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I SINDACI del SUD in rivolta contro l’AUTONOMIA votata dai CITTADINI del NORD

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Duro scontro tra poteri dello Stato che costituisce un pericoloso precedente. Un centinaio di sindaci del Sud scendono in piazza contro la riforma dell’autonomia differenziata che da oggi viene discussa al Senato e che segue, con un ritardo di oltre sei anni, il voto popolare di lombardi e veneti a favore dell’autonomia della loro regione, in coerenza con quanto stabilito dalla Costituzione. 

I SINDACI del SUD in rivolta contro l’AUTONOMIA votata dai CITTADINI del NORD

Autonomia differenziata

16 gennaio. La legge sull’autonomia differenziata approda in Aula al Senato. Sono trascorsi oltre sei anni da quando lombardi e veneti hanno votato a grande maggioranza a favore dell’autonomia della loro regione, in coerenza con quanto stabilisce la Costituzione Italiana nell’articolo V: “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”. Il disegno di legge sull’autonomia differenziata definisce procedure legislative e amministrative da seguire per giungere ad una intesa tra lo Stato e le Regioni che chiedono ulteriori autonomie. Governo e cittadini per una volta sembrano essere sulla stessa lunghezza d’onda. Ma c’è chi non ci sta.

# I sindaci del Sud scendono in piazza contro l’autonomia

Un centinaio di sindaci del Sud, quasi tutti appartenenti all’area di centro-sinistra, scendono in piazza contro la riforma dell’autonomia differenziata, che approda in Senato. Obbediscono così a un appello proveniente dai senatori dei loro territori annunciando una protesta davanti alle prefetture contro la riforma. «Ogni sindaco che amministra la cosa pubblica nel Mezzogiorno – spiegano dall’associazione “sindaci del Sud” – sa quanto sia difficile garantire quello che chiedono i cittadini e ciò che servirebbe alle future generazioni in un contesto di totale difficoltà socio-economica e di gravi carenze amministrative. Con il regionalismo spinto non si creerebbe quella maggiore efficienza che il ministro Roberto Calderoli sbandiera per giustificare la sua proposta, il cui unico scopo, in realtà, è ridare peso alla Lega. Si determinerebbe, invece, un peggioramento delle condizioni dei municipi del Sud». «Si calcola – spiegano i sindaci – che la proposta di revisione del Pnrr ottenuta dal ministro Raffaele Fitto colpirà soprattutto le regioni del Sud, che subiranno un taglio di 7,6 miliardi, la metà dei 15,9 che si prevede di ridurre. Per non parlare dell’eliminazione delle Zes e dei 4,4 miliardi distratti dal fondo perequativo infrastrutturale in una nazione che sul piano delle ferrovie e delle strade è letteralmente tagliata in due, l’alta velocità al Nord, la grande lentezza al Sud». «L’autonomia differenziata – evidenziano i primi cittadini – rappresenterebbe il colpo di grazia e per questo noi sindaci del Sud chiediamo a tutti i senatori eletti nei nostri collegi di far sentire forte la loro voce di dissenso, in difesa della terra in cui sono nati loro stessi, i loro genitori e i loro nonni, i loro figli. Diversamente faremo conoscere alla popolazione chi si è sottratto a questo dovere morale». Da qui l’invito a tutti i sindaci meridionali «a far riflettere i propri referenti in Senato sulle responsabilità che si stanno assumendo e a scendere in piazza e sostenere le associazioni che stanno organizzando i presidi dinanzi alle Prefetture». (Ansa)

Continua la lettura con: Approvato il testo dell’autonomia differenziata: cosa cambierà per l’Italia e per Milano

MILANO CITTA’ STATO

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MILANO è la TERZA CITTÀ al mondo per RISTORANTI ECONOMICI

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Ristorante a Milano

Secondo questa ricerca la città italiana con il più alto costo della vita è una di quelle con più offerta di ristoranti economici, rapportata al numero di residenti. Scopriamo come è stata realizzata e le altre città italiane nella top ten.

MILANO è la TERZA CITTÀ al mondo per RISTORANTI ECONOMICI 

# La “Guida di viaggio definitiva per gli amanti del cibo”

Food Travel Guide

Il sito SpinGenie ha realizzato la “Guida di viaggio definitiva per gli amanti del cibo”. Per realizzarla sono stati selezionati un elenco di articoli come Time Out e Luxury Columnist, andando a creare un elenco con le migliori città gastronomiche di tutto il mondo. Di queste è stato poi individuato con Numbeo il costo medio di un ristorante economico e il costo di un pasto di tre portate per due persone in un ristorante di fascia media. Infine utilizzando Trip Advisor è stato raccolto il dato sul numero di ristoranti economici, di fascia media e raffinati utilizzando i filtri pertinenti sul sito. Tutto questo ha generato una serie di classifiche, in una di queste Milano si è presa la terza posizione. 

# Milano al terzo posto tra le città per numero di ristoranti economici per abitante

Credits nozomi.cecilia IG – Ravizza 1871

Nella parte di studio condotta sulle città con il maggior numero di ristoranti economici a prendersi lo scettro è stata GeorgeTown in Malesia. Conta un totale di 280 ristoranti economici, pari a 17,7 ogni 10.000 abitanti. Tra questi il Siam Road Charcoal Char Kuey Teow, le bancarelle di New Lane Street Food e il ristorante Tai Tong.

In seconda posizione troviamo Firenze con 563 ristoranti, pari a 15,6 ogni 10.000 abitanti. Il terzo gradino del podio è di Milano con oltre tre volte il numero di ristoranti del capoluogo toscano, 1.684, equivalente a 12,4 ogni 10.000 abitanti. Un dato che, almeno nel settore della ristorazione, non rispecchia la sua nomea di città italiana con il più alto costo della vita.

Leggi anche: Dove MANGIARE in CENTRO spendendo POCO

# Anche Roma nella top ten

spingenie – Top ten città con ristoranti economici

Scorrendo la top ten, tra le grandi città troviamo: Parigi, con 2.545 ristoranti (10,6 ogni 10.000 abitanti), Praga con 1.177 ristoranti (9 ogni 10.000 abitanti), Lione con 434 (8,3 ogni 10.000 abitanti), Manchester con 338 (6,1 ogni 10.000 abitanti) e infine Roma con 2453 ristoranti, appena meno della capitale francese, pari a 5,8 ogni 10.000 abitanti.

Continua la lettura con: MILANO tra le 10 città dove SI MANGIA MEGLIO al mondo: la classifica e le curiosità

FABIO MARCOMIN

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Quando i PANNI SPORCHI a Milano li lavavano gli UOMINI: l’origine del VICOLO dei LAVANDAI

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Credits Milano sparita e da ricordare Fb - Vicolo Lavandai

Al contrario di quel che gli stereotipi culturali potrebbero farci credere, un tempo a Milano i panni venivano lavati dagli uomini. Ebbene sì, oltre alle più famose vie dedicate ai mestieri, come via degli Spadari, dei Mercanti e degli Orefici, c’è anche il Vicolo dei Lavandai. Quali curiosità nasconde questo storico vicolo?

Quando i PANNI SPORCHI a Milano li lavavano gli UOMINI: l’origine del VICOLO dei LAVANDAI

# El fosset, el brellin e il palton16

credits: cabela_milano IG

Nel famosissimo Vicolo dei Lavandai, in zona Navigli, si può ammirare un incredibile lavatoio, oggi ristrutturato, risalente ad un’epoca ormai lontana, dove lavatrici e asciugatrici sarebbero apparse come oggetti alieni.

Lungo il vicolo scorre “el fosset”, un ruscello, alimentato dall’acqua del Naviglio Grande. Proprio qui i lavandai, incurvati sul “brellin”, un’asse di legno, insaponavano e sciacquavano i panni sporchi. Per il lavaggio utilizzavano il “palton”, un detersivo d’altri tempi, composto da soda, sapone e cenere. Altro che ammorbidente!

Nella viuzza si trovava anche una vecchia drogheria che vendeva spazzole, sapone e candeggina. Il locale, oggi trasformato in ristorante, ha mantenuto i vecchi soffitti a cassettoni e i camini, elementi che mantengono aperto un piccolo scorcio sulla storia del luogo.

# Un lavoro “da uomini”

credits: naviglireloading.eu

Un tempo fare il bucato era un lavoro estremamente faticoso ed impegnativo: schiene ricurve, mani rovinate e pesantissimi cesti di panni sporchi. Un lavoro duro, “da uomini”, e nel 1700 venne fondata a Milano una vera e propria associazione di mestiere: la Confraternita dei Lavandai. Il loro protettore era Sant’Antonio da Padova, a cui è dedicata la chiesa di Santa Maria delle Grazie al Naviglio, collocata proprio vicino al Vicolo.

In realtà, l’impegno maschile in quest’attività domestica, non durò molto. Già nei primi anni del 1900 il posto venne ceduto alle donne, mentre gli uomini si limitarono a trasportare le gerle piene di panni. Proprio per questo molti milanesi sostengono che la via dovrebbe cambiare nome ed essere intitolata Vicolo delle Lavandaie.

# Il “luogo del cuore dei milanesi”

credits: serena_in_ IG

Questo luogo è sicuramente uno dei più apprezzati da milanesi e turisti. La sua bellezza e particolarità hanno ispirato numerosi scrittori e poeti, tra questi possiamo ricordare Luigi Cazzetta che nel 1964 ha vinto il premio Carlo Porta proprio con una poesia intitolata “Vicol di Lavandèe”.

Un luogo dove l’immaginazione può facilmente volare indietro nel tempo. Nel 2016 il Corriere Milano aveva lanciato un sondaggio per eleggere il posto del cuore dei milanesi e, sbaragliando la concorrenza, il vicolo dei lavandai, con il 22,6% di voti, si è aggiudicato il primo posto, battendo addirittura il Duomo.

Continua a leggere: L’ACQUABELLA: il quartiere delle acque nella zona est di Milano 

CHIARA BARONE

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

A ROMA si può STUDIARE GRATIS nei MUSEI: da replicare anche a Milano?

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Ph. cocoparisienne

Una cosa comune nel Nord Europa. Vedere ragazzi studiare nei templi della cultura, dal Louvre ai musei di Stoccolma. Qualcosa si muove anche da noi. L’iniziativa si pone come obiettivo quello di dare agli studenti una serie di spazi dislocati in tutta la città ricavandoli da luoghi di cultura. I dettagli del progetto e alcuni delle istituzioni individuate. 

A ROMA si può STUDIARE GRATIS nei MUSEI: da replicare anche a Milano?

# La capitale è la prima città italiana con una rete di aule studio nei musei 

Credits Kookay-pixabay – Case a Roma

L’iniziativa, voluta dall’Assessore alla Cultura capitolino Miguel Gotor, si pone come obiettivo quello di dare agli studenti una serie di spazi dislocati in tutta la città aperti anche di sera e nei giorni festivi, ricavandoli da luoghi di cultura. Tra questi musei e biblioteca. La delibera per l’approvazione di questo progetto è stata ratificata il 10 novembre 2023 e consente a Roma di essere la prima città italiana ad avere una rete di aule studio inserite nel proprio sistema bibliotecario e museale. 

# Previsto nel 2024 un portale dedicato e la creazione dell’identità visiva dell’iniziativa a cura dell’Isia Roma Design

Isia

Nel corso del 2024 è attesa la pubblicazione del portale online che mette i rete tutte le aule studio, con informazioni relative alle sedi, orari di apertura e regole organizzative. Nello stesso tempo è atteso lo sviluppo dell’identità visiva del servizio, a cura dell’Isia (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) Roma Design in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale. 

# Gli spazi disponibili: dal Palazzo Braschi al Macro

vero.o.l.i IG – Palazzo Braschi

Non solo musei. Tra i luoghi individuati per l’iniziativa troviamo ad esempio Palazzo Braschi, Palazzo delle Esposizioni, Pelanda del Mattatoio, Macro, ma anche aule in altre strutture comunali afferenti a Dipartimenti, Municipi o istituzioni culturali cittadine. A questi si aggiungono spazi gestiti da terzi all’interno del patrimonio capitolino, o luoghi di proprietà pubblica. L’inquadramento delle aule è come spazio civico e quindi pensate come luoghi di aggregazione tout court, dove poter leggere e studiare. La gestione è affidata al sistema sistema Biblioteche di Roma. 

# Alcune delle aule studio in luoghi iconici della Capitale, in un’ottica di valorizzazione del patrimonio culturale

giuliasilviaghia IG – La prima aula studio aperta a dicembre 2023 dentro il Palazzo Braschi

Le parole del Sindaco Gualtieri: “le aule studio di Roma offriranno un servizio complementare a quello erogato dalle biblioteche cittadine, con orari di apertura più estesi e modalità di gestione innovative. Alcune di esse si troveranno in luoghi iconici della Capitale, in un’ottica di valorizzazione del patrimonio culturale, ma saranno anche diffuse nelle zone più decentrate”. La prima aula è stata inaugurata a dicembre 2023 a Palazzo Braschi.

Un’idea da replicare a Milano per valorizzare edifici e musei storici della città poco frequentati?

Fonte: Artribune.com

Continua la lettura con: L’ISOLA dei MUSEI di Milano: una proposta da UNESCO

FABIO MARCOMIN

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ACQUA ALTA a MILANO: quando è diventata come Venezia

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Milano Guida FB - Milano come Venezia

Uno degli eventi più catastrofici è avvenuto all’inizio del secolo scorso. Potrebbe succedere ancora?

ACQUA ALTA a MILANO: quando è diventata come Venezia

# Quando Milano è stata sommersa dall’acqua dei suoi fiumi

Milano Guida FB – Milano come Venezia

Milano non è nuova a inondazioni: sono state diverse quelle nel corso della sua storia. La più clamorosa è avvenuta tra il 30 e il 31 maggio 1917 quando venne sommersa dalle acque dei principali fiumi che la attraversavano: Seveso, Olona e Lambro. A causare questo evento furono i forti forti temporali sulla Brianza e sulla fascia Prealpina a cui si aggiunsero quelli sulla città.

Credits Urbanfile – Piena Olona

I danni maggiori si registrarono in quello che un tempo era il quartiere Maddalena con Piazza de Angeli completamente sommersa, come si vede dalla foto, così come le zone di Wagner e Corso Vercelli. A esondare in questa zona fu l’Olona, a cui si aggiunsero le piene del torrente Merlata e della roggia Poveretto. Anche le zone di Porta Garibaldi e Porta Nuova furono allagate, per colpa del Seveso, il Villaggio dei Giornalisti allagato ed evacuato, nel quartiere Ticinese esondò la Darsena.   

# Le passerelle come a Venezia

Credits Urbanfile – La Maddalena allagata

Per aiutare i milanesi a spostarsi a piedi i pompieri montarono delle passerelle in legno sopraelevate, proprio come a Venezia. Purtroppo furono sommerse da successive ondate di piena dell’Olona. Quella del 1917 fu una delle inondazioni più catastrofiche per Milano, l’acqua raggiunse in alcuni punti il metro e mezzo d’altezza, un’altra ci fu nel 1893 quando il livello dell’Olona superò i due metri di altezza a Musocco e Garegnano.

# Sospeso il servizio di trasporto pubblico, 16 le vittime

Credits Urbanfile – Gamba de Legn nell’acqua

Il Comune di Milano fu costretto a trasferire le bare del Cimitero Maggiore per evitare che venissero portate via dalla corrente e a sospendere il servizio del trasporto pubblico di tutte le linee tranviarie comprese quelle dei tram a vapore extraurbani conosciuti come Gamba de Legn. Ci furono anche 16 morti.

# Succederà di nuovo?

Credits: ecodallecitta.it – Vasca di laminazione parco Nord

L’intervento dell’uomo ha limitato in alcuni casi e acuito in altri il rischio che uno scenario simile possa verificarsi in futuro. L’Olona è stato interrato sotto la circonvallazione negli anni ’30, oggi termina la sua corsa, nel Lambro Meridionale in località San Cristoforo. Per il Seveso sono in costruzione delle vasche di laminazione a nord della città e nell’hinterland per evitare future esondazioni. L’unico che potrebbe fare ancora danni è il Lambro, che scorre prevalentemente all’aperto nella periferia est della città, anche se protetto da argini e per buona parte attraversa aree verdi come l’omonimo parco.

Continua la lettura con: Milano ha 5 FIUMI: ma da dove nascono i loro NOMI?

FABIO MARCOMIN

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I “PALAZZI STORICI” di MILANO

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elasrealestate IG - Casa Campani

Palazzi nelle loro facciate esterne dalle forme sobrie e imponenti. Come se volessero proteggere le bellezze celate al loro interno. Palazzi solitamente poco accessibili di fronte ai quali molto spesso passiamo frettolosi senza chiederci chi ci ha abitato, chi li ha costruiti. Ma bisognerebbe invece fermarsi e poi gettare uno sguardo oltre i portoni chiusi per scoprire scorci inaspettati di sublimi architetture, di cortili incantevoli e ciò che il palazzo rappresenta: un patrimonio di storia, di cultura e di arte.

I “PALAZZI STORICI” di MILANO

# Il libro “I palazzi di Milano”: storia e curiosità di 21 palazzi storici di Milano

I palazzi di Milano

Ci aiuta un bel libro che ha ottenuto il patrocinio di ICOM Italia (il principale network italiano di musei e professionisti museali): “I palazzi di Milano”. Edito dalla casa editrice Ad Arte, a cura di Ludovica Orombelli e Valerio Villoresi, raccoglie le storie e le curiosità di ventuno palazzi milanesi di particolare interesse storico e architettonico o artistico e corredato con le immagini del fotografo architetto Andrea Livio Volpato. Ciascuno ha il proprio passato, e racconta la propria vita attraverso le persone che l’hanno abitato. Da una parte, alcune storiche famiglie aristocratiche milanesi nel vivo di una splendida stagione architettonica della città di fine settecento, rilanciata dalla politica di riformismo di impronta illuministica adottata dall’imperatrice d’Austria Maria Teresa d’Asburgo e di suo figlio Giuseppe che si riflette anche nelle vicende culturali ed artistiche dello Stato di Milano. Dall’altra l’emergente borghesia imprenditoriale e industriale ha investito nella città, nei palazzi, in cultura e che ha contribuito alla creazione della città che conosciamo oggi.

# “I palazzi storici sono l’eredità e la testimonianza del passato glorioso di una città”

Palazzo Bagatti Valsecchi – Via Gesù – Quadrilatero della Moda

“Il libro colma un vuoto: era inconcepibile che una città come Milano non avesse una pubblicazione con fotografie di qualità dei suoi palazzi storici”, ha dichiarato Valerio Villoresi, vicepresidente Fondazione Villoresi Poggi. “Non so se la bellezza salverà il mondo, ma so che la bellezza è straordinaria e ci aiuta a stare meglio, a vivere meglio”.

“In tempi di cancel culture”, ha rimarcato Il conte Alberto Uva, erede della illustre casata dei Sormani, “i palazzi storici sono l’eredità e la testimonianza del passato glorioso di una città che non vuole smettere di crescere ma che, purtroppo, è sempre più “inventata” ed artificiale e rischia di perdere l’anima. Memorie di pietra, di cui i proprietari credo sia necessario si facciano custodi senza gelosia, ma con uno slancio di generosità verso il proprio Paese e Città, mantenendo il bene in buono stato per le generazioni future”.

Ma quali sono questi palazzi storici?

# Casa del Bono

corett_chiara IG – Casa del Bono

Seguendo il libro, vi proponiamo di iniziare il giro con Casa del Bono in via Borgospesso 21, un palazzo neoclassico, il piccolo porticato sorretto da due colonne di granito rosa di Baveno, un secondo cortile con la pavimentazione in acciottolato di fiume, un gioiellino la portineria, ristrutturata dall’architetto Filippo Perego rivestita da boiserie di noce chiaro con pannelli dipinti a figure mitologiche.

# Casa Campani

elasrealestate IG – Casa Campani

Ci si può immergere poi nella bellezza floreale di Casa Campani in via Bellini al numero 11. Da rimanere a bocca aperta. Incorniciate fra le foglie verdi del cancello di ingresso, due grandi figure femminili in cemento simboleggianti la Pittura e la Scultura, realizzate dallo scultore Michele Vedani. L’interno è un trionfo di colori e decori e fonde cemento, vetro, ferro, stucco, ottone, marmo.

# Casa Cirla

Studio Bettonica Leone – Casa Cirla

Si conclude il minitour in riva alla acqua del Naviglio, in Ripa di Porta Ticinese 65 a Casa Cirla, che è stata la dimora di una famiglia di imprenditori attiva nella lavorazione del granito. Un edificio semplice, un po’ austero, opera dell’giovanissimo architetto Giuseppe Sommaruga (1895). La sorpresa è però subito nell’androne di ingresso con il particolare arco a virgola (una punteggiatura architettonica con la leggerezza di uno svolazzo) a sostenere l’ imponente scalone curvilineo che conduce ai piani superiori.

# L’elenco completo dei 21 palazzi storici di Milano

Bagatti Valsecchi (Credit: casemuseo.it)
Bagatti Valsecchi (Credit: casemuseo.it)
  • Casa Campani  in via Bellini  11
  • Casa Cirla, Ripa di Porta Ticinese 65 
  • Casa del Bono, via Borgospesso 21
  • Palazzo Bergamasco, via Morone 2
  • Palazzo Jacini, via del Lauro 3
  • Casa Grondona Della Beffa, corso Italia 47.
  • Palazzo Bolagnos Visconti, via Cino del Duca 8
  • Palazzo Orombelli via Sacchi, 3
  • Palazzo Bagatti Valsecchi, via Gesù 5
  • Palazzo Cornaggia Medici Castiglioni, via Cappuccio 22
  • Palazzo Durini Caproni di Taliedo, via Durini 24
  • Palazzo Gallarati Scotti, via Manzoni 30
  • Palazzo Melzi di Cusano, via Montenapoleone 18
  • Palazzo Borromeo d Adda, via Manzoni 39
  • Palazzo Brivio Sforza via Olmetto  17
  • Palazzo Saporiti corso Venezia 40
  • Palazzo Trivulzio, piazza sant’Alessandro 6
  • Casa del Manzoni, via Morone 1
  • Palazzo Morando, via Sant’Andrea 6

Continua la lettura con: I 10 PALAZZI più BELLI di Milano

CRISTINA TIRINZONI

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Il video del giorno: I MURALES più BELLI di MILANO

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I murales più belli di Milano

Negli ultimi anni le strade di Milano si sono riempite sempre più di arte. Infatti, oggi sono numerosi i murales che si possono ammirare passeggiando e può essere divertente gironzolare per le vie milanesi alla ricerca delle opere più nascoste. Dagli Orticanoodles a Pao, quali sono i murales che più vale la pena vedere?

 

Hai un video di Milano da inviarci o segnalarci? Scrivici su info@milanocittastato.it (video del giorno). Iscriviti al canale su YouTube per i video esclusivi. 

FRANCESCA MONTERISI

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IL MODO PIU’ ECONOMICO DI MANGIARE A MILANO

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LA CODA per la FAME

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Milano la seconda città più DESIDERATA, i giorni per vendere CASA, brusco calo degli IMPRENDITORI: le 5 BREVISSIME di OGGI a MILANO

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Brevissime oggi a Milano:

Milano la seconda città più DESIDERATA, i giorni per vendere CASA, brusco calo degli IMPRENDITORI: le 5 BREVISSIME di OGGI a MILANO

# Milano è la seconda città più desiderata da italiani e stranieri per andarci a vivere

Credits Azamat Esmurziyev-unsplash – Firenze

Preply, piattaforma di apprendimento delle lingue, ha elencato le città italiane più ambite per trasferirsi per motivi di lavoro e studio.
Roma è al primo posto tra le città più ambite dagli italiani che intendono cambiare città. Seguono Milano e Firenze. 
Gli stranieri invece mettono al primo posto Bologna, che supera Milano (al secondo posto) e Roma (al terzo).

# Taser per i vigili di Milano

I vigili urbani di Milano avranno i Taser. L’annuncio è di Franco Gabrielli, ex capo della polizia, il delegato del sindaco Beppe Sala per la sicurezza a Milano. A marzo del 2022 il consiglio comunale aveva approvato una mozione della lega, votata anche da esponenti della maggioranza, per dotare di Taser anche la polizia locale come già accade per Carabinieri e Polizia. Il Taser è uno “storditore elettrico”: funziona attraverso una scarica elettrica che immobilizza i muscoli del corpo. Resta da decidere ancora quando partirà la sperimentazione per i vigili urbani. 

# 56 giorni per vendere una casa a Milano 

pixabay – Chiavi di casa

Secondo l’ultima rilevazione di Tecnocasa, Milano è la città italiana in cui ci vuole meno tempo per vendere una casa: occorrono in media poco meno di due mesi, per l’esattezza 56 giorni, contro i 105 giorni delle altre grandi città. Il dato però segnala un peggioramento rispetto allo scorso anno, quando per vendere una casa la media era di 52 giorni. 

# 1 Lombardo su 7 a rischio povertà: crollo del numero di imprenditori

Credits: corriere.it

Il 14,8% dei lombardi è a rischio povertà”: il risultato dell’analisi di Roberta Vaia, segretaria regionale Cisl Lombardia,basata sulle dichiarazioni Irpef aggiornate dal Ministero dell’economia e delle finanze.

Un altro dato che preoccupa è il calo di imprenditori e lavoratori autonomi: sono aumentati i lavoratori dipendenti (80.858 in più, l’1,3%) e i pensionati (+8.305, lo 0,2%) mentre sono in diminuzione sia gli imprenditori (-60.124, -0,9%) sia i lavoratori autonomi (-44.345, -0,6%), confermando il trend negativo degli ultimi dieci anni (-30% per entrambe le categorie). Il reddito medio è salito a 24.762 euro, un incremento di poco più di mille euro dal 2019 (23.664) che risulta però incapace di compensare l’incremento del costo della vita. 

I lavoratori autonomi (l’1,5% del totale) e gli imprenditori (2,7%) costituiscono ormai sono una minima parte dei contribuenti totali della regione.

A livello provinciale Bergamo e Brescia sono le uniche province lombarde che nell’ultimo triennio hanno visto aumentare il numero complessivo di contribuenti (+1%), mentre Pavia ha subìto la variazione negativa più alta: -1,5%. Pavia (-35%) e Lodi (-34%) sono le province che hanno perso più autonomi negli ultimi 10 anni. Sempre Lodi (-29,4%) detiene la variazione negativa peggiore per quanto riguarda il calo di imprenditori, seguita da Milano (-27,5%).

# Pieve Emanuele in guerra contro i mozziconi di sigarette

Credits: pexels.com
Mozziconi sigarette

Obiettivo: eliminare i mozziconi da strade e marciapiedi. Per questo il comune di Pieve Emanuele, a Sud di Milano, ha deciso di dotarsi di 15 raccoglitori di “cicche” di sigaretta.

Il recupero dei mozziconi consentirà di dare “loro nuova vita attraverso un processo brevettato di riciclo e purificazione”, ha spiegato il comune. “Questo è un progetto che, oltre a sensibilizzare e informare sulla possibilità di un riciclo di questi rifiuti, vuole contrastare il degrado urbano” ha dichiarato il sindaco Pierluigi Costanzo.

Continua la lettura con: Milano avrà una PIAZZA della LIBERTÀ, CASE da RECORD a DICEMBRE, habemus prossimo SINDACO? Le 5 BREVISSIME di VENERDI’ a MILANO

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UFFICIALE: ROMA avrà la LINEA D della METRO. Questo il PERCORSO

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Roma metropolitane - Metro D

Mentre è in fase di realizzazione di quella che è già stata definita come la stazione della metro più bella del mondo, Roma preme sull’acceleratore con il progetto della sua quarta linea metropolitana. Il tracciato e quali quartieri storici attraverserebbe.

UFFICIALE: ROMA avrà la LINEA D della METRO. Questo il PERCORSO

# Inserito nel Nuovo Piano Regolatore Generale il progetto della linea D

Credits romametropolitane – Sviluppi futuri metropolitana Roma

Roma avrà una quarta linea metropolitana. Queste sono le intenzioni dell’amministrazione capitolina che ha inserito il progetto della linea D nel Nuovo Piano Regolatore Generale. L’obiettivo è riaggiornare quello del 2007 per poi condurlo in porto. Si tratta infatti di una linea di cui si parla dagli anni ’90 e che sembrava non dovesse essere più presa in considerazione. Va detto che il rilancio all’interno del PRG da solo non basta per avere certezza della sua costruzione: manca ancora quasi metà della linea C da realizzare tra cui la mega-stazione museo di Piazza Venezia con i cantieri avviati da poco. Ma è comunque un primo passo significativo. 

Leggi anche: A ROMA ci sarà la stazione METROPOLITANA più BELLA del MONDO? (Video e rendering)

# Da nord est a sud attraversando il centro storico lungo 20 km e 22 fermate

Roma metropolitane – Metro D

Il tracciato della nuova linea, identificata sulla mappa dal colore giallo, dovrebbe andare dal nord est della città con capolinea in via Ojetti, attraversare il centro storico e concludersi a sud nel quartiere Eur in Piazzale dell’Agricoltura. Un totale di 20 km, con 22 fermate e 4 interscambi con le altre metropolitane: a Jonio con la linea B1, a Spagna con la linea A, a Venezia con la linea C e a Eur Magliana con la linea B e la ferrovia Roma Lido. 

# I quartieri storici attraversati

user32212-pixabay – Trastevere

La linea attraverserebbe alcuni dei quartieri più storici e centrali della città, a partire da Trastevere con suoi caratteristici locali dove scambierebbe con i servizi ferroviari regionali e con quello per l’aeroporto, poi piazza Vescovio, piazza Verbano, piazza Buenos Aires e piazza Fiume. Le gallerie passeranno più volte sotto il Tevere, una di queste all’altezza dell’Isola Tiberina. 

Il priossimo passo concreto dovrebbe essere l’affidamento della revisione del progetto a Roma Metropolitane, ma ancora non sono state definite delle tempistiche.

Continua la lettura con: La METRO NORD di MILANO: la prima METROPOLITANA tutta EXTRA-URBANA?

FABIO MARCOMIN

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CHE FINE ha FATTO il nuovo URBAN PARK, la cittadella di sport e musica?

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Rendering Urban Park

Un tempo c’era il Karma, la celebre mega discoteca all’aperto che aveva spopolato negli anni Novanta. Nell’estate 2023 l’area abbandonata da oltre un decennio avrebbe dovuto rinascere con l’Urban Park caratterizzato da sport e musica. Ma la scadenza non è stata rispettata. 

CHE FINE ha FATTO il nuovo URBAN PARK, la cittadella di sport e musica?

# L’inaugurazione era prevista nell’estate 2023, ma finora solo demolizioni e disboscamenti

Rendering Urban Park

Dove è finito l’Urban Park? In seguito all’abbattimento della discoteca Karma- Borgo del tempo perso, in zona Porto di Mare in Via Fabio Massimo 36, erano attesi i lavori per la creazione di un “nuovo parco della Musica”. L’inaugurazione era prevista nell’estate 2023, ma fino ad oggi solo demolizioni, disboscamenti e poco più.

Comune di Milano – Vista Urban Park

L’annuncio era stato fatto all’inizio di gennaio da Sport Music City, la società partecipata da Sipal Spa, che a luglio 2022 si era aggiudicata il bando pubblico del Comune di Milano per la concessione in diritto di superficie per trent’anni dei 30.000 mq dell’area: “Urban Park sarà un contenitore di arte, musica, design, sport e spettacolo. Un progetto concreto di riqualificazione urbana in grado di dialogare sistematicamente con tutti i soggetti coinvolti, dalle istituzioni alle associazioni, dalle aziende ai comitati territoriali, dalle famiglie ai giovani e con una particolare attenzione per i residenti della zona”.

Fonte: Repubblica

# Oltre 3.000 mq di nuovo bosco, una piscina, una tensostruttura per eventi e un mercato di Coldiretti

Piscina Urban Park

Il progetto punta a rivitalizzare una zona che da qualche anno sta rinascendo grazie ad attività quali il Painting Milano Banzai, il Parco Avventura Corvetto e il C.I.Q. (Centro Internazionale di Quartiere).

Comune di Milano – Urban Park

Sono previsti nel dettaglio: 

  • 3mila metri quadri di nuovo bosco, con la posa di nuove piante, in particolare tigli, oltre a zone a prato e siepi;
  • una tensostruttura per eventi e concerti;
  • spazi per la didattica utilizzabili anche come camerini per gli artisti coinvolti negli spettacoli;
  • una piscina dotata di anfiteatro urbano all’aperto, adatto per ospitare eventi culturali, di circa 3.700 mq;
  • campi da padel con relativi spogliatoi;
  • una grande piazza da cui si sviluppano le funzioni principali del nuovo complesso adatta ad ospitare eventi;
  • un’area espositiva di circa 600 mq in concessione a Coldiretti, per la realizzazione del suo mercato settimanale;
  • l’integrazione dell’ex parcheggio al sistema delle aree verdi circostanti.

Fonte: Comune di Milano

# La più grande discoteca mai esistita a Milano

marmaz IG – Borgo del tempo perso in abbandono prima della demolizione

Una discoteca così grande da essere divisa in due, mai esistita una di questa dimensione a Milano, con una serie di ambienti adatti alle atmosfere più disparate. In totale si arrivava fino a 10.000 posti al chiuso e all’aperto, contando gli spazi del Karma e del Borgo del Tempo Perso, dove cenare, bere un cocktail, ballare latino americano, revival o musica house/commerciale.

Famosi dj internazionali e musicisti più o meno noti hanno suonato negli anni d’oro, in cui lavoravano ogni sera fino a 200 persone oltre a una lunga lista di PR. Prima del declino della discoteca sono stati protagonisti i vari eliminati del Grande Fratello con serate da tutto esaurito. 

La chiusura dei locali ha contribuito ad accrescere il degrado della zona. Fino a qualche anno fa infatti il confinante Bosco di Rogoredo era tristemente conosciuto per essere una delle piazze di spaccio e consumo di droga del nord Italia, prima della sua bonifica. Il progetto dell’Urban Park rappresenterebbe un nuovo inizio per il Karma: vedrà mai la luce?

Continua la lettura con: LOCALI CULT di Milano LONTANI dal CENTRO dove trascorrere una bella serata

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L’ex REGINA ELENA, il QUARTIERE più “STRANO” di MILANO

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Un quartiere poco noto alla maggioranza dei milanesi ha numerosi aspetti curiosi che lo rendono probabilmente il quartiere più strano di Milano. Vediamo perchè.

L’ex REGINA ELENA, il QUARTIERE più “STRANO” di MILANO

#1 Si chiamava Regina Elena ed era il più esteso quartiere popolare realizzato tra le due guerre 

Credits wikipedia.org – Quartiere ICP Mazzini

Realizzato fra il 1925 e il 1928, sotto la direzione tecnica dell’architetto Giovanni Broglio, è il più esteso dei quartieri popolari realizzati fra le due guerre dall’Istituto Case Popolari (ICP) di Milano.  In origine il quartiere si chiamava Regina Elena: intitolato alla regina d’Italia Elena del Montenegro, moglie di Vittorio Emanuele III. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale fu cambiato il nome in quartiere Mazzini.

#2 Quattro isolati di forma trapezoidale, progettati per ospitare “poveri e poverissimi”

Credits Maps – Quartiere Mazzini

Il complesso di edifici è disposto su quattro isolati di forma trapezoidale e sorge alla periferia sud-est della città nei pressi del piazzale G.Rosa fino a Piazza Angilberto II, comprendendo al suo interno Piazzala Ferrara con il Mercato Comunale. Il quartiere fu progettato per ospitare i “poveri e i poverissimi”, ossia le persone in condizioni di maggior disagio sociale.

#3 Le vie del quartiere sono intitolate alla costa dell’Alto Adriatico

Aggirandosi tra le vie del quartiere si nota un’altra curiosità: la maggior parte delle strade richiamano località o zone della costa del Veneto e della Romagna, come piazzale Ferrara, via Polesine, via Comacchio, via Pomposa e via Ravenna.

Leggi anche: Le AREE GEOGRAFICHE di Milano

#4 I palazzi richiamano il disegno ottocentesco e storicista

Credits Maps – Via Polesine

Una particolarità degli edifici di questo quartiere è il richiamo ai caratteri propri del disegno ottocentesco e storicista, che prevede: basamento, sviluppo a fasce vuote e piene verticali alternate, corrispondenti ai servizi e ai balconi, coronamento e, in molti casi, linee di gronda discontinue, dovute alla scelta di variegare l’altezza dei corpi di fabbrica per scongiurare un’eccessiva monotonia. 

#5 Il quartiere Mazzini oggi è molto più esteso che in origine: il 50% è occupato da un parco

Credits Maps – Quartiere Mazzini 1

I confini odierni del quartiere Mazzini non si limitano al progetto originario di complesso di case popolari di inizio ‘900, con confine est piazzale G. Rosa e ovest piazza Angilberto II, ma comprendono a nord anche la porzione di abitato fino a viale Brenta, tutto il quadrante a sud del quartiere originale e il Parco di Porto di Mare: da solo occupa il 50% della superficie.

Continua la lettura con: Il quartiere delle CASE MINIME nel villaggio dei FIORI

FABIO MARCOMIN

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La MECCA del TIRAMISÙ è QUI

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Forse il dolce italiano più celebre del mondo.

La MECCA del TIRAMISÙ è QUI

cucina italiana

# Il Tiramisù

Non ci addentreremo nella recente diatriba riguardo le VERE origini del tiramisù, ma ci si baserà sulla più divertente (e credibile) storia del dolce, accreditata dall’Accademia del Tiramisù. Questo dolce prelibato nasce nella seconda metà del Settecento / Ottocento. La storia tradizionale tramandata a voce nel trevigiano narra di un dolce che sarebbe stato ideato da una “maitresse” di una casa di piacere ai tempi ubicata in centro storico a Treviso.

La geniale matrona del locale avrebbe preparato questo squisito spuntino afrodisiaco e per offrirlo ai suoi clienti alla fine delle serate allo scopo di ridare loro un po’ di vigore perso durante le “prestazioni”. La leggenda racconta che nella casa, quando i clienti scendevano le scale un po’ provati, la padrona di casa porgeva loro un po’ di questa leccornia, dicendo loro “desso ve tiro su mi” (“adesso vi tiro su io”). Da qui origine del nome.
Questa storia è supportata in pieno dagli ingredienti del Tiramisù, una vera e propria bomba calorica: uova, zucchero, savoiardi, mascarpone, caffè e cacao.

# 20 tipi di tiramisù

Nel centro di Treviso, in una splendida palazzina ristrutturata di vicolo Barberia, è nato da qualche settimana “Treviso Tiramisù“.  Una breve passeggiata dalla vicina Piazza dei Signori, infatti, permette di trovarsi in un’atmosfera totalmente diversa, più rilassata. Sembra quasi di essere in una calle di Venezia. Il locale è diventato in pochi giorni la nuova dimora del Tiramisù. Il Sindaco della città, Mario Conte, ha presentato in persona il locale: qui si possono degustare tantissime tipologie di tiramisù, (oltre 20), comprarle da asporto o pranzare una cornice unica. Il dolce può essere preceduto da alcuni piatti tipici della tradizione trevigiana con cucina a vista. Vini da tutto il mondo in un palazzo che presenta affreschi e soffitti a cassettoni risalenti al 1400. Conte conclude facendo i complimenti “a Elisa Menuzzo e a tutto lo staff per questo progetto ambizioso.”

# I 4 piani del locale

Credits: trevisotiramisu.it

Il locale si sviluppa su 4 piani. Al piano terra (dove una placca dorata dà il benvenuto ai clienti) si trova il bar con il banco dei dolci e della caffetteria. Al pianomezzanino alcuni tavoli dedicati al servizio bar. Il secondo piano ospita invece il ristorante. Lo chef Alessandro Gilmozzi ha firmato il menù: una rivisitazione di 70 ricette venete per racchiuderle in un menu stagionale che cambia ogni 3 mesi. Tra i piatti proposti non possono mancare le seppie in umido, il tagliere di formaggi, il baccalà, il millefoglie con il radicchio di Treviso e la casatella (un formaggio spalmabile tipico di Treviso). Portate per tutti i gusti da gustare nei circa 30 coperti. Inoltre, sempre al secondo piano, si possono vivere esperienze uniche grazie ai numerosi show cooking, alle master class e alle degustazioni organizzati dal locale. Il terzo piano è invece riservato alle cene personalizzate, agli eventi privati, ai meeting e alle cene a tema in una realtà immersiva.

Credits: trevisotiramisu.it

Credits: trevisotiramisu.it

Continua la lettura con: A Milano il primo HOTEL “DOLCE” del MONDO

LUCIO BARDELLE

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La CITTÀ degli AFFITTI IMPOSSIBILI: solo brevi o transitori. MILANO per RICCHI e per TURISTI?

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Confermata la costante crescita del prezzo degli affitti, ormai accessibili solo a determinate fasce sociali. Sempre più spesso inoltre gli appartamenti vengono proposti in affitto transitorio o in affitto breve per i turisti. 

La CITTÀ degli AFFITTI IMPOSSIBILI: solo brevi o transitori. MILANO per RICCHI e per TURISTI?

# Negli ultimi 12 mesi a Milano prezzi degli affitti in salita del 10%, quelli per l’acquisto del 4%

affitti brevi
Affitti

Un altro segnale che sembra portare dritto allo scoppio di una bolla immobiliare a Milano. Dopo il calo del 20% delle compravendite registrato negli ultimi 12 mesi, passando da 15.660 a 12.488 a case vendute, arriva l’ennesima conferma della costante salita dei prezzi sia per l’acquisto che per l’affitto non fa presagire nulla di buono. Un trend in corso dall’anno di Expo2015. A dicembre 2023 per comprare un immobile ci volevano in media 5.300 euro al mq, in crescita di quasi il 4% rispetto al 2022, per prenderlo in affitto oltre 22 euro al mq, il 10% in più rispetto all’anno precedente. Questo è quanto emerge dai dati elaborati da Immobiliare.it Insights.

Leggi anche: CROLLO delle VENDITE di CASE a Milano: i due motivi che potrebbero portare al CRACK IMMOBILIARE

# Le testimonianze dei milanesi e di chi studia e lavora in città

Credits gev_milano IG – Protesta contro caro affitti

Ai numeri si affiancano le testimonianze dei milanesi o di chi viene a Milano per studiare o lavorare. Ad esempio quella del consigliere comunale di Europa Verde Francesca Cucchiara che  sulla propria pagina facebook ha scritto: “Sono esattamente cinque anni che vivo a Milano e questa è la quarta volta che cambio casa. La storia è più o meno sempre la stessa: il contratto scade, l’affitto aumenta, oppure l’appartamento viene messo in vendita e quindi bisogna andar via”.

Ci sono studenti che preferiscono rimanere nelle proprie città o paesi e vivere da pendolari addirittura da fuori regione, dal Piemonte o dal Veneto, perché il costo dell’abbonamento ferroviario è minore di un affitto a Milano. Oppure milanesi che hanno scelto di spostarsi fuori città e spingersi verso Torino e Vercelli per riuscire a vivere dignitosamente. Proprio dalla nostra città è partita la protesta degli studenti in tenda contro il caro affitti.

# Il 4+4 è sempre più un miraggio: solo affitti brevi o transitori

Appartamento affitto Milano Airbnb

A questo si aggiunge il fatto che non sono pochi i casi in cui gli affitti sono di tipo transitorio, della durata di un anno o anche meno, costringendo il locatario a cercare di frequente una nuova abitazione. La crescita degli immobili proposti in affitto breve, sul modello di Airbnb, favorisce il soggiorno di turisti alto spendenti, un monolocale in periferia arriva a costare anche 200 euro a notte, e riduce ancora di più la disponibilità di appartamenti in affitto a prezzi accessibili per chi vive a Milano.

# Per un monolocale da 10 mq si arriva anche a 700 euro al mese

Famosa sui social con il nome di Mangiapregasbatty e il format Case da Incubo, la digital creator Noemi Mariani, spiega in un’inchiesta su Repubblica il suo punto di vista: “Questa città, dal dopo-Expo, ha voluto dare l’idea di essere una metropoli per ricchi che guarda al futuro. Ma che futuro ha un posto dove i trentenni non possono comprare casa e chiedono soldi ai genitori per vivere?”. Nella sua pagina commenta gli annunci più assurdi trovati in rete, con case con il bagno affiancato alla cucina, tavolo che si trasforma in un letto.

Nel servizio alcune interviste oscurate mostrano situazioni davvero incredibili: un monolocale di 10 mq affittato a quasi 700 euro al mese, uno di 28 mq a poco meno di 900 euro escluso il costo dell’energia elettrica. Alcuni sono sprovvisti persino di cucina. A Milano rimarranno solo i ricchi e i turisti?

Continua la lettura con: Il BOOM delle CASE SCAMBIATE GRATIS: superato il milione

FABIO MARCOMIN

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Non vi dimenticheremo: i LOCALI STORICI che l’anno passato hanno CHIUSO o STANNO per CHIUDERE

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Credits: @alessandra__77 le trottoir

Hanno segnato un’epoca, ognuno con le proprie peculiarità, lasciando un segno indelebile nel cuore dei milanesi. Scopriamo quali sono.

Non vi dimenticheremo: i LOCALI STORICI che l’anno passato hanno CHIUSO o STANNO per CHIUDERE

# Pasticceria Vecchia Milano in zona Susa: ha abbassato le serrande dopo 51 anni di attività

Credits postibelliamilano IG – Pasticceria Vecchia Milano

Ha abbassato le serrande il 1 gennaio 2023 la storica pasticceria Vecchia Milano in zona Acquabella-Argonne. Dopo 51 anni di attività ha chiuso definitivamente un vero paradiso dei dolci con pasticcini mignon, praline, biscottini da tè, lievitati, bellissime torte classiche e decorate. Non mancavano i panettoni, il locale è stato uno dei primi a proporli tutto l’anno. Il titolare Orazio Parisi è andato in pensione ma non ha trovato nessuno disposto a subentrare e quindi ceduto attività e immobile. 

Leggi anche: LOCALI STORICI lasciati CHIUDERE negli ultimi tempi a Milano

# Le Trottoir in Darsena chiude dopo 20 anni: al suo posto il bistrot Casello dei Binari

Credits: @alessandra__77 – le trottoir

Si prepara a chiudere dopo 20 anni anche “Le Trottoir”, il locale a due passi dalla Darsena diventato famoso per essere diventato uno spazio per scrittori e artisti illustri. Su tutti Andrea Pinketts, per il quale il locale era diventata come una seconda casa. Philippe Daverio teneva lezioni di arte tra i tavoli, la cantante Malika Ayane è stata invece scoperta mentre ser ci aveva servito. Lo spazio dei caselli daziari di Piazza XXIV Maggio è stato assegnato tramite bando alla società Taboga Sas, che gestisce tra gli altri l’Osteria dei Binari di via Tortona, e che qui dovrebbe aprire il bistrot Casello dei Binari.

# La Latteria San Marco in Brera: ha concluso la sua storia la vigilia di Natale

audreydeverdun IG – Latteria di San Marco

Una cucina casalinga in un‘atmosfera famigliare. Questa è la proposta della Latteria di San Marco dal 1967, quando Arturo Maggi ha iniziato la sua attività rilevando i locali dopo avere gestito in precedenza un ristorante. Insieme alla moglie Maria, che si occupa dei clienti, hanno dato vita a un luogo leggendario dove vengono serviti piatti di ottima qualità, uno è finito persino nel menu della Casa Bianca, con tre caratteristiche uniche rispetto agli altri ristoranti: sempre chiuso nel weekend, non accetta le prenotazioni e non ha un sito internet. La sua avventura pluridecennale si conclude il 24 dicembre 2023, poi i coniugi Maggi vanno in pensione. 

Leggi anche: CHIUDE un altro RISTORANTE STORICO di Milano: gli ultimi giorni per GUSTARE una CUCINA UNICA

# Il cinema Odeon diventa un polo del lifestyle retail contemporaneo, ma non tutto è perduto

Credits milanotoday – Odeon foyer

Il cinema Odeon cede il passo, anche se non completamente. Nato come teatro oltre due secoli fa per poi diventare il primo multisala di Milano, al suo posto nasce un nuovo polo del lifestyle retail contemporaneo con un progetto progetto di restyling gestito dalla proprietà Dea Capital Real Estate sgr. Previsti 5.000 mq di spazi dedicati a negozi e uffici, con alcune sale ricollocate al piano interrato. Della storica e prestigiosa struttura vengono comunque preservati molti elementi: il foyer d’ingresso, il pavimento in marmi policromi, lo scalone principale e la gigantesca e storica sala al piano terra con la cupola e la scritta che campeggia in alto “Ex tenebris vita”, dalle tenebre la (nuova) vita.

Leggi anche: L’ODEON, il primo multisala di Milano, chiude in anticipo: si trasformerà in un CENTRO COMMERCIALE

# L’Old Fashion lascia gli spazi della Triennale 

Credits oldfashionmilano IG – Old Fashion

Una storia lunga 70 anni che è destinata ad interrompersi il 20 gennaio 2024. Tutto parte nel periodo dell’occupazione nazista, con lo spazio utilizzato come circolo nazista dagli ufficiali tedeschi, per poi diventare nei decenni successivi un punto di riferimento per gli amanti della musica in città. Cambia più volte nome e gestione, negli anni ’60 ospita alcuni dei più grandi artisti italiani, come Patty Pravo e i Camaleonti, e internazionali, famoso il concerto di Jimmy Hendrix.

Negli anni ’70 prende il nome di Old Fashion. Il periodo di maggior successo arriva dopo la ristrutturazione del 1995, con spazi grandi e la possibilità di utilizzo del giardino della Triennale. Dal 1997 al 2005 le “Serate internazionali”, organizzate dalle associazioni Erasmus, appuntamento fisso per gli universitari. Dal 2006 l’inizio del declino, a causa del ridimensionamento degli spazi e in ultimo dalle vicende di cronaca che con molta probabilità hanno inciso sulla scelta del Comune di Milano di non rinnovare il contratto d’affitto ai proprietari del locale.

Continua la lettura con: L’ULTIMO BALLO dell’OLD

FABIO MARCOMIN

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I BALORDI, i precursori della “canzone demenziale”

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Balordi

La band milanese fu una tra le espressioni più significative del beat italiano. 

I BALORDI, i precursori della “canzone demenziale”

# Scrissero la prima versione di “Non è Francesca”

Alessandro Germani FB – Copertina Non è Francesca

La prima versione di “Non è Francesca” non fu di Lucio Battisti (che comunque la compose con Mogol), bensì di un gruppo musicale milanese che, nel 1967, uscì con un disco contenente la canzone poi portata al successo dal cantante reatino. Questa band meneghina si chiamava “I Balordi” e, inizialmente, ospitò anche Marco Ferradini (quello di “Teorema”), cambiò alcuni assetti, per formarsi definitivamente con quattro componenti: Gianni Muratori (voce e chitarra), il fratello Andrea (chitarra e flauto), Beppe Panzironi (batteria) e Bruno Pellegrini (chitarra). Sono tutti ragazzi nati tra il 1948 e il 1946, milanesi, tranne il romano Panzironi. Arrivavano tutti da esperienze musicali assai eterogenee tra loro, per incontrarsi in un connubio che fu tra le espressioni più significative del beat italiano. La band precorritrice de “I Balordi” era “I Pazzi”, poi, dopo alcuni cambiamenti, prese il nome definitivo.

Tutto iniziò in una cantina di Porta Venezia, poi il sodalizio musicale si spostò a provare in un circolo a San Siro. I loro esordi davanti ad un pubblico avvengono in piccoli locali milanesi, per arrivare all’estate del 1965, quando “I Balordi” mutano leggermente l’organico e vanno a suonare in Romagna, esibendosi nelle discoteche di Cervia, Bellaria e Riccione.

# La specializzazione nel genere beat

I Balordi Fb

Tornati a Milano si ricomposero nella formazione prima citata, con la dotazione di una mandola elettrica e una Fender Stratocaster di Pellegrini. I quattro si specializzarono, come già accennato, nella cosiddetta British Invasion, fenomeno musicale certamente influenzato dalla tournèe italiana dei Beatles nel giugno 1965.

Il genere beat dei Balordi toccava argomenti sentimentali, come la già citata “Non è Francesca”, a generi legati alla voglia di ribellione di quegli anni, come in “Domani devo fare una cosa”, in cui la band canta, “devo cambiar l’umanità; allora ho pensato ad una bomba e tutto il mondo salterà”. Per passare infine al demenziale, come in “Vengono a portarci via ah ! aah !!”, anche se in quest’ultima canzone c’è la velata “denuncia” di come, appena hai un comportamento innocuo ma non aderente alle convenzioni sociali del momento, vieni preso per matto e…ti portano via. Magari al manicomio.

“Noi siamo i nuovi artisti del rumore, i veri artisti e nessuno sa fare baccano così”, è un passaggio di quest’ultimo brano.

# La vittoria al Festival di Napoli

Nel 1967 “I Balordi” cantano al Festival di Napoli, con il brano ” ‘O matusa”, di Palomba e Alfieri: vincono, proponendo una canzone un po’ in italiano e un po’ in un napoletano con una marcata cadenza nordica. Comunque è un pezzo che viene premiato anche perché sa raccontare le dicotomie generazionali.

# Famosi per il “travestitismo” e per essere stati i precursori della “canzone demenziale”

Balordi

Forse furono i primi artisti musicali italiani a travestirsi in modo assai eccentrico: diverse esibizioni venivano effettuate con i quattro che indossavano abiti femminili, oppure con un componente travestito da antico romano, un altro da Superman, un altro ancora da marinaretto, oppure da anziana nobildonna.

Con alcuni loro brani, sono stati i precursori della così detta “canzone demenziale”, che allora veniva definita, “nonsense”, con uno spiccato umorismo paradossale. 

FABIO BUFFA 

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SFIDA COMUNE vs TASSISTI. “96 MILA EURO? TROPPI POCHI per una LICENZA”. “Siete CONTRO i MILANESI”

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mozesberni IG - Taxi Milano

Si riaccende la “guerra” tra i tassisti milanesi e il Comune di Milano. I tassisti rispondono alla proposta del Comune facendo ricorso al Tar contro il bando per le nuove licenze. Dopo che sembrava essere stata trovata la quadra per risolvere il problema della carenza di auto bianche in alcune fasce orarie della giornata, in base a uno studio presentato nel 2023 da Palazzo Marino, si rischia di ritornare al punto di partenza. La posizione dei tassisti e la risposta del Comune di Milano.

SFIDA COMUNE vs TASSISTI. “96 MILA EURO? TROPPI POCHI per una LICENZA”. “Siete CONTRO i MILANESI”

# Lo studio del Comune di Milano: nelle ore notturne del weekend il numero di chiamate inevase mai sotto il 40% del totale

radiotaxi_024040 IG

Tutto nasce da un assunto: a Milano ci sono pochi taxi e il servizio risulta insufficiente. Questo il parere di una parte dei milanesi. Un fatto confermato anche da uno studio del Comune di Milano, presentato all’inizio dell’estate 2023, nel quale è emerso che il numero di chiamate inevase in città durante le ore notturne del weekend non scende mai sotto il 40% del totale, nei giorni feriali è invece la fascia 18-20 quella più sguarnita. Preso atto di questi dati l’Assessore alla Mobilità Arianna Censi, al termine della riunione della commissione di monitoraggio con i sindacati di categoria, aveva annunciato di portare in giunta la richiesta di ulteriori 1.000 licenze. 

Leggi anche: Il GOVERNO: 20% di LICENZE TAXI in più per le città più GRANDI. Ora la palla passa al Comune

# Il bando del Comune per 450 nuove licenze al prezzo di 96.500 euro

ph. Affaritaliani – aula consiliare Palazzo Marino

Dopo mesi di discussioni con il governo, con l’approvazione del Decreto Asset il 10 agosto 2023 e la successiva conversione in legge il 9 ottobre è stato consentito ai capoluoghi di regione, alle sedi di città metropolitane e di aeroporti di poter aumentare il numero delle licenze taxi in misura al massimo del 20% di quelle già rilasciate. Previste procedure accelerate per i bandi: l’Autorità di regolazione dei trasporti ha infatti a disposizione solo 15 giorni per valutarli.

Il Comune di Milano ha quindi pubblicato un bando per 450 nuove licenze taxi, con un prezzo fissato inizialmente a 86.829 e poi a 96.500 euro per la necessità di aumentare il numero di veicoli per il trasporto disabili e di taxi in turno di notte, per i quali sono previsti degli sconti fino al 40%. Da sottolineare come rispetto alla procedura ordinaria, che permette ai Comuni di trattenere il 20% dei proventi della vendita delle licenze e riutilizzarli per migliorare i servizi o la viabilità, il decreto Asset prevede che il ricavato delle nuove licenze sia destinato per intero come indennizzo ai tassisti.

# Il ricorso al Tar delle associazioni di categoria e dei radiotaxi 4040 e 8585

Credits Andrea Cherchi – Taxi Milano

Il prezzo fissato per le licenze, deciso in base a uno studio dell’AMAT, partiva da una base di 160.000 euro per poi scendere appunto a 95.500 per consentire un meccanismo di sconti per notti e trasporto disabili. Le associazioni di categoria, Tam, Satam e Unione Artigiani, hanno però subito contestato la delibera comunale e insieme a radiotaxi 4040 e 8585 hanno depositato il ricorso al TAR per chiederne l’annullamento. Ritengono il prezzo “inferiore di circa il 50%, se non anche di più, rispetto all’attuale valore di mercato delle licenze stesse” e lamentano la “strumentalizzazione politica che l’Amministrazione sta perpetrando sulla questione taxi, eludendo le proprie responsabilità sulla gestione del traffico e della sicurezza in città e scaricandola esclusivamente sulla categoria”. 

Inoltre, aggiungono i rappresentanti dei tassisti, “Il decreto Asset quantificando un contributo per il rilascio delle nuove licenze fa riferimento al valore attuale di mercato e non prevede alcuna scontistica. La nostra non è una valutazione di tipo politico, chiediamo solo che l’Amministrazione comunale di Milano applichi la legge correttamente”.

# La risposta dell’Assessore alla Mobilità, Arianna Censi: “il ricorso parla solo ed esclusivamente di soldi

Credits Arianna Censi FB – Foto repertorio firma protocollo Comune – Esercito

Non si è fatta attendere la risposta dell’Assessore alla Mobilità, Arianna Censi, che sulla propria pagina facebook ha commento l’azione legale dei tassisti: “In questi giorni abbiamo ricevuto la notifica del ricorso al TAR presentato da alcune associazioni sindacali dei tassisti di Milano. Il ricorso dei tassisti è davvero singolare e ha una caratteristica molto marcata, che non giudico ma che noto con grande stupore: parla solo ed esclusivamente di soldi. L’intero impianto del documento è costruito e gira continuamente intorno al tema del costo delle licenze. Nessuna critica di merito o proposta per il miglioramento del servizio, nessun intervento che possa a loro avviso aumentare la qualità del proprio lavoro. Solo la quantità di denaro che reputano di dover ricevere per il rilascio delle nuove licenze. Come ricorderete, per risolvere il problema della mancanza di taxi a Milano (come in tutte le città d’Italia), la scorsa estate abbiamo fatto una grandissima battaglia riuscendo a forzare il Governo e a far trattare il tema a livello nazionale […]. La soluzione offerta è stata un Decreto Legge non del tutto soddisfacente, perché […] stabilisce alcune regole vincolanti: le licenze devono essere onerose, l’incasso totale va versato al 100% ai tassisti “come indennizzo”, -non ci sono investimenti a favore dei comuni per infrastrutture, come ad esempio le corsie preferenziali.

Nonostante queste condizioni infelici, pur di avere ulteriori taxi a Milano, abbiamo deciso di pubblicare un bando per il rilascio di 450 licenze al costo di 96.500 euro, un importo congruo e approvato anche dall’Autorità di Regolazione dei Trasporti. Siccome i taxi mancano soprattutto la notte e nei fine settimana, e più di tutte mancano le auto che permettono il trasporto di persone disabili, abbiamo previsto degli sconti per queste categorie. Una scelta di buonsenso, che penso chiunque di noi avrebbe fatto per il bene della città e nell’interesse pubblico. Viceversa il ricorso al TAR non solo non ha alcun senso, ma si disinteressa totalmente del servizio taxi, della sua qualità, dell’amore per Milano, del bene della città e dei suoi cittadini e cittadine”.

# Chi la spunterà?

Da un lato c’è l‘esigenza del Comune di Milano di risolvere il problema della carenza di taxi in determinate fasce orarie della giornata, con un bando per 450 nuove licenze taxi a un prezzo ritenuto congruo, ma al contempo tacciato di non prendersi in questo modo le responsabilità sulla gestione del traffico e della sicurezza in città. Dall’altro lato i tassisti che ritengono sufficiente il numero delle auto bianche in circolazione e troppo basso il prezzo proposto per le nuove licenze, a loro volta accusati di assumere questa posizione sia per contenere la concorrenza che per ottenere di più come indennizzo. Chi la spunterà?

Continua la lettura con: Il GOVERNO: 20% di LICENZE TAXI in più per le città più GRANDI. Ora la palla passa al Comune

FABIO MARCOMIN

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Milano avrà una PIAZZA della LIBERTÀ, CASE da RECORD a DICEMBRE, habemus prossimo SINDACO? Le 5 BREVISSIME di OGGI a MILANO

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Liberty Plaza

Brevissime oggi a Milano:

Milano avrà una PIAZZA della LIBERTÀ, CASE da RECORD a DICEMBRE, habemus prossimo SINDACO? Le 5 BREVISSIME di OGGI a MILANO

# Il Consolato Generale USA a Milano: prende forma il progetto con Liberty Plaza e Parade Ground

La realizzazione del nuovo Consolato Generale degli Stati Uniti in Piazzale Accursio è coordinata dal Bureau of Overseas Buildings Operations, agenzia governativa USA responsabile della supervisione della costruzione e della gestione delle strutture diplomatiche statunitensi in tutto il mondo. Tutto il progetto è a stelle e strisce, curato dallo studio newyorkese di SHoP Architects ed eseguito da Caddell Construction Company LCC con sede in Alabama.

Liberty Plaza

Il Consolato sorge all’interno di un’area di circa 4 ettari. Il progetto prevede l’accesso sulla Liberty Plaza di forma triangolare con giardino pubblico, da qui si arriva alle arcate del Liberty Building fino alla vasta Parade Ground. Il Ground sarà un luogo di ritrovo e per eventi, con un padiglione posto di fronte all’edificio principale. Quest’ultimo ospiterà la cancelleria e gli uffici e sarà formato da due volumi: una torre di cinque piani sopra ad un basamento di forma orizzontale. Il completamento dei lavori nell’area che era del Tiro a Segno è previsto per il 2025.

# Parte la Milano fashion week maschile

Credits marcofashiongriffe IG – Piazza San Babila

Da venerdì 12 gennaio a martedì 16 tornano in scena gli appuntamenti della moda maschile con le anticipazioni per l’autunno-inverno 2024/25. 

# Dicembre: crescono ancora i prezzi delle case. Milano in testa. Bologna supera Roma. In calo Torino

Credits: @webantv IG
Murales AMA in via del Turchino a Milano

Non si ferma la corsa dei prezzi delle case. Secondo i dati di Immobiliare.it, a dicembre 2023 il prezzo medio al metro quadro in Italia si è attestato sui 2.151 euro, in crescita del +2,6%, rispetto a un anno fa. Per quanto riguarda il mercato degli affitti, i canoni sono cresciuti in un anno del 6,3%

Trieste è stato il capoluogo di regione che ha messo a segno la crescita più significativa di prezzo (+8%), a 2.079 euro al metro quadro. La città più cara resta Milano, con 5.289 euro al metro quadro. Al secondo posto c’è Firenze che sfonda la soglia dei 4mila euro al metro quadro. Bologna sale al terzo posto, superando Roma: 3.380 euro al metro quadro contro i 3.331 euro al metro quadro della Capitale. Prosegue il calo di Torino che perde lo 0,3%, attestandosi sui 1.887 euro al metro quadro.

# Ultima chiamata per il Perugino gratis a Palazzo Marino

Ultimo week end per visitare la mostra ad ingresso libero, offerta ogni anno da Palazzo Marino. Nell’anno delle celebrazioni per il Cinquecentenario dalla morte di Perugino, l’opera in prestito dalla Galleria Nazionale dell’Umbria è “Il Battesimo di Cristo”.

# Urbano Cairo: potrei candidarmi a sindaco di Milano

Un altro imprenditore scende in politica? Quello che è considerato l’ “erede di Berlusconi”, presidente del gruppo Rcs e del Torino Calcio, non esclude la possibilità di candidarsi a sindaco di Milano. Ospite alla trasmissione radiofonica Un Giorno da Pecora su Rai Radio 1, l’imprenditore meneghino d’adozione (è nato in provincia di Alessandria) ha raccontato di quando nel 2015 Matteo Salvini gli chiese se poteva interessargli candidarsi a primo cittadino di Milano con il centrodestra.

A quel tempo ricorda l’imprenditore “Ho scelto di scalare Rcs, anche se devo dire che sarebbe stata una bellissima cosa fare il sindaco di Milano”, aggiungendo che “Milano è la mia città, adoro Milano ma non è stato possibile perché ero molto impegnato con il mio lavoro”. Di fronte alla possibilità di candidarsi in futuro, Cairo non scarta del tutto l’idea: “Perché no?”, ha risposto puntualizzando di essere politicamente “di centro, proprio centro”.

Continua la lettura con: “Tutta MILANO a 30 all’ora”, il MUSEO del POP, la nuova “MILANO”: le 5 BREVISSIME di IERI a MILANO 

MILANO CITTA’ STATO

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La PRIORITÀ NUMERO UNO a MILANO: le idee per tenere PULITA la città

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Foto redazione - Sporcizia a Milano

Ammettiamolo. Questa cosa non va giù a nessuno di noi. Basta andare in qualunque città del Nord Europa, ma anche della provincia italiana, per rabbrividire al rientro a Milano. Viviamo in una città sporca, purtroppo. Cerchiamo di capire le cause di questo degrado e come si potrebbe risolvere. 

La PRIORITÀ NUMERO UNO a MILANO: le idee per tenere PULITA la città

# Milano è sporca perché siamo incivili? Eppure le statistiche dicono il contrario

Foto redazione – Sporcizia a Milano

Il decoro e la pulizia di una città dipendono principalmente da chi la abita e da chi la frequenta. Si potrebbe pensare che a Milano l’inciviltà regni sovrana: certo i controlli e le sanzioni sono piuttosto deboli e pertanto c’è chi non si fa alcun problema a gettare rifiuti in strada o imbrattare muri. Però le statistiche dicono altro: Milano è la regina d’Europa nella raccolta differenziata, quindi il motivo principale dello sporco da Milano è davvero l’inciviltà dei suoi abitanti?

# Mancano personale e mezzi per la pulizia strade

Foto redazione – Foglie e cartacce a bordo strada

Più civiltà non guasta, certo. Però forse la ragione principale dell’aumento di sporcizia a Milano è un altro. Proprio la pulizia lascia spesso a desiderare, soprattutto durante periodi di festa come quello appena trascorso quando i bagordi e i festeggiamenti lasciano tracce ancor più evidenti di sporcizia, che vanno ad aggiungersi ai cumuli di immondizia già esistenti. La causa di questo servizio sempre più inadeguato è la carenza di personale che non può essere certo una scusa: si assumano più netturbini e si acquistino più mezzi per la pulizia di strade e marciapiedi. Amsa è una società in attivo il suo amministratore delegato guadagna uno stipendio più che dignitoso, ma se dobbiamo vedere Milano ridotta ad immondezzaio stile Calcutta qualcosa non torna, visto che i cittadini pagano anche la tari. Anche perché è un problema diffuso in tutta la città ma che presenta una forbice di diseguaglianza. 

# Quartieri di Serie A e di Serie B

Foto redazione – Rifiuti fermata

Altra cosa che non si dovrebbe tollerare è l’evidente diversa attenzione riservata alla pulizia delle vie centrali a quelle periferiche. Una differenza imbarazzante ed imputabile solo in parte ad un differente comportamento dei cittadini a seconda della ricchezza del quartiere. In periferia la sporcizia spesso rimane giorni e giorni senza essere rimossa.

Improponibile il paragone con molte città straniere dove in giro non si trova nemmeno una cartaccia. Ci aspettiamo e pretendiamo da subito una maggior efficienza di AMSA nel pulire la città e con uguale impegno dal centro alla periferia. Le soluzioni ci sono: assumere più personale, controllare che chi lavora lo faccia nel miglior modo possibile, dotarsi di nuovi mezzi. Non solo: invitiamo anche le autorità preposte a sanzionare chi sporca. Che sia una bottiglia di birra o un mozzicone di sigaretta.

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ANDREA URBANO

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CAPI di MARCA che si trovano nei MERCATI di MILANO: i brand e i prezzi

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carlottamelis_ IG - Scarpe Mercato Porta Romana

Alcuni dei brand che si trovano nei negozi delle vie dello shopping si possono trovare in offerta a prezzi super scontati. Scopriamo in quali mercati rionali è possibile fare grandi affari: i tre luoghi top sono Fauché, Porta Romana e Papiniano. 

CAPI di MARCA che si trovano nei MERCATI di MILANO: i brand e i prezzi

# Nike, Hilfiger, Vogue, Cashmere e Levi’s a Porta Romana

carlottamelis_ IG – Mercato di Porta Romana

Quando siamo alla ricerca di un capo di qualità o comunque di marca scegliamo quasi sempre di fare shopping nei negozi. Ci sono però alcuni mercati milanesi che possono riservare delle grandi sorprese, in termini di prodotti e prezzi. In particolare quello di Via Fauché è famoso per le sue bancarelle con abiti e scarpe ricercate. Non solo: anche quello di Porta Romana presenta picchi di qualità inaspettata. Carlotta Melis in un giro tra le vie di quest’ultimo ci mostra quali affari si possono fare: Felpe Hilfiger a 25 euro, Jeans Levi’s da 20 a 25 euro, Foulard Vogue a 5 euro, maglioni Cashmere a partire da 20 euro, abbigliamento sportivo della Nike a 15 euro.

# C’è anche l’Alta Moda: Da Missoni a Philipp Plein, da Moschino a Max Mara a prezzi super scontati

carlottamelis_ IG – Sciarpa Missoni

Sempre a Porta Romana tra i pezzi in vendita si possono trovare anche quelli dei brand di alta moda. Una sciarpa di Missoni a 39 euro, una di Philipp Plein a 35.

carlottamelis_ IG – Scarpe Mercato Porta Romana

Ancora Moschino con scarpe e borse, un vestito di Max Mara a 129 euro, un cappotto scontato a 300 euro rispetto al prezzo iniziale di 815.

carlottamelis_ IG – Max Mara

Le scarpe della marca Lopriore tra i 49 e i 59 euro. Il mercato di Porta Romana si tiene ogni venerdì mattina dalle 7:30 alle 14:00. 

# I Deadstock” del mercato di Viale Papiniano

Credits mara_e_rosario_stock IG – Brand di moda low cost

Anche nel più famoso mercato rionale di Milano, quello di Viale Papiniano, si possono scovare capi firmati low cost. Si tiene due giorni della settimana: martedì dalle 7.30 alle 14.00 e sabato fino alle 18.00.

Camminando tra le bancarelle, distribuite in quasi un chilometro di strada, ci si imbatte in alcuni cartelli con la dicitura “Deadstock”: stanno ad indicare capi firmati nuovi invenduti da boutique e outlet. Non sono quindi dell’ultima stagione ma sempre alla moda e di qualità, a prezzi pari a quelli senza etichetta. Maglie, magliette o pantaloni a 20 euro, biancheria intima a 3 euro. All’altezza del civico 60, solo il martedì, la bancherella di Stefano Piria “Stock on the road” che propone in vendita stock di scarpe classiche, casual e sportive di brand famosi, borse e accessori oltre ad articoli per la casa. 

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Fonte: carlottamelis_ IG

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FABIO MARCOMIN

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5 APERITIVI a BUFFET a Milano

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mathou_cooktrotter IG - La Hora Feliz

Sta dilagando la moda degli aperitivi a buffet. Con una spesa modica, si può fare un aperitivo abbondantissimo, in pratica una vera e propria cena, o meglio un apericena. Vediamo dunque 5 proposte per 5 aperitivi sfiziosi e very extra large in una città che non a caso può vantare di essere la patria indiscussa dell’aperitivo. 

5 APERITIVI a BUFFET a Milano

#1 Bhangrabar: aperitivo pantagruelico tra arredi indiani all’Arco della Pace

Bhangra Bar

Un buffet ricco, abbondante e variegato, dove servirsi illimitatamente. Il cocktail è compreso nel servizio e sono previste varie fasce di prezzo che consentono offerte diversificate in base alla proposta prescelta ma, a prescindere, il buffet illimitato è comunque garantito. Arredi in stile indiano e ambiente confortevole in corso Sempione 1.

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#2 La Hora Feliz: un’ora felice per un happy hour made in Cuba alle Colonne

mathou_cooktrotter IG – La Hora Feliz

Come il termine stesso dice, l’ora felice corrisponde senza dubbio al momento dell’aperitivo. Qui in via San Vito, ci si può sentire a Cuba, tutto negli arredi in effetti la richiama, ma soprattutto si può trascorrere un’ora felice in un luogo divenuto famoso proprio per il suo happy hour lunghissimo a partire dalle 17.30 e fino alle 22.30. Un buffet pantagruelico a prezzi modici.

#3 Foresta Woodbar: happy hour in una foresta urbana a Vetra

forestawoodbar IG – Sweet buffet

Un aperitivo luculliano in una vera e propria foresta urbana nel centro di Milano. Qui in via Celestino si resta meravigliati per la location di grande impatto visivo ed in cui si possono trovare cocktails inusuali, fantasiosi e creativi, come i Foresta Experience Cocktails, da accompagnare ad un buffet ricchissimo e variegato a prezzi dignitosi a partire dalle 18.

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#4 Spritz Navigli: l’apericena sui Navigli

Credits: @spritznaviglimilano
Bar Navigli

Qui dalle 17 in poi si può godere di un happy hour con buffet assai nutrito ed abbondante. In pratica si può assaporare una vera e propria cena poiché il buffet è completo di primi e secondi piatti, caldi e freddi, frutta e dolci oltre alle classiche proposte a base di salumi e ovviamente lo Spritz declinato in numerose varianti. In Ripa di Porta Ticinese. 

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#5 Wasabi: un abbondante aperi-sushi a Brera

Credits wasabi.milano IG – Wasabi Milano

Un buffet illimitato made in Japan in via Solferino o in via Ponte Vetero. Gli amanti del sushi non resteranno delusi perché qui Wasabi si può fare un aperitivo alternativo ma abbondantissimo tra roll, uramaki e sashimi, tartare o tempura, magari accompagnando il tutto con un buon calice di vino visto scegliendo tra la vasta offerta della cantina.

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ALESSANDRA GURRIERI

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