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Le 10 vie di Milano più da Milano: storia e curiosità. Foto: com’erano – come sono oggi

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Si dice che Roma sia le sue piazze, ma Milano sia le sue vie. Ecco allora, in ordine sparso, le 10 vie che rappresentano la massima espressione di milanesità.

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Le 10 vie di Milano più da Milano: storia e curiosità. Foto: com’erano – come sono oggi

#1 VIA MANZONI: “LA STRADA PIU’ LUSSUOSA D’EUROPA”(NELL’ ‘800)

Prima di essere intitolata al romanziere milanese era chiamata “Corsia del Giardino” e nell’Ottocento era considerata la strada più lussuosa d’Europa.

Un retaggio di quella eleganza ha resistito alle stratificazioni della storia. Oggi, infatti, Via Manzoni parte dal Teatro alla Scala con accanto Palazzo Marino e arriva fino ai Giardini di Porta Venezia. Lungo la sua via si affacciano il Grand Hotel et de Milandove spirò Giuseppe Verdi e dove ancora si può prenotare la Camera di Luchino Visconti. Dall’altra parte della piazza, ecco il palazzo Armani -praticamente un intero isolato con il famoso ristorante “Nobu”.

La Dama del Pollaiolo al Museo Poldi Pezzoli
La Dama del Pollaiolo al Museo Poldi Pezzoli

Proseguendo, al numero 12, ecco sbucare il vessillo del Poldi Pezzoli, una delle più belle case museo della città: all’interno cela opere del Botticelli, Canaletto, Piero della Francesca, Raffaello e il famoso ritratto femminile “La Dama” del Pollaiolo [foto sopra]. In via Manzoni si trova anche il Circolo dell’Unione, dove è praticamente impossibile accedere se non discendi da qualche sovrano.

#2 CORSO GARIBALDI: LA VIA STORICA PIU’ AMATA DAI MILANESI

Da Corso Como a Via Pontaccio: è considerata la via storica più amata dai milanesi D.O.C..
Prima dell’Unità d’Italia si chiamava “Corso di Porta Comasina” perchè puntava verso Como.
Fu intitolata a Garibaldi perché, si dice che da qui abbia fatto ingresso in città.
È tagliata in due da largo La Foppa, piazza simbolo degli aperitivi milanesi, con Princi e il Radetzky.
E’ la via delle chiese: Santa Maria Incoronata, singolare edificio con la doppia facciata, e la Basilica di San Simpliciano, fondata da Sant’Ambrogio.

#3 VIA BRERA: LA VIA DEGLI ARTISTI, LA VIA DELL’AMORE

Percorre da nord a sud il quartiere cuore della città. Simbolo della via è la Pinacoteca che ospita una delle più celebri collezioni di pittura italiane. Tra le opere più note ci sono il Cristo Morto del Mantegna, la Cena in Emmaus del Caravaggio e Il bacio di Hayez. La via taglia via Fiori Chiari e via Fiori Oscuri, altre due vie classiche del quartiere e dopo la piazzetta S. Marco, quella del Jamaica, prosegue a nord in via Solferino, la strada del Corriere della Sera e dei negozietti sfiziosi. A inizio novecento Brera era la via dell’amore: attorno c’erano i più frequentati bordelli della città. Negli anni cinquanta e sessanta divenne il quartiere degli artisti.

#4 CORSO BUENOS AIRES: LA STRADA UNIVERSALE DI MILANO

In origine si chiamava “Corso Loreto” e attorno alla strada sorgeva un quartiere molto popolare che ancora oggi ne mantiene la fisionomia. In particolare il suo lato occidentale delimita un’area ad alta percentuale di immigrati, specie dell’Africa e del Sud America. Il lato orientale è, viceversa, più borghese, in particolare attorno a Piazzale Lavater.
Il nome attuale le fu dato in occasione dell’Expo del 1906 per promuovere un’immagine internazionale della città.

Oggi conferma il suo appellativo di “strada universale di Milano”. È la strada del commercio, con oltre 300 punti vendita e un fatturato complessivo tra i più alti al mondo: centomila persone percorrono ogni giorno i suoi 1600 metri di lunghezza che la rendono una delle passeggiate commerciali più lunghe d’Europa. Tra i negozi più popolari ci sono H&M, Oviesse, Muji, Desigual, Grom, Viel, Zara. Per i più intellettuali ci sono il Teatro Puccini e La Feltrinelli.

#5 VIA MONTENAPOLEONE: LA VIA DEL LUSSO

Il tracciato originario seguiva quello delle mura romane. In origine si chiamava “Contrada di Sant’Andrea” e venne modificata in contrada del Monte Napoleone con la dominazione francese. Solo dopo l’unità d’Italia la via prese l’attuale nome.
È la via dei personaggi che hanno fatto la storia di Milano: qui vi abitarono Carlo Porta (al n.2), Tommaso Grossi (al n.1) e Giuseppe Verdi vi scrisse il Nabucco. Durante le 5 giornate del 1848 la via fu sede del quartier generale degli insorti.

È la regina del Quadrilatero della Moda, famosa in tutto il mondo per i negozi di alta moda. Negli anni della Milano da bere a lei è stato intitolato un film dei fratelli Vanzina.

È diventata la via del lusso a partire dagli anni Cinquanta, grazie alle sue prestigiose boutique che ogni anno producono il 12% del PIL di tutta Milano. Qui si possono trovare le boutique di: Armani, Versace, Dolce e Gabbana, Prada. Gli intenditori amano ancora più le attigue via Sant’Andrea, via Pietro Verri e soprattutto via della Spiga che, a differenza di Via Montenapoleone, è tutta pedonale.
Una curiosità: Montenapoleone è la sola via di Milano che si può percorrere in auto solo dal suo centro in senso unico verso le estremità.

#6 CORSO VENEZIA: LA STRADA DEI NOBILI

In origine si chiamava “Corso di Porta Orientale”, costituisce uno dei quattro lati del Quadrilatero della moda – gli altri sono via Montenapoleone, via della Spiga e via Manzoni -. Congiunge Piazza San Babila con Porta Venezia.

I suoi giardini furono il primo parco pubblico aperto ai cittadini e furono realizzati dall’architetto Piermarini quando Ferdinando, figlio di Maria Teresa d’Austria, si trasferì a Milano, nel 1770, come governatore. In quell’epoca la via assunse una grande rilevanza e sorsero palazzi di prestigio per nobili e borghesi che vi si stabilirono da altre zone considerate in declino, in particolare da corso di Porta Romana.
Da visitare perché, oltre agli omonimi giardini, lungo la via si incontrano il Planetario, il Museo di Storia Naturale, il Palazzo Castiglioni (al numero 47), il Palazzo Serbelloni (al numero 16) e il Palazzo Saporiti (al numero 49).
E’ sede anche del Circolo della Stampa, dell’ACI e dell’Unione del Commercio.

#7 CORSO DI PORTA TICINESE: LA VIA BOHEMIENNE DI MILANO

È la via che si apriva per Pavia passando attraverso quella che veniva chiamata Porta Cicca. Dalle Colonne di San Lorenzo porta fino alla Darsena. E’ una via anarchica, piena di graffiti e di negozi underground. Si respira un’atmosfera bohemienne, un po’ spagnoleggiante.
Strada molto amata dai più giovani e dagli appassionati di moda da strada, tra i principali punti di attrazione vanta  il parco delle Basiliche, preso d’assalto nelle serate estive, la più riservata piazza Sant’Eustorgio (dove riposano le spoglie dei Re Magi) e Piazza XXIV Maggio, da cui si entra nel delirio dei Navigli.

#8 CORSO DI PORTA ROMANA: LA VIA DEL DIAVOLO (E DEI VIP)

Collega Piazza Missori con Piazzale Medaglie d’Oro, quello delle Terme e dell’Arco per Filippo di Spagna (1596). Dove adesso si trova l’arco, in epoca romana e poi medievale sorgeva la porta di ingresso nelle mura cittadine.
Milano è l’unica città italiana a non avere una via intitolata a Roma. Questa è la via che si avvicina di più
.
Secondo una leggenda: a porta Romana ci abitava il Diavolo. Oggi invece è una via scelta da molti vip: nella zona ci vivono Enrico Ruggeri, Elio, Giusy Ferreri, Francesco Sarcina, Gianna Nannini, Eleonoire Casalegno e Giacomo di Aldo Giovanni e Giacomo.

#9 CORSO VITTORIO EMANUELE: LA PRIMA STRADA

Collega Duomo con San Babila questa che è una delle strade più antiche di Milano: in passato si chiamava “Corsi dei Servi“, prendendo il nome dal vicino convento dei servi di Maria. Nei Promessi Sposi, Manzoni poneva qui il forno delle Grucce preso d’assalto dal popolo in rivolta.
Nell’Ottocento la strada prese il nome di “Corso Francesco“, mentre dopo l’unità d’Italia assunse l’attuale denominazione.
È stata la prima via di Milano ad essere pedonalizzata – correvano gli anni Ottanta. Fino alla fine del secolo scorso era la via dei cinema, ormai tutti rimpiazzati da negozi di alta moda.

#10 VIA TORINO: LA VIA DELLA STREET FASHION

È la via della street fashion. Tra i negozi che richiamano più appassionati ci sono Zara, Intimissimi, Bershka, Kiko. È anche la via del cinema dell’Essai e dove i nostalgici rimpiangono la FNAC, sostituita da Trony e negli ultimi anni da Primark.
Da visitare, oltre che per lo shopping, anche per le tre belle chiese che si affacciano si questa via: quella di San Giorgio, quella di San Sebastiano – il Tempio Civico di Milano, e quella di San Satiro, con la famosa abside dalla prospettiva “magica” del Bramante.
E’ infine la via del pavé e dove nella calca c’è più rischio di essere fermati da venditori, volantinatori, volontari di associazioni o adepti di Scientology.

FOTOGALLERY: COM’ERANO E COME SONO DIVENTATE LE VIE PIÙ MILANESI DI MILANO?

Continua la lettura con: I quartieri più sorprendenti di Milano

ANDREA ZOPPOLATO

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La casa dei sogni per i milanesi? A Citylife

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Credits Andrea Cherchi - Lambrate

In un sondaggio realizzato da Dyanema, società specializzata nel flipping immobiliare, sono emerse le preferenze dei milanesi nella scelta dell’abitazione dove andare a vivere. Scopriamo i quartieri più richiesti e le motivazioni principali.

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La casa dei sogni per i milanesi? A Citylife

# Nelle zone centrali i milanesi preferiscono Citylife

Credits Andrea Cherchi – Citylife e fiori

In un sondaggio realizzato dall’Osservatorio sui mercati immobiliari di Dyanema, società specializzata nel flipping immobiliare, in collaborazione con Nextplora è emerso come nell’acquisto di una casa il quartiere conti molto per il 91% dei milanesi, ma anche come il prezzo rimanga il singolo fattore più determinante per il 78% degli intervistati. 

Tra le zone centrali è Citylife la scelta preferita da oltre un milanese su quattro.
A seguire il 18% delle preferenze va all’area di Brera/Garibaldi/Moscova. Al terzo posto i quartieri di Isola e i Navigli con il 16%.

# In periferia è Lambrate la zona più ricercata

Andrea Cherchi – Lambrate

Quando la scelta ricade sulle zone periferiche è Lambrate quella che ottiene maggiori consensi, con il 21% delle preferenze.
Al secondo posto l’area di Bicocca/Niguarda con il 18%, al terzo il quartiere di San Siro con il 15%.

# Le caratteristiche ideali nella scelta del quartiere dove andare a vivere

Infografica Dyanema

Tra le caratteristiche principali che i milanesi cercano in un quartiere per andare a viverci troviamo ai primi posti la pulizia e i buoni collegamenti con i mezzi di trasporto pubblico, rispettivamente per il 56% e il 54% del campione, a seguire la silenziosità per il 43% e infine è molto importante che il quartiere sia stato riqualificato o sia in via di riqualificazione per il 22% degli intervistati.

Fonte: Ufficio Stampa Dyanema

Continua la lettura con: Le NUOVE VILLETTE di PERIFERIA

FABIO MARCOMIN

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La stazione di Cadorna diventerà una foresta urbana: firmato l’accordo di programma

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Progetto Fili dettaglio

Nell’estate 2022 la presentazione ufficiale in Gae Aulenti del progetto “Fili”, pensato per trasformare in un’ottica green la connessione tra Cadorna e Malpensa. Cosa è previsto nel dettaglio e quando dovrebbe essere completato.

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La stazione di Cadorna diventerà una foresta urbana: firmato l’accordo di programma

# 60.000 mq di nuovo distretto verde urbano che ricoprirà i binari della stazione Cadorna

Binari Milano Cadorna

Nell’estate 2022 era stato presentato ufficialmente in Gae Aulenti il progetto “Fili”, voluto da Ferrovie Nord Milano e Regione Lombardia. Un maxi intervento lungo l’asse Milano-Malpensa, una intera arteria di nuovi scenari urbani verdi. 

A Milano è previsto forse quello più significativo: la copertura dei binari della stazione di Cadorna con un nuovo distretto verde urbano. Questo progetto contribuirà a migliorare la qualità dell’aria della città producendo ossigeno e fungerà da estensione del Parco Sempione.

Secondo quanto annunciato da Nhood a fine dicembre 2022, Ferrovienord ha fornito alla società patrimoniale e finanziaria Ceetrus Italy una dichiarazione di fattibilità per una proposta di Partenariato Pubblico-Privato, del valore complessivo stimato intorno agli 800 milioni di euro, con un contributo pubblico di circa 180 milioni euro di cui 150 da parte di Regione Lombardia. La proposta dettagliata prevede la costruzione di una piattaforma di circa 53.000 mq sopra i binari della stazione.

  • con 30.000 mq di nuovo parco urbano;
  • 60.000 mq destinati ad usi residenziali, ricettivi, servizi e piccolo commercio, destinati agli abitanti del quartiere;
  • un nuovo polo intermodale con la presenza della “Fabbrica dell’Ossigeno”, polo scientifico e divulgativo votato alla riduzione dell’impronta carbonica attraverso le più aggiornate tecnologie, in collaborazione con Politecnico di Milano.

Regione Lombardia ha specificato che la realizzazione degli edifici “è finalizzata a dover garantire la sostenibilità economica della proposta, sostenuta anche dal trasferimento di proprietà dell’esistente fabbricato a torre individuato al civico 14 di piazzale Luigi Cadorna, attualmente in uso a Ferrovie Nord e ad altri soggetti pubblici e privati”.

# Una “superstrada ciclabile” di 54 km da Milano a Malpensa

Superstrada ciclabile

Altro elemento caratterizzante di “FILI: la Lombardia tesse il suo futuro” è una “superstrada ciclabile” di 54 km che collegherà Milano Cadorna al T2 di Malpensa. Pensato per favorire la mobilità lenta, nel suo percorso toccherà ben 24 comuni.

# Il nuovo Hq di Ferrovie Nord in Bovisa

Park Associati- FNM – Nuova sede FNM

Il progetto non si ferma qui, arriverà a coinvolgere progetti per un totale di 2 milioni di metri quadrati all’interno della Lombardia. Presso la stazione Bovisa, attesa da una riqualificazione infrastrutturale con binari aggiuntivi e  l’ampliamento del fabbricato viaggiatori, è prevista la costruzione dl nuovo Hq di Ferrovie Nord.

Progetto Fili dettaglio

Anche il Polo infrastrutturale tecnologico-manutentivo di Saronno Centro sarà soggetto a una riorganizzazione. Questo progetto includerà la creazione del Museo delle Industrie e del Lavoro Saronnese, il restyling del fabbricato viaggiatori della stazione e miglioramenti nella viabilità circostante.

# Anche una collina verde sopra la ferrovia a Busto Arsizio

varesenews.it – Intervento Fili a Busto Arsizio

La stazione di Busto Arsizio sarà trasformata con l’aggiunta di un nuovo parco urbano di oltre 1 km di lunghezza e la costruzione di una collina verde sopra la ferrovia interrata. Il primo cantiere è previsto per settembre con la costruzione dell’edificio pre-boost al posto della vecchia sede della Polizia Locale, il condensatore culturale con spazi per le associazioni, un grande parcheggio coperto per 310 posti auto e un grande spazio verde. 

# I numeri del progetto in sintesi

Rivediamo quindi i numeri del progetto. Sono 4 i centri di connessione previsti, 188.330 mq le aree delle stazioni interessate dagli interventi, 41.000 ettari di terreni in cui è prevista la piantumazione di migliaia di alberi, una superciclabile di 54 km, 24 comuni interessati e una piattaforma di 53.000 mq sopra i binari della stazione di Cadorna, con 30.000 mq destinati a verde. In totale 2 milioni di metri quadrati di progetti.

# Firmato l’accordo di programma a giugno 2024

Il 17 giugno 2024 la Giunta regionale ha dato il via libera ala promozione dell’Accordo di Programma per l’intervento milanese “FILI Cadorna-Fabbrica dell’Ossigeno”. Queste le parole dell’Assessore regionale alle Infrastrutture e Opere pubbliche Claudia Maria Terzi: “Oggi si entra nel vivo dell’operatività di Fili, il grande progetto di rigenerazione urbana che cambierà il volto dell’asse Milano-Malpensa. Con la promozione dell’Accordo di Programma, che sarà sottoposto a procedure di valutazione ambientale, si avvia infatti l’iter procedurale di un intervento innovativo che riguarderà la stazione di Cadorna e non solo tramite la realizzazione della copertura dei binari, l’ampliamento del Parco Sempione e la sperimentazione di tecnologie innovative con il Politecnico di Milano per migliorare la qualità dell’aria».

L’inaugurazione dovrebbe avvenire entro la fine del 2028

Continua la lettura con: Che fine farà Porta Genova?

FABIO MARCOMIN

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7 esperienze formidabili da vivere in Italia almeno una volta nella vita

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Credits apulia.italia.ija IG - Eremo Vincent

L’Italia offre luoghi da visitare e esperienze da provare come nessun altro Paese al mondo. Scoprite questa incredibile selezione.

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7 esperienze formidabili da vivere in Italia almeno una volta nella vita

#1 Dormire a Isola Santa, il borgo medievale dimenticato tra le Alpi Apuane

Credits lorenzo.gj IG – Isola Santa

In Toscana, nel centro delle Alpi Apuane, c’è uno dei siti nascosti e meno conosciuti della regione. È Isola Santa, un antico borgo abbandonato di origine medievale sulle rive di un laghetto di montagna. Immerso in un oasi di natura lussureggiante è possibile alloggiare in uno degli storici edifici, tutti ben conservati. 

 

#2 Visitare “Vincent City”, l’eremo psichedelico del Salento

Credits apulia.italia.ija IG – Eremo Vincent

Poco lontano da Lecce, si trova un luogo che sembra uscito da una fiaba nel piccolo comune di Guagnano: la casa -museo di Vicent Brunetti, Vincent City o Eremo di Vincent. Realizzato nella periferia del paese, l’eremo è una città immaginaria interamente realizzata con materiali di recupero, il Parc Guell della Puglia, dall’artista Vincent Brunetti. È un’esplosione di colori, tele, statue e mosaici, un esperimento artistico incredibile. 

 

#3 Fare trekking nel Grand Canyon delle Lame Rosse 

Credits: veganiinviaggio.it

Anche l’Italia ha il suo “Grand Canyon”, una tappa obbligata per gli amanti del trekking e dei cammini nella natura questa, con percorsi caratterizzati da diversi i livelli di difficoltà in uno scenario che ricorda i paesaggi dell’Arizona. Si chiama “Lame Rosse” e si trova nel complesso dei Monti Sibillini e vicino al lago Fiastra, in provincia di Macerata nelle Marche. Questa formazione rocciosa è un vero e proprio canyon caratterizzato in cui spiccano alte torri e ammassi rocciosi derivanti da una lunga erosione del terreno e dal tipico colore rosso creato dai minerali naturali che colorano le pareti.

 

#4 Percorrere la Grande Muraglia d’Italia

A poco più di due ore di macchina da Milano si trova la Grande Muraglia Cinese d’Italia. Si tratta della più grande struttura fortificata in muratura d’Europa e nel mondo seconda solo alla celeberrima Grande Muraglia Cinese.

Si trova in un comune poco abitato della Val Chisone: Fenestrelle, in provincia di Torino, con “uno dei più straordinari edifizi che possa aver mai immaginato un pittore di paesaggi fantastici: una sorta di gradinata titanica, come una cascata enorme di muraglie a scaglioni, un ammasso gigantesco e triste di costruzioni, che offriva non so che aspetto misto di sacro e di barbarico, come una necropoli guerresca o una rocca mostruosa, innalzata per arrestare un’invasione di popoli, o per contener col terrore milioni di ribelli. Una cosa strana, grande, bella davvero. Era la fortezza di Fenestrelle” come scriveva Edmondo de Amicis.

Si sviluppa su un’area di 1.350.000 metri quadrati, lungo 3 chilometri e su un dislivello di 635 metri. Nel corso della sua storia non fu mai assediato, ma sempre utilizzato come carcere.

 

#5 Scoprire l’orrido di Nesso, la gola naturale con cascata sulle rive del lago di Como

orrido di nesso
Foto Credit: David Nicholls

Sulla strada che da Como porta a Bellagio si nasconde un luogo incantevole a dispetto del nome: l’Orrido di Nesso. Una profonda gola naturale situata allo sbocco delle valli dei torrenti Tuf e di Nosè, che precipitando tra le rocce nel borgo di Nesso, formano una ripida cascata. Il dislivello, dall’inizio della cascata alle acque del Lario, è di circa 200 metri.

Leggi anche: L’orrido di Nesso: il CANYON e le CASCATE a un’ora da Milano

#6 Salire sulla “Mont Saint Michel” italiana

Credits: it.churchpop.com

La Sacra di San Michele è un luogo mistico che svetta imponente e silenzioso in Val di Susa, in Piemonte. Nelle giornate di nebbia sembra essere sospesa nel vuoto proprio come la celebre Mont Saint Michel in Francia rimane isolata in mezzo al mare quando ci sono le alte maree e per questo è soprannominata la piccola “Mont Saint Michel” italiana. La sua peculiarità è quella di essere posizionata sulla sommità del monte Pirchiriano, uno sperone roccioso appartenente nelle Alpi Cozie a circa 1.000 s.l.m.

Leggi anche: La piccola “MONT SAINT MICHEL” italiana a 2 ORE da MILANO

#7 Percorrere il portico più lungo del mondo a Bologna

Credits: viaggiosostenibile.com – Portico di via Saragozza

Il portico di San Luca, a Bologna, è il più lungo del mondo: ben 3796 metri con 666 arcate, 15 cappelle e servono 489 scalini per percorrerlo tutto. Parte da via Saragozza e conduce sino al Santuario della Madonna di San Luca. Una curiosità sul numero delle arcate, il 666 non sembra per nulla casuale, ma al contrario conterrebbe un forte simbolismo: la strada che si snoda giù dal colle della Guardia rappresenterebbe il demonio schiacciato dalla Madonna durante la sua discesa dal Santuario di San Luca.

Leggi anche: BOLOGNA è la città con il portico più LUNGO del MONDO (con lo zampino del DEMONIO) 

 

Continua la lettura con: Estate in Lombardia: 7 mete per trascorrere una vacanza restando in regione

FABIO MARCOMIN

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I 7 luoghi in Lombardia dove si trasferirebbero i milanesi

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Credits: gogoterme.com - Resort Lefay

Sondaggio: Dovessi trasferirti a vivere in un posto in Lombardia diverso da Milano, dove andresti? Queste le 7 prime scelte ricavate da oltre 700 risposte espresse. 

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I 7 luoghi in Lombardia dove si trasferirebbero i milanesi

#1 Hinterland

Corpi Santi. Credits: wikipedia.org

Tra le sette mete ci sono i Corpi Santi. Il vecchio nome che definiva l’area della città metropolitana attuale. Si propende in particolare verso Nord: ai primi posti ci sono Cinisello, Sesto e Monza. La scelte di chi se proprio proprio se ne deve andare meglio restare nei pressi. 

Leggi anche: Cosa c’è di bello a Cinisello

#2 Lago di Como

Como – Ph. Maurizio Moro

Uno dei laghi più belli del mondo. Forse il più caro ai milanesi. Meta classica della gita domenicale sta venendo scelta sempre di più come luogo in cui vivere. La stessa Como ha fatto salti da gigante negli ultimi anni, acquistando anche una raffinatezza metropolitana in locali e ristoranti. Tra i numerosi luoghi indicati in riva al lago svettano Menaggio, Cernobbio e, sul lato opposto, Varenna. 

Leggi anche: Le sette meraviglie del lago di Como

#3 Bergamo

Credits: @comunedibergamo
Città alta Bergamo

Tra le città svetta la capitale orobica. Dalla sua parte la distanza (una cinquantina di chilometri), gli ottimi collegamenti, l’aeroporto, la bellezza. Come mentalità è tra quelle più vicine a Milano. E’ poi città di musica, di cultura e vicina a un territorio naturalmente fantastico. 

Leggi anche: Bergamo

#4 Lago di Garda

Credits: gogoterme.com – Resort Lefay

In generale l’ipotesi di andare sul lago risulta molto quotata tra i milanesi. Ance se il lago di Como risulta al top delle preferenze, soprattutto per la vicinanza, molti sognano invece le rive lombarde del più grande lago italiano. Tra le destinazioni più ambite ci sono Desenzano, Sirmione e Limone. Buoni risultati anche per altri laghi, come il Maggiore, il lago d’Iseo (Lovere) o Osmate sul lago di Monate. 

Leggi anche: Il Lago di Garda (Sponda Lombarda)

#5 Valtellina

credits: @livigno

Molte preferenze espresse per la scelta forse più radicale. Trasferirsi in montagna. Rispetto ad altre valli della regione la voce del padrone la fa la Valtellina. Le tre località più citate sono 3. Santa Caterina, 2. Bormio e 1. Livigno, la regina delle montagne lombarde. In Val Camonica invece la più citata è Ponte di Legno. 

Leggi anche: Milano vista dalla Valtellina

#6 Varese 

varese
varese

La città giardino è al centro di un territorio unico: la provincia italiana con la più alta percentuale di laghi. Viene infatti anche chiamata “La provincia dei sette laghi” per i 7 bacini che la bagnano: lago di Varese, lago Maggiore, lago di Comabbio, lago di Monate, lago di Lugano, lago di Ghirla, lago di Ganna. Molto ambita da chi vuole vivere con le comodità di una città in mezzo a una natura spettacolare. A breve distanza da Milano. 

#7 Mantova

Credit marcobenedettiph IG – Mantova

Una delle città lombarde che sta perdendo più abitanti è comunque una delle mete più desiderate dai milanesi. Piace per le nobili origini, per la raffinatezza e per quel legame storico che da sempre la collega a Milano. Senza contare la cucina spettacolare e la simpatia di abitanti che rappresentano un ottimo mix tra cultura lombarda, veneta ed emiliana. 

Continua la lettura con: 7 ragioni per andare a vivere a Mantova

# Menzione d’onore

credits: @teamoltrepo su IG

Solo poco più distante ci sono altre possibili vie di fuga per i milanesi. Ci sono innanzitutto Pavia e Lecco. Seguite da Cremona, Lodi e Brescia. Tra i territori menzionati c’è poi l’Oltrepò anche se forse un po’ in calo rispetto agli anni passati. 

Continua la lettura con: Quello che i milanesi pensano della Lombardia

 MILANO CITTA’ STATO

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La “Milano-Brianza” avanza a pieno regime: il percorso e le 3 criticità all’orizzonte

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Progetto Metrotranvia Milano-Seregno

I lavori sono partiti a maggio 2023 e al momento tutti i cantieri sono attivi. Queste le caratteristiche dell’opera, quando dovrebbe essere pronta e le criticità segnalate dalla pagina instagram “Velocipiedi”. 

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La “Milano-Brianza” avanza a pieno regime: il percorso e le 3 criticità all’orizzonte

# Una nuova linea lunga 14,3 km: 25 fermate e 8 comuni attraversati

Metrotranvia Milano Seregno
Credits: MM – Metrotranvia Milano Seregno

Sono partiti a maggio del 2023 i lavori per la costruzione della metrotranvia Milano-Seregno FS, grazie a un investimento di 258 milioni di euro, con una durata complessiva prevista di 28 mesi e inaugurazione tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026. La nuova linea sostituisce la dismessa tranvia extraurbana Milano-Desio, ma non ne segue il tracciato originale, estendendosi fino a Seregno. Il percorso, lungo 14,3 chilometri, comprende 25 fermate con una distanza media di 540 metri tra loro, attraversando otto comuni: Milano, Bresso, Cormano, Cusano Milanino, Paderno Dugnano, Nova Milanese, Desio e Seregno, fino alla stazione che permette collegamenti con Saronno, Como, Carnate e Monza.

Sono previsti vari interscambi: alla stazione di Seregno al capolinea nord, a Milano Maciachini M3 al capolinea sud, a Niguarda con la metrotranvia 4 e con la nuova metrotranvia Cascina Gobba-Certosa. La frequenza sarà di 5 minuti nelle ore di punta fino a Paderno e 10 oltre Paderno e di 30 minuti nelle ore di minor traffico.

Leggi anche: La Milano-Brianza avanza: quando sarà la prima corsa 

# Come viene realizzata

Nuova metrotranvia Milano-Seregno

Il progetto prevede una ricostruzione completa con un design all’avanguardia. La linea avrà parterre protetti e inerbiti, per lo più situati al centro della carreggiata, e fermate dotate di marciapiedi alti e pensiline, simili a quelle presenti nella rete milanese. Sarà demolito l’impianto tranviario obsoleto e dismesso, e l’attuale struttura di armamento e trazione elettrica sarà completamente rifatta. Verranno inoltre installate tecnologie innovative per impianti e segnalamento

# Le caratteristiche e le criticità del tracciato

Andiamo nel dettaglio delle caratteristiche delle singole tratte. Il tracciato non sarà realizzato tutto nello stesso modo, data l’alternanza di tratti a singolo binario ad altri a doppio binario. La pagina instagram Velocipedi, che propone “video di divulgazione sull’urbanistica e sulla mobilità sostenibile in maniera imparziale”, ritiene che siano diverse criticità da segnalare.

#1 La seconda tratta è a binario unico

Città Metropolitana di Milano – Milano-Paderno metrotranvia

Per quanto riguarda il servizio solo la prima parte della linea sarà a doppio binario, nei comuni di Milano, Bresso e Cusano Milanino, collegando il Parco Nord con Paderno Dugnano località Calderara (7,9 km). Le corse con capolinea a Paderno Calderara
si attesteranno a Milano Cairoli M1.

La seconda parte della linea, da Calderara a Seregno FS (6,4 km), è prevista invece a singolo binario anche se intervallata da tratte ancora a doppio binario e raddoppi agli incroci, con il tratto Desio-Seregno di nuova costruzione. Questa scelta è probabilmente dovuta al fatto, viene spiegato sulla pagina, che la linea passa per zone poco densamente abitate dove non è necessaria un’alta frequenza e infatti nelle ore di punta i passaggi sono inferiori rispetto alla prima tratta.

#2 Poco verde e poco spazio per pedoni e biciclette

Nuova metrotranvia Milano-Seregno

Un progetto vecchio, a detta di “Velocipiedi”, perchè ci sono “pochi alberi, marciapiedi stretti e carreggiate larghe con parcheggi ovunque possibile.” Inoltre è previsto “poco o nulla per migliorare l’accessibilità per pedoni e ciclisti, che si ritroveranno su strade inospitali e pericolose”, quando una nuova infrastruttura di trasporto pubblico dovrebbe servire anche per migliorare l’ambiente urbano. 

Dalle informazioni disponibili risulta infatti che assieme alla viabilità saranno ricostruiti integralmente le piste ciclabili e il verde urbano, oltre ai canali lungo il corridoio dei lavori, ma non è specificato se ci saranno interventi aggiuntivi. Questo è quanto indicato tra gli obiettivi dell’opera sul sito della Città Metropolitana di Milano: riqualificare i contesti urbani attraversati in ogni loro elemento (viabilità, verde, illuminazione, semaforizzazione, rete fognaria).

#3 L’asservimento semaforico ci sarà?

Rendering Metrotranvia Milano-Seregno

Tra gli interventi è previsto il rifacimento degli impianti semaforici ma non è specificato se ci sarà l’asservimento semaforico, che consente al trasporto pubblico di avere la precedenza agli incroci rispetto al quello privato. A Milano è stato programmato da anni ma mai attivato su nessuna linea, pertanto se non fosse stato previsto nemmeno per questa linea di metrotranvia “limiterebbe di molto la velocità e la puntualità del mezzo, che si dovrà fermare ad ogni semaforo nonostante abbia un percorso interamente su sede riservata.”

Continua la lettura con: M2 verso Vimercate: via libera allo studio di fattibilità

FABIO MARCOMIN

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Le due “Candy Lines” che ci vorrebbero nella metro di Milano

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Cesare Bonacina - Metro M6 e M7

A ottobre è attesa la presentazione al pubblico dei sei tracciati ipotizzati per la nuova metropolitana M6. Nel frattempo però ci sono altri progetti in corso di realizzazione o approvati che estenderanno le attuali linee anche oltre i confini comunali. Cesare Bonacina ha immaginato uno sviluppo differente della rete metropolitana milanese partendo dai prolungamenti già previsti. Ecco come potrebbe essere la metro milanese del futuro.

Le due “Candy Lines” che ci vorrebbero nella metro di Milano

# I prolungamenti previsti: da M1 a M5

Nuove linee

La rete metropolitana milanese continua a crescere e lo farà ancora nel prossimo futuro. In autunno è programmato il completamento della linea M4, con nuovo capolinea ad ovest a San Cristoforo Fs per un totale di 15 km di tracciato e 21 fermate. Entro il 2029 dovrebbe essere portata a termine l’estensione della M1 a nord, con le fermate di Sesto Restellone e Cinisello/Monza Bettola. Nel 2025 dovrebbero invece partire i lavori per l’estensione della M1 di 3 fermate ad ovest, Parri-Valsesia, Baggio e Quartiere Olmi, per i quali è attesa l’assegnazione a breve dell’azienda incaricata e con fine cantieri massimo entro il 2031. Negli anni successivi, tra il 2032-2034, potrebbero invece inaugurare altri due prolungamenti: M5 a nord di 11 fermate verso Monza e M4 di due fermate fino a Segrate.

# Nuove estensioni utili da realizzare

In attesa di capire quale sarà il tracciato della prossima metropolitana M6, a ottobre dovrebbero essere presentati al pubblico sei ipotesi alternativa, allo studio ci sono diversi i prolungamenti delle linee attuali: la M2 fino a Vimercate come metrotranvia, la M3 verso Paullo misto metro-metrotranvia e la M5 fino a Settimo Milanese o addirittura fino a Magenta.

Cesare Bonacina – Futura rete metro

Cesare Bonacina ha provato però a immaginare uno sviluppo differente e ulteriore della rete metropolitana milanese partendo dai prolungamenti già previsti.

# M2 estesa fino a Fiordaliso e Humanitas

Cesare Bonacina – M2 a sud

Come si vede dalla sua mappa si potrebbe allungare la linea M2 dal capolinea di Piazza Abbiategrasso di 4 fermate lungo Via dei Missaglia, fino al centro commerciale il Fiordaliso, e da Assago Forum di 3 fermate fino all’Ospedale Humanitas.

# M3 fino a San Giuliano Milanese

Cesare Bonacina – M3 a Zivido

Per il prolungamento della M3 invece che andare in direzione di Paullo la proposta è di scendere lungo la Via Emilia per servire i comuni di San Donato Milanese e San Giuliano Milanese con sei fermate.

# Le Candy Lines, due nuove metro semicircolari per servire la città e l’hinterland: M6 e M7

 

Veniamo poi a due nuove linee semicircolari, la M6 e la M7, che si si potrebbero chiamare “candy lines” per via della forma che si andrebbe a creare con le due intersezioni ipotizzate.

Cesare Bonacina – Metropolitana M6

La prima è pensata per andare dal quartiere di Ponte Lambro ad est, con fermate al PalaItalia, incrociare Rogoredo M3 e seguire il percorso della linea bus 95 interscambiando con M2 a Famagosta, poi in direzione nord incrociando la M4 a Gelsomini, la M1 a Primaticcio, la M5 a San Siro Stadio e la M1 a Lampugnano. Infine intersecherebbe, tra le linee esistenti, la M3 ad Affori per poi terminare a Cusano Milanino dopo aver servito anche Bresso.

Cesare Bonacina – Metro M7

La M7 coprirebbe il lato sud-est, est per poi chiudersi a nord ovest. A sud scenderebbe lungo l’asse di Via Ripamonti con capolinea a Locate Triulzi e fermate ad Opera, Noverasco e tutto il Vigentino. Il primo interscambio sarebbe a Lodi T.I.B.B. con la M3, poi procedendo in direzione di Calvairate incrocerebbe a Dateo M4, poi Lambrate FS M2, ancora in direzione di Crescenzago con fermate nei quartieri di Casoretto, Via Padova e Ponte Nuovo prima dell’incrocio con la M1 a Precotto. Andando verso ovest ipotizzando un interscambio con Bicocca M5, Affori centro M3, Villapizzone con M6, per arrivare al capolinea a servizio di MIND e dell’Ospedale Galeazzi passando Quarto Oggiaro, Vialba e Ospedale Sacco. L’altro incrocio tra le due nuove linee sarebbe tra Via Solaroli e Via Ripamonti.

Continua la lettura con: Metro M6: i sei tracciati allo studio

FABIO MARCOMIN

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Queste sono le spiagge migliori d’Italia

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maurizio87 IG - Spiaggia di Scivu

Voglia di mare ma non sai quale spiagge scegliere? Ci ha pensato Holidu, tra i più noti portali di prenotazione di case e appartamenti vacanza d’Europa, con la classifica delle migliori spiagge d’Italia. È un dominio assoluto della Sardegna, ma una è a meno di due ore da Milano. Ecco la graduatoria con tutte le 50 posizioni.

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Queste sono le spiagge migliori d’Italia

# Best beaches 2024: la classifica delle 50 spiagge italiane più amate

Stephanie Albert – Pixabay

Siamo nel pieno della stagione estiva e, per gli amanti del mare che ancora non lo hanno fatto, c’è da scegliere la spiaggia migliore dove prendere il sole e fare il bagno durante le vacanze. Per chi non sapesse dove andare ci ha pensato Holidu, tra i più noti portali di prenotazione di case e appartamenti vacanza d’Europa, realizzando la classifica delle top 50 spiagge italiane del 2024, utilizzando i dati di Google Maps raccolti ed elaborati nel mese di luglio 2024.

Sono state prese spiagge, marine, baie e cale in Italia presenti nel database di Google Maps e sui 9.500 risultati sono state esclusi quelli che non erano spiagge. Sono state poi selezionate le spiagge con le valutazioni più alte, favorendo quelle con il maggior numero di recensioni ed escludendo con un numero inferiore a 100. Ne è emerso un dominio assoluto della Sardegna, dalla prima alla dodicesima posizione e con 39 spiagge su 50 della graduatoria.

# La spiaggia di Scivu è la migliore in assoluto

osy_awa IG – Spiaggia di Scivu

La migliore in assoluto è risultata la spiaggia di Scivu, nel territorio di Arbus nel centro del Medio Campidano, uno dei tratti più incantevoli della Costa Verde. Il suo punto di forza è il fatto di essere una spiaggia in un territorio isolato e lontano da centri abitati.

maurizio87 IG – Spiaggia di Scivu

Famosa per le sue dune di sabbia dorata e le acque cristalline si presenta come un ambiente selvaggio e incontaminato che la rende una delle spiagge più suggestive della Sardegna. Ha ricevuto 1.828 recensioni e un valutazione di 4,8.

# La top five completa

Credits robina_90 IG – Granelli Is Arutas

Sul podio troviamo poi la spiaggia di Is Arutas, che con 7.979 recensioni è quella che ne ha ricevute di più, nella Penisola del Sinis, conosciuta per la sabbia composta da piccoli granelli di quarzo, di vari colori che spaziano dal bianco al rosa al verde. La sua valutazione è di 4,7. Sul gradino più basso c’è la spiaggia di Porto Giunco, nei pressi di Villasimius e caratterizzata da una lunga distesa di sabbia bianca e un mare turchese. Non è lontana nemmeno dallo stagno di Notteri, popolato dai fenicotteri rosa, e ha ottenuto anche lei una valutazione di 4,7 ma con 6.723 recensioni.

# Le spiagge che completano la top ten

araj_beach_club IG – Su Giudeu

Scorrendo la graduatoria abbiamo la  spiaggia di Su Giudeu a Chia, celebre per la sua sabbia dorata e le dune, e Mari Pintau, nel Golfo di Cagliari, con il nome che significa “mare dipinto” e si riferisce al colore del mare che varia dal turchese al blu intenso. Dalla sesta alla decima posizione Spiaggia delle Dune a Porto Pino, Spiaggia di Mari Ermi nella Penisola del Sinis, Spiaggia di Piscinas nella Costa Verde con dune fino a 60 metri, Spiaggia Rena Bianca a Santa Teresa di Gallura con viste spettacolari sulle Bocche di Bonifacio e infine Spiaggia di Cala Spinosa a Capo Testa, una piccola cala nascosta tra rocce granitiche.

# La Sardegna ha 39 su 50 spiagge, staccata la Puglia al secondo posto con appena 4

Anche le due prime spiagge fuori dalla top ten sono sarde, Spiaggia di San Giovanni di Sinis Sardegna e Spiaggia di Su Sirboni, mentre alla tredicesima posizione troviamo la prima di un’altra regione, Spiaggia della Rotonda in Calabria.

La seconda regione dopo la Sardegna è la Puglia, con quattro spiagge, alla 20esima posizione quella di Porto Selvaggio, alla 22esima quella seguita San Pietro in Bevagna, poi la Spiaggia del Frascone in 41esima e quella di Monaco Mirante alla 48esima.

Holidu Spiagge 34-50

Liguria e Toscana ne hanno due, per la prima Boccadasse e Varigotti rispettivamente alla 16esima e 41esima, per la seconda quella di Cavoli a Campo e della Padulella entrambe sull’Isola d’Elba e rispettivamente alle 17esima e 38esima piazza. Con una spiaggia, oltre alla Calabria, anche Marche e Abruzzo.

Continua la lettura con: La “spiaggia dei milanesi” si trova a 800 chilometri da Milano

FABIO MARCOMIN

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Sciesopoli: un simbolo di rinascita tra le montagne di Selvino

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chiara_vittoni IG

Nascosta tra i monti della provincia di Bergamo, nel pittoresco comune di Selvino, si erge Sciesopoli, un luogo che racchiude in sé capitoli fondamentali della storia italiana ed europea del XX secolo. Questo complesso architettonico, inizialmente concepito come colonia estiva durante il regime fascista, ha vissuto una straordinaria trasformazione nel dopoguerra, diventando un rifugio e un luogo di rinascita per centinaia di bambini ebrei sopravvissuti all’Olocausto. La storia di Sciesopoli è un potente promemoria di come i luoghi possano cambiare significato e funzione, riflettendo i drammatici cambiamenti della società e della politica.

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Sciesopoli: un simbolo di rinascita tra le montagne di selvino

# Le origini fasciste

modugno_designer IG – Sciesopoli

Sciesopoli fu edificata tra il 1932 e il 1933, nel pieno del periodo fascista, su progetto dell’architetto Vietti Violi. Il complesso rappresenta un esempio significativo dell’architettura razionalista, stile prediletto dal regime di Mussolini. La struttura, imponente e funzionale, era in grado di ospitare fino a 700 bambini e comprendeva dormitori, refettori, aule, spazi ricreativi e persino un teatro.

L’edificio principale si sviluppa su più piani, con ampie finestre che garantiscono luce e aria, in linea con i principi igienisti dell’epoca. La facciata, caratterizzata da linee pulite e geometriche, riflette l’estetica modernista cara al fascismo. Gli spazi interni erano organizzati per ottimizzare la vita comunitaria e l’indottrinamento ideologico dei giovani ospiti.

Durante il ventennio fascista, Sciesopoli funzionò come colonia estiva per i figli dei lavoratori dell’industria. L’obiettivo era duplice: da un lato, offrire un periodo di vacanza e di “aria buona” ai bambini provenienti dalle città industriali, dall’altro, utilizzare questi soggiorni come opportunità di indottrinamento politico e formazione ideologica.

Le attività proposte ai giovani ospiti includevano esercizi ginnici, escursioni, lezioni di cultura fascista e cerimonie patriottiche. L’architettura stessa del complesso, con i suoi spazi ampi e ordinati, era pensata per infondere nei ragazzi i valori di disciplina e ordine propugnati dal regime.

# Il dopoguerra

sarabullseye IG – Sciesopoli

L’Europa si trovava a fare i conti con l’immane tragedia dell’Olocausto. Milioni di ebrei erano stati sterminati nei campi di concentramento nazisti, e tra i sopravvissuti c’erano migliaia di bambini, molti dei quali orfani o separati dalle loro famiglie.

In questo scenario, Sciesopoli visse una straordinaria metamorfosi. Tra il 1945 e il 1948, l’ex colonia fascista divenne un centro di accoglienza per circa 800 bambini ebrei sopravvissuti ai campi di concentramento. Questa trasformazione fu resa possibile grazie all’impegno di numerose persone e organizzazioni, in particolare della comunità ebraica italiana e internazionale.

Un ruolo chiave in questa trasformazione fu svolto da Raffaele Cantoni e Moshe Zairi. Il primo all’epoca era presidente della comunità ebraica di Milano, figura di spicco della Resistenza italiana e attivista per i diritti degli ebrei. Il secondo era un soldato della Brigata Ebraica. Insieme si adopereranno per ottenere l’uso della struttura e organizzare l’accoglienza dei giovani sopravvissuti, facendo diventare Sciesopoli un luogo di rinascita e speranza. Non si limiteranno a fornire un rifugio fisico, ma si impegnarono per creare un ambiente in cui questi bambini, segnati da traumi indicibili, potessero ritrovare un senso di normalità e di appartenenza.

# La vita a Sciesopoli

I primi gruppi di bambini iniziarono ad arrivare a Sciesopoli nell’estate del 1945. Provenivano da diversi paesi europei, principalmente dall’Europa orientale, e molti di loro avevano vissuto esperienze traumatiche nei campi di concentramento o in clandestinità.

L’accoglienza e l’adattamento non furono semplici. Molti bambini erano diffidenti, spaventati, alcuni non parlavano italiano. Il personale di Sciesopoli, composto da volontari, educatori e personale medico, dovette affrontare sfide enormi per guadagnare la fiducia dei giovani ospiti e aiutarli a superare i traumi subiti.

Nonostante le difficoltà iniziali, a Sciesopoli si riuscì gradualmente a creare un ambiente accogliente e stimolante. La giornata dei bambini era scandita da attività educative, ricreative e terapeutiche. Si tenevano lezioni di italiano, ma anche di ebraico e di storia ebraica, nel tentativo di riconnettere i giovani con la loro identità culturale e religiosa.

Grande importanza venne data alle attività artistiche e creative, come la musica, il teatro e l’arte, considerate fondamentali per l’elaborazione dei traumi e per la ricostruzione di un senso di sé. Non mancavano le attività sportive e le escursioni nella natura circostante, che offrivano momenti di spensieratezza e di contatto con l’ambiente.

Un aspetto cruciale dell’esperienza di Sciesopoli fu il supporto psicologico offerto ai giovani ospiti. Molti bambini soffrivano di incubi, attacchi di panico e altri sintomi di quello che oggi chiameremmo disturbo post-traumatico da stress. Il personale di Sciesopoli, pur non avendo sempre una formazione specifica in questo campo (all’epoca ancora poco sviluppato), si impegnò per creare un ambiente terapeutico e di sostegno emotivo.

Si incoraggiavano i bambini a parlare delle loro esperienze, a esprimere le loro emozioni attraverso l’arte e il gioco, e si cercava di aiutarli a ricostruire un senso di fiducia negli adulti e nel mondo. Questo lavoro paziente e delicato contribuì in modo significativo al processo di guarigione di molti giovani sopravvissuti.

Uno degli obiettivi principali di Sciesopoli era preparare i giovani ospiti per il loro futuro. Per alcuni, questo significava il ricongiungimento con familiari sopravvissuti. Per altri, si trattava di prepararsi per l’emigrazione, spesso verso Israele o gli Stati Uniti. Altri ancora rimasero in Italia, integrandosi nella società locale.

Il personale di Sciesopoli lavorò per fornire ai ragazzi gli strumenti necessari per affrontare queste diverse prospettive. Si insegnavano lingue, si forniva formazione professionale e si lavorava per sviluppare le competenze sociali necessarie per affrontare il mondo esterno.

# I bambini di Selvino

Molti dei bambini che passarono per Sciesopoli hanno lasciato testimonianze toccanti della loro esperienza. Nei loro ricordi, emerge spesso il contrasto tra l’orrore vissuto nei campi e la ritrovata serenità a Selvino. Per molti, Sciesopoli rappresentò un punto di svolta, un luogo dove poterono finalmente tornare a essere bambini e iniziare a immaginare un futuro.

Queste testimonianze sono preziose non solo come documento storico, ma anche come monito per le generazioni future sull’importanza della solidarietà e dell’accoglienza in tempi di crisi.

L’arrivo dei bambini ebrei a Sciesopoli ebbe un impatto significativo anche sulla comunità di Selvino. Molti abitanti del paese si mobilitarono per aiutare, offrendo supporto pratico ed emotivo. Questa esperienza contribuì a sensibilizzare la popolazione locale sulle tematiche dell’Olocausto e dell’antisemitismo, creando legami che in alcuni casi sono durati per decenni.

L’esperienza di Sciesopoli si inserisce in un contesto più ampio di iniziative di soccorso e riabilitazione per i sopravvissuti all’Olocausto nel dopoguerra. Rappresenta un esempio significativo di come strutture legate al passato fascista potessero essere riconvertite per scopi umanitari, simboleggiando il desiderio dell’Italia di voltare pagina e di contribuire alla ricostruzione morale oltre che materiale dell’Europa.

# Sciesopoli oggi

ambulanzaselvinoaviatico IG

Purtroppo, nonostante il suo straordinario valore storico e simbolico, Sciesopoli versa oggi in uno stato di abbandono. Dopo la chiusura del centro di accoglienza per i bambini ebrei, la struttura ha avuto vari utilizzi nel corso dei decenni (colonia, scuola…), ma è stata progressivamente abbandonata a partire dagli anni ’80. 

L’edificio, pur mantenendo la sua imponenza architettonica, mostra evidenti segni di degrado. Le infiltrazioni d’acqua, il vandalismo e l’incuria hanno danneggiato seriamente molte parti della struttura.

auroracantinipoetessa IG – Sciesopoli

Negli ultimi anni, sono nate diverse iniziative per il recupero e la valorizzazione di Sciesopoli. Associazioni locali, studiosi e sopravvissuti si sono mobilitati per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sull’importanza di preservare questo luogo della memoria. Ci sono progetti per trasformarlo in un museo e centro di documentazione sull’Olocausto e sul salvataggio dei bambini ebrei. L’idea è di creare un luogo vivo di memoria e di educazione, che possa raccontare alle nuove generazioni questa straordinaria storia di solidarietà e rinascita.

ambulanzaselvinoaviatico IG – MuMeSE

Il recupero di Sciesopoli presenta numerose sfide, non solo finanziarie ma anche logistiche e concettuali. Come preservare l’autenticità del luogo pur rendendolo fruibile al pubblico? Come raccontare la complessa storia di questo edificio, dal suo passato fascista alla sua trasformazione in rifugio per bambini ebrei? Queste domande richiedono un approccio multidisciplinare, che coinvolga storici, architetti, educatori e la comunità locale. Il futuro di Sciesopoli dipenderà dalla capacità di trovare un equilibrio tra conservazione e innovazione, tra memoria e prospettive future.

La storia di Sciesopoli a Selvino è un potente esempio di come i luoghi possano cambiare significato e funzione, riflettendo i drammatici cambiamenti della storia. Da simbolo del regime fascista a rifugio per le giovani vittime del nazismo, questa struttura incarna la complessità della storia italiana ed europea del Novecento.

 

Continua la lettura con: Viaggio nel passato: 4 luoghi straordinari in Lombardia per rivivere la GRANDE GUERRA

MICHELE LAROTONDA

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I 10 migliori cocktail dell’estate milanese

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Se vi dico flair bartending cosa vi viene in mente? In Italia questa specializzazione arriva negli anni immediatamente successivi alla Milano da bere; il fenomeno lo si importa direttamente dagli USA, of course!
Al mondo esiste da 150 anni, ed è in pratica una tecnica per cui il barman prepara i cocktail “utilizzando i versaggi multipli o contemporanei di liquori, stravolgendo prese e lanci dei contenitori o bottiglie con movimenti a volte aggraziati o talvolta bizzarri, lanciando o afferrando gli stessi davanti o dietro la schiena, secondo una regia pianificata prima o improvvisata al momento, secondo l’esigenza”.

Insomma andarsi a fare un aperitivo o, per essere più sofisticati, un cocktail e prima di ingollarlo, vederlo volteggiare in aria insieme a tutti i suoi componenti non è piuttosto figo!? Se poi il barman circense è anche un mixologist (così si dice ora nei posti giusti), e a Milano c’è, allora qui comincia il bello!

Ecco i 10 migliori cocktail dell’estate milanese mixologizzati per noi.

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I 10 migliori cocktail dell’estate milanese

Tgcom24 – Cocktail Brera

#1 SINGAPORE SLING

Dal gusto esotico, nasce a Singapore nel 1915. La ricetta si compone principalmente di Gin, ananas, lime fresco, angostura e Benedictin. Va servito in bicchiere di vetro con fettina d’ananas e ciliegia maraschino.
Consigliato alle donne che sappiano indossare molto bene il rosso di sera.

#2 MOSCOW MULE

Nel quale non può mancare la vodka. Si mostra per la prima volta in California nel 1940. I suoi ingredienti sono ginger beer e succo di lime o di cedro, da servire in una tazza di rame abbellita da una fetta di limone.
Consigliato a chi voglia sentire un brivido scorrere lungo tutta la schiena.

#3 FROZEN DAIQUIRI

L’estiva del Daiquiri che nasce a Cuba agli inizi del 1900. E’ composto da rum bianco, succo di lime fresco, sciroppo di zucchero e una pallina di gelato. Si serve nel Goblet, senza guarnizioni. La versione classica – senza gelato – rappresenta il cocktail preferito di Hemingway e viene inoltre citato anche da Agatha Christie in uno dei suoi più famosi gialli.
Adatto a letterati particolarmente accaldati.

#4 PISCO SOUR

E’ anche la bevanda nazionale del Perù e si compone principalmente di Pisco (acquavite sudamericana ricavata dalla distillazione di vino bianco e rosato).
Inventato agli inizi del secolo scorso da un americano che si era trasferito a Lima per lavoro, il cocktail oltre al Pisco,è composto da limone, zucchero, bianco d’uovo e ghiaccio a cubetti.
Indicato per chi si sente un po’ troppo giù di tono.

#5 APPLE MARTINI

L’attribuzione della sua nascita è dibattuta. Secondi alcuni sarebbe avvenuta a New York all’inizio del 1900 per mano di un italiano. Per certo, sappiamo che il ghiaccio è fondamentale anche se non deve comparire mai nel cocktail ma intorno ad esso.
Ingredienti principali: grappa alla mela, Vodka, Cointreau, ultimo tocco: una fetta di mela verde: Consigliato alle Biancaneve in attesa di principi azzurri.

#6 BLACK VELVET

Inventato a Londra alla morte del principe Alberto nel 1861 per affogare nell’alcol i dispiaceri, si compone di Guinness Stout e Spumante. Si serve in un flûte d Cahampagne e deve avere un bel colore scuro con sopra la spuma tipica della birra irlandese.
Favorevole a chi si senta un po’ folleggiante.

#7 MARGARITA ON THE ROCKS

E’ il più comune cockatil messicano e si beveva già negli anni ’30 del secolo scorso.
Normalmente servito shackerato con ghiaccio, presenta nella composizione: Tequila, Triple Sec, lime fresco, con sale sul bordo del bicchiere.
Vivamente consigliato a chi soffre di pressione bassa.

#8 CAIPIRINHA

Direttamente dalle spiagge del Brasile, dove è considerata la bevanda tipica del Paese.
E’ composto da cachaça, lime, zucchero di canna, ghiaccio tritato, non va shackerato né agitato ma solo mescolato. Si conclude con una strofinata disucco di lime intorno al bordo del bicchiere e poi spolverarci su un po’ di zucchero di canna.
Per chi privilegia i gusti decisi ma è poco temerario.

#9 JAPANESE SLIPPER

E’ un cocktail che nasce recentemente a Merlbourne ha il sapore deciso del melone e il colore verde acceso della speranza. Si compone di Cointreau, succo di limone e Midori che è un liquore tipico giapponese anche se ora lo si produce pure in Messico. Solo per chi si sente particolarmente globalizzato.

#10 NEGRONI SBAGLIATO

E’ il cocktail di Milano. A inventarlo, il mitico Bar Basso, negli anni ’70, per mano del bartender Stocchetto.
Lo Sbagliato differisce dal Negroni classico grazie allo spumante brut che va a sostituire il gin, rendendolo così più leggero; gli altri ingredienti sono: ghiaccio, Campari, arancia, angostura.
Decisamente da sorseggiare in una serata amarcord.

Continua la lettura con: Aperitivhit: la nuova classifica degli aperitivi top

LUISA COZZI

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Sentenza “Bosman” della Consulta per i taxi: «il blocco delle licenze è incostituzionale»

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Coda in attesa di un taxi alla Stazione Termini di Roma - @romafaschifo

Non è un mistero che i taxi siano tra le categorie più protette in Italia. Lo si capisce soprattutto nei giorni di cattivo tempo o in occasione dei grandi eventi. In breve, proprio quando servono, diventano introvabili. E qualunque colore abbia chi governo, la solfa è sempre quella: i taxi, o meglio, le licenze non si toccano. O quasi. Di questa anomalia se ne è accorta anche la Corte Costituzionale che ha emesso una sentenza che potrebbe fare storia. Un po’ come successo con la “legge Bosman” che ha liberalizzato i giocatori stranieri nel calcio europeo. 

Sentenza “Bosman” della Consulta per i taxi: «il blocco delle licenze è incostituzionale»

# Il blocco delle licenze è incostituzionale

Roma, mattina del 19 ottobre. Foto di M.Z.

Dopo un periodo infinito di attesa arriva la sentenza che può porre fine alle code per i taxi: «Il blocco delle licenze compromette i diritti dei cittadini». In sostanza, “è incostituzionale”. Lo dice proprio la Corte Costituzionale.

Riuscirà questa sentenza a mandare in archivio le immagini delle code infinite di passeggeri e turisti fuori degli aeroporti e stazioni ferroviarie? Il 19 luglio è stato depositato il verdetto che boccia il decreto del 2018 che aveva bloccato il rilascio di nuove licenze. Ufficialmente per gli Ncc ma che di fatto aveva alzato una barriera a ogni allargamento del servizio riservato ai taxi.  

La Corte ha dichiarato incostituzionale il decreto originario: «La norma – scrivono i giudici – ha causato in modo sproporzionato un grave pregiudizio all’interesse della cittadinanza e dell’intera collettività». I servizi di autotrasporto «non in linea» (vale a dire taxi e Ncc) concorrono alla effettiva libertà di circolazione « che è la condizione per l’esercizio di altri diritti». 

# L’articolo che ha causato code e deficit nel servizio pubblico

Credits Milano Sparita e da ricordare FB – Taxi gialli in Duomo

«La forte carenza dell’offerta – continuano i giudici dell’Alta Corte – che colloca l’Italia tra i Paesi meno attrezzati al riguardo….ha indebitamente compromesso non solo il benessere del consumatore  ma anche qualcosa di più ampio che attiene all’effettivo godimento di alcuni diritti costituzionali oltre che all’interesse dello sviluppo economico del Paese»  

La sentenza dei giudici interviene in particolare contro l’articolo 10 del decreto  del 2018 varato dal governo gialloverde (Conte 1) in questo passaggio: «A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto …non è consentito il rilascio di nuove autorizzazioni per l’espletamento del servizio di noleggio con conducente con autovettura». I risultati più evidenti di questo articolo sono state le code di cittadini e turisti in attesa di un taxi e il blocco all’estensione del servizio taxi a nuovi operatori. 

# Roma e Milano al palo in Europa

Credits: @juwauclair
Taxi New York

«È rimasta inascoltata – conclude la nota dei giudici a spiegazione della sentenza – la preoccupazione dell’Autorità Garante  della concorrenza  per la quale l’ampliamento dell’offerta risponde all’esigenza di far fronte a una domanda elevata e insoddisfatta soprattutto nelle aree metropolitane caratterizzate da maggiore densità di traffico e dall‘incapacità del trasporto pubblico di linea e del servizio taxi a coprire interamente i bisogni di mobilità della popolazione».  

Il confronto tra città italiane e straniere è disastroso. Come riportato sul Corriere della Sera a Roma circolano 7800 taxi e a Madrid 16 mila oltre a 9 mila NCC. Ma a Roma si hanno il 75% dei pernottamenti turistici in più di Madrid. E anche Milano ha numeri assurdi se la si confronta con le altre città europee, come si vede in questo articolo

La pubblicazione della sentenza ha riacceso il dibattito sul tema:  «Chiediamo alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni di convocare rapidamente un tavolo di concertazione per una nuova legge quadro sul trasporto pubblico non di linea» dichiara Andrea Romano, presidente di MuoverSi’ Federazione NCC e Mobilità, che riunisce le principali associazioni del settore Noleggio con Conducente, aggiungendo. «Oggi la sentenza della Corte Costituzionale assesta un colpo definitivo alla già traballante credibilità della legge gravemente punitiva verso decine di migliaia di operatori e aziende». 

Fonte: Corriere della Sera

Continua la lettura con: Taxi volanti: queste le fermate della “metro del cielo”

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La Rotonda della Besana non è più quella di una volta: scopri i suoi segreti

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La Rotonda della Besana, in via Besana 12, Milano, non è quello che sembra. Ne ho sentite dire tante su questo luogo un po’ magico, di certo affascinante, che regala un sapore di antico a chi si trova immerso nel traffico sulla circonvallazione interna. E ho scoperto 5 cose che forse non tutti sanno e che rendono questa Rotonda il perno di tanti sapori e dissapori.

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La Rotonda della Besana non è più quella di una volta: scopri i suoi segreti

#1 Il luogo comune da sfatare

Molti fanno coincidere la Rotonda della Besana con il Lazzaretto manzoniano, ma così non è.
Se il grande lazzaretto citato nei Promessi Sposi è pressoché coincidente con l’area compresa tra la chiesa di San Paolo al Lazzaretto e Corso Buenos Aires, quella della Besana è da intendersi come l’ex cimitero seicentesco, extraurbano, e di pertinenza della Ca’ Granda (l’Ospedale Maggiore di Milano). Da qui, l’altro nome con cui viene raccontato dalle cronache: Foppone dell’Ospedale.

#2 Perché è una rotonda?

 

 

 

 

 

 

 

 

Era usanza comune, sin dal Quattrocento, costruire una cappella al centro degli spazi ospedalieri e di quelli sepolcrali, affinché degenti e non potessero essere equidistanti dal ‘cardine’ della cristianità rappresentato dall’altare. Allo stesso modo venne costruito questo cimitero, isolato dalla città in prossimità di Porta Tosa (oggi Porta Vittoria), a partire dal 17 giugno 1675, su disegno di Attilio Arrigone.

Al centro venne posta una piccola cappella-oratorio, mentre una strada, la Strada di San Barnaba (l’attuale Via San Barnaba) lo collegava all’Ospedale Maggiore tramite una porta di accesso, oggi tamponata, ma ancora visibile sull’attuale Via Francesco Sforza (è la Porta della Meraviglia, foto sopra). Vent’anni più tardi il cimitero venne completato.

Nel 1700, grazie a una raccolta fondi, la cappella centrale venne convertita in chiesa di  San Michele Arcangelo ai nuovi sepolcri. Nel 1719 tutto il complesso venne cintato da un porticato, così da limitare il flusso delle acque dei Navigli che, nei periodi di piena, imputridivano la zona emanando un tanfo nauseabondo e creando disagi alle bare inumate.

#3 ‘Della Besana’, chi era costei?

Meglio dire costui. Enrico Besana fu un patriota e politico italiano, volontario delle Guerre di Indipendenza che si combatterono a Milano nel ’48.

Nato a Milano nel 1813, visse a lungo esule a Lugano e fu uno storyteller ante litteram dei suoi viaggi per il mondo, pubblicati sui giornali d’epoca come il Corriere di Milano e La Perseveranza.

Fervido garibaldino, fu ordinato della direzione e dell’amministrazione del Fondo per il milione di fucili da Giuseppe Garibaldi in persona. Non a caso, a lui è stata intitolata la Rotonda e la via a due passi dalle più note Cinque Giornate.

#4 Che cosa si può vedere dentro la Rotonda della Besana, oggi…

… rimpiangendo la Besana di un tempo, che poi, è questo un po’ il nocciolo della questione.

Dal 2014 visitare la Rotonda della Besana significa passare dal MuBa, il Museo dei Bambini di Milano, luogo dalla reputazione controversa (www.muba.it).

C’è la ‘fazione genitori entusiasti ‘che qui organizzano feste di compleanno under 10 anni, alternativa alle classiche feste in casa e un po’ meno ‘agé’ di quelle all’oratorio.
Ci sono case editrici che lo scelgono come luogo privilegiato del lancio di nuove collane per ragazzi, e qualcuno vi ha anche organizzato delle fattorie didattiche estemporanee. Insomma, niente a che fare con opere d’arte barocche o memento mori come vorrebbe la storia del luogo.

Oggi, per molti, visitare la Besana è come concedersi una giornata in un ambiente all’aperto e recintato, a ingresso libero, aperto dal martedì alla domenica (ore 09.30-18:30; fino alle 19:00 negli orari festivi). Nella ex chiesa si può giocare e leggere, godersi qualche esposizione nel ridimensionato spazio mostre, oppure prendersi un aperitivo. Sì perché, dal 2015, qui è arrivato anche l’omonimo bistrot con ristorante e spazio eventi per il dopolavoro (un progetto inaugurato durante l’estate 2016).

Roba da parco cittadino, nessun riferimento a intellettualismi e storie d’arte.

#5 Perché la Rotonda della Besana non è più quella di una volta

Perché la Rotonda della Besana, per oltre 40 anni (dalla fine degli anni ’60 al Duemila inoltrato) è stato ‘lo’ spazio espositivo di Milano, uno di quei luoghi in cui artisti e architetti ambivano allestire le loro opere. Da qui sono passati tanti: Conrad Marca-Relli, Julian Schnabel, Luigi Veronesi, Fabrizio De André e Karl Lagerfeld – The Little Black Jacket.

Dal 1958 lo spazio, di proprietà del Comune di Milano, lo ha usato come spazio verde pubblico e come spazio espositivo. Eventi, proiezioni, happening, persino, nel 1992, una mostra collettiva di 99 artisti dell’Accademia di belle arti di Brera realizzata per raccogliere fondi per il restauro dell’Arco della Pace di Milano (1992). Molto, molto lontano da ninne nanne e filastrocche per bambini  o dai ritrovi modaioli che si sentono oggi.

E se si trovasse una via di mezzo?

Continua la lettura con: 10 graffiti di Milano 

PAOLA PERFETTI

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La dura legge di San Siro: chi ha vinto, chi ha pareggiato e chi ha perso tra gli artisti in concerto

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La legge di San Siro è inesorabile. Può trasformarsi nel trampolino della consacrazione definitiva oppure proiettare alla velocità della luce sul viale del tramonto. Quest’estate sono stati di scena grandi artisti. Vediamo chi sono vincitori e perdenti secondo la valutazione spietata di Andrea Spinelli pubblicata su Il Giorno

La dura legge di San Siro: chi ha vinto, chi ha pareggiato e chi ha perso tra gli artisti in concerto

Siamo a metà di un’estate sensazionale per i concerti a San Siro. Secondo i media adeguatamente assistiti dagli uffici stampa sembrano essere stati tutti un successo clamoroso: guai a esprimere critiche o ad alzare sopracciglia. Ma c’è qualcuno che lo ha fatto: si è sorbito tutti i concerti per rivelare quelli che realmente hanno convinto e chi invece sembra non essere stato all’altezza della Scala del Calcio e, ormai, della musica Pop. Vediamo dunque chi ha vinto, chi ha perso e… chi ha pareggiato, secondo Andrea Spinelli come riportato su Il Giorno

# Chi ha vinto

  • Zucchero (voto 7). Secondo Spinelli è il trionfatore dell’estate 24: “Il miglior concerto visto quest’estate al Meazza”. Zucchero ha spaccato soprattutto perché “canta per davvero, suona per davvero, affiancato da una band eccellente”. Cose ormai rare. Unico neo? “Che languore quelle sedie sul prato e quel terzo anello quasi vuoto ai lati”.
  • Vasco Rossi (Voto 6,5). A detta di molti sembra che sia stata l’estate di Vasco e della bionda americana. Ma non per Spinelli che relega Vasco Rossi alle spalle di Zucchero. Nonostante le molte date, il rocker di Zocca strappa appena poco più di una sufficienza. 400mila spettatori non bastano per il critico de Il Giorno. I punti deboli? Il palco troppo ipertecnologico e “la voce talora un po’ così”. L’età incalza anche i mostri sacri. 

# Chi ha pareggiato

  • Taylor Swift (Voto 6). La bionda americana merita un 1000 e lode soprattutto per l’ufficio stampa. Incensata da notizie da Fantasilandia, tipo che è la settima migliore chitarrista di tutti i tempi, che quando arriva lei il PIL si impenna, che con il costo di un biglietto di un suo concerto gli americani fanno due settimane di vacanze in Europa. Cose del genere. Sembrano solo luci e riflettori accesi su di lei. Ma c’è un’eccezione. Si chiama Andrea Spinelli. Che le assegna il voto più umiliante per una superstar planetaria incensata dai media. Sei. Delle serie, non ti rimando a settembre solo per il mio buon cuore. La motivazione? “Nonostante si sforzi a lasciare intendere che canta per davvero”, fa uso di ampio utilizzo di “sostegni”. 
  • Sfera Ebbasta (Voto 6). Un altro che sembra intoccabile. Qualunque critica diventa un boomerang trasformando chi l’ha sollevata in un boomer anche se ha quindici anni. Ma Spinelli fa spallucce e fa finire anche il trapper di casa nostra nell’umiliazione di un 6 rosicchiato. Il meglio? “Gli ospiti”. “Sfera si prende San Siro portando sul palco con lui il top del rap italiano, con un (doppio) show ricco di incontri al vertice, un po’ meno d’anima”. E qui casca l’asino: “Dall’impatto un po’ opprimente, lo spettacolo alla fine si risolve in una esibizione muscolare che lascia qualche dubbio sulla capacità del “King” di affrontare in maniera scenicamente efficace la dimensione dello stadio”. Ergo: promosso solo per la buona condotta. 

# Chi ha perso

Max Pezzali – Credits: Caserta News
  • Max Pezzali (Voto 5,5). Ahia. Scherza con i fanti ma lascia stare i santi. Qui Spinelli gioca con il fuoco. Impossibile trovare una riga storta nelle recensioni dei concerti di Pezzali. Bravo, bravissimo, buono, buonissimo. Uniche note stonate sono Cecchetto e Spinelli. Motivo dell’insufficienza. “Sarebbero bastati ancxhe solo due concerti”, invece dei tre. Mica è Vasco. Poi l’ampio ricorso per l’effetto nostalgia con “24 inni degli 883 su 27 pezzi la dicono lunga sulle intenzioni dello show”, che per Spinelli è rimasto ancora a un grande “karaoke intergenerazionale” tipo Fiorello negli anni Novanta. 
  • Club Dogo (Voto 5). Qui si gioca più facile. Probabilmente è stato un azzardo il passaggio a San Siro. Vero che qui ha giocato anche il Sant’Angelo Lodigiano, ma questo stadio non è per tutti. Soprattutto bisogna saperselo conquistare. Secondo Spinelli è quello che non sono riusciti a fare i Club Dogo che “dopo 10 Forum esauriti” forse con San Siro hanno fatto il passo più lungo dell’autotune. Inesorabili “certi vuoti sugli spalti” di un pubblico che ai bis “ha preferito altro”. 
  • Negramaro (Voto 5). Questo fa male. Sì, perché in questo caso forse davvero San Siro ha colpito duro, facendoli uscire dal palco direttamente sul viale del tramonto. Già erano usciti con le ossa rotte da Sanremo ma qui è stato un disastro con “un vuoto di pubblico imbarazzante”. A questo si aggiungono “le cancellazioni di Bari, ovvero casa, e Messina con rimodulazione dei concerti nei palasport”. Urge per la mitica band una dura presa di coscienza.  

# Attesi al varco della prossima estate

Chi affronterà la dura legge di San Siro nel 2025? Al momento gli artisti certi sono: Elodie 8 giugno, Pinguini Tattici Nucleari 10 e 11, Elisa il 18, Gazzelle il 22, Marracash il 25,  Springsteen il 30 e il 3 luglio, Ultimo il 5 e 7 luglio e Marco Mengoni 13 e 14. 

Riferimento: Andrea Spinelli su Il Giorno

Continua la lettura con: La M5 va oltre San Siro?

ANDREA ZOPPOLATO

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Porta Romana è bella: 10 motivi per amare il quartiere della dolce vita di Milano

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Ph. @monica_mereghetti IG

“Ci stan le ragazzine che te la danno”: Porta Romana è Bella come la canzone di Giorgio Gaber, entrata nell’immaginario collettivo di un quartiere effervescente per cultura e spensieratezza. Chi ci vive assicura che è il numero uno a Milano per “cibo, ospitalità e ragazze”.

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Porta Romana è bella: 10 motivi per amare il quartiere della dolce vita di Milano

#1 La porta e i resti delle mura spagnole

porta romana spagnola Fonte: http://www.02blog.it

La Porta deve il nome al periodo repubblicano dell’Antica Roma, quando era una delle nove aperture stradali della città, quella dalla quale dipartiva l’arteria che, attraversando Lodi, Pizzighettone e Piacenza, portava direttamente a Roma. Accanto alla porta si trovano i resti delle mura spagnole.

#2 Giannasi 1967


la storica Rosticceria di Milano in Piazza Bruno Buozzi.

#3 Le Terme

QC Terme Milano
QC Terme Milano

La vecchia stazione dei morti diventata prima deposito ATM, poi discoteca, ricordate il Ragno d’Oro degli anni novanta?, infine terme. Celebre per lo spazio in esterno dove si trova il tram-sauna.

#4 Bagni Misteriosi- Teatro Franco Parenti

bagnimisteriosi - Teatro Parenti
bagnimisteriosi – Teatro Parenti

L’intuizione di Andree Ruth Shammah che nel 2016 ha trasformato la nuova piscina storica di via Carlo Botta integrandola al Franco Parenti.

#5 Cascina Cuccagna

In via Ludovico Muratori 2 una cascina a due passi dal centro, ospita prodotti a chilometro zero, in collaborazione con Cortilia, e organizza eventi e incontri nei suoi spazi interni ed esterni.

#6 Le vie dei ristoranti e dei localini

via crema
via crema

Via Crema, via Orti, viale Montenero, via Muratori, ma si potrebbe continuare a lungo. Forse l’unico quartiere a Milano dove si concentrano così tanti ristoranti e localini dove trascorrere una bella serata.

#7 Casa Sartorio, il Flatiron Building milanese

Foto urbanfile.org
Foto Urbanfile

in via Piacenza 13 c’è Casa Sartorio, edificio progettato da Enrico Provasi nel 1910, a sprone, ricorda in piccolo il celebre Flatiron Building di New York.

#8 Crocetta

Piazzetta-spartitraffico che divide Corso di Porta Romana da Corso di Porta Vigentina dove si trova un obelisco con in cima la scultura di Santo Calimero. E’ considerato il punto di entrata nel quartiere da dove si diramano le strade principali che attraversano e delimitano la zona.

Leggi anche: Crocetta: perchè si chiama così? 

#9 il monumento dei tri ciucc

Ovvero: i tre ubriachi. Così la gente ha da subito soprannominato questo monumento che si trova nello spartitraffico di via Tiraboschi angolo con via Muratori. Soprannominato in quel modo perchè sembrano due persone che sorreggono un ubriaco. Gruppo bronzeo realizzato dallo scultore e incisore Enrico Saroldi, in realtà dedicato ai caduti della Grande Guerra.

#10 Il diavolo e la palla di cannone

Nel quartiere è di casa anche il diavolo, al numero 3 di corso Porta Romana. L’uomo che ritenevano fosse satana si chiamava Ludovico Acerbi: mentre la peste divampava in città lui organizzava feste sfrenate nel suo palazzo a cui partecipava l’aristocrazia della città. Chi lo frequentava risultava immune dall’epidemia. Per questo il marchese venne smascherato: in realtà era il diavolo in persona.

Nello stesso palazzo è conficcata anche una palla di cannone risalente ai moti delle cinque giornate.

Leggi anche: L’incredibile storia del diavolo di Porta Romana e dei suoi nobili immortali

“A fatto piu’ battaglie la tua sottana
Che tutta la marina Americana 
A perso piu’ battaglie il tuo reggipetto
Che il general Cadorna a Caporetto” (Porta Romana, Giorgio Gaber)

FABIO MARCOMIN

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La “città dei laghi”, la futura “Los Angeles” della Lombardia

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Da Varese e Como a Lugano

Un’area transfrontaliera con una forte identità che mira a competere con Milano in Italia e Zurigo in Svizzera. Come nasce l’idea e il progetto per realizzarla.

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La “città dei laghi”, la futura “Los Angeles” della Lombardia

# Dare un’identità metropolitana all’area compresa tra il Lago Maggiore e il Lago di Como 

Maps – Città dei Laghi

L’idea della “Città dei Laghi”, che sarebbe composta da Como, Lecco, Varese e le realtà del Canton Ticino di Mendrisio, Lugano, Bellinzona e Locarno, è emersa da uno studio illustrato qualche mese fa dai ricercatori dell’Accademia di architettura di Mendrisio. Dando un’identità a questa fascia transfrontaliera tra l’Italia e la Svizzera, i territori potrebbero competere con le aree metropolitane di Milano a sud e Zurigo a nord. Per poter concretizzare un progetto così affascinante la vera sfida è ridisegnare la viabilità e le infrastrutture di trasporto pubblico.

# Il progetto del tram-treno per Varese

Credits malpensa24 – Tram treno Varese

Il punto di partenza è il progetto del Tram-Treno di Varese che prevede la trasformazione dell’attuale sede ferroviaria tra Varese e Laveno-Mombello in linea adatta al passaggio del tram, con passaggi dei convogli ogni 4-6 minuti nell’area urbana e ogni 10 sulla tratta extraurbana diretta al Lago Maggiore con capolinea previsto a Laveno Mombello. Le prime discussioni sono state avviate nel 2019, mentre nel 2021 è stato creato un apposito Comitato che ora, rispondendo alla call del Comune di Varese per l’avvio del procedimento del nuovo Piano di Governo del Territorio, punta ad allargare l’attenzione su Como, Lecco e il Canton Ticino.

Leggi anche: Como sogna la METRO LEGGERA, Varese il TRAM-TRENO

# Un’asse portante di mobilità tra Laveno e Lecco passando per Varese e Como

Credits Skitterphoto-pixabay – Tram treno

Qui Como riporta le parole di Giovanni Arioli, portavoce di un comitato operativo formato da cittadini accomunati dall’appartenenza a otto club Rotary del Varesotto, riguardo a una visione dei trasporti su una scala più ampia emerso dallo studio dell’Accademia di architettura di Mendrisio e dell’Insubria: “L’analisi degli effetti e le possibili ottimizzazioni generate a cascata dalla trasformazione in metro-tramvia della linea che da Varese porta a Laveno Mombello ci induce a evidenziare come lo sguardo debba allargarsi a una scala territoriale più ampia” e che “la giusta scala geografica sia la cosiddetta Città dei Laghi“.

Maps – Laveno-Lecco

Quello che emerge dalla cartografia elaborata da Michele Arnaboldi dell’Accademia di Mendrisio è l’asse portante di mobilità urbana pubblica su ferro che potrebbe essere realizzata tra Laveno e Lecco passando per Varese e Como. “Le due tratte estreme dell’asse, rispettivamente la Laveno-Varese e la Como-Lecco, sono già in esercizio come ferrovie tradizionali, ma potrebbero facilmente essere trasformate in metro-tramvie (…) così come dimostrato dallo studio che il comitato TramTreno Varese (…). La tratta Varese-Como sarebbe invece da ripristinare utilizzando il vecchio tracciato FNM da Malnate a Grandate.”

Da Varese e Como a Lugano

“In via provvisoria, tuttavia, può già essere coperta dal servizio ferroviario Tilo che collega i due capoluoghi di provincia lombardi con il Canton Ticino fino a Bellinzona e Locarno, passando per Mendrisio e Lugano.”

# Un’identità propria di polarità urbana grazie alle due direttrici di traporto Est-Ovest e Sud-Nord

“Questi due assi di trasporto pubblico, rispettivamente Est-Ovest e Sud-Nord potrebbero conferire al nostro territorio transfrontaliero un’identità propria di polarità urbana (…) che, per massa critica, sarebbe in grado di competere con la forza centripeta che attualmente caratterizza le due aree metropolitane di Milano a Sud e Zurigo a Nord, rischiando di fagocitare sia il Varesotto e il Comasco, sia il Canton Ticino».

Il passo successivo, come spiega in conclusione Airoli, sarà “il coinvolgimento del Rotary club di Como e Lecco per estendere lo studio di fattibilità della metro-tranvia prealpina ai territori delle due località lariane“.

Leggi anche: Il primo TRAM-TRENO in partenza nella città Ticino: lo stesso modello in arrivo a Milano per le OLIMPIADI

Fonte: Qui Como

Continua la lettura con: Il SOGNO della METROPOLITANA tra COMO e LUGANO. Il passo successivo: UNIRLA a quella di MILANO?

FABIO MARCOMIN

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No Pasaran! Stop al prolungamento della paullese

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Il Comune di Milano alza il ponte levatoio a Sud Est. Un progetto atteso da oltre vent’anni viene messo definitivamente nel cassetto. E’ finito il tempo in cui si costruivano strade per agevolare le connessioni con il territorio. Ora la priorità è un’altra: ridurre il numero delle auto e promuovere l’uso dei mezzi pubblici. 

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No Pasaran! Stop al prolungamento della paullese

# Stralciato dal PGT il prolungamento della Paullese

Eliminato il prolungamento della Paullese dal Piano di governo del territorio (PGT). Questa la decisione della giunta del Comune di Milano che verrà presentata in Consiglio. La delibera è stata approvata nei giorni scorsi: definisce una variante del Pgt che elimina l’estensione della Paullese. Il tracciato viene fermato alla rotonda di Merezzate, prima perciò dell’arrivo all’interno dell’area urbana. 

Il prolungamento della statale è un progetto di vecchia data. Addirittura risale a prima del 2002. Sembrava finalmente cosa fatta, ma non ha fatto i conti con la priorità di chi amministra Milano che non è più quella di agevolare le connessioni con il territorio, ma il suo opposto: ridurre il numero di automobili circolanti sul territorio  comunale. Non solo: la riqualificazione di Santa Giulia e i lavori per il sito olimpico stanno trasformando l’assetto urbano in un’area che, secondo la Giunta, non contemplerebbe più la massiccia penetrazione di vetture. 

# “Lo stop eviterà un notevole consumo di suolo”

“Si tratta di un’opera viabilistica pensata più di vent’anni fa – spiega a MilanoToday l’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi – che oggi risulta lontanissima dalle politiche ambientali e di sviluppo del territorio che stiamo perseguendo. La scelta di fermare il tracciato poggia tra l’altro su attente valutazioni degli uffici tecnici che ci dicono che il prolungamento della strada non apporterebbe migliorie alla viabilità. E io aggiungo che stiamo anche evitando un notevole consumo di suolo”.

# “Non realizzare una strada serve a promuovere il trasporto pubblico e a ridurre l’uso del mezzo privato”

Rinforza il concetto l’assessora alla Mobilità, Arianna Censi: “Tutte le nostre scelte, compresa quella di non realizzare una strada, mirano agli stessi obiettivi: promuovere il trasporto pubblico, ridurre l’uso del mezzo privato, cercare di minimizzare l’impatto del traffico automobilistico e le conseguenti emissioni inquinanti nei quartieri cittadini”.

Fonte: MilanoToday

Continua la lettura con: La circle line di Milano

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A Milano le case sfitte sono più della metà di quelle affittate: “questa è la causa principale della crisi degli affitti”

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Credits glasshouse_dreamcharme IG - Jacuzzi Casa di vetro

L’indagine consegnata dall’Aigab al sindaco. La causa della crisi degli affitti non sono gli affitti brevi ma le case lasciate vuote. Tutti i dati.

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A Milano le case sfitte sono più della metà di quelle affittate: “questa è la causa principale della crisi degli affitti”

# 110.000 case vuote a Milano

Foto Andrea Zoppolato – Casa dei musicisti intitolata a Giuseppe Verdi

Un numero impressionante. 109.404. Sono le case lasciate vuote a Milano. Potrebbero ospitare la metà degli studenti universitari di Milano. Oppure potrebbero ospitare l’equivalente di abitanti delle più grandi città lombarde, fuori Milano, come Como, Varese o quasi tutti i bergamaschi. Invece restano sfitte. E in questo caso il problema non sono quelle destinate agli affitti brevi: sono 19.000. Meno del 20% di quelle vuote. Questi i dati forniti da Aigab al sindaco per orientarlo su una politica più risolutiva al problema del caro affitti. Una politica che deve incidere per forza su quelle senza inquilini. 

# A breve sono affittate solo il 2,4% del totale

Credtis tempocasa – Torre Trianto

Dati che mettono in discussione la questione degli affitti brevi come la causa principale della carenza e dell’aumento dei prezzi delle locazioni in città. A Milano, il numero degli appartamenti messi online per breve tempo è 19.271. Un numero relativamente basso sia se lo si confronta con quello degli affitti a lungo termine, che a Milano sono 183.227, pari al 22,6 per cento degli 809.990 appartamenti presenti in città. Sia se lo si confronta con gli appartamenti sfitti che a Milano sono 109.404 pari al 13,5 per cento del totale. Quindi, a venire destinate agli affitti brevi sono il 2,4 per cento delle abitazioni totali, un decimo di quelle affittate con il 4+4 e il 17% di quelle sfitte (di cui 16.423 di proprietà pubblica). 

# «Lo 0,9 per cento del patrimonio abitativo della città non può essere considerato la causa dell’aumento degli affitti»

Credits rentingmilan IG – Casa a ringhiera sui Navigli

Ma i dati sugli affitti brevi sarebbero perfino più grandi della realtà. Secondo Inside Airbnb, gli appartamenti stabilmente online sarebbero ancora meno: 7.446 (lo 0,9% del totale) mentre poco più di 10 mila sarebbero online solo saltuariamente.

Sono alcuni dei dati del report consegnato dall’Aigab, l’Associazione italiana gestori affitti brevi, al sindaco Sala, da mesi in prima linea nella richiesta al governo di porre limiti agli affitti brevi. «Lo 0,9 per cento del patrimonio abitativo della città non può essere considerato la causa dell’aumento degli affitti» spiega al Corriere della Sera Marco Celani presidente di Aigab e ad di Italianway, primo operatore sul mercato italiano degli affitti brevi.

Celani chiarisce anche che turisti e studenti fuori sede rappresentano due segmenti diversi del mercato, orientati su proposte di case posizionate in luoghi diversi tra loro: «È vero che aumentano gli studenti e i fuori sede — continua Celani — ma anche in questo caso la penuria di alloggi e i prezzi alti non dipendono dagli affitti brevi. Gli studenti vanno a a vivere nella seconda cerchia o fuori Milano, mentre il turista cerca l’alloggio in centro. Sono due segmenti di mercato che non si incontrano. Si è sempre alla ricerca di un capro espiatorio e in questo caso sono gli affitti brevi come a New York. Sa quanti sono gli alloggi destinati all’affitto breve nella Grande Mela? Quarantamila su 8 milioni di abitazioni. Le città che chiudono agli affitti brevi non sanno trovare soluzioni. Bisogna riempire le case vuote pubbliche e privata con incentivi e non con coercizioni».

# E se la soluzione fosse di tassare le case sfitte come se fossero occupate?

Credits Paul Pablo – Casa floreale via Balzaretti

Per rendere meno conveniente mantenere una casa sfitta, che rappresenta un indubbio costo sociale, si può prendere a riferimento i paesi che applicano alle case sfitte la medesima imposta applicata agli appartamenti affittati. In questo modo non si ha una “concorrenza sleale” a livello di imposizione a favore della casa vuota rispetto a quella data in affitto. Una strada che può sembrare più praticabile e conveniente per tutti, in primis per le finanze pubbliche, senza arrivare al caso estremo dei paesi che invece procedono a un “esproprio” delle case sfitte per le aziende proprietarie di un alto numero di appartamenti. 

Continua la lettura con: Quanto vale la tua casa (o quella che ti piace)?

ANDREA ZOPPOLATO 

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La nuova “piazza dei creativi” di Milano

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max.mil133 IG - Fabbrica del Vapore

Si prepara alla trasformazione uno degli spazi culturali più iconici della città. Ecco come diventerà.

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La nuova “piazza dei creativi” di Milano

# Al via il rinnovo della Fabbrica del Vapore

ilciampa IG – Fabbrica del Vapore

La Fabbrica del Vapore è pronta a rinnovarsi. Giovedì 11 luglio è stato approvato il nuovo bando, dato che le concessioni che assegnano gli spazi sono in scadenza, per rendere ancora più attrattivo questo luogo nel cuore di Milano. Oggetto del bando sono dieci lotti delle due stecche laterali, non gestiti direttamente del Comune di Milano, per un totale di 3.600 mq, con un canone di affitto minimo dai 27 mila euro l’anno per quelli più piccoli di 150 metri quadrati a 150 mila euro quello più grande da 977 mq. Tariffe salite del 30% ma ridotte del 60% per le associazioni no-profit. L’assegnazione dura 5 anni, non rinnovabile, e possono partecipare anche gli operatori attuali.

# La più grande piazza di Chinatown, con alberi e panchine

max.mil133 IG – Fabbrica del Vapore

Verrà preservata la sua funzione di incubatore culturale per piccole e grandi imprese, mentre lo spazio esterno diventerà la più grande piazza di Chinatown, un grande giardino con alberi e panchine nel cortile. Un luogo quindi dove rilassarsi, conversare, fare network, ma con spazio per mostre, eventi, laboratori, studi d’artista e scuole di formazione.

# Un ristorante con dehors e un coworking

Credits angydivi80 IG – Fabbrica del Vapore

Il progetto di rinnovo però è ampio. Si prevede infatti un ristorante nella stecca destra al piano terra, con dehors privato e quindi con affaccio sulla piazza, con lo spazio da mettere a bando nei prossimi mesi assieme a quelli per il coworking, con tre grandi stanze gestite dal Comune con scrivanie in affitto per dare un’opportunità anche alle realtà imprenditoriali più piccole del mondo della cultura.

Continua la lettura con: Le 90 piazze senza nome di Milano

FABIO MARCOMIN

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La stazione di Sesto non c’è più: quello che sorgerà al suo posto

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Antonio Lamiranda Fb - Vecchia stazione Sesto San Giovanni demolita

I lavori sono partiti in ritardo a causa del ritrovamento dell’amianto in un edificio del complesso. Ma ora la vecchia stazione è stata demolita completamente. Si può così procedere alla sua sostituzione. 

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La stazione di Sesto non c’è più: quello che sorgerà al suo posto

# Demolita completamente la struttura della vecchia stazione

Ufficio Stampa Sesto – Edificio amianto stazione

La vecchia stazione di Sesto San Giovanni non c’è più. L’annuncio è stato dato dall’Assessore ai lavori pubblici Antonio Lamiranda in un post su facebook: “Alle ore 7.00 sono terminate le operazioni di demolizione totale della vecchia stazione ferroviaria.”  

Antonio Lamiranda Fb – Vecchia stazione Sesto San Giovanni demolita

I lavori erano partiti in ritardo per il ritrovamento dell’amianto in un edificio facente parte della struttura esterna. Questo ha comportato la rimozione del materiale inquinante prima di far partire le ruspe. Ora è in corso la raccolta e lo smaltimento delle macerie.

# L’apertura parziale di quella nuova ad aprile

Nel mese di aprile di quest’anno aveva già aperto, seppur in modo parziale, la nuova stazione progettata da Renzo Piano Building Workshop (RPBW) e Ottavio Di Blasi & Partners. Interscambia con l’attuale capolinea della M1, ed è stata completata a livello funzionale mentre rimangono ancora da terminare parti della copertura e degli accessi. Il sottopasso preesistente, di collegamento alla metro, è stato temporaneamente chiuso per essere riqualificato e riaperto a fine lavori, rinnovato, prolungato di circa 42 metri e collegato con il nuovo sistema di stazione.

# Una passerella trasparente a scavalco di 90 metri con un punto panoramico sul nuovo parco

La struttura è caratterizzata da una passerella di vetro che attraversa la linea ferroviaria Milano-Monza, con una lunghezza di 90 metri e una larghezza di 18 metri. Le connessioni ai binari avvengono tramite scale coperte da pensiline. Sulla passerella sono previsti un bar e alcune attività commerciali, offrendo una vista panoramica sul nuovo Parco urbano Unione. Dotata di ascensori e scale mobili integra 2.400 mq di celle fotovoltaiche su una superficie di 110 per 28 metri, garantendo l’autonomia energetica dell’edificio. L’opera è stata finanziata con 15 milioni di euro     e rientra nel maxi progetto di rigenerazione di 1 milione di mq MilanoSesto. Oltre a servire il nuovo quartiere, nella nuova piazza “Unione 0” dove è in costruzione il primo lotto, lo unirà al resto del territorio comunale e alla fermata della M1 ricucendo la storica cesura tra le due parti della città divise dai binari.

Leggi anche: I 18 GRANDI PROGETTI di RIGENERAZIONE che CAMBIERANNO MILANO e il suo hinterland

# Inaugurazione a dicembre 2025

Piazza Primo Maggio – Maps

Nel progetto della stazione è compresa anche la riqualificazione della piazza antistante, Piazza Primo Maggio, che prevede la realizzazione di una innovativa e tecnologica bici-stazione e piantumazione di circa 60 alberi della specie sophora japonica. Con la demolizione della vecchia stazione possono procedere i lavori per il completamento di quella nuova, la cui costruzione è stata affidata alla Cimolai S.p.A. nel 2021 tramite un appalto pubblico, per arrivare all’inaugurazione entro dicembre 2025.

Continua la lettura con: Aperta (parzialmente) la passerella trasparente sospesa di Renzo Piano

FABIO MARCOMIN

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Telecom si è fermata alla Bovisa: la triste sorte delle cabine gemelle

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Foto Andrea Urbano - Cabina imbrattata altra vista

Nella Milano degli smartphone è triste la storia di queste cabine telefoniche dimenticate da dio, dal sindaco e da Telecom. 

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Telecom si è fermata alla Bovisa: la triste sorte delle cabine gemelle

# La cabine telefoniche gemelle in Piazzale Lugano

Foto Andrea Urbano – Cabina imbrattata

A Milano si risanano immense aree dismesse, si costruiscono grattacieli, si progettano lunghi percorsi ciclabili. L’altra faccia della medaglia? Dove degrado e incuria regnano incontrastati. Tolte alcune aree tenute a lucido, sporcizia, muri imbrattati, erbacce e mancanza di attenzione all’arredo urbano sono la normalità. Non fa certo eccezione il vivace quartiere della Bovisa, un tempo periferia oggi zona semicentrale e in un momento di grande slancio. Forse il quartiere di Milano coinvolto dai più grandi risanamenti urbanistici della città. Dal recupero della Goccia a quello dello Scalo Farini la Bovisa sarà protagonista. Ma ci sono delle eccezioni. 

Foto Andrea Urbano – Cabina imbrattata altra vista

Un’eccezione è Piazzale Lugano, luogo di grande passaggio lungo una delle principali arterie della metropoli, dove fanno bella vista di se due cabine telefoniche. Non solo sono da oltre un decennio totalmente inutili ma soprattutto sono ridotte in una maniera indecente. Per quanto il distributore per tanti anni lasciato abbandonato sia stato finalmente riaperto e ristrutturato, la vista di questi due residuati imbrattati balza subito all’ occhio. Invochiamo presto un intervento per la loro rimozione.

Leggi anche: Le nuove CABINE TOUCH SCREEN: sentirsi SUPERMAN sulle strade di Milano

Continua la lettura con: Le ombre su San Babila ed M4: piazza in chiaroscuro e l’interscambio con doppio tornello

ANDREA URBANO

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