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La “Racchetta”, il viale monumentale che doveva attraversare il centro di Milano

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Credits wikipedia.org - Tracciato_della_Racchetta

Milano avrebbe potuto avere un grande viale nel suo centro, sul modello delle grandi città francesi. Un corso monumentale avrebbe potuto attraversare il centro storico della città ma i lavori si bloccarono a metà strada. Ecco come si sarebbe trasformato il volto di Milano e qual era il successivo progetto: interrare il viale in un tunnel da Missori a Vincenzo Monti. 

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La “Racchetta”, il viale monumentale che doveva attraversare il centro di Milano

# Il Piano Albertini del 1934 per rivoluzionare la viabilità del centro città

credits: unitremilano – Piazza San Babila

Chissà come sarebbe la Milano di oggi con un grande viale che passa in pieno centro. Nel Piano Albertini del 1934, che raccoglieva e sviluppava in un disegno le opere già previste nel Piano del 1912, furono introdotte alcune rivisitazioni di idee scaturite dal Concorso di idee per il Piano del 1926-27 tra le quali appunto “la Racchetta”.

Questa arteria studiata dagli uffici comunali diretti dall’ingegnere Cesare Albertini prevedeva una ristrutturazione viaria della zona fra corso Vittorio Emanuele, piazza S.Babila, i quartieri del Verziere e del Bottonuto, per proseguire verso piazza Missori, la zona delle 5 vie, via Vincenzo Monti, per concludersi a piazzale Cadorna.

Credits pinomauli-skyscrapercity – Piazza Diaz anni 30-50

Negli anni Trenta prese avvio un ampio programma di sventramenti della zona interna basato sulla demolizione estesa di interi tessuti, oltre ai luoghi della Racchetta come l’antico Bottonuto anche alcune parti complementari come l’apertura di piazza Diaz, la creazione di piazza degli Affari, la riorganizzazione della zona del nuovo Tribunale.

Leggi anche: La storia delle 5 VIE, il quartiere a forma di STELLA

# L’inizio dei lavori della nuova arteria stradale negli anni ’30 con la distruzione del Bottonuto

Credits: manoxmano – Foto demolizione Bottonuto

Negli anni anni Trenta furono avviati i lavori per la costruzione della nuova arteria stradale della “racchetta”, nel tratto compreso tra piazza San Babila e piazza Missori, con l’abbattimento di edifici esistenti parzialmente coinvolti dai bombardamenti, l’ampliamento di via Larga, l’attraversamento del Bottonuto e la realizzazione di via Albricci.

Credits: @milanocityitalia IG

Questa porzione di tracciato fu conclusa nel secondo dopoguerra assieme alla costruzioni di edifici del moderno milanese, quali quelli di Caccia Dominioni, di Magistretti, di Asnago e Vender e la Torre Velasca dei BBPR, sull’area prima occupata dal quartiere dall’urbanistica di epoca romana Bottonuto. 

# I lavori furono interrotti in piazza Missori

Credits milano_scomparsa_o_quasi IG – Piazza Missori

La sua continuazione attraverso gli isolati di Sant’Alessandro, attraverso la zona archeologica attorno a via Cappuccio fino a congiungersi con via Carducci non fu mai avviata e il secondo tratto della “racchetta” rimarrà incompiuta proprio per effetto dell’inestricabile composizione degli interessi privati coinvolti nell’operazione.

La realizzazione della strada si arrestò in piazza Missori, con la quasi totale distruzione  della chiesa di San Giovanni in Conca, di cui rimane oggi solo parte dell’abside all’interno di un’aiuola spartitraffico, colpita dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Credits francinazeta IG – Chiesa di San Giovanni in Conca

# L’idea di proseguire la Racchetta con una strada sotterranea da Missori a Vincenzo Monti

Una Commissione di studio istituita nel 1956 dall’Amministrazione comunale per la revisione del PRG, che ne arrestò l’attuazione, ipotizzò inizialmente una continuazione in tunnel sotterraneo da piazza Missori a via Vincenzo Monti. Anche questa proposta fu accantonata, come la prosecuzione dei lavori di demolizione, con il definitivo abbandono del progetto nel 1958

Leggi anche: La storia del BOTTONUTO, il quartiere malfamato nel centro di Milano

Continua la lettura con: 5 VIE: via al CANTIERE più atteso del centro di Milano

FABIO MARCOMIN

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Busto Arsizio, l’incognita lombarda: 10 buone ragioni per scendere alla fermata sbagliata del Malpensa Express

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Alla domanda: che cosa sai di Busto Arsizio, il 99% dei milanesi non sa cosa rispondere. La prima ragione per scendere alla fermata sbagliata del Malpensa Express è scoprire perchè nessuno a Milano sa nulla di Busto Arsizio.

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Busto Arsizio, l’incognita lombarda: 10 buone ragioni per scendere alla fermata sbagliata del Malpensa Express

Credits goro_hashi IG – Malpensa Express in partenza dalla Stazione Centrale

#1 Per conversare in dialetto bustocco, uno dei più curiosi d’Italia

Il dialetto bustocco (nome nativo büstocu) si differenzia notevolmente sia dal milanese, sia dai dialetti della provincia di Varese così come da tutti gli altri dialetti lombardi. È parlato da circa il 30% della popolazione.
Le principali differenze rispetto al milanese e ai dialetti vicini sono:
– semplificazione di tutte le consonanti doppie (es. balón)
– riduzione del suono /r/ fino alla sua quasi completa scomparsa (es. lauà invece di lavorare, paòla invece di parola)
– riduzione sostanziale delle sillabe finali
– riduzione in diversi casi di una parola lunga ad un semplice vocalizzo (es. sguá invece di volare).

Nel bustocco si ha la conservazione della vocale atona u e i nel finale delle parole, caratteristica unica di tale dialetto: le forme tècc (tetto) e trèdes (tredici) del lombardo occidentale a Busto Arsizio sono téciu e trèdasi.
Al plurale, quasi sempre, si ha la stessa uscita per il maschile e per il femminile.
A metà ottocento Luigi Ferrario scriveva: «Il dialetto di Busto ha un impronta particolare, che caratterizza, per così dire, l’indole degli abitanti i quali nella pronunzia tendono ad allungare in fine quasi tutte le parole»
Un celebre scioglilingua in bustocco recita: “dü öi indüìi in d’u áqua d’Uóna“,  che significa: “due uova indurite (sode) nell’acqua dell’Olona”. Non è stupendo?

Per approfondire il bustocco: Il dialetto di Busto

#2 Per respirare in pianura atmosfere liguri

Secondo teorie e studi accreditati, il dialetto bustocco è così diverso dagli altri dialetti lombardi perché in realtà si collega al dialetto ligure. Tracce di questa impronta restano, secondo molti, anche in alcuni aspetti della mentalità dei suoi abitanti.

#3 Per andare a caccia di pelli

Nel Cinquecento Busto Arsizio uno dei centri principali d’Europa nella concia delle pelli. Le origini di quello che fu un centro tessile di primaria importanza sono da ricercarsi nel Medioevo: nel 1375 “quasi in ogni casa batte un telaio”, scrive lo storico Pietro Antonio Crespi Castoldi nella sua storia di Busto Arsizio (De Oppido Busti Relationes). In epoca medievale era conosciuta anche per lavorazione dei fustagni, mentre nell’Ottocento si aggiunsero le tessiture di cotone.

#4 Per capire perché uno dei comuni più popolati della Lombardia non fa provincia

E per capire perché è in provincia di un comune più piccolo: Busto Arsizio ha 83mila abitanti ed è in provincia di Varese che ha quasi 4mila abitanti di meno. Tra le città non capoluogo di provincia è la sesta d’Italia per popolazione.

#5 Per ammirare le ville nel particolare stile “Liberty bustocco”

Molti imprenditori della zona nel primo novecento costruirono le proprie ville nello stile liberty e art Decò che qui ha preso una sua forma distintiva.

Villa Ottolini Tosi
Villa Ottolini Tosi

#6 Per visitare le sue Chiese

Tra cui il Santuario di Santa Maria di Piazza.

Santuario di Santa Maria di Piazza
Santuario di Santa Maria di Piazza

#7 Per fare un tour delle cascine

Busto Arsizio è la città delle cascine: ce ne sono 80, in gran parte risalenti al sette-ottocento. Tra le cascine più interessanti ci sono: Cascina Bernasconi (a forma di L), Cascina Brughetto, Cascina Burattana, Cascina dei Poveri.

#8 Per andare a tifare le ragazze della pallavolo

A Busto Arsizio gioca una delle squadre di pallavolo femminile più forti d’Italia: la UYBA Volley Busto Arsizio, vincitrice di uno scudetto, tre coppe europee, una coppa Italia. La squadra gioca nel PalaPiantanida, impianto da 5.000 persone. 

#9 Per riscoprire la Manchester United del varesotto

L’importante testimonianza del Liberty bustocco ricorda gli antichi sfoggi di una grande potenza industriale che fu chiamata la “Manchester d’Italia“. Come la città inglese un tempo Busto Arsizio era rinomata in ambito calcistico: la Pro Patria era uno squadra di livello nazionale che negli anni trenta e quaranta giocava stabilmente in serie A (in totale 14 partecipazioni). Nella Pro Patria ha giocato anche Peppino Meazza, uno dei più grandi calciatori italiani di tutti i tempi. Nel 2000 la Pro Patria è arrivata seconda nel prestigioso concorso del “Guerin Sportivo”, sulle maglie più belle delle squadre d’Europa.

#10 Per fare un falò

Busto è la città del fuoco: Arsizio viene da ardere e sembra che la città sia stata distrutta più volte dagli incendi. Addirittura il primo incendio che l’ha rasa al suolo risalirebbe al re celtico Belloveso, fondatore di Milano. Lo stesso gonfalone della città ha due B maiuscole: la prima sta per Busto, la seconda per Bruciata e sta al di sopra di una fiamma. L’ultimo giovedì di gennaio la Giöbia, un fantoccio di paglia vestito di stracci, viene bruciata per esorcizzare l’inverno.

Continua la lettura con: Il “FIUME più CORTO del mondo” è a un paio d’ore da Milano

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Qual è il paese più bello del mondo? L’Italia è seconda. Ecco chi ci batte

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Ph. @Travelnewzealandwithme IG

Secondo Rough Guides e World of Statistics questa la classifica dei paesi più belli del mondo. Spoiler: siamo al secondo posto. La vincitrice è una sorpresa. 

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Qual è il paese più bello del mondo? L’Italia è seconda. Ecco chi ci batte

Questi i 10 più bei paesi del mondo secondo Rough Guides e World of Statistics, ordinati dalla decima alla prima posizione.

#10 Sud Africa

Cost to cost. Credits: enchantmenttours.com

Unico Paese africano nella top 10. Tra i suoi motivi di merito ci sono che si affaccia su due oceani, Atlantico e Indiano, il mix di culture europee e africane, la bellezza delle coste, Città del Capo, gli altopiani, la spettacolare fauna

#9 Grecia

credit: reframed.it

Non poteva mancare in classifica la culla della civiltà occidentale con l’Acropoli e i resti della sua età d’oro, con le sue 6.000 isole e i suoi tre mari: Ionio, Egeo e mar di Creta. 

#8 Australia

Credits WikiImages-pixabay – Australia

Il Paese grande come un continente intero rappresenta una delle mete più ambite per chi vuole rifarsi una vita. L’Australia è definita da alcuni studiosi “continente fossile”: la maggior parte delle sue rocce si sono formate nel Precambriano. Unica per i suoi spazi immensi, è abitata da appena 25 milioni di persone, le sue spiagge pazzesche, la barriera corallina, i suoi animali endemici, dai canguri al koala. L’Australia è anche il paese dei serpenti più velenosi al mondo. 

#7 Norvegia

Credits: @hattvikalodge IG

Paese ricchissimo di materie prime, in particolare petrolio e gas naturale, che contribuiscono a renderlo uno dei paesi più ricchi del mondo, al top negli indici di vita, classificandosi prima per indice di sviluppo umano e per indice di progresso sociale. E’ celebre nel mondo per i fiordi, i vichinghi e il salmone. 

#6 Gran Bretagna

Credits londraitalia – Freedom Day

L’isola più grande d’Europa è tra i primi paesi al mondo per ingressi turistici, in particolare richiamati dalla lingua. E’ composta da quattro nazioni unite nello stesso stato: Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord. E’ la nazione che ha dato origine a diversi sport, come calcio, cricket, rugby o il tennis. 

#5 Francia

Credits: d.ou.u IG

Forse la sorpresa (negativa) più grande della classifica. Ci aspettavamo un testa a testa tra noi e loro, invece eccola appena in quinta posizione. Si vantano di avere tutto: Alpi, dicono che il Monte Bianco è tutto loro, mare, oceano, città d’arte con la regina Parigi. Eppure sembra non bastare. Addirittura si posiziona dietro… la Svizzera!

#4 Svizzera

Credits: lavoronelmondo.com
trasferirsi in svizzera

Più celebre per i vantaggi fiscali per i super ricchi che per le sue bellezze, Orson Wells per questa classifica si starà rivoltando nella tomba: sosteneva infatti che l’unica cosa pregevole fatta dagli svizzera nella storia fossero gli orologi a cucù. Forse non merita questa posizione, però è uno stato piccolo ma ricco di meraviglie, in particolare montagne e laghi, molto valorizzati da un sistema di trasporti unico al mondo. 

#3 Canada

Credits: eta-canada.it

Al terzo posto l’unico rappresentante del continente americano. Non sono gli Stati Uniti né il Brasile. Ma il Canada, o Canadà per dirlo alla francese. E’ il secondo Paese più grande del mondo, dopo la Russia, e possiede più laghi e acque interne di qualsiasi altro paese al mondo.

#2 Italia

Credits: tesoriditaliamagazine.it

Eccoci qui. Molti storceranno il naso per questo secondo posto. Il bicchiere mezzo pieno però è che siamo tre posti più avanti dei cugini francesi. Certo è una sorpresa essere dietro a una nazione sconosciuta ai più che sta dall’altra parte del mondo, dove molti di noi pensano che sia solo abitata da pecore, rugbisti e velisti. 

#1 Nuova Zelanda

Credits: lonelyplanetitalia.it/

Chi l’avrebbe mai detto? Ai confini del mondo ma prima in classifica. Grande quasi come l’Italia ma abitata più da pecore che da esseri umani (appena 5 milioni). Forse è questa la principale ragione. 

Fonti: Rough Guides e World of Statistics

Foto cover: Ph. @Travelnewzealandwithme IG

Continua la lettura con: La classifica dei quartieri più ricchi d’Italia

ANDREA ZOPPOLATO

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Le zone di Milano più servite dai mezzi pubblici: cosa cambia con l’apertura della M4?

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Maps - Trasporto Pubblico Municipio 1

La rete della metropolitana copre in maniera abbastanza capillare il territorio del Comune di Milano. Ma se vogliono confrontare le diverse zone di Milano, quali sono quelle meglio e quelle peggio servite dai mezzi dopo che ha inaugurato anche l’ultima tratta della linea M4?

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Le zone di Milano più servite dai mezzi pubblici: cosa cambia con l’apertura della M4?

#1 Il centro storico rafforza il suo primato: ora è servito da 25 fermate

Maps – Trasporto Pubblico Municipio 1

Per determinare le zone più servite dai mezzi pubblici, in particolare dalla metropolitana, abbiamo considerato tutte le fermate fisicamente all’interno di un Municipio o che hanno gli accessi nei pressi dei confini dello stesso. La zona meglio servita in assoluto risulta essere il centro storico che viene ricompreso all’interno del Municipio 1. Le fermate sono diventate 25 e 4 linee con il completamento della linea M4, rafforzando ancor di più il suo primato per numero di stazioni dentro i suoi confini. Sono così suddivise: 

  • Porta Venezia, Palestro, San Babila, Duomo, Cordusio, Cairoli e Cadorna sulla M1
  • Moscova, Lanza, Cadorna, Sant’Ambrogio e Sant’Agostino sulla M2
  • Porta Romana, Crocetta, Missori, Duomo, Montenapoleone e Turati sulla M3
  • Tricolore, San Babila, Sforza-Policlinico, De Amicis, Santa Sofia, Vetra e Sant’Ambrogio per la linea M4

#2 Il Municipio 9 (Isola-Bovisa – Bicocca) può contare su 3 linee e 17 stazioni

Maps – Linee metro Municipio 9

Il secondo Municipio più servito è il numero 9, Isola – Bovisa- Bicocca, a Nord di Milano: conta 3 linee e 17 stazioni così suddivise:

  • Gioia e Garibaldi FS sulla M2
  • Comasina, Affori FN, Affori Centro, Dergano, Maciachini e Zara sulla M3
  • Bignami, Ponale, Bicocca, Ca’ Granda, Istria, Marche, Zara, Isola e Garibaldi FS sulla M5

#3 Nel Municipio 8 (da Quarto Oggiaro a Sarpi) passano 2 linee e ci sono 17 stazioni

Maps – Linee Municipio 8

Molto servito anche il Municipio 8, a Nord Ovest, da Quarto Oggiaro a Sarpi, che può contare su 2 linee, che si incrociano a Lotto, e 17 stazioni

  • Molino Dorino, San Leonardo, Bonola,, Uruguay, Lampugnano, QT8, Lotto, Amendola, Buonarroti e Pagano sulla M1
  • Monumentale, Cenisio, Gerusalemme, Domodossola FN, Tre Torri, Portello e Lotto sulla M5

# Il Municipio 6 raggiunge al quinto posto il Municipio 3, grazie al completamento della M4

Mappa Comune di Milano

Sopra le 10 stazioni troviamo anche:

#4 il Municipio 3, da Porta Venezia a Città Studi e Lambrate, con 15 fermate e 3 linee: la M1 da Lima a Porta Venezia, la M2 da Caiazzo a Udine la M4 da Argonne a Tricolore

#5 il Municipio 6 che fa un balzo dalla penultima posizione, dopo l’inaugurazione integrale della linea M4, con 15 fermate distribuite tra la linea rossa da Bisceglie a Bande Nere, la verde da Famagosta a Romolo e la linea blu da Parco Solari a San Cristoforo FS.

#6 il Municipio 7, a Ovest, da San Siro a Pagano, con 13 fermate e 2 linee: la M1 da Wagner a Bisceglie e la M5 da Segesta a San Siro Stadio

#7 il Municipio 2, a Nord-Est, dalla Centrale a NoLo, con 12 fermate e 3 linee: la M1 da Gorla a Villa San Giovanni, la M2 con le fermate di Stazione Centrale e Crescenzago e la M3 da Centrale a Sondrio

#8 All’ottavo posto c’è il Municipio 4, a Est, da XXII marzo a Forlanini e Porta Romana, con 12 fermate e 2 linee: la M3 da Brenta a San Donato e la M4 dalla stazione Forlanini a Tricolore.

Leggi anche: La nuova mappa della metro di Milano

# Fanalino di coda: il Municipio 5 (quello più a Sud), l’unico sotto le 10 stazioni sul territorio

Maps – Fermate che servono il Municipio 5Dal 12 ottobre 2024, data di apertura della M4, rimane solo un Municipio con meno di 10 stazioni: il numero 5. Il fanalino di coda di questa classifica si trova nel “profondo” Sud per via delle sole 3 stazioni su due linee: piazza Abbiategrasso sulla M2 e Lodi T.I.B.B. e Porta Romana sulla M3. In attesa della possibile realizzazione della M6 la situazione rimarrà tale ancora per molti anni.

Continua la lettura con: La rivoluzione dei trasporti metropolitani della Grande Parigi

FABIO MARCOMIN

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La carriera che aspetta chi studia Filosofia alla Statale

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Predestinati. 

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Continua con: Allo stadio con la metro?

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Arriva il monopattino «mini bus»: i 4 mezzi di trasporto del futuro che potrebbero rivoluzionare la mobilità urbana

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Of My Immagination

Il monopattino multi-persona di OMI (Of My Imagination), denominato “Hop“, rappresenta un’innovativa proposta nel panorama del trasporto urbano. Questo veicolo, simile a un mini bus, è progettato per cambiare radicalmente la mobilità nelle metropoli. Ma come evolveranno gli altri mezzi leggeri tradizionali?

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Arriva il monopattino «mini bus»: i 4 mezzi di trasporto del futuro che potrebbero rivoluzionare la mobilità urbana

# Monopattini- minibus automatici: una nuova era per il trasporto urbano

Of My Immagination

Il trasporto urbano è in continua evoluzione, cercando di affrontare congestione e inquinamento. “Hop” si propone come una risposta a queste sfide, un monopattino multi-persona autonomo per ottimizzare gli spostamenti. Può trasportare più persone sulle piste ciclabili, combinando le caratteristiche di un monopattino elettrico con quelle di un mini bus, occupando lo stesso spazio di una bicicletta. L’idea alla base di “Hop” è ridurre l’affollamento dei mezzi pubblici e il traffico cittadino.

Il veicolo segue percorsi prestabiliti sulle piste ciclabili, coprendo le distanze tra le fermate del trasporto pubblico e le destinazioni finali. Grazie alla guida autonoma e alla struttura modulare, “Hop” non necessita di un conducente e sfrutta lo spazio in modo più efficiente. Gli utenti possono salire e scendere presso fermate dedicate, mentre un’app permette di prenotare il viaggio, visualizzare i percorsi e ricevere informazioni in tempo reale.

Il design di “Hop” è ispirato alle biciclette, con una struttura tubolare che offre vari punti di appoggio e include cestini per il trasporto di bagagli. L’assenza di sedili tradizionali permette di raddoppiare il numero di passeggeri rispetto ai mezzi convenzionali, proponendo un nuovo approccio alla micromobilità collettiva.

Altri 4 possibili mezzi di trasporto del futuro

La trasformazione di monopattini e biciclette in veicoli collettivi dimostra come la mobilità urbana stia evolvendo verso una maggiore condivisione e integrazione. In un futuro non troppo lontano, potremmo assistere a città in cui i veicoli leggeri e autonomi non solo coesistono con i mezzi pubblici tradizionali, ma li completano, offrendo opzioni di trasporto flessibili e personalizzabili. Ecco tre idee innovative.

#1 La nuova generazione di biciclette: il Bike-Bus

Ideogram.AI

La bicicletta del futuro sarà il “Bike Bus“, una soluzione futuristica capace di ospitare fino a otto persone in due file parallele. Il suo design compatto e maneggevole la rende ideale per muoversi agilmente, mantenendo dimensioni ridotte ma offrendo spazio sufficiente per piccoli gruppi. Ogni passeggero dispone di pedali collegati a un sistema sincronizzato, mentre l’assistenza elettrica garantisce una velocità costante.

A differenza di monopattini e biciclette tradizionali, la Bike Bus offrirebbe un comfort superiore grazie a sedili ergonomici con schienali regolabili. Le coperture modulari proteggono dai maltempi, mentre i vani per i bagagli si trovano sotto i sedili. Un sistema di guida assistita assicura la sicurezza, adattando automaticamente la frenata alle condizioni del traffico.

La tecnologia integrata consente di scegliere percorsi turistici o itinerari personalizzati tramite un pannello touch screen centrale. La Bike Bus non è solo un mezzo di trasporto, ma un’esperienza di mobilità condivisa, perfetta per famiglie, turisti e gruppi di amici.

#2 Skateboard a flusso continuo

Il futuro dello skateboard urbano potrebbe diventare un sistema di trasporto collettivo. Immaginiamo skateboard autonomi che, grazie a intelligenza artificiale e sensori avanzati, possono interagire tra loro per formare un “convoglio” mobile. Questi skateboard si muoverebbero in gruppo, mantenendo distanze sicure e velocità sincronizzate.

Ogni tavola sarebbe progettata con stabilizzatori intelligenti e un sistema di controllo dinamico per garantire l’equilibrio. Questa rete interconnessa potrebbe sfruttare percorsi urbani adattabili, creando un’esperienza di movimento “a flusso continuo“. L’integrazione con l’infrastruttura urbana andrebbe oltre la mobilità: piattaforme mobili potrebbero adattarsi per ottimizzare il flusso degli skateboard.

#3 Cargo elettrici per pendolari: la nuova generazione di scooter

Ideogram.AI

Scooter elettrici trasformati in veicoli autonomi pensati esclusivamente per il trasporto passeggeri. Questi scooter intelligenti, dotati di un sistema di guida autonoma, permetterebbero ai viaggiatori di godersi il tragitto senza stress. Grazie a un design ergonomico e all’assenza di comandi complessi, ogni viaggio diventerebbe un momento di relax.

A bordo, i passeggeri avrebbero un ambiente interattivo. Ogni scooter sarebbe equipaggiato con sistemi di intrattenimento, accesso a piattaforme di streaming e connessione Wi-Fi. Inoltre, un assistente virtuale potrebbe suggerire percorsi panoramici e attrazioni locali, rendendo ogni spostamento un’opportunità per scoprire la città.

Grazie a un design futuristico, gli scooter avrebbero spazi dedicati al relax, creando un’atmosfera confortevole. La possibilità di interagire con altri passeggeri aggiungerebbe un elemento di socializzazione, trasformando il viaggio in un’esperienza collettiva.

#4 Car-sharing sui tetti: le auto leggere volanti

alef model a

Due progetti promettenti stanno emergendo nel panorama delle auto ultraleggere che potrebbero sollevarsi dal suolo, rappresentando un passo significativo verso la mobilità del futuro. L’Alef Model A di Alef Aeronautics, una startup partecipata da SpaceX di Elon Musk, ha mostrato le sue potenzialità al Mobile World Congress 2024 di Barcellona, attirando l’attenzione per il design innovativo e le funzionalità di volo.

Allo stesso modo, l’Hexa di Lift Aircraft ha presentato il suo prototipo al SusHi Tech 2024 di Tokyo, dimostrando come la tecnologia stia evolvendo per affrontare le sfide della congestione urbana. Tuttavia, il trend attuale sembra dirigersi verso soluzioni più piccole e agili, come scooter elettrici e biciclette condivise, che già migliorano l’accessibilità e la flessibilità nel trasporto quotidiano.

Mentre progetti come l’Alef Model A e l’Hexa spingono i confini della tecnologia verso il volo urbano, è importante continuare a investire in soluzioni di mobilità pratiche e immediatamente integrabili nella vita quotidiana. La vera innovazione nel trasporto urbano potrebbe derivare dall’integrazione di diverse modalità, creando un sistema di mobilità più fluido e sostenibile per tutti. Per ulteriori approfondimenti sui veicoli futuristici e i loro sviluppi.

Continua la lettura con: La RIVOLUZIONE della MOBILITÀ: le 10 NOVITÀ attese a Milano nei PROSSIMI ANNI

MATTEO RESPINTI

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I 5 paesi dei dintorni da annettere a Milano… e la soluzione per collegare l’hinterland con la città

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Credits: Ideogram.AI

Milano è una città in continua espansione e il confine tra il capoluogo e i comuni dell’hinterland si fa sempre più sottile. Ci sono alcuni paesi vicini che sembrano già parte integrante della città, perché non annetterli? Ecco 5 paesi dell’hinterland che potrebbero essere annessi a Milano.

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I 5 paesi dei dintorni da annettere a Milano… e la soluzione per collegare l’hinterland con la città

#1 Sesto San Giovanni: dalla Stalingrado d’Italia a hub culturale e Creativo

Sesto San Giovanni, nota come la “Stalingrado d’Italia” per il suo passato industriale e la forte identità operaia, si trova subito a nord di Milano. Già connessa al capoluogo tramite la linea metropolitana M1, la città rappresenta un’estensione naturale di Milano grazie alla vicinanza con il quartiere Bicocca, sede dell’università e di numerosi uffici. L’annessione di Sesto San Giovanni a Milano potrebbe segnare la svolta definitiva nella riqualificazione delle sue vaste aree industriali dismesse, trasformandole in un distretto culturale e creativo all’avanguardia.

Il piano di riqualificazione potrebbe prevedere la conversione delle vecchie fabbriche in spazi multifunzionali: gallerie d’arte, musei della scienza e del lavoro, loft per artisti e laboratori artigianali. L’idea di un “museo diffuso” dedicato all’archeologia industriale potrebbe prendere forma attraverso percorsi guidati tra gli edifici storici, arricchiti da mostre temporanee che raccontano l’evoluzione del lavoro e della tecnologia. Questi spazi potrebbero diventare un punto di riferimento per eventi culturali e sociali, come festival di musica e cinema all’aperto, esposizioni di arte contemporanea e workshop.

La vicinanza al campus universitario della Bicocca potrebbe inoltre facilitare collaborazioni tra artisti, ricercatori e studenti, stimolando la nascita di start-up creative e di progetti innovativi. La creazione di spazi di coworking all’interno degli ex stabilimenti industriali potrebbe attrarre professionisti del settore creativo e tecnologico, rendendo Sesto San Giovanni un polo di riferimento per l’innovazione culturale e lavorativa.

#2 Cinisello Balsamo: sport, natura e intrattenimento per tutti

Cinisello Balsamo, con i suoi ampi spazi verdi e la vicinanza al centro di Milano, potrebbe diventare il cuore sportivo e ricreativo dell’area metropolitana. Se avrà luogo l’estensione della linea M5, entro il 2028 Cinisello sarà ottimamente collegato a Milano, ma l’annessione offrirebbe l’opportunità di migliorare i servizi e di ridurre la frammentazione amministrativa, integrando il quartiere in una visione più ampia della città.

Il progetto per Cinisello Balsamo potrebbe includere la creazione di un grande parco sportivo, con strutture dedicate a sport meno comuni, come l’arrampicata su pareti artificiali, percorsi per il parkour e campi per il beach volley. Un lago artificiale potrebbe essere costruito per consentire attività come il kayak e il paddleboarding, trasformando la città in una destinazione di riferimento per gli sport all’aperto. Un’infrastruttura di piste ciclabili collegherebbe le varie zone del parco, creando un ambiente ideale per gli amanti della natura e del movimento.

In aggiunta, la creazione di un centro benessere e spa, unitamente a un’area attrezzata per i picnic e i barbecue, potrebbe rendere Cinisello Balsamo una meta ideale per il relax e il tempo libero, attraendo famiglie e giovani sportivi.

#3 Bresso: mobilità aerea e un Parco Nord potenziato

 

Bresso, con il suo aeroporto e il Parco Nord, offre un potenziale unico per lo sviluppo di un nuovo modello di mobilità urbana e di spazi ricreativi. L’aeroporto di Bresso, noto soprattutto per i voli privati, potrebbe essere trasformato in un hub per la mobilità aerea sostenibile, introducendo servizi di “taxi volanti”, ovvero droni per il trasporto leggero di merci e passeggeri. Questo progetto potrebbe essere realizzato in collaborazione con il Politecnico di Milano e altre università, facendo di Bresso un centro per la sperimentazione delle nuove tecnologie di mobilità urbana.

Parallelamente, il Parco Nord potrebbe essere ulteriormente sviluppato per includere nuove strutture per il tempo libero, come un teatro all’aperto, spazi dedicati alle arti performative e una zona per eventi culturali e musicali. L’introduzione di aree giochi tematiche e percorsi educativi sulla natura e l’ecologia arricchirebbe l’offerta del parco, trasformandolo in un luogo ideale per le famiglie e i turisti in cerca di attività all’aperto.

#4 Rozzano: urbanistica sostenibile e nuovi quartieri

Situato a sud di Milano, Rozzano è già ben collegato alla città grazie al tram 15 e alla vicinanza del centro commerciale Fiordaliso. La sua annessione a Milano offrirebbe la possibilità di razionalizzare i trasporti e di integrare l’urbanistica con una pianificazione più efficiente. Il progetto di sviluppo urbano potrebbe includere la creazione di un nuovo quartiere residenziale sostenibile vicino al Naviglio Pavese, con edifici a basso impatto energetico e soluzioni di edilizia ecologica, come tetti verdi, facciate fotovoltaiche e sistemi di raccolta delle acque piovane per l’irrigazione dei giardini.

Il nuovo quartiere potrebbe essere dotato di una rete di percorsi pedonali e ciclabili che colleghino le aree residenziali, commerciali e ricreative. Un mercato coperto con prodotti locali e un centro culturale polifunzionale potrebbero fornire ulteriori attrattive per i residenti e per i visitatori, mentre spazi di coworking favorirebbero la nascita di nuove realtà imprenditoriali. L’integrazione dell’Istituto Clinico Humanitas nella rete sanitaria milanese potrebbe migliorare l’offerta di servizi medici nella zona, rendendo Rozzano un esempio di urbanistica integrata e sostenibile.

#5 Segrate: turismo, sport e innovazione all’Idroscalo

L’Idroscalo di Segrate è spesso definito il “mare di Milano” e rappresenta un’importante attrazione turistica e sportiva. L’annessione di Segrate offrirebbe l’opportunità di valorizzare ulteriormente questa risorsa, espandendo l’offerta di sport acquatici e trasformando l’Idroscalo in un parco tematico acquatico di livello internazionale. Si potrebbero costruire scivoli, piscine a onde e altre attrazioni, ispirandosi ai grandi parchi acquatici del mondo, per attirare visitatori da tutta la regione.

Inoltre, la creazione di una “marina urbana” per piccoli yacht e barche a vela potrebbe ampliare l’offerta turistica dell’Idroscalo. La vicinanza all’aeroporto di Linate lo renderebbe un luogo ideale per eventi internazionali, come gare di canottaggio, concerti e festival gastronomici. La costruzione di una struttura modulare per fiere e congressi permetterebbe di sfruttare appieno la posizione strategica, aumentando il flusso di visitatori e valorizzando le tradizioni locali.

Come collegamento la M4 ha già nel mirino l’estensione a Est con Segrate come nuovo capolinea. Non solo: Segrate diverrebbe un grande hub per metro e alta velocità. 

Leggi anche: Segrate Hub

# La linea tramviaria radiale: un nuovo sistema di trasporto per l’area metropolitana

Credits: Ideogram.AI

Per connettere efficacemente i comuni annessi a Milano, si potrebbe sviluppare una nuova linea tramviaria veloce, denominata “Linea Radiale”. Questa linea servirebbe come collegamento diretto tra i cinque comuni e il centro di Milano, con fermate nei punti strategici come l’Idroscalo, il Parco Nord e le ex aree industriali di Sesto San Giovanni. I tram moderni e veloci garantirebbero un rapido collegamento tra le nuove aree urbane e il centro della città, incentivando una mobilità sostenibile e riducendo il traffico.

La “Linea Radiale” potrebbe essere dotata di vagoni progettati per trasportare biciclette e monopattini, promuovendo un modello di mobilità intermodale. La riduzione dei tempi di percorrenza e l’integrazione con la rete esistente di trasporto pubblico migliorerebbero la qualità della vita per i residenti e incoraggerebbero l’utilizzo di mezzi di trasporto ecologici.

Continua la lettura con: Cerca hinterland I 7 paesi «più sottovalutati dell’hinterland»: i 7 motivi per visitarli

MATTEO RESPINTI

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Allo stadio con la metro?

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Quasi quasi rimpiango il vecchio 15.

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Continua con: I Bro di Caronno Pertusella che fanno serata a Milano

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Nuova vita per Bonola: l’ex tintoria Sifta si trasforma in 500 nuove abitazioni

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Credits: Ideogram.AI, rielaborazione grafica redazione

All’ex tintoria Sifta di Bonola, 500 nuovi appartamenti immersi nel verde. Cosa sappiamo del progetto?

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Nuova vita per Bonola: l’ex tintoria Sifta si trasforma in 500 nuove abitazioni

# Una riqualificazione orientata alla comunità e al verde

 

La rigenerazione urbana e la riqualificazione di spazi industriali dismessi potrebbero essere la strategia chiave per affrontare la crisi abitativa nelle grandi città. Milano sembra aver abbracciato questa strada, con diversi progetti di riconversione che puntano a trasformare vecchie aree industriali in complessi residenziali moderni e accessibili. L’ultimo esempio è la trasformazione dell’ex tintoria Sifta, nel quartiere di Bonola, dove un progetto ambizioso prevede la costruzione di 500 nuovi appartamenti, combinando edilizia residenziale libera e convenzionata con ampie aree verdi.

Il progetto, sviluppato dal Consorzio Cooperative Lavoratori (CCL), dalla Libera Unione Mutualistica (LUM) e dalla società Borio Mangiarotti, mira a riqualificare un’area di circa 35.000 metri quadrati, situata tra le vie Cefalù e Vergiate, nelle immediate vicinanze della fermata della metropolitana Bonola. La presenza della linea M1 rende questa nuova area residenziale particolarmente attraente dal punto di vista della mobilità, favorendo l’accesso ai servizi pubblici e facilitando gli spostamenti verso il centro città.

Oltre agli aspetti abitativi, il progetto include la creazione di 15.000 metri quadrati di spazi verdi, trasformando una zona industriale degradata in un polmone verde. Questa nuova area contribuirà a migliorare la qualità della vita dei residenti e a riconnettere spazi boschivi precedentemente inaccessibili con il tessuto urbano circostante.

# Edilizia sociale e convenzionata: una risposta al caro-affitti?

Credits: Ideogram.AI, rielaborazione grafica redazione

Uno degli aspetti più rilevanti del progetto è l’attenzione all’housing sociale e convenzionato. Delle 500 unità abitativa previste, il 50% sarà destinato a edilizia residenziale sociale e convenzionata, con una quota del 10% superiore rispetto al minimo richiesto dal piano di governo del territorio di Milano. Questa scelta va incontro alle esigenze di molte famiglie che faticano a trovare case a prezzi accessibili, soprattutto in una città come Milano, dove il caro-affitti è una problematica crescente.

Resta da chiarire, tuttavia, se i prezzi saranno significativamente calmierati rispetto al mercato libero. Anche se il progetto promette di aumentare l’offerta di abitazioni a prezzi inferiori, bisognerà verificare se la disponibilità di questi alloggi sarà sufficiente a ridurre la pressione sui costi abitativi. La scelta di destinare metà degli appartamenti alla vendita libera potrebbe ridurre l’impatto sociale dell’intervento, se i prezzi delle case convenzionate non saranno adeguatamente inferiori a quelli di mercato.

# Rigenerazione urbana: un cambiamento per Bonola

Credits: Ideogram.AI, rielaborazione grafica redazione

La trasformazione dell’ex area industriale avrà un impatto significativo sul quartiere Bonola, già caratterizzato da un mix di edilizia popolare e spazi commerciali, con una buona accessibilità ai servizi grazie al centro commerciale omonimo e alla metropolitana. L’introduzione di 500 nuovi appartamenti, insieme all’ampliamento delle aree verdi, potrebbe portare a una rivalutazione dell’intero quartiere, attraendo nuovi residenti e favorendo lo sviluppo di attività commerciali e di servizi.

L’intervento di rigenerazione urbana non si limita alla costruzione di nuove case, ma mira a creare un ambiente che favorisca la socialità e l’inclusione. I nuovi spazi verdi e la mixité abitativa possono contribuire a migliorare la percezione di Bonola, rendendolo più attrattivo per famiglie e giovani professionisti. Tuttavia, questa evoluzione potrebbe anche portare a un incremento dei costi immobiliari, con il rischio di una futura gentrificazione e l’espulsione dei residenti storici a causa dei prezzi crescenti.

In definitiva, la trasformazione dell’ex Sifta rappresenta un’opportunità per dare nuova vita a Bonola, aumentare la disponibilità di alloggi a prezzi contenuti e migliorare la qualità della vita grazie ai nuovi spazi verdi. Tuttavia, sarà essenziale che l’edilizia convenzionata mantenga il suo impegno verso l’accessibilità, assicurando che le case siano effettivamente alla portata di chi ne ha bisogno.

Se realizzata con attenzione, la riqualificazione di Bonola potrebbe diventare un modello di successo replicabile in altre aree della città, garantendo un equilibrio tra sviluppo immobiliare e inclusione sociale.

Continua la lettura con: Come ci si sente a vivere a Milano? I tre grandi pregi e… i due motivi di disagio

MATTEO RESPINTI

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A Berlino si può viaggiare con la metro cabriolet: un’idea per Milano?

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moshapla IG - Ubahn Cabrio

Se la metro in miniatura di Londra non è abbastanza, c’è un’altra curiosa esperienza da provare nelle viscere delle città: la metro cabriolet di Berlino. Scopriamo come funziona, cosa si vede e il percorso effettuato.

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A Berlino si può viaggiare con la metro cabriolet: un’idea per Milano?

# A 35 km/h alla scoperta della Berlino sotterranea

yvonnedeandres IG – U-Bahn Cabrio

Per chi vuole scoprire Berlino da un altro punto vista può farlo a bordo della “U-Bahn-Cabrio”, una metropolitana cabriolet, Un’idea nata per caso nel 1995, quando dei giornalisti visitarono una galleria con un treno da cantiere, e che la principale azienda di trasporto della capitale tedesca, la BVG, ha deciso di trasformare in un tour sotterraneo. 

Si viaggia a 35 km/h nei tunnel del metropolitana di Berlino sui sedili di metallo di un treno elettrico da cantiere convertito, composto da quattro carrozze e un tempo adibito al trasporto di materiale da costruzione, trainato da una locomotiva di manovra.

# Cosa si vede durante l’esperienza

moshapla IG – Ubahn Cabrio

Durante l’esperienza si possono scoprire alcuni luoghi davvero particolari presenti nelle viscere della città. Tra questi una stazione della metropolitana utilizzata come una cantina per le patate e una come bunker nucleare che poteva ospitare un massimo di 3.300 persone. Nel tour la guida illustra anche i fatti più interessanti e curiosi sulle caratteristiche strutturali e sui 112 di storia della metropolitana di Berlino. 

# Un percorso di due ore con partenza dalla stazione di Deutsche Oper

Percorso metro Cabriolet

Il trenino parte dalla stazione della metropolitana Deutsche Oper e attraversa Berliner Straße, Kurfürstendamm, Osloer Straße, Gesundbrunnen, Alexanderplatz, fino a Hermannplatz, per poi concludersi dopo due ore nella stazione di partenza. Durante il viaggio è obbligatorio indossare il casco protettivo. L’esperienza è disponibile solo il venerdì, da aprile ad ottobre, in due fasce orarie: alle 7 alle 10.30 di sera. I posti disponibili sono 200 a viaggio e il prezzo intero è di 58 euro a persona.

Si potrebbe immaginarla anche a Milano?

 

 
 
 
 
 
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Continua la lettura con: A Londra c’è una metro in miniatura

FABIO MARCOMIN

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Le tre telecabine più adrenaliniche a poca distanza da Milano

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funiviedellagomaggiore.it - ristorante con terrazza

Dove si trovano queste telecabine da brividi e quali panorami si possono godere mentre si sale lentamente verso l’alto.

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Le tre telecabine più adrenaliniche a poca distanza da Milano

#1 Funivia Sasso del Ferro: la bidonvia sul Lago Maggiore per la terrazza panoramica

funiviedellagomaggiore.it

A poco più di un’ora di Milano di auto, è raggiungibile anche in treno, c’è una particolare funivia costruita negli anni ’60: la Sasso del Ferro, a Laveno Mombello sul Lago Maggiore. La particolarità sta nel fatto che è a tutti gli effetti è una bidonvia, per via della forma delle telecabine biposto che conducono quasi alla cima del monte Sasso del Ferro a 1.110 metri. Dopo circa 15 minuti di salita di circa si può godere di una splendida vista panoramica. Una volta in cima, si può ammirare il paesaggio circostante o godere del ristorante panoramico (in copertina), dove, con una vista mozzafiato sui sette laghi lombardi, le Alpi e la Pianura Padana, è possibile pranzare o fare un aperitivo.

Milano-Funivia Sasso del Ferro

#2 La funivia Pigra-Argegno sul Lago di Como: la più ripida d’Italia

unviaggioinfiniteemozioni.it – Funivia di Pigra

A un’ora e mezza da Milano c’è la storica funivia Argegno-Pigra, in servizio dal 1971, conosciuta come la “funivia più ripida d’Italia” per le sue pendenze tra il 71% e il 95%. Riaperta il 9 agosto 2024 dopo due anni di lavori, ha riaperto il 9 agosto dopo quasi due anni di lavori, collega il Lago di Como nel comune di Argegno a Pigra in soli 4 minuti, superando un dislivello di 648 metri. La funivia è allo stesso tempo una popolare attrazione turistica ma anche un mezzo essenziale per gli abitanti di Pigra, evitando loro il tortuoso percorso via San Fedele d’Intelvi. 

Milano-Funivia Pigra-Argegno
 

#3 Funivia Prada – Costabella: salita con cabine aperte e vista sul Lago di Garda

susi_superfly IG – Funivia Prada-Costabella

Spostiamoci sul Lago di Garda, nei pressi di San Zeno di Montagna in provincia di Verona, a circa 2 ore e mezza da Milano. Ci si può arrivare solo in auto. La Funivia Prada – Costabella si trova sulle pendici del Monte Baldo e offre un percorso panoramico che collega la località di Prada alla stazione di arrivo Costabella, a circa 1.550 metri di altitudine. Durante il tragitto di circa 10 minuti, in piedi dentro a delle cabine aperte, si può ammirare una splendida vista sul Lago di Garda e sulle montagne circostanti. La funivia è un punto di accesso ideale per escursioni a piedi o in mountain bike nel Parco Naturale del Monte Baldo. 

Milano-Funivia Prada-Costabella

Continua la lettura con: La funivia di bidoni per la terrazza panoramica a un’ora da Milano

FABIO MARCOMIN

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Gianni Brera, il giornalista sportivo “lombardo-centrico e nazionalista lombardo”

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Gianni Brera

75 anni fa iniziava la straordinaria carriera di Gianni Brera, il giornalista sportivo per eccellenza, capace di cambiare il mondo del calcio sotto il profilo della dialettica, del costume e, addirittura, della tattica. Infatti furono diversi gli allenatori di serie A che, a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, prima di decidere il modulo della formazione da mettere in campo, sbirciavano gli articoli di Brera, per prendere ispirazione.

Gianni Brera, il giornalista sportivo “lombardo-centrico e nazionalista lombardo”

# La gavetta quando aveva sedici anni per il giornale milanese “Lo schermo sportivo”

Di sconosciuto – Archivio Gianni Brera – Fondazione Mondadori, Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=8491137 – Brera e Il Guerin Sportivo

Dicevamo di 75 anni fa: a dire il vero nel 1949 le sue dita si destreggiavano sui tasti delle macchina da scrivere da circa quattordici anni, visto che, quando ne aveva sedici, iniziò la gavetta giornalistica per il giornale milanese “Lo schermo sportivo”. Nel ’49, dopo aver seguito egregiamente per la Gazzetta dello Sport il Tour de France, capeggiato dai soliti Coppi e Bartali, gli viene assegnata la direzione della rosea, diventando il più giovane giornalista (di tutti i tempi) a guidare un grande giornale a tiratura nazionale.

# Un contadino prestato alla grande metropoli che aderì al fascismo prima mettersi a fianco dei partigiani

giannibrera. credit: https://www.oasport.it/

Prima di questa esperienza giocò a calcio, nella squadra del Liceo Carducci, nella AC Vittoria e nei Boys del Milan. Brera era nato a San Zenone al Po, piccolo paese agricolo in provincia di Pavia, l’8 settembre 1919: da bambino quel territorio gli riservava giochi e passeggiate lungo il fiume, tra boschi, i rivoli, gli argini e le ampie pozze d’acqua stagnante. Insomma, spirito agricolo, ma i suoi genitori lo mandano al Liceo Classico a Milano e da quel momento Gianni Brera diventa un contadino prestato alla grande metropoli. Dopo l’esperienza a “Lo schermo sportivo”, passò al Guerin Sportivo, tappa che coincise con l’inizio dell’Università (si laureò in Scienze Politiche). Ma Brera conobbe la guerra, in qualità di paracadutista, l’adesione all’infatuazione fascista e il ravvedimento, che lo portò ad aderire alla Resistenza al fianco dei partigiani.

# “Io sostengo tutte le squadre della mia regione, sono lombardo-centrico e nazionalista lombardo…”

Di Olycom – Lilli Carati, le foto di una carriera da icona, su gazzetta.it, 21 ottobre 2014. (file), Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=5599104 – ‘Il_corpo_della_ragassa’_-_Gianni_Brera_e_Lilli_Carati

Nel dopoguerra, ecco la direzione della Gazzetta e il passaggio al Giorno, che aveva avuto l’idea di puntare u Brera per l’edizione del lunedì, caratterizzata da molte pagine sportive. Fu preziosa penna anche del Giornale, di Repubblica e della testata francese l’Equipe. Scrisse 72 libri, che raccontano i pionieri dello sport, la vita selvatica delle campagne lombarde e quella frenetica della metropoli meneghina. Nel 1979 il suo libro “Il corpo della ragassa”, diventa un film, con la regia di Pasquale Festa Campanile e la presenza nel cast di Enrico Maria Salerno e di Lilli Carati.

Ma Gianni Brera è anche televisione: i suoi interventi graffianti alla Domenica Sportiva, piuttosto che al Processo del Lunedì, erano perle di saggezza pallonara, mai ascoltate dopo la sua morte.

Qualcuno sosteneva che Gianni Brera fosse genoano, ma lui, alla domanda su quale squadra godesse della sua simpatia, rispondeva così, “io sostengo tutte le squadre della mia regione, sono lombardo-centrico e nazionalista lombardo…”. Parliamo di un giornalista colto e suggestivo, capace di scrivere una cronaca con gli epici contenuti utilizzati dal grande dotto, pur mantenendo una linearità di espressione comprensibile anche dagli umili.

# L’amore e odio con “l’abatino” Gianni Rivera

Il calciatore Gianni Rivera e l’allenatore Nereo Rocco del Milan negli spogliatoi per Inter-Milan, Milano, 22 ottobre 1967
(ArchiviFarabola/ANSA)

Leggendario fu il suo rapporto di amore e odio (reciproco) con Gianni Rivera, che Brera definiva “l’abatino”, per significare quella propensione (secondo il giornalista) a giocare un calcio lezioso e svenevole che irritava la penna pavese. Che amava invece il calcio col catenaccio, quello che, quando finiva la partita, si giudicavano i gol segnati non tanto sottolineando la bravura degli attaccanti ma le defaillance dei difensori.

# Cosa era il calcio per Gianni Brera

Gianni Brera

Quando a Brera gli si chiedeva, “ma il calcio è spettacolo?”, lui, quasi irritato, rispondeva, “il calcio è geometria, ed essendo la geometria una materia astratta, che stimola l’immaginazione e la fantasia, possiamo dire che il calcio sia fantasia”. 

“Il calcio è l’oppio dei popoli”, sosteneva Gianni Brera, ma con un approccio affettuoso e bonario (per il calcio), rispetto al severo attacco di Marx (alla religione).  Il giornalista proveniente dalla sponda sinistra del Po riteneva infatti che “lo sport è il transfert domenicale, che aiuta a vivere, scordandosi per due ore le preoccupazioni che minano i pensieri”.

Brera ci lasciò il 19 dicembre 1992, quando, in una fredda notte nel lodigiano, l’auto su cui viaggiava fu centrata da un altro veicolo, in un incidente che ci tolse uno dei testimoni più vivaci e raffinati del panorama culturale e del costume del nostro Paese.

FABIO BUFFA 

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ADRIANA ASTI, l’artista ribelle amata dai grandi del cinema e del teatro

GIANLUIGI BONELLI, il creatore di TEX WILLER, sempre in lotta contro il POTERE

LUISA AMMAN: un’OPERA d’ARTE di Milano

LUCIANO LUTRING: il bandito più popolare di Milano

BRUNO ARENA, il fico di Milano

Sandra MONDAINI: uno dei punti fermi della televisione italiana

TINO SCOTTI, il milanese del “Ghe pensi mi”

ORNELLA VANONI, Milano e Settembre

MARIANGELA MELATO, da “ranocchietta” a mito del cinema

MARTA ABBA: la musa di Pirandello

Quelle DIABOLIKE sorelle GIUSSANI

GIANNI MAGNI: il re del cabaret milanese

COCHI e RENATO: una coppia diventata il MARCHIO del CABARET

Giorgio AMBROSOLI: il RIVOLUZIONARIO in GIACCA e CRAVATTA che sfidò anche lo Stato

Peppin MEAZZA: il più grande MITO MILANESE del calcio mondiale

FRANCO CERRI: quel genio che partì suonando nei cortili

I KRISMA: la coppia più PUNK della storia di Milano

LILIANA SEGRE, la testimonianza milanese dell’Olocausto

MARIA CALLAS, la Scala e BIKI, quel legame che ha fatto la storia dell’arte

WALTER VALDI, cintura nera di dialetto milanese

LORENZO BANDINI, lo sfortunato campione adottato da Milano

ALEX BARONI, il “chimico” prodigio della musica

MICHELE ALBORETO, il “pilota gentiluomo”

BEPPE VIOLA: il geniale raccontatore del calcio

Storia di una GRANDE DONNA di Milano: ALDA MERINI

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Il parco d’arte a cielo aperto di City Life: le 12 opere più curiose con i loro significati (foto)

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Coloris

Una delle particolarità di CityLife risiede nella facoltà di unire passato, presente e futuro: dalle ceneri della storica Piazza d’armi, alla fiera di Milano, alla modernità dei grattacieli avveniristici e dal moderno shopping district, per infine arrivare a tendere al futuro con la scelta di far entrare in scena l’arte e i suoi protagonisti più giovani.

Nel 2014 nasce infatti ArtLine, progetto di arte pubblica promosso dal Comune di Milano che ha trovato la sua realizzazione finale nel 2018 e che consiste in una collezione di opere d’arte a cielo aperto posizionate nel parco pubblico che si sviluppa accanto alla piazza Tre Torri. 

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Il parco d’arte a cielo aperto di City Life: le 12 opere più curiose con i loro significati (foto)

#1 Daily Desiderio: ogni giorno un messaggio

Daily Desiderio

L’opera di Riccardo Benassi, giovane cremonese classe 1982, si chiama Daily Desiderio e consiste in una struttura di alluminio che incornicia un display a LED bianchi in cui l’artista si è impegnato a trasmettere un messaggio testuale ogni giorno fino alla sua morte. Dopo di essa i messaggi ricominceranno da capo in loop.

#2 Hand and foot for Milan: il piede e la mano come simboli di Milano

L’ironia che contraddistingue sempre le opere dell’artista tedesca Judith Hopf è ben presente anche nell’opera Hand and foot for Milan. E’ composta da due sculture poste vicine: una mano che spunta dal terreno, quasi nell’atto di salutare e un piede appoggiato sul prato. Sono entrambi molto grandi e sono realizzate con mattoni sagomati modellati artigianalmente per quest’opera. Le forme sono state ingigantite e costruite con materiali edili classici che si pongono in rapporto con il ricercato contesto architettonico.

#3 New times for other ideas/New ideas for other times: tempus fugit

New times for new ideas

Le opere di Maurizio Nannucci, classe 1939, spesso sono composte da scritte al neon. Anche New times for other ideas/New ideas for other times non è da meno. Essa è una doppia scritta realizzata con tubi al neon blu e rosso che è posizionata sulla facciata del Padiglione 3, edificio costruito nel 1923, unico superstite della storica Fiera di Milano. Lo spettatore vede quindi due frasi quasi speculari che invitano a riflettere sullo scorrere del tempo. Qui infatti gli interventi urbanistici hanno modificato radicalmente l’aspetto della città e la vita dei suoi abitanti. Tali ragionamenti sono rafforzati dal fatto che l’opera si trova su un edificio storico e simbolo di un passato che non c’è più.

#4 Filemone e Bauci: insieme, per sempre

I due giovani artisti Ornaghi & Prestinari formano un sodalizio artistico dal 2009. I loro lavori hanno sempre come punto nevralgico il concetto di trasformazione, di riparazione delle cose di ogni giorno.
Filemone e Bauci è una struttura di alluminio che raffigura due colonne che si tengono a braccetto mentre osservano i grattacieli. Il passato osserva quindi il presente. Secondo il mito greco Filemone e Bauci invecchiano insieme e affrontano insieme i problemi grazie al loro legame. Essi tra l’altro sono l’esemplificazione dell’accoglienza e della convivialità poiché furono, sempre secondo il mito, gli unici che accolsero Zeus ed Ermes.
Il buon augurio per la città è evidente.

#5 Cieli di Belloveso: le stelle nel cielo di quando è stata fondata Milano 

Cielo di Belloveso

Le opere di Matteo Rubbi hanno l’obiettivo di integrare arte e identità locali. Gli spettatori non sono mai passivi ma sono coinvolti a collaborare con l’artista.
Cieli di Belloveso è un’opera composta da 100 stelle di pietra di forme e dimensioni varie. Esse sono incastonate nella pavimentazione di Piazza Burri. L’opera è la ricostruzione di un cielo stellato visibile a Milano nella primavera del 600 a.C quando Tito Livio colloca la fondazione di Milano da parte di Belloveso. Le stelle e il buio sono due realtà che stanno lentamente estinguendosi a causa dello sviluppo delle città e della conseguente illuminazione sempre più accentuata. Per questo un cielo stellato come quello dell’opera è chiaramente in contrasto con una realtà metropolitana di Milano.

#6 Coloris: i colori del villaggio globale 

Coloris

L’opera Coloris di Pascale Marthine Tayou è composta da una pavimentazione in calcestruzzo che raffigura il planisfero terrestre in cui sono piantati circa cento pali metallici di color pastello e di dimensioni variabili tra i 6 e i 12 metri. Sopra ognuno è posizionato un uovo. L’intenzione dell’opera è concentrarsi su problemi come migrazioni e la formazione di un villaggio globale senza confini precisi.

#7 Vedovelle e Draghi Verdi: le storiche fontanelle rivisitate

La giovane artista milanese Serena Vestrucci trova ispirazione da elementi quotidiani modificati e rielaborati.
La sua opera, Vedovelle e Draghi verdi ha la particolarità di non creare qualcosa di nuovo ma di agire sulle fontanelle pubbliche.
Le storiche vedovelle rappresentano l’immagine più storica di Milano. L’opera cerca un ponte tra contemporaneo e il classico, tra tradizione e novità. Ad ogni fontanella è stata sostituito il bocchello in ottone con una scultura diversa, un esemplare unico, frutto di un lavoro manuale di un modello in cera, successivamente fuso in bronzo.

#8 Il Beso: il bacio immortale delle rocce dolomitiche

Beso di Prieto

Arrivata ad agosto 2020 nel Parco Artline la nuova opera di Wilfredro Prieto. L’artista cubano usa spesso oggetti comuni che egli rivaluta modificando l’orientamento dello sguardo del fruitore.
Beso è costituita dall’unione di due pietre grandi affiancate. Esse si sfiorano in un solo punto simulando un bacio. Tale opera lega la storia dell’arte e la tradizione del giardinaggio.

Leggi anche: Il BACIO DI PIETRA: l’ultima opera d’arte nel Parco d’Arte Contemporanea di CITYLIFE (FOTO GALLERY)

#9 Il Rudere: l’Uomo riflette sulla Natura

L’opera “Rudere” di Adrain Paci è pensata come uno spazio di riflessione sul rapporto tra uomo e natura, tra habitat costruito dall’essere umano e quello offerto dal mondo vegetale, immaginando un possibile “ritiro” della presenza umana per dare spazio a uno sviluppo incontrollato della vegetazione. Il progetto consiste in una struttura elementare di cemento con tre muri e senza tetto. All’ interno ci sono alberi da frutto che ricordano dei cortili. Nella facciata ci sono dei mosaici che riprendono il motivo dei centrini fatti dalle nonne con l’uncinetto, però sembrano anche i rosoni di una cappella.

#10 “Come Fare?”: l’invito alla creatività

Cosa fare? – Installazione del modello a Palazzo Marino nel 2015

Rossella Biscotti riporta alla luce, attraverso la sua particolare rilettura, momenti oscuri della storia recente. Così facendo vuole stimolare nuovi punti di vista da parte dello spettatore. La sua opera, Come fare?, consiste in 5 agglomerati di mattoni e cemento. Tra questi agglomerati, chiamati isole, si attiva un vero percorso in cui le persone sono invitate ad interagire usando i blocchi come sedie, tavoli, o come appigli per arrampicarsi. Ogni visitatore potrà inoltre riconoscere il disegno generale ricostruendo il processo della composizione.
Il lavoro è centrato su una riflessione di stampo metodologico: la possibilità di tutti di creare forme e idee grazie a strumenti essenziali.

#11 Untitled: la condanna dell’indifferenza

Untitled

L’artista indiana Shilpa Gupta, è solita creare situazioni in cui lo spettatore è spesso invitato ad interagire.
L’opera, intitolata Untitled, è una scultura di marmo che rappresenta quattro figure umane che si coprono occhi, orecchie e bocca l’un l’altro. L’opera ha un forte richiamo alla storia delle tre scimmiette, che ci rimanda al Mahatma Gandhi: secondo tale storia una scimmia non vede il male, l’altra non sente il male e l’ultima non parla del male. L’artista ha voluto porre un contrasto con il presente in cui non è più moralmente accettabile rimanere indifferenti a ciò che succede attorno a noi.

#12 Palco dell’Estinzione: il pianeta del futuro

Palco dell’estinzione

L’attività della giovane Adelita Husni-Bey, cresciuta tra Italia e Libia, è spesso focalizzata su questioni sociali e politiche. L’opera Palco dell’Estinzione è un palco diviso per ere future che si sviluppano su tre livelli. Rappresentano il pianeta fra cinquanta, cento e centocinquant’anni. I tre livelli sono ricoperti da disegni prodotti durante un workshop pubblico sull’estinzione.
La particolarità di quest’opera è che è anche una fonte di energia pulita gratuita grazie alla presenza di pannelli solari. La forma del palco somiglia ad un’arena e può essere usata per incontri, concerti, seminari e si auto illumina durante la notte.

Continua la lettura con: Gli ultimi colpi ad effetto di CityLife

GIULIA PICCININI

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Aperitivhit: la classifica dei posti al top per un aperitivo a Milano

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Bar Basso - Via Plinio, 39

Qual è il posto migliore per un aperitivo a Milano? Questa la domanda bomba sganciata sulla Fan Page di Milano città stato. Dai risultati espressi dai nostri lettori superintenditori abbiamo ricavato questa classifica.

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Aperitivhit: la classifica dei posti al top per un aperitivo a Milano

#10 Al Picchio

Ph. @lucapaoloscheggia IG

Al Picchio. Aperitivo al Picchio. Caffè al Picchio. Birretta al Picchio. Il Picchio è uno state of mind. Via Melzo 25 (Zona Porta Venezia – Municipio 3)

#9 Duomo dal 1952

Posizione fantastica. Davanti all’Arco della Pace. Avvantaggiato soprattutto nei mesi più caldi, recupera d’inverno con un aperitivo da fare concorrenza a un ristorante gourmet. Occhio solo al nome: molti pensano che sia davanti al Duomo. Piazza Sempione 5

#8 Camparino

Sala Spiritello – https://www.camparino.com

Dal 1915 un’istituzione nel cuore di Milano, si hanno ottimi sottaceti accompagnati da un ottimo spritz o altro del genere. La formula cena è contemplata sia per il Bar di Passo che per la Sala Spiritello al piano superiore, con due proposte culinarie che ben riflettono le due anime delle sale. In più, ogni cocktail è accompagnato dall’iconica “alzatina” che presenta prodotti interamente confezionati nei laboratori del locale insieme ad alcune chicche del territorio italiano, come le peschiole, ossia frutticini di pesco raccolti ancora verdi. Piazza Duomo 21 (Centro – Municipio 1)

#7 Moscow mule

Locale moderno, essenziale, con mattoni a vista. La loro specialità? I Moscow Mule. Via Teodosio 60 (Lambrate – Municipio 3)

#6 Jamaica

Locale leggendario di Brera, fondato nel 1911, dove si sono ritrovati i grandi artisti del novecento milanese. Via Brera 32 (Centro – Municipio 1)

#5 BhangraBar

L’Arco della Pace rocks. Ance questo locale è a pochi metri, con una splendida vista e con 10 euro vale una cena. Corso Sempione 1 (Arco della Pace – Municipio 1)

#4 Princi

Da Princi in piazza XXV Aprile, “quello sì che è un vero aperitivo”. Piazza XXV Aprile (Garibaldi – Municipio 1)

#3 Mag Cafè

Locale bohemien sui Navigli. Ripa di Porta Ticinese, 43 (Navigli – Municipio 6)

#2 Nottingham Forest

Svetta nelle classifiche internazionali dei migliori bar da cocktail del mondo. Ambiente rustico, molto piccolo, difficile trovare posto, cocktail insuperabili. Viale Piave 1 (Porta Venezia – Municipio 3)

#1 Bar Basso

Dove l’aperitivo è stato inventato, il regno dello Sbagliato. Via Plinio 39 (Porta Vittoria – Municipio 3)

Continua la lettura con:  Locali cult lontani dal centro dove trascorrere una bella serata

MILANO CITTA’ STATO

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Il primo viaggio da Milano a Genova in treno a 250 km/h? La data e le ultime dai cantieri

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terzovalico - Cantiere

Dopo l‘attivazione anche del secondo binario in una delle tratte previste lungo il tracciato, proseguono i lavori per la costruzione del Terzo Valico e delle opere connesse. Gli aggiornamenti sui cantieri e quando dovrebbe entrare in funzione la nuova linea.

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Il primo viaggio da Milano a Genova in treno a 250 km/h? La data e le ultime dai cantieri

# Attivi 12 grandi cantieri per 90 chilometri di tunnel, tra cui la nuova Galleria del Valico, la più lunga d’Italia

terzovalico.it – Cantieri

Il progetto complessivo del Terzo Valico, che include il Nodo ferroviario e lo scalo merci di Campasso, attualmente conta 12 grandi cantieri attivi. La Galleria di Valico, che rappresenta l’opera principale, si estenderà per 27 chilometri, diventando così la galleria più lunga d’Italia, superata solo da quella della Napoli-Bari. I tunnel totali avranno una lunghezza di 90,7 km, con 53 km che collegano Genova a Tortona, di cui 37 km saranno sotterranei.

# A giugno 2024 riattivata lo scalo merci di Rivalta Scrivia e ultimato il raddoppio della tratta Bivio Pozzolo-Rivalta Scrivia-Tortona

fsnews.it – Rivalta Scrivia

All’inizio dell’estate è stato attivato anche il secondo binario sulla nuova tratta ferroviaria di 8,5 km tra Rivalta Scrivia e Tortona, nell’ambito del Progetto Unico Terzo Valico dei Giovi-Nodo di Genova. I binari sono il tratto finale verso nord della futura linea.

ferrovie.it – Rivalta Scrivia

Rete Ferroviaria Italiana, Italferr e Webuild ha pertanto concluso i lavori sia sulla tratta Bivio Pozzolo – Rivalta Scrivia – Tortona che per lo scalo merci ferroviario. In questo modo la Stazione di Rivalta Scrivia è disponibile anche per il servizio passeggeri.

Leggi anche: Milano – Genova in meno di un’ora: entrato in funzione il primo tratto a tutta velocità

# A settembre abbattuto l’ultimo diaframma del cunicolo di ventilazione dell’interconnessione di Genova Voltri

Il 20 settembre è stato abbattuto oggi l’ultimo diaframma della galleria, del Terzo Valico, del cunicolo di ventilazione dell’interconnessione di Genova Voltri. Si tratta di un’opera necessaria per collegare le gallerie di interconnessione del Terzo Valico con il pozzo di aerazione, un’infrastruttura imponente lunga 630 metri, profonda circa 360 metri e con un diametro di scavo di circa 12 metri. L’ultimo report segnala il completamento del 100% degli scavi delle gallerie nel Nodo di Genova e dell’89% di quelle del Terzo Valico. L’investimento necessario per la realizzazione del progetto ammonta a 7,4 miliardi di euro, in parte finanziato dal PNRR. 

# Il primo viaggio da Milano a Genova a 250 km/h sarà nel 2026, transitabile il 75% della linea

Credits webuildgroup IG – Terzo Valico

La nuova linea AV/AC attraverserà le province di Genova e Alessandria, consentendo ai treni di raggiungere una velocità massima di 250 km/h e garantendo un collegamento tra Milano e il capoluogo ligure in meno di un’ora. Tra i vantaggi dell’infrastruttura ferroviaria ci sono anche il miglioramento del traffico merci e una notevole diminuzione delle emissioni di CO2. Il primo viaggio dei treni dell’alta velocità sulla nuova linea è previsto per il 2026, sebbene inizialmente opereranno su una sola canna: sarà transitabile al 75% e verrà completata negli anni successivi. Alcune criticità negli scavi degli ultimi chilometri di galleria del Terzo Valico in provincia di Alessandria potrebbero mettere a rischio questa data: ci sono quattro fronti di scavo fermi, su nove, due per delle frese bloccate e due per rinvenimenti di gas oltre la soglia.   In futuro, è previsto un progetto che potrebbe trasformare radicalmente la mobilità a Milano: la costruzione di un grande hub metro-TAV ad Opera.

Leggi anche: Si sale sulla METRO si scende al MARE: il NUOVO HUB METRO-TAV sarà a OPERA

# Dalla metro in spiaggia grazie all’hub dell’Alta Velocità? Il progetto allo studio

Il sogno M6. Tutto parte qui, un progetto per la costruzione di una nuova linea metropolitana M6, che si aggiunga alle cinque interamente funzionanti dopo l’inaugurazione integrale della linea M4 avvenuta il 12 ottobre. Sebbene non sia ancora stato elaborato un tracciato definitivo, sono state considerate diverse opzioni per la sua realizzazione ed entro la fine del mese dovrebbero essere presentate pubblicamente.

 

Tra le ipotesi sul tavolo c’è quella di un tracciato che scenda a sud lungo Via Ripamonti per attestarsi nel Comune di opera dove è in valutazione la stazione per Frecciarossa e Ntv e interscambiare proprio con la futura M6. Un obiettivo confermato di recente dal Vice Ministro dei Traporti, Alessandro Morelli, in occasione dell’apertura della M4 fino a San Cristoforo Fs.

Localizzazione della possibile stazione AV Opera

Se si realizzasse basterebbe scendere dalla metro e prendere un treno per arrivare al mare della Liguria in 56 minuti. 

Leggi anche: Metro rosa, come immaginare il lato nord? I tre possibili tracciati

Continua la lettura con: Il Treno dei Sapori, il viaggio su rotaia più gustoso della Lombardia

FABIO MARCOMIN

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I tre outlet più belli entro un’ora da Milano: chi vince la sfida?

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Credits: ilpiccolo.net

Per fare shopping nella città della moda c’è solo l’imbarazzo della scelta, dal fast fashion al lusso sfrenato. Se si vuole però acquistare a prezzi scontati e in un ambiente più rilassante e caratteristico si può optare per i migliori outlet poco fuori Milano. Ecco la top 3.

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I tre outlet più belli entro un’ora da Milano: chi vince la sfida?

#3 Franciacorta Outlet Village, un borgo degli acquisti in un paesaggio unico

Credits: tripadvisor

L’Outlet Village Franciacorta sorge a Rodengo Saiano, in provincia di Brescia. Immerso nel magnifico paesaggio della Franciacorta, zona lombarda celebre per la produzione di spumante, più o meno a metà strada tra la città di Brescia e il Lago d’Iseo. Amato dagli appassionati di shopping negli Outlet Village della Lombardia, il Franciacorta Outlet Village richiama ogni visitatori provenienti da tutto il nord Italia, oltre che dalla provincia di Brescia.

L’Outlet Village della Franciacorta è un vero e proprio borgo degli acquisti, dove tra vie e piazze si può fare shopping in assoluta tranquillità nelle oltre 160 boutique di moda, che propongono marchi prestigiosi dell’abbigliamento, arredamento, lifestyle e tanto altro.

 

#2 Fidenza Village, il meglio per l’abbigliamento maschile

Credits: parma.repubblica.it

Fidenza Village è lo Shopping Center per eccellenza nei dintorni di Parma, tra i più frequentati outlet dell’Emilia Romagna e d’Italia. Si trova a solo un’ora di auto da Milano e Bologna, la sua posizione strategica richiama visitatori da molte regioni italiane, in primis Emilia Romagna e Lombardia, ma anche dal resto d’Italia e dall’estero.

L’outlet Fidenza Village è stato pensato per offrire un’esperienza di shopping rilassante, che somiglia molto ad una vacanza per le vie di un elegante centro abitato, perfettamente ricostruito. All’interno del villaggio più di 120 negozi e boutique propongono una raffinata selezione dei migliori marchi di abbigliamento, accessori, articoli per la casa, con sconti fino al 60% e oltre rispetto ai prezzi di listino. Fa parte della Collezione di Villaggi The Bicester Village Shopping Collection, ed è l’unico village in Italia di questa catena internazionale di outlet, che ha realizzato altri 11 villaggi dello shopping nelle principali capitali europee.

Forse il meglio per l’abbigliamento maschile, ma complessivamente gli manca qualcosa per insidiare il numero uno. 

 

#1 Serravalle Designer Outlet, il villaggio del lusso con lo stile di un tipico borgo ligure: tra i i più grandi d’Europa

Credits: ilpiccolo.net

Al primo posto si piazza l’unico Outlet Village in Piemonte del circuito inglese McArthurGlen, il Serravalle Designer Outlet è uno dei più frequentati Outlet Village vicino Alessandria e Genova ed è stato uno dei primissimi Outlet Center ad aprire in Italia, considerato oggi uno dei più grandi Outlet Village d’Europa. Al suo interno ci sono oltre 180 negozi outlet, tra monomarca e multimarca, di abbigliamento, scarpe, accessori con numerosi tra i brand del lusso più famosi, da Armani a Gucci, da Prada a Moncler.

La caratteristica del Designer Outlet di Serravalle è quella di essere stato realizzato come un tipico borgo ligure, dove fare shopping è una rilassante scoperta, mentre si passeggia piacevolmente tra negozi e vetrine. Per proseguire lo shopping o per impiegare il tempo libero tra un acquisto e l’altro nelle immediate vicinanze dell’Outlet di Serravalle si trovano il Ferrari Store e il Retail Park

 

Continua la lettura con: La casa popolare così bella da diventare un’attrazione: si può fare anche a Milano?

FABIO MARCOMIN

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul  #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong   #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

 

La casa popolare così bella da diventare un’attrazione: si può fare anche a Milano?

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Credits: getyourguide.com

Uno dei palazzi più instagrammati in Europa: opera di un architetto e artista austriaco. La sua destinazione? Abitazioni per la popolazione meno ricca di Vienna. Perchè non provare anche a Milano a coinvolgere le nostre archistar nell’edilizia popolare?

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La casa popolare così bella da diventare un’attrazione: si può fare anche a Milano?

# Hundertwasserhaus, uno dei palazzi più instagrammati in Europa, è un complesso di case popolari

Credits: getyourguide.com

Si chiama Hundertwasserhaus, un complesso di edilizia popolare costruito a Vienna a partire dal 1986. Il progetto ha da subito linee guida innovative, perché l’artista Friedensreich Hundertwasser ha scelto la dolcezza delle forme morbide, evitando di accentuare gli spigoli, per regalare ai suoi abitanti qualche smussatura in una vita già abbastanza brusca. Questo complesso, infatti, nasce con l’intento di soddisfare l’esigenza dell’edilizia popolare, abbattendo al contempo lo stereotipo dei canoni estetici legati a questo utilizzo.

# I colori e la gioia al posto dell’anonimo dormitorio

#2 dettaglio facciata ph. hundertwasser-haus.info

Hundertwasser, pseudonimo di Friedrich Stowasser, ha scelto l’allegria come ispirazione. La facciata esterna è decorata con colori vivaci, accentuati dall’utilizzo di ceramiche variopinte. Balconi e terrazzi sono utilizzati per portare il verde nel complesso, fin dentro le abitazioni, trasformando il palazzo in un’oasi di verde nel cuore della città. Molti dei materiali utilizzati, comprese le ceramiche decorative, sono il riutilizzo di ciò che altrove è stato “scartato”.

Un particolare degno di nota, è che l’artista ha voluto dare un tocco stiloso anche alle toilette: colori sgargianti, fontane e decorazioni di ceramica, rendono piacevole anche questo ambiente, diventato da semplice locale di servizio a Toilet of Modern Art. La struttura è amministrata direttamente dal Comune di Vienna, che gestisce tutti i 50 alloggi popolari.

# Ogni inquilino ha il diritto di personalizzare il proprio pezzo di facciata

Il canone di affitto si aggira intorno ai 5,00 €/mq, se ne fa richiesta al comune che – previa verifica dei requisiti – affida gli alloggi alle famiglie. Uno dei requisiti preferenziali, è che almeno un componente della famiglia abbia interessi o sia un membro attivo della comunità artistica locale: nelle regole del condominio, infatti, vi è perfino il diritto di personalizzare la facciata, intorno alle proprie finestre, secondo il gusto personale di chi la abita

# Trasferire la mentalità a tutto il quartiere

Credits wikipedia – Interno

Le Hundertwasserhaus, hanno il considerevole pregio di caratterizzare sia il modo di abitare l’appartamento, sia di dettare lo stile del quartiere. La struttura residenziale ha visto nascere al suo interno una serie di negozietti e caffè, molto tipici. Al Kunst un Cafè al piano terra del complesso, ad esempio, è possibile gustare un caffè assistendo ad un film, il cui protagonista è proprio Friedensreich Hundertwasser che mostra la “sua” abitazione.

A pochi passi dal complesso dei 50 alloggi colorati si trova l’unico centro commerciale progettato da Stowasser, una superficie di circa 1.600 mq, coloratissimo e pieno di linee morbide come nello stile del progettista, che diventa la piazza di paese più adatta ad un quartiere come il terzo distretto, nato policromatico.

A tutt’oggi, la particolare struttura del complesso popolare, i colori, i giardini pensili che si affacciano sulla strada dai suoi balconi, sono una meta turistica tipica di Vienna, che attira l’attenzione, lo sguardo e le foto dei visitatori, diventando una star di Instagram.
È segnalata sulle guide ufficiali di Vienna e le è stato dedicato un sito internet.

 

# Perché dovrebbe ispirare anche Milano

Credits viaggiatorineltempo.com – via lincoln

Un esempio straordinario di realizzazione, che sovverte i canoni dell’edilizia popolare fin qui accettata. A Milano abbiamo già esempi di edilizia nata “povera” e che con il tempo sono diventati angoli di colore, design e – perché no – speculazione.
Abbiamo anche i quartieri dormitorio, nati in un’altra epoca e adattati ad altre esigenze.
Mancherebbe giusto un salto di paradigma, per un’evoluzione degna della capitale del design: la nascita dei borghi di edilizia popolare, al posto dei quartieri dormitorio, super colorati e destinati ai cittadini che desiderano vivere tutto il quartiere in maniera sostenibile e allegra.

Le archistar non mancano a Milano: perchè non coinvolgerle anche nell’edilizia popolare? Lasciando anche libertà agli inquilini più creativi di personalizzare la loro porzione. 

Continua a leggere con: A Milano l'”ARTE NON NEI MUSEI”: il tour di teatri e cinema dove ammirare opere d’arte

LAURA LIONTI

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Nel’Ottocento si andava in vacanza sulla Martesana, la “riviera di Milano”

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Primi anni dell’Ottocento. Milano è capitale del Regno d’Italia. Sotto la dominazione napoleonica vive un periodo di grande prosperità e si diffonde la moda di andarsene in villeggiatura fuori città. Ma all’inizio si decide di non fare molta strada…

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Nel’Ottocento si andava in vacanza sulla Martesana, la “riviera di Milano”

Uno dei posti più rinomati a inizio Ottocento è il naviglio Martesana: Crescenzago e Cascina Gobba erano l’equivalente della Santa Margherita di oggi e ospitavano locande e ville dove molti milanesi trascorrevano le ferie.

L’area viene battezzata la riviera di Milano.

Esiste anche un romanzo con questo titolo. Scritto da Tito Livraghi, è ambientato nell’Ottobre del 1812, quando Milano era capitale del regno d’Italia con Napoleone come re. La storia ha come sfondo proprio il Naviglio Martesana, con la cascina Malghera e la sua “bella riviera” su cui si affacciano le ville dei ricchi Milanesi, la ­chiesa di Santa Maria Rossa o la trattoria della Gobba famosa per i gamberi del Lambro. 

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Il quartiere del futuro con passerella sospesa: il video dal cantiere

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MARIANNA PEDRINI

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