Quante volte ho detto “prendo le scale così faccio prima” mentre aspettavo che la lucina dell’ascensore si accendesse? Probabilmente centinaia di volte, troppo di fretta per stare ferma in piedi davanti a quella porta elettrica che sembrava non voler assecondare la mia impazienza. Se vi trovate davanti all’ascensore Bailong e la luce continua a lampeggiare, probabilmente è meglio che aspettiate perché la salita che vi aspetta sarà di 326 metri.
L’ASCENSORE più ALTO del mondo. Prossima fermata: Marte
# L’ascensore dei cento dragoni
Credit: @livefolk
Quello di Bailong è considerato l’ascensore più alto e pesante del mondo.
Bailong, che significa “ascensore dei 100 dragoni“, sale per 326 metri ed è completamente appoggiato alla parete di una montagna; si erge infatti su un lato di un pilastro di una scogliera e si affaccia sul famoso sito storico e panoramico di Wulingyuan, una delle attrazioni più importanti della Cina.
La sua altezza vertiginosa gli ha permesso nel 2015 di entrare a far parte del Guinness world record.
# La costruzione
Credit: @8naturemiracle8
Completato nel 2002 dopo soli tre anni di costruzione, l’ascensore panoramico è fatto interamente di vetro e acciaio. Si compone di una metà inferiore incastonata all’interno della montagna, mentre quella superiore è costituita da una torre in acciaio a vista.
La costruzione è formata da tre cabine vetrate a due piani, ciascuno agganciato a un lato di un pilastro di arenaria. In meno di due minuti ogni ascensore può portare in cima fino a 50 passeggeri alla volta, con una capacità giornaliera di quasi 20.000 visitatori.
# Salita con vista sul mondo di Avatar
Credit: @jarod_jin – Montagne nel parco nazionale di Zhangjiajie
Se avete visto il film Avatar non potete non ricordarvi le “Montagne Hallelujah“, delle vere e proprie montagne galleggianti nell’aria.
James Cameron, il regista, sceneggiatore e produttore del film, ha avuto questa idea proprio dalle montagne del parco nazionale di Zhangjiajie, nel distretto di Wulingyuan dove si trova l’ascensore. Le montagne cinesi non galleggiano nell’aria ma con il clima e le nuvole giuste, le colonne di pietra possono dare la sensazione di fluttuare senza un appoggio con la terra.
# Due minuti da non perdere
Credit: @zachjdemps
Questo ascensore da guinness regale in due minuti un’esperienza unica che ogni persona, pur sfidando i propri limiti, dovrebbe provare.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Secondo lo studio “Globalization World Cities Research Network” (GaWC) le città globali del mondo possono essere classificate utilizzando alcuni parametri di valutazione. Per città globale si intende una città con determinate caratteristiche per quanto riguarda estensione, numero di abitanti, efficienza trasporti, importanza economica. Come molti studi i risultati e i criteri di valutazione sono opinabili, la classifica ci pare però abbastanza corretta. Ecco a che punto si trova la nostra città e come potrebbe migliorare.
Milano in TERZA FASCIA tra le città del mondo: 10 COSE da CAMBIARE per scalare la classifica
# Nella classifica della città Alfa, New York e Londra le migliori, Milano in terza fascia
Credits: ihtravel.mx
La classifica del GaWc (Globalization World Cities Research Network) vede:
in prima fasciale città Alfa ++: New York e Londra
in seconda le città Alfa +: Honk Hong, Parigi, Singapore, Tokyo, Shangai, Dubai, Pechino,
in terza fasciale città Alfa: oltre Milano tra le altre ci sono Chicago, Los Angeles, Toronto, Amsterdam.
Consapevoli che Londra, Parigi, New York siano al momento inarrivabili per motivi storici e politici, siamo anche certi che Milano abbia grandi margini di miglioramento. Milano ha dimostrato di saper gestire eventi planetari come EXPO ed ha ottenuto assieme a Cortina l’organizzazione delle future olimpiadi invernali, ospita le settimane del design o della moda che si svolgono annualmente con grande successo. È una piazza economico-finanziaria importante, ha un ricco patrimonio museale ed offre numerose mostre e concerti: su tanti aspetti è competitiva, proviamo però ad esaminare quali siano le criticità maggiori della nostra città.
#1 Scarsa accessibilità aeroportuale e nessuna compagnia di bandiera negli scali cittadini
Credits: varesenews.it
Il primo aspetto che subito balza all’occhio tra Milano e le altre città globali prese in esame, è la differente accessibilità aereoportuale per quanto riguarda il trasporto passeggeri. Tutte quelle che ci precedono in classifica e non solo quelle, hanno inoltre aeroporti giganteschi con volumi di trafficoenormi con collegamenti diretti per tutto il mondo.
Se pensiamo alle dimensioni di Linate ed ai voli intercontinentali di Malpensa, il paragone con New York, Londra, Parigi o anche Francoforte, Amsterdam e Zurigo è meglio non farlo nemmeno. Non abbiamo nemmeno una compagnia di bandiera presente nei nostri scali e nemmeno la volontà politica di trovare una soluzione.
#2 Non abbiamo l’autonomia e il peso politico come le più importanti metropoli mondiali
L’altro aspetto estremamente rilevante che differenzia città come Londra, Parigi, Tokyo e Honk Hong è l’autonomia che conferisce loro un potere decisionale enormemente più ampio del nostro che permette la progettazione e il finanziamento di cantieri. Se Parigi vuole una nuova metropolitana, Parigi costruisce la nuova linea metropolitana, a Milano passano anni solo per avere l’approvazione. La maggiore autonomia conferisce poteri per attuare politiche socio economiche in maniera veloce. Si deve ambire a diventare Città Stato.
Milano non è la capitale politica del paese, non ha il parlamento, dei ministeri e non ospita nemmeno le sedi di importanti organismi internazionali come possono essere la BCE, la Croce Rossa, il Parlamento Europeo o sedi distaccate dell’ONU. Si dovrebbe pretendere un sempre maggiore decentramento dei poteri delegandoli alle regioni e, soprattutto, alle città metropolitane. Persa la possibilità di ospitare l’EMA si dovrebbe spingere con forza per l’ottenimento di qualche importante agenzia europea o di qualche prestigioso ente internazionale.
#3 La burocrazia italiana pesa come un macigno sull’appeal di investitori e imprese internazionali
Milano è molto più veloce del resto del paese, ma è più lenta delle altre città straniere per colpa della burocrazia italiana. I cantieri durano troppo a causa di fallimenti, tangenti, ricorsi, proteste, le sentenze necessitano tempi lunghissimi per essere emesse e tutto questo scoraggia investitori esteri. A Milano ci sono importantissime aziende, siamo leader in alcuni settori, moda e design, ma la new economy si sviluppa soprattutto ad altre latitudini.
#4 L’illegalità diffusa e la criminalità organizzata
Fortunatamente Milano non è Caracas, Bogotà o una metropoli statunitense, però non è nemmeno Vienna, Zurigo o una città dell’Est Europa dove le case non hanno le tapparelle davanti alle finestre e le porte non sono quasi mai blindate. Da questo punto di vista dobbiamo sicuramente migliorare senza però militarizzare eccessivamente. Sebbene il fenomeno di gran lunga più allarmante sia la presenza della criminalità organizzata in varie attività economiche, le situazioni di illegalità da sanare e contrastare sono molteplici: dalle occupazioni abusive agli atti vandalici, dagli orrendi graffiti che deturpano case e monumenti, ai furti in appartamento, dalle truffe agli anziani ai borseggi sui mezzi pubblici, senza parlare di quel disdicevole fenomeno di pendolarismo del crimine da altre regioni.
#5 La pessima qualità dell’aria che impatta sulla qualità della vita
Credits: repubblica.milano.it – Inquinamento a Milano
L’aria di Milano è pessima, ogni anno molte persone muoiono e si ammalano a causa dell’inquinamento, i corsi d’acqua della Lombardia sono spesso fogne a cielo aperto, si parla molto di verde e ci sono bellissimi progetti, ma per ora c’è ancora troppo cemento. Ci sono in costruzione o in progetto impianti sportivi per grandi eventi, ma a livello di sport di base esiste poco o nulla. La qualità della vita è oramai un aspetto imprescindibile per le persone e il primo fattore da considerare è proprio l’aria che respiriamo.
Girando per le strade troviamo spesso pavé malandato, cartelli stradali arrugginiti, asfalto sbriciolato, strade allagate dalla pioggia, segnaletica orizzontale consumata, tutto questo con una illuminazione decisamente insufficiente che non mette in luce le bellezze che il mondo ci invidia.
#7 Le rete di trasporti è poco diffusa nell’area metropolitana e manca un servizio H24. Assenza di un piano di parcheggi interrati
Credits: nuovosistematariffario.atm.it
La rete dei trasporti milanese è certamente la più avanzata d’Italia e tra le migliori d’Europa, funziona bene, è capillare e serve decine di milioni di viaggiatori ogni anno. Purtroppo però i lavori per ampliarla vanno a rilento, più ci si allontana dal centro e meno risulta ramificata, ampie aree dell’area metropolitana sono scarsamente servite. L’orario dovrebbe essere esteso h24, un passo importante ma doveroso se si vuole migliorare profondamente il servizio e spingere ulteriormente la gente a non utilizzare l’auto.
Parlando di mobilità non possiamo dimenticare l’annoso problema dei parcheggi: Milano è disseminata da auto parcheggiate. Riducono il suolo pubblico disponibile creando disordine. Manca un vero piano di parcheggi interrati per far sparire le auto dalla vista e rendere il parcheggio più agevole, per ora solo strisce blu sparse a macchia di leopardo .
#8 Pochi collegamenti ferroviari internazionali e treni notturni. Mancanza di un vero terminal per bus di linea e turistici
La Stazione Centrale chiude alle 00:30 e le connessioni internazionali sono davvero poche. Servirebbero collegamenti diretti per Varsavia, Budapest, Berlino, Praga, Belgrado, Barcellona, Copenaghen e anche un incremento dei treni notturni. Si potrebbe puntare a far diventare Milano il principale snodo di smistamento del Sud Europa.
Ma c’è un’altra nota dolente nei servizi di trasporto pubblico: l’assenza di un terminal per gli autobus di linea e turistici. A parte un misero restyling della squallida fermata di Lampugnano, non esiste nulla. In un mondo dove la mobilità è oramai parte integrante della vita quotidiana e dello sviluppo economico e sociale, sottovalutare questo segmento è davvero imperdonabile.
#9 Gli orari della città non sono quelli di una metropoli globale
Oltre ai mezzi pubblici che non hanno ancora una vera copertura 24/24h, trovare un ristorante o una pizzeria aperti dopo le 23:00 è impresa ardua. I cinema con programmazioni notturne si trovano forse solo nel fine settimana, persino nel luogo più futuristico di Milano di City Life al termine dell’ultimo spettacolo ci si deve affrettare verso l’uscita, senza poter nemmeno poter bere un calice di vino o mangiare una pizza. Le palestre chiudono praticamente tutte entro le 23:00, il sabato e la domenica gli ambulatori non ricevono i pazienti e gli ospedali operano solo per le urgenze, qualcosa si muove solo con alcuni supermercati che fanno orario no-stop.
#10 Una mentalità poco mitteleuropea e molto sabauda
Un limite perché Milano possa fare un balzo in questa classifica è anche, dobbiamo ammetterlo, causato da una mentalità un po’ provinciale poco mitteleuropea e molto sabauda. I milanesi si sbracciano per difendere il mini aeroporto cittadino ma si battono poco per avere rotte internazionali, formano comitati di quartiere per ogni cantiere, spesso solo per fermarlo e non per migliorarlo, come nel caso del nuovo stadio. Parlano con entusiasmo di riapertura dei navigli, ma poi spaventati non cercano fondi e dopo anni non si riapre nemmeno un km. Si lamentano per il rumore dei concerti e rischiano di far uscire Milano dal circuito dei grandi eventi internazionali. Si entusiasmano per quanto avviene all’estero e non si interessano spesso della propria città. A questo si aggiunge lo scarso livello di conoscenza delle lingue straniere rispetto ai cittadini delle capitali del Nord Europa.
Nessuno ha la bacchetta magica ovviamente, gestire una realtà complessa come quella di una grande metropoli non è cosa semplice, le tematiche che affronta Milano sono in buona parte le stesse che devono affrontare altrove. Ma quello che differenzia una città leader dalle altre sono le soluzioni che propone, soluzioni che devono essere all’avanguardia anticipando modelli che potranno essere presi ad esempio, come avvenuto con quello della gestione la nostra raccolta differenziata studiato dagli amministratori della città di New York.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
L’attuale zona di Piazzale Susa, viale Argonne e via Sidoli era conosciuta un tempo come il quartiere dell’Acquabella, un’area rigogliosa, ricca di cascine e orti. Qual è la sua storia? Cosa ne resta oggi?
Il “QUARTIERE delle ACQUE” di MILANO
# Il rigoglioso quartiere Acquabella contrapposto all’Ortica
La zona intorno a Piazzale Susa era un tempo ricca di pozzi artesiani che portavano in superficie l’acqua fresca che scorreva in profondità. Queste piccole sorgenti davano vita a numerose marcite che avevano portato, a loro volta, alla costruzione di molte cascine e piccoli borghi agricoli. Le marcite infatti, come noto, sono dei terreni irrigati perennemente che permettono alla vegetazione di crescere, anche d’inverno, in quanto protette dalla temperatura dell’acqua, ideali per la coltivazione degli orti.
La rigogliosità del quartiere era in netto contrasto con quello, poco distante, dell’Ortica che deve proprio il suo nome ai terreni non coltivati e alle molte ortiche che vi crescevano, sintomo di carenza d’acqua.
# La cascina Acquabella e la roggia danno il nome all’intero quartiere
In corso Plebisciti, tra le vie Gozzi e Cicognara, si trovava, fino agli anni ’50, un’antica cascina costruita probabilmente nel 1400, che diede proprio il nome all’intera zona. Il casale era stato infatti battezzato Acquabella, per via della presenza della roggia, un canale artificiale, che giungeva in Piazzale Susa. Pare inoltre che proprio in questa piazza si trovasse un grosso avvallamento dove le acque si depositavano, formando un piccolo bacino d’acqua.
# Il bivio ferroviario Acquabella: verso Piacenza e verso Treviglio
Nella seconda metà dell’Ottocento, la ferrovia per la stazione di Porta Tosa, oggi Porta Vittoria, passava proprio in questa zona. Nel 1861, per la precisione, nacque un bivio ferroviario dove la nuova linea di Piacenza si divideva da quella di Treviglio. Questa diramazione venne chiamata proprio: bivio dell’Acquabella, tristemente noto per un incidente avvenuto all’inizio del ‘900 che all’epoca suscitò grande commozione nella comunità milanese. Nel 1908 infatti tre convogli si scontrarono a causa di un errore di segnalazione, sette persone morirono e una trentina rimasero ferite.
La zona nel tempo ha subito diverse trasformazioni.
L’area ha subito i primi lavori nel 1932, in seguito alla riforma ferroviaria di Milano. Vennero dismesse vecchie linee e se ne costruirono di nuove. Nell’anno successivo l’intero asse stradale di viale Argonne era stato tracciato, i platani erano già stati piantati e si procedeva con la costruzione del parterre centrale.
Oggi, i pozzi, la roggia e le cascine sono scomparse e rimangono un ricordo, come quel nome, Acquabella, ormai non più molto usato.
La tragica fine di “Un uomo giusto” che voleva solo fare bene il suo lavoro.
LUIGI MARANGONI, l’ultima vittima delle Brigate Rosse a Milano
# Il 17 febbraio 1981 una scarica di colpi uccise il Direttore Sanitario del Policlinico di Milano
wikipedia.org – Brigate Rosse
Quarantatré anni fa le Brigate Rosse uccidevano Luigi Marangoni, Direttore Sanitario del Policlinico di Milano. A commettere l’efferato delitto furono i terroristi della colonna “Walter Alasia”. Il 17 febbraio 1981, quattro uomini (poi emerse che uno dei quattro era una ragazza travestita con abiti maschili) attendono il medico al passo carraio dei garages del palazzo dove abitava, scaricandogli addosso i colpi di una mitraglietta e di un fucile a canne mozze. Davanti alla casa del Direttore c’è quella di un funzionario di Polizia, che sente gli spari e accorre, con un collega, ma i due delle forze dell’ordine non riescono a fermare la fuga dei brigatisti, che scappano facendosi largo con gli spari. Luigi Marangoni giace sul sedile della propria Alfasud grigia, all’altezza dell’abitazione, in via Don Carlo Gnocchi al numero 4, a pochi passi dallo Stadio Meazza.
# La lapide in memoria di “Un uomo giusto”
Marangoni
Sul luogo dell’omicidio c’è una lapide che definisce il funzionario del Policlinico “Un uomo giusto”. Fu l’ultima vittima delle Brigate Rosse a Milano. Erano gli anni in cui i terroristi iniziavano a perdere potere e mano d’opera, gli anni in cui lo Stato dava l’impressione di aver trovato la strada corretta per fronteggiare i crimini politici e chiudere la triste pagina degli anni di piombo.
# I seguaci delle Br all’interno dell’ospedale
Le Br si muovevano come belve ferite, che ciecamente cercavano di imporsi nella società attraverso la violenza e la morte. Al Policlinico erano diversi i dipendenti seguaci del terrorismo che, con danneggiamenti e sabotaggi, travestivano da atti rivoluzionari contro il sistema, azioni deplorevoli che mandavano in tilt l’organizzazione dell’ospedale mettendo in pericolo la salute dei pazienti. E Luigi Marangoni aveva preso provvedimenti disciplinari nei confronti di fannulloni e sabotatori, tutti o quasi legati al mondo delle Br. Poco tempo prima due infermieri vennero gambizzati in quanto avevano detto “No” a chi poneva in essere atti contro il buon funzionamento dell’ospedale. Marangoni viene minacciato, spesso il telefono della sua abitazione squilla e dall’altra parte qualcuno dice frasi che fanno preoccupare lui e la moglie, Vanna Bertellè, che cercano di tenere nascoste le minacce ai due figli, Francesca, di 17 anni e Matteo, di 15, che allora frequentavano rispettivamente il liceo classico e scientifico.
# Il rifiuto alla scorta e la morte sotto casa
Maps – Via Don Gnocchi 4
Le autorità di vigilanza tolgono il nome di Marangoni dall’elenco della guida telefonica, gli viene proposta la scorta, ma lui rifiuta. Pensa che, al massimo, rischierà di essere gambizzato, come i due infermieri. Marangoni era una persona che, sul lavoro, adottava impegno e abnegazione, il suo ruolo organizzativo esaltava le sue doti di dialogo e mediazione. Era nato a Pavia l’ 11 agosto 1937. Lui e Vanna si erano conosciuti nel 1959, sul treno Firenze-Milano, fu amore a prima vista. Al momento del delitto, attorno alle 8.30, i due figli sono a scuola: Francesca e Matteo vengono ospitati da amici, in attesa del rientro a casa della madre, la prima ad accorrere dal marito appena uditi gli spari.
Scherzo del destino, Francesca, mentre veniva ucciso il padre, era alla prima ora di lezione, intenta a scrivere un tema sul terrorismo.
Percorrere via Don Gnocchi, fino in fondo, quando il Meazza, lì davanti, appare con tutta la propria maestosità e guardare a sinistra quell’elegante palazzo color bordeaux, al civico 4, dove fu trucidato Marangoni, fa tornare indietro la mente di quarantacinque anni, quando la tivvù e le fotografie erano già a colori, ma il mondo e Milano, per colpa della paura del terrorismo, li ricordiamo in bianco e nero.
Abolite dieci anni fa per i costi troppo alti dovuti al potenziamento del trasporto pubblico e agli straordinari della Polizia Locale, potrebbero ritornare sotto un’altra veste. Esperti ed esponenti di maggioranza ritengono però inutile l’iniziativa contro lo smog, persino l’assessore che l’ha proposta.
In arrivo a Milano le DOMENICHE a PIEDI “a MACCHIA di LEOPARDO”?
# La proposte delle domeniche a spasso
elengrandi_verdi_it IG
Dopo dieci anni dalla loro ultima introduzione, le domeniche a piedi potrebbero ritornare, anche se sotto un’altra forma. La prima volta fu nel 1990 con Pillitteri: lo stop era arrivato invece nel 2013 durante la Giunta Pisapia a causa dei costi elevati per la sua gestione tra trasporto pubblico e servizio straordinario della Polizia Locale, pari a circa 250miila euro. Oggi sarebbero anche di più.
L’ipotesi allo studio da parte dell’Assessore all’Ambiente, Elena Grandi, con il supporto della collega alla Mobilità e Trasporti, Arianna Censi, sarebbe quella di avere domeniche a piedi a “macchia di Leopardo”. In accordo con i singoli municipi verrebbero scelti i quartieri dove non far circolare le auto. La stessa Grandi però ammette che non è una misura utile contro l’inquinamento, ma che serve esclusivamente a far vivere in un modo alternativo ai milanesi le strade della città, magari proponendo vari tipi di attività, dai giochi allo sport fino al commercio. Proprio come le “domeniche a spasso” all’epoca di Pisapia.
# Il Verde Monguzzi è contrario a politiche antismog ridotte a “una festa di quartiere”
francefoc IG – Domenica senza auto
Questa misura non piace al consigliere dei Verdi, Carlo Monguzzi, che da assessore regionale aveva fatto varare il Piano Aria lombardo: “Le domeniche a piedi sono una buona iniziativa prevalentemente culturale, ma in questo caso il Comune sta tornando indietro perché pensa di coinvolgere solo spicchi di città, riducendo le politiche antismog a una festa di quartiere“.
# “Non si può pensare che fermando solo Milano lo smog si riduca”
Pianura padana inquinamento
A ritenerla obsoleta invece è il docente di Circolazione e sicurezza stradale al Politecnico e responsabile del laboratorio Mobilità e trasporti, Luca Studer: “È una misura superata, soprattutto perché non si può pensare che fermando solo Milano lo smog si riduca. Se mai andrebbe estesa a tutta la regione o, meglio, a tutte le regioni della Pianura Padana”.
Rispetto al 2022 la quota dei single è aumentata del 50%: a Milano il concetto di famiglia tradizionale è sempre meno presente. Questi gli ultimi dati dell’anagrafe comunale.
MILANO sempre più CAPITALE dei SINGLE: il 57% dei milanesi vive da SOLO
# Oltre 440.000 nuclei familiari sono costituiti da una sola persona
Credits Comune di Milano – Anagrafe
Milano si conferma ogni anno sempre più capitale dei single. Cresce la popolazione, ma cresce anche il numero di famiglie composte da una sola persona. In base ai dati forniti dall’Anagrafe comunale la percentuale sul totale delle famiglie è passata dal 40% del 2022 al 56,7% del 2023: una crescita di quasi il 50%.
I numeri recitano questo: popolazione residente 1.417.597, nuclei familiari 783.506, monocomponente 444.907. Seguono a distanza sono i nuclei composti da due persone, non per forza coppie ma anche due amici o amiche che abitano insieme per motivi di studio, di lavoro o altro, come un genitore solo con unico figlio, con 161.103 componenti pari al 20,6%. Quindi quasi 8 milanesi su 10 vivono da soli o in compagnia di un’altra persona.
# Poco meno del 20% è di famiglie composte da 3 e 4 persone
Credits MabelAmber-pixabay – Famiglia
Osservando gli altri dati si scopre che l’11,6% delle famiglie ha tre componenti, 90.574 persone, l’8% ne ha quattro, 64.317 persone, e il 2,8% è composta da cinque persone, pari 22.605.
La lotta alle auto prosegue senza sosta. Soprattutto sui marciapiedi: prosegue il piano dell’amministrazione comunale di rimozione dei parcheggi lungo i parterre alberati. Dopo l’intervento su tutto l’asse di Corso Sempione e l’ultimo diLargo Domodossola, che hanno provocato le proteste di molti milanesi per la mancanza di aree di sosta alternative, sono molte altre le strade attese dallo stesso trattamento su richiesta dei singoli municipi. Si prevede l’installazione di nuovi cordoli, parigine, panchine, la creazione di aiuole e la posa di siepi. Il cronoprogramma è in fase di definizione, l’obiettivo è concludere tutti gli interventi entro la fine del mandato. Ecco le strade interessate.
MILANO. STOP ai PARCHEGGI sui MARCIAPIEDI ALBERATI: i 22 PARTERRE nel mirino del Comune
Anche nel Municipio 2 sono due i parterre in predicato di essere vietati alle auto. Dopo l’intervento da poco concluso in Via Ponte Nuovo, i prossimi obiettivi sono:
Viale Lunigiana;
Via Sant’Erlembaldo.
# Municipo 3: cinque strade
Maps – Via Celoria
Le richieste fatte dal Municipio 3 riguardano cinque strade:
Via Celoria con priorità massima;
Via Ponzio;
Via Eustachi;
Via Canaletto;
Via Pacini, da completare.
# Municipio 4: Campania e Lomellina
Maps – Via Lomellina
Dal Municipio 4 sono stati fatti due nomi:
Viale Campania, in particolare nel tratto di fronte ai giardini Oreste del Buono;
Via Lomellina.
# Municipio 5: Sarfatti
Maps – Via Sarfatti
La via proposta dal Municipio 5 è Sarfatti, nei pressi della polo universitario della Bocconi.
# Municipio 6: quattro strade
Maps – Via Roncaglia
Nel Municipio 6 sono diverse le strade per le quali è stata richiesta la liberazione dei parterre e dei marciapiedi alberati:
Via Tolstoj, nell’ambito della conclusione dei lavori M4 in zona;
Via San Gimignano, in questo caso la rimozione della sosta verrà compensata dall’inaugurazione di un nuovo parcheggio interrato in Largo Brasilia;
Via Roncaglia;
Via Torre.
# Municipio 7: le strade utilizzate come parcheggi durante partite e concerti
Per il Municipio 7 non sono state indicate delle strade in particolare, ma l’obiettivo è dare ordine ai parcheggi selvaggi che si creano durante le partite di calcio e i concerti allo Stadio San Siro e alla Maura.
# Municipio 8: due strade nei pressi di Piazzale Accursio
Maps – Via Tavazzano
Sono invece due le strade dove il Municipio 8 chiede di vietare la sosta delle auto sui marciapiedi alberati, entrambe nell’area di Piazzale Accursio:
Via Tavazzano;
Via Sonnino.
# Municipio 9: Fulvio Testi
Maps – Viale Fulvio Testi
Infine il Municipio 9. In questo caso l’arteria stradale sulla quale intervenire è il lungo Viale Fulvio Testi, nella zona di Ca’ Granda-Pratocentenaro.
Dopo il successo del progetto residenziale alla periferia sud della città, con case in edilizia convenzionata e prezzi calmierati, presto potrebbe arrivarne un altro. Vediamo come è andata e come dovrebbe essere il prossimo.
BILOCALI a meno di 500 EURO al mese: successo per il QUARTIERE “LOW COST”. Sarà REPLICATO?
# 5square: 105 appartamenti tra bilocali a un massimo di 487 euro e trilocali a non oltre 770 euro di affitto al mese
Credits redosgr.it - Via Antegani
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Credits redosgr.it - Rendering via Antegani strada
Credits redosgr.it - Rendering via Antegani giardino interno
Credits redosgr.it - Rendering via Antegani
Un vero successo il progetto residenziale “5square” realizzato da Redo in via Antegnati, nella periferia sud di Milano. L’obiettivo era quello di intercettare famiglie e giovani, altrimenti obbligati a spostarsi fuori città, con difficoltà a sostenere i costi degli affitti milanesi. La possibilità per fare domanda di un alloggio in affitto in edilizia convenzionata col Comune di Milano è infatti scaduta il 29/04/2022, quindi non sono ammesse più richieste. In totale erano 105 gli appartamenti messi a disposizione per l’affitto, con prezzi che andavano da un massimo di 487 euro mensili per un bilocale e da 532 e i 770 euro per un trilocale. Persino tutti gli appartamenti in vendita sono stati acquistati o fermati con un’opzione.
# Il numeri del progetto: 5 condomini, 7.200 mq di verde pubblico e 1.700 mq destinati a servizi locali urbani
Credits 5square – Progetto via Antegnati
A firmare il progetto di “5square” è stato lo studio Barreca & La Varra e ha previsto il recupero di 5 edifici rimasti abbandonati e realizzati dalla famiglia Ligresti prima di passare di mano a Unipol Sai. L’ultimo proprietario, Redo Sgr, si è occupato della loro riqualificazione.
All’interno di questa nuova area residenziale ci sono:
un parco, spazi per il relax, il gioco e lo sport per un totale 7.200 mq di verde pubblico;
2.000 mq di spazi commerciali:
860 mq di servizi integrativi all’abitare tra cui l’ufficio del Gestore Sociale;
uno spazio living;
una sala polivalente;
una palestra;
1.700 mq destinati a servizi locali urbani lungo il percorso pubblico che connette gli edifici, tra cui un poliambulatorio, un consultorio familiare e una Comunità Socio-Sanitaria.
# Il nuovo progetto di via Amidani: 230 appartamenti in edilizia convenzionata
Credits milanosud – Masterplan via Amidani
Redo Sgr ha rilevato nel 2021 da UnipolSai Assicurazioni altri 4 edifici nella via parallela al progetto 5Square, Via Amidani, con l’obiettivo di riqualificarli e convertirli in residenziale a prezzi calmierati. In questo la firma del progetto è di +Studio Architetti e conta un totale di 230 appartamenti in edilizia convenzionata al costo medio di 2.700 euro al mq oltre iva e oneri, su 16.000 mq di superficie complessiva.
Credits milanosud.it – Progetti immobiliari Vigentino di Amidani e via Antegnani
In condivisione con gli edifici di 5square c’è una grande promenade. A questa si aggiungono spazi integrativi per l’abitare, roof garden e appartamenti-laboratorio su due livelli con ingresso dal piano terra.
+studioarchitetti – Altra vista progetto Amidani
Nel 2022 sono state eseguite le attività di stripe out. Nello stesso anno erano attese le vendite per la consegna delle abitazioni entro la prima parte del 2024, ma i lavori sono al momento in forte ritardo.
Spesso viene sottolineato come la nostra città sia grigia, non tanto per le condizioni metereologiche, quanto per l’assenza di colori vivaci sui palazzi. Non mancano però le eccezioni a cui ispirarsi, ecco quali sono.
MILANO a COLORI: i palazzi più variopinti della città (Gallery fotografica)
# La nostra città è grigia? Non come si pensa
Credits: Andrea Cherchi – Palazzo Unicredit
Milano è una città grigia. Un refrain che sentiamo spesso, sia da chi viene come turista o per lavoro sia dai milanesi a prescindere che siano autoctoni o che abbiano scelto di vivere qui. Il tempo atmosferico non sempre clemente fa la sua parte per rendere la nostra città poco “effervescente” a livello cromatico, ma anche i palazzi soprattutto nel centro storico contribuiscono a enfatizzare questa percezione. Le eccezioni però non mancano, vediamo quali sono.
# Ecco gli esempi in città di edifici colorati a cui ispirarsi: da Via Lincoln ai Navigli
I palazzi colorati di Milano
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Il quartiere operaio - via Lincoln
Corso Buenos Aires 25
Via Carpaccio 5 - Città Studi
Credits: Andrea Cherchi - Casa Galimberti - Porta Venezia
Credits: Andrea Cherchi - Casa Galimberti - Porta Venezia
Credits: gelestatic.it - Casa colorata di Città Studi
Credits: gelestatic.it - Casa colorata di Città Studi
Ph. Paul Pablo - @natipervivereamilano viabalzaretti
viabalzaretti
Piazza Selinunte
Piazza Selinunte
arco della pace rosa
arco della pace rosa
La nostra città non è comparabile di certo a Burano, l’isola veneziana con le case dai mille colori, ma può comunque smontare in parte la rappresentazione triste che ne viene fatta. Per citare alcuni esempi troviamo: il “quartiere Arcobaleno” di via Lincoln, quanto di più simile alla sopracitata “isola dei merletti”, il palazzo multicolor di Corso Buenos Aires 25 che rispecchia la multiculturalità del quartiere, la “Casa con i rossetti” di Città Studi sede della rivista di Maurizio Cattelan, i grattacieli dell’ex-Villaggio Expo, le case con i murales di Via Ortica oppure quelle colorate sul Naviglio Grande.
Come si vede anche a Milano esiste il colore, ma si può fare sicuramente molto meglio per allontanare il più possibile la nomea di “città grigia”. Prendendo ispirazione da questi edifici, si potrebbero ravvivare i colori di quelli più anonimi della città e enfatizzare quelli architettonicamente più iconici.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Le farmacie online che vendono prodotti da banco, senza bisogno di prescrizione medica, sono una realtà sia in Italia sia nel resto del mondo. Sul panorama italiano ci sono alcuni big player che stanno lavorando assiduamente per avere una presenza capillare sia online sia offline: come Dr.Max, la catena di farmacie che attualmente ha sia un e-commerce che vende prodotti farmaceutici in tutta Italia sia una rete di farmacie fisiche attualmente presenti in nove regioni: Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Toscana e Piemonte.
Come dimostra questo marchio, una buona integrazione tra canali fisici e online è possibile, ma andiamo ad indagare in modo più approfondito quale sia la situazione attuale delle farmacie online nel mondo e in Italia, cercando di comprendere se questo possa essere considerato o meno un business interessante anche per il nostro paese.
Il FENOMENO delle FARMACIE ONLINE: il business del futuro anche in Italia?
# La diffusione delle farmacie online nel mondo: +20% in un anno
pixabay-Tumisu
La diffusione delle farmacie online nel mondo riflette una realtà complessa e in rapida evoluzione, caratterizzata da una crescita sostenuta ma anche da alcune sfide significative. Secondo i dati forniti da IQVIA, l’e-commerce nel settore farmaceutico ha chiuso nel mondo il 2023 con un fatturato di 913 milioni di euro, evidenziando un incremento del 20,3% rispetto all’anno precedente e quasi 79 milioni di confezioni di medicinali vendute.
Questi numeri indicano una marcata preferenza dei consumatori per la convenienza, l’accessibilità e, spesso, la maggiore economicità offerta dall’acquisto online di prodotti farmaceutici e parafarmaceutici. Nonostante i numeri in crescita, è importante considerare il contesto più ampio del mercato globale dell’e-commerce e del suo impatto sul settore farmaceutico.
# L’Italia in ritardo
Farmacie di turno a Imperia
In Italia, ad esempio, l’e-commerce ha registrato una crescita più lenta rispetto ad altre economie, con una penetrazione complessiva del 13% nel retail nel 2023, molto al di sotto dei livelli osservati in Cina (47%), nel Regno Unito (30,6%) e negli Stati Uniti (15,8%). Questa lentezza riflette una serie di sfide uniche nel mercato italiano, ma sottolinea anche una tendenza globale: il settore della farmacia online è in una fase di rincorsa rispetto ad altri segmenti del retail online.
Infatti, guardando al caso italiano, anche se i numeri delle vendite sono in crescita, le vendite online rappresentano ancora una frazione minore del mercato totale, i prodotti farmaceutici commercializzati tramite canali online hanno generato un fatturato complessivo di 11,4 miliardi di euro nel 2022 in Italia. Ciò evidenzia come, nonostante una penetrazione del 6% circa del mercato totale, l’e-commerce in ambito farmaceutico stia guadagnando terreno, sostenuto dalla ricerca di prezzi vantaggiosi da parte dei consumatori e dalla comodità di acquistare da casa.
La spinta verso l’online è evidenziata ulteriormente da un’analisi di IQVIA, che riporta come i prodotti senza obbligo di prescrizione siano stati offerti online con uno sconto medio del 28% rispetto alle farmacie fisiche, mentre i prodotti per la cura personale hanno registrato uno sconto medio del 26%. Questa tendenza ha portato sempre più persone ad avvicinarsi all’acquisto di prodotti farmaceutici senza bisogno di prescrizione online.
# I vantaggi nel servirsi di questi portali invece che delle farmacie fisiche
aid-pixabay – PublicDomainPictures
L’ascesa delle farmacie online ha trasformato il modo in cui i consumatori accedono ai prodotti farmaceutici senza bisogno di prescrizione, e parafarmaceutici, offrendo una serie di vantaggi rispetto alle tradizionali farmacie fisiche. Questi benefici rispondono alle esigenze di un pubblico sempre più incline all’utilizzo di soluzioni digitali anche per la gestione della propria salute. Ecco alcuni dei vantaggi principali.
#1 Comodità
La comodità è forse il beneficio più evidente delle farmacie online. Gli utenti possono navigare, selezionare e acquistare prodotti farmaceutici e parafarmaceutici comodamente da casa o in movimento, 24 ore su 24, senza la necessità di recarsi fisicamente in farmacia. Questo è particolarmente vantaggioso per persone con mobilità ridotta, impegni lavorativi intensi o residenti in aree remote.
#2 Accesso a una gamma più ampia di prodotti
Le farmacie online spesso offrono un assortimento di prodotti più vasto rispetto a quello disponibile nelle farmacie fisiche. Questo include non solo farmaci da banco e prescrizione, ma anche integratori, prodotti per la cura della persona, articoli sanitari, e molto altro. Gli utenti possono quindi confrontare diversi prodotti e marche per trovare esattamente ciò che cercano.
#3 Prezzi competitivi
Grazie alla riduzione dei costi operativi rispetto alle farmacie tradizionali, quelle online sono spesso in grado di offrire prezzi più competitivi. Questo può includere sconti su prodotti specifici, offerte speciali e programmi di fedeltà che consentono ai consumatori di risparmiare significativamente sul lungo termine.
#4 Privacy e discrezione
Per molte persone, acquistare prodotti farmaceutici online offre un livello di privacy e discrezione maggiore rispetto all’acquisto in una farmacia fisica. Questo è particolarmente rilevante per prodotti legati a condizioni stigmatizzate o personali, permettendo agli utenti di sentirsi più a proprio agio durante l’acquisto.
#5 Informazioni e consulenza
Molte farmacie online forniscono accesso a un’ampia gamma di informazioni sui prodotti, inclusi dettagli su effetti collaterali, interazioni e consigli per l’uso. Alcune offrono anche servizi di consulenza online con farmacisti qualificati, permettendo agli utenti di ottenere risposte a dubbi o preoccupazioni senza dover lasciare la propria abitazione.
#6 Risparmio di tempo
Evitando spostamenti, attese in fila e potenziali visite multiple per trovare un prodotto specifico, i consumatori risparmiano tempo prezioso e riescono a ottenere il prodotto desiderato direttamente a casa propria.
# Le problematiche e le prospettive per il mercato italiano
In Italia, il panorama dell’e-commerce farmaceutico conta oltre 1.400 farmacie e parafarmacie autorizzate alla vendita online. Questo dato, se da un lato testimonia una certa vitalità del settore, dall’altro nasconde una realtà di mercato concentrata nelle mani di pochi attori dominanti.
Questi player hanno saputo capitalizzare la maggior parte dei guadagni dell’e-commerce farmaceutico, lasciando poco spazio ai concorrenti minori. La situazione è tale che, esclusi i 10 soggetti più influenti, molti operatori del settore si trovano a lavorare con margini di profitto estremamente ridotti, quando non addirittura in perdita.
Questo scenario indica chiaramente che il mercato farmaceutico online italiano è ancora alla ricerca di un modello di business sostenibile e di una formula di equilibrio tra concorrenza e profitto. La sfida per le nuove farmacie online, o per quelle esistenti che aspirano a espandersi, è quindi complessa. L’ingresso nel mercato o l’ampliamento delle attività online, senza una strategia ben definita e senza un solido background finanziario e logistico, appare sempre meno redditizio.
L’esperienza mostra che, per avere successo, è necessario integrare l’e-commerce con i punti vendita fisici, con una strategia omni-canale efficace. In questo contesto, sembra emergere una dicotomia strategica: da un lato, l’opportunità di sviluppare un e-commerce come parte di un piano di crescita più ampio che includa la vendita fisica, dall’altro, la possibilità di concentrarsi su un approccio più orientato al servizio piuttosto che alla vendita pura. Quest’ultimo percorso sembra offrire maggiori opportunità di differenziazione e di successo, soprattutto per quei player che riescono a offrire servizi digitali innovativi e a valore aggiunto per i consumatori.
Tuttavia, l’avventura dell’e-commerce farmaceutico in Italia non è priva di ostacoli. La gestione logistica, la conformità alle normative farmaceutiche, la sicurezza dei dati dei clienti e la capacità di offrire un accurato servizio clienti, sono solo alcuni dei tanti aspetti che richiedono investimenti significativi e competenze specializzate.
Inoltre, la competizione con i giganti dell’e-commerce che entrano nel mercato farmaceutico potrebbe intensificarsi, mettendo ulteriormente alla prova la resilienza dei player minori. Dunque, il mercato farmaceutico online in Italia, nonostante le potenzialità, si trova a dover affrontare da un lato le sfide legate alla competizione, alla gestione operativa e alla sostenibilità economica; dall’altro, deve riuscire a comprendere come sfruttare appieno le opportunità offerte dalla digitalizzazione e dall’innovazione nel settore della salute.
La notizia del prolungamento degli orari di esercizio fino oltre la mezzanotte a tutta la settimana e l’annuncio dell’avvio dei test su tutta la linea, confermano le ultime previsioni dell’apertura della M4 fino a San Cristoforo Fs entro l’anno. Da tempo però si pensa a come estendere il percorso al di fuori dei confini comunali. Ecco i progetti approvati e allo studio.
Non è ancora FINITA che già si allunga: le NUOVE FERMATE nel futuro della M4
# Verso est già approvato il piano di fattibilità per un’estensione di 3,1 km e 2 fermate
Credits segratecitylab – Hub segrate
Le due principali novità per la linea M4 sono l’estensione degli orari di esercizio oltre la mezzanotte a tutti i giorni della settimana e la partenza dei test a marzo su tutta la linea fino a San Cristoforo. Tutto sembra quindi procedere come previsto dall’ultimo cronoprogramma che prevede l’apertura tutto il tracciato entro settembre 2024, salvo che per alcune stazioni centrali operative invece a dicembre. Nel frattempo si sono studiate diverse ipotesi di prolungamento della linea al di fuori dei confini comunali.
Credits mm – Planimetria stazione ferroviaria Segrate Porta Est
Quello certo guarda verso est. Nel mese di dicembre 2023 la giunta di Milano ha infatti approvato il Piano di fattibilità tecnica ed economica per il prolungamento della linea di 3,1 km con 2 fermate, Idroscalo e Segrate. Il tracciato parte da Linate, passa sotto il bacino artificiale, e termina alla stazione di Segrate in predicato di diventare la Stazione di Porta Est per l’Alta Velocità, oltre che servire le linee regionali e suburbane. Il finanziamento dell’opera è quasi completo, vanno reperiti 44 milioni di extra costi dovuti all’incremento delle materie prime da aggiungere ai 420 milioni di euro già messi a disposizione. Per la fine dell’anno potrebbe arrivare il progetto definitivo. L’inaugurazione non dovrebbe avvenire prima del 2030.
# A sud-ovest la linea potrebbe spingersi fino a Trezzano sul Naviglio
Credits: giornaledeinavigli.it – Diverse ipotesi di prolungamento M4 a ovest
La linea M4 potrebbe allungarsi anche ad ovest, oltre la futura stazione di San Cristoforo FS e il capolinea di Ronchetto sul Naviglio. Sul tavolo sono state messe 6 ipotesi. Lo scenario più ambizioso porterebbe la linea fino a Trezzano sul Naviglio con fermate con fermate che toccherebbero i comuni di Corsico, Buccinasco e Cesano Boscone. Quelli più conservativi prevedono invece il prolungamento di una/due fermate a Buccinasco e Corsico.
Credits milanotoday – Percorso breve M4 a Buccinasco
Comune di Milano e Regione Lombardia sembrerebbero preferire proprio una di queste ultime ipotesi, soprattutto quella che ipotizza una sola fermata aggiuntiva. Le ragioni stanno nel costo di realizzazione di appena 150 milioni di euro e dei più bassi costi di esercizio futuri. Pare esclusa una stazione sfruttando i binari del deposito. Al momento non è stata presa nessuna decisione.
“Entrò al Parco Sempione da via Mario Pagano, ricordando le parole di Sandra…, la sua amica più cara: un uomo ti aspetta alla terza panchina”. È l’incipit del giallo “L’enigma della Carta di Varese (Guanda noir)” scritto da Domenico Wanderlingh. Madre e figlia vengono trovate morte in un lussuoso appartamento di piazza Giovane Italia. Una madre che si suicida e uccide la figlia? No, no. Troppo semplice. Un nuovo caso (il terzo) per Anita Landi, l’ispettrice di polizia a capo dell’Anticrimine in piazza San Sepolcro. Investighiamo i luoghi più da romanzo giallo di Milano, con Domenico Wanderlingh.
“MILANO si sta trasformando in una DUBAI italiana”: intervista a DOMENICO WANDERLINGH
Ibs – Copertina Enigma della carta Varese
# Incominciamo dal luogo del delitto. Il palazzo in Piazza Giovine Italia esiste per davvero?
Esiste per davvero. Una sera percorrendo la via ho incontrato questa splendida costruzione, che s’affaccia sulla piazza, costruita agli albori del Liberty. Le finestre illuminate al calare della sera attirano sempre la mia attenzione. E inizio a fantasticare, a immaginare la vita che scorre dentro, su ciò che preparano, sulle chiacchiere intorno al tavolo o in salotto. In ogni finestra illuminata c’è una storia. Pianti, litigi, incomprensioni. Bugie e segreti. Amori e tradimenti.
# Il primo giallo “Il passato non si cancella” l’hai ambientato in Porta Venezia
Credits Andrea Cherchi – Porta Venezia
Abitavo allora in quella zona ed è stato naturale ambientare la prima avventura di Anita in Porta Venezia. Ero, e lo sono ancora, affascinato dal quartiere, dalla gente, dai locali e dalle mille sfaccettature. Esiste un racconto come fondamenta di ogni palazzo e vivono mille storie dentro ogni cortile. Pensiamo all’ex cinema Dumont di via Frisi, alle motivazioni che nel 1908 hanno spinto i fratelli Galli a costruire una struttura liberty studiata appositamente per diventare uno dei primi cinematografi in Italia. Purtroppo il cosiddetto progresso ha trasformato l’edificio in parcheggio (nonostante la raccolta firme dei residenti!), ma almeno è stata salvata la facciata e parte dell’ingresso, ora sede di una biblioteca comunale. E questo è solo un esempio di quello che la città nasconde.
# Dove abiti adesso?
Credits: @ghepensimi.it porta Romana
In zona Porta romana. In una palazzina di soli tre piani con un bel terrazzino affacciato sul cortile interno. Nel quartiere c’è ancora il meccanico che aggiusta le moto, il vetraio che non è cinese ma è sardo, il calzolaio, un falegname e Walter, il proprietario del bar tabacchi all’angolo tra via Muratori e via Vasari: è uno che parla solo in dialetto milanese fatico a capire ma è troppo divertente. È una Milano che mi piace.
# Il tuo cognome da dove arriva?
Da un trisavolo olandese che si innamorò di una napoletana. Da Napoli si trasferì in Sicilia. Anche io sono nato a Palermo, poi i miei genitori vennero a stabilirsi a Milano. Avevo tre anni. Sono un milanese ormai di lungo corso.
# Il tuo rapporto con Milano, in tre aggettivi?
Malinconico, sentimentale e fantastico. Malinconico perché la Milano che amavo sta scomparendo. Dove c’era una voltai il luna park adesso ci sono i grattaceli. Sentimentale perché ho un baule pieno di tanti bei ricordi. Fantastico perché la città è fonte inesauribile di ispirazione per i miei gialli.
# Il bello di Milano
Mi ha fatto sempre pensare: qui puoi davvero inventare una vita, il futuro che immagini, anche se oggi forse un po’ meno.
# …e Il brutto?
Si sta trasformando in una Dubai italiana
# Cosa manca a Milano?
Il senso di comunità. Il rispetto per gli anziani. Sui tram non c’è un ragazzo che si alzi a cedere il posto. Il rispetto per le istituzioni. Ricordo che quando da ragazzo scorrazzavo per la citta con la mia Vespa 50 bianca elaborata, senza caso con un amico dietro, e venivo immancabilmente fermato dal ghisa, sapevo di avere commesso un’infrazione e avevo soggezione del vigile. Oggi se un agente ti fa una multa, lo si minaccia e si aggredisce.
# Cosa ti innervosisce?
Le biciclette sui marciapiedi. Vabbè, mancano le piste ciclabili ma i esistono ancora i pedoni.
# Pensando alla nostra città, esprimi un desiderio per un prossimo domani.
Non ho dubbi in proposito, ma non è un vero desiderio, credo sia ormai una necessità. Abbiamo bisogno di luoghi ri/creativi, luoghi creati per un “probabile” dialogo dinamico tra persone. Una piazza non è tale se la gente non la abita. Ormai è accertato che un luogo si trasforma in una “piazza”, solo quando la gente se ne appropria e ne modifica visibilmente la sua architettura. Va ripensata da subito una viabilità cittadina a dimensione della persona.
# Il tuo luogo del cuore?
Credits: Andrea Cherchi – Vista dalla Torre Branca
Il Parco Sempione in particolare la Torre Branca, in acciaio, alta 106 metri, progettata da Gio Ponti. Un opera d’arte per la Milano in verticale già nel 1933. E poi adoro la metropolitana. La Pinacoteca Ambrosiana: il museo della meraviglia, dal canestro di frutta di Caravaggio alla teca con una ciocca di capelli di Lucrezia Borgia, dal Codice Atlantico di Lonardo da Vinci ai guanti indossati da Napoleone a Waterloo.
# Il più bel gesto d’ amore per la città dove l’hai visto
Lo vedo ogni mattina, quando davanti alla sua officina per la riparazione delle moto, Italo pulisce con cura il marciapiede e i tombini.
# L’edificio simbolo di Milano?
Credits dimitrisvetsikas1969-pixabay – Teatro alla Scala
La Scala: è il teatro in cui si specchia la nostra grande bellezza emblema della Milano della cultura. Siamo tutti scaligeri. Non si faccia l’errore di concepirla come luogo appannaggio di una elite, a parte la prima di Sant’Ambrogio, dà la possibilità a tutti, dallo studente al pensionato, di andarci a prezzi ragionevoli.
# Locali preferiti?
Al Vecchio Porco in via Messina, soprattutto con la bella stagione, quando si riapre la veranda esterna, dall’ insalata di pere con pecorino sardo all’ossobuco di vitello in gremolada. E Don Gio in via Corio in zona Romana, un ristorante a gestione familiare. Infine, il lounge bar di Alchimia in viale Premuda
Un rito della domenica?
Il brunch scozzese da Salt Food Atelier in via Piero Lombardo
# Come ti muovi per Milano?
A piedi. Camminare fa sempre bene: un regalo quotidiano per la tua salute e le tue tasche, risparmi tempo. Le più belle scoperte di una città si fanno camminando a piedi. In Via Castel Morrone, al numero 7, un giorno alzo lo sguardo e vedo una targhetta, incuriosito leggo: qui ha abitato Umberto Boccioni. Nel modesto palazzo di Via Castel Morrone, il futurista Boccioni dipinse tra il 1910 e il 1911, la sua celebre opera “La città che sale” che si ispira alla costruzione di una centrale elettrica nella periferia di Milano. Il primo capolavoro pienamente futurista che esalta il dinamismo della moderna metropoli. La fede nella tecnologia e nel progresso industriale. Adoro le targhe commemorative che raccontano la città attraverso il ricordo dei principali avvenimenti e protagonisti della nostra storia, dei personaggi che qui hanno vissuto. Chi potrebbe mai pensare che Francesco Petrarca ha soggiornato a Milano per sei anni dal 1353, in via Lanzone 53 dove oggi c’è il collegio delle Orsoline oppure Albert Einstein, in via Bigli 21 come certifica una lapide sul palazzo.
19 minuti per percorrere 41,4 chilometri: la linea dei record. Che spettacolo se ci fosse anche a Milano.
La METRO più VELOCE del MONDO: come un FRECCIAROSSA sottoterra
# La “Daxing Aiport Express”: a Pechino la metro più veloce del mondo
Credits: Xinhua – Beijing Daxing International Airport
Nel mondo c’è un’altra linea blu della metro che collega l’aeroporto con il centro città. Ma molto, molto più veloce della M4 di Milano. La linea blu dei record è il “Daxing Aiport Express” e collega con Pechino l’Aeroporto Internazionale di Daxing che, peraltro, è il più grande del mondo. La linea ha una lunghezza di 41,4 km: sul percorso i treni raggiungono la velocità record di 160 km/h, circa il doppio rispetto alla media nazionale ed il triplo rispetto alla metro di Milano, che arriva poco sopra i 50 km/h. I passeggeri possono andare così da una parte all’altra della città in soli 19 minuti.
Credits: travelourplanet.com
Ad oggi sono tre le stazioni della linea: le fermate Caoqiao e Cigezhuang oltre il capolinea dell’aeroporto. In futuro la linea raggiungerà anche la stazione Lize Business District di Fengtai, rendendo così il trasferimento al centro città più veloce e facile.
# Nei vagoni c’è anche la business class
Ph. www.chinaairlinetravel.com
Le corse funzionano dalle 6.30 del mattino fino alle 22.30. I treni della linea metropolitana sono senza conducente e dispongono anche di carrozze di classe business: al loro interno ci sono tavoli pieghevoli e luci di lettura individuali, mentre le carrozze di seconda classe sono più spaziose dando la possibilità di accogliere un numero superiore di passeggeri.
Credits: wikimedia.org – Interni Business Class
Ogni treno riesce a trasportare fino a 1500 passeggeri e utilizzano l’illuminazione a LED per risparmiare energia.
Il video del viaggio da Caoqiao Station all’aeroporto internazionale di Daxing
Due novità importanti in arrivo per la linea M4. Ecco quando sono previste.
M4 APERTA TUTTI I GIORNI fino a NOTTE. Al via anche i TEST fino alla PERIFERIA OVEST
# I treni dopo la mezzanotte anche da lunedì a giovedì
Ezio Cairoli – Passeggeri in entrata e uscita
Oggi i treni della metro viaggiano oltre la mezzanotte, ultima corsa alle 00.40, solo nei weekend. Da lunedì 19 febbraio 2024 l’orario prolungato viene esteso anche al resto della settimana, quindi dal lunedì al giovedì. L’estensione dell’esercizio della M4 porterà ad aumentare la platea dei suoi fruitori, finora sono saliti a bordo dei treni automatici della blu oltre 7 milioni di persone e una media di 40.000 ogni giorno. La stazione di San Babila è stata la più utilizzata, con una media giornaliera di 18.000 passeggeri, a seguire quella di Linate e Argonne.
# A marzo via ai test su tutto il tracciato
Webuild – Metro M4
In previsione dell’apertura integrale della linea prevista entro settembre 2024, al netto di alcune stazioni centrali che dovrebbero essere utilizzabili qualche mese dopo, a marzo partono i test su tutto il tracciato fino al capolinea di San Cristoforo Fs. Le parole di Fabrizio Gelsomino, direttore operations Metropolitana Milanese: “L’apertura completa sarà un importante collegamento tra est e ovest Milano e siamo sicuri che sarà molto utilizzata dai cittadini”. Previsti 30 giorni complessivi di chiusura: l’8, il 9 e il 10 marzo, dal 4 al 10 aprile, altri a a maggio, giugno e luglio. La fase seguente, di pre-esercizio, non prevede chiusure.
# Il deposito si trasferisce a San Cristoforo Fs
Maps – Deposito M4 Ronchetto sul Navigliio
La prova riguarda tutti i 47 treni della flotta, al momento ne girano solo 14, e per questo la linea deve essere chiusa nella prima fase di test. Al termine è previsto lo spostamento dei convogli da Linate, che funge da deposito temporaneo, a San Cristoforo Fs, il deposito vero e proprio. Al suo interno prevista anche una sala operativa, oltre a quella di Monterosa dove vengono monitorate e governate anche le altre 4 linee.
Potere di Sanremo. Nella classifica mondiale di Spotify tra i top 100 ci sono anche artisti italiani. Due sono di Milano.
MUSICA: DUE MILANESI nella CLASSIFICA TOP 100 MONDIALE
# Cinque italiani nella top 100 mondiale
Sanremo sbanca anche nel mondo. In mezzo ai tradizionali cantanti e gruppi inglesi ed americani, nella top 100 della classifica della musica più scaricata svettano ben cinque reduci di Sanremo. Addirittura nei primi 30, in 27esima posizione, dopo Kanye West, Ariana Grande e gli Arctic Monkeys si posizione Mahmood con la sua Tuta Gold. Non si deve scendere molto per arrivare a Geolier, in quarantesima posizione. Testa a testa in 77esima e 78esima posizione tra Annalisa e la vincitrice del Festival, Angelina Mango. Chiude la top 100 direttamente da Baggio Ghali.
# In classifica Baggio e Gratosoglio
Aprono e chiudono il gruppetto di italiani nella superhit mondiale due artisti milanesi. Al primo posto tra gli italiani si piazza Alessandro Mahmoud, il trentunenne nato e cresciuto al Gratosoglio, già due volte vincitore del Festival di Sanremo con Soldi e con Brividi. In centesima posizione in classifica c’è Ghali Amdouni, nato 30 anni fa a Baggio, quartiere che ha ringraziato pubblicamente dopo i suo grande risultato al Festival.
# C’è tanta Milano nella classifica in Italia
Mahmood si posizione al primo posto anche nella classifica che tiene conto solo del pubblico italiano. La cinquina è la stessa della top 100 mondiale, solo che Ghali supera Mango. Nella top 10 italiana c’è ancora Milano: Rose Villain, diplomata al liceo Classico Manzoni, al decimo posto. Non solo: sa di Milano anche il sesto posto di Irama, cresciuto a Monza fin dall’età di 8 anni, e il settimo dei Kolors, nati artisticamente a Milano, in particolare nel mitico locale de “Le Scimmie” ai Navigli nel lontano 2009.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il marchio di supermercati più amato dai milanesi sembra fuori discussione. Ma qual è il punto vendita nel cuore della città? Lo abbiamo chiesto in un sondaggio: questo è emerso tra le oltre 600 risposte.
Qual è il SUPERMERCATO più amato dai milanesi? I 5 PUNTI VENDITA più popolari in città
#5 Ipercoop in Viale Sarca
Ph. @martinavinzia IG
Aperto tutti i giorni, sette giorni su sette, dalle 8.30 (9.00 la domenica) alle 21, con orario continuato, in via Milanese angolo viale Sarca, al confine tra Milano e Sesto San Giovanni. Il punto vendita top della Coop, ideale per una spesa di qualità: macelleria, pescheria e gastronomia sono tra il meglio che si possa trovare in città. Ma non solo: si trovano anche servizi accessori unici, come il Coop Caffè, Coop Salute e il Prestito Sociale.
#4 Penny in Viale Espinasse
Aperto tutti i giorni, sette giorni su sette, dalle 8.00 alle 20, la domenica dalle 8.30 alle 13.00, in Viale Espinasse 137. I giorni meno affollati sono il lunedì e il mercoledì, oltre alla domenica mattina. Forse il super discount più amato dai milanesi. Prezzi imbattibili, occasioni e qualche marchio insolito. Tra le informazioni degli insider: “Diffidate delle insalate confezionate”.
#3 Carrefour in Viale Bezzi
Aperto tutti i giorni, sette giorni su sette, dalle 8.00 alle 23.00, senza eccezioni, in Viale Bezzi, angolo Via Trivulzio, tra Gambara e De Angeli. I giorni meno affollati risultano il lunedì e il mercoledì. Gli “insider” segnalano l’altissimo livello soprattutto di carne, frutta verdura e gastronomia. Tra il top di tutta Milano.
#2 Esselunga in Via Solari
La “più amata dai milanesi” riesce a piazzare il suo più apprezzato punto vendita… “solo” in seconda posizione. Aperto tutti i giorni dalle 7.30 alle 22.00, la domenica dalle 8.00 alle 20.00, in via Solari 29. Inconfondibile per la sua disposizione su due piani con classici servizi di gastronomia, macelleria, pescheria, latticini, salumi e la pasticceria Elisenda. Ma non solo: anche prenotazione piatti gastronomici e Parafarmacia.
#1 Iper Portello
grandei
Al primo posto l’Iper del Portello. La “grande i” è aperta tutti i giorni dalle 7.30 alle 21.30, senza eccezioni, in Via Don Luigi Palazzolo 20. La regina dei supermercati nasce nel 2004 fa parte del gruppo Finiper. I punti forza sono ampiezza dell’assortimento, qualità e “italianità”. Tra i reparti anche il Pet Food Store.
Questo per i punti vendita. Ma per i marchi di supermercato qual è la classifica a Milano? Continua qui:
Dopo anni di attese, i lavori per la realizzazione di alcune delle più importanti opere per la mobilità cittadina sono finalmente ai nastri di partenza. Ecco quali sono e come cambieranno gli spostamenti dei milanesi.
Via libera ai nuovi MAXI CANTIERI di MILANO: METRO M1, METROTRANVIE e “PREFERENZIALE FANTASMA”
# Entro aprile 2024 la gara di appalto per i lavori della M1 fino al Quartieri Olmi
Prolungamento M1
I lavori per un nuovo prolungamento della rete metropolitana si avvicinano a partire: quello della M1 oltre Bisceglie. Entro aprile 2024 è attesa la gara di appalto per realizzare circa 3,5 chilometri di tracciato fino alla Tangenziale Ovest con tre nuove stazioni: Parri-Valsesia, Baggio e Olmi, tutte interrate e all’interno del territorio comunale. Oltre è previsto un nuovo deposito.
Il progetto definitivo è stato realizzato nel 2021, mentre la gara di appalto è slittata più volte, l’ultima a causa dell’aumento dei costi dovuti a quello contestuale di energia e materie prime. Dai 398 milioni di partenza si è passati a 522 milioni di euro. A breve è previsto lo stanziamento dei 124 milioni di euro di extra costi promessi dal governo. Se non ci sono altri intoppi i cantieri dovrebbero partire del 2025, mentre l’inaugurazione è attesa non prima del 2030.
# La Milano-Limbiate diventa metrotranvia: 11,6 km e 18 fermate. Gara d’appalto nella primavera 2024
Milano-Limbiate
Altra gara in partenza nei prossimi mesi è quella per la trasformazione della vecchia tramvia Milano-Limbiate in metrotranvia. La storica linea, che a settembre 2022 ha definitivamente interrotto il suo servizio dopo 140 anni a causa di problemi burocratici e finanziari, attende di essere riqualificata in base progetto definitivo deliberato lo stesso anno. Il tracciato, con il 55% in più di doppio binario e oltre la metà a centro strada, prevede uno sviluppo di 11.6 km con 18 fermate e l’attraversamento di 6 comuni: Milano, Cormano, Paderno Dugnano, Senago, Varedo e Limbiate.
All’appello mancano circa 26,9 milioni di extracosti, da aggiungere ai 153 milioni già messi a disposizione, oltre i 59 finanziati ma andati persi per il mancato della scadenza del 30 giugno 2023. Le risorse dovrebbero arrivare dal governo assieme a quelli per la M1. I cantieri avranno un durata di circa 3 anni e mezzo.
# In partenza i primi cantieri della Metrotranvia Interquartiere Nord che collega tutte le metropolitane
Metrotranvia Interquartiere Nord
Sono in partenza invece i primi cantieri per completare la Metrotranvia Interquartiere Nord, finanziata con fondi PNRR per 86,3 milioni, lunga circa 14 chilometri da Certosa Fs a Cascina Gobba M2. La linea mette in collegamento tutte le metropolitane, eccetto la M4, oltre alla citata M2 anche: la M3 ad Affori, la M5 a Bicocca e la M1 a Precotto. a cui si aggiungono la tranvia 4 verso Seregno e le stazioni dei treni regionali e suburbani a Greco Pirelli, Villapizzone Fs e Certosa Fs.
Tratta Adriano-Cascina Gobba
Sulle cinque tratte previste dal progetto, sono tre quelle da realizzare con risorse europee: quella da Quartiere Adriano e la stazione di Cascina Gobba M2 di 1,3 chilometri con 3 fermate, durata cantieri un anno, la Fulvio Testi-Pronto Soccorso di Niguarda di 1,7 km per 3 fermate, infine la Piazza Bausan-Villapizzone con avvio lavori entro l’estate. Tutte tre dovranno essere operative entro il 2026 per non perdere i fondi. Le due tratte rimanenti dall’ospedale di Niguarda a via Durando e da Villapizzone e Stazione Certosa FS sono in fase di progettazione.
# Cantiere al via per la “preferenziale fantasma” dalla 90-91 a Lotto
Un cantiere atteso dai milanesi da oltre 10 anni, in realtà era partito ma poi si era fermato a causa di tangenti e possibili infiltrazioni mafiose, per chiudere finalmente il percorso circolare protetto della 90/91. Dai 6 milioni di euro iniziali la spesa è salita a 23,4 milioni di euro, come deliberato dalla giunta nel 30 giugno 2023. Un tracciato di 650 metri tra Piazzale Zavattari e Piazza Stuparich, che comprende Viale Migliara e Viale Enrico Elia, con tre rotonde, 2.300 metri quadrati di verde permeabile, 200 alberi, un anello ciclabile bidirezionale perimetrale e una coppia di piste ciclabili monodirezionali.
L’Assessore alla Mobilità, Arianna Censi, ha dato l’annuncio dell’avvio del cantiere il 10 gennaio 2024 durante il Consiglio Comunale: dopo l’aggiudicazione della gara e la firma dell’appalto sono ora in consegna le aree. Si parte nelle prossime settimane per una durata dei lavori di circa 3 anni.
Ha aperto a Milano la “Mecca” per gli appassionati di calcio. Però occhio: rimane poco tempo per accaparrarsi la maglietta del proprio beniamino o della squadra del cuore. Ecco tutto quello che si può trovare al suo interno e fino a quando ci si può andare.
Il NUOVO NEGOZIO (temporaneo) di MAGLIE d’EPOCA a Milano
# Centinaia di storiche magliette originali indossate dai più grandi calciatori
lp_imageandfashion IG – Negozio maglie vintage
Ha aperto a Milano il 3 febbraio la “Mecca” per gli appassionati di calcio, in particolare quello dei decenni passati: The Soccer Archive. Nel negozio in Corso di Porta Ticinese 62 si possono trovare tantissime maglie da gioco originali autografate, e non, e indossate dai calciatori, da quelle d’epoca alla più recenti. Dall’Arsenal degli Invincibili al Vicenza di Luca Toni, dal Manchester United al Real Madrid, dal Milan di Ancellotti all’Inter del Triplete.
Nello store si può trovare anche altro. Sciarpe, tute, cappotti, giacche, riviste storiche e oggettistica come le riproduzioni in miniatura caricaturali di alcuni dei giocatori più famosi. I club inglesi saranno in maggioranza, dato che l’iniziativa nasce in Inghileterra, ma non è escluso che si trovi anche qualche maglia rara o introvabile della propria squadra del cuore. Tra le più iconiche nostrane si possono trovare infatti quella del Venezia o quella del Parma di Cannavaro e Buffon.
# Non c’è tempo da perdere
lp_imageandfashion IG – Maglie vintage Cantona e Baggio
L’unica notizia negativa è che il negozio è temporaneo. Rimane apertofino a domenica 18 febbraio con questi orari: fino a venerdì compreso dalle 11 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 19.00, sabato dalle 11.00 alle 19.00 e infine domenica dalle 11.00 alle 17.00.
Di pochi giorni fa la notizia di un altro dipendente ATM, assunto con contratto a tempo indeterminato, che ha scelto di andare via da Milano. Il motivo è sempre lo stesso: l’alto costo della vita. Dato che inoltre lo smart working ha sdoganato il lavoro a Milano anche da grande distanza, può essere quindi utile sapere quali sono le città meno care dove vivere secondo i dati elaborati da Unione Nazionale Consumatori su fonte Istat. Scopriamo quali sono e perché possono piacere ai milanesi.
Le 5 CITTÀ MENO CARE d’Italia dove i MILANESI potrebbero andare a VIVERE
#5 Caserta, la città della Reggia che ha ispirato la Villa Reale di Monza
libellule789-pixabay – Reggia di Caserta
Partiamo da Caserta. In base ai dati elaborati dall’Unione Nazionale Consumatori su fonte Istat la città campana è risultata la quinta meno cara in Italia con un’inflazione del 4,6% e un aumento di spesa nell’ultimo anno di 895 euro. Per i milanesi che decidessero di sceglierla per lavorare in smart working troverebbero nel suo simbolo, la magnifica Reggia di Caserta, un forte richiamo a un edificio molto noto situato a pochi chilometri da Milano: la Villa Reale di Monza. L’architetto imperiale Giuseppe Piermarini, scelse infatti di realizzare quest’ultima unendo la sobrietà della villa lombarda e la maestosità ricca e lussuosa della reggia campana, al cui cantiere aveva partecipato come allievo di Luigi Vanvitelli.
#4 Campobasso, la città fondata dai Longobardi
ambolito IG – Campobasso
Campobasso, con un’inflazione del 4,8% e una crescita della spesa annua per famiglie di 879 euro, si piazza al quarto posto tra le città meno care d’Italia. A settecento metri di altezza, sulla cima del colle di Sant’Antonio, la cittadina fondata dai Longobardi è una città verde, vivibile e giovane: perfetta per attirare i milanesi. C’è persino l’Università del Molise. Si divide tra la città vecchia con struttura a ventaglio e quella nuova fatta costruire secondo l’ideale ottocentesco della città-giardino.
#3 Reggio Calabria, con “il chilometro più bello d’Italia”
mayumi_roma IG – Lungomare Reggio Calabria
A seguire troviamo Reggio Calabria con un’inflazione del 4,5% e un aumento di spesa di 840 euro rispetto all’anno precedente. Nonostante sia distante da Milano di oltre 1.000 km, in futuro potrebbe essere molto più agevole raggiungerla se verrà realizzata l’Alta Velocità. Per gli appassionati di arte e monumenti ad aspettarli ci sono i Bronzi di Riace nel Museo Archeologico Nazionale, le tavolette di Antonello da Messina e i dipinti di Renato Guttuso nel Teatro Cilea, la Pinacoteca civica, il Duomo e il Castello Aragonese. Immancabile una camminata sul lungomare, definito da Gabriele D’Annunzio “il chilometro più bello d’Italia”
A Catanzaro spetta la medaglia di bronzo con il 4,4% di inflazione e 822 euro di aumento annuo di spesa annua. Conosciuta come città del vento e “città dei due mari”, nelle giornate senza nuvole si possono vedere sia il Mar Ionio che il Mar Tirreno. A Milano l’accomuna il fatto di essere stata dominata da diversi popoli, tra cui greci, bizantini e normanni. Di epoca normanna la Cattedrale Santa Maria Assunta, costruita nel 1121. Il “Parco Sempione” della città, anche se di dimensioni quasi doppie, è il Parco della Biodiversità Mediterranea. Merita una visita Villa Margherita con al suo interno il più antico giardino pubblico cittadino, fatto realizzare in occasione della visita in città di Margherita di Savoia a fine ‘800.
#1 Potenza, il capoluogo più alto (e meno caro) d’Italia
Credits arcudiromina IG – Potenza
In cima alla classifica, anche quest’anno, c’è Potenza. Il capoluogo della Basilicata è la città dove costa meno vivere in Italia. Si è registrata infatti qui l’inflazione media più bassa, pari al 3,7%, che ha comportato un aumento di spesa pari a circa 731 euro per ogni famiglia tipo. Come Campobasso anche Potenza ha in comune con la nostra città i trascorsi longobardi. Nonostante la sua bassa latitudine in inverno sembra di essere a Milano, per via delle fredde temperature dovute alla sua posizione a 819 metri sul livello del mare: Potenza è infatti il capoluogo di regione più alto d’Italia. Manca solo la nebbia, anche se in realtà non si vede più nemmeno a Milano.
Questo suggestivo lago incontaminato e incastonato tra le colline conserva il proprio ambiente naturale pressoché intatto e consente di fare numerose attività, tra natura e storia. Scopriamo questa meraviglia a poco più di un’ora da Milano.
Lo SPETTACOLARE LAGO INCONTAMINATO a un’ora e mezza da Milano
# Una delle mete più suggestive della Lombardia
Credits Camera-man-pixabay – Lago di Endine
Il Lago di Endine è una delle mete più suggestive, anche se meno note, della Lombardia. Si trova nella Val Cavallina, nelle Alpi Orobie in provincia di Bergamo, a solo un’ora e mezza di auto da Milano. Tutto il suo perimetro di 14 chilometri si può percorrere a piedi.
Questo spettacolare lago incontaminato incastonato tra le colline conserva il proprio ambiente naturale pressoché intatto, circondato da boschi, valli e montagne.
# Un’avventura tra natura, sport e cucina
Non mancano le attività da fare. Si può scegliere di trascorrere un soggiorno di totale relax in mezzo alla natura, organizzare escursioni avventurose attraverso sentieri, praticare sport come il percorso panoramico di 60 chilometri che da Nembro conduce fino al lago oppure attraversare il Lago di Endine in kayak, usare la canoa o il windsurf.
Anche gli amanti della buona cucina saranno soddisfatti. Nei piccoli ristoranti con splendida vista sul lago o sulla valle si possono mangiare alcune specialità lombarde e tipiche di montagna, come la polenta con i funghi e la salsiccia, i formaggi, i vini e i pesci di lago preparati nei modi più svariati, tra cui il pesce persico, il luccio e la tinca.
# I borghi da visitare
Borghi del Lago di Endine
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Credits laura.sanvito IG - Endine Gaiano
Credits silvio_zanibelli IG - Castello di Bianzano
Credits silvia_grz IG - Casazza
Credits giovi_brag IG - Castello di Monasterolo
Credits dueincammino IG - Ranzanico
Endine Gaiano, che dà il nome al lago, oltre al suo lungolago conserva splendide opere d’arte nella Chiesa di San Giorgio. Da questo comune si può vedere anche il lago di Gaiano e la vicina Valle del Freddo, dove a 360 metri sul livello del mare crescono specie di piante presenti di solito ad altitudini elevate.
Il borgo di Bianzano, il paese più piccolo della valle, si compone di un dedalo di vicoli acciottolati ed è circondato da antiche mura medievali. Da vedere il Castello Suardi e il misteriosoSantuario di Santa Maria Assunta.
A Casazza c’è un’area archeologica di oltre 1000 metri quadrati, Cavellas, con ritrovamenti di epoca romana, e Palazzo Bettoni che ospitò Garibaldi. Ancora Monasterolo del Castello con il suo Castello medievale, che vanta uno dei giardini più belli del Nord Italia, e la barocca Chiesa del SS. Salvatore o Ranzanico, a cinquecento metri di quota, con una vista panoramica su tutta la Val Cavallina, che nel suo centro conserva le tracce della struttura fortificata originaria e dentro Palazzo Suardi-Re ospita il Museo della seta.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.