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La M4 si è mangiata il verde?

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Prima e dopo giardino Molino delle Armi, seconda foto di Urbanfile

La realizzazione della linea M4 è stata l’occasione per riqualificare le aree di superficie dove sono presenti stazioni, manufatti e altre zone limitrofe ai cantieri. Per i marciapiedi è stato fatto abbondante uso di pietra e si è lasciato poco spazio al verde, anche dove prima era presente in modo più diffuso. Ma non si doveva combattere le isole di calore depavimentando la città?

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La M4 si è mangiata il verde?

# Al posto di un giardino ricco di verde, tanta pietra e aiuole con pacciamatura e piccoli cespugli

Uno degli esempi che mostra che si è abbondato con la pietra e al verde è stato concesso un spazio residuale. Siamo tra la stazione della M4 di Santa Sofia e quella di Vetra, dove via Campo Lodigiano si incontra con via Molino delle Armi e via della Chiusa. Come documentato da Urbanfile in un recente sopralluogo, l’area è stata riqualificata con vasche a gradoni in pietra ad ospitare aiuole riempite da pacciamatura in corteccia, bordure, cespuglietti e alberi. 

Google Maps – Stessa area nel 2012

In precedenza la zona era di tutt’altro aspetto. Forse meno studiata a livello architettonico, ma sicuramente più verde e accogliente. Era presente infatti un piccolo giardino caratterizzato da quattro grandi aiuole ricche di erba e fiori, come si può vedere dalle vecchie immagini messe a disposizione da google maps. Gli alberi, sempre scorrendo le foto del passato, sembrano essere stati mantenuti… quasi tutti quelli c’erano prima. 

Prima e dopo ex parcheggio – Foto in basso Urbanfile

Un miglioramento si nota invece in direzione del Parco delle Basiliche, un tempo parcheggio con aiuole verdi ai bordi e oggi piazza pedonale in continuità con lo spazio che lo precede e stesse vasche in pietra. A dominare è comunque sempre la pietra anche nella pavimentazione.

# Da Piazza Tricolore a Largo Augusto regna sempre la pietra 

La scelta di non realizzare spazi naturali ha caratterizzato tutti gli interventi di ripristino e riqualificazione che hanno coinvolto le arterie stradali di Milano a seguito della realizzazione di M4. Eccetto il tratto a est tra le fermate Dateo e Argonne e Piazza Frattini, dove è stato mantenuto parzialmente il verde esistente alternati a spazi gioco e relax, per il resto sono state eliminate aiuole e giardini e rimpiazzati da alberelli e vasche senza erba. Lo si vede ad esempio in piazza Tricolore, dove sul lato destro uscendo dal centro una spianata di pietra e alberi con risibile spazio di terra attorno hanno rimpiazzato verdi aiuole, in piccolo anche nello spazio occupato dalla stazione di Santa Sofia.

La nuova porzione di piazza San Babila e la limitrofa corso Europa, un tempo adibite interamente al traffico veicolare, sono state quasi del tutto pedonalizzate ma solo con pietra nella prima e alcuni alberelli nella seconda. Identico risultato per Largo Augusto, un tempo parcheggio e rotonda stradale, oggi piazza con qualche aiuole e alcuni alberi, per il resto sempre e solo pietra o porfido.

# Ma non si doveva depavimentare la città?

assolofloromagazine.it – Depavimentazione viale Suzzani

Uno degli obiettivi dichiarati dell’amministrazione comunale negli ultimi anni è quello di combattere le isole di calore e favorire il drenaggio delle acque meteoriche per ridurre le temperature in estate e limitare i danni provocati dalle piogge torrenziali. In che modo ha deciso di farlo? Restituendo porzioni di città dove domina l’asfalto e il cemento, come strade, marciapiedi e aiuole spartitraffico, e quindi depavimentando (in alto rendering del primo intervento in viale Suzzani. Le scelte che hanno guidato gli interventi di ripristino dei cantieri della M4 vanno quindi nella direzione diametralmente opposta al percorso green annunciato da Palazzo Marino. Non costava forse meno realizzare dei giardini o forse, come suggerisce il blog Urbanfile, le risorse da investire erano tali che si è deciso di utilizzarle per acquistare elevate quantità di pietra da posizionare un po’ ovunque?

Continua la lettura con: Loreto, forse ci siamo: via ai cantieri per la riqualificazione. Ecco come diventerà: rendering della piazza e le foto di buenos aires

FABIO MARCOMIN

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Questo è il «giardino segreto» di Milano

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Nel cuore di Milano, a due passi dalle arterie della città, si cela uno dei progetti residenziali più affascinanti e ambiziosi degli ultimi anni: Horti, un complesso che, non solo ha ridisegnato il quartiere di Porta Romana, ma ha riportato alla luce un vero e proprio «giardino segreto».

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Questo è il «giardino segreto» di Milano

# La nascita di un progetto ambizioso

Il progetto Horti si trova tra via Orti e via Lamarmora, un quartiere che rappresenta un mix di storia e modernità, ed è nato con l’intento di ridare vita a un’area un tempo dimenticata, recuperando edifici storici e trasformandoli in residenze di lusso. L’intervento è stato curato da BNP Paribas Real Estate Property Development Italy, che ha investito circa 100 milioni di euro, per creare 74 unità abitative, 2 unità multifunzionali ad uso ufficio e una grande autorimessa interrata, il tutto immerso in un parco di 10.000 m².

Nel cuore del complesso risiede però una delle gemme più preziose: il giardino storico, un parco che per decenni è rimasto nascosto e che oggi è stato riportato alla sua forma originaria, regalando ai cittadini uno spazio verde di rara bellezza. Questo giardino, un tempo utilizzato per la coltivazione di piante officinali, è stato restituito alla collettività grazie al recupero del suo impianto originario.

# Un giardino che racconta la storia di Milano

Il giardino che oggi possiamo ammirare è composto da una varietà di piante d’alto fusto, come tigli e cedri libanesi, che abbelliscono il paesaggio insieme a piante aromatiche perenni come lavanda, salvia e calendule. Questo parco storico di 2.000 m² è destinato all’uso pubblico e, grazie a un sistema di irrigazione automatizzato alimentato dal recupero dell’acqua piovana, rispetta gli alti standard di sostenibilità e riduzione dei consumi idrici.

Un elemento che distingue il giardino è il suo design, che mescola elementi storici e moderni. Le aiuole geometriche e le siepi creano una sorta di percorso attraverso il giardino, dando al visitatore l’impressione di entrare in un piccolo angolo di natura segreta, lontano dalla frenesia della città. Il progetto di recupero non si è limitato alla sola parte verde, ma ha interessato anche gli edifici circostanti, alcuni dei quali sono stati restaurati con grande attenzione ai dettagli.

La Villa ottocentesca, uno degli edifici principali del complesso, è stata trasformata in una residenza esclusiva, mentre l’ex Chiesa annessa è stata riconvertita in uno spazio multifunzionale per uffici.

# La fusione tra antico e moderno

Il risultato finale di Horti è una fusione perfetta tra antico e moderno, che riesce a mantenere la storicità del luogo senza rinunciare alla funzionalità e all’eleganza delle nuove costruzioni. L’edificio storico della Villa, risalente alla fine dell’Ottocento, è stato completamente restaurato, mantenendo intatte le sue caratteristiche architettoniche più rilevanti, ma inserendo al suo interno impianti moderni e soluzioni abitative all’avanguardia.

Il complesso residenziale è stato progettato per offrire il massimo comfort abitativo, con finiture di pregio e sistemi tecnologici avanzati, come il domotico per il controllo delle funzioni domestiche. Un altro aspetto fondamentale del progetto è la riqualificazione della zona circostante. Via Orti, una delle strade che si affacciano sul complesso, è stata interamente ripavimentata e riorganizzata, con una maggiore attenzione agli spazi pubblici.

Continua la lettura con: L’incredibile storia del «Diavolo di Porta Romana» che abitava nel «palazzo immortale»

MATTEO RESPINTI

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La stazione futuristica di Renzo Piano con passarella trasparente con vista su Milano: le ultime novità dai cantieri

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Riccardo la Frazia FB - Nuova stazione di Sesto

La struttura si caratterizzata per una passerella in vetro di 90 metri larga 18 metri. Nel mese di ottobre 2024 avevamo presenziato al posa della prima pietra dei cantieri del primo lotto di Unione Zero a MilanoSesto. Contestualmente avevamo potuto osservare lo stato di avanzamento dei lavori della nuova stazione a firma di Renzo Piano, che nel frattempo hanno registrato ulteriori progressi. Vediamo le ultime immagini e quando è previsto il completamento dell’opera.

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La stazione futuristica di Renzo Piano con passarella trasparente con vista su Milano: le ultime novità dai cantieri

# La struttura si caratterizzata per una passerella in vetro di 90 metri larga 18 metri

La nuova stazione ferroviaria è il simbolo più riconoscibile di MilanoSesto, uno dei più grandi di progetti riqualificazione urbana in Europa, anche perchè unisce due parti del Comune di Sesto San Giovanni divise dai binari. La struttura si caratterizzata per una passerella in vetro di 90 metri larga 18 metri che attraversa la linea ferroviaria Milano-Monza, con scale coperte che collegano le banchine.

La passerella prevede al suo interno bar e alcuni negozi, offrendo anche una vista panoramica sul nuovo Parco urbano Unione, con pannelli fotovoltaici sulla copertura. La stazione si collega con il capolinea della M1, mentre il sottopasso esistente, attualmente in fase di riqualificazione e interdetto al passaggio, viene prolungato. Vediamo a che punto sono i lavori. 

Leggi anche: I 18 grandi progetti di rigenerazione che cambieranno Milano e il suo hinterland

# Completate le fondamenta del nuovo edificio viaggiatori

Tra le novità più significative c’è da registrare il completamento delle fondamenta del nuovo manufatto della stazione, che prende il posto di quello precedente ricoperto di amianto e demolito a luglio del 2024. Si sta inoltre procedendo con gli armamenti dei locali sotterranei di collegamento con il mezzanino della metropolitana, come comunicato dall’Assessore all’Urbanistica, Strade ed Infrastrutture e Ambiente del Comune di Sesto San Giovanni, Antonio Lamiranda, sulla sua pagina facebook. Negli ultimi mesi i lavori hanno interessato anche la realizzazione delle scale mobili e la copertura con vetro e pannelli solari della passerella lato piazza.

Proseguono anche i lavori di completamento lato Falck Unione – via Acciaierie, per quanto riguarda tettoie, parapetti e scalinate complete. Sono stati montati i telai portanti dei futuri ascensori sotterranei diretti alla passarella a ponte, mentre è in corso la posa dei vetri a protezione del cavedio di alloggio degli ascensori a servizio delle banchine.

# Nuova stazione pronta a dicembre 2025, il sottopassaggio collegato alla metropolitana già nei prossimi mesi

Riccardo la Frazia FB – Nuova stazione di Sesto

In base all’ultimo cronoprogramma è prevista l’ultimazione della struttura nel mese di agosto 2025, l’operatività della nuova stazione a partire da dicembre 2025. Nei prossimi mesi è in programma il completamento degli interrati e la contestuale apertura del sottopassaggio consentendo anche di interscambiare con la stazione metropolitana senza uscire in superficie. 

Continua la lettura con: Milano-Lambrate, la «stazione curva»

FABIO MARCOMIN

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Rosa, rossa, nera e verde: le 5 spiagge più colorate d’Italia

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Credits: @earthpix.world isola di Budelli

L’Italia è sempre una sorpresa, e le sue spiagge ne sono la prova: angoli di natura dove i colori raccontano storie uniche. Scopriamo quali sono.

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Rosa, rossa, nera e verde: le 5 spiagge più colorate d’Italia

#1 La spiaggia rosa di Budelli, nell’Arcipelago della Maddalena

Credits: @earthpix.world – isola di Budelli

La spiaggia di Budelli, un autentico capolavoro della natura, è il simbolo della Sardegna più incontaminata. Situata nell’Arcipelago della Maddalena, è famosa per la sua sabbia rosa, resa unica dai frammenti di coralli e conchiglie, un luogo dove il tempo sembra fermarsi. Si può ammirare però solo da lontano in quanto protetta da rigide regole di tutela ambientale.

#2 La Spiaggia delle Sabbie Nere, nell’isola di Vulcano

gabriellaperrera IG – Spiaggia delle Sabbie Nere

La Spiaggia delle Sabbie Nere, sull’isola di Vulcano nelle Eolie, è un’esperienza che mescola suggestione e meraviglia. Il suo arenile nero, scolpito dalla forza dei vulcani, si immerge in un mare trasparente dai riflessi smeraldo. È il luogo perfetto per sentirsi parte di una natura primordiale, con i faraglioni sullo sfondo e il profumo di zolfo nell’aria.

#3 La Spiaggia Ficogrande, nell’isola di Stromboli

anjadownunder IG – Ficogrande, Stromboli

Nello stesso arcipelago c’è anche la Spiaggia di Ficogrande, nell’isola di Stromboli. Un luogo magnetico dove il fascino del vulcano si sposa con il blu intenso del mare. La sabbia, di origine vulcanica, è caratterizzata dal colore nero così come i ciottoli presenti sulla battigia, a raccontare la forza primordiale della natura.

#4 La spiaggia rossa di Porto Ferro in Sardegna

sebastianogabbi IG – Spiaggia di Porto Ferro

La Spiaggia di Porto Ferro, a pochi chilometri da Alghero, è un angolo selvaggio e autentico della Sardegna. La sua sabbia, che assume una suggestiva tonalità rossastra grazie alla presenza della trachite rossa nelle vicinanze, si unisce a dune dorate, tre torri di avvistamento spagnole del XVII secolo e una pineta profumata. Il mare turchese e le onde perfette ne fanno un paradiso per surfisti e amanti dell’avventura.

#5 La Spiaggia verde di Molveno in Trentino

pierbomba2906 IG – Spiaggia di Molveno

La Spiaggia di Molveno, sulle rive del lago omonimo in provincia di Trento, è un’oasi alpina che unisce relax e paesaggi mozzafiato. Qui, il verde intenso del prato all’inglese si fonde con le acque cristalline del lago, incorniciato dalle Dolomiti di Brenta. È il luogo perfetto per staccare la spina, tra sole, aria pura e silenzio rigenerante. Gli spazi ampi e curati invitano a vivere la montagna in modo nuovo, rilassandosi come in un parco naturale. 

Spunto: Italia Meravigliosa FB

Continua la lettura con: La «grande spiaggia» allo Scalo Farini: rilanciamo il progetto più grandioso per il futuro di Milano?

FABIO MARCOMIN

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Queste sono le 5 terme più belle d’Europa: una è a un’ora da Milano

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silviatudisco1979 IG - Terme di Bucarest

La più grande, quella con le piscine viola, quella a un’ora da Milano. Scopriamo le caratteristiche che le rendono davvero uniche a livello europeo e le tariffe di accesso secondo la selezione di Triplovers

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Queste sono le 5 terme più belle d’Europa: una è a un’ora da Milano

#1 Aqua Dome: il centro termale sulle Alpi vincitore del World Spa Awards nel 2024

Credits aquadome_hotel.therme.spa IG – Aquadome

Si tratta di un hotel a 4 stelle superior in cui all’interno si trova un maxi centro termale con un’area sauna, la particolarità è che la struttura si trova nel cuore della natura all’interno della valle Otztal, in cui hanno creato un’atmosfera che ridefinisce il concetto di benessere. Nella struttura sono presenti un centro termale, 12 vasche di acqua calda, 7 saune e la spa 3.000, nella quale sperimentare il benessere per tutti e 5 i sensi con l’utilizzo di erbe alpine, minerali stimolanti, luccicanti pietre preziose, ghiaccio e acqua termale spumeggiante. 

La curiosità è che si possono trovare anche le cosiddette “non textile zone” ovvero delle zone in cui ci sono delle vasche termali per nudisti. 

Con i suoi 22.000 metri quadrati è il centro termale più grande del Tirolo che si è aggiudicato il World Spa Awards nel 2024. Per i clienti dell’hotel il centro termale, le varie zone benessere e la spa sono inclusi nel prezzo della camera, mentre per tutti gli altri visitatori l’ingresso è a partire da 33 euro.

I prezzi:

  • Giornaliero Terme 9:00-18:00: 54 euro
  • Giornaliero Terme + Spa 9:00-18:00: 69 euro

Leggi anche: 5 posti dove NUOTARE nell’ACQUA CALDA, all’aperto, sulle ALPI

#2 Terme Olimia: il più grande centro benessere sloveno, con le piscine viola

terme_olimia IG

Queste terme si trovano all’interno di un hotel da 4 stelle superior: il Wellness Sotelia Hotel, a cui si accede attraverso un passaggio sotterraneo. Si tratta del centro benessere più grande della Slovenia ed è caratterizzato da particolarissime piscine viola. L’acqua termale che riempie le piscine proviene da pozzi speciali: le sorgenti si trovano ad una profondità di 520 metri. Alla fonte l’acqua raggiunge infatti una temperatura compresa tra i 24° e i 44°, ma la temperatura finale nelle singole piscine si ottiene miscelando l’acqua dei singoli pozzi.

Le tariffe per il giornaliero Orhidelia + Termalija + Sauna:

  • Lunedi – Giovedì: 32 euro
  • Venerdì – Domenica: 60 euro

#3 Le Terme di Bucarest: le più grandi d’Europa, anche come centro botanico

silviatudisco1979 IG – Terme di Bucarest

Sono le terme più grandi d’Europa, ma anche le più economiche, gli ingressi infatti partono da 12 euro. Questo centro termale è molto famoso perché con oltre 1.500 palme e 800.000 piante provenienti da ogni angolo del globo, le Terme di Bucarest sono anche il centro botanico più grande d’Europa: la collezione comprende specie rare ed esotiche tra cui orchidee, felci, piante carnivore e alberi tropicali. Si tratta di una struttura che offre anche una programmazione di eventi e attività particolari come l’acquagym o concerti dal vivo direttamente in piscina, ma non ha nessun servizio per dormire all’interno delle terme, le quali chiudono alle 23.

Queste le tariffe:

  • Giornaliero Galaxy: 24 euro
  • Giornaliero The Palme + Galaxy: 29 euro
  • Giornaliero Elysium + The Palm + Galaxy: 35 euro

#4 Caldea, Andorra: considerata da molti la più bella spa del mondo

zuz.car IG – Terme Caldea

Si tratta di un centro termale che si trova in Andorra ed è l’ideale per un weekend tra shopping e relax, in più molti la considerano la spa più bella del mondo. Sono un complesso termale che sfruttano le proprietà benefiche delle acque sulfuree che sgorgano a 70° dalla sorgente, queste acque hanno effetti rilassanti e decongestionanti. L’edificio ha un’architettura unica a forma di piramide di vetro che è impossibile non vedere dalla città per via della sua torre di ben 80 metri d’altezza, ma è allo stesso tempo circondato dalle spettacolari montagne di Andorra.

Questa struttura è opera del famoso architetto francese Jean-Michel Ruols, noto come l’architetto dell’acqua, che ha dotato la spa di un’immagine unica e armoniosa con riferimenti minerali e cristallini. La spa è divisa in 4 aree: la prima è un’area esclusiva per adulti, la seconda è un’area aperta anche alle famiglie, la terza è un’area in cui scoprire le tradizioni termali di diverse culture con bagni giapponesi, aztechi, greci e anche bagni di pompelmo e di uva, infine la quarta è un’area dedicata ai bambini dai 3 ai 8 anni.

Le tariffe: 

  • Classic mattina: 30,50 euro
  • Plus mattina: 40,50 euro
  • Premium mattina: 52 euro

#5 Splash & Spa di Tamaro in Svizzera, a un’ora da Milano

splashespa IG

Si trova a solo un’ora da Milano e la sua è una spa a 5 stelle di 3.000 metri quadrati. Si tratta di un centro termale che ha anche degli scivoli, in particolare, con l’introduzione degli ultimi 2, il totale degli scivoli è salito a 7. Nell’area della spa ci sono tre bagni turchi accessibile alle persone a partire dai 16 anni, ma recentemente ne è stato introdotto un altro che può essere utilizzato anche dai bambini.

Si tratta di una struttura che ha uno sguardo rivolto al futuro, infatti è la prima struttura in Svizzera che si è dotata di un impianto di osmosi inversa per la depurazione e la riutilizzazione dell’acqua, questo permetterà di ridurre del 30% il fabbisogno di approvvigionamento idrico annuale dalla rete. Sempre in ambito di impatto ambientale, il prossimo obiettivo di questo centro termale è quello di riuscire a coprire entro i prossimi due anni gran parte del consumo di elettricità grazie alla realizzazione del parco solare alpino Duragno a 1.900 metri di quota.

Le tariffe di accesso:

  • Giornaliero lunedì-venerdì: 52€
  • Giornaliero venerdì-domenica: 56€

Fonte:Triplovers

Continua la lettura con: Le 7 migliori SPA del benessere a Milano (con mappa)

MARTA BERARDI

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Le metro direttissime senza fermate intermedie: 5+1 linee express che servirebbero a Milano

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Duomo-Rho Fiera M1

New York è conosciuta in tutto il mondo per la rete metropolitana che funziona H24 e per la disponibilità di linee express, affiancate a quelle che fanno servizio locale, che fermano solo in alcune stazioni. Tutto questo è reso possibile dalla presenza di 3 o 4 binari sui tracciati percorsi dai treni. Milano dispone di soli 2 binari per linea, ma potrebbe comunque prevedere dei servizi express regolari o per particolari occasioni. Vediamo quali potrebbero essere.

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Le metro direttissime senza fermate intermedie: 5+1 linee express che servirebbero a Milano

#1 Duomo-Rho Fiera M1

Duomo-Rho Fiera M1

Partiamo dalla prima linea, la M1. Se si esclude il passante, l’unica possibilità per raggiungere rapidamente e senza cambi Fiera Milano dal centro città è salire sulla rossa a Duomo e scendere a Rho Fiera. Il tragitto è di circa 25 minuti e 15 fermate intermedie, ma si potrebbe più che dimezzare introducendo una linea express da alternare alle corse regolari, magari in occasione degli eventi ospitati nei padiglioni del polo espositivo, uno su tutti l’Artigiano in Fiera.

Si potrebbero lasciare aperte solo la stazione di arrivo e partenza o in aggiunta i due interscambi, a Cadorna con la M2 e Lotto con la M5. Senza dover prendere spunto da New York, un piccolo esempio lo troviamo anche a Milano. Durante i concerti e le partite a San Siro, prima dell’inizio e dopo il termine, sulla M5 vengono saltate le due fermate di Ippodromo e Segesta. 

#2 Centrale-Rogoredo M3

Centrale-Rogoredo M3

Passiamo alla linea gialla. Il tragitto tra le due stazioni dell’alta velocità è coperto in circa 19 minuti dalle linea M3, con 11 stazioni intermedie. In questo caso si potrebbe istituire una linea express no-stop o in alternativa con solo un’altra fermata a Duomo, per consentire agli utenti diretti a nord oltre Milano e il confine italiano di ridurre drasticamente il tempo di viaggio verso la Stazione Centrale, o viceversa chi è diretto a sud per andare ad esempio verso Genova.

#3 Porta Garibaldi-San Siro M5

Porta Garibaldi-Stadio San Siro M5

A Porta Garibaldi FS c’è l’incrocio tra la linea M5 e la linea M2, quest’ultima accoglie anche l’utenza che scende dalla M3 a Centrale FS. In occasione di concerti e partite a San Siro si potrebbe introdurre un servizio rapido che, oltre a saltare le stazioni di Ippodromo e Segesta, mantenga attivi solo gli interscambi con Domodossola FN e Lotto M1.

#4 San Babila-Linate M4

San Babila-Linate M4

Eccoci all’ultima linea completata. Dal centro all’Aeroporto di Linate bastano 12 minuti di viaggio con la M4, partendo da San Babila. In tutto sono 6 fermate intermedie. Si potrebbe introdurre una linea express da punto a punto, saltando tutte le stazioni intermedie, o in alternativa tenendo solo gli interscambi con le linee suburbane a Dateo e Forlanini. 

#5 Malpensa Express senza stop fuori Milano

Milano-Malpensa senza stop intermedi

Qui dobbiamo chiamare in causa Trenord. Attualmente il servizio del Malpensa Express fa da 2 a 5 fermate intermedie tra Milano e l’Aeroporto di Malpensa, a seconda che si prenda da Cadorna o da Centrale, Porta Garibaldi o Bovisa. Il tempo di percorrenza varia dai 37 ai 54 minuti. Un servizio veramente express potrebbe fare ridurre sensibilmente la durata del viaggio, ancora meglio sarebbe tenere solo le fermate nelle tre stazioni principali di Milano.

Leggi anche: Milano-Malpensa: una linea Express mica tanto express

#5+1 Linate-Centrale tramite M2 o M4

Linate-Centrale

Ritorniamo alle metropolitane. Fino a qui abbiamo immaginato modifiche al servizio che non richiederebbero interventi infrastrutturali, ma all’appello manca una linea metropolitana express tra Linate e Stazione Centrale. L’idea è venuta a Edoardo Bellio sul gruppo facebook Cantiere Urbanfile, ne abbiamo parlato in modo approfondito in questo articolo. Si potrebbero percorre due strade: biforcazione della linea M4 dall’aeroporto con nessuna fermata intermedia fino alla Stazione Centrale, o in alternativa della linea M2 a Lambrate con un tunnel fino allo scalo Forlanini e un servizio express no stop sempre fino a Centrale alternato a quello regolare della linea. Implementando la prima soluzione si risolverebbe problema del mancato interscambio tra M3 e M4, in entrambi i casi si avrebbe un collegamento diretto tra l’aeroporto cittadino è uno delle principali stazioni della cittadino, così come avviene con Malpensa e fra qualche anno con Orio al Serio.

Leggi anche: Metro diretta Linate-Centrale: perché non provarci?

Continua la lettura con: M2 Metro Express: le tre nuove fermate per estendere la verde fino a Bergamo

FABIO MARCOMIN

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I «disco-treni» dove si balla: arriveranno anche in Italia?

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technotrain_ IG - Interno

Chi lo dice che i treni devono essere per forza dei mezzi in cui all’interno vigono il silenzio, la lettura, le chiacchiere a bassa voce e il sonno? I viaggi possono essere anche all’insegna del divertimento, anzi addirittura di vere e proprie feste, tanto è vero che sono nati i cosiddetti “treni techno”. Al loro interno si tengono delle vere e proprie serate di musica elettronica, durante le quali si continua a macinare chilometri senza però accorgersene, dato che la noia del viaggio non si presenta nemmeno per un attimo e così il tempo vola.

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I «disco-treni» dove si balla: arriveranno anche in Italia?

# Il più famoso in Germania con dj set diversi in ogni vagone

technotrain_ IG

Dalla Germania alla Turchia i Techno Train stanno conquistando il mondo e rivoluzionando il modo di viaggiare semplicemente trasformando i normali vagoni dei treni in discoteche su rotaie. Il più famoso è in Germania, la quale ha fatto del Techno Train un’istituzione: il treno sfreccia in 7 ore tra Norimberga e Würzburg due volte l’anno e dà la possibilità a 700 fortunati di ballare in tre vagoni discoteca attraversando il paesaggio pittoresco bavarese. L’idea ha preso piede nel 2019 dal nightclub Haus 33 di Norimberga ed è ora il rave su rotaie più famoso al mondo. Al prezzo di 100 euro si può godere di un’esperienza senza precedenti con ogni vagone che ospita un dj set, delle musiche e delle ambientazioni diverse in modo tale da farli sembrare delle vere e proprie sale a sé stanti. Dal lancio della prima edizione, l’evento ha raccolto successo in tutto il mondo partendo dalla Germania e oggi va sold out in pochi secondi: dopo tutto, la città di Berlino ha appena annunciato che renderà la musica Techno patrimonio Unesco.

# Gli esempi in Olanda e Turchia

Festival Travel Olanda

Anche l’Olanda ha deciso di investire su questo progetto finanziando un treno speciale che al prezzo di 270 euro ogni anno parte da Utrecht e fa capolinea al famoso Sziget Festival di Budapest, offrendo dj set internazionali che infiammano l’atmosfera già durante il viaggio. In Turchia, invece, il leggendario Turistik Dogu Ekspresi percorre oltre 1.300 chilometri da Ankara a Kars, convertendo il suo vagone ristorante in una discoteca notturna.

# L’alta velocità da Los Angeles a Las Vegas pensata con carrozze illuminate al neon e un lounge bar a richiamare lo stile di un nightclub

Siemens Mobility-Brightline West IG – Treni per l’alta velocit USA

In questo modo ogni corsa diventa una festa itinerante che mescola divertimento e scoperta in un mix irresistibile e l’esempio più eclatante è il nuovo collegamento ferroviario ad alta velocità che collegherà la città di Los Angeles, in California, e quella di Las Vegas, in Nevada. Non a caso è una tratta tra due delle città più divertenti al mondo, in cui la musica e la vita notturna sono conosciute e rinomate. Il collegamento sarà dotato di carrozze con illuminazione al neon, un bar scintillante e posti a sedere in un suggestivo lounge bar per richiamare lo stile di un nightclub. Il servizio tra Los Angeles e Las Vegas è pensato per convincere sempre più viaggiatori e turisti a preferire il treno all’aereo, ma si tratta anche di un’ottima scelta ambientale, visti i diversissimi consumi dei due mezzi di trasporto. Il servizio sarà gestito da Brightline West e, purtroppo, non è ancora pronto e non lo sarà prima di qualche anno, ma rimane l’intenzione di lanciare una linea innovativa in grado di attrarre giovani, appassionati di musica e viaggiatori alla ricerca di esperienze uniche.

# Un’opportunità per scoprire il mondo in modo alternativo: arriverà anche in Italia?

In un’epoca in cui i viaggi stanno diventando sempre più personalizzati, i treni techno offrono un’opportunità unica per scoprire il mondo in modo alternativo, senza mai rinunciare al divertimento. Mentre il treno si muove il paesaggio che scorre fuori dai finestrini si mescola con la musica, creando un mix di immagini e suoni che rende il viaggio ancora più intenso per allontanarsi sempre di più dalla routine di ogni giorno.

Proprio per questo è un’idea che potrebbe funzionare in Italia, a maggior ragione che qui sono nati alcuni dei più influenti dj della scena musicale internazionale come Joseph Capriati, Marco Carola, Anyma, Deborah De Luca, Merk & Kremont, Gabry Ponte e Tiesto. Questo trend può essere l’opzione perfetta di investire su un settore molto problematico per un paese come l’Italia, che in questo modo si può servire di tutti quei treni in disuso per servire delle nuove tratte ai cittadini combinando l’avventura con la voglia di scoprire nuove culture e paesaggi.

Continua la lettura con: Treni nel mondo: le novità più straordinarie per il 2025 (tre saranno in Italia)

MARTA BERARDI

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Quando arrivi dall’entroterra ligure e ti avventuri per la prima volta sulla metro di Milano

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Belìn, il terremoto!

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Questi sono i 10 ristoranti più belli di Milano?

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Milano è ormai celebre nel mondo per la varietà dei ristoranti. Non solo: è anche una delle capitali mondiali del design. Se si uniscono estetica e cibo di qualità si possono vivere a Milano delle esperienze uniche. Questi sono i 10 ristoranti più belli di Milano secondo la selezione della food blogger @mariangelamonti_

Questi sono i 10 ristoranti più belli di Milano?

La capitale del cibo e del design: questi gli indirizzi che mettono al top entrambe le cose. 

# Sogni solo di sera

Fonte: Tripadvisor

Locale situato in Via San Calocero 8 (zona De Amicis) che offre solo piatti a base di pesce ed è aperto solo la sera. L’atmosfera di Sogni è unica, con un design elegante e raffinato che crea il setting perfetto per una cena romantica o una serata speciale. Ogni piatto è una vera e propria opera d’arte e l’attenzione ai dettagli rendono questo posto un’esperienza indimenticabile.

# Giolina e le pizze stilose

Fonte: Tripadvisor

Per gli amanti della pizza, Giolina è un must. Situato in Via Bellotti 6 (zona Porta Venezia), questo ristorante è il luogo ideale per gustare una delle pizze più buone di Milano, preparate con ingredienti freschi e di alta qualità. L’ambiente è giovane, dinamico e accogliente, perfetto per un pranzo con gli amici o una cena informale in famiglia. Ogni morso è un viaggio di sapori, ed è difficile non voler tornare.

# I dolci di Gloria Osteria

Divertente, opulento e con un’atmosfera vibrante, Gloria Osteria è il posto perfetto per una cena con gli amici, ma anche per un pranzo in famiglia. Situato in Via Tivoli 3 (zona Brera), questo ristorante offre piatti gustosi e abbondanti, con una particolare attenzione ai dolci, che sono davvero super invitanti. L’ambiente è un mix di eleganza e comfort, rendendo ogni pasto un’occasione speciale.

# La terrazza scenografica di Etereo

Per chi desidera un ristorante elegante con una vista mozzafiato, Etereo è la scelta ideale. Questo locale si trova all’interno dell’Hotel Casa Brera, in Piazzetta Bossi 2 (zona Scala), e offre una terrazza scenografica. Perfetto per un business lunch, Etereo unisce cucina raffinata e un ambiente chic che conquista anche i palati più esigenti. La location è ideale per impressionare un cliente o trascorrere una serata in compagnia di colleghi.

# Da Berti la vera trattoria di classe milanese

Per un pranzo della domenica all’insegna della tradizione milanese, Da Berti è il posto giusto. Situato in Via Timavo 8 (zona Sondrio), questo ristorante propone piatti tipici della cucina meneghina, preparati con ingredienti freschi e genuini. L’ambiente è quello di una vecchia trattoria milanese, accogliente e familiare, dove la carne è il piatto forte. Un’ottima scelta per chi desidera vivere l’autenticità di Milano attraverso la gastronomia.

# La Bettolina immersa nella natura

 

Se invece si vuole allontanarsi dal caos della città e godersi una cena tranquilla in campagna, La Bettolina è la scelta migliore. Situata sulla Statale 494 (Gaggiano), questa trattoria informale ma curatissima offre piatti rustici e gustosi, in un ambiente accogliente e rilassato. Perfetta per una serata con gli amici, La Bettolina è il luogo ideale per godersi un pasto in totale tranquillità e immersi nella natura.

# Bugandè, come un’antica osteria di Milano 

Affacciato sul Naviglio, Bugandè è un ristorante che trasuda romanticismo e intimità. Situato in Alzaia del Naviglio Grande 8, questo locale è perfetto per una cena a lume di candela, magari accompagnata da un bicchiere di vino rosso. L’atmosfera è calda e accogliente, con un arredamento che ricorda un’antica osteria milanese.

# L’intima eleganza di Caruso Nuovo

Caruso Nuovo è un bistrot che unisce fascino e tradizione in un ambiente elegante e intimo. Situato in Via Croce Rossa (zona MonteNapoleone), questo locale offre piatti della cucina italiana rivisitati con un tocco contemporaneo. Perfetto per una cena raffinata ma informale, è anche un’ottima scelta per un incontro di lavoro, grazie all’atmosfera discreta e accogliente che lo caratterizza.

# Creda e i piatti che sanno di casa

Un mix tra osteria e gastronomia, Creda è il posto giusto per chi cerca piatti che sanno di casa. Situato in Via Orti 12 (tra Crocetta e Porta Romana), questo ristorante offre una cucina che risveglia i ricordi dell’infanzia, con piatti semplici ma pieni di sapore. Perfetto anche per un take away, Creda è un locale ideale per chi ha voglia di gustare una cucina tradizionale ma con un tocco moderno, in un’atmosfera calorosa e familiare.

# L’energia luminosa di It Maison

Se si è alla ricerca di un bistrot luminoso e pieno di energia, It Maison è il posto perfetto. Si trova in Via Tommaso da Cazzaniga 2 (zona Moscova), questo piccolo ristorante è perfetto per un pranzo veloce ma sano, magari accompagnato da una chiacchierata con la mamma. I piatti sono colorati, freschi e pieni di gusto, ideali per chi desidera mangiare sano senza rinunciare al piacere della buona cucina.

Spunto: @mariangelamonti_

Continua la lettura con: 5 trattorie a prezzi bassi dove si mangia bene a Milano

MATTEO RESPINTI

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Il «Trenino Verde delle Alpi»: un’esperienza magica tra le montagne a solo un’ora da Milano

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Percorso Trenino verde

Meno conosciuto rispetto al Trenino Rosso del Bernina, ma altrettanto affascinante: il Trenino Verde delle Alpi offre un viaggio slow attraverso le Alpi svizzere, tra paesaggi mozzafiato e storiche località da esplorare. Un’esperienza unica per chi ama scoprire luoghi autentici lontano dai circuiti più battuti. Questo il percorso, i prezzi e le caratteristiche dei biglietti.

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Il «Trenino Verde delle Alpi»: un’esperienza magica tra le montagne a solo un’ora da Milano

# In poco più di due ore da Domodossola a Berna: un viaggio indimenticabile attraverso le Alpi

MIKA-Kandertal-bls.ch – Trenino verde

Un’esperienza unica tra le montagne. Il Trenino Verde delle Alpi fa parte della flotta della compagnia ferroviaria svizzera BLS e collega Domodossola a Berna, la capitale della Confederazione Elvetica, con corse ogni due ore. Arrivarci è semplice: da Milano un treno diretto conduce alla stazione di partenza.

Da lì inizia un itinerario che sembra uscito da un racconto: oltre due ore di viaggio, 13 fermate incluse quelle ai capolinea, che ci portano dalla Val Divedro seguendo il fiume Diveria, attraversando due gallerie leggendarie, quella del Sempione e quella del Lötschberg.

Percorso Trenino verde

Tra le tante emozioni, il passaggio nella galleria elicoidale di 1655 metri è indimenticabile. Qui il treno affronta pendenze fino al 27% tra Kandersteg e Frutigen, tra tunnel scuri e viadotti che lasciano senza fiato. Dai finestrini panoramici si assiste a un susseguirsi di scenari mozzafiato: le terrazze baciate dal sole del Vallese, le vette imponenti dell’Oberland Bernese con il pittoresco Kandersteg, e il fascino del Lago di Thun.

# Le perle da scoprire lungo il percorso: viadotti, castelli e cittadine incantate

mariannaoleksyuk IG – Briga

Il percorso del Trenino Verde delle Alpi è un invito anche a fermarsi e a suddividerlo in diverse tappe. Tra i punti più scenografici spicca il maestoso viadotto di Kander, un capolavoro di ingegneria sulla linea del Lötschberg, scelto da molti per una foto ricordo.

Un’altra tappa che merita attenzione è Briga, un autentico gioiello alpino incastonato tra i ghiacciai di Driest e dell’Aletsch, con lo storico passo del Sempione a fare da cornice. Qui il Castello di Stockalper, simbolo della città, aggiunge un tocco di eleganza barocca allo splendido paesaggio. 

elisaorigine IG – Kandersteg

Goppenstein è la porta d’ingresso alla valle del Lötschen, un luogo che sembra sospeso nel tempo. Proseguendo, Kandersteg regala una vista straordinaria sul massiccio della Blümlisalp, un paradiso per gli amanti della montagna. Non meno affascinante è la cittadina di Thun, adagiata sulle rive del lago omonimo. Famosa per il suo imponente castello, è anche considerata la porta d’accesso all’Oberland Bernese, uno dei territori alpini più incantevoli della Svizzera.

pexels-louis- Thun

Si può inoltre scendere a Spiez, per un’escursione, e poi giungere a Thun in battello attraversando lo specchio lacustre.

pexels-louis- Berna

La tappa finale è Berna, la capitale della Svizzera, con il suo centro storico dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Qui, tra i 6 chilometri di arcate, si snoda una delle passeggiate commerciali coperte più lunghe d’Europa.

# Le tipologie di biglietti disponibili e le tariffe aggiornate

Biglietto giornaliero Trenino verde

Sono disponibili due tipologie di biglietto: giornaliero o bi-giornaliero, quest’ultimo acquistabile solo in abbinamento ad un pernottamento in Svizzera. Nel costo sono comprese per entrambi tutte le tappe, senza vincolo di orario, inclusa la navigazione sul lago di Thun.

Il prezzo per il ticket valido un giorno è di 73 euro per gli adulti, in leggero aumento rispetto al 2024, 20 euro per i ragazzi tra i 6 e i 15 anni, gratuito fino ai 5 anni di età. Per quello da due giorni: 89 euro per gli adulti e 44,50 euro per i ragazzi tra i 6 e i 15 anni. Il supplemento per la prima classe ha un costo di 50 euro.

Qui sotto il video con le tappe del viaggio.

# Il video con le tappe del viaggio

Continua la lettura con: Il nuovo «Treno delle terme» è in partenza da Milano

FABIO MARCOMIN 

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Motta e Alemagna, i due storici re del panettone di Milano

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Alemagna e Motta

Una sfida a suon di farina, lievito, zucchero, uova e canditi. Il ricordo dei fondatori delle storiche aziende rivali produttrici di panettoni che hanno fatto la storia di Milano.

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Motta e Alemagna, i due storici re del panettone di Milano

# Non aveva nulla da invidiare alle sfide tra Rivera e Mazzola

ennemedia.it – Alemagnamotta

Il Natale è passato e il tradizionale panettone ormai lo trovi soltanto più sugli scaffali delle super-offerte. Ma ancora per pochi giorni, visto che nei centri commerciali torroni e pandori hanno lasciato il posto alle bugie e ai coriandoli di Carnevale. Un tempo il derby di Milano non era soltanto quello di San Siro, tra Inter e Milan: proprio nel periodo natalizio un bel duello stracittadino, che non aveva nulla da invidiare alle sfide tra Rivera e Mazzola o tra Nordahl e Skoglund, si “combatteva” a suon di farina, lievito, zucchero, uova e canditi, tra il panettone della Motta e quello della Alemagna. E che derby!

# Motta fu il primo, nella zona est di Milano

Milano sparita e da ricordare FB – Stabilimento Motta viale Corsica

La Motta si trovava all’angolo tra viale Corsica e via Battistotti Sassi, fondata nel 1919 da Angelo Motta, un giovane volenteroso pasticcere che, appena tornato dal fronte nella prima guerra mondiale, aprì un proprio laboratorio dolciario in via della Chiusa. Il suo prodotto più ricercato era il panettone, che sfornava in quantità talmente grandi (grazie all’eccezionale richiesta), che dovette trasferirsi nel più grande stabilimento di viale Corsica, anche se precedentemente aveva avviato bar-pasticcerie in varie zone di Milano, con realtivi laboratori.

Si narra che negli anni cinquanta i nastri trasportatori dei panettoni avessero una lunghezza di oltre trenta chilometri e che per realizzare questo iconico dolce meneghino, bisognava ingaggiare (per l’alta stagione) mezzo milione di galline. E non fateci fare i conti delle uova che occorrevano.

# Il primo locale di Alemagna in via Torino

Milano sparita e da ricordare FB – Alemagna in via Torino

Dall’altra parte del “campo”, in questo goloso derby della Madonnina, troviamo Gioacchino Alemagna, classe 1892, di due anni più giovane di Motta, che già da ragazzino si cimentava come apprendista nelle pasticcerie milanesi. Come Motta, anche Alemagna si mise in proprio dopo al ritorno dalla grande guerra, creando un forno che produceva dolci.

Anche Gioacchino iniziò a sfornare il panettone: la bontà di questo prodotto e l’apertura di un locale a marchio “Alemagna” in via Torino, adiacente a Piazza Duomo, fecero crescere la popolarità di questo marchio. A San Biagio (il 3 febbraio) questo negozio metteva i panettoni a metà prezzo.

In città aprirono altri locali con questo simbolo, con camerieri dall’inconfondibile giacca bianca con i bottoni dorati. Coloro che lavoravano in questi posti e si facevano redigere delle buone referenze, avevano il lavoro assicurato in tutti i bar più prestigiosi.

# La fusione delle aziende dopo la morte dei due fondatori

Alemagna e Motta

Verso la fine degli anni cinquanta Angelo Motta muore, ma l’azienda comunque va avanti senza particolari intoppi. Negli anni settanta, questa volta non proprio come in un derby: Motta e Alemagna si fondono insieme, poco dopo la morte di Gioacchino, avvenuta nel 1974. Dalla fusione delle due aziende nasce l’Unidal (Unione Industrie Dolciarie Alimentari), controllate dalla Sme, società nata alla fine dell’800 per gestire l’elettrificazione del Sud Italia, che con il passare degli anni si occupò anche di agricoltura e industria alimentare.

E noi ci fermiamo qui, perchè bastano queste poche ultime righe per farci perdere il romanticismo di una Milano che, come arrivava il primo freddo invernale, si addobbava delle luci natalizie e dei profumi della lavorazione dei panettoni di queste due grandi e storiche aziende. La Motta e l’Alemagna (quelle di una volta, cioè quelle vere) rappresentano le vere eccellenze di una Milano che non c’è più e di gusti e profumi che solo la memoria di chi ha i capelli bianchi può ricordare.

FABIO BUFFA

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La prima cosa che viene in mente ai milanesi quando pensano a Milano

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La prima cosa che viene in mente ai milanesi quando pensano a Milano

# L’offerta culturale e artistica

Credits: teatro gerolamo, IG

Tra le prime cose che vengono in mente pensando a Milano c’è la sua offerta culturale e artistica. I teatri, da La Scala al Piccolo passando il Teatro Gerolamo, una “scala in miniatura”, i musei, dal “Novecento” al Mudec, le case museo, le gallerie d’arte, la Pinacoteca di Brera, i musical al Teatro Nazionale… E poi lontano da Milano spesso il primo richiamo a tornare è uno dei suoi eventi: uno spettacolo, un concerto, un’inaugurazione. 

# La laboriosità

Milano è sempre stata e lo è tuttora la città del lavoro, delle opportunità. La sua frenesia, il pulsare quotidiano è il sintomo della sua laboriosità, delle voglia di costruire quotidianamente qualcosa di nuovo, di andare avanti e di non stare mai “con i man i man“.

# La signorilità

Un’altra delle cose che vengono in mente pensando a Milano è la signorilità, l’eleganza, quell’accoglienza discreta della città e dei milanesi, che fa sentire chiunque ben accetto e accolto.

# Casa

Per molti Milano è casa. Per chi ci è nato e se ne è andato, per chi è rimasto, per chi la scelta per lavoro e costruire il proprio futuro, ma anche per chi la vede come il luogo in cui si sente di più a proprio agio e in sintonia.

# La Madunina

Credits: @andreacherchi_foto – Madonnina

Pensare a Milano e non pensare alla Madonnina è difficile che si possa verificare. La protettrice della città è unita ad essa in un binomio inscindibile, anche per chi non è milanese.

# Il Duomo

credits: @ayr.ie su IG

Una delle prime cose che salta alla mente pensando a Milano è senza dubbio il Duomo, il simbolo della città nel mondo. La maestosa cattedrale gotica, la più grande in assoluto nel suo genere, è l’approdo naturale per chiunque arrivi in città e per tutti quelli che amano Milano.

# Lo sferragliare dei Tram

credits: @fabio_capillo_80 – IG

I tram che sferragliano per le strade di Milano, meglio ancora se sul pavè, sono per molti uno dei suoni caratteristici della città. Se a farlo è una delle storiche ’28 si trasforma tutto in poesia.

# La Rinascente

Credits Andrea Cherchi – Rinascente

La Rinascente è il centro commerciale di lusso per eccellenza a Milano. Aperto dai fratelli Bocconi con il nome di “Alle Città d’Italia”, iniziò a chiamarsi “La Rinascente” su idea di D’Annunzio nel 1917 per simboleggiare la sua rinascita, dopo essersi fuso con i Magazzini Vittoria nell’attuale edificio di piazza del Duomo. È la meta di shopping preferita e più ambita da milanesi e turisti.

Leggi anche: I primi GRANDI MAGAZZINI d’Italia furono quelli dei fratelli Bocconi in Porta Nuova

# La nebbia

credits: Andrea Cherchi (c)

Milano con la nebbia ha sempre un fascino particolare, un’aura di mistero. Anche se oggi è meno frequente di un tempo, è sempre una piacevole sensazione passeggiare tra le vie della città avvolti da questo sottile velo. Che viene sempre in mente a chi pensa a Milano. 

Leggi anche: “Nebia o Scighera”. Perché su Milano scende la NEBBIA?

# Inter e Milan

Credits: frontgroup.ch – Milan e inter

Pensare a Milano senza pensare al calcio e alle due squadre di Inter e Milan è un’operazione impossibile, soprattutto dopo il calcio d’inizio del campionato. Da più di un secolo le due società sportive portano in alto il nome della città con i loro trionfi sportivi. 

Continua la lettura con: 10 cose che fanno le coppie a Milano

FABIO MARCOMIN

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Le 5 caratteristiche imprescindibili del milanese

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Essere o non essere… milanese? Che cosa significa essere milanesi? In questo articolo ci siamo chiesti se esiste qualcosa di distintivo di tutti i milanesi o, se invece, il milanese faccia parte di una marmellata in cui ci può stare tutto e il suo contrario.

Dunque il milanese è o non è? Ecco i 5 motivi per cui il milanese è.

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Le 5 caratteristiche imprescindibili del milanese

il dogui, il principe, (anche se non era di Milano)

#1 La velocità

Non importa chi sei o da dove vieni, ciò che importa è che ti dai una mossa. Camminando in strada, guidando, in bici, se sei milanese hai un solo obiettivo in testa: superare chi ti sta davanti.

#2 Puntare in alto

No, Milano non è fatta per chi punta il naso verso terra. Se vivi a Milano il tuo orizzonte sono le sommità delle Alpi, le tue ambizioni sono minimo di conquistare il mondo.

#3 L’estetica

Secondo Husserl il bello è il valore naturale più autentico. Secondo Dostojevsky la bellezza salverà il mondo. Meritano entrambi la cittadinanza onoraria di Milano.

#4 La fuga nel week end

Di giorno feriale si lavora 24 ore su 24. Nel week end si fugge. Perché Milano più che una città è un luogo di lavoro e se si vuole staccare bisogna andarsene. Anche perché, diciamocelo, non c’è città al mondo che nell’arco di un’ora di auto ha così tante meraviglie da raggiungere.

#5 Lavorare di più

“Oggi part time?” (battutona detta a chi va via dall’ufficio prima delle otto di sera). Il milanese non stacca mai. Deve lavorare più degli altri altrimenti si sente preda della vergogna. Citazione forbita il romanzo di Scerbanenco: “i milanesi ammazzano al sabato”. Perché se lo facessero di giorno feriale si sentirebbero in colpa perché non lavorano.

Continua la lettura con: In che cosa le milanesi sono uniche al mondo

MILANO CITTA’ STATO

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Perché i milanesi vanno sempre a nord

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Ph. @deborahgiaccone IG

La prua punta dritta verso 360° e, a quanto sembra, per i milanesi e i residenti nel capoluogo lombardo pare che la tendenza sia una: non invertire la rotta. Milano guarda verso il nord e si muove coesa in una continuità di sviluppo che tende decisamente in questa direzione. In particolar modo, per tre ragioni principali. 

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Perché i milanesi vanno sempre a nord

#1 Perché i milanesi vanno sempre a nord: trasporti

ph. STVIOD

Milano Nord è da tempo intesa come territorio di cerniera tra l’area centrale metropolitana e la Brianza. Con il tempo, questa cerniera è diventata uno dei contesti territoriali con la maggiore dotazione infrastrutturale, sia per quanto riguarda la viabilità, sia per quanto concerne il trasporto pubblico su rotaia. Un disegno di crescita nato con la prima autostrada del mondo, la Milano Varese, sviluppato poi con la tangenziale Nord, la più affollata, la Milano laghi e strutturato attorno alla superstrada Milano-Meda e alla Valassina (collegamenti con la Brianza e l’area comasca e lecchese), unitamente alle linee ferroviarie Milano-Asso, Milano-Monza e la linea per la Svizzera, insieme alle metro M1, M2 e M5. 

A questo proposito, la Metropolitana di Milano è ad oggi la metropolitana più estesa d’Italia e la nona più estesa d’Europa. Una rete relativamente recente (la M1 Rossa è stata inaugurata nel 1964) e in continua espansione settentrionale con le nuove estensioni di M1, M2 e M5. A Nord si realizzerà un primato internazionale: collegandosi con Monza Milano sarà prima città collegata via metro con il capoluogo di un’altra provincia. 

Leggi anche: Le nuove estensioni della metro di Milano 

#2 Perché i milanesi vanno sempre a nord: edilizia

Credits Andrea Cherchi – Skyline di Milano

Nella sempre complessa equazione causa-effetto che segue lo sviluppo dei trasporti a nord di Milano entra come fattore anche e soprattutto l’edilizia. Basta vedere una mappa di Milano per accorgersi che la parte a Nord del Duomo si è sviluppata a tal punto che lo storico centro di Milano è ormai geograficamente nella metà a sud della città. Un processo che non si è arrestato, anzi. 

Nuovi quartieri e moderne riqualificazioni della città interessano soprattutto quest’area, sia nel capoluogo che in periferia e puntando dritti verso l’immediata provincia. Un fiore all’occhiello sono sicuramente il quartiere di Porta Nuova, con i grattacieli che hanno cambiato lo skyline di Milano.

L’area Bicocca è stata valorizzata già da decadi, mentre un altro esempio di investimenti sul territorio verso nord è lo Scalo Farini, nella cui zona è previsto il recupero di oltre 400mila metri quadrati di edifici già esistenti, con l’area che verrà ridisegnata ospitando strutture a ridotto o nullo impatto ambientale. Sempre a Nord il quartiere di Isola prima e, più di recente, NoLo, sono diventati i nuovi poli di attrazione della creatività cittadina. Lo sviluppo della città prosegue dunque soprattutto lungo il suo asse Nord Ovest, dallo scalo Farini alla Bovisa, fino all’area Expo. Senza considerare il nuovo orizzonte del fermento edilizio: Monza

#3 Perché i milanesi vanno sempre a nord: turismo

Credits: mostrabotero.com

Tralasciando l’intramontabile turismo di montagna è indubbiamente l’acqua che, fra tanti altri motivi, spinge i milanesi a spostarsi più verso il nord della propria regione invece che verso la pur molto attrattiva zona a sud dell’Oltrepò pavese. Cinque grandi laghi (Garda, Maggiore e Lugano condivisi con altre regioni e Iseo e Lario interamente lombardi), più di ottanta laghi minori e più di 200 spiagge balneabili: anche se la Lombardia non è bagnata dal mare l’acqua è indiscussa protagonista del paesaggio. Un’acqua che per la gita fuori porta è soprattutto dolce. 

Gli incantevoli borghi e il perfetto connubio tra natura, storia, cultura, enogastronomia e tradizioni rendono i laghi lombardi una meta di turismo internazionale. Perfetti per una vacanza rilassante da vivere a ritmo lento, o per una gita fuori porta a due passi dalla città, con tante sorprendenti mete da scoprire, con un legame particolare tra Milano e il Lago di Como. 

Perché dunque i milanesi puntano sempre a Nord? Per le bellezze dei luoghi, perché la maggiore vicinanza con le montagne rende l’aria più respirabile o perché Milano ha la testa in Italia ma il cuore in Europa. E ogni occasione è buona per cedere all’ancestrale attrazione della città per ciò che sta al di là delle Alpi. 

Continua a leggere con: Le 7 ABITUDINI più TIPICHE dei milanesi

CARLO CHIODO

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Le 7 squadre di Milano che hanno fatto la storia dello sport italiano. Ma non ci sono più

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RAVENNA 1991.CAMPIONATO 90-91.MESSAGGERO RAVENNA- MEDIOLANUM.DUSTY DVORAK ANDREA ZORZI E .CLAUDIO GALLI.FOTO FIORENZO GALBIATI

Milano è la capitale dello sport italiano. Molte sue squadre sono ai vertici in ogni disciplina, spesso al top anche a livello internazionale. Ma forse non tutti sanno che nel nostro passato c’erano squadre che non ci sono più ma che un tempo spadroneggiavano fino a vincere oltre settanta campionati nazionali e diverse coppe internazionali. Come queste sette che rievochiamo tra primati e curiosità. 

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Le 7 squadre di Milano che hanno fatto la storia dello sport italiano. Ma non ci sono più

#1 Pallanuoto: Rari Nantes Milano. Fondata nel 1895, vinse due campionati prima dello stop nel 1938 

Rari Nantes Milano

Solo un sognatore poteva pensare di fondare una squadra di pallanuoto a Milano. Pare infatti che sia stato lo scultore Giuseppe Cantù, nato nelle campagne pavesi, a costituire la Rari Nantes Milano nel 1895. Per il nome si ispirarono all’Eneide estrapolando “…apparent rari nantes in gurgite vasto” ovvero “si vedono rari nuotatori nel vasto gorgo“. Nel 1914 partecipa per la prima volta al campionato italiano alla sua terza edizione. Vinceranno il titolo italiano nel 1920 e si ripeteranno nel 1932. Nel 1938 partecipa al suo ultimo campionato di serie A. Lo scettro verrà poi raccolto dopo il secondo conflitto mondiale dalla Canottieri Olona che riporterà il titolo nazionale a Milano nel 1947. Da allora Milano attende una nuova squadra che riporti il tricolore della pallanuoto all’ombra della Madunina.

#2 Rugby: Amatori Rugby Milano. La squadra più titolata d’Italia con 18 scudetti, sciolta nel 2011

Credits: onrugby.it – Amatori Rugby Milano

Amatori Rugby Milano è la squadra più titolata d’Italia con 18 scudetti in bacheca. Regina incontrastata prima della fine del secondo conflitto mondiale conquista 14 titoli partendo dal primo campionato italiano disputatosi giocando con la denominazione Ambrosiana, la squadra nacque da una costola della squadra di calcio. Dopo molte vicissitudini che vedono la squadra scendere fino in serie C e la successiva scalata fino alla massima serie la Amatori finisce nell’orbita della società multisportiva di Silvio Berlusconi che riporta Milano agli antichi fasti.

Dal 1990 al 1996 conquista altri 4 scudetti. Dopo fasi altalenanti si trova nuovamente in difficoltà alla fine del campionato 2010-2011. L’anno successivo dopo un anonimo campionato in serie B la società si scioglie perdendo la possibilità di poter sognare altri scudetti nella palla ovale. Tranne che negli ultimi due anni di vita la Amatori ha sempre giocato le partite al Giuriati, collocato tra Città Studi e Lambrate. Un’arena che ha anche visto importanti riunioni di atletica e un record mondiale, quello del lancio del disco da parte di Adolfo Consolini con la misura di 54,23 metri.

#3 Hockey su Ghiaccio: 3 squadre per 32 scudetti, l’ultima è stata scelta nel 2008

Credits: wikipedia.org – Hockey Club Milano

32 scudetti tra le varie squadre che hanno praticato questo sport in città. Sicuramente la più blasonata è Hockey Club Milano (1924-1956) che nelle sue varie denominazioni porta a casa 15 scudetti. Dal 1925 al 1927 vengono assegnati in modo retroattivo 3 scudetti, poi nel 28 e nel 29 il campionato è sospeso per riprendere nel 1930 con ennesima vittoria di Milano. Da sottolineare che in quegli anni si giocava con guanti in pelle e spessi maglioni di lana come unica protezione contro il freddo e contro gli urti di gioco. Nessun caschetto, imbottiture e visiera, nemmeno per il portiere.

Contrapposta ai Diavoli Rossoneri la compagine verrà costretta per due volte a fondersi con i cugini fino ad arrivare al 1950 quando già definitivamente unita in una unica società finisce nell’orbita di Angelo Moratti che la denomina Hockey Club Milano Inter. Tra scioglimenti e creazioni dalle ceneri di vecchie società si arriva all’ultimo scudetto meneghino conquistato al termine della stagione 2005/06 da parte dell’H.J.C. Vipers MILANO del coraggiosissimo Alvise di Canossa che aveva creduto nel sogno di riportare la Milano sul ghiaccio agli antichi splendori. Per decenni le partite si sono disputate al Palazzetto del ghiaccio di via Piranesi, luogo di culto di una città che non c’è più. Esaltati dalle gesta dei loro beniamini numerosissimi ragazzi e ragazze si sono cimentati in evoluzioni spericolate sul pavimento ghiacciato del palazzetto liberty regalando emozioni ai presenti e molto lavoro agli ortopedici di tutta la città.

#4 Hockey su pista: 3 scudetti, l’ultimo team vittorioso nel 1935, poi lo scioglimento nel 1950

Hockey Club Sempione, così chiamata perché giocava in una apposita pista allestita in Corso Sempione, oggi fagocitata dalla cementificazione della capitale italiana del business. In assoluto la più vecchia squadra in Italia di hockey giocato con i pattini a rotelle il Sempione vince il campionato nel 1922-23 bissando l’anno successivo. Cesserà l’attività tre anni più tardi. Nel mentre nasceva la Milan Skating Hockey Club che riportava il titolo italiano a Milano nella stagione 34-35. Lentamente anche questa squadra scivolerà verso un inarrestabile declino fino a sciogliersi nel 1950.

#5 Baseball: Milano Baseball 1946, la più antica d’Italia, 8 scudetti e 3 Coppe dei Campioni, oggi in serie B

Milano Baseball 1946

Attualmente in serie B dopo essere retrocessa fino alla serie C la squadra di Milano è la più antica in Italia ed ha conquistato 8 scudetti nazionali e tre Coppa dei Campioni. Dal primo nella stagione 1957-59 fino all’ultimo vinto nella stagione 1969-70 la compagine vive una seconda giovinezza quando entra a far parte della Polisportiva Milan grazie alla quale riesce ad avere investimenti per acquistare giocatori di alto livello. Grazie a loro vincono ancora 2 Coppa Italia, 2 Coppe delle Coppe e una Supercoppa Europea. In attesa di tornare alla massima serie.

#6 Pallavolo: Volley Gonzaga Milano, 2 mondiali per club e 2 Coppe delle Coppe, ora in serie B2

Volley Gonzaga Milano

Volley Gonzaga Milano, con una squadra giovanile dominante nel panorama nazionale l’Istituto Gonzaga, nel 1973, decide di strutturarsi gemellandosi con la gloriosa CSI Milano per affrontare il campionato senior. Passano anni senza risultati eclatanti fino a quando la società entra in orbita Fininvest. Acquisendo i diritti per la massima serie da Mantova la società meneghina si trova a disputare alcuni campionati senza però riuscire a conquistare lo scudetto pur annoverando i migliori giocatori in circolazione. Discorso diverso in ambito internazionale dove paradossalmente vince due Mondiali per club e 2 Coppe delle Coppe. Venuto a meno il supporto da parte del principale sponsor la società cede i diritti e si auto retrocede in B2.

#7 Pallacanestro: Sef Costanza Milano, vincitrice del primo campionato nazionale d’Italia nella stagione 1919-20, scomparsa nel 1935

Credits: museodelbasket-milano.it – Sef Costanza Milano

Sef Costanza Milano, se non la più anziana società di pallacanestro in Italia è stata la prima vincitrice di un campionato nazionale alla fine della stagione 1919-20, poi solo un secondo posto nel 1927-28 prima di scomparire nel 1935. Milano comunque non perde lo scettro di capitale della pallacanestro per altri 7 anni grazie alla Assi Milano che vince tutti i campionati tranne quello del 1922-23 ad opera della Internazionale, ovvero la squadra di basket nerazzurra.

Dal 1927 al 1935 lo scudetto passerà dalle mani di Roma a quelle di Trieste in una perfetta alternanza fino al 1936 quando l’Olimpia conquisterà il primo dei suoi 28 scudetti. Ma questa è un’altra storia. Da sottolineare che le partite si giocavano all’aperto compreso dopo le nevicate. In quel caso gli atleti dovevano arrivare al campo di gara in anticipo e armati di pala altrimenti non si poteva giocare. Questo per le mamme che si lamentano della temperatura non ottimale di alcune palestre…

Continua la lettura con: Sport: 40 anni fa il Titanic di Milano

ROBERTO BINAGHI

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La Standing Class: si volerà al prezzo più basso del mondo?

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Già circolano sui social le indiscrezioni, tra meme, auspici e fuffa. Dopo i bagagli ridotti al minimo, i sedili sempre più stretti e l’eliminazione di ogni servizio a bordo, arriverà la Standing Class, l’ultima frontiera dei voli low cost?

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La Standing Class: l’ultima frontiera dei voli low-cost?

# Cos’è la Standing Class?

 

Ryanair, nota per le sue soluzioni innovative (e talvolta provocatorie), è stata una delle prime compagnie a lanciare l’idea della Standing Class. Il CEO Michael O’Leary ha accennato alla possibilità di eliminare dei sedili tradizionali per creare uno spazio dedicato ai “passeggeri in piedi”.

La Standing Class prevede l’installazione di supporti verticali al posto dei sedili tradizionali. I passeggeri non sarebbero letteralmente in piedi come su un autobus, ma si appoggerebbero a uno schienale verticale, dotato di cinture di sicurezza, con uno spazio limitato per le gambe. L’obiettivo è aumentare la capacità degli aerei di corto raggio, consentendo a un numero maggiore di persone di viaggiare su voli low-cost.

Secondo i progettisti, questa configurazione potrebbe ridurre i prezzi dei biglietti di almeno il 20-30%, rendendo i voli ancora più accessibili. Per le compagnie, significherebbe una significativa riduzione dei costi per passeggero, grazie all’aumento del numero di viaggiatori per singolo volo. Tuttavia, finora, nessuna compagnia ha implementato la Standing Class, principalmente a causa delle rigorose normative di sicurezza e delle critiche ricevute da parte di associazioni di consumatori e sindacati. Ma cosa ne pensano i viaggiatori di questa idea?

# L’opinione pubblica è divisa

La Standing Class ha suscitato fin da subito discussioni accese tra i consumatori e gli esperti del settore. Da un lato, i sostenitori vedono in questa soluzione un modo per democratizzare ulteriormente i viaggi aerei, rendendo possibile volare anche a chi ha budget molto limitati. Dall’altro, i detrattori sollevano dubbi sulla sicurezza, il comfort e persino la dignità dei passeggeri.

La Standing Class è pensata per voli brevi, di massimo 1-2 ore. Tuttavia, rimanere in posizione eretta o semi-eretta per così tanto tempo può risultare estremamente scomodo, soprattutto per persone anziane o con problemi di mobilità. In più, lo spazio già ristretto degli aerei low-cost rischia di diventare ancora più claustrofobico con l’aggiunta di passeggeri in piedi.

E poi, come potrebbero funzionare le procedure di evacuazione in caso di emergenza? E quanto sarebbero protetti i passeggeri in piedi in caso di turbolenze? Le normative attuali imposte dalle autorità dell’aviazione civile, come l’EASA (Agenzia dell’Unione Europea per la Sicurezza Aerea) e la FAA (Federal Aviation Administration), prevedono che ogni passeggero debba avere un sedile con cintura di sicurezza standard. Per realizzare la Standing Class, quindi, sarebbe necessario modificare le normative.

# Quale futuro per la Standing Class? I due scenari all’orizzonte

Per rendere praticabile la Standing Class, potrebbe essere necessario un cambio di paradigma. Ecco due scenari all’orizzonte:

#1 Voli interamente dedicati alla Standing Class: una delle soluzioni più praticabili potrebbe essere quella di riservare determinati voli esclusivamente alla Standing Class. Le compagnie aeree potrebbero progettare protocolli di emergenza e sicurezza specifici per i passeggeri in piedi, testando metodi mirati per garantire benessere e protezione durante il volo. Un approccio del genere consentirebbe di effettuare prove dedicate e risolvere il problema di passeggeri in piedi che ostruirebbero i protocolli di emergenza su un volo di linea tradizionale.

#2 “Blocchi” autonomi dedicati alla Standing Class: un’altra proposta interessante, ma forse più difficilmente praticabile, sarebbe quella di ripensare la configurazione degli aerei, aggiungendo dei “blocchi” alle strutture già esistenti, interamente dedicati ai passeggeri in piedi. Anche in questo caso sarebbe necessario progettare sistemi di sicurezza e comfort adeguati, ma la separazione fisica consentirebbe alle compagnie aeree sia di coordinare meglio le misure di sicurezza, che di continuare a garantire diverse classi di comfort e servizio. Il grande interrogativo sarebbe capire la convenienza per le compagnie a modificare la struttura degli aerei, piuttosto che intervenire solo sul design come nel primo caso.

Continua la lettura con: Arriva la tecnologia che ci potrebbe salvare da un disastro aereo?

MATTEO RESPINTI

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Le 5 principali differenze tra chi vive a Milano e chi sta in provincia

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credits: emmanuelmathez ( INSTG)

Se un abitante delle provincia di Milano va in giro e gli chiedono da dove viene, la risposta automatica è “da Milano”, ma non è e non si sente un milanese a tutti gli effetti. E se un milanese sentisse che un provinciale si definisse come lui, non penso ne sia particolarmente felice. Anzi, guai definire un provinciale un bauscia milanes’ e paragonare un milanese ad un giargiana. Si tratta, in realtà, di una sfida di luoghi comuni che, nonostante in certi casi siano abbastanza facili da sfatare, rimangono nella mentalità delle persone. Ecco le principali differenze tra milanesi e provinciali.

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Le 5 principali differenze tra chi vive a Milano e chi sta in provincia

#1 Lo stile milanese è invidiato da tutti

Credits: @beatricevalli
moda milanese

Nella città della moda, la milanese doc è conosciuta come la classica “sciuretta”: uno stile classico ma che segue sempre le nuove tendenza. Scarpe, vestiti e accessori tutti perfettamente coordinati; non con mille marchi in vista ma almeno uno deve saltare subito all’occhio di chi la guarda. Ma non è neanche la grande marca che fa lo stile milanese, perché anche senza un Gucci o un Armani addosso, la milanese si riconosce subito. Tuttavia, questo non vale solo per le donne, anche i “sciuri” non sono da meno. Sempre in tiro, come si suol dire.

Eppure tutti vorrebbero avere lo stesso portamento regale di un abitante del capoluogo lombardo, perfetto anche quando va a fare la spesa. Lo stile made in Milan non è però così difficile da imitare, soprattutto ora che alla classicità sono stati uniti i dettagli della moda cosmopolita, rendendo il look milanese sempre trendy. Ed è qui che arrivano i provinciali. Se qualche anno fa riconoscibili a vista d’occhio, oggi una persona che vive all’ombra della Madonnina, quando va in città, riesce a ricreare lo stile milanese, mischiandosi con la massa. Vestito allo stesso modo, però, non sempre inganna i veri milanesi, che lo riconoscono subito come giargiana.

#2 Il milanese è snob il provinciale no

Credits: shuteerstock.com
snob

Nell’immaginario comune il milanese è snob: ha sempre quel fare scocciato e quella puzza sotto il naso che è difficile non riconoscere. D’altronde qualsiasi provinciale direbbe che “i milanesi se la tirano” e individuerebbe un bauscia all’istante. È vero che non si può fare di tutta l’erba un fascio, ma nell’atteggiamento di un provinciale c’è un po’ più di umiltà. Complice forse l’essere all’ombra di una grande città, un abitante della provincia non esalta le sue capacità e non si crede migliore degli altri (in effetti milanese chi ha detto che tu sei superiore? Direbbe un provinciale).

#3 Il milanese ha una mentalità più aperta, il provinciale rimane fermo alle sue idee

Milano è una città internazionale, innovativa e che accoglie chiunque. Il suo essere cosmopolita l’ha resa una città aperta al nuovo e a qualsiasi diversità. Milano non è mai ferma, è frenetica e con questo è sempre pronta ad un cambiamento di idee. Quello che non è la provincia. Un provinciale è fermo alle sue tradizioni e sta bene nella sua comfort zone, non ama la novità e qualunque qualcosa che gli stravolga la vita.

#4 La provincia è più identitaria e tradizionale

Credits: mapio.net
Gorgonzola (Martesana)

L’internazionalità di Milano, ha fatto perdere un po’ di identità al capoluogo lombardo. Un provinciale, invece, seppure in parte invidierà la città, è molto attaccato al suo territorio e alle sue tradizioni. Il dialetto milanese è forse più parlato nei comuni della provincia che nella città stessa e le feste di paese in provincia sono tutta un’altra cosa. È vero anche che, nella maggior parte dei casi, nei comuni al di fuori di Milano tutti si conoscano o comunque, anche in quelli più grandi, c’è un forte legame con il quartiere da cui si proviene; e questo ha portato sicuramente i paesi ad aver creato un’unica identità.

#5 Un milanese si adatta difficilmente alla provincia, un provinciale sa vivere in città

Credits: amazon.it
il ragazzo di campagna

Un milanese non vivrebbe mai in provincia, un provinciale saprebbe vivere in città, o meglio. È tutta una questione di capacità di adattarsi. Ipotizziamo uno scambio culturale, un po’ come quelli che si fanno a scuola, tra milanese e provinciale. Ormai chi abita in provincia, sa come vivere in città. Non siamo più ai tempi de “Il ragazzo di campagna” con Renato Pozzetto, anzi un provinciale spesso va a Milano tutti i giorni. Scuola, università, lavoro lo obbligano a spostarsi. Se quindi ama le comodità che la città gli offre, allo stesso tempo sa com’è vivere in provincia, ad esempio come organizzare tutte le coincidenze o addirittura non avere i mezzi. I milanesi, invece vedono la provincia un po’ come il posto per una gita fuori porta, per respirare un po’ di aria pulita. Ma siamo sicuri che riuscirebbe ad adattarsi a tutte le “scomodità” della provincia? Attirati dai prezzi più bassi, alla fine trovano una realtà completamente diversa, a cui non riescono adeguarsi.

Continua la lettura con: BAUSCIA= MILANESE? Non scherziamo: ecco cosa si significa realmente

BEATRICE BARAZZETTI

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Scandalo a Porta Venezia: l’Italia è procace e seminuda

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Uno dei più strani e, per certi aspetti, scandalosi monumenti di Milano è quello in onore di Camillo Benso di Cavour che si trova ai margini dei giardini di Porta Venezia.

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Scandalo a Porta Venezia: l’Italia è procace e seminuda

5 giugno 1865. Alla viglia dell’anniversario della morte di Cavour, viene inaugurato ai giardini di Porta Venezia il primo monumento di Milano dedicato ai protagonisti del Risorgimento. L’entusiasmo della folla diventa incandescente alla vista della figura femminile che abbraccia il basamento su cui si erge la statua di Camillo Benso conte di Cavour. 

La donna simboleggia l’Italia, ha forme procaci ed è seminuda. La modella scelta era una ragazza polacca definita nelle cronache dell’epoca di “una bellezza sconvolgente”. Non solo, la ragazza era l’amante di uno degli scultori. Gli autori del monumento erano Odoardo Tabacchi e Antonio Tantardini.

Una curiosità? Nel progetto originario di Tantardini erano previste altre figure legate e piangenti, tra cui Venezia e Roma.

Continua la lettura con: La prima cosa che ti viene in mente quando pensi a Milano?

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Per ritrarre con realismo il Cristo morente, Crespi uccise davvero il modello che impersonava Gesù

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la resurrezione del morto
la resurrezione del morto

Si parla spesso di Caravaggio come simbolo di genio e sregolatezza tra i pittori. Almeno nella sregolatezza gli fu superiore un grande pittore del seicento lombardo, Daniele Crespi.

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Per ritrarre con realismo il Cristo morente, Crespi uccise davvero il modello che impersonava Gesù

Ph. angelo.passerini IG – Certosa di Garegnano

Un’opera impressionante si trova all’interno della Certosa di Garegnano a Milano. L’autore, nell’intento di ritrarre in modo realistico gli spasmi del Cristo morente, colpì con una pietra lo sfortunato modello che impersonava Gesù legato a una croce. Per difendersi dalla polizia che voleva arrestarlo per l’omicidio, Crespi si rifugiò tra i frati della Certosa di Garegnano.

In cambio della protezione i frati chiesero che l’artista affrescasse le pareti della chiesa. Tra le immagini più impressionanti c’è la “resurrezione del morto“, che per molti si rifaceva all’esperienza vissuta dal pittore e che colpì George Byron al punto di “non riuscire a staccare gli occhi dal dipinto”.

Fonte: A Milano c’è – Bruno Pellegrino. De Ferrari Editore

Continua la lettura con: La Certosa di Garegnano e le 15 attrazioni della periferia di Milano 

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Le fermate più belle di tutte le metropolitane d’Italia (foto)

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Ph. @sananas2106 IG

La più scenografica, la più variopinta o quella imperiale. Scopriamole tutte.

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Le fermate più belle di tutte le metropolitane d’Italia (foto)

# Torino: Porta Susa, la più scenografica

Credits: wikipedia.org

La stazione metropolitana di Porta Susa a Torino, moderna e avveniristica, è inserita all’interno del complesso dell’omonima stazione ferroviaria dove arrivano treni regionali, nazionali, internazionali e dell’alta velocità, seconda solo a Porta Nuova come numeri di viaggiatori. Questa fermata dalle M1 torinese è sicuramente la più scenografica di tutta la linea per via delle ampie vetrate che sovrastano gli accessi ai piani inferiori verso le banchine.

# Genova: Darsena (di Renzo Piano), la storia del porto 

Credits: roberto_mnt IG – Metropolitana Darsena Genova

La stazione Darsena della metro di Genova è situata presso l’omonima calata nella zona ovest del Porto vecchio. Al suo interno è presente l’allestimento della mostra permanente ArcheoMetro, aperta nel 2005, che tramite plastici e pannelli informativi mostra lo sviluppo del Porto di Genova nei secoli. Progettata da Renzo Piano, i binari sono localizzati sotto il livello del mare ad una profondità di 15 metri. L’ampio sovrappasso consente di avere una visuale luminosa sulle banchine e un effetto scenografico.

# Milano: Tre Torri, la fermata glam 

Tre Torri M5

La stazioni di Tre Torri M5 è forse la più appariscente di tutte quelli presenti nel sistema di metropolitana milanese. Si trova al centro del nuovo quartiere di Citylife, sponsorizzata da Allianz e Generali che ne hanno curato l’allestimento. Sui pannelli delle pareti sono stati applicate delle illustrazioni che rendono la stazione piena di colori e di fatto una opera d’arte continua, dalle scale per scendere al mezzanino fino al piano banchina.

Leggi anche: Le 5 FERMATE più BELLE di MILANO: metro e passante

# Brescia: la stazione Fs, con la “Vittoria alata”

Credtis: mentelocale.it – Stazione Fs Brescia

Scendendo nella stazione Fs della metro di Brescia per prima cosa si incontra l’installazione del cartello stradale rovesciato appeso al soffitto indicante il nome della città. Poi tra acciai, vetri, condotti in alluminio e superfici specchianti nella stazione appare un’opera incredibile: “Incancellabile Vittoria”, una monumentale installazione di circa 200 mq realizzata da Emilio Sgrò, composta da 205 pannelli di fibrocemento fresati, rappresentante la sagoma della Vittoria Alata, una delle più straordinarie statue in bronzo di epoca romana e simbolo della città di Brescia. La silhouette della dea romana emerge da una più ampia griglia composta da cancellature nere su un brano tratto dall’Eneide di Virgilio.

# Roma: la stazione archeo-museo di San Giovanni 

Credits: lestrade.com – Metro C San Giovanni a Roma

In seguito al rinvenimento del più grande bacino idrico di età imperiale e di reperti archeologici, San Giovanni sulla Metro C a Roma è diventata un archeo-museo. Scendendo tra i diversi piani della stazione, la seconda più profonda d’Italia dopo quella di Toledo a Napoli, i viaggiatori sono accolti tra vetrofanie che riportano la stratificazione della capitale italiana durante i secoli di storia. Oltre a questo si possono ammirare una serie di raccolte di oggetti quali anfore, vasi, vanghe, tubazioni per l’irrigazione dei campi e noccioli di pesche che all’epoca erano una novità introdotta recentemente nel Mediterraneo.

Leggi anche: La PRIMA METROPOLITANA d’Italia non è quella che pensate

# Napoli: Toledo, la “stazione nel mare”

Stazione Toledo

La stazione Toledo di Napoli è stata inaugurata nel 2012 ed è stata votata come la più bella metropolitana d’Europa. Il merito va ascritto a Roberto Wilson e alla sua opera “Light Panels” che illumina il corridoio che conduce alla metro come un cielo stellato, un design ispirato all’acqua e alla luce. La stazione, che è anche la più profonda d’Italia essendo stata realizzata a 45 metri sotto il livello del suolo, fa parte della rete di stazioni della metro artistiche partenopee presenti sulla linea L1.

Leggi anche: A Napoli apre la nuova FERMATA DUOMO: un’ispirazione anche per Milano

# Catania: Stesicoro e l’anfiteatro romano

Credits: wikwand.com

La stazione di Stesicoro è ubicata nel cuore della città e permette di accedere all’area del Barocco catanese dichiarato “Patrimonio dell’Umanità” dall’UNESCO. La stazione è stata individuata come una delle sedi del “Museo Diffuso della Città di Catania”, in corso di allestimento presso alcune stazioni della metropolitana etnea. Il tema della stazione di Stesicoro è l’Anfiteatro romano di Catania, uno dei più grandi dell’impero, le cui rovine monumentali sorgono nella vicina piazza Stesicoro e la cui rappresentazione è affidata a raffigurazioni grafiche e testuali sulle pareti.

Continua a leggere con: Curiosità e record delle 7 METROPOLITANE nelle città italiane

FABIO MARCOMIN 

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