La nostra storia gira attorno al Duomo: elegante e solenne, è da decadi il cuore della città e fin dalla sua costruzione in grado di suscitare stupore nei passanti. Impossibile non ammirarlo estasiati, specialmente al tramonto quando viene illuminato dalla luce del sole che, riflettendosi sulle pareti della cattedrale, gli fa assumere delle dolci tonalità rosa, diventando così il luogo ideale per chi è in cerca di un po’ di romanticismo. Foto cover: Andrea Cherchi
La sposa in nero rimasta intrappolata tra le guglie del Duomo per l’eternità
Credits: la.roby.gi IG – Terrazze Duomo di Milano by night
# Renzino e Carlina in luna di miele a Milano
Fu proprio per questo suo affascinante aspetto che Renzino Ottoni e Carlina Prandoni, novelli sposi, scelsero la città di Milano come meta per la loro tanto attesa luna di miele.
Il 30 novembre del 1802 Carlina e Renzino scesero dalla loro carrozza in piazza Duomo. Come era usanza al suo tempo, Carlina, diversamente dal tradizionale abito bianco da sposa, indossava vesti nere e insieme al marito Renzino si avviò verso la cattedrale, entrambi determinati ad ammirarne le guglie e la Madonnina, malgrado la visione fosse limitata dalla nebbia la quale conferiva alla cattedrale un aspetto tenebroso. Le figure scolpite nella pietra parevano più mostruose del normale e le guglie apparivano all’improvviso come se si muovessero per volontà propria.
I due sposi, benché fossero turbati dall’atmosfera, proseguirono la loro camminata.
# Il senso di colpa di Carlina
Carlina cominciava a sentirsi sempre peggio, avvertiva lo sguardo delle sculture bruciarle addosso e giudicarla mentre il senso di colpa cresceva ininterrottamente riportandole alla mente l’enorme segreto che custodiva: giorni prima delle nozze aveva conosciuto uno straniero dai capelli biondi al quale si era concessa consumando una notte di passione e ora, nel suo grembo, cresceva il frutto di questo tradimento che lei aveva promesso di non rivelare a nessuno, nemmeno a Renzino, così da fargli credere che il padre fosse lui.
Non riuscendo più a tollerare l’angoscia, Carlina lasciò la mano dello sposo e prese a correre tra le guglie urlando di terrore con le lacrime agli occhi. Renzino le corse dietro come meglio poteva, ma senza raggiungerla: non poté fare altro che osservare il corpo della sua amata, avvolto dalle vesti nere, cadere e sparire nella nebbia.
# Immortalata per sempre
Cercarono il corpo a lungo, ma senza mai trovarlo.
Fu un tragico incidente… oppure un suicidio? Nessuno può dirlo con certezza.
Eppure Carlina non è scomparsa del tutto. Ha la strana abitudine di apparire nel suo inconfondibile abito nero sullo sfondo delle foto scattate ai novelli sposi davanti al Duomo di Milano. Ma non temete! Non sembra avere cattive intenzioni, anzi, pare che la ragazza voglia semplicemente augurare agli sposi il matrimonio felice che lei non ha potuto avere.
Li abbiamo sconfitti con la spada. Ai giochi Olimpici. Ma i francesi spostano il tiro. Duro attacco di Le Monde contro le spiagge italiane o, meglio, contro chi assegna le concessioni che privano italiani e turisti dell’accesso libero al mare. «Sulle coste italiane, la spiaggia è “Cosa Nostra”» è tema dell’articolo. Cover da: @danielasantanche IG
Le Monde: «Italia, il Paese delle “spiagge chiuse”»
«Per riflettere gli splendori e le miserie dell’Italia, i suoi dolori e i suoi misteri, non c’è specchio migliore del mare. Ogni estate, più di due terzi degli italiani si incontrano al in riva al mare, con i loro sovrani e i loro idoli, su spiagge il più delle volte private.»
# «Un business tipicamente italiano» difeso dai governi di ogni colore
Credits mannyclemy IG – Spiaggia di Alassio
La tesi è ben nota: Quasi sempre le spiagge, soprattutto quelle localizzate nei luoghi più belli ed esclusivi, sono private. «Gestite da 6.592 stabilimenti balneari, determinati a preservare questo business tipicamente italiano.» Si sottolinea ancora una volta come il caso italiano rappresenta un unicum a livello internazionale. Mentre Spagna, Francia, Croazia e Grecia attirano turisti lasciando la gran parte delle spiagge a libera disposizione, in Italia le cose si ribaltano.
# Una scelta anacronistica che penalizza il turismo
Credits spiaggia_la_fortezza IG – Spiaggia la Fortezza
Si tratta non solo di una “ingiustizia” per gli italiani che si vedono privati di un territorio costituzionalmente garantito e di uno scandalo per i canoni ridicoli pagati dai balneari, ma anche di una scelta anacronistica che penalizza fortemente il turismo. Lo stabilimento poteva avere un senso all’epoca in cui il turismo era prevalentemente locale con le famiglie che usavano trascorrere tutte le vacanze nello stesso posto e quindi amavano passare le giornate tra sdraio, ombrelloni e servizi sulla stessa spiaggia. Ma al giorno d’oggi sembra tramontato il concetto di “stessa spiaggia, stesso mare”. Esiste un turismo più dinamico che difficilmente ama restare da mattina a sera per molti giorni nello stesso luogo. Un turismo che dunque non apprezza il fatto di dover prendersi sdraio e ombrellone a prezzi molto cari anche solo per un tuffo.
# Il Ministro Santanché: «La solita invidia dei francesi»
Pronta la replica tranchante del Ministro del Turismo, Daniela Santanché: «Per distrarre dal loro fallimento olimpico Le Monde getta il sudiciume della Senna sull’Italia. I soliti francesi invidiosi di noi.»
Viene comunemente chiamato “il Besanino”, o la “metro del Nord di Milano”. Interrotto da inizio giugno per lavori, si appresta a ripartire. Su che cosa si sta intervenendo e quando è prevista la riattivazione del servizio.
I lavori sulla “metro del Nord di Milano”: fissata la data di apertura
# I lavori in corso per il “Besanino”, la linea ferroviaria Lecco-Molteno-Monza-Milano S7
Lecco-Molteno-Monza-Milano
Dal 9 giugno il mitico “Besanino”, la linea ferroviaria Lecco-Molteno-Monza-Milano S7, è sospesa tra Monza e Lecco, a causa dei lavori di manutenzione e ammodernamento tecnologico. Sono in corso nello specifico, come riporta Monza Today che ha interpellato Rfi, lavori di manutenzione straordinaria e di upgrading tecnologico della tratta. Per le prime sono previste attività multisettoriali di manutenzione straordinaria armamento e opere civili, il completamento del sottopasso di Besana Brianza e l’impermeabilizzazione del viadotto tra Villasanta e Truggio. Per il secondo invece si tratta dell’installazione del moderno sistema di distanziamento ERTMS, possibile grazie fondi messi a disposizione nell’ambito del PNRR.
# Una prima breve riattivazione il 29 agosto, il ripristino del servizio con la ripresa delle scuole
MarcoC X – Besanino
Attualmente i cantieri sono al 70% di avanzamento, in linea con il cronoprogramma dato che non si sono verificati intoppi. Una prima breve riattivazione è fissata in concomitanza col Gran Premio di Formula 1 di Monza: dal 29 agosto all’1 settembre. Il ripristino ufficiale del Besanino è previsto per la riapertura delle scuole il 9 settembre. Per quanto riguarda il nuovo sistema tecnologico, spiega Rfi, la conclusione dei lavori è “attualmente prevista nel 2026 mentre l’attivazione commerciale è prevista in una fase successiva in coerenza con il Piano Nazionale ERTMS e con le tempistiche di attrezzaggio di bordo da parte delle imprese ferroviarie”.
# Un viaggio indietro nel tempo a bordo del treno storico
stedalmaviva IG – Besanino Express treno storico
Per chi invece vuole tornare indietro nel tempo e viaggiare la storica e panoramica linea per Molteno, il 22 settembre 2024 Fondazione Fs organizza un viaggio a bordo del Treno con locomotiva a vapore ed elettrica, carrozze “Centoporte” degli anni ’30 e carrozze “Corbellini” degli anni ’50. Il percorso del Besanino Express prevede la partenza dalla Stazione Centrale con destinazione Monza e fermate in numerose località. Il tragitto prosegue verso Lecco, il capolinea del viaggio, dove sarà possibile visitare la città e passeggiare sul lungolago. L’assistenza ai viaggiatori viene dallo staff dell’Associazione Ferrovie Turistiche Italiane.
Alcuni consigli e soluzioni per ottimizzare i vari aspetti del viaggio e vivere delle esperienze memorabili senza ledere alle proprie finanze.
Come viaggiare risparmiando: consigli e soluzioni
Kookay-pixabay – Trogir, Croazia
Oggi più che mai, viaggiare rappresenta un bisogno essenziale per moltissime persone. Il viaggio costituisce una vera e propria opportunità per poter ritrovare se stessi e sfuggire dal caos della routine quotidiana. I viaggi consentono di esplorare nuovi luoghi, immergersi in culture diverse e vivere delle esperienze indimenticabili. Immersi in un contesto socioculturale all’interno del quale le routine sono sempre più serrate e stringenti, ampliare i propri orizzonti e percepire un nuovo senso di libertà è l’ideale. In ogni caso, organizzare un viaggio richiede una pianificazione attenta e la considerazione di diversi fattori, con il budget che costituisce uno dei più importanti. Al giorno d’oggi, comunque, è possibile viaggiare anche in maniera accessibile, pur richiedendo attenzione nei confronti di diversi criteri e parametri. Poter accedere a diverse risorse e soluzioni, infatti, presenta numerosi vantaggi con cui rendere le esperienze di viaggio alla portata di tutti. Nei paragrafi successivi, andremo ad esplorare in maniera dettagliata alcuni consigli e soluzioni per ottimizzare i vari aspetti del viaggio e vivere delle esperienze memorabili senza ledere alle proprie finanze.
# Cercare offerte e promozioni
pixabay-OrnaW – Volo
L’avvento della tecnologia ha aiutato moltissimo le persone, offrendo loro la possibilità di accedere ad una serie di offerte e promozioni particolarmente vantaggiose con cui pianificare i loro itinerari on a budget. Utilizzare siti web ed app di comparazione permette di prenotare gli hotel, i voli e i pacchetti più accessibili senza dover rinunciare alla qualità dei servizi. I viaggi last minuterappresentano, in questo frangente, una delle soluzioni migliori per poter risparmiare pur vivendo soggiorni di alta qualità. Compagnie aeree, hotel, resort e strutture ricettive di vario genere tendono a offrire proposte estremamente vantaggiose in modo da riempire gli spazi vuoti all’ultimo minuto. In questi casi, rivolgersi a dei provider esperti del settore è fondamentale per poter evitare truffe.
# Pianificazione in anticipo
pixabay- brandonascimento – Pianificare viaggi
Muoversi con largo anticipo rispetto alla propria tabella di marcia è uno degli approcci migliori che si può seguire per poter risparmiare per i propri viaggi. Sebbene si tratti di un metodo diametralmente opposto alla ricerca dei last minute, muoversi in anticipo permette di beneficiare di tariffe più convenienti sia per i voli che per alloggi e attività turistiche. Grazie a questa tipologia di offerte, si possono esplorare diverse opzioni senza dover scendere a compromessi con il tipo di vacanza che si intende trascorrere.
# Flessibilità e capacità di adattamento
Quando si viaggia con budget limitato, per forza di cose, occorre avere un approccio versatile nei confronti del tipo di esperienza che si intende vivere. Essere flessibili in termini di date significa accedere a risparmi consistenti, soprattutto se si decide di evitare l’alta stagione scegliendo date meno popolari. Così facendo, oltre a contenere i costi in maniera anche importante, si può anche godere delle mete turistiche più apprezzate senza essere travolti dal caos degli avventori. Sapersi adattare, comunque, vuol dire anche considerare altre opzioni per i propri alloggi, tra case vacanze e ostelli invece di resort e strutture di lusso. Questo approccio consente di sostenere spese minori, pur vivendo a pieno l’esperienza.
# Spostamenti low cost
Credits Andrea Cherchi – Cavi, tram e castello
L’organizzazione è la chiave per il risparmio. Chiarendo questo, è possibile mantenere basse le spese durante tutto il corso del soggiorno. Esplorare la maggior parte delle attrazioni turistiche a piedi, per esempio, consente di risparmiare denaro sui trasporti e di scoprire gli angoli nascosti delle destinazioni che si visitano. Quando si è impossibilitati, una delle opzioni migliori potrebbe essere utilizzare i mezzi pubblici, oppure i servizi di bike sharing, soprattutto quando si intende vivere un’esperienza autentica ed una vera e propria full immersion nei luoghi che si visitano.
In città esistono alcune aree che, nonostante il processo di riqualificazione in corso a Milano negli ultimi 20 anni, sono ancora lasciate a se stesse. In questo video vi mostriamo alcune delle zone che meriterebbero di essere oggetto di rigenerazione, poiché caratterizzate da abbandono e disagio.
Il nuovo video di Milano Città Stato di Francesca Monterisi. Iscriviti al canale su YouTubeper i video esclusivi di Milano Città Stato.
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# M4 News: in autunno l’apertura integrale della linea (con probabile rinvio per alcune fermate) e attesa per il progetto definitivo dell’estensione fino a Segrate
Le nuove denominazioni delle stazioni delle linea blu
Il cronoprogramma comunicato dal direttore di Atm Arrigo Giana due anni fa è stato confermato: nell’estate 2023 la linea M4 è stata estesa fino a San Babila, l’inaugurazione è avvenuta il 4 luglio, mentre nell’autunno di quest’anno è atteso il completamento della linea. In totale il tracciato prevede 15 km per 21 fermate.
Riccardo Mastrapasqua FB – Stazione Bolivar uscite
L’obiettivo è di far funzionare la metropolitana per intero fino a San Cristoforo Fs, il futuro capolinea ovest, entro il termine del mese di settembre. I test obbligatori stanno proseguendo, la linea sta osservando diversi periodi di chiusura, poi si dovranno attendere le autorizzazioni finali per aprirla interamente al pubblico. Potrebbero slittare alla fine dell’anno alcune stazioni della tratta centrale, comprese nella tratta da Sforza Policlinico a Sant’Ambrogio, perchè più in ritardo nella tabella di marcia.
Credits segratecitylab – Hub segrate
Sembra certo anche il prolungamento della linea di 3,1 km con 2 fermate, Idroscalo e Segrate.Il tracciato parte da Linate, passa sotto il bacino artificiale, e termina alla stazione di Segrate in predicato di diventare la Stazione di Porta Est per l’Alta Velocità, oltre che servire le linee regionali e suburbane. Nel mese di dicembre 2023 la giunta di Milano ha approvato il Piano di fattibilità tecnica ed economica: vanno trovati 44 milioni di extra costi dovuti all’incremento delle materie prime da aggiungere ai 420 milioni di euro già messi a disposizione. Nei prossimi mesi potrebbe arrivare il progetto definitivo. L’inaugurazione non dovrebbe avvenire prima del 2030.
# M5 News: tra fine 2024 e inizio 2025 il bando di gara per il prolungamento fino a Monza passando da Cinisello e Sesto
Credits ascuoladiopencoesione.it – Tracciato M5
Un tracciato di 13 km e 11 nuove fermate. Questo il prolungamento previsto per la linea M5 oltre Bignami, raddoppiando l’estensione attuale di 12,9 km, a servizio dei comuni di Cinisello Balsamo e Monza. Usciti dai confini del Comune di Milano il percorso prosegue con 4 fermate a Cinisello Balsamo (Testi-Gorky, Rondinella-Crocetta, Lincoln e Bettola con il futuro interscambio con la M1), e 7 a Monza (Campania, Marsala, Monza Fs, Monza Centro Trento Trieste, Villa Reale, Ospedale San Gerardo, Polo Istituzionale). Previsto anche un deposito a raso di 180mila mq nel quartiere di San Rocco-Casignolo.
Credits simopulp IG – Linea M5
L’opera era stata interamente finanziata con 1,265 miliardi di euro, di cui 900 milioni di euro stanziati dallo Stato Italiano, ma occorre reperire circa 300 milioni di extra costi. Dal punto di vista operativo il 30 novembre 2023 è stato pubblicato l‘avvio del procedimentodegli espropri dei terreni sul tracciato di M5, mentre a giugno 2024 la Conferenza dei Servizi radunata presso la sede di Regione Lombardia ha dato esito favorevole al PAUR – Provvedimento Autorizzatorio Unico per il prolungamento della linea metropolitana M5 fino a Monza. Tra la fine del 2024 e la prima parte del 2025 è attesa la pubblicazione del bando di gara.
Il cronoprogramma prevede l’inizio dei lavori per la fine del 2025, massimo inizio 2026, per una durata dei lavori stimata in 7 anni e, quindi, inaugurazionetra il 2032 e il 2033.
# M6 News: il tracciato non passerà per il centro, a ottobre la presentazione pubblica delle 6 ipotesi allo studio
Credits metromilano – Nuova M6
Da progetti esistenti ad uno nuovo di zecca, quello della linea M6. Prima Giana e poi Arianna Censi, Assessore alla Mobilità, hanno confermato che il tracciato di massima sarà tangenziale, andando da sud-est a sud-ovest virando verso il nord-ovest della città. Non dovrebbe quindi passare per il centro.
M6 verso sud
Un’altra ipotesi vede un tracciato che procede verso sud lungo Via Ripamonti con capolinea ad Opera, dove il governo ha allo studio la stazione di interscambio con l’Alta Velocitàdella Milano-Genova. Se ne saprà di più a ottobre di quest’anno quando è in programma la presentazione al pubblico dei sei tracciati in valutazione, preparati da MM e Politecnico.
La nuova frontiera delle vacanze nel Mediterraneo. Un’isola felice che si salva dalle mete affollate e da prezzi off limits. Foto cover: Sveti Stefan – ph. @Polugaa IG
L’ “Ibiza dell’Est”: mare, divertimento e prezzi bassi
# Montenegro: la nuova Ibiza dell’Est che ha scalzato la Croazia
Kotor Bay – ph. @Bryldt IG
Più a buon prezzo della Croazia, meno affollato dell’Albania. E’ il Montenegro, la nuova meta superstar dell’estate 2024, grazie a paesaggi spettacolari, al divertimento stile “Baleari” e a prezzi che rimangono da paese emergente: con 15 euro si può gustarsi una ricca cena a base di pesce fresco. Nazione abitata da poco più di 600.000 persone che risultano assieme agli olandesi i più alti d’Europa. Anche se il nome fa riferimento a monti dalle fitte foreste, denominazione che deriva dai veneziani, insieme an fantastico territorio interno ricoperto all’80% da foreste, ha anche una splendida costa di quasi 300 chilometri che si affaccia sulle acque più profonde dell’Adriatico con alle spalle delle montagne coreografiche. Una costa in posizione strategica: pochi chilometri a nord si ritrovano le spiagge croate, a sud ci sono quelle albanesi. Il modo più comodo per raggiungere il Montenegro è il traghetto da Ancona a Bar.
# Le bellezze naturali
Parco del Durmitor – Ph. @PietroCorredor IG
Le montagne del Montenegro sono considerate tra i più aspri territori europei: foreste selvagge, erosione carsica, un’altezza che in media supera i 2.000 metri. Una delle cime più famose è il Bobotov Kuk appartenente alla catena del Durmitor, che raggiunge un’altezza di 2522 m. Sulla costa la spiaggia più lunga è Velika Plaža a Dulcigno, che si estende per 13 chilometri. Spettacolare sono le Bocche di Cattaro (Boka Kotorska) con delle baie che ricordano i fiordi norvegesi. Da Kotor si può andare sulla vetta del Monte Lovćen percorrendo la spettacolare Scala di Cattaro, con 32 tornanti per arrivare in cima. All’interno ci sono il grande e splendido lago di Scutari, il canyon scavato dal Fiume Tara con 1.300 metri di dislivello e il Parco Nazionale del Durmitor.
# La splendida costa
Perast – Ph. @kotor_privatetours IG
Praticamente tutte le località sulla costa d’Estate sono ricche di eventi, feste e concerti. Tra le mete più popolari c’è Herceg Novi, a pochi chilometri da Dubrovnik in Croazia, frequentata soprattutto dall’élite politica, artistica e intellettuale serba. Scendendo, tappa obbligata è Kotor (Cattaro), per oltre tre secoli città veneziana di cui è rimasta una rilevante impronta nell’architettura e anche nel dialetto locale. Oltre alle spettacolari Bocche, ci sono anche delle mura imponenti, anch’esse di costruzione veneziana. Il centro storico di Kotor è Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Straordinaria anche la “movida” a Kotor con feste molto popolari, come la Festa del Santo Patrono e soprattutto la Notte delle Bocche che si celebra ogni anno il 19 agosto, travolgendo la città in atmosfere da “Carnevale di Rio”.
Sempre sulla costa, di fronte alla città di Perast c’è l“isola-chiesa” di Gosp od Škrpjel (l’Isola della Madonna). Perast è la località più soleggiata della nazione nonché una delle più belle testimonianze di architettura barocca di tutto l’Adriatico.
Scendendo oltre Perast si giunge alle località turistiche più di moda. Come Budva, il cui centro storico è un gioiello architettonico, anch’esso di impronta veneziana. A due chilometri da Budva c’è la spiaggia di Becici, lunga spiaggia di sabbia nominata in passato “la più bella del Mediterraneo”, mentre a una decina di chilometri c’è la penisola di Santo Stefano, Sveti Stefan,una delle località più fotografate del Mediterraneo. Per trovare una località in gran parte risparmiata dalla speculazione edilizia bisogna raggiungere Petrovac (Petrovazzo), una quindicina di chilometri a sud di Budva. Centro storico e spiaggia bellissime, Petrovac è un’alternativa alla caotica movida di Budva.
L’ultima località della costa è Ulcinj, dove si nota l’influenza albanese insieme allaspiaggia più grande del Montenegro: Velika Plaza, la “Grande Spiaggia” che si estende per 13 chilometri con i suoi fondali molto bassi fino al confine con l’Albania. Nei dintorni, Ada Bojana, l’isola nel delta del fiume omonimo che segna il confine tra Montenegro e Albania.
Il concetto di zona rossa a Milano è entrato qualche anno fa nel linguaggio quotidiano. Ma ci sono state epoche, episodi e personaggi che hanno raccontato anche altre storie legate alle zone rosse, a luci rosse.
Sebbene da Milano siano partite moltissime iniziative per alleviare la condizione delle prostitute a partire da S. Ambrogio, passando da Ersilia Majno ed arrivando ad oggi, questa città è stata costruita anche sfruttando le sue donne e la conoscenza che esse avevano della clientela.
In una Milano del 1176 assediata da Federico Barbarossa, una sola donna poteva “passeggiare” indisturbata dall’interno delle mura all’accampamento tedesco e viceversa: una prostituta, i cui movimenti vennero sfruttati dai cavalieri milanesi come diversivo strategico.
Prima dello scontro frontale coi tedeschi, la ragazza venne tenuta ferma creando una certa astinenza nelle truppe imperiali. Quando tornò fuori porta attirò l’attenzione su di sé alzando la veste e mostrando le parti intime nell’atto di radere il pube. L’esercito nemico si dimenticò all’istante il motivo per cui era alle porte di Milano e questo diversivo permise ai cavalieri milanesi di uscire, assestare una prima sconfitta al nemico e rifornire la città con le vettovaglie necessarie a proseguire dignitosamente l’assedio prima della fatidica battaglia di Legnano.
È probabile che tosa o tosànn come termine milanese per dire “ragazza” venga proprio da tale circostanza. Così come il detto milanese El var pussèe un pel de fiocca che ona banda de suldàa. All’evento fu dedicato un basso rilievo che fino al 1570 campeggiava appunto sulla Porta Tosa, oggi Porta Vittoria. Fu fatto rimuovere dall’Arcivescovo Carlo Borromeo ed è oggi conservato al museo di arte antica del Castello Sforzesco.
#2 Il “Castelletto”, la zona a luci rosse per il popolo
Credits: Milanoalquadrato – Piazza Beccaria
Le notizie più precise riguardo ai bordelli si hanno dal XIV secolo, quando Gian Galeazzo Visconti tentò di circoscrivere il meretricio in un unico isolato denominato Il Castelletto, che era composto da tre case che sostavano dove oggi c’è il comando di Polizia Municipale di Piazza Beccaria. La vita da prostituta era legale e tutte coloro che facevano quella professione dovevano pagare una tassa sui guadagni.
Le meretrici avevano un dress code da rispettare se volevano fare il mestiere legalmente: dovevano indossare una mantella gialla che fece loro guadagnare i nomignoli di donn del scial o del vel giald . I postriboli dovevano tenere le imposte sempre chiuse, non dovevano presentare aperture e balconi sulla pubblica piazza e la logistica studiata anche per rimanere lontano dalle chiese e dalle strade che portavano a messa.
Per volere di S. Carlo Borromeo il Castelletto venne venduto ai deputati del carcere cittadino e per opera dell’architetto Pietro Antonio Barca furono costruite le nuove prigioni. I bordelli furono costretti così a lasciare la zona, trasferendo i propri affari nelle contrade del centro. Il Borromeo convinse moltissime prostitute ad affidarsi alle sue cure per riconvertirsi. In una casa di competenza dell’Arcivescovo si contano ben 771 vittime deflorate, mal maritate, vergini, vedove e meretrici.
#3 Il Casino dei Nobili, l’Orfei e la Società del Giardino: le case di appuntamenti nobiliari
Credits: fciencias.com
Ricavato nientemeno che su progetto del Bramante e abbellito da Luigi Cagnola, il Casino dei Nobili sorgeva al 1602 di Piazza S. Giuseppe, a ridosso della Scala e lavorava dietro la facciata di fabbricato per eventi musicali ed intrattenimenti per facoltosi di cui conosciamo anche i nomi: il Conte Castelbarco, il Duca Litta, il Conte Nava D’Adda, l’editore Ricordi col figlio 17enne.
Questi ultimi frequentavano anche la Società del Giardino, nata in Via Clerici come Casin d’Andeghee (antiquari) poi spostata in Via San Paolo presso Palazzo Spinola, dove ha sede tutt’ora un’associazione esclusivamente maschile. Carlo Porta frequentò la Società del Giardino che era ambitissima dalla nobiltà milanese e straniera per la qualità degli ospiti e per l’accoglienza straordinaria. I soci erano attirati proprio dal postribolo cui si accedeva attraverso un cunicolo.
Il Casino degli Orfeiera insieme salone musicale, casa da gioco e casa di tolleranza, sito al 1765 di Via Clerici. Parte delle attività erano le serate musicali, tutti i venerdì sera escluso Ottobre ed inaugurò il salone delle feste Nicolò Paganini. Tutte le sale erano aperte fino a mezzanotte e vi si giocava qualsiasi tipo di gioco d’azzardo legale. Vi si potevano anche trovare giornali italiani ed esteri.
#4 Il Verziere, quartiere a luci rosse senza peste
Credits: Maremagnum – Verziere
Il quartiere del Verziere era sede dell’orto mercato nei pressi della chiesa di Santo Stefano, era frequentatissimo dalla plebe per motivi di sopravvivenza e forse perché la zona rimase immune dalla peste del 1630. Era anche luogo di intensa prostituzione. Carlo Porta ha tramandato fino a noi l’uso di chiamare le prostitute “passerine” nel senso di passeggiatrici ed una delle sue opere più importanti: laNinetta del Verzée.
Le donne dei bordelli dimostrarono una sensibilità civile proprio come la Tosa del Barbarossa durante le 5 Giornate, trasformandosi in combattenti e soccorritrici. Ebbero un ruolo di unione tra i popolani sulle barricate e i nobili che li guidavano e convertirono i bordelli in ricoveri di soccorso improvvisati per i feriti. Finite le guerre di indipendenza però tutto tornò ad essere sfruttato come prima, solo con qualche regola in più. Con l’influenza piemontese tutti i casini di Brera, della Calusca, dei Vetraschi e del Verziere assunsero il nome di ciabott, vennero fissate da Camillo Benso di Cavour le tariffe poi perfezionate da Urbano Rattazzi, quando venne stabilito un limite orario di validità: 20 minuti.
A fine ‘800, con la nascita dello Stato Italiano, il Governo entra nell’argomento prostituzione con la legge Zanardelli-Crispi. Le case avrebbero dovuto avere una sola porta di ingresso e uscita, murando tutti i varchi per altri locali. Fu vietato di affacciarsi dalle finestre o “trattenersi sulle porte dei luoghi chiamati della prostituzione”, trasformando le case di tolleranza in case chiuse. L’interferenza del Governo si intensificò, tanto da obbligare le prostitute a visite mediche e fu fatto un censimento delle case chiuse. Nel 1891 c’erano solo 528 bordelli in Italia; la città con più meretrici era Napoli con 900. A Milano, le prostitute erano appena 400 su una popolazione di 480.000 residenti.
Il Vicolo del Bottonuto è la star più famosa di Milano per quanto riguarda le zone rosse. Abbattuto negli anni ’30 del secolo breve insieme al Vicolo del Cantoncello e quello delle Quaglie per far posto a Piazza Diaz, si trovava dove ora c’è Via Larga e sbuca Via Albricci.
Conosciutissimo dai frequentatori del sesso a pagamento, diventò ancora più famoso per il soggiorno diGaetano Bresci giunto a Milano dall’America il 26 luglio del 1900 prima dell’attentato che costò la vita a Re Umberto I, a Monza il 29 luglio. Dormì all’Osteria delle Due Pernici poi nota con nome el serrali al n. 3 del Vicolo.
Il Bottonuto ne ottenne una condanna senza appello solo per essere il ghetto della prostituzione dei meno facoltosi, tollerato dal Governo e il vizio del sesso a pagamento uno di quelli tutelati dalla legge. Altri bordelli erano il Tramway o la Sbarra, nominato così perché il salone principale presentava proprio una sbarra che divideva le meretrici in mostra dai clienti, che potevano accedere uno alla volta dopo aver scelto la compagna. Una buona pratica di distanziamento.
Le protagoniste del Bottonuto sono celebrate da tantissimi scrittori, attirati lì anche dal via vai ininterrotto a qualsiasi ora del giorno e assunsero nomi popolari comebagassa da un termine provenzale, baldracca e baltrocca che indicavano le prostitute di Bagdad, banda perché la donna usava segnali e dress code per farsi riconoscere, fraola dal tedesco Fräulen, girandola come peripatetica, guanguana e sguangia dal longobardo wrankja ovvero dotata di curve o tattera dal gotico taddera che equivale a donna col ciuffo.
#6 I casini di Mussolini, la prostituzione ai tempi del fascismo
Credits: pinterest il bottegone – Tariffario durante il fascismo
Sebbene nessuna legge vietasse il lavoro dei bordelli, lo Stato non smise di interferire con l’attività di questi emanando regole che si ripercuotevano per lo più sulla figura delle donne. La prostituta infatti doveva essere tesserata al partito, ogni 2 mesi sottoposta alla profilassi per la sifilide così che lo stato fascista poteva garantire il cliente sulla salute della merce attraverso controlli dell’ufficio d’igiene.
A Milano le case di tolleranza più esclusive erano quelle in cui si poteva accedere solo con un lasciapassare o l’intercessione di un malavitoso site in Via Tadino 10, Via Disciplini 2, Via Alberto Mario 30, Via Filelfo (il primo ad essere riscaldato giorno e notte dai caloriferi) e San Pietro all’Orto – detto anche San Pedron. Era esclusivo anche il ciaravàl di Via Chiaravalle gestito dalla megera Ida Bellè considerata la vera “padra” della casotteria milanese. Chiamata Bellè perché bella e per accorciare il vero cognome – Bellei – era di Porta Ticinese e sapeva essere a seconda delle occasioni sboccata e corretta dura e gentile, specie con alcuni studenti squattrinati e a volte i loro padri.
Infine Brera: i bordelli di Via Fiori Chiari al 17 e le tre case del San Carpin in Via San Carpoforo sono stati additati come responsabili del deterioramento del quartiere, prima inteso come laborioso continuum di botteghe di ogni tipo, poi imborghesito.
#7 La partigiana Lina: a Milano per la Resistenza, in Parlamento contro la prostituzione
Credits: fciencias.com
Non è una protagonista della vita dei bordelli milanesi ma è Lina Merlin, responsabile della definitiva chiusura dei casini. Partigiana a Milano, eletta deputata nel 1946, senatrice nel 1948, riuscì nell’intento di far chiudere le case di tolleranza nel 1958 con la legge che porta il suo nome. Convinse i colleghi che la società moderna dovesse essere fondata su una morale più alta: quella del rispetto della dignità umana, smettendo di accettare che qualcuno potesse sfruttare il corpo di una donna o dettando leggi su di esso.
La legge Merlin ha il merito di aver tolto la tutela dello stato a quella che era considerata una forma moderna di schiavitù della donna. Per esempio l’assenza della schedatura, la possibilità di vedere delle alternative a quella vita e l’opportunità di un lavoro diverso fecero diventare la scelta della senatrice Merlin un cambiamento enorme per tutti.
Non ha fatto sparire la prostituzione che è continuata nellecase da tè (una di fronte al San Pedròn), che prendevano un po’ il posto dei vecchi casini senza averne l’aspetto e continuarono ad esistere fino all’arrivo degli atelier di massaggiatrici o le squillo per le strade. La megera o tenutaria del bordello sostituita dal protettore che a Milano si diceva garga, probabilmente dal francese gargarisier ovvero lusingatore, battitacch perché per farsi riconoscere batteva i tacchi, lenon/mezzano o maròn/sfruttatore fino ad arrivare ai giorni nostri: ruffiano e pappone.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Anche se non sono perfetto, sono milanese. Che è lo stesso, diceva il Dogui. In realtà anche i milanesi non sono esenti da difetti. Abbiamo fatto un sondaggio autocritico tra chi vive a Milano e sono emersi questi difetti più diffusi in città. Ecco quali sono.
Prendi me ma lascia stare lei. Un po’ come una mamma che si immola per la figlia, chi è di Milano accetta le critiche per sé ma… lasciate stare Milano. Non tanto per la critica in sé ma perché ritengono che solo loro possono criticare la loro città. Chi arriva da fuori “che ne sa”?
#2 Sono polemici come un interista
L’indimenticabile Peppino Prisco
La polemica facile è un altro dei difetti tipici dei milanesi. Ogni occasione è buona per accendere una discussione, anche per una mera questione di principio. Lo si vede anche nel dibattito politico e sociale della città: monopattini, ciclabili, buche, qualunque iniziativa dell’amministrazione può essere considerata un affronto o un disastro epocale.
#3 Trovano sempre qualcosa che non va
Scherzo al Dogui
I milanesi ci tengono ad essere perfetti e anche che ogni cosa lo sia. Per questo motivo la critica è sempre dietro l’angolo. Critica e autocritica sono compagne di vita di ogni milanese.
#4 Senso di superiorità
I milanesi sono convinti di vivere nella città migliore d’Italia, di essere migliori in tutto, dalla cultura al lavoro e non fanno nulla per nascondere il loro senso di superiorità nei confronti del resto del mondo.
#5 Puzza sotto il naso
Una conseguenza dei punti sopra. Chi è di Milano sembra avere sempre una puzza sotto il naso, a essere un po’ snob,a guardare tutto e tutti dall’alto in basso e a guardare con sufficienza cose, situazioni e persone che non gli vanno a genio. Spesso chi si confronta con una persona di Milano ha sempre la sensazione di sentirsi inadeguato.
#6 Meneghini: maestri nel servire. A volte troppo
Rappresentazione satirica del Meneghino che domina l’aquila austriaca
Meneghino è il diminutivo di Domenico, un domestico al servizio la domenica dei nobili meno facoltosi tra il XVI secolo e il XVIII. Non è solo la maschera di Carnevale usata per rappresentare il milanese ma, in qualche modo, ne rappresenta uno degli aspetti più inconfessabili. Sempre pronto a mettersi a disposizione degli altri, stenta a volte a esprimere la propria autonomia di pensiero e ad affermare la sua identità sia che si tratti del singolo cittadino o di chi governa la città nei confronti dei poteri più alti.
#7 Troppo workaholic
Credits tio.ch – Workaholic
Al limite della patologia, il milanese è talmente dedito al lavoro da mettere spesso in secondo piano tutto il resto, pasti compresi. Anzi si porta il lavoro anche in vacanza e da quando con lo smartphone si possono leggere le email da qualsiasi luogo, anche dal letto, divano e persino dal bagno.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Sembra di essere in un altro continente. Molti si bagnano nelle sue acque fredde. Scopriamo questo gioiello naturale ai piedi delle montagne lombarde. Foto cover: Ph. @paologratarola IG
La cascata del Cenghen: uno spettacolo unico a un’ora da Milano
# Un cascata alta 50 metri ai piedi della Grigna
Credits roberto_guardascione IG – Cascate Cenghen
Ci troviamo a un’ora da Milano, tra il ramo di Lecco del Lago di Como e le Alpi, dove una cascata di 50 metri fuoriesce da una spaccatura di un’enorme parete verticale che crea una pozza sottostante di colore azzurro: sono le spettacolari Cascate del Cenghen.
Credits purpy IG – Cascate Cenghen
Alzando gli occhi verso l’alto noterete un masso di grandi dimensioni sopra al quale defluisce l’acqua. Vi sembrerà di essere stati catapultati in un altro continente. L’origine del nome ha due ipotesi, celtiche oppure una derivazione del nome Francesco, proprietario del terreno dove sorge la cascata.
# Come raggiungere questa meraviglia naturale
Credits blueeyesilikeyou IG – Torrente cascata del Cenghen
Per raggiungere questa meraviglia della natura dovrete partire da Abbadia Lariana, nella frazione di Linzanico. Il percorso inizia da Piazza Papa Giovanni XII e dove aver camminato lungo un’antica mulattiera per circa un’ora arriverete a destinazione.
Credits blueeyesilikeyou IG – Spaccatura Cenghen
Il sentiero non prevede molte difficoltà, a parte alcuni tratti in salita e gradini di pietra, ed è adatto a tutti. Il dislivello è di circa 340 metri giungendo a un’altitudine di 614 metri. Tra i bellissimi paesaggi che si incontrano, con viste sul lago di Como, c’è il piccolo villaggio di Calech, con una splendida veduta sulla Grigna Meridionale e sulla Cresta Segantini. Passato il villaggio si trova una freccia bianca che vi indica di svoltare a sinistra per ritrovarvi in un’altra bellissima terrazza panoramica sulla Val Monastero ai piedi della Grigna. Arrivati a questo punto c’è una biforcazione non segnata: prendendo il sentiero a sinistra e procedendo per qualche minuto vi troverete di fronte alla natura verdeggiante e alle acque della Cascata del Cenghen chi si infrangono sulle rocce. Il bagno è d’obbligo.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Sì, ok, l’arrivo del grande caldo è stato una doccia fredda. Ma non scoraggiamoci: ci restano 10 fantastiche ragioni per trascorrere l’agosto a Milano.
Fresca di ieri la notizia del ripristino dell’ex 73, con un tracciato rivisto in base alle richieste dei comitati. Una storia giunta al lieto fine? Nemmeno per sogno.
La storia infinita della 73: comitati contro anche il nuovo percorso
# Il ripristino, con tracciato ridotto, della ex 73
Nuovo tracciato 973
Il 28 luglio 2024 il comunicato del Comune di Milano, di cui abbiamo parlato in questo articolo, del ripristino dell’ex linea 73 oggi sostituita dalla 973. Un ripristino parziale del tracciato, portato fino a Piazza Cinque Giornate, previsto per l’autunno. Attualmente si interrompe in Piazza Ovidio. La linea percorrerà Viale Corsica e Corso XXII Marzo prima di fare capolinea in Via Morosini. Un risultato ottenuto in seguito alle proteste durate mesi da parte di cittadini e comitati, in particolare quelli delle aree servite dalla linea, ma non solo. Tutto risolto quindi? Nemmeno per sogno.
# Il blitz dei comitati durante la seduta del Consiglio Comunale a Palazzo Marino
«FAKE NEWS» ️
I Comitati milanesi che stanno lottando per riavere il ripristino totale della linea 73 si sono presentati a Palazzo Marino: caos ⤵️#milano#29lugliopic.twitter.com/dk2VZKtRzc
Il 29/07/2024 durante la seduta del Consiglio Comunalealcuni gruppi, parte dei Comitati per il ripristino totale della linea, tra cui “GruppoComitatila73nonsitocca”, hanno protestato vivacemente con tanto di volantini con la scritta “vergogna” portando all’interruzione di lavori. La richiesta portata avanti da ormai un anno, come spiegato dai comitati, è quella del ripristino integrale del percorso fino a Piazza Diaz e che prende ancora più forza dopo che il Comune di Milano è riuscito a recuperare un tesoretto di 150 milioni di euro, in parte da destinare al trasporto pubblico.
# Il comunicato sulla pagina facebook “La 73 non si tocca” che annuncia una protesta davanti a Palazzo Marino per il 26 settembre
Locandina Fake week
Le proteste non si esauriranno qui, come scritto in un post sulla pagina facebook del “GruppoComitatila73nonsitocca”: “Di FAKE NEWS sulla 73 e 73/ ne abbiamo sentite anche fin troppe in questo ultimo anno. Promesse come tutti ben sapete mai mantenute! Noi invece promettiamo una durissima battaglia il 26 settembre p.v. con la #FAKEWEEK (in allegato la locandina). Una manifestazione che racchiuderà nelle tre giornate del 26, 27 e 28 settembre p.v. tematiche che riguarderanno Giochi Olimpici Invernali 2026, Consumo di Suolo e Trasporto Pubblico. Quest’ultima tematica ci vedrà protagonisti nella giornata del 26 settembre p.v, in collaborazione con Rete dei Comitati della Città Metropolitana di Milano insieme al nutrito Gruppo Comitati #la73nonsitocca e i lavoratori #ATM, in una rumorosa e sorprendente manifestazione di protesta davanti a Palazzo Marino dalle 17 alle 20.”
Danni a cerchioni o cadute da moto o motorini? Ecco come fare richieste di rimborso al Comune di Milano e alle società ed enti che hanno in custodia gli altri tratti stradali del territorio milanese.
Farsi rimborsare per buche o dissesti stradali a Milano? Ecco come fare a seconda del danno subito e di dove ci si trovava
# Le procedure “nascoste” sul sito del Comune di Milano
Credits Andrea Urbano – Buche in Bovisa
Le numerose buche che si sono aperte durante la stagione primaverile, la più piovosa di sempre, e anche in quelle più fredde dell’inverno e dell’autunno, hanno causato molti disagi ai milanesi. In particolare cadute da motorini, rotture di ruote e cerchioni delle automobili, con danni materiali e alla persone con relativi esborsi economici.Le modalità di richiesta danni erano un tempo visibili sul Comune di Milano, ma ora sembrano sparite: per questo il consigliere in quota Lega Samuele Piscina ha fatto “approvare un ordine del giorno che impegna il Sindaco a semplificare la procedura e a garantire maggiore trasparenza sulle modalità di rimborso”.
Innanzitutto c’è la possibilità di segnalare la presenza di buche o dissesti stradali all’email t.infrareclami@comune.milano.it. Per quanto riguarda la richiesta vera e propria al link “Presenta un reclamo al Comune”sono indicate le modalità di presentazione, valevole per qualsiasi tipo di reclamo, ed è presente anche il modulo da scaricare. La presentazione può essere fatta a mano all’Ufficio di Protocollo Generale in Via Larga 12, via posta ordinaria/raccomandata allo stesso indirizzo o via pec a protocollo@postacert.comune.milano.it. La stessa richiesta può essere fatta anche ai singoli Municipi, qui i link per gli indirizzi fisici ed elettronici di ognuno.
In alternativa si può fare la procedura online accedendo tramite SPID oppure procedere senza registrazione tramite questo link.
# Le richieste per danni subiti lungo le tangenziali
Di Arbalete – File:Mappa_autostrada_A52.svg, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=125578025 – Mappa tangenziali aggiornata
Non ci sono però solo strade “in custodia” da parte del Comune di Milano, anche quelle oltre i confini possono presentare problemi simili. La richiesta di risarcimento per danni subiti negli oltre 100 km di rete di tangenziali milanesi va fatta a due soggetti differenti.
Per le tangenziali Est, Ovest e Nord bisogna inviare inviare una richiesta di risarcimento danni, allegando tutta la documentazione necessaria, a Milano Serravalle Spatramite raccomandata a/r a “Milano Serravalle – Milano Tangenziali S.p.A. – Via del Bosco Rinnovato 4/a – 20057 Assago (MI), all’attenzione dell’Area Risk & Insurance Management – Ufficio Assicurazioni e Sevizi Amministrativi” o pec all’indirizzo servizio.riskmanagement@pec.serravalle.it.
Per la TEEM, Tangenziale Est Estsrna, va inviato il modulo dedicato a Tangenziale Esterna e nello specifico alla Società di Gestione dell’Autostrada (Aurea S.c.a r.l.) via email a sinistri@aureagestioni.it o per posta ordinaria/raccomandata a “Aurea S.c.a r.l. Casello A58-TEEM – 20060 Pozzuolo Martesana – Alla c.a. Ufficio Sinistri”.
# La richiesta danni alla Città Metropolitana di Milano
centrostudipim – Città Metropolitana di Milano
La Città Metropolitana di Milano risponde invece per danni subiti sulle strade provinciali ed ex statali, qui si trova l’elenco.Per la richiesta occorre utilizzare il modulo a questo link e inviarlo tramite posta ordinaria a “Città Metropolitana di Milano Avvocatura – Servizio Amministrativo Avvocatura e Assicurazioni – Via Vivaio 1 20122 Milano”, via PEC a protocollo@pec.cittametropolitana.mi.it oppure via email alla casella assicurazioni@cittametropolitana.mi.it. A seguito dell’invio si può contattare la Compagnia assicurativa Sircus (d. ssa Alessia Lupi 0105446550 – alupi@sircus.it dal lun al ven dalle ore 12.00 alle 16.00) per avere informazioni a riguardo della pratica.
Durante il fine settimana, le strade dirette dalla città alla Valle Seriana diventano congestionate di auto, creando spesso un traffico insopportabile. La Comunità montana Valle Seriana sta cercando una soluzione alternativa per ridurre l’afflusso di veicoli da Milano verso l’altopiano. Una delle proposte in discussione è la realizzazione di una funivia che colleghi direttamente la stazione tranviaria di Pradalunga a Selvino.
Da Milano sull’altopiano senza usare l’auto: la funivia da sogno diventerà realtà?
# Una funivia tra Pradalunga e Selvino: atteso l’esito dello studio di fattibilità
Maps – Milano-Selvino ora
Treno più funivia da Milano all’altopiano di Selvino? L’amministrazione comunale del bergamasco sta aspettando la conclusione dello studio di fattibilità per avviare la ricerca di finanziamenti necessari alla costruzione di una funivia, con un investimento previsto tra i 12 e 15 milioni di euro. L’incarico per la redazione dello studio è stato affidato a TEB Spa, Tramvie Elettriche Bergamasche, e finanziato dal Consorzio BIM (Bacino Imbrifero Montano) con 195mila euro.
Maps – Fermata tram Pradalunga
Questo impianto permetterebbe ai milanesi di raggiungere la montagnasenza l’uso dell’auto, collegando la stazione della tramvia di Pradalunga a Selvino, la penultima fermata della linea T1 proveniente da Bergamo. Oggi occorre scendere al capolinea di Albino, prendere un bus e poi la funivia fino a Selvino.
Maps – Ipotesi funivia Tratta Pradalunga-Selvino
Il percorso partirebbe dalla fermata T1 tra Nembro e Albino, attraversando i colli dell’Altopiano fino al monte Purito, per poi giungere a Selvino.
# La prima proposta nel 1971 bocciata perché avrebbe attraversato il centro storico di Albino
Maps – Albino
L’idea di costruire una funivia era stata proposta già nel 1971, con un tracciato che partiva da Albino, ma fu scartata poiché avrebbe attraversato il centro storico del paese. Oggi, la Comunità montana Valle Seriana, insieme a tutti gli enti coinvolti, spera di vedere finalmente realizzata la funivia. Tuttavia, tutti sono consapevoli che il processo potrebbe richiedere molto tempo.
# Un’opportunità per lo sviluppo del turismo in Valle Seriana
Funivia Albino-Selvino
La funivia mira a potenziare il turismo in Val Seriana, offrendo un accesso all’altopiano anche a chi non possiede un’auto. Il presidente della Teb, Filippo Simonetti, ha sottolineato l’importanza di questo progetto per la popolazione e lo sviluppo turistico, una scelta strategica ed ecologica, pur ammettendo che si tratta di una fase iniziale. L’iniziativa è in collaborazione con la Comunità montana Valle Seriana, e l’obiettivo è di ottenere il via libera di fattibilità per poi cercare finanziamenti, in particolare attraverso il PNRR e fondi europei.
Si potrà quindi andare da Milano a Selvino senza auto? Non rimane che attendere gli sviluppi del progetto.
Una delle pasticcerie storiche di Milano. Giovanni Galli, a Milano dal 1911. Da allora i prodotti e la loro realizzazione sono rimasti gli stessi: in particolare la lavorazione di marrons glacés e praline avviene quasi interamente a mano, senza l’aggiunta di alcun conservante. Ma qual è la sua storia?
# Il primo negozio
Giovanni Galli si era fatto una bella esperienza alla fine del 1800 presso la fabbrica di dolciumi di Felice Squarciafico. A inizio Novecento la decisione di mettersi in proprio. Il primo negozio viene aperto nel 1912 in Corso Roma 5 -oggi C.so di Porta Romana- e viene distrutto nel 1942 a seguito dei bombardamenti angloamericani della Seconda Guerra Mondiale.
Dalle macerie del primo negozio Ferruccio Galli, figlio del fondatore, riesce a salvare il bancone di legno e le vetrine in vetro e legno, che si possono ammirare ancora oggi nel negozio di corso Corso di Porta Romana 2, inaugurato nel 1946. Oltre a Porta Romana, nel 1945 viene aperto il laboratorio di Via Vannucci ed un altro punto vendita nel centro di Milano, in Via Victor Hugo 2.
I due negozi sono tutt’ora presenti e sono gli unici due luoghi dove si possono acquistare i prodotti Giovanni Galli. L’azienda è ancora gestita dalla famiglia Galli, dai figli di Ferruccio, Giovanni ed Edoardo, che conserva fedelmente i processi di lavorazione centenari del fondatore Giovanni. Nel 2005 la ditta Giovanni Galli è stata iscritta all’Albo delle Botteghe Storiche. Ma quali sono i prodotti inconfondibili che si trovano da Galli?
# I prodotti inconfondibili: la stessa ricetta da oltre un secolo
Da: www.giovannigalli.com/
Dal 1911 l’azienda produce marroni canditi, boeri, praline di cioccolato e pasta di mandorla. I procedimenti sono rimasti quelli tramandati dal fondatore Giovanni Galli e mantenuti dai membri della famiglia per quattro generazioni. Tutto viene realizzato interamente a mano con materie prime di qualità, ed è proprio questo che ha reso i dolci G. Galli unici e così apprezzati in tutti questi anni, come testimoniano dal gruppo Nati a Milano.
# «I migliori marroni della città»
«I datteri ‘farciti’, i marron glacé, le violette, buonissimi!
L’anno scorso nel periodo natalizio, nel negozio di pta romana c’era una fila da paura»
«Il negozio del corso di Porta Romana sembra essersi fermato nel tempo, quasi un tempio vintage, le commesse, fino a pochi anni fa, con una divisa nera. Sembra di tornare a sessant’anni fa» (Albino Barbieri)
«Quanti ne ho mangiati di marron Glasse’ con le violette e le loro confezioni bellissime..» (Isabella Schiavini)
«Quanto amo questa pasticceria…e le sue violette. Mi hanno detto che nella loro pasticceria di Porta Romana ha lavorato Lucia Bose’ come apprendista» (Azzurra Forte)
«Gli storici marrons glacées con le violette» (Patrizia Annamaria Bozzetti)
«I migliori marroni della città» (Alessandro Baratti)
La proposta lanciata da Angelo Mincuzzi sul blog del Sole 24 ore: facciamo come la Francia, facciamo pagare le tasse in Italia ai connazionali residenti a Montecarlo.
# De Gaulle: chi si trasferisce a Monaco lo fa per non pagare le tasse. Quel privilegio deve finire
[…] Era la mezzanotte tra il 12 e il 13 ottobre 1962 e i funzionari francesi cominciarono a fermare le auto che entravano e uscivano da Montecarlo chiedendo i documenti e domandando se i passeggeri avessero nulla da dichiarare, come racconto nel libro “Europa parassita – Come i paradisi fiscali dell’Unione europea ci rendono tutti più poveri” (Chiarele ttere). Il presidente francese Charles De Gaulle aveva tenuto fede alla minaccia inviata al principe Ranieri di Monaco e quella era la sua dichiarazione di guerra.
De Gaulle
Il Principato consentiva ai ricchi francesi di prendere la residenza a Montecarlo e di non pagare le tasse? Ranieri permetteva che trasferissero in quel fazzoletto di terra anche le loro società, che così non dovevano versare nessuna imposta al Fisco di Parigi? “Bene – aveva sentenziato De Gaulle – chiuderò i confini e isolerò il principe Grimaldi e il suo paese”.
[…] Il messaggio che il governo di Parigi lanciò a tutti i francesi che vivevano nel Paese […] era chiaro e forte: chi si trasferisce a Monaco lo fa per non pagare le tasse. Quel privilegio […] doveva finire.
# I francesi di Montecarlo pagano le tasse in Francia
[…] Come andò a finire è storia nota. Il principe Ranieri firmò un “armistizio” e ruppe per la prima (e finora unica) volta il principio stabilito da suo avo Carlo III nel 1869. I residenti francesi avrebbero dunque pagato le imposte alla Francia come se non fossero residenti a Montecarlo.
Ph. dilpe
Ancora oggi gli oltre novemila residenti d’oltralpe nel Principato sono gli unici (insieme agli statunitensi che tassano i loro cittadini ovunque vivano nel mondo) a pagare le imposte. E pagarle al loro paese. Grazie a De Gaulle. Non devono farlo invece gli ottomila italiani, i circa tremila britannici, gli oltre mille svizzeri e belgi, i 900 tedeschi, i russi, i greci, gli spagnoli e gli altri residenti di tutte le altre nazionalità, per i quali Montecarlo rappresenta un vero paradiso fiscale, un rifugio che concede loro un privilegio che i residenti stranieri difendono a denti stretti.
# Il testo del nuovo accordo per far pagare le tasse in Italia a 8.000 residenti nel Principato
[…] l’Italia dovrebbe seguire l’esempio di De Gaulle. Montecarlo dista dall’Italia soltanto 15 chilometri che si percorrono attraverso una comoda autostrada in pochi minuti. E’ comodo anche raggiungerla via mare, se si possiede un super yacht. Oppure in elicottero.
Anche se non può bloccarne i confini, il nostro paese può sempre adottare misure specifiche per ottenere ciò che la Francia ha già ottenuto in passato. È solo un problema di volontà politica.
Ph. A_Different_Perspective
[…] L’Italia avrebbe soltanto da guadagnarci e non avrebbe nulla da perdere perché gli ottomila italiani residenti a Montecarlo oggi non versano nemmeno un centesimo all’Italia.
Un trattato con il Principato di Monaco avrebbe soltanto effetti positivi per gli italiani che vivono in Italia e che pagano le tasse. Ma avrebbe anche un grande effetto simbolico sui cittadini che lavorano e che versano allo Stato imposte certamente troppo alte.
Cosa dovrebbe prevedere un accordo tra Italia e Montecarlo? Questo è l’articolo 7 della Convenzione fiscale tra Francia e Principato di Monaco del 1963. Ho sostituito alle parole “Francia”, “francese” e “1962” le parole “Italia”, “italiana” e “2024”:
Articolo 7 – 1. Le persone fisiche di nazionalità italiana (francese nel testo originale, ndr) che trasferiranno il loro domicilio o la loro residenza a Monaco – o che non possono dimostrare cinque anni di residenza abituale a Monaco alla data del 13 ottobre 2024 (1962) – dovranno essere soggetti in Italia (Francia) all’imposta sul reddito delle persone fisiche e all’imposta addizionale alle stesse condizioni come se avessero il domicilio o la residenza in Italia (Francia).
Una super guida per Porta Romana. In sella alla bicicletta di Giacomo, si va alla scoperta del “cinema più piccolo di Milano”, di botteghe e ristoranti storici tra le palazzine liberty. «Impossibile non innamorarsi di Porta Romana». This is my Milano – Racconti di Quartiere: Una giornata in Porta Romana con Giacomo Poretti sul canale Dils.
#1 A Saint Marcell si aggira il fantasma di un armigero con una spada insanguinata (Valle d’Aosta)
Credits lorenzomusa IG – Castello di Saint-Marcel
Attorno al Castello di Saint Marcel ruota una leggenda a dir poco paurosa. Sembra che tra le camere del maniero si aggiri il fantasma dell’armigero vestito in abiti seicenteschi intento a tenere in mano una spada insanguinata.
#2 Rosazza, il paese costruito dagli spiriti (Piemonte)
Credits edoardokucich IG – Rosazza
La leggenda narra che il comune di Rosazza fu costruito dagli spiriti e per questo è conosciuto come il paese più misterioso d’Italia. Un tempo fu abitato da Federico Rosazza, membro del Senato del Regno d’Italia e dell’associazione Giovane Italia di Giuseppe Mazzini, che sembra fosse il gran maestro della massoneria della zona. Rosazza infatti è ricca di simboli esoterici e misteriosi.
#3 Oleggio Castello, con il fantasma di una donna morta nella sua torre (Piemonte)
Credits aimonedalpozzo IG – Oleggio Castello
Sopra le colline verdi che sovrastano il lago Maggiore, c’è il comune di Oleggio Castello con un castello speciale in stile neo-gotico: Castello Dal Pozzo. Si racconta di una giovane donna di nome Barbara che nel 400 morì nella torre di mal d’amore e che da allora vaga senza meta tra le stanze del castello.
#4 Triora, il borgo delle streghe (Liguria)
Credits: @casu_ale Triora
Il borgo di Triora è famoso per essere il borgo delle streghe. Tutto nasce nel 1587 quando il piccolo borgo ligure fu colpito da una tremenda carestia e dal maltempo: la causa di questa sventura fu addossata alla streghe. Triora divenne teatro di una vera e propria caccia alla streghe, una vicenda rievocata ancora oggi e che si può ritrovare nel museo etnografico e della stregoneria di Triora.
#5 Landriano, con il suo castello “abitato” dal fantasma di una strega morta sul rogo (Lombardia)
Credits la_saretta_89 IG – Castello di Landriano
Il Castello di Landriano in provincia di Pavia, sarebbe abitato dal fantasma di Janet, una nobildonna proprietaria del castello che nel XVI secolo che conosceva il potere delle erbe medicinali. Un’antica leggenda racconta che fu accusatadi essere una strega e uccisa sul rogo e che da allora si percepisca la presenza della donna tra le stanze del castello.
#6 Curon, un paese fantasma sommerso dal lago (Trentino Alto Adige)
@nicola.scalise – Curon
Nella Val Venosta c’è un campanile che emerge dal lago, unica testimonianza del borgo di Curon sommerso dalla costruzione di una diga nel corso degli anni ’50. Secondo una leggenda, dal fondo del lago di questo antico paese fantasma si possono udire ancora oggi risuonare le campane.
A pochi passi da Venezia nel mezzo della laguna c’è Poveglia, un’isola disabitata utilizzata come luogo di quarantena per oltre 160.000 persone durante la peste. Si dice che il terreno dell’isola sia composto per il 50% da resti umani, tanti ritrovati casualmente sotto i vigneti. Ad accrescere il tasso di paura percepito in questo lembo di terra ci pensa poi l’ospedale psichiatrico costruito nel 1922 e abbandonato da oltre 20 anni.
#8 Borgo a Mozzano e il ponte del diavolo (Toscana)
Credits benini.bruna IG – Borgo a Mozzano
Borgo a Mozzano in provincia di Lucca è conosciuto per il suo ponte del diavolo e una leggenda attorno alla sua edificazione. Il capomastro, durante la costruzione del ponte, preoccupato di non riuscire a rispettare i tempi di consegna a causa delle continue piene del fiume Serchio, avrebbe invocato l’aiuto di Satana. Per completare l’opera in una sola notte il diavolo chiese in cambio la prima anima che avesse attraversato il ponte. Il capo muratore accettò, ma usò uno stratagemma: fece attraversare il ponte ad un cane salvandosi così la vita.
#9 A Calcata si sente risuonare il canto delle streghe (Lazio)
Credits danielemartuk84 IG – Calcata scorcio
Calcata, in provincia di Viterbo, è conosciuto anche come il Borgo delle Streghe e da tempo è disabitato tranne in alcuni periodi dell’anno in cui convivono artisti e hippy. In questo piccolo borgo si racconta che, quando il vento soffia forte, si sentirebbe risuonare il canto delle streghe mentre si passeggia per le stradine.
#10 A Sermoneta lo spettro di un bambino morto vaga nel castello (Lazio)
Credits belviii – Castello di Sermoneta
Nel borgo di Sermoneta, in provincia di Latina, si è tramandata una leggenda inquietante che ruota attorno al suo castello. Sembra che lo spettro di un bambino morto violentemente nel sotterraneo del castello vaghi disperato. Tutti gli indizi portano al piccolo principe raffigurato in un quadro della sala del Cardinale.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Da secoli i Navigli contraddistinguono il paesaggio di Milano, meta preferita dei turisti e centro della vita notturna milanese.
Ammirati, dipinti, studiati, visitati. Immenso patrimonio storico culturale, grandiosa opera di ingegneria idraulica. Quasi tutti li amano, qualcuno li detesta, ma, senza di essi, Milano sarebbe decisamente diversa e sicuramente molto meno bella ricca ed attraente. I Navigli sono in assoluto il più importante tratto distintivo di Milano.
Molti confondono ancora il Naviglio Grande con il Naviglio Pavese. E non tutti capiscono la direzione delle acque.
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza per i viandanti.
Grande o Pavese? La miniguida per distinguere tutti i navigli di Milano
# NAVIGLIO GRANDE: IL RE DEI NAVIGLI
Il Naviglio Grande è stata la prima opera del genere a essere realizzata in Europa e storicamente è il più importante dei Navigli milanesi, nonché una delle grandi infrastrutture di ingegneria che sin dall’Alto Medioevo caratterizzavano, con strade, ponti e irrigazione, il territorio lombardo, consentendo lo sviluppo dei commerci, dei trasporti e dell’agricoltura. Riceve le sue acque dal Ticino nei pressi di Tornavento (VA), il suo percorso si snoda attraverso diversi comuni tra i quali Turbigo, Abbiategrasso, Gaggiano, Trezzano, Corsico, Buccinasco, Milano dove giunge riversando l’acqua in Darsena.
Sicuramente il più turistico e il più affascinante tra i Navigli, offre tuttora scorci di antica bellezza con le sue case che si rispecchiano sull’acqua.
Caratteristici sono i suoi cortili, i suoi tanti locali, hanno una storia lunga e complessa della quale possiamo indicare la data della nascita attorno al 1200.
Per orientarsi il Naviglio Grande è quello che dalla Darsena costeggia Porta Genova, il primo che si incontra procedendo in senso antiorario, quello che tenendo la darsena alle spalle, trovandosi in mezzo ai due navigli, si trova sulla propria destra.
# NAVIGLIO PAVESE: IL SOGNO DI COLLEGARE MILANO AL MARE
foto Roberto Crepaldi (c)
Lo si riconosce perchè inizia il suo corso direttamente in Darsena e la corrente lo porta fino a Pavia. Progettato intorno al 1359 con i Visconti, per realizzare il sogno di collegare Milano al mare. Sogno rimasto tale al momento. Contraddistinto nel tratto milanese da brutti condomini anni 50/60 ma da una vivace vita notturna grazie ai numerosi locali presenti lungo le sponde. La rimozione, finalmente, degli orrendi ed ingombranti cassoni abusivi utilizzati come “barconi” ne ha sicuramente migliorato l’aspetto. Fuori Milano il paesaggio assume un aspetto molto piacevole tra cascine, campi, filari di alberi e passando a pochi metri dalla maestosa splendida Certosa di Pavia.
Ma per capire esattamente se ci troviamo sul Naviglio grande o su quello pavese, facciamo un salto in Darsena, il luogo che ci aiuta a svelare l’arcano.
# IL SEGRETO DELLA DARSENA
Qualche informazione utile anche sulla Darsena. E’ un bacino artificiale ed è situata nei pressi di Porta Ticinese. Fu utilizzata per l’ormeggio, il carico scarico delle chiatte che navigavano i Navigli. Per tale motivo era lo snodo più importante per il traffico fluviale commerciale della città lombarda. La Darsena di Milano ha come immissario il Naviglio Grande, come emissario il Naviglio Pavese: pertanto guardando lo scorrere dell’acqua si può capire se siamo sul Naviglio Grande o su quello Pavese. Se va verso il centro siamo sul Naviglio Grande, se corre in fuori siamo sul Naviglio.
guardando lo scorrere dell’acqua si può capire se siamo sul Naviglio Grande o su quello Pavese. Se va verso il centro siamo sul Naviglio Grande, se corre in fuori siamo sul Naviglio.
La Darsena misura, da un’estremità all’altra, 750 metri di lunghezza e 25 metri di larghezza e una profondità di un metro e mezzo. Originariamente porto, un porto importante tanto che nel 1953 era al tredicesimo posto nella classifica dei porti nazionali italiani per ricevimento merci e al terzo per tonnellaggio, poi la sua funzione è cambiata, con la trasformazione da scalo merci a sito di interesse turistico. L’ultimo barcone che trasportava merci entrò in Darsena il 30 marzo 1979, ponendo fine alla secolare storia del trasporto commerciale lungo le vie d’acqua milanesi e all’ambiente portuale che vi gravitava intorno. La Darsena fu voluta e realizzata nel 1603, dal governatore spagnolo Pedro Enríquez de Acevedo conte di Fuentes. La Darsena è senza dubbio il cuore della Movida milanese.
Fatta chiarezza su come distinguere i due navigli più noti di Milano, passiamo più a nord per illustrare i principali tratti di riferimento di un altro dei navigli storici della città.
# NAVIGLIO MARTESANA: IL NAVIGLIO A NORD CHE CAMBIAVA NOME IN CITTA’
Collega il fiume Adda a Milano che riceve le sue acque a Concesa nei pressi di Trezzo sull’Adda. ll nome Martesana, per il contado che avrebbe attraversato, fu dato da Francesco Sforza. I lavori cominciarono nel 1460. Giunto a Milano riceve il torrente Seveso e poi raggiunge i bastioni di Porta Nuova dopo aver percorso via Melchiorre Gioia, dove cambia nome in Cavo Redefossi. Infatti, in origine, il Naviglio della Martesana proseguiva il suo percorso cittadino, ora interrato, cambiando nome in Naviglio di San Marco e dando poi origine al laghetto di San Marco, che scaricava le sue acque nella Cerchia dei Navigli. Il Naviglio della Martesana è un canale ora non più navigabile. Un canale che offre tuttora scorci sorprendenti grazie alle antiche eleganti dimore nobiliari ed alla atmosfera tipica del borgo al suo intorno.
Altra domanda che si fanno in molti è: dove erano i navigli oggi interrati? Dove scorre l’acqua ora sottoterra?
# CERCHIA INTERNA: IL VECCHIO FOSSATO DIFENSIVO DI MILANO
La Cerchia dei Navigli era il fossato difensivo allagabile a difesa della città. Vista la sua scarsa efficacia, i milanesi già molto attivi ed ingegnosi all epoca, pensarono bene di trasformarlo in Naviglio, ovvero in un canale navigabile. Da qui la definizione di Cerchia interna. Lunga 6,5 km e largo 9 m nella sua parte navigabile. Furono chiusi per una scelta folle, scellerata: per una distorta idea di progresso, secoli di storia, di splendide vedute, una grandiosa opera idraulica ed urbanistica che vide tra gli altri l’intervento di Leonardo, furono completamente cancellati.
# VIARENNA: LA PRIMA CONCA DI NAVIGAZIONE COSTRUITA IN EUROPA
Il Naviglio Vallone fu realizzato tra il 1438 e il 1439 su volere di Filippo Maria Visconti per facilitare la costruzione del Duomo di Milano, che venne interamente ricoperto di marmo di Candoglia. Era quindi attraversato, tra l’altro, anche dai barconi provenienti dal Lago Maggiore, dove si trovavano le cave di questo materiale da costruzione. Queste imbarcazioni, quando uscivano dal Lago Maggiore, imboccavano il fiume Ticino, poi il Naviglio Grande, il laghetto di Sant’Eustorgio (bacino artificiale che avrebbe poi dato origine, dopo l’ampliamento che subì nel XVII secolo, alla Darsena di Porta Ticinese), il Naviglio Vallone, la Cerchia dei Navigli e infine attraccavano al laghetto di Santo Stefano, che era situato nei pressi del cantiere del Duomo. La Conca di Viarenna venne realizzata nel 1438 per superare il dislivello di circa due metri che esisteva tra la Cerchia dei Navigli e la Darsena di Porta Ticinese, ovvero tra l’immissario e la foce del Naviglio Vallone. La Conca di Viarenna fu la prima conca di navigazione costruita in Europa. In seguito la Conca di Viarenna fu demolita durante i lavori di costruzione delle mura spagnole di Milano (1548-1562), venendo ricostruita tra il 1551 e il 1558.
# CONCA DELLE GABELLE: IL CAPOLAVORO DI LEONARDO
La conca prende il nome dalla vicina chiesa di Santa Maria Incoronata e dal ponte delle Gabelle, chiamato così poiché rappresentava il primo varco di ingresso fluviale verso Milano. In quanto tale le chiatte che lo oltrepassavano dovevano pagare un dazio (chiamato anche gabella) sulle merci trasportate. I primi studi in merito furono compiuti già nel 1482 da Leonardo Da Vinci durante un suo primo soggiorno a Milano, come testimoniano alcuni schemi progettuali riportati nel Codice Atlantico, ma la conca venne costruita solo nel 1496 sotto il ducato di Ludovico il Moro. Dopo la costruzione del Naviglio Martesana, avvenuta nel 1463, si avvertì l’esigenza di unire questo canale alla Cerchia dei Navigli. La differenza di quota tra i due corsi acquatici comportò la necessità di costruire una conca che potesse ovviare a tale problematica. La Conca delle Gabelle sebbene ultimamente in parte recuperata, utilizzata per una bella installazione durante il Fuori Salone 2019. Questo gioiello di ingegneria idraulica ideato da Leonardo e patrimonio artistico inestimabile andrebbe valorizzato in maniera diversa.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Piazzale Segesta. Dove sorge un palazzo diverso. Salta subito all’occhio la sua forma atipica, una scelta di design che lo rende iconico nel quartiere.
Lo strano messaggio del “cono rovesciato” di Milano
# Nata con un obiettivo
Credits: imilanesi.nanopress.it
Torre Segesta: il suo nome lo ha preso dal piazzale in cui sorge. Costruita nel 2009, ha la forma di un cono rovesciato ed è costituita da 9 piani, di cui uno sotterraneo. La sua posizione è a chiusura di un insieme di case popolari tra le vie Paravia, Mar Jonio e Zamagna nel quartiere di San Siro. Gli alloggi residenziali dislocati nei vari piani sono preceduti, al piano terra, da un ampio locale commerciale di 150 metri quadri che funge da atrio. Questa struttura è nata con un fine ben preciso.
# Un simbolo di rivalsa: rovesciato come la “rivoluzione” che vuole apportare a un quartiere da recuperare
Planimetria piano terra
La torre nasce come simbolo di rivalsa per un quartiere in uno stato poco decoroso, con il compito di riqualificarlo. Il progetto della torre è stato commissionato dalla cooperativa “La Torrazza”, tramite il consorzio TPQ, per destinare gli alloggi ai propri soci. A guidare il progetto è stato lo studio Barbieri & Negri, un’agenzia di architettura rinomata nel milanese. La zona di Segesta è famosa, oltre che per la vicinanza allo stadio di San Siro, anche per l’omonima fermata della M5. Una zona ben servita, dunque, che ha bisogno di progetti ambiziosi per essere rivalutata e tornare a splendere.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.