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Sicurezza a Milano? “La gran parte non denuncia neanche”

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Milano è nella tempesta. Gli ultimi fatti di cronaca hanno scosso la città. Ed esplodono le polemiche, dopo aver negato a lungo che a Milano ci fosse un problema della sicurezza, il sindaco si lancia all’attacco del governo: “Gli immigrati che delinquono vanno espulsi. Basta dare la colpa ai sindaci” dice Sala, prendendosela con il ministro Piantedosi. “Pensavamo che Milano fosse più sicura”. “Per 7-8 anni non è successo quello che è successo negli ultimi due anni”. “Abbiamo subito più di un furto, a una mia collega le hanno rubato tutti i braccialettini”. Ma in questo video che indaga sul problema emerge un altro fatto che rischia di rendere tutto ancora più grave: la gran parte dei commercianti che subiscono un furto o un atto di violenza non denuncia neppure. Vediamo il perchè nel video di Francesca Monterisi: 

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“Milano è la città più intelligente d’Italia”

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Ph. milanographies IG

Il risultato dell’ultimo rapporto dell’Osservatorio Smart City. Milano risulta davanti alle due città più autonome d’Italia. Foto cover: @milanographies IG

“Milano è la città più intelligente d’Italia”

# Come misurare l’intelligenza di una città?

Quali sono le caratteristiche che rendono “intelligente”, o “smart” se vogliamo fare gli americani, una città? In tre parole: la sostenibilità, l’inclusività e l’efficienza. Sono gli stessi cittadini a indicare queste tre qualità.

# Milano la più intelligente (secondo il Politecnico)

La più intelligente d’Italia? Milano. Questo il risultato in sintesi annunciato dall’Osservatorio Smart City della School of Management del Politecnico di Milano, al convegno “Smart City: alla ricerca di una strategia vincente”. Anche se forse potrebbe fare di più come inclusività, a causa della forbice che si allarga tra ricchi e poveri, Milano vince la sfida dell’intelligenza. Secondo l’Osservatorio è la città più smart d’Italia. Dietro di lei le due città più autonome del Paese: Trento e Bolzano. Però l’intelligenza può essere soggettiva, almeno quella delle città. Sì, perchè secondo altre classifiche Milano risulta superata da altre. 

# Non è così: la più intelligente è Bergamo. Oppure Firenze?

Milano vista da Bergamo. Credits: Moris Lorenzi

Secondo ICity Rank  è invece Bergamo la più smart d’Italia. Davanti a Firenze e Milano. Seguono poi: Modena, Bologna, Genova, Torino, Trento e Venezia. In questo caso è Bolzano a scomparire dai radar. In base invece all’indice dei “Comuni Aperti” a primeggiare è Firenze, seguita da Torino e Bologna.

Fonte: Finanza.com, ICity Rank

Continua la lettura con: Milano – Berlino sul Frecciarossa?

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Il grande sogno dei milanesi, il mare a Milano: la città diventerebbe così? (Immagini)

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Milano Panoramica - Il mare a Porta Nuova

Si dice che a Milano manchi solo il mare per essere la città perfetta. Questi i rendering diffusi sul web di come potrebbero essere le spiagge della metropoli lombarda.

Il grande sogno dei milanesi, il mare a Milano: la città diventerebbe così? (Immagini)

# Come potrebbe essere Milano con il mare (fotogallery)

Cosa dovrebbe avere Milano per essere perfetta? Al primo posto per i milanesi c’è sicuramente il mare. Proviamo allora ad immaginare come potrebbe essere. Dal web alcuni fotomontaggi mostrano la città con spiagge e mare cristallino: Porta Nuova come Miami nelle varianti con alte scogliere o con la classica spiaggia tropicale, piazza Duomo con il mare della Sardegna, piazzale Cadorna come Coney Island, o ancora il mare al Parco Sempione con vista Castello Sforzesco o lo stabilimento balneare sulla spiaggia ai piedi dello Stadio San Siro. Qui la fotogallery:

Continua la lettura con: Il MARE DI SVEVIA a tre ore da Milano (la passione dei tedeschi)

FABIO MARCOMIN

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Il supermercato con i prezzi più bassi a Milano è questo

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Qual è il supermercato meno caro di Milano? Secondo i dati di Altroconsumo è questo. 

Il supermercato con i prezzi più bassi a Milano è questo

# La classifica dei supermercati meno cari

Credits altroconsumo – Inchiesta supermercati

L’indagine di Altroconsumo mostra grandi differenze tra i supermercati di Milano. Lo studio ha analizzato 35 catene e i prezzi sono stati rilevati in 1.203 punti vendita selezionati sulla base di criteri che ne garantiscono la rappresentatività sul territorio. In totale oltre 1,6 milioni di prezzi monitorati. Questi i risultati per Milano. 

# Il meno caro della città? L’Esselunga di via Solari 

Credits Pietro Verzi – Esselunga Solari

Tra i 65 punti vendita presi in considerazione dall’indagine a Milano, il meno caro appartiene ad Esselunga: si tratta del market di via Andrea Solari, 29, con un punteggio di 107 e un risparmio annuo di 1.085 euro. L’anno precedente il più economico era sempre di Esselunga, ma il punto vendita era quello di Via Losanna.

Leggi anche: L’Esselunga di Via Losanna, il più economico di Milano

# Il più economico dell’hinterland? A Cesano Boscone

Credits mondovolantino.it – Bennet Porte di Milano

Fuori Milano il supermercato più economico è a Cesano Boscone. Si tratta del Bennet “Porte di Milano” di Via Don Luigi Sturzo 1: con un punteggio di 113 punti si piazza in nona posizione tra tutti i punti vendita analizzati nel milanese.

# Il più costoso? Al Lorenteggio

Credits Giacomo Arnesano google – Carrefour Market Soderini

Il negozio più caro in assoluto è quello di Carrefour Market in Via Soderini 48 angolo Via San Gimignano, nel quartiere Lorenteggio. Si piazza all’ultimo posto della graduatoria con un punteggio di 126.

Fonte: Altroconsumo

Continua la lettura: Dove MANGIARE in CENTRO spendendo POCO

FABIO MARCOMIN

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Quali sono i paesi da visitare almeno una volta nella vita? L’Italia tra i primi 10. Ma c’è chi ci supera

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Sri Lanka - Ph. @tanya.guskina IG

La rivista internazionale CEOWORLD ha pubblicato la classifica dei paesi che si devono visitare assolutamente durante la propria vita. L’Italia è tra i primi 10. Ovvio. Meno ovvio chi ci supera. Foto cover: @tanya.guskina IG

Quali sono i paesi da visitare almeno una volta nella vita? L’Italia tra i primi 10. Ma c’è chi ci supera

Questi i 10 paesi del mondo dove bisogna andare assolutamente nella propria vita secondo la rivista internazionale CEOWORLD, ordinati dalla decima alla prima posizione. In fondo trovi le “grandi deluse”.

#10 Emirati Arabi Uniti, la “Costa dei Pirati”… senza imposte sul reddito

Credits: @visitabudhabi
Abu Dhabi

La prima sorpresa, almeno per noi, in decima posizione. In rappresentanza del medio oriente si piazzano gli Emirati Arabi Uniti, nazione emergente con le città attira ricchi di Abu Dhabi e di Dubai. Un Paese nato dall’unione di un gruppo di sceicchi della penisola arabica (gli Emirati uniti, appunto) lungo un tratto del Golfo Persico e del golfo dell’Oman. In passato era nota come la “Costa dei Pirati” per l’attività preferita dagli abitanti dell’epoca che amavano depredare le navi che passavano nei dintorni. Le persone fisiche non pagano l’imposta sul reddito. Forse è questa la ricetta magica per entrare nella top 10. 

#9 India, la terra della spiritualità 

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Più che una nazione è un Continente. Con 1 miliardo e 400 milioni di abitanti è la nazione più popolosa del mondo, circa tre volte l’intera Europa. Quattro grandi religioni (il buddhismo, l’induismo, il giainismo e il sikhismo) sono nate qui, fatto che lo rende la Mecca della spiritualità internazionale. Negli anni Sessanta e Settanta era la destinazione preferita per chi era in cerca o in fuga da se stesso. La metà delle coste è costituita da spiagge di sabbia. Tra le grandi attrazioni c’è la strada nazionale che la percorre tutta dal Nord al Sud. 

#8 Italia, la grande delusa?

Credits: ravennanotizie.it

Ammettiamolo, siamo delusi. Quando si parla di bellezza, ci troviamo sempre ai vertici. La nazione al mondo con più siti giudicati “patrimonio dell’umanità” dall’Unesco, al primo posto nelle classifiche su dove si mangia meglio, per la biodiversità, per le bellezze naturali e artistiche, forse meritava una posizione più elevata. Anche se si guarda bene, sembra che tutta l’Europa sia penalizzata da questo ranking. Vabbé, ce ne faremo una ragione. 

Leggi anche: Il paese più bello del mondo? L’Italia è seconda

#7 Perù, sandboarding e chef stellati

Lima – Ph. Alex_Phillc

La rivincita di una delle comunità straniere più importanti di Milano o di Roma. Un’altra sorpresa in classifica: il Perù. Si posiziona davanti a noi. La motivazione di CEOWORLD è questa: “Il Perù è rinomato per la sua diversità, offrendo spiagge meravigliose e vasti deserti dove puoi provare il sandboarding e il surf. La descrizione di un paese è incompleta senza menzionare la sua cucina, e gli chef peruviani sono noti per i loro stili culinari innovativi. Amano fondere tradizioni culinarie di diverse regioni dell’Africa, del Sud America, dell’Europa e dell’Asia”. Quindi ci supera per la cucina e per le spiagge? Un altro motivo per trasformarci nel Puffo Brontolone. 

#6 Sud Africa, balene e “vita sfrenata”

credit: wanderlust.co.uk

Già presente tra i paesi più belli del mondo, ma in quel caso alle nostre spalle, è l’unico rappresentante del continente africano. Queste le motivazioni di CEOWORLD: “Il paese con tre capitali offre paesaggi meravigliosi, tra cui antiche ed enormi montagne, foreste subtropicali, lunghi deserti, praterie, zone umide e cespugli. La sua capitale, Città del Capo, è famosa per la sua bellezza pittoresca. La Penisola del Capo offre uno sfondo epico per il tuo profilo Instagram. Puoi goderti uno shopping esemplare, spiagge tranquille, osservazione delle balene, cibo e vino deliziosi e una vita notturna sfrenata. Se sei interessato a conoscere i fossili, devi visitare la regione del Karoo, che ospita fossili di alta qualità dei primi dinosauri, tartarughe e mammiferi.” 

#5 Sri Lanka, shopping e Poya

Sri Lanka – Ph. @tanya.guskina IG

Un altro smacco. Quella che ancora molti chiamano Ceylon, patria dei cingalesi, una delle comunità straniere meglio integrate dalle nostre parti, ci mette molta simpatia. Ma da qui a considerarla al di sopra dell’Italia, ce ne vuole. Ma qual è la motivazione di questo sorprendente successo. Lasciamolo dire alla rivista che ha redatto la classifica: “La regione collinare dello Sri Lanka offre una vasta gamma di esperienze per viaggiatori di ogni tipo, che si tratti di trattamenti ayurvedici, indimenticabili viaggi in treno o visite a una piantagione di tè. Il paese è ricco di cultura e tradizioni, e il rituale Poya è il più significativo celebrato nei templi buddisti. (…) Inoltre, lo Sri Lanka è un’ottima destinazione per gli appassionati di shopping, che possono trovare gemme, batik, tè, tessuti lavorati a mano, pelletteria, oggetti d’antiquariato, gioielli e ceramiche.”

#4 Portogallo, tra le spiagge più belle del mondo

Credits nextvoyage-pixabay – Lisbona

Un’altra super sorpresa. Anche per le motivazioni: “Il Portogallo è famoso per il calcio, il cibo delizioso e la produzione del vino di Porto.” Calcio, cibo e vino? Meglio di noi? Aspettate ad agitarvi, queste le altre spiegazioni: “Tuttavia, alcune persone potrebbero non sapere che questa bellissima destinazione è perfetta anche per il golf e il surf e vanta alcune delle spiagge più belle del mondo. Queste spiagge hanno una lunga distesa di sabbia, splendide viste panoramiche e acque calde e poco profonde. Alcune delle migliori spiagge del Portogallo sono Praia da Cordoama, Praia do Barril, Praia do Carvalho, Praia de Cavaleiro e Praia de São Jacinto. Inoltre, puoi visitare alcuni magnifici casinò con interni meravigliosi”. 

#3 Indonesia, il più grande Stato-arcipelago del mondo

Credits DEZALB-pixabay – Indonesia

Classifica molto alternativa anche per il podio. Al terzo posto il più grande Stato-arcipelago del mondo, costituito da oltre 17mila isole, e il più grande paese musulmano del pianeta. Queste le ragioni del suo successo: “Questo paese ha qualcosa per ogni tipo di turista. Spiagge immacolate, laghi calmi e isole surreali per gli amanti dell’acqua; incredibili cascate per chi cerca la pace; siti di vulcani attivi per gli appassionati di avventure; parchi nazionali per gli amanti della fauna selvatica; e innumerevoli luoghi da esplorare per gli appassionati della città. Ci sono anche mercati vivaci per tutti gli amanti dello shopping là fuori. Se ami il mistero e l’avventura, non perderti la speleologia a Jomblang, la misteriosa grotta verticale che non troverai da nessun’altra parte.”

#2 Grecia, la regina d’Europa con le sue mille isole

credit: reframed.it

Quelli che dalle nostre parti in molti considerano i nostri “cugini poveri” ci hanno soffiato il primo posto in Europa, classificandosi secondi al mondo. La rivista della classifica la apprezza soprattutto per questo: “La Grecia è un paese con un’impressionante varietà di stili architettonici. Offre anche diverse isole che si rivolgono a diversi tipi di turisti. Ad esempio, Skiathos è un’ottima scelta per le famiglie, Lefkada è l’ideale per i surfisti, Paxos è perfetta per i viaggiatori sofisticati, Hydra è una visita imperdibile per gli appassionati d’arte, Milos è un’ottima destinazione per chi ama scattare foto e pubblicarle su Instagram, e Serifos e Amorgos sono perfette per chi cerca pace e tranquillità”.

#1 Thailandia, spiagge, vita notturna e case degli spiriti

Credits remideligeon-pixabay – Thailandia

Un po’ lo avevamo intuito alla terza posizione. Molti di noi se sentono parlare di Indonesia pensano subito alla Thailandia. Più famosa e popolare. Che cosa la porta a essere nominata il Paese più importante da visitare al mondo? Queste le motivazioni: “La Thailandia offre una vasta gamma di esperienze come una vita notturna sfrenata, cibo delizioso, arte e cultura vibranti, ottime opzioni per lo shopping, fiumi e canali tortuosi, templi buddisti e mercati notturni. Se cerchi tranquillità durante le tue vacanze, ti consigliamo di visitare l’isola di Bang Krachao, situata nella provincia di Phra Pradaeng, appena fuori città. L’isola è lontana dal trambusto della città e offre magnifici templi, un mercato galleggiante, un parco esclusivo e case degli spiriti.”

# Le grandi deluse

Passiamo alle grandi deluse. La Francia è fuori dalle prime 10. In undicesima posizione. Che smacco per i cuginetti. Gran Bretagna e Stati Uniti appena in dodicesima e quattordicesima posizione. La Spagna che primeggia nelle classifiche del turismo è solo quindicesima. Delusione anche per l’Australia: sedicesima. Addirittura fuori dalle prime venti ci sono Brasile (23esimo), Turchia (27esima) e Messico (29esimo). La Nuova Zelanda, fresca di “nomina” di “paese più bello del mondo“, è solo al 33esimo posto. De Gustibus…

Continua la lettura con: Il paese più bello del mondo? L’Italia è seconda

ANDREA ZOPPOLATO

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Il “piccolo Cammino di Santiago italiano”: più corto ma più impegnativo dell’originale

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Il cammino di San Vili - Ph. @vasentiero IG

E’ stato soprannominato “il piccolo cammino di Santiago italiano”. Dove si trova e che cosa lo rende così simile all’originale? Foto cover: Il cammino di San Vili – Ph. @vasentiero IG

Il “piccolo Cammino di Santiago italiano”: più corto ma più impegnativo dell’originale

# Il percorso che affrontò San Vigilio nel ‘400: si trova in Trentino ed è lungo 100 km

Si tratta del sentiero di San Vili. Un percorso di oltre 100 km che dalla Valle dell’Adige arriva alle Dolomiti. Prende il suo nome dal santo Vigilio, vescovo e martire di Trento: per primo affrontò nel ‘400 questi piccoli sentieri nella sua opera di evangelizzazione. Il santo era molto amato e, a testimonianza del suo passaggio, il percorso è costellato di chiese e cappelle dedicate a lui.

Il sentiero è stato aperto ufficialmente nel 1988 dalla Società Alpinisti Tridentini, ed è stato suddiviso in 6 tappe, anche se ognuna delle quali può essere considerata come un’escursione completa. Già, perché anche se più breve si tratta di un percorso mistico più impegnativo di quello di Santiago in Spagna. Queste sono le singole tappe:

# Tappa 1: I laghi di Lamar 

credits: @camminosanvili

Se si parte da Trento il cammino inizia nella località di Vela, 200 metri di altitudine, per arrivare ai Laghi di Lamar, sotto al Monte Paganella. La tappa finisce a Covelo, a 930 metri sul livello del mare.

# Tappa 2: le “mitiche” gole del Sarca

credits: visittrentino.info

La seconda tappa va da Covelo a S. Lorenzo in Banale. Lungo il percorso si trovano numerose chiese e santuari ma non solo: ci sono anche paesaggi stupendi, come le Gole del Sarca, un canyon naturale tutto da ammirare.

# Tappa 3: il villaggio fantasma

La terza tappa è quella più dark. Si parte da S. Lorenzo in Banale e si arriva ad Irone (Airone), un villaggio che fu abbandonato durante la peste del 1630.

# Tappa 4: il panorama mozzafiato a Prà de l’Asen

cima durmont. Credit: @elielieli23 (INSTG)

La quarta tappa va da Airone a Passo Daone (Prà de l’Asen) dove ci si può godere la bellezza intatta della natura e l’ebbrezza della quota, visto che si arriva a 1.300 metri di altitudine.

# Tappa 5: tra i boschi della Val Rendena

credits: @campigliodolomiti

La quinta tappa è un sali-scendi che va da Passo Daone a Pinzolo. Si deve scendere lungo la Val Rendena, poi dal ponte di Vigo si risale la valle fino a Fisto ed infine si raggiunge la pieve di San Vigilio, che secondo la tradizione dovrebbe essere il luogo del martirio del Santo.

# Tappa 6: l’arrivo nella “regina” del Trentino

Credits: viaggianza.it – Madonna di Campiglio

L’ultima tappa va da Pinzolo a Madonna di Campiglio, la “regina” del Trentino al centro della più vasta area sciistica della provincia. 

# I due sentieri: per esperti e per principianti

credits: @cammini_ditalia

Una curiosità: il sentiero non è nato con lo scopo del pellegrinaggio anche se molti lo hanno fatto con questo intento. Negli ultimi anni ha attirato sempre più persone tanto da portare alla creazione di un sentiero alternativo per i più esperti e uno con meno dislivelli per i principianti.

Continua la lettura con: ANNONE di BRIANZA: i SEGRETI della regina lombarda delle CASE VACANZA

ANDRA STEFANIA GATU

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“Villa Triste”, la casa degli orrori di zona Fiera

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Villa Triste

In via Paolo Uccello (MM Lotto), una traversa di via Monterosa, c’è villa Fossati. La sua storia è tragica.

“Villa Triste”, la casa degli orrori di zona Fiera

Quando il passato riemerge dal futuro. Siamo in una delle zone più proiettate verso il futuro. Se si guarda verso Nord si vedono i grattacieli di CityLife che hanno trasformato il quartiere. Dall’altra parte della strada svetta l’ex sede del 24 ore costruita da Renzo Piano. Ma tra ville e grattacieli emerge un triste ricordo del passato. Si tratta di villa Fossati.

# Villa Fossati: da luogo di culto a villa degli orrori

Una residenza in stile neorinascimentale attaccata a quel che resta di un edificio religioso: la chiesa dedicata a San Siro alla Vepra, risalente al IX secolo dopo Cristo, considerata nel Medioevo la più importante chiesa della zona di Porta Vercellina.

Quel che resta della chiesa è l’abside della chiesetta, risalente alla metà del quindicesimo secolo, realizzata in stile gotico lombardo con elementi romanici. Il resto del complesso venne distrutto dai Pecchi, proprietari dell’area nel Seicento.

I resti dell’abside – Ph. @postoriservatoblog IG

Nei primi anni del Novecento fu dichiarata “monumento nazionale” e la famiglia Fossati, entrata in possesso della chiesa, la fece restaurare trasformandola in una residenza in stile neorinascimentale addossata ai resti dell’edificio religioso.

Abbandonata durante la seconda guerra mondiale, nell’agosto 1944 la sede di un reparto speciale della polizia repubblichina guidata da Pietro Koch. Venne chiamata “Villa Triste”: nei suoi sotterranei venivano torturati partigiani e antifascisti e si narra che le loro urla di dolore risuonavano fin sulla strada. 

# Ritorno al principio: sede di un convento

Al di sopra dei muri furono installati giri di filo spinato, e sulla facciata anteriore vennero collocati potenti riflettori che incutevano terrore tra i milanesi. Furono molti gli arrestati e i prigionieri torturati, tra questi anche il regista Luchino Visconti che racconterà in seguito la brutalità degli interrogatori. 

Alla fine della guerra la famiglia Fossati rinunciò ad abitarla e la donò alle suore Immacolate dell’Addolorata che la gestiscono ancora oggi. 

 

Fonte: Milano insolita e segreta di Massimo Polidoro (Jonglez editore)

Continua la letture con: le più belle ville di via Monterosa

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I 7+1 segreti del Lambro: il maggiore e il più “limpido” dei fiumi di Milano

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Lambro a Monza - Ph. @Rossana.b1505 IG

Quando si dice “Lambro” a Milano tutti pensano al parco. Molti di meno al fiume che in realtà è quello che dà il nome al parco, oltre che al quartiere di Lambrate.
Il rapporto del Lambro, il fiume, con Milano è un po’ strano. Milano è infatti una città che ama l’acqua: sogna il mare, costruisce un lago artificiale, adora i suoi navigli, eppure ignora uno dei suoi fiumi. Così il Lambro la percorre silenzioso, facendosi sentire solo quando tracima.
E dire che ci sarebbero molti motivi per apprezzarlo. Vediamone alcuni. Foto cover: Lambro a Monza – Ph. @Rossana.b1505 IG

I 7+1 segreti del Lambro: il maggiore e il più “limpido” dei fiumi di Milano

# Il “limpidissimo fiume”

Lambro viene dal greco ambros e significa limpido. Così lo descrisse il Petrarca nel 1353: «A piè del colle scorre il Lambro limpidissimo fiume e benché piccolo, è capace di sostenere barche di ordinaria grandezza, il quale scendendo per Monza, di qui non lungi, si scarica nel Po.»
La sua caratteristica di un tempo viene confermata dal detto milanese: ciar com’el Làmber, “limpido come il Lambro“.

# I gamberi del Lambro

“Bei Gamber del Lamber!” si udiva risuonare nei mercatini di Milano fino alla seconda guerra mondiale. Venivano infatti venduti sulle bancarelle i gamberi del Lambro, a quei tempi non ancora inquinato dalle grandi fabbriche.

Questi erano uno degli ingredienti principali del famoso risotto alla certosina, con riso, rane, piselli, sedano, carote, aglio, cipolle e vino bianco.

# Lungo come la Milano-Genova

E’ lungo 130 km, tributario di sinistra del Po. Una lunghezza pari alla distanza da Milano a Genova. 

# Nasce a Como

Il Lambro in realtà è comasco. Forse per questo è così poco sentito dai milanesi.
Sorge dai monti del gruppo del San Primo (Triangolo lariano), a 944 metri di altezza, nel comune di Magreglio, a nord del Ghisallo. Poi attraversa la Brianza toccando Monza, Milano, Melegnano ed infine sfocia nel Po, dopo un tragitto di 130 chilometri.

# E’ il fiume simbolo di Milano Est

All’ingresso di Milano il Lambro scorre sotto il ponte del Naviglio della Martesana e percorre, da nord a sud, tutta la periferia orientale della città.

Leggi anche: Il muro di Milano: sei di Milano Est o Milano Ovest?

# E’ il maggiore dei fiumi milanesi

È il maggiore dei tre fiumi milanesi ed è l’unico a scorrere a cielo aperto. Attraversa Cascina Gobba, Cimiano, Parco Lambro, Lambrate, Ortica-parco Forlanini, Ponte Lambro e Monluè.

# L'”insozzatore” del Po

Nel 1987, un controllo effettuato dalla provincia di Milano definì il Lambro il maggiore responsabile dell’inquinamento del Po (un quinto del totale) e dell’eutrofizzazione dell’Adriatico.
Solo dalla fine degli anni novanta, su intervento dell’Unione Europea, Milano avviò un programma di bonifica del fiume, portando le sue acque a essere definite di qualità “scarsa”, ma comunque meglio del grado “pessimo” che avevano in precedenza.

# Ospita un’oasi del WWF

L’Oasi del Bosco di Montorfano è un’oasi WWF che si sviluppa lungo il fiume nel territorio di Melegnano.

Continua la lettura con: I fiumi interrati di Milano

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A Milano si vendono monolocali illegali

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Ph. Angelo Greco (Facebook)

La denuncia è di Angelo Greco, avvocato, scrittore, imprenditore, fondatore di Laleggepertutti.it (in copertina l’immagine che ha pubblicato sul suo profilo).

Così scrive sul suo profilo facebook:

“Se andate sul sito immobiliare.it e cercate su Milano trovate in vendita 46 monolocali di superficie pari o inferiore a 20 metri quadrati. Negli annunci si sprecano termini come “charmant”, “soluzione abitativa originale”, “occasione imperdibile di investimento”. Peccato però che, comunque la vogliate mettere, sono illegali. E per comprare qualcosa di illegale pagate anche tanto. Prendiamo il caso di un appartamento di 18 metri quadrati in via Cadore al piano terreno: «un’esperienza di vita senza eguali» dice l’annuncio. Ma al costo di 276 mila euro per 18 metri quadrati, ossia 15.333 euro al metro, valore simile a un attico con affaccio sul Duomo nel Centro di Milano.
Comunque i prezzi sono vari. Ad esempio con 95 mila euro è possibile conquistare una mansarda da 15 metri quadrati al Giambellino.
Dal 1975, per legge è necessario che ogni unità abitativa misuri almeno 28 metri quadrati, a prescindere da eventuali modifiche subite successivamente, come il frazionamento da un’unità più grande o l’integrazione interna di servizi igienici precedentemente esterni.”
 

Continua la lettura con: Case a Milano: questa l’area con i rialzi da record

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Quale percorso vorresti per la futura metropolitana M6? (Sondaggio)

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Il Sindaco Beppe Sala ha annunciato in una diretta Instagram mercoledì 8 maggio che il Comune di Milano sta mettendo il tracciato per una nuova linea metropolitana: la M6. Sono due i tracciati sul tavolo: uno preferito dal Comune, l’altro dal Governo. E tu, quale preferisci? Vota in fondo all’articolo. 

Quale percorso vorresti per la futura metropolitana M6?

# Da Mind/Certosa a PONTE LAMBRO

Credits Urbanfile – Metro M6 

# Dal futuro capolinea di M1 Quartiere Olmi a OPERA, sbinando il ramo ovest della M1

Quale percorso vorresti per la futura metropolitana M6?

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Continua la lettura con: Ufficiale: Milano avrà una nuova metropolitana!

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La babele incomprensibile dei mezzi di trasporto pubblico di Milano

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stefanello71 IG - Banchina metro Milano

Milano ha un grande problema con i mezzi pubblici: la comunicazione. Non solo Milano ma momentaneamente ci concentriamo sulla nostra città per mostrare come la comunicazione del trasporto pubblico sia rimasta al Novecento. 

La babele incomprensibile dei mezzi di trasporto pubblico di Milano

# Ferrovie Nord e Ferrovie dello Stato parlano due lingue diverse

trenord_discoverytrain IG – Trenord

Una delle cose più assurde della comunicazione è la presenza, ancora oggi, di due sistemi informatici diversi per le Ferrovie nord e le Ferrovie dello Stato e in periferia è anche peggio. Tralasciando per un attimo l’identità grafica che differisce tra le stazioni in gestione alle due aziende, le informazioni vengono fornite in modo diverso. 

Un esempio? Sulle linee dello stato, i ritardi vengono comunicati per multipli di 5 minuti, mentre sulle linee di ferrovie nord sono indicati i ritardi al minuto: può sembrare una banalità ma che evidenzia un problema di interoperabilità. 

Se andiamo in periferia, quando ci fermiamo ad una stazione unita, ovvero una di quelle stazioni che è nata dalla fusione di due stazioni, una per ognuna dei due gestori, la cosa diventa patologica: capita spesso che siano presenti dei tabelloni separati per i treni che viaggiano su una linea e i treni che viaggiano su un’altra. 

Quindi cosa fare? La soluzione è unificare i sistemi al migliore, quindi l’idea sarebbe quella di rendere tutto sul sistema di ferrovie nord, che offre una precisione migliore, ma pensate che sia finita qui?  Assolutamente no, la situazione rimane invariata quando entrano in gioco i treni gestiti da altri operatori, come Trenitalia, AVG o ancora SSB, spesso i treni non vengono segnalati sull’app di Trenord o ancora sugli schermi dei nuovi treni, insomma un disastro. 

# Il passante, l’oggetto misterioso: perché non integrarlo nella mappa della metropolitana?

Foto redazione – Interno stazione passante Porta Garibaldi

Che dire, cos’è? Una metro? Un treno? Non si capisce bene cosa sia, ma sicuramente non è una cosa che viene comunicata in maniera efficace. 

Tracciato passante di Milano
Credits: wikipedia.org – Tracciato passante di Milano

Se la frequenza è quella metropolitana e dovrebbe migliorare, deve assolutamente migliorare la comunicazione, magari identificandolo davvero come M0 integrandola anche graficamente con il resto del sistema metropolitano, questo porterebbe sempre più utenti ad utilizzare la linea, andando a diminuire la saturazione delle linee metropolitane. 

# La metropolitana avara di display

maria_._pina IG – Banchina metro Milano

La metro è uno dei servizi fondamentali di Milano, la base su cui possono muoversi tutti i mezzi di superficie, ma i problemi e le domande sono davvero davvero troppe. Prima di tutto sarebbe opportuno inserire più display su cui vengono indicati i treni in arrivo, non è possibile avere un solo monitor per binario, quando nelle linee più vecchie i binari sono piuttosto lunghi e a volte non è neanche possibile leggere le informazioni da entrambi i lati dello schermo. 

Inoltre sarebbe opportuno inserire degli schermi nei mezzanini, in modo tale che un viaggiatore possa capire se è in arrivo un treno o meno, presenti al momento in alcune fermate come Duomo M3 o sulla M4. Oltre a questo, all’interno dei mezzi si potrebbero introdurre delle luci che indicano la fermata attuale e quelle passate, in modo tale da un’alternativa alla consultazione dei display, se presenti e funzionanti sul mezzo. 

# Bus e tram: da inserire i più importanti sulla mappa della metro

Percorsi 90-91 e 92

Probabilmente i bus e i tram sono il mezzo più sottovalutato da chi viene fuori da Milano, siccome questi non sono indicati sulle mappe e quindi spesso si fanno percorsi assurdi piuttosto che prendere un mezzo di superficie. La soluzione è piuttosto semplice: indicare nelle mappe principali almeno le linee di forza, come la 90/91. 

# Applicazioni disastrose 

App atm

L’app di ATM è un disastro: presenta lo stato di funzionamento delle sole linee metropolitane, mentre non ci sono informazioni sullo stato delle altre tipologie di mezzi. Oltre a questo non sono presenti gli orari e un live tracking dei mezzi, che garantirebbe all’utenza maggiore conoscenza di quello che sta accadendo al mezzo che stanno attendendo. 

App trenord

Trenord non è da meno, se per alcuni aspetti è funzionale, le notizie non sono mostrate in maniera evidente e spesso l’app viene aggiornata molto tempo dopo rispetto alle stazioni. Oltre a questo frequentemente mancano informazioni come il binario a cui arriva il treno. 

Per un futuro bisogna però immaginare un’unica app integrata, che non riguardi solo ATM e Trenord, in modo tale da permettere anche a chi usa saltuariamente alcuni mezzi di trasporto, di poterli sfruttare tutti, almeno all’interno dei confini regionali. La nuova app dovrebbe integrare:

  • titoli di viaggio;
  • orari e live tracking dei mezzi e delle fermate;
  • notizie su ritardi/cancellazioni/scioperi.

# Migliorare gli interscambi

In generale in qualunque luogo di interscambio tra mezzi, è opportuno inserire più luoghi in cui è possibile consultare i tempi di attesa dei vari mezzi, un po’ come effettivamente accade nelle stazioni ferroviarie. Mostrando i tempi di attesa della primo mezzo verso una specifica direzione. 

Oltre a questo andrebbero inserite delle indicazioni specifiche per ogni mezzo, indicando da quale uscita sia più conveniente per poter raggiungere più velocemente il nuovo mezzo su cui salire. 

# Gestione degli eventi

Credits: isaloniofficial IG

Nei giorni in cui sto scrivendo è si è appena concluso il Salone del Mobile a Rho Fiera e la domanda che mi sono posto, una volta giunto a Porta Garibaldi è: come è più efficiente raggiungere la Fiera, con la metro o con il treno? La risposta a questa domanda, probabilmente cambia in funzione del fatto che lo chiediate ad un addetto di Trenord o di ATM, ma potrebbe essere la stazione stessa ad indicare il percorso più veloce per raggiungere il luogo di un grande evento, come appunto il salone del mobile. 

Insomma, la parola chiave di tutto questo discorso è integrazione, mettere in vera comunicazione i vari sistemi informativi delle aziende di trasporto pubblico, andando quindi a semplificare l’esperienza utente e garantendo allo stesso tempo l’utilizzo dei mezzi più funzionali in quel momento. 

Continua la lettura con: Una super rete metropolitana per Milano: 8 linee e oltre 250 stazioni

SAMUELE GALBIATI

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Sono tornati i treni del mare, come una “metro delle vacanze”

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I milanesi e lombardi desiderosi di farsi un bagno al mare o di scoprire i suggestivi borghi liguri possono contare sui treni del mare. Gli orari del servizio e fino a quando sarà operativo.

Sono tornati i treni del mare, come una “metro delle vacanze”

# Per l’estate 2024 i treni di sabato, in aggiunta a quelli della domenica

Credits remerc_ing IG – Treno del Mare

Sono tornati in vista dell’estate 2024 i treni del mare. Un servizio ferroviario tanto amato da milanesi, e più in generale lombardi, attivo dal 30 marzo al 29 settembre. Il servizio prevede il raddoppio dell’offerta con l‘aggiunta del sabato oltre alle domeniche e ai festivi.

# Sei treni diretti tra Lombardia e Riviera Ligure

regione.lombardia.it – Treni del mare 2024

Il servizio è frutto della collaborazione tra Trenitalia e Trenord e finanziato congiuntamente da Regione Lombardia e Regione Liguria. I “treni del mare” si aggiungono a quelli normalmente in servizio tra Lombardia e le riviere liguri per assicurare una frequenza quasi da “metropolitana”. Si può raggiungere raggiungere ad esempio:

  • Arenzano, Cogoleto, Varazze, Spotorno, Noli, Finale Ligure, Borgio Verezzi, Loano e Ventimiglia sulla Riviera di Ponente;
  • Genova Nervi, Recco, Camogli, Santa Margherita, Rapallo e Lavagna sulla Riviera di Levante.

# Dove acquistare i biglietti e gli orari di partenza

Credits anna_and_lavinia IG – Biglietteria

I biglietti per i “Treni del mare” si possono acquistare nelle biglietterie Trenord, tra cui quella di Porta Garibaldi, oltre che nei punti vendita e alle emettitrici self-service Trenitalia e sul sito trenitalia.com o dalla app. Sono quattro le stazioni dove prendere il treno a Milano: Stazione Centrale, Porta Garibaldi, Rogoredo e Lambrate. Il primo parte alle ore 6.00 da Porta Garibaldi con destinazione Arma di Taggia.

Gli orari per questa stagione sono i seguenti per l’andata:

  • Treno 3097 Milano P. Garibaldi (08:22) – La Spezia (12:50)
  • Treno 3001 Milano P. Garibaldi (06:00) – Taggia Arma (10:08)
  • Treno 3067 Milano Centrale (08:30) – Ventimiglia (13:00), solo il sabato
  • Treno 3005 Como S. Giovanni (07:14) – La Spezia (12:56)
  • Treno 3085 Gallarate (08:22) – Ventimiglia (13.40)

Questi per il ritorno: 

  • Treno 3096 La Spezia (16:50) – Milano P. Garibaldi (21:13)
  • Treno 3006 La Spezia (18:10) – Como S. Giovanni (22:45)
  • Treno 3087 Ventimiglia (16.35) – Gallarate (22:14)
  • Treno 3065 Ventimiglia (17:57) – Milano Centrale (22:25), solo il sabato
  • Treno 3003 Taggia Arma (18:32) – Milano P. Garibaldi (22:47)

A questo link le tabelle con tutte le fermate.

Continua la lettura con: TRENI VELOCI in EUROPA anche di NOTTE: le tratte attuali e quelle in ARRIVO

FABIO MARCOMIN

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Una nuova moda a Milano: le enoteche con cucina. Queste sono le 7 da provare

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Un trend consolidato a Milano: le enoteche con cucina. Dove spiccano i vini naturali e biologici, il personale giovane e intraprendente, il cibo proveniente da aziende agricole che puntano sulla qualità del prodotto.

Una nuova moda a Milano: le enoteche con cucina. Queste sono le 7 da provare

#1 Bicchierino. Nel quartiere più in crescita della città 

siediticonoi IG – Bicchierino
In via Giambellino 39 si trova questo wine bar, ormai divenuto famoso per essere diventato in poco tempo il ritrovo preferito dai giovani amanti del vino naturale. Prevalgono le etichette provenienti dall’Italia, ma non mancano quelle di altri paesi europei come Francia e Spagna, che accompagnano piccoli assaggi come il sandwich al roast beef o il carciofo al limone.

#2 Bar Paradiso. Il piccolo locale in zona Porta Romana 

barparadisomilano IG

Un piccolo bar dove a farla da padrone sono i prodotti artigianali provenienti da Lombardia, Sicilia e Marche. Una nuova osteria dove il connubio tra vini e cibo emerge anche nei piatti proposti come, ad esempio, il ciauscolo marchigiano. Interessante la selezione di vini francesi come il Borgogna o il Beaujolais.

#3 Minerale. Dalla colazione alla cena in zona Corso Genova 

minerale_milano IG

In via Marco d’Oggiono, un nuovo locale aperto dalla colazione alla cena. Il pranzo offre una formula light lunch con una lista di vini molto ampia che si arricchisce dalla vasta selezione di cocktails per l’aperitivo. Assaggi a base di prelibatezze come il katsusando di pulled pork o la porchetta con friarielli.

#4 Atypique. La viticoltura artigianale in via Alessandro Volta 

kiyokamina IG – Atypique

Una vineria dedicata al mondo della viticoltura artigianale, biologica e biodinamica.

Tantissime le etichette di provenienza italiana ma ampia anche la presenza di vini stranieri con un occhio di riguardo a quelli francesi. Da assaggiare assolutamente i taglieri, tutti composti da prodotti artigianali di qualità.

#5 Tow the odd wine. Bistrot e tapas bar in via Losanna 

tow_theoddwine IG
All’interno di un bellissimo palazzo dei primi del ‘900 ha sede questo locale dove protagonista è il vino naturale e biologico soprattutto di provenienza europea ma con un occhio di riguardo alle etichette di provenienza italiana. Tantissimi i presidi slow food che vanno a caratterizzare i cibi proposti sia per il business lunch e sia per l’aperitivo e la cena. Vitello tonnato, hamburgers, pizze al padellino e tanto altro.

#6 Levante. La vineria in zona Isola 

levantemediterraneo IG

In via Boltraffio un nuovo locale che si ispira ai prodotti del Mediterraneo, crocevia di popoli e culture differenti che qui si amalgamano benissimo tra le tante proposte gastronomiche. Un viaggio tra Sicilia, Calabria, Grecia, Marocco o Libano con souvlaki di agnello o pita pipi e patate. Tanti i vini naturali e biologici.

#7 Non la solita vineria. La vineria in via Orti

ortiquattro IG – Non la solita vineria

In una via caratterizzata dalla presenza di numerose insegne iconiche in città come El Peca’ o l’Acerba, si trova questa vineria con tante etichette di vini naturali italiani, una buona percentuale di vini francesi e il fiore all’occhiello costituito dagli ottimi vini made in Toscana. Locale luminoso, griglie metalliche su cui sono stese le bottiglie retroilluminate , tavoli di legno. Tutto invita alla convivialità e all’assaggio drin vini e dei cibi artigianali di qualità. 

Continua la lettura con: Empanadas sudamericane o impanate siciliane? La sfida che sta appassionando Milano

ALESSANDRA GURRIERI

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L.O.V.E.: storia e significato del dito più famoso di Milano

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il dito di cattelan
Un dettaglio del dito

Un artista che ha fatto della provocazione e della dirompenza i suoi modi di essere: la celeberrima statua L.O.V.E, altrimenti nota come “Il Dito”, posta davanti alla sede della Borsa di Milano, ne è uno degli esempi più lampanti. 

L.O.V.E.: storia e significato del dito più famoso di Milano

il dito di cattelan
Un dettaglio del dito

# Un saluto romano con le dita mozzate

11 metri di puro marmo di Carrara: 4.60 metri di scultura vera e propria e 6.40 metri di basamento. Raffigura una mano intenta nel saluto romano, ma con le dita mozzate, come se fossero state erose dal tempo, col solo medio rimasto eretto, a ribaltarne il significato.

Nulla è casuale: l’opera è posta nel mezzo di Piazza degli Affari, dinnanzi alla sede della Borsa, quel Palazzo Mezzanotte costruito su progetto dell’omonimo architetto tra il 1927 e il 1932, quindi in pieno ventennio fascista, come il suo stile suggerisce.

# L’attacco alla finanza, metafora di un nuovo fascismo

il dito di cattelan
La pubblicità non convenzionale di SEAT per il lancio della sua Arona, a novembre 2017

Il lavoro di Cattelan diventa così sia una critica al sostrato dell’edificio, sia un gesto irriverente verso ciò che oggi rappresenta: il mondo della finanza, visto come apolide, globalista e metafora di un nuovo fascismo.

Giova ricordare che la statua è stata inaugurata il 24 settembre 2010, in piena recessione, quando la protesta verso quelle istanze era ai suoi massimi.

# L.O.V.E: Libertà Odio Vendetta Eternità

il dito di cattelan
Maurizio Cattelan con la sua opera sullo sfondo

Cattelan, in realtà, non ha mai confermato (né smentito) queste interpretazioni, dichiarando che l’opera è dedicata «soprattutto all’immaginazione, all’immaginazione di tutti quanti, di quelli che ce l’hanno», non aiutandoci neanche attraverso la sua denominazione ufficiale: L.O.V.E sta infatti per Libertà Odio Vendetta Eternità, oltre che ovviamente per “amore”.

Inizialmente la scultura era una installazione temporanea che avrebbe dovuto essere rimossa dopo due settimane, ma il grande dibattito e la polarizzazione delle parti che seguì la sua installazione bloccò tutto, fino al 2012, quando con Pisapia sindaco e soprattutto Stefano Boeri come assessore alla cultura, si decise definitivamente di lasciarla lì dov’è.

# Da installazione temporanea a immagine universale

Una scelta azzeccata: al di là del bene e del male la statua è diventata un landmark milanese, oltre che un rafforzamento per varie campagne: quella di sensibilizzazione ambientale di Greenpeace contro l’industria della moda, quella per la lotta ai tumori al seno della Lega Italiana Lotta ai Tumori, persino quella pubblicitaria di SEAT nell’autunno 2017.

New York e Wall Street sono addirittura arrivati a “copiarcela”, mettendo la statua di una bambina a sfidare quella ben più famosa del Toro, simbolo della potenza economica e finanziaria statunitense: stessa sostanza.

Leggi anche -> Oops, she did it again: New York copia ancora Milano

il dito di cattelan
Fearless Girl davanti a Raging Bull

Un concept che ha ispirato gli americani

L’artista padovano è davvero assurto alle cronache nella Grande Mela: sulla scia di L.O.V.E ha infatti prodotto America, un wc d’oro a 18 carati che il Guggenheim Museum ha osato offrire a Donald Trump quando questi ha cercato di ottenere in prestito uno dei loro Van Gogh da esporre alla Casa Bianca.

Tutto in pieno stile Cattelan.

Continua la lettura con: La mela di Pistoletto: la prima (o l’ultima) opera d’arte che si vede a Milano

HARI DE MIRANDA

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Primavera in Lombardia: le 10 meraviglie più spettacolari ma poco conosciute dai milanesi

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torri fraele
Foto: CRISTIAN MAGANETTI (www.emmed.it) (c)

La Lombardia è una regione ricca di meraviglie. Eccone 10 tra le meno conosciute dai nostri concittadini. 

Foto cover: CRISTIAN MAGANETTI (www.emmed.it) (c)

Primavera in Lombardia: le 10 meraviglie più spettacolari ma poco conosciute dai milanesi

#1 ABBADIA CERRETO: natura e affreschi rinascimentali

A poca distanza da Lodi, nelle campagne del Parco Regionale dellAdda Sud, sorge questo pittoresco borgo rurale costruito intorno a quella che era l’antica abbazia di San Pietro, meta ideale per una gita fuoriporta tra arte e natura.
Furono i monaci cistercensi, attorno al XII sec, a bonificare le zone acquitrinose attorno all’abbazia, dando inizio alla coltivazione e l’irrigazione grazie all’utilizzo dei numerosi canali e fontanili presenti. Anche se oggi i monaci non abitano più quest’edificio, l’abbazia resta un piccolo gioiello dell’arte romanico-gotica con al suo interno affreschi tardo-rinascimentali.


#2 TRE CORNI: lo sfondo della Vergine delle Rocce

Credits InLombardia

Lungo il percorso ciclopedonale che costeggia l’Adda, tra i comuni di Paderno e Trezzo, è possibile osservare il luogo che ispirò il genio di  Leonardo da Vinci per lo sfondo dellaVergine delle rocce”.
Terra amata e ben conosciuta dall’artista toscano, dove l’Adda scorre più impetuoso del solito, modellando nei secoli con le sua acque quelle rocce che hanno così formato questi caratteristici canyon brianzoli.

Leggi anche: L’Adda


#3 DIGA DEL GLENO: il Vajont lombardo

Credits: valseriananews.it

Per gli amanti del trekking e delle viste mozzafiato non si può non avventurarsi verso la monumentale diga del Gleno, in Val di Scalve, che d’inverno può regalare un panorama diverso.
Per i meno allenati, basta lasciare l’auto nella piccola Pianezza, frazione di Vilminore di Scalve, per incamminarsi tra i sentieri immersi nei boschi innevati e su fino all’antica strada scavata nella roccia tra le viuzze strette del piccolo borgo seguendo il segnavia Cai 411 ed utilizzata dai costruttori di quel mastodontico muro di cemento che fu la diga del Gleno.

Una storia triste, quella di questa diga, che anticipa di ben quarant’anni il tragico e ben più noto disastro del Vajont. Il 1 dicembre del 1923 la diga si squarciò in due provocando la devastante fuoriuscita di ben sei milioni di metri cubi dacqua verso valle, inghiottendo e devastando molto dei paesi sottostanti, causando 356 morti.
Oggi lo scheletro silenzioso di questa diga è la prima immagine che accoglie chiunque arrivi, un panorama che toglie il fiato per la bellezza naturalistica che la circonda, certamente, ma anche per l’impatto che ebbe sulla storia di questa valle.


#4 SANTA MARIA DELLA NEVE: La “Cappella sistina dei poveri”

chiesa di Santa Maria della Neve di Pisogne

Lo scrittore Giovanni Testori la definì :”la cappella sistina dei poveri”, ed è, a mio parere, il capolavoro assoluto di Girolamo Romanino, quel pittore, che assieme a Savoldo e Moretto, ha reso noto in tutto il mondo il Rinascimento Bresciano.
Vista da fuori, la chiesa di Santa Maria della Neve di Pisogne, sul lago d’Iseo, appare agli occhi quasi anonima, un semplice edificio religioso come tanti in questo lembo di terra tra lago e montagna. È varcando il suo portale che ci si rende davvero conto del tesoro che si trova al suo interno, un intero ciclo pittorico realizzato dall’artista bresciano nel 1534 in cui sono raffigurate le scene della passione, morte e risurrezione di Cristo.

Ciò che più colpisce è senza dubbio la grande crocifissione affrescata sulla controfacciata, in cui i personaggi raffigurati sotto la croce non sono abitanti della Gerusalemme romana, ma cavalieri, soldati e contadini rinascimentali, rendendo ancor più terrena e tangibile questa scena evangelica. La fantasia artistica di Romanino, che scelse di lavorare in queste valli per un periodo della sua vita, dà il meglio di sé in ogni scena, lasciando uscire il visitatore stupito e appagato.


#5 MONTE ISOLA: L’isola lacustre più grande d’Europa

Monte Isola

Restando lungo le acque del lago dIseo, non possiamo non visitare Monte Isola, l’isola lacustre più grande d’Europa. Anche in inverno Monte Isola mantiene il suo fascino. La sua mole boschiva emerge dalle acque come il guscio di una tartaruga, e per raggiungerla basta prendere un traghetto dai porti di Sulzano o Sale Marasino. Caratteristico è il borgo dei pescatori di Carzano, l’isola è famosa per la sua lunga tradizione nella fabbricazione delle reti da pesca. Da notare sono i naèt, le tipiche barche dei pescatori ormeggiati nel porticciolo.

In primavera è consigliabile visitare l’isola a piedi, percorrendone il perimetro sulla litoranea. Se avete buone gambe salite comunque sulla sommità del monte fino al Santuario della Madonna della Ceriola, il punto più alto dell’isola, per godere del grandioso panorama del paesaggio alpino circostante.


#6 VALLE DI GAINA: Il Sentiero delle Cascate

Sentiero delle cascate valle di gaina Monticelli Brusati
Credits Bresciatoday

Sempre in territorio sebino, per gli amanti della natura e dell’avventura, nella Valle di Gaina a Monticelli Brusati si trova il “sentiero delle cascate”, percorribile in tutti i periodi dell’anno. Un itinerario che si snoda su due livelli di percorsi tra cascate, torrenti e scale metalliche.
Se l’avventura vi ha messo sete, ricordatevi che siete nel bel mezzo della Franciacorta. Un ottima idea anche per fare un po’ di shopping natalizio e prendere qualche bottiglia per i numerosi pranzi e cenoni festivi che ci aspettano.


#7 ABBAZIA DI PIONA: la chiesa dei tesori

Abbazia di Piona

Situato nella penisola dellOlgiasca, sulle sponde del lago di Como, il complesso abbaziale di Piona risale addirittura al VI sec, anche se l’aspetto attuale lo si deve ad opera dell’ordine benedettino nel XII sec.
Magnifico esempio d’arte romanica, l’abbazia è un vero scrigno di tesori e un toccasana per lo spirito. All’interno della chiesa di Santa Maria si trovano due leoni in pietra oggi adibiti ad acquasantiere, inizialmente posti all’esterno per sorreggerne il portale, mentre lungo l’abside affreschi colorati di epoca ottoniana raffiguranti Cristo, gli evangelisti e gli apostoli si alternano allo scuro delle pietre.
Attiguo alla chiesa è il chiostro, anch’esso romanico, risalente al XIII secolo, con capitelli decorati ed affreschi raffiguranti i mesi dell’anno e i loro cicli.
L’abbazia è inoltre nota per la produzione delle famose “gocce imperiali”, un liquore al sapore d’anice con gradazione alcolica al 90% ottimo come digestivo diluito con acqua.


#8 OLTREPO’ PAVESE: castelli, eremi e cantine

Oltrepò Pavese

Basta scendere a sud di Pavia ed oltrepassare il grande fiume per entrare in questa terra di borghi e castelli medioevali, natura e buon vino. Tra i numerosi borghi meritano di essere menzionati Zavattarello, celebre per il suo castello “infestato”,  Varzi, celebre per il suo salame, e Fortunago.
Per gli amanti della natura è possibile fare una passeggiata alle Grotte di San Ponzo, rifugio medioevale dell’omonimo santo, oppure all’eremo di SantAlberto di Budrio, un luogo senza tempo circondato da una pace quasi irreale.
Un consiglio, non lasciate queste terre senza prima aver assaggiato almeno un bicchiere dell’ottimo vino prodotto in queste zone.


#9 SABBIONETA: la città ideale

sabbioneta teatro
Credits Baroque

Sabbioneta sorge come un oasi di arte e cultura nel bel mezzo della campagna mantovana. Venne fondata  dal duca Vespasiano Gonzaga-Colonna nel 1554 come capitale del suo piccolo dominio, una città ideale secondo i canoni architettonici rinascimentali. Già varcando la bianca porta imperiale ci si rende conto di essere entrati in una sorta di città in miniatura dove il tempo sembra essersi fermato ai fasti dell’epoca gonzaghesca.

Centro del potere politico era Palazzo Ducale, nell’omonima piazza, le cui sale interne sono un omaggio alla casata gonzaghesca e ai suoi illustri membri. Degni di nota anche il Palazzo del Giardino, residenza ad uso privato del duca, le cui sale sono state affrescate da Bernardino Campi, la chiesa dellIncoronata, mausoleo ducale, e il piccolo Teatro olimpico realizzato da Vincenzo Scamozzi, tra i primi esempi di teatro moderno al mondo.


#10 VALLE DI FRAELE: la via dei laghi

torri fraele

Una meta ideale per gli amanti della montagna, incastonata sopra l’abitato di Isolaccia, tra Bormio e Livigno, la Valle di Fraele, coi suoi laghi e corsi d’acqua, vi farà dimenticare i mesi di lockdown.
Porta d’ingresso alla valle sono le due torri medioevali a difesa dell’antica strada alpina che collegava la Valtellina all’Engadina, tanto che per attraversarle bisognava pagare un dazio di dodici denari per ogni carico trasportato.
All’interno della valle l’occhio può perdersi ad ammirare le sue bellezze naturalistiche, tra il lago naturale Scale, alimentato da sorgenti sotterranee, e i due laghi artificiali di Cancano. Numerosi sono i percorsi che qui si possono prendere e che conducono anche alla bellissima Val Müstair, nei Grigioni.

Continua la lettura con: Il BORGO delle CASCATE

MATTIA GALBIATI

Le altre località del giorno (per una gita da Milano):

AddaBiella, Brescia, BrunateGenova, ComoOrrido di NessoCrespi d’AddaTorrechiara, il parco speleologico di Dossena, il Castello Medievale, Civate e il lago più vicino a MilanoCassinetta di Lugagnano, Oasi Zegna, BormioLucchio, i Dolmen d’Italial’altra Santa MargheritaVal CavargnaLabirinto della MasoneCornello dei Tasso, il parco dei dinosauri, la spiaggia più piccola del mondo, il passaggio segreto sul lago di Como, il presepe sommerso, la Mini Toscana della Brianza, il ponte tibetano più alto d’EuropaRasigliaMerate e la piccola Lourdes, la piscina sul lago, Val Bavona, le Marmitte dei GigantiIsolino Virginia- l’isola di LotoLuganoil borgo superocolorato di PomponescoMeranoIsole Caraibiche della LombardiaMorcote il villaggio più bello della Svizzera, MantovaIncisioni Rupestri della ValcamonicaLeccoMandello del LarioPeccioli borgo medievale dell’arte contemporanea, lo Snow Chalet di LivignoTizzano Val Parma, il 09, l’AcquaworldGrotte di SoprasassoSankt Moritz, la Valle di Preda Rossa, la Casa dei Maghiil fiordo norvegese d’Italia di Crap de la ParèCiaspolate vicino a Milano, il lago alpino più bello del mondo, la strada del Prosecco, il Treno del Nataleil capolavoro del Cinquecento GualtieriLago di CarezzaMoltrasio “il borgo dell’amore”Villa SelvaticoCastel Savoia la reggia della Regina MargheritaGlacier ExpressCourmayeur, la Spa più divertente d’Europa, la Pozza di LeonardoMartello il Comune che non parla italianoLa funicolare cabriolet di Grimselwelt, Val SanagraNoli, le “FilippineItaliane”Lodi, PaviaVigevanoBobbio, La savana di Cumiana, MonzaValsassinaBardineto il villaggio dei funghiValle d’Intelvi, Maranello, La terrazza del brivido di Tremosine, Ricetto di Candelo, Madonna di CampiglioVal Vigezzo la valle dei pittoriPunta SassoBubble Room, Portofino, BellagioLegnanoSottomarinaLe 5 TerreBroloPreda RossaLomelloBergamoIl castello da fiaba di MadruzzoGaggioPusianoGera LarioChamoisLerici

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Come eravamo: cresciuti a Milano negli anni settanta e ottanta

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Qualche ricordo della preistoria a Milano.

Come eravamo: cresciuti a Milano negli anni settanta e ottanta

#1 I ragazzini per strada

Il pallone viene verso di te, prendi la rincorsa e colpisci con tutta la forza che hai, sognando un gol mundial. Invece no, hai colpito di punta, il pallone si impenna, una traiettoria stramba, va oltre la porta fatta di mucchi di vestiti e di una traversa immaginaria che dipende dall’altezza delle braccia del portiere, finisce al di là del campo fino in strada. Rumore di frenata. Sulle strade di Milano oggi non cadono più palloni.

#2 Le cabine del telefono

Prima cabina telefonica a Milano

Erano i cellulari di allora. L’unico modo di tornare in connessione con famiglia o amici. Se ci si dava un appuntamento e non ci si trovava, l’unica via per rintracciarsi era trovare una cabina della Sip, provare a chiamare a casa dell’amico o dell’amica e lasciare un messaggio ai genitori. Se dovesse chiamare sarò ad aspettare davanti al negozio X fino alle 5. Gli appuntamenti davanti alla porta del Duomo. Una volta a Sestri Levante mi sono dato appuntamento con Monica il 2 gennaio. L’ho rivista solo a inizio estate.

#3 Il senso di Burghy

L’arrivo di Burghy a Milano ha avuto un impatto che nemmeno il primo iphone. Anche se era italianissimo, Burghy portò l’America a Milano, anni prima del Mc Donald’s. Burghy a San Babila divenne un punto di riferimento, soppiantando il Duomo.

#4 Le compagnie

I cellulari, prima, e poi Facebook hanno distrutto le compagnie. Prima l’unico modo per avere più contatti in poco tempo era di ritrovarsi tutti assieme, in uno stesso luogo, da cui non ci si spostava mai. Se andavi lì sapevi che ci saremmo stati. Con i telefonini e ancora di più con Facebook ognuno si crea le sue infinite relazioni. Senza bisogno di un riferimento fisico.

#5 Gli amici del mare

Esisteva una netta distinzione tra gli amici del mare e quelli dell’inverno. Quando finiva l’estate ci si salutava come se si dovesse partire per la legione straniera. Anche se si era della stessa città la regola sacra era che gli amici del mare si frequentavano solo nei mesi estivi. Guai incontrarli anche di inverno. Non ricordo perchè ma era così.

#6 La lotta per il telefono di casa

Credits AlLes-pixabay – Telefono

Il momento più eccitante di quando si stava a casa era lo squillo del telefono. Un suono carico di sogni e di speranze infinite. E chi aveva fratelli si sfidava nella corsa per rispondere, anche per evitare imbarazzi di dover spiegare chi era.
Quando si chiamava a casa di un’amica si sperava rispondesse di persona per evitare l’impappinamento con la mamma o, peggio, con il papà. Se lei non era in casa poteva anche essere sparita per sempre.

#7 I passatempi

Saltafoss
Saltafoss

I trasferelli. La gara di bolle con le Big Babol. La prima Saltafoss. La solennità della televisione, Sandokan, Goldrake, i giovedì con Mike Bongiorno, Stursky e Hutch, Happy Days, Fantastico con la lotteria Italia. Novantesimo minuto e le domeniche in giro con il sottofondo delle radioline, quanto fa il Milan? Le biglie con i ciclisti e le piste fatte trascinando per i piedi sulla sabbia il bambino più piccolo. Le caramelle tedesche che esplodevano in bocca con i pezzettini che rimbalzavano tra gola, denti e palato.

#8 La musica

Duran o Spandau?

Lo stereo in spiaggia. Le prime radio. Poche canzoni che si conoscevano a memoria. L’uscita evento di un nuovo LP. Il Vasco pre Bollicine, i Police, i primi U2, i Duran a Sanremo, la new wave. I concerti di culto. Musica commerciale contro musica d’autore. La pubblicità della Coca Cola a Natale.

#9 L’autorità

Era un mondo di autorità assolute. Fermi a tavola finchè non si è finito. No, perchè?, perchè no! Sull’attenti all’entrata dell’insegnante. Guai rispondergli. Il telegiornale, il prete. Alla messa arrivare prima del Vangelo se no non conta.

#10 La sensazione di essere immortali

Non esistevano pericoli. Si usciva da soli, si prendevano i mezzi pubblici fin da bambini, si stava in giro senza lasciare segni di sé fino al tramonto, ci si rovinava cadendo con la bici, pestandosi, ci si lanciava i sassi, ci si legnava coni bastoni, ci si rincorreva tra le auto. L’unico pericolo era lo sconosciuto che ti offriva delle caramelle. Ma nessuno lo ha mai incontrato.

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Pietro Annigoni, il “pittore delle regine”

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Annigoni

L’alessandrina Dina Bellotti era diventata famosa per essere la pittrice dei papi, il milanese Pietro Annigoni invece fu il pittore delle regine.

Pietro Annigoni, il “pittore delle regine”

Annigoni è stato uno degli artisti più indipendenti e svincolati da qualsiasi etichetta di ordine tecnico ed ideologico: lui amava dipingere ispirandosi devotamente ai maestri del passato, dando un’impronta attuale ai paesaggi e all’umanità che rappresentava. Il senso del futuro delle sue opere è legato alla caratteristica che, col passare del tempo, rimangono ricche di significato in qualsiasi momento storico le si guardi.  

“Sono un po’ all’antica, se mi dicono che dipingo come un maestro del passato, sono contento, mi sento lusingato”, disse in un’ intervista degli anni settanta.

# A 15 anni le prime significative opere a Firenze

Credits Azamat Esmurziyev-unsplash – Firenze

Pietro Annigoni nacque a Milano il 7 giugno 1910, da padre modenese e madre nata a San Francisco, in California, ma con radici italiane. Negli anni in cui frequentava il Liceo Classico Parini, spesso si recava alla Biblioteca Ambrosiana per carpire i segreti dei grandi maestri, tra cui Leonardo Da Vinci. Quando Pietro ha 15 anni, il padre deve trasferirsi a Firenze per lavoro e il futuro pittore seguirà la famiglia nella città toscana. Qui termina il Liceo e avvia nuovi studi all’Accademia di belle arti, iniziando a realizzare le prime significative opere. “Mi piace rappresentare personaggi che esprimono qualcosa di forte, magari dove troviamo persone che discutono animatamente, al limite del litigio – raccontò a metà degli anni settanta- quando disegno un paesaggio lo voglio sempre vedere animato, da persone, da animali o da qualsiasi cosa che dia movimento all’opera”.

Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=607682 – Pietro Annigoni

Annigoni non era interessato all’astrattismo alla Kandinskij, anche se sottolineava che l’arte può essere espressa anche da figure e immagini non aderenti alla realtà, l’importante è che l’opera trasmetta emozioni e sorprenda il pubblico. Amava dipingere con le tempere grasse, ovvero quelle alle quali viene addizionato al tuorlo dell’uovo un certo quantitativo di olio o di vernice. Utilizzava molto anche il pastello, in questo caso prendeva una tavola, sulla quale era stata fissata una tela, sopra la quale veniva appoggiato un foglio di carta giapponese, con un velo di gesso, su cui avveniva la realizzazione del progetto artistico. Spesso si recava nei campi dell’Isola d’Elba alla ricerca  della pietra rossa “sanguigna”, una prodotto naturale molto friabile che da forza e carattere al personaggio o all’oggetto disegnati con questo materiale.

# I ritratti dei reali

theartpostblog.com – Ritratto della Regina Elisabetta II di Pietro Annigoni

Dicevamo che era considerato il pittore delle regine: nel 1949 si recò in Inghilterra dove realizzò i ritratti dei reali, tra cui una ventitreenne regina Elisabetta II. Realizzò i ritratti di Filippo di Edimburgo, della Principessa Margaret di Snowdon, della Regina Madre Elisabeth, dell’ultimo Scià di Persia, Mohammad Reza Pahlavi e della moglie Farah Diba e di Margherita II di Danimarca.

“Il ritratto è come inseguire e afferrare qualcosa che continuamente ci sfugge, è una fatica. Facendo un ritratto inizialmente chiedo il massimo silenzio al modello o alla modella poi, quando il disegno è imbastito, inizio a chiacchierare con la persona che sto rappresentando per conoscerne il carattere, la personalità e metterle sulla tela”. Però quando gli davano del “ritrattista”, un po’ si chiudeva in se stesso, si sentiva etichettato. Non rappresentava la realtà con un “qui ed ora” meccanico, di maniera, bensì amava sviluppare su tela una realtà, anche di fantasia, che derivava da tutta una serie di vissuti personali che nel quadro diventavano una risultante rappresentata da Annigoni con maestria. L’ultimo ritratto che realizzò fu quello della moglie, Rossella, nel 1983.  

# La sua firma sulle tele

Gli fu commissionata la copertina del Time in almeno due circostanze, con il ritratto di John F. Kennedy e di Papa Giovanni XXIII, mentre la raffigurazione della regina Elisabetta venne pubblicata dalla rivista Picture Post. Quando firmava un quadro, accanto al proprio nome, metteva “C +++”, dove C rappresenta “Canonicus”, soprannome che i compagni di classe gli davano al Liceo, mentre le tre croci vogliono rappresentare la via Crucis, ovvero la fatica che tutti i pittori devono affrontare per poter emergere.

# I suoi affreschi

Di Giorgiomantoan – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=132513955 – Pietro Annigoni – predica del vangelo, nella Basilica di Sant’Antonio a Padova

Di questo pittore milanese sono gli affreschi dell’Abazia di Montecassino, nel Lazio, quelli nel convento di San Marco a Firenze, la facciata del Palazzo della Misericordia, sempre nella città del Giglio, nella Cappella delle Benedizioni nella basilica padovana dedicata a Sant’Antonio, più innumerevoli altre opere per un artista forse un po’ dimenticato. Ingenerosamente.

Morì a Firenze il 28 ottobre 1988.     

FABIO BUFFA 

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ATM riapre la storica funivia sul lago di Como, la “più ripida d’Italia”

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Un altro colpo di ATM per riportare vita a un territorio unico. Poco meno di anno fa la riattivazione della funicolare liberty che conduce fino al Sacro Monte di Varese. L’Azienda Trasporti Milanesi si era però impegnata alla riattivazione anche di un altro impianto fondamentale per il territorio, uno dei più spettacolari d’Italia, tra i più cari ai milanesi. La promessa è stata mantenuta. Ecco la data prevista per il primo viaggio.

ATM riapre la storica funivia sul lago di Como, la “più ripida d’Italia”

# L’Azienda Trasporti Milanesi mantiene la promessa

Credits: it.blastingnews.com

Insieme ad AVT Varese aveva rimesso in funzione la linea funicolare che collega la valle del Vellone con il borgo di Santa Maria del Monte di Varese nell’agosto 2023. La volontà dell’Azienda Trasporti Milanesi, come emerso il 16 novembre 2023 durante il primo tavolo di confronto nella sede della Comunità Montana Lario Intelvese a San Fedele, era però di impegnarsi a riattivare anche la suggestiva funivia di Pigra. L’impianto infatti è chiuso da Ottobre 2022 per carenza di personale e problemi di salute del caposervizio Carlo Samonini. 

# La funivia più ripida d’Italia con pendenze tra il 71% e il 95%

unviaggioinfiniteemozioni.it – Funivia di Pigra

La funivia è stata inaugurata dal 1971 e metteva in collegamento il Lago di Como, con partenza da Argegno, a Pigra. Un tragitto della durata di soli 4 minuti a bordo di due cabine da 12 posti, con pendenze tra il 71% e il 95% che le sono valse la definizione di funivia più ripida d’Italia. Arrivati in cima si raggiungeva il più bel terrazzo nelle Prealpi Comasche superando un dislivello di 648 metri. Saltata la riapertura nell’estate 2023, questa volta non dovrebbero esserci problemi.

# A metà giugno la riapertura degli impianti

nuovacml IG – Funivia Pigra Argegno

Come riportato dall’ultima edizione del Tg di Espansione Tv, l’Agenzia per il trasporto pubblico locale ha comunicato la riapertura dell’impianto, da parte di Atm, dopo la procedura per la raccolta di manifestazioni d’interesse avvenuta nell’ottobre 2023.

nuovacml – Funivia Pigra

Il Sindaco Giovanni Ballabio ha spiegato che la funivia è pronta ma l’Azienda Trasporti Milanesi sta svolgendo ulteriori verifiche prima della riattivazione. I primi viaggi sono previsti per il 15 giugno, inizialmente tre giorni alla settimana, dal venerdì alla domenica, per poi provare a ripristinare il servizio regolare.

Leggi anche: La “più RIPIDA d’ITALIA”: ATM prova a far RIPARTIRE la STORICA FUNIVIA sul lago di Como

Continua la lettura con: La funicolare in galleria per unire Italia e Canton Ticino: manca solo il sì di Roma

FABIO MARCOMIN

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M4 e parcheggi a pagamento: esplode la polemica

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L’apertura della M4 dovrebbe spingere molti automobilisti a mollare la macchina per salire sulla metro. Questo l’obiettivo. Eppure spunta c’è una contraddizione che alimenta le polemiche. Lasciare l’auto per la M4 rischia di costare molto caro. Ecco perché.

M4 e parcheggi a pagamento: esplode la polemica

E’ partito il conto alla rovescia per l’apertura di tutta la linea della M4 che dovrebbe avvenire entro il prossimo settembre. Non solo: lo stesso sindaco ha annunciato che Milano avrà un’altra metropolitana, la M6. Iniziative che dovrebbero ridurre ulteriormente il traffico a Milano. Però c’è un “ma”: tra le novità presentate c’è anche l’introduzione della sosta a pagamento in prossimità delle stazioni M4. Una novità che rischia di far pagare caro agli automobilisti che vorranno lasciare l’auto per salire sulla metro. 

# Sosta a pagamento “per tutelare i residenti”

Foto redazione – Nuove strisce blu Via Verbano

Per tutelare i residenti vicino alle nuove fermate di M4 da Forlanini a Mecenate e dal quartiere Giambellino fino al capolinea di San Cristoforo, la sosta diventerà a pagamento, con parcheggio gratuito garantito per i veicoli dei residenti. Il pagamento sarà attivo nei giorni feriali in orario diurno con le stesse tariffe delle zone più periferiche. Così motiva la decisione il Comune: «L’estensione della sosta regolamentata costituisce uno strumento efficace in grado di mediare tra le esigenze dei residenti e quelle del traffico con un effetto deterrente rispetto alla sosta prolungata e inoperosa». Una scelta per tutelare i residenti ma che infiamma già le polemiche.

L’iniziativa colpisce ancora una volta i pendolari che pensavano di arrivare in auto fino a San Cristoforo, il capolinea ovest di M4, per proseguire il viaggio sulla metro. Tra le novità ci sono anche il rinvio dei nuovi divieti per chi ha moto considerate inquinanti e per i Diesel euro 6, insieme all’istituzione di nuove strade con limite dei 30 all’ora. 

Continua la lettura con: Area B e C: slittano i nuovi divieti

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L’ex cava di Milano Nord diventa un grande parco con una super ciclabile interurbana

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L’ex cava della Parpagliona diventa un grande parco con piste ciclabili che collegheranno Milano, Cologno e Trezzo.

L’ex cava di Milano Nord diventa un grande parco con una super ciclabile interurbana

Ph. Comune di Sesto

Sesto San Giovanni, quartiere Parpagliona. L’ex cava si trasformerà in un grande parco di oltre 41mila metri quadri. Dopo trattative durate quasi quattro anni, tra il Comune e L’azienda proprietaria dell’area, si è arrivati a una conclusione.

# Il nuovo parco con la superciclabile: da Sesto a Trezzo sull’Adda

Biopiattaforma Sesto San Giovanni

L’operatore privato si è proposto di eseguire gli interventi di riqualificazione dell’ex cava. Tra le modifiche previste vi è la cessione di un territorio di oltre 41mila metri quadri al Comune. La zona, situata tra il Lambro e il Parco della Media Valle del Lambro, prima di essere ceduta verrà bonificata e riqualificata a Parco. Ci sarà la creazione di percorsi ciclabili in continuità con la pista di via Manin, permettendo un collegamento ciclabile quasi diretto tra Sesto San Giovanni, Milano, Cologno Monzese fino a Trezzo sull’Adda.

# Lo sviluppo di un’economia circolare per il territorio

Nel Documento di piano del Pgt si era già parlato di questo progetto di recupero e riconversione dell’ex cava. Il sindaco Di Stefano ha sottolineato che gran parte dei rifiuti non pericolosi dei cantieri sarà poi trasformata interamente in loco, favorendo lo sviluppo di un’economia territoriale circolare.

Fonte: Il giorno

Continua la lettura con: La fuga delle multinazionali dall’hinterland di Milano

ANNA ALBINI

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