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27 maggio. Muore il più grande leader politico della storia di Milano

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la corte di ludovico

27 maggio 1508. A 56 anni muore a Loches, in Francia, Ludovico Maria Sforza detto il Moro, il più grande leader politico che Milano abbia mai avuto. Era nato a Vigevano il 27 luglio 1452. Dal 1480 al 1494 è stato reggente del Ducato di Milano, affiancando il nipote Gian Galeazzo. Il 22 ottobre 1494 il duca Gian Galeazzo morì in circostanze misteriose, forse in seguita a una congiura e gli succedette Ludovico, nonostante non ne avesse il diritto ereditario. Questo alimentò sospetti sul suo coinvolgimento nel delitto. Ludovico fu quindi duca di Milano dal 1494 al 1499, anno in cui Milano perse l’indipendenza e fu sottomessa ai francesi. Proprio in esilio in Francia Ludovico troverà la morte. 

Ludovico Sforza, detto Il Moro. Forse l’ultimo grande statista milanese

Durante il suo governo, Milano raggiunse le vette del rinascimento e la sua corte divenne una delle più splendide d’Europa. Fu un mecenate straordinario: alla sua corte invitò Leonardo da Vinci e molti altri artisti che lasciarono un’impronta indelebile di quell’incredibile periodo storico. Negli anni del suo governo Milano venne abbellita da opere straordinarie tuttora visibili. Oltre a quelle di Leonardo, vennero realizzate la torre centrale del Castello Sforzesco, il chiostro di Sant’Ambrogio, il Lazzaretto e la cupola di Santa Maria delle Grazie.

Ludovico il moro visita Leonardo – olio su tela del Cherubino

Continua la lettura con: 25 maggio. Si festeggia una delle giornate più gloriose della storia di Milano 

MILANO CITTA’ STATO

Il futuro sindaco di Milano? I 10 candidati dei milanesi

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Ph. @il_parods IG

Si avvicina il cambio di cadrega a Palazzo Marino. Il secondo e ultimo mandato di Beppe Sala sta declinando e all’orizzonte si vedono solo ombre sfumate e incomprensibili. Per capire chi potrebbe essere il prossimo sindaco di Milano lo abbiamo chiesto direttamente ai milanesi. Ci hanno risposto in trecento. Queste le nominations che sono risultate più menzionate e votate. Abbiamo dedicato anche un paragrafo alle caratteristiche che sono state indicate. 

Il futuro sindaco di Milano? I 10 candidati dei milanesi

# Le nominations dei milanesi (in ordine crescente)

#10 Giovanni Storti 

@giovanni.storti.ufficiale

#9 Massimo Giletti

Ph. @nostrum_roma IG

#8 Maurizio Lupi

#7 Pierfrancesco Majorino

 (MILANO – 2023-01-09, Maria Parmigiani) p.s. la foto e’ utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e’ stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

#6 Roberto Vecchioni

#5 Vittorio Feltri

 

#4 Roberto Vannacci

Ph. @gabrielcorasaniti IG

#3 Roberto Parodi 

Ph. @il_parods IG

#2 Paolo Del Debbio

#1 Gabriele Albertini

Gabriele Albertini

# Le tre caratteristiche più votate del sindaco ideale

  1. «Qualcuno che riporti la città al suo antico smalto e non all’indecoroso stato in cui versa attualmente» (Giovanni Bottelli) 
  2. «Uno che metta davanti a tutto noi cittadini facendola ritornare più sicura e più pulita.» (Stefania Pellegrini) 

  3. «Uno che sappia fare il sindaco proteggendo tutti i milanesi o meglio chi vive a Milano, dagli intrusi delinquenti» (Antonietta Pompa) 

Continua la lettura con: La red flag della destra

ANDREA ZOPPOLATO

 

Il primo viaggio diretto veloce Milano/Berlino: c’è la data

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wal_172619-pixabay - Stazione Berlino

Una svolta per i collegamenti tra il sud e il cuore dell’Europa. Il conto alla rovescia è già iniziato: ecco quando è stato messo in calendario il primo viaggio.

Il primo viaggio diretto veloce Milano/Berlino: c’è la data

# Arrivato l’annuncio ufficiale

pixabay-wal_172619 – Berlino

L’ufficialità è arrivata con la registrazione del nuovo collegamento sul sito dell’Autorità di Regolamentazione Ferroviaria austriaca da part di ÖBB Personenverkehr AG. Il Frecciarossa 1000 si prepara a varcare un nuovo confine, portando l’Italia più vicina al cuore dell’Europa. Grazie alla cooperazione tra Trenitalia, le ferrovie austriache ÖBB e la tedesca Deutsche Bahn, è stato confermato il futuro collegamento diretto tra Milano e Berlino. Il servizio, parte della strategia europea di potenziamento dei treni veloci, si inserisce in un piano più ampio che punta a collegare l’Italia con Austria e Germania via Monaco. Si tratta di uno dei progetti più ambiziosi degli ultimi anni nel panorama ferroviario europeo, con l’obiettivo di rivoluzionare la mobilità internazionale nel segno dell’alta velocità.  

# La data del primo viaggio Milano-Berlino: 13 giugno 2027

Chatgpt – Frecciarossa Berlino

La data cerchiata in rosso è il 13 giugno 2027: è in quel giorno che previsto il debutto del primo treno EuroCity 1182/1183 da Milano in direzione Berlino. Ancora non sono stati comunicati gli orari. Le uniche informazioni riguardano il passaggio Brennero/Innsbruck attorno alle ore 17.14 e l’arrivo nella capitale tedesca alle 22.30. Nel 2032, con l’apertura del Tunnel di Base del Brennero, i tempi di viaggio si ridurranno di circa un’ora. Non sarà più necessario cambiare treno a Monaco o ricorrere all’aereo. Il treno attraverserà paesaggi alpini, città storiche e grandi snodi europei, sfruttando tutta la tecnologia del convoglio italiano, pensato per le lunghe distanze e l’efficienza energetica. Tra le fermate ci sono: Brescia, Verona, Trento, Bolzano, Innsbruck, Norimberga, Erfurt e Halle, Berlin Südkreuz .

Leggi anche: La futura «galleria più lunga del mondo»: finiti gli scavi in Italia!

# La futura espansione dei collegamenti ad alta velocità in Europa

Credits: napolidavivere.it – NH Napoli

Il lancio della tratta Milano-Berlino nel 2027 sarà seguito, nel dicembre dello stesso anno, dall’introduzione del collegamento Napoli-Monaco di Baviera (EC 1180/1181), ampliando ulteriormente la rete ad alta velocità italiana verso il nord Europa. Nel giugno 2028, è programmato invece l’avvio del servizio diretto Napoli-Berlino (EC 1184/1185), che diventerà uno dei più lunghi collegamenti ferroviari ad alta velocità in Europa. 

Continua la lettura con: I nuovi viaggi del Frecciarossa in arrivo nei prossimi 3 anni: c’è anche Berlino

FABIO MARCOMIN

Mustafa Ibrahim, il fachiro di Milano che conquistò l’Italia

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Mustafà - Il Fachiro di Piazza Duomo FB

C’era una volta un uomo che camminava sui chiodi, dormiva sui vetri e sputava fuoco come un drago metropolitano. No, non è una leggenda urbana, ma una storia vera. Questa è la storia di Mustafa Ibrahim, il fachiro di Milano che tra gli anni ’80 e ’90 trasformò le piazze italiane in piccoli teatri incantati.

Mustafa Ibrahim, il fachiro di Milano che conquistò l’Italia

Mustafa non era un artista “di passaggio”, era l’artista della piazza, quella vera, fatta di gente, marciapiedi, bambini incantati e vecchiette curiose. Arrivava, si sedeva, preparava il tappeto, un po’ di vetro qua, un po’ di chiodi là e poi via: fuoco, dolore, magia e applausi.

# Multe per un miliardo di lire 

Credits rivistailcantastorie – Mustafà Mangiafuoco

Non tutti apprezzavano quello show gratuito per le masse. A Milano, dove aveva casa in via Pompanazzi, che si trova nella zona periferica sud, Mustafa diventò famoso anche per un altro primato: un miliardo di lire in multe per occupazione del suolo pubblico.

Una cifra surreale, da record, questo perché ogni giorno arrivava una multa, ad ogni spettacolo corrispondeva un verbale, ma lui andava avanti: amava troppo la piazza per arrendersi. Anzi, c’era chi raccontava che se non arrivava la multa, Mustafa si preoccupava: “Vuoi vedere che oggi ho fatto uno spettacolo brutto?” diceva scherzando.

# Dalla strada alla TV

Alla fine, però, la pressione fu troppa anche per lui, tanto che quando le multe cominciarono a fargli davvero terra bruciata attorno, Mustafa Ibrahim lasciò la strada, ma non il pubblico. Il fachiro di Milano trovò una nuova arena: la televisione.

Negli anni ’90 fece capolino in vari programmi, soprattutto in quegli show che allora amavano dare spazio ai personaggi ‘strani ma veri’. Tra un talk-show del pomeriggio e qualche varietà notturno, mostrava i suoi numeri con lo stesso spirito di sempre: non per shockare, ma per emozionare. Perché Mustafa non era solo un mangiafuoco, era un poeta del dolore e un attore del marciapiede.

# Un fachiro con il cuore in Puglia

Quello che pochi sanno è che Mustafa Ibrahim non era solo un artista. Era anche un uomo colto, gentile, che parlava di spiritualità e filosofia orientale con sorprendente profondità. Nei suoi spettacoli, spesso inseriva piccoli racconti, massime su vita e morte, come a dire che il dolore non era solo fisico, ma anche esistenziale e riderne insieme era l’unico modo per esorcizzarlo.

Negli ultimi anni della sua vita tornò nella sua amata Puglia, terra d’origine, di sole e silenzi. Ma il ritorno non fu un trionfo, perché i riflettori si erano spenti e le telecamere non lo cercavano più. Morì in povertà, dimenticato da molti, ma non da chi l’aveva visto almeno una volta in piazza, perché chi lo vide, non se lo scordò più.

# Curiosità che (forse) non sapevi

associazioneilcantastorieonline.org – Mustafa

Pare che una volta abbia inghiottito una spada durante una manifestazione anarchica a Milano e abbia ricevuto un applauso anche dai poliziotti. Era molto legato alle persone che lo seguivano, tanto che aveva una collezione di lettere dei fan scritte a mano conservate in una scatola sotto il letto. Era vegetariano, praticava yoga e credeva nella reincarnazione: diceva che in una vita precedente era stato un cantastorie persiano.

Una volta, al Festival di Santarcangelo dei Teatri, si presentò senza essere invitato. Fece il suo show fuori dal teatro principale, la gente lo seguì in massa, lasciando così vuota la sala ufficiale: lo spettacolo era lui. Oggi che la piazza è sempre più vuota e i fachiri sembrano un eco lontano di un tempo più genuino, la figura di Mustafa Ibrahim risplende come una cometa ribelle.

Non era un personaggio da social, non postava nulla, non cercava like: cercava occhi, stupore, emozione vera e la trovava, tra i sanpietrini di una città che l’ha amato e multato allo stesso tempo. In fondo, Mustafa Ibrahim è stato l’ultimo fachiro romantico, un poeta del fuoco che ha acceso sogni con una torcia e un sorriso. E se oggi passate da via Pompanazzi, fermatevi un attimo. Magari c’è ancora un po’ di magia nell’aria.

Continua la lettura con: Piramidi in centro, sciatori al Castello e mangiafuoco in piazza: COSE del PASSATO di Milano che OGGI sembrano FUORI di TESTA

MARTA BERARDI

La felicità degli altri – Il lato chiaro di Marzia Pontone

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In questa puntata de Il Lato Chiaro, Marzia Pontone si racconta a cuore aperto. Una conversazione sincera e ispirata, dove si parla di leadership femminile, impegno civico, maternità, ambizione e coraggio. Dalla sua opinione su Elly Schlein e Giorgia Meloni, alle battaglie portate in Comune. 

Un confronto autentico che mostra il lato più umano e luminoso della politica e del lavoro istituzionale.

Marzia Pontone é :

  • Consigliera Comune di Milano
  • Presidente Commissione Educazione e Food Policy
  • Dirigente Ministero della Cultura
  • Soprintendente archivi e biblioteche Piemonte e Valle d’Aosta
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Conduce: Andrea Zoppolato
Regia: Saverio Piscitelli, Roberto Mastroianni
Prodotto da: Fabio Novarino
Location: Studio di Voci Di Periferia A.P.S. presso Mosso, Via Angelo Mosso 3 – IG: @vocidiperiferia

ALTRE PUNTATE:

Sulle ali della libertà – Il lato chiaro di Marco Bassani

Ma chi me l’ha fatto fare? – Il Lato Chiaro di Arianna Pozzi

«E’ la fine del mondo»: il lato chiaro di Luca Morotti (Prima Parte)

Un mondo nuovo: il lato chiaro di Luca Morotti (Finale)

La «Donna di Ghiaccio»: il lato chiaro di Lulu Berton

«Chi trova un amico…»: il lato chiaro di Guido Martinetti (Grom)

 

Il Lato Chiaro di Vito Lomele

Il Lato Chiaro di Candida Morvillo

Il Lato Chiaro di Stefano Zecchi

Il lato chiaro di Alessandro Fracassi

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La scuola italiana deve essere la risposta alla “scuola azienda” anglosassone

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La scuola di Atene - Raffaello

L’Italia fino all’Ottocento era il luogo dell’alta formazione del mondo. Qui sono nate le università, qui arrivavano i rampolli delle famiglie più potenti del Continente. Poi è cominciato il declino, diventato devastante dalla fine degli anni Sessanta in poi. Ora l’Italia si è accodata alla formazione di stampo anglosassone. Il problema è che in questa coda ci si ritrova agli ultimi posti. Anche perché l’impostazione mercantilista non fa parte del nostro Dna. Rilanciamo la proposta del prof. Galimberti: la scuola dev’essere il luogo dove si “forma l’uomo“, mentre le competenze specifiche per contribuire nel mondo del lavoro – e non spendersi -, si acquisiscono all’università. Sulla base di questo principio bisogna tornare a pensare in grande: proporre un modello alternativo a quello dominante in Occidente…

Continua la lettura dell’articolo qui:

La scuola italiana? L’alternativa internazionale alla formazione anglosassone

Di Raffaele Pergolizzi

 

Come uno studente fuorisede s’immagina il futuro dopo la laurea a Milano

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Sarà così. Più o meno. 

Qui il video: Come uno studente fuorisede s’immagina il futuro dopo la laurea a Milano

Continua con: La tipica fobia che ti assale quando vai a fare pipì in autogrill

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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Vacanza primaverile alla scoperta delle meraviglie di Vienna

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ctrl-alt-shift-e - pixabay - Castello di schonbrunn

Città austriaca dalle molteplici personalità, Vienna si mostra al tempo stesso come una località opulenta e moderna, sostenibile e ricca di punti d’interesse. Tra le strade e le piazze si susseguono costruzioni maestose ed edifici dal taglio avveniristico. La primavera è la stagione ideale per visitare la “Parigi dell’Est”.

Vacanza primaverile alla scoperta delle meraviglie di Vienna

# Dal Parco di Schönbrunn al Prater: il fascino delle aree verdi di Vienna

sjuzi_sue – pixabay – Prater Vienna

Il clima mite della stagione primaverile consente ai numerosi turisti che approdano nella capitale austriaca di godere al meglio degli spazi verdi disponibili, a iniziare dal Parco di Schönbrunn. Qui, come nel Giardino del Belvedere e nel meraviglioso Prater, è impossibile non lasciarsi affascinare dai prati in fiore. Il Prater, in particolare, rappresenta il luogo perfetto per divertirsi e rilassarsi allo stesso tempo. Da un lato, infatti, in quella che i viennesi definiscono “Wurstelprater”, si trovano oltre 250 attrazioni. Dai tipici baracconi del luna park, con protagonisti il tiro a segno e i trenini dell’orrore, passando per il teatrino delle marionette (noto come Kasperltheater) e la giostra, fino alle adrenaliniche montagne rosse, all’autodromo e ai simulatori di volo, le ore sono destinate a trascorrere senza nemmeno rendersene conto. Un’offerta davvero ricca cui vanno ad aggiungersi ristoranti, caffè e chioschi gastronomici. L’altra parte del Prater, chiamata “Prater verde”, si caratterizza per la presenza di enormi prati, alberi dalle ampie chiome ombrose e sentieri che invogliano a dedicarsi a lunghe passeggiate.

# Gli edifici del centro storico

wengguoyan IG – Cattedrale di Santo Stefano, Vienna

Camminare nelle vie del centro storico significa immergersi nell’architettura imperiale. La Cattedrale di Santo Stefano, simbolo della città, grazie ai 136 metri raggiungi dalla torre sud, una delle 4 torri della struttura, è la chiesa più alta del Paese. Per raggiungere la cima di tale torre è necessario percorrere una scala da ben 343 gradini. La costruzione della cattedrale ha avuto inizio nel XII secolo, subendo durante i secoli varie modifiche e arrivando ad assumere l’aspetto attuale, dai tipici tratti barocchi. Altro edificio imperdibile per chi ha in programma un viaggio a Vienna è l’Hofburg, in passato residenza della famiglia imperiale e trasformatosi, nel tempo, in un punto di riferimento per i turisti alla ricerca di musei ed eventi, anche di carattere politico. Furono gli Asburgo, a iniziare nel XIII secolo ad ampliare il palazzo, portandolo a toccare una superficie di 300.000 metri quadrati.

# Rilassarsi tra shopping e caffè

Il Naschmarkt

Vienna ospita un mercato storico contraddistinto da un’offerta molto varia, che include anche alimentari come verdure fresche, frutta, carne, pane e specialità locali, articoli vintage e molti cimeli d’antiquariato. Tutti i sabati, dall’alba al primo pomeriggio, al Naschmarkt ha luogo un mercato delle pulci, il Flohmarkt. Tra le bancarelle spuntano libri antichi, cristalleria, dipinti e vestito retrò.

Nei Kaffeehaus per una bevanda calda

I caffè viennesi sono dei luoghi storici in cui le persone si ritrovano per conversare, leggere e ascoltare musica. A rendere una sosta presso i Kaffeehaus un’esperienza unica è l’atmosfera raffinata ed elegante delle sale, dove spiccano tavoli di marmo, sedie imbottite e deliziose decorazioni. Per quanto riguarda le bevande, la più richiesta è il caffè viennese, particolarmente cremoso e profumato. Il momento del caffè è un vero rito per i residenti, che hanno l’opportunità di sorseggiare la propria bevanda preferita ascoltando musica. Tra i Kaffeehaus più famosi si ricordano il Cafè Sacher e il Cafè Central.

Musei per tutti i gusti

Vienna rappresenta una delle capitali europee dell’arte e della cultura. Non stupisce, pertanto, che i tanti turisti approdati in città in primavera dedichino parte della propria vacanza alla scoperta di scultura, pittura, scienza, storia e arte moderna, visitando alcuni dei musei disponibili. Il Kunsthistorisches Museum, ad esempio, è una pinacoteca che ospita un numero elevato di capolavori occidentali, inclusi la “Madonna del Prato”, realizzata da Raffaello, e l‘Arte del Dipingere, firmato Vermeer, affiancati da una serie di capolavori di maestri come Rembrandt, Rubens, Tintoretto e Tiziano.

Non mancano gli estimatori dell’Albertina, il palazzo residenziale asburgico di maggiori dimensioni, la cui offerta è incentrata sulle collezioni di grafica (le più estese al mondo). Tra le opere spiccano gli studi di donna di Klimt e “La giovane lepre” di Dürer, oltre a capolavori d’epoca moderna firmati da Picasso e Monet. A Palazzo Belvedere, realizzato nel XVIII secoli, si trova la più vasta collezione mondiale dedicata a Gustav Klimt, con opere del calibro de “Il Bacio” e “Giuditta”. Sempre nel primo palazzo, posizionato nel belvedere superiore, sono da ammirare quadri di Renoir, Monet, Van Gogh e Schiele. È nel secondo palazzo, il belvedere inferiore, che vengono organizzate mostre temporanee.

Programmare una vacanza primaverile a Vienna, sulle rive del Danubio, vuol dire prepararsi a vivere giornate tra relax e divertimento, ma anche respirare la cultura garantita da un patrimonio artistico invidiato quanto rinomato.

REDAZIONE

10 cose da vedere a Citylife, dove Milano sembra New York

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Ph. @bernasconiadriano IG

Il quartiere “newyorchese” è uno tra gli interventi di rigenerazione urbana più riusciti in città, sorto sulle ceneri della vecchia fiera campionaria, e tra i preferiti dai ragazzi milanesi: moderno, verde e con ogni tipo di servizio. Scopriamo insieme le cose più interessanti da vedere e quelle in arrivo nel prossimo futuro. Foto cover:  @bernasconiadriano IG

10 cose da vedere a Citylife, dove Milano sembra New York

# Piazza sei febbraio: la porta d’accesso intitolata alla Rivolta di Milano

Nella Piazza Sei Febbraio, nota per essere il punto d’ingresso storico alla Fiera Campionaria, si trova l’accesso principale. Ma quanti conoscono veramente la storia di questa piazza? Il suo nome si riferisce alla “rivolta di Milano” del 6 febbraio 1853.

Quel giorno, l’ultima domenica di Carnevale, si tentò un’azione audace contro le truppe austriache, sperando di coglierle di sorpresa durante il giorno di festa. L’attacco iniziò alle 16.45, guidato da circa mille persone, in gran parte operai e artigiani, che risposero all’appello di Mazzini, allora in esilio a Londra. Nonostante le speranze di mobilitare le masse milanesi, le cose non andarono come sperato. Molti milanesi osservarono gli eventi con distacco, mentre altri gruppi annunciati non si presentarono. 

I rivoltosi, in numero esiguo e con azioni disorganizzate, furono facilmente repressi e arrestati dall’esercito austriaco. La rivolta si concluse prima dell’alba del giorno successivo. Il bilancio fu pesante: 10 morti e 47 feriti tra i soldati austriaci, mentre 895 insorti furono arrestati. Sedici di loro furono giustiziati in Piazza Castello, dove oggi una lapide commemora l’eccidio.

Qualche giorno dopo Marx così scrisse dell’episodio: “E’ ammirevole in quanto atto eroico di un pugno di proletari che, armati di soli coltelli, hanno avuto il coraggio di attaccare una cittadella e un esercito di 40.000 soldati tra i migliori d’Europa”. 

La piazza che ricorda il tentativo di insurrezione proletaria è oggi la porta d’accesso del quartiere più alto borghese di Milano. Vediamo le principali attrazioni. 

#1 Torre Allianz, il grattacielo “infinito” con il più grande murale del mondo

L’EDIFICIO più ALTO in ogni MUNICIPIO di Milano
Credits Andrea Cherchi – Grattacielo Allianz

La Torre Allianz, conosciuta anche come il “Dritto”, spicca come il più alto edificio d’Italia per altezza del tetto, raggiungendo i 209 metri e contando ben 50 piani. La sua struttura, che sembra estendersi senza fine, le è valsa il soprannome di “endless tower”. Considerando anche l’antenna, la sua altezza raggiunge i 260 metri.

Come da tradizione, sulla cima della torre troneggia una copia della Madonnina. Il progetto, ideato dall’architetto giapponese Arata Isozaki in collaborazione con Andrea Maffei, ospita al suo interno una vera e propria meraviglia: il più grande murale del mondo, intitolato “Il giro del mondo in 50 piani”. Quest’opera, realizzata dai dipendenti del gruppo Allianz, si snoda lungo le scale che conducono fino alla cima, offrendo una straordinaria esperienza visiva lungo tutto il percorso.

Leggi anche: Quale è il GRATTACIELO più ALTO d’Italia?

#2 Torre Hadid, lo “storto” che sembra scomparire nel cielo

Credits pietmassuger – Lo Storto

Lo “Storto”, noto anche come la Torre Hadid, si erge come il secondo edificio più alto di Citylife. Frutto del genio della compianta Zaha Hadid, questo grattacielo si distingue per la sua caratteristica torsione, che diventa sempre più evidente man mano che si sale verso la cima, fino a scomparire completamente negli ultimi piani. Con i suoi 177 metri d’altezza e i suoi 44 piani, la Torre Hadid rappresenta un’icona di design e innovazione architettonica.

#3 Torre Libeskind, il “curvo” con la corona che si ispira alle cupole rinascimentali

Credits:
@deangelinadia (INSTG)

Il “Curvo”, conosciuto anche come la Torre Libeskind, è l’ultimo arrivato tra i grattacieli di Citylife, completato nel 2021. Con i suoi 175 metri d’altezza e i suoi 30 piani, ospita circa 3.000 dipendenti della società di revisione PwC. Questo edificio presenta un profilo distintivo che, man mano che ci si avvicina alla cima, si distacca sempre di più dalla forma iniziale, piegandosi verso l’interno. 

Sulla sua sommità si erge una corona ispirata alle cupole rinascimentali italiane: un blocco di vetro e acciaio alto oltre 30 metri, che completa il profilo curvo della struttura, conferendo un’impressionante presenza architettonica al panorama urbano del quartiere.

#4 Lo shopping district, il centro commerciale urbano più grande d’Italia

Citylife Shopping District

Proprio sotto le “Tre Torri” sorge il City Life Shopping District, il più grande distretto commerciale urbano d’Italia. Con i suoi 80 negozi, un supermercato, 20 ristoranti e bar, e 7 sale cinematografiche che offrono un totale di ben 1.200 posti a sedere, oltre a un poliambulatorio Humanitas, questo distretto è un vero e proprio punto di riferimento per lo shopping e il tempo libero.

Progettato da Zaha Hadid Architects, One Works e lo studio Mauro Galantino, il City Life Shopping District si estende su tre aree interconnesse, occupando complessivamente una superficie di 32.000 metri quadrati. Al centro di tutto ciò si trova una piazza all’aperto, circondata da locali e negozi, che crea un’atmosfera accogliente e dinamica per residenti e visitatori.

#5 Le Residenze Hadid, le grandi residenze di lusso a forma di scocca navale

Residenze Hadid Citylife

Nel nuovo quartiere milanese, oltre agli spazi commerciali e agli uffici, alcune aree sono riservate alla residenza. Le Residenze Hadid, conosciute anche come “City Life Milano Residential Complex”, comprendono sette imponenti palazzi, con altezze variabili dai 5 ai 13 piani, che abbracciano uno stile distintivo dove design, natura e tecnologia si fondono armoniosamente. Occupando una superficie di 38.000 metri quadrati, questi edifici presentano linee fluide e ampi balconi curvati che evocano l’eleganza delle navi da crociera. Al centro di questo complesso residenziale si estende un grande giardino, offrendo un’oasi di tranquillità per chi vive in appartamenti di lusso.

#6 Le Residenze Libeskind, con imponenti facciate dalle geometrie asimmetriche

Urbanfile – Residenze Libeskind

Le residenze Libeskind, terminate alla fine del 2023, si distinguono per le loro facciate imponenti, caratterizzate da geometrie asimmetriche che dialogano visivamente con le residenze Hadid, creando un contrasto dinamico nel panorama architettonico. Progettate con uno stile costruttivista voluto dal loro creatore, questo complesso residenziale è composto da otto palazzi, con altezze che variano dai 5 ai 13 piani. Con un totale di 380 appartamenti di varie dimensioni, le residenze Libeskind occupano uno spazio di oltre 150.000 metri quadrati, cui si aggiunge un rigoglioso giardino interno.

#7 Palazzo delle Scintille, l’edificio “superstite” della fiera in Art Nouveau 

Credits: Andrea Cherchi – Palazzo delle Scintille

L’unico edificio rimasto della vecchia fiera è il suggestivo Palazzo delle Scintille, un esempio dell’Art Nouveau, costruito nel lontano 1923 su progetto dell’architetto Paolo Vietti Violi per accogliere un velodromo all’interno della fiera campionaria. Dopo anni di disuso, il palazzo è stato restaurato grazie a un intervento di conservazione e verrà inaugurato a inizio del 2026 come CityOval, uno spazio multifunzionale dedicato ad eventi espositivi, intrattenimento, concerti e manifestazioni sportive.

#8 Gli orti fioriti, la campagna all’ombra dei grattacieli

Credits Andrea Cherchi – Orti Citylife

La natura ritorna in città con gli Orti Fioriti di City Life. Questo progetto, realizzato in collaborazione con l’associazione Orticola Lombarda, mira a valorizzare il patrimonio di conoscenze e tradizioni italiane legate all’orticoltura e al giardinaggio. L’area, estesa su 3.000 mq, è gestita dalla società responsabile dello sviluppo di City Life e curata con amore dalla Cooperativa del Sole. All’interno di questo spazio, il visitatore può immergersi in un ambiente rigoglioso e scoprire una vasta gamma di fiori, piante e ortaggi, creando l’illusione di trovarsi in aperta campagna, pur restando all’ombra dei grattacieli.

#9 Parco City Life, uno dei più grandi parchi cittadini che accoglie la varietà del paesaggio lombardo

Parco Citylife

Il quartiere di Citylife vanta la più ampia area pedonale di Milano e una delle più estese in Europa, offrendo agli abitanti e ai visitatori uno spazio urbano unico. Al suo interno si trova anche uno dei parchi più grandi della città, oggi si estende per circa 160.000 mq di verde pubblico sui 174.400 mq totali previsti dall’intero progetto di riqualificazione. Il progetto paesaggistico è ispirato alla varietà del paesaggio lombardo, ricreando il microcosmo di Milano e del suo territorio. Tra prati e zone boscate, il parco offre numerose aree di sosta, uno spazio dedicato al fitness e connessione Wi-Fi gratuita, offrendo un’oasi di relax e svago nel cuore della città.

#10 ArtLine, la galleria di arte moderna all’aperto nel parco

Coloris

All’interno del parco si trova una galleria di arte moderna all’aperto chiamata ArtLine, un’iniziativa promossa dal Comune di Milano. Si tratta di un percorso che comprende oltre 20 opere permanenti, tra cui 8 selezionate tramite un concorso dedicato agli artisti under 40 e altre realizzate da artisti internazionali di fama consolidata. Queste opere possono essere visitate gratuitamente 7 giorni su 7, offrendo ai visitatori l’opportunità di scoprire queste creazioni mentre passeggiano lungo i vialetti del parco.

Tra le opere presenti, spiccano il “Beso”, un bacio scolpito tra due imponenti rocce, “Coloris” che raffigura il planisfero terrestre con cento pali metallici dai colori pastello, una reinterpretazione delle classiche fontanelle milanesi con i “draghi verdi”, “Hand and foot for Milan”, una gigantesca mano e un piede costruiti in mattoni, e “Rudere” di Adrain Paci, pensata come uno spazio di riflessione sul rapporto tra uomo e natura

Leggi anche: Il PARCO d’ARTE a cielo aperto di CITY LIFE: le 12 opere più CURIOSE con i loro significati (foto)

Fonte: finestresullarate.info

# Cosa arriverà nei prossimi anni

Nei prossimi anni sono attese altre architetture iconiche ad arricchire il quartiere, oltre al completamento del parco con l’aggiunta anche di nuove sculture.

Citywave

La più scenografica è quella di CityWave, già soprannominato “lo sdraiato”, è il quarto e ultimo edificio di Citylife in costruzione ed è stato progettato dallo studio di architettura BIG. Si caratterizza per un lungo porticato sospeso di 140 metri che collega due edifici di 50 e 110 metri di altezza e mette a disposizione spazi di lavoro, negozi, ristoranti, due corti private ed un rooftop bar con piscina. L’inaugurazione dovrebbe avvenire entro le Olimpiadi Invernali 2026.

skysport – Padel Pavillon

In continuità visiva con le architetture preesistenti è il progetto dell’Atlante Arena, il Padel Pavillon curato da Novembre Studio. L’edificio si contraddistingue per un grande sbalzo con un aggetto curvo di 17 metri e sviluppa su un’altezza di 12 metri e 2.800 mq di superficie dell’edificio con all’interno: 7 campi da padel, un’area ristoro e uno spazio multifunzionale rialzato. La conclusione dei lavori è programmata per il 2025.

Leggi anche: Gli ULTIMI COLPI ad effetto di CITYLIFE: il tempio del PADEL e il grattacielo SDRAIATO con rooftop bar con piscina

Continua la lettura con: Il QUARTIERE EBRAICO di Milano

FABIO MARCOMIN

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26 maggio. Nel Duomo Napoleone viene incoronato Re d’Italia

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26 maggio 1805. Napoleone viene incoronato re d’Italia. A Milano. Anche perché a Roma non ci mise mai piedi. Quattro giorni prima, tre carrozze di corte furono mandate al Duomo di Monza a prendere la Corona Ferrea che fu deposta sull’altare maggiore del Duomo di Milano per essere posta sul capo dell’imperatore francese.

Le cronache narrano che quella mattina di maggio splendesse un sole caldo nel cielo azzurro. Piazza Duomo era gremita di folla che attese il corteo imperiale tra campane che suonavano a festa e l’artiglieria faceva esplodere colpi a salve. 

Napoleone fece giuramento sulla cosiddetta “Colonna del Diavolo” in Piazza San’Ambrogio, dove, per tradizione, tutti i regnanti dovevano giurare fedeltà a Milano e al suo santo patrono, nel punto esatto dove, secondo la leggenda, aveva sconfitto Satana.

Continua la lettura con: La Milano di Napoleone

MILANO CITTA’ STATO

Milano: la terza città più grande del Sud Europa. L’estero la vede grande, l’Italia la rende piccola

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geomapas.gr IG - Le città più grandi del sud Europa

Fuori dai confini nazionali Milano è considerata la città più grande per estensione territoriale e popolazione. Addirittura tra le prime d’Europa. Ma in Italia risulta rimpicciolita, sistematicamente al secondo posto dietro a Roma. Quali sono i fattori che causano questa discrepanza e come si dovrebbe intervenire.

Milano è la terza città più grande del Sud Europa. L’estero la vede grande, l’Italia la rende piccola

# Superata solo da Istanbul e Madrid per popolazione

geomapas.gr IG – Le città più grandi del sud Europa

L’Europa meridionale e sud-orientale ospita città dalla straordinaria ricchezza storica e culturale, oggi anche importanti poli urbani e produttivi. Istanbul, con oltre 15 milioni di abitanti, guida la classifica come megalopoli eurasiatica. Madrid, capitale della Spagna, supera i 7 milioni. Ma è Milano, con 6,1 milioni di residenti nella sua area metropolitana funzionale (secondo i dati dell’OCSE e dell’Eurostat), a posizionarsi al terzo posto tra le più grandi città dell’Europa del Sud, davanti a Roma, Napoli, Atene e Bucarest. Un dato che spesso sorprende chi, all’interno dei confini italiani, continua a percepire Milano come una città strutturalmente inferiore a Roma per dimensioni, popolazione e peso simbolico. Eppure, fuori dai confini nazionali, Milano è sistematicamente considerata la vera metropoli italiana. Questo perché oltre frontiera considerano come città l’area metropolitana delle connessioni. 

Leggi anche: Milano è tra le 5 aree metropolitane più ricche d’Europa

# Un’area metropolitana estesa fino oltre i confini regionali

Area Metropolitana di Milano (OCSE)

Milano è l’unica città italiana che negli ultimi decenni ha saputo strutturarsi come una vera area metropolitana integrata. L’area urbanizzata si estende ben oltre i confini del comune, coinvolgendo centri come Monza, Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo, Rho, Legnano, fino a lambire Bergamo e Como, persino Novara. Questa conurbazione densamente popolata si fonda su una fitta rete di trasporti (metropolitane, ferrovie suburbane, autostrade), un sistema economico tra i più dinamici d’Europa e una governance che, pur tra limiti, ha cercato di pensarsi in termini metropolitani. L’area metropolitana funzionale (FUA) di Milano viene utilizzata da organismi europei e internazionali per rappresentare le vere dimensioni della città in termini economici, infrastrutturali e demografici, e colloca Milano tra le principali metropoli continentali. Questa dimensione viene spesso sottovalutata nel discorso pubblico italiano, che continua a identificare Milano principalmente con i suoi 1,3 milioni di abitanti comunali, ignorando l’intera struttura urbana che le gravita intorno.

# I fattori che causano questa discrepanza tra la percezione interna e quella fuori dall’Italia

Questa discrepanza tra percezione interna e riconoscimento esterno dipende da diversi fattori. In Italia, la centralità storica di Roma come capitale politica, amministrativa e culturale ha sempre giocato un ruolo predominante nella narrazione nazionale. Milano è spesso letta in contrapposizione: città “fredda”, efficiente, legata alla finanza e alla moda, ma priva dell’identità profonda che si attribuisce ad altri centri. Inoltre, l’assenza di un’effettiva riforma delle autonomie ha impedito alla città di dotarsi di una governance metropolitana a quella di Londra o Berlino. Fuori dall’Italia, invece, Milano viene letta per ciò che realmente è: un hub economico internazionale, sede di fiere, multinazionali, università di alto livello, e con una capacità attrattiva che nessun’altra città italiana possiede in misura paragonabile. È la capitale economica del paese, e come tale viene trattata nei consessi europei e globali.

# Serve uno status amministrativo esteso alla grande Milano e una rete di trasporti più integrata

S-Bahn Berlino

Milano è già oggi una metropoli europea di prima fascia per popolazione, struttura economica e influenza internazionale. Ma finché la narrazione interna, anche a livello istituzionale, continuerà a ridimensionarla in favore di categorie superate, il Paese rischierà di non valorizzare appieno il suo unico vero motore urbano globale. Queste le due innovazioni fondamentali per portarle a un ruolo coerente con quello delle grandi città d’Europa:

  1. Lo status amministrativo della Grande Milano. Il sindaco deve essere eletto da tutti i cittadini dell’area metropolitana e governare l’intero territorio. Non solo: come accade alle più grandi città d’Europa, Milano deve essere dotata di uno status di autonomia da città regione o città stato, come nel mondo germanico. 
  2. I trasporti della Grande Milano. La rete metropolitana milanese è quasi esclusivamente estesa solo all’interno degli attuali confini amministrativi del Comune di Milano. Tutte le grandi città europee, come Parigi, Londra o Berlino, coprono l’intera area metropolitana con la metro, integrando in una stessa regia i trasporti urbani e suburbani. 

Continua la lettura con: Sorridiamo: Milano è la città più felice d’Italia (Happy City Index 2025)

FABIO MARCOMIN

I 5 quartieri più consigliati dai milanesi per chi viene a vivere a Milano: i prezzi delle case (2025)

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milanotraifantasmi IG - Vigentino

Chi per lavoro, chi per studio o per scelta di vita ha deciso di venire a Milano: ecco i 5 quartieri più consigliati dai milanesi secondo un recente sondaggio in ordine crescente di prezzo degli immobili.

I 5 quartieri più consigliati dai milanesi per chi viene a vivere a Milano: i prezzi delle case (2025)

# Lambrate, quartiere creativo e dinamico con prezzi medi a 4.350  euro al mq: il più economico

pollyolmi IG – Stazione Lambrate FS

Tra i cinque quartieri più consigliati dai milanesi per trasferirsi, Lambrate si distingue per la sua anima creativa e la vivacità culturale. In più, è anche il più economico. Un tempo area industriale, oggi è un polo di design e innovazione con la Magnifica Fabbrica della Scala in arrivo e il Birrificio Lambrate, primo birrificio artigianale cittadino. Locali come Norah Was Drunk e spazi come Zero Gravity, dedicato alle discipline acrobatiche, agli sport di freestyle e al parkour, arricchiscono l’offerta ricreativa. Via Conte Rosso rappresenta invece il cuore storico. Il Parco Lambro regala spazi verdi preziosi, mentre la presenza della M2 e della tangenziale est garantisco ottimi collegamenti per muoversi in città e fuori.

Prezzi case (acquisto): 4.345 mq
Prezzi affitto (bilocale di 50mq): 1.015 euro

# Vigentino, quartiere in trasformazione grazie alle Olimpiadi: prezzi medi a 4.560 euro al mq

milanotraifantasmi IG – Vigentino

Il Vigentino è uno dei quartieri più in fermento di Milano. La presenza di Fondazione Prada e i nuovi progetti come Symbiosis, insieme al Villaggio Olimpico dello Scalo Romana, stanno rivoluzionando la zona. Nascono nuove residenze, anche a prezzi calmierati, e aumentano parchi e servizi. La viabilità resta una sfida, con il tram 24 su via Ripamonti e la fermata M3 Lodi un po’ distante, in attesa della possibile M6. Tuttavia, è proprio questo mix tra tradizione e innovazione a rendere il Vigentino molto apprezzato. 

Prezzi case (acquisto): 4.560 mq
Prezzi affitto (bilocale di 50mq): 1.100 euro

# Città Studi, il cuore universitario che attrae giovani e professionisti: prezzi medi a 5.780 euro al mq

Ph. Paul Pablo – @natipervivereamilano

Città Studi è il quartiere per antonomasia di studenti e giovani professionisti, grazie alla presenza del Politecnico e della sua recente sede in Piazza Leonardo da Vinci. La zona offre una buona varietà di locali e una rete di trasporti pubblici efficiente, con la M2, tram e bus a servizio dei residenti. Pur non avendo grandi spazi verdi, la posizione strategica vicino al centro e i collegamenti con Porta Venezia e Buenos Aires la rendono molto appetibile. 

Prezzi case (acquisto): 5.780 mq
Prezzi affitto (bilocale di 50mq): 1.130 euro

Leggi anche: Gli EDIFICI più belli e più curiosi di CITTÀ STUDI (Gallery Fotografica)

# Porta Lodovica-Bocconi, quartiere top per qualità della vita e servizi: prezzi medi a 6.600 euro al mq

Credits Andrea Cherchi – Zona Bocconi dall’alto

Porta Lodovica-Bocconi è spesso indicata come una delle zone più vivibili di Milano, con il grande Parco Ravizza e il nuovo campus Bocconi che arricchiscono il quartiere. L’area si caratterizza per un’offerta culturale e ricreativa vivace, oltre a un mix unico di tranquillità e movida, grazie anche al micro-quartiere delle Ville Tudor. Sebbene manchi ancora una fermata della metro, quella nuova di Tibaldi della linea S9, in futuro a servizio della Circle Line, ha migliorato i collegamenti. 

Prezzi case (acquisto): 6.600 mq
Prezzi affitto (bilocale di 50mq): 1.280 euro

# Porta Romana, storico e vivace, prezzi medi a 7.200 euro al mq: il più caro di tutti

chevitadifficile IG – Porta Romana

Porta Romana è uno dei quartieri più amati per la sua storia, la vitalità e la posizione strategica vicino al centro. La celebre “Porta” in Piazza Medaglie d’Oro, le prime terme cittadine con la prima biosauna del mondo in un tram storico, e Cascina Cuccagna, ultima cascina rimasta in città, sono solo alcune delle sue attrazioni. La vivace vita notturna in via Muratori e la comoda accessibilità grazie a M3, tram e bus la rendono una meta ambita. Con lo Scalo Romana pronto ad accogliere le Olimpiadi Invernali 2026, il quartiere resta sotto i riflettori e il più caro di tutti tra quelli consigliati dai milanesi.

Prezzi case (acquisto): 7.200 mq
Prezzi affitto (bilocale di 50mq): 1.350 euro

Leggi anche: Inaugurano le terme di Montel: i numeri, le curiosità e i prezzi

Fonti: wikicasa.it, immobiliare.it

Continua la lettura con: Questi sono i 3 quartieri di Milano dove i prezzi delle case sono saliti di più negli ultimi 5 anni

FABIO MARCOMIN

In arrivo la nuova «metro di Catanzaro»: ma è davvero una metro?

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telemia.it - Mappa metro Catanzaro

Il primo viaggio di prova è andato: il treno Stadler ha percorso senza intoppi il tracciato tra Catanzaro Sala e Catanzaro Lido, fermandosi in ogni stazione per i test tecnici. Attivi i cantieri per il completamento della rete. Ma si può davvero definire una metropolitana?

In arrivo la nuova «metro di Catanzaro»: ma è davvero una metro?

# Il primo viaggio di prova della “metropolitana” di superficie

 

 
 
 
 
 
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Il 30 aprile 2025 c’è stato il primo viaggio di collaudo della “metropolitana” di superficie di Catanzaro, sulla linea A da Catanzaro Sala a Catanzaro Lido. Il treno Stadler ha percorso senza intoppi il tracciato, fermandosi in ogni stazione per i test tecnici. Il progetto, concepito negli anni ‘2000 inizialmente con il nome di “Pendolo”, è finanziato in parte con fondi europei ed è stato più volte presentato come un grande passo avanti per la mobilità cittadina, specialmente in una città storicamente penalizzata dal punto di vista dei trasporti pubblici. La notizia del potenziamento del servizio e del suo completamento è stata accolta con entusiasmo dalle autorità locali, che hanno sottolineato l’importanza dell’opera per la connessione tra il quartiere marinaro, il centro cittadino e l’area ospedaliera-universitaria.   

Ma si può davvero definire una metropolitana?

# Le caratteristiche del servizio: linee, frequenza, infrastruttura

telemia.it – Mappa metro Catanzaro

Il percorso si sviluppa in parte a doppio binario, da Catanzaro Lido al quartiere Sala, e in parte a singolo binario, fino alla la stazione RFI di Catanzaro. La rete si articola in tre linee principali:

  • Linea A: collega Catanzaro Sala a Catanzaro Lido, attraversando sei stazioni intermedie. Questa linea è stata oggetto del recente collaudo e rappresenta l’asse portante del sistema.

  • Linea B: parallela alla Linea A, condivide il tracciato ma su un binario separato. Il binario è già stato posato e le prove sono previste entro la fine di maggio 2025.

  • Linea C: si estende dalla stazione di Dulcino fino a Germaneto, passando per fermate strategiche come il Campus universitario e il Policlinico “Mater Domini – Dulbecco”. Il completamento di questa tratta è previsto per l’autunno 2025 

Tutte e tre le linee convergono nella stazione di Via Milano, nel centro di Catanzaro, facilitando l’interscambio e migliorando la connettività urbana. Alcune fermate sono in fase di riqualificazione, altre già ammodernate con banchine rialzate e accessi per persone con disabilità. La frequenza dei treni varia ma resta generalmente bassa, con attese fino a 30-60 minuti. 

# Perché non può essere considerata una vera metropolitana

mobilita.org – Metro Catanzaro

Definire quella di Catanzaro una metropolitana non è però corretto. Da questo punto di vista si tratta più di un’operazione di marketing, una strategia politica o comunicativa. Si tratta infatti di un servizio ferroviario urbano operato dalle Ferrovie della Calabria, svolto sul tracciato urbano della ferrovia Cosenza-Catanzaro Lido. Le metropolitane vere e proprie sono sistemi di trasporto rapido di massa, con corse molto frequenti, infrastrutture dedicate (spesso sotterranee), treni elettrici ad alta capacità e un’integrazione efficiente con il resto della rete urbana.

La linea di Catanzaro, pur servendo un’esigenza reale e apportando benefici, non soddisfa questi requisiti fondamentali:

  • non c’è la velocità
  • non c’è l’alta frequenza
  • non c’è una rete articolata
  • né un sistema integrato con altri mezzi pubblici urbani come autobus o tram

A ciò si aggiungono altri limiti strutturali. Il servizio viene infatti svolto:

  • con convogli alimentati a gasolio;
  • su scartamento ridotto (950 mm);
  • senza elettrificazione né sistema a terza rotaia o linea aerea, a differenza delle reti metropolitane classiche
  • in prevalenza in superficie
  • condividendo i binari con altre linee a servizio sovralocale.

Inoltre, la gestione è affidata a una società regionale (Ferrovie della Calabria) e non a un’agenzia di trasporto metropolitano con competenze specifiche in ambito urbano.

Per tutti questi motivi, è più giusto definirla una “ferrovia urbana”, utile e funzionale nel contesto locale, come le linee S e il passante milanese, ma non paragonabile alle metropolitane di Roma, Milano, Torino o Napoli.

Continua la lettura con: Le 7 metropolitane d’Italia: curiosità e record

FABIO MARCOMIN

La gara per il futuro di Palazzo Dugnani: sarà un polo scientifico o un museo?

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C’è un palazzo storico a Milano, affacciato sui Giardini Montanelli, che ha ospitato matrimoni, musei, mostre. E che ora verrà assegnato a un nuovo soggetto. 

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La gara per il futuro di Palazzo Dugnani: sarà un polo scientifico o un museo?

# Un palazzo storico dimenticato 

Credits: wikipedia

Palazzo Dugnani è una delle gemme architettoniche più prestigiose della Milano settecentesca, eppure negli ultimi anni è rimasto quasi completamente escluso dalla vita culturale della città. Il complesso, che si affaccia sui Giardini Montanelli e si estende per oltre 5.000 metri quadrati, è un capolavoro barocco arricchito da portici, logge e un salone monumentale con affreschi di Giovan Battista Tiepolo.

Dopo anni di utilizzo parziale e occasionale, il Comune di Milano ha finalmente deciso di ridare vita a questo edificio con un bando di concessione di 33 anni, che punta al restauro completo e alla sua restituzione alla cittadinanza. Una sfida per chi vorrà investirci, ma anche una grande opportunità: trasformare un luogo dimenticato in un nuovo polo d’eccellenza culturale.

Leggi anche: Questo è «il palazzo più bello di Milano»?

# Il bando: visione e qualità prima del denaro

Il bando per la concessione di Palazzo Dugnani scade il 29 agosto 2025 ed è aperto a imprese, fondazioni, enti e raggruppamenti temporanei d’impresa. Il canone annuo posto a base d’asta è di 1,633 milioni di euro, ma gli investimenti per il restauro (stimati in circa 20 milioni) saranno scomputati, permettendo ai vincitori di iniziare a pagare solo dopo circa dieci anni. Una formula che punta sul lungo periodo piuttosto che sull’immediato ritorno finanziario.

Il criterio centrale per l’assegnazione sarà la qualità del progetto, che peserà per il 70% nella valutazione finale. Le due opzioni principali indicate dal Comune sono:

  • la realizzazione di un polo scientifico, in collaborazione con il vicino Museo di Storia Naturale e dedicato ai temi della sostenibilità e della divulgazione,

oppure

  • un museo dei media e delle immagini, centrato su fotografia, comunicazione ed evoluzione tecnologica.

Due visioni differenti, ma complementari, che promettono di dare nuova linfa a un palazzo rimasto per troppo tempo in silenzio.

Leggi anche: Palazzo Nardini, quando il futuro si trova nel passato

# La sfida di Milano tra costruzione e conservazione

Credits: amicipoldipezzoli.it

L’”operazione Palazzo Dugnani” rappresenta un cambio di paradigma per Milano, che negli ultimi anni ha puntato moltissimo sulla costruzione di nuovi spazi, spesso sacrificando il recupero dell’esistente. Gli interventi che hanno trasformato, anche positivamente, lo skyline cittadino hanno lasciato in ombra il patrimonio storico.

In un’epoca in cui la rigenerazione urbana è spesso sinonimo di demolizione e ricostruzione, il restauro di un edificio vincolato e la sua riconversione culturale rappresentano un’alternativa concreta e sostenibile.

La sfida sarà riuscire a far convivere esigenze conservatrici con proposte innovative, evitando il rischio di musealizzare il palazzo senza dargli una funzione viva, partecipata, dinamica. Milano ha bisogno di spazi culturali flessibili, che si adattino ai tempi e che sappiano dialogare con il tessuto urbano circostante.

Il progetto di rilancio di Palazzo Dugnani è molto più di un’asta: è un banco di prova per capire se Milano è ancora in grado di trasformare i suoi simboli storici in laboratori del futuro. Chi parteciperà al bando dovrà dimostrare non solo solidità finanziaria, ma anche una visione culturale all’altezza del contesto. Non si tratta di aprire un museo qualsiasi, ma di immaginare un’istituzione che abbia senso nel 2025 e continui ad averlo nel 2125.

Continua la lettura con: Il Palazzo del Senato apre ai milanesi: la nuova vita di uno dei gioielli nascosti di Milano

MATTEO RESPINTI

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Questa è la «red flag» della destra italiana

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Uno dei punti di forza della sinistra è sempre stato quello di aver controllato la cultura, i modi di esprimersi, omologando il linguaggio nazionale sui propri schemi. Ma questo è da sempre anche il suo grande punto debole dal punto di vista elettorale. Non è un mistero che proprio per questo molti non la votino e scelgano l’alternativa. Un’alternativa che però sta “tradendo” questa aspettativa. E non è una cosa da poco: ecco perché la mancata rivoluzione culturale della destra segnerà la sua sconfitta…

Continua la lettura dell’articolo qui:

Il grande «red flag» della destra: la mancata rivoluzione culturale

Di Raffaele Pergolizzi

 

La tipica fobia che ti assale quando vai a fare pipì in autogrill

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Ci pensiamo tutti, non è vero?

Qui il video: La tipica fobia che ti assale quando vai a fare pipì in autogrill

Continua con: Quando ti chiedono come fai a vivere a Milano dopo aver pagato l’affitto

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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Trent’anni dall’Odio: l’atmosfera di rivalsa delle banlieue parigina è arrivata a Milano?

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cinetecadibologna.it - L'odio

Il trentennale di La Haine, “L’odio”, capolavoro cinematografico del 1995 diretto con occhio tagliente e cuore pulsante da Mathieu Kassovitz, non rappresenta una mera ricorrenza nostalgica per gli amanti del cinema. Al contrario, la sua forza profetica e la sua disarmante attualità risuonano con un’eco cupa e persistente nelle cronache recenti che scuotono la vibrante metropoli di Milano. Quel pugno nello stomaco in bianco e nero, che radiografava con lucidità spietata le ferite purulente delle banlieue parigine, il senso di alienazione, la rabbia sorda e la frustrazione strisciante di una generazione relegata ai margini, sembra trovare inquietanti parallelismi nelle dinamiche sociali che serpeggiano anche nel tessuto urbano milanese.

Trent’anni dall’Odio: l’atmosfera di rivalsa delle banlieue parigina è arrivata a Milano?

# Una storia ancora attuale

mymovies.it – Locandina de L’odio

Il film, con la sua estetica cruda e claustrofobica, amplificata dall’assenza di colore che accentuava il senso di oppressione e di intrappolamento, e con la sua narrazione tesa e inesorabile che culminava in un finale amaro e beffardo, ci consegnava un ritratto vivido e potente di un cocktail esplosivo di risentimento e di un profondo senso di esclusione sociale. Seguivamo le ventiquattro ore incandescenti di Vinz, Hubert e Saïd, tre giovani di diversa origine etnica uniti da un destino comune di marginalità e dalla rabbia incontenibile scaturita da un episodio di violenza poliziesca. La loro erranza senza meta, punteggiata da atti di microcriminalità, provocazioni e un latente desiderio di rivalsa, diventava metafora di una frattura insanabile tra le periferie dimenticate e un centro percepito come distante e indifferente.

Trent’anni dopo quella folgorante rappresentazione cinematografica, le dinamiche di marginalizzazione, il precario e spesso conflittuale rapporto tra alcune realtà urbane e le istituzioni, e la miccia innescata da episodi di violenza, reali o percepiti come tali, o da un diffuso sentimento di ingiustizia, sembrano riproporsi con una ciclicità allarmante, pur manifestandosi in contesti specifici e con sfumature proprie della realtà milanese. Le notizie che hanno popolato le pagine dei giornali e i notiziari televisivi nelle ultime settimane e negli ultimi mesi a Milano, che siano legate a episodi di criminalità giovanile che destano preoccupazione per la loro recrudescenza e per la loro efferata violenza, a tensioni sociali latenti che talvolta sfociano in scontri e proteste, o alle persistenti difficoltà di integrazione che incontrano alcune comunità, richiamano alla mente, con una forza inquietante, quella polveriera di risentimento e di disillusione che il film di Kassovitz metteva impietosamente in scena.

# Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio

Certo, Milano non è la banlieue parigina, e sarebbe un errore grossolano e semplicistico sovrapporre pedissequamente due realtà così distanti geograficamente, culturalmente e storicamente. Il tessuto sociale milanese presenta una complessità e una stratificazione diverse, con le sue eccellenze economiche e culturali che la rendono un polo attrattivo a livello internazionale. Tuttavia, negare l’esistenza di sacche di marginalità, di quartieri percepiti come “altri”, di un disagio sociale che serpeggia tra le giovani generazioni e di un senso di distanza tra alcune fasce della popolazione e le istituzioni, sarebbe un atto di cecità colpevole.

Le cronache recenti di Milano, pur nella loro specificità, sembrano riflettere alcune delle dinamiche universali che L’odio aveva colto con lucidità profetica. La frustrazione di sentirsi invisibili, la mancanza di opportunità concrete per il futuro, la percezione di un’ingiustizia sistemica che penalizza alcuni gruppi sociali, il senso di abbandono da parte di uno Stato percepito come lontano e sordo alle esigenze delle periferie, sono sentimenti che, pur declinandosi in forme diverse, possono alimentare un terreno fertile per la rabbia e la violenza.

Il film di Kassovitz non offriva soluzioni semplici o consolatorie. Al contrario, ci poneva di fronte a un vicolo cieco, a un sistema che sembrava riprodurre incessantemente le condizioni del suo stesso fallimento. La celebre frase che ricorre nel film, “Un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani. Ad ogni piano, mentre precipita, non smette di ripetersi: ‘Fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene’. Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio”, diventava una metafora potente di una situazione sociale apparentemente sotto controllo, ma in realtà sull’orlo del precipizio.

Non vi ricorda qualcosa di tremendamente e spaventosamente attuale?

# La violenza non è mai la risposta

cinetecadibologna.it – L’odio

La violenza, in tutte le sue forme, non è mai una risposta, ma spesso è il sintomo di un disagio più profondo, di un grido di aiuto inascoltato, di un senso di frustrazione che non trova altri canali di espressione. Ignorare questi segnali, minimizzare la portata di certi episodi o liquidarli come semplice “devianza” o “criminalità” senza interrogarsi sulle radici sociali e culturali che li alimentano, significa condannarsi a ripetere gli stessi errori, a ignorare quella polveriera sociale che L’odio ci aveva mostrato con tanta lucidità.

Milano, con la sua ricchezza e le sue opportunità, ha il dovere di interrogarsi sulle sue zone d’ombra, sulle sacche di marginalità che possono esistere anche in un contesto di prosperità. Ha il dovere di ascoltare le voci di chi si sente escluso, di comprendere le ragioni del loro malcontento e di agire con determinazione per costruire una società più equa e inclusiva, dove le opportunità non siano un privilegio di pochi, ma un diritto di tutti.

Il ricordo di L’odio, a trent’anni dalla sua uscita, non deve essere un mero esercizio di memoria cinematografica, ma un monito potente e attuale. Ci ricorda che le ferite sociali, se ignorate e trascurate, possono infettarsi e generare conseguenze drammatiche. Ci spinge a guardare oltre la superficie patinata delle nostre città, a esplorare le pieghe nascoste dove il disagio e la frustrazione possono covare silenziose, pronte a esplodere.

La sfida per Milano, come per molte altre metropoli contemporanee, è quella di trasformare la rabbia in energia costruttiva, l’esclusione in inclusione, la frustrazione in speranza. È una sfida complessa e che richiede un impegno collettivo, un cambio di prospettiva che metta al centro la dignità di ogni individuo e la costruzione di una comunità realmente coesa e solidale. Perché, in fondo, la domanda che L’odio ci poneva ieri, con la sua forza brutale e la sua disperata lucidità, è la stessa che ci pongono, con accenti forse meno urlati ma non meno urgenti, le cronache di oggi: quanto siamo disposti ad ascoltare e a comprendere la rabbia che cova ai margini delle nostre città, prima che diventi una forza distruttiva inarrestabile? La risposta a questa domanda determinerà non solo il futuro delle nostre comunità, ma anche la qualità della nostra convivenza civile.

Continua la lettura con: Le zone rosse di Milano salgono a otto: succederà come con il Covid?

MICHELE LAROTONDA

I 10 rifugi più belli della Lombardia per un’escursione in montagna

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alpecorte IG

Diciamocelo: in montagna si va per il panorama, certo, ma anche per quel preciso momento in cui ti togli gli scarponi, ti siedi su una panca di legno e senti il profumo di brasato salire dalle cucine del rifugio. In Lombardia, i rifugi non sono solo punti di sosta, sono vere e proprie piccole oasi di gusto, panorami da cartolina e legno che scricchiola sotto le stoviglie. Ecco una selezione con 10 rifugi spettacolari nelle province di Bergamo, Lecco e Sondrio, tratto dal video di appuntinvaligia IG

I 10 rifugi più belli della Lombardia per un’escursione in montagna

# Rifugio Parafulmine – Monte Farno, Gandino (BG)

rifugioparafulmine IG

Questo luogo si trova a 1.536m di altitudine ed è caratterizzato da un ambiente con un’anima allegra. Gli interni in legno scuro, la stufa sempre accesa e un panorama che ti fa dimenticare il cellulare (anche perché il segnale va e viene) rendono questo un posto accogliente e rilassante,  perfetto per staccare la spina.

Nell’offerta gastronomica troviamo una polenta super cremosa, uova al tegamino, salame nostrano, stracchino fuso e dolci da manuale della nonna. Per quanto riguarda il prezzo, per un pranzo completo siamo sui 20-25 euro a testa.

# Rifugio Cassinelli – Sotto la Presolana (BG)

crimorganti IG – Rifugio Baita Cassinelli

Il rifugio si trova a 1.560m di quota e si tratta di un luogo raccolto, con uno stile da baita autentica, con tavoli di legno vissuto, panche da compagnia e la Presolana che incombe maestosa fuori dalla finestra. Qui puoi trovare minestra d’orzo, polenta taragna, brasato e la mitica torta rustica con mele e noci. Il prezzo per un antipasto, un piatto caldo e un dolce è di 20 euro totali a persona.

# Rifugio Laghi Gemelli – Carona (BG)

rifugiolaghigemelli IG

Questo si trova ad una quota di 1.968m ed è caratterizzato da un ambiente ampio e luminoso, con ampie vetrate sui laghi alpini. Il rifugio ha un’atmosfera accogliente ma funzionale, ideale per chi arriva stanco e affamato dopo ore di cammino. Qui si mangia pasta al ragù di selvaggina, spezzatino, formaggi locali e soprattutto le loro immancabili crostate alla marmellata. Il prezzo è intorno ai 25 euro per un pranzo completo.

# Rifugio Alpe Corte – Valcanale (BG)

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Il rifugio si trova a 1.410m ed è accessibile e adatto a tutti, anche alle famiglie. Dentro è semplice, curato e con una stufa centrale che raduna tutti come un falò in baita. Per quanto riguarda l’offerta gastronomica troviamo varie zuppe calde, gli immancabili pizzoccheri bergamaschi, affettati e polenta fumante. Si tratta di un locale economico, in cui per un pranzo si spende intorno ai 18-20 euro. È il luogo perfetto per i principianti del trekking che vogliono mangiare come sherpa senza scalare l’Himalaya.

# Rifugio Santa Rita – Val Biandino (LC)

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Si tratta di un rifugio moderno e molto curato che si trova a 1.980m, con elementi in legno chiaro e una terrazza panoramica dove respirare aria buona e sbuffare per la salita. Nel menù puoi trovare i loro spettacolari ravioli fatti a mano, polenta con taleggio e dolci soffici serviti con un sorriso. Il menù è fisso e il prezzo varia tra i 20-25 euro. Il rifugio si trova in una posizione fantastica e una curiosità è che è raggiungibile anche con una jeep navetta per chi preferisce più la forchetta che la fatica.

# Rifugio Rosalba – Grignetta (LC)

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Si trova ad una quota di 1.730m ed è un locale caratterizzato da una terrazza a picco sul Lago di Como. Si tratta di un rifugio spartano ma carico di fascino, amato da escursionisti e arrampicatori. Dentro si trova legno, foto di scalatori e odore di zaino e spezzatino. Qui puoi trovare numerosi panini rustici, torte salate, piatti unici e crostate fatte in casa, non ci sono i classici piatti caserecci e questo lo rende un rifugio economico, con un prezzo che varia dai 12 ai 18 euro.

# Rifugio Tavecchia – Val Biandino (LC)

Abbiamo davanti un rifugio storico, ampio e ben gestito a 1.500m di altitudine. L’atmosfera è accogliente con una grande sala da pranzo, tavoli lunghi per famiglie e gruppi e un caminetto delizioso che scalda l’ambiente in inverno. Il locale offre risotti, polenta con funghi, salame nostrano, formaggi d’alpeggio e dolci casalinghi, tra cui vi segnalo la crostata che è da standing ovation. Si tratta di un posto ideale per i pranzi domenicali all’insegna della convivialità. Per un pranzo completo il prezzo rimane tra i 20-25 euro a persona.

# Rifugio Cesare Ponti – Val Masino (SO)

fabiosala19 IG – Rifugio Cesare Ponti

Questo è un vero e proprio rifugio d’alta quota ai piedi del Monte Disgrazia, infatti si trova ad un’altezza di 2.559m. L’ambiente è spartano ma pulito, caratterizzato da legno scuro, tavoli lunghi da compagnia e lo spirito vero della montagna. Qui si mangiano pizzoccheri, zuppe energetiche, formaggi locali e l’immancabile strudel fatto in casa.

Il prezzo varia tra i 20 e 25 euro per un pasto completo e bisogna sottolineare il fatto che questo è il posto ideale per escursionisti esperti: qui si mangia guardando l’alta montagna vera.

# Rifugio Luna Nascente – Val di Mello (SO)

vezzago IG – Rifugio Luna Nascente

L’ambiente a 1.100m d’altezza è caratterizzato da un’atmosfera quasi hippy: è immerso nella splendida Val di Mello, con esterni in pietra e legno, interni caldi e boho-chic. Non manca mai la chitarra appoggiata a una parete. Qua la cucina è naturale, biologica e creativa contraddistinta da zuppe, piatti vegetariani, polenta con tofu o ragù veg e torte integrali. Il prezzo è di 18-22 euro per un pranzo completo. Si tratta del rifugio più zen della Valtellina, ideale per chi ama natura, silenzio e cucina alternativa.

# Rifugio Palù – Alpe Palù, Valmalenco (SO)

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Il rifugio si trova ad una quota di 1.964m ed è caratterizzato da un ambiente ampio, ordinato e molto frequentato anche in inverno. Il rifugio ha uno stile classico da baita con ampi spazi, bar fornito e sala da pranzo con finestre che danno sul lago Palù. L’offerta varia tra i famosi Sciatt, i pizzoccheri che sono tra i migliori della zona, polenta e selvaggina, vino valtellinese e dolci rustici, con delle porzioni da campione e un prezzo un po’ più alto che spazia dai 20 ai 30 euro. Una curiosità è che è accessibile anche in seggiovia, quindi è perfetto per famiglie e sciatori.

In Lombardia, ogni rifugio è un mondo a sé perché c’è quello elegante, quello wild, quello per vegetariani zen e quello per carnivori da battaglia, ma in tutti una cosa è certa: si mangia bene, si sta bene e si torna a casa con un sorriso e forse un bottone in meno.

Zaino pronto, scarponi ai piedi e stomaco in allerta: la montagna chiama.

# Il video di appuntinvaligia

 

Continua la lettura con: Tre rifugi con cucina lombarda e una vista spettacolare…a un’ora da Milano

MARTA BERARDI

25 maggio. Si festeggia una delle giornate più gloriose della storia di Milano

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Quando si dice l’unione fa la forza. 25 maggio 1176. Le città lombarde si uniscono per affrontare l’esercito più potente dell’epoca, quello del Sacro Romano Impero guidato dal Barbarossa.

I pronostici sono tutti contro Milano & C. eppure succede l’incredibile. A Legnano l’esercito imperiale viene sbaragliato dalle città lombarde. Con questo risultato, dopo aver patito miseria e distruzione, Milano prende respiro dal giogo imperiale guadagnandosi un’autonomia ai limiti dell’indipendenza.

Non solo: prende coscienza anche della propria potenza. Un momento storico e glorioso per la storia di Milano che fino al Cinquecento sarà uno dei centri più fiorenti del mondo. 

Continua la lettura con: 24 maggio. Milano conquista il Polo Nord

MILANO CITTA’ STATO

La M6 sarà circolare? 18 fermate e interscambi con tutte le linee: la proposta

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Credits Matteo Podestà - Nuova mappa ATM con ipotesi M6

Londra ce l’ha. Parigi ce l’ha. Mosca ne ha addirittura tre. E poi Berlino, Pechino, Tokyo. In tutte queste città esiste una linea metropolitana che fa da anello, collegando in modo diretto i quartieri periferici e i nodi strategici senza passare sempre per il centro. A Milano no. Mattia Podestà propone di realizzare la M6 come vera metropolitana circolare. Questo il tracciato ipotizzato.

La M6 sarà circolare? 18 fermate e interscambi con tutte le linee: la proposta

# Milano, metropoli a metà: cinque linee radiali e nessuna circolare che le unisca

Atm – Mappa Metro e linee S 2024

Oggi la rete metropolitana milanese si compone di cinque linee che si diramano come raggi di una ruota, ma senza ruota. Nessuna linea le collega in modo circolare. La M1 disegna una “U”, la M2 e la M3 vanno nord-sud, la M4 e la M5 si muovono est-ovest. Ma l’anello non c’è. Persino la futura M6 è pensata come linea radiale, al massimo potrebbe chiudere il tracciato mancante dell’anello ferroviario ad ovest, ma con una rottura di carico: si dovrebbe passare dalla metro al treno. E così ogni spostamento trasversale impone un cambio, spesso più di uno. Il risultato? Una rete che non è mai diventata tale.

Leggi anche: Tre percorsi per il lato nord della M6: il più centrale, il più esterno, il più ambizioso

# Una circle line è prevista, ma senza un lato ovest e con un servizio ferroviario

Di Arbalete – openstreetmap.org, CC BY-SA 2.0, httpscommons.wikimedia.orgwindex.phpcurid – Tracciato Circle Line

L’unico tentativo concreto è la cosiddetta Circle Line ferroviaria, un progetto iniziato da anni ma ancora da completare. L’anello manca proprio nella parte ovest, dove l’infrastruttura non esiste. Dove invece esiste, c’è una fermata realizzata (Tibaldi), una in riqualificazione (Porta Romana FS), altre in attesa di essere costruite (Stephenson e MIND Merlata) o solo ipotizzate (come Istria o Dergano). Ma il vero limite è che non si tratta di una linea dedicata, bensì di una sovrapposizione di servizi ferroviari regionali: S9, S19, treni Mortara-Milano. Il passaggio previsto? Ogni 10 minuti, forse. Non esattamente una frequenza da metropolitana.

Leggi anche: La «metropolitana olimpica»: la grande prova della Circle Line a Milano

# La proposta: una vera M6, la linea che chiude il cerchio, con 18 fermate e interscambi con tutte le linee

Credits Matteo Podestà – Nuova mappa ATM con ipotesi M6

Qui entra in gioco la proposta di Mattia Podestà: realizzare la futura linea M6 sull’attuale tracciato della cintura ferroviaria fino a Villapizzone e da lì completare l’anello verso San Cristoforo con una nuova galleria sotterranea. Una Circle Line vera, con 18 fermate e intersezioni con tutte le altre linee della rete milanese, oltre che con molte linee di superficie, tra cui i tram 3 e 15.

Tra le fermate ipotizzate:

  • Brunelleschi (tra San Cristoforo e Romolo)

  • Toscana (tra Tibaldi e Porta Romana)

  • Ortomercato

  • Viale Monza, con interscambio a Loreto e Turro

  • Istria per la M5

  • Dergano per la M3

  • Gallaratese, Lampugnano (M1)

  • San Carlo, tra San Siro e Bisceglie

Il tracciato, se realizzato, avrebbe un potenziale rivoluzionario. Non solo connetterebbe periferie e nodi strategici con tempi più rapidi, ma permetterebbe di alleggerire il traffico sul nodo centrale della rete, trasformando davvero Milano in una metropoli connessa e moderna.

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Continua la lettura con: La «MetroTangenziale» che unirà metro, ferrovie e periferie: richiesti fondi per completarla

FABIO MARCOMIN


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