Nei giorni scorsi è stato ufficialmente inserito nel contatto di programmazione di Anas, il progetto “Variante Romea”, arteria stradale fortemente voluta da tutto il Veneto.
La “nuova Romea”: il progetto di rilancio per la “strada più odiata d’Italia”
# “La Romea”, la più odiata dagli italiani
Probabilmente la strada più odiata dai veneti. E non solo. E’ una delle strade più pericolose d’Italia e, secondo tanti esperti, d’Europa. Da decenni, allo stesso tempo è l’unico collegamento stradale esistente tra il Nord Est e il Centro Italia lungo la costa adriatica. La Strada Statale 309 “Romea” collega Mestre a Ravenna.
Credits: @Alessandrofavaretto(FB)
Attraversa diversi centri abitati e, nonostante l’installazione graduale di rilevatori fissi di velocità in diversi punti, rimane teatro di gravissimi incidenti stradali. In alcune giornate estive, negli orari di punta e soprattutto nei weekend, il traffico raggiunge dei livelli insopportabili. Durante la settimana, la percorrenza da parte di mezzi pesanti, spazientisce diversi automobilisti e motociclisti che, nei rettilinei, non resistono a sorpassi azzardati che molte volte costano ad essi la vita e il blocco del traffico per ore.
# La “Variante Romea”
Da diversi anni persisteva un progetto di un percorso sostanzialmente parallelo a quello odierno, denominato “Romea commerciale“. E’ proprio dei giorni scorsi la notizia di un incontro risolutivo al MIT tra Regione Veneto e il vicepremier Matteo Salvini che ha confermato l’inserimento nel contratto di programmazione Anas la progettazione della “Variante Romea“: 177 km tra Veneto ed Emilia Romagna, 5,5 miliardi di Euro la stima del valore dell’opera.
Credits: @Regione.veneto.it
L’insistenza da parte della Regione Veneto è appunto giustificata dall’alto tasso di incidentalità della Strada Romea. La nuova arteria seguirebbe un tracciato simile a quello già esistente, ma in parallelo, consentendo di far fronte alle criticità che la Romea oggi continua a dover sopportare. La richiesta, condivisa tra Veneto ed Emilia-Romagna, prevede una strada NON a pagamento, con la possibilità di valutare, da parte del MIT, la vignetta per i soli mezzi pesanti.
Tra le proposte presentate alla fine del 2022 al Parlamento Europeo in Commissione Trasporti, all’interno del pacchetto di emendamenti presentati, c’è anche quella per il completamento della linea ferroviaria dell’Alta Velocità tra Milano e Monaco di Baviera. Un prima apertura è arrivata direttamente dalla stessa Commissione già a inizio 2023. Vediamo il progetto e in quanto tempo ci si potrebbe spostare tra le due città.
Da MILANO a MONACO in meno di TRE ORE? Il progetto per il completamento dell’alta velocità tra le ALPI
# Da Milano a Monaco a bordo di treni veloci in meno di tre ore
Credits Mood101-pixabay – Frecciarossa in Stazione Centrale Milano
Da Milano alla Germania con l’Alta Velocità? Alla fine del 2022 l’eurodeputato di Forza Italia, Massimiliano Salini, aveva depositato un pacchetto di emendamenti in Commissione Trasporti al Parlamento Europeo, per “sfruttare al massimo le potenzialità dei corridoi strategici“. Non solo, anche per aprire “ad un’estensione capillare dell’alta velocità tra tutte le capitali economiche europee”. Tra le proposte anche quella di completare la linea ferroviaria dell’Alta Velocità tra Milano e Monaco.
Salini chiedeva: “di inserire la realizzazione dell’alta velocità ferroviaria tra Milano e Monaco di Baviera nelle reti strategiche transeuropee Ten-T, attualmente in fase di revisione“. Le due città potrebbero essere collegate in meno di 3 ore “in modo sostenibile per l’ambiente e a costi contenuti”.
Credit Mathias Gastel, Grüne Bahnstrategie – Particolare della rete ferroviaria notte transeuropea proposta dai Verdi tedeschi
L’opera si inserirebbe nel complessivo sviluppo delle infrastrutture al centro dei progetti di mobilità strategica dell’Europa e del Next Generation Eu dove i trasporti a lungo raggio e le ferrovie ad alta velocità sono considerati fondamentali per aumentare la connettività dei sistemi europei, rilanciare i traffici merci e di persone tra i grandi poli dell’Europa e permettere una coesione più forte tra le regioni più sviluppate.
L‘infrastruttura farebbe parte del corridoio Ten-T Scandinavia-Mediterraneo, sulla direttrice ferroviaria Milano-Verona-Innsbruck-Monaco e avrebbe il via libera con la costruzione dei tratti ad alta velocità sulla direttrice Verona-Milano via Brescia e Treviglio. In questo modo verrebbe connesse quattro province cruciali per l’economiae l’industria nazionali: Milano, Brescia, Bergamo e Verona.
Basterebbe quindi fare investimenti mirati su alcune tratte e puntare “ad un innalzamento della velocità pari o superiore a 250 km/h” dove oggi i treni viaggio a 200km/h” e aprire “così ad un’estensione capillare dell’alta velocità tra tutte le capitali economiche europee dei Paesi membri” spiega l’eurodeputato.
# I benefici collaterali dell’opera
autostrade.it – Autostrada A4
L’Alta Velocità Milano-Monaco apporterebbe anche benefici collaterali. Su tutti il decongestionamento dell’Autostrada A4, su 100.000 veicoli che transitano quotidianamente il 40% sono commerciali, deviando parte del traffico su ferrovia per puntare l’obiettivo italiano di alzare dall’11-13% al 30% il trasporto merci via ferrovia nel Paese. In questo modo verrebbero abbattute sensibilmente le emissioni inquinanti, si faciliterebbe uno sviluppo integrato e sostenibile avvicinando l’Italia all’Europa.
Oltre a questo Milano sarebbe collegata con la rete di alta velocità a Nord delle Alpi: per arrivare a Berlino, ad esempio, ci vorrebbero circa sette ore.
# Il sostegno della Commissione Europa al progetto pilota
Credits: era.ong – Parlamento Europeo
Un primo passo per trasformare il sogno in realtà è arrivato a febbraio 2023 con il sostegno della Commissione Europea a un progetto pilota. Queste le parole di Salini: “Il sostegno della Commissione europea al progetto pilota sul servizio ferroviario transfrontaliero tra Milano e Monaco di Baviera è un segnale importante, in piena sintonia con il pacchetto di emendamenti che ho depositato in Commissione Trasporti (Tran), dove ho proposto di inserire la realizzazione dell’alta velocità tra Milano e Monaco nelle reti strategiche transeuropee Ten-t.” Se venisse realizzata l’Alta Velocità tra le due città si potrebbero far transitare “anche a dieci treni veloci al giorno” favorendo “la crescita del sistema imprenditoriale, fieristico e universitario italiano ed europeo.”
Il tempo si è fermato sulla linea ferroviaria Milano-Genova. Da oltre 30 anni il viaggio ha la stessa durata, come ricordato sarcasticamente dal comico genovese Luca Bizzarri. Anche se qualcosa all’orizzonte potrebbe cambiare.
“Siamo arrivati su MARTE ma da MILANO a GENOVA in TRENO ci si mette come nel 1990”
# “Almeno allora il treno era più bello”: il tweet del comico genovese Luca Bizzarri
Sono sul treno che va da Genova a Milano. Lo prendevo da ragazzo, per andare a fare teatro. Era il 1990, ci metteva un’ora e quaranta. Poi siamo andati su Marte. Il treno per Milano da Genova ci mette sempre un’ora e quaranta. Quello del 1990 era anche più bello, il treno.
Il comico genovese Luca Bizzarri sulla piattaforma X, un tempo Twitter, ricorda come non sia cambiato niente da oltre 30 anni sulla linea ferroviaria Milano-Genova: il viaggio dura ancora 1 e 40 minuti. Il testo del post: “Sono sul trano che va da Genova a Milano. Lo prendevo da ragazzo, per andare a fare teatro. Era il 1990, ci metteva un’ora e quaranta. Poi siamo andati su Marte. Il treno da Milano a Genova ci mette sempre un’ora e quaranta. Quello del 1990 era anche più bello, il treno“. Questa è la durata media, in diversi casi è anche maggiore, pur con treni teoricamente dell’Alta Velocità.
# L’attesa per la conclusione dei lavori del Terzo Valico, ma non basteranno
Terzo valico
Un miglioramento del servizio, con una contestuale riduzione dei tempi di viaggio, è prevista alla conclusione dei lavori del maxi progetto che comprende Terzo Valico, Nodo ferroviario e scalo merci Campasso. L’investimento previsto è di 7,4 miliardi di euro e l’opera principale è la Galleria di Valico che con una lunghezza di 27 chilometri è la più lunga d’Italia. La nuova linea AV/AC che passa tra le province di Genova e Alessandria consentirà ai treni di correre a una velocità massima di 250 km/h oltre che potenziare il traffico merci. La consegna di tutta l’opera è programmata per il 2026, anche per evitare di perdere i fondi del PNRR, con i primi 8,5 chilometri attivati a dicembre 2023 tra Rivalta Scrivia e Tortona.
# Il tragitto in meno di un’ora non prima del 2027
Credits: RFI – Quadruplicamento Milano Pavia
Per passare da 1 ora è 40 minuti di viaggio attuali ai 53 minuti promessi, il 2026 non sarà comunque ancora l’anno buono nonostante la prevista attivazione del servizio di Alta Velocità grazie al Terzo Valico. A renderlo possibile sarà solo il quadruplicamento della linea tra Tortona e Milano, atteso da decenni e previsto per intero solo tra il 2027 e il 2028. Al momento mancano ancora le risorse per la tratta da Tortona e Voghera.
L’infrastruttura sarebbe poi utile nell’ottica della realizzazione dell’hub M6/AV a Opera allo studio da parte del Governo, per collegare la futura linea metropolitana milanese direttamente alla linea ferroviaria veloce per Genova.
Non si sa SE sono ESISTITI a Milano ma se ne PARLA ANCORA OGGI. Ecco quali sono.
Il lago, il sottopasso, il re: la loro ESISTENZA non è certa ma a Milano ancora se ne PARLA
# Il Lago Gerundo
Lago Gerundo
Sono molte le prove dell’esistenza del Lago Gerundo, che avrebbe bagnato Milano nell’area del lodigiano. Tra queste i resti di palafitte e dello uno scheletro di una specie di balenottero nelle campagne tra Milano, Pavia e Cremona, 11 piroghe datate tra il 400 ed il 750 dopo Cristo, la toponomastica dei luoghi limitrofi come Gera d’Adda, Gerola, Girola o la cascina Taranta e soprattutto l’esistenza, secondo studi di geologi, di un lago preistorico appena fuori Milano, paludoso, malsano, ricco di ghiaia, il cui sottosuolo emanava metano e idrogeno solforato.
Credits 4passi a Lodi e dintorni – Mostro Tarantasio
Secondo la leggenda il Lago Gerundio avrebbe ospitato il drago-dinosauro Tarantasio, che divorava uomini e bambini, dall’alito asfissiante, come le esalazioni di metano del lago, al quale venivano offerti sacrifici umani.
Uno dei simboli più conosciuti di Milano, il Biscione, si lega sempre alla leggenda del Lago Gerundio e del drago Tarantasio. Tra i bambini finiti tra le sue fauci ci fu il figlio del fondatore della dinastia dei Visconti che con un colpo di spada lo strappò al mostro uccidendolo. Prosciugato e bonificato il lago per evitare rischi futuri, Visconti lasciò a memoria dell’impresa l’immagine scolpita sulla pietra del drago, appunto il Biscione simbolo della casata e poi della città.
La scrofa semilanuta è un altro dei simboli di Milano. Si tratta di una creatura leggendaria, che si riallaccia alla fondazione del capoluogo lombardo, avvenuta ad opera dei Celti. Secondo una leggenda infatti, il re celtico Belloveso vide nel luogo indicato dall’oracolo una scrofa di cinghiale con il pelo molto lungo sulla parte anteriore del corpo (scrofa semilanuta), lo stesso animale che figurava sul suo scudo. Vi riconobbe il segno di una volontà divina e decise quindi di costruire la sua città in quel luogo e di chiamarla Medhe-lan, “terra in mezzo alla pianura”, in latino, Medio-lanum che può avere anche il significato di “semi-lanuta”.
Come narrato dallo storico Tito Livio e confermato da alcune ricerche Milano sarebbe stata fondata nel VI secolo a.C. da Belloveso, a capo di una tribù celtica. Ritrovatosi nella Pianura Padana, in mezzo ad un paesaggio inospitale fatto di fango e paludi, secondo la leggenda il re fu guidato dall’oracolo per decidere dove stabilire l’insediamento. La risposta infatti fu che una scrofa ricoperta di pelo avrebbe indicato l’origine e il nome della città, e così nacque Medhe-lan.
# Diabolik, il supereroe ispirato dai pendolari di piazza Cadorna
credtis: fortementein.cm – Diabolik
Diabolik è diventato uno dei fumetti più di successo dagli anni Sessanta in poi. Le sorelle Giussani, che abitavano vicino alla stazione di Cadorna, dissero di avere avuto l’idea per dare ai pendolari una lettura leggera e veloce per i loro brevi viaggi in treno. L’efferato assassino a cui si sono ispirate pare che fosse realmente esistito. Si sarebbe trattato di un uomoche uccise con 11 coltellate un operaio della Fiat e che riuscì a farla franca. Il primo numero uscì nel 1962 col titolo “Il re del terrore”.
# Meneghino
Rappresentazione satirica del Meneghino che domina l’aquila austriaca
Meneghino è una maschera che si identifica con la città di Milano, ma il suo nome è da ricercare nel fatto che all’epoca i nobili, al contrario dei signori più facoltosi della città, non avevano la possibilità di mantenere un domestico fisso. Per questo motivo ne assumevano uno pagato per la sola giornata di domenica, denominato Domenichino da cui Meneghino.
Tra i segreti che nasconde il Castello Sforzesco c’è quello relativo a un passaggio segreto. Si dice che servisse a Ludovico Maria Sforza per recarsi a pregare in Santa Maria delle Grazie senza essere visto. Se ne parla da secoli ma non esiste una prova documentata della sua esistenza, anche se qualche traccia scoperta negli ultimi anni potrebbe riservare delle sorprese in futuro.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il volo aereo più corto del mondo è quello proposto dalla compagnia aerea regionale scozzese Logainair: appena 53 secondi per un tragitto di poco inferiore ai 3 km. Nemmeno il tempo di allacciarsi le cinture che è già ora di alzarsi in piedi per uscire dal velivolo. All’estremo opposto esistono viaggi dove si sorvolano interi continenti, con il serio rischio di annoiarsi o addormentarsi, come quello più lungo del mondo atteso nel prossimo futuro.
Sta per decollare il VOLO più LUNGO del MONDO: 20 ore nel cielo, senza SCALI
# Le lunghe attese tra file in aeroporto e scali
Aeroporto (da pixabay.com)
Le cosa più estenuante di un viaggio aereo sono le attese in aeroporto, le file ai controlli e soprattutto gli scali, specie quando ci si deve imbarcare un viaggio della durata di molte ore, magari oltreoceano. Se non si è fortunati con le coincidenze si rischia di passare anche giorni interi per arrivare a destinazione. Partendo dall’Europa le destinazioni più lontane sono quelle verso il Continente Americano, l’Asia o l’Australia. Ma il volo più lungo in assoluto qual è?
# Da Londra a Sydney in 20 ore, il viaggio più lungo del mondo senza stop
Credits: @qantas – Qantas vista Sydney
La notizia è stata comunicata nel 2022 dalla compagnia aerea Qantas: il volo commerciale più lungo del mondo sarà il diretto Londra-Sidney della durata di 20 ore. Il tragitto dall’Europa all’Australia è di 17.020 chilometri. Il primo decollo è programmato per il 2025. La conferma è arrivata solo in seguito ad alcuni anni di voli sperimentali. Il primo nel 2017, tra Perth, capitale dell’Australia Occidentale, e Londra, e secondo tra New York a Sydney. La durata è stata rispettivamente di 17 e 19 ore.
# L’aereo con una sala relax al centro e in prima classe poltrona reclinabile, letto e armadio
Credits: @qantas – A350 Qantas
Gli aeromobili ordinati dalla compagnia Qantas sono 12 Airbus 350-1000, di grandi dimensioni e configurati per ospitare 238 passeggeri. Non mancano i comfort per mettere a proprio agio i viaggiatori durante la lunga transvolata. Sono previste 4 classi di servizio: first, business, premium economy ed economy. Al centro persino una zona benessere. I passeggeri privilegiati saranno quelli in prima classe, potranno infatti disporre di unapoltrona reclinabile,un letto separato ed un armadio.
La vita nella Milano degli anni Ottanta. La Milano da bere, quella con i paninari e i taxi gialli, quella con i socialisti al potere e i concerti al Teatro Tenda. Uno dei simboli del decennio era la Standa, “la casa degli italiani”. Pochi sanno che il nome nacque da un’idea di… Benito Mussolini. Il primo punto vendita era stato, infatti, aperto a Milano in via Torino 38 con il nome di Società Anonima Magazzini Standard. Durante una parata nel 1938 in corso Umberto I a Roma, dove nel frattempo era stato aperto un altro dei grandi magazzini, si dice che il fondatore del Fascismo vide l’insegna “Standard” e, per la sua origine straniera, diede ordine di cambiarlo e perciò divenne “Standa”.
La Standa divenne “la casa degli italiani” quando Iniziativa Meta del gruppo Ferruzzi ne cedette la proprietà del 70% alla Fininvest di Berlusconi che la ribattezzò nella Casa degli italiani, con una campagna pubblicitaria di grande successo anche per i testimonial presi direttamente dai canali posseduti della proprietà.
Ma rivediamo in questo video che cosa significava andare alla Standa e perché era considerata la “casa degli italiani”:
Hai un video di Milano da inviarci o segnalarci? Scrivici su info@milanocittastato.it (video del giorno)
Siamo soliti vedere i tram con un mezzo per trasportarci in giro per la città e vedere dal finestrino gli scorci che si incontrano lungo il tragitto. A Milano ci sono però anche dei tram davvero inusuali. Scopriamo quali sono.
I 4 TRAM di Milano UNICI al MONDO
# Tranvai, il trambar
credit: agrodolce – Tramvai
Tranvai, che significa tram in dialetto milanese, è un bar ricavato da un tram degli anni Venti. Numero di matricola 1522, dotato di un grande dehor dove poter fermarsi per pause pranzo, merende e aperitivi. Terminata la sua ultima corsa nel 1995 è stato acquistato dall’Atm e trasformato in luogo di convivialità. Si trova portato lungo il Naviglio della Martesana, vicino al Parco di Cassina de’ Pomm, all’incrocio con via Tirano e via Gianfranco Zuretti 63.
# Il Tram del Benessere, la prima bio-sauna al mondo
Tram sauna
A Milano c’è forse una delle saune più inusuali da provare almeno una volta nella vita. All’interno del giardino delle QC Terme di Piazza Medaglie d’oro, nella cornice di un tratto ben conservato della mura spagnole, si trova un tram che ospita la prima bio-sauna del mondo. Il modello di tram è sempre lo storico Carrelli, nato sul finire degli anni 20 del ‘900.
A bordo di un tram si può anche mangiare mentre si è in viaggio. I due tram di ATMosfera, gli storici Carrelli riadattati, sono i primi ristoranti itineranti d’Italia, entrambi con 24 posti a sedere. Si può scegliere tra una cena di gusto o un brunch, con tre menu differenti: carne, pesce e vegetariano. La partenza è davanti al Castello Sforzesco e l’esperienza dura circa due ore e mezza, durante le quali si possono ammirare i luoghi e i monumenti più iconici di Milano.
# DramaTram, una visita teatrale a bordo di un tram storico
Credits stemel_ IG – Dramatrà
Gli storici tram ’28 o “Carrelli” vengono utilizzati anche per raccontare la storia di Milano in modo creativo. Uno di questi è DramaTram, una visita teatrale a bordo di un tram storico dove i protagonisti sono rimasti intrappolati nel passato. Mentre la città che passa fuori dai finestrini diventa la scenografia, un gruppo di attori utilizza il tram come palcoscenico da cui raccontarne la sua storia.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Basta code in città. Stop a smog e senza penalizzare chi usa l’auto per lavorare o per muoversi. In molte città del mondo si sono spostate le macchine sotto la città. Perché non farlo anche a Milano? Basterebbero due “piccoli” tunnel e tutto sarebbe risolto.
Il progetto, i costi e tutto quello che occorre sapere è in questo video.
Il nuovo video di Milano Città Stato di Silvia Arosio. Iscriviti al canale su YouTubeper i video esclusivi.
Hai un video di Milano da inviarci o segnalarci? Scrivici su info@milanocittastato.it (video del giorno)
Mentre si litiga sulle zone 30, non tutti sanno che a Milano ci sono già strade dove è in vigore il limite a 15 all’ora.
Le STRADE di MILANO col limite di 15 chilometri all’ORA
# In attesa della città a 30 chilometri all’ora in alcune zone si viaggia ancora più lentamente
Credits doanme-pixabay – Limite 30 km orari
Intervistato a margine della presentazione delle iniziative per il Giorno della Memoria, sabato 27 gennaio 2024, il Sindaco Beppe Sala era intervenuto sul dibattito tra il Ministro dei Traporti, Matteo Salvini, in merito alla trasformazione di Bologna in città a 30 all’ora. Favorevole al fatto che “una parte della città deve andare a 30 all’ora”, ma che applicare il modello Bologna “per noi è impossibile”, aveva aggiunto che “É una tendenza diffusa quella di andare verso il limite di 30 all’ora ma ogni città deve trovare il suo modello e sul modello milanese ci stiamo lavorando”. Un modello che potrebbe spingere ancora di più sul freno.
# Le vie di Milano con limite a 15 all’ora sono più del 15%
silviasardone IG
Il numero di stradea velocità limitata a Milano, a 30 o 15 km/h, ha già superato il 15% del totale. Tra le tante richieste fatte negli ultimi dai Municipi o indicate direttamente dal Comune di Milano, queste sono alcune delle vie dove è stato introdotto il limite di 15 km/h in città:
Largo Tel Aviv (Rottole-Crescenzago)
Via Pepe (Isola)
Thaon de Ravel (La Fontana)
Via Rasori (Pagano)
Via Varanini e Via delle Leghe (NoLo)
Via Sottocorno
Via Savona tra Via Tortona e Via Cerano e Via Volta (Tortona)
Nell’ambito dell’istituzione della Ztl serale sui Navigli se ne aggiungono altre: Via Scoglio di Quarto tra corso Manusardi e via Sforza, Via Bettinelli, Via Lagrange e la prima parte di Via Pavia. Milano diventerà la prima città al mondo con il limite di 15 chilometri all’ora?
Il panino con l’impasto del panettone con i gusti della tradizione milanese. Questi i più particolari da provare.
Il PANATTONIN: il LOCALE a Milano che fa i PANINI col PANETTONE
# Il Panattonin, il panino con l’impasto del panettone
panattonin.ciumbia IG
Per i milanesi e in generale gli amanti del panettone c’è un locale, Panattonin in Via Mosè Bianchi, dove è possibile mangiarlo tutto l’anno. Non viene presentato però nel classico formato, ma come panino. L’idea è venuta a Roberto dopo la scoperta che anticamente il panettone veniva sfornato tutto l’anno e in un formato più piccolo. Ha provato quindi a fare diversi tentativi di impasto fino a raggiungere quello desiderato: soffice, morbido e gustoso da abbinato sia a farce salate che dolci. Il nome del locale deriva invece da quello ritrovato nel terzo volume del Vocabolario milanese-italiano di “panatton o panatton de Natal”.
# I gusti del panino gourmet
panattonin.ciumbia IG – Mondeghili
Nel negozio aperto insieme a suo cugino Andrea, anche lui milanese, c’è una ampia selezione di questi panini gourmet. Tutti scritti in dialetto milanese e quasi tutti con i gusti della tradizione. Tra questi troviamo il panattonin con cotoletta orèggia d”elefant, con l’ossbus, cont i mondeghili, con la schinca del nimal e cont i nervitt. Non manca comunque quello vegetariano, con il baccalà o il polipo. I prezzi variano dai 10,60 euro per il vegetariano ai 15,60 per quelli più tradizionali.
# Anche primi, secondi e panattonin in versione dolce
panattonin.ciumbia IG – Dolci
Oltre ai panini è presente anche una proposta gastronomica di primi e secondi oltre ai panattonin in versione dolce con queste varianti: tiramisù, crema al cioccolato e crema pasticcera.
Le principali città europee hanno tutte degli affascinanti mercati coperti. Perché non farne uno anche a Milano?
I MERCATI COPERTI di MILANO: perché non fare un COVENT GARDEN meneghino?
# Ogni grande città europea ha un mercato coperto che si rispetti: perché non farlo anche a Milano?
credit: londonist.com
Viaggiando in giro per il mondo, una delle cose che amo visitare nelle città sono i mercati, in modo particolare i mercati coperti. A Barcellona La Boqueria, a Londra Covent Garden, a Rotterdam il Markthal… e a Milano? Nella mia città non ho ancora trovato un mercato coperto degno di essere considerato un’attrazione per i curiosi turisti che la visitano ogni giorno, e perché no, anche per i milanesi che come me adorano i mercati.
# I mercati? Una tradizione meneghina messa in secondo piano
credit: blog.urbanfile.org
A Milano il mercato è una vera e propria tradizione e al momento ne abbiamo moltissimi comunali, che servono ogni area della città, dal centro alle periferie. Il primo mercato comunale milanese fu costruito a Wagner nel 1929 e ancora oggi, nonostante la ristrutturazione avvenuta nel 2004, è il mercato più antico di Milano. Per l’Expo alcuni dei mercati milanesi sono stati riqualificati, come ad esempio quello della Darsena e del Suffragio, senza però raggiungere i livelli della concorrenza europea.
# Valorizzare in grande i piccoli commercianti
credit: theatretripskent.co.uk – Covent Garden
Ma la soluzione non si trova agli estremi bensì nel mezzo, a metà tra il modello tradizionale meneghino e alcuni esempi europei, come La Boqueria di Barcellona in cui i piccoli commercianti vengono spesso sostituiti da grandi produttori. La soluzione sarebbe creare un mercato coperto in grado di valorizzare i piccoli commercianti abbandonando i supermercati ormai demodé, ma che sia talmente bello esteticamente e ricco di specialità che non si potrà resistere alla tentazione di entrare e acquistare anche solo una focaccia.
Il mercato che mi ha fatto pensare “lo voglio anche a Milano” è stato Covent Garden. Forse perché l’ho visitato nel periodo natalizio e tutto con le luci soffuse e le decorazioni diventa più affascinante, ma penso che se ci fosse un Covent Garden a Milano vorrei fare la spesa solo lì. Se è vero che il cibo è il nutrimento dell’anima, l’obiettivo dovrebbe essere quello di creare uno spazio in cui fare acquisti agroalimentari diventi un piacere, per i cittadini e per i turisti.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il cantiere per la rinascita del Lido di Milano è pronto a partire. Una determina approvata alla fine del 2023 ha dato il via libera definitivo al progetto esecutivo. Ecco come viene trasformata tutta l’area e quando è prevista l’inaugurazione nella nuova veste.
Al via i LAVORI per il “GEMELLINO dell’IDROSCALO”: il progetto per il NUOVO LIDO
# Alla fine del 2023 approvato il progetto esecutivo, entro l’estate l’avvio dei cantieri
Flickr Comune di Milano – Lido di Milano
Forse ci siamo. Il Lido di Milano ha chiuso i battenti ormai da 4 anni, anche per la scarsa manutenzione dovuta alla pandemia, ma a breve partono i cantieri per la sua rinascita. Ripercorriamo tutte le tappe. Alla fine del 2020 il Comune di Milano aveva accolto il progetto di partenariato pubblico-privato per riqualificare il complesso progettato alla fine degli anni ’20 dall’ingegnere Cesare Marescotti e inaugurato nel 1931.
Nel 2021 dal bando di gara pubblicato da Palazzo Marino, per la gestione e riqualificazione di tutto l’impianto, è risultata vincitricela cordataGo Fit Life Science And Technology S.A con a capo la società spagnola Ingesport Health and spa consulting. A ottobre 2023 la consegna delle chiavi ai nuovi proprietari, prima in carico a Milanosport, che gestiranno il “nuovo lido” per 42 anni.
# Go Fit Life Science And Technology S.A pronta a trasformare il Lido di Milano con un investimento salito a oltre 26 milioni di euro
Credits Comune di Milano - Nuovo edificio del Lido di Milano
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Credits Comune di Milano - Vista laterale nuovo edificio del Lido di Milano
Credits Comune di Milano - Nuovo edificio del Lido di Milano
L’investimento previsto per il progetto, a carico del gruppo societario spagnolo, è salito dagli iniziali 25 milioni di euro a 26.628.400 euro. A questa cifra va aggiunto canone d’affitto annuo in favore del Comune di Milano pari a 80mila euro e il costo dell’assunzione di 50 dipendenti. Al termine dei lavori il Lido di Milano diventerà un “parco sportivo fruibile tutto l’anno e non solo nei tre mesi estivi” con prezzi scontati per giovani, famiglie e anziani. Si prevede una completa rivisitazione degli spazi e dei servizi del Lido.
# Come un piccolo gemello dell’Idroscalo dove praticare canoa e kayak e altri sport
Credits Comune di Milano – Nuovo Lido di Milano
Dalla pesante ristrutturazione sorgerà un piccolo gemello dell’Idroscalo. Al posto dell’attuale piscina è previsto uno specchio d’acqua dove poter praticare canoa e kayak tutto l’anno, come nello storico bacino artificiale a Linate, oltre ad altre attività di fitness di vario genere. Affiancato a questo un’altra vasca estiva, grande circa 750 mq, poi una “nuova palazzina che ospiterà un centro ludico-sportivo molto attrezzato” dedicato al fitness.
Da demolire e ricostruire il Padiglione delle Cabine. Nei circa 6 mila mq di spazi interni zone wellness, cardiofitness e spogliatoi. In questo modo tutta l’area tornerà ad essere dedicata allo sport dopo l’inaugurazione nell’estate 2019 dell’Allianz Cloud, il palazzetto sportivo casa del Volley Milano.
# Due anni e mezzo di lavori, l’apertura slitta al 2026
Credits Comune di Milano – Vista area nuovo Lido di Milano
Il cantiere prevede lavori in più fasi per una durata di oltre due anni e mezzo. I primi 24 mesi sono dedicati alla trasformazione dell’attuale piscina, alla realizzazione di quella nuova e alla manutenzione degli immobili esistenti. Gli ultimi 7 mesi sono destinati alla demolizione e alla ricostruzione del padiglione delle cabine individuali. L‘inaugurazione, programmata inizialmente per il 2025, slitta almeno al 2026.
Le tariffe mensili dovrebbero andare dai 39 euro per disabili, pensionati, studenti e orari mattutin, passando per i 59 per l’individuale, fino ai 75 e 89 euro, rispettivamente per famiglie con figli e famiglie senza figli. Per gli ingressi singoli i prezzi dovrebbero essere gli stessi di Milanosport.
Milano e Parigi, nel corso del tempo, sono state fonte di ispirazione una per l’altra in
diverse occasioni e Corso Sempione è simbolo di questo legame. Inaugurato a inizio
800 e progettato sul modello degli Champs-Élysées, era stato concepito come primo tronco della statale che avrebbe collegato Milano a Parigi.
Frutto della reciproca influenza artistica tra queste due città sembra essere anche la stessa Torre Eiffel, ideata da Monsieur Eiffel che si ispirò alla galleria Vittorio Emanuele II e al suo scheletro di ferro.
Se però gli Champs-Élysées si possono facilmente identificare come il viale della
moda, Corso Sempione offre molto di più. Dall’Arco della Pace a Piazza Firenze, camminare per questo viale significa attraversare diverse realtà della vita quotidiana di Milano. Ma quali sono le attrattive che questo viale ci propone?
Dove MILANO ha il sapore PARIGI: le 5 cose più BELLE di CORSO SEMPIONE
#1 L’ingresso trionfale alla città dalla Francia
credits: @andreacherchi_foto
Piazza Sempione, uno dei due estremi del Corso, è luogo di svago e vita notturna, in
cui avviene gran parte della movida milanese.
A fare da sfondo ai festeggiamenti e agli aperitivi c’è il maestoso Arco della Pace,
anche conosciuto come la Porta Sempione, pensata come ingresso della città italiana
per chi proveniva dalla Francia. L’Arco venne costruito negli stessi anni in cui veniva realizzato l’Arco di Trionfo parigino, anche lui posto ad una delle estremità degli Champs-Elysee.
Le correlazioni con il monumento francese però finiscono qua, poiché l’Arco della Pace fu trasformato per celebrare la pace tra le nazioni europee raggiunta nel 1815 con il congresso di Vienna.
Per quanto riguarda le statue, è curioso sapere che la posizione dei cavalli che
trainano la pace fu scelta dagli austriaci. Vennero infatti ruotati i carri di 180° in modo da rivolgere il fondo schiena dei cavalli verso la Francia.
#2 La sede della RAI: appuntamento fisso di ogni manifestazione
Credits Andrea Cherchi – Antenna Rai
In contrapposizione alla vita notturna e festaiola, a pochi metri dai locali troviamo la sede della RAI, edificio razionalista entrato in funzione negli anni 50, progettato
dall’architetto Gio Ponti. Il numero civico 27 di Corso Sempione infatti ospita una
delle rappresentanze dello Stato nella città ed è di conseguenza destinazione della maggior parte delle manifestazioni che avvengono in città: dalla marcia Friday for Future alle proteste contro i Green pass, questo viale è diventato un simbolo di ribellione e insubordinazione all’autorità, in particolare a quella esercitata attraverso i mass media.
#3 Gli edifici architettonici: Torre Vespa e Casa Rustici
Credits scottbudzynski IG – Casa Rustici
Da entrambi i lati del Corso si incontrano numerosi edifici degni di nota: bellezze
architettoniche e simboli storici. Uno di questi simboli è sicuramente la Torre Vespa,
un progetto realizzato all’alba del boom economico e finanziato dalla Piaggio, che ne
voleva fare una propria vetrina d’esposizione. Se però la Torre Vespa non è
particolarmente esteticamente degna di lode, lo è invece Casa Rustici, un altro
edificio esempio dell’architettura razionalista.
Rilevante da un punto di vista estetico è sicuramente anche il Parco Sempione, che
con i suoi 386.000 m² offre la possibilità di prendersi una pausa dalla frenesia
urbana immergendosi in una flora ricca e curata.
Il Ponte delle Sirenetterappresenta una delle attrattive più curiose che propone Parco Sempione: inaugurato sui Navigli nel 1842, trasferito in seguito al Sempione, fu grandissima fonte di scandalo fin da subito a causa proprio di quelle 4 statue in ghisa raffiguranti delle sirene che lo decorano, così sensuali e senza veli, esposte agli sguardi pudichi dell’epoca.
Se si è in vena di romanticismo, la città sorella della città dell’amore permette di
godere di una meravigliosa vista panoramica della città salendo sulla Torre Branca,
accessibile proprio dal Parco Sempione.
Non molto lontano dal Parco, avventurandosi per le vie traverse di Corso Sempione
si accede alla Chinatown di Milano. Nel corso degli anni 20 dello scorso secolo, le
ondate di migranti provenienti dalla Cina scelsero questa zona della città poiché
offriva la possibilità di creare dei laboratori di manifattura nei cortili interni delle abitazioni.
In un paese come l’Italia dove la cultura del cibo è importante, si consiglia di
approfittare della vasta offerta gastronomica che questo quartiere propone ai
Milanesi e ai turisti. In particolare nel periodo di Febbraio, mese del capodanno cinese: spettacoli, eventi e colori vivaci animano l’intera zona.
Al di là di tutti i paragoni che si possono fare con altre città, girare per le strade di
Milano è un’esperienza unica e Corso Sempione è solo una delle tante zone della
capitale industriale e finanziaria che permette di vivere la cultura italiana respirando un’atmosfera internazionale.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Quante volte ho detto “prendo le scale così faccio prima” mentre aspettavo che la lucina dell’ascensore si accendesse? Probabilmente centinaia di volte, troppo di fretta per stare ferma in piedi davanti a quella porta elettrica che sembrava non voler assecondare la mia impazienza. Se vi trovate davanti all’ascensore Bailong e la luce continua a lampeggiare, probabilmente è meglio che aspettiate perché la salita che vi aspetta sarà di 326 metri.
L’ASCENSORE più ALTO del mondo. Prossima fermata: Marte
# L’ascensore dei cento dragoni
Credit: @livefolk
Quello di Bailong è considerato l’ascensore più alto e pesante del mondo.
Bailong, che significa “ascensore dei 100 dragoni“, sale per 326 metri ed è completamente appoggiato alla parete di una montagna; si erge infatti su un lato di un pilastro di una scogliera e si affaccia sul famoso sito storico e panoramico di Wulingyuan, una delle attrazioni più importanti della Cina.
La sua altezza vertiginosa gli ha permesso nel 2015 di entrare a far parte del Guinness world record.
# La costruzione
Credit: @8naturemiracle8
Completato nel 2002 dopo soli tre anni di costruzione, l’ascensore panoramico è fatto interamente di vetro e acciaio. Si compone di una metà inferiore incastonata all’interno della montagna, mentre quella superiore è costituita da una torre in acciaio a vista.
La costruzione è formata da tre cabine vetrate a due piani, ciascuno agganciato a un lato di un pilastro di arenaria. In meno di due minuti ogni ascensore può portare in cima fino a 50 passeggeri alla volta, con una capacità giornaliera di quasi 20.000 visitatori.
# Salita con vista sul mondo di Avatar
Credit: @jarod_jin – Montagne nel parco nazionale di Zhangjiajie
Se avete visto il film Avatar non potete non ricordarvi le “Montagne Hallelujah“, delle vere e proprie montagne galleggianti nell’aria.
James Cameron, il regista, sceneggiatore e produttore del film, ha avuto questa idea proprio dalle montagne del parco nazionale di Zhangjiajie, nel distretto di Wulingyuan dove si trova l’ascensore. Le montagne cinesi non galleggiano nell’aria ma con il clima e le nuvole giuste, le colonne di pietra possono dare la sensazione di fluttuare senza un appoggio con la terra.
# Due minuti da non perdere
Credit: @zachjdemps
Questo ascensore da guinness regale in due minuti un’esperienza unica che ogni persona, pur sfidando i propri limiti, dovrebbe provare.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Secondo lo studio “Globalization World Cities Research Network” (GaWC) le città globali del mondo possono essere classificate utilizzando alcuni parametri di valutazione. Per città globale si intende una città con determinate caratteristiche per quanto riguarda estensione, numero di abitanti, efficienza trasporti, importanza economica. Come molti studi i risultati e i criteri di valutazione sono opinabili, la classifica ci pare però abbastanza corretta. Ecco a che punto si trova la nostra città e come potrebbe migliorare.
Milano in TERZA FASCIA tra le città del mondo: 10 COSE da CAMBIARE per scalare la classifica
# Nella classifica della città Alfa, New York e Londra le migliori, Milano in terza fascia
Credits: ihtravel.mx
La classifica del GaWc (Globalization World Cities Research Network) vede:
in prima fasciale città Alfa ++: New York e Londra
in seconda le città Alfa +: Honk Hong, Parigi, Singapore, Tokyo, Shangai, Dubai, Pechino,
in terza fasciale città Alfa: oltre Milano tra le altre ci sono Chicago, Los Angeles, Toronto, Amsterdam.
Consapevoli che Londra, Parigi, New York siano al momento inarrivabili per motivi storici e politici, siamo anche certi che Milano abbia grandi margini di miglioramento. Milano ha dimostrato di saper gestire eventi planetari come EXPO ed ha ottenuto assieme a Cortina l’organizzazione delle future olimpiadi invernali, ospita le settimane del design o della moda che si svolgono annualmente con grande successo. È una piazza economico-finanziaria importante, ha un ricco patrimonio museale ed offre numerose mostre e concerti: su tanti aspetti è competitiva, proviamo però ad esaminare quali siano le criticità maggiori della nostra città.
#1 Scarsa accessibilità aeroportuale e nessuna compagnia di bandiera negli scali cittadini
Credits: varesenews.it
Il primo aspetto che subito balza all’occhio tra Milano e le altre città globali prese in esame, è la differente accessibilità aereoportuale per quanto riguarda il trasporto passeggeri. Tutte quelle che ci precedono in classifica e non solo quelle, hanno inoltre aeroporti giganteschi con volumi di trafficoenormi con collegamenti diretti per tutto il mondo.
Se pensiamo alle dimensioni di Linate ed ai voli intercontinentali di Malpensa, il paragone con New York, Londra, Parigi o anche Francoforte, Amsterdam e Zurigo è meglio non farlo nemmeno. Non abbiamo nemmeno una compagnia di bandiera presente nei nostri scali e nemmeno la volontà politica di trovare una soluzione.
#2 Non abbiamo l’autonomia e il peso politico come le più importanti metropoli mondiali
L’altro aspetto estremamente rilevante che differenzia città come Londra, Parigi, Tokyo e Honk Hong è l’autonomia che conferisce loro un potere decisionale enormemente più ampio del nostro che permette la progettazione e il finanziamento di cantieri. Se Parigi vuole una nuova metropolitana, Parigi costruisce la nuova linea metropolitana, a Milano passano anni solo per avere l’approvazione. La maggiore autonomia conferisce poteri per attuare politiche socio economiche in maniera veloce. Si deve ambire a diventare Città Stato.
Milano non è la capitale politica del paese, non ha il parlamento, dei ministeri e non ospita nemmeno le sedi di importanti organismi internazionali come possono essere la BCE, la Croce Rossa, il Parlamento Europeo o sedi distaccate dell’ONU. Si dovrebbe pretendere un sempre maggiore decentramento dei poteri delegandoli alle regioni e, soprattutto, alle città metropolitane. Persa la possibilità di ospitare l’EMA si dovrebbe spingere con forza per l’ottenimento di qualche importante agenzia europea o di qualche prestigioso ente internazionale.
#3 La burocrazia italiana pesa come un macigno sull’appeal di investitori e imprese internazionali
Milano è molto più veloce del resto del paese, ma è più lenta delle altre città straniere per colpa della burocrazia italiana. I cantieri durano troppo a causa di fallimenti, tangenti, ricorsi, proteste, le sentenze necessitano tempi lunghissimi per essere emesse e tutto questo scoraggia investitori esteri. A Milano ci sono importantissime aziende, siamo leader in alcuni settori, moda e design, ma la new economy si sviluppa soprattutto ad altre latitudini.
#4 L’illegalità diffusa e la criminalità organizzata
Fortunatamente Milano non è Caracas, Bogotà o una metropoli statunitense, però non è nemmeno Vienna, Zurigo o una città dell’Est Europa dove le case non hanno le tapparelle davanti alle finestre e le porte non sono quasi mai blindate. Da questo punto di vista dobbiamo sicuramente migliorare senza però militarizzare eccessivamente. Sebbene il fenomeno di gran lunga più allarmante sia la presenza della criminalità organizzata in varie attività economiche, le situazioni di illegalità da sanare e contrastare sono molteplici: dalle occupazioni abusive agli atti vandalici, dagli orrendi graffiti che deturpano case e monumenti, ai furti in appartamento, dalle truffe agli anziani ai borseggi sui mezzi pubblici, senza parlare di quel disdicevole fenomeno di pendolarismo del crimine da altre regioni.
#5 La pessima qualità dell’aria che impatta sulla qualità della vita
Credits: repubblica.milano.it – Inquinamento a Milano
L’aria di Milano è pessima, ogni anno molte persone muoiono e si ammalano a causa dell’inquinamento, i corsi d’acqua della Lombardia sono spesso fogne a cielo aperto, si parla molto di verde e ci sono bellissimi progetti, ma per ora c’è ancora troppo cemento. Ci sono in costruzione o in progetto impianti sportivi per grandi eventi, ma a livello di sport di base esiste poco o nulla. La qualità della vita è oramai un aspetto imprescindibile per le persone e il primo fattore da considerare è proprio l’aria che respiriamo.
Girando per le strade troviamo spesso pavé malandato, cartelli stradali arrugginiti, asfalto sbriciolato, strade allagate dalla pioggia, segnaletica orizzontale consumata, tutto questo con una illuminazione decisamente insufficiente che non mette in luce le bellezze che il mondo ci invidia.
#7 Le rete di trasporti è poco diffusa nell’area metropolitana e manca un servizio H24. Assenza di un piano di parcheggi interrati
Credits: nuovosistematariffario.atm.it
La rete dei trasporti milanese è certamente la più avanzata d’Italia e tra le migliori d’Europa, funziona bene, è capillare e serve decine di milioni di viaggiatori ogni anno. Purtroppo però i lavori per ampliarla vanno a rilento, più ci si allontana dal centro e meno risulta ramificata, ampie aree dell’area metropolitana sono scarsamente servite. L’orario dovrebbe essere esteso h24, un passo importante ma doveroso se si vuole migliorare profondamente il servizio e spingere ulteriormente la gente a non utilizzare l’auto.
Parlando di mobilità non possiamo dimenticare l’annoso problema dei parcheggi: Milano è disseminata da auto parcheggiate. Riducono il suolo pubblico disponibile creando disordine. Manca un vero piano di parcheggi interrati per far sparire le auto dalla vista e rendere il parcheggio più agevole, per ora solo strisce blu sparse a macchia di leopardo .
#8 Pochi collegamenti ferroviari internazionali e treni notturni. Mancanza di un vero terminal per bus di linea e turistici
La Stazione Centrale chiude alle 00:30 e le connessioni internazionali sono davvero poche. Servirebbero collegamenti diretti per Varsavia, Budapest, Berlino, Praga, Belgrado, Barcellona, Copenaghen e anche un incremento dei treni notturni. Si potrebbe puntare a far diventare Milano il principale snodo di smistamento del Sud Europa.
Ma c’è un’altra nota dolente nei servizi di trasporto pubblico: l’assenza di un terminal per gli autobus di linea e turistici. A parte un misero restyling della squallida fermata di Lampugnano, non esiste nulla. In un mondo dove la mobilità è oramai parte integrante della vita quotidiana e dello sviluppo economico e sociale, sottovalutare questo segmento è davvero imperdonabile.
#9 Gli orari della città non sono quelli di una metropoli globale
Oltre ai mezzi pubblici che non hanno ancora una vera copertura 24/24h, trovare un ristorante o una pizzeria aperti dopo le 23:00 è impresa ardua. I cinema con programmazioni notturne si trovano forse solo nel fine settimana, persino nel luogo più futuristico di Milano di City Life al termine dell’ultimo spettacolo ci si deve affrettare verso l’uscita, senza poter nemmeno poter bere un calice di vino o mangiare una pizza. Le palestre chiudono praticamente tutte entro le 23:00, il sabato e la domenica gli ambulatori non ricevono i pazienti e gli ospedali operano solo per le urgenze, qualcosa si muove solo con alcuni supermercati che fanno orario no-stop.
#10 Una mentalità poco mitteleuropea e molto sabauda
Un limite perché Milano possa fare un balzo in questa classifica è anche, dobbiamo ammetterlo, causato da una mentalità un po’ provinciale poco mitteleuropea e molto sabauda. I milanesi si sbracciano per difendere il mini aeroporto cittadino ma si battono poco per avere rotte internazionali, formano comitati di quartiere per ogni cantiere, spesso solo per fermarlo e non per migliorarlo, come nel caso del nuovo stadio. Parlano con entusiasmo di riapertura dei navigli, ma poi spaventati non cercano fondi e dopo anni non si riapre nemmeno un km. Si lamentano per il rumore dei concerti e rischiano di far uscire Milano dal circuito dei grandi eventi internazionali. Si entusiasmano per quanto avviene all’estero e non si interessano spesso della propria città. A questo si aggiunge lo scarso livello di conoscenza delle lingue straniere rispetto ai cittadini delle capitali del Nord Europa.
Nessuno ha la bacchetta magica ovviamente, gestire una realtà complessa come quella di una grande metropoli non è cosa semplice, le tematiche che affronta Milano sono in buona parte le stesse che devono affrontare altrove. Ma quello che differenzia una città leader dalle altre sono le soluzioni che propone, soluzioni che devono essere all’avanguardia anticipando modelli che potranno essere presi ad esempio, come avvenuto con quello della gestione la nostra raccolta differenziata studiato dagli amministratori della città di New York.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
L’attuale zona di Piazzale Susa, viale Argonne e via Sidoli era conosciuta un tempo come il quartiere dell’Acquabella, un’area rigogliosa, ricca di cascine e orti. Qual è la sua storia? Cosa ne resta oggi?
Il “QUARTIERE delle ACQUE” di MILANO
# Il rigoglioso quartiere Acquabella contrapposto all’Ortica
La zona intorno a Piazzale Susa era un tempo ricca di pozzi artesiani che portavano in superficie l’acqua fresca che scorreva in profondità. Queste piccole sorgenti davano vita a numerose marcite che avevano portato, a loro volta, alla costruzione di molte cascine e piccoli borghi agricoli. Le marcite infatti, come noto, sono dei terreni irrigati perennemente che permettono alla vegetazione di crescere, anche d’inverno, in quanto protette dalla temperatura dell’acqua, ideali per la coltivazione degli orti.
La rigogliosità del quartiere era in netto contrasto con quello, poco distante, dell’Ortica che deve proprio il suo nome ai terreni non coltivati e alle molte ortiche che vi crescevano, sintomo di carenza d’acqua.
# La cascina Acquabella e la roggia danno il nome all’intero quartiere
In corso Plebisciti, tra le vie Gozzi e Cicognara, si trovava, fino agli anni ’50, un’antica cascina costruita probabilmente nel 1400, che diede proprio il nome all’intera zona. Il casale era stato infatti battezzato Acquabella, per via della presenza della roggia, un canale artificiale, che giungeva in Piazzale Susa. Pare inoltre che proprio in questa piazza si trovasse un grosso avvallamento dove le acque si depositavano, formando un piccolo bacino d’acqua.
# Il bivio ferroviario Acquabella: verso Piacenza e verso Treviglio
Nella seconda metà dell’Ottocento, la ferrovia per la stazione di Porta Tosa, oggi Porta Vittoria, passava proprio in questa zona. Nel 1861, per la precisione, nacque un bivio ferroviario dove la nuova linea di Piacenza si divideva da quella di Treviglio. Questa diramazione venne chiamata proprio: bivio dell’Acquabella, tristemente noto per un incidente avvenuto all’inizio del ‘900 che all’epoca suscitò grande commozione nella comunità milanese. Nel 1908 infatti tre convogli si scontrarono a causa di un errore di segnalazione, sette persone morirono e una trentina rimasero ferite.
La zona nel tempo ha subito diverse trasformazioni.
L’area ha subito i primi lavori nel 1932, in seguito alla riforma ferroviaria di Milano. Vennero dismesse vecchie linee e se ne costruirono di nuove. Nell’anno successivo l’intero asse stradale di viale Argonne era stato tracciato, i platani erano già stati piantati e si procedeva con la costruzione del parterre centrale.
Oggi, i pozzi, la roggia e le cascine sono scomparse e rimangono un ricordo, come quel nome, Acquabella, ormai non più molto usato.
La tragica fine di “Un uomo giusto” che voleva solo fare bene il suo lavoro.
LUIGI MARANGONI, l’ultima vittima delle Brigate Rosse a Milano
# Il 17 febbraio 1981 una scarica di colpi uccise il Direttore Sanitario del Policlinico di Milano
wikipedia.org – Brigate Rosse
Quarantatré anni fa le Brigate Rosse uccidevano Luigi Marangoni, Direttore Sanitario del Policlinico di Milano. A commettere l’efferato delitto furono i terroristi della colonna “Walter Alasia”. Il 17 febbraio 1981, quattro uomini (poi emerse che uno dei quattro era una ragazza travestita con abiti maschili) attendono il medico al passo carraio dei garages del palazzo dove abitava, scaricandogli addosso i colpi di una mitraglietta e di un fucile a canne mozze. Davanti alla casa del Direttore c’è quella di un funzionario di Polizia, che sente gli spari e accorre, con un collega, ma i due delle forze dell’ordine non riescono a fermare la fuga dei brigatisti, che scappano facendosi largo con gli spari. Luigi Marangoni giace sul sedile della propria Alfasud grigia, all’altezza dell’abitazione, in via Don Carlo Gnocchi al numero 4, a pochi passi dallo Stadio Meazza.
# La lapide in memoria di “Un uomo giusto”
Marangoni
Sul luogo dell’omicidio c’è una lapide che definisce il funzionario del Policlinico “Un uomo giusto”. Fu l’ultima vittima delle Brigate Rosse a Milano. Erano gli anni in cui i terroristi iniziavano a perdere potere e mano d’opera, gli anni in cui lo Stato dava l’impressione di aver trovato la strada corretta per fronteggiare i crimini politici e chiudere la triste pagina degli anni di piombo.
# I seguaci delle Br all’interno dell’ospedale
Le Br si muovevano come belve ferite, che ciecamente cercavano di imporsi nella società attraverso la violenza e la morte. Al Policlinico erano diversi i dipendenti seguaci del terrorismo che, con danneggiamenti e sabotaggi, travestivano da atti rivoluzionari contro il sistema, azioni deplorevoli che mandavano in tilt l’organizzazione dell’ospedale mettendo in pericolo la salute dei pazienti. E Luigi Marangoni aveva preso provvedimenti disciplinari nei confronti di fannulloni e sabotatori, tutti o quasi legati al mondo delle Br. Poco tempo prima due infermieri vennero gambizzati in quanto avevano detto “No” a chi poneva in essere atti contro il buon funzionamento dell’ospedale. Marangoni viene minacciato, spesso il telefono della sua abitazione squilla e dall’altra parte qualcuno dice frasi che fanno preoccupare lui e la moglie, Vanna Bertellè, che cercano di tenere nascoste le minacce ai due figli, Francesca, di 17 anni e Matteo, di 15, che allora frequentavano rispettivamente il liceo classico e scientifico.
# Il rifiuto alla scorta e la morte sotto casa
Maps – Via Don Gnocchi 4
Le autorità di vigilanza tolgono il nome di Marangoni dall’elenco della guida telefonica, gli viene proposta la scorta, ma lui rifiuta. Pensa che, al massimo, rischierà di essere gambizzato, come i due infermieri. Marangoni era una persona che, sul lavoro, adottava impegno e abnegazione, il suo ruolo organizzativo esaltava le sue doti di dialogo e mediazione. Era nato a Pavia l’ 11 agosto 1937. Lui e Vanna si erano conosciuti nel 1959, sul treno Firenze-Milano, fu amore a prima vista. Al momento del delitto, attorno alle 8.30, i due figli sono a scuola: Francesca e Matteo vengono ospitati da amici, in attesa del rientro a casa della madre, la prima ad accorrere dal marito appena uditi gli spari.
Scherzo del destino, Francesca, mentre veniva ucciso il padre, era alla prima ora di lezione, intenta a scrivere un tema sul terrorismo.
Percorrere via Don Gnocchi, fino in fondo, quando il Meazza, lì davanti, appare con tutta la propria maestosità e guardare a sinistra quell’elegante palazzo color bordeaux, al civico 4, dove fu trucidato Marangoni, fa tornare indietro la mente di quarantacinque anni, quando la tivvù e le fotografie erano già a colori, ma il mondo e Milano, per colpa della paura del terrorismo, li ricordiamo in bianco e nero.
Abolite dieci anni fa per i costi troppo alti dovuti al potenziamento del trasporto pubblico e agli straordinari della Polizia Locale, potrebbero ritornare sotto un’altra veste. Esperti ed esponenti di maggioranza ritengono però inutile l’iniziativa contro lo smog, persino l’assessore che l’ha proposta.
In arrivo a Milano le DOMENICHE a PIEDI “a MACCHIA di LEOPARDO”?
# La proposte delle domeniche a spasso
elengrandi_verdi_it IG
Dopo dieci anni dalla loro ultima introduzione, le domeniche a piedi potrebbero ritornare, anche se sotto un’altra forma. La prima volta fu nel 1990 con Pillitteri: lo stop era arrivato invece nel 2013 durante la Giunta Pisapia a causa dei costi elevati per la sua gestione tra trasporto pubblico e servizio straordinario della Polizia Locale, pari a circa 250miila euro. Oggi sarebbero anche di più.
L’ipotesi allo studio da parte dell’Assessore all’Ambiente, Elena Grandi, con il supporto della collega alla Mobilità e Trasporti, Arianna Censi, sarebbe quella di avere domeniche a piedi a “macchia di Leopardo”. In accordo con i singoli municipi verrebbero scelti i quartieri dove non far circolare le auto. La stessa Grandi però ammette che non è una misura utile contro l’inquinamento, ma che serve esclusivamente a far vivere in un modo alternativo ai milanesi le strade della città, magari proponendo vari tipi di attività, dai giochi allo sport fino al commercio. Proprio come le “domeniche a spasso” all’epoca di Pisapia.
# Il Verde Monguzzi è contrario a politiche antismog ridotte a “una festa di quartiere”
francefoc IG – Domenica senza auto
Questa misura non piace al consigliere dei Verdi, Carlo Monguzzi, che da assessore regionale aveva fatto varare il Piano Aria lombardo: “Le domeniche a piedi sono una buona iniziativa prevalentemente culturale, ma in questo caso il Comune sta tornando indietro perché pensa di coinvolgere solo spicchi di città, riducendo le politiche antismog a una festa di quartiere“.
# “Non si può pensare che fermando solo Milano lo smog si riduca”
Pianura padana inquinamento
A ritenerla obsoleta invece è il docente di Circolazione e sicurezza stradale al Politecnico e responsabile del laboratorio Mobilità e trasporti, Luca Studer: “È una misura superata, soprattutto perché non si può pensare che fermando solo Milano lo smog si riduca. Se mai andrebbe estesa a tutta la regione o, meglio, a tutte le regioni della Pianura Padana”.
Rispetto al 2022 la quota dei single è aumentata del 50%: a Milano il concetto di famiglia tradizionale è sempre meno presente. Questi gli ultimi dati dell’anagrafe comunale.
MILANO sempre più CAPITALE dei SINGLE: il 57% dei milanesi vive da SOLO
# Oltre 440.000 nuclei familiari sono costituiti da una sola persona
Credits Comune di Milano – Anagrafe
Milano si conferma ogni anno sempre più capitale dei single. Cresce la popolazione, ma cresce anche il numero di famiglie composte da una sola persona. In base ai dati forniti dall’Anagrafe comunale la percentuale sul totale delle famiglie è passata dal 40% del 2022 al 56,7% del 2023: una crescita di quasi il 50%.
I numeri recitano questo: popolazione residente 1.417.597, nuclei familiari 783.506, monocomponente 444.907. Seguono a distanza sono i nuclei composti da due persone, non per forza coppie ma anche due amici o amiche che abitano insieme per motivi di studio, di lavoro o altro, come un genitore solo con unico figlio, con 161.103 componenti pari al 20,6%. Quindi quasi 8 milanesi su 10 vivono da soli o in compagnia di un’altra persona.
# Poco meno del 20% è di famiglie composte da 3 e 4 persone
Credits MabelAmber-pixabay – Famiglia
Osservando gli altri dati si scopre che l’11,6% delle famiglie ha tre componenti, 90.574 persone, l’8% ne ha quattro, 64.317 persone, e il 2,8% è composta da cinque persone, pari 22.605.
La lotta alle auto prosegue senza sosta. Soprattutto sui marciapiedi: prosegue il piano dell’amministrazione comunale di rimozione dei parcheggi lungo i parterre alberati. Dopo l’intervento su tutto l’asse di Corso Sempione e l’ultimo diLargo Domodossola, che hanno provocato le proteste di molti milanesi per la mancanza di aree di sosta alternative, sono molte altre le strade attese dallo stesso trattamento su richiesta dei singoli municipi. Si prevede l’installazione di nuovi cordoli, parigine, panchine, la creazione di aiuole e la posa di siepi. Il cronoprogramma è in fase di definizione, l’obiettivo è concludere tutti gli interventi entro la fine del mandato. Ecco le strade interessate.
MILANO. STOP ai PARCHEGGI sui MARCIAPIEDI ALBERATI: i 22 PARTERRE nel mirino del Comune
Anche nel Municipio 2 sono due i parterre in predicato di essere vietati alle auto. Dopo l’intervento da poco concluso in Via Ponte Nuovo, i prossimi obiettivi sono:
Viale Lunigiana;
Via Sant’Erlembaldo.
# Municipo 3: cinque strade
Maps – Via Celoria
Le richieste fatte dal Municipio 3 riguardano cinque strade:
Via Celoria con priorità massima;
Via Ponzio;
Via Eustachi;
Via Canaletto;
Via Pacini, da completare.
# Municipio 4: Campania e Lomellina
Maps – Via Lomellina
Dal Municipio 4 sono stati fatti due nomi:
Viale Campania, in particolare nel tratto di fronte ai giardini Oreste del Buono;
Via Lomellina.
# Municipio 5: Sarfatti
Maps – Via Sarfatti
La via proposta dal Municipio 5 è Sarfatti, nei pressi della polo universitario della Bocconi.
# Municipio 6: quattro strade
Maps – Via Roncaglia
Nel Municipio 6 sono diverse le strade per le quali è stata richiesta la liberazione dei parterre e dei marciapiedi alberati:
Via Tolstoj, nell’ambito della conclusione dei lavori M4 in zona;
Via San Gimignano, in questo caso la rimozione della sosta verrà compensata dall’inaugurazione di un nuovo parcheggio interrato in Largo Brasilia;
Via Roncaglia;
Via Torre.
# Municipio 7: le strade utilizzate come parcheggi durante partite e concerti
Per il Municipio 7 non sono state indicate delle strade in particolare, ma l’obiettivo è dare ordine ai parcheggi selvaggi che si creano durante le partite di calcio e i concerti allo Stadio San Siro e alla Maura.
# Municipio 8: due strade nei pressi di Piazzale Accursio
Maps – Via Tavazzano
Sono invece due le strade dove il Municipio 8 chiede di vietare la sosta delle auto sui marciapiedi alberati, entrambe nell’area di Piazzale Accursio:
Via Tavazzano;
Via Sonnino.
# Municipio 9: Fulvio Testi
Maps – Viale Fulvio Testi
Infine il Municipio 9. In questo caso l’arteria stradale sulla quale intervenire è il lungo Viale Fulvio Testi, nella zona di Ca’ Granda-Pratocentenaro.