Credits milano_scomparsa_o_quasi IG - Foto di Foca Barbisa a Musocco nel 1905
Un tram speciale dalle “sembianze animali” garantiva la pulizia delle strade milanesi.
Quando a LAVARE le STRADE di MILANO ci pensava lei: la FOCA BARBISA
# La sperimentazione della pulizia delle strade con i tram a inizio ‘900
Credits milano_scomparsa_o_quasi IG – Foto di Foca Barbisa a Musocco nel 1905
A inizio del ‘900 solo le strade più centrali di Milano erano pavimentate: le altre erano in terra battuta, quindi estremamente polverose e sempre sporche per la continua circolazione di cavalli. Nel 1905, per sostituire i meno efficienti carri-botte trainati dai cavalli, per la pulizia delle strade furono sperimentati dei tram adeguatamente modificati. Si trattava delle “foche barbise”: il curioso soprannome dato dai milanesi a questo particolare tram derivava dai getti d’acqua che spruzzava, facendolo assomigliare al muso baffuto di una foca.
# La “Foca barbisa”: grigia, dotata di cisterne d’acqua, estinta a causa dell’asfalto
Credits milanoinmostra IG – Foca Barbisa
Per realizzare la “Foca barbisa” furono installate delle cisterne d’acqua all’interno di alcuni tram, appositamente verniciati di grigio per distinguerli da quelli adibiti al trasporto passeggeri, e predisposti due potenti gettiai lati anteriori del tram per innaffiare e ripulire le strade di Milano. Questo tram particolare rimase in servizio fino a quando per l’asfaltatura della maggior parte delle strade urbane perse la sua utilità, venendo sostituito da mezzi più moderni per la pulizia.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
In un articolo pubblicato su Panorama Stefano Piazza ha raccontato la sua esperienza diretta. Ecco come è andata e il confronto imbarazzante con la burocrazia del nostro Paese.
Rifare il PASSAPORTO: in SVIZZERA 7 MINUTI, in ITALIA 7 MESI
# In Svizzera appuntamento dopo 4 giorni, pratica in 7 minuti, passaporto a casa dopo 72 ore
Sonyuse-pixabay – Svizzera
Il racconto del giornalista Stefano Piazza sulla sua esperienza di rinnovo dei documenti di identità in Svizzera, nel Comune di Mendrisio:
In previsione di un viaggio all’estero programmato per l’11 febbraio prossimo, l’11 gennaio scorso ho verificato la validità dei miei documenti, ossia il passaporto e la carta d’identità. Dato che la scadenza era fissata per il 23 luglio successivo, ho prontamente iniziato le procedure per il loro rinnovo. Alle 14.41 dell’11 gennaio, ho visitato il sito del Dipartimento federale di giustizia e polizia, inserito i miei dati e fissato un appuntamento presso l’Ufficio passaporti del Comune di Mendrisio. La conferma telematica indicava il 15 gennaio 2024 alle 11.15, come richiesto da me. In soli due minuti, alle 14.43, ho ricevuto l’e-mail di conferma dell’appuntamento.
Il 15 gennaio, alle 10.55, ho parcheggiato l’auto sotto il Comune e mi sono recato all’Ufficio passaporti, comunicando alla gentile impiegata: “Buongiorno, sono Stefano Piazza e ho un appuntamento per le 11.15”. La funzionaria mi ha accolto, ho pagato 158 franchi per entrambi i documenti con carta di credito e successivamente sono stato invitato a posizionarmi davanti a un apparecchio fotografico, dove ho appoggiato gli indici di entrambe le mani per le foto e le impronte digitali.
Terminata questa procedura alle 11.06, ho confermato i miei dati e firmato con una penna digitale. Ho chiesto: “Quanto ci vorrà?” e la risposta è stata: “Circa una settimana, lo riceverà tramite raccomandata”. Dopo aver ringraziato e salutato, sono tornato nella mia auto alle 11.07. Riflettendo mentre ero in macchina, ho apprezzato la fortuna di vivere in un paese come la Svizzera, dove tutto funziona. Non posso fare a meno di ringraziare i miei genitori, purtroppo scomparsi troppo presto, per essere venuti qui in cerca di fortuna alla fine degli anni ’50. Il 18 gennaio 2024 alle 9.30, incrocio la postina che mi consegna due raccomandate contenenti il passaporto e la carta di identità. Sette minuti per rinnovare i documenti e 72 ore per riceverli.
# In Italia servono fino a 10 mesi, quando si riesce a prendere appuntamento
jackmac34-pixabay – Passaporto
Sempre nello stesso articolo viene ricordato come in molte città italiane sia invece diventata un’odissea rinnovare i documenti d’identità, soprattutto se si tratta del passaporto. In base a un’indagine di altroconsumo a Bologna, Genova, Milano, Pordenone, Potenza e Torino non si riesce trovare nemmeno un appuntamento in questura. A Cagliari viene dato dopo sette mesi, a Bolzano dopo otto e a Venezia dopo dieci.
La burocrazia italiana è un grosso intralcio per i cittadini, al contrario della Svizzera, e questo si riflette in qualsiasi ambito del settore pubblico. Lo ha provato sulla sua pelle anche Stefano Piazza che, avendo la doppia nazionalità, ha atteso 30 minuti prima di riuscire a raggiungere la pagina di prenotazione appuntamenti sul sito del Consolato Generale d’Italia a Lugano per rinnovare la carta d’identità italiana. Questa la risposta: «A causa dell’alto numero di richieste, non è possibile fissare un appuntamento».
Il percorso di un canale che viaggia oggi interrato, ma che ha contribuito a creare le forme di alcuni tra i quartieri più belli di Milano, come l’Isola, Brera e la Vepra. Scopriamo passo dopo passo le tracce lasciate dall’Olona.
L’Olona nasce sul Sacro Monte di Varese, in località Fornaci della Riana di Varese. Scende verso l’Alto Milanese lungo la valle che porta il suo nome ed entra a Milano dopo il passaggio attraverso Rho e Pero. Compromesso da condizioni di inquinamento irrimediabili, il fiume a Milano è stato interrato. Termina in Darsena, dove una volta confluiva nel Lambro Meridionale, naturale sbocco del corso d’acqua che si unisce al Lambro a S. Angelo Lodigiano. Proviamo a seguirne le sue tracce.
# Milano Ovest: il Gallaratese
#2 Olona Gallara ph. edit da Google Maps
Da Pero alla Circonvallazione l’Olona è completamente interrato e ricoperto, così da non riuscire più ad individuare il percorso ad occhio nudo. Le uniche tracce per ricostruirlo sono gli abitanti di una parte del quartiere Gallaratese e un piccolo tombino di ispezione in via Donadoni. Qui l’Olona ci arriva lambendo Bonola e Via Quarenghi, per proseguire verso Via Natta e Lampugnano, dove ora si trova l’Istituto scolastico “Gentileschi”.
Da quel punto, in linea d’aria, è necessario allungare lo sguardo fino a Piazzale Lotto dove, all’altezza di via Pogtschnig, sono ancora visibili i muretti che costituivano le sponde del fiume. Da Lotto l’Olona segue sotto la circonvallazione il suo percorso evitando il traffico milanese e dove, nonostante le opere di interramento, il fiume ha lasciato segni per farci individuare la sua presenza.
# Via Correggio
Credits ordinearchitettimilano.it – Via Correggio 43
L’Olona prosegue lungo la circonvallazione, in direzione Ghirlandaio e in Via Correggio è possibile trovare traccia del solco del fiume.La scia ormai è come una cicatrice:all’altezza del civico 43, infatti, è possibile notare la stratificazione urbana che si è creata nei decenni. Da un lato c’è una palazzina liberty costruita su una sponda del fiume e, sull’ideale altra sponda, c’è un nuovo quartiere costruito nel dopoguerra. In mezzo, una palazzina per uffici che si discosta da entrambi i periodi e generi architettonici e che ci indica il passaggio ideale dell’Olona.
# La Maddalena e l’”isola Brera”
#3 Olona alla Maddalena ph. Wikipedia
Il corso del fiume porta poi alla Maddalena, per l’esattezza dove si trova oggi Piazza De Angeli. La presenza dell’Olona è testimoniata da molte foto d’epoca che ritraggono la zona completamente invasa dalle acque dell’Olona esondato. La forza del fiume a quest’altezza, era così forte da creare una biforcazione, andando a scorrere in quelle che oggi sono Via Washington e Via Foppa, per poi riconfluire in un unico corso dopo Piazzale De Agostini.
La biforcazione del percorso, generava così una specie di isola al centro della quale si trovava una delle cascine tipiche di Milano, denominata Cascina Brera. L’isolotto, raggiungibile a piedi con alcuni ponti ormai scomparsi, si chiamava appunto Isola Brera. L’unica traccia di questa Milano ormai scomparsa, si trova nei pressi del giardino di Via Stromboli, un giardino che è anch’esso una traccia verde del passaggio dell’Olona.
Dopo Via Foppa, che è uno dei due rami del corso d’acqua, una volta si trovava la confluenza di un canale detto Vepra o Vetra, il fiume giunge fino alle Colonne di San Lorenzo. La Via Vepra è ormai l’unica traccia di questa confluenza, nascosta sotto la sede stradale. Da qui in poi è possibile immaginare il percorso dell’Olona, grazie ad una serie di parchi, viali alberati e parte del verde urbano, recuperati a spazio pubblico oppure ancora “selvaggi”.
Come in zona Solari, per la precisione al 18 di Via Cola di Rienzo, in cui è possibile notare un piccolo lotto veramente rustico. Probabilmente quello spicchio di Milano è così da sempre, perché nonostante i numerosi tentativi di adibirlo ad uso pubblico o edilizio, la mano degli esseri umani sembra non essere mai passata. Forse è lo stesso Olona che scalpita per rivendicare la propria presenza in prossimità del centro cittadino.
L’inseguimento del fantasma dell’Olona è quasi al termine. Arrivati in Piazza Cantore, alle spalle di alcuni palazzi di Viale Papiniano, la sede stradale in superficie si snoda come se stesse ancora ricalcando il passaggio del fiume. Quest’ultimo tratto è quello che arriva in Darsena, dove oggi la “foce” dell’Olona è individuabile attraverso una tubazione che sfocia appunto alla Darsena. Si tratta dell’ultimo tratto anche per quanto riguarda i lavori di interramento: l’Olona, ormai inquinato e maleodorante, qui è stato coperto per ultimo, più o meno a metà degli anni ’50, dopo essere stato deviato dal suo corso per far seguire un percorso dal Naviglio Grande a Viale Troya, attraverso i Viali della circonvallazione Misurata, Bezzi, Ranzoni e Murillo.
Ripercorrere a piedi il percorso dell’Olona, potrebbe diventare un itinerario di trekking cittadino, alla scoperta di angoli normalmente nascosti alla vista e godibili soltanto in un passaggio lento. Quasi un percorso meditativo, all’inseguimento del fantasma dell’Olona, immaginando la Milano che fu.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
L’inchiesta annuale di Altroconsumo premia il “supermercato dei milanesi”. Scopriamo la top five dei più amati d’Italia.
Il SUPERMERCATO più AMATO in Italia è di MILANO
# Il supermercato più amato è Esselunga
altroconsumo – Classifica superermercati
Nella consueta inchiesta annuale di Altroconsumo, che indaga sulla soddisfazione dei clienti riguardo a supermercati, ipermercati e discount, ha stilato la classifica dei supermercati preferiti in Italia. Tra gli indicatori utilizzati ci sono l’assortimento, la qualità dei prodotti, la velocità e l’efficienza delle casse. In totale sono stati oltre 9.500 i soci intervistati e nella categoria iper&super nazionali al primo posto si è piazzata con 79 punti l’Esselunga, il supermercato dei milanesi.
Un punto più indietro Ipercoop/Coop&Coop e NaturaSì, specializzato nei prodotti biologici, con 75 punti. Poi si posiziona la Coop e appena dopo ci sono Famila Superstore, Interspar e Tigros con 74 punti. Completano la top 10, con 72 punti, Conad Superstore, Eurospare, Emisfero e Famila.
# Tra i preferiti a Milano quelli di Via Solari e Via Losanna
Credits pietro verzi -Esselunga Solari
Tra i punti vendita Esselunga preferiti ci sono quello di via Andrea Solari e quello di Via Losanna: il primo ha scalzato proprio il secondo nel 2023 nella classifica degli Esselunga più economici. Tra i più apprezzati dai milanesi anche quelli di Viale Umbria, Via Ripamonti e Viale Zara.
# Esselunga primo anche nella classifica dei supermercati online
antonio_colombo IG – Esselunga a casa
Esselunga si piazza in testa anche alla classifica dei supermercati online, con 78 punti, in seconda posizione Coop con 77, poi Carrefour con 72 e fuori dal podio Conad con 66. Un servizio però poco utilizzato, eccetto il picco del periodo pandemico, e non sembra prendere piede. Sul totale degli intervistati ben l’80% ha dichiarato che non ha mai fatto la spesa online.
E’ stato completato il primo tassello per far nascere il Grande Parco Forlanini. Prevista anche la creazione di un itinerario ciclo-pedonale dal Duomo all’Idroscalo. Il punto sul progetto.
La PORTA VERDE del Grande Parco Forlanini: dal DUOMO all’IDROSCALO il nuovo hot spot CICLO-PEDONALE
# “La Porta Verde del Grande Parco Forlanini”: un nuovo hot spot tra città e campagna
openinnovation.regione.lombardia.it – Area prima della trasformazione
Uno dei tasselli del Grande Parco Forlanini è stato realizzato: la Porta Verde. L’ingresso del parco dove si trova la nota Cascina Sant’Ambrogio, proprio dove la campagna si fonde con la città, è stato trasformato nel settembre 2022 in un hot spot ecosostenibile. La realizzazione del progetto è stata possibile grazie al lavoro di associazioni, cittadini, studenti, attraverso momenti di progettazione partecipata, attività educative, laboratori di formazione e eventi di aggregazione.
La Porta Verde del Grande Parco Forlanini
Un luogo d’aggregazione che vede il coinvolgimento di tante realtà locali che caratterizzano l’area, come ad esempio le undici cascine ben conservate e che custodiscono le origini agricole dei lombardi. In questo spazio all’aperto riqualificato possibile sperimentare nuove attività educative, come il monitoraggio flora-fauna, partecipare a laboratori sulla biodiversità e assistere ad eventi culturali e workshop incentrati sull’artigianato, come quello nella falegnameria e nella ciclofficina.
# Il primo tassello della riqualificazione di un’area di 500 ettari
credit: selsegrate.wordpress.com
L’intervento fa parte di una riqualificazione più ampia che riguarda un’area di 500 ettari e che comprende un sistema ciclo-pedonale pensato per consentire di spostarsi da Piazza Duomo all’Idroscalo, passando lungo il Lambro arrivare alla Porta Verde. Si tratterebbe di unire le reti e i percorsi già presenti per dar vita al Grande Parco Forlanini.
# Dal Duomo all’Idroscalo in bicicletta, senza alcuna interruzione
credit: giteinlombardia.com
Per pedalare lungo gli 8 chilometri dal Duomo al “mare di Milano” occorre che vengano messi in connessione tra di loro stradoni e piste ciclabili lungo il percorso. La maggior parte dei tratti sono infatti già realizzati, come la nuova pista ciclo-pedonale di 6 km attorno all’Idroscalo.
Credits: bici.milano.it
Il Grande Parco Forlanini è stato inserito inoltre nel 2020 anche all’interno delle tappe diAbbracciaMI, la “circle line ciclistica” di 70 km della città, inaugurata ufficialmente nel 2021 e che tocca tutti i quartieri e i parchi della città. Non rimane che attendere quindi il completamento di tutto il progetto.
Dopo aver eliminato i posti auto per costruire una ciclabile in Corso Sempione, prosegue la lotta ai parcheggi sotto gli alberi della zona. Questa volta l’intervento colpisce il parterre centrale di viale Domodossola, nei pressi della metropolitana. Ma tanti milanesi protestano per la costante riduzione di posti auto in città, senza che prima vengano proposte soluzioni alternative. E che, colpendo aree vicine alle stazioni della metro rischiano di creare un effetti controproducente sul trasporto pubblico. Foto copertina: Urbanfile
VIA i PARCHEGGI anche nel PARTERRE di via Domodossola, nei PRESSI delle METRO: le reazioni dei MILANESI
# Dopo Corso Sempione è il turno di questo tratto di strada
Tratto Via Domodossola interessata dai lavori
Il piccolo tratto di Via Domodossola, che dall’incrocio con Largo Domossola e Viale Boezio conduce a Via Giovanni da Procida, rimaneva l’ultimo non sistemato delle strada. Stiamo parlando del tratto finale di strada che collega Corso Sempione a Citylife arrivando da nord est e che aveva il parterre occupato in modo abusivo delle automobili in sosta sotto gli alberi. Proprio sugli “Champs-Élysées” di Milano sono ormai giunti alle fasi finali i lavori che hanno visto l’eliminazione della sosta per le auto nei parterre da entrambi i lati, per la creazione di piste ciclabili, percorsi pedonali, il rinnovo e la protezione delle aiuole prima occupate abusivamente delle auto. In questo caso i posteggi sono stati trasferiti in parte sulla carreggiata stradale ma mettendoli a pagamento ed eliminando una corsia per senso di marcia.
# La decisione del Municipio 8 di rimuovere tutti i parcheggi non autorizzati
Credits Urbanfile – Parcheggi parterre Largo Domodossola
Il Municipio 8 ha quindi deciso di sistemare in modo definitivo la strada, impedendo il parcheggio di qualsiasi tipo di mezzo sul parterre, lasciando spazio esclusivamente al percorso del tram. La data di fine cantiere è il 27 gennaio 2024.
Credits Urbanfile - Cantiere sistemazione parterre Largo Domodossola
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Credits Urbanfile - Cantiere sistemazione parterre Largo Domodossola
Credits Urbanfile - Altra vista cantiere Via Domodossola
Credits Urbanfile - Cantiere Domodossola
Al momento non è stata prevista però un’alternativa, né progetti futuri di parcheggi interrati, in una zona dove tanti parcheggiano l’auto per prendere la metro nelle stazioni metropolitane della M5 o i treni in quella ferroviaria di Domodossola.
# Le reazioni dei milanesi: “Servono più parcheggi”
Sotto il post su facebook del blog Urbanfilela maggioranza dei commenti è critica nei confronti di questa decisione, anche chi è favorevole alla rimozione della sosta abusiva, perché soprattutto non sono state pensate prima delle soluzioni alternative: mancano i parcheggi, i taxi e i mezzi pubblici per chi arriva da fuori non sempre funzionano a dovere. C’è che propone una scelta di buonsenso: lasciare la massima possibilità di parcheggiare nei pressi delle fermate della metro, in modo da agevolare i molti che arrivano in città e che desiderano lasciare l’automobile per prendere i mezzi pubblici. Questi alcuni dei commenti:
“Questa ossessione per le auto andrebbe curata” – Paolo Aina
“Guerra dei poveri fase 1: via le auto dai parcheggi, chi ha un box gongola e gli altri rosicano. La fase 2 prevede che i box privati diventeranno irraggiungibili perché tutte le strade saranno chiuse al traffico, le parti si invertiranno. E niente, scannatevi pure.” – Andrea Arancio
“Abito in Sempione da quando sono nato. Con l’ultima “sparata” e la rimozione delle auto in sosta avrebbe dovuto diventare una specie di Champs Elysees, ad oggi pare Beirut sotto i bombardamenti. Ho il box quindi il problema del parcheggio non mi tange, il degrado si. Per fortuna non manca molto alla fine di questa amministrazione, mi auguro che la prossima chiuda questa demagogica guerra all’auto e si occupi di questioni serie.” – Daniele Mastrangelo
“Quando l’utopia va al potere fa danni e anche gravi” – Cesare Albanese
“C’è un parcheggio alternativo oppure l’auto la ripieghi e la metti in tasca? Ci sono i mezzi pubblici? Invito a provare Trenord tratta Milano-Mortara-Alessandria.” – Gabriele Maurano
“Parcheggi che sono una rarità, ormai prossimi al limite dei 30 km orari, media di 2/3 multe a settimana. Non ci vuole uno scienziato per capire che le macchine in città, saranno sempre meno sfruttabili. Se tutto questo fosse bilanciato da mezzi più sicuri, puntuali, e più corse anche in giornate e orari particolari, taxi meno costosi, allora si potrebbe pensare di vivere in una città civile! Ma prima di tutto questo, è solo ignoranza e astio tra cittadini più o meno benestanti!” – Gaetano Bello
“È necessario creare anche posteggi per le auto” – Vittorio Bossi
“Finalmente, sempre pensato che un corso così bello non doveva essere rovinato da quello spettacolo. Occorre però provvedere a creare dei posti per il parcheggio delle auto, magari sotterranei, ovviamente custoditi, in parte per i residenti ed in parte per i pendolari ecc.” – Anna Maria Volonté
“Domanda ingenua: quindi tutte le auto che stavano parcheggiate lì dove verranno parcheggiate? Il Comune ha provveduto a creare spazi parcheggio a pagamento interrati o altro? Altrimenti più che la soluzione al problema è la ricetta per crearne un altro a breve distanza.” – Andrea Paoletti
“Le politiche per una città più pulita anche per quanto riguarda i parcheggi selvaggi le capisco, un po’ meno iniziare a levare quelle zone dove l’auto più di un tot non da fastidio senza creare parcheggi (magari multipiano con sicurezza, dove un povero cristo può prendere un posto auto in abbonamento), perché non siamo nel boom economico e l’auto è uno status symbol, semplicemente la si usa per spostarsi in modo agevole tra casa e lavoro. Purtroppo ad oggi c’è chi fa ancora enormemente prima con il mezzo privato e non con il mezzo pubblico (anche questo sia metro + treno e quindi dove il traffico non è contemplato). Si stanno spendendo un sacco di soldi contro le auto, intanto si crea solo il parcheggio selvaggio in vie limitrofe.” – Stefano Bianchi
Credits Comune di Milano - Cittadella della Giustizia
Sarebbe stato la prima cittadella di questo genere in Italia ma il progetto è naufragato appena un anno dopo la sua presentazione. Ecco come sarebbe dovuta essere e che cosa è andato storto.
La CITTADELLA della GIUSTIZIA: un progetto da rilanciare a Milano?
# Il nuovo polo giudiziario sarebbe dovuto sorgere a Porto di Mare entro la fine del 2015
Credits Comune di Milano – Localizzazione progetto Cittadella della Giustizia
Il progetto della “Cittadella della Giustizia” era stato pensato per ricollocare tutti gli uffici giudiziari, il carcere circondariale di San Vittore oltre ai tantissimi alloggi per i lavoratori che avrebbero abitato nei pressi del nuovo quartiere.
L’area prescelta era quella di Porto di Mare, ai confini del quartiere Omero e del nuovo quartiere di Santa Giulia, un’area periferica già urbanizzata con due stazioni metropolitane, l’ingresso dell’Autostrada del Sole e l’alta velocità ferroviaria.
# I 3 obiettivi della Cittadella della Giustizia
Credits Comune di Milano – Assetto sistema giudiziario preesistente
La creazione della Cittadella della Giustizia aveva tre obiettivi:
creare una funzionalità dei diversi uffici della giustizia per permettere a tutti gli operatori di lavorare in maniera più efficiente e più efficace,
creare condizioni migliori per i detenuti ospitati a San Vittore e per le guardie carcerarie,
riqualificare una zona periferica della città portando qualità e funzioni pregiate, recuperando anche un’area, ora occupata dal carcere, da rilanciare a Milano.
# La suddivisione prevista per l’area di 1,2 milioni di mq
Credits Comune di Milano – Cittadella della Giustizia suddivisione edifici
La Cittadella della Giustizia si sarebbe dovuta sviluppare su una superficie di 1.200.000 mq, suddivisi in questo modo: 175.000 mq adibiti agli Uffici Giudiziari con una superficie di pavimento di 400.000 mq, altri 220.000 mq per il complesso carcerario, 60.000 mq di aree destinate a funzioni urbane e 655.000 mq da destinare a verde, zone pedonali e servizi.
I lavori sarebbero dovuti partire entro il 2010 e concludersi entro la fine nell’anno dell’Expo 2015, per un investimento complessivo di 1 miliardo di euro. Ma il taglio dei fondi per la manifestazione ha reso il progetto impossibile.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Stiamo entrando nella stagione delle settimane bianche e dei week end sulla neve. Ecco cinque rifugi dove riposarsi e gustarsi un ottimo piatto della tradizione montana, di rientro da una giornata di sci, ciaspolate e camminate tra le neve, non lontano da Milano.
5 RIFUGI in mezzo alla NEVE a POCA STRADA da MILANO
#1 Rifugio Baita Cassinelli a 1.568 metri di altezza nel Parco delle Orobie
crimorganti IG – Rifugio Baita Cassinelli
Il Rifugio Cassinelli, edificato negli ’80, si trova nel cuore del Parco delle Orobie a 1.568 metri di altezza sul versante sud del Pizzo della Presolana. Immerso nella natura mette a disposizione 70 posti a sedere nelle due sale da pranzo e 13 posti letto. Perfetto per escursionisti e alpinisti di ogni grado di difficoltà e amanti della cucina bergamasca.
Milano-Baita Cassinelli
#2 Rifugio Sassi Castelli ai Piani di Artavaggio a 1.647 metri di altezza
pianidiartavaggio IG – Rifugio Sassi Castelli
Salendo di quota ci spostiamo al Rifugio Sassi Castelli, posizionato ai Piani di Artavaggio tra le Prealpi Orobiche a 1.647 metri di altezza. Costruito nel 1926 dalla Società Escursionisti Lecchesi, è aperto tutti i mesi dell’anno ed è comodo per attività come lo sci alpino e le escursioni sulle ciaspole dato che affaccia direttamente sulle piste da sci. Si può raggiungere tramite alcuni percorsi a piedi o in funivia dal Comune di Moggio.
Milano-Rifugio Sassi Castelli
#3 La Gran Baita ai Piani di Bobbio
rifugiogranbaita IG
A Piani di Bobbio, una delle più note stazioni sciistiche della Valvassina, c’è dal 1959 la Gran Baita. Fatto costruire dai fratelli Angelo e Giuseppe Amanti, in memoria del terzo fratello Carlo, si trova a 1.750 metri di altezza ed uno dei luoghi prediletti per gli amanti dello scii, sia per soggiorni brevi che lunghi con 15 posti letto. Propone una cucina casalinga e piatti della tradizione montana e si raggiunge a piedi da Barzio, da Valtorta o dai Piani di Artavaggio, oppure comodamente in cabinovia da Barzio.
Milano-Barzio
#4 Il Rifugio Monte Avaro in Alta Val Brembana
luisafiorendi IG – Rifugio Monte Avaro
Rimaniamo sempre alla stessa altitudine ma ci dirigiamo a Cusio nel Rifugio Monte Avaro in Alta Val Brembana, con vista sulla Piana del Monte Avaro. Luogo perfetto per giornate sulla neve con la famiglia, dal bob al baby park, dalle camminate sulle ciaspole allo sci da fondo. In cucina la tradizione montana bergamasca. Si può arrivare in auto.
Milano-Rifugio Monte Avaro
#5 Il Rifugio del CAI “Cesare Benigni” a 2.222 metri d’altezza
jean___79 IG – Rifugio Cesare Benigni
Altro rifugio del Monte Avaro ma a ben 2.222 metri di altezza, uno dei più alti della bergamasca, è il Cesare Benigni di proprietà del Cai dell’Alta Val Brembana. Posizionato su uno sperone di roccia fra la Val Brembana e la Valtellina, mette a disposizione di sciatori ed escursionisti una cucina casalinga e 25 posti letto. Durante la stagione invernale è aperto solo nei giorni festivi e prefestivi. Per raggiungerlo occorre camminare circa 2 ore da Cusio, da Ornica o dalla Piana dell’Avaro.
Nella parte nord della città, il tessuto urbano nasconde delle sorprese. A ridosso del Villaggio dei Giornalisti, troviamo delle originalissime costruzioni che ancora oggi rappresentano uno degli esperimenti residenziali più curiosi mai realizzati in tutta Italia. Stiamo parlando delle case igloo di via Lepanto nel quartiere della Maggiolina.
Vediamo assieme come sono nate e come si sono sviluppate queste singolari abitazioni nate dalla fervida mente dell’architetto Mario Cavallè.
Le CASE IGLOO di MILANO
# Le origini: il villaggio dei giornalisti con “case per l’alta borghesia”
credit: @claudiafoh IG
Ci troviamo in via Lepanto, quartiere Maggiolina, ai margini del cosiddetto Villaggio dei Giornalisti. Zona di (ex) case popolari per la piccola e media borghesia milanese progettata dall’ingegnere Evaristo Stefini e realizzata da una cooperativa composta principalmente da giornalisti, pubblicisti e avvocati (da qui il nome del Villaggio) tra il 1909 e il 1912, nell’allora comune di Greco. Il progetto nacque a seguito di un editoriale pubblicato nel 1911 da Mario Cerati, direttore de Il Secolo, nel quale si denunciava come l’attenzione del governo fosse concentrata solo sulle masse operaie e sull’urbanistica popolare, mentre scarseggiavano i quartieri dell’alta borghesia.
Fu così che fra palazzine liberty a due o tre piani e ampi spazi di verde che fanno oggi di questo quartiere il primo esempio di città-giardino in Italia, qualche anno più tardi sorsero anche gli otto igloo di cemento, costruiti nel 1946. Cavallè fu anche autore e realizzatore del progetto delle case a fungo sempre alla Maggiolina, ma queste come vedremo non ebbero egual fortuna e furono demolite tutte negli anni Sessanta.
# Le case igloo: nate come risposta temporanea per gli sfollati della seconda guerra mondiale
credit: @aliscricci_nutrizionista IG
Il progetto di Mario Cavallè, che oggi appare piuttosto eccentrico, era in realtà molto pragmatico: si trattava di unità abitativeprovvisorie che avrebbero potuto rappresentare una risposta veloce ai bisogni delle famiglie sfollate, con le case distrutte dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Molti peraltro non sanno che il modello residenziale e la tecnica costruttiva delle case igloo, chiamate anche case zucca, sono un retaggio degli Stati Uniti, dove in quegli anni era piuttosto diffusa un’architettura delle dimore circolari.
# Dovevano essere abbattute ma…
È da qui che Cavalli prese spunto per progettare abitazioni a pianta rotonda di circa cinquanta metri quadrati sviluppate su due livelli (seminterrato e primo piano). Il sistema costruttivo a volta, formato da mattoni forati disposti a losanghe convergenti, permetteva la massima libertà sulla sistemazione degli spazi interni, laddove la disposizione originaria prevedeva ingresso, bagno, due camere e cucina. Esattamente come per le case fungo costruite nello stesso periodo anche per le case igloo si parlò di demolizione negli anni Sessanta, ma l’architetto Luigi Figini si mobilitò per evitare che venissero abbattute, ottenendo per così dire un quarto di vittoria.
Oggi infatti solo due delle originarie otto case igloo hanno mantenuto questo impianto, mentre le altre hanno subito importanti interventi di ampliamento e rifacimento: una di loro ha un nuovo vano accorpato all’igloo originale destinato a bagno, un’altra è stata ripensata come loft open space e pian pianino anche le altre quattro sono progressivamente sparite fra mille ristrutturazioni.
Le due case igloo sono tuttora abitate e di proprietà privata, anche se qualcuno nelle amministrazioni spera che i proprietari possano un giorno cedere per realizzarvi un piccolo museo. Nello stesso quartiere è possibile inoltre imbattersi nell’unica casa palafitta di Milano, la Palafitta Figini (dal nome del sovracitato urbanista) sospesa da terra grazie a dodici pilastri di cemento.
Avete mai visitato le case Igloo e/o il Villaggio dei Giornalisti? Forse non ancora, per cui se voleste visitarle vi consigliamo di prendere la metrò, saltare su un treno della linea 5 Lilla e scendere alle fermate Marche o Istria.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il “Grattacielo di Milano”, questo il nome dato originariamente alla Torre Breda, ospita a 110 metri di altezza al 29esimo piano l’Eden Skyhouse: l’appartamento panoramico, realizzato negli anni ’50, da dove si gode di una vista mozzafiato su Milano a 360 gradi. Il nome dice tutto e infatti sembra di essere davvero in paradiso, per l’altezza, la vista e la location. Scopriamo come è fatto.
Il SUPER ATTICO su due livelli con FONTANA PANORAMICA su Milano
# Un terrazzo esterno di 412 mq con giardino e vista mozzafiato
ph. edenmilano.com
L’elemento più scenografico dell’attico è il terrazzo esterno di 412 mq. Sul lato est, ricoperto da un giardino, si ha una vista panoramica che va da Porta Nuova alla Stazione Centrale, su quello ovest, caratterizzato da un patio circolare vetrato e una fontana di marmo, si possono ammirare dall’alto la Torre Velasca e il Duomo.
# La fontana in marmo di Candoglia, lo stesso utilizzato per il Duomo
Credits: edenmilano.com
Il gioiello della terrazza è la sopracitata fontana rinascimentale inmarmo di Candoglia, quello usato anche per costruire il Duomo. Questo lussuoso appartamento, un tempo appartamento ad un unica famiglia, è la rappresentazione del “nascosto, ma in piena vista”. Un luogo, pensato e creato dall’uomo, “anonimo e segreto” riservato all’élite meneghina.
# Al 29esimo e 30esimo piano del grattacielo l’attico su due livelli
Credits: edenmilano.com
Si sale verso il cielo con l’ascensore per arrivare al primo dei due piani dell’attico. Poco alla volta il caos metropolitano diventa sempre più ovattato, fino a diventare pace e silenzio. La sensazione che si prova appena varcata la soglia della porta di ingresso è stupore e meraviglia per lo spettacolo interno, una bellissima scala circolare, sovrastata da un lampadario sospeso, il patio panoramico e le grandi finestre, ed esterno con la vista panoramica intervallata solo dai nuovi grattacieli.
eden skyhouse- Interni
L’appartamento è a forma ellittica e si compone di 7 locali di varia metratura, una cucina professionale e un bagno al 29° piano, e altri 3 locali e altri 3 bagni al 30° piano.
# L’appartamento è diventato una location esclusiva per eventi di lusso
Credits: edenmilano.com
L’attico panoramico è diventata invece una location esclusiva per eventi di lusso, per privati dopo essere stato messo in vendita a circa 5 milioni di euro nel maggio del 2017. L’accesso degli ospiti è a numero chiuso, con lista nomi dei partecipanti, ed è consentito un massimo di 80 persone contemporaneamente per piano.
# Cosa significa il logo Eden Skyhouse
Credits: fabledesign.it
Il logo pensato per Eden Skyhouse è una fusione tra una foglia di fico e una torre. Si ispira alla corrente artistica futurista: disegnato con linee semplici e dinamiche che danno l’idea di verticalità, velocità, movimento, a simboleggiare il sole che sorge. La foglia di fico è stata scelta perché rappresenta la vita, la forza, la luce e l’asse che collega la terra al cielo.
Stilizzata al centro della foglia si può vedere la forma della torre del grattacielo che, sfruttando l’apertura quasi palmata della foglia, dà slancio e importanza al logo. Nell’estremità inferiore due piccole spine, proprio come nelle rose, fiore che vuole rievocare il paradiso per la sua bellezza e purezza. Il significato di questo gambo spinoso è protezione, come il fiore che rimane legato alla terra, l’emblema per rimarcare l’esclusività della Skyhouse.
Eden Skyhouse eredita anche la storia della Torre Breda, un vero e proprio simbolo di rinascita della città nel dopo guerra, progettata dallo Studio Soncini e Mattioni e realizzata negli anni ’50.
Per chiudere un record che forse pochi milanesi conoscono della Torre Breda: è stato il primo palazzo a superare i 108,5 metri della Madonnina, fino a pochi anni prima una legge vietava di costruire un edificio più alto del simbolo della città.
Milano è una città che ama il cibo ed offre una vasta gamma di proposte gastronomiche, che spaziano dalla cucina tradizionale italiana a quella internazionale. Negli ultimi anni, il capoluogo lombardo ha visto nascere e crescere numerose startup che hanno rivoluzionato il modo di mangiare. Scopriamo assieme le 5 più importanti.
Le 5 STARTUP MILANESI che stanno RIVOLUZIONANDO il settore del FOOD
# Kuiri: la rivoluzione del cloud kitchen
kuiricloudkitchen IG
Kuiri ha portato a Milano le cloud kitchen, vere e proprie cucine professionali che vengono utilizzate per preparare i pasti per i servizi di delivery. Kuiri fornisce alle aziende che vendono solamente in modalità delivery le cucine, le diverse postazioni e le attrezzature necessarie per preparare e consegnare i propri pasti. Le cucine possono essere collocate in diverse zone della città, permettendo alle aziende di delivery di offrire le pietanze ad un pubblico più vasto.
# Delivery Valley: la piattaforma che semplifica il delivery
deliveryvalley IG
Delivery Valley è una piattaforma di “Italia Kitchen Reloaded” ed, al contrario del caso precedente, è la stessa Delivery Valley a cucinare direttamente i piatti per conto dei diversi partner. Ogni brand ha un nome molto originale ed evocativo (Giga Burger, 20 cm, Lievito Mother F*****, Fritt Fighter, …). Da chi nasce l’idea di Delivery Valley? Da Alida Gotta e Maurizio Rosazza Prin, ex concorrenti di Masterchef e rinomati food influncer.
# Everli: la spesa a domicilio a portata di mano
everli IG
Everli offre un servizio di consegna della spesa a domicilio. Tramite la sua app, gli utenti possono scegliere tra un’ampia gamma di prodotti freschi e di qualità, acquistare la spesa online e riceverla a casa in poche ore, risparmiando tempo e fatica. A livello di sostenibilità, Everli collabora con piccoli produttori locali per garantire la freschezza e la genuinità dei prodotti ed utilizza veicoli elettrici per ridurre l’impatto ambientale delle sue consegne.
# Tannico: la più grande enoteca online
tannico IG
Tannico è il principale ecosistema digitale nel settore vinicolo italiano, offre servizi di delivery di vini al consumatore finale e si distingue nella distribuzione vinicola per ristoranti, bar, catering e retail. Per migliorare ulteriormente l’esperienza di acquisto, Tannico fornisce anche un servizio di Personal Sommelier accessibile tramite chat o telefono, rivolto a coloro che cercano consulenza personalizzata nella scelta di bottiglie su misura.
# Foorban: una soluzione innovativa per la pausa pranzo
foorban IG
Foorban ha rivoluzionato il concetto di pausa pranzo in ufficio, proponendo frigoriferi intelligenti, sbloccabili tramite smartphone, da cui prendere pasti sani e nutrienti. Il menù settimanale, curato da chef e nutrizionisti, offre una varietà di piatti tra tradizione italiana, opzioni vegane, piatti etnici e leggeri per ogni esigenza alimentare.
Alcuni intoppi avevamo interrotto i lavori sulla parte vecchia della stazione rallentando anche quelli per futuristica passerella di design progettata dall’architetto ligure. Vediamo gli ultimi aggiornamenti dei lavori e quando potrebbe inaugurare.
La STAZIONE FUTURISTICA di Renzo Piano: le novità in arrivo per la PASSERELLA “SOSPESA” sopra la M1
# Attesa per la nuova stazione ferroviaria di Sesto San Giovanni, attuale capolinea M1
Il progetto fa parte di una delle più grandi trasformazioni urbanistiche, definita “il più grande progetto di rigenerazione urbana in Italia, e uno tra i principali a livello europeo“, MilanoSesto. Stiamo parlando della rigenerazione delle ex aree industriali Falck nel Comune di Sesto San Giovanni.
La nuova stazione in Via Gramsci prevede una una passerella di vetro sospesa con bar, negozi e servizi e una vista panoramica sul nuovo grande parco urbano di cui diventerà il principale punto d’accesso. Al termine dei lavori si prevede la riqualificazione di Piazza Primo Maggio e una nuova piazza lato Città della Salute. Entro la fine del 2024 dovrebbe aprire invece il parco urbano Unione di 13 ettari, mentre il lavori per la Città della Salute devono ancora iniziare. Stessa sorte per campus universitario dell’Università San Raffaele che quindi non vedrà la luce prima del 2026.
# La passerella di vetro pensata per connettere due aree della città da sempre divise
Credits milanotoday – Rendering Stazione Sesto
La nuova infrastruttura ferroviaria è stata pensata per riconnettere due porzioni di Sesto divise da sempre dalla ferrovia. A questo si affianca però una forte valenza simbolica come si legge nella nota di MilanoSesto: “La nuova stazione ferroviaria, che nasce dal progetto dello studio Renzo Piano Building Workshop con Ottavio Di Blasi & Partners e SCE Project [..] consentirà di congiungere due zone della città da sempre separate dalla ferrovia. La struttura moderna in ferro e vetro, con copertura fotovoltaica in grado di alimentare completamente la stazione, ospiterà servizi e attività commerciali e sarà un punto panoramico di osservazione su tutto il progetto MilanoSesto.“.
L’investimento totale per la costruzione dell’opera è Di 15 milioni di euro.
# Un ponte animato, interscambio tra la linea della metropolitana, le linee ferroviarie e gli autobus di superficie
I titolari del progetto spiegano che “l’impostazione progettuale di tipo urbanistico si basa sul concetto di spazio dinamico e attrezzato per ricucire la storica cesura tra le due parti della città divise dai binari, ovvero il nucleo centrale di Sesto San Giovanni e le aree ex Falck. Un ponte animato e vissuto che, oltre ad integrare la funzione di servizio e ristoro, funge da interscambio tra la sottostante linea della metropolitana, le linee ferroviarie e gli autobus di superficie“.
Credits Ottavio-Di-Blasi-and-Partners – Stazione Sesto San Giovanni
# Gli ultimi aggiornamenti dal cantiere di gennaio 2024
Il 2023 sembrava essere l’anno buono per l’inaugurazione. I cantieri, appaltati alla ditta Cimolai Spa dopo una gara pubblica indetta da Milanosesto Spa, sono partiti ad ottobre 2021 ma alcuni intoppi hanno rallentato la realizzazione dell’opera, in ritardo di almeno un anno. Una delle cause è stato il ritrovamento dell’amianto in un edificio facente parte della struttura esterna dell’attuale stazione che doveva essere demolito.
Ufficio Stampa Sesto – Edificio amianto stazione
I lavori per la passerella a scavalco dei binari sono invece proseguiti pur se in modo rallentato. Posizionata sui pilastri in calcestruzzo armato della nuova stazione a ponte di 89 metri di lunghezza per 18 di larghezza, la struttura è sovrastata da grande tetto vetrato lungo 110 metri e largo 28 metri. Queste l’ultimo fotoreportage di Urbanfiledi gennaio 2024.
Credits duepiedisbagliati - Urbanfile - Stazione Sesto
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Sono state installate le scale mobili e la copertura di vetro, con pannelli solari, è quasi giunta al termine. Il tunnel di collegamento della Metro M1 con la nuova piazza della stazione-Unione è invece già stato completato da tempo.
# Attesi a breve i rendering della nuova Piazza 1° Maggio e ipotesi più concrete sulla data di inaugurazione della stazione
Nei prossimi giorni è attesa la conferma dell’avvio dei lavori per la demolizione del vecchio edificio della stazione, nel frattempo bonificato, a cui dovrebbero seguire la pubblicazione dei rendering della trasformazione di Piazza I Maggio, antistante la stazione, e della bicistazione da realizzare. Qualche informazione più certa dovrebbe arrivare anche sulla data di inaugurazione: la speranza è di aprire entro la fine dell’estate 2024.
Nel 1858 gli accordi verbali segreti di Plombieres, fra Napoleone III di Francia e Camillo Benso Conte di Cavour, posero le basi per la Seconda Guerra d’Indipendenza, episodio fondamentale del Risorgimento italiano. Il discorso di Vittorio Emanuele II al Parlamento piemontese, “(…) non possiamo stare insensibili al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di noi (…)”, era un esplicito riferimento al Lombardo-Veneto sotto il dominio austriaco.
PAOLO GIORZA, il papà della “bella Gigogin”
# La canzone che contiene messaggi in codice “risorgimentale”
Giorza
E proprio nel 1858 il compositore milanese Paolo Giorza scrisse la musica per una canzone che è passata alla storia nel senso più ampio del termine, musicale e politico.
Infatti non è un caso che questo brano fu adottato dai Bersaglieri e, fino a pochi decenni prima, veniva spesso cantato dai bambini delle scuole durante le recite. Parliamo della canzone “La bella Gigogin”, che narra di una giovane, che la leggenda vuole come una figura attiva, in qualità di staffetta, durante le gesta per liberare l’Italia dal dominio straniero.In realtà il testo è un elenco di messaggi in codice dallo sfondo politico strategico, per la realizzazione degli obiettivi risorgimentali.
Partiamo dalla considerazione che “Gigogin” è il diminutivo di “Teresa” nel dialetto piemontese e che i carbonari, quando parlavano dell’Italia, la chiamavano (in codice) proprio “Teresa”. In questa canzone“Gigogin” può essere il riferimento a Vittorio Emanuele II, invitato ad accordarsi con Napoleone III di Francia, con la strofa, “(Gigogin) la va a spass col sò spingìn”, ovvero va a spasso col fidanzato (in codice), Napoleone III. Accordo, per mettersi insieme e mandare via gli austriaci dal Lombardo-Veneto.
La canzone fa riferimento alla “malada”, che sarebbe la Lombardia, “per non mangiar polenta”, vuol dire che la Lombardia non vuole più l’Austria, paragonando quest’ultima alla polenta, per il colore giallo della bandiera.
# Una sorta di “Risiko” risorgimentale, musicale, per impedire la censura e la rappresaglia austriaca
Quella che allora venne descritta come una canzone che narrava le gesta di una bella ragazza, che partecipò attivamente alle Cinque giornate di Milano del 1848, scappata da un collegio, che decide di adoperarsi per cacciare lo straniero dall’Italia, dando una mano in tutti i campi di battaglia delle guerre di indipendenza, fu rivista come una sorta di “Risiko” risorgimentale, musicale, con messaggi in codice, per impedire la censura e la rappresaglia austriaca.
Paolo Giorza, che nacque a Milano l’ 11 novembre 1832 e morì negli Stati Uniti il 4 maggio 1914, scrisse la musica su un testo costituito da strofe di vecchi canti popolari. Il passaggio, “Daghela avanti un passo”, rappresentava un antico detto milanese, ma nella fantasia di Giorza, poteva essere l’invito a Vittorio Emanulee II a fare un passo avanti per cacciare gli austriaci dalla Lombardia.
# Le otto repliche al Teatro Carcano
Teatro Carcano inizi ‘900
Prima della Seconda Guerra d’Indipendenza il popolo d’Italia nei teatri assisteva con un entusiasmo, misto alla paura di disillusione, alle rappresentazioni canore e musicali che si rifacevano a speranze patriottiche. La sera del capodanno 1858, la Banda Civica di Milano, diretta da Luigi Rossari, al Teatro Carcano, struttura che in quel periodo aveva compiuto i 55 anni di vita, suonava proprio “La bella Gigogin”, con un successo eccezionale e il pubblico ne chiese otto repliche nella stessa sera.
La leggenda narra che gli austriaci, che ovviamente non avevano capito il testo, in quanto dialettale, erano stati colpiti dal ritmo della musica e l’avevano presa come inno durante le battaglie. Se fosse stata davvero così, sarebbe stata, per loro, una vera beffa.
Tornando all’autore, Paolo Giorza, prima di partire per le Americhe, scrisse per Garibaldi l’“Inno alla guerra”, mentre qualche anno prima compose “La capanna dello zio Tom”. Fu apprezzato anche in Australia, dove collaborò con diversi cantanti, per tornare negli Stati Uniti, dove morì a 82 anni, malato e dimenticato.
# Il testo de “La bella Gigogin”
Rataplàn tambur io sento che mi chiama alla bandiera oh che gioia oh che contento io vado a guerreggiar.
Rataplàn non ho paura delle bombe e dei cannoni io vado alla ventura sarà poi quel che sarà.
E la bella Gigogìn col tremille-lerillellera la va a spass col sò spingìn col tremille-lerillerà.
Di quindici anni facevo all’amore dàghela avanti un passo delizia del mio cuore.
A sedici anni ho preso marito dàghela avanti un passo delizia del mio cuore.
A diciassette mi sono stradìta dàghela avanti un passo delizia del mio cuor.
La vén, la vén, la vén a la finestra l’è tutta, l’è tutta, l’è tutta inzipriada la dìs, la dìs, la dìs che l’è malada per non, per non, per non mangiar polenta bisogna, bisogna, bisogna aver pazienza lassàla, lassàla, lassàla maridàre bisogna, bisogna, bisogna aver pazienza lassàla, lassàla, lassàla maridàr.
Le baciai, le baciai il bel visetto, cium, cium, cium,
La mi disse, la mi disse: oh mio diletto cium, cium, cium, là più basso, là più basso, in quel boschetto, cium, cium, cium, anderemo, anderemo a riposar.
Ta-ra-ta-ta-ta-tam.
E la bella Gigogìn col tremille-lerillellera la va a spass col sò spingìn col tremille-lerillerà.
La capitale fa un passo deciso verso la riforma costituzionale che le darebbe autonomia e risorse. Non è forse giunta l’ora che anche Milano alzi la voce?
ROMA ACCELERA per la “CITTÀ STATO”. MILANO ancora al PALO
# L’Assemblea Capitolina vuole l’autonomia per Roma, il Parlamento fa un passo avanti in quella direzione
Roma Capitale
Come riporta l’agenzia di stampa Ansa, l’Assemblea Capitolina si è riunita il 18 gennaio 2024 in seduta straordinaria per chiedere all’unanimità che vengano conferiti a Roma funzioni e fondi adeguati al suo status di capitale. Le parole del Sindaco Roberto Gualtieri sul testo approvato in Campidoglio: “Un testo equilibrato, approvato all’unanimità. L’auspicio è che questo tema non sia oggetto di divisione tra gli schieramenti ma unisca tutti”.
La “risposta” del Parlamento è in un ordine del giorno approvato in Senato, con primo firmatario Andrea De Priamo di Fratelli d’Italia, affinché vengano adottati “interventi normativi per il riconoscimento della centralità di Roma Capitale con il conferimento di poteri e risorse speciali”. Dopo che la questione era caduta nel dimenticatoio, a seguito della caduta del governo Draghi, vengono ripresi in mano i fili per far ripartire l’iter legislativo per approvare la riforma per Roma Capitale.
# L’obiettivo del governo è concludere il percorso entro la fine della legislatura
Tra i banchi dell’Assemblea capitolina c’erano anche parlamentari di maggioranza e opposizione. Tra questi il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli di FdI che ha dichiarato le intenzioni “della maggioranza a concludere entro la legislatura il percorso”. Roberto Morassut del Pd spera “un salto di qualità” della riforma. Anche i capigruppo di Forza Italia al Senato e alla Camera Maurizio Gasparri e Paolo Barelli, non presenti in Campidoglio, sono favorevoli a concludere il processo in tempi brevi: “Ogni iniziativa che rilanci il tema di Roma Capitale, con adeguati poteri anche a livello costituzionale, è vista favorevolmente da Forza Italia. Siamo particolarmente impegnati affinché, in questa legislatura, si intervenga anche a livello costituzionale”
# Cosa vuole il Sindaco Gualtieri per la Capitale
Credits robertogualtieri IG – Roberto Gualtieri Sindaco di Roma
Il Sindaco Gualtieri chiede fondi e la riassegnazione di poteri e competenze per la Capitale. Per quanto riguarda il capitolo risorse esisterebbe un “un gap minimo tra i 500 milioni e il miliardo annuo”, in base ai suoi calcoli sui trasferimenti dovuti alla
città. Sul percorso da intraprendere il primo cittadino romano predilige la riforma costituzionale ma è favorevole, nell’attesa di quella, che ci si muova tramite legge ordinaria per attribuire a Roma deleghe e poteri amministrativi su: cultura, lavori
pubblici, trasporti, servizi alla persona, porti e aeroporti solo per citarne alcuni. Il sogno sarebbe avere “un vero e proprio Testo Unico su Roma Capitale che raccolga il quadro normativo spesso diffuso e disseminato”.
Milano cosa fa? Per ora rimane a guardare dato che né il Sindaco Beppe Sala né il Consiglio Comunale a Palazzo Marino sembrano interessati a richiedere più poteri e risorse per la città che produce il 10% del PIL italiano. Tutte le grandi città del mondo hanno lo status di città stato, tra queste: Vienna, Madrid, Londra, Praga, Amsterdam, Basilea, Mosca, San Pietroburgo, Berlino, ma anche Brema e Amburgo. Eppure basterebbe poco per fare il primo passo verso una “città regione”, quanto di più vicino esiste alle città stato.
# Lo prevede la Costituzione Italiana
Lo prevede l’art. 132 della Costituzione italiana: “La Costituzione Italiana, all’art.132, prevede che uno o più comuni di un territorio con una popolazione di almeno un milione di abitanti possa fare richiesta tramite referendum di essere trasformato in regione“. Ma a quanto pare proprio gli stessi politici non sono a conoscenza della possibilità, come emerso in un botta e risposta tra Sala e Fontana durante il convegno promosso da Assolombarda ‘Your Next Milano’ sul futuro di Milano nell’ottobre 2023.
# I milanesi sono favorevoli a dare maggiore autonomia alla città
Sondaggio per il referendum
Nel sondaggio sull’autonomia di Milano fatto sulla nostra testata nel marzo 2019 il 93% dei milanesi è risultato favorevole per un referendum per decidere se assegnare più autonomia a Milano e il 61% ha scelto la forma di città-regione. Alla luce di questi risultati avevamo infatti deciso di impegnarci per avviare l’iter referendario per portare Milano a diventare una città regione, prima dell’arrivo della pandemia.
Nel 2021 in un sondaggio della Ipsos di Nando Pagnoncelli, commissionato da una lista che sostiene il sindaco Sala, il 63% dei milanesi ha risposto di sì alla domanda: “Sarebbe opportuno che alla città di Milano venissero attribuiti poteri o competenze speciali come se Milano fosse una regione o una provincia autonoma?”.
# I vantaggi e benefici per Milano con più risorse e poteri
La Lombardiache produce un PIL del 22% nazionale, riceve 23 miliardi dallo Stato che a sua volta redistribuisce sul territorio in varie forme. Il Comune di Milano riceve come trasferimenti da Regione e Stato solo 450 milioni circa. Se Milano fosse già una regione, considerando che la Città Metropolitana ha oltre un terzo degli abitanti della Lombardia e soprattutto produce circa il 50% del PIL, avrebbe diritto a oltre 11 miliardi ogni anno. Una somma ottenuta dalla ripartizione del budget tra Lombardia e Regione Milano per mantenere invariato il residuo fiscale, che è calcolato in base al PIL.
Con queste risorse, in aggiunta alle competenze e alle funzioni assegnate che consentirebbero una gestione più snella senza troppi livelli burocratici, la nostra città potrebbe ad esempio: prolungare linee metropolitane in tutto l’hinterland e farle funzionare h24, riaprire i Navigli, rifare l’arredo urbano e mantenerne il decoro e realizzare parcheggi sotterranei per le biciclette e per le auto. Si potrebbe andare avanti all’infinito con le liste delle cose possibili con lo status di città regione.
Una kermesse intensa definita “un’evoluzione della tendenza genderless”. Le tracce di una Fashion Week permanente sulle strade di Milano.
La FASHION WEEK prosegue sulle STRADE di MILANO: il FOTOREPORTAGE
Foto Alessandro Kerze Man - MFW Milano 24
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Foto Alessandro Kerze Man - MFW Milano 24
Foto Alessandro Kerze Man - MFW Milano 2024
In attesa del prossimo appuntamento, al quale non manca molto, tiriamo le somme di questa Milano Fashion Week uomo, che è stata protagonista della città dal 12 al 16 gennaio.
È stata una kermesse intensa, seppur più breve delle Fashion Week di febbraio e settembre, e che i più grandi magazine di moda hanno definito “un’evoluzione della tendenza genderless”, al passo con i cambiamenti sociali e di costume che stanno avvenendo negli ultimi anni in Italia e di cui, spesso, Milano è centro nevralgico. Altro tema particolarmente rappresentato da questa ultima edizione della è stato quello legato al Cosmopolitismo, l’atteggiamento di chi si riconosce cittadino del mondo, al di sopra di ogni motivo nazionalistico, che Milano interpreta alla perfezione.
Ancora una volta, dunque, il capoluogo lombardo dimostra essere l’unico in Italia capace di raffigurare perfettamente lo spirito della Fashion Week, che ora dà appuntamento al 21 febbraio per le sfilate dedicate alla moda femminile autunno/inverno 2024/2025.
Abbiamo chiesto ai milanesi cosa fa loro venire la pelle d’oca. Queste le risposte più apprezzate dai lettori della pagina Milano Città Stato su Facebook.
PELLE d’OCA a Milano: dove provare le EMOZIONI più FORTI
# Corso Venezia con i suoi bellissimi palazzi d’epoca – Giovanna Dadduzio
Foto redazione – Edifici Corso Venezia
# Piazza San Fedele, la sera tardi, silenziosa – Nadir Sagher
Piazza San Fedele
# La Madonnina d’oro che da lassù veglia sovrana – Antonio D’amelio
Credits Andrea Cherchi – Madonnina sul Duomo di Milano
# Quando arrivo a Linate, da lì è tutto fantastico – Barbara Costa
blackvitoswe IG – Milano dall’aereo
# La Basilica di Sant’Ambrogio – Wanda Benati
Credits: @milano_south – Sant’Ambrogio
# L’arrivo in Stazione Centrale – Laura Savani
turraletizia IG – Stazione Centrale
# Ogni volta che esco dalla metropolitana il Duomo mi emoziona sempre – Elena Lombardi
cristina.krizia.tazzi IG – Scale metro con vista Duomo
# Lo Stadio Giuseppe Meazza – Daniele Giuseppe Tassone
Le tecnologia utilizzata e come vengono ricaricati i veicoli.
La PRIMA STRADA che RICARICA le AUTOMOBILI che la percorrono: dove si trova, come funziona
# Installata la prima strada pubblica a ricarica wireless degli Stati Uniti
maps – Strada con ricarica wireless
Nel mese di novembre 2023 la città di Detroit, soprannominata la capitale dell’industria automobilistica statunitense, ha concluso la realizzazione della prima strada pubblica di ricarica wireless degli Stati Uniti d’America. Si tratta di un progetto pilota che si pone l’obiettivo di far progredire la tecnologia e l’infrastruttura dei veicoli elettrici, altri sono in corso in altre parti del mondo. Sviluppato da Electreon, azienda tecnologica israeliana, la strada è la 14th Street che corre tra le vie Marantette e Dalzelle, nello storico quartiere di Corktown, e costeggia il Newlab del Michigan Central Building, sede di oltre 60 startup tecnologiche e di mobilità.
Di fronte alla stazione centrale sono stati invece installate due stazioni di ricarica induttiva statica, capaci di ricaricare i veicoli in sosta.
# Come funziona la tecnologia
electreon – Test strada a ricarica wireless
Il sistema implementato da Electreon prevede delle bobine di rame installate sotto il manto stradale che sfruttano l’accoppiamento induttivo con i ricevitori installati sul lato inferiore dei veicoli elettrici per ricaricarli al loro passaggio. L’elettricità viene trasferita tramite un campo magnetico, che si crea solo al transito dell’auto bisognosa di essere ricaricata. I test sono partiti nel 2024 con un Ford E-Transit e servono a valutare l’efficienza e il funzionamento del veicolo anche nell’ottica di un utilizzo nel trasporto pubblico a lungo termine.
# I progetti futuri
electreon – Detroit
Il Dipartimento dei trasporti del Michigan ed Electreon hanno già concordato l’installazione di 1,6 km di combinato di carreggiata a ricarica induttiva nella stessa area. Nel 2024 è prevista invece la raccolta di offerte per la ricostruzione di parte della Michigan Avenue, a nord del quartiere, dove si prevede l’installazione di un’ulteriore ricarica induttiva. Tutti questi interventi sono inseriti all’interno di un piano quinquennale per estendere le strade a ricarica wireless in città.
# In Italia partiti i test nell’Arena del Futuro
Fiat 500 sul circuito “Arena del futuro”
Anche l’Italia sta facendo passi avanti in questo ambito. Nel circuito sperimentale “Arena del Futuro”, lungo un anello di un chilometro circa alimentato con una potenza elettrica di 1MW, viene testata la tecnologia di ricarica ad induzioneper auto elettriche o DWPT (Dynamic Wireless Power Transfer) sviluppata sempre da Electreon. La pista in questo caso è posizionata in un’area privata, collegata all’autostrada A35 Milano-Brescia.
L’iniziativa avrebbe dovuto essere temporanea ma alla fine si è deciso di mantenere questi semafori. Ecco dove sono stati installati e dove si potrebbero mettere a Milano.
I SEMAFORI dell’AMORE: li portiamo a Milano?
# I semafori “inclusivi” nel centro di Vienna
Semafori dell'amore
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stuggiart IG - Semaforo amore
L’iniziativa è stata messa in campo a Vienna in occasione dell’Eurovision Songcontest 2015 per sensibilizzare contro la discriminazione della comunità Lgbt. Nei semafori della capitale austriaca, in aggiunta ai soliti omini rossi e verdi, agli incroci pedonali sono state aggiunte delle coppie etero, gay e lesbiche che si tengono per mano con dei cuori a testimoniare celebrare l’amore in tutto il suo splendore. Da temporanea è diventata definitiva e se ne trovano in 47 incroci della città.
# Da installare a Porta Venezia?
Credits andreaslodewijkschmidt IG – Porta Venezia M1
Porta Venezia è ormai riconosciuto come il quartiere LGBT di Milano, dove si concentrano la maggior parte dei locali più inclusivi. Persino le pareti della fermata metropolitana della M1 sono di colore arcobaleno, a rappresentare la bandiera simbolo della comunità. Perché non partire da qui per installare i primi semafori dell’amore a Milano?
Milano ha in progetto di estendere la sua rete di trasporti sempre più oltre i propri confini. A nord con la M1 e M5 verso Monza, a est con la M4 fino a Segrate e la M3 oltre San Donato, a ovest la M5 fino a Settimo Milanese, mentre a sud una delle ipotesi è la M6 con capolinea ad Opera. Senza contare la circle line e le metrotranvie: la Milano-Seregno, la Milano-Limbiate, quella dal futuro capolinea Peschiera M3 a Paullo e da Cologno Nord M2 fino a Vimercate. Sono coperte quasi tutte le direzioni eccetto un’area strategica, ricca di eccellenze, ma ancora oggi mal collegata a Milano. Questo il testo della lettera ricevuta da Aida La Rosa, Presidente Associazione Futuro sostenibile in Lomellina ODV, con le sue proposte per rilanciare i trasporti nel Sud Ovest di Milano.
Qualcosa si muove a SUD OVEST, la zona d’ombra dei trasporti di Milano
Lettera di Aida La Rosa, Presidente Associazione Futuro sostenibile in Lomellina ODV
“Leggo in questi giorni del passante S9 e dei progetti futuri per collegare Milano al resto della Lombardia. Come sempre si nota un incremento del trasporto pubblico solo a Nord di Milano. Mi preme invece ricordare che a pochi km da Milano, a sud ovest, esiste una delle aree più belle della Lombardia completamente dimenticata.
# Un’area spettacolare, tra castelli, cascine e il Parco del Ticino
cristinanasi68 IG – Lomellina
Una vasta area popolata di innumerevoli castelli, cascine storiche, piazze incantevoli, attraversata dalla via Francigena e percorsa da migliaia di pellegrini. Come dimenticare il paesaggio del mare a scacchi delle risaie, il Parco del Ticino, le zone a protezione speciale, la ricchissima biodiversità, la vera e sempre più diffusa agricoltura biologica, le garzaie più belle d’Europa e una nidificazione importante di tante specie di uccelli.
# Il sogno della metro leggera per Abbiategrasso, Vigevano e la Lomellina occidentale, ancora con binario unico
Ph. Mirko Bozzato – Pixabay
Nonostante ciò non si parla mai della necessità che città come Abbiategrasso, Vigevano e Mortara e l’intera Lomellina occidentale, con un numero considerevole di abitanti che si sposta verso Milano per lavoro e studio, siano degnamente collegate a Milano.
Da sempre invece si è in balia di una ferrovia gestita da TRENORD con un pessimo servizio con la maggior parte del tragitto a binario unico. Eppure non ci vorrebbe molto a prevedere, una volta completata l’opera del ponte sul Ticino che ormai vedrà la luce nei prossimi mesi (è stato terminato alla fine del 2023 ma mancano la rampe di accesso sia da Vigevano che da Abbiategrasso Ndr), una metropolitana leggera fino a Mortara.
Chi ha responsabilità istituzionali la smetta di favorire sempre i collegamenti di Milano con le altre province. È ora di alzare lo sguardo anche da queste parti, la provincia di Pavia.”
# Raddoppio della Milano-Mortara fino ad Abbiategrasso entro il 2026?
Di Arbalete – Opera propria, Background map form Openstreetmap (http://www.openstreetmap.org/)., CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=30977549 – Linea Milano-Mortara
Questa la lettera del 2022. È cambiato qualcosa nel frattempo? Una notizia positiva c’è: il raddoppio dei binari da Milano fino ad Abbiategrasso è stato finanziato tramite i fondi del PNRR. Quella negativa è che Regione Lombardia è ora in cerca delle risorse aggiuntive, rispetto a quelle già stanziate per la sua parte, per sopperire all’incremento del costo delle materie prime dovuto a crisi energetica e inflazione. L’obiettivo è realizzare i lavori entro la prima parte del 2026, per non perdere i fondi europei, per poter poi in futuro raddoppiare il binario fino a Mortara. Sparirà la zona d’ombra dei trasporti della regione?
Prima l’area C, poi la sosta solo temporanea per i non residenti e il divieto di ingresso nel “Quadrilatero allargato”, all’orizzonte il prossimo passo: ticket d’ingresso anche per ibride ed elettriche. Milano sta diventando sempre più una città con diritti differenziati a seconda di quanto distante si viva dal centro. Queste tutte le misure che di fatto trasformano il centro di Milano in un “fortino”.
“FORTINO” AREA C: proposto TICKET anche per ELETTRICHE e IBRIDE. Il CENTRO sta diventando SOLO per i RESIDENTI?
# +50% ticket d’ingresso in centro
30 ottobre 2023: scatta l’aumento del 50% del ticket di Area C, da 5 a 7,5 euro, mentre il ticket per i veicoli di servizio aumenta da 3 a 4,50 euro. Resta inoltre immutato il divieto assoluto all’ingresso in centro dei veicoli più inquinanti, come i Diesel Euro 4.
# Limite di due ore al parcheggio in centro per i non residenti
1 Novembre 2023: Due ore. Non di più. A Milano è la “rivoluzione dei parcheggi”. La novità principale è la possibilità per gli automobilisti che entrano in centro di lasciare l’auto in sosta sulle strisce blu per non più di due ore dalle 8 alle 19 di tutti i giorni della settimana. Di fatto si impedisce di entrare in auto in centro a chi ci studia, ci lavora o si trova a doverci trascorrere più tempo.
# Il Quadrilatero allargato chiuso alle auto private dei non residenti
Foto di Jannis Lucas su Unsplash – Via Montenapoleone Milano
Dal primo semestre del 2024 il Comune di Milano chiude il centro alle auto private dei non residenti. L’area interdetta è il Quadrilatero della Moda allargato a Corso Matteotti, via Case Rotte fino a Via Manzoni. L’accesso è consentito solo ai residenti proprietari di box o garage e a chi parcheggia nelle autorimesse della zona, oltre a mezzi di servizio e di trasporto pubblico e privato, come taxi e Ncc, e fornitori autorizzati. La chiusura del “supercentro” potrebbe essere solo un primo passo: il Sindaco Sala non ha infatti escluso in prossimo futuro di allargare il perimetro dell’area.
# L’ultima proposta in Consiglio Comunale: ticket a 10 euro e fare pagare l’ingresso in centro anche a elettriche e auto ibride
Ztl
I consiglieri della maggioranza Rosario Pantaleo, Enrico Fedrighini e Carlo Monguzzi hanno presentato un ordine del giorno con delle proposte di ulteriore inasprimento delle regole d’accesso alla Cerchia dei Bastioni: le ipotesi spaziano dal “valutare un significativo incremento del ticket” al far pagare qualsiasi automobile, compresi “i 31 mila veicoli, ibridi ed elettrici, che oggi entrano liberamente”. Il rincaro prospettato potrebbe inoltre raggiungere i 10 euro. Non solo: si chiede anche di estendere l’arco temporale di attivazione delle telecamere oltre l’intervallo attuale 7.30-19.30.
Di fronte a queste richieste che aumentano la sproporzione nei diritti e nella libertà di movimento tra cittadini che vivono in centro e chi abita in periferia o, peggio, oltre i confini amministrativi, c’è chi inizia a chiedersi se tutto questo sia coerente con la Costituzione.