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I «paradossi milanesi»: 10 cose che sembrano senza senso a Milano

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Porta Nuova - ph. @laucun74 IG

Milano sembra una città razionale, sobria, di buon senso. Invece quando meno te l’aspetti ti può sorprendere con qualcosa di folle. 

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I «paradossi milanesi»: 10 cose che sembrano senza senso a Milano

#1 Porta Nuova è una porta vecchia

E’ la porta simbolo della nuova Milano. Anche perchè il nome è propizio: Porta Nuova. In realtà è una porta vecchia di due secoli, anche se era la più moderna delle antiche porte di Milano.

#2 La M5 è stata fatta prima della M4

Milano-M4
Milano-M4

Per anni i turisti si sorprendevano per questa cosa buffa: la M5 è stata costruita molto tempo prima rispetto alla M4. Un fatto bizzarro che ha un solo caso simile nel mondo: a Vienna. Finalmente si è rimediato con l’inaugurazione che è rinviata più volte nella storia. 

Leggi anche: 5 questioni ancora aperte sulla M4

#3 Via due giugno non è per la festa della Repubblica

Via due giugno è a Baggio. Anche se lo può sembrare non è dedicata alla festa della Repubblica ma è il giorno della morte di Garibaldi.

#4 L’unica città italiana a non avere una via Roma

A Roma c’è via Milano, ma a Milano non c’è via Roma. Ha contravvenuto a una disposizione fascista. Si è salvata con Porta Romana. Unica altra eccezione in Italia dove manca via Roma è Abbiategrasso, comunque in provincia di Milano.

Leggi anche: perchè Milano è l’unica in Italia dove non c’è via Roma

#5 Il fondatore di Milano è relegato in periferia

Roma e le altre grandi città celebrano il loro fondatore, reale o leggendario, in ogni modo. Al fondatore di Milano il re dei celti Belloveso è stata intitolata solo una piazza periferica, dalle parti di Niguarda.

Leggi anche: la storia di Belloveso, il fondatore di Milano

#6 San Colombano fa parte della città metropolitana anche se è staccato dal territorio di Milano

San Colombano (in rosso) e la città metropolitana di Milano (in giallo)
San Colombano (in rosso) e la città metropolitana di Milano (in giallo)

San Colombano al Lambro è un exclave di Milano all’interno della provincia di Lodi e di quella di Pavia. Dal centro di Milano dista 50 chilometri, tipo Como o Bergamo, più di Monza o Pavia. E’ stato deciso di mantenerlo nell’allora provincia di Milano e successivamente nella città metropolitana (su volontà dei cittadini) perché è il luogo dove c’erano i vigneti degli Sforza e da dove ancora oggi si produce l’unico vino di Milano.

Leggi anche: San Colombano, la colonia di Milano

#7 Il tram è maschio, l’autobus è femmina

Credits rozanovtv IG – Tram Milano a San Francisco

Il 9, la 78. Il primo è un tram, il secondo è un autobus, anche se è declinato al femminile. Già, perchè l’autobus a Milano è femmina.

Leggi anche: Le stranezze dei mezzi pubblici di Milano

#8 Cologno è Monzese ma è in provincia di Milano

cologno
cologno

Come Novi ligure in Piemonte o San Giuliano di Puglia che è in Molise. O Milano Marittima in Romagna. 

Leggi anche: Milano Marittima, la spiaggia di Milano

#9 Viale Rimembranze, il viale a forma di piazza

Le piazze sono circolari, i viali sono lineari. E’ così ovunque, ma non a Milano. Non a Lambrate, almeno. Dove si trova viale Rimembranze, l’unico viale a forma perfettamente circolare.

Leggi anche: viale Rimembranze il viale a forma di piazza

#10 Ha le statue dei personaggi in piazze non intitolate a loro

Credits: tripadvisor.t – Leonardo da Vinci

A Milano le statue dei personaggi storici sono messe in piazze diverse da quelle intitolate a loro. Leonardo Da Vinci è in piazza della Scala, non nella piazza a lui dedicata davanti al Politecnico. La statua di Verdi è in piazza Buonarroti, Garibaldi è in largo Cairoli. E così via. (Segnalato da Daniele Gabrieli). Unica eccezione: la statua a Giuseppe Missori.

#10+1 Il derby Arena vs Anfiteatro

milano anfiteatro

In via Arena c’è l’Anfiteatro. In via Anfiteatro c’è l’Arena

Continua la lettura con: I 7 luoghi più curiosi di Milano

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Video: Le 7 zone di periferia su cui scommettere a Milano per comprare casa

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Periferie su cui scommettere

Comprare casa a Milano è diventata un’impresa da titani: i prezzi sono altissimi e, nonostante qualche timido segnale di rallentamento, secondo gli esperti del settore sono destinati a salire ancora durante questo 2025. Ma alla luce di questo, quali sono i quartieri in fase di rivalutazione dove conviene investire quest’anno? Lo scopriamo in questo video.

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FRANCESCA MONTERISI

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La durata del weekend secondo la percezione del milanese

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Più veloce del battito d’ali di un colibrì

Qui il video: La durata del weekend secondo la percezione del milanese

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Continua con: Quando un milanese fa il suo ingresso in un locale dell’hinterland

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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«Milano Porta Sud»: sarà il futuro hub alternativo alla Centrale?

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Milano-Melzo treno

La stazione di Rogoredo sta diventando un nodo sempre più importante per i trasporti di Milano, in particolare per il sud della città, con il transito di treni suburbani, regionali, dell’alta velocità e l’interscambio con la linea metropolitana M3. Il suo potenziale è però sfruttato solo in parte e si potrebbe sviluppare ulteriormente. Vediamo come, grazie al contributo dell’esperto di infrastrutture per la mobilità, Marco Figura.

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«Milano Porta Sud»: sarà il futuro hub alternativo alla Centrale?

# La porta sud di Milano

Credits laeriiika IG – Stazione di Rogoredo

Alla stazione di Rogoredo fermano treni suburbani, regionali, dell’Alta Velocità: è la porta sud della città per i servizi ferroviari ed un interscambio con la linea metropolitana M3. In futuro è prevista anche la costruzione di una metrotranvia, la linea 13, per mettere in collegamento la stazione e il quartiere di Rogoredo-Santa Giulia alla stazione di Repetti M4. Nonostante questo il suo potenziale è sfruttato solo in parte.

# Potenziali nuovi collegamenti per Orio al Serio e Venezia

Milano-Melzo treno

Secondo Marco Figura si potrebbero utilizzare i binari da Rogoredo a Melzo, in ottica di dismissione graduale dello scalo merci del comune dell’hinterland, e realizzare così un servizio passeggeri fino a Treviglio. In questo modo Rogoredo potrebbe essere collegata alla parte est della Lombardia, a Bergamo, Orio al Serio fino al cuore del Veneto a Venezia. Così tramite Rogoredo si potrebbe mettere in connessione le zone a Sud di Milano con Venezia e il suo aeroporto. E viceversa. Con un impatto enorme per i flussi turistici in Italia. Ma c’è anxche un’altra grande opportunità da sfruttare. 

# Possibile una linea Malpensa-Linate-Rogoredo

Credits goro_hashi IG – Malpensa Express in partenza dalla Stazione Centrale

Si potrebbe fare qualcosa anche per il collegamento verso Malpensa. Per dare un’opzione in più ai milanesi e a chi arriva a Milano, oltre alla Stazione Centrale e a quella di Cadorna: il Malpensa Express potrebbe avere a Rogoredo un nuovo punto di arrivo e partenza usando i binari di testa presenti. 

Aprendo il traffico nazionale anche alla stazione di Forlanini Fs si potrebbe poi realizzare una linea Malpensa-Linate Express. Per rendere possibile tutto questo è necessario un coordinamento SEA-SACBO-Trenord.

Continua la lettura con: Il PASSANTE URBANO OCCIDENTALE: una priorità per Milano?

MILANO CITTA’ STATO in collaborazione con Marco Figura

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Quando Milano andava allo Zoo

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Anche Milano, come importanti metropoli mondiali, aveva il proprio zoo urbano. Che fine ha fatto?

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Quando Milano andava allo Zoo

Il giardino zoologico di Milano si trovava in un’area dei Giardini di Porta Venezia. Era stato progettato poco prima dell’avvento del fascismo, venne realizzato nel 1923 ma crebbe come numero di visitatori solo negli anni del boom economico del secondo dopoguerra.

# Le animali star: l’elefante con i grossi occhiali

Fra gli animali più celebri di cui si può avere memoria c’erano ad esempio l’elefante a cui spietati inservienti facevano indossare un paio di grossi occhialoni, costringendolo a fare esercizi che attiravano gli sguardi e gli applausi dei presenti. Oppure la giraffa che si abbassava per prendere le noccioline che erano poste sul palmo della mano (e che lei volentieri prendeva, nonostante i cartelli con il divieto di nutrire gli animali) per non parlare dello schiamazzo e dei salti che facevano le scimmie.

Assistere alla velocità con cui si prendevano tutto quello che gli porgevi, portandoselo rapidamente sul tronco di un albero per consumarselo, era uno spettacolo unico. Fra molti animali, quello che ha sempre fatto più tristezza era il leone, chiuso solitario in una modesta gabbia di ferro.

Credits: Altra Milano pinterest.com

Leggi anche Bombé e gli elefanti dello zoo di Milano

# Che fine hanno fatto le star dello zoo?

I ricordi che ho dello zoo di Milano (nei Giardini poi ribattezzati e intitolati Indro Montanelli) risalgono alla fine degli anni ’80: come ogni bimbo dell’epoca sono aneddoti che non posso dimenticare, dato che da bambino non potevo certo riconoscere l’ingiustizia e la crudeltà del vedere animali in gabbia, lontani migliaia di chilometri dalle loro terre d’origine. Molti, poi, hanno fatto una fine ancor meno nobile. Ad esempio oggi Bombay, l’elefante con gli occhiali, è esposta imbalsamata al Museo di Storia Naturale in un diorama che la ritrae in un suo fittizio habitat. Bombay è morta nel febbraio del 1987, poco prima del definitivo smantellamento dello Zoo di Milano che, appunto, venne disinstallato  per reparti.  Sino alla completa chiusura risalente al 1992.

Credits: pexels.com

Leggi anche Una città da ROMANZO: MILANO nei LIBRI 

# “Stai guardando l’animale più pericoloso al mondo”

Pian pianino, nel mondo, gli zoo urbani sono stati chiusi e, esattamente come i circhi di animali, stanno subendo la giusta stretta delle autorità e delle associazioni in difesa degli animali (almeno nei paesi più sviluppati) per evitare che questi siano drogati, maltrattati e cresciuti in cattività. Curioso è il caso di New York, dove lo zoo fu costruito nel cuore di Central Park nel lontano 1851 ed, eccezion fatta per un quinquennio a inizio anni ’80, è rimasto sempre aperto e lo è tuttora.

Ma ancor più significativo, in uno sporco (è proprio il caso di dirlo) tentativo di lavarsi la coscienza, alla fine di uno dei numerosi percorsi per conoscere specie animali in un altro zoo di New York (quello del Bronx, installato nel 1899 e anch’esso ancora aperto) c’era negli anni ’60 ancora una celebre iscrizione su marmo, poi rimossa, che aveva tutta l’aria di essere un avvertimento finale ai visitatori e che recitava minacciosamente: “Stai guardando l’animale più pericoloso al mondo. Solo lui tra tutti gli animali mai vissuti può sterminare (e lo ha fatto) intere specie. Adesso ha acquisito il potere di spazzare via tutta la vita sulla terra”. Nulla di strano, penserete voi. Se non fosse che, sopra tale iscrizione, non c’era alcuna gabbia o animale esposto. Bensì uno specchio gigante.

Credits: booking.com

Continua la lettura con Un GIARDINO su ogni FERMATA dell’autobus. Un’idea anche per Milano? 

CARLO CHIODO

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«In amore se impari a fare quella cosa lì tutti gli altri passi vengono facilissimi»

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«E riguardano tutte le situazioni dell’amore». Quinto estratto da Il Lato Chiaro, il nuovo videopodcast di Milano Città Stato. La puntata intera con Candida Morvillo da lunedì 17 febbraio sul canale di youtube di Milano Città Stato. 

Conduce: Andrea Zoppolato. Regia: Francesco Leitner. Prodotto da: Fabio Novarino. Location: Fucine Vulcano APS – Via Fabio Massimo 15/12 (IG: @fucinevulcano).

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I tram di Milano useranno ancora l’anello?

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Maps - Piazza Axum tram

I capolinea delle linee tranviarie milanesi hanno una sorta di “cappio” di binari per consentire ai mezzi di invertire il senso di marcia. In altre città italiane il sistema è differente. Verrà adottato presto anche a Milano?

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I tram di Milano useranno ancora l’anello?

# L’anello al capolinea per l’inversione di marcia

Piazza Negrelli capolinea tram 2

I tram in servizio sulla rete di Milano sono ancora oggi monodirezionali. Sono stati acquistati così perché la vetusta rete tranviaria milanese presenta capolinea con l’anello che consente l’inversione di marcia, una sorta di “cappio” che percorso per intero fa ritornare il mezzo indietro per dirigersi al capolinea opposto. Lo si può vedere ad esempio in Piazzale Negrelli dove arriva la linea 2, al Vigentino con la linea 24 o nel piazzale Axum a San Siro con la linea 16.

# Come funzionano i tram a Roma e Firenze

angeladond IG – Binari tram Firenze

In altre città italiane come Roma e Firenze sono in uso tram bidirezionali. In questo caso i capolinea a servizio delle linee sono concepiti come quelli delle metropolitane, quindi con doppio scambio prima dell’ultima fermata, dato che i mezzi non hanno bisogno di fare un anello per percorrere il tragitto nel senso opposto ma basta che invertano la marcia

# Cambio dei capolinea anche a Milano con i tram bidirezionali acquistati da ATM?

Fonte ufficio stampa – Prove in linea notturne tram Tramlink alla fermata

Nel 2019 anche Milano ha approvato l’acquisto di 80 tram bidirezionali, i “Tramlink” prodotti nello stabilimento Stadler di Valencia, di cui 60 già ordinati. Nella primavera 2023 è partita la fase di collaudo sui binari cittadini di una prima vettura, la numero 7201. Il nuovo tram milanese si caratterizza per l’iconica livrea giallo Milano, ha il pianale ribassato ed è lungo 25 metri con tre carrozze. All’interno è presente un sistema di videosorveglianza, uno di infomobilità in tempo reale, oltre a prese usb e climatizzazione.

Un secondo accordo firmato a giugno 2023 prevede la fornitura di un massimo di altri 50 tram, di questi i primi 14 veicoli già ordinati sono ad alta capacità, con cinque moduli e una lunghezza di 35 metri. La consegna è prevista entro giugno 2026.

La messa in servizio di questa tipologia di mezzi consentirà l’inversione di marcia in caso di necessità e di realizzare nuovi capolinea utilizzando minore superficie in quanto non sarà appunto necessaria la costruzione dell’anello di binari, come già avviene ad esempio Roma e Firenze. Verranno cambiati i capolinea anche a Milano?

# Le linee interessate dai nuovi mezzi

Nuova metrotranvia Milano-Seregno

Nelle intenzioni dell’amministrazione comunale i tram di nuova generazione dovrebbero progressivamente rimpiazzare tutti quelli più datati, eccetto le 125 storiche vetture Carelli, anche sulla rete extraurbana. La prima linea cittadina a vedere circolare i nuovi mezzi dovrebbe essere la 31, da Bicocca M5 al Comune di Cinisello Balsamo, anche se ancora non si sa quando nonostante sia passato quasi un anno dall’inizio dei collaudi. Altri 18 sul totale della prima commessa sono destinati invece alla futura metrotranvia Milano-Seregno FS

Leggi anche: I TRAMLINK BIDIREZIONALI: la grande novità sui binari di Milano

Continua la lettura con: ROGOREDO, PORTA SUD: sarà il NUOVO HUB ALTERNATIVO alla CENTRALE?

MILANO CITTA’ STATO in collaborazione con MARCO FIGURA

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«Un caffé? 30 centesimi!»: il segreto del bar più economico d’Italia dove si torna agli anni ’80

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Listino bar

In molte città già trovare un caffè a meno di un euro è un’impresa, e quando si riesce a pagarlo 80 centesimi sembra già un colpo di fortuna. Ma esiste un posto in cui il prezzo del caffè non solo è sotto l’euro, ma addirittura si ferma a 30 centesimi. Un’eccezione assoluta nel panorama italiano. Ecco dove si trova questo incredibile bar e il segreto dietro i suoi prezzi stracciati.

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«Un caffé? 30 centesimi!»: il segreto del bar più economico d’Italia dove si torna agli anni ’80

# Un caffè? 30 centesimi. Il bar più economico d’Italia dove si torna agli anni Novanta

Credits kirby parsons – Bancone Ideal Bar

Mentre in tutta Italia il prezzo del caffè schizza verso l’alto, superando ormai l’euro abbondante, la media è di 1,18 euro, c’è un angolo di resistenza che continua a sfidare le logiche di mercato. Ad Alia, un piccolo comune in provincia di Palermo, il Bar Pasticceria Perrone – noto come l'”Ideal Bar” – mantiene il prezzo dell’espresso a soli 30 centesimi. Poco più di 500 delle vecchie lire. Una cifra impensabile altrove, ma che qui è frutto di una strategia ben precisa: abbattere i margini di guadagno, puntare su prodotti locali e basarsi su una gestione familiare.

Un tempo, un espresso qui costava appena 20 centesimi, ma anche con l’aumento del 50% rimane il più economico d’Italia. E non si tratta solo del caffè: l’intero assortimento del bar segue la stessa filosofia, con ingredienti selezionati e lavorati artigianalmente. Il caffè arriva da una torrefazione di Mussomeli, mentre dolci, rustici e panificati sono realizzati con materie prime del territorio, garantendo non solo prezzi imbattibili, ma anche qualità.

# Dal caffè macchiato ai panini: il listino imbattibile

Listino prezzi

Se il caffè costa meno della moneta da usare per il carrello della spesa, gli altri prodotti del bar non sono da meno. Il macchiato si paga 40 centesimi, il caffè freddo 60, mentre cappuccini e caffè corretti restano sotto l’euro. Non solo: la colazione e la pausa pranzo si fanno a prezzi da altri tempi, con cornetti artigianali, pizza, sfincione e panini a soli 80 centesimi. Un listino che sembra uscito dagli anni ’60, quando un espresso costava 300 lire, come ricorda Mariagrazia Perrone, che porta avanti l’attività insieme alla famiglia. O comunque fino agli anni Novanta, quando l’inflazione ha portato la tazzina oltre le 700 lire. 

# Un modello di gestione che sfida le logiche del mercato

Credits kirby parsons – Ideal Bar

Come fa un’attività a reggere con questi prezzi? Il segreto sta tutto nella formula familiare: Mariagrazia e la figlia servono al banco, mentre il marito e il figlio si occupano del laboratorio, sfornando ogni giorno dolci e specialità salate. Nessun costo di manodopera esterna, nessuna catena di distribuzione lunga: tutto viene prodotto in casa, con ingredienti che arrivano dalle aziende locali.

Il motto del Bar Perrone, “meglio perdere che perdere il cliente”, riflette la loro filosofia orientata alla soddisfazione della clientela e alla comunità locale. Un principio che guida ogni scelta, dal mantenimento dei prezzi bassi alla qualità dei prodotti offerti.

# Dolci da record: richieste da tutta Italia

Thomas Barbagallo FB – Ideal Bar

Il vero fiore all’occhiello del bar sono però i dolci, che attirano clienti non solo dalla Sicilia, ma da tutta Italia. I famosi cannoli alla ricotta, le brioches ripiene di crema e marmellata, e le paste di mandorla vengono ordinati persino dal Nord. “Lavoriamo anche 18 ore al giorno, ma la soddisfazione della clientela ripaga tutto”, racconta Mariagrazia. Il passaparola ha trasformato questo piccolo bar di provincia in una meta per gli amanti della pasticceria artigianale, mantenendo vivo un modello che sfida i grandi numeri e l’inflazione.

La qualità e il prezzo imbattibile hanno reso il bar un punto di riferimento non solo per la comunità locale, ma anche per molti clienti provenienti da altre regioni. Gli ordinativi per i dolci arrivano persino dal Nord Italia, segno che l’eccellenza artigianale del Bar Perrone è ormai riconosciuta ben oltre i confini siciliani.

 

Continua la lettura con: Il primo bar della storia di Milano. E quello più antico ancora in attività

FABIO MARCOMIN

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16 febbraio. Inizia il Carnevale! Perché a Milano è quello che dura di più al mondo?

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Ph. @kleoshotelmilano IG

Inizia il Carnevale. Che a Milano dura di più che in ogni altra parte del mondo. Le origini di questa unicità.

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16 febbraio. Inizia il Carnevale! Perché a Milano è quello che dura di più al mondo?

Credits Andrea Cherchi – Carnevale Milano

Quest’anno il Carnevale prende il via il 16 febbraio, domenica di Settuagesima. Ma, come da tradizione, a Milano i festeggiamenti dureranno qualche giorno in più rispetto al resto del mondo. Nel rito Ambrosiano, in vigore a Milano, il Carnevale non si conclude il Martedì Grasso, ma si protrae fino al sabato successivo. Così, mentre altrove si soffre già la Quaresima, a Milano ci si dà alla pazza gioia.

Le radici del Carnevale affondano in epoche antichissime, risalendo fino ai Greci e ai Romani. Il termine stesso deriva dal latino carnem levare – “eliminare la carne” – a indicare il periodo che precede la Quaresima, segnato dal digiuno e dall’astinenza.

Si tramanda a Milano che l’origine del Carnevale Ambrosiano e della sua stranezza derivino da un episodio curioso: si racconta che Sant’Ambrogio, partito per un pellegrinaggio, avesse promesso di rientrare in tempo per Martedì Grasso. Ma il suo ritorno tardò, e la città decise di aspettarlo, prolungando la festa e posticipando l’inizio della Quaresima. Da allora, Milano ha mantenuto questa tradizione unica, trasformando il Carnevale in un evento speciale. E fuori dal calendario mondiale. 

Continua la lettura con: Carnevale in centro a Milano negli anni ’80

CHIARA BARONE

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L’angolo «nascosto» di Milano: il Cortile degli Scultori, «il più bello del mondo»

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mabascultore IG - Cortile degli scultori

Tra le pieghe di uno dei grandi viali alberati di Milano, c’è un angolo che racconta una storia diversa dal solito ritmo frenetico della città, un microcosmo urbano a forma di mezzaluna che un tempo brulicava di botteghe di scalpellini. Oggi, nonostante le attività siano cambiate, l’atmosfera di un’epoca passata rimane intatta, custodita tra mattoni e verde.

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L’angolo «nascosto» di Milano: il Cortile degli Scultori, «il più bello del mondo»

# Il borgo a mezzaluna dove batteva il cuore degli scalpellini

Maps – Via Mac Mahon 14

Nel cuore del Municipio 8, a nord-ovest di Milano, al civico 14 di Viale Mac Mahon, si nasconde un piccolo gioiello cittadino. Lungo questo ampio viale, affiancato da un doppio filare di alberi e solcato dai binari del tram, c’è l’ingresso quasi segreto di un cortile che racconta una storia dimenticata: quella di un minuscolo borgo a forma di “mezzaluna”, un tempo vivace grazie alle botteghe degli scalpellini.

Alessandra Galli FB – Cortile degli scultori

A pochi passi dal Cimitero Monumentale, questi artigiani hanno lasciato il loro segno contribuendo a decorare il più bel museo a cielo aperto di Milano con opere straordinarie. Il cortile è ancora oggi incorniciato da piccoli edifici in mattoni rossi, immersi nel verde, e da una vecchia cascina che conserva intatto il fascino di un’epoca passata.

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# Quando la cascina era al servizio della casa più lussuriosa di Milano

Villa Simonetta

Non lontano da questo angolo nascosto di Milano, sorge la celebre Villa Simonetta, una dimora rinascimentale situata in via Stilicone 36. Edificata alla fine del XV secolo, la villa ha attraversato secoli di storia, passando di mano in mano tra diverse famiglie nobiliari. Particolarmente nota è la figura di Clelia Simonetta, figlia della famiglia Simonetta, la quale, rimasta vedova, divenne protagonista di numerose dicerie a causa della sua vita amorosa movimentata. Le cronache dell’epoca raccontano di feste sfarzose e di misteriose sparizioni di giovani uomini, alimentando leggende oscure intorno alla villa.

La cascina del borgo, originariamente un mulino utilizzato per il taglio delle lastre di marmo, era parte integrante della tenuta della villa, fornendo supporto alle attività della dimora.

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# Oggi tra grafici e pubblicitari resiste ancora uno scultore

mbascultore IG

Con il passare del tempo, gli spazi del borgo hanno subito una trasformazione, adattandosi alle esigenze moderne. Le antiche botteghe degli scalpellini hanno lasciato il posto a studi di grafica, agenzie pubblicitarie e gallerie d’arte. Tuttavia, l’arte della scultura non è scomparsa del tutto da questo luogo.

mabascultore IG – Scultore al lavoro

Resiste infatti la presenza di Mauro Baldessari, scultore e docente originario di Rovereto, diplomato presso la Scuola di Incisione di Trento. Nel corso della sua carriera, Baldessari ha realizzato opere per il Cimitero Monumentale e il Duomo di Milano, oltre a sculture presenti in città come Tokyo, Puebla, Bogotà, Betlemme e in India. Nella sua biografia su Instagram, si definisce “scultore a Milano nel cortile più bello del mondo”, sottolineando il legame profondo con questo luogo.

Nonostante i cambiamenti, il cortile mantiene intatta quell’atmosfera speciale che continua a ispirare artisti e creativi, fungendo da rifugio per l’arte nel cuore pulsante di Milano.

Indirizzo: Via Mac Mahon, 14

Spunto: milanopersempre IG

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FABIO MARCOMIN

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La super-rete di alta velocità tra i paesi baltici: all’orizzonte il super-tunnel

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constructionrebiewonline.com - Stazione RailBaltica

L’Europa punta sempre più sulla mobilità sostenibile e sui collegamenti ferroviari ad alta velocità per ridurre le distanze tra le diverse Nazioni. Tra i progetti più ambiziosi c’è la Rail Baltica, una linea progettata per rivoluzionare i trasporti nel Nord-Est del continente. Un’infrastruttura chiave per mettere in connessione i Paesi baltici con l’Europa centrale e, in futuro, con la Finlandia. 

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La super-rete di alta velocità tra i paesi baltici: all’orizzonte il super-tunnel

# La più grande opera ferroviaria degli ultimi cento anni nella regione baltica

Rail Baltica

Il futuro della mobilità ferroviaria in Europa passa da progetti ambiziosi come la Rail Baltica, il più grande progetto ferroviario degli ultimi cento anni nella regione baltica. Questa linea ferroviaria ad alta velocità mira a integrare i Paesi dell’area nel network europeo dei trasporti, collegando l’Europa centrale con il Nord. Con cantieri attivi e un cronoprogramma serrato, il progetto punta a rivoluzionare i trasporti tra Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia e Finlandia, quest’ultima tramite un collegamento via traghetto. Un’infrastruttura strategica non solo per passeggeri, ma anche per il trasporto merci, che migliorerà l’integrazione economica della regione baltica con il resto del continente.

 # Un tracciato di 950 km e treni fino a 249 km/h

Rail-Baltica-in-Europe

La nuova linea ferroviaria è prevista a doppio binario e con uno scartamento europeo standard, eliminando il problema dell’incompatibilità con le reti ferroviarie ex-sovietiche. Il percorso complessivo sarà di 950 km, di cui 870 attraverseranno i Paesi baltici, con una velocità massima di 249 km/h per i treni passeggeri e 120 km/h per le merci. Rail Baltica si connetterà alla rete europea TEN-T, migliorando le connessioni di trasporto e potenziando i collegamenti con il resto dell’Europa. Saranno realizzate sette stazioni passeggeri internazionali e tre terminal merci multimodali, fondamentali per rafforzare la logistica tra il Mar Baltico e l’Europa continentale.

# Il progetto parla anche italiano

Rail Baltica Lettonia

Alla riuscita di questo progetto contribuisce anche un’azienda italiana, Italferr, in partnership con aziende internazionali. La società di ingegneria del Gruppo FS Italiane è coinvolta in diversi aspetti chiave della Rail Baltica, tra cui la supervisione e l’implementazione del sottosistema energetico, la gestione dei sistemi di segnalamento per il controllo e la sicurezza e il project management per la costruzione della tratta AV in Lettonia, lunga 230 km a doppio binario. Inoltre, Italferr si occupa della revisione del design e della direzione lavori, garantendo standard elevati di sicurezza, efficienza e sostenibilità.

# Pronta nel 2026. All’orizzonte c’è un tunnel da record del mondo per arrivare fino in Finlandia 

Percorso Tunnel Helsinki – Tallin

L’inaugurazione è prevista per il 2026, ma si sta già lavorando per un’ulteriore espansione: in prospettiva, dopo il 2030, la Rail Baltica potrebbe connettersi con la rete ferroviaria scandinava tramite un tunnel sotto il Golfo di Finlandia, collegando direttamente Helsinki a Tallinn. Se realizzato, con i suoi 50 km diventerebbe il tunnel sottomarino più lungo del mondo, mentre il tracciato complessivo sarebbe di 92 km. Un’opera mastodontica, dal costo stimato tra i 9 e i 13 miliardi di euro, la cui direttrice è parte del corridoio transeuropeo Mare del Nord-Baltico della rete TEN-T dell’UE. Questo permetterebbe una continuità ferroviaria senza interruzioni tra Europa e Nord Europa, consentendo alla Finlandia di essere collegata direttamente all’Unione Europea senza passare dalla Russia e beneficiare di tutti i collegamenti ferroviari esistenti.

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FABIO MARCOMIN

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Darsena sempre più allo sbando: il reportage fotografico di UrbanFile

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Urbanfile - Ponticello vista d'insieme

Se c’è un luogo di Milano emblema del degrado quello è la Darsena. Da quando è stata restituita ai milanesi in occasione di Expo2015, dopo anni di abbandono, è stato un lento e costante sprofondare verso il basso. Vediamo l’ultimo reportage fotografico di Urbanfile e cosa si dovrebbe fare per restituirle dignità.

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Darsena sempre più allo sbando: il reportage fotografico di UrbanFile

# Le sponde imbrattate

La nota negativa più evidente è la marea di tag, graffiti, scarabocchi che ricoprono tutte le pareti della Darsena. Non c’è una superficie che si salva. Nelle immagini in alto dell’ultimo reportage di Urbanfile si vedono i muri in mattoni sul lato di viale Gabriele d’Annunzio e quelli in pietra su viale Gorizia, comprese le scalinate e il ponte verso il Naviglio Grande, completamente imbrattati.

# Stessa sorte per gli edifici a servizio del mercato 

Identica situazione si ritrova sulle pareti degli edifici a servizio del Mercato Comunale, dove anche i quadri appesi per ridurre il fenomeno dei writer sono stati colpiti e rovinati. Poco alla volta si sta ritornando alle pessime condizioni in cui era finito il vecchio mercato abbattuto per far spazio alla nuova Darsena.

# Il ponticello è ricoperto di tag, l’ascensore è fuori uso e il giardino è spelacchiato

Eccoci al ponticello pedonale intitolato ad Alexander Langer. In questo caso non solo le immancabili scritte, ma anche listelli del camminamento rotti, gli ascensori per i disabili fermi e mai entrati in funzione, i faretti fuori, le balaustre completamente rovinate.

Superando il ponticello non va meglio la situazione del giardinetto, spelacchiato, dove i piccoli ponti decorativi sono danneggiati anche per l’utilizzo di pannelli prefabbricati invece del legno. I tubi di irrigazione sono spenti e la vegetazione infestante ha ricoperto i teli che avrebbero dovuto limitarla, mentre i cespuglietti sono morti. 

Urbanfile – Giardinetto Darsena

Altri dettagli lo stato pessimo del darsena rinnovata appena 10 anni fa: faretti e listelli rotti anche sulla banchina, mattoncini spariti lungo passeggiata nei pressi dell’acqua e panchine danneggiate.

Superando il ponticello non va meglio la situazione del giardino, dove i piccoli ponti decorativi sono danneggiati anche per l’utilizzo di pannelli prefabbricati invece del legno. I tubi di irrigazione sono spenti e la vegetazione infestante ha ricoperto i teli che avrebbero dovuto limitarla, mentre i cespuglietti sono morti. 

# Come siamo arrivati a tutto questo: scelte sbagliate, design e materiale al ribasso, poca cura e manutenzione

Credits: riaprireinavigli.it – Progetto restyling Darsena

La Darsena di Milano era in stato di degrado prima dei lavori di rifacimento, causato dal blocco di un progetto di parcheggio sotterraneo. Dopo una controversia legale, il progetto è stato abbandonato e Milano ha beneficiato di un rinnovamento della zona in tempo per l’Expo2015. Il restyling ha contemplato l’ampliamento della banchina, permettendo l’installazione di bar, la costruzione di un nuovo mercato e la riapertura del Ticinello.

È stato anche costruito un piccolo ponte su Viale D’Annunzio, con la previsione di un collegamento con la Conca di Viarenna, intervento che, tuttavia, non è stato ancora realizzato.

Il risultato finale, pur se suggestivo, non è purtroppo stato dei migliori e la condizione attuale del porto dei milanesi è dovuto in gran parte a questo. Queste le cose che non vanno:

  • un design datato, la scelta dei mattoni in pietra, inguardabili e fuori contesto, soprattutto perché non riescono in alcun modo a richiamare le antiche mura spagnole demolite;
  • arredo urbano non degno del centro cittadino, con lampioni più adatti per essere utilizzati in un’area industriale.
  • materiali sbagliatidi pessima qualità, con evidenti segni di usura nonostante l’opera sia recente;
  • scarsa manutenzione che portano a degrado, con le pareti diventate delle lavagne per i writer, anche per via della progettazione e dei materiali impiegati.

# Una piccola speranza di rinascita: partiti i lavori di pulizia straordinaria, ma si deve pensare più in grande

La buona notizia di questi giorni è l’avvio di un intervento di pulizia straordinaria sui muri delle sponde in direzione di piazzale Cantore, dopo anni di nulla cosmico. Poco alla volta le pareti stanno ritornando allo stato originale o quasi, dato che i mattoni sono stati a lungo impregnati di vernice e quindi qualche residuo rimarrà. Terminata la pulizia, si dovrà però prevedere un’attività di presidio costante e programmare i successivi interventi a una cadenza regolare, altrimenti non sarà servito a niente.

Il passo successivo, a ben vedere il più importante, dovrebbe essere quello di rimettere mano di nuovo alla Darsena con un nuovo bando internazionale che rivisiti il progetto iniziale e preveda materiali e arredo urbano degni di Milano e della sua storia. 

Continua la lettura con: Nuova Darsena ancora in alto mare: cosa serve per completare la riqualificazione?

FABIO MARCOMIN

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I tram a due piani: quando Milano sfidava i bus di Londra

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La magia dei tram milanesi è conosciuta in tutto il mondo, ma non molti sanno, nemmeno a Milano, che una volta c’era una linea con mezzi a due piani, proprio come i bus di Londra. Non erano mezzi turistici, nonostante offrissero uno stupendo panorama, erano trasporti di linea, ma la loro vita fu breve.. Ripercorriamo i tempi di quando Milano guardava in alto anche nei mezzi pubblici. 

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I tram a due piani: quando Milano sfidava i bus di Londra

# Giganti su rotaie

A Milano i tram elettrici di una volta erano alti il doppio. Elettrici e pesanti questi veicoli percorrevano un tratto che dalla metropoli raggiungevano Monza. I doppi tram erano di grandi dimensioni, alti poco meno di 5 metri e larghi 2,5 per 10 metri pesavano circa diciannove tonnellate. La produzione di questi colossi della strada iniziò nel 1900, inizialmente erano elettrici e portavano il nome di Tram Edison, numerati in serie da 405 a 414. I dieci mezzi furono poi motorizzati per far fronte all’aumento del traffico milanese che aveva invaso le strade milanesi, operazione fatta tra il 1913 e 1919.

Credits: Milano sparita e da ricordare, FB (foto di TIBB)

leggi anche I 4 TRAM di Milano UNICI al MONDO 

# Cambi di look

Il sistema elettrico che muoveva questi colossi era curato dalle aziende General Electric e Tecnomasio Italiano Brown Boveri, mentre la sua costruzione a livello meccanico era a cura di Edison. Una particolarità dei primi mezzi era la livrea: formata da doghe di teak (legno molto duro di origine indiana) non verniciato. Questa intorno al 1910 venne rimossa per fare posto ad un nuovo rivestimento di gesso, mantenuto durante il passaggio a Stel (Società Trazione Elettrica Lombarda). Infine con l’arrivo di Atm i tram cambiarono aspetto, tingendosi di verde, come gli altri tram urbani e dotandosi del caratteristico disegno frontale a forma di scudo.

Credits: Milano sparita e da ricordare, FB

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# La scomparsa nel 1966

Fu Stel che optò per la “decapitazione” della linea ferroviaria, rendendo i tram ad un piano solo. Ma i mezzi non sparirono, entrarono a far parte del circuito Atm con il nuovo nome di “tipo Monza” nel 1939. Con questa grande modifica strutturale iniziò comunque il declino dei tram a due piani.

Nel 1945 infatti gli antichi colossi, privati della loro altezza, vennero declassati ai collegamenti Milano-Corsico e Milano-Cinisello, poiché la loro capienza era ridotta rispetto agli altri trasporti dell’agenzia milanese, a causa della decapitazione. Nel 1948 ancora nove di questi trasportatori circolavano per la città, riducendosi a quattro nel 1957, per poi essere cancellati insieme alle linee Milano-Monza e Milano-Cinisello, nel 1966.

Credits: Milano sparita e da ricordare, FB

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Continua la lettura con: Metro vs tram: quale conviene di più? 

SARAH IORI

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Luci e ombre della Milano di sera secondo i milanesi: le 5 idee per rilanciare la vita notturna

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Se di giorno Milano viene percepita come una città affascinante, tra locali affollati e piazze animate, la sera, soprattutto sul tardi, sorgono preoccupazioni legate alle poche vere opportunità di divertimento e di nuovi incontri ma, anche, alla sicurezza e al degrado urbano. Scopriamo cosa pensano i milanesi della città di notte e 5 idee per ribaltare la situazione.

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Luci e ombre della Milano di sera secondo i milanesi: le 5 idee per stravolgere la vita notturna

# La sera di Milano per i milanesi: tra fascino e paura

Le risposte al sondaggio che abbiamo condotto tra i milanesi delineano due visioni contrapposte. Da una parte, c’è chi celebra la Milano scintillante: «Sempre bella!», «Uno spettacolo», «Ai Navigli spettacolare». Per molti, la città continua a brillare anche dopo il tramonto, mantenendo un fascino unico.

Dall’altra, emerge una percezione opposta: «Pericolosa», «Il far west», «Scampia 3.0», «Sembra Islamabad».Una parte significativa dei milanesi descrive una città meno sicura, dove degrado e criminalità sono questioni sempre più pressanti. Molti collegano questo peggioramento alle politiche comunali e ai cambiamenti demografici.

Tra questi due estremi, ci sono anche quelli che cercano di mantenere un punto di vista neutrale: «Festaiola, da scoprire e purtroppo anche pericolosa», «Bella ma pericolosa». Ciò che appare chiaro è che il mito della Milano Notturna è tramontato. Cosa servirebbe per rivedere una sua nuova alba?

Le 5 idee per rilanciare la Milano notturna

#1 Metropolitana anche di notte o mezzi gratis dopo le 24

Uno dei principali ostacoli per la vivibilità della Milano notturna è la limitata accessibilità ai mezzi di trasporto pubblico. La metropolitana, infatti, chiude troppo presto per una città che si propone come internazionale e aperta 24 ore su 24. La soluzione ideale sarebbe estendere l’orario di apertura della metro fino al mattino, come avviene in altre metropoli europee (come Berlino e Londra).

Alternativamente, si potrebbe pensare ad aumentare le corse dei mezzi di superficie dopo la mezzanotte, garantendo la sicurezza dei cittadini a costi ridotti o addirittura gratuiti, almeno per le linee principali della città. Una soluzione di questo tipo renderebbe la vita notturna cittadina decisamente più attiva giovani e turisti potrebbero muoversi facilmente e in sicurezza senza dover ricorrere ai taxi.

#2 Eventi notturni a sorpresa nelle piazze principali

Milano è una città che ama sorprendere, ed è proprio su questa capacità di stupire che si potrebbe puntare per vivacizzare la notte. Cosa succederebbe se, tra le 22 e la mezzanotte, magari sui canali sociale del Comune, venissero annunciati eventi notturni a sorpresa, da vivere a partire dalle 24?

Potrebbe trattarsi di un concerto gratuito in Piazza Duomo, di un dj set in Gae Aulenti o, perché no, di un evento culturale in Darsena. Iniziative come questa sarebbero caratterizzate da un elemento di esclusività e imprevedibilità, facendo crescere l’attesa e l’eccitazione tra i milanesi e i turisti.

Ogni evento dovrebbe essere un’esperienza quasi unica, capace di portare energia nelle piazze e nei luoghi simbolo della città, rendendo la cartina di Milano un vero e proprio palcoscenico notturno.

#3 Milano sotterranea: dai bunker alle segrete dello Sforzesco

Milano non è solo la città dei grattacieli e dei negozi di lusso, la città della Madonnina nasconde anche una storia affascinante e misteriosa, che potrebbe far comodo riscoprire la notte. Perché non sfruttare la magia della notte per aprire al pubblico i sotterranei nascosti, trasformandoli in una destinazione turistica alternativa? Dai resti dell’antica Mediolanum sotto il Duomo, ai rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale, fino alle gallerie abbandonate sotto la Stazione Centrale, Milano ha moltissimi luoghi sotterranei che meritano di essere esplorati.

Organizzare tour notturni, con guide in costume, illuminazione scenografica ed eventi teatrali, permetterebbe di far vivere ai visitatori un’esperienza unica. Potrebbe essere un modo originale per scoprire la città da una prospettiva completamente nuova, facendo immergere i partecipanti in un’atmosfera carica di fascino e mistero.

#4 Il Mercato notturno delle Meraviglie: shopping anche di notte

Nella capitale indiscussa della moda e del design, di notte le opportunità di fare shopping, si riducono drasticamente… Perché non sfruttare la magia della notte per creare un mercato notturno permanente, ispirato ai tradizionali bazar asiatici o ai souk arabi? Si tratterebbe di un’area della città a metà tra la Darsena, frequentata ma monotona, e il Mercato Centrale, ricco di opportunità ma poco sfruttato: negozi, esposizioni, artisti di strada fino all’alba.

Qui, i milanesi e i turisti potrebbero passare la notte alla scoperta di prelibatezze culinarie uniche, prodotti esclusivi, libri rari, vinili, oggetti vintage… Il mercato notturno sarebbe un mix perfetto tra shopping, cultura e intrattenimento, un punto di ritrovo che darebbe nuova vita alla città anche nelle ore più tarde.

#5 Milano H24: i quartieri con orari invertiti

Esplorando fino in fondo l’ipotesi Mercato notturno, si potrebbe pensare di sistematizzarla su scala cittadina. E se esistessero quartieri dove gli orari fossero invertiti, creando una nuova realtà urbana pensata esclusivamente la notte? Si tratterebbe di zone della città in cui la giornata inizia nel tardo pomeriggio e termina all’alba. In queste aree, i negozi aprirebbero la sera, i parrucchieri lavorerebbero di notte, le librerie organizzerebbero letture e discussioni culturali alle 3 del mattino e le palestre accoglierebbero chi vuole allenarsi prima dell’alba.

Questo tipo di organizzazione non solo risponderebbe alle necessità di chi lavora di notte, ma offrirebbe anche uno spazio vitale per studenti, turisti e amanti della cultura che vogliono godersi la città in orari più tranquilli e non convenzionali. Se alcuni quartieri, per esempio fossero dedicati a questo nuovo modo di vivere, la Milano notturna diventerebbe un punto di riferimento per l’innovazione urbana a livello europeo e, forse mondiale.

Continua la lettura con: Milano di notte: 5 cose da fare dal tramonto all’alba (video)

MATTEO RESPINTI

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Perché c’è la terza rotaia sulla M1

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wikipedia.org - Sistema a terza rotaia

Come funziona il sistema, i vantaggi, gli svantaggi e perché è stato utilizzato per la prima metropolitana di Milano. 

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Perché c’è la terza rotaia sulla M1

# Come Londra

credits: unsplash – Metro Londra

Il sistema a terza rotaia è tra quelli più vecchi utilizzati per dare alimentazione ai treni. La prima metropolitana elettrica del mondo, quella di Londra, fu attivata nel 1890 proprio con questo sistema. Una decina di anni dopo fu il turno della linea ferroviaria Milano-Varese. La terza rotaia si trova in mezzo o a fianco alle due rotaie su cui transita il convoglio, il quale forma un contatto elettrico con la rotaia con un pattino che striscia o una ruota laterale che gira su di essa. 

# Il principale vantaggio? Gallerie più basse

wikipedia.org – Sistema a terza rotaia Milano

Tra i vantaggi della terza rotaia c’è la possibilità di accettare una sagoma limite ridotta in altezza rispetto ai sistemi a linea aerea, di avere un impianto globale più economico perché non servono palificazioni, catenarie e sistemi di tesatura del filo e di consentire prelievi di fortissime correnti istantanee senza problemi. Come svantaggi ci sono invece la frequente interruzione della linea di alimentazione dovuta alla presenza di passaggi a livello e scambi, e la pericolosità nei depositi e nelle officine dei treni a causa della tensione elevata ad altezza d’uomo.

# Perché c’è la terza rotaia sulla M1?

Ph. danielemik (pixabay)

La linea rossa di Milano presenta una trazione elettrica in corrente continua alla tensione di 750 V tramite terza rotaia laterale, l’unica di tutta la rete cittadina. La scelta fu presa principalmente per questioni economiche. Come detto in precedenza, infatti, con il sistema della terza rotaia si possono realizzare gallerie più basse e di conseguenza ottenere un risparmio sui costi di costruzione.

In realtà non tutta la linea usa questo sistema. In parte è utilizzata la linea aerea, nei raccordi con i depositi e nel doppio tunnel di raccordo da Pasteur M1 a Caiazzo M2, per questo i convogli sono dotati sia di pattino che di pantografo. Altri esempi nel mondo li troviamo sulla metropolitana di Rotterdam, sulla linea 51 di quella di Amsterdam e sulla blu di Boston. Nei depositi esiste solo la linea aerea per motivi di sicurezza.

# Ha anche la quarta rotaia

Di Neq00 – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=36496822 – Quarta rotaia Galleria_linea_M1_a_Pero

I binari della linea M1 hanno addirittura una quarta rotaia centrale, così come quelli della metropolitana di Londra, per la messa a terra ed il ritorno negativo della corrente. A Milano la scelta fu obbligata per abbattere le corrente vaganti causate dell’umidità presente nel terreno.

Continua la lettura con: Cose STRANE nella METRO: sorprese e curiosità sotto le strade di Milano

FABIO MARCOMIN

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«Non riuscivo a fare questa carezza mentale alla bambina»

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«L’amore per me stessa è una scoperta totalmente recente». Quarto estratto da Il Lato Chiaro, il nuovo videopodcast di Milano Città Stato. La puntata intera con Candida Morvillo da lunedì 17 febbraio sul canale di youtube di Milano Città Stato. 

 

Conduce: Andrea Zoppolato. Regia: Francesco Leitner. Prodotto da: Fabio Novarino. Location: Fucine Vulcano APS – Via Fabio Massimo 15/12 (IG: @fucinevulcano).

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Quando un milanese fa il suo ingresso in un locale dell’hinterland

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Il più grande spettacolo dopo il Big Bang⁠

Qui il video: Quando un milanese fa il suo ingresso in un locale dell’hinterland

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Continua con: A Quarto Oggiaro la constatazione amichevole si fa così

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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I supermercati più amati dai milanesi: quasi un plebiscito incorona il numero 1

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Ph. @angelo_vaccariello IG

Quali sono i marchi di supermercati preferiti dai milanesi? Abbiamo cercato di scoprirlo chiedendolo a un campione di 600 cittadini. Le risposte le abbiamo ordinate in una classifica con i primi 15. Per chi vuole approfondire: i punti vendita dei supermercati preferiti dai milanesi. 

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I supermercati più amati dai milanesi: quasi un plebiscito incorona il numero 1

Ph. Alexas_Fotos

#15 Aldi (0,7%)

#14 Viaggiator Goloso (0,7%)

#13 Natura Sì (0,8%)

#12 Lidl (0,9%)

#11 Conad (1%)

#10 Unes (1,1%)

#9 Iperal (1,2%)

#8 Coop (1,4%)

#7 Tigros (1,4%)

#6 PAM (1,5%)

#5 Carrefour (1,6%)

#4 Eurospin (1,8%)

#3 Il Gigante (1,9%)

#2 Iper (2,3%)

opening nuovo ipermercato

#1 Esselunga (80,6%)

Credits pietro verzi -Esselunga Solari

Sondaggio eseguito sul gruppo social a domanda aperta: oltre 600 menzioni e voti. 

Continua la lettura con: I migliori mercati di Milano

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«Roma non funziona? Perché è troppo grande!»: questa la soluzione semplice semplice

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Credits: Max Avans - Pexels

Ogni volta che si affronta una discussione sui problemi che affliggono la Capitale, la risposta è sempre la stessa. Si parli delle buche, della metropolitana, della circolazione o della spazzatura, la risposta è sempre questa: «Perché Roma è troppo grande!». Risposta concisa, diretta e… semplicistica. Ma invece di lanciare il sasso e nascondere la mano, dovremmo lavorare per una soluzione. È vero che Roma è troppo grande? Qual è la soluzione a questo problema? Cerchiamo di scoprirlo.

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«Roma non funziona? Perché è troppo grande!»: questa la soluzione semplice semplice

# Roma è grande quanto 8 città messe insieme

Ph: Autostrada A90 – Wikipedia

Non è vero che i confini di Roma sono determinati dal Grande Raccordo Anulare, almeno non i confini dell’amministrazione. Ed è una follia se si pensa che già i sindaci delle varie città prese come riferimento, come MilanoBologna, fanno fatica a gestirle. Oltretutto, è evidente a tutti che tali dimensioni comportano grandi differenze, poiché i problemi e le esigenze della periferia non potranno mai essere gli stessi del centro storico. Così come quelli dei diversi quadranti, come Roma Nord e Roma Sud, non saranno interessi convergenti. Ma se la fonte di (quasi) ogni problema è che Roma è troppo grande, quali sono le soluzioni che si dovrebbero adottare?

# Roma è troppo grande? Queste le due soluzioni più naturali

Credits: Mattia Sinisi – Pexels

I cittadini romani hanno il diritto, e il dovere, di trovare una via d’uscita. Per riuscire a risolvere il problema della grandezza di Roma sarebbero necessari degli interventi mirati sull’amministrazione. D’altra parte, il principale problema che deriva da questa estensione, è di tipo burocratico e di procedure, e quindi per ottimizzare la gestione della Capitale bisognerebbe concentrarsi su questo aspetto. Se davvero la fonte di tutti i problemi di Roma è l’eccessiva grandezza, le soluzioni più naturali sono due:

#1 Dividere Roma

O meglio. Assegnare un’ampia autonomia amministrativa alle sue singole aree omogenee. Si potrebbe pensare a una decentralizzazione del potere amministrativo, delegando più competenze ai municipi e affidando al comune un ruolo di sorveglianza e organizzazione. In questo modo, i municipi diverrebbero come delle piccole città, come di fatto sono per numero di abitanti, e il comune una piccola regione.
Oppure una scelta ancora più radicale sarebbe questa:

#2 Rimpicciolire Roma

Per snellire i processi burocratici, si può procedere a una riduzione del territorio da amministrare cedendo fette consistenti dell’area comunale, in particolare quelle a bassa densità di popolazione, ai comuni confinanti. In questo modo focalizzando l’amministrazione attuale unicamente sulle aree più centrali.

Credits: Malcom Hill – Pexels

Queste proposte sono la dimostrazione che una soluzione si potrebbe trovare, se solo la si volesse cercare. Ancora una volta, per noi romani è facile lamentarci del problema senza impegnarsi per risolverlo. Ma se la passività è normalmente sbagliata, di fronte a un problema che riguarda tutti diventa una colpa. È dunque ora di muoversi per migliorare la nostra città, rendendola di nuovo grande nel nome e nelle sue potenzialità. E non solo nelle sue dimensioni. 

Continua la lettura con: Il futuro più grande di Roma

RAFFAELE PERGOLIZZI

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15 febbraio 1910. La prima serata futurista a Milano. Dovette intervenire la polizia

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15 febbraio 1910. Al Teatro Lirico Marinetti organizza la prima serata futurista. Un grande casino.

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15 febbraio 1910. La prima serata futurista a Milano. Dovette intervenire la polizia

15 febbraio 1910. Al Teatro Lirico Marinetti organizza la prima serata futurista. Quello che accadde fu un pieno stile del suo movimento. Come narrano le cronache del tempo, esplodono duri scontri tra i futuristi sul palco e il pubblico. In particolare i più agguerriti sono clericali, pacifisti e operai, offesi dalle invettive «antipassatiste e guerrafondaie». A salvare Marinetti e i suoi bersagliati da ortaggi ed altri oggetti deve intervenire la polizia. 

Marinetti
Marinetti

Altri due eventi segnarono in seguito il futurismo a Milano: l’Esposizione di Arte Libera in via Sottocorno nel 1911 e il primo Grande Concerto Futurista il 21 aprile 1914 al Teatro Dal Verme. Sulla scena si esibirono: «ululatori, gorgogliatori e ronzatori».

Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani

Continua la lettura con: 14 febbraio: il giorno del monte dell’amore di Milano  

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