La presentazione è avvenuta in occasione della fiera internazionale Innotrans a Berlino. Queste le caratteristiche del nuovo convoglio e quando dovrebbe debuttare sui binari.
Le novità del nuovo Frecciarossa “internazionale” in arrivo nel 2025
# Un investimento di oltre 1,3 miliardi per la fornitura dei nuovi convogli ad alta velocità
Lo scorso settembre, in occasione della fiera internazionale Innotrans a Berlino, è stato presentato il nuovo Frecciarossa 1000 di Trenitalia. Sono 36 i treni ETR1000, con opzione per ulteriori 10 convogli per un totale di 46, commissionati a Hitachi Rail. Il valore complessivo della fornitura è di oltre 1,3 miliardi di euro.
# Primo treno al mondo premiato con la certificazione di impatto ambientale sul ciclo di vita
Nella nuova generazione di Frecciarossa 1000 il tasso di riciclabilità è salito del 2,7%, arrivando al 97,1%, sono migliorate l’affidabilità grazie ad un sistema di trazione più efficiente e l’efficienza energetica. Il merito va anche all’utilizzo di leghe leggere e dei nuovi motori elettrici. Tutto questo ha portato ad il primo treno ad alta velocità al mondo a cui è stata riconosciuta la certificazione di impatto ambientale (EPD) basata su un’attenta Analisi del Ciclo di Vita (LCA).
# Il restyling degli interni
Mentre il design esterno rimane invariato, gli interni subiscono alcune modifiche. Ci sono 4 nuove sedute nell’area Executive, con aggiunta di porta laptop e pulsante chiamata, ma viene rimossa l’area meeting. Nell’area Business vengono rinnovati gli spazi e le sedute, in quella bistrot ampliata l’area di preparazione dei cibi e massimizzati gli spazi per l’alloggiamento dei trolley per il servizio di catering. Infine nell’area Standard ci sono 8 bagagliere in più, aumenta lo spazio delle cappelliere mantenendo sempre 300 posti a sedere.
# Omologato per viaggiare fino a 360 km/h
Rispetto al Frecciarossa 1000 attuale rimane invariata sia la velocità omologata, 360 km/h, sia quella massima commerciale raggiungibile, 300 km/h. Il nuovo convoglio è stato progettato per viaggiare su sette reti ferroviarie europee, oltre all’Italia, e nello specifico in quelle di: Francia, Germania, Spagna, Austria, Svizzera, Paesi Bassi e Belgio.
# Sui binari dalla metà del 2025
Le prime consegne sono previste a partire dal 2025, mentre i primi viaggi a partire dalla meta dello stesso anno. A un ritmo di otto convogli all’anno la fornitura completa è programma per il 2028.
Per consentire ai turisti di ammirarla da un punto di vista privilegiato viene sperimentata una modalità particolare di osservazione del monumento. Ecco perchè e come viene realizzata.
Sarà possibile camminare su una passerella sospesa sopra la Fontana di Trevi
# Avviati i cantieri per far risplendere il monumento in vista del Giubileo 2025
Sono partite il 7 ottobre le operazioni di cantierizzazione per consentire un importante intervento di manutenzione straordinaria della Fontana di Trevi. I lavori per far risplendere la fontana, capolavoro del barocco e terminale dell’acquedotto Aqua Virgo completata nel 1972, si dovrebbero concludere in tempo per il Giubileo 2025. Il cantiere è curato dalla Sovrintendenza Capitolina e promossi dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale ed è risultato necessario a causa dei fenomeni di degrado dovuti all’alta frequentazione del monumento e alla formazione di patine biologiche, vegetazione infestante e depositi calcarei sulle parti più a contatto con l’acqua.
# Un punto di vista privilegiato duranti i cantieri
Per consentire a romani e turisti continuare ad ammirare la fontana anche durante i lavori è stata prevista una modalità particolare di osservazione. Entro la prima settimana di novembre è prevista infatti l’installazione di una passerella sospesa, accessibile da gruppi contingentati di visitatori, per guardare il monumento da una prospettiva insolita e ravvicinata. La struttura è stata pensata anche per acquisire nuovi dati sulla frequentazione da utilizzare per risolvere i problemi di sovraffollamento dell’area. Previste anche recinzioni esterne trasparenti per rendere visibile la fontana anche dai passanti.
# Quali parti della fontana sono interessate dai lavori
Si prevede una pulizia approfondita delle superfici lapidee della parte inferiore della fontana, tra il bordo della vasca e le gradinate di accesso, e la riparazione delle stuccature dei giunti in diversi punti della fontana per preservarne l’integrità strutturale ed estetica. La conclusione del cantiere è programmata per l’ultima settimana di dicembre 2024.
Negli ultimi anni, nell’ambito delle iniziative di “Piazze Aperte”, decine di piazze sono state riqualificate. Piazze senza identità e soprattutto slarghi usati come parcheggi sono stati restituiti alla collettività, con verde, panchine, aree giochi e nuova pavimentazione in pietra o porfido. Le piazze da sistemare sono ancora molte, alcune di queste sono state soggette a lavori ma con risultati non soddisfacenti. Vediamo quelle segnalate dai milanesi.
Nel 2019 Piazza Gasparri, alla Comasina, ha subito un leggero restyling che ha introdotto percorsi pedonali contrassegnati da strisce rosse e installato tavoli da ping pong, trasformando l’area e liberandola dalle auto che un tempo occupavano il parcheggio. Tuttavia, nonostante questi miglioramenti, la piazza necessita di un intervento più radicale per valorizzarne appieno il potenziale. L’area potrebbe beneficiare di un progetto di riqualificazione più ampio, che includa spazi verdi, aree di aggregazione per i residenti e soluzioni per migliorare la sicurezza e la vivibilità del quartiere.
# Piazza Gramsci
Piazza Gramsci, appena fuori dal Municipio 1, è nota per essere uno dei punti più problematici della città. Nonostante gli interventi di pulizia e tinteggiatura eseguiti a luglio 2023 abbiano migliorato l’aspetto estetico della piazza, il problema del degrado persiste. La sporcizia e la mancanza di manutenzione continuano a compromettere il decoro dell’area, aggravate dalla presenza di una fontana costruita negli anni ’90 che, nonostante l’intento di valorizzare lo spazio pubblico, non è mai stata messa in funzione. Questo elemento simbolico, ormai abbandonato, è diventato il simbolo di un mancato intervento strutturale per riqualificare la piazza.
Il piazzale davanti alla stazione di Porta Genova è stato uno dei primi spazi ad essere interessato da un intervento di urbanismo tattico. Sono state installate panchine e posizionati alberi in vaso per creare zone pedonali, mentre il pavimento è stato decorato con colori vivaci. Tuttavia, la mancanza di adeguata manutenzione ha compromesso l’estetica dell’area, con arredo urbano danneggiato e pavimentazione scolorita, rendendo necessaria una riqualificazione più duratura. In più è stato peggiorato anche il traffico dell’area per bus, tram e veicoli.
# Piazza Baiamonti
Più che una piazza è un incrocio disordinato. Piazza Baiamonti, nonostante i recenti lavori, presenta infatti: pali e impianti superflui, vecchi binari abbandonati da anni che affondano nei marciapiedi irregolari, una strada divisa tra pavé e asfalto, e al centro una zona asfaltata senza motivo, che potrebbe essere trasformata in un’area verde. I lavori per la seconda piramide, dove è previsto il Museo della Resistenza, potrebbe essere l’occasione per restituire dignità a questo luogo e renderlo vivibile da tutta l’utente: pedone, ciclisti e automobilisti.
Arriviamo nel cuore di Milano, dove c’è una delle piazze più antiche delle città e tra quelle con il maggiore fascino: Piazza dei Mercanti con la sua loggia. Purtroppo questa meraviglia della cittànon viene per nulla valorizzata e nemmeno protetta da usi impropri e imbrattamenti, dalle vetrine del McDonald’s con affaccio sulla piazza ai graffiti e rifiuti nella loggia, fino al nuovo monumento in memoria dei partigiani utilizzato come bivacco. Altrove sarebbe una delle principali attrazioni turistiche, a Milano è abbandonata a se stessa.
# La nuova Piazza di San Babila
Passiamo a quella più moderna, Piazza San Babila. Ancora prima della sua inaugurazione ha fatto storcere il naso a molti. Il lato verso via Borgogna, aperto nella sua nuova veste a luglio del 2023 in occasione dell’estensione della M4 fino al centro città, ha visto sparire l’asfalto e il transito dei veicoli. I pareri negativi sul risultato dell’intervento hanno riguardato soprattutto la mancanza di aiuole, alberature e panchine che sono presenti in minima parte solo lungo Corso Europa, e magari una fontana che richiami quella sul lato vecchio della piazza.
Proseguono a pieno ritmo i lavori per la costruzione della rete metropolitana della Grande Parigi. La sua costruzione è talmente imponente da essere considerato “il più grande progetto di mobilità pubblica mai realizzato al mondo”. Il punto sui cantieri e quando è programmato il suo completamento.
La rivoluzione dei trasporti metropolitani della Grande Parigi
# Il più importante e innovativo progetto di mobilità in Europa
Si tratta del più importante e innovativo progetto di mobilità in Europa. Il Grand Paris Express è la rete metropolitana della Grande Parigi e ha l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei parigini e di chi vive nell’hinterland. Un’opportunità irripetibile per connettere meglio le periferie al centro urbano, oltre a essere un mezzo fondamentale per valorizzare le ampie aree periferiche. Il progetto comprende: l’ammodernamento dell’attuale rete di trasporti, l’introduzione di nuove linee di metrotranvia, l’estensione delle linee delle metropolitane esistenti e la modernizzazione dell’intera rete.
# Una rete di 200 km con 4 nuove linee con 68 stazioni + estensione di alcune linee attuali per un investimento di 35 miliardi
L’opera è la naturale evoluzione della metro parigina, la cui prima linea è stata inaugurata nel 1900, e della RER poi, ovvero il treno regionale che collega il centro della città con le aree esterne. È prevista la costruzione di una rete di 200 km per il 90% in sotterraneo con quattro linee metropolitane, 68 nuove stazioni, che mettono in connessione la maggior parte dei comuni della Île-de-France, oltre al prolungamento della linea 14:
la linea 15, circolare ed esterna all’area del Comune, con i suoi 75 chilometri di tracciato la più lunga di Francia una volta completata, con 36 stazioni attraverso 45 comuni e 4 dipartimenti dell’Île-de-France;
la linea 16 e 18, due linee semicircolari più esterne a est e ovest della linea 15, con la quale interscambiano. La 18 collega l’Aeroporto di Orly con Versailles;
la linea 17 mette in connessione due aeroporti parigini, lo “Charles de Gaulle” e “Le Bourget”, e si innesta nella linea 16;
la linea 14 è l’estensione esterna di una già presente e si collega a nord con le linee 16 e 17, mentre a sud con la linea 18.
L’investimento complessivo è di 3,5 miliardi di euro.
# Il più grande progetto mai realizzato al mondo
Nel progetto sono previsti anche:
il CDG Express, una linea rapida di connessione tra l’aeroporto di Parigi Charles de Gaulle a la Gare de l’Est di Parigi.
Eole, un prolungamento ad ovest della RER E da Saint-Lazare verso Mantes-la-Jolie passando da La Défense e Nanterre
L’80% delle fermate è connessa a quelle esistenti di metropolitana, RER, Transilien, tram e autobus. L’opera punta a rivitalizzare l’area e il tessuto economico dei comuni che rientrano nella regione della Grande Parigi, tra le aree metropolitane più grandi d’Europa con i suoi 7 milioni di abitanti. Sono ben infatti 180 i progetti di riqualificazione urbana nei quartieri attorno alle stazioni attivate. Questa infrastruttura mastodontica, la sua costruzione è talmente imponente da essere considerato il più grande progetto mai realizzato al mondo, rientra tra le iniziative dell’ambizioso programma di far diventare Parigi una città carbon neutral, interamente alimentata da energie rinnovabili, entro il 2050.
# Tutte le linee operative entro il 2031
Nel 2024 in occasione delle Olimpiadi sono state inaugurate 7 stazioni della linea 14, fino all’aeroporto di Orly e Saint-Denis. Alla fine del 2025 è prevista l’apertura della tratta Pont de Sèvres-Noisy – Champs sulla linea 15. Tra il 2026 e il 2031 è programmato il completamento di tutta la rete.
Fallito il progetto di far volare nei cieli l’erede del Concorde, un’altra azienda ci riprova. In questo caso la velocità sarebbe davvero supersonica, superiore al leggendario aereo anglofrancese che ha cessato il servizio passeggeri oltre 20 anni fa. Scopriamo il progetto nel dettaglio e quando potrebbe debuttare.
L’aereo supersonico che fa volare da Milano a New York in meno di un’ora: la data della possibile inaugurazione
# Il tentativo fallito della Aerion Corporation
Sta iniziando una nuova era dei viaggi supersonici dopo oltre 20 anni dall’ultimo viaggio del Concorde? Un primo tentativo era stato portato avanti dalla società americana Aerion Corporation, in collaborazione con Airbus, con il progetto di un jet privato di lusso che avrebbe volato a una velocità Mach 1.4 pari a circa 1.610 chilometri orari. Poco sotto la velocità del leggendario aereo anglofrancese che raggiungeva i 2.179 km orari.
# Il nuovo jet supera di 6 volte il muro del suono della Venus Aerospace: si andrebbe da Milano a New York in meno di un’ora
Il progetto si è dissolto con il fallimento dell’azienda ma ce ne è un’altra che ci sta provando: la Venus Aerospace, che con il suo Stargazer M4 punta a stracciare tutti i record. Il velivolo realizzato in collaborazione con Velontra, azienda americana che produce UAV (droni senza pilota) e aerei ipersonici economici, dovrebbe viaggiare a una media di cinque volte la velocità del suono: 5.795 km/h. Potrebbe addirittura toccare il Mach 6. Questo significherebbe volare da Milano a New York in un’ora o poco più.
La velocità di crociera è fissata a Mach 4, quella massima di Mach 9, pari circa 10.000 km/h. Oltre al primato di velocità sarebbe anche in grado di raggiungere un’altitudine di ben 52.000 metri e una percorrenza di oltre 8.000 km.
# Il motore VDR2 è il propulsore prescelto per il velivolo
A spingere il jet supersonico è previsto il Detonation Ramjet 2000 lb Thrust Engine (VDR2), uno statoreattore che consente di arrivare alle velocità Mach, sopportando temperature di esercizio estreme, e che non ha bisogno di parti mobili. Si tratta di un motore che dispone di una tecnologia propulsiva a detonazione rotante, già provata anche dalla NASA, e che grazie alle onde propagate in un circuito chiuso non necessita dalla combustione di carburante. Rispetto agli altri motori ipersonici è il 15% più efficiente.
# Primo volo di prova nel 2025. Nel 2030 il primo viaggio con passeggeri?
Il primo volo di prova è programmato per il 2025 con un drone dimostratore equipaggiato con il motore VDR2. Il caso di successo il passo successivo è quello di realizzare un prototipo del modello finale. Per un uso commerciale bisognerà però attendere. Tra le criticità da superare ci sono i costi di produzione e di funzionamento del velivolo, la sicurezza, l’impatto ambientale e le normative relative all’inquinamento acustico. L’obiettivo dichiarato sul sito è del primo volo commerciale entro il 2030.
Guidare per Milano è spesso fonte di stress. Specie quando ci sono scioperi e maltempo. Ma ci sono alcune strade che fanno sempre uscire di testa chiunque le percorra. Vediamo quali sono.
Via Ludovico il Moro presenta un somma di difetti difficilmente riscontrabili in altre strade milanesi. È stretta, con il pavè dissestato e i binari del tram che rendono pericoloso il transito soprattutto per ciclisti e motociclisti.
#2 La circonvallazione senza preferenziale
La circonvallazione interna di Milano è mediamente trafficata, salvo nelle ore di punta in cui spostarsi diventa molto complicato. La situazione peggiore però si trova dove non c’è la preferenziale per mezzi pubblici, taxi e mezzi di soccorso e dove quindi tutti i mezzi di trasporto viaggiano insieme.
#3 Viale Monte Ceneri quando è bloccata dal traffico
Viale Monteceneri è un tratto della circonvallazione interna che, nonostante presenti un cavalcavia in aggiunta alla strada principale, si trova spesso intasato dal traffico e non solo nelle ore di punta.
#4 Viale Fulvio Testi tra semafori sempre rossi, limiti e una sequela di autovelox
Viale Fulvio Testi, strada ad altro scorrimento a tre corsie, è un altro spettro per i guidatori milanesi. Semafori sempre rossi, limiti di velocità assurdi che passano da 70 a 50km/h nonostante la larghezza della carreggiata e una sequela di velox.
#5 Le tangenziali nelle prime ore della mattina e la sera prima di cena
Le tangenziali milanesi, c’è poco differenza tra est, ovest e nord, sono un vero incubo nelle prime ore della mattina e nel tardo pomeriggio.
#6 Le strade del Niguarda quando esonda il Seveso
Spostarsi tra le vie del quartiere Niguarda quando esonda il Seveso può rivelarsi un vero dramma. Il traffico è il problema minore, il rischio è di dover buttare via l’auto o il motorino immersi nell’acqua.
#7 Le stradine che si snodano dietro Vetra
Avete mai provato a guidare nel reticolo di strade attorno a Vetra? Sembra di essere in una ragnatela, se perdete per un attimo l’orientamento rischiate di non uscirne più.
#8 La stretta Bagnera
La stretta Bagnera, la via più stretta di Milano in pieno centro storico, è di certo una delle più brutte dove guidare. Il rischio di rimanere incastrati con l’auto è molto più che un’ipotesi.
#9 I controviali di corso Sempione
I controviali di corso Sempione, sul lato destro e sinistro del corso principale, sono a una sola corsia e con parcheggi laterali. Basta un solo intoppo per creare code interminabili di auto. In più, non si capisce perchè rispetto al viale principale i semafori nella stessa direzione siano sempre rossi.
#10 Corso Buenos Aires
E concludiamo con la rockstar delle strade da incubo. Corso Buenos Aires è sempre stata un’arteria intasata dal traffico nonostante la linea metropolitana che scorre sotto la strada. La situazione è clamorosamente peggioratada quando si sono aggiunte le piste ciclabili che hanno ridotto la careggiata, con code e rischio incidenti quotidiani.
Il 2024 è già, per Milano, l’anno più piovoso degli ultimi due secoli e mezzo. Ma non tutta l’acqua viene per nuocere, anzi: come si potrebbe usare la pioggia per la Milano del futuro?
Milano: «il 2024 è l’anno più piovoso degli ultimi 250 anni». Le 4 soluzioni d’avanguardia per utilizzare la pioggia nella città del futuro
# L’anno più piovoso
Sono già caduti oltre 1.350 millimetri di acqua, ben oltre la media annuale di 980 millimetri. Non solo: il ciclone nordafricano sta portando nuove ondate di pioggia, con picchi che potrebbero raggiungere i 40 millimetri. Mentre i meteorologi ci parlano di un “anno record” per le piogge, la prima notizia è che le previsioni più sbandierate qualche mese fa sono state smentite: il coro degli esperti gridava a siccità e desertificazione per il 2024. E invece siamo sempre sotto l’ombrello. Almeno a Milano. È chiaro che il clima sta cambiando, ma se invece che verso il caldo si andasse in una diversa direzione? Milano deve essere pronta.
Non tutta l’acqua viene per nuocere: la situazione meteorologica potrebbe presentare l’opportunità di immaginare una Milano diversa, una città in cui l’acqua non è più solo un problema da gestire, ma una risorsa da sfruttare. È tempo di ripensare il nostro approccio all’acqua piovana e trasformarla in un’opportunità per il futuro. Ci dite che il futuro è la pioggia? Allora usiamola!
Una delle strade più promettenti potrebbe essere la raccolta dell’acqua piovana sui tetti delle abitazioni. Da un lato si può immaginare un sistema in cui il Comune organizza e promuove l’installazione di serbatoi e sistemi di raccolta in ogni condominio, imponendo l’adozione di questa pratica sostenibile. Dall’altro lato, non è da escludere che il genio e l’intraprendenza privata sviluppino un approccio diverso e innovativo: i condomini potrebbero iniziare a raccogliere e utilizzare autonomamente l’acqua piovana, depurata, per le proprie necessità e potrebbero, addirittura, finire per vendere questa acqua ad altri condomini o persino al Comune stesso, creando così un’economia circolare locale.
Potrebbero anche nascere consorzi di condomini, magari dello stesso quartiere o della stessa zona, dove diverse abitazioni collaborano per gestire la raccolta e l’uso dell’acqua. Questo non solo promuoverebbe un uso più responsabile delle risorse idriche, ma stimolerebbe anche la comunità a lavorare insieme per il bene comune.
#2 Rinnovare il verde e le fontane: ruscelli a Parco Sempione
L’acqua piovana potrebbe trovare un impiego significativo anche nei parchi cittadini. Oltre a essere utilizzata per l’irrigazione delle aiuole e dei giardini, cosa che in realtà la natura fa già in autonomia, si potrebbe immaginare un sistema di ruscelli nel verde di Milano.
Prendiamo, per esempio, il Parco Sempione: una serie di ruscelli, dove l’acqua scorra continuamente, trasformerebbe decisamente il volto del parco. Un progetto di questo tipo, eviterebbe il ristagno dell’acqua, attraverso un ricircolo costante, contribuendo a un ecosistema sano e attraente per i visitatori. Un sistema di ruscelletti nei parchi cittadini non solo migliorerebbe l’estetica, ma possiamo ipotizzare che, ben presto, diventerebbe anche un luogo di rifugio e relax.
Inoltre, sempre a partire dal recupero dell’acqua piovana, sarebbe opportuno riattivare le fontane dismesse come quella di piazza Gramsci, chiusa da troppo tempo. Ovviamente, si potrebbe fare anche di più: perché non pensare a nuove fontane, disseminate nei principali quartieri di Milano? Ogni piazza beneficerebbe di una fontana con l’acqua che zampilla; se ben fatte, queste fontane non abbellirebbero solo l’ambiente, ma potrebbero anche divenire spazi di socializzazione, rendendo ogni angolo della città più vivace.
Un’altra idea intrigante potrebbe essere quella di trarre energia dall’acqua piovana. Potremmo immaginare sistemi che utilizzano il movimento dell’acqua per generare elettricità, magari attraverso turbine installate nei serbatoi di raccolta. Questi sistemi non solo contribuirebbero a soddisfare parte del fabbisogno energetico delle abitazioni, ma avrebbero anche un impatto positivo sull’ambiente, riducendo la dipendenza da fonti fossili.
Ma il nostro sguardo non si ferma qui: come ben sappiamo, Milano possiede una storica rete di navigli che, in futuro, potrebbe diventare il fulcro di un nuovo sistema energetico. Quando i combustibili fossili saranno esauriti, potremmo assistere a un rinascimento dei mulini ad acqua lungo i Navigli, che sfrutterebbero la corrente per produrre energia rinnovabile. Questi impianti non sarebbero solo efficienti dal punto di vista energetico, ma potrebbero anche essere progettati in modo da integrarsi armoniosamente con l’ambiente circostante, diventando attrazioni turistiche e centri di educazione ambientale.
La storia ci insegna che l’acqua è stata una fonte di energia fondamentale, e con la tecnologia moderna possiamo reinventare questo rapporto. In effetti, i Navigli, un tempo vitali per il trasporto e l’irrigazione, potrebbero tornare a essere protagonisti della vita cittadina, unendo tradizione e innovazione in un sistema sostenibile.
#4 Dall’acqua piovana a un sistema di raffreddamento urbano
In un contesto di crescente urbanizzazione e cambiamenti climatici, l’uso dell’acqua piovana per il raffreddamento urbano rappresenta un’opzione innovativa e sostenibile per mitigare gli effetti delle ondate di calore. Le alte temperature estive non solo influiscono sul comfort dei cittadini, ma possono anche aggravare i problemi di salute e aumentare il consumo energetico. Pertanto, è fondamentale adottare strategie che utilizzino l’acqua come alleato.
Uno dei metodi più promettenti potrebbero essere i sistemi di raffreddamento passivo, come le torri evaporative e i sistemi di nebulizzazione, che sfrutterebbero il principio dell’evaporazione per abbassare la temperatura degli ambienti circostanti. Le torri potrebbero essere installate inizialmente in spazi aperti come parchi, strade, piazze e cortili. Un giorno, poi, una volta dimostrata la propria efficacia, potrebbero essere implementate anche negli edifici pubblici e privati in sostituzione di sistemi di raffreddamento più costosi.
L’acqua piovana raccolta potrebbe essere distribuita in piccole quantità, aumentando l’umidità dell’aria e abbassando la temperatura. Questo approccio non solo offrirebbe un sollievo immediato durante le calde giornate estive, ma contribuirebbe anche a creare microclimi favorevoli per la vegetazione, migliorando la qualità dell’aria e favorendo la biodiversità urbana.
L’anno 2024, con le sue piogge abbondanti, potrebbe rappresentare un’opportunità unica per Milano: è tempo di pensare alla pioggia come una risorsa da valorizzare. Con sistemi di raccolta privata, fontane in ogni quartiere, ruscelli nei parchi urbani, fonti di energia sperimentali e un sistema di raffreddamento urbano, Milano si avvicinerebbe molto a una vera e propria “città dell’acqua”.
In una recente indagine sulla vivibilità della nostra città, elaborato da “Scenari Immobiliari”, sono emersi i quartieri migliori dove vivere oggi e nel futuro. Scopriamo quali sono nel dettaglio. Nella parte alta della graduatoria i quartieri universitari: Milano deve puntare di più sui giovani?
La classifica dei quartieri di Milano dove si vive meglio (oggi e nel prossimo futuro): trionfano le zone dei giovani
# Lo studio di Scenari Immobiliari sulla vivibilità di Milano
Scenari Immobiliari in un recente studio sulla vivibilità di Milano ha fatto una fotografia dei quartieri dove si meglio oggi e una previsioni di quelli dove lo sarà negli anni a venire. Tra i parametri inseriti nell’analisi l’offerta di abitazioni nelle diverse zone della città e le esigenze dei vari nuclei familiari: studenti universitari, young professional, professionisti, giovani coppie, famiglie con figli e senior. Si è arrivati in questo modo a definire degli indicatori utili all’individuazione del livello di appetibilità residenziale rispetto alle principali tipologie di domanda.
# La top ten dei quartieri migliore dove vivere oggi: Porta Lodovica-Porta Vigentina in vetta alla graduatoria
La top ten dei quartieri dove si vive meglio oggi a Milano sono quelli localizzata in prevalenza a cavallo della Circonvallazione esterna, in particolare ad est e ovest del centro città.
In vetta la coppia di quartieri residenziali di Porta Vigentina e Porta Lodovica, nei pressi dell’Università Bocconi, con immobili di qualità medio-alta, strutture sanitarie pubbliche e private, negozi e supermercati e la nuova stazione della linea S9 e futura Circle Line.
La seconda piazza se la prende Città Studi per gli atenei, ospedali, spazi culturali e abitazioni di buon livello. A premiare anche questa parte della città la presenza dell’Università, il Politecnico, e l’atmosfera a misura di giovani.
Stessa motivazione per la zona di Bicocca, con l’università più giovane di Milano, che chiude il podio. Ottimamente servita anche dai mezzi pubblici, con la linea tramviaria 7 e la metropolitana M5.
La medaglia di legno va a Paolo Sarpi, prima zona in classifica senza un’università. Un luogo vitale di giorno e di notte grazie alla presenza di Chinatown, tra i più identitari di Milano, caratterizzato da una frequentazione eterogenea.
#5 San Siro
Nella top 5, fuori dalla circonvallazione esterna, entra il quartiere di San Siro. A premiarlo la presenza di numerosi spazi verdi e gli ottimi collegamenti con il trasporto pubblico grazie a tram e metro.
# Completano la top 10: Buenos Aires, Porta Venezia, De Angeli, Porta Romana e Magenta
I cinque posti rimanenti della top sono occupati nell’ordine dalle zone di:
Buenos Aires, Porta Venezia, Corso Monforte;
De Angeli, Monte Rosa;
Corso XXII Marzo;
Porta Romana;
Porta Magenta.
Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari, ha spiegato la motivazioni che accomunano la scelta di questi quartieri: “Università, accessibilità, prossimità con il centro e le aree della movida, attività commerciali e servizi urbani fanno di questi ambiti urbani i luoghi privilegiati in cui attrarre e formare la nuova domanda residenziale milanese. Sono quartieri che possono rappresentare sia il punto di partenza per la costruzione del proprio modello di vivere urbano sia un luogo dove progettare e sviluppare il proprio futuro da milanese“.
I quartieri da scegliere nei prossimi anni
Passiamo quindi ai quartieri dove è consigliato orientarsi per andarci a vivere nel prossimo futuro. Tutti sono accomunati da un doppio elemento, si tratta di aree oggetto di grandi investimenti investimenti immobiliari e rigenerazioni urbanistiche capaci di rivoluzionare Milano anche sotto l’aspetto sociale e demografico. Ecco quelli che troviamo:
Perché sono da scegliere per il futuro: “Questi nuovi quartieri, con le loro peculiarità, accessibilità urbana, servizi locali e sovralocali innovativi, istruzione, formazione e ricerca, social housing, student housing e senior housing, saranno in grado di attrarre e rispondere alla nuova domanda residenziale che, nella città di Milano, cerca risposte alle sue eterogenee esigenze“.
In Italia c’è un paese che d’inverno raggiunge temperature bassissime, anche -45 gradi, e non si trova sulle Alpi, anzi, si trova nel centro della penisola.
La piccola Siberia: il paese più freddo d’Italia non è sulle Alpi
# Il paese più freddo d’Italia
Rocca di Mezzo è il paese più freddo d’Italia. Nel 2012 ha toccato i -37,4 gradi, ma la sua temperatura più bassa è stata di –45 gradi nell’Inverno del 1985. Le temperature sottozero fanno in modo che ci sia sempre neve tra novembre e marzo, attirando i turisti che amano la neve e approfittano del periodo per sciare. Ma questo paesino così freddo, non si trova sulle Alpi, vicino alle vette dei ghiacciai, ma in centro Italia.
In provincia de L’Aquila, nel cuore dell’Abruzzo, si trova questo il piccolo borgo che vive per mesi sottozero. Si trova nel Parco naturale regionale Sirente-Velino, dove il territorio è soggetto ad un importante dislivello: il livello più basso si trova a 925 metri di altezza mentre il punto più alto arriva 2243. In questo ambiente, particolarmente freddo nella stagione del letargo, si trova il piccolo borgo medievale di Rocca di Mezzo.
Il borgo prende il nome dai resti della fortezza triangolare di origine incerta che si staglia su uno sperone di roccia, nella frazione di Rovere, all’interno della quale si trova un museo archeologico. Oltre alle piste da scii di Campo Felice e Ovindoli-Monte Magnola, che sono il centro del turismo invernale, nel borgo si può vistare la chiesa di Santa Maria della Neve di origine medievale, rimaneggiata tra Quattrocento e Settecento, e Villa Cidonio, in stile liberty. Il turismo è anche estivo, grazie alle escursioni e le numerose attività a contatto della natura offerte dall’ambiente del Parco naturale.
Il castello Visconteo di Cusago ha il portone d’ingresso rivolto verso est ed in origine era ricco di bassorilievi. All’entrata vi è una torre merlata con una torricella in alto risalente all’epoca dell’imperatore Massimiliano. La sua costruzione si deve a Bernabò Visconti che nel XIV secolo ne volle fare la sua residenza di campagna, nel quattrocento Ludovico il Moro lo restaurò e lo abbellì con la caratteristica loggetta sporgente posta sull’ingresso. Si sviluppa su due piani e presenta nella facciata frontale delle finestre a sesto acuto.
Il Castello Visconteo di Abbiategrasso fu eretto a partire dal 1381 da Gian Galeazzo Visconti e fatto abbellire dopo il 1438 da Filippo Maria Visconti. Costruito strategicamente in asse con il Naviglio Grande e con la strada di collegamento Milano-Vigevano, presenta una pianta quadrangolare, circondata da un fossato, con torri poste agli angoli del medesimo, ma dotata anche di un cortile porticato in stile.
#3 Castello Visconteo di Macconago
Il Castello di Macconago si trova nella periferia del Comune di Milano e si sviluppa in altezza su tre piani, di cui quello in origine al piano terra risulta ora seminterrato. Realizzato su pianta quadrata con torri di avvistamento e camminamenti merlati, all’interno si conservano tracce di graffiti rinascimentali, mentre al pian terreno ci sono le scuderie con volte a crociera e a botte.
#4 Castello Mediceo di Melegnano
Il Castello Mediceo di Melegnano è uno dei monumenti più significativi del tardo medioevo melegnanese e lombardo. Edificato nel 1243 è stato ampliato da Matteo I Visconti e con Bernabò assunse la tipica struttura a quadrilatero con alte torri angolari. La sua struttura è a pianta quadrilatera a forma di U.
Conosciuto anche come castello di San Giorgio, il castello Visconteo di Legnano è una fortificazione medioevale che sorge a sud di Legnano su un’isola naturale del fiume Olona, costruita dai Torriani nel XIII secolo. Si presenta vistoso con la sua grande torre di ingresso a base rettangolare e le merlature all’altezza di camminamento. Dal 1973 è di proprietà del comune di Legnano che lo usa come sede espositiva.
La nostra visita al cantiere del 16 ottobre per verificare lo stato di avanzamento delle terme alle ex De Montel. Un centro da record per l’Italia e l’Europa. Le informazioni aggiornate sul progetto e le ultime immagini.
A Milano “il più grande parco termale metropolitano d’Europa”: le prime immagini dai cantieri e la nuova data d’inaugurazione
# Le storiche scuderie De Montel si trasformano in un grande centro termale
Un tempo c’erano i cavalli, in futuro milanesi e turisti potranno rigenerarsi tra saune, hammam, bagno turco e massaggi. Il delizioso complesso in stile Liberty delle ex scuderie De Montel in zona San Sirorealizzato nel 1921 su progetto dell’archistar dei tempi Vietti Violi, all’angolo tra via Achille e via Fetonte vicino allo Stadio Meazza, si sta trasformando nel primo vero centro termale milanese. Rispetto a quelle di Porta Romana, queste terme sono infatti alimentate dall’unica fonte termale della città a 396 metri di profondità, ripristinata nel 2007 e che ha portato all’idea di riqualificare il complesso degradato per convertirlo in polo termale.
# Il più grande parco termale metropolitano d’Europa: 16mila mq di superficie, 10 vasche, 16 sale massaggi e 4 saune
Un parco termale da record: il più grande parco termale metropolitano d’Europa, con oltre 16mila metri quadri di struttura, di cui di 6mila al coperto e 10mila tra corte e aree verdi attrezzate, interamente dedicati al relax e al benessere. La presenza massima in contemporanea prevista è di 700 persone.
Questi i numeri dell’area del De Montel – Terme Milano:
• 5.450 mq di spazi interni • 10.000 mq di spazi esterni, di cui 8.000 di parco • 1 corte esterna • 1 sorgente di acqua termale • 10 vasche • 16 sale massaggi • 9 aree relax • 4 saune • 1 bagno di vapore • 1 hammam • 1 ristorante bistrot • 1 caffetteria • 1 bar lounge • 1 garden bar • 3500 nuovi alberi piantati nella corte e nel parco interno
Si prevedono poi 230 nuovi alberi piantati all’anno per 10 anni nelle zone circostanti e una stazione di bike sharing. Inoltre, grazie alle zero emissioni di CO2, sarà anche uno dei primi centri termali green d’Europa.
# Inaugurazione: nella tarda primavera 2025
Rispetto al precedente annuncio di apertura per il Natale del 2024, l’inaugurazione è stata posticipata: dovrebbe avere luogo nella tarda primavera 2025, non prima della fine del mese di aprile. Queste le immagini sullo stato di avanzamento del progetto.
# L’ingresso e il giardino interno
Fabio Marcomin - L'ingresso e il parco all'ingresso
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In queste immagini si può vedere la struttura a semicerchio, con vista sul parco interno circondato dall’edificio, e lo spazio dedicato agli idromassaggi delimitata dal muretto bianco. Presente anche una vasca del sale, dove si galleggia come nell’acqua del Mar Morto.
Le cuspidi, i pennacchi, la trabeazione, le modanature e gli abbaini sono stati restaurati, mentre quelli andati distrutti sono stati integralmente ricostruiti usando il materiale originale compreso un legante d’impasto recuperato a Grenoble, lo stesso degli abbaini della Galleria Vittorio Emanuele di Milano.
Cantiere De Montel
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Tutte le architetture originarie sono state preservate, sotto il controllo costante della Soprintendenza Archeologica delle Belle Arti e Paesaggio, in particolare i dettagli artistici dell’epoca, e per creare un effetto di grande suggestione. Tra questi troviamo: fregi in varia cromia, le colonne del chiostro centrale con capitelli e basamenti annessi, i cornicioni e le gronde a cassettoni.
# Gli ambienti interni con le colonne preservate e le saune
Gli ambienti interni con le colonne preservate e le saune
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Le colonne originali sono state preservate e restaurate ma, per consentire la funzionalità della struttura e scongiurare cedimenti del piano soprastante, sono state affiancate da colonne di acciaio ricoperte. Nelle immagini si può vedere una grande sauna in legno di pino cembro, affacciata sul parco interno, una ancora più grande, una banja russa.
# La vista dal primo piano
Fabio Marcomin - La vista dal primo piano
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Il corpo d’ingresso antistante è destinato all’accoglienza e si manifesta con una cascata d’acqua che introduce l’ampio chiostro centrale composto da un giardino sensoriale ricco di fiori, aromi, percorsi di vario cromatismo che offre sensazioni di benessere con la complicità delle diverse piscine d’acqua.
# Il parco sul retro
Fabio Marcomin - Il parco sul retro con un piccolo Pantheom
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Nella corte esterna sono previste cinque grandi vasche di acqua termale, di cui una grande piscina semicircolare davanti alla facciata con fontane a giochi d’acqua e tre piscine dedicate alla balneoterapia. L’acqua avrà una temperatura che varia dai 22 ai 38 gradi in base alla tipologia di esperienza scelta. Il parco ha un disegno di cavea, a ricordare un teatro greco, per un totale di 800 metri cubi di acqua e organizzato su diversi livelli.
Si aggiunge poi una una specie di Pantheon, la struttura in fondo al centro delle ultime due immagini, a forma di cupola ricoperta di verde e con un buco al centro. La struttura non sarà però pronta prima del 2026.
Milano, città simbolo di prosperità economica e motore finanziario dell’Italia, nasconde un lato oscuro: la povertà è in aumento, lo conferma l’ultimoreport della Caritas Ambrosiana, e coinvolge fasce sempre più ampie della popolazione. Come si combatte la povertà? Intraprendenza o assistenzialismo?
«Cresce la povertà a Milano»: per uscirne ci vuole più assistenzialismo o più intraprendenza?
#I numeri della povertà a Milano: +20% di persone in difficoltà in un solo anno
Il report della Caritas delinea un quadro dettagliato della situazione, evidenziando alcune tendenze chiave. Nel 2023, il numero di persone che si sono rivolte ai centri di ascolto è cresciuto del 17,9% rispetto al 2022, raggiungendo 17.238 casi. Tra queste, il 59,6% sono donne, con una presenza femminile particolarmente alta tra gli immigrati (63%). Anche la percentuale di uomini in difficoltà è in aumento, passando dal 38,6% nel 2022 al 40,4% nel 2023.
Le categorie più colpite rimangono le famiglie con minori, le donne sole o con figli, e gli immigrati. Le famiglie con minori a carico sono aumentate del 24,2%, arrivando a 4.167 nuclei. Di queste, il 74% è costituito da immigrati, mentre il 23,5% riguarda donne sole con figli. Il numero di minori coinvolti è significativo, con 8.404 bambini appartenenti a famiglie che hanno richiesto aiuto.
# L’Impatto della povertà su immigrati e famiglie straniere
Gli immigrati rappresentano il 63,9% di chi si è rivolto alla Caritas, con l’84,6% di essi costituito da extracomunitari con regolare permesso di soggiorno. Tuttavia, è preoccupante il raddoppio degli immigrati irregolari, ora al 9,5%. Tra le comunità più colpite spiccano le famiglie provenienti dal Perù (18,5% degli assistiti), seguite da rifugiati afghani e ucraini.
# I lavoratori poveri: una realtà sempre più diffusa
ll fenomeno del “lavoro povero” sta diventando una costante sempre più preoccupante. Si potrebbe quasi dire, con una provocazione, che gli schiavi di un tempo, per quanto privati della loro libertà, avevano comunque garantite le spese essenziali: vitto, alloggio e protezione.
Al contrario, tra le persone che si sono rivolte alla Caritas, il 23,9% ha un’occupazione, ma il lavoro non garantisce un reddito sufficiente. Infatti, l’80,9% degli occupati che hanno cercato aiuto ha problemi economici, in crescita rispetto al 77,5% del 2022. Questo fenomeno mette in evidenza la crescente diffusione del “lavoro povero“, che colpisce anche chi ha un impiego regolare.
Il concetto stesso di “lavoro” sembra essersi svuotato del significato originario di attività che consente di vivere dignitosamente. Troppi lavoratori sono intrappolati in una spirale di salari bassi, contratti precari e un mercato immobiliare inaccessibile. A Milano, dove la ricchezza ostentata delle vetrine del Quadrilatero della Moda si scontra con le file sempre più lunghe davanti alle mense dei poveri, questa situazione diventa paradossale e ingiusta.
# Le radici psicologiche della povertà: quando l’assistenzialismo è un aggravante
Per comprendere le cause profonde della povertà, bisogna andare oltre le misure di welfare e analizzare la questione in maniera più approfondita. La povertà non è solo una questione di mancanza di risorse economiche, ma anche di opportunità significative per migliorare la propria condizione. L’incapacità di generare valore e sviluppare competenze che permettano di rendersi autonomi è alla base di questa problematica.
Nel sistema attuale, molte persone finiscono per dipendere da sussidi per sopravvivere, rimanendo bloccate in una condizione di assistenzialismo senza possibilità di emancipazione. La sfida è creare un contesto in cui la formazione e l’acquisizione di competenze costituiscano una via concreta di uscita dalla povertà. La capacità di creare valore e contribuire alla società dovrebbe essere incentivata e premiata, anziché perpetuare la dipendenza passiva.
# La “colpa” del sistema: favorire forme di dipendenza invece che incentivare l’autonomia
Di fronte a un sistema spesso inefficace nel garantire opportunità reali, è necessario un cambio di prospettiva che ponga al centro la responsabilità individuale. Investire su sé stessi, acquisire competenze e migliorare le proprie capacità lavorative non solo aumenta le possibilità di trovare un’occupazione dignitosa, ma permette anche di contribuire alla crescita collettiva.
Le politiche pubbliche giocano un ruolo cruciale nel plasmare le dinamiche economiche e sociali. Tuttavia, è importante che gli interventi siano orientati a creare un contesto favorevole all’autonomia, piuttosto che incentivare forme di assistenza che rischiano di cronicizzare la povertà. Ciò non significa abbandonare le persone in difficoltà, ma riformulare il sostegno sociale puntando su formazione, accesso al lavoro e rimozione delle barriere alla partecipazione attiva.
La povertà, quindi, non può essere ridotta a una questione di aiuti economici. È necessaria una trasformazione culturale che promuova l’autonomia e il senso di responsabilità, valorizzando l’impegno individuale e creando le condizioni affinché ciascuno possa costruire il proprio percorso.
# Un cambio di mentalità: investire in una formazione più “sana”, per diventare creatori di valori invece che soggetti passivi nella società
Per affrontare efficacemente la povertà a Milano e in altre città, è necessario un cambio di mentalità che coinvolga tanto i singoli quanto le istituzioni. Le persone devono essere disposte ad accettare lavori inizialmente meno attraenti ma che rappresentano un’opportunità di crescita. Allo stesso tempo, le istituzioni devono smettere di trattare i cittadini come “clienti” di un sistema assistenziale e vederli come partner attivi nella crescita economica e sociale.
Investire in programmi di formazione e offrire incentivi per intraprendere percorsi di studio qualificanti può migliorare le opportunità lavorative. La preparazione continua e il miglioramento delle competenze sono essenziali per ridurre le disuguaglianze e garantire un futuro migliore a chi è in difficoltà.
La povertà è un fenomeno complesso che richiede interventi a lungo termine. Affrontare le cause profonde, come la mancanza di opportunità di formazione e le discriminazioni nel mercato del lavoro, è essenziale per ridurre le disuguaglianze. Tuttavia, il cambiamento deve partire anche dalla volontà individuale di migliorarsi e contribuire attivamente alla società.
La povertà a Milano e in tutto il Paese, non può essere risolta solo con misure di assistenza economica. Occorre una strategia integrata che combini politiche pubbliche efficaci, responsabilità individuale e un cambiamento culturale. Solo così sarà possibile garantire un futuro più equo e dignitoso per tutti.
«La Lombardia è la regione d’Italia che più colpisce per il perfetto equilibrio tra vestigia ben conservate di una lunga e gloriosa storia lunga secoli e lo sguardo rivolto al futuro e all’innovazione». Da Milano al Lago di Como, dalla Franciacorta a Bormio. Scopriamo le 7 esperienze da provare assolutamente secondo il National Geographic.
Colpo di fulmine del National Geographic per la Lombardia: «la regione d’Italia che più colpisce»
# Il National Geographic celebra la Lombardia: «storia gloriosa e sguardo al futuro»
La famosa rivista, conosciuta per i suoi reportage esclusivi e le sue straordinarie fotografie che raccontano le meraviglie del pianeta, celebra le bellezze naturali e culturali della Lombardia. Questa l’introduzione dell’articolo “Sette esperienze da fare in una sorprendente regione d’Italia, la Lombardia” pubblicato nella sezione “Viaggi” sul National Geographic:
«La Lombardia è la regione d’Italia che più colpisce per il perfetto equilibrio tra vestigia ben conservate di una lunga e gloriosa storia lunga secoli e lo sguardo rivolto al futuro e all’innovazione. La Lombardia può essere nota per la sua vivace vita cittadina a Milano (capoluogo della regione e principale centro economico d’Italia), ma comprende anche pittoreschi villaggi medievali, sfarzosi resort sul lago, laghi glaciali e splendidi passi di montagna.
Paesaggi naturali mozzafiato con viste iconiche come il Lago di Como con le Alpi sullo sfondo sono sinonimo di “Dolce vita”. Moda e arte di fama mondiale, come “L’Ultima Cena” di Leonardo da Vinci e il Salone Internazionale del Mobile con la Design Week, attraggono turisti e viaggiatori d’affari da tutto il mondo. E nel caso non lo sapessi, la Lombardia ha il maggior numero di siti patrimonio mondiale dell’UNESCO di qualsiasi regione italiana, nonché il maggior numero di ristoranti stellati Michelin.»
Queste le 7 esperienze imperdibili da fare in Lombardia secondo la rivista.
#1 Percorrere la Via delle Sorelle
Un sentiero di 130 km collega Bergamo e Brescia, attraversando luoghi spettacolari come il Lago d’Iseo, i vigneti della Franciacorta e i villaggi rurali come il medievale Nembro. A Bergamo, le Mura Veneziane offrono viste panoramiche, mentre a Brescia si può visitare il Capitolium e il Museo Santa Giulia, con quasi 11.000 opere d’arte e reperti archeologici.
#2 La visita a un allevamento di caviale sostenibile
Si può fare un tour guidato in un allevamento di storioni per la produzione di caviale sostenibile, quello dell’Agriottica Lombarda di proprietà di Calvisius Caviar a Brescia, con degustazioni di caviale per 70 euro a persona.
Nella regione con 60 ristoranti stellati Michelin, si può imparare a cucinare piatti tradizionali come il risotto alla milanese, la cotoletta o i casoncelli sotto la guida di chef locali.
#4 Degustazione del Franciacorta
Il Franciacorta, paragonato allo Champagne, è prodotto vicino al Lago d’Iseo. È possibile visitare il vigneto Berlucchi, la tenuta del primo Franciacorta e le cantine secolari del vigneto, e godere di un aperitivo nei bar sul lago su una chiatta di fronte al Monte Iseo.
Famoso per il paesaggio alpino e visitato da celebrità, il Lago di Como offre soggiorni di lusso al Grand Hotel Tremezzo, con tour in barca per scoprire villaggi pittoreschi come Varenna.
#6 Escursioni sul Lago di Garda tra borghi e spiagge
Popolare per sport acquatici, il Lago di Garda invita a visitare Sirmione, con il Castello Scaligero, e a rilassarsi sulle spiagge come Jamaica Beach. Il centro di Salò ricorda la Costa Azzurra.
#7 Sciare e rilassarsi nelle antiche terme a Bormio
Sede delle Olimpiadi invernali 2026, Bormio offre sci tutto l’anno sul ghiacciaio dello Stelvio. Dopo lo sci, ci si può rilassare nelle antiche terme della zona.
Uno studio elaborato da Eu Meds fotografa le condizioni ambientali delle principali città europee analizzando alcuni specifici parametri. Milano e Roma non fanno una bella figura.
Milano e Roma sono tra le città più sporche d’Europa
# La regina è Helsinki
Le condizioni ambientali sono migliori nelle città del nord Europa. A dirlo è uno studio elaborato da Eu Meds, portale che collega i pazienti senza medico di base ai medici registrati, su 48 città europee. Sono stati presi in esame la qualità dell’aria, dell’acqua, la presenza e qualità degli spazi verdi, la gestione e smaltimento dei rifiuti dell’acqua. La regina è Helsinki, che registra una eccellente qualità dell’aria e un punteggio elevato per la qualità dell’acqua di 97 su 100. La capitale della Finlandia è risultata la prima della classe per la percentuale di spazi verdi, 43,10%, per la soddisfazione nella gestione dei rifiuti con un punteggio di 89,9 e per l’EPI dell’acqua con un punteggio di 100.
Scorrendo la top ten troviamo la capitale svedese Stoccolma e l’islandese Reykjavik a chiudere il podio. Seguono Oslo, completando il trittico degli Stati Scandinavi, Vienna, la spagnola Valencia, l’unica mediterranea tra le prime, e Amburgo. Completano la top 10 Salisburgo, Edimburgo e Monaco di Baviera. Ma le italiane dove sono finite?
# Milano e Roma tra le più sporche del Vecchio Continente
I risultati dello studio non sorridono affatto alle città italiane. Milano si posiziona insieme a Roma nelle ultime posizioni della classifica, con il poco invidiabile punteggio rispettivamente di 19 e 13 per la qualità dell’aria. Rispetto alla Capitale, Milano fa meglio per quanto riguarda la soddisfazione sullo smaltimento dei rifiuti: solo il 23% dei romani sono soddisfatti, contro il 69% dei milanesi. La peggiore di tutti è Atene, che sconta la bassa soddisfazione della popolazione rispetto alla gestione dei rifiuti, una bassa qualità degli spazi verdi e una pessima qualità dell’aria.
Un invito da parte di un amico, una parola d’ordine sussurrata, un segnale nascosto dietro una tenda o l’accesso da una porta sul retro. Tra le vie di Milano si cela un mondo riservato a pochi eletti. Andiamo alla scoperta dei bar segreti della città, autentici speakeasy, con un ringraziamento speciale a milanairports.com.
I Secret Bar di Milano: gli esclusivi “locali clandestini” riservati a pochi eletti
# La storia degli speakeasy: nati negli anni ’20 per sfuggire proibizionismo
Per capire le origini degli speakeasy, dobbiamo tornare all’epoca del proibizionismo negli Stati Uniti, un periodo di desideri repressi, parole taciute e astuzie per aggirare le leggi. Dopo la crisi del 1919, la produzione, il commercio e il consumo di alcol vennero dichiarati illegali. Tuttavia, non tutti accettarono questa imposizione, e ben presto sorsero i primi speakeasy: locali segreti nascosti in cantine e retrobotteghe, dove tutto era concesso.
Per accedervi, bisognava parlare a bassa voce, entrare da ingressi nascosti e conoscere una parola d’ordine, ma una volta dentro, ogni restrizione sembrava svanire. Oggi, in un’epoca in cui tutto sembra permesso, si potrebbe pensare che non ci sia più spazio per questi luoghi misteriosi, ma non è così. Il fascino del segreto e del proibito continua ad attrarre, anche ai giorni nostri.
Scopriamo insieme i secret bar di Milano, che con un tocco di innovazione riescono ancora a mantenere l’autentica atmosfera degli speakeasy americani.
# 1930: lo speakeasy sulla bocca di tutti, ma avvolto nel mistero
Per accedere a questo locale esclusivo, bisogna passare attraverso un negozio dall’aspetto anonimo, e solo chi possiede un invito può varcarne la soglia. Il 1930 è avvolto nel mistero, e nessuno conosce l’indirizzo preciso. L’unico modo per entrarci è guadagnarsi un invito o scoprire il segreto da uno dei gestori del MAG, il bar sul Naviglio Grande che ha anticipato la nascita di questo salotto nascosto.
Una volta all’interno del 1930, sembra di essere catapultati in un pub d’epoca alla Peaky Blinders: pareti in mattoni a vista, luci soffuse, poltrone in pelle vintage e jazz che si diffonde da un grammofono. Le vere protagoniste qui, come anche al MAG, sono le bottiglie pregiate: whiskey, gin e distillati di alta qualità. Al 1930 si viene soprattutto per bere.
Il menù, sia dei drink che della cucina, segue la stagionalità e utilizza solo ingredienti di primissima scelta. Questo rende il 1930 un luogo intimo, perfetto per un viaggio indietro nel tempo, un autentico speakeasy che, nonostante il suo segreto, è ormai sulla bocca di tutti.
# Il White Rabbit: il locale al buio (con i baristi mascherati da coniglio)
In questo caso, si sa solo che si trova nel quartiere Isola, ma l’indirizzo esatto rimane un mistero. Il White Rabbit è nascosto dietro una vetrina opaca che non lascia vedere nulla all’interno. L’unico indizio per capire se il locale è aperto è una luce accesa, ma per entrare bisogna conoscere una parola d’ordine.
Il punto forte di questo speakeasy sono i cocktail ricercati, serviti in un ambiente decisamente singolare: il locale è quasi completamente al buio e tutti i bartender sono vestiti da white rabbit.
# Apophis e The Spirit: i nuovi membership club aperti di recente
Altri locali sono stati inaugurati negli ultimi anni, tutti con un’idea innovativa di secret bar: accessibili solo tramite una quota associativa annuale. Tra questi troviamo l’Apophis Club, uno dei primi membership club di Milano, dove l’ingresso è riservato a chi riceve un invito da un altro membro. C’è poi The Spirit, dove si ottiene una card per i consumi personali e una bottiglia di champagne per celebrare il proprio compleanno. Nonostante l’atmosfera in questi club esclusivi sia decisamente più contemporanea, il richiamo ai tradizionali speakeasy è ancora ben presente.
# Backdoor 43: il locale più piccolo del mondo dove del bartender si vedono solo le mani
Infine ecco Backdoor 43, il cocktail bar più piccolo del mondo, situato sul Naviglio Grande a Milano. Nonostante le dimensioni minuscole, questo locale incarna alla perfezione lo spirito degli speakeasy: prodotti di altissima qualità, un’atmosfera curata nei minimi dettagli e un forte senso di riservatezza. Quest’ultima è così fondamentale che il bartender serve i drink attraverso un piccolo sportello, lasciando visibili solo le mani, garantendo così un anonimato assoluto.
# Ma’ Hidden Kitchen Supper Club: a cena con gli sconosciuti
Il Ma’ Hidden Kitchen Supper Club è un locale unico nel suo genere, con due semplici regole per accedervi: portare una bottiglia propria e mantenere segreto l’indirizzo, senza rivelarlo a nessuno. Questo progetto è nato nel 2012 grazie a Lele e Melissa, che dopo aver arredato il loro appartamento, hanno deciso di trasformarlo in un luogo dove gli sconosciuti si riuniscono per una serata conviviale. Una volta varcata la soglia del loft, tutto diventa spontaneo: ci si accomoda a tavola e si inizia a conversare e cenare con persone mai incontrate prima.
Negli ultimi due anni, l’Italia ha subito un fenomeno drammatico: circa 100.000 giovani hanno lasciato il Paese in cerca di opportunità migliori all’estero. L’esodo ha colpito in modo particolare la Lombardia, che ha registrato il maggior numero di partenze tra i giovani talenti. Non solo: è anche la regione che presenta il saldo peggiore tra partenze e nuovi arrivi. Perché i giovani fuggono dal Paese? Cosa sta facendo il Governo? Su cosa puntare per risolvere il problema?
«100mila fuggiti in 2 anni»: la Lombardia la prima a perdere i giovani migliori. 7 soluzioni per fermare l’emorragia di talenti
# I numeri della fuga: per ogni giovane straniero che arriva, più di 7 italiani se ne vanno
Nel 2023 la Lombardia, storicamente considerata la locomotiva economica d’Italia, ha registrato il saldo peggiore tra nuovi arrivi e partenze di giovani: -5.760. Seguita da un altra regione del Nord: il Veneto, che però ha una popolazione inferiore di metà, con un saldo di -3.759.
Le stime rivelano che per ogni giovane straniero che arriva in Italia, ben 7,5 italiani decidono di partire.
Dal 2011 al 2021, sono stati 377.000 i giovani italiani che hanno emigrato verso Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Svizzera. Nel 2020, oltre 40.000 giovani italiani tra i 25 e i 34 anni hanno espatriato, rappresentando il 33% del totale degli espatriati. Su un campione di sette nazioni (Belgio, Danimarca, Spagna, Italia, Paesi Bassi, Svezia e Svizzera), un terzo della popolazione europea di età compresa tra i 20 e i 39 anni ha scelto la Svizzera come meta di emigrazione, seguita dalla Spagna. Questa emorragia di giovani talenti ha allertato istituzioni e imprese, preoccupate per la scarsità di personale qualificato in settori cruciali come tecnologia, ingegneria e ricerca.
L’emigrazione aggrava ulteriormente il calo di giovani italiani, scesi da 13,5 milioni nel 2000 a 9,1 milioni nel 2024. Questo drammatico calo demografico non solo mette a rischio il futuro economico della Lombardia, ma rappresenta anche una minaccia per il benessere sociale del Paese, creando un circolo vizioso di disoccupazione e sfiducia nel sistema. Ma quali sono le cause della fuga?
Le ragioni alla base della fuga di giovani dall’Italia sono molteplici e complesse.
Mercato del lavoro precario: La precarietà lavorativa è una delle principali motivazioni che spinge i giovani a cercare opportunità all’estero. Secondo i dati Eurostat 2023, la disoccupazione giovanile in Italia è al 16,7%, un dato allarmante se confrontato con la media europea dell’11,2%. Inoltre, il nostro Paese è all’ultimo posto in Europa per tasso di occupazione giovanile, con il 34,7%, superiore persino a quello della Grecia. Nonostante un buon livello di istruzione, molti laureati accettano contratti di lavoro a tempo determinato o part-time, privi di stabilità e sicurezza. Questa insoddisfazione li spinge a cercare condizioni lavorative più favorevoli in Paesi con mercati del lavoro più dinamici e inclusivi.
Aspettative salariali: Le retribuzioni in Italia, soprattutto per i neolaureati, sono spesso inferiori rispetto a quelle offerte in altri Paesi europei. Nel 2022, la retribuzione mensile netta a un anno dal titolo di laurea in Italia è stata, in media, pari a 332 euro per la laurea triennale e di 366 euro per la laurea magistrale. Questa media, che schiaccia massimi e minimi, non rende un quadro chiaro, ma evidenzia come la differenza di stipendio, unita al costo della vita in città come Milano, renda difficile per i giovani costruire una vita autonoma e soddisfacente. In confronto, i giovani che si trasferiscono all’estero possono contare su stipendi significativamente più alti e condizioni di lavoro migliori.
Contesto socio-culturale: La frustrazione per una società percepita come stagnante e poco innovativa contribuisce a questo fenomeno. I giovani desiderano vivere in ambienti stimolanti e creativi, dove possano esprimere le proprie idee e potenzialità.Le città europee sembrano offrire un ambiente più dinamico e accogliente rispetto a quello italiano. La mancanza di opportunità nel settore creativo e culturale, così come le difficoltà di accesso a finanziamenti per start-up, rendono l’Italia meno attrattiva per i talenti emergenti.
Declino demografico: L’emorragia di talenti è strettamente legata al declino demografico che l’Italia sta attraversando. L’invecchiamento della popolazione e il basso tasso di natalità creano un circolo vizioso: i giovani fuggono in cerca di migliori opportunità, mentre il Paese affronta una diminuzione della forza lavoro e un aumento del carico assistenziale. L’Italia ha uno dei tassi di natalità più bassi d’Europa; nel 2023 sono nati appena 379.000 bambini, un record negativo per l’undicesimo anno consecutivo. Al 1° gennaio 2024, la popolazione residente è scesa a 58.990.000 unità, con una diminuzione di 7.000 unità rispetto all’anno precedente. Questi dati evidenziano una situazione allarmante, compromettendo la capacità di affrontare le sfide future.
# L’obiettivo del Governo Meloni: riportare in Italia gli italiani all’estero
Il governo Meloni ha avviato iniziative per incentivare il rientro degli italiani altamente qualificati che si sono stabiliti all’estero. Attualmente, si stima che circa 6 milioni di italiani vivano all’estero, di cui un milione è considerato altamente qualificato. Questo fenomeno è particolarmente preoccupante per l’Italia, che spesso deve ricorrere all’assunzione di personale straniero in settori come quello sanitario.
Nell’ultima legge di Bilancio, il governo ha previsto l’ampliamento delle agevolazioni fiscali per chi decide di rientrare in Italia. I requisiti per accedere a queste agevolazioni comprendono il mantenimento del domicilio all’estero per almeno tre anni, un’alta formazione e il cambiamento di datore di lavoro al rientro. Gli incentivi fiscali sono stati aumentati, prevedendo agevolazioni del 50% per il ritorno, rispetto al precedente 30%, con picchi del 70% per genitori di minori o per coloro che diventano genitori nei primi cinque anni dopo il rimpatrio. Inoltre, è prevista la possibilità di estendere questo periodo di cinque anni di ulteriori tre anni se, al momento del rientro, viene acquistata una casa.
Un’altra iniziativa proposta riguarda la disponibilità di circa 10.000 immobili vacanti gestiti dall’Agenzia per i beni sequestrati alla mafia. Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d’Italia, ha suggerito di concedere in comodato d’uso questi immobili a aziende che si impegnano ad assumere italiani che tornano dall’estero. Le aziende avrebbero la possibilità di acquistare successivamente gli alloggi, potendoli utilizzare per i propri lavoratori.
Creare un mercato del lavoro più inclusivo e sostenibile è fondamentale. Questo implica incoraggiare le aziende ad investire in contratti a tempo indeterminato e garantire tutele per i lavoratori. Inoltre, è necessario riformare il sistema educativo per allineare le competenze dei laureati con le esigenze del mercato, attraverso stage e tirocini che offrano esperienze pratiche e concrete.
#2 Sostegno all’imprenditorialità
Incentivare i giovani a creare start-up, anche con forti benefici fiscali come si fa all’estero, ad esempio in Germania, in Spagna o in Portogallo, e intraprendere percorsi imprenditoriali può rappresentare una strategia efficace. La creazione di incubatori e acceleratori di impresa, oltre a programmi di finanziamento a tassi agevolati, potrebbe stimolare l’innovazione e favorire il rientro dei talenti. Un sostegno particolare dovrebbe essere destinato alle idee legate alla sostenibilità, al digitale e alle tecnologie emergenti.
#3 Promozione di un ambiente creativo e stimolante
Favorire la creazione di un ambiente in cui i giovani possano esprimere le proprie idee e sviluppare progetti innovativi è cruciale. Ciò implica investire in spazi di co-working, laboratori e eventi culturali che possano attrarre giovani talenti. Soprattutto la priorità è di creare una rete di collaborazione tra istituzioni, università e aziende potrebbe favorire il networking e l’interscambio di idee e risorse.
#4 Marketing del “ritorno”
È fondamentale valorizzare l’Italia come luogo di innovazione, creatività e opportunità, insieme a quelli che sono i suoi punti di forza: la qualità della vita. Le istituzioni dovrebbero investire in campagne di marketing per attrarre giovani talenti, sottolineando le potenzialità e le opportunità offerte dal Paese.
#5 Sviluppo di settori innovativi
Il Paese deve investire nello sviluppo di settori innovativi, come la tecnologia, le energie rinnovabili, la biotecnologia e l’intelligenza artificiale. Creare un ambiente favorevole per le start-up e il venture capital può incoraggiare i giovani a restare e contribuire all’innovazione del Paese. L’accesso al finanziamento è cruciale per chi desidera avviare un’attività in Italia.
#6 Miglioramento delle condizioni di vita
È fondamentale lavorare per migliorare le condizioni di vita nelle città italiane, rendendole più attraenti per i giovani. Investire in infrastrutture, trasporti, spazi pubblici e servizi di assistenza sociale può contribuire a creare un ambiente più stimolante e accogliente.
#7 Un Paese per giovani che vogliano mettersi in gioco
Ma il cambiamento forse più dirompente sarebbe quello di favorire una nuova cultura, nelle scuole, nelle università, nelle istituzioni, che riduca la paura di sbagliare e l’orientamento alla dipendenza, ma che invece favorisca lo sviluppo di persone autonome e in grado di affrontare con coraggio le opportunità e i rischi della vita. Con questa mentalità un Paese ricco di problemi come l’Italia può rivelarsi un luogo eccitante per chi ha la voglia e il piacere di provare a risolverli.
Quante volte Milano è stata citata, celebrata e a volte anche criticata? Ha attirato a sé così tanti scrittori, artisti e personaggi illustri che è stato inevitabile che questi esprimessero proprie opinioni sulle sue vie, i suoi monumenti, i suoi palazzi. Allora ci siamo chiesti, quali sono le più belle citazioni fatte su Milano? Ecco le 10 più belle!
«Un tuffo nel centro del mondo»: le 10 citazioni più belle su Milano
#1 L’arrivo di Renzo a Milano raccontato da Manzoni
“Renzo, salito per un di que’ valichi sul terreno più elevato vide quella gran macchina del Duomo sola sul piano, come se, non di mezzo a una città ma sorgesse in un deserto; e si fermò su due piedi, dimenticando tutti i suoi guai, a contemplare anche da lontano quell’ottava meraviglia di cui aveva tanto sentito parlare fin da bambino“
(Alessandro Manzoni)
#2 Giovanni Verga sedotto
“Sì, Milano è proprio bella, amico mio, e credimi che qualche volta c’è proprio bisogno di una tenace volontà per resistere alle sue seduzioni, e restare al lavoro.”
(Giovanni Verga)
#3 La “classe” di Milano per Castellaneta
“Ci sono città di evidente bellezza che si danno a tutti, e altre segrete che amano essere scoperte. Milano appartiene a questa specie, al punto che riesce difficile stabilire le ragioni del suo fascino (…). Io credo che esso consista anzitutto nella sua “classe”, né più né meno come avviene per certe donne che ci colpiscono per il loro portamento, anche se belle non sono, e neppure truccate”
(Carlo Castellaneta)
#4 Stendhal affascinato dal Duomo
“Tutte queste sere sono andato, verso l’una del mattino a rivedere il Duomo di Milano. Questa chiesa, rischiarata da una bella luna, offre uno spettacolo di bellezza straordinaria ed unica al mondo. L’architettura non mi ha mai offerto simili sensazioni.“
(Stendhal, 5 novembre 1816)
#5 Il tuffo di Piovene
“Per capire Milano bisogna tuffarvisi dentro. Tuffarvisi, non guardarla come un’opera d’arte.”
(Guido Piovene)
#6 Milan l’è un gran Milan: l’iconico D’Anzi
“Lascia pure che il mondo parli, ma Milano è una gran Milano. Porta Cicca [Ticinese] e la Bovisa che dintorni proprio sani e la nebbia che bellezza, la va giù per i polmoni.”
“Lassa pur ch’el mond el disa ma Milan l’è un gran Milan. Pòrta Cicca e la Bovisa che d’intorni pròpi san e la nebbia che bellezza, la va giò per i polmon.”
(Giovanni D’Anzi)
#7 L’arrivo a Milano di Afeltra
“Come si può dimenticare l’arrivo a Milano? Per la prima volta vedevo cose mai viste e mai immaginate. Una stazione immensa, piena di treni, di rumori, con la tettoia ad archi che sembrava si prolungasse all’infinito, maestosa come un tempio antico. Una moltitudine di gente sempre di fretta. Poi di colpo, all’aperto, la piazza sconfinata con alberi, aiuole, tram che si incrociavano, lo scatto degli scambi nel groviglio dei binari, lo sfavillio delle scintille che si libravano dal trolley, le file dei taxi, le reclame luminose e immense. Nei primi giorni vedevo, vedevo: il Duomo, la Scala, la Galleria, i grandi magazzini, la Rinascente e l’Upim, le facciate delle banche, corso Vittorio Emanuele, corso Buenos Aires, le vie, le piazze. Com’era bella Milano“
(Gaetano Afeltra)
#8 La bella signora di Rietmann e Tranquillini
“Non è vero che sono brutta. Non è vero che sopra di me c’è sempre la nebbia. Non è vero che sono fredda e penso solo ai soldi. [..] Per chi mi avete preso? Io sono Milano. E sono una bella signora.”
(Raffaella Rietmann e Michele Tranquillini)
#9 La Milano altera e sanguigna della Merini
“Milano benedetta
Donna altera e sanguigna
con due mammelle amorose
pronte a sfamare i popoli del mondo“
(Alda Merini)
#10 Milano al centro del mondo di Caramagna
“Milano ha una sua magia di luci che abbagliano e strade da percorrere senza chiedersi quale sia la destinazione. Perché ovunque cammini, ti sembrerà di essere al centro del mondo.”
“Vai piano, piedi piatti!”, “Pistola! Vai a scuola!”, “Multa!”. Grida e immagini sulle strade di Milano nei primi anni Settanta. Video della RadioTelevisione Svizzera