A tavola con una vista mozzafiato di laghi, boschi e montagne. Ecco tre locali dove mangiare la tipica cucina lombarda, in alcuni casi con divagazioni fuori regione e oltre, seduti in terrazze, verande e giardini panoramici.
Tre rifugi con cucina lombarda e una vista spettacolare… a un’ora da Milano
#1 Polentoteca Chalet Gabriele con il panorama del Lago di Como, da grandi vetrate o da una spettacolare terrazza
Un ristorante con una vista mozzafiato, sul Lago di Como e le montagne circostanti, è la Polentoteca Chalet Gabriele a Bellagio. Le specialità sono i piatti di montagna come i pizzoccheri, sciatt, polenta e spezzatino. I tavoli si possono scegliere nelle sale interne con grandi vetrate affacciate verso il lago. Quando la stagione lo consente è disponibile anche una terrazza spettacolare con una vista unica sul lago di Como e le montagne. Si arriva direttamente in macchina.
#2 Trattoria Baita Belvedere, con veranda e terrazza sopra le colline di Bellagio
Un altro rifugio con veduta spettacolare, sulle colline sopra Bellagio in località Chevrio, è la Trattoria Baita Belvedere. Rinomato per la cucina tradizionale lombarda, con piatti caserecci come pizzoccheri, polenta e carni alla griglia, preparati con ingredienti locali, offre un’atmosfera rustica e accogliente, con arredi che richiamano la tradizione montana. Si può scegliere se sedersi in veranda, i posti sono pochi e occorre prenotare il tavolo in anticipo, oppure anche in questo caso in una stupenda terrazza per godere meglio della vista panoramica sul Lago di Como e sulle montagne circostanti.
#3 La Tinara del Belvedere, vista sui laghi briantei dalle vetrate del casale o dalla terrazza-giardino
La Tinara del Belvedere è un ristorante situato a Bartesate, una piccola località nei pressi di Galbiate, in provincia di Lecco. Immerso in un contesto tranquillo e rurale è raggiungibile con un breve tratto a piedi, dopo aver parcheggiato la macchina più in basso. Si può mangiare all’interno del casale del 1500 ristrutturato, con vetrate panoramiche, o nel giardino-terrazza affacciato sulle incantevoli acque dei laghi briantei. La cucina è quella tipica valtellinese, affiancata da piatti da tutto il il mondo come la paella valenciana.
L’attuale configurazione della linea circolare nel tratto est e nord della città presenta alcune criticità, che ne rallentano la corsa e che non permettono di servire degli snodi importanti di viabilità. Vediamo come questa idea lanciata tempo fa dall’economista Andrea Giorcelli potrebbe risolverle. La riportiamo confrontandola con quello che era il piano di riorganizzazione della linea previsto dal Comune.
La linea 90-91 sulla circonvallazione anche sul tratto Nord-Est? La proposta
# Un percorso in sede protetta che incroci Maciachini M3, Marche M5, Loreto M1
Il primo a lanciare la proposta per migliorare la linea filoviaria circolare di Milano, la 90/91, è stato l’economista Andrea Giorcelli: nessuno «nei decenni scorsi ha mai pensato, far passare le linee circolari 90 e 91, anziché sul percorso attuale da viale Lancetti a via Pergolesi, che continuerebbe a essere servito dalla linea 92 e altre linee, proseguendo invece sullo spartitraffico centrale di viale Jenner, viale Marche, viale Lunigiana, viale Brianza e viale Abruzzi».
Con questa modifica si avrebbero diversi vantaggi: un percorso con meno svolte, con minore perdita di tempo nel tragitto, verrebbe servita una tratta di circonvallazione attualmente scoperta da una linea circolare, ci sarebbe una maggior capillarità del livello di servizio complessivo, e si favorirebbe l’interscambio della stessa anche con 3 snodi importanti e le relative fermate metropolitane: Maciachini M3, Marche M5, Loreto M1.
Un ulteriore vantaggio sarebbe quello di riordinare tutti gli spartitraffico alberati dei viali interessati dal passaggio della linea e porre fine al degrado del parcheggio selvaggio.
# Le modifiche previste nel Pums del Comune di Milano: un nuovo percorso e cambio di denominazione
Già nel Pums (Piano Urbano della mobilità sostenibile) del 2017 del Comune di Milano, tra la varie linee programmatiche e riorganizzazioni future delle linee di trasporto pubblico, era stata prevista la riorganizzazione della 90/91. Nel progetto la linea dovrebbe cambiare nome in “L” e “M” sul percorso dell’attuale Cerchia Filoviaria della 90/91 con instradamento su percorso della 92 da Lodi a Loreto, nel tratto est, che verrebbe spostata sul percorso esterno oggi esercito dalla 90/91. Così si andrebbe a risolvere quindi la prima criticità.
Per quanto riguarda il tratto a nord secondo il piano resterebbe immutato passando sempre dalla Stazione Centrale. La futura riorganizzazione delle circolari della filoviaria, per la quale ancora non c’è una data, prevede una verifica dell’organizzazione dei capolinea di 90/91 e 92 in modo da evitare eventuali inefficienze. Tra le verifiche si potrebbe allora inserire la possibilità di spostare la linea su Viale Brianza e Viale Jenner per renderla una circolare a tutti gli effetti.
Un’imponente infrastruttura considerata un punto di riferimento sia per la sua estensione che per la sua importanza nella rete stradale locale. La sua costruzione, iniziata negli anni ’50, ha trasformato i collegamenti tra le città della regione, superando sfide tecniche e ambientali notevoli. Dove si trova, le caratteristiche e le curiosità di un’opera da guinness.
Lo straordinario ponte che “vola” sull’acqua per 40 chilometri
# Una struttura da record mondiale
Negli Stati Uniti c’è una delle opere ingegneristiche più affascinanti del mondo per il luogo dove è stata costruita: il Lake Pontchartrain Causeway nell’omonimo lago nel sud della Louisiana. Il ponte, in realtà si tratta di due ponti paralleli a due corsie realizzati nel 1956 e nel 1969, collega le città di Metairie e Mandeville, e con i suoi 38,42 km di lunghezza è riconosciuto dal Guinness dei Primati come il ponte più lungo al mondo su un corpo d’acqua continuo. Il ponte della Baia di Tsingtao in Cina, realizzato nel 2011, lo supera in lunghezza con i suoi 41,58 km ma non è interamente sull’acqua, si compone infatti di diverse sezioni unite tra di loro da tratti sulla terraferma.
# 9.500 piloni in cemento armato per renderlo sicuro in caso di uragani
L’architettura del ponte è progettata per durare e affrontare le sfide ambientali tipiche della Louisiana, tra cui uragani e tornado, in particolare in 9.500 piloni in cemento armato che lo sostengono. Durante l’uragano Katrina, che colpì pesantemente New Orleans nel 2005, è stata una infatti una delle due infrastrutture utilizzate dal solo traffico di emergenza quando le strade principali dirette alla città erano danneggiate.
Il Lake Pontchartrain Causeway è sopraelevato per consentire il passaggio delle barche nel lago sottostante, grazie a una sezione mobile e a una maggiore altezza nelle aree centrali, e presenta un design essenziale con le due sezioni parallele distanti 24 metri per ridurre l’oscillazione in caso di forti venti. Lungo il percorso sono presenti sette collegamenti tra i due ponti per passare da uno all’altro in caso di emergenza.
# Il pedaggio si paga solo in una direzione
Un aspetto particolare del ponte è il sistema di pedaggio, che funziona in modo unidirezionale. Gli automobilisti pagano il pedaggio solo verso sud lungo la sezione costruita nel 1969, viaggiando dalla parte settentrionale del lago verso New Orleans,per facilitare la raccolta dei fondi necessari alla manutenzione di tutta la struttura e ridurre il traffico nelle ore di punta, evitando lunghe file nei punti di pagamento. Nonostante il pedaggio sembri essere a senso unico, i costi per la manutenzione del ponte sono sostenuti da entrambi i flussi di traffico, grazie ai fondi raccolti in una sola direzione. Altre strutture simili negli Stati Uniti hanno adottato questo modello di pagamento.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
L’hinterland milanese è ricco di piccole località che, pur non essendo particolarmente famose, offrono angoli di tranquillità, storia e natura spesso ignorati dai milanesi stessi. Abbiamo chiesto ai milanesi quali fossero le località più sottovalutatedell’hinterland. Dai risultati emergono queste sette regine nascoste.
I 7 paesi «più sottovalutati dell’hinterland»: i 7 motivi per visitarli
#1 San Bovio: atmosfere rurali a due passi da Milano
San Bovio è una frazione di Peschiera Borromeo: una zona tranquilla e immersa nel verde del Parco Agricolo Sud Milano. Nonostante la vicinanza con l’aeroporto di Linate, qui si respira un’aria quasi rurale, grazie alle cascine storiche e agli spazi verdi che caratterizzano l’area. San Bovio offre una fuga dalla frenesia della città e un’occasione per riscoprire un ritmo di vita più lento, circondati dalla natura.
#2 Garbagnate Milanese: in mezzo a boschi, brughiere e prati
Garbagnate Milanese si distingue per il Parco delle Groane: una vasta area naturale protetta che si estende per chilometri, ideale per escursioni a piedi o in bicicletta. Il parco offre paesaggi suggestivi, caratterizzati da boschi, brughiere e prati che contrastano con l’urbanizzazione circostante. Garbagnate è anche sede dell’Ospedale Salvini, uno dei principali centri sanitari della zona, che contribuisce al benessere della comunità locale.
#3 Carpiano: dove il tempo si è fermato al Medio Evo
Carpiano è un piccolo borgo nella campagna a sud di Milano. Qui, il tempo sembra essersi fermato: il paesaggio rurale e le strade tranquille offrono una vera e propria oasi di pace. Il Castello di Carpiano, una dimora storica risalente al Medioevo, domina il paese, anche se non è aperto al pubblico per visite. Carpiano è il luogo ideale per chi cerca una pausa rigenerante in un contesto rurale e autentico.
#4 Cassina Nuova: un’oasi di pace
Cassina Nuova, frazione di Bollate, è una tranquilla zona residenziale circondata da spazi verdi. Il vicino Parco della Balossa, un’area naturale lungo il torrente Seveso, è una delle principali attrazioni per chi ama la natura. Pur non essendo una meta turistica rinomata, Cassina Nuova offre un ambiente familiare e tranquillo, perfetto per chi desidera sfuggire alla frenesia cittadina senza allontanarsi troppo da Milano.
#5 Cusano Milanino: il quartiere giardino
Cusano Milanino è celebre per il suo Quartiere Giardino, un esempio unico di urbanistica risalente agli inizi del Novecento. Questo progetto mirava a creare un equilibrio tra abitazioni e natura, con villette immerse nel verde e strade alberate. Passeggiare per Cusano Milanino significa immergersi in un’atmosfera calma e piacevole, lontana dal caos urbano, ma sempre vicina alla metropoli.
#6 Bresso: in volo sopra il Parco Nord
Bresso, ai confini di Milano, è una città che offre molto ai suoi abitanti e ai visitatori, soprattutto grazie alla vicinanza con il Parco Nord: il grande polmone verde di Milano, uno dei più estesi della Lombardia che offre una vasta gamma di attività all’aperto, tra cui percorsi per correre, camminare o andare in bicicletta. L’aeroporto di Bresso, utilizzato principalmente per voli turistici e scuola di volo, aggiunge un elemento di curiosità e fascino a questa zona, rendendola unica nel suo genere.
#7 Rozzano: oltre la fama sinistra c’è molto di più
Tra le più sottovalutate non può certo mancare questa piccola città purtroppo al centro di una fama da “Guerrieri della Notte”, spesso esagerata. Rozzanoè invece una cittadina in continua evoluzione. Oltre a essere la sede dell’ospedale Humanitas, un centro d’eccellenza per la sanità, Rozzano offre anche numerosi spazi verdi. Il Parco 2 Giugno è uno dei principali luoghi di svago per i residenti, con ampi spazi per passeggiate e attività all’aperto. Rozzano sta vivendo un’importante fase di riqualificazione urbana, che mira a migliorare la qualità della vita e rendere la città più attrattiva.
Le 7+1 cose di Milano che sono una figata pazzesca
#1 Cenare in qualsiasi posto del mondo
Una metropoli multietnica come Milano non può che essere tale anche a tavola: Giappone, Cina, Africa, Libano sono solo alcune delle mete che si possono scoprire a tavola. Perché a Milano si può viaggiare restando a Milano.
#2 Da un capo all’altro della città in poco tempo
In tram, in metro, sono garantiti gli spostamenti in ogni angolo della città e tra l’altro in poco tempo. Può essere perfino divertente e utile a conoscere la città ancora meglio.
#3 Le continue scoperte
Capita spesso quando si ha più tempo libero, magari nel weekend. Si possono scoprire quartieri nuovi oppure riscoprire quartieri già conosciuti ma da una prospettiva diversa o ancora visitare quartieri che ancora non si conoscono abbastanza. A volte guardare all’insù permette di godere di scorci sorprendenti.
#4 I giovani, lo studio e i progetti
Chi studia a Milano lo sa. Le università milanesi sono tra le più prestigiose in Ita visionarielia e soprattutto permettono di trovare lavoro più facilmente al termine degli studi. Ciò permette di non perdere tempo e di avere progetti ben precisi e mete che si possono raggiungere.
#5 Aperitivo
È la panacea di tutti i mali, la tappa imprescindibile a fine giornata. La scelta è vastissima, ci sono drink per tutti i gusti e per tutte le tasche. Un modo per staccare la spina, conoscere gente e riappacificarsi col mondo.
#6 Sentirsi cittadini del mondo
La posizione geografica di Milano consente di spostarsi in Italia o all’estero in pochissimo tempo e con ogni mezzo, se non è questa una figata pazzesca…
#7 Tirarsela un po’
Chi non se l’è tirata un po’ nel dire che vive a Milano mente. Capitale della moda, della finanza e dell’economia, del design e del fine dining. Dire che si è di Milano è una figata pazzesca.
#7+1 Non annoiarsi mai
Teatro, cinema, eventi, manifestazioni, week dedicate a qualunque cosa, a Milano è davvero impossibile annoiarsi. Ora poi, con l’arrivo dei primi freddi è ancora più stimolante conoscere la città attraverso i suoi numerosi eventi culturali. Vietato stare a casa.
Le donne milanesi SONO! Partendo da questa certezza ci sono alcune cose nelle non milanesi che le destabilizzano.
7 cose che una milanese detesta nelle NON milanesi
#1 L’aria trasandata
Quelle che escono di casa senza essere in ordine. Quelle che sembrano essersi vestite al buio, che hanno la pinza in testa, oggetto vietatissimo fuori dalle mura domestiche ma che ogni donna possiede nel segreto della sua toilette.
#2 Le femmine veraci
Una milanese non esterna un fascino genuino, non ammalia per i suoi fianchi. Qui non esistono le “Sofia Loren”. Al nord la donna si propone come un’eterea rappresentante delle battaglie sulla parità dei sessi quindi esporre gli attributi tipici della femmina appare un’involuzione.
#3 La poca sobrietà
A differenza delle trasandate, le poco sobrie si agghindano come alberi di Natale. Una vera milanese sa molto bene che neppure alle serate più importanti bisogna eccedere nell’abbigliamento perché farebbe pensare che di momenti del genere ne hai uno all’anno invece tu devi arrivare ad un party come se fossi lì per caso, giusto un salto dopo l’ufficio.
#4 Il volume di voce alto
Le non milanesi, che siano del sud o straniere, parlano e ridono come fossero ragazzine pure a 50 anni. Anche questo appare come un’eccesso di spontaneità, gratuita. Dalle nostre parti di impara fin da piccoli a gioire e soffrire in silenzio soprattutto sui mezzi pubblici, per carità.
#5 Quelle che si sposano i milanesi
Ma come? Cosa avranno le giapponesi più di noi o le romane, con quella parlata così aperta. Non ci capacitiamo del fatto che pur essendo donne emancipate, eleganti, ironiche e milanesi…un uomo si innamori di una belga.
#6 Le lavoratrici indomite
Le milanesi sono convinte di essere il simbolo dell’emancipazione femminile declinata nel lavoro. Credono che il resto delle italiane “lavoricchi” così quando conoscono una persona che si fa il mazzo rimangono inebetite. Ma hanno il “pensiero salvataggio”: si dicono che nessuna come loro riesce a lavorare sodo rimanendo una madre presente ed una donna elegante.
#7 Le finte milanesi
Quelle che, nate altrove, si spacciano per milanesi doc. Allora meglio quelle che fanno outing. Siccome è impossibile eguagliare una vera milanese, allora scegli la via della diversità netta. Se no è come far passare la crema spalmabile alla nocciola per la Nutella.
Riscaldare luoghi pubblici con il calore delle persone? Qui lo hanno fatto
# Il corpo umano è una delle fonti di calore più presente negli edifici
Tra le fonti di calore più presenti dentro agli edifici c’è sicuramente il corpo umano. A maggior ragione nei luoghi super affollati di persone come possono essere le stazioni ferroviarie. Spesso gli utenti in procinto di salire su un treno o di aspettare l’arrivo di un passeggero rimangono per diverso tempo nelle sale di attesa con gli occhi a puntare lo sguardo sul tabellone degli orari. Per questo motivo in alcune città si è deciso di sperimentare alcuni sistemi per sfruttare il calore corporeo umano.
# La Stazione Centrale di Stoccolma riscalda un edificio di 17 piani
Uno dei tentativi andati a buon fine è stato quello nella Stazione Centrale di Stoccolma. sfruttando il calore delle circa 250.000 persone che la attraversavano ogni giorno. In questo modo si riesce a riscaldare un edificio di 17 piani chiamato Kungsbrohuset nelle vicinanze, contribuendo a ridurre il suo consumo energetico fino al 10%, i costi per il riscaldamento della stazione sono diminuiti del 25% e le emissioni inquinanti nell’ambiente esterno. Queste le parole di Toger Björk, responsabile tecnico di Folksam, proprietaria dell’edificio: “Preleviamo acqua di mare per raffreddare la ventilazione a Kungsbrohuset e nella Stazione centrale di Stoccolma. Quando l’acqua ritorna, è piuttosto calda (grazie al riscaldamento prodotto dal calore corporeo ndr). Quindi ricicliamo l’acqua per generare calore nel nostro sistema di teleriscaldamento“.
# A Parigi una stazione della metropolitana riscalda un palazzo di Rue de Beaubourg
L’edificio al numero due di Rue de Beaubourg a Parigi viene riscaldato grazie al calore prodotto dagli utenti che si muovono all’interno della vicina stazione metropolitana oltre che dai treni. La temperatura dell’aria all’interno del tunnel è di circa 10 gradi superiore rispetto a quella esterna. L’aria calda che passa attraverso una scala che collega il seminterrato dell’edificio al tunnel della metropolitana viene estratta e immessa in uno scambiatore di calore per produrre acqua calda, utilizzata poi per il riscaldamento degli ambienti”. In questo modo viene fornito fino al 35% del calore necessario per i 20 appartamenti del palazzo.
# Il Mall of America, nel Minnesota, è riscaldato dal calore dei clienti, dei lucernari e delle luci
Non ci sono però solo le stazioni, ma anche i centri commerciali. Il Mall of America nel Mennisota ha optato fin dalla sua apertura nel 1991 per non dotarsi di un riscaldamento centralizzato nonostante nel mese di gennaio le temperature medie siano di -15,5 gradi. Sfruttando il calore dal calore corporeo dei suoi oltre 109.000 visitatori giornalieri medi, quello proveniente dagli oltre 32mila mq di lucernari e dalle migliaia di luci e macchinari si riesce a mantenere una temperatura confortevole durante l’inverno. Per l’ingresso dei primi clienti basta già il calore generato tra gli 8 e i 12 dipendenti arrivati al lavoro nelle due ore precedenti l’apertura dei negozi.
# Un altro primato nel settore agroalimentare per Milano
Non c’è due senza tre. Milano fa suo un altro primato nel settore agroalimentare. Al pesce più fresco d’Italia e al mercato ortofrutticolo più grande per quantità di prodotti commercializzati, più di 1 milione di tonnellate l’anno, oltre che prima fonte di importazione per i mercati del Paese, si aggiunge quello della più grande gastronomia. Si trova a Limito di Pioltello, hinterland est milanese, nel principale stabilimento produttivo dell’Esselunga. Inaugurato nei primi anni ’60 ha festeggiato i suoi primi 50 anni di attività, anche se il primo reparto gastronomia è stato introdotto solo nel 1974 al supermercato di via Morgantini, record di precocità a livello italiano.
# Una superficie di 3mila mq: oltre 250 ricette proprie e 190 supermercati serviti
Lo stabilimento si estende su una superficie di 3.000 mq, nel corso degli anni ne sono stati realizzati uno a Parma per la realizzazione della pasta fresca e a Biandrate per la lavorazione dei prodotti ittici, e al suo interno sono realizzate quotidianamente 140 delle 250 ricette a brand Cucina Esselunga da 260 addetti e messe in vendita entro le successive 24 ore in base agli ordini ricevuti il pomeriggio precedente. Il restante 50% della produzionegastronomica è affidata ai punti vendita a partire dal 1990, quando sono stati aggiunti gli scaffali con le vaschette di piatti pronti take way, dove avviene anche la “rifinitura” di alcuni piatti.
In tutto sono 190 i supermercati serviti. Tra le preparazioni troviamo gli gnocchi, i piatti pronti, le tartine, il paté, il pesto, i sughi e i prodotti di pasticceria fresca. Per quest’ultima è stata creata una linea dedicata dal 2018, Elisenda, la cui produzione è affidata ad un laboratorio sempre all’interno dello stabilimento.
# Il piatto più venduto? La lasagna, con 5 milioni di porzioni annue, seguita dal cous cous
Il piatto più venduto al banco sono le lasagne:oltre 5 milioni di pezzo ogni anno, considerate il benchmark per la produzione su larga scala. Segue il cous cous con 2 milioni di porzioni annue, lanciato appena 8 anni fa. Tra i best seller, come singolo prodotto alimentare, c’è il pollo allo spiedo, 4 milioni di pezzi annui, e il prosciutto crudo con 75 milioni di fette.
Tra i piatti pronti anche le specialità gourmand come caviale e paella. Le ricette sono sviluppate da un’apposita équipe di chef e tecnologi a seguito di ricerche sulle specialità regionali, prendendo come benchmark il produttore locale top, e solo dopo aver superato l’esame di quattro team aziendali. Nel corso dei decenni il “menu” ha registrato delle modifiche ad alcune ricette perchè non più attuali, lo sostituzione di alcuni piatti con altri e l’aggiunta di cibi per seguire il trend di mercato, tra questo troviamo il sushi disponibile in 40 varianti.
# 700 ingredienti utilizzati, tutti presi dagli scaffali
Per le ricette tutti gli ingredienti vengono prelevati dalla scaffali dei punti vendita, sono 700 in totale, scelti tra quelli di migliore qualità e vengono usate solo materie prime non lavorate, senza ricorrere a semilavorati, e scegliendo fornitori capaci di garantire artigianalità e specializzazione. Il Prosciutto di Parma, ad esempio, arriva da sette produttori differenti, mentre il Parmigiano Reggiano è esclusivamente di montagna e acquistato solo in forme da fornitori selezionati annualmente.
Il progetto della Ferrovia dei Due Marimira a collegare il Mar Tirreno al Mar Adriatico, offrendo un nuovo asse ferroviario tra Roma e San Benedetto del Tronto. L’idea, nata nell’Ottocento, è stata rilanciata negli ultimi anni e rappresenta una speranza di sviluppo per i territori del centro Italia, molti dei quali colpiti dal sisma del 2016. Nonostante alcune fasi di progettazione siano state avviate, il destino dell’opera è incerto, con finanziamenti ancora incompleti e cantieri ancora al palo.
La «Ferrovia dei due Mari»: la grande opera rimarrà solo un sogno?
# Una nuova linea ferroviaria tra il Mar Tirreno e il Mar Adriatico
L’idea di collegare le Marche al Lazio risale alla prima metà del 1800, agli inizi della storia ferroviaria italiana, con un primo progetto datato 1878. Negli ultimi anni, il Comitato “Un Treno per Roma” e la sezione di Ascoli Piceno di “Italia Nostra” hanno mantenuto vivo questo progetto. La cosiddetta “Ferrovia dei due Mari” prevede la costruzione di un percorso che unirebbe Ascoli Piceno ad Antrodoco, attraversando comuni colpiti dal sisma del 2016, come Arquata, Amatrice e Norcia, oltre a importanti città d’arte del centro Italia. Un altro obiettivo è creare un collegamento diretto tra Rieti e Roma, completato dal tratto Rieti-Passo Corese.
# 135 km di nuova linea per collegare Roma a San Benedetto del Tronto
La realizzazione del nuovo tracciato ferroviario di 135 km, con un investimento stimato sino a qualche anno fa in 2 miliardi di euro, si aggiungerebbe ai tre percorsi già esistenti, portando la lunghezza totale a 221 km. Attualmente sono operativi 98 km di rete: 37,13 km sulla tratta Firenze-Roma, 28,36 km tra Terni e Sulmona e 32,58 km tra Ascoli e San Benedetto. Il progetto prevede la costruzione di quattro nuove stazioni ad Acquasanta Terme, Arquata del Tronto, Accumoli e Posta, oltre alla riqualificazione di tre stazioni già esistenti: Ascoli, Antrodoco e Rieti.
# Al momento è ancora in alto mare
Nel 2022 è stato presentato un studio relativo al tratto marchigiano da Ascoli Piceno fino al confine regionale tra Marche e Lazio, per un totale di 35 km di linea e utile a valutare gli effetti e gli impatti che la nuova linea ferroviaria produrrebbe sul piano economico e sociale. Di concreto non è però arrivato altro. Al momento si sa che l’intervento risulta inserito nel contratto di programma 2017-2021 e nel Piano Commerciale di RFI, con la linea che dovrebbe essere finanziata e realizzata nel periodo 2022-2026. Solo una parte delle risorse necessarie, però, sono state assegnate e quindi nessun cantiere è stato attivato: per lo studio di fattibilitàsono stati stanziati 40 milioni di euro, per quanto riguarda il nodo di Rieti non è arrivata invece alcune risorsa.
# L’ordine del giorno approvato alla Camera dei Deputati
Una flebile speranza che qualcosa possa smuoversi arriva dall’ordine del giorno approvato alla Camera dei Deputati, a prima firma dell’onorevole Giorgia Latini, il 30 luglio 2024. Impegna il Governo a valutare l’opportunità di stanziare risorse necessarie alla realizzazione della Ferrovia dei Due Mari. Un’infrastruttura importante perchè genererebbe un impatto positivo per lo sviluppo del turismo nel centro Italia, il fine ultimo è infatti quello di collegare anche tutti i borghi e le città sul tracciato prima di giungere nella capitale. Fra qualche anno si viaggerà quindi in treno da un lato all’altro dell’Italia o rimarrà un sogno ancora per un altro secolo?
Un sentiero adatto a tutti i livelli di esperienza, che si snoda tra affascinanti rivi e paesaggi alpini. Questa escursione accessibile e panoramica offre una scoperta unica dei tesori naturali della valle, tra conche d’acqua, spruzzi, pozze e laghetti d’acqua limpida e cristallina. Ecco dove si trova e come si sviluppa il percorso.
Tra torrenti, pozze e laghetti: il sentiero magico in mezzo all’acqua
# Il magico percorso nel cuore dell’Adamello tra torrenti, pozze e laghetti
Ponte su torrente, Amolacqua
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Ci troviamo nel Parco Naturale Adamello Brenta, a poco più di tre ore da Milano, a Carisolo in provincia di Trento. Dal piazzale del Rifugio Nambrone, a circa 1355 metri di altitudine all’inizio della Val Nambrone inizia un percorso suggestivo che affianca il fiume Sarca con un’acqua dalle mille sfumature: il sentiero Amolacqua.
Accessibile tramite una strada asfaltata e percorribile da tutti, data la sua durata di circa 45 minuti e l’assenza di dislivello, si snoda tra una serie di rivi che scorrono nella parte bassa della Val Nambrone, all’intersezione del Sarca d’Amola e del Sarca di Nambrone.
Amolacqua, pozza
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Si attraversano passerelle in legno sopra il torrente Sarca di Nambrone, fino ad arrivare al pascolo di Malga Amola, incontrando conche d’acqua, spruzzi, pozze, laghetti d’acqua limpida e cristallina.
# La spettacolare cascata Amola
Proseguendo oltre il pascolo di Malga Amola, il percorso si inoltra tra mirtillaie e conduce alla spettacolare Cascata Amola, con i suoi spruzzi rinfrescanti. Trattandosi di un percorso ad anello, dopo aver ammirato la cascata si ritorna al punto di partenza e per chi vuole è possibile proseguire a piedi lungo la sponda destra del torrente prolungando l’escursione. Questo tratto passa per gli antichi nuclei di “stali” e “tablà” della Sölva, Castalöt e Prà da l’Era, località famosa per la sorgente sfruttata per l’imbottigliamento dell’acqua commerciale sotto il marchio “Surgiva”, e a differenza del primo non è percorribile con passeggini e carrozzine
# La sosta al Rifugio Nambrone
Finita l’escursione si può fare sosta per rifocillarsi al Rifugio Nambrone, da dove parte il percorso, sul margine dell’omonima piana. Per arrivarci da Milano si prende l’A4 fino alla uscita Brescia Est, poi lo svincolo tangenziale est per Campiglio, la strada SS45 bis e infine proseguire lungo statale che attraversa la vallata fino al bivio per Rifugio Nambrone, Cornisello e Segantini poco di S. Antonio di Mavignola.
Cassa Depositi e Prestiti (CDP) punta su Milano per realizzare un «quartiere per anziani». Nell’area dell’ex Trotto (quartiere San Siro) sono in progetto 700 nuove unità abitative, a canone convenzionato e autosufficienti, dedicate al senior housing. Questo progetto rappresenta un passo significativo nello sviluppo di una città che si prenda cura dei suoi anziani, anche perchè la previsione del futuro è che Milano sarà sempre più una città di persone anziane e sole. Questo un punto di partenza: ma cosa serve a Milano per diventare da serie A per i senior?
Sorgerà il «quartiere per gli anziani»: cosa dovrebbe avere Milano per essere la città ideale per i senior?
# Il progetto: senior housing all’Ex Trotto
CDP punta forte su Milano per realizzare un «quartiere per anziani». Sorgerà nell’area dell’ex ippodromo del trotto di San Siro, dismesso nel 2012. L’intero progetto consiste in un nuovo polo abitativo urbano che potrà ospitare circa 3.000 persone. Al suo interno ci saranno 700 appartamenti come senior housing che saranno accompagnati da una serie di servizi dedicati a promuovere la socializzazione e lo scambio intergenerazionale, creando un ambiente vivace e dinamico.
# I servizi per gli anziani
Fondamentale per le persone anziane la possibilità di camminare in aree verdi. Una parte cruciale della riqualificazione prevede la creazione di spazi pubblici e verdi, con un investimento di circa 50.000 metri quadrati. Tra le novità, ci saranno un parcoa forma di anello in continuità con la pista del Trotto, un parco centrale e una rete di collegamenti tra le aree verdi. In aggiunta alla possibilità di disporre di ampi spazi per le passeggiate, ci saranno anche strutture commerciali, come il mercato urbano, spazi educativi e spazi sportivi. Il quartiere non sarà però un ghetto per la terza età: sarà infatti un luogo accogliente e vivace non solo per gli anziani, ma per tutti i cittadini.
I lavori dovrebbero iniziare entro la fine del 2025, con la consegna dei primi spazi prevista per il 2027. Giancarlo Scotti, AD di Cassa Depositi e Prestiti Real Asset SGR, ha affermato: «Con questo programma di investimento dedicato agli over 65 autosufficienti, diamo un ulteriore impulso ad un asset class ancora non consolidata in Italia». Questa iniziativa non è solo una risposta a una crescente domanda abitativa, ma anche un’opportunità per rigenerare un’area urbana e promuovere la socialità con un’attenzione ai cittadini senior.
Ma in vista di una Milano in cui gli anziani saranno una quota sempre più rilevante della popolazione, che cosa si potrebbe fare nell’intera città per migliorare la qualità della loro vita?
# Cosa si potrebbe fare di più per una Milano di serie A per la terza età?
Secondo le indagini della Città Metropolitana, al 2023 gli over 65 rappresentano il 22,9% della popolazione di Milano. Il progetto dell’ex Trotto rappresenta un primo passo, ma Milano può e deve fare di più per garantire una qualità della vita ottimale per i suoi cittadini anziani.
Ecco alcune idee per trasformare la città in un ambiente sempre più inclusivo e accogliente per i senior, tenendo in considerazione i punti raccomandati dall’OMS.
#1 Spazi comunali di incontro e scambio intergenerazionale
Il Comune potrebbe provvedere alla creazione di centri di socializzazione municipali in ogni zona di Milano, pensati per favorire l’interazione tra generazioni e promuovere un ambiente inclusivo e operoso per gli anziani.
Attività e tematiche specifiche: questi centri potrebbero essere distribuiti in quartieri densamente abitati e frequentati come Porta Venezia, Lambrate, Brera e Niguarda, offrendo attività di intrattenimento, corsi di formazione e eventi culturali dedicati ai senior. Ogni centro potrebbe avere tematiche specifiche, per esempio: laboratori di artigianato, corsi di cucina tradizionale, eventi di lettura, attività di giardinaggio urbano, corsi di pittura e arte, seminari sulla salute e il benessere.
Coinvolgimento delle scuole: il progetto potrebbe prevedere anche il coinvolgimento delle scuole elementari, con iniziative che metterebbero in contatto bambini e anziani. Le scuole potrebbero organizzare giornate tematiche settimanali durante le quali visitare i “nonni di zona“. Questi momenti di interazione potrebbero aiutare i senior a combattere la solitudine, creando legami significativi.
#2 Migliorare l’accessibilità, i trasporti e l’interazione con la tecnologia
L’accessibilità per le persone anziane è cruciale. Attualmente, marciapiedi sconnessi e mal mantenuti rappresentano un pericolo costante. Ecco alcune proposte per migliorare la situazione:
Sicurezza dei marciapiedi: le irregolarità nel pavimento possono causare cadute, che sono gravi per tutti ma in maniera particolare per i più anziani. Un programma di manutenzione regolare dovrebbe essere implementato per garantire marciapiedi sicuri e ben curati.
Presenza di vigili del traffico: aumentare la presenza di vigili del traffico nei pressi degli attraversamenti pedonali potrebbe garantire il rispetto delle norme di circolazione, che molto spesso, giocando sulla paura, vengono infrante in presenza di pedoni anziani.
Accesso alla metropolitana: un altro aspetto critico è l’accesso alla metropolitana, dove le scale ripide possono risultare difficili da affrontare per i più anziani. Potrebbe essere utile garantire che gli ascensori siano sempre funzionanti, sicuri e puliti. Sarebbe sicuramente utile predisporre un’assistenza dedicata per aiutare gli anziani a orientarsi nei sistemi di acquisto ATM.
Trasporti notturni: per garantire maggiore sicurezza agli anziani durante le ore notturne, si potrebbe valutare l’implementazione di un servizio navetta o tariffe taxi ridotte per gli anziani, invogliandoli a non chiudersi in casa la sera.
#3 Servizi di assistenza domiciliare e supporto organizzato
Per garantire un’adeguata qualità della vita agli anziani, potrebbe essere fondamentale sviluppare servizi di assistenza domiciliare pubblici. Milano potrebbe implementare un programma completo che offre supporto alle persone anziane che vivono da sole o in difficoltà. Si potrebbero prevedere:
Assistenza alle faccende domestiche: creare un servizio pubblico, composto principalmente da volontari, che aiuti gli anziani con le pulizie e la spesa. Questo non solo allevierebbe il peso delle mansioni quotidiane, ma consentirebbe anche di creare una rete di fiducia, e quindi contatto umano, tra gli anziani e i lavoratori incaricati.
Supporto psicologico: fornire consulenze psicologiche gratuite per affrontare la solitudine e migliorare il benessere mentale degli anziani. Soprattutto nei casi in cui la solitudine è più acuta, gli incontri di gruppo potrebbero fornire l’aiuto necessario per affrontare i momenti difficili.
Visite a domicilio: implementare un piano regolare di visite a domicilio da parte di volontari o professionisti della salute per controlli regolari potrebbe essere una soluzione ai problemi fisici e alla solitudine. Queste visite potrebbero prevedere sia monitoraggi della salute che semplici momenti di compagnia.
Gite e escursioni organizzate: introdurre un programma di gite misteanziani-studenti, magari settorializzato per municipio o quartiere, potrebbe combattere la “ghettizzazione degli anziani“. Organizzare una visita in un museo o un’escursione con ragazzi e giovani adulti potrebbe momentaneamente far dimenticare le difficoltà e restituire un pizzico di socialità.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
A quasi 10 anni dal completamento della linea M5 arriva il 12 ottobre l’apertura integrale della linea M4 fino al capolinea ovest a San Cristoforo Fs. Si pensa già a come estendere il percorso al di fuori dei confini comunali. Ecco i progetti approvati e allo studio.
M4 pronta alla mega inaugurazione: e già si pensa già al suo prolungamento…
# Il 12 ottobre si completa la linea con una giornata di festa
Sabato12 ottobre tutta la linea M4 apre al pubblico. Alle 8 stazioni e 7 chilometri, da Linate a San Babila, se ne aggiungono rispettivamente 15 e 8, portandola a un totale di 21 stazione e 15 km. Prevista una giornata di festa, come lo è stato quando la linea si è estesa fino a San Babila nell’estate 2023. In questo caso sono stati si prevedono live musicali nelle fermate della metro, giochi e attività per tutti negli spazi superficiali delle stazioni Coni Zugna, California, Bolivar, Gelsomini e Segneri e 17 spettacoli gratuiti in cinema e teatri gratis situati nei pressi delle nuove fermate.
Il Comune di Milano e ATM guardano però al futuro per portare la linea oltre i confini comunali.
# Verso est già approvato il piano di fattibilità per un’estensione di 3,1 km e 2 fermate
Il progetto più avanti è quello per allungare la linea ad est di 3,1 km con 2 fermate, Idroscalo e Segrate. Nel mese di dicembre 2023 la giunta di Milano ha approvato il Piano di fattibilità tecnica ed economica, anche se ai 420 milioni di euro già finanziati ne servono altri 44 milioni di extra costi dovuti all’incremento delle materie prime.
Il tracciato parte da Linate, passa sotto il bacino artificiale, e termina alla stazione di Segrate in predicato di diventare la Stazione di Porta Est per l’Alta Velocità, oltre che servire le linee regionali e suburbane. I passi successivi saranno nell’ordine: progetto definitivo, esecutivo, indizione bando e avvio lavori. Al netto della necessaria copertura finanziaria integrale, l’inaugurazione non avverrà prima del 2032.
# Sei ipotesi per portare la M4 in direzione sud-ovest fino a Trezzano sul Naviglio
In direzione sud-ovest, oltre la futura stazione di San Cristoforo FS, ci sono invece 6 ipotesi di prolungamento allo studio. La numero 4 spingerebbe la linea fino a Trezzano sul Naviglio con fermate con fermate che toccherebbero i comuni di Corsico, Buccinasco e Cesano Boscone. Gli altri scenari prevedono il prolungamento di una/due fermate a Buccinasco e Corsico.
In base alle ultime informazioni trapelata da Comune di Milano e Regione Lombardia opterebbero per una sola fermata aggiuntiva dal costo di 150 milioni di euro, perché meno impattante a livello di costi di realizzazione e di successivi costi di esercizio. Pare esclusa una stazione sfruttando i binari del deposito. Al momento non è stata presa nessuna decisione. Da tempo però non ci sono aggiornamenti.
Dopo la vicenda giudiziaria che ha visto l’azienda avere ragione su Trenitalia, è arrivato il certificato per far correre i treni sui binari di Arenaways, in collaborazione con la società spagnola Renfe. Queste le prime linee servite, quelle possibili in futuro e la livrea dei nuovi convogli.
# Ufficiale: Arenaways correrà sui binari (con Renfe), dopo la vicenda giudiziaria che le ha dato ragione nei confronti di Trenitalia
Arenaways, fondata nel 2006 da Giuseppe Arena, ex dirigente di Trenitalia, debuttò nel 2010 con un collegamento ferroviario tra Milano e Torino, includendo fermate intermedie come Vercelli e Novara. Una sfida in piena regola a Trenitalia, trattandosi di un servizio simile all’Intercity, e la volontà di diventare il terzo operato italiano aggiungendosi a NTV. Tuttavia, l’Ufficio per la Regolazione dei Servizi Ferroviari bloccò il progetto, sostenendo che avrebbe compromesso l’equilibrio economico di Trenitalia. Arenaways fu costretta a modificare il servizio, ma non riuscì a ottenere risultati soddisfacenti e presentò istanza di fallimento nel 2011.
Nel 2023, la Corte di Cassazione riconobbe l’abuso di posizione dominante di Trenitalia, sanzionandola con 300.000 euro. Dopo la sentenza la famiglia Arena, tramite la società Longitude Holding Srl, ha deciso di riprovarci e nei giorni scorsi è arrivata l’ufficialità: i treni potranno circolare.L’European Railway Agency (ERA) ha infatti assegnato il certificato di sicurezza unico, fondamentale per fornire servizi di trasporto passeggeri in tutta Italia. Non solo, il 20 settembre 2024 l’Agenzia della mobilità piemontese ha pubblicato l’elenco degli iscritti al sistema di qualificazione dei concessionari dei servizi del Trasporto pubblico locale e sotto sotto il cappello della holding Longitude, Arenaways compare nei registri in collaborazione con Impresa Ausiliaria Renfe Proyecto Internacionales.
Nel frattempo erano già stata accettata la proposta di riattivazione di due linee ferroviarie in Piemonte: la Cuneo – Saluzzo – Savigliano e la Ceva – Ormea. Entrambe le linee erano state sospese come servizio passeggeri: la prima dal 2020, usata ora solo per il traffico merci, e la seconda dal 2012, usata saltuariamente da treni turistici/storici.
Per la Cuneo – Saluzzo è previsto l’affidamento del servizio per 10 anni (120 mesi) a partire dal 1/1/2025, e un investimento di 40 milioni di euro da parte di Longitude Holding. Alle 5,55 il primo del 7 gennaio il primo treno da Cuneo, con fermate a Costigliole, Verzuolo, Manta, Saluzzo e arrivo a Savigliano alle 6,45. Il primo nella direzione opposta è previsto alle 6,12. Le ultime partenze rispettivamente alle 19,55 e Savigliano alle 20,12. In totale 20 corse giornaliere complessive nel periodo scolastico, alcune a servizio solo della la tratta Savigliano-Saluzzo.
La Linea Ceva – Ormea dovrebbe tornare in funzione dal 2026, con l’obiettivo di arrivare nel 2028 a mettere sui binari 10 treni al giorno.
# La suggestione Cuneo-Nizza, la “Ferrovia delle Meraviglie”
Dopo la Cuneo – Saluzzo – Savigliano e la Ceva – Ormea potrebbe esserci un ampliamento dell’attività di Arenaways nella provincia di Cuneo. Il prossimo passo potrebbe essere il servizio della “Ferrovia delle Meraviglie”, in attesa di una valorizzazione, come riportato da ferrovie.info. Sulla pagina Facebook “Ecomusée du Train des Merveilles” viene lanciata infatti l’indiscrezione di un possibile interesse per la linea Cuneo – Ventimiglia – Nizza, menzionando che “la società ha espresso interesse per un servizio turistico sulla linea del Colle di Tenda”.
# La sfida italo-spagnola a Trenitalia sulla tratta Milano-Torino, forse dal 2026, e altre direttrici compresa la Milano-Monaco di Baviera
Tutto questo potrebbe però essere solo un assaggio delle tratte servite in futuro. In base alle intenzioni nuova società ferroviaria le prime tratte che verrebbero coperte con il servizio alternativo a Trenitalia sarebbero le seguenti:
Roma – Reggio Calabria, Torino – Milano – Lecce,
Torino – Milano – Reggio Calabria, Roma – Venezia,
Torino – Milano -Venezia, Roma – Genova -Milano
quella internazionale Milano – Innsbruck – Monaco di Baviera via Brennero.
I collegamenti potrebbero partire all’inizio del 2026, con servizio Intercity e non alta velocità. Renfe sbarca quindi in Piemonte per costruire il quarto polo aggiungendosi con un servizio Intercity a Trenitalia, Italo e Sncf, quest’ultimo con i TGV in arrivo con nuove tratte in aggiunta a quelle esistenti.
In attesa di vedere i treni circolare Arenaways ha appena presentato all’InnoTrans di Berlino la livrea dei treni che sarà applicata dagli ATR 220 in servizio in Piemonte dal 2025. L’elaborazione è stata curata dallo studio olandese Railcolor Design e livrea si presenta con uno smile bianco su fondo blu, collocato sulla parte frontale della motrice. Massima attenzione è stata data all’identificabilità degli accessi per le persone con mobilità ridotta e le biciclette, al fine di renderne più facile l’individuazione anche su banchine affollate. I convogli saranno diesel di nuova generazione con 155 posti a sedere e servizi a bordo integrati, tra cui wifi e infotainment gratuiti.
Sono la “fuorisede spaesata a Milano”. Sono andata alla ricerca dei luoghi delle cinque canzoni più iconiche che siano mai state scritte e cantate per la città.
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Un’attrazione turistica molto poco valorizzata, nel cuore di Milano. Un tempo era una delle conche che consentivano la prosecuzione dei Navigli verso la Darsena. Come si presenta oggi, come funzionava e cosa serve per ripristinarla.
Mettiamo l’acqua all’Incoronata?
# I primi studi di Leonardo da Vinci per la Conca dell’Incoronata
Una perla di Milano poco valorizzata, oggi senz’acqua è confinata a mera funzione storica e museale, un tempo concadove transitava uno dei Navigli. Milanesi e turisti la incontrano passeggiando per Brera, la conca si trova in via San Marco, magari mentre si spostano verso Porta Nuova o la osservano mentre sono seduti a bere una birra negli spazi esterni del Carlsberg pub che si affacciano su di essa.
La Conca dell’Incoronata fu pensata per collegare il Naviglio della Martesana, aperto nel 1463, alla Cerchia dei Navigli. I primi studi a riguardo furono realizzati nel 1482 su richiesta di Ludovico il Moro da Leonardo da Vinci, che migliorò il sistema delle chiuse, anche se la sua costruzione avvenne circa 15 anni dopo, con il genio fiorentino a supportare come consulente gli ingegneri incaricati.
# Serviva alle barche per superare il dislivello tra il Naviglio della Martesana e la Cerchia dei Navigli
La conca serviva per collegare il Naviglio della Martesana a quelli nella cerchia, superando la differenza di livello tra i due corsi acquatici e consentire così la navigazione. Il primo proseguiva il suo percorso cittadino, ora interrato, verso sud-ovest superando Porta Nuova e passando prima le mura spagnole e poi il ponte delle Gabelle. L’altro nome era proprio Conca delle Gabelle in quanto primo “casello” dove i viaggiatori pagavano una gabella prima di entrare in città. Raggiunta la conca il corso d’acqua cambiava nome in Naviglio di San Marco dando origine più avanti al laghetto di San Marco, dove oggi c’è un parcheggio interrato e un distributore, per poi immettersi nella Cerchia dei Navigli attraverso la Conca di San Marco.
# Lo stop all’acqua con la copertura dei Navigli negli anni ’30 del ‘900
La mancanza di acqua nella conca si deve alla chiusura dei Navigli negli anni ’30, quando la città decise di interrare molti tratti per facilitare la viabilità urbana e ridurre i problemi igienici che la presenza di canali aperti comportava. Il manufatto è stato restaurato e mantenuto come sito storico ma non è più collegata al sistema idraulico attivo, e quindi l’acqua non vi scorre più. Il Naviglio della Martesana oggi, infatti, cambia bruscamente direzione verso sud-est giunto a Porta Nuova mutando nome in Cavo Redefossi e proseguendo il proprio percorso oltre Milano.
# Perché riempirla d’acqua solo in occasioni speciali?
La Conca dell’Incoronata è stata riconosciuta come opera monumentale con vincolo n. 553, ai sensi della Legge 1089/39 nel 1967 come il motivo di essere “unico resto del Naviglio Martesana nel suo tratto urbano, caratterizzato dalla sopravvivenza dell’ultimo ponte antico sul Naviglio, dell’ultima chiusa e della garitta, resti di originali attrezzature addette alla navigazione”. Rimangono visibili l’edicola di epoca risorgimentale e il sistema di chiuse formato dalle porte originali, disegnate da Leonardo da Vinci, mentre sono scomparse le tracce relative agli ormeggi per lo scarico merci. Il sistema a Porte Vinciane è adottato nelle chiuse di tutti i canali del mondo.
Per rivedere l’acqua scorrere di nuovo al suo interno senza arrivare alla soluzione più radicale di riaprire i Navigli, basterebbe riempirla di acqua, presente in abbondanza nella zona, come avvenuto in occasioni speciali, ad esempio per il Fuorisalone (vedi immagini sotto).
Questi i 5 migliori locali dove mangiare i piatti realizzati seguendo le classiche ricette della cucina tradizionale, secondo la celebre guida gastronomica del Gambero Rosso.
I 5 ristoranti milanesi simbolo della cucina tradizionale (secondo il Gambero Rosso)
#1 Frangente Milano: lo chef romagnolo Federico Sisti ha dato una rinfrescata ai piatti della tradizione
Una cucina autentica e senza compromessi quella di Federico Sisti al Frangente Milano, locale aperto nel 2022 che combina il suo amore per il surf e il mare. Lo chef milanese, originario della Romagna e sempre presente dietro il bancone del suo accogliente locale, propone un menù volutamente ridotto, con poche portate ma ben curate e dal sapore deciso e generoso. Tra le sue creazioni spiccano l’animella arrosto con purè di patate, bieta e zest di limone, la trippa con passata di datterini e Primo Fiore sardo, e i cappelletti con burro, aceto invecchiato sei anni e bottarga di tonno. Notevole anche la sua cotoletta alla milanese, alta e rosata, mentre la cantina con circa 50 etichette rende omaggio ai produttori fuori dagli schemi.
Indirizzo: via Panfilo Castaldi 4
#2 Osteria del Treno: un punto di riferimento per chi ama la cucina tradizionale lombarda
L’Osteria del Treno a Milano è un punto di riferimento per chi ama la cucina tradizionale lombarda. Spicca la figura di Angelo Bissolotti, una vera e propria memoria storica del locale, il cui bagaglio di aneddoti e racconti arricchisce l’esperienza gastronomica dei clienti. Il ristorante, caratterizzato da sale spartane con tavoli in legno scuro e pareti gialle che ricordano i dopolavoro di un tempo, offre un menù ricco di piatti tipici. Tra questi troviamo: le lumache alla lombarda preparate con erbette e acciughe, i mondeghili e il vitello tonnato. Tra le specialità figurano anche il classico risotto alla milanese, disponibile con o senza midollo, e le pappardelle al ragù di pecora bergamasca. Non mancano il manzo all’olio servito con purè di patate e il rognone trifolato, mentre, in stagione, la cassoeula rappresenta un must per gli amanti della cucina locale.
Indirizzo: via San Gregorio 46
#3 Ratanà: la cucina tradizionale reinventata ai piedi dei grattacieli di Porta Nuova
Ratanà, il ristorante milanese guidato da Cesare Battisti, ha saputo reinventare la cucina tradizionale in un ambiente unico, con un giardino che evoca feste paesane, circondato dai grattacieli del quartiere Isola. Nel menu spiccano piatti classici come i mondeghili al cartoccio e il risotto alla vecchia Milano con midollo, accanto a creazioni innovative come la trota dell’Adamello in carpaccio e la tartare di Fassona con aringa affumicata. Una specialità da ordinare con anticipo è la costoletta, mentre i dessert e la selezione di vini fuori dal mainstream arricchiscono ulteriormente l’offerta. All’orario di pranzo il ristorante propone una “schiscèta” a 24 euro, un’ottima opzione per un pasto di qualità a un prezzo contenuto.
Indirizzo: via G. De Castillia 28
#4 Trattoria del Nuovo Macello: un’istituzione gastronomica conosciuta per la sua cotoletta
La Trattoria del Macello è un’istituzione gastronomica che celebra quasi un secolo di vita, gestita dal 1959 dalla famiglia Traversone. Questa trattoria, la più tradizionale fra le trattorie milanesi con la sua atmosfera retrò, rappresenta il perfetto equilibrio tra cucina popolare e stile elegante. È conosciuta per la sua cotoletta alla milanese, considerata tra le migliori della città, frollata per 40 giorni, servita sia con osso che senza, mantenendo una consistenza rosata all’interno. Tra le altre specialità ci sono l’antipasto della casa per due persone e il risotto con stimmi di zafferano, burro superiore e formaggio Lodigiano riserva, riflettendo la tradizione culinaria regionale. Il locale propone una carta dei vini onesta e un menu a 55 euro oppure a 22 euro per un pranzo veloce.
Indirizzo: via Cesare Lombroso, 20
#5 Trippa in Porta Romana: premiata anche nel 2023 con la “chiocciola” di Slow Food tra le “Osterie d’Italia”
In zona Porta Romana, via Vasari 1 all’angolo con via Muratori, c’è Trippa. Questo locale elegante e informale, che ricorda le vecchie trattorie, è gestito dallo chef Diego Rossi, un professionista carismatico e rigoroso, che propone un menù che cambia ogni giorno, valorizzando la stagionalità e la tradizione. La cucina è prevalentemente lombarda anche se sono diverse le proposte alternative. Tra i piatti iconici figurano il vitello tonnato e la trippa fritta, ma ci sono anche opzioni vegane e novità fuori menù. La cantina è ricca di etichette artigianali. Nel 2023, Trippa ha ricevuto per il quarto anno consecutivo la chiocciola da Slow Food nella categoria “Osterie d’Italia”.
In base alle statistiche del Ministero dell’Interno, Milano risulta prima in Italia per numero di reati per abitanti. Però se Milano è da scudetto, Roma è da champions: quando si fa sera è la capitale meno sicura in Europa.
Se Milano piange Roma non ride: è la capitale meno sicura di sera in Europa
# Milano è prima per reati in Italia, Roma la capitale più insicura d’Europa
Milano è prima per reati in Italia in rapporto al numero di abitanti, 7.093 ogni 100mila, in base alle statistiche della banca dati interforze del dipartimento di Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno. La Capitale però non se la passa molto meglio: è al secondo posto con 6.071 ogni 100mila residenti. Non solo: secondo i risultati di una relazione della Commissione Europea sulla qualità della vita nelle città europee, Roma risulta la capitale meno sicura in Europa la sera.
# Dopo il tramonto meglio restare a casa: solo il 38% dei romani si sente sicuro (contro la media europea del 69%)
Il report copre le capitali e le altre principali città dell’Ue, dell’Associazione europea di libero scambio (EFTA), del Regno Unito, dei Balcani occidentali e della Turchia. In totale sono state realizzate su 71.153 interviste condotte in 83 città. Dai dati raccolti è emerso come appena il 38% dei romani intervistati ha detto di sentirsi al sicuro a camminare per strada la notte, una percentuale sensibilmente inferiore alla media europea del 69%.
# Ultima in Europa anche per l’affidabilità dei trasporti pubblici
Passando ai servizi le cose non migliorano, anzi. Roma, sempre secondo la stessa indagine, è la città che ha ottenuto la valutazione più bassa anche per l‘affidabilità del trasporto pubblico: solo il 45% ha dichiarato di essere soddisfatto, quasi la metà rispetto alla media europea dell’83%.
Un gioiello nascosto tra le montagne caratterizzato da uno straordinario colore turchese. Circondato da sentieri e boschi, rinomato per la sua purezza, è un rifugio ideale per gli amanti della natura e anche della storia grazie alla presenza di uno dei borghi più belli d’Italia.
Il lago con le acque turchesi: «il più pulito d’Italia» a tre ore da Milano
# Un gioiello nascosto tra le montagne del Trentino
Immerso in un contesto naturale incontaminato, il Lago di Tenno, in Trentino-Alto Adige, è un piccolo lago alpino che appare come un gioiello incastonato tra le montagne. Questo specchio d’acqua a tre ore da Milano è conosciuto per il suo straordinario colore turchese, che cambia tonalità a seconda della luce e delle stagioni, rendendolo un vero spettacolo per i visitatori. Il lago si trova a 570 metri di altitudine alle pendici del Monte Misone, e la sua origine risale al 1100 d.C., quando una frana bloccò il corso di un torrente, dando vita a questa meraviglia naturale.
# Il lago dolce più pulito d’Italia
Una delle caratteristiche che rendono il Lago di Tenno unico è la sua purezza. Considerato il lago dolce più pulito d’Italia, come rivelato da una ricerca della Fondazione Agnelli, le sue acque cristalline sono ideali per chi cerca un ambiente incontaminato dove nuotare o rilassarsi in tranquillità. Nel 2024 ha ricevuto anche l’importante premio Bandiera Blu per la salubrità delle acque, l’attenzione all’ambiente e i servizi sostenibili. La qualità dell’acqua è mantenuta grazie alla scarsità di abitazioni e strutture intorno al lago, che lo proteggono dall’impatto umano.
# Un paradiso per gli amanti della natura con un ponte tibetano di 100 metri sospeso sul fiume
Un’oasi di pace e un punto di riferimento per gli escursionisti e gli amanti della natura. Circondato da sentieri e boschi, è il luogo perfetto per passeggiate all’aria aperta, con percorsi che conducono a scorci panoramici mozzafiato. Nei pressi del lago c’è un ponte tibetano lungo circa 100 metri e sospeso a 50 metri di altezza sopra il torrente Riva, offre spettacolari vedute panoramiche sul lago e sulle montagne circostanti. Durante l’estate, il lago diventa una meta ideale per chi cerca refrigerio, mentre d’inverno, l’ambiente circostante assume un fascino selvaggio, rendendolo incantevole in ogni stagione.
# Il borgo di Canale, tra i più belli d’Italia
Oltre la natura c’è anche la storia dell’affascinante borgo medievale di Canale, una frazione di Tenno, a 600 metri sulle colline che sovrastano il lago. Inserito nell’elenco dei “Borghi più belli d’Italia” per la sua bellezza paesaggistica, la preservazione della tradizione architettonica e l’atmosfera autentica, si caratterizza per stradine strette e acciottolate, case in pietra e i caratteristici avvolti, che collegano le abitazioni l’una all’altra. A dominare il capoluogo del comune c’è Castel Tenno, testimonianza storica e punto di vista privilegiato sulla valle circostante.