Scendete alla fermata della metro rossa Pasteur. Usciti, continuate su Viale Monza per 150 metri fino al civico 46. Vi troverete ai piedi di un castello di pietra di stile medievale e neoromanico, passato alla storia con il nome di Ca’ de Sass, da non confondere con la famosa Ca’ De Sass del pieno centro città in Via Monte di Pietà. Nonostante la presenza dell’imponente torre merlata, è difficile da notare per chi ci passa davanti frettolosamente perché chiuso ai lati da palazzi moderni. Ma qual è la sua storia?
# In origine era un castello di campagna
Nel 1910 fu costruito il castello seguendo l’ispirazione delle dimore medievali. Perchè costruire un castello in Viale Monza? Quando il castello venne costruito dal ragioniere Primo Gilberti (1880- 1939), uomo di cultura e personaggio eccentrico, l’attuale zona Turro non era ancora compresa nella città di Milano, ma era aperta campagna con poche abitazioni, cascine, botteghe e qualche trattoria. Un posto perfetto dove sfoggiare il proprio potere, derivato anche dalla carica di sindaco di Greco, e dare sfogo alla propria creatività.
Costruito su quattro piani più il rialzato ed una torretta a due piani, il castello ha una facciata in pietra grigia costellata da finestre a tutto sesto e bifore nel lato della torre. L’ingresso, anch’esso ad arco a tutto sesto, possiede due paracarri in ferro battuto che rappresentano due draghetti ai lati del portone, mentre uno stupendo cancello separa la strada dal cortile interno che un tempo era munito di un giardino più grande, dotato di bellissimi platani storici e un filare di aceri.
A lato del cortile si trova ancora oggi un garage, che in origine era la rimessa per le carrozze, decorato con mascheroni scolpiti del XVI secolo e pezzi residui della collezione di Gilberti come i due busti sotto il portico.
Unica pecca del palazzo: l’utilizzo delle tapparelle per le finestre della facciata. Una scelta poco elegante, ma legata alla moda dei primi anni del 900.
# La proprietà
Quando il palazzo fu costruito, Gilberti decise di tener per sè l’ultimo piano con la torre, dove allestì la sua biblioteca. Il resto del palazzo lo mise in affitto. Nel corso del tempo l’edificio passò agli eredi fin quando i singoli appartamenti non vennero venduti ai privati.
I 10 gelati più buoni di Milano (secondo i milanesi)
#10 Terra in via Vitruvio, angolo Settembrini
Nata al posto della banca in angolo via Settembrini, si è affermata fin da subito come una delle gelaterie più genuine di Milano. Il punto di forza distintivo è il rispetto delle materie prime regionali, selezionate attraverso un attento processo di ricerca tra le eccellenze a marchio DOP e IGP. Nelle giornate calde viene presa d’assalto
#9 Gelateria Giova in zona Risorgimento
Credits: @la_kyoko Gelateria Giova
In corso Indipendenza al numero civico 20, il signor Giovanni, da qui il nome del locale Giova, ha aperto una gelateria che in estate si trova davanti sempre una fila di persone che aspettano di assaggiare il suo gelato. Il gusto più buono assolutamente da provare è il pistacchio di Bronte, ma anche nocciola, panna-noci-miele e ricotta con gocce di cioccolato.
#8 Chocolat in zona Magenta
Credits: @diariodellafoodlover Chocolat Milano
La gelateria Chocolat ama definire il suo gelato come quello dal “gusto italiano autentico”: la bottega ha infatti lavorato sodo per preservare e migliorare i sapori tradizionali italiani. Dall’atmosfera elegante quasi chic, Chocolat in via Boccaccio, 9 offre ai suoi clienti non solo gelato, ma anche dolci di ogni tipo, snack e ovviamente cioccolato.
#7 Gelateria Sartori in zona Centrale
Credits: @saracaulfield Gelateria Sartori
In Piazza Luigi di Savoia, la Gelateria Sartori offre gelato ai milanesi dal 1937. Andrea Sartori arriva a Milano a 18 anni e nel 1937 acquista un carretto a due ruote per vendere il suo prodotto in giro per la città meneghina. Nel 1947, dopo l’immediato successo e la guerra che ha bloccato tutto, viene aperto il primo chiosco in piazza Luigi di Savoia, chiosco che, un po’ modificato, è ancora lì. Generazione dopo generazione, oggi è il nipote Anthony a gestire l’attività, con la stessa passione per il gelato del nonno fondatore. Da provare a Sartori ci sono assolutamente i grandi classici: il Nocciolato, la Crema, il Pistacchio e il Fiordilatte.
#6 Gelateria Concordia in Corso Concordia
A un passo da Piazza Risorgimento, uno dei migliori gelati artigianali di Milano. Molte opzioni anche per vegetariani e vegani. Il top? Gusto mascarpone e fichi caramellati. Senza parlare della meringata e dell’amarenata.
#5 La Bottega del Gelato di Marco Cardelli zona Porta Venezia
Credits: @foodiechingu La Bottega del Gelato di Marco Cardelli
In via Giovan Battista Pergolesi, 3 è una delle gelaterie storiche di Milano. Aperta nel 1964 ha ottenuto negli anni la targa di Bottega Storica dal Comune di Milano e di Negozio Storico della Regione Lombardia. Gli ingredienti utilizzati da Cardelli sono freschi e selezionati, il gelato è artigianale e le sue specialità sono i frutti ripieni di gelato e i sorbetti. Come precisano i proprietari “mangiare gelato fa bene e mette di buon umore”, per questo la preparazione di Cardelli è ricca di triptofano, amminoacido che stimola la produzione di serotoninia (ormone del benessere).
#4 Gelateria Paganelli in via Adda
Credits: @_foodanthropy_ Gelateria Paganelli
Tre generazioni, tre coni Gambero Rosso. Definito come uno dei gelati migliori della Lombardia, il gelato di Paganelli merita un assaggio. Anche la gelateria all’incrocio tra via Adda e via Gustavo Fara sperimenta gusti azzardati, come i sorbetti al vino o quelli salati al risotto con lo zafferano. Il gelato di una volta unito all’unicità e alla ricerca di qualità ha portato la Gelateria Paganelli ad essere una delle preferite dei milanesi.
#3 Artico Gelateria zona Isola e centro
Credits: @artico_gelateria artico gelateria
Artico gelateria è una di quelle gelaterie che ha conquistato Milano. Con 3 coni gambero rosso, Artico ha locali in zona Isola, Duomo, Brera e Città Studi. Nato dall’idea della famiglia Polloni, Artico Gelaterie mette nel lavoro che fa passione, buone materie prime e talento. Anche qua ci sono, oltre ai gusti tradizionali, gusti particolari come bergamotto e menta di Pancalieri, crema di carota o pastiera napoletana. Da provare anche le granite.
#2 Il Massimo del Gelato in zona Gerusalemme
Credits: @mayu.buster Il Massimo Del Gelato
Secondo gelato migliore di Milano, ad un passo dalla vittoria, c’è quello de Il Massimo del Gelato, in via Lodovico Castelvetro, 18. Il nome sembra una garanzia. Il Massimo del gelato ha aperto a Milano nel 2001 su idea di Massimo Travani, da qui il nome del locale. Qui non ci si può aspettare di provare i gusti più stravaganti, al contrario si possono assaggiare i grandi classici ma realizzati con materie prime di qualità. La loro filosofia? Essere il “Massimo” della qualità nel gelato artigianale.
#1 La Gelateria della Musica in via Ludovico il Moro
Credits: @gelatogram.milano La Gelateria della Musica
E il premio come miglior gelato di Milano se lo aggiudica [LA] Gelateria della Musica, in via Lodovico Il Moro, 3. Il loro obiettivo è emozionare i propri clienti come fa la musica, essere unici e mai identici. Per preparare il gelato, la Gelateria della Musica utilizza latte fresco e di qualità, frutta di stagione e cioccolato di pura massa di cioccolato. Ogni prodotto è accuratamente selezionato per rendere unico il gusto.
La gelateria utilizza la musica come appeal e, come la musica, non vuole mai essere uguale a qualcos’altro. I gusti sono molto particolari, tra questi pistacchio tostato e salato o caffè con caramello salato, ma non sono quasi mai fissi, cambiano spesso.
I comuni interessati hanno dato il semaforo verde per questo primo studio di un’opera attesa da 40 anni. I prossimi passaggi e come dovrebbe svilupparsi il tracciato.
M2 verso Vimercate: via libera allo studio di fattibilità
# I Comuni di Carugate e Brugherio hanno dato il via libera al Piano di fattibilità tecnico economica da 2,5 milioni di euro
Rendering Metrotranvia Milano-Seregno
Una delle infrastrutture di trasporto attese da decenni nell’area metropolitana milanese, da circa 40 anni, ha ora qualche speranza in più di essere realizzata. Come riportato da primalamartesana.it il Sindaco di Carugate, Luca Maggioni, ha comunicato che il suo comune e quello di Brughiero hanno dato il via libera alla redazione del primo Piano di fattibilità tecnico economica per il prolungamento della M2 tramite la metropolitana leggera. Sono stati infatti sbloccati i fondi, si tratta di 2,5 milioni di euro, con l’obiettivo di trovare una prima definizione dell’opera in attesa dei 15 milioni di euro necessari per redigere quello da inviare al Governo per richiedere i finanziamenti per la costruzione della linea. Ogni comune, Milano, Carugate, Brugherio, Agrate Brianza, Concorezzo e Vimercate, ha stanziato a testa 200mila, a cui si aggiunge il contributo regionale.
Queste le parole del Sindaco di Carugate: “Come Carugate e Brugherio abbiamo scritto a MM e agli altri Comuni interessati dal prolungamento, dando il nostro beneplacito alla preparazione del Pfte da 2,5 milioni, per il quale le risorse sono già state vincolate da parte degli enti finanziatori”.
# Il tracciato ipotizzato fino a Vimercate nell’ultimo studio di MM
Prolungamento M2
Da tempo si è deciso che il prolungamento della M2 verso la provincia di Monza Brianza sarà realizzato come metrotranvia veloce o light rail, come previsto per allungare la M3 dopo Peschiera. Il tracciato dovrebbe essere di circa 12 km e avere 6 fermate, in base all’ultimo studio realizzato da MM nel 2019, andando a servire tutti i comuni interessati dal passaggio dei binari: Brughiero, Carugate, Agrate, Concorrezzo e Vimercate. L’opera dovrebbe essere prevalentemente in trincea e in parte sopraelevata.
# I dubbi sul progetto degli enti interessati
Maps – Area Parco fotovoltaico Carosello
Nonostante questo primo sì sono però molte le perplessità degli enti riguardo il tracciato, con un iter progettuale tortuoso e che durante gli anni è stato caratterizzato anche da intoppi e ostacoli. Uno di questi è stata la costruzione di un maxi impianto fotovoltaico, da parte del Centro Commerciale il Carosello, nel mezzo del percorsoipotizzato. Partendo da Via dei Mille a Brugherio i binari infatti dovrebbero scavalcare la Tangenziale Est tramite un ponte parallelo a quello della Sp208, con una fermata proprio nei pressi del Carosello, poi svoltare verso Agrate Brianza lungo la Provinciale 121 proseguendo in sopraelevata e poi scendere sul piano di campagna verso il secondo scalo di Carugate, in zona Cgt.
Metrotranvia verde
L’obiettivo è quindi riprendere in mano il progetto per trovare la migliore soluzione possibile per tutti. Queste le parole del Sindaco di Brughiero a riguardo: “Sappiamo che l’ipotesi di tracciato non è la migliore possibile. Con Brugherio avevamo trovato l’accordo sulla variante del cimitero che prevedeva il passaggio della metrotranvia più a nord. Tuttavia abbiamo ricevuto esplicite richieste di modifica di quel tracciato. Nonostante non siamo soddisfatti, abbiamo detto sì, ma solo dietro l’impegno a poter riprendere in mano in futuro i passaggi che ci lasciano perplessi. Siamo in attesa della sottoscrizione e gli uffici stanno preparando tutti gli atti”.
Presentato lo studio d’area, elaborato dal Politecnico di Milano, per una rivoluzione che riguarda verde, spazi pubblici e mobilità che ruotano attorno all’asse di Via Ripamonti e del Vigentino. Scopriamo i 9 punti del piano.
La Stella del Sud: il piano in 9 punti del Poli per la rivoluzione del Sud di Milano
# Presentato StAR, lo Studio Area Ripamonti elaborato dal Politecnico
Area interventi
Massimizzare l’efficacia degli interventi pubblici, dallo Scalo Romana a Symbiosis, per rivoluzionare in tema di verde, spazi pubblici e mobilità tutto il quadrante del Ripamonti e del Vigentino. Questo l’obiettivo di StAr, lo Studio Area Ripamonti, presentato il il 2 luglio al Cam di via Verro e commissionato dal Municipio 5 al Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e redatto in collaborazione con l’assessorato alla Rigenerazione urbana del Comune. Il risultato è il frutto di un lavoro iniziato nel 2023, con la raccolta di suggerimenti ed esigenze
con i cittadini e le imprese del territorio, comprese anche Fastweb, Fondazione Prada
e Hines, che hanno sostenuto il progetto.
# Intercettare oneri di urbanizzazione e altri diritti dell’amministrazione pubblica
scaloportaromana.com – Nuovo masterplan
All’incontro pubblico erano presenti i professori del gruppo di studio del Politecnico, Laura Montedoro, Gabriele Pasqui e l’architetto Riccardo Masiero, oltre all’assessore alla Rigenerazione urbana del Comune Giancarlo Tancredi, per Municipio 5 il Presidente Natale Carapellese, la Presidente della Commissione Gaia Molho e l’Assessore Mattia Cugini, responsabile per urbanistica, edilizia, demanio e spazio pubblico, arredo urbano, mobilità, commercio e attività produttive. Quest’ultimo, intervistato da Stefano Ferri per il periodico il Sud Milano, ha spiegato come lo studio sia stato realizzato per avere “un quadro conoscitivo unitario dei numerosi processi territoriali e socioeconomici in atto nel quadrante Ripamonti” per intervenire sui cambiamenti intercettando oneri di urbanizzazione e “altri diritti che l’amministrazione pubblica esercita e che possono generare ulteriori risorse”. Per i primi solo quelli relativi al Villaggio Olimpico ammontano a 2 milioni di euro, ipotizzati almeno il doppio per tutto l’intervento di Scalo Romana.
# I 9 punti dello studio in attesa del percorso della M6
M6 a Milano
Lo studio d’area è stato acquisito dal Comune di Milano per poi diventare un allegato del Pgt, in modo da rendere possibile indirizzare tutti gli interventi che comunque dovranno anche essere valutati in base al percorso prescelto per la futura M6, con le alternative attese in una presentazione pubblica nel mese di ottobre. Sono 9 gli interventi previsti, vediamoli nel dettaglio.
#1 Via Ferrari da bretella a strada urbana
Maps – Via Virgilio Ferrari
Trasformare la lunga Via Virgilio Ferrari, oggi strada a scorrimento veloce a tre corsie, in una strada urbana a due corsia con marciapiedi, alberature e percorsi ciclabili, in continuità con Via Ripamonti. Si prevedono anche diversi attraversamenti per mettere in collegamento i nuovi quartieri di via Amidani e Monti Sabini con il Parco Sud e il Ticinello.
#2 La roggia Vettabbia infrastruttura blu
Maps – Roggia Vettabbia
Valorizzare la roggia Vettabbia connettendola alle aree verdi limitrofe. Si potrebbe ad esempio intervenire sul tratto dietro allo Smart City Lab e lungo le vie Corrado II il Salico ed Erasmo da Rotterdam per riqualificare l’intera area collegando quartieri e zone verdi attualmente divisi.
#3 Aprire a sud lo Scalo Romana
ilsudmilano – Punto 3 dello studio
Il progetto prevede la riqualificazione di via Lorenzini, situata a sud dello scalo, attraverso l’aggiunta di alberi, aree verdi, marciapiedi e piste ciclabili connesse alla rete già presente. Questo permetterà di attraversare il futuro parco dello Scalo e raggiungere facilmente piazza Olivetti da piazza Trento.
#4 Recuperare spazi laterali di Via Ripamonti per attraversamenti, depavimentazione e verde
Maps – Via Ripamonti
Recuperare gli spazi a lato della Via Ripamonti per consentire l’attraversamento, la depavimentazione e la messa a dimora di alberi e verde. Tra i tratti individuati quello tra Via Tirso e Via Rutilia, oggi parcheggi.
#5 Rigenerazione di Via Antonini, Via Quaranta e Via Marco d’Agrate
Maps – Da Antonini a Quaranta
Nelle vie attorno all’area di Symbiosis, Via Antonini, Via Quaranta, tra le vie Gargano e Broni, e Via Marco d’Agrate, si può creare un sistema di connessioni per il verde e il tempo libero, di percorsi casa-scuola sicuri, potenziando gli attraversamenti.
#6 Fatima aperto al Parco Sud
Maps – Quartiere Fatima
Istituzione di un’area 30 km/h nel quartiere Fatima con inserimento di strutture leggere per il tempo libero nelle aree verdi e una connessione verso la campagna con il “sentiero della biodiversità” verso Chiaravalle.
#7 Rinascita di Viale Ortles
Maps – Viale Ortles
Per il largo Viale Ortles è stato ipotizzato l’allargamento dei marciapiedi, l’aumento delle superfici verdi e drenanti, alberatura continua almeno su un lato, la rimozione dei cancelli dei parchi per consentire la permeabilità tra gli stessi e dissuasori per gli attraversamenti.
#8 Un percorso verde da Scalo Romana al Parco Sud
ilsudmilano – Punto 8 dello studio
Riassetto del sistema a verde consentendo la realizzazione di un’infrastruttura ciclopedonale dall’interno del parco di Scalo Romana, che potrebbe spingersi a nord verso Porta Romana, collegandosi al Parco Sud, percorrendo via Calabiana, costeggiando i Giardini Balduccio da Pisa e Franca Helg, per poi attraversare il Parco Autieri d’Italia fino ad arrivare su Via dell’Assunta e infine a Chiaravalle.
#9 Una connessione verde e pedonale tra il Parco Ravizza e quello delle Memorie industriali
ilsudmilano – Punto 9 dello studio
Realizzare una connessione verde e pedonale dei Parchi Ravizza, delle Memorie industriali e Corrado II il Salico, lavorando sulla roggia Vettabbia, per collegare il Vigentino sistemando il passaggio sotto la ferrovia e prevedendo un parco pensile sul nodo della nuova Stazione di bus elettrici di viale Toscana per consentire la continuità verso
nord e i percorsi ciclo-pedonali del centro.
Google, arriva la novità più attesa: il traduttore in milanese
# Il sistema di traduzione automatico più utilizzato al mondo supporta ora 110 nuove lingue
Palm 2 Google
Novità per Google Translate, il sistema di traduzione automatico più utilizzato al mondo: aggiunte 110 nuove linguegrazie all’intelligenza artificiale, l’ultimo aggiornamento è datato 2022 con 24 lingue in più. Il merito va nello specifico al modello PaLM 2, il Large Language Model che alimentava prima chatbot Bard, che consente “a Translate di apprendere più efficacemente lingue correlate, come l’Awadhi e il Marwadi, vicine all’hindi, e i creoli francesi come il creolo seychellois e il creolo mauriziano” spiega Isaac Caswell, ingegnere software senior di Google Traduttore. Si può trovare anche il Punjabi, la lingua più parlata in Pakistan, e lingue considerate estinte come il Manx, la lingua celtica dell’Isola di Man.
# Tra le novità anche i dialetti italiani tra cui lombardo, friulano, siciliano, ligure e veneto
Tra le nuove lingue disponibili ci sono anche alcuni dialetti italiani, considerati a rischio di estinzione, come il lombardo, il friulano, il siciliano, il ligure e il veneto. D’ora in poi quando si vuol conoscere il significato di una parola milanese basta chiedere a Google Translate. In questo modo è possibile valorizzare il patrimonio linguistico e culturale italiano portando i dialetti anche in ambiti formali come il turismo e la formazione.
Il bullet train, il treno proiettile dopo Giappone e Cina approda anche in California. Disco verde alla realizzazione della nuova linea super veloce. Foto: California High-Speed Rail Authority
Disco verde per il bullet train in California: quanto ci metterà
# Da LA alla Bay Area: via libera al tratto più impegnativo
Luglio 2024. L’ambizioso progetto del treno ad alta velocità della California che collegherà Los Angeles alla Bay Area raggiunge un traguardo fondamentale.
L’Autorità ferroviaria ad alta velocità della California ha dato il via libera al percorso tra Palmdale e Burbank, il segmento ambientalmente più impegnativo a causa degli estesi tunnel attraverso terreni montuosi.
# 30 miglia di tunnel percorsi in 20 minuti
Con un costo stimato di circa 28,6 miliardi di dollari, questa sezione trasformativa presenta 30 miglia di tunnel, prevalentemente sotterranei, per ridurre al minimo l’impatto sulla comunità e sull’ambiente.
Una volta completato, consentirà un tempo di viaggio di soli 20 minuti tra le stazioni di Palmdale e Burbank.
Quando si decide di cenare fuori a Milano, la domanda principale è: preferiamo un tavolo all’interno o un posto nel giardino all’aperto? Ma la vera questione è: qual è il nostro budget?
Il pergolato più popolare di Milano: la storica trattoria dove si mangia con meno di 15 euro
# Dove gustare piatti dal sapore casalingo
ste_ventura IG – Il fegato con la polenta al San Filippo Neri
Su Viale Monza, precisamente al numero 220 e proprio di fronte alla fermata Precotto, si trova una trattoria molto frequentata, soprattutto durante l’estate. Uno dei maggiori punti di forza di questo ristorante è il suo incantevole spazio all’aperto: un lussureggiante giardino con un pergolato che offre riparo dal sole. Stiamo parlando della Trattoria San Filippo Neri, un locale storico che si distingue per la sua atmosfera informale e i prezzi accessibili. Infatti, è possibile gustare un menù completo spendendo solo 15 euro.
La Trattoria San Filippo Neri pone grande attenzione alla qualità delle materie prime, evitando l’uso di prodotti preconfezionati e preferendo rifornirsi da aziende locali. Il menù offre piatti della cucina italiana, spaziando dalle ricette tradizionali a quelle rivisitate con un tocco di innovazione. Inoltre, in perfetto spirito da trattoria, è possibile assaporare quei piatti che evocano i sapori di casa, proprio come quelli che preparavano le nonne.
# Menu fisso a prezzi stracciati
Restaurant Guru – Trattoria Filippo Neri
Alla trattoria San Filippo Neri è possibile gustare una vasta gamma di piatti, dai primi come lasagne, risotto alla milanese e terrina di polenta con zola, ai secondi come fiorentina, arrosto e cotoletta. Il menù, che cambia regolarmente, offre una grande varietà e, per chi cerca una pausa pranzo rapida, sono disponibili anche panini e piadine. I prezzi sono molto competitivi, con vari menù fissi: un primo con contorno o dessert parte da 12,50 euro, c’è ad esempio il risotto limone e rosmarino con goulash piccante di manzo a 14 euro. Ci sono poi opzioni più sostanziose che costano tra i 15 e i 20 euro. Ad esempio, un menù con risotto alla milanese e osso buco costa 16 euro, mentre uno con costoletta di vitello alla milanese e contorno costa 17 euro.
Il locale è generalmente aperto solo a pranzo, ad eccezione delle serate di martedì e giovedì quando serve anche la cena.
# Nasce come dopolavoro e ancora oggi mantiene lo spirito della cooperativa
giorgiola77 IG – San Filippo Neri
Dopolavoro e centro cooperativo, queste le origine della Trattoria San Filippo Neri, un fatto che spiega la sua atmosfera unica di convivialità e semplicità. All’interno, il locale si distingue per il suo arredo essenziale, con le caratteristiche tovaglie a quadri rossi e bianchi che spiccano. All’esterno, l’ambiente mantiene la sua informalità aggiungendo un tocco di intimità, grazie al piccolo giardino con pergolato che offre un piacevole ristoro anche nelle giornate estive. Gentilezza e gioia di vivere sono il cuore pulsante di questa trattoria.
La prima volta a Milano? 10 cose da mostrare per fare colpo
Mai come negli ultimi anni la nostra metropoli si è trasformata in tutto e per tutto, dal suo ventre, con l’inaugurazione della nuova linea della metropolitana, all’altissimo, nel nuovo svettante skyline di Piazza Gae Aulenti.
In questo senso, tra retaggio del passato e ambizioni futuristiche già in atto, ecco quali sono le 10 cose da mostrare a chi viene a Milano per la prima volta e perché mostrargliele – insomma, un bigino per fare bella figura in quattro e quattr’otto.
E’ il rooftop più rooftop di Milano. Mentre i grandi hotel e i grandi marchi del glamour fanno a gara per proporre aperitivi a volo d’uccello, le terrazze del Duomo sono lì dalla fine dell’800, aperte al pubblico in maniera libera o tramite le visite guidate dalla Veneranda Fabbrica del Duomo, così da proporre la cosa più preziosa e impagabile della nostra città: la vista fino al Resegone all’ora del tramonto.
Tra una guglia, un pinnacolo, una occhiata allaMadonnina, sempre più vicina durante la salita, è divertente provare a riconoscere i volti dei santi e dei protagonisti della storia che qui hanno una loro effigie: strizzate gli occhi e ci troverete pure Mussolini!
Attenzione però a non lasciarvi spaventare. Tre cose almeno potrebbero farvi drizzare i capelli: l’altezza, i Gargoyles e il fantasma della Carlina.
#2 Castello Sforzesco
Piazza Castello
E’ il maniero di Milano, e la cosa incredibile è che non tutti lo sanno.
Conserva pregevolissime raccolte, dal Museo Egizio al museo delle armi; dalle corti e pozzi di epoca remota e persino un affresco con un elefante.
Anche qui si succedono storie di fantasmi, apparizioni e stranezze, e non ci si può aspettare diversamente viste le vicissitudini di cui è stato protagonista il Castello, dagli Sforza ai Visconti fino a Napoleone.
Talvolta è possibile percorrerlo nei sotterranei o tra le merlate, eppure, quello che rimane conservato come uno scrigno tutto l’anno è un tris di capolavori che tutto il mondo ci invidia e forse non tutti conoscono:
la Pietà Rondanini, scultura metafisica e ultimo capolavoro incompiuto (oltre che esempio di ‘non finito’) di Michelangelo Buonarroti, oggi nell’ex Spedale Spagnolo;
il grande gonfalone civico di Sant’Ambrogio (intorno a straordinari arazzi fiamminghi) – la copia si trova nella Sala Alessi, a Palazzo Marino;
la Sala delle Asse di Leonardo da Vinci, un pergolato verde affrescato solo di recente riportato alla luce degli studiosi e del pubblico.
#3 Cenacolo di Leonardo
Un miracolo: di tecnica, di bravura, di storia, di mistero, di potere dell’immagine.
L’Ultima Cena di Leonardo: è straordinario già solo il fatto che sia arrivata ai giorni nostri, visto che Leonardo non era uomo di “pancia” e che per non dipingere davvero ‘a fresco’, come la tecnica dell’affresco richiede, bensì usò una miscela di uova e materiali organici a presa meno rapida ma assai più deperibili.
E’ un segno del cielo il fatto che sia sopravvissuta ai bombardamenti aerei della notte del 10 agosto 1943, quando tutto il resto del Cenacolo crollò e questo muro, così unico al mondo, rimase in piedi.
Per visitarlo bisogna mettersi in fila: virtualmente, prenotando la visita; fisicamente, perché le code sono all’ordine del giorno.
La visita, di appena pochi minuti, può essere completata dall’ingresso alla adiacente Chiesa di Santa Maria delle Grazie, di cui questo Refettorio Conventuale fa parte, e con la neo-recuperata Vigna di Leonardo, nella Casa degli Atellani, la attigua casa dove Leonardo visse nel XV secolo e dove, durante Expo, è stato riportato alla luce il suo lussureggiante giardino e i grappoli che il Modo donò al genio.
Dan Brown, con il suo Codice da Vinci, ha consacrato un mito che già mito era: bando alle ricostruzioni surreali o meno, è un miracolo da vedere.
#4 Vicolo dei Lavandai e Navigli
I Navigli restano l’ultima parte del tracciato fluviale di cui Milano erano solcata per portare il marmo di Candoglia al Cantiere del Duomo.
Vederli di sera ha un effetto “bohemien”, ma la bellezza di certi scorci, come il Vicolo dei Lavandai, la delizia di una passeggiata a bordo d’acqua, sulla ritrovata Darsena, e le corti di certe case di ringhiera con gli atelier degli artisti sono da gustare in piena tranquillità di giorno, quando i due Navigli ‘che non sapevano navigar”, recitava una vecchia canzone, sono quasi assopiti, solcati da qualche battello che, fino a tarda sera, offre l’occasione pure di navigarli en plein air.
#5 La Scala
credits: milanoperlascala.it
E’ il teatro dei teatri, il tempio della lirica occidentale, il palco dove ancora si dice si muova il fantasma della Callas e dove, i più fortunati hanno visto danzare due mostri sacri del Balletto danzare: Carla Fracci e Roberto Bolle. La sua ‘prima’ è l’evento per eccellenza: per tradizione avviene il 7 di dicembre, in onore di Sant’Ambrogio.
Visita consigliata tutto l’anno, grazie anche al museo e alle prove aperte.
Per la cronaca: è stato il primo edificio d’Europa a venir illuminato interamente con la corrente elettrica (correva l’anno 1883).
#6 San Maurizio
La chiamano la Cappella Sistina di Milano per la presenza del più vasto ciclo milanese di affreschi. Sono opere del Luini, oltre a decorazioni dei Campi, del Boltraffio e forse del Foppa, e costituiscono un perfetto esempio dello sviluppo dell’arte cittadina dopo il soggiorno di Leonardo da Vinci.
E’ uno di quei luoghi ancora scarsamente conosciuti dagli stessi milanesi. Uno di quei templi cittadini in cui ancora si può assistere a tradizioni bizantine, immersi in uno spirito d’altre epoca.
Appartenente al complesso del monastero di San Maurizio, San Maurizio al Monastero Maggiore è il più antico cenobio femminile di Milano: la chiesa tramezzata risale all’inizio del Cinquecento. Accanto, sempre su Corso Magenta, insiste il Museo Archeologico e tutta l’area che in tempo faceva parte di Milano, capitale dell’Impero Romano d’Occidente.
#7 Parco Sempione (Triennale, Arco della Pace, Arena)
credits: @andreacherchi_foto
Ecco un altro caso in cui la movida offre la possibilità, più o meno consapevolmente, di scoprire brani straordinari della storia passata di Milano.
Il Palazzo della Triennale, il Palazzo del’Arte, esempio di architettura razionalista degli anni ’30, è particolarmente ambito per le sue mostre temporanee, il suo Museo del Design e per il giardino con niente meno che i Bagni misteriosi di De Chirico come fontana.
L’Arco della Pace, quello che nella visione di Napoleone avrebbe costruito l’asse Castello Sforzesco di Milano – Arc du Triomphe di Parigi, sempre più spesso fa da fondale a scene cinematografiche e serate goliardiche, entrando nel gergo dei più giovani a identificare una certa zona “cool” delle serate meneghine. L’Arena: il luogo di arrivo di ogni maratona di Milano. Un tempo veniva allagata per intrattenere i milanesi con le naumachie; oggi è il ‘Colosseo monco’ di Milano è sfruttato bene giusto dai runners che vogliano fare jogging in pieno centro città.
#8 Quadrilatero della Moda (Via Monte Napoleone, Via della Spiga)
via montenapoleone
La Milano da bere degli anni ’80 è rimasta ferma a questo indirizzo, che comprende l’area dall’Ottagono di Galleria Vittorio Emanuele fino ai Giardini di via Palestro.
Un tempo questo era il regno dei macellai e delle botteghe: oggi anche le ultime gloriose insegne hanno dovuto sgombrare il campo di fronte al potere d’acquisto dei colossi della moda, ma il bello è che, con un po’ di costanza e tanta faccia tosa, si può ancora cogliere l’occasione di una ‘svetrinata’ per perdersi nel dedalo di vie e viuzze, spesso solo pedonali, e lanciarsi alla caccia all”indovina chi viveva qui’, visto il susseguirsi di targhe e cimeli; entrare in qualche portone aperto inforcare le scale e scoprire androni di rara decorazione e scultura.
Ricordarsi che c’era il monte dei pegni in età napoleonica, dopotutto, servirà a dire che la vera ricchezza è saper riconoscere il bello che si ha davanti, più che limitarsi ad acquistarlo.
#9 Piazza Gae Aulenti (percorrendo Corso Garibaldi e Corso Como)
credit: Instagram – @scatto_milano
E’ il grande simbolo della Milano rinascente. Il nuovo skyline di Milano, con il Palazzo dell’Unicredit, il Bosco Verticale, il BAM (Biblioteca degli Alberi) e il Padiglione in legno a lambire questa piazza degli affari e degli incontri, dei grandi show urbani e della nuova finanza.
E’ il punto di cesura tra quello che c’è stato – la dolce vita di Corso Como; la grande eleganza di Corso Garibaldi con i suoi bistrot e i palazzo bassi -, e quello che Milano punta a diventare.
10 Palazzo Lombardia
Credits: salesianilombardiaemilia.it – Palazzo Regione Lombardia
Entra in classifica anche questa ultima chicca: il 39mo piano del Palazzo Lombardia, il Palazzo della Regione. Sostituire il Pirellone nel cuore dei milanesi era cosa difficile, ma questa enorme scatola di vetro e tubi in cima, più in cima di tutta Milano, pare esserci riuscita. Nelle giornate terse altro che Resegone: sembra di avere l’intera Pianura Padana ai propri piedi. Attendiamo che si possa riaprire al pubblico.
# Da Largo Mattei al Teatro Arcimboldi viaggia in sotterranea
Largo Mattei-Teatro Arcimboldi
Il tram 7 percorre 17 fermate, da Piazzale Lagosta a Precotto, e corre in superficie come tutte le altre linee tranviarie della città. Ad eccezione di un breve tratto in sotterranea, quando diventa una specie di metropolitana.
@combat tram YT – Tram 7 in sotterranea
Dalla fermata di Largo Mattei, nel quartiere Bicocca, i mezzi su rotaia iniziano una discesa che li porta a infilarsisotto i binari ferroviari che arrivano dalle stazioni di Porta Garibaldi Fs e Centrale.
Tratti scoperti tram 7 in sotterranea
Il tram prosegue in sotterranea in via Beccaro e poi curva per dirigersi in via Fieramosca dove finalmente ritorna alla luce. Lungo questo tragitto ci sono due tratti scoperti, ma sempre sotto il piano stradale: uno a lato di via dell’Innovazione e uno all’inizio di via Fieramosca.
# L’unica fermata sotterranea di un tram a Milano
@combat tram YT – Fermata Arcimboldi
In questo porzione di linea tranviaria sotterranea c’è anche una fermata che resta nel sottosuolo: quella che serve il vicino Teatro Arcimboldi e l’Università Bicocca e denominata Arcimboldi Ateneo Nuovo. La fermata si trova tra i due tratti scoperti, sotto via dell’Innovazione ed è l’unica fermata tranviaria interrata di Milano.
Questo il video percorso:
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FABIO MARCOMIN
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In autunno è attesa l’inaugurazione integrale della M4 fino a San Cristoforo. Ma Milano guarda già avanti: la prossima linea metropolitana ad essere costruita sarà la M6, ma ancora non si sa quale sarà il suo tracciato. Ecco quando dovrebbero essere presentati i risultati degli studi di fattibilità.
# Entro settembre 2024 si completa la M4, per il futuro c’è la M6
Mappa metro Atm
C’è attesa per l’inaugurazione completa prevista entro fine settembre 2024 della linea M4, la quinta metropolitana della città, anche se qualche stazione centrale potrebbe aprire nei mesi successivi. Un tracciato di 21 fermate da Linate a San Cristoforo Fs. Il Comune di Milano sta però già guardando al futuro con la linea M6, il cui tracciato è ancora definire, che secondo i piani dovrebbe essere l’ultima ad essere realizzata in città.
# In autunno attesa la presentazione dei risultati dei 6 studi di fattibilità di Politecnico e MM
Mattia Cugini, Assessore del Municipio 5 di alcune materie quali Urbanistica e Mobilità, rispondendo ad alcune domande rivolte da Stefano Ferri per il periodico “Il Sud Milano” riguardo allo Studio d’Area del Politecnico sui quartieri Ripamonti, Vigentino e il sud di Scalo Romana, svela quando dovrebbero essere presentate al pubblico le diverse alternative di tracciato. Questa la sua risposta alla domanda “Quando saranno resi noti i tracciati della M6?: “La presentazione ai cittadini dei sei studi di fattibilità sui tracciati della M6 preparati da MM e Politecnico avverrà a ottobre, con l’obiettivo di far conoscere gli esiti delle valutazioni, dell’analisi di costi benefici e anche dei relativi flussi che sono stati effettati per ciascuna delle ipotesi e capire perchè viene scelto un tracciato piuttosto che un altro”.
# I possibili tracciati: nord-sud, est-ovest o “chiusura” anello circle line
La linea M6 con le varianti previste nel PUMS
L’Assessore spiega quali sono le diverse possibilità di tracciato: “Una è quella contenuta nel Pums che prevede una linea che da Quarto Oggiaro arrivi in Ripamonti, attraversando la città.”
Credits metromilano – Nuova M6
Le altre ipotesi, aggiunge l’assessore, sono quelle riguardanti “tracciati trasversali, da sud est a sud ovest, in cui i discrimini sono il punto di altezza in cui si posiziona il tracciato, dove inizia, dove arriva e dove intercetta tra le altre linee di interscambio”.
Non viene specificato nella risposta, ma il Comune di Milano starebbe valutando di proseguire il tracciato verso nord-ovest per chiudere idealmente la circle line ferroviaria.
M6 verso sud
Il Governo italiano punterebbe invece verso Ripamonti, con capolinea da Opera dove realizzare un hub d’interscambio con la futura stazione AV della linea Milano-Genova. Pare invece accantonata una delle primi ipotesi fatte diverse anni fa, quella di sbinare il ramo di Bisceglie della M1 per poi scendere sempre lungo Ripamonti.
# L’alternativa della M2 da Piazza Abbiategrasso per servire il Vigentino
Maps – Linea verde da piazza Abbiategrasso a Ripamonti
L’intervista è incentrata sul futuro del sud Milano e nello specifico dei quartieri Ripamonti e Vigentino, per questo tra le ipotesi oggetto di studio per servire l’area, come spiega l’Assessore Mattia Cugini, c’è anche il prolungamento della linea verde da Piazza Abbiategrasso in direzione est.
Per chi al caldo del mare preferisce il fresco della montagna sono numerose le passeggiate (e le brevi nuotate) da fare in Lombardia.
Sorgenti, torrenti, cascate: i 5 specchi d’acqua più freschi della Lombardia
# Le sorgenti dell’Adda a 2.200 metri, in un percorso costellato da laghetti
Credits alessio.fasoli IG – Sorgenti dell’Adda
Uno dei percorsi più suggestivi si trova in Val Alpisella, costellato da laghetti alpini, che porta alle sorgenti dell’Adda a 2.200 metri d’altezza. Per arrivare a destinazione bisogna risalire la valle in maniera graduale fino a tre laghetti tra i quali si trova una delle sorgenti. La sorgente con la maggiore portata d’acqua si raggiunge sul tragitto di ritorno perché si trova sul versante opposto della valle.
# La Cascata del Cenghen, ai piedi del massiccio della Grigna
Credits fendrixlady IG – Cascate del Cenghen
Ai piedi del massiccio della Grigna nella Val Monastero, a poche centinaia di metri della spiagge di Abbadia sul Lago di Como, si trova lo spettacolo naturale della Cascata del Cenghen: un’enorme parete verticale con una profonda spaccatura nella quale scorre acqua purissima. Per raggiungerla si cammina lungo un percorso ad anello, non troppo impegnativo e adatto a tutti.
# Il torrente Sanguigno, nell’area naturale con la più alta biodiversità della Lombardia
Credits giovannitrovesi IG – Torrente Sanguigno
Il torrente Sanguignole cui acque, scendendo a balzi, formano sorprendenti piscine naturali, si trova nella Val Sanguigno, l’area naturale con la più alta biodiversità del Parco delle Orobie Bergamasche. L’itinerario da percorre è facile e piacevole. La partenza è dal paese di Valgoglio al Rifugio Gianpace a 1.331 metri d’altezza e nel tragitto si cammina a lato del torrente che scende dalla valle e affianca la mulattiera.
# Il sentiero delle miniere nella foresta della Val Grigna
Credits giteinlombardia.it – Cascata Val Grigna
Nella foresta della Val Grigna c’è il sentiero delle miniere che porta all’imbocco di una delle più antiche miniere d’Europa, dove già ottocento anni prima di Cristo si esportava il rame. La vera attrazione è però la cascata della Val Grigna, che si raggiuge partendo dalla località di Silter di Campolungo e percorrendo la strada lungo il fondovalle che costeggia il corso del fiume. Si tratta di un itinerario ad anello caratterizzato da un grado di difficoltà minimo, in un contesto naturale suggestivo caratterizzato da salti d’acqua, rocce imponenti e boschi di larice e abete rosso.
# La Cascata Val Nera, un salto di 10 metri, raggiungibile da due sentieri che costeggiano il torrente
Credits occhi77 IG – Cascata Valnera
La cascata della Val Nera è uno spettacolo naturale che si raggiunge attraverso una passeggiata breve e poco impegnativa. Partendo dopo il centro di Livigno sulla strada per il Passo Forcola e prendendo la strada sterrata verso l’Alpe Vago si arriva un pianoro. Qui ci sono due sentieri, il 106 che costeggia a destra il torrente e il 107 che lo costeggia a sinistra. Entrambi vanno bene per giungere alla valle del Vago dove poter ammirare il salto di 10 metri della cascata Val Nera.
Questo è il RISTORANTE più ANTICO d’Europa: era aperto già ai tempi di CARLO MAGNO
# Era aperto già ai tempi di Carlo Magno
Credits: @bathtubbrad St. Peter Stiftskulinarium
Il ristorante più antico d’Europa è St. Peter di Salisburgo, in Austria: le prime “tracce” dell’esistenza di questo locale risalgono all’803 d.C. attraverso gli scritti del filosofo e teologo anglosassone Alcuino di York (nato nel 735 e mancato poco dopo la citazione del ristorante di Salisburgo). Alcuino fu consigliere di Carlo Magno, nonché uno degli artefici del Rinascimento Carolingio.
Credits: @dgutzler St. Peter Stiftskulinarium
I clienti, all’interno di questo antico ristorante, trovano un ambiente confortevole e il cibo che viene proposto è sia austriaco che mediterraneo. Al St. Peter si può gustare un ottimo Tafelspitz, ovvero manzo bollito in brodo aromatizzato con spezie, poi tagliato a fette e servito con erba cipollina e verdure, lessate nel brodo della carne. C’è anche un’ampia scelta di vini, oltre 600: recentemente il locale è stato infatti premiato con 18 punti su 20 per quanto riguarda la loro qualità, che comprende anche una scelta dei migliori champagne.
# Un mix tra storia e modernità
Credits: @dgutzler St. Peter Stiftskulinarium
Il locale è situato nelle mura dell’Abazia di San Pietro e al suo nome viene aggiunta la parola “Stifskulinarium”, ovvero “cucina dell’abazia“. Era meta di personalità di spicco della nobiltà e del clero e vide la presenza, tra i commensali, di Joseph Haydn e Amadeus Mozart. La particolarità estetica del St Peter è l’abbinamento tra interni storici e tocchi moderni. Le sale portano il nome di “Sala dei cittadini”, “Camera del prelato”, “Stanza di Haydn”, in riferimento proprio a dove si sedeva il grande compositore, e “Sala barocca”. Si narra che qui si sedette a mangiare perfino Cristoforo Colombo.
“La gustosa fusione della nostra pluripremiata cucina, con creazioni artistiche e viaggi culinari nel tempo, promette cose meravigliose nel piatto, impegnative o leggere o scintillanti nel bicchiere, circondate dalla storia più vivace nel centro di Salisburgo. Grazie ad un servizio autentico e sofisticato allo stesso tempo, presentiamo la nostra pluripremiata filosofia”, sono le parole di presentazione dei titolari del ristorante.
È quindi certo che il St Peter sia il ristorante più antico d’Europa, ma è fortemente probabile che sia anche il più antico del mondo, visto che tracce di locali, ora esistenti, citati nell’antichità, risalgono al 1100.
Corso San Gottardo era l’arteria principale di un borgo storicoesterno alle mura spagnole. Questo spiega le caratteristiche case a corte che si trovano nell’area compresa tra il Corso e il Naviglio Pavese.
Tra Corso San Gottardo e il Naviglio Pavese si trovano le caratteristiche case a corte tipiche della zona. Erano aree destinate alla vita sociale e professionale, disposte in lotti stretti e lunghi con ingressi spesso su ambo i lati.
Ph. lorenzobises IG
Il borgo doveva la sua fortuna alla vicinanza con il naviglio, in particolare nell’Ottocento quando il Naviglio Pavese venne completato: le barche mercantili dirette alla Darsena sostavano nei pressi di corso San Gottardo dove le merci venivano scaricate evitando il dazio posto alla dogana nei pressi della Darsena. I doppi ingressi servivano proprio a trasportare le merci dal lato dei navigli a quelli del borgo.
Il borgo divenne noto soprattutto per lo scarico e la rivendita di latte e latticini che provenivano dal territorio pavese. Nelle case a corte si crearono depositi per la conservazione e la stagionatura dei formaggi. Per questa ragione la zona attorno a Corso San Gottardo venne definita il borgo dei formaggiai, in milanese “El burg dè furmagiatt“.
Milano è piccola. Così l’hanno disegnata. Rispetto alle altre città sorprendono i confini: linee di separazione con realtà che di fatto sono unite con Milano. Se invece ragionassimo come fanno a Berlino, Parigi o Londra, quali paesi dovrebbero fare parte di Milano?
Se Milano avesse i confini di Londra: che paesi e città ne farebbero parte?
# Londra terza città più estesa d’Europa dopo Mosca e Istanbul
Credits pexels – Londra
Per capire i confini della capitale britannica bisogna innanzitutto definire bene le sue entità. Partiamo dalla Città di Londra, speciale distretto che occupa la porzione più antica dell’agglomerato urbano conosciuta come la “City”, di 2,9 kmq e 9.000 residenti.
Di TUBS – Questa immagine vettoriale include elementi che sono stati presi o adattati da questa:, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=17530306 – Città di Londra
Abbiamo poi la Grande Londra, che insieme al nucleo storico è una delle due contee cerimoniali della capitale, composta dagli altri 32 dei 33 borghi, eccetto appunto la “City”.
it.londonmap360.com – Mappa Grande Londra
Queste due contee messe insieme danno vita alla metropoli di Londra, che con i suoi 1.572,15 kmqdi estensione è la terza città più estesa d’Europa, preceduta da Mosca e Istanbul, con una popolazione di 8,8 milioni di abitanti.
# Se Milano avesse i confini di Londra avrebbe al suo interno Monza, alcuni comuni delle province di Varese, di Pavia e di Lodi
Londra vs Comune di Milano
Sovrapponendo la mappa di Londra a quella del Comune di Milano, che con 181 kmq ha un’estensione territoriale inferiore di quasi dieci volte, sarebbero decine i comuni ricompresi all’interno dei suoi confini. Ci starebbero molti di quelli della Città Metropolitana, da Paderno Dugnano ad Arluno, da Gaggiano a Rozzano, da Dresano a Melzo, ma anche altri esterni. Tra questi:
parte di Monza con il Parco della Reggia;
alcuni comuni della sua provincia come Desio, Muggiò, Lissone, Limbiate, Nova Milanese incluso parte di Cesano Maderno;
una porzione del Comune di Caronno Pertusella in provincia di Varese
il Comune di Siziano e parte di quello di Bascapè della provincia di Pavia.
# Sarebbe estesa più o meno come la Città Metropolitana
Confronto Londra-Città Metropolitana di Milano
Dai confini rimarrebbero però esclusi molti comuni della Città Metropolitana di Milano, in gran parte ad ovest e nord ovest come Legnano, Magenta, Abbiategrasso, Morimondo, Castano Primo. Il motivo è che l‘estensione amministrativa dell’ente è di fatto identica a quella di Londra, appena più grande, 1.575,65 mq contro 1.572,15 mq.
Questo secondo confronto rende ancora più evidente la necessità e la sensatezza che i reali confini di Milano siano quelli della sua Città Metropolitana, e agendo come Londra si potrebbe lasciare solo il Municipio 1 con un’amministrazione a se stante o in alternativa sciogliere tutti i singoli municipi e farli diventare comuni/quartieri della nuova città. Il passo successivo sarebbe quello di trasformare l’ente in una città regione o comunque parificarlo come poteri, risorse e livello gerarchico alle altre regioni italiane.
Le strade di Milano negli anni Ottanta: lanciano la “call” le foto di Martina Colombo sul gruppo Milano vintage. Gruppo che pubblica “anche fotografie di famiglia, l’importante che sullo sfondo ci sia Milano”. Ne abbiamo scovate altre tra le più significative del decennio. Foto di: Martina Colombo, Julie Anna Merie Ferrer, @bircide_il_paninaro IG, Giuliano Colliva, Francesco Radino, @girolombardia IG. Foto cover: @bircide_il_paninaro IG
Tra centri chiusi perchè in ristrutturazione o in attesa di lavori e altri in costruzione, Milano sconta una carenza di piscine. Tra i casi più eclatanti il Lido o il complesso in via Argelati. In questa città hanno riutilizzato una chiesa sconsacrata, perché non farlo anche qui?
Mancano le piscine a Milano. E se si nuotasse in una chiesa? Qui lo hanno fatto
# L’ospedale psichiatrico trasformato in una palestra Virgine Active
virgine active – Repton park palestra
Il Lido di Milano è chiuso per lavori, la piscina Argelati deve essere riqualificata, altre attendo un progetto, qualcuna è in costruzione. Milano sconta una carenza di piscine che a maggior ragione nel periodo estivo si fa sentire di più. A Londra c’è chi ha trovato una soluzione unica. Il Repton Park a Redbridge, nella Grande Londra, nasce come ospedale psichiatrico nel 1892 e di recente è stato trasformato in un centro wellness Virgine Active. Circondato da una vegetazione lussureggiante ospita al suo interno bagno turco, jacuzzi, sauna e palestra con pesi, predisposta a marzo 2024.
# La cappella gotica sconsacrata adibita a piscina
virgine active – Repton Park
L’attrazione principale è però nella splendida cappella con archi gotici e vetrate colorate: da chiesa sconsacrata è diventata la piscina più suggestiva di Londra.
virgine active – Repton Park altra vista
La struttura è stata riqualificata con gran parte dell’interno rimasto originale, salvo per lo spazio destinato al nuoto che si sviluppa per 24 metri nella navata. Tra una bracciata e l’altra si viene catapultati senza accorgersene nell’epoca vittoriana.
Il costo di una cena compresa di film. O viceversa. Si tratta dell’iniziativa “Il cinema mette fame” di Anteo e Mirò Osteria del cinema. Il costo della formula “cena + cinema” è di €16.50 per i film europei, €20 per i film extraeuropei.
Compresi nel prezzo ci sono:
la cena nel giardino di Mirò Osteria del Cinema (1 piatto a scelta, acqua, pane e coperto)
un biglietto del cinema nell’adiacente Arianteo nel Chiostro dell’Incoronata
L’offerta vale in questi giorni: domenica, martedì, mercoledì e giovedì.
I biglietti possono essere acquistati nella biglietteria del cinema Anteo o online su incoronata.spaziocinema.18tickets.it inserendo il codice MIROCENA
Lo spettacolo inizia alle 21.30, si consiglia di iniziare la cena entro le 20.
Quando al Parco Sempione si andava in giro in seggiovia
Ph. Ancillotti (1951)
Si trattava di un’installazione dinamica, di scena al Parco Sempione per un semestre nel 1951. Fu allestita in occasione della IX Edizione della Triennale, che aveva per tema “Architettura in movimento”.
Ph. Ancillotti (1951) Interno della stazione motrice della seggiovia del parco Sempione, progettata dall’architetto Renzo Zavanella e realizzata dalla Società Generale Macchine Edili. Vincitore Medaglia d’oro
La seggiovia rimase in funzione da maggio a novembre del 1951. Il percorso era esteso poco più di un chilometro ad un’altezza media di circa 5 metri. Era un percorso ad anello con partenza ed arrivo nel medesimo punto, dietro il Palazzo dell’Arte.
Il panino è un must milanese, si parla sempre del risotto, dell’ossobuco del panettone o della cotoletta, ma quasi mai viene accennata la bravura dei milanesi nel preparare sandwich. Nonostante il panino sia considerato come snack, è una delle pause pranzo più veloci e goduriose che si possano fare. Di posti dove poter mangiare panini a Milano ce ne sono tanti, ma lo sapevi che c’è anche quello che fa il panino più buono d’Europa?
A Milano abbiamo una paninoteca che non è stata premiata una sola volta, e neanche due. Il pluripremiato panino milanese è quello di Porcobrado, locale in Via Jacopo dal Verme, 17, zona Isola. La panineria toscana, sì perché gli ingredienti del Porcobrado vengono quasi tutti da Cortona (Arezzo), ha conquistato prima il capoluogo lombardo e poi l’Europa intera. Nel 2017 ha vinto il “Best Sandwich” al “The European Street Food Awards 2017” di Berlino, è stato Campione Regionale (Lombardia) Street Food Gambero Rosso 2018, ha avuto una Menzione Speciale nel 2019 al Tuscany Food Awards ed è stato Vincitore del The European Street Food Awards Italia 2020. Ma cos’avrà questo panino per essere così buono da aggiudicarsi tutti questi riconoscimenti?
# 100 ore di lavoro per un panino
@italyfoodprnmilano Porcobrado Milano
Dietro al panino di Porcobrado ci sono tantissime ore di lavoro, ben 100 per la precisione. Il panino è farcito con carne, spalla di cinta cortonese, salse e cipolla. Prima di arrivare nella pagnotta realizzata con Grano Verna di Cortona, grano antico toscano, la carne viene sottoposta a 100 ore di lavorazione. Prima di tutto viene profumata e affumicata con legno di melo e ciliegio, fatta riposare poi qualche giorno nella marinatura realizzata con la ricetta segreta, fatta di spezie, del Porcobrado. Dopo una cottura molto lenta, è pronta per essere mangiata. Anche le salse sono tutte fatte con ingredienti toscani e la cipolla viene sempre da Cortona.
Gli ingredienti del panino del Porcobrado sono tutti assolutamente di origine Toscana, anzi, provengono quasi tutti dall’Azienda Agricola di Porcobrado a Cortona.
# Il prezzo
La carne è di qualità e la paninoteca ha ormai una fama che la precede. Nonostante ciò i prezzi non sono neanche così alti, e se si pensa di mangiare il panino più buono d’Europa ne vale la pena. Da Porcobrado Milano un panino classico costa infatti intorno ai 10/12 euro (senza patite né bibita).
Non ci sono solo Porta Nuova o gli ex scali. Milano è ricca di luoghi straordinari da riqualificare completamente.
7 aree di Milano da riqualificare alla grande
#1 Porto di Mare – Corvetto
Questa vasta area comprende un’ex area industriale che si porta dietro tutti i servizi accessori all’ortomercato, il boschetto di Rogoredo e un quartiere popolare difficile dove l’immigrazione ha reso ancora più complicata la situazione.
La zona di Porto di Mare oggi quasi adibita a terziario di sera si svuota completamente, ha visto negli anni diverse ipotesi di riqualificazione tramite ad esempio la Cittadella giudiziaria o un nuovo stadio per Inter o Milan, ma nessuna di questa ha avuto esito positivo.
Tutta la zona compresa tra Via Fabio Massimo, Via Sant’Arialdo e Via S. Dionigi, una vasta area comunale occupata da orti, carrozzerie, depositi di materiali edili e non solo e alcune roulotte, potrebbe diventare un’altra porzione del parco di Porta di Mare, ampliare l’adventur park già presente oppure un nuovo quartiere eco-sostenibile come quello presentato da IMMdesignlab, uno dei vincitori del New European Bauhaus nel 2021.
Credits: milano.repubblica.com
Il cavalcavia che entra direttamente in Corvetto, proveniente da autostrade e tangenziali, è il lascito di una viabilità pensata per anni sessanta ed è stato infatti recentemente predisposto l’abbattimento, magari per realizzare un viale alberato ciclo-pedonale.
#2 Via Bonfadini e l’ex-campo rom – Rogoredo
Credits Il Giorno – Auto bruciate
Un’altra area che avremmo bisogno quanto prima di essere riqualificata è quella nella parte iniziale di via Bonfadini, oggi uno spettrale cimitero di oltre 50 veicoli bruciati, e nello spazio un tempo occupato dal parco rom. Si potrebbe approfittare della rigenerazione del loto adiacente e di quello di Santa Giulia nord per togliere degrado e restituire un luogo fruibile per i cittadini.
I Giardini in memoria dei Caduti di Nassirya è un parchetto degradato in zona Turro, che necessiterebbe un abbellimento così come anche le zone adiacenti; ad esempio troviamo i distaccamenti dell’Ospedale San Raffaele che si presentano pieni di graffiti e in abbandono. Essendo vicino allo scalo di Greco, che a quanto sembra verrà riqualificato grazie al programma Reinventing Cities, anche Turro ne potrebbe beneficiare. Potrebbe diventare una nuova Isola. Isola è diventata quella che è, semplicemente perché era vicina a Porta Nuova. Next big thing.
#4 Ospedale delle malattie infettive di viale Jenner
Credits-abcmilano-Ex-Ospedale-Bassi
Su Viale Jenner lungo la circonvallazione c’è l’ex ospedale delle malattie infettive Bassi abbondonato da tempo. In stile anni venti, è una palazzina di pregio con finestre murate, pareti distrutte e degrado visibile a occhio nudo. Solo una piccola parte del complesso è stata recuperata, diventando presidio ATS. All’interno del perimetro dell’ospedale, annessa un secolo fa, è presente anche un’antica villa di una famiglia di industriali caratterizzata da un ottima qualità architettonica. Si potrebbe recuperare tutto il complesso per un utilizzo museale e un’area verde a servizio dei cittadini.
#5 Le 5 vie – Centro storico
Credits: lamarydiaries.weebly.com – Le 5 vie
Le 5 vie sono una splendida zona del centro storico milanese, che deve il suo nome alla forma di stella che genera il confluire di 5 strade in un stesso punto.
Nuovo palazzo via Santa Marta
La zona necessita di diversi micro-interventi di arredo urbano, pedonalizzazione e limitazione del traffico automobilistico. Tra le notizie positive c’è il cantiere in corso per la costruzione di un edificio che andrà riempiere il vuoto lasciato dalla demolizione di un palazzo all’angolo di via Santa Marta, ma ancora molto rimane da fare per dare degno lustro al quartiere più antico della città.
Lasciata a se stessa è gran parte dell’ex fabbrica Cederna in via Gratosoglio, chiusa nel 2020. All’interno dei 30.000 mq di superficie anche gli spazi che ospitavano l’asilo e i vecchi alloggi per i dipendenti del cotonificio. Esistente dall’800 in legno, prima di essere costruito come lo vediamo oggi, si sviluppa sulle sponde del Lambro Meridionale le cui acque venivano utilizzate per la produzione di tessuti e per la tintoria. Potrebbe diventare un maxi spazio per il coworking.
In questo caso l’antica Cascina Monterobbio di via San Paolino al quartiere Barona, alle porte del Parco Agricolo Sud, non è abbandonata ma rischia di esserlo a breve. Il sito è sempre più malconcio, ammalorato e viene “tenuto in vita” grazie autogestione di un gruppo di anziani con il circolo culturale Virgilio Ferrari. Purtroppo i bandi per la sua riqualificazione vanno sempre deserti e nella parte inutilizzabile il tetto è sfondato, ci sono accumuli di materiale crollato, crepe e degrado. Si potrebbe pensare a un riutilizzo agricolo e didattico.