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27 marzo 1994. Berlusconi vince le elezioni: per la prima volta va al governo dell’Italia

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Credits: fanpage.it - Berlusconi

Domenica 27 e lunedì 28 marzo 1994: si tengono le elezioni politiche destinate a scuotere la storia del Paese. Per la prima volta si presenta Silvio Berlusconi alla guida della coalizione di centro destra che vince le elezioni con il 43% dei voti, superando il centro sinistra di Achille Occhetto e il centro di Mario Segni. Ha inizio così il primo governo di Berlusconi. Ripercorriamo la sua storia. 

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27 marzo 1994. Berlusconi vince le elezioni: per la prima volta va al governo dell’Italia

Il 27 marzo è l’inizio della rivoluzione politica italiana: le elezioni politiche decretano l’ascesa di Silvio Berlusconi. Sua Emittenza diventa così primo ministro. Un passo decisivo nella sua storia. Che era iniziata così. 

# La sua prima casa in via Volturno

Berlusconi è nato a Milano il 29 settembre  del 1936. Figlio di un direttore di banca e di una casalinga la sua prima casa è in via Volturno 34, in zona Isola, che la famiglia lascia per breve tempo durante la guerra per trasferirsi in Brianza. A Milano Berlusconi completa l’intero percorso scolastico: studia dai Salesiani in via Copernico e si laurea in Giurisprudenza alla Statale. 

# La realizzazione di Milano Due, la “città dei numeri uno”

Nel 1970 Berlusconi dà il via a Segrate alla costruzione di Milano 2, la prima città satellite in Italia. Viene conclusa nel 1979. Negli slogan pubblicitari viene definita “la città dei numeri uno”.

# Le prime trasmissioni tv: TeleMilano

via mike bongiorno

Da Milano 2 si diffondono le prime trasmissioni di Telemilano che Berlusconi volle come “tv ottimista”, di ispirazione americana. Telemilano fu il primo seme del suo futuro impero televisivo. Tra i primi a scommetterci fu Mike Bongiorno

# Sua Emittenza: l’impero televisivo

Nel 1980 Telemilano cambia il nome in Canale 5. La Fininvest, società di Berlusconi, compra da Rusconi Italia 1 nel 1982 e Rete 4 dalla Mondadori nel 1984. A inizio anni Novanta in piena bufera Tangentopoli la società rischia il tracollo come seconda azienda più indebitata d’Italia, ma lo evita attraverso una controversa quotazione in Borsa che si rivelerà un grande successo. La holding di Berlusconi diventa così un vero e proprio impero economico con emittenti televisive e radiofoniche, la Mondadori e altre case editrici, la Cinco in Spagna, sale cinematografiche, una concessionaria tra le più grandi d’Italia, Publitalia, giornali, riviste e altre attività di vario tipo, dalle assicurazioni alla grande distribuzione. 

# Il “partito-azienda” che conquista gli italiani

Credits: fanpage.it – Berlusconi

Forza Italia! Associazione per il buon governo viene costituita a Milano il 29 giugno 1993. Tra i firmatari insieme a Berlusconi alcuni dirigenti del gruppo Fininvest e personaggi a lui vicini, come Marcello Dell’Utri, Antonio Tajani, Antonio Martino. Il partito nasce ufficialmente per evitare che l’Italia finisca nelle mani della sinistra dopo la tempesta di Mani Pulite. Forza Italia si presenta alle elezioni politiche nel marzo del 1994. Il risultato è clamoroso. Il Polo della Libertà, costituito proprio da Berlusconi e con al centro Forza Italia, conquista la maggioranza assoluta. Forza Italia è il primo partito in Italia. 

Silvio Berlusconi è stato primo ministro di quattro governi. Il primo governo è stato in carica dal 10 maggio 1994 fino al 17 gennaio 1995 quando è caduto per l’uscita dal governo della Lega di Bossi. Il secondo governo a guida Berlusconi è rimasto in carica dal 10 giugno 2001 al 23 aprile 2005 che, dopo un rimpasto, è durato fino al 17 maggio 2006, un periodo record per la storia italiana. Il quarto governo a guida Berlusconi è durato dall’8 maggio 2008 fino al 16 novembre 2011 quando fu costretto alle dimissioni da una violenta bufera finanziaria che stava investendo i conti dello Stato. Dal 2011 Berlusconi ha continuato a fare politica ma senza mai più rivestire un ruolo di guida del governo, frenato in gran parte da inchieste e processi, oltre dai primi problemi di salute. 

# Il Milan da B e fallimento alla cima del mondo

Credits Delmati/LaPresse – Marco Van BaSten

Forse il successo più straordinario. Berlusconi rileva la proprietà del Milan a metà degli anni Ottanta, decennio che si era aperto in modo drammatico per i rossoneri con due retrocessioni in serie B, una “a pagamento” e una gratis, come dirà Abatantuono, e la prospettiva del fallimento. Per il club la nuova gestione rappresenta una svolta clamorosa: dalla sua salvezza diventerà una squadra capace di entrare nella storia per la rivoluzione tattica, imponendo il pressing totale a livello mondiale. Una svolta ricca di trionfi: otto scudetti tra il 1987 e il 2011, cinque Champions League, una coppa Italia, sei supercoppe italiane, due coppe intercontinentali, una coppa del mondo per club.

Continua la lettura con: 26 marzo 2011: viene inaugurata Affori Centro

ANDREA ZOPPOLATO

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Costo della vita e stipendi: Milano e Dubai, un confronto a sorpresa

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Milano e Dubai: due città dinamiche, due modelli economici agli antipodi. Da un lato il cuore finanziario d’Italia, con il suo costo della vita crescente e stipendi sotto pressione. Dall’altro una metropoli del lusso esentasse, che attira milionari e aspiranti tali da ogni parte del mondo. Ma se si confrontano stipendi e qualità della vita, che cosa risulta?

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Costo della vita e stipendi: Milano e Dubai, un confronto a sorpresa

# Il confronto tra i guadagni di chi lavora nelle due città: a Dubai si guadagna il doppio

Milano e Dubai sono due mondi opposti per chi lavora. Se a Milano uno stipendio medio per un infermiere si aggira sui 25.000 euro annui, a Dubai lo stesso professionista può arrivare a guadagnare fino a 45.000 euro, senza pagare imposte sul reddito.

Un ingegnere civile in Italia prende circa 36.000 euro, mentre a Dubai può sfiorare i 75.000. Per i medici la differenza è ancora più marcata: un medico di base a Milano guadagna sui 45.000 euro l’anno, mentre a Dubai il salario può superare i 100.000 euro.

Anche nei lavori meno qualificati, come il cameriere o il cassiere, gli stipendi sono superiori: si parte dai 15.000 euro annui in Italia contro i 22.500 euro a Dubai. Ma i guadagni più alti sono sufficienti a compensare il costo della vita?

# Quanto costa vivere a Dubai e a Milano: affitti simili, a Milano più conveniente il trasporto pubblico e lo studio, Dubai vince sulla tassazione

Credits Andrea Cherchi – Piazza Gae Aulenti dall’alto

Prendere in affitto un bilocale a Milano costa mediamente oltre 1500 euro al mese, anche se si tratta solitamente di appartamenti molto datati, a cui bisogna aggiungere spese condominiali e utenze. Facendo una ricerca su immobiliare.it, su poco di 10mila annunci oltre il 60% propone appartamenti a quel prezzo o superiore. A Dubai la cifra è simile, tra i 1.600 e 1.700 euro, ma per immobili nuovi e spesso con utenze e servizi inclusi, perfino piscina e palestra.

Per la spesa alimentare nella la città degli Emirati si spende circa il 30% in meno rispetto a Milano. Internet? Circa 30 euro a Milano, 100 a Dubai. Il trasporto pubblico è più conveniente a Milano: un abbonamento mensile costa 39 euro, a Dubai circa il doppio. Le tasse universitarie a Milano hanno un costo medio annuo di poco inferiore ai 4mila euro, a Dubai superano i 10mila. In compenso, l’assenza di tassazione sul reddito a Dubai lascia più soldi in tasca, anche se la città spinge a spendere di più, con uno stile di vita orientato al lusso.

# Dove conviene vivere? Dubai vince grazie a stipendi e zero tasse, ma solo per chi lavora o fa impresa

Credits: pixabay.com

A parità di stipendio, a Dubai si può vivere con qualche comfort in più, ma senza l’accortezza di contenere le spese si rischia di spendere tutto quello che si guadagna. Il vero vantaggio di Dubai è per i salari più alti: un manager con 100.000 euro annui a Milano vede oltre il 40% del suo stipendio andare in tasse, mentre a Dubai il netto è praticamente il lordo. Tuttavia, chi ha stipendi medio-bassi deve valutare bene: gli affitti alti e l’assenza di un welfare simile a quello italiano (sanità e istruzione pubblica) possono rendere la vita meno conveniente di quanto sembri. Insomma, Dubai conviene a chi sa guadagnare molto e gestire le proprie finanze, Milano resta più accessibile per chi cerca stabilità e servizi garantiti. Se si tratta di fare impresa invece non c’è partita: vince la città degli Emirati.

Continua la lettura con: I tre paradisi degli italiani in fuga: Lugano, Dubai, Montecarlo. E se Milano diventasse come loro?

FABIO MARCOMIN

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Quella brutta aria che soffia sui ristoranti di Milano

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chatgpt Ai - Ristoranti chiusi a Milano

Notizie all’ordine del giorno, voci che circolano da anni. Che cosa c’è dietro la ristorazione di Milano?

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Quella brutta aria che soffia sui ristoranti di Milano

# Locali che chiudono con una frequenza inquietante

Credits marta_ottolini IG – Boeucc

Molti i locali storici che hanno chiuso di recente. Alla fine del 2024 aveva annunciato la chiusura della sua attività, dopo ben 62 anni, la pluripremiata pasticceria San Gregorio. Tra i motivi che hanno portato a questa decisione la difficoltà nel cambio generazionale e l’aumento del costo degli affitti (i titolari riferiscono che con molta probabilità chiuderanno per riaprire altrove ndr). Possiamo poi ricordare la pasticceria Vecchia Milano in zona Acquabella-Argonne, il mitico Bar Rattazzo con le sue polpette, il Mariposa in Porta Romana prima negozio discografico e poi bar, “Le Trottoir”, il locale a due passi dalla Darsena diventato famoso per essere diventato uno spazio per scrittori e artisti illustri, su tutti Andrea Pinketts. Hanno abbassato le serrande anche il Pont de Ferr in zona Navigli e la Pizzeria napoletana Sibilla, dopo 79 anni di storia. Ci sono poi quelli che hanno chiuso per riaprire altrove, sempre a causa del caro affitti, come il Boeucc in piazza Belgioioso da oltre 80 anni. Sono solo alcuni esempi di un settore sempre più in difficoltà. 

Leggi anche: Anche la «pasticceria dei Vip» dice addio a Milano

# Anche i nuovi ristoranti in ansia: il 50% dice basta entro 5 anni dall’apertura

Maps – Pandenus

Non ci sono però solo gli esercizi con una lunga storia in città ad arrancare e chiudere i battenti. Come riporta il Gambero Rosso, la metà di quelli nuovi che aprono chiudono entro cinque anni, mentre un quarto non arriva a superare i quindici mesi. Tra questi troviamo Swiss Corner in piazza Cavour ha detto basta, aveva aperto nel 2012, dopo che il canone di locazione è salito a 330mila euro per 300 metri quadrati. Ancora Pandenus in largo la Foppa, che ha visto l’affitto quasi triplicato e un calo del fatturato in conseguenza di un altro fattore: l’ordinanza che ha imposto un limite orario all’afflusso di clienti nel primo tratto di corso Garibaldi.

# Le licenze sospese a causa dell’ordinanza comunale

milanobelladadio IG – Chiusura locali Corso Como

La vicenda che vede coinvolti sette locali distribuiti in poco più di 100 metri su Corso Garibaldi, dove da quattro anni vige infatti un’ordinanza che dopo le 22 vieta le consumazioni all’esterno di qualsiasi prodotto alimentare, ha avuto riflessi negativi anche sulle attività limitrofe. La riduzione dei clienti conseguente all’atto firmato da Palazzo Marino ha portato ad abbassare le saracinesche non solo a Pandenus, ma anche al Panbolla e all’Ispanico. Nelle ultime settimane inoltre, tre locali sul tratto di corso incriminato hanno visto la loro licenza sospesa tre giorni, tra cui la geletaria Ice Bound per avere servito il gelato a 30 persone, il ristorante Cimmino 104 e il bar Radeztky. I gestori sono al lavoro per trovare una soluzione con il Comune di Milano, ma se la situazione di dovesse prolungare a lungo c’è il rischio che si possa compromettere la loro stessa esistenza. 

# La rigenerazione urbana e le manovre dei fondi immobiliari: spazio alle catene internazionali

Un altro fattore che sta stravolgendo il panorama della ristorazione milanese, spazzando via i locali storici, è il massiccio investimento di capitali esteri in città spesso convogliati nelle grandi rigenerazioni urbane. La principale conseguenza è la fuoriuscita dei vecchi locali per far spazio alle grandi catene internazionali, dalle caffetterie come Starbucks ai fast food per finire con i ristoranti alla moda,

A questo si aggiungono i fondi immobiliari che acquistano storici palazzi per trasformarli o riqualificarli, con l’obbiettivo di aumentarne la reddittività. Ne hanno fatto le spese ad esempio il ristorante Biagio, dopo che il fondo Blackstone ha acquistato per 1,3 miliardi di euro da Reale Compagnia Italiana l’edificio di via Vincenzo Monti dove aveva l’attività. Il ristorante Boccondivino è dovuto andare altrove in seguito alla decisione del fondo proprietario del palazzo che lo ospitava di convertire tutto in residenze di lusso. Al ristorante Cerchio a fianco della torre Galfa non è stato rinnovato l’affitto dopo 55 anni di vita. L’ultimo grande simbolo di Milano in procinto di chiudere è l’Hotel Diana in Porta Venezia, dal 25 settembre 2025 Marriott International e Marriott Bonvoy termineranno il contratto in essere con la struttura alberghiera. 

Se questi affari possono essere definiti poco rispettosi della storia della città, sono comunque fatti alla luce del sole. Ce ne sono altri invece che sono molto più opachi, per non dire di peggio.

# La mani delle associazioni criminali sul settore della ristorazione

Credits mariannaiandolo IG – Mercato Isola

A mettere un’ulteriore zavorra a un settore in difficoltà ci pensa la malavita. Quelle che un tempo potevano essere catalogate come dicerie, ora non lo sono più. La mafia ha messo da tempo le mani sul settore della ristorazione milanese. Tra i sequestri più recenti c’è quello del bar Giorgi’s nel 2023, davanti alla Pinacoteca Ambrosiana, per legami con ‘ndrangheta calabrese.  

Un’ulteriore conferma delle infiltrazioni della malavita è arrivata il 7 marzo 2025, come riportato da Affari Italiani, quando sono state emesse condanne fino a 18 anni a nove componenti della cosca Piromalli. Tra le accuse a carico dei condannati figurano i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione e intestazione fittizia di beni, aggravati dal fatto di aver favorito la ‘ndrangheta. Oltre ai traffici illeciti di rifiuti, le attività della cosca comprendevano estorsioni, truffe alle agenzie interinali e un ampio controllo sul settore della ristorazione. Agostino Cappellacci, che avrebbe avuto un ruolo di prim’ordine nel sistema, avrebbe gestito direttamente una rete di locali tra cui La Masseria, la pizzeria Granum e la pescheria Piscarius dentro il Mercato Comunale di piazzale Lagosta, Beats Bar di via Borsieri, oltre a ristoranti in via Fiamma e via Galilei. 

Continua la lettura con: Milano: ordinanza comunale fa chiudere una gelateria perché vende gelati

FABIO MARCOMIN

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5 progetti per fermare l’«agonia» di Milano

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Maps - Loreto-San Babila

In questo articolo avevamo immaginato come poter riscrivere le regole dello sviluppo urbanistico dopo che Palazzo Marino ha fatto dietrofront sul sostegno al «Salva Milano». Tommaso Goisis, esperto in politiche urbane e in forme di partecipazione, ha pensato per Gli Stati Generali a cinque progetti che il Comune di Milano potrebbe mettere in campo entro la fine del mandato.

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5 progetti per fermare l’agonia di Milano

#1 Coprire gli extracosti delle opere olimpiche in cambio della riqualificazione e della riapertura dei centri balneari Scarioni e Argelati

Ph. Roberto Binaghi

Quattro delle cinque idee sono legate al prossimo grande evento atteso a Milano: le Olimpiadi Invernali del 2026. Partiamo con la prima. A Milano sono due le grandi opere previste per l’occasione, il Villaggio Olimpico nell’ex Scalo Romana e il PalaItalia a Santa Giulia, l’area dedicata alle gare di hockey sul ghiaccio maschile. In realtà la costruzione è a carico di privati, rispettivamente Coima e CTS Eventim, che in cambio di sconti sugli oneri urbanistici mettono a disposizione le strutture per i due mesi dell’evento internazionale (la prima diventerà lo studentato più grande d’Italia, la seconda uno spazio per concerti e eventi sportivi quali tennis, pallavolo o basket seppur con capienza ridotta). Per coprire gli extra costi e completare le opere sono stati però richiesti al governo complessivamente 100 milioni di euro. Essendo infrastrutture private l’esecutivo non potrebbe intervenire. Quale potrebbe essere la soluzione?

Si potrebbe erogare i fondi sotto forma di prestito paziente in cambio di un investimento su strutture pubbliche, nello specifico i centri balneari Scarioni e Argelati da riqualificare e riaprire entro il termine del mandato, sono chiuse rispettivamente dal 2018 e 2022, per un esborso pari a 5-10 milioni di euro.

#2 Trasporto pubblico gratuito durante le Olimpiadi

Ph. @ tram_milano_velette IG

L’investimento richiesto, spiega Tommaso Goisis, sarebbe di 60 milioni di euro. Nei mesi di febbraio e marzo 2026, per coprire il periodo delle Olimpiadi (6-22 febbraio) e delle Paralimpiadi (6-15 marzo), si potrebbe sperimentare la gratuità del trasporto pubblico estendendo tutte le corse fino alle 2 di notte. Le risorse, che sarebbero comunque inferiori agli extracosti delle opere private di Coima e CTS Eventim, potrebbero esser recuperato attraverso una tassa di soggiorno maggiorato e dall’incremento dell’attività sanzionatoria contro la sosta irregolare nelle zone coperte in modo capillare da tram, bus e metro.

#3 Sperimentare la pedonalizzazione da Loreto a San Sabila per sei mesi

Urbanfile – Cantiere allargamento riqualificazione corso Buenos Aires

Vista la riqualificazione in atto lungo corso Buenos Aires, con allargamento dei marciapiedi ad affiancare la pista ciclabile già realizzata in entrambi i lati, si potrebbe cogliere la palla al balzo e anticipare una delle proposte future di Palazzo Marino: rendere pedonale l’arteria commerciale. Si tratterebbe di una sperimentazione, che coinvolgerebbe per l’occasione anche corso Venezia per creare un lungo asse pedonale da Loreto a San Babila, servito da metro e trasporto pubblico di superficie.

Maps – Loreto-San Babila

Il test dovrebbe durare sei mesi, dall’inizio delle Olimpiadi a febbraio fino a settembre, per consentire di far abituare i fruitori e monitorare i risultati dell’iniziativa. I costi potrebbero essere coperti dalla tassa di occupazione del suolo pubblico generate da eventi sportivi e musicali da organizzare come successo in passato con il Miglio di Sport.

Leggi anche: Buenos Aires sarà un “boulevard verde”? Avviati anche i lavori del PNRR

#4 Un forum internazionale per la pace come successo per il Food Policy durante Expo2015

Comune di Milano – Food Policy

Riformulando il concetto di Tregua Olimpica, introdotto per garantire l’interruzione di tutte le ostilità per consentire il passaggio e la partecipazione in sicurezza di atleti e spettatori che partecipano ai Giochi Olimpici, si potrebbe immaginare un forum internazionale delle città del mondo per la pace. Sulla stregua di quanto fatto durante Expo2015, quando è stato firmato il Milano Urban Food Policy Pact (quest’anno si celebra il decennale con un forum in città), si potrebbero riunire a Milano durante le Olimpiadi Invernali i sindaci di tutto il mondo, compresi quelli dei territori in guerra, per sottoscrivere un accordo di pace.

#5 Riscrivere il PGT con un vero dibattito pubblico

Pim – pgtmilano2030

Infine la patata bollente: la riscrittura del PGT. Oggi il settore dell’urbanistica è sotto attacco per via delle inchieste giudiziarie che hanno messo in ginocchio il mondo delle costruzioni immobiliari. Accantonato il «Salva Milano» dopo l’arresto di un ex dirigente comunale, occorre sviluppare il nuovo piano di governo del territorio partendo dal basso, dalla più ampia partecipazione possibile per raccogliere tutte le idee utili a costruire un impianto di regole che favorisca la trasformazione della città ma non a discapito e danno di chi ci vive.  

Si dovrebbero prevedere incontri e laboratori serali in tutta la città per poter discutere, fuori dai tecnicismi politici e giuridici, la strada migliore per cambiare in meglio Milano. Il costo si potrebbe aggirare attorno ai 50-100.000 euro.

Fonte: Gli Stati Generali

Continua la lettura con: Stop al «Salva Milano»: un’occasione per ripensare la città?

FABIO MARCOMIN

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Le nuove maxi terme di Milano prima dell’apertura: la Fotogallery di Andrea Cherchi

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Ph. Andrea Cherchi
Il Parco Termale urbano più grande d’Italia sta per inaugurare a Milano. In anteprima le immagini del “fotografo di Milano”, Andrea Cherchi
(foto andrea cherchi) In anteprima per voi 

 

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Le nuove maxi terme di Milano prima dell’apertura: la Fotogallery di Andrea Cherchi

Le prime immagini di De Montel – Terme Milano in via Achille a Milano a fianco dello stadio di San Siro. Aprono il 1 aprile 2025 e rappresentano una splendida riqualificazione di un luogo storico molto caro ai milanesi, le ex Scuderie De Montel del 1921.

Vediamo la Fotogallery di Andrea Cherchi

Ph. Andrea Cherchi
Ph. Andrea Cherchi
Ph. Andrea Cherchi
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Ph. Andrea Cherchi
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Ph. Andrea Cherchi
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Ph. Andrea Cherchi
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Ph. Andrea Cherchi
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Ph. Andrea Cherchi
Ph. Andrea Cherchi
Ph. Andrea Cherchi
Ph. Andrea Cherchi

 

 

Continua la lettura con: Alla scoperta di quelle che erano considerate le terme più belle del mondo

MILANO CITTA’ STATO

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Il termovalorizzatore in «stile Copenaghen» a Roma è sparito nel nulla

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Ph: startingfinance - Instagram

Tra i disservizi dell’AMA, gabbiani e cinghiali che si cibano della spazzatura e qualche cassonetto che ogni tanto prende fuoco, Roma sembra ostaggio della propria immondizia. Il progetto del termovalorizzatore sarebbe servito a risolvere questa grana? Se sì, perché non è mai stato realizzato?

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Il termovalorizzatore in «stile Copenaghen» a Roma è sparito nel nulla

# Il progetto: sullo stile di Copenaghen

Ph: castelliromaninews – Instagram

Nel 2022, durante un consiglio comunale straordinario, Roberto Gualtieri annuncia che si sta preparando la realizzazione di un termovalorizzatore per risolvere i problemi di Roma legati ai rifiuti. L’impianto si sarebbe dovuto realizzare nella zona di Santa Palomba e doveva essere simile a quello realizzato a Copenaghen, ovvero tecnologicamente all’avanguardia, con emissioni ridotte, sistemi di cattura della CO2, teleriscaldamento e recupero delle ceneri per materiali edilizi. L’operatività dell’impianto era prevista per il 2026. Ma ad oggi, marzo 2025, non sono neanche iniziati i cantieri.

# Situazione attuale? Tutto fermo

Ph: ama.roma – Instagram

Che cosa è successo al progetto? Ci sono stati diversi ritardi procedurali e burocratici, dovuti alla richiesta di perfezionamento del piano con oltre 600 osservazioni e l’intervento della Valutazione Ambientale Strategica. Ma a queste dinamiche, si devono aggiungere l’opposizione politica, guidata principalmente dal Movimento 5 Stelle, e sociale. Quest’ultima riguarda problemi logistici e infrastrutturali, segnalati dall’amministrazione regionale e che porta all’attenzione della giunta capitolina il rischio del congestionamento del traffico dovuto alla futura massiccia presenza di camion dei rifiuti nella zona. Oltretutto, si deve anche dire che le previsioni fatte sottostimavano i tempi di realizzazione di un termovalorizzatore: costruirne uno moderno richiede dai 4 ai 10 anni in contesti europei, mentre Gualtieri pretendeva di concludere tutto entro 4 anni (dal 2022 al 2026).

# La soluzione per i rifiuti romani, ecologica ed energetica: più impianti più piccoli disseminati per Roma

Ph: ama.romafanpage – Instagram

Le mancanze sono evidenti, eppure sarebbe fondamentale superarle e risolverle, lanciare un appello politico affinché questa diventi una proposta trasversale, per la quale ci si impegni a prescindere dal colore politico di chi guida la giunta capitolina. Se il progetto non può essere realizzato perché troppo impegnativo logisticamente, si potrebbe pensare ad una soluzione differente, magari alla creazione di più impianti di minore dimensione, che coprano grandi zone della Capitale senza la pretesa di centralizzare lo smaltimento in un solo punto. Dividendo la città in 4 fette in base ai punti cardinali, se ne potrebbero realizzare rispettivamente 4 nelle zone periferiche di riferimento.

È necessario fare questo perché quello dei rifiuti è un problema reale per cui serve una soluzione concreta e adatta alle necessità attuali. Così facendo si può imparare a trasformare i nostri problemi in occasioni che ci proiettino in un futuro energeticamente indipendente ed ecologicamente sostenibile.

Continua la lettura con: 7 espressioni romane cadute in disuso

RAFFAELE PERGOLIZZI

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Video: i tre quartieri più colorati e vivaci di Milano

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Quartieri colorati

Milano è una città dal fascino elegante e moderno, ma anche capace di sorprendere con angoli vivaci e pieni di colore. In questo video viaggiamo tra le strade più suggestive e vi portiamo alla scoperta di tre quartieri che trasmettono energia, allegria e un’atmosfera unica.

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Hai un video di Milano da inviarci o segnalarci? Scrivici su info@milanocittastato.it (video del giorno)

FRANCESCA MONTERISI

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Video: dove si mangia il «panino più buono d’Europa» a Milano

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Video: Le 7 zone di periferia su cui scommettere a Milano per comprare casa

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Quartieri sicuri

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Citylife

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I bunker nascosti sotto MilanoVideo: il «muro invisibile» che divide Milano est e Milano ovest

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I tre quartieri di Milano da ricostruire da zero

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Prolungamenti M1-M5

Video: si sale sulla METRO, si scende al MARE

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«Io vivo in una valle. Mia nonna vive da sola a Milano…»

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Salve,

Io vivo in una valle che dista da Milano un’ora e mezzo di auto. Mia nonna vive da sola a Milano e vorrei venirla a trovare quando posso. Io guadagno 1500 € al mese e al momento mi posso permettere solo una macchina Diesel euro4 che ho comprato mettendo da parte qualche soldo. Con quest’auto, durante la settimana, io non posso entrare a Milano. E nel week end, quando non c’è l’Area B, io lavoro.

Direte, usa il trasporto pubblico. Solo che da dove sto, tra autobus treno e metro il viaggio, che sarebbe di un’ora e mezzo in auto, arriva fino a quattro ore a tratta. Quindi per trovare mia nonna ogni volta, io dovrei metterci circa otto ore di viaggio.

Ditemi voi se questo ha un senso?

NICOLA

________________________________

Sarebbe meglio fare come Londra o New York: far pagare (poco) a tutti piuttosto che vietare l’accesso in auto ai più poveri. Parere di postino. 
 
 
 
IL POSTINO
 
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Continua la lettura con: «Come nuovo collegamento, dalla stazione di Milano Centrale suggerirei anche…»

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«Qualcuno di voi mi tradirà!»: nell’Ultima Cena c’è anche l’autoritratto di Leonardo

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Prima di Hitchcock. Anche Leonardo amava inserire se stesso nelle sue opere. 

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«Qualcuno di voi mi tradirà!»: nell’Ultima Cena c’è anche l’autoritratto di Leonardo

L’Ultima Cena è probabilmente l’opera più romanzata e investigata del mondo. Leonardo Da Vinci ha immaginato cosa doveva essere accaduto nei secondi successivi a quando Gesù dichiarò ai discepoli: “Qualcuno di voi mi tradirà!”.

Nell’affresco si vede la diversa reazione di ognuno degli apostoli alle parole di Gesù. Tra le reazioni più curiose c’è Pietro che stringe un coltello per essere pronto a giustiziare il colpevole chiedendo in giro chi possa essere, c’è Tommaso che chiede se forse può essere lui, altri sono stupefatti, mentre Giuda si defila.

L’altro Giuda, non il traditore, ma Taddeo, ha invece il viso di Leonardo che amava inserire la sua immagine all’interno delle sue opere.

Continua la lettura con: Come sono cambiati i treni della metro di Milano

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La foto del giorno: dove siamo?

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Ph. @_giroingiro_ IG

La foto del giorno: oggi siamo al Parco del Portello (Panchina più lunga del mondo)

Ph. @_giroingiro_

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Quando chiami lo 02.02.02 del Comune per risolvere un problema

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Come non detto. 
 

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Continua con: Quando perdi la 90 e ti metti a correre per prenderla alla fermata successiva

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Inghilterra: costruito un «nuovo quartiere tradizionale»: i tre stili per una nuova Milano

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Nel Regno Unito, un nuovo quartiere sta facendo parlare di sé per la sua capacità di unire tradizione e modernità. Ma cosa succederebbe se l’Italia, in particolare Milano, prendesse esempio da progetti come questo?

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Inghilterra: costruito un «nuovo quartiere tradizionale»: i tre stili per una nuova Milano

# Cecil Square a Stamford: l’architettura UK guarda al passato

Credits: ArchitecturalUprising (FB)

Nel cuore del Regno Unito, a Stamford, è stato recentemente costruito un quartiere che fa discutere per la sua straordinaria attenzione alla tradizione architettonica. Il nuovo sviluppo residenziale, chiamato Cecil Square, sorge su un sito di 1,5 ettari, dove un tempo si trovava lo stadio del club calcistico Stamford AFC.

Con i suoi 45 nuovi edifici, questo quartiere rappresenta un esempio di come si possa costruire in modo moderno senza rinunciare a un’identità radicata nel passato. Un progetto che ha come principio fondamentale il rispetto per il contesto storico e culturale, utilizzando un “Pattern Book” per comprendere l’architettura locale e le caratteristiche delle strade.

La comunità locale ha partecipato attivamente alla progettazione, ed è emerso un equilibrio tra innovazione e tradizione, un connubio che rende questo quartiere un esempio da prendere in considerazione per l’Italia.

# Milano: il laboratorio di design dove il passato non trova spazio

filieracasa IG – CItylife

In Italia, al contrario, sembra esserci una sorta di rinuncia all’uso degli stili tradizionali. Milano, città dal profondo valore storico e architettonico, è diventata un laboratorio di design moderno e internazionale. Il suo skyline, dominato da grattacieli futuristici e piazze moderne, è diventato l’emblema della metropoli globale, capace di mescolare stili e tendenze internazionali. Ma c’è da chiedersi: davvero Milano ha bisogno di diventare sempre più “internazionale” a scapito della sua identità? E se ci fosse un’alternativa?

Prendiamo ad esempio il quartiere Gae Aulenti e CityLife, due tra i progetti più recenti della città. Non si può negare che siano oggettivamente belli. L’architettura futurista e i grattacieli di CityLife, con le loro forme audaci, la sostenibilità integrata e gli spazi pubblici ampi e ben progettati, sono indubbiamente una realizzazione all’avanguardia.

Così anche Gae Aulenti, con il suo mix di modernità e funzioni urbane, ha dato nuova vita a un’area storica, diventando simbolo di Milano come città dinamica e in crescita. Tuttavia, una domanda rimane: quanto questi spazi sono “milanesi”? O, piuttosto, non sono un esempio di un’estetica internazionale che potrebbe trovarsi in qualsiasi città globale?

Non possiamo limitarci a guardare a progetti come CityLife o Gae Aulenti e dire “questa è Milano”. Dobbiamo andare oltre.

# A Milano è possibile un futuro che integri tradizione e innovazione?

Credits: Wikipedia

Prendiamo l’esempio della Sagrada Familia di Gaudí a Barcellona: un’architettura radicalmente nuova e radicalmente antica, ma che integra in modo sublime gli stili tradizionali con il contemporaneo (di allora), creando un’armonia tra antico e moderno che ancora oggi incanta il mondo. Perché non provare a fare lo stesso a Milano?

#1 I grattacieli gotici: immaginiamo, per esempio, grattacieli che non siano solo monumenti al design moderno, ma che, come il Duomo, siano adornati con statue, gargoyle e altre decorazioni che richiamano la tradizione gotica e rinascimentale. Grattacieli che non siano solo torri d’acciaio, ma veri e propri “palazzi viventi”, arricchiti da dettagli scultorei e architettonici che raccontano, per esempio, la storia di Milano.

#2 Il “dorico-popolare”: perché non progettare case popolari che non siano soltanto funzionali ma che integrino colonne doriche, richiami al classicismo greco e romano, portando una dimensione di bellezza anche negli edifici destinati ai ceti meno abbienti?

#3 Lo stile mitico-circolare per gli edifici pubblici: perché non pensare a edifici pubblici che, invece di limitarsi alla geometria funzionale del moderno, abbraccino la pianta circolare, come gli antichi templi romani o le costruzioni celtiche? Edifici pubblici che non siano solo contenitori di spazi, ma che raccontino storie, che evochino il passato con uno spirito nuovo, ma non banale, che non si accontentino di un estetismo vuoto, ma che diventino un richiamo continuo alla memoria storica della città.

Non si tratterebbe di tornare indietro nel tempo, né di riscoprire uno stile che non ha più senso nel contesto odierno, ma di integrare tradizione e modernità, in modo radicale, creando una Milano che non sia solo un posto dove si vive, ma un’opera d’arte a cielo aperto. Un’idea che potrebbe fare di Milano non solo una città internazionale, ma una città unica, capace di dare al mondo un nuovo modello di bellezza.

Continua la lettura con: Il Villaggio Olimpico in stile casermone sovietico: e quale sarebbe lo scandalo?

MATTEO RESPINTI

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I 7 hotel più prenotati su Booking a Milano

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ale.catanzaro IG - Hotel da Vinci

Ogni giorno Milano accoglie numerosi viaggiatori: si è confermata anche per il 2024 tra le 10 città più visitate d’Europa (all’ottavo posto). Ma quali sono le strutture che su Booking hanno ricevuto le migliori recensioni?

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I 7 hotel più prenotati su Booking a Milano

#7 Hotel Da Vinci (7,7)

ale.catanzaro IG – Hotel da Vinci

Immerso in un parco di 8.000 mq, l’Hotel Da Vinci sorge alle porte di Milano a 150 metri dalla Stazione di Bruzzano, che fornisce collegamenti diretti con il centro città, e offre un ristorante e un parcheggio privato. Moderno albergo a 4 stelle, l’Hotel Da Vinci propone camere ampie, eleganti, climatizzate e dotate di uno spazioso bagno decorato con piastrelle in mosaico, una TV a schermo piatto con canali internazionali, un minibar e la connessione WiFi gratuita. La struttura fornisce un bar e diverse sale riunioni adatte ad accogliere fino a 1.000 persone. Offre una reception 24 ore su 24, un concierge, il servizio in camera e mette a disposizione, per gli ospiti con un veicolo, un parcheggio gratuito.

Si trova accanto al Parco Nord: la struttura dista circa 9 km dal centro storico di Milano, 10 minuti in auto dal centro espositivo Rho Fiera Milano e 700 metri dalla Stazione della Metropolitana Comasina. Con un ambiente adatto alle famiglie e una varietà di servizi ideali, questo alloggio offre i migliori comfort e un ottimo rapporto qualità-prezzo. Il comfort e la soddisfazione dei viaggiatori sono garantiti, anche se i clienti l’hanno valutato 7,7: un voto penalizzato dal wi-fi “che non funziona bene”.

#6 Ibis Milano Centro (7,8)

ibismilanocentro IG

Situato a 350 metri dalla stazione ferroviaria e della metropolitana Repubblica e a 15 minuti a piedi dalla stazione ferroviaria di Milano Centrale, l’Ibis Milano Centro offre il WiFi gratuito e camere climatizzate e insonorizzate. L’hotel comprende 439 camere dotate di TV al plasma con canali internazionali e bagno privato. Il ristorante ‘Lineauno Bistro’ che propone piatti della cucina internazionale, mentre nella zona lounge-bar aperta 24 ore su 24 e affacciata sui giardini sono servite bevande calde e snack. La colazione è disponibile dalle 04:00 alle 12:00, mentre la reception è aperta 24h su 24h, inoltre, proprio dietro l’angolo, è presente una piscina comunale. L’Ibis Milano Centro dista 15 minuti in auto dall’Aeroporto di Linate e 50 km dall’Aeroporto di Malpensa.

#5 Starhotels Business Palace (8,0)

starhotelsbusinesspalace IG

Nato dalla conversione di un edificio industriale del 1900, lo Starhotels Business Palace è strategicamente situato nell’area est di Milano con comodi collegamenti con i trasporti pubblici e il cuore della città. Situato a soli 50 metri dalla stazione della metropolitana Porto di Mare e a 10 minuti a piedi dalla stazione ferroviaria di Rogoredo, lo Starhotels Business Palace vanta il WiFi gratuito in tutte le aree, un’ampia area all’aperto e una palestra con viste panoramiche sulla città. Ciascuna delle 255 camere e suite spaziose e climatizzate offrono ampi spazi con una suggestiva atmosfera chic metropolitana: sono progettate per essere un’oasi di relax dopo un’intensa giornata milanese, infatti, dispongono anche di menù di cuscini e letti Starbeds. ll ristorante ‘Il Borromeo by Eataly’ delizia il palato con ricette della tradizione mediterranea e internazionale, mentre l’atmosfera eclettica del bar ‘La Corte by Eataly’ è ideale per concedersi un buon caffè, un pranzo veloce o un cocktail fino a tarda sera magari giocando ai di tavoli da biliardo di cui è provvisto. Le 10 sale meeting offrono tutto lo spazio necessario per ospitare incontri di business ed eventi privati, mentre la fitness room all’11° piano regala una stupenda vista sullo skyline di Milano.

#4 Hotel Soperga (8,2)

Hotel Soperga

Soperga Hotel rappresenta una scelta molto frequente tra i viaggiatori che visitano Milano, con un ambiente tranquillo e molti utili servizi per farti trascorrere un soggiorno speciale. Situato a soli 600 metri dalla stazione ferroviaria di Milano Centrale e dalla stazione della metropolitana di Loreto, l’Hotel Soperga è servito da ottimi collegamenti e offre eleganti camere non fumatori e ricca colazione continentale. La famosa via dello shopping Corso Buenos Aires è raggiungibile in 10 minuti a piedi, il Duomo di Milano dista 5 fermate di metropolitana, mentre il centro espositivo Rho Fiera Milano è raggiungibile in 30 minuti.

Caratterizzate da colori caldi e pavimenti principalmente in moquette, le sistemazioni dell’Hotel Soperga dispongono di aria condizionata, connessione Wi-Fi gratuita offerta dall’hotel, mini-bar e TV satellitare con canali pay per view. Il personale è disponibile 24 ore su 24, per un consiglio sui ristoranti e locali della città, oppure per prendere un drink o un cocktail al bar dell’hotel o farselo consegnare direttamente in camera. Un ottimo luogo dove soggiornare quando visiti Milano grazie ai punti d’interesse come Dialogo nel Buio (2,2 km) e Quartiere Brera (2,4 km). Non troppo distante si trovano anche Villa Necchi Campiglio, la Pinacoteca Ambrosiana e la Basilica di Sant’Ambrogio.

#3 UNA Hotels Scandinavia Milano (8,3)

unahotels_scandinavia_milano IG

Situato a 200 metri dalla fermata della metropolitana Gerusalemme, utile per raggiungere il centro di Milano, l’UNA HOTELS Scandinavia Milano offre camere moderne con WiFi gratuito. Favorito da una posizione strategica e impreziosito da rifiniture lussuose, l’UNA Hotel Scandinavia soddisfa le richieste più esigenti della clientela business: 153 camere, fitness center con sauna, un ampio garage a disposizione dei clienti, 6 sale meeting in grado di ospitare fino a 170 persone. La struttura dista 1 km dal centro espositivo MiCo CityLife di Milano e 15 minuti di auto dal centro espositivo Rho Fiera Milano. Le camere dello Scandinavia sono dotate di aria condizionata, TV a schermo piatto, arredi in mogano e minibar, il bagno privato è completo di asciugacapelli e set di cortesia con prodotti a base di aloe. Il Giardino Bar & Restaurant by Una Cucina serve piatti della cucina italiana e internazionale, mentre presso il lounge bar potrete gustare bevande e snack. Ogni mattina è disponibile una colazione leggera a partire dalle 04:00 e la gustosa cucina del ristorante può essere apprezzata anche nel piacevole giardino, ideale per cene ed eventi all’aperto.

#2 J24 Hotel Milano (8,5)

j24hotel_milano IG

Il J24 Hotel Milano è un albergo a 4 stelle con 151 camere situato in viale Edoardo Jenner 24. La struttura si trova nel quartiere Niguarda, a soli 350 m dalla stazione della metropolitana Maciachini (MM3 – Linea Gialla), con la quale si può raggiungere comodamente con sole 7 fermate di metro, da Maciachini a Duomo, il centro di Milano.

L’albergo dista circa 2 km dalla stazione ferroviaria Garibaldi e 12 km dall’Aeroporto di Milano-Linate, lo scalo più vicino, e dispone di: un bar e 2 sale riunioni, camere accoglienti, curate e provviste di ogni comfort, dall’aria condizionata all’insonorizzazione, dal parquet  alla cassaforte, fino alla TV a schermo piatto e al Wi-Fi gratis. Il bagno è privato e comprende doccia, asciugacapelli, asciugamani e prodotti da bagno in omaggio. Al mattino vi attende una colazione a buffet con opzioni continentali, il personale della reception parla inglese e spagnolo, con disponibilità 24 ore su 24.

#1 Melià Milano (8,6)

meliamilano IG

Situato a soli 2 minuti a piedi dalla Stazione Metro Lotto, nel quartiere più dinamico e in più rapida crescita di Milano, vicino al quartiere CityLife e alla nuovissima zona di Parco Vittoria dove il Milan ha trasferito il suo leggendario museo.

La struttura si trova a meno di 2 km dallo Stadio di San Siro e a 8 fermate di metro dal Duomo di Milano e da Rho Fiera Milano. Il Meliá Milano è anche vicinissimo al centro espositivo MiCo Milano Congressi e offre ai suoi clienti la nuovissima THE LEVEL Lounge, la più grande d’Europa, con servizi che includono check-in e check-out privati, colazione privata e cocktail pomeridiani. Tutte le 56 nuovissime camere del Meliá presentano ambienti climatizzati con arredi e lenzuola di lusso, inoltre sono dotate anche di minibar, cassaforte e TV a schermo piatto con canali satellitari. Questo hotel offre una palestra accessibile gratuitamente 24 ore su 24 e spaziose camere con arredi eleganti. L’hotel ha reinventato tutto o quasi tutto, introducendo anche il nuovissimo Jigger Food & Cocktail Bar dove la fresca cucina mediterranea si combina con un’esclusiva selezione di drink premium e cocktail d’autore. Potrete anche gustare la colazione a buffet al ristorante Mami e cocktail d’autore e stuzzichini al bar Elyxr.

Continua la lettura con: L’hotel con i prezzi più bassi di Milano: una camera full service a 10 minuti a piedi dal nuovo quartiere Glam Chic

MARTA BERARDI

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26 marzo 2011. Viene inaugurata Affori Centro, stazione della M3: queste le sue 3+1 curiosità

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Ph. @christianmetta IG

26 marzo 2011. Viene inaugurata sulla linea 3 la fermata Affori Centro. Ma che in realtà centro non è. 

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26 marzo 2011. Viene inaugurata Affori Centro, stazione della M3: queste le sue 3+1 curiosità

wikipedia

26 marzo 2011. Alla presenza dell’allora Sindaco Letizia Moratti, viene inaugurata la fermata Affori Centro, stazione della M3. Eppure non è in centro, come invece suggerisce il nome.

A dispetto della denominazione, sorge nella zona meridionale del quartiere di Affori, il cui vero centro è piazza Santa Giustina. Le uscite si trovano in via Pellegrino Rossi.  

Leggi anche: 10 motivi per amare Affori, la periferia nobile di Milano 

# Altre curiosità sulla fermata di Affori Centro

  • nei pressi della fermata, in Via Pellegrino Rossi 52 si trova Casa Gigiotti dell’architetto Zanotti edificata nel 1926: un tempo era rossa ora tendente al rosa
  • ad Affori c’è un esemplare più che centenario (190 anni circa) di Platanus Acerifoli, situato all’incrocio tra via Astesani e via Affori. L’albero risale all’epoca della conquista napoleonica: si racconta che il Platano di Affori sia stato piantato in onore di una nobildonna milanese per cui Napoleone aveva perso la testa.
  • la chiesa di Santa Giustina, che si trova nel vero centro di Affori, conserva un bellissimo dipinto del 1500 realizzato da un allievo di Leonardo da Vinci: si tratta di una piccola copia della celebre Vergine delle Rocce

Continua la lettura con: 25 marzo: ritorna lo spettacolo del Fiume di Latte

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Se Milano non esistesse, quale sarebbe la nuova Milano? Le 5 preferite dai milanesi

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Le cure, Firenze - ph. @mcfarinata IG

Abbiamo chiesto ai milanesi quale città potrebbe ambire a ricoprire il ruolo di capitale economica del Paese. Vediamo le 5 sostitute secondo i milanesi. 

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Se Milano non esistesse, quale sarebbe la nuova Milano? Le 5 preferite dai milanesi

#1 Firenze, era la “Milano” del Rinascimento 

Credits Azamat Esmurziyev-unsplash – Firenze

L’altra Milano? Firenze. In fondo c’è stato un tempo in cui la Milano d’Italia era Firenze, quando la città toscana era la luce del Rinascimento. Come sottolineano però i milanesi oggi ha un problema: rispetto a Milano, manca quella spinta industriale e finanziaria che la renderebbe un vero motore economico. E se senza Milano la città del giglio tornasse agli antichi splendori? 

#2 Torino, la riserva pronta ad approfittare di una uscita dal campo di Milano

Credits: @russo_alice – Torino

Capitale d’Italia prima di Firenze, Torino ha già vissuto nel secolo scorso un’epoca da protagonista, tra l’industrializzazione e il boom economico. Negli ultimi anni ha saputo reinventarsi, puntando su innovazione, startup e cultura, anche se la crisi occupazionale e demografica ha colpito duramente e ormai è sempre un passo dietro Milano. Se Milano non esistesse, potrebbe ricoprire il ruolo di capitale economica? L’unica cosa che appare ai milanesi è che Torino sembra come quei giocatori messi in panchina con caratteristiche fotocopia al titolare. In questo caso, Milano. 

Leggi anche: Torino farà la fine di Detroit?

#3 Bergamo, il desiderio proibito di scalzare Milano 

superstar-pixabay -Bergamo

Se c’è una città che può essere considerata una piccola Milano, quella è Bergamo. Dinamica, produttiva, arrembante, con un centro storico di rara bellezza, con le mura Patrimonio dell’Unesco, e un’area industriale tra le più attive d’Italia. Negli ultimi anni ha saputo emergere come polo economico e culturale, avvicinandosi sempre di più allo stile milanese. Non è un mistero che sotto sotto la città orobica culli il desiderio di diventare la nuova Milano. 

Leggi anche: I 5 progetti che stanno rivoluzionando Bergamo: diventerà la «nuova Milano»?

#4 Verona, la più milanese delle città del Veneto

Credits Timo Wielink-unsplash – Verona

Una città molto cara ai milanesi. Forse la più milanese del Veneto. Con una posizione strategica invidiabile tra il nord e il centro Italia, nodo cruciale per i collegamenti verso l’Austria e l’Europa Centrale, un turismo in crescita costante e un tessuto imprenditoriale dinamico. Le manca solo un respiro più internazionale per competere davvero con Milano.

Leggi anche: I lavori straordinari nel Tunnel sotterraneo più lungo del mondo (che si sta costruendo in Italia)

#5 Bologna, la città dei giovani che deve affrancarsi dal provincialismo

CristinaLama-pixabay -Bologna

Bologna ha un’università tra le più antiche del mondo e una tradizione culturale e imprenditoriale che la rende unica, si trova infatti al centro della Motor Valley, dove hanno sede le industrie automobilistiche e motociclistiche più importanti del mondo. La sua vivacità intellettuale, l’attenzione per l’innovazione e il cibo iconico potrebbero trasformarla nella nuova capitale morale del Paese. C’è stato un periodo, a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, che per la sua capacità di attirare i giovani sembrava porsi come reale alternativa a Milano. Ma poi forse per provincialismo, forse per mancanza di coraggio, è parsa ripiegarsi troppo su se stessa. Forse senza Milano potrebbe passare dall’ombra alla luce?

Continua la lettura con: Le 7 «Milano d’Europa»: le città che contano più delle capitali

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L’Italia ha perso il sorriso: in Europa c’è solo questo Paese più triste di noi

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Designer AI

L’Italia scivola nelle retrovie della classifica sulla felicità, con solo un Paese europeo dietro di sé. Intanto, il Nord Europa si conferma al vertice. Vediamo i risultati del World Happiness Report.

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L’Italia ha perso il sorriso: in Europa c’è solo questo Paese più triste di noi

# I paesi del nord Europa si confermano i più felici

jsem.tereza IG – Helsinki

C’è sempre la Finlandia al primo posto tra i paesi più felici del mondo. Nel World Happiness Report 2025, pubblicato annualmente da un team interdisciplinare di ricercatori del Wellbeing Research Centre presso l’Università di Oxford in occasione della Giornata mondiale della felicità il 20 marzo, si conferma per l’ottava volta consecutiva in vetta alla graduatoria mondiale della felicità.

Top ten World Happiness Report

La top five della classifica guarda tutta verso il Nord Europa, nell’ordine troviamo infatti: Danimarca, Islanda, Svezia, Paesi Bassi.Nella top ten globale solo tre Paesi provano a insidiare il dominio europeo (Costa Rica, Israele e Messico), gli altri sono Norvegia e Lussemburgo.

# I fattori presi in considerazione

Fattori studio World Happiness Report

Lo studio, che ha misurato l’indice medio di felicità nel periodo tra il 2022 e il 2024, ha preso in considerazione sei principali fattori: il Pil pro capite, l’aspettativa di una vita sana alla nascita, il sentimento di libertà, il supporto sociale, la generosità delle persone e la percezione della corruzione. A questi si aggiunge una valutazione media su come le risate, il divertimento e le cose interessanti abbiano prodotto effetti positivi nel giorno precedente, e una su come i sentimenti di preoccupazione, tristezza e rabbia ne abbiano prodotti di negativi.

# In Europa solo il Portogallo è più triste dell’Italia 

thegap_media IG – World Happiness Report

L’Italia si posiziona in coda alla classifica a livello europeo con un punteggio di 6,41, in 21esima posizione, davanti solo al Portogallo. Viene superata, tra gli altri, anche da: Svizzera, Belgio, Austria, Germania, Regno Unito, Francia, Spagna e persino Romania. A livello mondiale occupa la 40esima piazza. Le bellezze naturali e culturali non bastano a renderla una Nazione felice, perchè soffre di una bassa generosità sociale, una percezione diffusa della corruzione e un sistema di welfare sempre meno in grado di soddisfare le esigenze della popolazione.

Continua la lettura con: «Milano è la città più felice d’Italia»

FABIO MARCOMIN

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I treni della metro di Milano: l’evoluzione dai 100/200 alla M4

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credits Wiki Wand

Il primo convoglio della metropolitana milanese ha compiuto il suo primo viaggio il 1° novembre del 1964. Da allora i treni si sono evoluti stando al passo con lo sviluppo della città, fino ad arrivare alla nuovissima M4. Vediamo insieme tutti i modelli.

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I treni della metro di Milano: l’evoluzione dai 100/200 alla M4

# I treni “Revamping” a “sagoma intera”

Le prime elettromotrici delle tre linee, 1,2 e 3, sono conosciute anche come tradizionali e “revamping”, proprio a seguito delle operazioni di revamping effettuate su alcuni treni negli anni 2000. Sono quindi elettromotrici di tipo metropolitano in servizio sulla Linea 1 della metropolitana di Milano.

#M1 dalla serie 100/200 alla 600/700

credits Wiki index

Sono stati 9 i diversi lotti costruiti dal 1962 al 1989 ed entrarono in servizio regolare il 1° novembre 1964. Si partì dalla serie 100/200, per poi finire con quella 600/700. I primi lotti erano dotati di fari sporgenti, porte scorrevoli e pantografi a rombo sulle motrici. Ad oggi, rimangono in servizio quelli del 4°-5° lotto e del 7°-9° lotto revampizzati.

Leggi anche: Due linee (e uno scivolo) per far passare la METRO sotto al Castello

#M2 dalla serie 300/400 alla 500, i primi miglioramenti

credits Wikiwand

I convogli per la linea 2 furono costruiti in 4 diverse serie divise in 6 lotti, dal 1970 al 1991. I lotti dall’1 al 3 disponevano di motrici serie 300/400, con rimorchiate di serie 2100/2500. Questi lotti erano caratterizzati da tre porte per lato, due finestre ogni porta e dalla seduta trasversale. Il lotto 4, invece, entrò in funzione nel 1981, ed era dotato di motrici serie 400 e rimorchiate serie 2500. L’ultimo lotto, entrato in scena nel 1991, disponeva addirittura di quattro porte per lato e della seduta longitudinale.

Leggi anche: M2: 7 RECORD CURIOSI che forse non sai della METRO dell’HINTERLAND

#M3 dalle serie 8000 alla 8100 con i primi treni intercomunicanti

credits Metro Milano

I treni della M3 furono costruiti in due lotti distinti, dal 1989 al 2004. Il primo lotto disponeva di motrici di serie 8000 e rimorchiate di serie 9000. Su tutti i treni, ai due lati delle velette indicatrici interne, sono presenti degli indicatori luminosi a forma di freccia che indicano il lato di apertura delle porte nella stazione in cui si sta per arrivare.

Leggi anche: M3: 7 CHICCHE che forse non sai sulla METRO dei MONDIALI 

# 2009: arriva MeNeGhino, il primo treno di nuova generazione

credits Ferrovie.it

Nel 2009 ha debuttato nella metropolitana milanese Meneghino. Questo convoglio nacque su commissione dell’ATM per il rinnovo dei rotabili delle linee della metropolitana. Il soprannome fu coniato interponendo alle tre lettere dell’acronimo MNG (Metropolitana di Nuova Generazione, vero nome del convoglio) le vocali e ed aggiungendo in finale le sillabe -hino, per ottenere quindi il termine MeNeGhino. A sua volta, Meneghino prende il nome dalla tipica maschera del carnevale milanese. Il progetto venne presentato il 19 marzo 2009 sulla linea M1, dopo una serie di test e corse di addestramento.

# 2014: Leonardo, l’evoluzione del Meneghino in vista di Expo 2015

credits Ferrovie.it

Questo nuovo convoglio si basava sul precedente Meneghino e nacque in vista di Expo 2015. Ci fu un finanziamento di 220 milioni di euro, completamente a carico dell’azienda ATM, con i quali sono stati acquistati i treni. Il progetto è stato presentato nell’aprile 2014 in piazza del Duomo. Il primo convoglio è entrato in servizio il 23 dicembre 2014, seguito da altri 13 convogli prima dell’apertura di Expo 2015. le prime forniture hanno portato a 30 treni, di cui 20 destinati alla linea M1 e 10 destinati alla linea M2; a differenza di quanto avvenuto con il “Meneghino”, non sono stati realizzati esemplari del “Leonardo” per la linea M3.

Leggi anche: L’EVOLUZIONE del TRAM a Milano

# I treni della M5, primi a guida driverless

credits MM Spa

I treni della M5 sono stati i primi con un sistema di guida driverless, cioè a guida autonoma. Essi non dispongono della cabina per l’autista da nessun lato del convoglio, ma hanno solo un pannello di controllo da usare in caso di emergenza. Le banchine di questa linea sono lunghe solamente 50 metri, rispetto ai 110 delle prime tre linee di Milano. Un’altra peculiarità interessante è il fatto che le carrozze hanno anche sedute a salotto e altre richiudibili. Ad oggi sono 21 i convogli in servizio sulla M5.

Leggi anche: Le ESTENSIONI FUTURE delle linee della METROPOLITANA

# I convogli della M4, con banchine di soli 50 m

credits MilanoNews

I treni della M4 sono dotati di guida completamente automatica e di porte di banchina che si aprono all’arrivo dei treni solo quando essi sono totalmente fermi e perfettamente allineati. Il sistema è quindi analogo a quello della M5, controllato unicamente da un unico centro operativo. Le banchine sono lunghe 50 m (come quelle della M5) e sensibilmente più corte di quelle delle prime tre linee (110 m)

Continua la lettura con: La «Cattedrale del Movimento»: tre curiosità sulla Centrale, la stazione in stile “assiro-milanese”

ANDREA PARRINO

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Milano si conferma tra le 10 città più visitate d’Europa

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Istanbul - ph. @ ilkinkaracan IG

Ancora una volta tra le città più visitate d’Europa, grazie alla sua posizione strategica e alla continua offerta di eventi di richiamo internazionale. Questa la classifica elaborata da geostatista.

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Milano si conferma tra le 10 città più visitate d’Europa

#10 Berlino (6.195.800 di turisti)

pixabay-Kai_Vogel – Berlin cattedrale

Apre la ton ten Berlino, ancora oggi un centro pulsante di creatività e storia. Con i suoi 6.2 milioni di visitatori, la capitale tedesca ha il merito di saper mescolare passato e futuro. Dai resti del Muro di Berlino alla modernità del Museo di Arte Contemporanea, Berlino ha saputo reinventarsi come città cosmopolita, ma pur sempre legata al proprio passato. Una capitale che non ha paura di essere controversa, dove la storia non è solo quella che si studia sui libri, ma si vive nelle strade, nei muri, nei musei, nelle gallerie e, naturalmente, nella sua scena musicale underground.

#9 Vienna (6.634.700 di turisti)

sjuzi_sue – pixabay – Prater Vienna

A Vienna il turismo è una dolce melodia che risuona tra i palazzi imperiali, i caffè storici e i concerti di musica classica. Con 6,6 milioni di turisti, la capitale austriaca non ha certo bisogno di presentazioni. La città sembra sospesa nel tempo, tra il Castello di Schönbrunn e il Teatro dell’Opera, ma non è mai noiosa. Ogni angolo di Vienna racconta una storia di potere, arte e cultura. È la città dei caffè, degli artisti e dei sogni, dove una passeggiata può trasformarsi in un viaggio nel passato imperiale dell’Europa.

#8 Milano (6.804.500 di turisti)

Credits Andrea Cherchi – Piazza Gae Aulenti dall’alto

Milano, con i suoi 6,8 milioni di turisti, si conferma tra le città più visitate d’Europa piazzandosi all’ottavo posto della graduatoria. Sebbene la città non sia certo un polo esclusivo di turismo come altre capitali europee, attira visitatori grazie alla sua offerta culturale e agli eventi internazionali. La moda e il design sono le sue vetrine, ma Milano è anche la città di monumenti storici come il Duomo e il Castello Sforzesco, e di luoghi emblematici come il Teatro alla Scala o i nuovi quartieri moderni di Citylife e Porta Nuova.

#7 Barcellona (7.016.600 di turisti)

Leonhard_Niederwimmer-pixabay – Barcellona

La Spagna ha la sua punta di diamante in Barcellona, che con 7 milioni di turisti si piazza al settimo posto. Il capolavoro di Gaudí è un richiamo irresistibile, ma Barcellona non è solo questo: è il sole che bacia le sue spiagge dorate, le ramblas che vibrano di vita, e la sorprendente energia della sagrada Familia, in continua evoluzione. La città catalana sa come mescolare storia, cultura, e divertimento, ed è proprio questa alchimia a renderla una delle mete più visitate in Europa. Un viaggio qui è una promessa di emozioni contrastanti, tra il profumo di mare e quello della cultura.

#6 Amsterdam (8.835.400 di turisti)

Amsterdam @pixabay

Con 8.8 milioni di turisti si issa alla sesta posizione Amsterdam. La città dei canali è il cuore pulsante di un’Europa sempre più “green” e all’avanguardia. Le biciclette, i musei come il Van Gogh Museum e il Rijksmuseum, e l’atmosfera rilassata della capitale dei Paesi Bassi sono solo alcuni dei suoi tratti distintivi. Ma è anche la città dove ogni angolo racconta di libertà, arte e modernità.

#5 Roma (10.317.000 di turisti)

Ph: noidiroma – Instagram

Roma, la Città Eterna, conquista la quinta posizione con 10,3 milioni di turisti all’anno. Chiunque abbia visto il Colosseo, il Pantheon o San Pietro, sa che Roma non è una città che si visita, ma una città che si vive. Ogni strada, ogni piazza ha qualcosa da raccontare. Dalle fontane barocche a quei vicoli che emanano storia e leggende millenarie, Roma è una meta senza tempo. È anche la città dove cultura e gastronomia si fondono in un’esperienza che non si dimentica, dove il cibo diventa un rito da assaporare in uno dei suoi tanti ristoranti tipici.

#4 Antalya (14.121.700 turisti)

pixabay-antalya- AysglAlp

Passiamo a Antalya, la città turca che conquista il quarto posto con 14.1 milioni di turisti. Spesso trascurata in favore di altre mete più celebri, Antalya è una delle gemme nascoste dell’Asia Minore. Spiagge mozzafiato, acque cristalline e una storia millenaria che affonda le radici nell’antichità greco-romana la rendono una meta ideale per chi cerca mare e cultura in un mix perfetto. Non è solo una città di vacanza, ma una destinazione che offre divertimento e scoperta in ogni angolo.

#3 Istanbul (14.715.900 di turisti)

Alpcem-pixabay – Istanbul

Istanbul, sul gradino più basso del podio con 14,7 milioni di turisti, è l’esempio perfetto di come una città possa racchiudere in sé due mondi: quello europeo e quello asiatico. È la città che attraversa i due continenti e lo fa con eleganza, storia e modernità. Il Palazzo Topkapi, la Moschea Blu, e il Gran Bazar sono solo alcune delle meraviglie che Istanbul ha da offrire. Un crocevia di culture, religioni e tradizioni che la rendono unica, una città dove ogni visita è un viaggio attraverso le sue contraddizioni affascinanti.

#2 Londra (19.090.000 di turisti)

Credits: chloeet96, IG

Londra è di un soffio al secondo posto con 19,09 milioni di turisti, una metropoli cosmopolita che continua ad affascinare il mondo. Il Big Ben, la Torre di Londra e il Palazzo di Buckingham sono solo alcuni dei suoi punti di forza. Ma Londra è molto più di questo. È una città che non smette mai di sorprendere, con i suoi mercati vibranti, i pub storici e le gallerie d’arte che offrono un concentrato di cultura, moda e diversità in ogni angolo. 

#1 Parigi (19.100.000 di turisti)

pixabay-pierre9x6 – Parigi

Parigi, con i suoi 19,1 milioni di turisti, si conferma regina incontrastata del turismo mondiale. La Torre Eiffel, il Louvre, e la Cattedrale di Notre-Dame sono solo alcuni dei luoghi che ogni anno incantano milioni di visitatori della città dell’amore. C’è il Quartiere Latino, con le sue stradine storiche, i Giardini delle Tuileries per una passeggiata rilassante, il Mercato delle Pulci di Saint-Ouen, un angolo perfetto per chi cerca pezzi vintage e curiosità. Parigi è la città dove arte, architettura, gastronomia e shopping si fondono alla massima potenza.  

Continua la lettura con: Milano è tra le 4 città in Europa che producono più ricchezza

MILANO CITTA’ STATO

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7 espressioni romane cadute in disuso

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Ph: alberto.sordi - Instagram

Da Gioacchino Belli a Trilussa, da Alberto Sordi a Carlo Verdone passando per Gigi Proietti, il romano – o forse meglio “romanesco” – è stata la lingua che ha caratterizzato grandi artisti della nostra storia. Non solo, quindi, un semplice dialetto, ma un vero e proprio veicolo espressivo composto di eccentricità, poeticità, sensibilità e, perché no, una giusta dose di spregiudicatezza. Ad oggi questa lingua è mutata moltissimo e tante espressioni tipiche sono andate perdute. Ecco quindi le 7 espressioni tipiche del romanesco ormai cadute in disuso.

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7 espressioni romane cadute in disuso

# Appizzare

Ph: gigiproiettigram – Instagram

Un tempo si diceva “me so’ appizzato du’ spicci” per dire che si aveva risparmiato qualche soldo, messo da parte magari in un momento di difficoltà per poterlo usare quando si restava a secco. Questo termine riflette quella che era la tipica parsimonia delle famiglie popolari romane, le stesse che hanno contribuito a creare l’immaginario collettivo relativo alla borgata. Ad oggi il termine è quasi totalmente perduto, soppiantato da termini più generici come “mettere da parte”.

# Cazzabubbole

Monumento a Gioacchino Belli – tripadvisor.it

Quante volte capita di dover ascoltare discorsi privi di sostanza o pieni di sciocchezze e luoghi comuni? Insomma, concentrati di fesserie, stupidaggini o, come si sarebbe detto a Roma, di cazzabubbole! Questo termine indicava esattamente questo e il suo suono buffo e musicale richiama perfettamente il suo significato. Ad oggi anche questa parola è stata sostituita da termini decisamente più generici.

# Frescà

Ph: alberto.sordi – Instagram

“Ao ma che me stai a frescà?” ogni tanto si sente ancora e forse qualche romano ancora lo riconosce. Questa è la tipica domanda che un romano poteva rivolgere a qualcuno che cercava di fregarlo o prendersi gioco di lui. Questa espressione richiama anche altri termini come “frescone” che indicano qualcuno con la testa tra le nuvole. Nonostante sia alquanto originale, si usa sempre meno in favore di termini spesso più volgari.

# Gnafà

Monumento a Trilussa – turismoroma.it

Un’espressione come “sto a gnafà tutto er giorno” indicava una giornata passata in totale pigrizia. Sebbene il concetto di ozio resti eterno, questa parola è caduta in disuso, lasciando spazio a modi di dire più attuali come “nun faccio niente“.

# Scarpinare

Ph: gigiproiettigram – Instagram

Un romano, per raccontare di una giornata in cui ha camminato tanto o ha battuto più strade o sentieri, poteva dire di aver “scarpinato” qua e là, per questo o quel borgo. Anche questa parola ha un suono che richiama vividamente il suo significato, anche perché in sé stessa contiene proprio la parola “scarpa”. Ad oggi non esiste una parola che l’abbia sostituita.

# Sguillà

Ph: carloverdone – Instagram

Dire “so’ sguillato per le scale” sicuramente non fa pensare a una bella esperienza. “Sguillare” in romano voleva dire scivolare o cadere rovinosamente, evocando un’immagine chiara e sonora dell’accaduto. Anche questa parola è scomparsa senza essere sostituita da un termine apposito.

# Zompare

Ph: alberto.sordi – Instagram

Sentire un bambino dire “zompa qua!” può farci pensare che stia giocando con un amico o che comunque si stia intrattenendo in un’attività fisicamente impegnativa. Questo verbo, decisamente vivace e dinamico, è oggi sostituito dal termine italiano “saltare”.

Continua la lettura con: I 7 luoghi da riqualificare a Roma

RAFFAELE PERGOLIZZI

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«Come nuovo collegamento, dalla stazione di Milano Centrale suggerirei anche…»

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Buongiorno,

Come nuovo collegamento, dalla stazione di Milano Centrale suggerirei anche una linea ferroviaria dedicata per Linate, visto che per l’80 per cento del percorso sarebbe già pronto.

Per completezza a quel punto anche Milano Garibaldi e Milano Bovisa via passante potrebbero entrare in gioco.

CLAUDIO T
 

________________________________

La ferrovia sarà la nuova metro. Occorre solo utilizzarla meglio e integrarla con la rete della metropolitana.
 
 
 
IL POSTINO
 
Vuoi segnalare qualcosa, fare una domanda, sfogare la tua creatività o la tua disperazione? Manda una mail a info@milanocittastato.it (Oggetto: I fatti nostri). 

Continua la lettura con: «Volevo raccontarvi l’odissea che migliaia di abbonati con tessera digitale atm stanno vivendo…»

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