La foto del giorno: oggi siamo in corso Garibaldi 27 al Giardino Giuni Russo, inaugurato nel Settembre 2024 nel Chiostro del CAM, vicino a dove abitava la cantante di Un’Estate al Mare
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Era uno dei mercati del macello migliori d’Europa. Dopo il trasferimento nella zona est della città agli inizi del ‘900 e la dismissione nel 2005, è rimasto in abbandono per anni. Ora l’area sarà oggetto di un grande progetto di riqualificazione di nome Aria.
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L’Ex Macello si rinnova: ecco “Aria”, il nuovo progetto di riqualificazione
# La storia di uno dei mercati del macello migliori d’Europa
credits Stefano Bianco ig
L’ExMacello di Milano, costruito nel 1920 nel quartiere Calvairate, ha vissuto un lungo periodo di abbandono dopo la chiusura definitiva del 2001. Nel 1929 arrivò il trasferimento in viale Molise 62. Tutta l’area è in disuso da decenni, eccetto il Mercato Avicunicolo, con il progressivo smantellamento iniziato progressivamnte negli anni ’90. Negli ultimi anni, ha ospitato eventi culturali e artistici, ma ora è al centro di un vasto progetto di riqualificazione urbana.
# Una struttura per 5.000 persone
credits Stefano Bianco ig
Il 4 dicembre del 2019, il Comune di Milano ha indetto, insieme a C40, il bando internazionale Reinventing Cities per dare un futuro all’area dell’Ex Macello. Due anni dopo, il 23 luglio 2021, è stato annunciato il progetto vincitore. Il campus sarà uno dei più grandi poli di alta formazione in Italia dedicati alla creatività, al design e alla cultura. Saranno presenti aule all’avanguardia, laboratori specializzati, spazi espositivi, biblioteche e aree verdi pensate per stimolare la ricerca e l’innovazione.
La nuova struttura si pone l’obiettivo di accogliere studenti, docenti e personale amministrativo, per un totale di circa 5.000 persone.
# Un progetto da 30.000 metri quadrati
credits Stefano Bianco ig
Tra i protagonisti di questa trasformazione c’è l’Istituto europeo di design (IED), che realizzerà un nuovo campus internazionale di grande rilievo. Attualmente, lo IED conta circa 20.000 metri quadrati distribuiti in dieci sedi sparse per Milano. Con il progetto Aria, l’istituto amplierà la propria superificie a 30.000 metri quadrati, riunendo tutte le sedi in un unico campus situato nei padiglioni storici dell’Ex Macello.
Circa un mese fa, inoltre, il presidente di Municipio 4 Stefano Bianco ha fatto un piccolo giro nell’enorme cantiere che è all’interno dell’area dell’Ex Macello di viale Molise a Calvairate, facendo sapere he i lavori di bonifica ambientale sono stati completati in molti lotti all’interno del complesso. Ora dovrebbe essere avviata la bonifica bellica per le le aree dove saranno necessarie opere di scavo.
# Un’idea low cost per 1.200 persone
credits Stefano Bianco ig
Al centro del progetto c’è poi la realizzazione di un quartiere “low cost” con 1.200 appartamenti di housing sociale, il 60% disponibile per l’affitto affittato e il 40% per la vendita su un’area di 60.000 mq. Per un appartamento di 50 mq il canone di affitto mensile è di circa 500 euro, per uno da 70 mq circa 600, per l’acquisto si dovrebbe rimanere sotto i 3.000 euro/mq. Nell’area anche 7.000 abitazioni a mercato libero.
# Il primo quartiere a impatto ambientale negativo
credits Fondazione Housing Sociale ig
Uno degli aspetti più innovativi del progetto Aria è il suo impegno per la sostenibilità ambientale. L’obiettivo è quello di creare un vero e proprio quartiere a impatto ambientale negativo di Milano, grazie a soluzioni tecnologiche avanzate.
Tra le principali innovazioni abbiamo:
• sistemi di riscaldamento di quinta generazione per ridurre il consumo energetico
• impianti fotovoltaici per alimentare il quartiere con energia rinnovabile
• recupero degli edifici storici per ridurre l’impatto delle nuove costruzioni
• spazi verdi e mobilità sostenibile, con percorsi ciclopedonali e colonnine di ricarica per veicoli elettrici
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Il vecchio continente è in crisi. Forse da un secolo, ormai. Ma al declino geopolitico ed economico si sta affiancando un nuovo fenomeno sempre più inquietante. Sta arrivando anche nelle grandi città europee una deriva sociale che, oltreoceano, ha reso le metropoli luoghi distopici, angoscianti e poco accoglienti se non per una minima parte di abitanti privilegiati.
Milano, che come sempre anticipa quello che poi avverrà in tutta Italia, da questa degenerazione non sembra purtroppo immune. Anzi, cominciamo a vedere da tempo i primi allarmanti segnali.
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La deriva americana delle città europee: le 7 soluzioni da attivare a Milano contro i segnali più allarmanti
# Milano è diventata una città per ricchi?
Attico San Babila
E’ purtroppo innegabile che la crescita di Milano, la sua rigenerazione gigantesca iniziata anni fa, stia rendendo la metropoli ambrosiana un luogo sempre più esclusivo. Ma questo incide profondamente anche sul prezzo al metro quadro delle sue case. Una onesta famiglia con redditi normali non può comprare casa da zero: è praticamente impossibile se non ipotecando completamente il proprio futuro. Non solo i prezzi delle case sono alti, ma anche le spese e i costi in generale, mentre gli stipendi crescono in maniera impercettibile, tanto che si fatica a trovare autisti di filobus e manovratori di tram.
Ci stiamo facendo l’abitudine: scippi, borseggi, aggressioni, gente che salta i tornelli della metropolitana e che viaggia regolarmente senza biglietto, muri imbrattati e molto altro. Nei treni suburbani, in special modo di notte, il capotreno si chiude in cabina con il macchinista ed esce solo per aprire e chiudere le porte del convoglio. Come dargli torto? Di notte si trovano bande di ragazzi violenti, strafatti, senza tetto, tossici, ubriachi, gente che grida e sputa mentre tiene comodamente i piedi sui sedili. Girare tra i vagoni, a cosa servirebbe se non a mettere a rischio la propria incolumità? Una situazione simile la si riscontra anche su alcune linee di superficie, come sulla famigerata 90/91 diventata da tempo immemore dopo le 22:00 una sorta di zona franca.
In questo quadro deprimente, borseggiatori e borseggiatrici più e più volte filmati e arrestati continuano la loro attività certi della quasi totale impunità. La delinquenza è sempre esistita, certo, ma ora grazie ad una incontrollata e indiscriminata immigrazione senza regole la situazione sta degenerando, acquisendo preoccupanti connotazioni etniche che rischiano di innescare sentimenti razzisti finora alieni alla mentalità dei milanesi.
Lorenzo Zucchi – Degrado
A Milano prima la criminalità organizzata aveva un’impronta meridionale, conil problema delle cosche della ‘Ndrangheta, soprattutto. Da alcuni anni le cronache hanno modificato il tiro: lo scenario è quello di bande di latinoamericani, di giovani magrebini, di africani. Qualcosa che ricorda molto certi film ambientati nella peggiore Los Angeles, dove in degradate periferie popolate da tossici e sbandati che rendono lo spaccio di droga l’attività principale e dove gli omicidi sono all’ordine del giorno, le tensioni razziali sono sempre pronte ad esplodere.
Questa criminalità dilagante porta con sé anche una voglia di giustizialismo decisamente pericolosa, una reazione che rischia di provocare qualcosa di incontrollabile e un desiderio di liberalizzare il porto d’armi del quale non abbiamo certo bisogno. I primi episodi si sono già verificati. E il far finta di niente oppure quello di bollare come razzista chiunque sottolinei che esiste un problema immigrazione clandestina sta solo peggiorando il clima di tensione.
# Il capitalismo esasperato che diventa sopraffazione
Andrea Urbano – Immigrato dentro una banca
Il numero di poveri sta aumentando esponenzialmente: non solo si vedono interminabili file davanti alle associazioni di volontariato, ma anche la quantità di senzatetto accampati in giro per Milano è ben oltre il livello di guardia. Ci siamo alla presenza di clochard soprattutto nei mesi invernali all’interno dei bancomat, sotto i portici di molti palazzi, sui sedili dei mezzi pubblici, in una situazione di igiene precaria tra puzza ed escrementi. A tutto questo c’è oramai una sorta di rassegnazione, di assuefazione.
Tutto questo richiama alla mente l’immagine delle metropoli USA, dove disperazione, degrado, violenza, emarginazione e povertà oramai oltre ogni limite.
Vogliamo davvero importare oltre agli iPhone e ai Simpson un modello di società fondato su un esasperato concetto di capitalismo? Negli USA questo modello si è saldamente consolidato, radicato da tempo in modo profondo. Noi siamo nati e formati altrove. I nostri valori, che ci distanziano da quel mondo così diverso, solidarietà e uguaglianza, sono concetti imprescindibili.
# Le 7 soluzioni per invertire la rotta
Elaborazione grafica AI – Milano Centrale
Le soluzioni per evitare che i ricchi siano solo straricchi viziati, che rendono la città inaccessibile e noiosa, e che i poveri siano dei miserabili, affinché le nostre città non diventino luoghi di emarginazione e disperazione, non sono poi tanto difficili da applicare. Eccone alcune, per esempio:
un controllo più esteso e capillare delle forze dell’ordine, intervenendo con decisione anche contro i piccoli soprusi: se durante il Covid si è riusciti a punire anche piccole infrazioni, come quella di tenere la mascherina abbassata, si può adottare misure simili contro la microcriminalità
migliorare il servizio di pulizia della città, perché il degrado aumenta la percezione di pericolo e incentiva comportamenti asociali;
aumentare tutti gli stipendi, soprattutto quelli più bassi, e in particolare cercare di equilibrare il rapporto tra stipendi e costo della vita che è diventato sproporzionato e fuori controllo. Al contempo bisogna pensare a iniziative per diminuire le ore di lavoro in modo che i cittadini possano dedicare più tempo alla propria salute, alla famiglia, alla crescita personale, alle relazioni sociali, alla formazione;
incentivare il lavoro da casa, così che ci sia meno traffico, meno inquinamento, risparmio sul costo dei trasporti;
dare una occupazione socialmente utile ai disoccupati, dando in cambio, oltre ai soldi, un po’ di dignità;
potenziare i servizi sociali e la sanità;
aumentare gli alloggi a prezzi calmierati.
Tutte cose per le quali i fondi si possono trovare agevolmente. Anche attraverso una politica di coinvolgimento dei più ricchi, finora i più favoriti dalle politiche locali.
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3 aprile 1896. Nasce la Gazzetta dello Sport, il giornale che ha fatto la storia dello sport e del giornalismo italiano.
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3 aprile. Dall’unione di due giornali nasce il più letto quotidiano nazionale
Il 3 aprile 1896 segna una svolta nel panorama dell’informazione sportiva italiana. Dall’unione de Il Ciclista e La Tripletta nasce La Gazzetta dello Sport, un nuovo giornale dedicato esclusivamente alle cronache sportive, sia nazionali che internazionali.
Inizialmente pubblicato due volte a settimana, il lunedì e il venerdì, dal 1919 assumerà cadenza quotidiana, diventando un punto di riferimento per gli appassionati di sport.
Ma La Gazzetta dello Sport non si limita a raccontare lo sport: lo organizza. Fin dagli esordi, il giornale realizza eventi sportivi, a partire da un incontro di scherma, seguito dalla corsa podistica Milano-Monza-Milano. Tuttavia, è nel 1909 che lancia la competizione destinata a diventare la più celebre e longeva: il Giro d’Italia.
Il legame tra la Gazzetta e il Giro è indissolubile, al punto che il simbolo del leader della corsa – la celebre maglia rosa – prende il colore proprio dalle pagine del giornale, dando vita a una tradizione che ancora oggi incarna la passione e la storia del ciclismo italiano.
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Un tempo borgo popolare e operaio, oggi viene considerata tra i quartieri più cool del mondo (Classifica di Time Out), ma a quale prezzo? Tra grattacieli, cocktail bar e affitti stellari, la trasformazione ha lasciato il segno, dividendo chi la celebra e chi la rimpiange.
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Isola non è più l’Isola?
# Il prezzo di diventare uno dei “quartieri più cool del mondo”
Credits sonia_spadaccino IG – Via Borsieri
La rivista Time Out lo ha classificato all’ottavo posto della “40 coolest neighbourhoods in the world”. Lo ha definito come “classica enclave hipster” e individuato la sua peculiarità, quella di essere una “casa e bottega” all’interno di una grande città come Milano perché “mantiene il suo cuore locale”. Il nome Isola deriva dal fatto che il quartiere era tagliato fuori dal resto di Milano dalla linea ferroviaria che lo costeggia e anche dal Naviglio della Martesana. Una zona popolare, operaia, laboriosa, abitata da molto sottoproletariato urbano, dove la vita era vissuta come in un piccolo borgo dove tutti si conoscevano e l’economia si reggeva sui negozi di vicinato.
La sua anima oggi è molto cambiata e, proprio per il suo essere diventato un luogo alla moda, per molti lo è stato in peggio. Perché quello che si è perduto è l’identità.
# L’altra faccia della medaglia: gli storici commercianti e residenti se ne sono andati
Credits Andrea Cherchi – Bosco Verticale e BAM
Prima sono arrivati i grattacieli, con la limitrofa piazza Gae Aulenti della Torre Unicredit e il Bosco Verticale pluripremiato per la sua architettura. A seguire tutti gli altri, dalla Scheggia alla Torre Unipol, senza contare la sede di Regione Lombardia. Contestualmente hanno iniziato a proliferare cocktail bar, pizzeria gourmet, locali ,al posto dei commercianti storici costretti ad andarsene a causa dei prezzi degli affitti saliti alla stelle. Il processo di gentrificazione e l’esplosione della movida ha fatto cambiare aria anche i residenti di lunga data. La zona è diventata quindi un nuovo centro
# Il quartiere ha perso la sua identità: «Ci conoscevamo davvero tutti. Era diverso, meglio di ora sicuramente»
A testimoniare la trasformazione del quartiere sono gli stessi abitanti che ancora oggi sono rimasti. Questo il racconto di Giovanna Senesi, presidente del Comitato cittadino di Isola, aIl Giorno: «È la gentrificazione. Di fatto, una fascia sociale è stata espulsa dal quartiere per colpa dei prezzi proibitivi e della movida che dilaga. È iniziato tutto quasi vent’anni fa, con i lavori per l’M5 e la costruzione dei grattacieli. Un cambiamento graduale che ha spazzato via mercerie e negozi di quartiere. In poche parole, le fasce popolari. Oggi si vendono ravioli, panini gourmet, si aprono birrifici artigianali e cocktail bar. Ormai fa figo venire all’Isola, anche solo per un caffè. Ma il prezzo lo hanno pagato i residenti storici».
Cesare Bellinzoni, nato e cresciuto all’Isola, spiega: «Da bambini passavamo ore e ore a giocare a calcio all’oratorio. Ci conoscevamo davvero tutti. Era diverso, meglio di ora sicuramente. Ancora oggi mi capita di incrociare qualcuno per strada. Ci basta un cenno. Mia moglie magari mi chiede chi è, e io rispondo che giocavamo a calcio più di cinquant’anni fa».
Roberto Tiezzi, titolare insieme al fratello Paolo della Trattoria Dal Verme che resiste da 60 anni all’Isola, teme invece che l’attivazione della ZTL possa ridurre in modo drastico la clientela: «Non è ancora partita, ma le telecamere agli ingressi ci sono già. Ci chiuderanno dentro, bloccando la socialità e dando un duro colpo a chi, come me, gestisce un ristorante».
# C’è chi ancora resiste
Bob Isola
Non tutti però hanno accolto il cambiamento con uno spirito negativo, anzi. C’è chi, come Matteo Taormina, che ha deciso di portare avanti la tradizione di calzolaio tramandata da due generazioni: «Ho scelto di portare avanti il mestiere di casa. Mio nonno ha iniziato nel 1951, poi è toccato a mio padre, e adesso a me. Ho cominciato a sedici anni, mi sono appassionato subito e non ho più smesso».
Valentina Picariellodell’associazione teatrale Zona K ha scelto di puntare sulla cultura per preservare il senso di comunità: «Qui facciamo teatro, corsi e laboratori. Vengono molte persone del quartiere ma anche da fuori. Abbiamo aperto nel 2009, quando sono iniziati i lavori della metro lilla. Quindi il fermento fatto di grattacieli e movida era già iniziato. Per anni abbiamo organizzato un festival di quartiere chiamato Isola Kult, […] dedicato all’arte, pensato per restituire qualcosa al quartiere. Esiste ancora un nucleo di persone che abitano qui, anche se la maggior parte ormai se n’è andata».
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Non basta la mega stazione ferroviaria costruita in 9 ore. La Cina continua a stupire: ha portato a termine la costruzione del tunnel sottomarino più grande del mondo in tempi record: appena 110 giorni. Vediamo le caratteristiche di questa straordinaria opera ingegneristica. E qual è invece il tunnel sottomarino più lungo del mondo?
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Il tunnel sottomarino più grande del mondo: ci correrà un’autostrada a sei corsie
# Un’autostrada a sei corsie sotto il Fiume Giallo
scenarieconomici.it – Testa fresa talpa
Il progetto del tunnel sottomarino a Jinan sotto il Fiume Giallo è stato realizzato dal China Railway 14th Bureau Group, un’azienda di costruzioni di alta ingegneria, che ha utilizzato una macchina perforatrice di ultima generazione chiamata Shanhe. Grazie a questa macchina, i lavori di scavo sono avanzati a una velocità straordinaria. Il tunnel è progettato per ospitare una strada a tre corsie per direzione, per un totale di sei corsie, creando una vera e propria arteria di collegamento tra due aree cruciali del paese.
# 3,3 chilometri di lunghezza con un diametro di 17,5 metri: un record mondiale
newatlas – Interno tunnel
Il tunnel sottomarino Jinan Huanggang ha un diametro di 17,5 metri, rendendolo il più grande tunnel di questo tipo mai costruito al mondo, per una lunghezza di circa 3,3 chilometri. I lavori sono stati effettuati con la tecnologia dei tunnel a scudo, che ha permesso di realizzare il progetto in tempo record, con una velocità di avanzamento di circa 16-18 metri al giorno: cantiere avviato a settembre del 2024 e completato in soli 110 giorni. La costruzione ha comportato l’utilizzo di circa 500 anelli di tubi in calcestruzzo, a garanzia di una solida protezione contro l’acqua e le condizioni geologiche difficili che caratterizzano la zona del Fiume Giallo.
# L’obiettivo del progetto
seetaoe.com – Tunnel sottomarino Jinan Huanggang
L’opera è stata pensata per migliorare la connettività tra la parte meridionale del Fiume Giallo, una zona densamente popolata, e la parte settentrionale, che è in rapido sviluppo come zona pilota per il libero commercio e l’innovazione. Questo progetto si inserisce in una strategia più ampia per facilitare i trasporti e stimolare l’economia regionale. Una volta inaugurato, alla fine del 2025, il tunnel permetterà un traffico bidirezionale a una velocità fino a 60 km/h consentendo una riduzione notevole dei tempi di percorrenza tra le due sponde del fiume. Questo non solo favorirà il commercio e la logistica, ma contribuirà anche a un’integrazione più stretta tra le zone urbane e quelle più rurali, stimolando così l’economia a livello locale e nazionale.
# Il tunnel sottomarino più lungo del mondo? Ryfylke in Norvegia
Ph. @ilfanterock IG
Ma qual è invece il tunnel sottomarino più lungo del mondo? Resiste il record del tunnel di Ryfilke, inaugurato il 30 dicembre 2019. Corre sotto il fondo marino del Boknafjord e collega la città di Stavanger con la cittadina di Tau, nel comune di Strand nel Ryfylke, in Norvegia. La lunghezza record è di 14,4 km. Vanta anche un altro record mondiale: con i suoi 290 metri sotto il livello del mare è anche il tunnel più profondo.
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Milano e il sogno futurista della metropolitana: dall’ippovia alla «seggiovia sotterranea».
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La «seggiovia sotterranea»: il progetto più rivoluzionario per la mobilità a Milano
# Milano e il sogno futurista della metropolitana: dall’ippovia alla «metropolitana a seggiovia»
La Prima Guerra Mondiale è finita. Antonio Sant’Elia ha lasciato questo mondo, ma non le sue visioni di una città nuova e futurista (immagini sotto).
Nel frattempo, Adolfo Wildt ha già installato il suo celebre citofono a forma di orecchio, oggi simbolo della Casa dell’Orecchio nell’omonima casa in via Mozart.
Mentre la città si trasforma, prende forma anche un’idea rivoluzionaria: dotare Milano di una rete metropolitana sotterranea. Le proposte si susseguono nel tempo, alcune audaci, altre decisamente visionarie.
# Un’ippovia nei Navigli: la prima idea di metropolitana
Sezione dell’ippovia, in cui si nota il dislivello con il piano stradale, secondo il progetto di Giovanni Brocca
La più antica, e forse la più romantica, risale al 1857. L’ingegnere Carlo Mira, esperto di trasporti, immagina un riutilizzo innovativo del Naviglio della Martesana: deviare le sue acque e sfruttare l’alveo ribassato per realizzare un’ippovia. Un sistema di trasporto sotterraneo basato su cavalli da tiro. Un’idea suggestiva, ma mai realizzata.
# La «metropolitana a seggiovia»: il progetto del 1928
Settantuno anni dopo, nel 1928, arriva una nuova proposta ancora più audace: la «metropolitana a seggiovia». L’idea è tanto semplice quanto sorprendente: una serie di panchine – simili a quelle verdi che ancora oggi arredano i parchi milanesi – montate su un nastro trasportatore continuo. Il sistema, concepito per scorrere nei sotterranei proprio sotto il Duomo, avrebbe permesso ai cittadini di muoversi seduti, senza bisogno di affollare tram o autobus.
Anche questo progetto, come l’ippovia, non ha mai visto la luce. Ma il suo disegno esiste ancora, a testimonianza di un’epoca in cui Milano sognava il futuro con ingegno e audacia. E chissà, forse un giorno, questi sogni potranno ancora ispirare nuove visioni per la mobilità urbana.
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Ci sono paesi del mondo di cui la maggior parte di noi ignora persino l’esistenza. E in alcuni casi la cosa non si deve solo all’analfabetismo funzionale o al fatto che nelle migliori scuole superiori del paese non si insegna più la geografia. Alcuni posti sono defilati da tutto: dalle mappe, dalle news, dall’importanza strategica così di moda in questi ultimi mesi. Diremmo che il Tagikistan sia uno degli esempi più illuminanti. Eppure noi, curiosi di qualsiasi cosa, siamo andati a visitarlo per conoscerlo e raccomandarlo prima che diventi una meta ambita.
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Viaggio in Tagikistan, il fascino dell’ignoto
# Tratti culturali
beppe_cric IG – Tagikistan
La prima cosa che ci hanno chiesto arrivati nel paese è stata: «Come vi aspettavate il Tagikistan? Pensavate che fosse una sorta di secondo Afghanistan, vero?»
Questo perché, delle ex-repubbliche sovietiche dell’Asia Centrale, il Tagikistan è l’unica di etnia persiana (il tagiko è praticamente identico al farsi, la lingua parlata in Iran, se non che la prima utilizza ancora l’alfabeto cirillico e la seconda un arabo semplificato) e la gente ne è la riprova: lineamenti che a volte ricordano quelli dei popoli mediterranei. Certo, c’è anche una quota di popolazione di etnia uzbeka, quindi del ceppo turco originatosi dalla diaspora mongola secoli fa, riconoscibili per gli occhi a mandorla, come loro stessi giocano a prendersi in giro. Ebbene, per tornare alla domanda, sì, forse qualcosa di oscurantismo islamista ce lo saremmo aspettati, specialmente in tempo di Ramadan, invece in questo la defunta USSR ha saputo intervenire a fondo nelle abitudini locali. In generale il turista è libero di andare in giro ovunque, senza essere mai scocciato o anche solo guardato di sottecchi, come capita in altre destinazioni.
# Dushanbe
Armonich-pixabay – Dushanbe
La capitale, il cui nome significa ‘lunedì’ dal vecchio mercato che le diede il nome quando era appunto solo un villaggio, oggi mostra in maniera persino sorprendente la fase di boom economico che il paese sta attraversando, grazie a una serie di interventi che arrivano da più direzioni e non tramite un unico grande partner commerciale (la presenza russa, così come quella cinese, è inferiore alle aspettative). L’architettura denuncia il suo rifarsi al modello della vecchia dittatura statalista, del resto il presidente Rahmon è al potere sin dalla fine della guerra civile, poco dopo l’indipendenza seguita alla caduta del regime sovietico.
Eppure l’immagine della città risulta sorprendente, con strade di alti palazzoni monumentali, viali verdi di scintillanti monumenti in marmo bianco e una lista infinita di cantieri in corso. A noi è piaciuta molto anche la collina con i vecchi quartieri popolari di case monofamiliari, oltre al profilo delle montagne che si staglia sullo sfondo dello skyline. Questo paese offre opportunità anche di investimento, visto che un residente straniero è sottoposto alla tassazione unica del 25%, contro il 13% riservato ai locali.
# Le montagne
Makalu – pixabay – Montagne tajikistan
Il filmato di promozione turistica che sfila al modesto terminale aeroportuale descrive bene l’impatto monumentale delle catene montuose che costituiscono gran parte del territorio tagico. Del resto, l’aeroporto è poco trafficato proprio perché non è semplice atterrare in loco: il volo da Tashkent a qui potremmo considerarlo forse in assoluto il più spettacolare di sempre. Prima una torta di cioccolato con la panna, poi una processione di canyon verticali, quindi una serie di colline dipinte da un pittore impressionista con pennellate di verde e giallo a chiazze altimetriche.
E l’emozione di attraversare le catene montuose Zeravshan, di incontrare le acque incontaminate del lago Iskander Kul, di zigzagare tra tunnel e tornanti dà subito a questo viaggio un’immagine particolare di natura ancora da scoprire, perfetta per l’escursionismo e i trekking di più giorni. Per vette più alte, quasi Himalayane, ci sarebbe la regione autonoma del Pamir, per la quale però va richiesto un permesso speciale (mentre nel paese, ricordiamolo, si entra assolutamente senza visto fino a trenta giorni, oltre a essere semplice anche attraversare i confini con il vicino Uzbekistan).
# La via della seta
lcboshkg.jpg – Sarazm, Panjakent
C’è anche il lato storico e monumentale, in questo Tagikistan così piccolo eppure infinito. Prendiamo Panjakent, all’estremità nord orientale della ricca provincia settentrionale di Sugdh: era una piccola fiorente città della Sogdiana, in sanscrito “cinque città”, costituita in maggioranza da zoroastriani. Nelle rovine della città, che fanno parte del sito transfrontaliero UNESCO sulle Vie della Seta, sono distinguibili quattro parti: la cittadella regale, la città vera e propria, la necropoli e i sobborghi, romantici sassi da visitare appena prima del tramonto, dopo aver fatto il pieno di colore nel bazar locale.
emy_journey IG – Khujand
Oppure c’è l’ex Leninabad, oggi nota come Khujand, da sempre fucina delle élite politiche che hanno governato il paese, su un altro ramo della vecchia strada delle carovane delle merci: la seconda città del paese, pure in discreto spolvero, dove un servizio di funivia opera da una parte all’altra del fiume, dove madrase e moschee risalgono all’era d’oro dell’ogiva islamica e la fortezza ampiamente ricostruita testimonia di storie di 2500 anni fa.
In conclusione, appena tornati da un viaggio nell’Asia centrale, se si è europei e si ama anche l’Asia, si desidera una cosa sola: ripartire subito per le stesse mete. Specie se la valuta locale (il Somoni tagiko) è così poco apprezzata nei confronti dell’euro da far sembrare tutto economico: le cene, i pernottamenti, gli spostamenti, le visite. Con cinquecento euro ve la caverete per una settimana (volo escluso). Allora, cosa state aspettando?
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Undici corse dal centro di Milano ai laghi, Novara e verso le montagne della Valassina. Questo il programma per il nuovo «Treno Storico» di Trenord nel 2025 che, dopo i sold out nel 2024 in occasione dei suoi cent’anni, torna con due nuove mete.
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Il nuovo «Treno Storico»: da Milano ai laghi viaggiando come un secolo fa
# Il treno d’epoca con musica e spettacoli di un secolo fa
Ph. @train_bus_lecco IG
Dal 6 aprile al 9 novembre 2025 il treno storico di Trenord torna sui binari per riproporre ai passeggeri nuovi viaggi da trascorrere nell’atmosfera degli anni Venti del Novecento, sui sedili di velluto rosso cardinale delle carrozze di prima classe, con gli interni in legno. Ai viaggi con destinazione Como Lago, si aggiungono due novità: Novara Nord e Asso. Questi percorsi sono animati da personaggi in costume d’epoca che si esibiscono in performance artistiche, teatrali e musicali, basate sulla ricostruzione storica di luoghi e personaggi del tempo. I viaggi con destinazione Laveno Mombello Lago, sul Lago Maggiore, invece, sono arricchiti da formazioni di musicisti jazz che rendono omaggio alla musica degli anni Venti e Trenta.
Il convoglio storico, restaurato nel biennio 2021/2022, è erede della lunga storia delle Ferrovie Nord Milano, la rete di treni locali che si dirama a Nord della metropoli: le tre carrozze di prima classe AZ 130, 136 e 137 (risalenti biennio 1924-25) offrono spazi confortevoli e dal sapore d’antan. A trainare il convoglio ci sono il locomotore elettrico FNM E600-3 (del 1928) e il locomotore elettrico FNM E610-04 (del 1949), interamente restaurati, testimoni della lunga storia delle linee locali milanesi.
# Il programma completo: la prima corsa il 6 aprile da Milano Cadorna per il lago di Como
Ph. @train_bus_lecco IG
Il primo convoglio parte domenica 6 aprile: effettua undici corse di andata e ritorno da Milano Cadorna. Sei sono dirette a Como Lago, tre a Laveno Mombello Lago, una a Novara e una ad Asso. La prima corsa storica di domenica 6 aprile è programmata da Milano Cadorna alle ore 9.40 e arriva alle ore 11.18 alla stazione di Como Lago, a pochi passi dalla riva del lago di Como. La fermata intermedia a Saronno è prevista alle 10.28, con ripartenza alle 10.35. Da Como, la corsa di rientro parte alle 16.46, con fermata a Saronno alle ore 17.34 e arrivo a Milano Cadorna alle ore 18.44. Di seguito il programma completo:
domenica 6 aprile: Milano Cadorna – Como Lago
domenica 27 aprile: Milano Cadorna – Laveno Mombello Lago
domenica 11 maggio: Milano Cadorna – Como Lago
domenica 18 maggio: Milano Cadorna – Laveno Mombello Lago
domenica 25 maggio: Milano Cadorna-Como Lago
domenica 8 giugno: Milano Cadorna – Como Lago
domenica 14 settembre: Milano Cadorna – Novara Nord
domenica 21 settembre: Milano Cadorna – Como Lago
domenica 5 ottobre: Milano Cadorna – Asso
domenica 19 ottobre: Milano Cadorna – Laveno Mombello Lago
domenica 9 novembre: Milano Cadorna – Como Lago
# Il costo del biglietto
Manuele Mariani – Stazione Cadorna ingresso lato Cenacolo Vinciano dettaglio
Il biglietto speciale dedicato all’iniziativa ha un costo di 15,60 euro e comprende il percorso di andata e ritorno sul treno storico, più il viaggio di andata e ritorno su treni Trenord da tutta la Lombardia a Milano o alle stazioni in cui il convoglio effettua la fermata: Saronno, per le corse verso Como; Saronno e Varese Nord, per le corse verso Laveno.
Non sono previste fermate intermedie per le corse verso Novara Nord e Asso. Dal 1° aprile è possibile acquistare su trenord.it e App (sezione “Gite in treno”) il biglietto speciale per la prima corsa, fino a esaurimento posti, mentre per i ragazzi fino ai 13 anni il viaggio è gratuito.
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Tra le tante esperienze suggestive che regala Roma, il mangiare rientra tra le più gratificanti. La possibilità di assaporare i piatti tipici, che spesso provengono da ricette povere, mentre si osservano le bellezze di questa città, è uno dei tanti motivi per cui i turisti decidono di visitare la Città Eterna. I romani questo lo sanno e, capaci di coniugare tradizione e innovazione, non fanno mancare la compresenza di locali storici e più recenti accomunati da un unico aspetto: la romanità del mangiare. Ma se dovessimo selezionarne sette, quali sarebbero? Questa la nostra personalissima selezione.
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I 7 ristoranti di cucina tipica più buoni di Roma
# La Fraschetta di Castel Sant’Angelo
Ph: lafraschettadicastelsantangelo – Instagram
Qualità del cibo più vista mozzafiato a cui si può godere mentre si mangia: questo il binomio straordinario di questo locale. La fraschetta gode di una posizione privilegiata che permette di vedere direttamente Castel Sant’Angelo. I piatti più forti sono senz’altro quelli tipici della tradizione culinaria romana e l’atteggiamento diretto e allegro dei camerieri, per lo più studenti, rende il tutto rispettoso ma serenamente informale. Purtroppo non è possibile sedersi al tavolo se non con la prenotazione e, dati i prezzi un po’ alti, bisogna organizzarsi per decidere di consumare il proprio pasto qui, in via del Banco di Santo Spirito, 22. Media recensioni Google: 4.5/5
# Roscioli
Ph: rosciolisalumeria – Instargam
Roscioli è uno dei locali di riferimento per chi vive nei dintorni di Campo de’ Fiori. Nato come un forno, ad oggi si presenta al pubblico come una trattoria che attira visitatori e clienti abituali. Anche qui, il menù offre il meglio della cucina romana ma la sua particolarità sta principalmente nell’alta qualità di salumi e formaggi con cui si accompagnano i pasti. Trovandosi nei dintorni di Campo de’ Fiori, precisamente in via dei Giubbonari, 21/22, non è facilissimo raggiungerlo a causa del forte traffico e dell’assenza di una fermata della metro. Media recensioni Google: 4.3/5
# Tonnarello
Ph: tonnarelloofficial – Instargam
Passeggiando per le strade di Trastevere ci si può facilmente imbattere in Tonnarello, locale con quasi 150 anni di storia, una vera e propria istituzione per i romani che lo frequentano sin dal 1876. Si inserisce perfettamente nel contesto popolare del quartiere in cui si trova e, neanche a dirlo, è tra i massimi custodi della cucina romana tradizionale. Il merito di questo ristorante è di esser stato capace di coniugare tradizione e innovazione, cosa che lo ha reso noto anche ai molti turisti che visitano Roma. Sito in via della Paglia, 1, a Trastevere, per entrarci spesso serve aspettare molto a causa del grande afflusso di clientela. Media recensioni Google: 4.7/5
# SantoPalato
Ph: santopalatoroma – Instagram
Probabilmente SantoPalato è il locale più curioso di questa rassegna. Nato poco meno di un decennio fa, è tra i pochi ristoranti capaci di proporre una cucina all’avanguardia e si può dire sia stato il primo a portare la tendenza della trattoria moderna a Roma. La carica innovativa della cucina di questo ristorante ha sempre attirato tantissima clientela che però doveva spesso attendere molto prima di potersi recare al ristorante, sostando in lunghissime liste d’attesa a causa di spazi poco adatti alla richiesta. Per ovviare a questo problema, proprio in quest’ultimo periodo i proprietari stanno spostando il ristorante in un altro locale, da Piazza Tarquinia a via Gallia 30, nella speranza di riuscire a soddisfare sempre più le attese dei clienti. Media recensioni Google: 4.3/5
# Armando al Pantheon
Ph: armandoalpantheon – Instagram
Un altro esempio di locale storico ce lo offre Armando al Pantheon, che dal 1961 esercita un’importante forza di gravità nei pressi del Pantheon. Gestito dalla famiglia Gargioli, questo locale offre un’esperienza immersiva nella storia della Roma a tavola, oltre che un buon punto d’appoggio dopo una lunga passeggiata fatta nei vicoli di questa zona della città. Lo si trova alla Salita dei Crescenzi, precisamente al numero 31, e tra i pochi difetti di questo ristorante c’è il problema dei prezzi alti. Media recensioni Google: 4.4/5
# Alfredo e Ada
Ph: Alfredo e Ada – Facebook
Giunti quasi alla fine, una tappa obbligatoria va fatta da Alfredo e Ada. Ci troviamo di nuovo nei pressi di Castel Sant’Angelo e questa osteria è caratterizzata dalla sua natura intima e retrò. Con le luci leggermente basse, gli spazi stretti e l’affaccio direttamente sulla strada, sembra di trovarsi in una vecchia casa romana, atmosfera che si vive anche al momento dell’ordinazione e del pasto grazie al comportamento conviviale e informale dei camerieri. Ci si arriva percorrendo via dei Banchi Nuovi, al numero 14, e se non si è abbastanza fortunati c’è il rischio di dover aspettare fuori dal locale, poiché qui non è possibile prenotare. Media recensioni Google: 4.6/5
# La Parolaccia
Ph: moviedigger – YouTube
Per concludere in bellezza bisogna citare La Parolaccia. Locale storico e punto di riferimento soprattutto per quei visitatori che desiderano vivere un’esperienza eccentrica e divertente. Al di là della buona cucina, la particolarità di questo posto è il modo buffo che hanno di accoglierti i camerieri, con insulti scherzosi in perfetto stile romano, creando un clima goliardico che difficilmente si trova in altri posti. Celebre la scena del film “Fracchia la belva umana“ in cui Lino Banfi, nei panni di un commissario di polizia, si intrattiene in un simpatico duetto proprio prima di entrare in questo ristorante. Si trova sempre nel quartiere Trastevere, precisamente in Vicolo del Cinque, 3 ed è tra i locali romani ormai più inflazionati, il che rende una serata qui abbastanza dispendiosa. Media recensioni Google: 4.3/5
Sarà presto realtà un nuovo mercato agricolo coperto a Milano. Sorgerà in piazza Lima 3, promosso da Coldiretti e inserito nella rete nazionale “Campagna Amica”. L’iniziativa è stata approvata ufficialmente dal Comune di Milano con una delibera di giunta su proposta della vicesindaca Anna Scavuzzo, responsabile delle politiche alimentari della città. Al momento non è stata ancora fissata una data di apertura, ma si conosce già la formula: i protagonisti saranno produttori agricoli del territorio, che offriranno prodotti a filiera corta e tracciabilità garantita.
Il nuovo spazio seguirà l’esempio di mercati già consolidati, come quello di via Ripamonti, punto di riferimento per la periferia sud, o quello di Porta Romana in via Friuli. Coldiretti gestisce anche iniziative di vendita diretta su aree private, da Cascina Merlata a via Rizzoli, sempre con grande attenzione alla sostenibilità e alla valorizzazione delle eccellenze locali.
# Cos’è un mercato agricolo
credits zero.eu
Il mercato agricolo è lo spazio in cui avviene lo scambio e la compravendita di beni e servizi agricoli tra gli acquirenti e gli agenti di vendita. I mercati degli agricoltori rappresentano un’esperienza di vendita e di acquisto diretta, con un ruolo attivo del produttore agricolo con i consumatori. In Lombardia sono attivi circa 160 mercati degli agricoltori, la frequenza è soprattutto settimanale e si svolgono sia nei capoluoghi di provincia, sia nei piccoli centri delle zone vocate all’agricoltura, grazie alla presenza di piccole imprese agricole che si dedicano alla vendita diretta. I mercati degli agricoltori, chiamati anche mercati contadini o farmer’s market, vengono autorizzati dal Comune in cui hanno luogo e vengono gestiti, attraverso un disciplinare di mercato, dagli agricoltori in forma riunita, per il tramite di associazioni o Consorzi, o direttamente dal Comune.
# Il sostegno di Regione Lombardia
Credits: ViviMilano – mercato di san marco
Dopo la formalizzazione del partenariato con il Comune, Coldiretti, in qualità di capofila, presenterà una candidatura all’avviso pubblico regionale “Cooperazione per lo sviluppo rurale, locale e smart villages”, aperto fino al 12 maggio.
L’obiettivo è ottenere fondi per rafforzare le filiere agricole locali, promuovere la vendita diretta, favorire l’economia circolare, ridurre gli sprechi alimentari e sensibilizzare i cittadini su consumo consapevole e sicurezza alimentare. La selezione delle aziende partecipanti e la gestione operativa del mercato saranno affidate interamente a Coldiretti.
# Gli obiettivi di “Campagna Amica”
Credits laurelevans IG – Mercato di viale Papiniano
Fondazione Campagna Amica nasce nel 2008 per realizzare iniziative volte a esaltare il valore e la dignità dell’agricoltura italiana. Promossa da Coldiretti, Campagna Amica si pone a tutela dell’ambiente, del territorio, delle tradizioni e della cultura, della salute, della sicurezza alimentare, dell’equità, dell’accesso al cibo a un giusto prezzo, dell’aggregazione sociale e del lavoro.
Un esempio concreto di questa iniziativa con cui l’agroalimentare italiano si racconta, è l’evento che si tiene in Francia nella giornata odierna, il 2 aprile, nell’ambito di ‘The Italian Show al Parc des Expositions Porte de Versailles’ di Parigi: quattro imprese simbolo della qualità contadina italiana sono protagoniste di una giornata interamente dedicata al dialogo con il mercato francese.
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Nei giardini di Largo Marinai d’Italia, lungo corso XXII marzo, c’è una scultura che viene anche chiamata i «Romeo e Giulietta di Milano».
E’ una statua di bronzo rappresentante due amanti abbracciati. L’opera è stata realizzata dalla scultrice italo-ungherese Eva Olàh e raffigura due donatori di sangue, dato che il parco è intitolato al fondatore dell’Avis: Vittorio Formentano.
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La parola del nostro tempo: «sostenibile». Il termine non è molto chiaro, ma è spesso abusato. Una città è sostenibile quando la sua popolazione cresce socialmente ed economicamente, in modo equilibrato e rispettoso dell’ambiente. Tutti gli esperti scommettono che la città del futuro sarà sostenibile. Ma come sarà? Per capirlo vediamo questi esempi messi in atto nella città più sostenibile del pianeta, iniziative che potrebbero arrivare un giorno anche a Milano.
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Questa sarà la «città del futuro»? Le 5 idee per Milano
# La grande città più sostenibile del mondo? Londra in prima fila
Credits pexels – Londra
La capolista in termini di sostenibilità è Londra, seguita da Stoccolma, Edimburgo, Singapore e Vienna. Oggi a Londra abitano 8 milioni di abitanti e nonostante le dimensioni, la città ha deciso di impegnarsi in una trasformazione che la porterà ad essere carbon-neutral entro il 2030. E come lo fa?
Con una finalità così ambiziosa, la strategia è d’attacco su tutti i fronti. Vediamo cinque azioni messe in campo.
#1 Riqualificazione energetica degli edifici vittoriani
lastrolabio.webp – Palazzi riqualificati
il primo punto è l’attenzione alle risorse energetiche, con la riqualifica dei vecchi edifici vittoriani, dal punto di vista dell’efficienza. Oltre 2 milioni di pompe di calore installate e 460.000 edifici connessi in una rete di riscaldamento distrettuale, hanno permesso di ridurre la domanda di calore del 40%, conservando energia e riducendo la dispersione. Interi edifici sono stati ripensati in chiave di sostenibilità, come the Fisheries dove – oltre ai pannelli che producono e sfruttano l’energia solare – è stato impostato un sistema di riutilizzo dell’acqua piovana.
#2 Negli uffici delle grandi aziende si sperimentano soluzioni all’avanguardia
greenlab.org – Greenlab
Sono proprio gli uffici destinati al business che danno una mano alla sostenibilità, diventando leva e catalizzatore di cambiamento: nel quartier generale di Bloomberg – nel cuore finanziario della city – è stato installato un soffitto intelligente composto da 4.000 pannelli di alluminio che controllano riscaldamento, raffreddamento e illuminazione con una riduzione del consumo energetico del 40%. Il Green Lab – un incubatore di innovazione per imprenditori legati ai temi dell’agricoltura – offre spazi di lavoro e sperimentazione dove è possibile portare avanti progetti all’avanguardia come l’allevamento di insetti.
#3 Un corridoio di impollinazione lungo 75 chilometri che attraversa l’intera città
akbarnemati-pixabay – Api
Ma anche l’hotellerie partecipa: un albergo di lusso come il Rosewood ha installato un giardino sul tetto che è parte di un ambizioso progetto di sostenibilità, la creazione di un corridoio di impollinazione lungo 75 chilometri che attraversa l’intera città, aiutando in modo concreto lo sviluppo e la protezione della biodiversità.
#4 Frutta e verdura a chilometro zero
foodieguide IG – Kappacasein
E poi mercati locali in ogni quartiere, dove è possibile acquistare frutta e verdura a chilometro zero, che riportano alla dimensione relazionale.
#5 Trasporto pubblico capillare, frequente e puntuale
Credits noelsch-pixabay – Trasporti Londra
L’altra questione fondamentale che tocca nel cuore il tema della sostenibilità è infatti il trasporto pubblico, che per essere scelto dalla popolazione deve garantire frequenza, puntualità e capillarità. Ogni mattina sono milioni i londinesi che scelgono lasciano a casa le auto, per salire sui treni cittadini. Il risultato? Una riduzione delle emissioni pari all’80%.
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Portello. Zona Ovest di Milano. Zona compresa tra Qt8 e Ghisolfa. Una zona di ponti: lungo e sopra la circonvallazione. E su questi ponti il Comune sembra avere delle idee piuttosto strane. Scopriamo i dettagli.
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Le strane idee del Comune per i ponti del Portello: la passerella chiusa di sera e il giardino pensile sul cavalcavia
# La passarella del Portello: un progetto sulla falsa riga del «London Eye»
credits eventiamilano ig
Il progetto strutturale della passerella pedonale è stato redatto dalla società Arup di Londra, la stessa che ha realizzato il «London Eye», la grande ruota panoramica che svetta sulla capitale britannica. Si tratta di un ponte di circa 120 metri, di cui 90 metri in un’unica campata e la larghezza interna di passaggio è pari a 4 metri in modo da agevolare la compresenza dei flussi ciclabili e pedonali.
La struttura pesa inoltre 618 tonnellate, ed è dotata di due ascensori laterali, di due scale a chiocciola e di rampe per portatori di handicap. Il ponte consente il collegamento tra il parco del Portello e piazza Gino Valle, ossia consente a biciclette e pedoni di spostarsi da una parte all’altra della circonvallazione. Un’opera di collegamento fondamentale. Ma che quando tramonta il sole diventa off limits.
# Il ponte che chiude quando si fa buio
credits eventiamilano ig
La passerella è costituita da un impalcato in acciaio, retto tramite pendini ad un sistema di 2 archi, sempre in acciaio, collegati da elementi trasversali in corrispondenza degli appoggi alle sotto-strutture. La pavimentazione è invece in resina, mentre l’illuminazione del percorso è curata da corpi illuminanti a Ied.
Se non bastasse, l’opera è colorata dalla policromia dell’artista austriaco Tornquist. Tutto bellissimo quindi, se non fosse per un particolare: il Ponte segue gli orari del Parco del Portello, uno dei tanti parchi di Milano che chiude la sera. Quindi anche il ponte viene chiuso alle 20 per nove mesi all’anno, e addirittura alle 18 da dicembre a marzo. Lasciando così le due aree divise, obbligando così pedoni e bici a un complicato e pericoloso tragitto attraverso la circonvallazione. A pochi metri di distanza c‘è un altro ponte oggetto di idee curiose. Questa volta sul suo futuro.
# Il cavalcavia di Monte Ceneri-Serra: diventerà un giardino pensile?
credits guancedilatte ig
Se ne parla da anni ma da qualche mese sembra diventata ufficiale: il Comune di Milano vuole trasformare il cavalcavia autostradale Monte Ceneri-Serra in un giardino pensile. Si tratta di trasformare il cavalcavia che agevola il traffico sulla circonvallazione in un percorso sopraelevato tra alberi e prati, uno spazio per passeggiare e rilassarsi, sospesi sopra il traffico. La realizzazione di questo progetto comporterebbe alcune sfide tecniche, come la necessità di aggiungere terra e alberi che, inevitabilmente, andrebbero a sovraccaricare la struttura. Il vantaggio più grande sarebbe indubbiamente il miglioramento della qualità della vita, ma a quale prezzo? Quello che rischia di rivelarsi più delicato è l’impatto sul traffico in una zona della città priva della metropolitana e già prossima al collasso.
Un’altra idea alternativa sarebbe demolire il cavalcavia e ripristinare i due viali come erano prima degli anni Cinquanta, con filari di alberi e una corsia preferenziale per la linea 90/91. Cosa sceglierà il Comune alla fine? Per saperlo bisogna attendere il bando che il Comune ha annunciato per quest’anno.
I biglietti andarono esauriti in poche ore. Ma come spesso succedeva in quegli anni, chi non aveva il biglietto non si perdeva d’animo e ci provava lo stesso…
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2 aprile 1980. Concerto di una band di culto degli anni ’80: il Palalido stava esplodendo
# Il Palalido e i suoi concerti più celebri
2 aprile 1980. A inizio anni Ottanta c’erano diversi templi per la musica. Uno di questi era il vecchio Palalido, oggi Allianz Cloud, in piazzale Stuparich, quello dei lavori interminabili per il completamento della preferenziale della 90/91. Ma questa è un’altra storia. Torniamo al vecchio Palalido. Nel 1967 si sono esibiti i Rolling Stones con Charlie Watts avvolto dalla bandiera del Milan ed è entrato nella storia anche il concerto di De Gregori del 1976 quando dovette smettere di suonare per la contestazione di frange politicizzate. Addirittura gli puntarono contro una pistola per fargli ritrovare la convinzione per la causa comunista e per i biglietti a prezzo discount.
# I Police e i cancelli sfondati
Ma forse il concerto principe del Palalido è stato quello dei Police. Eccoci dunque al 2 aprile 1980 e il mondo è in piena Policemania come si denominava la passione al limite dell’isteria per i tre biondini inglesi, una follia collettiva come non si vedeva dai tempi dei Beatles. Nel loro tour mondiale toccarono anche Milano, ritrovandosi rinchiusi in un luogo troppo piccolo per l’oceano di richieste. I biglietti andarono esauriti in poche ore. Ma come spesso succedeva in quegli anni, chi non aveva il biglietto non si perdeva d’animo e ci provava lo stesso. Il concerto dei Police fu uno dei casi più celebri di “cancelli sfondati” dal pubblico trasformando il Palalido in una bolgia infernale: dagli 8000 posti disponibili ci si ritrovò con oltre 16.000 spettatori! Chi c’era dice che è stato un miracolo se non ci siano stati incidenti seri.
Un’Europa interconnessa da una rete ferroviaria ad alta velocità, capace di unire le principali città del continente come se fossero fermate di una gigantesca metropolitana. I treni viaggeranno a velocità comprese tra 300 e 400 km/h: sarà la più grande innovazione nel trasporto continentale dai tempi della rivoluzione industriale. Scopriamo questo ambizioso progetto.
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StarLine, la «super metro europea» del futuro: 5 linee e 39 stazioni. Sì, c’è anche Milano
# Un continente unito su rotaia veloce
Questo è l’ambizioso progetto “Starline”, concepito dal think tank danese 21st Europe, che mira a rivoluzionare la mobilità europea entro il 2040. Se realizzato, potrebbe rappresentare la più grande innovazione nel trasporto continentale dai tempi della rivoluzione industriale. Starline non è solo un progetto infrastrutturale, ma una visione per rafforzare i legami economici e culturali tra i paesi europei. L’obiettivo è ridurre dell’80% i voli interni al continente, abbattendo le emissioni di CO₂ e promuovendo un trasporto più ecologico. Finanziato con fondi pubblici e gestito privatamente, il sistema sarà alimentato da energie rinnovabili e supervisionato da una nuova Autorità Ferroviaria Europea.
# 22mila chilometri di reti, 5 linee e 39 stazioni
Starline – Rete metropolitana europea
Il piano prevede la realizzazione di una rete ferroviaria di 22.000 chilometri, con 39 stazioni strategicamente posizionate in tutta Europa. Cinque linee principali, identificate da lettere dalla A alla E con un orario unico a livello europeo, collegherebbero le città chiave:
la linea A da Napoli a Helsinki;
la B da Lisbona a Kiev passando per Madrid;
la C da Madrid a Istanbul attraversando Barcellona;
la D da Dublino a Kiev;
la E da Milano a Oslo.
A Milano passerebbe inoltre la linea B, che oltre ai capolinea di Lisbona e Kiev ferma tra le altre ad Atene e Bucarest, e la linea A con stop ad esempio a Berlino, Praga e Varsavia prima di giungere a Helsinki.
I treni viaggerebbero a velocità comprese tra 300 e 400 km/h, riducendo drasticamente i tempi di percorrenza. Ad esempio, un viaggio da Helsinki a Berlino richiederebbe poco più di cinque ore, rispetto alle oltre 15 attuali, i viaggi da Milano a Monaco di Baviera diventerebbero “un collegamento ad alta frequenza tra i principali centri economici”.
# Un sistema di bigliettazione integrato in un’unica piattaforma
Starline biglietto digitale
Uno degli aspetti più innovativi di Starline è il sistema di biglietteria unificato su una piattaforma digitale aperta. Una soluzione per consentire ai viaggiatori di acquistare biglietti con un’unica interfaccia per tutta la rete ferroviaria europea, rendendo gli spostamenti più accessibili e convenienti.
Starline stazione
I prezzi dei biglietti dovrebbero essere significativamente inferiori rispetto ai voli a corto raggio, incentivando il passaggio dal trasporto aereo a quello ferroviario. Inoltre, il design delle stazioni e dei convogli sarà ottimizzato per garantire un’esperienza di viaggio fluida e confortevole, eliminando le lunghe attese e i disagi legati ai trasporti tradizionali, anche attraverso un sistema di sicurezza basata su sensori e sull’intelligenza artificiale che consenta il monitoraggio in tempo reale dei flussi di passeggeri.
# Il design dei treni ispirato all’Europa
Treni Starline
I treni, sviluppati in collaborazione con lo studio Bakken & Bæck, saranno caratterizzati da una livrea blu che richiama la bandiera dell’UE, con stelle lungo i lati delle carrozze.
Starline treni
Gli interni sono pensati per offrire un ambiente adatto ad ogni tipo di viaggiatore: aree del silenzio per chi necessita di concentrazione, sedute ergonomiche per il massimo comfort, bar per socializzare e spazi dedicati alle famiglie per rendere il viaggio più piacevole per tutti.
# Sfide e prospettive future
La realizzazione di Starline comporta sfide significative, tra cui l‘ingente investimento economico e la necessità di coordinamento tra i vari paesi coinvolti. Tuttavia, i benefici attesi, come la creazione di 1,5 milioni di nuovi posti di lavoro e una riduzione stimata di oltre 100 milioni di tonnellate di CO₂, rendono il progetto una prospettiva entusiasmante per il futuro della mobilità europea. Se realizzato, Starline potrebbe trasformare radicalmente il modo in cui viviamo e viaggiamo nel nostro continente, avvicinando le persone e le culture come mai prima d’ora.
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A Milano su 1.417.600 residenti distribuiti in 783 mila nuclei familiari, il 56,7 per cento è composto da una sola persona. Un dato in continuo aumento: in meno di dieci anni si è passati dal 49% a quasi il 57%. Ma il single di Milano è all’avanguardia nelle strategie di sopravvivenza. Come queste.
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Le 10 tecniche di sopravvivenza di chi è single a Milano
#1 Spesa all’Esselunga
Credits kappaelleemme IG – Esselunga
La salvezza sono le monoporzioni e soprattutto i pronti in tavola. È un luogo dove il single non si sente mai solo. E stanno proliferando supermercati aperti 24 ore su 24 che insidiano il primato dell’Esselunga per i cuori solitari. Anche perché la notte di un single che si aggira tra gli scaffali è ricca di sorprese.
#2 Jogging al parco
Chi è single a Milano non sta mai fermo. Anzi, sgambetta. Da soli, in coppia o in gruppo al parco: soprattutto al Sempione, oppure Porta Venezia. I più atletici scalano il monte Stella. A Milano ci sono anche corse competitive a misura di single come le color run o la più recente Dog Run a CityLife.
#3 Facebook e Instagram
pixabay – Bici e cellulare
Ha ucciso più coppie Zuckerberg che la legge sul divorzio. Su Facebook e Instagram il single si illude di avere un sacco di amici e di amori in corso, senza le menate della vita di coppia o le delusioni degli incontri di Tinder.
#4 Le librerie
Credits: @òabookisalwaysagoodidea La Feltrinelli
Un rifugio sicuro per chi è single. La libreria. Tra le più gettonate, la Mondadori in centro, la Feltrinelli in Gae Aulenti, la Rizzoli in galleria. Da dove le coppie si tengono alla larga.
#5 Il cinema d’autore
Credits andysal IG – Cinema Anteo
Il cinema è per la coppia. Il cinema d’autore per il single. Il vecchio cinema di essai resiste grazie ai single. Anche perché i single amano ritrovarsi a vedere film che è quasi impossibile possano piacere a due persone contemporaneamente. Tra i luoghi più alternativi ci sono le cineteche, gli auditorium, tutte le sale con una caratteristica comune: le sedie scomode.
#6 L’aperitivo al N’Ombra de Vin
Credits enricoboiardi IG – Un’Ombra de Vin
Single recidivi, coppie scoppiate, divorziati e divorziate si ritrovano al N’Ombra de Vin di San Marco, al Radetzky e nei locali attorno a Moscova.
#7 Il lavoro
Il passatempo preferito dei single incalliti: lavorare duro.
#8 Le inaugurazioni
coda inaugurazione
Immancabili. Motivo di noia e spesso di litigio per le coppie, perché si incontra sempre chi non si vorrebbe incontrare, sono invece un’oasi felice per il single, luoghi in cui regna sovrano e indisturbato.
#9 Il delivery
credits: freepik.com
Invenzione fatta per i single. Infatti spopola. Molti single vivono con ansia un solo momento (feste a parte): la cena al ristorante. Mangiare da soli li espone a sensi di colpa spesso autoinflitti. Per evitarli ci sono le app di consegna cibo a domicilio. Non solo: evitano anche l’onta dello shopping senza fidanzatino annoiato al seguito.
#10 La bici
Milano offre molti percorsi intriganti per chi va in bici, tra cui la mitica pista ciclabile che parte da Melchiorre Gioia e arriva a Cassano d’Adda, lungo la Martesana. Ma soprattutto andare in bici a Milano consente di scaricare le frustrazioni della solitudine contro gli automobilisti.
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