Anche a Milano c’è un quartiere ebraico. Anche se, in realtà, le attrazioni e riferimenti culturali di questa cultura sono sparsi in tante zone della città.
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L’atipico quartiere ebraico di Milano: tutto ha avuto inizio con Napoleone
# Nella Milano degli Sforza e dei Visconti semaforo rosso per gli ebrei
credits Italpress
Nella Milano degli Sforza e dei Viscontiper gli ebrei era vietato risiedere, se non temporaneamente per questioni d’affari. I primi insediamenti della comunità ebraica a Milano risalgono all‘Ottocento, durante il periodo napoleonico. La comunità ebraica contava nel 1820 appena una trentina di persone ma rapidamente si ingrandì soprattutto per l’arrivo di ebrei provenienti da Mantova e altri centri minori. Nel 1849 la popolazione ebraica aveva raggiunto le 200 unità. Ma dove si ritrovarono inizialmente?
credits Vistanet
I primi ebrei di Milano si raccolsero attorno ad un piccolo oratorio in via Stampa 4, vicino all’appartamento del rabbino Prospero Moisè Ariani.
Nel 1890, la comunità contava circa 2.000 persone, un numero destinato a crescere con l’arrivo di profughi ebrei dall’Europa durante il primo Novecento. Anche se poi, durante il periodo fascista, molti ebrei milanesi furono deportati nei campi di concentramento nazisti.
Ma dove si trova il quartiere ebraico di Milano?
# Il quartiere ebraico a Milano
Il Quartiere ebraico si trova all’altezza di Bande Nere, a sud-ovest della città. Qui ci sono sinagoghe, ristoranti e alimentari con solo prodotti kosher, un centro comunitario e una scuola ebraica. Non c’è però alcun tratto distintivo, proprio perchè a Milano non si è mai formato un ghetto.
La tensione nel quartiere si è però intensificata dopo l’attacco di Hamas ai danni di Israele del 7 ottobre. Come spiega a Il Giorno David Hadjibay, un ragazzo con la kippah che gestisce un alimentari kosher, “le scritte antisemite si sono intensificate dopo gli eventi del 7 ottobre. Da allora stiamo più attenti, teniamo la porta chiusa e non facciamo entrare tutti.”
Ma i luoghi di riferimento della comunità sono disseminati anche in altre zone. Vediamone alcuni.
# Il Memoriale dello shoah, il Giardino dei Giusti dal Monte Stella, la Sinagoga Centrale in Guastalla
Credits: memoranea.it – Memoriale Shoah
Sono diversi i luoghi cardini della religione ebraica a Milano. Presso il binario 21 della Stazione Centrale c’è il Memoriale della Shoah, che ripercorre la tragedia dell’Olocausto. Ultimo nato in ordine di tempo è il Giardino dei Giusti, situato a ovest della città, presso il monte Stella, che commemora tutte le persone che si sono opposte ai crimini contro l’umanità e ai totalitarismi. Completa il trittico la Sinagoga Centrale, situata in zona Guastalla a pochi passi dall’omonimo giardino.
# Altre sinagoghe in città
Credit: bethshlomo.it – Interno Sinagoga
Si possono poi trovare altre sinagoghe: in Porta Romana c’è quella di Beth Shlomo con una storia particolare e che è anche un centro studi, altre sono al Giambellino, in zona Castello Sforzesco e in Porta Venezia.
# La Casa 770, uno dei 16 cloni sparsi nel mondo
credits Unconventional Tour
Menzione a parte merita la casa 770, situata in via Carlo Poerio. L’edificio è una replica esatta della sede centrale del movimento Chabad-Lubavitch a Brooklyn, New York. Questo edificio è l’unico in Europa ed è un importante punto di riferimento per la comunità ebraica ortodossa. Per la città è un punto di aggregazione, un riferimento culturale, dove si organizzano eventi che spaziano dalle esposizioni artistiche agli assaggi della tipica cucina ebraica.
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A Milano il risotto alla milanese non è solo un piatto, ma un’istituzione. Alcuni ristoranti lo preparano seguendo la tradizione, altri aggiungono un tocco personale che lo rendono unico. Ecco cinque indirizzi dove gustare una delle migliori versioni della città.
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I 5 ristoranti milanesi dove si mangia il miglior risotto giallo
# Bice, nel cuore del Quadrilatero della Moda
bicemilano IG
Fondato nel 1926 da Beatrice “Bice” Mungai, il ristorante Bice è situato nel cuore del Quadrilatero della Moda. L’ambiente raffinato è caratterizzato da un pavimento in tartan scozzese rosso e da arredi eleganti che creano un’atmosfera accogliente e sofisticata. La cucina propone piatti di forte tradizione toscana, con paste rigorosamente fatte in casa, tra cui la famosa Pappardella al telefono.
simonabelloni IG – Ristto Bice
Non mancano i piatti della tradizione milanese, come il risotto giallo preparato seguendo la ricetta classica, anche nella versione con l’ossobuco. Media recensioni Google: 4.4/5
Indirizzo: Via Borgospesso, 12
# Trattoria da Abele Temperanza, il miglior risotto giallo secondo scattidigusto
Ph. io_sono_eb IG
Una piccola strada dal nome insolito: via Temperanza. Tra Via Padova e il Parco Trotter. Nelle tre sale della trattoria, aperta nel 1979, l’atmosfera è raffinata e popolare allo stesso tempo. Secondo scattidigusto.it si mangia il migliore “risotto giallo”, preparato al momento come si conviene: rigorosamente “all’onda”. Media recensioni Google: 4.4/5
Indirizzo: Via Temperanza, 5
# Don Carlos, all’interno del Grand Hotel et de Milan
ristorante.doncarlos IG
Quasi dirimpettaio troviamo il Don Carlos, all’interno del Grand Hotel et de Milan, inaugurato nel 1993 in omaggio al celebre compositore Giuseppe Verdi, che soggiornò a lungo nell’hotel. Le pareti del ristorante sono adornate con ritratti e cimeli verdiani, creando un ambiente elegante e culturale. La cucina propone piatti della tradizione italiana rivisitati in chiave moderna, utilizzando ingredienti di alta qualità.
reginamariniello IG – Risotto Don Carlos
Il loro risotto alla milanese segue la ricetta tradizionale che prevede l’uso di riso Carnaroli, zafferano e una mantecatura con burro e Grana Padano, per un’esperienza gastronomica di livello superiore per veri intenditori. Media recensioni Google: 4.4/5
Indirizzo: Via Alessandro Manzoni, 29
# Nuova Arena, a pochi passi dall’Arena Civica Gianni Brera
vital_mile IG – Nuova Arena
La Nuova Arena è un locale inossidabile, dal successo continuo sin da quando ha aperto, nel 1982. Merito del patron, Giovanni Mele, sardo, che si era fatto le ossa in alcuni dei ristoranti toscani al top attivi allora in città. Il ristorante è caratterizzato da tavoli fitti e travi a vista, creando un’atmosfera conviviale e informale. La gestione familiare e l’attenzione alla qualità degli ingredienti hanno reso Nuova Arena una meta apprezzata da chi cerca la cucina tradizionale italiana in un ambiente accogliente.
chiaram_tacco12cm IG – Risotto Nuova Arena
Frequentato da milanesi che apprezzano la cucina genuina, Nuova Arena è un luogo storico dove il risotto è servito con un’abbondante spolverata di formaggio grattugiato. Media recensioni Google: 4.5/5
Indirizzo: Via Pietro Moscati, 11
# Il Baretto, in una delle vie più esclusive di Milano
revolution_archstudio IG – Il Baretto
Fondato negli anni ’60, il Baretto è situato in via della Spiga, una delle vie più esclusive di Milano. Il ristorante presenta un ambiente caldo e raccolto, con arredi in legno scuro e un’atmosfera che richiama i club inglesi, offrendo un’esperienza culinaria intima e raffinata. Il Financial Times lo ha inserito nell’elenco di quelli più frequentati da imprenditori, politici e vip. Media recensioni Google: 4.7/5
svetlana_abdulova IG
La cucina propone piatti della tradizione milanese e italiana, con un’attenzione particolare alla selezione degli ingredienti e alla presentazione dei piatti. Il locale è il posto ideale per gustare il risotto allo zafferano, un’icona della cucina milanese, in un contesto rilassato e accogliente.
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L’ultimo rapporto “Main Streets Across the World” di Cushman & Wakefield: l’arteria commerciale più cara al mondo è Via Montenapoleone, che scalza la Fifth Avenue di New York. Ma in che senso è la più cara?
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Via Montenapoleone è diventata la strada più cara del mondo
Main Streets Across the World fornisce approfondimenti sui prezzi degli affitti principali in 138 città. L’ultimo rapporto (il 34esimo) segnala un cambio al vertice.
# Tutto dipende dagli affitti: via Montenapoleone l’unica al mondo sopra i 20.000 euro al metro quadrato
credits cherrifa.naffeti ig
Gli affitti dei negozi di via Montenapoleone raggiungono in media 20mila euro annuali al metro quadrato (+11% su base annua). Superano così i 19.537 euro mq/anno della Fifth Avenue a New York, che è invece stabile da due anni. Al terzo posto c’è New Bond Street a Londra (17.210 euro mq l’anno) che sorpassa Tsim Sha Tsui (15.697 euro mq l’anno), la principale via dello shopping di Hong Kong. Con una crescita annuale del 10%, invece, l’Avenue des Champs Élysées di Parigi si mantiene al quinto posto.
# La top 10 delle strade del lusso
credits cherrifa.naffeti ig
1. Via Montenapoleone, Milano
2. Fifth Avenue, New York
3. New Bond Street, Londra
4. Tsim Sha Tsui, Hong Kong
5. Avenue des Champs-Élysées, Parigi
6. Ginza, Tokyo, Japan
7. Pitt Street Mall, Sydney
8. Myeongdong, Seoul, South Korea
9. Bahnhofstrasse, Zurigo
10. Kohlmarkt, Vienna
# Cinque curiosità su Montenapoleone
credits filippogiordanoreal ig
Via Montenapoleone ha una storia che risale ai tempi antichi. Fino al XVIII secolo era nota come Contrada di Sant’Andrea ed ospitava numerosi conventi. Con l’arrivo degli austriaci, Maria Teresa d’Austria fece costruire un banco dei pegni: la via prese il nome di Via Monte Santa Teresa.
Il banco dei pegni rimase chiuso per diversi anni: la sua riapertura la si deve a Napoleone, a cui il banco prese il nome, motivo per cui la strada venne denominata Via del Monte Napoleone. Con l’unità d’Italia e con l’intento di cancellare ogni traccia del vecchio governo austriaco, la via venne poi definitivamente ribattezzata con il nome di via Montenapoleone.
La strada giocò un ruolo importante durante le Cinque Giornate di Milano, quando ci fu l’insurrezione dei patrioti contro gli austriaci. In questa storica via aveva sede il coordinamento delle forze cittadine e da qui partivano gli ordini verso tutta la città. Verso la fine dell’Ottocento molte famiglie facoltose vi si trasferiscono e, al contempo, molti antiquari e famosi gioiellieri avviano le loro attività, dando inizio alla storia di una via che sarebbe diventata tra le strade più commerciali conosciute al mondo.
Via Montenapoleone è l’unica via di tutta Milano a poter essere percorsa in auto esclusivamente a partire dal centro della strada in direzione dei limiti esterni: dalla parte centrale della via partono due sensi unici in direzioni opposte.
Non solo moda: in questa strada si trova il curioso Museo del Rasoio, probabilmente una delle più ricche esposizioni legate al mondo della rasatura, grazie agli importanti e antichi reperti e alla presenza di oggetti personali di figure storiche come Gabriele d’Annunzio.
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30 marzo 1876. Ha inizio il primo trasporto pubblico in Italia. Ma non siamo a Milano.
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30 marzo 1876. Nasce il primo trasporto pubblico d’Italia. Ma non a Milano
# La borghesia triestina vuole darsi una mossa
Credits: @mondotram
Siamo in piena epoca asburgica. A Trieste la borghesia imprenditoriale avanza richieste sempre più pressanti: serve un collegamento rapido tra il capolinea della ferrovia Trieste-Vienna e le fabbriche del Borgo Teresiano. La città ha bisogno di velocità: persone e merci devono muoversi con efficienza.
Da questa necessità nasce un’innovazione destinata a segnare la storia della mobilità italiana. Il 30 marzo 1876 prende vita il primo servizio di trasporto pubblico in Italia, un’infrastruttura pionieristica che anticipa il futuro della viabilità urbana.
# Borgo Teresiano
Credits: @palazzoteresiano.com – Borgo Teresiano, il Canal Grande
Il Borgo Teresiano è uno dei quartieri più antichi e simbolici di Trieste, un crocevia di storia e commercio. Voluto da Maria Teresa d’Austria nella seconda metà del Settecento, nasce dall’ambizioso interramento delle saline per trasformarsi in un elegante quartiere signorile. Il suo epicentro è il Canal Grande, un canale navigabile che taglia perpendicolarmente il lungomare, progettato per portare le merci direttamente nel cuore urbano.
Nel 1719, Carlo VI decretò Trieste porto franco, spalancando le porte a un’epoca di straordinario splendore. La città divenne il cuore pulsante del commercio dell’Impero Asburgico, un crocevia di traffici e culture. L’afflusso di mercanti da ogni angolo d’Europa, in particolare dai Balcani, rese inevitabile l’espansione oltre le antiche mura medievali. Ma non bastava crescere: bisognava muoversi più velocemente.
# Tram e cavalli al servizio della città: nessuna fermata stabilita
Credits: @mondotram.it
Il primo tentativo di trasporto pubblico a Trieste prese forma con una linea di carrozze trainate da cavalli. Tuttavia, il servizio si rivelò presto inadeguato: inefficiente, costoso e poco accessibile alla maggior parte della popolazione.
La svolta arrivò con l’incarico affidato alla Società Triestina Tramway, un consorzio nato dalla collaborazione tra capitalisti locali e la società belga Des Tramways de Bruxelles, già attiva nella gestione del trasporto pubblico a Roma dal 1877 e a Bologna fino al 1924.
Credits: @mondotram.it
Nasce così la prima linea tramviaria ippotrainata, un servizio che offriva vagoni di prima e seconda classe. La differenza? Un semplice cuscino che addolciva il viaggio dei passeggeri più facoltosi.
Le tariffe erano di dieci e cinque soldi, con l’aggiunta di un soldo destinato alla tradizionale mancia del bigliettaio. Nessuna fermata prestabilita: bastava un gesto della mano o un segnale acustico per salire e scendere ovunque lungo il percorso, in un’epoca in cui la mobilità si adattava ai ritmi della città.
La prima linea fu inaugurata all’alba del 30 marzo 1876, con la tratta Battisti-rotonda del Boschetto: una corsa ogni 15 minuti. Parte così, a Trieste, il primo trasporto pubblico d’Italia, alla portata di tutti. Un anno dopo Parigi ma in anticipo di un anno rispetto a Roma e Bologna. E sei anni rispetto a Milano, dove il servizio su rotaia iniziò nel 1882.
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Si entra nella stagione calda. L’estate è alle porte. E all’orizzonte, in fondo in fondo, si inizia a delineare la sagoma inconfondibile di una nuova battaglia elettorale. Siamo arrivati al punto di fare qualche domanda al sindaco. Lo abbiamo chiesto ai cittadini. Vediamo le domande che i milanesi vorrebbero rivolgere al primo cittadino.
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Le 7 domande scottanti che i milanesi vorrebbero fare al sindaco
#1 Perché l’aria resta irrespirabile?
Inquinamento
Il tema dell’inquinamento rimane uno tra quelli più sentiti dai milanesi. Le politiche introdotte negli ultimi anni, Area C e Area B, non sembrano aver prodotto i risultati sperati. E se invece di fare la guerra alle auto, si cercassero nuove strade? Ad esempio, sui riscaldamenti o sulle tecnologie per depurare l’aria?
#2 Perché la città è diventata un parcheggio a cielo aperto?
Massimiliano Tonelli – Auto su percorsi non vedenti zona Citylife
Altro argomento scottante è quello dei parcheggi. Per molti milanesi ne servirebbero di più, per altri la città è una distesa di lamiere e ci sono troppe auto in circolazione, e la giunta non farebbe abbastanza per risolvere il problema, come sintetizza Francesco Rizzo: «Perché non avete il coraggio e la capacità di ridurre drasticamente il traffico delle auto: Milano è diventata il parcheggio di un ristorante».
#3 Quali criteri vengono scelti per istituire le strisce blu?
Foto redazione – Nuove strisce blu Via Verbano
In città stanno proliferando i parcheggi a pagamento, senza distinzione tra centro e periferia. Ormai trovare un posto auto gratuito è diventata un’utopia: c’è davvero bisogno di tutte queste strisce blu? E, soprattutto, qual è il criterio con cui vengono assegnate?
#4 Perchè gli interscambi della M4 sono fatti così male?
Gabriele Meroni FB – Collegamento M2-M4
A molti milanesi non va proprio giù come è stata gestita la situazione degli interscambi della linea M4. Tutti con i doppi tornelli, a Sant’Ambrogio bisogna uscire all’esterno e Sforza Policlinico occorre camminare all’aperto perchè il collegamento non esiste. Alessandro Gramiccia è tranchant: «Perché non hai evitato che nella progettazione e costruzione della M4 venissero compiuti veri e propri crimini (tipo il mancato collegamento Sforza- Crocetta ma non solo)?»
#5 Perché Milano è così sporca?
Foto redazione – Sporcizia a Milano
La pulizia sta sempre più lasciando a desiderare, complice anche il crescente grado di inciviltà delle persone, come segnala Ombretta Carminati: «Ma casa sua è sporca come la nostra Milano? Perché di solito chi governa trasferisce il proprio modo di vivere nelle cose che gestisce… e Milano è diventata proprio sporca!!!».
#6 Perché i cittadini fuori dal centro storico non vengono considerati?
Maps – Cerchia dei Navigli
Le politiche di Palazzo Marino tendono a privilegiare i residenti del Municipio 1, in particolare chi abita all’interno della circonvallazione più interna di Milano. Francesca Bettelli si fa portavoce di una domanda molto popolare tra chi non vive in Area C: «Egr. sig. Sindaco, lo sa che il comune di Milano si estende anche oltre la cerchia dei Navigli?».
#7 Quando finisce il tuo mandato?
Ph. @il__giorno Ig
C’è infine chi vede come soluzione dei problemi della città quella di mandare via il Sindaco Beppe Sala insieme a tutta la sua giunta: «Quando finisce il tuo orribile mandato?». (Salvatore Vilardo)
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Ci sono alcune cose che sono fonte di stress per la sciura milanese. Quali?
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Le 7 cose che fanno esaurire la vera milanese
#1 Non essere invitata a un evento
bertosalotti IG – Fuori Salone
Adesso poi, con la imminente design week, fiera e Fuori Salone, vuoi che non abbia un invito a partecipare ad una serata esclusiva? Adesso che la città diventa ancora più attrattiva, fra installazioni scenografiche, eventi e ristoranti glamour? Non esiste e se esiste, è fonte di stress.
#2 Stare a casa con l’influenza
Credits: pixabay.com
Quella che ti annichilisce e non permette nemmeno di lavorare in smart working. Recarsi in ufficio, relazionarsi con gli altri, uscire di casa in ordine, é fondamentale per una sano equilibrio interiore. No all’ozio forzato.
#3 Organizzare una cena
pexels-nicole-michalou-Cena Natale
La regina dei salotti sa come ospitare a casa. Nella sua dimora anni 30 con arredi minimal chic, sarà perfettamente in grado di stupire con tavolate scenografiche, magnifici addobbi floreali e pietanze inusuali. Con un tocco in più, la sua inconfondibile eleganza, con cui saprà condire serate indimenticabili. Rinunciarci? Non se ne parla proprio.
#4 Non essere informata
passionetrasporti.com – X Atm
Sul meteo, sul traffico, sullo sciopero dei mezzi o sul perché la collega è a casa dal lavoro, tutto può tornare utile ad organizzare nel dettaglio la propria giornata ed essere pronta a qualsiasi imprevisto. Non è bieco gossip, ma informazione, senza la quale, nel caos più totale, lo sclero è dietro l’angolo.
#5 Uscire di casa in disordine
Matilde Gioli – Icona di stile milanese (Credit: Instagram @matildegioli)
La milanese se non è in ordine non esce di casa. È sempre impeccabile anche nella cura dei particolari. Non c è uno scopo dimostrativo perché di apparire non gliene importa nulla, ma é un equilibrio con se stessi, un volersi bene che passa anche dalla cura di sé. Farne a meno? Neuro assicurata.
#6 Non avere punti di riferimento
credits: lapalestra.it
Amici, palestra o il corso di ceramica, tutto ciò che insomma crea legami e una rete sociale solida, fa vivere bene, crea sicurezza interiore. Le amiche di sempre, la bottega storica, la palestra che si frequenta da anni, sono tutti elementi funzionali a legarsi alla propria città in modo indissolubile. E spesso Milano ricambia con grandi abbracci.
#7 Stare lontano da Milano troppo a lungo
pexels-asad-photo- Vacanze
Magari in occasione delle vacanze estive, si ha più tempo per staccare la spina, mollare le consuete abitudini e la solita routine. È bello conoscere nuovi paesi, vivere esperienze nuove e sperimentare nuovi sentieri anche mentali. Dopo due settimane però…anche basta: poi è bello tornare a casa no?
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I 10 stereotipi più veri sui milanesi, secondo un sondaggio effettuato sugli stessi milanesi.
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Questi sono gli stereotipi più veri sui milanesi
Sondaggio: «Uno stereotipo sui milanesi che per te è vero?». Queste sono state le risposte che hanno ricevuto il consenso maggiore.
#10 «Non salutano!»
«Il milanese non saluta». Questo si dice. E secondo i milanesi stessi si tratta di uno stereotipo realistico. Se si incrocia per strada qualcuno che si conosce siamo maestri nell’arte di abbassare lo sguardo sul cellulare, nei palazzi per evitare l’infamia del salute si origlia dalla porta per sentire se il corridoio è libero, perfino sull’ascensore si fatica a dire buongiorno, buonasera. Superiori, pigri o timidi? Cercando di giustificare il classico milanese, a volte è davvero troppo impegnato per alzare la testa e guardare chi gli passa davanti.
#9 «Fatturare fatturare»
Credits: @club_of_miljonairs IG
«Pensano sempre a fatturare». L’immagine tipica dell’imbruttito che pensa a come fare soldi anche quando si trova in ciabatte ai Caraibi. Uno stereotipo solido, classico nel definire il milanese al di fuori della città, che presenta molte verità. Soprattutto in tempi di vacche magre e di costi stellari come questo.
#8 «Fatti, non parole!»
Ci sono anche stereotipi positivi. Uno dei questi è che il milanese fa i fatti, non le parole. I milanesi sono persone di parola, non è gente, come si suol dire, “tutto fumo e niente arrosto”. Se promettono o dicono qualcosa la fanno. Questo è uno stereotipo rispondente al vero, soprattutto a Milano chi parla e non fa, fa poca strada.
#7 «Cena alle 7 di sera…»
cena tra amici (Wikipedia)
«I milanesi mangiano come le galline». Difficile trovare a Milano le tavolate che finiscono nel cuore della notte. Anche perché per fare prima a Milano spesso si unisce la cena con l’aperitivo.
#6 «Non esistono»
Un po’ come il Molise, anche sull’esistenza dei milanesi molti dubitano. Il bello di Milano è anche questo: la sua apertura a chi viene da fuori. Non solo, a Milano si definiscono non milanesi anche chi lo è da generazione ma richiama l’avo altoatesino o occitano giusto per darsi un tono esotico. Ma Milano ti prende e ti avvolge, quindi, chi sono i milanesi? Tutti coloro che la abitano e la amano.
#5 «Sono puntuali»
sveglia (da pixabay)
A Milano ci si dà appuntamento alle 17:25 e se a quell’ora non sei lì il milanese chiama per verificare se è successo qualcosa di male. Bisogna ricordarsi che a Milano il tempo è la prima ricchezza: chi non dà valore al tempo degli altri è visto come un ladro.
#4 «Sono radical chic»
Credits beppesala IG – Beppe Sala alla presentazione del Salone del Mobile
A Milano si è in tanti e ognuno ha una propria preferenza politica. Uno stereotipo confermato dalle elezioni è che il Nord è leghista, ma Milano no. Un altro è che sia la nuova Stalingrado d’Italia, dove la sinistra raggiunge livelli record. Comunque sia è vero che è la capitale italiana dei radical chic. Forse del mondo.
#3 «Lavorare come non ci fosse un domani»
credit: borderline24.com
“E tu di cosa ti occupi???” “Avevo solo detto ciao…” una delle classiche conversazioni che avvengono a Milano. Il lavoro è una ragione d’essere a Milano.
#2 «Hanno il cuore in mano»
(da pixabay)
Forse il più celebre stereotipo positivo sui milanesi. Milano ha il cuore in mano. Se sei in difficoltà trovi sempre qualcuno che ti tenda una mano. Non come assistenzialismo ma come mutuo soccorso. I milanesi sono brave persone, sono gentili e sempre felici di aiutare l’altro.
#1 «Sempre di corsa»
Credits: allafinediunviaggio.com andare di fretta Milano
«Milanese, è inutile che corri, tanto vince l’etiope», la battuta di chi ci vede da fuori ma non capisce. La velocità è forse la caratteristica sovrana a Milano. Rapidità in tutto: camminando, sulla metro, in auto, al ristorante. Velocità = qualità. Prima di andare a Milano, si consiglia sempre un po’ di allenamento cardio: bisognerà correre tutto il giorno.
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L’alta velocità è una delle infrastrutture più importanti per il Paese. Per una città metropolitana come Milano lo è ancora di più, soprattutto visto il suo notevole sviluppo negli ultimi decenni. C’è però un compromesso significativo tra il funzionamento della linee AV e delle altre linee ferroviarie: siccome sia la cintura ferroviaria, sia le grandi stazioni milanesi sono ormai sature, è opportuno pensare di costruire un passante ferroviario che diminuisca questi problemi.
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I due nuovi «super passanti» TAV: una nuova rete di treni veloci per Milano?
# La nuova rete milanese con i due passanti per treni veloci
Due passanti per Milano
Milano è uno dei più importanti snodi per l’alta velocità italiana, siccome è raggiunta da treni velocità da nord, sud, est ed ovest, per questo si potrebbero ipotizzare due direttrici per il passante alta velocità.
#1 Il passante est-ovest da Rho Fiera e Segrate sull’asse dei tre aeroporti: le 5 fermate
La prima da est ad ovest, da Rho Fiera e Segrate accoglierebbe i treni in direzione Torino e Venezia, con un totale di cinque fermate:
Rho fiera (M1)
Milano Cadorna (M1, M2, S3, S4, S8, S18)
Milano Porta Garibaldi (M2,M5, S1,S2, S5, S6, S7, S8, S11, S12, S13, S14, S15, S18)
Milano Centrale (AV, M2, M3)
Segrate (M4, S5, S6)
Questo passante ferroviario potrebbe anche migliorare il servizio Malpensa Express, in quanto unirebbe i due tragitti, quello che collega l’aeroporto di Malpensa a Milano Centrale, aumentando così la frequenza dei mezzi. Potrebbe anche essere un gancio di collegamento tra i tre aeroporti: Malpensa, Linate e Orio.
#2 Il passante nord-sud tra Monza e Milano Rogoredo sull’asse Genova-Svizzera: le 3 fermate
Da nord a sud possiamo invece pensare ad un servizio che colleghi la stazione di Monza con quella di Milano Rogoredo, accogliendo a nord i treni per la Svizzera e a sud quelli per Genova e per Roma. In questo caso, il numero di stazioni sarebbe limitato a tre, ma garantirebbe un ottimo interscambio sia con il servizio metropolitano, sia con quello dei treni suburbani.
Monza (M5, S7,S8,S9, S11, S18)
Milano Centrale (AV, M2, M3)
Milano Rogoredo (M3, S1,S2, S12, S13)
# I benefici ottenibili costruendo le due linee
Circle Line
Così facendo, diminuirebbero i treni che percorrono la cintura urbana, questo permetterebbe di inserire al posto dei treni AV, un maggior numero di treni della circle line, garantendo quindi la creazione di questo servizio con una frequenza quasi metropolitana.
Allo stesso modo, sarebbe possibile accogliere più treni alta velocità a Milano Centrale, ad esempio anche i treni TGV per Parigi, che oggi fermano a Milano Porta Garibaldi o potrebbero dirigersi anche oltre Milano.
Oltre a questo sarebbe possibile rendere il collegamento Milano-Malpensa un servizio con frequenza molto più elevata in quanto il numero di mezzi sarebbe invariato, ma unificando la linea con quella che si dirige a Milano Cadorna, la frequenza raddoppierebbe.
Oltre a questo, Milano potrebbe creare delle stazioni completamente automatiche, come quella presenti lungo le linee metropolitane M4 e M5, che garantirebbero ai treni che non si fermano in tutte le stazioni di poter avere velocità di percorrenza maggiori, oltre a garantire una migliore sicurezza in banchina.
Le questioni da approfondire, sarebbero il dimensionamento dell’opera, in quanto bisognerebbe garantire una certa capacità di accogliere mezzi, oltre alla creazione delle stazioni nel centro di Milano, in quanto lo spazio, anche in verticale, ormai scarseggia.
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A tre fermate di metro dal centro Milano si nasconde una panetteria che celebra la tradizione filippina con dolci e pani autentici. Un angolo nascosto di cultura gastronomica da scoprire e assaporare.
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Il forno di Milano dove fare colazione a 1 euro
# Una porta d’accesso alla cultura filippina
bakersplacetinapayan IG
I filippini sono una delle comunità più numerose in Italia, ma la loro cucina è ancora poco conosciuta. Mentre ristoranti cinesi e giapponesi abbondano, la gastronomia filippina resta di nicchia, con pochi locali frequentati perlopiù dalla stessa comunità. A Milano, però, un progetto unico sta facendo scoprire i prodotti: Baker’s Place Tinapayan, un panificio che porta sulle tavole dolci e pani tipici come Otap Otap, Pianono e Bitso Bitso.
bakersplacetinapayan IG – Negozio
Fondato da Romeo Mendoza, maestro fornaio con 45 anni di esperienza, il forno di via Plinio è l’ultima evoluzione di un lungo viaggio iniziato nelle Filippine, passato per l’Arabia Saudita e le navi da crociera, fino a Milano. Romeo, cresciuto tra panetterie e festival del pane a Batangas, ha portato qui la sua passione e il suo sapere, creando un ponte culturale attraverso i sapori. Dopo quasi 10 anni di attività, Baker’s Place non è solo un panificio, ma una porta d’accesso alla cultura filippina, tutta da scoprire.
# Le prelibatezze vicine ma lontane
bakersplacetinapayan IG – Kakanin
Molto interessante è la varietà di dolci che sono prodotti, alcuni rappresentano degli specifici territori delle Filippine e testimoniano tradizioni di panificazione regionale con cui Mendoza è venuto in contatto negli anni. Come la Buko Pie, una torta popolare della città di Laguna farcita con polpa di cocco, più buona se mangiata vecchia di un giorno. L’Hopiang è uno dei pezzi forti, un dolce da forno di antiche origini cinesi farcito con cipolle dolci o con carne di maiale in agrodolce. Il Kababayan è una sorta di muffin che si serve ricoperto di burro fuso, il Pianono è una specie di torta rustica arrotolata che accoglie volentieri formaggio e prosciutto ma che storicamente si farciva con margarina e zucchero.
bakersplacetinapayan IG – Ube bears
Il Bitso Bitso è un pane cotto al forno fatto di pasta morbida solitamente fritto. Può essere farcito in vari modi, ricoperto di glassa o semplicemente di zucchero bianco. L’Ensaymada è un tipo di pane dolce nato a Maiorca, in Spagna che, durante la dominazione spagnola, è stato assimilato e modificato dalla produzione locale. Questo dolce al forno è morbido, dolce e gustoso come una brioche. C’è anche il Cinnamon Bread che è una torta cotta al forno, fatta di sfoglie di pasta arrotolata con lievito, cannella, uvetta e zucchero e una spruzzata di glassa bianca come finitura. Questa deliziosa torta soffice è originaria della Svezia, dove è chiamata “Kanelbulle” ed è ideale per le pause tè, caffè o dessert.
I riferimenti culinari sono locali ma anche internazionali, con parecchi dolci che si ispirano alle produzioni cinesi e occidentali e soprattutto quella spagnola, visto che le Filippine sono state per molto sotto la dominazione di Madrid. I prezzi sono a dir poco contenuti: partono da 1 euro in su fino ad una media di 3,50 euro.
La panetteria ha tre punti vendita e, quella di via Plinio 12, si trova attaccatissima a Corso Buenos Aires, dove c’è la fermata della metropolitana Lima:
via Plinio 12
viale Fulvio Testi 70
viale Stelvio 74
Sono aperti dal lunedì al sabato dalle 8 alle 19, mentre la domenica è chiuso.
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Di Emat560 - Opera propria, CC BY 4.0, httpscommons.wikimedia.orgwindex.phpcurid=157561589 - Estensioni metro
Tra progetti in rampa di lancio, incagliati e in valutazione, sono diverse le estensioni che potrebbe rivoluzionare la rete metropolitana di Milano. Vediamo quali sono e il punto della situazione.
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Prolungamenti e nuova M6: il 2025 sarà l’anno della svolta per la rete metropolitana di Milano?
# M1: 3,3 km verso ovest (Bisceglie – Olmi) e 1,9 km verso nord (Sesto Restellone – Cinisello Bettola)
Credits Comune di Milano – Estensione M1 Quartiere degli Olmi
La M1, la prima linea metropolitana di Milano, attende due importanti prolungamenti. Uno verso ovest, con l’estensione fino a Quartiere Olmi. Questo prolungamento prevede una lunghezza di circa 3,3 km e 3 nuove fermate (Parri-Valsesia, Baggio e Olmi).
L’altro riguarda l’estensione verso nord con una lunghezza di 1,9 km e 2 nuove fermate(Sesto Restellone e Cinisello Bettola). I cantieri per questo tracciato sono stati aperti ormai 15 anni fa, ma non sono mai stati terminati. Nel mese di febbraio si è chiuso il secondobando per l’estensione a ovest della linea, dopo il flop del primo, che comprende l’opzione, esercitabile da Palazzo Marino, per far concludere i lavori anche per la tratta verso Monza. Nei prossimi mesi è prevista l’assegnazione dell’appalto, entro la fine dell’anno la partenza dei cantieri pe entrambi i progetti. Inaugurazione del prolungamento per Bettola nel 2029, per quartiere Olmi nel 2031-2032.
# M4: 3,1 km e due fermate (Idroscalo San Felice e Segrate Porta Est)
M4 Segrate
Il prolungamento verso Segrate della linea M4 appresenta un tassello fondamentale per l’estensione della rete, con una lunghezza di circa 3,1 km e 2 nuove fermate (Idroscalo San Felice e Segrate Porta Est), soprattutto per collegare meglio l’hinterland est a Milano. In questi mesi è dovrebbe essere avviata la Conferenza dei Servizi, sono ancora da recuperare circa 70 milioni di extracosti, con l’obiettivo di partenza dei cantieri tra la fine dell’anno e i primi mesi del 2026, per concludersi tra il 2032 e il 2033. Al futuro capolinea la linea previsto l’interscambio con la nuova stazione dell’alta velocità ancora da costruire.
Una lunghezza di circa 13 km e 11 nuove fermate, da Bignami a Monza Polo Istituzionale, tra i progetti più importanti per decongestionare il traffico nella zona nord di Milano e migliorare i collegamenti con la Brianza. All’appello mancano 589 milioni di euro, non contando i 300 milioni promessi nell’ultima finanziaria, da recuperare entro giugno 2025 per non rischiare di perdere anche l’1,29 miliardi già stanziati. A seguito di un incontro tra tutti i sindaci interessati, si era paventato la cancellazione di alcune fermate e la realizzazione dell’opera in più lotti, è stato concordato di proseguire con un unico lotto. Si attende nei prossimi mesi una riunione presso il Ministero dei Trasporti, con una rappresentativa degli enti coinvolti, per trovare la quadra sulla questione extracosti. Il cronoprogramma prevede bando di gara tra fine 2026 e inizio 2027, avvio dei lavori a settembre 2027 e inaugurazione del prolungamento a dicembre 2033.
A ottobre 2024 era attesa la presentazione di sei 6 progetti di tracciato, in realtà uno era inerente l’estensione della linea M2 da piazza Abbiategrasso verso in direzione del Vigentino, per la linea rosa. Il 2025 potrebbe essere l’anno buono per vedere le soluzioni studiate da MM e Politecnico. La sfida verte però al momento su due ipotesi. Una voluta dal Comune di Milano, con un percorso sud-ovest/sud-est dalla Barona a Ponte Lambro, e prosecuzione lungo l’arco ovest non servito dalla cintura ferroviaria per servire zone come Sempione, Certosa e forse MIND.
Il Giornale – Percorso ipotizzato nuova M6
Un’altra spinta dal governo italiano, che prevede lo sbinamento dal ramo della M1 per Bisceglie e la continuazione in direzione lungo l’asse del Ripamonti per fare capolinea a Opera/Locate Triulzi e interscambiare con la stazione dell’alta velocità sulla Milano-Genova in fase di valutazione.
# M5 per Settimo e M3 per Peschiera più avanti nella progettazione, a rilento M4 per Buccinasco e M2 per Vimercate
Estensioni
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Prolungamento M5 Settimo Milanese
Prolungamento M5 Settimo Milanese
Credits treno metro4milano IG - Prolungamento M4
M3 Peschiera
Prolungamento M5 Settimo Milanese
Tra i prolungamenti allo studio, per i quali al momento non si attendono novità nel 2025, ci sono in ordine di avanzamento progettuale:
la M5 verso Settimo Milanese, di circa 4,5 km e 4 nuove fermate. Realizzati i primi rilievi nel sottosuolo in zona San Siro, in corso lo studio di fattibilità;
la M3 verso sud est con due fermate, una a San Donato e l’altra a Peschiera Borromeo. Al lavoro MM per realizzare lo studio di fattibilità;
la M4 verso sud ovest, con estensione più probabile di 1-2 fermate tra Buccinasco e Corsico. In questo caso, tra le sei ipotesi, la più ambiziosa con estensione fino a Trezzano sul Naviglio, non è stata in realtà effettuata ancora una scelta.
infine l’estensione della M2 fino a Vimercate, anche se si tratta di prosecuzione in metrotranvia, per la quale è partito da poco l’elaborazione di uno studio di fattibilità preliminare.
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La cosa che piace di più Milano è la possibilità di girare il mondo senza andare troppo lontano. Ecco 5 ristoranti etnici che proprio non puoi perderti.
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5 locali etnici imperdibili a Milano
#1 Llama Maki – via Silvio Spaventa, 1
llamamakinikkei IG
È il primo ristorante e uramakeria Peruviana in chiave fusion basato sulla tradizione, l’originalità e l’innovazione con la professionalità di chi ha fatto della ricerca del gusto la propria professione. Ogni sera con la loro filosofia riescono a far vivere un’esperienza unica ai loro clienti accompagnandoli in un viaggio sensoriale e gustativo in cui incontreranno i sapori, le consistenze e i prodotti esotici e tradizionali che compongono la ricca cultura nikkei peruviana, senza bisogno di prendere un aereo per goderne.
Llama Maki è frutto del lavoro dello chef Gustavo Morales, che trasforma gli ingredienti peruviani di alta qualità in piatti deliziosi e ricchi di cultura. L’obiettivo è far sentire i clienti come a casa, offrendo un’esperienza accogliente e familiare. Il locale offre due diversi menù:
Menù pranzo: durante la settimana a mezzogiorno è disponibile il Menu Business Lunch composto da piatti gustosi e diversi dal solito.
Orario Menu Business Lunch: da martedì a venerdì dalle 12.00 alle 14.45
Puoi scegliere 1 Entradas + 1 piatto principale + 1 acqua a 15€.
Menù cena: è un viaggio sensoriale e ogni morso del piatto che sceglierete di assaggiare vi farà immergere nella ricca cultura gastronomica nikkei peruviana. Orario cena: da martedì a sabato dalle 19.00 alle 22.30, domenica dalle 12 alle 14.45.
#2 Sachi – via Orefici, 26
sachi.milano IG – Interno
Sachi è l’indirizzo specializzato in cucina nipponica all’ultimo piano del nuovissimo Palazzo Cordusio, parte del progetto di riqualificazione e restauro dello storico Palazzo Venezia, oggi trasformato nell’hotel 5 stelle lusso del gruppo Gran Meliá. A suggerire che questo sia un locale davvero speciale è, in primis, la posizione, a pochi passi dal Duomo e dal Quadrilatero della Moda, all’interno di una terrazza con giardino che guarda le guglie del Duomo. Sachi è il secondo locale che porta questo marchio, dopo la prima apertura avvenuta a Londra, aperto dal gruppo Sunset Hospitality Group. Un rooftop che gioca sugli elementi e gli stili classici orientali senza mai calcare la mano: il grande bancone è un’esperienza diretta con i sushimen, l’imponente bonsai centrale, i toni naturali del legno, i famosi byōbu, ovvero i tipici paraventi giapponesi formati dall’unione di pannelli decorati con pitture decorative e calligrafiche.
Sachi in giapponese vuol dire “felicità” ed è il concetto di base che guida la mano dello chef Moon Kyung Sooha che attinge a rituali e tradizioni antiche per creare il percorso gastronomico. Coreano con una formazione giapponese, lo chef Moon Kyung Sooha porta in tavola un menù che si trova a mezza via tra il pranzo ‘kaiseki’, più informale e conviviale, e la cucina degli ‘izakaya’, le classiche trattorie del Giappone. Questo stile esclusivo prende il nome di “kappo ryori”, letteralmente “tagliare e cucinare”. La carta comincia con i kobachi, antipasti come l’insalata goma di spinaci, i friggitelli verdi con miso rosso al miele e il karaage di wagyu con toro, caviale e aioli al tartufo. Non mancano poi i crudi, dalla tartare di toro al carpaccio di ricciola con miso al coriandolo e zucca giapponese. C’è anche spazio per la robata, la classica griglia, e una selezione di whisky giapponesi, sake e vini di prima classe curata dai loro sommelier.
Menù classico: 6 portate abbinate a una selezione di 8 calici Chianti Classico e una Grande Selezione di Ricasoli, è un viaggio per immergersi nella tradizione giapponese: sugli ingredienti: dalla carne di razza rara cotta sulla griglia robata al pescato del giorno, il tutto accompagnato dalla storia della cantina guidato da esperti del settore.
Menù Omakase: tradotto come “lascio a te la scelta,” è una cena multi-portata guidata dallo chef, ispirata alle stagioni e ai migliori ingredienti disponibili. Si svolge al bancone di fronte alla cucina a vista: è un’esperienza intima e interattiva tra ospite e chef composta da 6 portate abbinate a una selezione di 8 calici Chianti Classico e una Grande Selezione di Ricasoli guidato dallo chef.
Orari: dalle 7.00 alle 11.00, chiuso la domenica.
#3 Cittamani – piazza Carlo Mirabello, 5
cittamanimilano IG
La figura femminile del Buddha, espressione della saggezza:Cittamani è una parola carica di significato che dà il nome a uno dei ristoranti punto di riferimento a Milano per la cucina indiana, evocando un luogo di armonia e illuminazione culinaria. Situato nel cuore dello storico quartiere Brera all’interno di un edificio del Novecento, Cittamani è un ristorante elegante e di design in cui i materiali di pregio come l’ottone, il marmo e poi la pelle e gli specchi si sposano con i complementi e agli arredi creati artigianalmente in India. Le ampie vetrate regalano un’apertura verso l’esterno creando un continuo con la città che lo ospita e con la quale intrattiene un forte legame. Tempio gastronomico e crocevia che fonde la ricchezza culinaria dell’India moderna con quella dell’Italia contemporanea rispecchia fortemente lo spirito della sua fondatrice Ritu Dalmia.
A guidare la cucina del ristorante di Ritu Dalmia, c’è lo chef Bishnu Prasad Dhakal originario del Nepal, formatosi sotto la guida di Dalmia a partire dal 2004 presso i ristoranti Diva. Il progetto di ristorazione ha preso forma grazie al sostegno nella società sudafricana Leeu Collection e del suo fondatore, l’imprenditore di origine indiana, Mr. Analjit Singh, che ha da subito creduto nell’intuito di Dalmia.
Il menù di Cittamani propone una cucina indiana autentica e casalinga dai sapori delicati, nella quale le spezie sono utilizzate in maniera dosata, così da soddisfare i gusti locali, con ispirazioni provenienti dai piatti tipici regionali della Penisola. Non a caso, gli ingredienti utilizzati sono per la maggior parte di provenienza italiana, selezionati personalmente da Ritu Dalmia in occasione dei suoi lunghi viaggi da piccoli produttori locali. La carta dei vini conta circa 60 etichette di cui il settanta per cento italiane. Tema cardine dell’offerta enogastronomica di Cittamani è il concetto di condivisione: è possibile scegliere tra una grande varietà di piatti in versione sia piccola che grande, così da degustare, sperimentare e, appunto, condividere un’esperienza variegata e multisensoriale, in cui i profumi e i sapori dell’india si mescolano a quelli a noi familiari.
Orari: a pranzo dalle 12.30 alle 15.00, a cena dalle 19.00 alle 23.00, aperto tutti i giorni, il sabato solo a cena, la domenica chiuso.
#4 Veranda – via Bezzecca, 6
dancersfooddiary IG – Veranda
Il ristorante Veranda, inaugurato nel 2012 in via Bezzecca nella zona di Piazza V Giornate, ha mantenuto il suo nome originale. La scelta del nome si ispira alla sua atmosfera accogliente e alla disposizione degli spazi, che ricreano l’idea di una veranda, il termine “veranda” ha infatti lo stesso significato in italiano, ucraino e russo. L’idea di coniugare la cucina russa e ucraina con quella georgiana è dovuta al fatto che lo chef del ristorante viene dalla piccola repubblica ex-sovietica, nota per la sua cultura gastronomica antichissima e riconosciuta in tutto il mondo. Le tre cucine condividono molte caratteristiche, che derivano sia dalla vicinanza geografica che da secoli di scambi culturali, migrazioni e interazioni storiche nella regione euroasiatica. Tutte e tre utilizzano abbondantemente ingredienti come carne, patate, cereali e latticini nelle loro preparazioni, oltre all’uso di spezie e erbe aromatiche simili come aneto, coriandolo, aglio, paprika che conferiscono sapori intensi e molto distintivi.
La missione di Hanna, la proprietaria, è dimostrare che la tavola unisce, proprio per questo lei stessa ha indicato un piatto assolutamente da assaggiare per ognuna delle tre cucine servite nel suo locale. Per l’Ucrain il borsch, la coloratissima zuppa di cavolo, barbabietole, manzo, panna acida e verdure, per la Russia invece l’insalata Olivier che è la vera insalata russa e per la la cucina georgiana il piatto suggerito è il khachapuri, il pane a forma di occhio, ripieno con formaggi tipici, tuorlo d’uovo e burro. L’intraprendenza della proprietaria l’ha portata a produrre una sua linea di birre artigianali, che è possibile assaggiare solo all’interno di Veranda, che hanno il nome di sua figlia di 8 ann.
#5 Eldogo – via Nicola D’Apulia, 4
eldogo_bistrot IG
El Dogo è un bistrotd’impronta argentina aperto nel 2023 a Nolo, una via di mezzo tra un locale street food e un ristorante. Di fatto, El Dogo è un bistrot attraente per l’offerta, l’atmosfera e la posizione. Il locale si sviluppa con 40 coperti su due sale, in particolare, quella principale vede una parete completamente rivestita di muschio, che vuole puntare l’attenzione sul rispetto per l’ambiente (qui la plastica non esiste), oltre a svolgere una salutare funzione fonoassorbente. È interessante anche il simbolo-insegna del bistrot che celebra il Dogo, la famosa razza canina originaria della provincia Cordoba. Un cane che è un richiamo diretto a questa terra, un cane leale e protettivo che si ritrova anche all’interno del locale con le sue impronte stampate sul soffitto del corridoio che unisce le due sale.
Mario Celotti, di prima professione architetto, ha inaugurato il locale puntando su una formula formato famiglia che si focalizza su un’ampia offerta di empanadas, confort food per eccellenza. Si tratta di una rielaborazione di una tradizione domestica: la mamma di Mario, Josefine, è infatti argentina e i figli sono cresciuti a suon di tipicità gastronomiche locali, empanadas in testa. Al momento in lista ce ne sono sei, ripiene di manzo, pollo, tonno, zucca, erbette, formaggio e cipolla. Appetitosi anche i panini, come il Choripán, una pita con salsiccia speziata, chorizo e salsa chimichurri, e il Lomito, con controfiletto di manzo e sempre con salsa chimichurri. Ma si spazia anche dalla caponata al polpo e crostacei, un piatto in bilico tra Sicilia e Sudamerica davvero riuscitissimo, alla carne di qualità come il diaframma di manzo con tortino di patate dolci e salsa criolla. Una formula vincente, che punta su empanadas e piatti della tradizione mantenendo un equilibrato rapporto qualità-prezzo.
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C’è un piatto che mette tutti d’accordo: la pasta. Da nord a sud, ogni regione ha la sua specialità e a Milano se ne può trovare di ogni gusto. Vediamo alcuni dei ristoranti dove si mangia la pasta più buona della città secondo un sondaggio tra i lettori e le recensioni dal web.
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I 5 piatti di pasta più buoni di Milano
#1 Bottega Sicula: il meglio della Sicilia nel piatto
bottegasiculamilano IG
Per quelli che amano la pasta con i sapori del Sud, Bottega Sicula è il posto perfetto. Qui si trovano busiate al pesto trapanese, pasta alla norma e altri capolavori della cucina siciliana, preparati con ingredienti di altissima qualità. Il locale è un angolo di Sicilia a Milano, con un’atmosfera familiare e accogliente. I profumi e i sapori richiamano la tradizione isolana, regalando un’esperienza che va oltre il semplice pasto. Qui ogni piatto racconta il sole, il mare e la passione della cucina siciliana. Media recensioni Google: 4.5/5
Indirizzo: via Mantova, 5
#2 PepeNero: tradizione e creatività in ogni piatto
pepeneroripamonti IG
Qui la pasta è un’arte. PepeNero unisce tradizione e innovazione con piatti che sorprendono per sapore e originalità. Dagli spaghetti alle vongole veraci al risotto ai frutti di mare, fino alle linguine all’astice, ogni portata è un viaggio nei sapori autentici italiani. L’atmosfera elegante e l’attenzione ai dettagli rendono l’esperienza ancora più speciale. Il locale è raffinato ma senza eccessi, con un servizio attento che fa sentire ogni cliente coccolato. Ogni piatto è studiato per valorizzare al massimo gli ingredienti, mantenendo un perfetto equilibrio tra tradizione e modernità. Media recensioni Google: 4.5/5
Indirizzo: viale Umbria e via Ripamonti 118
#3 Osteria della Pasta e Fagioli: la semplicità della tradizione pugliese
osteriadellapastaefagioli IG
Se cerchi una vera trattoria, questo è il posto giusto. Osteria della Pasta e Fagioli propone piatti genuini, fatti con ingredienti selezionati e cucinati come una volta, della tradizione pugliese. Da provare le orecchiette come cime di rapa o al ragu, le caserecce trafilate al bronzo con fagioli o la zuppa di legumi, serviti in porzioni generose e con un tocco di casa. Il locale è semplice e senza fronzoli, proprio come i suoi piatti: sostanza e qualità sono le parole d’ordine. Media recensioni Google: 4.2/5
Indirizzo: via Giulio e Corrado Venini, 54
#4 Il Solferino: eleganza e gusto senza tempo
ilsolferinomilano ig
Nel cuore di Brera, “Il Solferino” è un ristorante storico dove la pasta è protagonista, aperto dal 1909. Il loro risotto alla milanese è leggendario, ma anche i primi di mare, come le tagliatelle al riccio di mare con pomodorino fresco, meritano una menzione speciale. Il locale è elegante e curato nei dettagli, con un’atmosfera calda che lo rende perfetto per una serata speciale. La qualità delle materie prime è il punto di forza, con una cucina che esalta i sapori senza stravolgerli. Media recensioni Google: 4.1/5
Indirizzo: via Castelfidardo, 2
#5 Giulio Pane e Ojo: l’autentica trattoria romana a Milano
Ph. @giuliopaneeojo
Un angolo di Roma a Porta Romana. Da Giulio Pane e Ojo la pasta è una cosa seria: carbonara, amatriciana, cacio e pepe, tutte preparate secondo la tradizione, con ingredienti autentici e senza compromessi. Le porzioni abbondanti e il gusto deciso fanno di questo locale una tappa fissa per gli amanti della cucina romana. L’atmosfera è quella tipica delle trattorie di una volta: tavoli in legno, tovaglie a quadri e un servizio cordiale. È il posto perfetto per una cena informale tra amici, con piatti che parlano di autenticità e sapori veraci. Media recensioni Google: 3.9/5
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E così Mina è arrivata a posizionare 85 candeline sulla torta di compleanno. In questi giorni, il 25 marzo, l’ugola più famosa ha raggiunto un traguardo anagrafico di tutto rispetto. Un’entità umana resistente alle intemperie della vita, come lei, non avrà certo ceduto alla tentazione di voltarsi indietro, casomai il compleanno potrebbe essere stata l’occasione per riflettere su un nuovo progetto musicale, magari ancora con un giovane talento emergente.
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Mina, l’anomala “Tigre di Cremona” spegne 85 candeline
# Il ritiro delle scene che l’ha fatta entrare nella leggenda
Mina
L’anomala “Tigre di Cremona”(anomala perchè in realtà è nata a Busto Arsizio) chissà quanto inconsapevolmente, ritirandosi dalle scene in modo così improvviso e inaspettato, da quel 23 agosto 1978, ultima sua apparizione, è entrata nella leggendacome una di quelle star che muoiono ancora giovani, nel pieno del successo. Invece Mina, non solo ha continuato ad essere viva e vegeta, ma dal suo esilio volontario svizzero, ha sfornato album e canzoni di successo. Il brano di Luca Barbarossa dedicato al “2000” lo dice bene: “pensavamo che Rivera fosse Dio e che quello di Mina non fosse un addio”…. invece l’addio dal farsi vedere in pubblico c’è stato e nessuno, neppure i più grandi cantanti della storia del pianeta, sono riusciti a convincerla a riapparire, anche solo in versione demo.
# Il rapporto stretto con Milano: entrambi i figli nati alla Mangiagalli
wikipedia.org – Mina con Donzelli
Mina e Milano hanno sempre avuto un rapporto stretto, anche se la cantante bustocca si è sempre sentita (o lo ha voluto far credere) troppo umile e contadina per appiccicarsi un’identità milanese. Ma a Milano ha scelto di farci nascere i due figli: Massimiliano Pani e Benedetta Crocco (in arte Mazzini, come la mamma), entrambi nati nella clinica Mangiagalli ed entrambi legati a doppio filo con la città meneghina.
Ma torniamo a Mina e Milano: giovanissima chiese al padre di voler suonare, lui, preso da un eccesso di generosità, le compra alcuni strumenti, convinto che la figlia si voglia destreggiare in casa. Invece, mette subito in piedi un complessino e con i suoi amici musicisti viene ad esibirsi alla Sei Giorni.
Nella nostra città Mina aveva il proprio parrucchiere di fiducia, “il Nino”, che nel 1961, quando pertecipò al Festival con “Le Mille bolle blu”, la raggiunse a Sanremo per tenere a bada la capigliatura.
# Lo storico duetto con Battisti a “Teatro 10” in Rai
E poi che dire dei “Cinque amici da Milano”, che proprio milanesi non erano, ma che sin da giovanissimi avevano scelto il capoluogo lombardo per fare musica: Gianni Dall’Aglio (batteria), Massimo Luca (chitarra acustica), Angelo Salvador (basso), Eugenio Guarraia (chitarra elettrica) e Gabriele Lorenzi (tastiere), il 22 aprile 1972 partirono in treno da Milano Centrale, dormendo in cuccetta, per raggiungere Roma, dove il 23, avrebbero accompagnato musicalmente Mina nel celeberrimo incontro con Lucio Battisti, nella trasmissione della Rai “Teatro 10”. Gli “amici” giunti dall’ombra della Madonnina, furono i co-protagonisti di quegli 8 minuti di medley dei due mostri sacri della canzone, diventando testimoni di una delle più belle pagine della musica italiana.
# La relazione con Alfredo Cerruti
Il gossip degli anni settanta parlò anche della relazione tra Mina e Alfredo Cerruti, il produttore, autore e cantante, nonché “padre” degli Squallor: i due furono anche rappresentati dalla matita di Walter Molino nelle mitiche prime pagine di Grand Hotel. Mina arrivava da storie sentimentali complicate e non voleva tornare sotto i riflettori dei pettegolezzi. Così, assieme a Cerruti, affittò un piccolo alloggio in via Poerio, a Milano, per potersi godere in santa pace i (pochi) momenti liberi.
Mina e Milano hanno poi avuto altri momenti di incontro, legati alla carriera della cantante, e c’è chi ha la convinzione che Mina, con un abbigliamento depistante, venga a Milano in diverse occasioni.
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Quali sono state le temperature record a Milano? Quanti i mm di precipitazioni? Affidandoci alla stazione meteorologica di Milano-Brera abbiamo risposto a queste domande.
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Fa troppo caldo, fa troppo freddo: le temperature da record nella storia di Milano
# Il mese più freddo? Gennaio
La temperatura media del mese più freddo, gennaio, è di +2,6 °C.
credits Andrea Cherchi
# Il mese più caldo? Luglio
Secondo i dati, il mese più caldo è invece luglio, con una temperatura media che raggiunge i 24,6°C . Si registrano però valori inferiori nelle campagne circostanti dove l’effetto “isola di calore” è assente.
credits Leggo
# Ogni anno quasi un giorno su tre a Milano la temperatura scende sotto zero
Si contano 108 giorni di gelo all’anno in cui la temperatura scende sotto zero, ovvero il 30% delle giornate in un anno.
credits Andrea Cherchi
# 27 giorni si sale sopra i 30 gradi
Molti di meno i giorni di grande caldo: sono infatti 27 i giorni all’anno con temperatura massima uguale o superiore ai 30 °C.
# Il record di freddo: 17 gradi sotto lo zero
Il record di freddo è stato toccato nel 1855 con -17,3 gradi. In tempi più recenti -17 gradi nel gennaio 1985.
# Il record di caldo: sfiorati i 40 gradi
Il record di caldo sono i 38,3 gradi dell’11 agosto 2003, seguiti dai 38,1 del 7 luglio 1957.
# Le precipitazioni medie annue
In base ai dati climatologici, le precipitazioni medie annue sono di 983 mm, distribuite mediamente in 105 giorni con picco autunnale, massimi secondari primaverile ed estivo, con un minimo invernale.
# La radiazione solare più alta
La radiazione solare media globale più alta si raggiunge a luglio, con un livello di 2270 MJ/m²
# Quanti giorni piove d’estate? 24
In media durante la stagione estiva a Milano si hanno 24 giorni di precipitazioni per un totale di 237 mm di pioggia caduta. Infatti, a giugno sono 10 i giorni in cui si registrano precipitazioni, mentre a luglio 7, così come ad agosto.
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29 marzo 2023: una data che ha segnato una svolta nella mobilità milanese. Quando il sogno a lungo proibito degli automobilisti è diventato legittimo.
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29 marzo 2023. La grande svolta nella mobilità milanese: apre la «corsia dinamica»
# Dal 29 marzo 2023 su un tratto di tangenziale dell’A4 si può viaggiare nella corsia d’emergenza
Credits comunedicormano – Svincolo Cormano
29 marzo 2023. Il giorno in cui su un tratto milanese dell’autostrada A4, che funge da tangenziale nell’area a nord di Milano, gli automobilisti possono iniziare a percorrere la corsia di emergenza per circa 4 km tra lo svincolo di Cormano e quello di viale Certosa. E viceversa. L’innovazione prende forma con la quarta corsia dinamica, un sistema che rivoluziona la viabilità adattandosi in tempo reale: da tre corsie più emergenza a quattro corsie senza corsia di emergenza. Ma questo è solo l’inizio. Il tratto dotato di “corsia supplementare” verrà esteso, trasformando il concetto stesso di scorrimento autostradale.
# Partiti i lavori per il raddoppio: in corso cantiere tra Cinisello Balsamo e Cormano
Primo tratto corsia dinamica A4
Attualmente sono i corso i lavori, partiti dalla primavera 2024, nella tratta compresa tra la galleria fonica di Cinisello Balsamo e Cormano. A lavori conclusi il sistema entrerà in funzione su un tratto di 9,3 km lungo la A4, estendendosi dallo svincolo di viale Certosa fino a Cinisello Balsamo. Oltre a migliorare la fluidità del traffico, questa innovazione avrà un impatto sull’ambiente, riducendo le emissioni di CO₂ di circa 1,5 tonnellate per ogni ora di operatività. Un passo avanti verso un’autostrada più efficiente e sostenibile.
# Un altro record per Milano: prima autostrada a 4 corsie gestita in modo dinamico
Credits stradeeautostrade.it – Corsia dinamica
Milano segna un altro record di innovazione: è il primo tratto autostradale in Italia a quattro corsie gestite in modo dinamico. A Bologna, infatti, il sistema è applicato solo su tre corsie. Qui, invece, la tecnologia ridefinisce il traffico in tempo reale, con un’infrastruttura intelligente che informa gli automobilisti sulla disponibilità della corsia di emergenza, trasformandola da spazio di sicurezza a risorsa dinamica per la viabilità “quando le condizioni di traffico lo richiederanno e quando la stessa non risulterà interessata da eventi o dal transito di veicoli di soccorso” spiega in una nota Aspi che prosegue spiegando come: “la A4 tra Cormano e Viale Certosa sarà il primo asset in Italia ad essere dotato di un sistema di gestione dinamico in un contesto a 4 corsie, caratterizzato da un sistema altamente tecnologico AID (Automatic Incident Detection) in grado di rilevare le condizioni della piattaforma autostradale e di segnalare opportunatamente all’utenza lo stato di apertura o chiusura della corsia di emergenza“.
# Un tratto di autostrada usato dai milanesi come una tangenziale
Tratto milanese autostrada A4
Per i milanesi, questo tratto della A4 è considerato come una tangenziale. Si sviluppa linearmente appena oltre i confini amministrativi della città, offrendo tre accessi strategici da viale Fulvio Testi, viale Enrico Fermi e dalla zona Stephenson-Certosa, prima di confluire in Corso Sempione. Una configurazione che permette di attraversare il nord di Milano senza semafori né incroci, garantendo un collegamento rapido ed efficiente.
Eppure, la congestione cronica ne ha spesso vanificato il potenziale. Ora, però, l’innovazione sta cercando di cambiare le regole del gioco: il nuovo sistema dinamico aiuta a fluidificare il traffico, in sinergia con il completamento dell’A52, che ha finalmente chiuso il cerchio delle tangenziali milanesi.
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Sono diversi gli esempi in Europa. E perfino a Milano. Può avere senso oggi un altro quartiere satellite a Milano, oppure senza consumare suolo vergine è meglio rinnovare la città riutilizzando quello già sfruttato?
Nel futuro di Milano ci sarà un nuovo «quartiere satellite»?
# Gli esempi in Gran Bretagna e in Svezia
Letchworth Aerial Photos
In Gran Bretagna furono costruite nel secondo dopoguerra le New Town quale Milton Keines per ridistribuire parte della popolazione e delle attività soprattutto intorno alla Grande Londra, sull’esempio delle garden city realizzate all’inizio del Novecento come Letchworth scelta da facoltose famiglie che già allora abbandonavano la capitale.
Vällingby Maps
Pure a Stoccolma dagli anni 1950 sono stati realizzati diversi quartieri satelliti lungo le linee della rete regionale di metropolitana e della ferrovia, la più nota è Vällingby una città satellite di 20mila abitanti. Il masterplan, in grande parte progettato dal più famoso architetto svedese Sven Markelius, la divide in tre parti: il centro con edifici civici, commerciali e terziari vicino alla stazione, e nella periferia le aree residenziali composte da diverse tipologie – a schiera, in linea di media altezza e a torre – e zone a verde.
# La prima città satellite di Milano
Modello. Stampa fotografica a colori. (Archivio Vico Magistretti) Milano San Felice
La prima città satellite verde di Milano è Milano San Felice, sorta nel 1966-1975 e situata in un’area di circa 800.000 mq tra i comuni di Segrate, Pioltello e Peschiera Borromeo: un elegante quartiere privato residenziale da 7 mila abitanti e 2 mila abitazioni con servizi di qualità, destinato ai ceti più abbienti. Due maestri milanesi del secondo Novecento quali Vico Magistretti, autore pure del masterplan, e Luigi Caccia Dominioni, lo progettarono sviluppando l’originario progetto dell’ingegner Giorgio Pedroni
Il suo asse portante orientato in direzione del lago Malaspina è una strada “a ferro di cavallo”, che dispone le 18 torri residenziali color in grigio a copertura piana, dalla quale si diramano vie a sviluppo ondeggiante, molte a cul de sac, dove sono poste 153 palazzine a schiera da due a sei piani e oltre, in mezzo al verde, anche 114 ville in mattoni, tutte quante dai tetti a falde. La zona per lo svago e la socialità, che comprende anche gli impianti sportivi, è disposta lungo il lago.
# La costruzione di Milano Due
Credits milano2net – Mappa Milano Due
In seguito, Milano Due, situata a nord di Lavanderie nel comune di Segrate, è stata costruita negli anni Settanta dall’Edilnord di Silvio Berlusconi, e progettata da Giancarlo Ragazzi e per la parte paesaggistica da Enrico Hoffer. È un quartiere autosufficiente di 5mila abitanti, dotato infatti di servizi quali scuole, negozi, ristoranti, bar e di parchi e aree verdi in quantità e di un laghetto. Anche qui vi è un interessante viabilità, ulteriormente differenziata, e gli edifici residenziali, a parte qualche torre, hanno cinque o sei piani e sono in uno stile convenzionale e dello stesso colore.
# L’enclave di Milano Tre e il nuovo progetto Milano 3.0, sempre a Basiglio
Credits: archilovers.com Milano 3 dall’alto progetto
Mentre Milano 3, progettata come un’enclave sempre dall’Edilnord che era diretta dall’architetto Giancarlo Ragazzi, fu realizzata tra il 1980 e il 1991 nel comune di Basiglio, distante 13 km dal centro urbano del capoluogo lombardo. Il quartiere segue lo stesso schema urbanistico di Milano 2, ma si estende in un’area di ben 14 chilometri quadrati ricchi di verde, ciò ha reso l’impianto viabilistico un po’dispersivo. È abitata da 7mila persone di ceto benestante, in palazzi dall’aspetto sobrio, tutti uguali e dello stesso colore, mentre in una piazza sono collocati davanti al lago il supermarket, la farmacia, le poste, negozi di vestiti, bar, ristoranti e palestra. E c’è una city con gli uffici della banca Mediolanum.
Milano 3.0
Un nuovo progetto urbanistico chiamato Milano 3.0, in costruzione nell’area tra l’ex campo di Golf, Milano 3 City e la cava Ghiaia, è stata oggetto di numerose contestazioni dagli abitanti di Basiglio, nonostante che questo complesso residenziale di 6 edifici, dotati di servizi interni, abbia aspetti qualificanti. È stato progettato dallo Studio Atelie Femia con una certa maestria, per la ben definita disposizione dei corpi di fabbrica, la loro articolata modellazione, il raffinato rivestimento delle facciate e la sostenibilità.
È immaginabile oggi un altro quartiere satellite a Milano? Oppure senza consumare suolo vergine rinnovare la città riutilizzando quello già sfruttato e seguire le indicazioni europee del “Driving urban transition? La mobilità e la città a portata di mano in 15 minuti, la circolarità produttiva e la sostenibilità energetica
Senza pretendere incentivi volumetrici perché vengono rigenerati quartieri in modo sostenibile, in quanto conterà negli interventi urbanistici e architettonici, sempre di più la qualità urbana rispetto alla quantità. Essendoci numerosi “vuoti”, come fabbriche dismesse, caserme, ex scuole e aree ferroviarie, i progetti di rigenerazione urbana in atto e in avvio sono una vera occasione per andare oltre il solo riuso del suolo. Milano con l’Expo è riuscita a fare un notevole scatto di reni, attraendo capitali finanziari e diventando una meta turistica non solo di affari, grazie anche ai voli low cost e ai B&B, ma la città non può che essere nella sua “anima” molteplice, natura docet, per evitare alla lunga la decadenza come può accadere. Ci vorrebbe pure l’attenzione al sociale e infatti molti operatori si sono già indirizzati verso l’affitto (che per garantire un’esistenza dignitosa dovrebbe essere secondo gli esperti solo di un 1/3 del salario) e alla riqualificazione al meglio delle periferie, anche rinnovando i vetusti quartieri popolari quando è il caso.
# Il programma internazionale C40 “Reinventing Cities”
Credits Comune di Milano – Bovisa 2
Il sistema pubblico, a diversi livelli, dovrebbe davvero diventare il regista delle operazioni, ed essere in grado di avere una visione urbana, per intercettare e dialogare con gli investitori privati, come è successo con la partecipazione, del Comune di Milano al programma internazionale C40 “Reinventing Cities. Partecipazione che verrà ripetuta, in collaborazione con l’Agenzia del Demanio, per Reinventing Cities 4 dove viene proposta in via Zama la trasformazione di due edifici che erano adibiti a scuola elementare e palestra, e di uno spazio aperto limitrofo.
Alberi di Abbado e Green Belt di Londra
Tuttavia, la manutenzione del verde sembra malfatta o mal gestita e l’impegno di piantare 3 milioni di alberi entro il 2030 arenato, pur avendo preso spunto dalla bella idea di Renzo Piano promossa con Claudio Abbado per rinverdire Milano: proposta prima accettata e poi declinata dalla giunta Moratti. E non si ha alcuna notizia da parte degli enti preposti, del recente suggerimento di realizzare un semplice collegamento ad anello tra i parchi intorno alla città, sull’esempio della Green Belt, norma in uso dal dopoguerra in Gran Bretagna che regola il controllo dello sviluppo urbano e in primis quello di Londra.
# La mobilità è una questione ancora irrisolta
Mobilità Stoccolma
Anche la mobilità è una questione cruciale finora irrisolta a Milano, e aldilà delle polemiche e dell’approccio attuale al riguardo, non deve più essere intesa a senso unico o ideologicamente, ma potrebbe diventare flessibile privilegiando così l’uso di mezzi di trasporto sostenibili come la bicicletta, treni, autobus e tram, le auto private (per ora) elettriche o ibride, il car sharing, il taxi condiviso e il car pooling. Stoccolma, che a suo tempo modificò in un sol giorno il modo di guidare dal lato sinistro della strada a quello destro, da molti decenni, oltre a efficienti collegamenti regionali, ha una diffusa rete radiale metropolitana, che è congiunta anche circolarmente.
Milano di Leonardo e Mappa di Milano 1922
Inoltre, con un valido e lungimirante sistema viabilistico extra urbano, in parte ideato o in atto, insieme agli altri requisiti necessari verrebbe favorito davvero uno sviluppo armonico della Grande Milano, che ormai è estesa dalla scala metropolitana a quasi quella regionale: si potrebbe pertanto mirare a superare l’ipercrescita tipica della città moderna e la sua iperframmentazione.
“Non esistono modelli di città, esistono solo fonti di ispirazioni” Carlos Moreno “La città dei 15 minuti”