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Parigi vieta il diesel: ma l’alternativa rivoluzionaria che dovrebbe adottare Milano è un’altra

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Credits Melissa & Chris Bruntlett FB - Tunnel Bergen uscita

Dal 1° ottobre 2024,  la città di Parigi ha introdotto un divieto alla vendita di diesel in alcune stazioni di servizio situate sulle principali arterie della città, come la circonvallazione e le aree periferiche. Milano seguirà ancora una volta il modello parigino? O, invece, cercherà finalmente di trovare un’alternativa ai divieti?

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Parigi vieta il diesel: ma l’alternativa rivoluzionaria che dovrebbe adottare Milano è un’altra

# Il divieto per alcuni distributori di vendere diesel

Quattro stazioni di TotalEnergies hanno cessato la vendita di questo carburante, ritenuto eccessivamente inquinante. Il provvedimento fa parte di una strategia comunale più ampia per ridurre l’inquinamento atmosferico nella capitale francese, dove l’aria è spesso contaminata da ossidi di azoto e particolati, sostanze emesse dai veicoli diesel.

Questa decisione rientra nel piano del sindaco Anne Hidalgo, che mira a ridurre il ruolo dell’automobile in città. Già in passato, la città ha adottato misure restrittive per il traffico, come l’ampliamento delle piste ciclabili, la riduzione dei limiti di velocità a 30 all’ora (e a 50 sulla peripherique, la tangenziale parigina) e la riduzione delle strade aperte ai veicoli. Anche il nuovo divieto ha suscitato malcontento tra i residenti e i pendolari che dipendono dai veicoli diesel, soprattutto perché le alternative, come le auto elettriche e ibride, non sono ancora accessibili a tutti.

Inoltre, la restrizione rischia di creare ingorghi nelle stazioni periferiche dove il diesel è ancora disponibile, poiché non tutte le infrastrutture sono pronte a gestire l’aumento previsto del traffico.

Continua la lettura con: STOCCOLMA vieterà le auto a BENZINA e DIESEL a partire dal 2025

# Il progetto europeo e francese per vietare il diesel

Le restrizioni parigine si inseriscono in un contesto europeo più ampio, che mira a eliminare i veicoli a combustione interna entro il 2035. L’Unione Europea ha previsto il divieto di vendita di nuove auto a benzina e diesel a partire da quella data, parte degli sforzi per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. In Francia, l’obiettivo è di vietare la circolazione delle auto diesel nelle città entro il 2030, anticipando le direttive europee.

Continua la lettura con: Anche l’Area C si rivolta alle politiche anti-traffico

# Milano deve scegliere: continuare nell’ostinata lotta alle auto o trovare una sua strada?

Milano ha già adottato politiche “parigine”, come l’introduzione delle strade a 30 km/h. La scelta di vietare il diesel potrebbe essere replicata, anche se una volta ancora l’imitazione potrebbe alimentare problemi ancora più grandi, per il fatto che a Milano non esistono infrastrutture di mobilità pubblica a livello della capitale francese. Forse potrebbe essere il momento della presa di coscienza che per molti a Milano la scelta di muoversi in auto non presenta alternative, a meno di gravi sacrifici in termini di tempo e di risorse economiche. Potrebbe Milano scegliere una sua strada, fatta di decisioni che creino armonia tra i diversi mezzi di trasporto?  

Una gestione più equilibrata di restrizioni insieme a investimenti significativi per migliorare il trasporto pubblico, in particolare per i collegamenti con l’hinterland, e a un piano di incentivi per rendere abbordabile l’elettrico potrebbero rappresentare una via più sostenibile per i cittadini milanesi. Ma nella pratica cosa si potrebbe fare?

Continua la lettura con: Anche l’Area C si rivolta alle politiche anti-traffico

# La rivoluzione della mobilità: creare più livelli verticali per i diversi mezzi di trasporto

Credits: Ideogram.AI

Molto probabilmente, la soluzione strutturale a traffico e inquinamento arriverà dall’innovazione piuttosto che dal divieto di circolazione, di distribuzione o dalle ZTL

Al centro di questa visione ci potrebbe essere un vasto complesso di strade sotterranee, ispirato ai moderni parcheggi di City Life e a quanto avviene in numerose città del mondo, come Marsiglia dove dall’autostrada si entra in una rete di tunnel che portano a un sistema ramificato di parcheggi per poi accedere a piedi sulle strade cittadine. Questi tunnel sotterranei non solo risolverebbero il fattore traffico a Milano, ma potrebbero addirittura essere progettati con un sistema di purificazione dell’aria interno, o, in alternativa, con un sistema che sigilli l’aria inquinante al proprio interno, garantendo così che le emissioni inquinanti restino imprigionate sotto terra.

L’accesso a questi tunnel da parte delle automobili potrebbe avvenire tramite ingressi strategici dislocati in tutta la città, mentre l’uscita, una volta parcheggiata l’auto in uno dei numerosi silos sotterranei che si andrebbero a costruire, potrebbe avvenire da comodi ascensori dislocati in tutta la città.

Il traffico cittadino sarebbe ridotto, mentre le uniche zone di possibile traffico e emissioni inquinanti potrebbero essere i punti di accesso. Bisogna considerare, però, che questi punti di accesso sarebbero dislocati al di fuori della città e, comunque, con l’abbondanza di parcheggi interrati, la stragrande maggioranza delle vetture usufruirebbe raramente dei varchi di accesso.

Ma la vera rivoluzione consiste nel guadagnare spazi per la mobilità creando diversi livelli di movimento. Sottoterra ci andrebbero le auto. Mentre si potrebbero creare via di mobilità sospese al di sopra della superficie: ad esempio una rete di passerelle sospese, collegate tra i palazzi, permetterebbe ai pedoni di muoversi liberamente e, senza ostacoli, laddove si decidesse di destinare il “piano terra” ai ciclisti e ai mezzi, escluse le automobili, elettrici. Queste passerelle, realizzate con materiali leggeri e trasparenti, potrebbero ospitare giardini verticali, aree di sosta con punti di ricarica per biciclette elettriche e spazi dedicati a eventi culturali e sociali. Immaginate un percorso verde che attraversa i quartieri, incoraggiando la comunità a esplorare la città da un’altra prospettiva.

Infine, un’app comunale potrebbe aggiornare in tempo reale i cittadini sullo stato di traffico di tutte queste soluzioni, permettendo una pianificazione del viaggio intelligente, combinando le diverse modalità di trasporto.

Continua la lettura con: Il «modello CityLife» da estendere a Milano: persone nel verde, traffico sotto terra

MATTEO RESPINTI

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Perché Milano non è più quella di una volta?

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Ph. @davide_bossi_modellismo IG

Abbiamo chiesto ai milanesi in cosa è diversa la città da come si presentava e si percepiva  alcuni anni fa. Scopriamo le risposte più gettonate. Foto cover: Ph. @davide_bossi_modellismo IG

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Perché Milano non è più quella di una volta?

# Non è più la Milano dei milanesi

Credits naviglireloading – Ponte dell’Immacolata

Milano dei navigli, vecchi ma puliti e dignitosi, dei negozi commerciali pieni di vita, di una società media piena di vita e di futuro, ormai è tutto globalizzato, ottimizzato, sintetico e privo di anima pulsante. La Milano dei milanesi, anche di adozione con la voglia di fare e di lavorare non esiste più.” – Paolo Pellegrini

# E’ diventata una città di ingrati

Emiliano Orsi Fb – Degrado Darsena

Troppe persone che dovrebbero ringraziare l’accoglienza e la possibilità che i loro genitori hanno avuto!!! Io figlio di emigrati ho vissuto nei, chiamiamoli sobborghi, però ho avuto la possibilità di integrarmi e di crescere!” – Gabriele Riccioni

# Ha smarrito il fascino della sua identità

Credits: @alpa.ca_travelphoto – Starbucks Milano

Il fascino e l’identità: è diventata la città di tutti tranne di chi l’ha vissuta veramente nella sua natura più vera, fatta di possibilità, lavoro di qualità, divertimento e il piacere di passeggiare la sera tardi senza provare terrore.” – Cinzia Manuti

# Più costosa e più arrogante

Credits Mathias Reding-unsplah – Grattacieli residenziali Porta Nuova

Più costosa, più arrogante. Per carità, rimane una città in cui trovi quello che vuoi, ma a volte ho l’impressione che abbia perso la sua identità, in favore di un’attitudine “wannabe” che strizza l’occhio a città come Londra o Parigi.” – Frank Dee

# Manca il profumo della libertà

La “statua della libertà” del Duomo di Milano. Foto di Andrea Cherchi (c)

Milano era la città dei lavoratori, della rivendicazione sociale dei diritti, della cultura accessibile a tutti. Era il profumo di libertà” – Nunzia Rubino

# Non c’è più la semplicità delle cose genuine

Credits: milanoalquadrato.it

In tutto: manca la semplicità, le vecchie trattorie, le vinerie, la scighera, il dialetto, le drogherie, il rispetto.” – Annamaria Chiappetti

# Ha perso la nebbia e l’eleganza

a milano c'era la nebbia
A milano c’era la nebbia

La scighera e l’eleganza, ahimè.” – Marco Ghizzoni

# Meno sicura e pulita

Foto redazione – Sporcizia a Milano

Sicurezza e pulizia” – Annamaria Alzapiedi

Continua la lettura con: Quando si fa sera a Milano… Dove vanno i milanesi?

FABIO MARCOMIN

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Quando l’attrazione di Londra era il Duomo di Milano

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milanoperpochi ig - Riproduzione Duomo di Milano

Per tante persone fu la prima occasione di vederlo dal vivo.

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Quando l’attrazione di Londra era il Duomo di Milano

# La Grande esposizione di Londra del 1862

wikipedia.org – Expo 1862 Londra

Dopo l’Expo 1851, la prima esposizione universale organizzata nella storia, anche quella del 1862 venne realizzata a Londra. Fu sponsorizzata dalla Royal Society of Arts e si svolse su un’area di 9 ettari nei pressi dei giardini della Royal Horticultural Society a South Kensington. In quella stessa area sorsero successivamente alcuni dei musei più famosi della metropoli, come quello di storia naturale e quello della scienza. Tra le 36 nazioni e 28.000 espositori partecipanti ci fu anche l’Italia. Con Milano protagonista.

Leggi anche: A Roma c’è il “PICCOLO DUOMO DI MILANO”: al suo interno ci sono le ANIME del PURGATORIO

# I ritrovati dell’industria e della tecnologia

Credits teacheasy.br IG – Macchina analitica di Charles Babbage

Lo spazio espositivo era destinato ai ritrovati dell’industria e della tecnologia. Tra quelli più rivoluzionari ci fu la macchina analitica di Charles Babbage, primo prototipo di un computer meccanico progettato per compiere operazioni generiche, la prima gomma prodotta con l’uso del caucciù e il convertitore Bessemer, un particolare forno a forma di pera inventato per la produzione industriale di acciaio.

# La riproduzione in argento del Duomo di Milano

milanoperpochi ig – Riproduzione Duomo di Milano

In mezzo alle scoperte più innovative c’era un’attrazione che ha sorpreso molti dei 6 milioni di visitatori della Grande Esposizione Universale: il Duomo di Milano. Si trattava in realtà di una riproduzione gigante dalla cattedrale milanese esposta all’interno del padiglione italiano insieme alle altre bellezze della penisola. Per tante persone fu la prima occasione di vederlo dal vivo, anche se in scala ridotta. Fu realizzato in argento ma nessuno sa che fine fece dopo l’esposizione, probabilmente i componenti del modellino furono smontati e riutilizzati per altri scopi. 

Oggi se ne può vedere uno simile nel negozio della Lego, costruito in mattoncini, e soprattutto all’interno del Museo del Duomo, in legno di tiglio, noce e cirmolo, con integrazioni d’abete, detto il Modellone e in scala 1:20.

Continua la lettura con: REALTÀ AUMENTATA e VISORI: alla scoperta del DUOMO di MILANO

FABIO MARCOMIN

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5 cambiamenti perché Milano diventi la Grande Bellezza

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Bagni sotterranei Giardini Porta Venezia. Credits: corriere.it

Da troppo tempo Milano non è curata come si dovrebbe. Lo si nota sia nelle piccole che nelle grandi cose. Ecco perché non è all’altezza di una città della bellezza e dove bisogna intervenire per risollevarla. 

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5 cambiamenti perché Milano diventi la Grande Bellezza

#1 Arredo urbano approssimativo e pessima manutenzione

 
Credits: @
chiarettami88 IG

L’arredo urbano approssimativo e una manutenzione pessima è forse una delle note più dolenti sull’impatto estetico della città. Cartelli arrugginiti, strisce pedonali sbiadite o cancellate, pali in bilico, pavé dissestato e spesso sostituito da catrame di scarsa qualità, lo stesso usato sui marciapiedi che infatti è spesso rovinato. A questo si aggiunge l’eccessiva palificazione ad ogni nuova riqualificazione. Ci sono città come Praga dove l’arredo urbano è diventato uno dei tratti distintivi: Milano deve tornare a essere elegante anche nelle cose pubbliche. 

Praga

#2 Illuminazione notturna da città del socialismo reale 

Credits: Urbanfile – Milano al buio

Le nuove zone riqualificate della città possono giovare di un’illuminazione diffusa e con impianti ad alta efficienza. Lo stesso non si può dire per tutto il resto di Milano, iniziando dal centro storico dove vie e piazze scarsamente illuminate sono la prassi, così come molti palazzi storici e monumenti sono tenuti al buio. Inoltre anche quando è presente la qualità non è certo delle migliori e forse non ha giovato la sostituzione delle luci calde con quelle fredde a neon. Altre città risplendono ancora di più con le luci nella notte. Addirittura a Stoccolma si usa mettere un abat jour vicino alla finestra per contribuire alla luce nella notte. 

Stoccolma – Ph. www.kevitafarelamamma.it

#3 Scarsa pulizia di strade e marciapiedi

Credits: slasch16.wordpress.org – Milano sporca

Salvo alcune aree del centro e nonostante sia una delle grandi città più pulite d’Italia, Milano è lontana anni luce da quasi tutte le altre metropoli europee. Cartacce, mozziconi, vetri rotti per terra, tombini occlusi e cestini stracolmi. L’Amsa è un’eccellenza ma non basta a dare il giusto decoro a Milano, serve fare molto di più.

#4 Stazioni dei treni e dei bus sciatte e mal curate

Lampugnano
Lampugnano

Salvo la Stazione Centrale e quella di Porta Garibaldi FS, tralasciando l’orrendo parcheggio antistante, le stazioni dei treni ma così come quelle di attestazione di bus anche provenienti dall’estero, come Lampugnano, sono spesso luoghi di disagio. Invece di essere un biglietto da visita per chi arriva in città sono poco curati e brutti da vedere. Andrebbe ripensato sia l’impatto visivo delle stazioni che gli ambienti circostanti. 

Leggi anche: STAZIONE BOVISA da SMANTELLARE: il quartiere in fermento merita un TERMINAL all’altezza

#5 I parchi e il verde trascurati

Credits: shakespeare_hotel IG – Hyde Park Londra

Nelle grandi città del mondo gli spazi verdi sono più valorizzati e vivi, spesso sono il centro di attività creative e un punto di riferimento costante per i cittadini. A Milano invece sono poco curati, sia il verde che l’arredo urbano e le attrezzatture all’interno. Lo stesso discorso vale per la maggior parte delle aiuole in città, troppo spesso lasciate a loro stesse, con erba e piante secche e rifiuti di incivili a peggiorare la situazione. Se anche a Milano venissero portate al centro di iniziative di incontro e di cultura, potrebbero essere curate e valorizzate di più. 

Continua la lettura con: I 7 MOTIVI perché Milano NON si può considerare una METROPOLI INTERNAZIONALE

FABIO MARCOMIN

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Inaugurazione M4: il video della prima corsa

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Aperta al pubblico tutta la linea M4, da San Cristoforo Fs a Linate. Ecco come è andata

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Festa M4: immagini e video dell’inaugurazione della linea fino a San Cristoforo FS

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Ingresso a San Cristoforo

Il 12 ottobre 2024 è una data storica per Milano. Alle ore 10:00 il viaggio inaugurale per istituzioni e stampa, alle 13.30 l’entrata in funzione di tutta la linea M4 da Linate a San Cristoforo Fs per tutti i milanesi. Ecco le immagini e i video dell’inaugurazione.

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Festa M4: immagini e video dell’inaugurazione della linea fino a San Cristoforo FS

# L’ingresso a San Cristoforo Fs 

Prima dell’inaugurazione è stata scoperta una targa in memoria di Raffaelo Ielpo, operaio deceduto durante i lavori per la realizzazione della linea M4.

# Le nuove mappe

Le nuove mappe aggiornate con l’aggiunta della linea M4 completata: da sinistra a destra la la mappa ATM, quella del Comune di Milano con tutte le linee dei mezzi di trasporto e quella di Regione Lombardia.

# Le immagini del viaggio da San Cristoforo FS a Linate

Leggi anche: Festa d’inaugurazione M4: questa la data ufficiale. E in arrivo maxi gara per i bus dell’hinterland

# I video: dal mezzanino all’arrivo a Linate

 

Continua la lettura con: Effetto M4: la metro di Milano entra nella top europea

FABIO MARCOMIN

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Hai trovato un capo di marca a Papiniano

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Hai trovato un capo di marca a Papiniano

Un grande classico.

Continua con: Siete pronti per l’inaugurazione di M4?

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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Il «mare a Milano»: il nuovo Ocean Dome all’Idroscalo oppure… ai Bagni Sempione?

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L’Ocean Dome di Miyazaki, Giappone, demolito nel 2017, è stata la più grande spiaggia artificiale del mondo, con 12.000 metri quadrati di sabbia e un tetto retrattile, capace di ospitare 10.000 persone. Costato ¥200 miliardi ($1,6 miliardi), ha rappresentato un’opera ingegneristica unica nel suo genere. Cosa succederebbe se Milano decidesse di intraprendere un progetto simile?

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Il «mare a Milano»: il nuovo Ocean Dome all’Idroscalo oppure… ai Bagni Sempione?

# Perché l’Idroscalo potrebbe essere l’Ocean Dome di Milano

L’Idroscalo è già un luogo popolare per gli amanti dello sport e, in generale, delle attività acquatiche. Tuttavia, gli manca quel senso di fuga dalla città e di attrazione tropicale che, invece, l’Ocean Dome restituiva ai giapponesi.

Un progetto che introducesse una vera spiaggia artificiale, per intenderci simile a quelle dalla riviera romagnola, ma al coperto, magari anche coprendo una parte dell’Idroscalo, potrebbe elevare questo lago artificiale di Milano a qualcosa di completamente diverso e unico nel suo genere. L’installazione di una struttura che garantisca un tetto retrattile, come quello del Seagaia, consentirebbe di sfruttare lo spazio sia d’estate che d’inverno, proteggendo gli eventuali bagnanti dai freddi invernali e dalle piogge estive, creando all’interno un ambiente adatto.

L’Idroscalo presenta altri limiti difficilmente superabili: situato nei pressi di Linate, è lontano dal centro di Milano, per questo potrebbe risultare meno accessibile per i cittadini desiderosi di un’esperienza di relax a portata di mano. Qui sorge l’idea che forse, per quanto più complesso da realizzare, l’Ocean Dome di Milano dovrebbe sorgere a pochi passi dal centro della città, sfruttando spazi dismessi, aree industriali abbandonate o grandi parchi.

# Il Bagno Sempione: un’oasi marittima nel centro di Milano?

Ideogram.AI

Immaginate un parco che vada anche oltre l’Ocean Dome, nel cuore pulsante di Milano. Una scelta iconica e simbolica sarebbe Parco Sempione, che rappresenta già un punto di riferimento per la vita all’aperto della città, pur, ovviamente, mancando di un’oasi balneare. Sarebbe un polmone verde che diventa un paradiso esotico e il punto di svago della città.

L’idea del Bagno Sempione potrebbe spingersi oltre l’Ocean Dome, una singola spiaggia artificiale finirebbe per annoiare i milanesi, tutt’altra storia sarebbe un percorso tra diverse tipologie di spiagge, ciascuna ispirata a famose località balneari del mondo. Ogni area potrebbe avere un tema specifico, con sabbia importata da vari angoli del pianeta per ricreare l’esperienza unica di quei luoghi. Ecco alcune idee:

  • Spiaggia CaraibicaBaia delle Palme: sabbia bianca finissima, palme e amache, ricreando l’atmosfera rilassata dei Caraibi. Questa zona potrebbe includere bar a tema tropicale che servono cocktail esotici e una piscina dall’acqua cristallina che simuli le lagune delle isole caraibiche.
  • Spiaggia CalifornianaSurf Bay: Onde artificiali, se possibile alte almeno fino a 2 metri, simili a quelle dell’Ocean Dome, con un’area dedicata ai surfisti. Questa parte potrebbe essere pensata come una piccola Malibu, con una torretta di salvataggio e, perché no, la presenza di surfisti stranieri che offrano corsi.
  • Spiaggia MediterraneaCosta Azzurra: Sabbia dorata, mare tranquillo e calmo, lettini e ombrelloni in stile riviera francese. Una zona elegante e raffinata, con ristoranti gourmet che servono piatti tipici della cucina mediterranea.
  • Spiaggia GiapponeseKyoto Beach: Una spiaggia di ciottoli levigati, con giardini, un angolo di tranquillità dove l’acqua dolcemente lambisce la riva. Potrebbe essere arricchita da strutture architettoniche in stile giapponese e zone relax con vasche termali all’aperto.

Naturalmente queste sono solo 4 idee, tra le quali mancano riferimenti alle spiagge italiane, le potenzialità sono infinite e, in fin dei conti, un rinnovo annuale delle spiagge, se gli incassi lo permettessero, sarebbe un altro punto forte dei Bagni Sempione.

# Attività e Attrazioni: più di una Semplice Spiaggia

Ideogram.AI

La struttura potrebbe ospitare un’ampia gamma di attrazioni ispirate a destinazioni esotiche e internazionali. Le onde artificiali, di altezza variabile, consentirebbero ai surfisti di cimentarsi in diverse tecniche, mentre, di contro, piscine dedicate ai corsi di nuoto sarebbero ideali per famiglie con bambini. Aree relax, con spa e piscine termali ispirate alle terme giapponesi, offrirebbero un rifugio per chi cerca trattamenti rigeneranti, rendendo l’esperienza completa e diversificata.

L’atmosfera sarebbe arricchita da ristoranti a tema che offrono piatti tipici delle località marine, dal sushi giapponese al pesce fresco mediterraneo. Un mercato con negozi di articoli da spiaggia e gadget tropicali, uniti a uno spazio per eventi culturali e musicali, ispirati allo spirito delle coste californiane o dei festival caraibici, creerebbe una fusione unica di intrattenimento e cucina.

Per sorprendere i visitatori, e mantenere un filo diretto con l’Ocean Dome, al centro della struttura potrebbe essere posizionato un vulcano artificiale, magari realizzato con le fattezze dell’Etna o del Vesuvio, che potrebbe eruttare ogni 2 ore. Questo vulcano, oltre a vapori e colori, la notte potrebbe proiettare luci laser e, magari, suoni sincronizzati, immergendo presenti e passanti in uno spettacolo magico.

# Le sfide: ambientale ed economica

Per realizzare una struttura di questo tipo, la progettazione dovrebbe concentrarsi su estetica, funzionalità e soprattutto sostenibilità. L’uso di tecnologie avanzate per il risparmio energetico e la gestione delle risorse idriche sarebbe essenziale, integrando sistemi di riciclo dell’acqua, unitamente a formule per generare energia dall’acqua utilizzata e pannelli solari per coprire le esigenze energetiche.

Un progetto di tale portata comporterebbe inevitabilmente sfide economiche e logistiche, con costi significativi per la costruzione, ma il ritorno, sia in termini di turismo che di creazione di posti di lavoro, potrebbe giustificare l’investimento. Collaborazioni con investitori privati e aziende del settore turistico sarebbero cruciali per garantirne la sostenibilità finanziaria. Oltre che per i milanesi, l’attrazione potrebbe essere irresistibile per cittadini e visitatori internazionali.

Continua la lettura con: Il “gemellino dell’Idroscalo”: avviato il cantiere del nuovo Lido di Milano

MATTEO RESPINTI

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Viaggeremo sul Norient Express? Questo il suo percorso da favola ai limiti dell’artico

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Visit Norway - norient-express-1

I passeggeri potranno ammirare alcuni dei percorsi ferroviari più spettacolari del mondo e oltre mozzafiato paesaggi naturali incontaminati. Il progetto attende ancora di essere confermato, ma c’è un’ipotesi per il primo viaggio inaugurale. Scopriamo il tracciato e le caratteristiche dei treni.

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Viaggeremo sul Norient Express? Questo il suo percorso da favola ai limiti dell’artico

# Una delle esperienze ferroviarie più spettacolari e lussuose d’Europa

Visit Norway – norient-express-1

Il Norient Express è pensato per essere un’esperienza unica attraverso i paesaggi mozzafiato della Norvegia, una delle più spettacolari e lussuose d’Europa. Il nome è una crasi tra Norvegia e il famoso e opulento Orient Express. L’itinerario è stato scelto con cura, i passeggeri potranno ammirare alcuni dei percorsi ferroviari più spettacolari del mondo, come la Dovre Railway e la Bergen Railway, entrambe note per le loro viste straordinarie su montagne innevate, laghi, fiordi e vallate. 

# Le caratteristiche dei treni 

Visit Norway – Norient-Express

L’iniziativa punta tutta sul lusso e la sostenibilità. I due convogli sono infatti alimentati elettricamente, riducendo l’impatto ambientale senza compromettere il comfort.

norientexpress IG

Gli interni sono invece caratterizzati da carrozze eleganti, dotate di sedili confortevoli, e ristoranti raffinati​, realizzati con materiali naturali e artigianali norvegesi, offrendo un’atmosfera calda e accogliente.

norientexpress IG – Palestra

Tra i servizi si prevede una sala fitness e una carrozza osservatorio, per consentire ai passeggeri di godere delle viste panoramiche sui paesaggi norvegesi. 

# Il viaggio inaugurale nel 2026?

valide-no – Tracciato Norient Express

Il progetto non è stato ancora confermato, attualmente è in fase di pianificazione, e infatti la data del debutto è passata da ottobre 2025 al 2026, come specificato nell’unica riga di descrizione sul sito ufficiale. Il viaggio prevede una durata di sei giorni con un tragitto dalla città costiera di Bergen attraversando Oslo, via Lillestrøm, fino a raggiungere Trondheim, sull’omonimo fiordo. I viaggiatori potranno esplorare le tre città principali del paese, ciascuna con il proprio fascino e storia, ricche di cultura e architettura​, oltre ai paesaggi incontaminati che si incontrano lungo il percorso, con numerose fermate ed escursioni per visitare aziende locali, produttori locali di cibo e bevande, Nel biglietto dovrebbe essere compresi anche i pernottamenti in alcuni dei migliori hotel della Norvegia. A regime il servizio dovrebbe essere a cadenza settimanale.

# Le future attrazioni lungo il tracciato

Rendering Museo delle Balene in Norvegia

Altre attrazioni si dovrebbero aggiungere tra il 2026 e il 2027. Tra queste il Whale Centre alle isole Vesterålen, per esplorare il mondo delle balene nel migliore luogo di osservazione del mondo, e il centro didattico SKREI alle isole Lofoten, dedicato alla tradizione e alla storia della pesca in Norvegia.

Continua la lettura con: Il Treno dei Sapori, il viaggio su rotaia più gustoso della Lombardia

FABIO MARCOMIN

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La M2 avanza verso Vimercate: l’ultima novità del progetto di estensione

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M2 in Brianza

Un altro piccolo passo in avanti per il prolungamento della linea M2 oltre Cologno Nord, anche se in modalità di Light Rail Transit o metrotranvia veloce. Come si sviluppa il tracciato e le fermate ipotizzate.

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La M2 avanza verso Vimercate: l’ultima novità del progetto di estensione

# In corso il primo stralcio del progetto di fattibilità tecnica ed economica

Comune Agrate Brianza – Fermate LTR M2

La svolta sul progetto per prolungare la linea M2 oltre Cologno Nord è arrivato quest’estate, con la firma di Protocollo d’Intesa e l’approvazione con delibera di giunta anche da parte del Comune di Agrate Brianza, interessato da due fermate. L’accordo è stato firmato da Regione Lombardia, Città Metropolitana di Milano, Provincia di Monza e Brianza, il Comune di Milano e tutti quelli dove transiterà la linea: Cologno Monzese, Brugherio, Carugate, Agrate Brianza, Concorezzo e Vimercate. Ora arriva una nuova notizia: è in corso il primo stralcio del progetto di fattibilità tecnica ed economica.

# La soluzione scelta è la Light Rail Transit

Ideogram AI – LTR

Ma come sarà il prolungamento della linea? La pianificazione dell’opera è stata avviata nel 2017 e affidata nel 2018 alla società MM Spa con l’incarico di studiare il collegamento. Ogni comune ha investito 200mila euro sullo studio, per un totale di 1 milione di euro, il restante è a carico degli altri enti. Tra le diverse proposte alternative la scelta è ricaduta sulla LRT, la Light Rail Transit, o metrotranvia veloce, un sistema intermedio tra il tram e la metropolitana. Al termine dello studio di fattibilità seguirà la fase di ricerca di finanziamenti per realizzare l’opera, anche ministeriali, mentre rimane attivo un tavolo congiunto tra tutte le istituzioni.

# Il tracciato: 12 km in prevalenza in superficie, con tratti in trincea e galleria

M2 in Brianza

Il tracciato, della lunghezza di 12 km, parte dal capolinea della metro di Cologno Nord e prosegue su binari verso i vicini paesi brianzoli, oggi raggiunti solo da una rete di bus poco frequenti. Alle due fermate del Comune di Agrate, presso il Centro Colleoni e in via Salvo D’Acquisto, se ne aggiungono altre sei, una a testa nei territori degli altri comuni eccetto Vimercate con due. Il tragitto è previsto in prevalenza in superficie, con tratti in galleria e in trincea, così come delineato dallo studio preliminare affidato nel 2021 ad MM Spa. 

Esistono tuttavia delle criticità, rilevate da alcune amministrazioni, e questa prima parte di studio di fattibilità servirà proprio a definire meglio il percorso della linea e delle fermate. Tra le questioni da risolvere ci sono la modalità di superamento del casello della tangenziale e la necessità di eventuali opere di mitigazione. Prima di vedere un cronoprogramma dei cantieri bisognerà quindi attendere i risultati dello studio.

Leggi anche: M2 verso Vimercate: via libera allo studio di fattibilità

Fonte: Comune di Agrate Brianza

Continua la lettura con: Metrotranvia della Brianza: per ora l’unico record è il ritardo

FABIO MARCOMIN

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Un paese ha introdotto le panchine per chi aspetta un passaggio: da pensare anche a Milano?

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Parc Gruyère Pays-d’Enhaut - Panchina autostop

Un piccolo paesino montano della Svizzera ha messo in campo un’iniziativa per favorire gli spostamenti all’interno della comunità, inizialmente solo per una determinata fascia della popolazione. Scopriamo come funziona e perchè rappresenterebbe una piccola rivoluzione anche per la mobilità milanese.

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Un paese ha introdotto le panchine per chi aspetta un passaggio: da pensare anche a Milano?

# L’iniziativa in un paesino montano svizzero con il 25% dei residenti over 65

compagnonssonneurs IG – Château-d’Oex

Per capire il motivo alla base dell’iniziativa bisogna fare la fotografia del paese in cui è stata introdotta: Château-d’Oex, comune svizzero di 3.474 abitanti del Canton Vaud nel distretto di Pays-d’Enhaut. Di questi ben il 25% ha un’età superiore ai 65 anni, sensibilmente più alta della media della Confederazione Elvetica, e il territorio è quello tipico montano, pertanto per chi è anziano è più difficile spostarsi. Il comune, località di villeggiatura e stazione sciistica sviluppatasi a partire dagli anni 1910, si trova infatti a 1.000 metri di altitudine. 

Per questo motivo l’amministrazione locale con il contributo di Pro Senectute Vaud e del Parco naturale regionale Gruyère Pays-d’Enhaut, a seguito di incontri workshop e forum pubblici con i cittadini, ha messo in campo alcune azioni per migliorare la mobilità e la scoperta del territorio delle generazioni più avanti con gli anni.

# Le panchine per gli anziani che vogliono un passaggio in auto

Parc Gruyère Pays-d’Enhaut – Rete panchine autostop

L’attenzione è stata posta sull’ottimizzazione dei marciapiedi, l’installazione e il miglioramento dei corrimani per sostenersi durante le camminate, e anche sulle panchine. Per queste ultime dal 18 aprile 2024 è stata attribuita una funzione innovativa di trasporto di comunità: basta sedersi, far scorrere un cartello posto sul retro della panchina stessa per rendere visibile la scritta “Stop merci” (fermati grazie ndr)su fondo verde, facilmente visibile agli automobilisti, e attendere che un auto si fermi per farsi portare a destinazione. Si tratta della rete di autostop «J’te pouce», che insieme alle minipasseggiate della durata di mezz’ora e facili escursioni in gruppo hanno consentito di rendere più attiva la vita di paese.

# L’evoluzione dell’autostop aperta a tutte le età

Parc Gruyère Pays-d’Enhaut – Panchina autostop

Inizialmente prevista per le persone anziane, l’iniziativa è stata estesa a tutte le fasce di età, anche sei i minori devono essere accompagnati da un adulto. L’obiettivo, come spiegato a frapp.ch da Yves Baechler, responsabile del progetto Energia e Mobilità all’interno del Parco Naturale, è creare una rete di trasporti basata sull’aiuto reciproco e sulla cortesia, offrendo una soluzione di trasporto flessibile per brevi spostamenti all’interno della comunità. Il sistema punta infatti a integrare i servizi di trasporto pubblico e taxi dove hanno una presenza meno capillare.

# Da sperimentare anche a Milano? Sarebbe perfetto per periferie e hinterland

Parc Gruyère Pays-d’Enhaut – Passaggio in auto

Anche a Milano ci sono zone, soprattutto in periferia, da dove è più difficile muoversi e raggiungere altre zone della città. Lo stesso succede in alcuni comuni dell’hinterland più isolati dal capoluogo, incapaci di offrire un servizio adeguato di trasporto pubblico. Perchè quindi non sperimentare la rete di autostop comunitaria anche nella nostra città?

Continua la lettura con: PANCHINE RISCALDATE, FERMATE INTELLIGENTI, STRISCE LED per chi GUARDA il CELLULARE: il futuro prossimo di Milano?

FABIO MARCOMIN

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A Londra c’è una metro in miniatura

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Viaggio nel trenino

Ha una storia centenaria. Questo piccolo trenino sotterraneo veniva utilizzato per un importante servizio cittadino. Oggi è possibile viaggiarci a bordo per scoprire un lato nascosto di Londra.

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A Londra c’è una metro in miniatura

# Un viaggio nel mondo delle poste inglesi

simon.noble.794 IG – Mail Rail

Una storia lunga 500 anni quella del servizio postale inglese. Riservato all’uso da parte del re e della sua corte, nel 1635 Carlo I introdusse il sistema postale pubblico. Ogni cittadino del Regno Unito poteva spedire una lettera gratis: pagava il ricevente con un costo dell’affrancatura calcolato in base alla distanza. Se non pagava, la lettera non veniva consegnata. Queste e altre inefficienze del sistema hanno portato alla costruzione di sei “Grandi Strade” per rendere più veloci i tempi di consegna, ma solo nell’1840 fu introdotto il primo francobollo adesivo, il Penny Black, con pagamento in carico al mittente. Uno dei mezzi usati per consegnare la posta era una metropolitana in miniatura, che chiunque può provare nel Museo delle Poste.

# La metropolitana “vittoriana” driverless in miniatura nelle gallerie di Londra

Viaggio nel trenino

Progettato inizialmente per trasportare la posta, il Mail Rail porta alla scoperta la storia del mondo sotterraneo del servizio postale sotto le strade di Londra. Questa metropolitana in miniatura senza conducente risale a 100 anni fa, un piccolo vagone ferroviario vittoriano che per più di 75 anni ha viaggiato per 22 ore al giorno trasportando fino a 4 milioni di lettere ogni giorno.

sophie.wytse IG – Metro in miniatura Londra

Per salire a bordo i visitatori devono prenotare il biglietto online, recarsi di fronte al Museo Postale e scendere fino a 21 metri sottoterra attraverso tunnel che nel punto più stretto non superano i 2,1 metri. Il trenino si muove a 12 km/h all’ora e la corsa è caratterizzata da oscurità totale, rumori forti e luci lampeggianti. La durata del viaggio, compresa la salita e la discesa dalla stazione, dura 15 minuti.

# Il museo interattivo del Mail Rail

Presentazione storia Rail Mail

Viaggiando lungo i tunnel originali utilizzati per la consegna della posta, e nascosti per molto tempo, si può assistere ad un racconto video dagli anni ’30 della ferrovia fino ai giorni nostri e provare a smistare la posta su una carrozza ferroviaria simulata con tanto di pavimento traballante.

ktwatie IG – Postal Museum

Al termine del tour si può spaziare nel museo interattivo dove si possono fare un’ampia gamma di attività, dalla ricerca moderna ai giochi educativi per tutte le età, dallo smistamento della posta in un ufficio postale itinerante alla scoperta delle curiose invenzioni che lo hanno ispirato, dal primo francobollo “The Penny Black” alle pistole a pietra focaia utilizzate per difendere la posta dai furti, per finire con uno spuntino e un rinfresco nella caffetteria del museo.

Continua la lettura con: «Micro Metro» e «Bosco Rosso»: la Paolo Sarpi del futuro?

FABIO MARCOMIN

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Mirko Stocchetto, l’inventore del Negroni Sbagliato

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Stocchetto

Dietro il bancone sin da ragazzino, Mirko Stocchetto era arrivato a servire persino all’Harry’s Bar dell’Hotel Cipriani. Dopo anni di esperienza, l’approdo a Milano dove è diventato celebre per l’invenzione di uno dei cocktail più amati dai milanesi. 

Mirko Stocchetto, l’inventore del Negroni Sbagliato

# Il barman veneziano che arrivò a servire all’Harry’s Bar dell’Hotel Cipriani

Stocchetto

Quando si parla del “Negroni” si deve pensare alla Firenze dei primi anni del ‘900, quando il Conte Luigi Manfredi Maria Negroni chiese al barman del Caffè Casoni di realizzare un cocktail con Vermouth, Bitter Campari e Gin. Ma se si parla del “Negroni sbagliato”, ecco che la città di riferimento diventa Milano, ancora lontana da quella “da bere”, ma già attiva e viva nelle serate caratterizzate dal “bere forte e miscelato”.

Eh sì, perchè il Negroni sbagliato nacque nella nostra città, al Bar Basso di via Plinio, inventato (per sbaglio?) da quello straordinario barman che fu Mirko Stocchetto. Mirko era nato a Venezia nel 1931, già da ragazzino aveva iniziato a servire dietro al bancone dell’Hotel Monaco, nella città lagunare, per poi passare niente di meno che all’Harry’s Bar, tanto caro ad Ernest Hemingway.

# L’approdo al Bar Basso di Milano alla fine degli anni ’60

Credits: @milanopersempre.it
Bar Basso

In questo prestigioso locale, citato nelle canzoni di Paolo Conte e Fabrizio De Andrè, nonché patrimonio nazionale dei beni culturali, Stocchetto conosce Arrigo Cipriani, che gestiva il bar insieme al padre, nonché fondatore, Giuseppe. Dopo molta esperienza, accumulata servendo la clientela più esigente, verso la fine degli anni sessanta Stocchetto approda a Milano per prendere la gestione del Bar Basso, allora ancora in mano al fondatore Giuseppe.

# L’invenzione del Negroni Sbagliato

Credits: @mariolanzarone
negroni sbagliato

Ed è qui che, nei primi anni settanta, inventò il Negroni sbagliato: a dire il vero Mirko confidò che questo cocktail nacque per errore, ecco perchè sbagliato. Volendo miscelare un Negroni, tradito dalla fretta, anziché versare il classico “terzo” di Gin, mescolò al Vermouth e al Campari lo spumante brut, di marca Ferrari. Qualcuno sostiene che di “sbagliato” non ci fosse nulla, che non ci fosse nessun errore, semplicemente la volontà di creare un miscelato più leggero e frizzante di quello tradizionale, senza però togliere il gusto deciso e amarognolo, tipico del Negroni.

# La preparazione del cockatil

Credits: @albi_albis – Bar Basso

Ma, come si prepara? In un bicchiere grande (al Basso li hanno adatti allo sbagliato) si versa Bitter Campari, Vermoth e prosecco, oppure spumante, purché sia secco. Bisogna stare attenti a mescolare con delicatezza, altrimenti lo spumante sgasa e si perde quel tocco in più inventato da Mirko Stocchetto. Ricordiamo che quest’ultimo, dopo averci lasciato, ha passato il testimone del locale al figlio Maurizio.

Mirko morì nel 2016, a 85 anni, lasciando una tradizione nel bere unica, talmente esclusiva da rendere i suoi aperitivi un vero fenomeno di costume.

FABIO BUFFA 

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«Milano è la città più felice d’Italia»

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Milano è la città più felice d’Italia. Questo è quanto emerge dall’Happy City Index 2024: perché la città della Madonnina si è posizionata così in alto? Come è messa rispetto al panorama internazionale?

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«Milano è la città più felice d’Italia»

# Milano: la città più felice d’Italia

Tra tutte le città italiane, Milano si conferma la città più felice, ottenendo un punteggio complessivo di 1526,7 punti. Il criterio dell’indice che ha premiato maggiormente Milano è stata la governance, che si afferma quindi come punto di forza principale della città. Secondo quanto misurato dall’indice, il capoluogo lombardo si distingue dal resto del Paese per la capacità delle sue istituzioni locali di coinvolgere i cittadini nei processi decisionali e di offrire accesso agevolato ai servizi digitali.

Altro aspetto molto positivo, che ha contribuito al posizionamento, è l’economia cittadina: come sappiamo bene, Milano è sede di grandi aziende e istituzioni finanziarie ed è il motore economico dell’intero Paese, con un alto tasso di occupazione e un ambiente favorevole per il business e le startup.

Nonostante l’ottimo posizionamento a livello nazionale, l’Happy City Index evidenzia alcune aree in cui Milano può migliorare, soprattutto nel confronto con le altre città del mondo. L’area con maggiore necessità di miglioramento sembra essere la mobilità. Nonostante la città abbia una rete di trasporti ampia e ben collegata, l’indice ha rilevato criticità in termini di intermodalità (quindi la facilità con cui si utilizzano più mezzi in un solo tragitto) e sicurezza stradale. C’è anche da dire che, dai dati raccolti, emerge ulteriore margine di miglioramento anche proprio rispetto all’acquisizione e diffusione dei dati relativi al traffico e alla gestione della mobilità da parte del Comune.

# Ma, esattamente, cos’è l’Happy City Index?

L’indice esamina 6 criteri principali, denominati themes:

  • Governance: la capacità delle istituzioni locali di coinvolgere i cittadini nei processi decisionali e garantire trasparenza e accesso ai servizi.
  • Economia: la forza economica della città, inclusi il livello di occupazione, la presenza di opportunità di lavoro e la solidità delle aziende locali.
  • Protezione ambientale: le politiche e pratiche che mirano alla tutela dell’ambiente, compresa la qualità dell’aria, la gestione dei rifiuti e la presenza di aree verdi.
  • Mobilità: l’accesso a un sistema di trasporti efficiente, sicuro e sostenibile, con particolare attenzione all’intermodalità e alla disponibilità di open data.
  • Cittadini: la qualità e l’accesso ai servizi essenziali, come sanità, istruzione e sicurezza.
  • Innovazione: la capacità della città di adottare soluzioni tecnologiche e innovative per migliorare la vita dei cittadini.

L’analisi dei themes è poi approfondita attraverso 26 aree e 82 indicatori.

L’indice fornisce un punteggio preciso per ogni città, e suddivide poi le città in tre categorie: Gold, dalla 1° alla 37° posizione, Silver, dal 38° al 100° posto, e Bronze, dal 101° al 250° posto.

# Milano rispetto alle città di tutto il mondo? 73esima

A livello internazionale, Milano rientra nella categoria Silver e occupa, infatti, il 73° posto. Considerando le migliaia di città analizzate in tutto il mondo, può essere considerato un risultato soddisfacente.

Le prime 10 posizioni dell’indice sono dominate da città europee, che vantano punteggi altissimi in themes quali governance, ambiente e mobilità.

L’Happy City Index 2024 vede al primo posto Aarhus, in Danimarca, con un punteggio di 1749,2. Aarhus ha ottenuto un punteggio particolarmente elevato grazie alla sua eccellente governance locale, alle politiche ambientali innovative e alla qualità della vita offerta ai suoi abitanti. La Danimarca, infatti, si distingue per una forte coesione sociale e un sistema di welfare che assicura un alto livello di benessere per tutti i cittadini.

Al secondo posto si trova Zurigo, in Svizzera, con 1737 punti, seguita da Berlino, Germania (1720,6 punti), Göteborg, Svezia (1719,5 punti), e Amsterdam, Paesi Bassi (1718,5 punti).

La classifica prosegue con Helsinki, Finlandia (1714,7 punti), Bristol, Regno Unito (1709,8 punti), Copenhagen, Danimarca (1707,2 punti), Ginevra, Svizzera (1695 punti), e Monaco di Baviera, Germania (1678,6 punti).

# Le altre città italiane in classifica: dopo Milano ci sono Bologna e Bolzano. Ma la prima nel territorio è… San Marino

Oltre a Milano, altre città italiane figurano nell’Happy City Index, anche se con punteggi parecchio inferiori. Bologna, ad esempio, si posiziona al 95° posto con 1484,7 punti, grazie soprattutto alla solidità economica e all’accesso a servizi pubblici di qualità.

Seguono Bolzano al 123° posto (1436,7 punti), nota per il benessere dei suoi cittadini, Firenze al 152° posto (1382,7 punti) e Verona al 180° (1328,7 punti). Al 211° posto si trova Taranto (1274,7 punti), mentre Aosta chiude al 245° posto con 1232,7 punti.

San Marino, curiosamente, si posiziona al 66° posto, addirittura sopra Milano, con un punteggio di 1546,4 punti, risultando essere il centro abitato più felice della penisola italiana.

Continua la lettura con: Milano: tra le «40 città più potenti del mondo». 5 azioni per raggiungere le prime

MATTEO RESPINTI

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Siete pronti per l’inaugurazione di M4?

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Ci siamo. Prepariamo gilet, pantaloni a campana e l’abito in poliestere. 

#feversmailand

Continua con: Quando ci chiedono: «ma come fate a vivere con questi prezzi a Milano?»

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Effetto M4: la metro di Milano entra nella top europea

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Gabriele Meroni FB - Progetti e cantieri - Cartina aggiornata Atm

Nuovo record di lunghezza della rete: sempre di più la più estesa in Italia, con un balzo in avanti che la fa entrare nella top ten europea. E in futuro potrebbe salire di altre posizioni insidiando importanti metropoli del Vecchio Continente.

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Effetto M4: la metro di Milano entra nella top europea

# Si completa la rete da primato: 111,8 km di estensione, all’ottavo posto in Europa, quinta in UE

Webuild – Metro M4

12 ottobre: la linea M4 si completa, aggiungendo 15 fermate e 8 km di tracciato. La metropolitana blu arriva quindi a 21 fermate per un totale di 15 km portando la rete milanese a un’estensione complessiva di 111,8 km. Un traguardo che consolida il primato italiano e le vale l‘ingresso nella top ten a livello europeo all’ottavo posto, scavalcando Stoccolma con una rete di 108 km e Amburgo con 106 km. Contando solo gli Stati appartenenti all’Unione Europea sarebbe in quinta posizione.

news.metro.ru – Mappa metro Mosca

Il podio continentale è composto da Mosca, prima con 461,4 km, Londra con 402 km e Madrid con 239,9 km. A seguire le reti metropolitane di Parigi, 245,6, Istanbul con 199,2 e infine Barcellona, Berlino e San Pietroburgo rispettivamente con 157,8 km, 155,4 km e 124,8 km.

Leggi anche: Le 10 metropolitane più lunghe del mondo: la sfida con Milano

# Tutte le linee metropolitane: M2 la più lunga d’Italia

Gabriele Meroni FB – Progetti e cantieri – Cartina aggiornata Atm

La prima linea ad inaugurare è stata la M1 nel 1964, oggi lunga 26,7 km e 38 stazioni, la seconda la M2 nel 1969, al momento la più lunga di Milano e d’Italia con 39,9 km e 35 stazioni, poi la M3 a partire dagli anni ’90 con 17,3 km e 21 stazioni, la M5 nel 2015 con 13 km e 19 stazioni e infine la M4 con 15 km e 21 stazioni.

# In futuro Milano punta a insidiare San Pietroburgo, Berlino e Barcellona

Urbanfile – Estensioni Metro

Nel prossimo futuro Milano punta però a scalare le gerarchie in Europa, insidiando San Pietroburgo, Berlino e Amburgo. La prima potrebbe già essere superata solo con il completamento del prolungamento di 2 km della linea M1 a nord e di quello di 13 km della linea M5 verso Monza, portando l’estensione totale a 126,7 km. A questi vanno aggiunti poi i 3,3 km dell’estensione della M1 a ovest verso Baggio, della M4 di 3,1 a est verso Segrate. Se si contano poi il possibile prolungamento della M5 verso Settimo Milanese, della M3 fino a Peschiera Borromeo e la costruzione della nuova M6, che potrebbe estendersi di almeno 20 km, si andrebbero a raggiungere i 155 km.

Leggi anche: I 5 prolungamenti più attesi per la metropolitana di Milano: a che punto siamo?

Continua la lettura con: M4 pronta alla mega inaugurazione: e già si pensa già al suo prolungamento…

FABIO MARCOMIN

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Milano al «52° posto per gli studenti internazionali»: come riconquistare l’attrattività che aveva a inizio Duemila?

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Credits: Ideogram.AI

Milano negli anni 2000 era tra le 5 città più ambite in Europa dagli studenti universitari (rif: Neo Students of Europe). In seguito ha assistito a un declino rovinoso della sua attrattività, scivolando al 52° posto nella classifica QS Best Student Cities 2025. Come riportare Milano al suo “splendore universitario”?

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Milano al «52° posto per gli studenti internazionali»: come riconquistare l’attrattività che aveva a inizio Duemila?

# Il ranking 2025: prosegue il calo di Milano

Nei primi anni 2000, Milano si posizionava tra le prime dieci città del mondo per il programma Erasmus, figurando stabilmente nella top 5 europea. Poi è iniziato il declino che sembra inesorabile, come certifica la classifica QS, che indica il tasso di attrattività per l’anno futuro: Milano è uscita perfino dalle prime 50, passando dal 50°posto per il 2024 al 52° secondo i piani degli studenti per il 2025. Nonostante sia ancora la prima città italiana nella classifica, il gap con altre metropoli europee si sta ampliando, con Londra, Tokyo e Seul in cima, rappresentando standard elevati di qualità accademica, opportunità lavorative e qualità della vita.

Uno dei parametri chiave che ha contribuito a questo calo è la Classifica della qualità universitaria, dove Milano ha registrato un abbassamento del punteggio. Sebbene ci sia stato un miglioramento nella categoria Student mix (73.8 su 100), il fattore principale alla base della discesa è il costo della vita, con spese elevate per le tasse universitarie, la vita e gli affitti. A questo aggiunge un generale arretramento nella sezione intrattenimento, in cui a inizio millennio Milano figurava tra le più ambite in Europa. 

# Il dato positivo: l’occupazione post-laurea a Milano

Ci sono anche luci. Milano, ad esempio, si distingue come uno dei centri più dinamici per l’occupazione post-laurea in Italia, posizionandosi al 24° posto a livello mondiale per il reclutamento di neo-laureati. Questa competitività è dovuta a un ecosistema economico che include moda, finanza e tecnologia. Le aziende milanesi, attratte dalla presenza di istituzioni accademiche di alto livello, sono costantemente alla ricerca di giovani talenti, offrendo opportunità lavorative concrete attraverso tirocini e collaborazioni.

Sul resto purtroppo c’è il buio. Queste sono 4 idee per rendere il nostro centro universitario più attrattivo per gli studenti internazionali.

#1 Riduzione del costo della vita

Credits: medicinaonline.com

Una delle misure più urgenti per attrarre studenti a Milano da tutto il mondo, dovrebbe essere la riduzione del costo della vita: il tasso di affordability, ovvero l’incidenza del potersi permettere la vita nella città universitaria, misurato dal ranking per Milano è di 19.3 su un massimo di 100.

In vista dei possibili guadagni dalle spese di nuovi abitanti, il Comune potrebbe prevedere agevolazioni, come sgravi sulle tasse universitarie e, soprattutto, borse di studio pensate per l’alloggio.

I costi elevati della vita rappresentano una sfida significativa: con affitti che superano frequentemente i 900 euro al mese, molti giovani trovano difficile trovare un alloggio accessibile. Questa situazione è aggravata da un’analisi del Codacons del 2024, che evidenzia come Milano si collochi al secondo posto in Italia per costo della vita, con spese superiori del 23% rispetto ad altre aree metropolitane.

Questi dati pongono i giovani, stranieri e milanesi, in una posizione precaria. Per vivere dignitosamente a Milano, uno studente internazionale avrebbe bisogno di un reddito netto di almeno 1.700-2.000 euro al mese, cifra che sale a circa 3.000 euro per garantire un livello di comfort. Tale squilibrio economico rende la città particolarmente ostile per chi, magari, proviene da paesi con economie meno sviluppate o con meno possibilità di sostegno economico.

#2 L’importanza della comunicazione per le università milanesi

Credits: Ideogram.AI

Diciamoci la verità: le università di Milano in generale se la tirano un po’. Soprattutto quando si deve comunicare. Lo si fa poco e in modo vecchio rispetto ai competitor. Più ossessionati a non ricevere critiche che a cercare di essere creativi e originali. Non solo: spesso ci si rivolge esclusivamente agli studenti italiani, perdendo così i mercati globali. Le università milanesi devono affrontare una sfida fondamentale: raccontarsi meglio attraverso i social media, coinvolgendo gli studenti e valorizzando i propri spazi e corsi. Piattaforme come YouTube e Instagram offrono opportunità straordinarie per raggiungere un vasto pubblico. Programmi culturali e contenuti informativi su queste piattaforme riscuotono un enorme successo, attirando l’attenzione di studenti potenziali e appassionati di cultura. Le università del mondo lo fanno già (un esempio sono i dibattiti registrati di Oxford e Harvard), e le milanesi dovrebbero sfruttare questa tendenza, incentivando i professori a creare contenuti divulgativi che presentino i loro corsi, progetti di ricerca e spazi accademici.

In particolare, i professori potrebbero essere incoraggiati a realizzare video informativi e interviste in inglese, condividendo le loro esperienze e scoperte. Questa strategia migliorerebbe l’immagine delle università e contribuirebbe a creare una comunità accademica più coesa, dove gli studenti si sentirebbero motivati a partecipare attivamente.

#3 Ricercare i migliori docenti internazionali 

Credits: Liberi oltre le illusioni

Discorso simile per i docenti. Anche in questo caso le università milanesi puntano a far risplendere i loro docenti (anche se non sempre) sul mercato domestico, ma a dimenticarsi invece il palcoscenico internazionale. Investire nella qualità accademica è cruciale per migliorare la posizione di Milano nella classifica globale. Un’innovativa misura potrebbe essere incentivare le università a indire concorsi non solo per gli studenti, ma anche per i docenti, cercando di attirare i migliori insegnanti stranieri. Se lo si fa per i calciatori, perchè non per i docenti?

Non solo: serve anche una maggiore crescita dei docenti attuali. Il Comune, la Regione o lo Stato dovrebbero promuovere gare pubbliche di confronto accademico per le materie scientifiche, mentre per le discipline umanistiche si potrebbero organizzare conversazioni e discussioni aperte. Questo approccio garantirebbe che i professori siano sempre aggiornati e migliorerebbero le loro capacità comunicative, creando un ambiente di apprendimento più stimolante e dinamico.

La maggiore attenzione mediatica derivante da questi concorsi metterebbe in luce le università che si distinguono per la qualità dei loro docenti. Le istituzioni accademiche con professori altamente competenti guadagnerebbero una reputazione di prestigio, aumentando la loro visibilità e attirando studenti da tutto il mondo.

#4 Il Grand Tour dell’Italia riparta dalle università milanesi

Durante il romanticismo, il Grand Tour numerosi giovani europei in tutta Italia, Milano potrebbe essere il centro della sua rinascita in chiave contemporanea.

Per attirare gli studenti internazionali, potrebbe essere stipulare accordi con musei, teatri e altre istituzioni culturali, per cui il nostro Paese è invidiato in tutto il mondo, garantendo un accesso prioritario e sconti.

L’Italia è rinomata per la sua ricca eredita culturale, e Milano, la città italiana più internazionale e più comoda per uno straniero rappresenta il punto di partenza ideale per esplorare il patrimonio artistico e storico del Paese. Naturalmente, solo l’iscrizione a un’università meneghina consentirebbe l’accesso a quanto prima.

Accesso gratuiti, costi ridotti e visite prioritarie potrebbero essere garantiti in luoghi come il Duomo, il Museo del Novecento e il Castello Sforzesco, ma, anche e soprattutto, in luoghi iconici del Paese, come il Colosseo o gli Uffizi.

Per massimizzare l’impatto di queste iniziative, sarebbe utile che proprio il Comune, la Regione e lo Stato sviluppassero “pacchetti di visita” pensati appositamente per gli studenti stranieri. Questi pacchetti potrebbero includere sconti su attrazioni culturali e offerte su visite guidate.

Per rendere queste opportunità ancora più accessibili, si potrebbe considerare l’idea di permettere agli studenti di aprire un debito agevolato, da ripagare una volta completati gli studi. Questo approccio non solo faciliterebbe l’accesso alla cultura, ma promuoverebbe anche un legame duraturo tra gli studenti e il patrimonio culturale italiano, incentivando l’iscrizione di studenti stranieri.

Continua la lettura con: Le università di Milano dove si sono laureate le persone famose

MATTEO RESPINTI

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Le «4 regole d’oro» del pedone di Milano

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Milano è una giungla dove il tempo corre più veloce delle Maserati. A Milano i pedoni non sono solo semplici camminatori, ma veri e propri atleti che sfidano ogni giorno il caos metropolitano. Queste le quattro regole che ogni pedone milanese mette in pratica ogni giorno per non farsi travolgere.

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Le «4 regole d’oro» del pedone di Milano

#1 Devi superare sempre

In una città dove ogni secondo conta e il ritmo di vita è incalzante, superare diventa un’arte. Non parliamo di scorrettezze come superare un collega in coda alla macchinetta del caffè, ma del vero superamento, quello che avviene nei momenti di attesa e che, nella mente del milanese, conferirà un vero vantaggio su tutta la giornata.

Immaginatevi in fila al semaforo, in attesa che il verde si illumini. Ecco che l’abilità di superare il proprio vicino diventa cruciale. Se notate che la persona davanti a voi sembra indecisa sull’attraversare o meno, questo è il momento giusto per avanzare! Non c’è spazio per la timidezza: è ora di strisciare in avanti, come un ninja delle strade milanesi. Ricordate, il pedone che si ferma è un pedone perduto.

#2 Gli scalini si fanno due alla volta

Milano non è solo una città di affari e di moda, ma è anche un campionato di velocità nelle scale. Le scale delle metropolitane, degli uffici e dei negozi sono un palcoscenico. Qui entra in gioco la 2° regola fondamentale: fare le scale due scalini alla volta.

Non avete tempo da perdere e, di certo, non vi potete permettere di perdere il treno o la metro. Chi ha tempo per una scalata lenta e placida? Due scalini alla volta sono il modo giusto per affrontare il saliscendi milanese. Se qualcuno vi guarda con uno sguardo di incredulità, non preoccupatevi: probabilmente è qualcuno nuovo della città; voi, invece, rappresentate il milanese medio.

#3 L’attraversamento pedonale si pretende

Altrove è un diritto, a Milano è una conquista. Quando si parla di attraversamenti pedonali a Milano, c’è una regola non scritta che ogni pedone dovrebbe conoscere: pretendere il diritto di attraversare la strada perché automobili e ciclisti si comportano come se avessero la precedenza.

Forse non è una pratica sicurissima, ma, in molte zone della città, è praticamente l’unico modo per riuscire ad attraversare, spesso anche sulle strisce pedonali! Il pedone, in questo caso, è un vero e proprio gladiatore urbano.

Quando le auto bloccano la strada come se avessero loro il diritto di farlo e mentre scooter, ciclisti e monopattini sfrecciano a tutta velocità, spesso anche sui marciapiedi, il pedone alza il mento, guarda dritto negli occhi del guidatore del mezzo e attraversa con determinazione. Chi ha una certa età usa anche lo stratagemma del vigile urbano: alzando la mano verso l’auto che arriva come se si avessero i super-poteri. 

#4 Il verde si anticipa

La regola finale, ultima ma non meno importante, è quella di anticipare sempre il verde. Non c’è nulla di più milanese che iniziare ad attraversare la strada prima che il semaforo si illumini di verde. La regola non scritta è che se la strada è libera, per il pedone il rosso non esiste. 

È un po’ come giocare a poker con il destino… ma a Milano chi ha tempo di aspettare? La regola dice: più delle regole vale il buonsenso. Se poi le macchine si fermano per voi, il vostro balzo in avanti sarà premiato da un vero e proprio senso di trionfo.

Continua la lettura con: VIA TORINO: una GIUNGLA URBANA per PEDONI e CICLISTI

MATTEO RESPINTI

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La passerella trasparente a 20 metri con vista Duomo: che cosa succede al progetto?

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Credits professionarchitetto - Vista passerella da Piazza Diaz

Poco meno di anno fa Palazzo Marino ha ufficializzato il progetto di raddoppio del Museo del Novecento. Il piano include una passerella sospesa a unire i due “arengari” gemelli, permettendo così di godere di una vista mozzafiato su Piazza del Duomo e sulla Galleria. I lavori erano attesi per la fine del 2024, ma da tempo non si hanno più notizie, nemmeno sulla decisione della Soprintendenza riguardo il camminamento sospeso. Scopriamo come dovrebbe essere e quando potrebbe inaugurare.

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La passerella trasparente a 20 metri con vista Duomo: che cosa succede al progetto?

# Camminare sospesi a 20 metri di altezza sopra piazza Duomo

Credits Urbanfile – Arengario ponte

Alla fine del 2023 è arrivata la conferma del raddoppio del Museo del Novecento, dopo l’approvazione del progetto in Giunta. Questa trasformazione storica per Piazza Duomo non solo prevede la riqualificazione dell’Arengario gemello, dedicato alle opere contemporanee, ma include anche una scenografica passerella sospesa che collegherà i due edifici. L’obiettivo principale del progetto è creare un’armonia architettonica tra i due palazzi, formando così un organismo unico. Tuttavia, la proposta della passerella ha generato un acceso dibattito politico, con la Soprintendenza che inizialmente si era opposta all’idea.

# Le caratteristiche della passerella, in attesa dell’ok della Soprintendenza

Si è deciso infine di costruire una passerella sospesa, abbandonando l’idea di trasformare Via Marconi in una piazza-cortile. Tuttavia, la Soprintendenza ha richiesto un “percorso evolutivo” rispetto al progetto presentato in precedenza. Secondo gli ultimi rendering e informazioni disponibili, la passerella sarà posizionata a 19,65 metri, in linea con il terzo livello dei due Arengari, e sarà costituita da una trave reticolare fissata alle colonne laterali esistenti degli edifici, rendendola completamente reversibile.

Questa struttura è progettata come un proscenio e si poggerà sul tetto dell’edificio più basso, senza interrompere la vista della Torre Martini dall’Ottagono della Galleria. Il lato affacciato su Piazza Duomo avrà pareti trasparenti e leggere, mentre la parte inferiore sarà rivestita con una struttura convessa a specchio. Questo design innovativo riflette le immagini e i movimenti della piazza, creando un effetto visivo unico.

# Un investimento salito a 27 milioni di euro per creare uno nuovo spazio museale da oltre 1.000 mq 

Il Museo del Novecento avrà a disposizione oltre 1.000 mq di nuovi spazi espositivi grazie alla riqualificazione del palazzo gemello. L’investimento per il progetto è salito a circa 27 milioni di euro, superando i 18,5 milioni inizialmente previsti. Di questa somma, 5 milioni sono stati donati da Giuseppina Antognini, presidente della Fondazione Pasquinelli e mecenate di Milano. In aggiunta ai nuovi spazi, sono previsti interventi significativi nel primo edificio. Tra queste modifiche, spicca la ristrutturazione dell’ingresso per le mostre temporanee al piano terra, che permetterà un accesso più diretto dopo l’acquisto del biglietto. Inoltre, un laboratorio di conservazione delle opere andrà a sostituire le sale conferenze e il deposito esistenti, migliorando così la funzionalità del museo.

Questi cambiamenti mirano a potenziare l’offerta culturale e a rendere il Museo del Novecento un polo attrattivo per il pubblico.

Credits professionarchitetto – Caffetteria Museo del Novecento

Il nuovo edificio prevede al suo interno:

  • un portico a due piani con un bookshop accessibile al pubblico e una caffetteria con tavolini;
  • un auditorium al mezzanino dotato di sedute retrattili, che permetteranno di utilizzarlo come sala per installazioni, mantenendo il piano terra libero per la nuova “piazza pubblica”;
  • quattro piani di spazi museali sopra il portico, capaci di ospitare più di cento opere.

# Il percorso museale dagli anni ’80 alle più recenti esperienze artistiche

Credits professione architetto – Nuove sale Arengario

Il percorso espositivo del museo sarà organizzato in modo da offrire una rilettura innovativa delle opere, spaziando dagli anni Ottanta fino alle più recenti esperienze artistiche. Sarà arricchito da una significativa raccolta di opere chiave del primo Novecento, proveniente dalla Collezione Giuseppina Antognini e Francesco Pasquinelli, il cui valore ammonta a 15 milioni di euro. Questa collezione rappresenta un’aggiunta preziosa per il museo e si affianca alla generosa donazione di 5 milioni fatta da Giuseppina Antognini, destinata a sostenere il progetto di ampliamento del museo.

L’obiettivo è quello di creare un dialogo tra le diverse epoche artistiche, offrendo ai visitatori nuovi spunti interpretativi attraverso il confronto tra opere storiche e contemporanee.

# L’inaugurazione attesa per la fine del 2026, ma al momento non è stato avviato alcun cantiere

Credits professionarchitetto – Raddoppio museo del novecento.jpg

La prima deadline era stata fissata per per le Olimpiadi Invernali di Milano Cortina 2026, la seconda alla fine dello stesso anno. Il 2024 avrebbe quindi dovuto essere l’anno buono per l’avvio dei cantieri, entro marzo era atteso il progetto esecutivo ed entro il primo semestre il bando di gara, ma non sono state rese pubbliche comunicazioni a riguardo e ancora non si sa nulla sulla decisione della Soprintendenza. Tenendo conto che la durata dei lavori è stimata in due anni difficilmente l’inaugurazione avverrà prima del 2027. Milano avrà la sua passerella vista Duomo?

Continua la lettura con: Sulla passerella trasparente sospesa di Renzo Piano con vista su Milano: già parzialmente aperta, il progress sui lavori

FABIO MARCOMIN

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Villaggio Olimpico, Torre Faro e Foresta Sospesa: le ultime immagini dal cantiere dell’ex scalo Romana

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Foresta sospesa

Si iniziano a vedere anche le gru in azione per la realizzazione della Torre Faro. Le ultime immagini dal cantiere dell’ex Scalo Romana in occasione dell’evento “Inspiring Cities” organizzato da Coima per i suoi 50 anni di attività.

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Villaggio Olimpico, Torre Faro e Foresta Sospesa: le ultime immagini dal cantiere dell’ex scalo Romana

# Prende forma l’area del Villaggio Olimpico nell’ex Scalo Romana

scaloportaromana.it – Rendering Villaggio Olimpico

L’ex Scalo Romana è quello che avanza più spedito nel percorso di rigenerazione tra i sette scali merci ferroviari in attesa di trasformazione. L’area di 190mila sarà interamente car free e per il 50% a verde, con un grande parco al centro, connessioni pedonali e ciclabili, eco-zone, piazze pubbliche e la Foresta Sospesa, sopra i due tratti esterni dei binari che attraversano l’area.

scaloportaromana.com – Nuovo masterplan

L’elemento principale del progetto è però il Villaggio olimpico che per il 2027 sarà convertito in studentato da 1700 letti, e i cui sei edifici sono arrivati alle fasi finali della costruzione: la consegna è prevista entro l’estate 2025, con tre mesi di anticipo rispetto al cronoprogramma iniziale.

Tra il 2026 e il 2027 avrà luogo lo sviluppo completo con il parco e la riconversione del Villaggio Olimpico in residenze, mentre la realizzazione dei 70.000 mq tra uffici e retail nel lato verso piazzale Lodi dovrebbero avvenire attorno al 2028-2030. Oggetto della nostra ultima visita al cantiere, in occasione dell’evento “Inspiring Cities” organizzato da Coima nell‘ex edificio Squadra Rialzo, è proprio l’area a servizio degli atleti, per ora l’unica dove sono attivi i cantieri.

# Il primo edificio “agibile”: in futuro coworking e aree di ristorazione

Il primo edificio “agibile” è quello dell’ex Squadra Rialzo, del quale sono state conservate le pareti est e ovest per la loro valenza architettonica e il resto è stato ricostruito seguendo fedelmente un modello 3D per darle la forma originaria anche internamente. Un tempo officina per la manutenzione dei treni, in futuro spazio per coworking, ristorazione e altri servizi per la comunità. Il tetto è stato realizzato il legno, ricoperto da pannelli solari. Lungo via Ripamonti è stato riqualificato un altro edificio simile, ma più piccolo. L’obiettivo per tutta l’area del Villaggio Olimpico è quella di garantire lo standard NZEB, Nearly Zero Energy Building. 

# Le residenze degli atleti: futuro studentato più grande d’Italia con 1.700 posti letto

La costruzione dei sei edifici del Villaggio Olimpico, due blocchi composti da tre stecche allineate, procede a pieno ritmo. Arrivati al tetto ormai da tempo si procede esternamente, ai piani terra dove sono previsti spazi comuni e all’interno nella realizzazione degli alloggi. Consegna al Cio a luglio 2025.

# La vista d’insieme del cantiere da via Ripamonti e via Lorenzini

# Gli studentati completati tra viale Isonzo e via Ripamonti

Fabio Marcomin – Studentati Scalo Romana

# Grattacielo A2A e foresta sospesa

In questa immagine si vede uno dei due tratti di ferrovia sopra la quale verrà realizzata la Foresta Sospesa, una passerella ricoperta di alberi che coprirà parzialmente la vista dei binari. 

Foresta sospesa

Dove sono installate le tre gru, sul lato opposto rispetto al Villaggio Olimpico, è attivo il cantiere per la costruzione del grattacielo A2A, la Torre Faro.

Rendering Acpv – Torre Faro

Alto circa 145 metri per 28 piani complessivi, si caratterizza per una forma tubolare, con una pianta circolare, e un’originale spaccatura a circa 61 metri di altezza con dei giardini pensili: lo Sky Garden con un’altezza di 3 metri. Sulla sommità della torre invece, a circa 125 metri, è previsto un belvedere panoramico accessibile al pubblico.

Leggi anche: Il “FARO DI MILANO”: il nuovo GRATTACIELO con GIARDINO PANORAMICO e BELVEDERE sopra Milano 

Continua la lettura con: L’ultimo «Sign» di Milano con due super terrazze panoramiche: le immagini dal cantiere

FABIO MARCOMIN

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