Uno spazio fuori dai circuiti tradizionali promette di diventare il nuovo luogo sacro per i concerti estivi. Scopriamo la novità per l’estate 2025.
A Linate nasce il parco della musica: Smashing Pumpkins e gli altri concerti
# 70mila mq e due palchi modulabili per dar vita a un polo musicale permanente e “alternativo”
Parco della Musica Milano
Non è solo un altro festival. Parco della Musica di Milano (PMM) è il nuovo progetto targato Unipol Arena che promette di diventare un punto di riferimento nell’estate musicale milanese. A pochi minuti dall’aeroporto di Linate, in via Enzo Jannacci (Segrate), è stata attrezzata un’area di 70mila metri quadrati immersi nel verde, pensata per ospitare eventi dal vivo, food truck, aree relax, attività culturali e due palchi modulabili. La novità è evidente fin da subito: non si tratta di replicare i soliti format, ma di creare un polo musicale permanente e “alternativo”, in grado di attrarre un pubblico trasversale, curioso, disposto a uscire dal centro per vivere una nuova esperienza d’ascolto.
# Una line-up internazionale per l’estate 2025: da Nine Inch Nails a The Who, fino agli Smashing Pumpkins
Artisti Parco della Musica
Si parte il 18 giugno con i Massive Attack, si continua il 20 con Ozuna, il 24 arrivano i Nine Inch Nails con Boys Noize, e il 30 giugno tocca ai Blonde Redhead. Luglio è il mese più denso: De La Soul (2 luglio), Willie Peyote (10 luglio), The Who (22 luglio) e il gran finale con gli Smashing Pumpkins il 30 luglio. Nel mezzo, Kool & The Gang e altri nomi in arrivo. Ogni concerto viene allestito su uno dei due palchi principali, con ampio spazio attorno per vivere l’evento anche senza biglietto, grazie a un’area gratuita e cashless pensata per socialità, street food e performance culturali. L’accesso alla “zona libera” è strategico: tra i due palchi, c’è il cuore del PMM per chi vuole esserci, anche senza entrare “nel pit”.
# Un progetto sostenibile: il parco è plastic free, digitale e accessibile
Il progetto non si limita alla musica. PMM punta a diventare un modello di evento urbano sostenibile: biglietti esclusivamente digitali, pagamenti solo elettronici, niente plastica, uso di energie rinnovabili e incentivi alla mobilità dolce. Gli organizzatori dichiarano di voler abbattere le emissioni di CO₂ e promuovere l’uso di bici e trasporto pubblico per raggiungere il parco. L’idea è costruire una nuova cultura dell’intrattenimento: consapevole, accessibile e a basso impatto. Se funzionerà, potrebbe diventare un benchmark per tutti i grandi eventi musicali italiani. Sarà una delle location stabili per gli eventi milanesi nel prossimo futuro?
23 maggio 1968. Ha luogo uno dei più clamorosi concerti nella storia di Milano.
Jimi Hendrix è alla Triennale. Un evento storico. Anche per quello che accadde. Come si usava a quei tempi, vennero messero in programma due concerti nella stessa giornata. Ma in realtà ce ne fu uno solo. Questo perché il primo concerto di Hendrix che era in programma al pomeriggio pomeriggio fu annullato per il blocco degli strumenti alla Dogana. Così chi aveva acquistato il biglietto del pomeriggio venne spostato alla sera. Il concerto serale ebbe pertanto un pubblico gigantesco.
Ci sono alcuni momenti in cui, pur vivendo a Milano, mi sembra di essere al sud. Quando? Per esempio in questi 5 casi.
Le cinque situazioni in cui a Milano sembra di essere al sud
#1 Quando si va al mercato
Credits laurelevans IG – Mercato di viale Papiniano
Un allegro caos che con la bella stagione rende piacevole tuffarsi in questo magma informe di gente accalcata davanti alle bancarelle tra profumi, fiori, pesce fresco, abiti trendy. Manca qualche urlo in più tipo “pisci friscuuuu” (pesce fresco ndr), ma per il resto è tutto uguale.
Comprese le sciure very hungry che per accaparrarsi la maglietta a righe usano il trasportino della spesa come arma impropria. Si, è tutto uguale.
#2 Quando passa l’arrotino
Giuro, passa. L’ho beccato un venerdì mattina in corso 22 marzo e sono rimasta basita.
In un attimo mi sono ritrovata nei pomeriggi di caldo cocente, tipo verso le 15, in giro nessuno è silenzio totale. Solo un apecar rompe la quiete estiva: urla che è arrivato l’arrotino.
Chi non ha una collezione di coltelli da affilare alle 15 del 14 agosto?
#3 Quando c’è fila davanti a un negozio
giannasi1967 IG
Ebbene sì anche a Milano c’è la fila in certi negozi. Ci sono alcune botteghe elette dove comprare la carne piuttosto che il formaggio, se no sei uno sfigato. Mi ricorda le botteghe del sud, per cui il pane si compra solo da.. la carne solo da…e via così.
Esci di casa alle 8 e rientri per pranzo se ti va bene. Unica differenza è che al sud non c’è la fila di 7 ore per acquistare il Labubu, pupazzetto peloso tanto in voga a Milano, reperibile da Pop Mart.
Solo per veri stoici.
#4 Spetteguless
E dai sciure milanesi, anche a Milano si spettegola. Recenti studi hanno dimostrato che fa pure bene alla psiche, quindi vai di taglia e cuci. Mi viene in mente al sud dove sempre le stesse signore, tutte di mezza età, si accomodano sempre sulla stessa panchina e sempre alla stessa ora. Un palco privilegiato da cui osservare lo struscio serale. Inpratica un lavoro… A Milano è uno spetteguless più intimo, nascosto in un elegante sottobosco condominiale, ma c’è, eccome se c’è.
I giardini di Milano spesso sono nascosti agli sguardi. Spesso protetti da case e palazzi che li rendono inaccessibili. In centro si trova un giardino incantevole, ma sconosciuto a molti milanesi.
L’incantevole «archeo giardino» segreto del centro di Milano
# Il giardino è intitolato a un celebre archeologo che ha avuto fortuna pochi metri da qua
Ph. @lamilina IG
Il giardino è stato intitolato all’archeologo Aristide Calderini. Tarantino di nascita, milanese d’adozione. Proprio nelle vicinanze del giardino, all’Università Cattolica, l’archeologa ha mosso i passi più importanti della sua straordinaria carriere. Ma come si arriva a scoprire il giardino?
Da corso Magenta si imbocca e, in pochi passi, si raggiunge un angolo di tranquillità ricco di sorprese. In una città caotica ci si ritrova in un luogo magico dove l’unico suono è il canto degli uccellini. Ci sono anche molti fiori e cosa forse straordinaria per il centro di Milano, questo piccolo giardino anche se è “segreto” è aperto a tutti.
# Al suo interno: i resti del portico d’ingresso di Palazzo Corio progettato dal Bramante. Non solo: colonne, statue e il monumento di Arnaldo Pomodoro
Ph. @mela249 IG
Non è solo ricco di verde. Lo è anche di storia. Conserva infatti i resti del portico d’ingresso di un antico edificio: palazzo Corio, o “Casa dei Corii”, dal nome della famiglia legata alla corte dei Visconti prima e degli Sforza poi. Si tratta di un palazzo quattrocentesco dove vide la luce Bernardino Corio, che sarebbe diventato il più importante storico degli Sforza, progettato — pare — dal Bramante. Resistette dal XV secolo fino a venire devastato dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale.
Del palazzo oggi rimangono solo i resti del portico, con archi a tutto sesto, colonne, semicolonne e alcune statue. In quest’altra parte del giardino, al centro, spicca un secondo monumento, questa volta contemporaneo: è un’austera stele in metallo realizzata nel 1996 da Arnaldo Pomodoro in ricordo di Francesco Castellini, un ragazzo di 17 anni che, prima di morire in un incidente, amava trascorrere in questo parco il tempo libero. Rappresenta un monumento ricordo alle vittime della strada.
C’è una Milano che non fa rumore ma sa farsi notare: quella delle enoteche con cucina, dove il vino è naturale, spesso biodinamico, e i piatti arrivano da micro-produttori che parlano la lingua della qualità. Piccoli locali con due sgabelli e tanta anima, oppure veri e propri ristoranti con cucina creativa e carta dei vini da esploratori. Scopriamo la selezione di aperitivi_urbani IG dei cinque posti dove il vino è il protagonista, ma il cibo gli tiene testa.
Le cinque enoteche con cucina da provare a Milano
#5 Tipografia Alimentare
crirombola IG – Tipografia Alimentare
Fuori scorre la Martesana. Appena entrati sembra di essere finiti dentro una rivista di architettura scandinava con la passione per la fermentazione. Tipografia Alimentare è uno di quei posti che ti fa venire voglia di mollare tutto e aprire un bistrot in campagna. Il locale è arredato con luci calde, legno, libri e tavoli condivisi, si tratta di un posto informale, tanto che sembra di essere a casa di un’amica che ha appena fatto un corso di food design.
I veri protagonisti sono i vini, che sono naturali, artigianali, spesso italiani ma con incursioni francesi e qualche chicca più esotica. Niente etichette da supermarket: qui si beve quello che ha una storia da raccontare, meglio se con un po’ di lievito in sospensione. Per quanto riguarda il cibo, offre piatti semplici e stagionali, tra cui uova bio strapazzate con burro di fattoria, insalate intelligenti, panini che sono praticamente piccoli monumenti perché il loro pane è fatto in casa e si sente. Una curiosità è che il nome del locale deriva davvero da una tipografia che stava lì prima, tra l’altro ogni tanto organizzano anche eventi, mercatini e incontri con i vignaioli.
Indirizzo: via Dolomiti 1 (Naviglio Martesana). Media recensioni Google: 4.1/5
#4 Silvano
ciapgram IG – Silvano
Silvano è uno di quei posti che ti fanno sentire bene. Niente effetti speciali, solo buon vino, buon cibo e una sincera passione per l’ospitalità. Il posto si trova a due passi dal multietnico viale Monza, in una zona in rinascita. Il locale è intimo, caldo, con dettagli vintage e quel senso di accoglienza che ti fa ordinare un’altra bottiglia “perché stiamo così bene”. I tavoli sono pochi, quindi è sempre meglio prenotare.
Tra la proposta si trovano vini naturali, biologici, ma anche qualche outsider non convenzionale. C’è un’ampia scelta anche al calice, con il personale che ti racconta ogni bottiglia con un entusiasmo contagioso. Pochi i piatti proposti, ma tutti ben fatti. Si possono trovare pasta fresca, piatti comfort, come la parmigiana di melanzane che è quasi commovente, e dolci che sembrano quelli della nonna. Una curiosità è che il nome non è inventato: Silvano esiste, è una persona vera e passa ancora ogni tanto.
A Milano si beve bene, si mangia meglio e questi 5 posti ne sono la prova vivente e fermentata. Che tu sia un cultore del vino naturale o solo alla ricerca di un luogo dove stare bene, qui c’è pane, e vino, per i tuoi denti. Hai già preso nota? Allora esci e brinda, perché, diciamolo, una tournée del gusto così merita il bis.
Indirizzo: piazza Morbegno 2. Media recensioni Google: 4.5/5
#3 Levante
levantemediterraneo IG
Levante è il classico posto che appena entri ti chiedi “com’è che non lo conoscevo già?”. Si trova in una zona che sta letteralmente esplodendo di creatività gastronomica e si presenta con un’identità forte: vino naturale e cucina mediorientale.
I vini sono quasi tutti molto naturali, un po’ hipster, ma scelti con criterio. Ampio spazio viene dato alle piccole cantine italiane e francesi, con qualche bottiglia orange che sa di albicocca e libertà. Anche nel cibo si denota una vena orientale: falafel croccantissimi, labneh fatto in casa, pita calda, babaganoush fumoso e un meraviglioso sabich che ti fa dimenticare i kebab da hangover. Tutto super profumato e pieno di erbe fresche, ma soprattutto la combo vino orange + hummus è molto più sexy di quanto immagini.
Il locale ha pareti pastello, un’atmosfera rilassata ma attenta ai dettagli, si tratta di uno di quei posti in cui potresti restare ore solo a guardare cosa c’è sugli altri tavoli. Una curiosità è che il menù cambia spesso, ma il mood resta quello: portare a Milano un pezzo di cucina levantina con un tocco contemporaneo.
Indirizzo: via Gian Antonio Boltraffio 10 (Zara). Media recensioni Google: 4.6/5
#2 Sciuma radical Wines
sciuma_radicalwines IG
“Sciuma” in milanese vuol dire schiuma e qui il fermento si sente eccome, non solo quello nei bicchieri, ma proprio nell’aria: Sciuma è un’enoteca naturale, irriverente, colorata, giovane e super inclusiva. È un posto in cui ti siedi per un calice e alla fine resti per un’ora a chiacchierare con chi hai accanto. Il locale ha un carattere vivace reso evidente dai colori pop alle pareti, è un posto che ha un’atmosfera informale con lavagnette in cui si trovano le proposte del giorno e uno staff super preparato e easy.
I vini sono solo naturali, radicali e senza compromessi, qui non si cerca la perfezione, ma la personalità: bottiglie vive e sorprendenti. Ottima la selezione anche al calice, che cambia spessissimo. Per quanto riguarda il cibo punta molto sulla verdura, con piatti vegetariani ma non solo, ispirazioni mediorientali e balcaniche. Tanti sono gli accostamenti creativi, ad esempio qui il classico hummus lo fanno con piselli e yuzu.
Una curiosità è che il nome è una dichiarazione d’intenti. Qui il vino non è per intenditori col monocolo, ma per chi ha voglia di divertirsi e sperimentare.
Indirizzo: piazza Firenze 4. Media recensioni Google: 4.7/5
#1 Remedy – Porta Venezia (tra viale Majno e via Morelli)
remedy.milano IG
Remedy è una chicca nascosta tra i palazzi liberty di Porta Venezia, una sorta di rifugio dove puoi bere benissimo, mangiare ancora meglio e magari fare due chiacchiere con il personale che ti racconta ogni piatto come se fosse un racconto breve. Il locale è piccolo, curato e intimo, un mix tra bistrot parigino e wine bar nordico. Luci soffuse e sedie comode è perfetto per un appuntamento che speri non finisca con un “ti scrivo”.
Qua si può trovare selezione eclettica e ragionata dei vini, con qualche nome più conosciuto ma tanta voglia di proporre cose nuove. Non solo vini naturali, ma sempre con un occhio alla qualità artigianale e anche una buona dose di bollicine eleganti.
Inoltre, hanno un’ottima selezione di vermouth e amari, se vuoi finire la serata con un tocco amaricante. La cucina è creativa ma concreta con grande attenzione alla materia prima e agli ingredienti di stagione. Due chicche da non perdere sono il cavolfiore arrostito con salsa tahina e sumac e l’anatra laccata con miele di castagno.
Indirizzo: Viale Luigi Majno – Via Giovanni Morelli 26 (Porta Venezia). Media recensioni Google: 4.9/5
E’ sempre stato il quartiere più all’avanguardia e trasgressivo di Milano. Non solo di Milano. C’è mancato poco che diventasse il red light district della città. Ecco cosa accadde.
La prima luce rossa d’Italia si accese a Porta Venezia
# Una luce rossa come risposta alla crisi
1977. Il gestore del cinema Majestic, in via Lambro 14 aPorta Venezia, è desolato. Il suo cinema è sempre più vuoto ed è ormai arrivato al limite del fallimento. Decide così di inventarsi qualcosa e fa una virata spettacolare. Decide di passare dal cinema impegnato alla programmazione di film erotici. Per evitare malintesi o rischi di denuncia, fa accendere sull’esterno una luce rossa, per segnalare il contenuti dei film.
# I primi film erotici d’autore: Pasolini e Fellini
Inizia con Il Decameron di Pasolini e il Casanova di Fellini per passare poi a roba sempre più spinta, tra cui il blockbuster Gola Profonda diventando il Majestic Sexi Movie, il primo locale a luci rosse di Milano. Altre sale lo seguirono e negli anni ottanta si contavano in città 25 sale a luci rosse. Un successo di breve durata: già alla fine del decennio i cinema erano scomparsi, superati dalla diffusione di videocassette.
Il Majestic Sexi Movie resiste fino al 30 agosto 1992. Nella seconda metà degli anni novanta l’edificio viene abbattuto per far posto a un edificio residenziale.
Il più grande impero contemporaneo è quello americano, erede naturale di quello britannico. Influenza l’economia, la cultura e la società occidentale per intero. Il suo lato oscuro è la sua impostazione mercantilista che tende a indirizzare i comportamenti e le politiche in chiave consumistica. C’è chi paragona la sua rilevanza a quella che aveva l’Impero Romano. Anche se in realtà l’impostazione di fondo era radicalmente differente. Il futuro risiede forse nel recupero degli antichi modelli amministrativi dell’Impero Romano? Ecco perché:
La domanda più semplice, che nella maggior parte dei casi trova risposta in un “sì” e, raramente, finisce con la sposa che scappa via in lacrime (segno inequivocabile che è stata una pessima idea). Comunque sia, a Milano ci sono un sacco di posti adatti per tirare fuori l’anello e inginocchiarsi. Andiamo a scoprirli assieme.
I luoghi dell’amore di Milano
# L’arco dei Mercanti
Credits: @valeriananni Piazza Mercanti
Con le luci del Duomo sullo sfondo e l’eleganza innata di via Dante, Piazza Mercanti è uno dei luoghi più magici dove chiedere alla propria lei di sposarti. Che sia sotto il colonnato o nel cortile medievale ad esso antistante, poco importa. Qui l’ambiente gioca solo che a vostro favore. Soprattutto in orario serale.
# Sotto il dito di Cattelan
Credits: @francescobarbieri Dito Cattelan
Verrebbe da dire un matrimonio all’insegna degli affari e, soprattutto, una proposta condita da indubbio spirito. Già, perché qui alla Borsa di Milano c’è il famoso monumento al dito che punta in direzione del pubblico, come ad irridere chi non fa parte dell’elevato rango di white collars e business men frequentatori di queste zone. Di notte, poi, la piazza è pressoché deserta oltre che sicurissima. Vi consiglio quindi di valutare questa location, sempre che la vostra compagna non abbia un’avversione recondita per il complicato mondo della finanza.
# San Simpliciano
Credits: @takkeb San Simpliciano
La Basilica di San Simpliciano a due passi dal Castello Sforzesco è il sito ideale per proposte cattoliche di tipo convenzionale. È infatti una delle più belle chiese antiche di Milano con facciata paleocristiana e uno stretto selciato, che porta naturalmente a puntare tutti gli sguardi verso l’entrata. Praticamente si tratterebbe di una prova generale delle nozze, ammesso che riusciate a ottenere il permesso di sposarvi qui.
# Il ponte delle Sirenette del Sempione
Credits: @_g_i_n_k_o_ Ponte Sirenette
Atmosfera fiabesca e alberi alti come palazzi per la migliore delle proposte autunnali all’aperto. D’estate infatti perderebbe sicuramente qualche punto, ma nei mesi freddi, con cappotto e sciarpa, questo ponticello storico del cuore di Milano ricorda molto un’atmosfera da film di Woody Allen ambientati a Central Park. Naturalmente ci si augura che l’esito della proposta sia migliore di ciò che si vede nei film del regista americano (dove il concetto di amore e tutte le sue mille contraddizioni vengono costantemente bistrattati).
# Il ponte di San Cristoforo
Credits: @bona.cri.74 Ponte San Cristoforo
In zona Tortona e affacciato sul Naviglio Grande, il ponticello di San Cristoforo è la valida alternativa lontana dal centro per una proposta a specchio d’acqua. La differenza è che qui non ci sono gli alberi del Sempione utili a disegnare uno scenario “Autumn in New York”(altro lungometraggio con Winona Ryder e Richard Gere) ma fa lo stesso. Anche qui, siamo certi che il momento migliore sia il giorno verso l’imbrunire, e possibilmente non i mesi più caldi dell’anno.
# Il Parco delle Cave
Credits: @milano_segreta Parco delle Cave
Restando sempre in tema “acquatico”, il Parco delle Cave rappresenta un luogo di sicura affidabilità per una proposta importante come quella di nozze. Impossibile infatti non farsi trasportare dal folto verde e dalla natura semi-incontaminata che si ammira in questa piccola oasi della periferia nord-ovest di Milano. Per essere precisi, il molo del laghetto sembra essere la location adatta. Non vi sembrerà neanche di essere a Milano, bensì in un un lago del midwest nordamericano.
# Via Fiori Chiari
Credits: @milanopersempre.it Via Fiori Chiari
Ritorniamo in centro e scopriamo via Fiori Chiari, perla del quartiere di Brera caratterizzata da palazzi storici di chiaro stampo borghese e da un meraviglioso selciato che taglia a serpentina il quartiere più amato dai ricchi artisti milanesi. Suggerisco la proposta in orari serali. Al fascino delle vecchie lanterne, delle lettrici di tarocchi e delle deliziose trattorie che potete trovare qui.
# Il tabellone di San Siro
Tifosi di Inter e Milan si sono prodigati negli anni in proposte matrimoniali di stampo calcistico, ma non essendo proprio facile dal punto di vista dei permessi molti desistono. Inoltre c’è il rischio che, se le cose dovessero andare male, la figuraccia diventerebbe di dominio pubblico in men che non si dica. Con probabile gioia dei tifosi ospiti, pronti a inveire sul malcapitato aspirante sposo (poi oggi, con i social, è un attimo).
# Biblioteca degli alberi
Credits: Andrea Cherchi
Nota semplicemente come BAM, questa singolare “biblioteca” raccoglie infatti numerose specie di alberi e simboleggia probabilmente la più floreale fra le proposte di matrimonio da fare a Milano. Istituita nel 2018, si trova fra via Melchiorre Gioia e il nuovissimo quartiere di Porta Nuova, ed è ciò che serve per un invito a nozze diurno, ovviamente in una bella giornata di sole.
Ora che vi abbiamo dato tutti questi suggerimenti tocca a voi, amici lettori che vorreste convolare a breve a nozze con la vostra compagna. È tempo di tirare fuori il coraggio e sfoderare l’anello nel più nobile dei gesti. I luoghi, li conoscete.
Meno attese inutili, meno traffico, meno inquinamento. A Milano servono i semafori intelligenti, come quelli già diffusi in Svizzera. Un’idea semplice, ma rivoluzionaria: far diventare verde un semaforo solo quando serve davvero.
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A Milano servono i «semafori adattivi», come in Svizzera
# Cosa sono i semafori tattici
I semafori intelligenti, o adattivi, sono dispositivi in grado di modificare in tempo reale il proprio ciclo in base al traffico effettivo. Non seguono una programmazione fissa, ma “leggono” la presenza dei veicoli grazie a sensori installati sull’asfalto, telecamere o radar. Quando rilevano che una strada è vuota e l’altra è occupata, cambiano il semaforo in base alla necessità reale, evitando code e soste inutili.
Esistono 3 livelli di tecnologia:
#1 Semafori a chiamata veicolare: i più semplici, che danno il verde a un’auto ferma solo se l’altra direzione è libera.
#2 Semafori con rilevamento dinamico: più evoluti, monitorano in tempo reale i flussi di traffico e adattano la durata delle fasi.
#3 Semafori con priorità: pensati per dare via libera a mezzi pubblici, ambulanze o veicoli speciali, tramite comunicazione V2I (vehicle to infrastructure).
Il principio è sempre lo stesso: la luce verde non arriva in modo automatico, ma quando serve.
In Svizzeraquesto tipo di semafori è già realtà da anni. Li trova sia nelle grandi città come Zurigo, Lucerna e Basilea, dove servono per regolare flussi complessi, sia in contesti urbani più piccoli come Mendrisio, dove aiutano a ridurre code e consumi su strade secondarie. In entrambi i casi, l’obiettivo è uno: rendere il traffico più fluido e tagliare le emissioni inutili.
In alcune aree sono installati radar o spire magnetiche sotto l’asfalto, che rilevano la presenza di auto in arrivo. Se la strada principale è vuota e una macchina si avvicina dalla laterale, il semaforo cambia automaticamente in verde. Il risultato? Meno tempo perso, meno clacson e meno smog.
Non solo: in molte città svizzere questi sistemi sono integrati con il trasporto pubblico, dando la precedenza ai tramo ai bus in arrivo, migliorando puntualità ed efficienza.
# Perché servirebbero a Milano
Introdurre i semafori intelligenti a Milano avrebbe vantaggi immediati:
Riduzione dei tempi di attesa, meno minuti sprecati davanti a incroci deserti.
Minori emissioni, le auto ferme consumano carburante e inquinano.
Più fluidità del traffico, la circolazione si adatta in tempo reale ai flussi.
Aumento della sicurezza, meno frenate improvvise e meno sorpassi rischiosi ai semafori.
Sarebbe particolarmente utile nelle zone semi-periferiche, nei quartieri residenziali e in prossimità degli attraversamenti pedonali poco frequentati in certi orari. Ma anche lungo le arterie principali durante la notte, quando il traffico è scarso ma i semafori restano in funzione con tempi prestabiliti e illogici.
# Un’idea per tutta Italia (partendo da Milano)
Come spesso accade, Milano potrebbe diventare il laboratorio urbano per sperimentare questa innovazione e poi estenderla al resto d’Italia. Non si tratterebbe di rivoluzionare tutto in una notte, ma di partire in modo ragionato e progressivo.
Ecco un possibile piano di testing e diffusione:
# Fase 1 – Test su piccola scala: 20-30 semafori installati in quartieri diversi (Corvetto, Dergano, Gallaratese, Lambrate, Bicocca) per monitorare l’efficacia in contesti eterogenei.
# Fase 2 – Analisi dei dati: raccolta di informazioni su riduzione dei tempi di attesa, flusso veicolare, emissioni e soddisfazione degli utenti.
# Fase 3 – Estensione progressiva: applicazione ai semafori secondari e poi, eventualmente, a quelli delle arterie principali (per esempio Buenos Aires), con logiche integrate al trasporto pubblico.
# Fase 4 – Connessione ai veicoli pubblici e di emergenza: priorità ai mezzi ATM, ambulanze e forze dell’ordine.
# Quanto potrebbe costare?
Il costo per l’installazione di un semaforo intelligente varia a seconda della tecnologia adottata: il semaforo base, con sensore magnetico, costa tra i 4.000 e 6.000 euro. Il semaforo con telecamera o radar costa tra i 8.000 e 15.000 euro. Mentre per il sistema integrato con trasporto il pubblico e, quindi, la priorità veicolare potrebbero volerci tra i 20.000 e i 30.000 europer incrocio.
Un piano iniziale su 30 incroci pilota potrebbe avere un costo medio attorno ai 400.000 3600.000 euro. Una cifra contenuta rispetto al beneficio in termini di traffico, tempo risparmiato e qualità dell’aria.
Forse si potrebbe anche pensare di finanziare il progetto con fondi PNRR destinati alla mobilità intelligente, oppure attraverso sponsorizzazioni tecnologiche (aziende come Bosch, Siemens o Huawei hanno già sviluppato sistemi simili). Anche un partenariato pubblico-privato sarebbe ipotizzabile, in cambio della gestione o della fornitura dei sistemi.
In una città che parla sempre di innovazione e smart mobility, i semafori intelligenti non sono un lusso, ma una necessità. Non cambierebbero solo il traffico: migliorerebbero la qualità della vita quotidiana, con benefici visibili per tutti, anche per chi non guida.
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22 maggio 1873: si spegne nella sua casa in centro a Milano Alessandro Manzoni. Questi i segreti della sua villa gioiello al civico 1 di Via Morone, a due passi dal Teatro Alla Scala.
Ph. @bepperoncari IG
#1 Acquistata per 107mila lire
Manzoni ha vissuto in diverse abitazioni ma questa è l’unica che si può considerare a tutti gli effetti la sua. Dopo il matrimonio con Enrichetta Blondel e la nascita dei figli, Alessandro Manzoni acquistò il 2 ottobre 1813 un edificio di proprietà di don Alberico de Felber. Il prezzo? 107mila lire. Visse in quella casa fino al 22 maggio 1873, giorno della sua morte.
Così scriveva Donna Giulia Beccaria, madre di Alessandro Manzoni, in una lettera allo zio Michele Del Blasco, nel 1826: “Ci troviamo contentissimi della nostra nuova casa per l’aspetto veramente felice, sì nello inverno che nella state”.
#2 La stanza dello scrittore
Credit: visiteguidatemilano.it
La stanza dello scrittore si trova al piano terra e si affaccia sul giardino.
Silenziosa e tranquilla, nella stanza passarono nomi illustri come Giuseppe Verdi (nel 1868) e Giuseppe Garibaldi (nel 1862). Al primo piano invece, si svolgeva la vita quotidiana della famiglia. Un clima sereno e festoso, che finì con la prematura morte della moglie Enrichetta e della figlia Giulietta.
Dopo la morte dello scrittore la casa venne acquistata dal Conte Bernardo Arnaboldi Gazzaniga che permise le visite allo studio e alla camera da letto nel giorno dell’anniversario della morte dell’illustre milanese.
Nel 1937 viene acquistata dalla Cariplo, che la donò al Comune di Milano: il 15 dicembre 1965 venne inaugurato il Museo Manzoniano.
#3 La casa del Manzoni è aperta al pubblico
Credit: @milano
Nel 2015, in occasione dell’Expo, la casa è stata restaurata e riportata all’antico splendore. Si può rivivere l’epoca del grande romanziere: c’è ancora la scrivania dove lo scrittore lavorava e molti oggetti personali, tra cui il mantello, gli appunti, i quadri e i dipinti. In più c’è un’installazione multimediale che proietta tutte le versioni cinematografiche, teatrali e televisive dei Promessi Sposi.
I giorni e orari di apertura sono: da martedì a venerdì dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso alle 17) e il sabato dalle 14 alle 18 (ultimo ingresso alle 17). Consigliata la prenotazione. Sono anche previste aperture straordinarie la prima domenica del mese. Il costo del biglietto intero è di 8 Euro, scontato € 5 per gli over 65 e gli studenti fino a 25 anni. Le visite guidate hanno un costo di 40 euro.
Pressione della montagna, amianto e gas hanno messo alla prova i cantieri del Terzo Valico. Ma ora, con nuove tecniche e un’agenda rivista, i lavori ripartono. Il punto sul progetto e quando dovrebbe essere completato.
Quando si andrà da Milano a Genova in 56 minuti? Terzo Valico tra ostacoli e ripartenze
# Il Terzo Valico: l’opera ferroviaria più ambiziosa d’Italia
Terzovalico.mit.gov – Terzo Valico
Il Terzo Valico dei Giovi – Nodo di Genova rappresenta la più grande opera ferroviaria in corso nel Paese. La sua infrastruttura principale, la Galleria di Valico, con i suoi 27 chilometri, è destinata a diventare la più lunga d’Italia, superando quella in costruzione tra Napoli e Bari. Il progetto comprende anche il Nodo ferroviario e lo scalo merci di Campasso, per un totale di 90,7 km di tunnel, di cui 53 km collegano Genova a Tortona, con 37 km sotterranei. L’investimento complessivo ammonta a 10,6 miliardi di euro: 8,2 miliardi per il Terzo Valico e 2,4 miliardi per il Nodo di Genova. L’obiettivo è ambizioso: raggiungere il mare in meno di un’ora. Ma a che punto siamo?
# Avanzamento scavi al 92%. Il punto sulle tre criticità emerse: pressione eccessiva della montagna, presenza di amianto e gas imprevisto
primocanale.it – Aree con gas
Durante un incontro tenutosi a Genova nel marzo 2025, il viceministro Edoardo Rixi ha fornito un aggiornamento sullo stato dei lavori. L’avanzamento complessivo dello scavo delle gallerie ha raggiunto circa il 92% del totale delle opere in sotterraneo, con nove fronti di scavo attivi su tredici.
Tre criticità rilevanti hanno però rallentato l’avanzamento del Terzo Valico, concentrandosi soprattutto nel tratto tra la finestra Vallemme e il Pozzo Radimero. Le problematiche riguardano: la pressione geologica, la presenza di amianto e il ritrovamento di gas in concentrazioni oltre le soglie di sicurezza.
# Pressione eccessiva della montagna: riavviato scavo binario dispari, atteso ad agosto la ripartenza sul binario pari
La prima criticità ha visto una delle due talpe meccaniche bloccarsi a causa della forte pressione della montagna nell’ultimo dei 10 km da scavare: la TBM è rimasta ovalizzata e schiacciata nella cosiddetta “zona tettonica tra Sestri e Voltaggio”, dove le centine non reggevano più. «È stato necessario intervenire con una modifica al progetto», ha spiegato il commissario Mauceri. A seguito dello stop, ad aprile sono ripartiti gli scavi sul binario dispari del cantiere Radimero con tecniche tradizionali, mentre sul binario pari sono in corso le operazioni di smontaggio della seconda TBM, con l’obiettivo di riprendere l’avanzamento ad agosto, secondo quanto dichiarato dal viceministro Edoardo Rixi.
#Ritrovamento di amianto
La seconda criticità riguarda la presenza di amianto sopra i limiti consentiti nella tratta centrale. Come sottolineato dal commissario, il problema sorge quando la rottura delle rocce libera le fibre di amianto nell’aria. Per garantire la sicurezza, il cantiere è stato riorganizzato con scavi da 50 metri alla volta e la creazione di aree di decontaminazione, una procedura che ha inevitabilmente rallentato il ritmo dei lavori.
# Presenza di gas in quantità non previste: ripresi gli scavi anche nel fronte sud del cantiere Radimero
Infine, la terza criticità è legata alla scoperta di gas in quantità superiori a quelle previste in fase progettuale, riscontrato in due dei cinque fronti attivi nella stessa tratta. I lavori erano stati sospesi, ma – ha annunciato Rixi – sono ora ripresi anche nel fronte sud del cantiere Radimero, grazie all’impiego di nuove tecniche di scavo appositamente sviluppate. Le contromisure adottate includono: tubazioni che agiscono da “rubinetti” per far defluire il gas prima dell’ingresso degli operai, ventilazione potenziata per l’espulsione continua e esplosioni controllate per mettere in sicurezza l’area.
# Inaugurazione posticipata al 2027
Queste problematiche hanno comportato uno slittamento nel completamento dell’opera. La ripresa degli scavi nei tratti critici è programmata per maggio e giugno 2025, con l’abbattimento dei diaframmi delle gallerie tra Cravasco e Vallemme entro fine anno. I lavori sul Nodo di Genova sono quasi completati, con il sestuplicamento previsto entro fine 2025 e la linea del Campasso entro il 2026. Tuttavia, il primo viaggio sulla nuova linea è ora previsto non prima del 2027, con una sola canna operativa al 75% e il completamento totale negli anni successivi.
# Opere mancanti tra Milano e Tortona: il punto sui progetti
Credits: RFI – Quadruplicamento Milano Pavia
Anche con il completamento del Terzo Valico, la linea ad alta velocità rimarrà incompleta senza gli interventi tra Milano e Tortona. Il quadruplicamento dei binari tra Milano Rogoredo e Pieve Emanuele (11 km) è in fase di collaudo tecnico-amministrativo, mentre per il tratto successivo fino a Pavia (18 km) sono in corso l’iter autorizzativo e il reperimento delle risorse. Il raddoppio della tratta Pavia-Voghera è ancora in fase di redazione del documento di fattibilità, senza tempistiche definite. Per il quadruplicamento tra Tortona e Voghera, la gara d’appalto è prevista per la seconda metà del 2025.
# Il sogno dell’hub AV a Opera
Per chiudere il cerchio potrebbe esserci la nuova linea M6 di Milano. Una delle ipotesi prevede un percorso che scende a sud lungo Via Ripamonti, attestandosi a Opera/Locate Triulzi dove è in valutazione la realizzazione di una stazione per Frecciarossa e NTV, con interscambio con la futura M6. Se venisse realizzata permetterebbe di scendere dalla metro e prendere un treno per arrivare al mare della Liguria in 56 minuti.
Tra i binari milanesi si aggira uno spettro: lo spettro di un treno fantasma. A volte parte da lontano, altre volte da vicino, ma nessuno ha ancora capito come e perché. Stiamo parlando del suburbano S2, quello che da Milano Rogoredo arriva ogni volta a una stazione diversa.
Il treno suburbano a «sorpresa» di Milano
# S2 il treno che sai dove parte ma non dove arriva
regione.lombardia.it – Linea S2
Il suburbano S2 dovrebbe collegare Milano Rogoredo a Mariano Comense, ma nella realtà delle cose questo accade solo per una coppia di treni ogni giorno, mentre gli altri treni si fermano prima di Mariano.
Il treno percorre il passante ferroviario di Milano fino alla stazione di Bovisa, dove inizia a percorrere la linea Milano-Asso. La linea è percorsa anche delle relazioni S4 Milano Cadorna – Camnago Lentate e R16 Milano Cadorno – Asso.
Il treno S2 viene effettuato solamente nei giorni feriali, mentre per i festivi ci si affida alle altre due relazioni. Quello che colpisce è che i treni S2 hanno una sola coppia di treni che arriva fino a Mariano Comense, mentre tutte le altre fermano prima. A Meda arrivano tre coppie di treni e a Seveso le restanti, tutto a causa di limiti strutturali della linea.
Il problema vero e proprio è a nord di Seveso la rete è a singolo binario, il che rende pressoché impossibile garantire un’adeguata frequenza dei treni, motivo per il quale anche un treno su due della relazione R16 si ferma ad Erba e non arriva fino ad Asso.
In questo momento si sta lavorando sulla linea per migliorare questa situazione, in particolar modo è previsto il raddoppio tra le stazioni di Seveso e di Meda che dovrebbero garantire a tutti i treni della relazione S2 di arrivare fino a Meda e probabilmente a molte più treni di raggiungere Mariano Comense. Allo stesso tempo si lavora al nodo di Seveso per raddoppiare anche la linea fino a Camnago Lentate che dovrebbe garantire una maggiore stabilità della rete. I lavori sono già ad un stadio avanzato e dovrebbero concludersi nel 2026.
# Il futuro della linea
Il progetto per la relazione S2 prevedono anche un’espansione a sud, fino a Pavia, questo dovrebbe essere possibile dopo i lavori sulla linea a sud di Milano e garantirebbero una frequenze maggiore per i treni da e per Pavia.
Si sta attendendo ancora la presentazione del tracciato ufficiale, anche se filtrano indiscrezioni sui due percorsi alternativi. Ma qual è il preferito per i milanesi? Ripubblichiamo i risultati del sondaggio tra i cittadini.
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«Milano avrà un’altra metropolitana»: questo è il tracciato preferito dai milanesi
# Il sindaco: “Faremo una nuova metropolitana”
“A Milano faremo un’altra metropolitana e stiamo mettendo a punto il tracciato”, ha annunciato ormai un anno fa Beppe Sala. Ma quale potrebbe essere il tracciato della sesta linea di Milano? Al momento esistono due ipotesi più plausibili: per capire la preferita dei milanesi abbiamo organizzato un sondaggio. Queste le due ipotesi con i risultati finali.
# Da Mind/Certosa a PONTE LAMBRO
Tra le ipotesi più probabili c’è quella di collegare il Sud Est di Milano con il Sud Ovest, dalla Barona a Ponte Lambro. Soluzione che potrebbe essere ulteriormente estesa portando la M6 da MIND a Ponte Lambro, passando per Santa Giulia e intercetterebbe tutte le linee metropolitane esistenti incrociando la Circle Line alla stazione MIND-Merlata, la M1 e M5 ad ovest, la M4 a sud ovest, la M2 e la M3 a sud con probabile interscambio a Lodi T.I.B.B. a servizio dello Scalo Romana. Questa sembra l’ipotesi preferita dal Comune di Milano. La seconda ipotesi sembra invece particolarmente caldeggiata dal governo: arrivare fino a Opera.
# Dal futuro capolinea di M1 Quartiere Olmi a OPERA, sbinando il ramo ovest della M1
Il tracciato scorrerebbe a sud lungo l’asse di Via Ripamonti per servire il quartiere Vigentino, lo IEO, Noverasco e fare capolinea nel Comune di Opera, dove verrebbe realizzato il deposito-officina e un hub dell’Alta Velocità per i Frecciarossa e gli Italo Treno diretti a Genova. Per capire l’ipotesi preferita dai milanesi abbiamo realizzato un sondaggio. Questi i risultati.
MILANO CITTA’ STATO (Ultimo aggiornamento: 21 maggio 2025)
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Trovare un bilocale usato a Milano sotto una certa cifra è ormai una missione, ma non è impossibile. Il mercato si è mosso parecchio in questo ultimo anno e mezzo, soprattutto nelle periferie, con aumenti tra il 5 e il 10%. Vediamo allora la situazione aggiornata per le vie e i quartieri più economici, con dati a maggio 2025.
Case a Milano: le vie più a buon prezzo quartiere per quartiere (Dati 2025)
# Il quadrante nord: bilocali tra 195.000 e 220.000 euro
Maps – Nord Milano
Le vie più economiche si confermano quelle di Quarto Oggiaro, in particolare via Satta e via Amoretti, dove il prezzo medio di un bilocale usato si attesta intorno ai 195.000 euro. Via Cogne, vicino all’Ospedale Sacco, si avvicina ai 200.000 euro, mentre vie come Gallarate, Falck e Lampugnano sono salite a circa 215.000 euro. Via Crescenzago, Gorla, Adriano e viale Monza si attestano tra i 210 e 220 mila euro, sempre con una domanda che cresce per la loro vicinanza a zone più centrali.
# Il quadrante sud: via Ripamonti e dintorni sotto i 185.000 euro
Maps – Sud Milano
La fascia sud di Milano mantiene prezzi tra i più bassi. Via Ripamonti, nella parte finale, offre appartamenti intorno ai 182.000 euro. Anche via San Bernardo a Chiaravalle, via Cassanese e via Quaranta hanno quotazioni simili, tra 180.000 e 185.000 euro. Via Manduria a Ronchetto delle Rane si posiziona poco sopra, sui 187.000 euro. Via Missaglia e le vie del Gratosoglio, come via dell’Arcadia, superano leggermente i 195.000 euro.
# Il quadrante ovest: prezzi medi intorno ai 210.000 euro
Maps – Ovest Milano
Baggio continua a essere la zona più accessibile a ovest, con vie come Forze Armate e via Mosca che vedono bilocali medi intorno ai 205.000 euro. Vie di quinto Romano come Giuseppe di Vittorio e Vittorio de Sica si allineano a questi valori, mentre via Novara rimane leggermente più alta, circa 210.000 euro. Via Lorenteggio e Giambellino sono salite oltre i 220.000 euro, così come via Bisceglie, sempre più apprezzata per i servizi e i collegamenti.
# Il quadrante est: bilocali sopra i 225.000 euro
Maps – Viale Forlanini
Ad est, da via Rubattino fino a Lambrate e i quartieri più periferici, registrano prezzi medi che si sono stabilizzati intorno ai 225-230 mila euro. Via Rombon e le traverse di Lambrate si posizionano sui 225.000 euro, mentre Santa Giulia, con via del Futurismo e Manzù, e il quartiere Forlanini con via Mecenate, si spingono verso i 235.000 euro. È una zona che continua a crescere grazie a nuove costruzioni e infrastrutture, per ultima la linea M4.
Se vi siete mai chiesti cosa succede quando un treno italiano incontra un treno svizzero, sappiate che non è l’inizio di una barzelletta, ma di un confronto affascinante e a tratti esilarante tra due mondi su rotaie che condividono le Alpi, ma non la stessa filosofia ferroviaria. Andiamo a scoprire cosa cambia davvero tra viaggiare in treno in Italia e in treno in Svizzera.
Treno italiano vs. treno svizzero: queste le differenze
# Biglietti e prezzi: un mondo di differenza in euro e franchi
chatgpt AI – Offerte Frecce Trenitalia
I treni italiani hanno una politica di prezzo degna di una giostra di luna park: oggi costa così, domani chissà. Puoi trovare offerte interessanti se prenoti con anticipo, come il Frecciarossa a 9,90 euro, ma se ti svegli all’ultimo momento un Milano-Roma può arrivare a cifre che nemmeno un volo intercontinentale. In compenso, esistono mille tariffe: Super Economy, Economy, Cartafreccia, sconto bambini, sconto over 60, sconto pioggia, sconto “se il controllore è di buon umore”.
In Svizzera i treni costano, ma almeno il prezzo è sempre quello, stabile, preciso, affidabile. Un po’ come tutto il resto in Svizzera. Un’andata da Zurigo a Lucerna? Circa 15-20 CHF per una mezzoretta di viaggio, ma attenzione perché i prezzi pieni sono alti sì, ma esistono gli abbonamenti miracolosi: la Swiss Half Fare Card, il GA Travelcard (per girare illimitatamente), e mille altre formule che, se pianificate bene, possono farvi risparmiare parecchio.
# Tipo di convogli: Frecce contro trenini da fiaba
____gypsys____ IG – Treno svizzero
In Italia i treni sono moderni e veloci, soprattutto le Frecce, tra cui Frecciarossa, Frecciargento e Frecciabianca, con vagoni puliti, Wi-Fi che a volte funziona, carrozze silenzio, prese elettriche e posti prenotabili. Ma quando si passa ai regionali diciamo che si fa un salto indietro nel tempo: sedili vissuti, forse aria condizionata, ritardi probabili e del bagno è meglio non parlarne. Diciamo che l’esperienza autentica a volte sfocia nell’etnografia: gente che parla al telefono urlando, aria condizionata anarchica, treni che sembrano quelli della gita delle medie e gente a cui fare attenzione.
Sui treni svizzeri tutto brilla, anche i regionali sembrano business class: silenziosi, puntuali al minuto e puliti da fare invidia a una sala operatoria. E vogliamo parlare dei treni panoramici? Il Glacier Express, il Bernina, il GoldenPass più che treni, sono esperienze da National Geographic con il comfort di un hotel a 4 stelle.
# Puntualità: la dura verità
Credit Il mio trasferimento in Svizzera YT – Treni Svizzera
In Italia si arriva più o meno, a meno che non ci sia uno sciopero, un problema tecnico, un piccione sul binario, un guasto al treno precedente o la pioggia. C’è da dire però che l’alta velocità italiana funziona piuttosto bene.
Il treno svizzero? Puntuale come un orologio…svizzero. Se parte alle 15:04, alle 15:04 sta già lasciando la stazione, se è in ritardo di due minuti, scatta l’allarme nazionale. Soprattutto, nessuna scusa ridicola perché se c’è un problema, lo dicono e spesso ti risarciscono pure.
# Tratte e collegamenti: chi va dove e come
La rete ferroviaria italiana è buona, specie per le grandi città, ad esempio un treno che collega Milano-Roma in 3 ore è comodissima, ma il sud? Alcune zone sono ancora piuttosto isolate e soprattutto certi treni sembrano attraversare epoche storiche più che regioni.
In Svizzera non importa quanto piccolo sia il paese, ci sarà sempre un treno (o un bus o una funicolare) che ti ci porta. L’intermodalità è fantastica: treno + bus + battello + cremagliera? Si può fare con un solo biglietto.
# In sintesi: Italia e Svizzera a confronto
Chatgpt – Treni italiani vs treni svizzeri
Se vuoi vivere un’avventura, raccontare un aneddoto, conoscere gente e magari finire in ritardo, prendi un treno italiano. Se invece vuoi arrivare puntuale, rilassarti, goderti il paesaggio e pagare molto per l’efficienza, scegli un treno svizzero.
Un consiglio? Goditi entrambi: prendi un Frecciarossa per arrivare a Milano e poi salta sul Bernina Express. La bellezza sta anche nel confronto e un viaggio su rotaia tra questi due mondi è un’esperienza che non si dimentica.
Da oltre 20 anni non ci sono più cittadini che si definiscono di madrelingua italiana. Scopriamo dove si trova questo comune e quale altro curioso primato può vantare.
L’unico comune italiano senza nessun madrelingua italiano
# Da vent’anni non si parla più italiano
Credits in_valdultimo IG – Martello
In Alto Adige c’è l’unico comune italiano senza madrelingua italiani: a Martello il 100% dei suoi circa 850 residenti si sono dichiarati di madrelingua tedesca. L’ultimo censimento in cui si è registrata una presenza di cittadini che si definivano di madrelingua italiana, lo 0,70% della popolazione, è stato quello del 2001. Curioso che dopo i madrelingua tedeschi seguono slovacchi, serbi e bosniaci. Ma nessuno di lingua madre italiana.
# Il nome non è quello che sembra
Lago del rifugio Marteller
Il nome non significa quello che può sembrare. Deriva infatti dal latino “murtella” che vuol dire “mirtillo”. Ma una delle caratteristiche del comune è un’altra: l’altitudine. Posizionato a oltre 1.300 metri gode però di un microclima particolare che gli consente di conseguire un altro record, più appetitoso.
# La valle più alta in Europa per la coltivazione di fragole
Credits eleonora.pupo IG – Val Martello
Il territorio comunale si estende su una superficie di 143 kmq, ha una popolazione di circa 850 abitanti e si trova nella Val Martello, laterale alla Val Venosta, interamente compresa nel parco nazionale dello Stelvio. Oltre al comune anche la valle detiene un curioso primato: è la più alta d’Europa per la coltivazione delle fragole, in un’area ricompresa tra i 900 e i 1800 m s.l.m. d’altitudine.
Uno dei borghi più belli d’Italia, un complesso architettonico medievale unico e tra quelli meglio conservati del Vecchio Continente. La sua storia, come è stato realizzato e le attrazioni da non perdere.
Maps Milano-Ricetto di Candelo
Uno dei borghi medievali meglio conservati d’Europa è a un’ora da Milano
# Una struttura fortificata voluta dalla comunità per preservare i beni più preziosi
minanuzzo10 IG – Ricetto di Candelo
Tutto nasce dall‘iniziativa e dalla volontà della comunità di Candelo: l’obiettivo era quello di preservare i beni più preziosi del paese. Per questo motivo verso la fine del XIII e l’inizio del XIVsecolo i suoi abitanti costruirono il Ricetto, una struttura fortificata, su un terreno di signori locali, pagando inizialmente un censo annuo per poi riscattarlo. Questo borgo contava 157 casupole al 1360, non destinate a essere abitate in modo permanente ma come magazzino per i prodotti agricoli durante i periodi di pace e come rifugio temporaneo in caso di pericolo o guerra. La parola “ricetto” deriva infatti dal latino “receptum”, che significa ricovero o rifugio.
# Uno dei borghi medievali meglio conservati d’Europa
elena_squinobal IG – Ricetto di Candelo
Il borgo medievale si è mantenuto intatto nel tempo perché è riuscito a mantenere la sua funzione rurale di custode della comunità contadina e oggi è uno dei meglio conservati in tutta Europa, oltre che nell’elenco dei “Borghi più belli d’Italia”. A solo un’ora di Milano, in provincia di Biella.
girinsoliti_piemonte_ IG – Ricetto di Candelo
Attualmente sono circa 200 edifici al suo interno, su una superficie di 13.000 mq, e ognuno occupa un’area di circa 110 metri di larghezza per 120 metri di lunghezza. Si tratta di singole cellule edilizie non comunicanti e senza fondamenta.
# Le porte, le torri e il Palazzo del Principe
ricettocandelo..it – Mappa
Ricetto di Candelo ha una cinta muraria che lo circonda, fatta in ciottoli a spina di pesce con coronamento merlato, e l’unica via di accesso è una torre-porta.
minanuzzo10 IG – Torre Ricetto di Candelo
Appena entrati si viene accolti da una piazzetta pavimentata con i ciottoli del vicino torrente e dall’edificio più importante: la “casa del principe” o “torre del principe”.
jemelectronics_torino IG – Torre del Principe
La dimora fu costruita verso la fine del 1400 dal Sebastiano Ferrero, consigliere e tesoriere delle finanze per il Ducato di Savoia e per quello di Milano, sopraelevando le cantine preesistenti e con elementi di decoro sulle facciate e negli interni.
# Una meta turistica per agli appassionati del Medioevo
Nell’arco dell’anno si tengono manifestazioni di diverso tipo, dentro le mura, tra cui la rinomata manifestazione che trasforma Ricetto di Candelo in un tripudio di colori e profumi: Candelo in Fiore. I suggestivi vicoli a ciotoloni vengono allestite con composizioni floreali dei florovivaisti biellesi.
Una meta turistica dall’atmosfera affascinante che richiama gli appassionati di Medioevo e che offre anche un ecomuseo, strutturato attraverso le sue casupole, pensato per documentare la civiltà e il paesaggio in cui il Ricetto è inserito.
Il primo telegiornale nazionale è il canale d’informazione più rilevante e più strumentalizzato, da sempre, dal governo del Paese. Studiarlo serve soprattutto per capire la linea editoriale del governo, intesa come la visione del mondo che intende trasmettere sui cittadini. Basta guardare anche solo un’edizione per rendersi conto di quale sia il tipo di mentalità che vuole infondere negli italiani. In una parola: asservimento. Verso l’autorità politica e verso gli Stati Uniti. Tutto questo a spese nostre…