trova tra Largo Corsia dei Servi e Corso Europa sul pavimento di una piccola galleria commerciale. Tra i nomi internazionali incisi sulle mattonelle ci sono quelli di Patrick Swayze, Roger Moore, Joe Pesci e Angela Lansbury.
Nella cornice della Milano Romana, a lato della chiesa di Santa Maria alla Porta, un tempo c’era la Cappella della Madonna del Grembiule. Quello che rimane dopo i bombardamenti del 1943 è un angolo particolare della città: uno splendido affresco raffigurante la Madonna del bambino, il pavimento e l’altare della Madonna del Grembiule. Si trova in vicolo Santa Maria della Porta, lontano dai classici percorsi turistici e poco conosciuto anche dagli stessi milanesi.
#5 La residenza Vignale
Credits iohannes84 IG – Residenza Vignale
In zona Conciliazione, in via Enrico Toti 2, c’è uno dei gioielli in stile Liberty di Milano: la Residenza Vignale. Questa dimora storica, costruita all’inizio del Novecento per volere di un principe austriaco e a firma dell’architetto Gattermayer, si caratterizza per i suoi imponenti saloni arredati da specchiere e console dorate, arazzi, quadri, tappeti e soprattutto per un elegante giardino interno fiorito.
Nel cuore di Milano, in Piazza Borromeo, c’è uno dei palazzi nobiliari più antichi della città: Palazzo Borromeo. Costruito alla fine del XIII secolo il palazzo è stato frequentato per anni da studiosi stranieri venuti giunti qui per ammirare la collezione d’arte dei Borromeo. La curiosità di questo edificio si trova sopra all’ingresso, dove si vede un cammello che riposa in una cesta, con una corona e un pennacchio di piume di struzzo, e che raffigura lo stemma della famiglia Borromeo.
#7 Il gattino nero di Corso Monforte
Credits Andrea Cherchi – Gatto nero Corso Monforte
In Corso Monforte al civico 43, sulle grate in ferro battuto di una finestra del seminterrato di questo meraviglioso palazzo Liberty, c’è un’aggiunta decorativa insolita: un gattino nero. L’opera è stata realizzata da Alessandro Mazzucotelli, noto artigiano dei primi del ‘900, ed è anch’essa in ferro battuto, ha una coda arricciata, dei lunghi baffi ed è incorniciata in un cerchio. Difficile da scovare senza la giuste indicazioni.
«La città di legno più grande del mondo»: ecco dove sarà costruita e come sarà (immagini)
# 2 mila abitazioni tutte in legno
al.se – Stockholm wood city
Il futuro delle città sarà di legno? In Svezia è in corso la progettazione di una nuova cittadella che riprende un materiale tradizionale per le sue costruzioni: il legno. Da sempre, nei paesi scandinavi, il legno è stato il materiale predominante per l’edilizia, e ancora oggi si possono vedere case costruite con travi squadrate e dipinte. Con l’intento di riscoprire questa tradizione, la società immobiliare Atrium Ljungberg ha ideato la Stockholm Wood City.
Completerà il quartiere di Sickla situato nella zona sud-est capitale svedese, che ospita già più di 400 aziende, e si caratterizzerà per un ambiente urbano vivace, con un mix di residenziale, commerciale e terziario e all’insegna della vivibilità e della riduzione dello stress. La superficie interessata dal progetto è di 250mila mq e comprenderà circa 2.000 abitazioni e 7.000 uffici, oltre a includere attività commerciali, ristoranti e parchi.
# “La città di legno più grande del mondo”
al.se – stockholm-wood-city
Secondo Atrium Ljungberg, lo sviluppatore immobiliare, l’ambizioso progetto mira a creare la più grande “città di legno” del pianeta. Il progetto è stato concepito come una “città in 5 minuti”, dove lavoro, residenze, svago e tutti i servizi essenziali saranno facilmente accessibili a piedi in meno di cinque minuti.
# Tutti gli edifici saranno autosufficienti
al.se – Stockholm wood city
Perché scegliere una città interamente costruita in legno? La proposta di Stockholm Wood City nasce dal desiderio di rispondere alla crescente domanda di abitazioni innovative e sostenibili. Gli edifici di questa città saranno autosufficienti, dotati di pannelli solari e progettati per avere un fabbisogno energetico significativamente inferiore rispetto agli edifici tradizionali. In estate, le abitazioni in legno offriranno un ambiente più fresco, mentre in inverno manterranno meglio il calore. Inoltre, si ritiene che le case in legno offrano una qualità dell’aria superiore.
# Un legno ingegnerizzato mai usato in un progetto su larga scala
al.se – Stockholm wood city
Nonostante le preoccupazioni sulla combustibilità del legno, gli sviluppatori affermano che questo materiale brucia lentamente, rendendolo potenzialmente più sicuro di molte strutture in acciaio. Inoltre, il legno agisce come un deposito di carbonio, contribuendo a trattenere l’anidride carbonica e quello utilizzato sarà un particolare tipo di legno ingegnerizzato, chiamato lamellare incrociato, mai usato in un progetto su larga scala fino ad oggi. Il progetto di Stockholm Wood City è quindi guidato dalla volontà di creare un quartiere interamente sostenibile. Per evitare la deforestazione, sarà necessario un approccio sostenibile alla riforestazione, piantando nuovi alberi per compensare il legname utilizzato.
# Lavori al via nel 2025, prima edifici completati nel 2027
Manca poco alla prima pietra. L’avvio dei cantieri è programmato per il 2025, mentre i primi edifici dovrebbero essere completati nel 2027.
Vi vedo in giro ovunque nel mio Sud. Vi comprendo nel profondo quando vi lamentate per questa fastidiosa precarietà che vi rende così simile a me, che pur siciliana, parimenti non tollero questo eccessivo senso di disagio che ci circonda.
Milanesi al Sud: che ci venite a fare?
# Al bar. Il piacere dell’approssimazione
diariodellafoodlover
Ordino una granita di limone con brioche. Vicino al mio tavolo si accomoda una comitiva di milanesi con cui scambio qualche chiacchiera. Loro sono di Milano, zona Porta Romana. La mia granita dopo mezz’ora ancora non é arrivata. La cameriera mi porta un cannolo di ricotta. Gentilmente lo rimando indietro.
Alla comitiva milanese invece, un altro cameriere porta 4 creme di caffè ma loro avevano ordinato le granite di caffè con panna – quella fresca, non spruzzata col barattolo-. Gentilmente rimandano indietro le creme di caffè.
Io guardo la comitiva, la comitiva guarda me. Ci scambiamo un sorriso di intesa.
E tanto basta per comprendere e allacciare tra noi un connubio empatico. Ci siamo capiti senza parlare, tanto trascorreremo insieme almeno un altra mezz’ora prima che arrivino le ordinazioni giuste, ma va bene così in fondo bisogna anche mollare un po’ la presa, saper aspettare ed evitare di vivere succubi del prevedibile.
# In spiaggia. La riscoperta del selvaggio
Credits larentismichele IG – Spiaggia la Cinta di San Tedoro
Molti milanesi prediligono i lidi super organizzati, ma se ci spinge in baie e spiaggette meno turistiche, si scopre con piacere che le comitive di milanesi stanno al sole in libertà. Apprezzano la spiaggia selvaggia dove c è sabbia finissima oppure rocce a picco sul mare. Panorami mozzafiato, mare blu intenso e senso di libertà assoluta.
Passeggiano, si inerpicano sulle rocce e curiosando ovunque, storcono il naso per gli anfratti ricolmi di spazzatura abbandonata, o per le comitive di ragazzini che vengono ad inquinare un territorio bello come le Hawaii trattato ahimè come un bidone della spazzatura.
# Ospitalità. Il punto di forza
Credits rivegauche1976 IG – Spiaggia delle due sorelle Sirolo
Chi viene al sud lo sa. Il piacere di essere in posti bellissimi si sposa con il dolore atroce che si prova nel dover ripartire.
Chi apprezza questi luoghi sa quanto valore abbia l’accoglienza dei suoi abitanti.
Che sia una semplice indicazione stradale o una cena da amici, qui il calore e l’affetto della gente vince su tutto. Riesce a far dimenticare per un attimo incuria, abusivismo, disorganizzazione e lentezza cronica.
Per un attimo il cuore si spezza a causa del rientro.
Poi passa tutto e si torna a Milano, in fondo è bello tornare a casa alle proprie abitudini, ritmi, orari. Regole, certezze.
# Il motivo principale: perdersi
Perché è bello perdersi ma solo per un attimo. Il milanese che viene al sud lo fa per perdersi anche se per breve tempo. Dissociarsi da sé, vivere una dimensione sconosciuta e nuova. Questo in fondo, è il motivo principale.
Procede a pieno ritmo, nonostante qualche leggero intoppo, la costruzione di una delle opere più incredibili del mondo. In soli 7 minuti di treno o 10 minuti di auto, sarà possibile spostarsi dalla costa settentrionale della Germania all’isola di Copenaghen. Grazie ai corridoi ferroviari europei, sarà possibile viaggiare da Milano a Copenaghen in modo più veloce. Da Copenaghen, sarà possibile proseguire senza interruzioni fino a Capo Nord in Norvegia. Quando è prevista l’inaugurazione di quest’opera imponente? E quali sono gli ultimi aggiornamenti sui cantieri?
Da Milano a Capo Nord senza interruzioni: le novità sul futuro tunnel sottomarino più lungo del mondo
# “Tunnel del Fehmarn Belt”: 18 km per collegare Danimarca e Germania in soli 7 minuti di treno o 10 minuti di auto
Altri passi in avanti per il ponte sottomarino più lungo del mondo, quello che il Ministero dei Trasporti danese ha descritto come “una nuova porta d’ingresso per l’Europa”. Il “Fehmarn Belt Tunnel” con una lunghezza prevista di 18 km, è sei volte più lungo della distanza tra Calabria e Sicilia e si estenderà a 40 metri di profondità sotto il Mar Baltico. Diversamente dal tunnel della Manica e dalla galleria Seikan in Giappone, il tunnel sarà posato sul fondale marino anziché scavato al di sotto.
Credits FemernAS YT – Tunnel Fehmarn Belt connessione con rete ferroviaria Europea
Una volta ultimato consentirà di ridurre la distanza da Amburgo a Copenaghen da 450 km a 320 km, facilitando la comunicazione fra la Scandinavia, la Germania e tutta l’Europa. In auto serviranno appena 10 minuti dalla costa nord della Germania per andare all’isola di Lolland, da cui si raggiunge Copenaghen, invece dei 45 minuti di traversata con il traghetto, mentre tra Amburgo e Copenaghen basteranno 2,5 invece che 4,5. Grazie ai convogli che potranno viaggiare fino a 200 km/h il tempo di viaggio in treno sarà addirittura inferiore, solo 7 minuti.
# I numeri di questa opera faraonica: autostrada a 4 corsie, due binari elettrificati e 89 blocchi di cemento
Credits femern.com – Sezione Tunnel
Questi i numeri di un’opera faraonica:
un’autostrada a quattro corsie e due binari elettrificati;
79 blocchi di cemento impiegati, ciascuno lungo 217 metri, e 10 elementi speciali con un piano inferiore per l’utilizzo delle attrezzature di esercizio e manutenzione del tunnel;
ogni elemento pesa 73.000 tonnellate, come 14.000 elefanti, mentre la quantità di acciaio equivale a 50 Torri Eiffel;
circa 3.000 persone al lavoro nei cantieri.
Il progetto comprende anche il recupero della terra e delle rocce scavate dal fondo del mare, per essere riutilizzate nell’ampliamento delle aree naturali costiere di entrambe le isole per circa 3 kmq.
Credits FemernAS YT - Tunnel Fehmarn Belt
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Credits FemernAS YT - Tunnel Fehmarn Belt dall'alto
Credits FemernAS YT - Tunnel Fehmarn Belt
L’investimento per la sua costruzione è pari a circa 8 miliardi di euro, di cui uno proveniente dall’Unione Europea, che dovrebbero essere ripagati dal pedaggio stradale dei veicoli che vi transiteranno nell’arco di 40 anni. La parte ferroviaria del tunnel sarà inserita nella rete TENS, la rete di treni diurni e notturni europea.
# Il tunnel prende il nome dall’isola tedesca di Fehmarn. Con la sua costruzione parte il nuovo progetto turistico “Destination Fehmarnbelt”
Il tunnel si collegherà all’attuale Fehmarn Belt, un ponte che connette l’isola tedesca di Fehmarn alla terraferma. Proprio dalla famosa isola tedesca attraversata, nello Schleswig-Holstein, prende il nome l’opera. Poi toccherà all’isola danese di Lolland, a sud di Copenhagen. Questa zona del Mar Baltico è molto turistica ed offre sia tantissime attività all’aria aperta legate alla natura e al mare sia molte visite a siti culturali. La costruzione dell’infrastruttura darà il via anche il nuovo progetto turistico “Destination Fehmarnbelt” che prevede itinerari in comune tra i due Paesi e tra le città di Copenhagen, Malmö e Amburgo.
# La cronistoria dei lavori: operativo il porto e la fabbrica per costruire le sezioni di cemento
FemernAS – Vista area cantiere Danimarca
Le prime operazioni nel cantiere per la realizzazione del tunnel Fehmarnbelt sono in corso dal 2021 a Rødbyhavn in Danimarca, dove è stato costruito il porto operativo oltre che il più grande tra i due previsti.
femern.com – Area cantiere Rødbyhavn
Le prime parti delle infrastrutture per il tunnel sono state recentemente inaugurate dal Re della Danimarca Federico X, con la fabbrica che si occupa di realizzare le sezioni di cemento da sistemare sotto al livello del mare completata nel 2023, con le prime già realizzate alla fine dello stesso anno. Da qui partono anche le spedizioni delle grandi quantità di materiali da costruzione. A Puttgarden in Germania, sulla sponda opposta, i cantieri sono diventati operativi alla fine dello stesso anno.
# Si lavora anche sull’ammodernamento delle ferrovie di entrambi gli Stati
shipmag.it – Ferrovia Fehmarn
Il progetto del tunnel comporta anche modifiche significative alle infrastrutture ferroviarie di Germania e Danimarca. In Germania, la Deutsche Bahn ha iniziato a modernizzare i 11,4 km di ferrovia sull’isola di Fehmarn, con l’obiettivo di raddoppiare i binari. Inoltre, nel 2026 inizieranno i lavori per costruire un nuovo tracciato di 55 km che collegherà Lubecca alla terraferma tedesca.
In Danimarca, si sta lavorando al raddoppio e al potenziamento degli 80 chilometri di ferrovia tra Ringsted e Nykøbing Falster, eliminando le interferenze stradali. I lavori per il tratto tra Nykøbing Falster e il porto di Rødby, che si affaccia sullo stretto di Fehmarn, inizieranno in una fase successiva.
# Tra la fine del 2024 e la fine del 2025 la conclusione delle entrate del tunnel
femern.com – Tunnel Portal, Rødbyhavn June 2024
I lavori per la costruzione dell’entrata del tunnel sono partiti all’inizio del 2022 sul lato danese, sul lato tedesco sono partiti invece alla fine del 2023, a causa di ritardi politici, con previsione di conclusione alla fine del 2024 in Danimarca e alla fine del 2025 in Germania.
femern.com – Portal Puttgarden luglio 2024
Entrambe le strutture saranno dotate di griglia luminosa sul tetto in grado di garantire una transizione graduale tra la luce naturale e quella nel tunnel.
# Entro il 2024 la posa dei primi moduli del tunnel, tra il 2025 e il 2028 prevista l’asfaltatura delle strade e la posa di binari, a metà 2029 l’inaugurazione
Immersione elementi del tunnel
I primi settori del tunnel sono in attesa di essere posati sul fondo del mare. Tra il 2025 e il 2028 si prevede l’asfaltatura delle strade nelle gallerie, la posa dei binariferroviari e tutta l’infrastruttura tecnologica necessaria al funzionamento del tunnel.
Credits FemernAS YT – Tunnel Fehmarn Belt
In base al cronoprogramma, al netto dei ritardi sui cantieri in Germania, l’inaugurazione è stata fissata per la metà del 2029.
Se la pista ciclabile di Corso Buenos Aires è stata oggetto di critiche per la pericolosità delle svolte agli incroci e i posti auto disegnati nel mezzo della carreggiata, guardate cosa hanno combinato nel mondo. Scopriamo questa selezione proposta da welovecycling.
Queste sono le ciclabili più assurde del mondo (immagini)
#1 Un colpo di pedale, sterza, frena
Credits welovecycling – Pista ciclabile PortogalloIn Portogallo c’è una pista ciclabile che finisce ancora prima di iniziare, misura infatti appena qualche metro. Sali sul sellino, sterzi e freni. Può fare a gara con quelle di Milano per fregiarsi il titolo di pista più corta del mondo.
Sempre in Portogallo è stata disegnata una corsia ciclabile “invisibile” o quasi. I pochi segni orizzontali sull’asfalto fanno intuire che quella striscia di strada sia destinata ai ciclisti, ma è meglio prestare molta attenzione.
#3 A prova di ubriaco
Credits welovecycling – Pista ciclabile Francia
In Francia hanno realizzato una pista ciclabile costellata di continue curve, che passa tra un filare di alberi. A guardarla fa girare la testa. Inadatta per chi ha alzato il gomito.
#4 La ciclabile gincana
Credits welovecycling – Pista ciclabile Santiago del Cile
A Santiago del Cile una pista ciclabile che affianca un fiume è stata costruita come un percorso ad ostacoli. Per proseguire lungo il tracciato bisogna spostarsi in diagonale con la bicicletta attraverso un piccolissimo pezzo di asfalto, evitando il muretto e di finire dentro l’acqua.
#5 La ciclabile bucata
Credits welovecycling – Pista ciclabile Cile
In Cile c’è una pista ciclabile con il trabocchetto. Al centro di una delle due corsie c’è infatti un grosso buco: la colpa sembrerebbe essere dovuta probabilmente a un tombino mancante più che a un difetto di progettazione.
#6 La ciclabile murata
Credits welovecycling – Pista ciclabile Australia
In questa pista ciclabile australiana c’ un segnale di pericolo. Il rischio in questo caso è di andare a schiantarsi contro un muro nei pressi di un ponte a scavalco su un fiume.
#7 La ciclabile oltre la siepe
Credits welovecycling – Pista ciclabile Malesia
Per “gli amanti del verde” in Malesia è stata progettata una pista ciclabile che termina contro una siepe, oltre ad essere confinata tra un parcheggio e un muro.