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MILANO è BELLA PERÒ… quello che dicono quelli che NON VIVONO QUI

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Quello che dicono di Milano quelli che se ne stanno alla larga. 

MILANO è BELLA PERÒ… quello che dicono quelli che NON VIVONO QUI

#1 …non ci vivrei

Credits: @andreacherchi_foto
Milano grattacieli

Un classico del bispensiero orwelliano. Milano è bella ma non ci vivrei. Senza spiegazioni. A questa affermazione basta rispondere con un “perchè?” per innescare un cortocircuito di scuse, spesso sconnesse con la realtà. Provateci. 

#2 …c’è troppo traffico

credit: chiamamilano.it

Molti che vivono fuori immaginano Milano come questa foto sopra. Più che una città un ingorgo perpetuo. In effetti del vero c’è: la Città Metropolitana di Milano conta circa 3,4 milioni di abitanti, quotidianamente si muovono attraverso la città quasi 6 milioni di persone perché è un enorme polo di attrazione. Il traffico è inevitabile ma si ha il vantaggio di avere la più efficiente rete di trasporti d’Italia che permette di spostarsi velocemente e senza stress. In più i molti mezzi in sharing consentono ormai di muoversi agilmente sempre che restare imbottigliati nel traffico non sia una scelta. 

#3 …manca l’aria, ci sono troppe case

Milano “è bella, ma manca l’aria”. Una sensazione che hanno molti di quelli che arrivano da fuori, magari da piccoli paesi, è che l’alta concentrazione di edifici spesso con molti piani rendano la città soffocante a tal punto da farsi mancare il respiro. La qualità dell’aria purtroppo è una piaga di Milano, forse la peggiore. Però quello che molti che vivono fuori non capiscono è che non dipende dalle troppe case: il problema di Milano è comune a tutta la pianura padana nei mesi freddi. Anzi, spesso le zone più inquinate sono proprio quelle a sud di Milano, anche se con poche case. 

#4 …non c’è il mare

Credits: Andrea Cherchi

Frase molto quotata tra chi vive negli atolli del Pacifico. Non solo. Viene spesso usata anche da chi il mare non lo vede neppure con il cannocchiale. E’ vero, a Milano non c’è il mare. Ma forse è una fortuna perchè se ci fosse non sarebbe un granché e poi ci sarebbe meno voglia di andare a trovarlo. Questo è il bello di Milano: che quello che non hanno i milanesi se lo vanno a prendere.  In poco tempo si può raggiungere non solo un mare stupendo ma anche colline, laghi e montagne, non c’è altra città italiana, forse d’Europa, in una posizione così strategica delle bellezze della natura.

#5 …costa troppo

Via Montenapoleone

Milano è senza dubbio la città più cara d’Italia, per affitto e costo della vita in generale. Si sente dire spesso “è bella, ma costa troppo”, ma in realtà c’è spazio per tutti perché la scelta è molto ampia: si può decidere di mangiare una margherita a 5 euro oppure sedersi da Cracco in Galleria e spenderne 20. E soprattutto la mentalità da milanese porta a cercare di guadagnare di più, non a spendere di meno. 

#6 …i milanesi sono freddi

Credits: https://www.themacguffin.it – Pozzetto e Mazzarella in una scena di “Un povero ricco”

Uno dei tanti cliché di Milano è che i loro cittadini siano freddi e che quindi non basta che la città sia bella per apprezzarla appieno. Un luogo comune abbastanza diffuso che però non trova riscontro nella realtà. I milanesi possono apparire freddi ma hanno il cuore caldo. E chi si guadagna un amico se lo ritrova per sempre. 

#7 …c’è poco verde

Credits: @milanoguida
BAM

Milano “è bella ma c’è poco verde”. Milano non è di certo tra quella che in Italia offre più mq di verde per abitante, ma non mancano parchi e negli ultimi anni ne stanno nascendo di nuovi. Senza contare che attorno a Milano c’è anche il parco urbano più grande d’Europa. 

#7+1 …se la tirano

il dogui, il principe, (anche se non era di Milano)

C’è un’altra cosa che chi vive fuori pensano di Milano e in particolare dei milanesi: che se la tirano, che guardano tutti dall’alto in basso. In realtà spesso è il contrario: non sono i milanesi che pensano di essere i migliori del mondo ma sono gli altri italiani a soffrire un deficit di autostima. Anzi, proprio l’orgoglio di valorizzarsi senza complessi di inferiorità dovrebbe diffondersi nel resto del Paese.  

Continua la lettura con: 5 cose che i milanesi NON SOPPORTANO di Milano

FABIO MARCOMIN

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Il BUCO del PIOMBO: l’impressionante grotta naturale alle porte di MILANO

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Viene paragonato al Duomo di Milano insaccato dentro una roccia a strapiombo. Si tratta del “buco del piombo”, una grotta imponente che si trova a una quarantina di chilometri di Milano.

Il BUCO del PIOMBO: l’impressionante grotta naturale alle porte di MILANO

# Come ci si arriva

Si arriva da Erba o da Albavilla, in provincia di Como. Si accede solo a piedi. Il punto ottimale per lasciare l’auto è poco sopra la Trattoria Alpina sulla strada del Buco del Piombo. La stradina da asfaltata diventa un sentiero nel bosco che in questa stagione è ricoperto interamente di foglie. Il cammino è inizialmente in salita poi procede in falso rettilineo costeggiando la montagna. Dopo un quarto d’ora di cammino si arriva al cancello. La grotta è visitabile solo nella parte iniziale con visite guidate da aprile a ottobre, anche se pare che numerosi appassionati di speleologia la frequentino anche al di fuori degli orari ufficiali, arrampicandosi sulla roccia o scavalcando la cancellata. Vediamo comunque la storia e le caratteristiche uniche della grotta più impressionante della Lombardia. 

# La grotta più famosa della Lombardia

Dalla piana di Erba, sulla valle Bova, si nota una parete rocciosa strapiombante al centro della quale si apre una grande caverna: il Buco del Piombo.
Si tratta della grotta più celebre di tutta la Lombardia che rappresenta un vero e proprio museo naturale all’aperto con molteplici motivi di interesse.

Dal punto di vista geologico il Buco del Piombo è scavato quasi totalmente nel calcare detto Maiolica, formazione sedimentaria di origine marina depositatasi sul fondo di un antico oceano durante l’ultimo periodo dell’era Mesozoica, tra i 140 e i 65 milioni di anni fa. Si tratta di una roccia calcarea bianca compatta e ben stratificata, che presenta inclusioni di selce, una roccia silicea.

Il nome deriva dal fatto che la roccia, in origine bianca, è ricoperta da una caratteristica patina di colore grigio-plumbeo, dovuta all’alterazione del calcare.

# L’intrico di gallerie ancora non del tutto esplorate

La grotta si è formata per fenomeni di tipo carsico, determinati dall’azione corrosiva delle acque piovane, rese aggressive dall’anidride carbonica disciolta, sulle rocce calcaree facilmente erodibili che costituiscono la struttura geologica del Triangolo Lariano, l’area montana compresa tra i due rami del lago di Como.

Questa azione corrosiva ha portato, nel corso di milioni di anni, alla formazione di un intrico di gallerie che si snodano sotto il pianoro dell’Alpe del Viceré. L’insieme di queste gallerie costituisce il complesso carsico “Alpe del Viceré – Buco del Piombo”, ancora non del tutto esplorato.

# L’ingresso scenografico viene paragonato al Duomo di Milano

L’ingresso del Buco del Piombo è imponente e scenografico per le dimensioni e per il selvaggio contesto nel quale è collocato. Viene paragonato per dimensioni al Duomo di Milano: misura 45 metri di altezza e 38 di larghezza, ed è occupato per buona parte da una coltre di detriti e dai ruderi di antiche strutture costruite dall’uomo risalenti al VII secolo. 

# Gli antichi abitanti della grotta: il banco degli orsi

Procedendo all’interno della caverna si incontrano stalattiti e stalagmiti create dalle acque di scolo sulle pareti e sulla volta. La grotta è colonizzata da una caratteristica microfauna, costituita da forme tipicamente cavernicole, tra cui Planarie, piccoli Crostacei, Miriapodi, e, tra gli Insetti, alcuni Collemboli e Coleotteri Carabidi.

Uno dei motivi di maggiore notorietà del Buco del Piombo è legato al ritrovamento del “Banco degli orsi”, un accumulo di ossa dell’ Ursus spelaeus, Mammifero plantigrado estintosi attorno a 18.000- 20.000 anni fa durante l’ultima avanzata glaciale.

# Anche l’uomo era di casa

Anche l’uomo ha abitato la grotta nei tempi antichi: sono stati ritrovati all’interno dei manufatti risalenti al Paleolitico Medio e Superiore, appartenenti a gruppi di cacciatori nomadi che frequentarono seppur saltuariamente il Buco del Piombo. Ma sono stati trovati anche reperti di epoche più moderne, tra cui frammenti ceramici ed altri materiali di epoca romana (sec. IVVI d.C.) e medioevale, quando la grotta fu fortificata con la costruzione di un ampio fabbricato che ne sbarrava l’ingresso.

# Rifugio dalla peste e dal Barbarossa

Il Buco del Piombo infatti divenne in tempi più recenti un rifugio per gli abitanti di Erba durante le ripetute vicende belliche che travagliarono la zona nel Medioevo, oppure come ricovero provvisorio per sfuggire a pestilenze.

Nel 1160 gli abitanti di Erba si sarebbero rifugiati al suo interno dopo aver vinto la battaglia di Carcano contro il Barbarossa. La grotta fu meta di studiosi e visitatori fin dal secolo XIX, tra cui si ricorda la regina Margherita di Savoia.

Nel 1998 è stata creata un’associazione Onlus che si occupa della sua valorizzazione e della fruizione al pubblico. Nel 2007 la Regione Lombardia ha riconosciuto il Buco del Piombo come “Sito di Interesse Archeologico e Ambientale” e ha dichiarato la Valle Bova “Riserva Naturale parziale geologica, idrogeologica e paesistica”.

# Informazioni utili

La grotta è visitabile all’interno per circa 300 metri. Le visite sono esclusivamente guidate (€6 adulti, €5 ridotti). È obbligatorio l’uso di scarponcini da montagna, robusti ed impermeabili.
La grotta è aperta al pubblico dalla prima domenica di aprile all’ultima di ottobre, nei giorni di sabato (dalle ore 14 alle 18) e domenica (dalle ore 10 alle 18).
Nel mese di agosto la grotta è visitabile tutti i pomeriggi dalle 14 alle 18. Per i gruppi organizzati di almeno 20 persone è possibile la visita in ogni giorno dell’anno, previa prenotazione.

Per informazioni ci si può rivolgere alla segreteria del “Buco del Piombo”: via Cantù 15, Erba; tel. 031.628860, 338.3053323; e-mail:  info@museobucodelpiombo.it; sito internet:www.museobucodelpiombo.it

Altre informazioni utili: http://www.triangololariano.it/it/il-buco-del-piombo.aspx

 

ANDREA ZOPPOLATO

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PARIGI: COMPLETATA l’AUTOMAZIONE della VECCHIA LINEA 4. Come è stata fatta e perché si potrebbe fare a Milano

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ratp.fr - Interno stazione linea 4

Concluso il passaggio all’automazione integrale per un’altra vecchia linea della rete parigina. Come è stata realizzata e quali sono i benefici per gli utenti.

PARIGI: COMPLETATA l’AUTOMAZIONE della VECCHIA LINEA 4. Come è stata fatta e perché si potrebbe fare a Milano

# Automatizzata la vecchia linea metropolitana della capitale francese: ora sono tre quelle automatiche

wikipedia.org – Metro Parigi

La rete della capitale francese è una delle più antiche al mondo: ha inaugurato in occasione dell’esposizione universale nel 1900. Eccetto la linea 14, aperta qualche anno fa, tutte sono nate come linee standard a guida umana. Nel 2011 si è concluso il passaggio all’automazione integrale della linea 1, mentre il 19 gennaio 2024 è stato completato anche quello della linea 4, la seconda più frequentata della rete proprio dopo la linea 1. Sale dunque a tre il numero di linee automatiche a Parigi, sulle 16 in esercizio. 

Leggi anche: Le METRO più ANTICHE del MONDO

# Una tracciato di 14,3 km per 29 stazioni

wikipedia.org – Linea 4 Parigi

La linea 4 ha un tracciato che attraversa la città da nord a sud per 14,3 km e 29 stazioni. Per renderla automatica sono stati investiti 256 milioni di euro. I treni in funzione sono in quelli revampizzati della linea 14 e altri convogli di nuova generazione. I treni a guida manuale impiegati in precedenza verranno trasferiti su un’altra linea.

# I lavori effettuati e i benefici per i viaggiatori

ratp.fr – Interno stazione linea 4

L’intervento di automatizzazione non ha comportato particolari disagi per gli utenti dato che i lavori sono stati eseguiti in prevalenza di notte, oltre a qualche chiusura domenicale della linea. Sono state completamente rinnovate le banchine delle stazioni per migliorare l’accoglienza e il comfort dei viaggiatori con spazi caldi, sedute comode, nuove piastrelle alle pareti e nuova pavimentazione, sistemi tecnologici aggiornati e nuova illuminazione. Sono state anche installate le porte anti-suicidio che si aprono all’apertura di quelle dei convogli, come su M4 e M5 a Milano. Ma passiamo ai vantaggi per i viaggiatori. 

ratp.fr – Rendering nuove stazioni Parigi

L’automazione consente di avere più treni nelle ore di punta, migliore regolarità su tutta la linea e la capacità di adattare istantaneamente l’offerta di trasporto in caso di forte afflusso.

# Perché non portare l’automazione integrale anche su M1, M2 ed M3? Il fallimento del primo test

Treno in sosta alla stazione di Sesto 1º Maggio FS della linea M1 della metropolitana di Milano

La linea gialla è stata la prima in Italia ad avere la guida automatica: il macchinista, anche se presente in cabina, interviene solo per aprire e chiudere le porte e dare il consenso alla partenza, oltre a gestire le situazioni di emergenza. La linea M1 ha invece aumentato il suo grado di automatizzazione, con l’introduzione del sistema di segnalamento a blocco mobile, atteso nel 2024 anche per la M2. Nessuna delle prime tre linee arriva però al livello di M4 e M5 che sono completamente automatizzate

Intervenire sulle vecchie linee, così come fatto a Parigi, consentirebbe di migliorare la regolarità del servizio in quanto gestito integralmente dalla tecnologia e perché nelle banchine è prevista la presenza delle porte porte anti-suicidio, che evitano tragici episodi e le conseguenti interruzioni sulla linea. L’unico test effettuato a Milano in tal senso è stato fatto alla stazione di Sesto 1º Maggio FS della linea M1: non ha però avuto l’esito sperato per problemi di allineamento tra il sistema che controlla l’arrivo del treno e l’apertura delle porte dei treni e delle banchine. Le porte in banchina sono state quindi rimosse. 

Leggi anche: M1: 7 curiosità che forse non sai sulla REGINA della metro

Continua la lettura con: Il PASSANTE URBANO OCCIDENTALE: una priorità per Milano?

FABIO MARCOMIN

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Tutto a GRATIS: torna a Milano il MERCATO dove NON SI PAGA

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thenextmilan IG - Baratto Market

Anche nel 2024 torna il mercato dove si comprano oggetti a “gratis”. Le date dell’iniziativa, dove si svolge e come funziona.

Tutto a GRATIS: torna a Milano il MERCATO dove NON SI PAGA

# Il più grande swap party d’Italia

Tempio del Futuro Perduto – Baratto Market

Ritorna anche nel 2024 il Baratto Market, il più grande swap party di Italia. L’unico mercato dove si compra ma non si paga niente. Questo speciale mercatino si tiene al Tempio del Futuro Perduto, dalla Fabbrica del Vapore, ogni domenica, dal 4 febbraio fino all’inizio di agosto, dalle 11.00 alle 19.00

Leggi anche: CAPI di MARCA che si trovano nei MERCATI di MILANO: i brand e i prezzi

# Come funziona il Baratto Market

thenextmilan IG – Baratto Market

In questo mercato vale una sola regola: porti un dono e ne prendi un altro. L’ingresso è libero e gratuito, basta registrarsi all’associazione del Tempio Libero Perduto. Varcato l’accesso si possono lasciare i propri doni per un massimo di 20 pezzi, tra cui indumenti di ogni tipo, libri, vinili, giochi, videogiochi. Per ognuno si riceve in cambio un gettone da barattare con gli altri oggetti lasciati dagli altri visitatori.

L’occasione perfetta per sbarazzarsi delle cose inutilizzate che si ha in casa, ma ancora in buono stato, e che possono tornare utili ad altre persone.

Continua la lettura con: Il “SUPERMERCATO più AMATO in Italia” è di MILANO

FABIO MARCOMIN

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L’ultima novità da Milano: il VOLO DIRETTO al PARADISO dei SURFISTI

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Biarritz - Ph. @miaritz IG
Biarritz - Ph. @miaritz IG

Da quando si può prenotare il volo, i giorni in cui sono disponibili i collegamenti e da quanto partono i prezzi dei biglietti.

L’ultima novità da Milano: il VOLO DIRETTO al PARADISO dei SURFISTI

# Nuova rotta per l’estate dei milanesi: la Mecca dei surfisti 

Come ARRIVARE a Milano dall'AEROPORTO di ORIO al SERIO 
Credits tpicture-pixabay – Aeroporto Orio al Serio

La compagnia aerea low cost Ryanair ha annunciato una nuova rotta per l’estate. I milanesi dal 3 giugno 2024 possono prendere un volo diretto per Biarritz, partendo dall’Aeroporto di Orio al Serio. La tratta viene servita dai Boeing 737/800, dotati di 189 posti, o dai Boeing 737-8200, che portano fino a 197 passeggeri. Salgono così a 120 le destinazioni raggiunte dalla società irlandese da Milano Bergamo.

# I voli ogni lunedì e giovedì

Volo Ryanair

I voli sono previsti ogni settimana il lunedì e il giovedì con prezzi a partire da 24,49 euro. Atterrando all’aeroporto di Biarritz-Anglet-Bayonne consente di accedere anche alla vicina regione basca della Spagna, dove vale la pena di visitare San Sebastian, cittadina presente anche nel Camino di Santiago.

# La meta francese amata dai surfisti di tutto il mondo

frenchtraveller64 IG- Biarritz

Biarritz è forse una meta poco conosciuta dai turisti italiani ma non per gli amanti del surf. Questa elegante cittadina di mare sulla costa basca a sud-ovest della Francia, nel Golfo di Biscaglia, ha iniziato ad essere una località per le vacanze estiva a partire dall’800, quando i reali iniziarono a frequentarla. Da allora diventata è l’emblema del turismo chic e molto gettonata dai giovani francesi e dai surfisti di tutto il mondo, grazie alle alte onde dell’Oceano Atlantico che si infrangono sulle sue lunghe spiagge sabbiose. Ci sono ben 18 scuole di surf e diverse spiagge dove cimentarsi nelle evoluzioni con la tavola: la Grande Plage, la spiaggia della Cote des Basques, quella di Marbella, di Milady e di Miramar.

Per chi ha paura di sfidare la natura da vedere ci sono: la Cappella Imperiale, il vecchio porto dei pescatori, la Rocher de la Vierge, simbolo della cittadina, o il mercato coperto di Les Halles. Insieme a Bayonne, il principale centro dei paesi baschi francesi. 

Continua la lettura con: Da MILANO il VOLO DIRETTO per il CIRCOLO POLARE ARTICO

FABIO MARCOMIN

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PANCHINE RISCALDATE, FERMATE INTELLIGENTI, STRISCE LED per chi GUARDA il CELLULARE: il futuro prossimo di Milano?

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fiammettaphotos IG - Panchine riscaldate

Viaggiare serve a volte anche per scoprire tendenze e innovazioni che prima o poi arriveranno anche da noi. Uno dei luoghi in questo senso più intriganti è la Corea del Sud dove il futuro è già realtà: lo stato asiatico punta a lanciare il primo prototipo di sistema di comunicazione 6G già nel 2026. Fiammetta Gatto ci porta alla scoperta di alcune soluzioni innovative adottate a Seul. Le vedremo in futuro anche nella nostra città?

PANCHINE RISCALDATE, FERMATE INTELLIGENTI, STRISCE LED per chi GUARDA il CELLULARE: il futuro prossimo di Milano?

# Panchine riscaldate e fermate dei bus con posizione dell’autobus in tempo reale 

fiammettaphotos IG – Pensiline bus

Partiamo dalla mobilità. Per i fruitori dei mezzi pubblici sono disponibili banchine intelligenti, con touch screen che indicano la posizione esatta del bus che si sta attendendo. Anche a Milano ne sono stati installati diversi dove vengono mostrate ad esempio informazioni sulla rete pubblica, anche in tempo reale, ma non così avanzati come quelli coreani.

fiammettaphotos IG – Panchine riscaldate

La vera chicca sono però le panchine riscaldate che durante l’inverno rendono un po’ più piacevole l’attesa.

# Le strisce led per i pedoni distratti dallo smartphone

fiammattaphotos IG – Strisce led marciaepiedi

Passiamo a un sistema per salvare la vita ai pedoni distratti dallo smartphone.

fiammettaphotos IG – Strisce led sui marciapiedi

Agli attraversamenti pedonali sono state implementate sui marciapiedi delle strisce luminose a led che segnalano all’utente della strada, intento a guardare in basso la notifica appena arrivata o un video su Tik Tok, di ritrovarsi in prossimità di un incrocio e quindi di fermarsi in caso di luce rossa o di proseguire con luce verde.

# I fast food senza personale al bancone

fiammettaphotos IG – Fast food

Ci dovremo forse abituare a non dover interagire con nessuno per ordinare un pasto? In diversi fast food a Seul non c’è nessuno a prendere le ordinazioni al bancone e nemmeno a consegnare il cibo. Quando è tutto pronto, come si vede in questo caso, si bussa alla casella corrispondente e ritira il vassoio.

Vedremo queste innovazioni in futuro anche a Milano?

Fonte: fiammettaphotos IG

Continua la lettura con: I SEMAFORI dell’AMORE: li portiamo a Milano?

FABIO MARCOMIN

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SFIDA al DUOMO: il SIMBOLO “ALTERNATIVO” di Milano

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Il Drago Verde. Credits: Andrea Cherchi (c)

In un sondaggio sulla fanpage di Milano Città Stato abbiamo chiesto: “Escluso il Duomo qual è il simbolo di Milano?“. Questa la classifica dei più votati.

SFIDA al DUOMO: il SIMBOLO “ALTERNATIVO” di Milano

#10 Galleria Vittorio Emanuele, il salotto della città

Credits: Andrea Cherchi – Galleria Vittorio Emaunuele affollata di gente

Al decimo posto la Galleria Vittorio Emanuele II. Il salotto di Milano è stato il primo centro commerciale d’Europa ed è ancora oggi uno dei luoghi più frequentati per lo shopping di lusso da milanesi e turisti.

#9 Bosco Verticale, il grattacielo “verde” pluripremiato

Credits: @chriscenaikotravels IG

Il Bosco Verticale è uno dei nuovi simboli di Milano. Questa coppia di grattacieli progettata dall’architetto Stefano Boeri ha ricevuto diversi premi, tra cui quello di edificio più bello al mondo, per il suo design e la sua caratteristica di essere ricoperto da centinaia di piante e arbusti che ne “cambiano” il colore ad ogni stagione e contribuiscono ad assorbire C02 e polveri sottili.

#8 Castello Sforzesco, l’unico castello in pieno centro città

Credits: Andrea Cherchi – Castello Sforzesco

Il Castello Sforzesco, all’ottavo posto di questa classifica, è uno dei simboli storici della città e spesso viene citato subito dopo il Duomo dai milanesi e da chi proviene da altre parti del mondo. Uno tra i più grandi castelli cittadini d’Europa, al suo interno ospita alcuni musei, la Pietà Rondanini di Michelangelo e sul retro si apre sul polmone verde del Parco Sempione.

#7 San Siro, la “Scala del calcio”

Credits: Andrea Cherchi – Stadio San Siro

Lo Stadio San Siro, intitolato a Giuseppe Meazza, è teatro da 100 anni delle sfide di Inter e Milan. Soprannominato la “Scala del calcio” per la sua imponenza e rilevanza sportiva mondiale è tra le icone più amate dai milanesi e dai tifosi delle due squadre. E’ anche l’unico stadio al mondo dove giocano due squadre vincitrici della Champions League. Un simbolo destinato quasi certamente a sparire, o a rimanere in piedi solo parzialmente, dopo la costruzione del nuovo stadio.

#6 Navigli, uno dei luoghi più romantici di Milano

Credits: @eventiatmilano IG

I Navigli sono conosciuti in tutto il mondo come uno dei luoghi più romantici di Milano, dove le case colorate che affacciano sull’acqua regalano immagini da cartolina. Realizzati su progetto di Leonardo da Vinci, i Navigli sono l’ultima testimonianza insieme alla Darsena della città d’acqua che un tempo era Milano e oggi location preferita per fare aperitivo e divertirsi all’aperto.

#5 Cenacolo Vinciano, patrimonio mondiale dell’Unesco

milano deserta
Cenacolo vinciano

In quinta posizione si piazza il Cenacolo Vinciano, l’Ultima Cena di Leonardo da Vincia, inserita nell’elenco dei luoghi Patrimonio dell’Unesco. Il dipinto, realizzato con una tecnica mista a secco su intonaco, si trova su una parete nel refettorio del convento adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie ed è tra le opere d’arte più famose al mondo.

#4 Sant’Ambrogio, la basilica del Santo Patrono di Milano

Credits Andrea Cherchi – Basilica di Sant’Ambrogio

In una sfida al Duomo non poteva mancare la Basilica di Sant’Ambrogio, il santo patrono della città. Tra le chiese più antiche di Milano, ospita le reliquie del santo protettore ed è un punto di riferimento per i credenti.

#3 Il panettone, il re dei dolci natalizi

Credits: PH Conosco un posto

Il re dei dolci per eccellenza di Milano e il dolce tipico del Natale in Italia. Nato sembra da un errore di cottura. Sicuramente il simbolo più dolce di Milano. 

#2 La Scala, il teatro lirico più famoso al mondo

Credits: @teatroallascala Teatro alla Scala

Il teatro lirico più famoso al mondo, la “Prima alla Scala” è vista in diretta da milioni di persone, è una celebrità mondiale. Simbolo della Milano che eccelle a livello internazionale. 

#1 Il tram, simbolo di Milano nel mondo

credits: @fabio_capillo_80 IG

Chi l’avrebbe mai detto? A insidiare il regno del Duomo è un’icona della Milano proletaria, che lavora e sferraglia sulle strade. Simbolo di Milano nel mondo, diversi esemplari girano per le strade di San Francisco e dell’Australia, è il mezzo di trasporto ideale per attraversare i luoghi più caratteristici della la città da un punto di osservazione unico.

# Le altre proposte menzionate dai milanesi

Accanto alle proposte più classiche, di simbolo della città da mettere al posto del Duomo, ne sono emerse alcune più o meno bizzarre. Tra queste troviamo:

# Il drago verde (la fontanella milanese)

# Inter e Milan

# Il Plastic

# Il Monopattino

# L’aperitivo

# L’esaurimento nervoso

Continua la lettura con: Qual è la PICCOLA CITTÀ ITALIANA che può COMPETERE con Milano?

FABIO MARCOMIN

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La PASTICCERIA di Milano dove si fa il GIRO del MONDO

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La pasticceria dove provare le specialità di tutti i continenti. Ecco le delizie che si possono gustare.

La PASTICCERIA di Milano dove si fa il GIRO del MONDO

# La pasticceria con i dolci da tutto il mondo

elleforlou ig – Naeve

Il 21 dicembre 2023 ha inaugurato Naëve, la pasticceria con dolci provenienti da tutto il mondo: Francia, Italia, Giappone, Stati Uniti, Turchia, Lapponia, Estonia, Russia e Sud America. Intervistato da Cibo Today, il proprietario Giacomo Scinardo ha spiegato il significato del nome dato al loro locale: “è un gioco di parole che ricorda il termine naive, ovvero ingenuo e sognatore, ma è anche l’abbreviazione di Signorina Evelin. Un personaggio inventato da me e mia moglie e che vuole essere il nostro alterego”. Nell’immaginario suo e di sua moglie Yin Zheng, due pianisti professionisti, la Signorina Evelin è colta, scrive, viaggia per il mondo, ama la cucina e non ha paura di assaggiare nuove ricette.

# Le delizie da gustare: dalla New York cheesecake al millefoglie al matcha

naevemilano IG

Proprio durante i concerti in giro per il mondo la coppia ha scoperto deliziosi prodotti di pasticceria da portare nel centro di Milano in Via della Moscova 51. Si può trovare la New York cheesecake, la sachertorte, i grandi classici della viennoiserie francese come cannelé, parisienne, tarte aux pommes, madelaine, ma anche la japanese cheese cake, il millefoglie al matcha o il babka, dolce di origine ebraica. 

# Alla guida l’ex Capo Pasticcere di Armani Ristorante

 

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Colazione a Milano (@colazionemilanese)

Per realizzare il sogno di portare a Milano una pasticceria con tutti i gusti del mondo i proprietari si sono affidati ad Alessio Gavazzi, un pastry chef con una lunga e importante carriera alle spalle. Ha infatti lavorato da Peck e all’hotel Principe di Savoia, prima dell’ultima esperienza come Capo Pasticcere da Armani Ristorante.

Indirizzo: Via della Moscova 51

Spunto: colazionemilanese IG

Continua la lettura con: Le 5 STARTUP MILANESI che stanno RIVOLUZIONANDO il settore del FOOD

FABIO MARCOMIN

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Il PASSANTE URBANO OCCIDENTALE: una priorità per Milano?

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Secondo passante

Di secondo passante si parla da decenni ma ancora non è stato fatto niente di concreto. Ecco dove potrebbe essere realizzato e i vantaggi per l’area urbana e metropolitana di Milano.

Il NUOVO PASSANTE OCCIDENTALE: una priorità per Milano? 

# La prima idea di percorso: un tracciato in galleria di 3 km da Domodossola a Porta Genova

Secondo passante

Il primo tracciato ipotizzato di passante urbano prevedeva un percorso da Domodossola FN, passando per Piazza Giovanni XIII, Pagano, Via Pallavicino, Via Cimarosa, Via Dezza, Parco Solari, per concludersi nella stazione di Porta Genova, trasformata quindi in stazione di transito. 

ilmigliorista.eu – Comune di Milano – Piano degli impianti ferroviari del 1926 con lo scalo di smistamento

Un percorso che sarebbe ancora possibile riutilizzando il sedime esistente della linea ferroviaria, che un tempo portava al vecchio scalo di smistamento tra le attuali vie Cimarosa-Pallavicino, come si può vedere nel Piano degli impianti ferroviari del 1926.

# Treni urbani e suburbani senza interruzioni: sarebbero così connesse con Milano le 500 stazioni della Lombardia e fungerebbe da interscambio con tutte le linee della metropolitana

Ferrovia in Lombardia

Il secondo passante consentirebbe di far circolare treni suburbani e regionali all’interno della città senza interruzioni interscambiando con tutte le linee metropolitane, ad esempio a Pagano M1, Foppa M4 e Domodossola M5, collegando tutte le 500 stazioni della Lombardia con le funzioni urbane di Milano. Non solo: metterebbe inoltre in comunicazione le linee ferroviarie provenienti da Bologna, Genova e da Mortara, con la linea delle Ferrovie Nord in direzione di Bovisa e quella verso Certosa e Rho e quindi con interscambio con l’Alta Velocità per Torino. 

# I vantaggi per Milano

Credits paolavignelli IG – Piazzale Stazione Porta Genova

La realizzazione di questa nuova infrastruttura avrebbe ulteriori vantaggi per Milano:

  • vedrebbe risolvere il problema della Stazione di Genova, riqualificandola con l’interramento della stessa;
  • la linea ferroviaria Milano-Alessandria via Mortara verrebbe attestata a Rogoredo, intervento atteso da anni, collegando la stazione dell’alta velocità a Romolo in 5 minuti;
  • verrebbe rinforzata la cintura ferroviaria Sud con possibilità di maggiore utilizzo della stazione di Porta Romana;
  • una doppia capacità per i servizi ferroviari passanti in città e quindi tutti i treni regionali e suburbani potranno essere passanti e con maggiore frequenza.

# Cosa servirebbe? Necessaria una nuova fermata a Pagano di interscambio passante/M1 e (si spera) M6

Oltre alla galleria di 3 km, l’altra opera fondamentale per rendere possibile la costruzione del secondo passante a Milano è una nuova stazione ferroviaria a Pagano che interscambi con la linea M1 e in futuro con la M6. Proprio in questo punto è previsto il possibile passaggio della sesta linea metropolitana, sia nel caso di sbinamento della M1 verso via Ripamonti che nell’ipotesi di prosecuzione del tracciato verso nord fino al MIND.

Leggi anche: La METRO del futuro a Milano: il SOGNO M6 da MIND a… Le DUE IPOTESI per il CAPOLINEA

Fonte: ilmigliorista.eu

# Il tracciato alternativo: la dismissione totale del servizio su Porta Genova FS e due nuove fermate sotterranee

Marco Figura – Ipotesi secondo passante con dismissione stazione di Porta Genova

L’ipotesi alternativa di tracciato per il secondo passante, come illustrata nell’immagine realizzata da Marco Figura, prevede la dismissione totale del servizio su Porta Genova FS e la realizzazione di due nuove fermate sotterranee a Washington M4 e Pagano M1 con collegamenti biunivoci su tutte le direzioni.

Continua la lettura con: E se l’M6 fosse…CIRCOLARE? Queste le FERMATE da LINATE a LINATE

FABIO MARCOMIN (in collaborazione con MARCO FIGURA)

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Aperta la SUPER CICLABILE di corso SEMPIONE: molto bella. Ma è davvero UTILE?

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Dopo lavori che sembravano non finire mai finalmente è stato inaugurato un primo lungo tratto della ciclabile di Corso Sempione. Altra infrastruttura necessaria per la viabilità di Milano o una cattedrale nel deserto utile a pochi o a nessuno? 

Aperta la SUPER CICLABILE di corso SEMPIONE: molto bella. Ma è davvero UTILE?

In una Milano sempre più divisiva appare un altro oggetto di scontro: la ciclabile di corse Sempione. Andiamo subito al punto: che cosa dice chi l’applaude  e quali sono le principali ragioni di chi la critica. 

# I punti a favore: bella, sicura e vivibile

Il primo è che è bella. Non solo: è fatta bene, a differenza di altre, come quella di Corso Buenos Aires, è costruita interamente sopra il marciapiede, non togliendo così spazio alla carreggiata. Altro punto positivo: l’estetica. I marciapiedi alberati smettono così di essere soffocati dalle auto e risultano più gradevoli e vivibili non solo per i ciclisti ma anche per i pedoni. 

# Le critiche: la usano in pochissimi… e le auto dove le mettiamo?

Il nuovo Codice della strada (articolo 158, comma 1) è molto chiaro: vieta la sosta e la fermata sul marciapiede, salvo che non vi sia diversa segnalazione. Quindi la ciclabile serve anche a mettere in atto tale regola. Ma il risultato non piace a molti: è indubbio, infatti, che una delle caratteristiche di Milano è di avere marciapiedi molto ampi che spesso consentono il parcheggio alle auto senza recare intralcio ai pedoni. Da decenni una delle caratteristiche più apprezzate delle zone attorno a corso Sempione era proprio l’accessibilità: facile da raggiungere e, soprattutto, uno degli unici punti di Milano in cui era facile trovare parcheggio. Perfetto, in particolare, per chi arriva da fuori Milano, da tangenziale Ovest o Autostrada dei Laghi, e ha bisogno di lasciare l’auto per circolare in città a piedi, in bici o con i mezzi pubblici. Tutto questo diventa però molto più problematico ora che tutti i posti auto che venivano utilizzati sono stati cancellati dalla ciclabili.

La critica è dunque questa: come si può pensare di risolvere il problema del traffico semplicemente eliminando i parcheggi, invece di crearne di nuovi, soprattutto nelle vicinanze della metro? E tutto questo per cosa? Per una ciclabile su un lungo corso che, basta vedere nelle foto, viene utilizzata solo da qualche raro ciclista, tra cui quasi esclusivamente i rider per le consegne che spesso preferiscono comunque muoversi sulla carreggiata?

E soprattutto: la strategia di voler “imporre” l’uso della bici è sensata per una città come Milano, dove ci sono anche molte persone anziane, dove chi vive in periferia o nei dintorni non ha sempre la possibilità e il tempo di muoversi in bici o con i mezzi pubblici, dove spesso il mezzo viene utilizzato per trasportare anche cose, tipo la spesa, e persone, ad esempio, bambini piccoli?

Continua la lettura con: La pista ciclabile “più bella d’Italia”

MILANO CITTA’ STATO

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PERIFERIA is the new CENTRO: i VERI AFFARI si fanno QUI

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Credits: @pontir Politecnico Bovisa oggi

Milano va in controtendenza rispetto al resto d’Italia. Nelle aree più esterne della città si registra una crescita dei prezzi delle case da record: i quartieri con le migliori performance e quelli con le case più economiche.

PERIFERIA is the new CENTRO: i VERI AFFARI si fanno QUI

# In 10 anni i prezzi delle case a Milano sono cresciuti in tutte le zone, nel resto d’Italia solo in centro

blackvitoswe IG – Milano dall’aereo

In base a uno studio realizzato da Tecnocasa, visionato in anteprima da Repubblica Milano, è emerso come negli ultimi dieci anni i valori immobiliari in Italia siano cresciuti solo nelle zone centrali, in media del 5,5%. Nei quartieri semiperiferici e periferici è stato registrato invece un calo rispettivamente dell’8,8% e del 12,4%. In controtendenza invece Milano che ha visto un segno più in tutte le zone della città: +22,2% in centro, +31,2% nel semicentro e +36,3% in periferia. Questo significa una rivalutazione in termini nominali del 38,2%, il doppio dell’inflazione del periodo.

La crescita maggiore si è però concentrata negli ultimi cinque anni con i prezzi a Milano saliti del 23,3% in centro, del 31,4% nel semicentro e del 45,8% in periferia. 

# Il boom delle periferie con il record di Bovisa: +90,5% 

Credits: @pontir
Politecnico Bovisa oggi

Il boom delle aree più esterne della città è stato favorito da: prolungamenti e costruzione di linee metropolitane, in particolare la linea M5, riqualificazioni di aree degradate e alla richiesta di abitazioni più ampie e con più disponibilità di verde nel quartiere in seguito alla pandemia. In un raffronto con dieci anni fa troviamo al primo posto per crescita dei prezzi Bovisa, con un +90,5%, per la presenza del Politecnico e del limitrofo Scalo Farini in via di riqualificazione, Sempione-Piazza Firenze con +80,8% grazie all’arrivo della linea M5 e alla sua vicinanza con Citylife, infine Bicocca con +72,7% grazie ancora alla linea M5 e all’università.   

# I quartieri meno costosi: Quarto Oggiaro, Ponte Lambro, Forze Armate

Quarto Oggiaro – Ph. @milanographies IG

I quartieri più esterni rimangono comunque ancora quelli più economici. Per l’acquisto del nuovo si parte da Ponte Seveso- Circonvallazione, dove il prezzo medio per un appartamento è di 2.900 euro al mq, poi Villapizzone con 2.600 euro, Forze Armate con 2.500 euro e Ponte Lambro con 2.100. A Quarto Oggiaro, il meno caro in assoluto con 2.000 euro al mq, un’abitazione viene il 60% in meno rispetto ad una nel centro storico.

In media una casa nuova in periferia costa il 20,9% rispetto al centro, pari a 3.985 euro al mq, con l’usato il divario è del 20,9%, una media di 3.263 euro al mq.

Fonte: Repubblica Milano

Continua la lettura: I TRE QUARTIERI di Milano dove le CASE si sono RIVALUTATE più del 20%

FABIO MARCOMIN

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L’ALTA VELOCITÀ gioca il TRIS: arriva un TERZO OPERATORE a sfidare ITALO e TRENITALIA? Le ultime novità

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arenaways IG

I giudici hanno dato ragione alla famiglia Arena: è il via libera per i suoi treni sui binari dell’alta velocità. Le tratte previste, da quando dovrebbe essere disponibile il servizio e le ultime novità.

L’ALTA VELOCITÀ gioca il TRIS: arriva un TERZO OPERATORE a sfidare ITALO e TRENITALIA? Le ultime novità

# Arena prima di Italo: il tentativo (fallito) di scalfire il monopolio di Trenitalia

arenaways IG

Italo Treno di NTV, Nuovo Trasporto Viaggiatori, doveva ancora entrare sul mercato quando Arenaways aveva provato a scalfire il monopolio di Trenitalia. Fondata nel 2006 da Giuseppe Arena, ex capostazione Fs ed ex dirigente di Trenitalia, aveva debuttato nell’autunno del 2010. Il servizio proposto era sulla direttrice ferroviaria tra Milano e Torino e prevedeva un tracciato ad anello che passasse anche da Vercelli, Novara, Pavia, Asti e altre stazioni sul percorso. La qualità del servizio era assimilabile all’Intercity, con prenotazione obbligatoria. 

# Lo stop del Ministero e il fallimento di Arena

Credits filibertorampiconi IG – Italo treno in viaggio

L’Ufficio per la Regolazione dei Servizi Ferroviari del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti espresse sin da subito un parere contrario perché la presenza di fermate intermedie tra capoluoghi di regione avrebbe compromesso l’equilibrio economico del contratto di servizio di Trenitalia. La nuova società ferroviaria fu costretta a modificare l’offerta, come servizio regionale, escludendo dal percorso le fermate intermedie e usando solo la parte nord dell’anello.

Le prime rilevazioni all’inizio del 2011 sul flusso di utenti, per la tratta Torino-Milano, non furono soddisfacenti e Arenaways alla fine dello stesso anno diede via all’istanza di fallimento. Il triste epilogo fu dovuto, secondo Giuseppe Arena, alle limitazioni imposte dall’URSF e da Trenitalia. 

# La vittoria giudiziaria per Arena

Credits brian_en_tramway IG – Frecciarossa Gare de Lyon

La vicenda non si concluse con i libri i tribunale, ma proseguì comunque nelle aule giudiziarie. Il fondatore di Arenaways partì infatti con un’azione legale, conclusa poi il 13 febbraio 2023 con la sentenza della Corte di Cassazione, che confermando quella del Tar, che a sua volta ribaltava il pronunciamento del Consiglio di Stato. I giudici diedero ragione a Giuseppe Arena sanzionando con 300.000 euro  Trenitalia e Rfi per “abuso di posizione dominante”.

# Nel 2023 la famiglia Arena prova a ritornare sui binari

Longitude srl

Per questo motivo la famiglia Arena si è convinta di fare un altro tentativo per riportare sui binari i loro treni. A settembre 2023 la società Longitude Holding Srl con sede a Torino, con amministratore unico della società il commercialista Guglielmo Pepe e soci Gabriella Longo e Matteo Arena (fonte truenews.it) ha comunicato all’Autorità di regolazione dei trasporti la volontà di operare nuovi servizi ferroviari di trasporto passeggeri su sei tratte nazionali ed una internazionale.

# Le tratte proposte dal nuovo servizio ferroviario e quando è ipotizzato il primo viaggio

Credits quotidianopiemontese – Tratte Arenaways

In base alle intenzioni della neonata società le prime tratte che verrebbero coperte con il servizio alternativo a Trenitalia sarebbero le seguenti:

  • Roma – Reggio Calabria, Torino – Milano – Lecce,
  • Torino – Milano – Reggio Calabria, Roma – Venezia,
  • Torino – Milano -Venezia, Roma – Genova -Milano
  • quella internazionale Milano – Innsbruck – Monaco di Baviera via Brennero.

L’obiettivo è fare partire il primo treno 6.05 da Torino-Porta Nuova il primo dicembre 2025 con treni da 330 posti. La sfida correrà dunque non solo sui binari dell’alta velocità ma anche sulle tratte regionali. 

# A dicembre 2023 l’invio di un’offerta per la riattivazione di due linee locali sospese

bznews24 IG – Arenaways

Il 18 dicembre 2023, come riporta ferrovie.info, è avvenuta inoltre la trasmissione ad AMP da parte Longitude s.r.l. di una “Offerta per la riapertura di servizi ferroviari in Piemonte sotto Obblighi di Servizio Pubblico sulle linee Cuneo – Saluzzo – Savigliano e Ceva – Ormea”. Entrambe le linee sono sospese come servizio passeggeri: la prima dal 2020, usata ora solo per il traffico merci, e la seconda dal 2012, usata saltuariamente da treni turistici/storici. Il progetto prevede l’affidamento del servizio per 10 anni (120 mesi) a partire dal 1/1/2025. Queste le cadenze dei treni per le due linee:

Linea Cuneo – Saluzzo – Savigliano:

  • durante il periodo scolastico, 40 settimane/anno, sono previsti 20 treni/giorno nei giorni feriali, 8 sulla Cuneo-Saluzzo-Savigliano e 12 treni sulla Saluzzo-Savigliano, e 8  nei giorni festivi 8 treni Cuneo-Saluzzo-Savigliano;
  • nel periodo non scolastico, 12 settimane/anno, 10 treni/giorno Saluzzo-Savigliano dalle 5 alle 19. 

Linea Ceva – Ormea:
durante il periodo scolastico, 40 settimane/anno, 10 treni/giorno nei giorni feriali e 8 treni/giorno il sabato dalle 6 alle 19.

Continua la lettura con: MILANO ISTANBUL in TRENO: questo il percorso, la durata e il costo del viaggio

FABIO MARCOMIN

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Così la VECCHIA STAZIONE CENTRALE di Milano è finita alla MALPENSA

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Hotel Villa Malpensa dettaglio

Un bizzarro scherzo del tempo. 

Così la VECCHIA STAZIONE CENTRALE di Milano è finita alla MALPENSA

# La vecchia Stazione Centrale nell’attuale Piazza della Repubblica

malpensanews – La vecchia Stazione Centrale

La vecchia Stazione Centrale di Milano, inaugurata nel 1864 da Re Vittorio Emanuele II giunto in treno da Torino, si trovava nell’attuale Piazza della Repubblica. Rimase in funzione fino al 1931, quando fu smantellata e sostituita da quella attiva ancora in oggi in Piazza Duca d’Aosta. La porzione posta all’estremità ovest della vecchia stazione su via Galilei, dove si attestavano i treni elettrici per Varese, fu riadattata e prese il nome di Porta Nuova. In seguito anche quella parte è stata abbattuta, per arretrare la stazione in Porta Garibaldi, ma alcune parti sono sopravvissute e sono visibili altrove.

# Nell’antica Villa Malpensa si trovano alcune parti del vecchio edificio ferroviario

Hotel Villa Malpensa

L’antica Villa Malpensa in stile liberty di tre piani risalente ai primi del ‘900, oggi elegante hotel 4 stelle a servizio degli utenti dell’aeroporto internazionale, è stata realizzata con alcune parti provenienti dall’ala ovest della vecchia Stazione Centrale.

La parte più visibile e riconoscibile è quella della pensilina in ferro con colonne in ghisa della facciata della villa, avente un tempo funzione di tettoia per i viaggiatori diretti ai treni. Anche nel bar sono presenti riporti in ferro battuto, sulle vetrate della parete principale, che facevano parte del padiglione Reale della stazione.

Interno villa Malpensa

Di fronte all’atrio c’è il “Salone degli Affreschi” che invece riproduce in originale la “sala reale”, ex sala d’aspetto dei Reali d’Italia. Da altri recuperi di importanti edifici di Milano sono stati restaurati, con la tecnica a strappo ed incorniciati, alcune porzioni di affreschi visibili nelle pareti di quasi tutti i piani dell’hotel.

# La storia della villa voluta dal Conte Caproni

Hotel Villa Malpensa dettaglio

In passato la villa è stata la sontuosa residenza di Gianni Caproni Conte di Tailedo. Pensato per essere la sede degli uffici della Industria Costruzioni Aeroplani e della Bonifica Caproni, negli anni a venire diventò in parte magazzino di cereali e Asilo Scuola per i bambini del piccolo centro abitato. Si trova infatti nel cuore del Parco Naturale del Ticino vicino al villaggio di bonifica di Vizzola Ticino e all’area dove un tempo erano presenti gli stabilimenti aeronautici. Abbandonata per anni, la villa è ritornata al suo splendore grazie ai lavori di recupero e restauro della Famiglia Bonini, nuova proprietaria dell’immobile dal 1985.

Leggi anche: Quando la stazione Centrale era nell’odierna piazza della REPUBBLICA

Spunto: malpensanews

Continua la lettura con: La STAZIONE CENTRALE ha un SEGRETO: la SALA d’attesa del RE

FABIO MARCOMIN

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La “PORTA della MERAVIGLIA” nel centro di Milano

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Credits museodeibambinidimilano IG - Porta della Meraviglia

Via Francesco Sforza, all’altezza dei Giardini della Guastalla al civico numero 34 della via: quasi come fosse la cosa più naturale del mondo ci si imbatte nei resti di un meraviglioso portale barocco. Che cos’è e che cosa ci fa nel cuore di Milano?

La “PORTA della MERAVIGLIA” nel centro di Milano

# Così bella da essere chiamata “Porta della Meraviglia”

Credits museodeibambinidimilano IG – Porta della Meraviglia

Camminando lungo via Francesco Sforza, all’altezza dei Giardini della Guastalla al civico numero 34 della via, ci si imbatte nei resti di un meraviglioso portale barocco. Una porta talmente bella da essere chiamata “Porta della Meraviglia“, con la struttura in mattoni, l’arco e i gradoni di accesso in pietra e marmo. Una porta da cui si accedeva all’acqua del Naviglio che un tempo scorreva in questo punto. Ripercorriamo la sua storia. 

Leggi anche: Curiosità e riqualificazione dei PONTI sui NAVIGLI

# Era l’ingresso dell’antico ospedale

Credits nicola_gravante IG – Università Statale Milano

L’Ospedale Maggiore era dotato sin dalla sua nascita nel 1456 di un cimitero all’interno della Ca’ Granda nell’edificio di via Festa del Perdono, l’attuale sede dell’Università Statale, che però già alla fine del 17esimo secolo risultò inadeguato e insufficiente per le esigenze igieniche della struttura ospedaliera.

Credits naviglireloading – Ponte dell’Immacolata

Si decise quindi di costruire nuovo cimitero detto “Cimitero dei Nuovi Sepolcri”, l’odierna Rotonda della Besana, che divenne operativo nel 1697 e rimase in funzione fino al 1792. Da quell’anno infatti la legislazione sanitaria austrica obbligava lo spostamento dei cimiteri fuori dalle mura cittadine. Per poter trasportare le salme al nuovo luogo di sepolture, nel 1691 venne aperta una nuova porta dell’ospedale: la “Porta della Meraviglia“. Non solo: fu anche realizzato un ponte, il Ponte dell’Annunciata, che si estendeva sopra il Naviglio della cerchia interna e conduceva alla nuova strada.

# Quello che resta del ponte: le sponde 

Credits sciurbianchi IG – Sponde Ponte dell’Immacolata

Del ponte non rimane più traccia: fu demolito nel 1930 quando si eseguì la copertura del Naviglio interno. Ma qualcosa venne salvato: le sponde posizionate a fianco della “Porta della Meraviglia” e ancora oggi visibili.

 

Fonte: Navigli Reloading

Continua la lettura con: Il GIARDINO SEGRETO del centro di Milano (Mappa e FotoGallery)

FABIO MARCOMIN

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Il libro in PELLE UMANA in mostra a MILANO

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Un libro in pelle umana. Non è uno scherzo di Fantozzi, l’ esemplare è in vera pelle umana. Si trova all’Ambrosiana. 

Il libro in PELLE UMANA in mostra a MILANO

Biblioteca di Harvard: libro in pelle umana

# All’Ambrosiana il libro fatto con la pelle di un uomo del Belgio

Non è uno scherzo di Fantozzi: si tratta di un testo di anatomia per artisti scritto da Henri van Holsbeék e pubblicato a Bruxelles nel 1861. L’ esemplare è in pelle umana, non si sa di chi, e il rilegatore fu Gustave Bjthers, anch’egli di Bruxelles. L’opera è arrivata all’Ambrosiana nel 1930, come dono di donna Pina Chierichetti. Anche se si tratta di una rarità, esistono altri casi nel mondo.

# Gli altri libri in pelle umana nel mondo: a Parigi e a Chicago. Forse anche una Bibbia

A Parigi in pelle umana c’è perfino un esemplare della Costituzione francese.
A Chicago esiste in pelle umana un esemplare de La capanna dello zio Tom.
C’è notizia di una Bibbia del XIII secolo, di una Justine del marchese de Sade, di un Viaggio sentimentale di Sterne.

biblioteca ambrosiana

# Esistono anche il libro di una strega e un libro “autobiografico”: con la pelle del suo autore

Tra gli altri ci sono anche due volumi legati, all’inizio dell’ 800, con la pelle di Mary Ratman, “strega” dello Yorkshire condannata alla pena capitale per omicidio. E c’è perfino un’opera rilegata con la pelle del suo autore: è Jacques Delille (1738-1813) la cui pelle è finita attorno alle Georgiche di Virgilio da lui tradotte nel 1770. Ma perchè si realizzavano libri usando la pelle degli esseri umani?

# Per eleganza e metafisica: “un libro sull’anima umana meritava una rilegatura umana”

Si tratta della bibliopegia antropodermica: una tecnica di rilegatura di un libro che prevede l’utilizzo di pelle umana, diffusa soprattutto nel diciassettesimo secolo. Una motivazione dell’impiego di questa tecnica macabra è contenuta nell’introduzione del testo Des destinées de l’ame (Dei destini dell’anima), anch’esso realizzato in palle umano, dello scrittore ottocentesco Arsène Houssaye:

“Il volume è rilegato in pergamena ricavata da pelle umana, senza ornamenti per preservarne l’eleganza. A un’attenta osservazione, si possono distinguere i pori della pelle. Un libro sull’anima umana meritava una rilegatura umana. Ho conservato questo pezzo di pelle umana preso dalla schiena di una donna. È interessante vedere le modifiche che questa pelle subisce in base al metodo di preparazione cui è sottoposta”.

Se la pratica di ricavare pergamene dalla pelle umana può apparirci assurda, bisogna tenere conto che nel diciannovesimo secolo donare i corpi di criminali ai medici e le pelli a rilegatori e pellai per le loro attività era piuttosto diffusa

Continua la lettura con: Il BAR più SEGRETO di MILANO

MILANO CITTA’ STATO

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TUNNEL, linee della METRO, vie d’ACQUA: cosa manca alla MILANO sognata per EXPO?

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Credits Andrea Cherchi - Albero della vita Expo

Il lascito infrastrutturale di Expo2015 è più scarno di quello che avrebbe dovuto e potuto essere secondo il progetto d’origine. Alcune opere sono in fase di realizzazione o progettazione solo ora, altre sono state rimosse dal dibattito pubblico. A che punto siamo e cosa manca ancora?

TUNNEL, linee della METRO, vie d’ACQUA: cosa manca alla MILANO sognata per EXPO?

# L’apertura integrale della M4 è prevista entro la fine del 2024: 9 anni dopo l’evento

Le nuove denominazioni delle stazioni delle linea blu

L’odissea di M4, una delle linee metropolitane previste per Expo2015, ha avuto inizio nel 2005 con l’istruttoria del progetto completata da parte della Giunta Albertini. Il riacquisto da parte della Giunta Moratti delle obbligazioni e del controllo di A2A ha rallentato il finanziamento del progetto. Nonostante le indagini archeologiche partite nel 2008, e l’assegnazione dell’appalto all’inizio del 2011, diversi stop lungo il percorso hanno impedito l’inaugurazione prima di Expo anche della sola tratta Linate-Stazione Forlanini.. 

Ezio Cairoli – Passeggeri in entrata e uscita San Babila M4

I lavori veri e propri per le prime 3 fermate, Stazione Forlanini, Repetti e Linate Aeroporto, sono infatti partiti ufficialmente solo il 19 luglio 2012mentre il restante tracciato tra l’inizio e le fine del 2015. Le prime otto fermate sono state aperte tra novembre 2022 e luglio 2023, da Linate a San Babila. L’attivazione del resto della linea è prevista per la fine del 2024: 9 anni dopo Expo.

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# La linea M5 inaugurata (quasi tutta) in tempo, ma senza deposito

Credits: metroricerche/Comune di Milano

Nel dossier iniziale delle opere previste per Expo2015 il tracciato attuale della linea era stato ipotizzato su due linee separate. La M5 tra Bignami e Garibaldi FS e la M6 da Garibaldi Fs fino allo stadio di San Siro.

Tracciato M5

La lilla o M5, 13km per 19 fermate, è la prima linea driverless di Milano ed è stata l’unica delle tre metropolitane previste nel progetto ad essere completata entro l’Expo, anche perché costruita interamente da privati e i cantieri erano già in fase avanzata. Nonostante questo, cinque stazioni non erano operative all’avvio della manifestazione: Portello è stata aperta il 6 giugno, Cenisio il 20 giugno, Gerusalemme il 26 settembre, Monumentale l’11 ottobre e, infine, Tre Torri il 14 novembre 2015, due settimane dopo la conclusione di Expo. Una delle pecche attuali della linea è la mancanza di un deposito, in quanto non previsto dal progetto, che limita la frequenza ad massimo di un treno ogni 150 secondi invece di 75.

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# “Terremotata” la M6: posticipata dopo Expo senza una data certa

Linee previste per Expo2015

Passiamo alla linea M6 che, secondo Sala, dovrebbe essere l’ultima metropolitana della città, e che è ritornata al centro del dibattito pubblico nell’ultimo anno. Il progetto era tra quelli presentati per aggiudicarsi la candidatura di Milano all’Esposizione Universale: prima come tratto ovest dell’attuale M5, come detto in precedenza, poi come sbinamento del ramo sud-ovest della M1. Il terremoto dell’Abruzzo del 2009 ha spento tutto sul nascere: parte dei fondi destinati a quell’opera furono infatti dirottati per la ricostruzione dell’Aquila e l’aiuto ai terremotati.

# Con il vecchio progetto si potrebbe raddoppiare la frequenza dei treni M1 verso MIND e aprire la M6 prima di quanto ipotizzato oggi

Mappa M6

Senza attendere l’esito dello studio di fattibilità presentato dal Comune di Milano, che ha ipotizzato un tracciato che da Ponte Lambro attraversi orizzontalmente il sud della città prima di virare verso nord ovest, si potrebbe ritirare fuori dai cassetti il vecchio M6. Presentato dagli uffici del Ministero dei Trasporti nel 2008, prevedeva appunto lo sbinamento del ramo Bisceglie – Pagano quale prima tratta della nuova linea. In questo modo lasciando M1 completamente dedicata alla tratta Pagano – Rho si potrebbe raddoppiare la frequenza dei treni diretti a MIND, che a pieno regime dovrebbe vedere ogni giorno 80mila persone tra residenti, studenti e lavoratori. 

Il tracciato proseguirebbe verso sud lungo l’asse del Ripamonti e magari spingersi fino ad Opera dove il governo ha intenzione di realizzare un hub metro/treno AV, con fermata a servizio della linea alta velocità Milano-Genova. I lavori potrebbero così partire anche prima del 2030, come messo in conto per il progetto attuale allo studio. 

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# Il tunnel Linate-Expo di 14,5 km con 13 uscite in città

tunnel
Il progetto per potenziare l’offerta di mobilità tra Linate e la Fiera

Un altro progetto inserito in previsione dell’Esposizione Universale era un tunnel di 14,5 chilometri che dall’aeroporto di Linate avrebbe dovuto portare all’area di Expo, per con uscita a Molino Dorino. Un tracciato principale di 12,5 chilometri e 13 uscite in città. Un’opera proposta dalla Giunta Albertini, congelata da quella Moratti e infine stralciata definitivamente da quella Pisapia. L’investimento stimato era di 2 miliardi di euro, coperto per il 40% da fondi pubblici. 

Leggi anche: I DUE TUNNEL per portare Milano fuori dal traffico

# La “Via d’Acqua”: dal Canale Villoresi al Naviglio Grande passando per il sito di Expo 2015

Vie acqua Expo

Le “Vie d’Acqua” hanno visto la luce solo in minima parte. Il progetto iniziale prevedeva un canale di 20 km complessivi, dal Canale Villoresi a nord fino al Naviglio Grande passando per il sito Expo2015, navigabili tramite battelli. Previsti anche percorsi ciclopedonali tra le alzaie di queste due vie d’ acqua esistenti. Alla fine il progetto fu stralciato quasi per intero: sono state realizzate solamente 8 chilometri di piste ciclabili lungo il corso d’acqua che collega il canale Villoresi al sito dell’esposizione, anche quest’ultimo di larghezza ridotto rispetto alle ipotesi iniziali.

Continua la lettura con: Quello che manca per la M2 fino a VIMERCATE: le ultime novità con le possibili sei fermate

MILANO CITTA’ STATO in collaborazione con MARCO FIGURA

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SLOW FORLANINI: 3 CORSIE senza immissioni a soli 50 all’ORA

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oneoutdoor - Viale Forlanini

Mentre si dibatte di strade a trenta all’ora spicca anche qualche controsenso in direzione contraria. Uno di questi è viale Forlanini dove si fa fatica a rispettare il limite. Il quesito è stato posto nel gruppo facebook: “Cantiere Urbanfile” da Stefano Cardini.

SLOW FORLANINI: 3 CORSIE senza immissioni a soli 50 all’ORA

# L’ “assurdo limite” dei 50 sul super viale a tre corsie

Maps – Viale Forlanini

In un periodo in cui il dibattito pubblico sulla mobilità ruota attorno alla creazione di città a 30 all’ora, Stefano Cardini nel gruppo facebook “Cantiere Urbanfile” pone un quesito sul ridotto limite di velocità di Viale Forlanini. Questa la domanda: “Qualcuno mi sa spiegare il motivo per cui viale Forlanini ha l’assurdo limite a 50 km/h invece dell’ovvio 70 essendo strada a tre corsie per senso di marcia per buona parte della lunghezza, senza immissioni salvo quelle dello svincolo con la tangenziale (se si escludono i primi 500 metri circa), con le due direzioni di marcia perfettamente isolate?”. L’autore della domanda ci tiene a precisare di essere favorevole a strade col limite di 30, ma in questo caso l’esigenza derivante dal buonsenso sembra del tutto opposta. 

# Quasi nessuno lo rispetta

oneoutdoor – Viale Forlanini

Nel lungo viale di 2,5 km, che dal ponte ferroviario conduce all’Aeroporto di Linate, sono molti gli automobilisti che non rispettano i 50 km/h. Non solo: sembra facile anche superare i 70 e i 90 km/h, in un’apparente piena sicurezza. Il motivo è proprio la conformazione della strada che, a tre corsie e senza pericolose immissioni o incroci, spinge ad andare oltre il limite imposto. Avrebbe più senso portarlo almeno a 70 km/h, e nel caso prevedere un controllo mobile o fisso, così come nelle altre arterie cittadine di questo tipo?

# Perché il limite è così basso?

Maps – Viale Forlanini street view

Come fanno notare alcuni utenti, in risposta alla domanda, una motivazione per questa restrizione ci sarebbe: la presenza del marciapiede adiacente, senza alcuna separazione fisica tra veicoli e pedoni e senza alcuna protezione. Il marciapiede potrebbe inoltre essere un ostacolo anche per l’installazione di apparati velox.

Malgrado questa possibile spiegazione, la strada come si presenta ora sembra avere tutte le caratteristiche per avere un limite a 70 o addirittura 90 km/h. Perché non adeguarla agli altri vialoni di ingresso a Milano?

Continua la lettura: MILANO va più VELOCE di BOLOGNA: “No ai 30 all’ora ovunque e più autonomia per la città”

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I 5 migliori BAR di MILANO da usare come UFFICIO

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Ph. Stefania Micol Ciocca

Lavorare a casa è comodo, non si può negarlo, ma a volte è anche pesante: sempre la stessa location, alzarsi dal letto e mettersi subito sulla scrivania senza neanche fare un viaggio da casa a ufficio. Una moda sempre più diffusa, in arrivo dal Nord Europa, è di lavorare al bar, per vedere altra gente, lavorare e socializzare allo stesso tempo. Questa la selezione di bar milanesi ideali come ufficio.

I 5 migliori BAR di MILANO da usare come UFFICIO

# Gogol and Company (zona Solari)

Ph. Stefania Micol Ciocca

La lista inizia con Gogol and Company, in via Savona 101, per capirci piazza Berlinguer. Il bar è nato nell’estate 2010, ma chiamarlo bar è veramente riduttivo. Gogol è un concept: uno spazio di condivisione, dove poter lasciar viaggiare la mente, inventare, studiare e lavorare. Qui infatti si può fare colazione, bere un caffè, pranzare e fare un aperitivo, un po’ come i classici locali, ma il vero punto forte di Gogol and Company è certamente la sua libreria. Divanetti, poltrone e due piani di libreria dove ogni scaffale è curato ad hoc. “Qui si potrà leggere, pensare, inventare, senza che nessuno ti metta fretta”.

E per chi invece sta cercando proprio un luogo dove lavorare, nel bar c’è uno spazio espressamente dedicato al co-working. Gogol and Company fa anche una promozione apposta per i lavoratori: una postazione sicura, wi-fi e o colazione o aperitivo a un prezzo fisso.

 

# City Life Shopping District

Qui di bar ne abbiamo quanti vogliamo. Al centro c’è uno spazio ormai scelto da tanti freelancer di Milano. Tra l’altro non c’è nessun obbligo di consumazione: questo attira anche molti universitari con i loro computer e libri che usufruiscono del wi-fi libero. In più il City Life Shopping District ha un’intera area dedicata al cibo e alla caffetteria, se quindi si ha bisogno di una ricarica dopo ore di lavoro o di studio, si avrà l’imbarazzo della scelta.

# Babitonga Café (Porta Nuova)

Credits: @tomek.bartkowski
Babitonga Café

Non può certo mancare nella lista il bar della sede di Microsoft, la celebre “piramide” di Porta Nuova. L’edificio di viale Pasubio 21, quasi completamente trasparente progettato dagli archistar Herzog & de Meuron, oltre ad ospitare la sede di Microsoft e la casa editrice di Feltrinelli, è il luogo del Babitonga Café. Un perfetto per il co-working. Così, per i lavoratori che non amano stare a casa, i tavolini si trasformano in scrivanie, il caffè o la spremuta in un momento di pausa dallo smanettare al computer.

 

#  Café Gorille

Un bellissimo caffè affacciato su BAM-Biblioteca degli Alberi a Porta Nuova. Le grandi finestre, gli archi con mattoni a vista e i pavimenti in legno sono ideali per lavorare senza stress. L’unico vincolo è la consumazione obbligatoria e l’invito a liberare il tavolo durante gli orari di ristorazione. In Via Gaetano de Castilla 20. Aperto tutti i giorni tranne lunedì. 

# Upcycle – Milano Bike Cafè (Città Studi)

Credits: @upcyclebikecafe
upcycle bike cafe

In zona Piola si trova un altro locale che è più un concept che un bar: si tratta dell’Upcycle Milano Bike Cafè. Lo storico primo Bike Café Bistrot d’Italia, un luogo dove poter fare le classiche chiacchiere da bar, dove discutere con alcuni campioni del ciclismo, ma anche posto dove rifugiarsi e bere e mangiare a tutte le ore del giorno in un’atmosfera che rimanda ai paesi scandinavi, anche nell’offerta dei dolci. I grandi tavoloni dell’Upcycle Milano Bike Cafè sono poi perfetti per appoggiare il computer, i fogli, le penne e lavorare.

 

Continua la lettura con: Il BAR più SEGRETO di MILANO

BEATRICE BARAZZETTI

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La curiosa storia di PIETRASANTA: la cittadina gioiello fondata dai MILANESI

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Ph. @nadiacattan IG

E’ incredibile come una tranquilla gita fuori porta possa svelare connessioni con la propria città di origine e i progetti che ti stanno più a cuore. E’ quello che è capitato a me durante le ultime festività quando, spinta dal desiderio di scoprire nuovi borghi e godermi il relax tra le Apuane, mi sono spinta fino a Pietrasanta (Lucca), città medievale meno nota e più tranquilla della ben trafficata e modaiola ‘Marina’.

La curiosa storia di PIETRASANTA: la cittadina gioiello fondata dai MILANESI

A Pietrasanta non vai per una ‘svetrinata’ tra le boutique alla moda stile Marina di Pietrasanta. Men che meno ci capiti per il classico struscio un po’ ‘bauscione’, tutti in ghingheri e tacchi alti.

Pietrasanta è il borgo dove un bel negozio di pelletteria toscana è intervallato da una galleria d’arte, e un’altra ancora, e poi un’altra…. ci sono più atelier e studi di arte contemporanea che bar-gelaterie. Ogni angolo profuma di estro creativo: le facciate dei palazzi, le ringhiere di ferro alle finestre, persino i copertoni di rame degli impianti del gas.

Per chi bazzichi un po’ la letteratura e l’arte, Pietrasanta è la città di Castruccio Castracani, il comandante lucchese collega di esilio e cantato da Dante Alighieri nella sua Commedia.
E’ la città dove, passeggiando, ‘inciampi’ in mastodontiche sculture realizzate da artisti internazionali che hanno scelto, per un certo periodo o tutta la vita, questo borgo in collina rinfrescato dalla brezza del mare come seconda casa. Pietrasanta è l’atelier en plein air dell’artista Fernando Botero. 

Fin qui, una storia tipicamente toscana con legami alla cavalleria e alle classiche vicende di guelfi, ghibellini e cenacoli di artisti in stile mediceo.

Eppure, Pietrasanta è una città milanese.

Era il 1255 quando messer Guiscardo Pietrasanta fondava il nucleo del borgo.

Guiscardo era un nobile milanese, eletto podestà di Lucca, e Pietrasanta diventava così una delle prime città toscane di nuova fondazione. Ma Guiscardo non la voleva uguale alle altre.

Pietrasanta fu anche una delle prime città di sperimentazione urbanistica, pienamente Rinascimentale, dove l’uomo e le humanae litterae costituivano il fulcro di infrastrutture e impianti architettonici ispirati alla razionalità e alla proporzione aurea. Tutto doveva riflettere la concezione di una città ideale: le mura a protezione, la piazza con il Duomo realizzato in pietra locale, il campanile un po’ più in là, la Colleggiata, la fontana, i palazzi del potere politico.

Ma questa non è l’unica coincidenza che lega la storia di Pietrasanta con la Milano di oggi.

La tradizione riporta che, quando Guiscardo fondò la sua città, scelse una zona molto precisa: i piedi di una preesistente rocca longobarda. Là c’era un borgo dal nome profetico: Sala. Vi ricorda qualcosa?

Continua la lettura con: I taxi volanti di Milano

PAOLA PERFETTI

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La RINASCITA ARTISTICA del PALAZZO più DEGRADATO nei pressi del CENTRO di Milano

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graziano_senesi IG - Viale Blignu 42

Famoso per decenni come fortino della droga, e di tante altre attività illegali, l’edificio poco alla volta sta rinascendo. Ecco gli interventi realizzati e quelli in corso per toglierlo definitivamente dal degrado e migliorare la qualità della vita dei suoi inquilini.

La RINASCITA ARTISTICA del PALAZZO più DEGRADATO nei pressi del CENTRO di Milano

# L’ex fortino della droga di Milano

chiaracallegari IG – Viale Bligny 42

Il complesso di Viale Bligny 42 era conosciuto dai milanesi come il fortino della droga. Sono stati molti negli anni i tentativi delle forze di polizia di riportare ordine e sicurezza in questo luogo a ridosso nel centro della città dove persino i residenti delle abitazioni vicine aveva paura ad avvicinarsi. Un edificio di 6 piani di fine ‘800 in totale degrado, marcio, con 256 appartamenti nati come monolocali, con bagno esterno al piano, una distribuzione interna su quattro scale e con corridoi interni che conducono ai singoli appartamenti. Un piccolo microcosmo abitato da studenti, anziani, operai, rider e pusher dediti allo spaccio quotidiano. L’illegalità era presente in tante altre forme, non mancava il giro di prostituzione e le risse non erano infrequenti. Il tutto in una zona non lontana dalla prestigiosa Bocconi. Una zona giovane, di prestigio: infatti la vita precedente del palazzo era stata ben altro. Era un punto di riferimento per i giovani artisti. 

# Un quartier generale per artisti, editori, creativi e galleristi

artribune.com – Cortile Viale Bligny 42

L’edificio ha visto negli anni artisti, editori, creativi e galleristi sceglierlo come loro base per vivere o spazi per realizzare progetti culturali. Tra questi ricordiamo Maurizio Cattelan. Per 30 anni la famosa gallerista Emi Fontana ha avuto qui la sua galleria, rilevata ora da Luca Vitone, un grande artista italiano da quasi 20 anni docente di scultura presso la NABA, che ne sta facendo un’atelier.

# Una prima rinascita grazie alle telecamere e alla vigilanza notturna

graziano_senesi IG – Viale Blignu 42

I primi passi per restituire dignità e decoro all’edificio sono stati l’installazione di telecamere di videosorveglianza attive 24 ore al giorno e l’aggiunta di una guardia notturna, pagata dai proprietari, al servizio di portierato diurno. Questo ha portato alla fuga dei pusher e alla quasi totale eliminazione di qualsiasi tipo di attività criminale.

# La riqualificazione prevede l’efficientamento antisismico ed energetico, installazione di ascensori e sistemazione dei cortili interni

milanotoday – Viale Bligny 42

Dopo questi interventi necessari, alla fine del 2023 è partita la bonifica e la riqualificazione vera e propria del “buco nero” di Viale Bligny 42. Nel dettaglio è previsto l’efficientamento antisismico con il rinforzo delle pareti perimetrali, l’installazione di ascensori e di un impianto centralizzato termico a pompa di calore, nuovi infissi con schermature interne e la realizzazione di una nuova facciata con cappotto termico per migliorare l’efficientamento energetico. A questo si aggiunge la ricostruzione degli abbaini, una nuova copertura, nuovi blocchi delle scale e una nuova pavimentazione nei cortili interni e nuove luci. In sintesi, si vuole riportare il palazzo ai fasti di catalizzatore di artisti e studenti. I circa 700 inquilini, per il 95% affittuari, potranno rimanere nelle loro abitazioni. Fine lavori entro la metà del 2024.

Fonti: artribune.com

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FABIO MARCOMIN

copyright milanocittastato.it

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