Negli spazi della Casa degli Artisti di Milano abbiamo intervistato il co-founder Christian Gangitano, anche main curator dell’Associazione Atelier Spazio Xpò. Il suo pensiero sull’arte urbana e sul futuro della città.
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L’atelier urbano nella Casa degli Artisti a Milano
# «L’urban art è un patrimonio di tutti»
«Amo creare quel cortocircuito che implica il far uscire gli artisti dalla galleria e metterli a confronto coi muri, al contrario di come avviene di solito, ovvero il chiudere gli street artist nelle gallerie. Ed proprio lì che l’arte vive. Sui muri che tutti vedono. Quelli della propria scuola, della propria strada, del quartiere, dove lì abitano le persone. L’urban art è un patrimonio di tutti. Con storie che arrivano dal tessuto sociale. Mi dà grande soddisfazione vedere persone di ogni età farsi i selfie davanti ai murales. È un concetto semplice: se un muro degradato diventa bello non viene più percepito dagli abitanti come immondezzaio da riempire di rifiuti e imbrattare di tag».
Negli spazi della Casa degli Artisti di Milano in corso Garibaldi incontriamo il co-founder Christian Gangitano, milanese, classe 1972, coordinatore e main curator dell’Associazione Atelier Spazio Xpò, associazione non profit che dal 2006 realizza interventi di riqualificazione di territori urbani attraverso attività di street art, murales e stencil art. Organizzatore di happening artistici e culturali in collaborazione con i principali enti pubblici lombardi.
# L’inaugurazione durante la Milano Green Week
Il 28 settembre nel quartiere milanese di Crescenzago, durante la Milano Green Week, con una grande festa di quartiere è stato inaugurato presso il cortile dell’Istituto Giovan Battista Perasso, in via Costantino Bresciani Turroni, Camp Turron, un progetto pilota per promuovere la resilienza climatica nei quartieri, con l’installazione di nuovi arredi urbani (panchine in materiale ecosostenibile, la creazione di una specifica struttura ombreggiante mobile, tavoli da ping pong, rastrelliere biciclette, verde in vaso) e la realizzazione di un grande murales a tema green a cura di Urban Tale Spazio Xpò. Gli artisti Luca di Maggio e Pablo Pixit, insieme agli studenti della scuola hanno dato poi vita nel cortile della scuola e il muro adiacente all’ingresso di via Turroni a un vero e proprio atelier, sperimentando diverse tecniche artistiche, come stencil art, graffiti writing.
«L’arte influenza e guida l’architettura contemporanea, e credo fermamente che oggi l’arte sia essenziale per portare bellezza alla città, nei quartieri e creare reti di aggregazione e senso di appartenenza in una città policentrica che torna ad essere dei cittadini», racconta Gangitano. «Possiamo descrivere la città in tanti modi ma, al di là delle molte differenti definizioni, si può dire che una città è, prima di ogni cosa, un luogo nel quale vivere. Il cittadino è un abitante che chiede alla sua città di poter vivere una vita comoda, serena, sicura, divertente, economica, utile, produttiva e gratificante. Le città sono i nostri artefatti più grandi e più audaci. Sono state il teatro della libertà. È nella parola scambiata tra le strade e le piazze che il sapere si è liberato dalle tradizioni e si è aperto a un futuro. E oggi l’arte devono rianimarle con nuova immaginazione. Una dimensione espressiva che sancisce anche sul piano simbolico una nuova possibilità di esistenza.»
# Come funziona la Casa degli artisti?
«Casa degli Artisti è un edificio progettato ai primi del Novecento che, in origine, ospitava il lavoro dei pittori di Brera. Ora è un centro di residenza, produzione e fruizione che pone al centro della sua attività la ricerca e il lavoro delle artiste e degli artisti nell’ambito di tutte le arti. Uno spazio molto attivo, un luogo a vocazione interdisciplinare e internazionale, con uno sguardo aperto alla città, alla sfera pubblica e allo spazio urbano, per connettere l’arte e la società e mantenere la sua funzione di bene pubblico. La Casa dal 2020 è gestita da cinque associazioni no profit. Come uno dei cinque team vincitore del bando, abbiamo colto la sfida di gestire questo posto per sostenere l’arte e gli artisti. L’atelier al secondo piano è diventato una fucina creativa di opere realizzate con varie tecniche artistiche dei linguaggi della street art: dalla stencil art al paste-up, sticker, poster art, graffiti writing, installazioni. Ogni anno l’atelier avvia percorsi residenziali, ai quali si può accedere su invito o attraverso open call, senza vincoli di età, nazionalità e disciplina. Vogliamo coinvolgere e valorizzare i giovani talenti, le nuove leve. Come dicevo è un luogo a vocazione interdisciplinare. I musicisti hanno l’opportunità di usufruire non solo degli spazi fisici della Casa degli Artisti, ma anche della strumentazione dell’Atelier Musicale microfoni, pianoforti, mixer audio e luci. A giugno l’atelier urbano e l’atelier musicale hanno presentato un progetto di sinergia creativa che ha coinvolto arte urbana e musica di ispirazione street. In questo contesto tre urban artist in residenza da maggio, Marco Teatro, Luca di Maggio e Pablo Pinxit, hanno scelto di lavorare insieme ai noti producer Mamakass come collettivo estemporaneo per sperimentare quello che questi due linguaggi creativi “nati dal basso” possono produrre in sinergia e le emozioni che possono far provare. Le opere in dialogo con le musiche originali dei Mamakass sono state presentato al pubblico in occasione dell’Open House programmata alla Casa degli Artisti lo scorso 10 settembre.»
# Il punto di forza di Milano?
«È la città più attraente d’Italia come offerta culturale.»
# Criticità?
«Carenza di spazi pubblici, dove incontrarsi, luoghi di aggregazione per giovani e ragazzi dove favorire la socialità e partecipare ad attività ed eventi culturali. I centri sociali hanno una loro storia e sebbene non credo si debba fare di “tutta l’erba un fascio”, spesso godono di una pessima fama, come luoghi riservati esclusivamente alla cura delle marginalità presenti nelle periferie urbane, raccoglitori di disagio. Ciò non significa che i centri aggregativi non siano ancora più necessari. Ma serve pensare ai luoghi di aggregazione in una prospettiva più ampia, come presidio insostituibile anche nelle politiche di contrasto della povertà educativa e culturale. Noi ci siamo e presidiamo.»
# Cosa ne pensi del fenomeno gentrificazione
«Non si può arrestare perché è l’anima delle grandi metropoli e di Milano stessa. Però i processi di rigenerazione urbana sono fenomeni che vanno affrontati nel modo giusto, sfruttandoli a favore della rivitalizzazione sociale e culturale, e che devono essere condivisi e partecipati proprio perché la loro finalità è quella di reintegrare e restituire un luogo alla comunità, altrimenti non di rado alimentano processi di frammentazione e di esclusione.»
# Comitati, gruppi, collaborazioni pubbliche e private orbitano attorno al rinnovamento di alcune zone. Quanto è importante un network per unire tutte le forze agenti sul territorio per creare riattivazione sociale?
«L’arte come strumento di rigenerazione urbana. La mia vision è proprio questa. È fondamentale creare un network che sia spazio di incontro e collaborazione tra risorse creative, politiche culturali, cittadini e stakeholders privati e pubblici. Diversamente non possiamo avere miglioramenti strutturali ma solo iniziative che non hanno la potenza per crescere e andare avanti. In questo ottica i patti di collaborazione funzionano. I cittadini sono capaci di ideare progetti straordinari anche molto creativi. I luoghi cittadini belli, sono sono incubatori di socializzazione, rafforzano il senso di comunità.»
# Un paio di esempi concreti?
«La nascita del murale partecipato, dicembre 2022, nel quartiere di Lambrate a Milano sul muro dell’edificio di Via Valvassori Peroni 21. Sono state le associazioni, le parrocchie, la biblioteca di quartiere, i bar dell’angolo a volere l’enorme murales di 250 metri quadri con le scene più famose del film Miracolo a Milano, proprio qui dove Vittorio De Sica girò la scena della baraccopoli. E a scegliere l’immagine definitiva fra i bozzetti di tre artisti in lizza per l’opera realizzata da SMO è stata una giuria popolare composta di cinquemila persone che hanno votato sui social, ma anche nelle piazze, fuori dalle chiese, nel circolo Acli di zona. Un altro esempio perfetto il progetto di riqualificazione dei sottopassi ferroviari in via Padova, lasciato da troppo tempo in una situazione di degrado. Un non luogo, più volte segnalato dai residenti, aveva raggiunto livelli allarmanti. L’artista visiva italo franco danese Coquelicot Mafille che è selezionata dalla giuria dell’open call “Tunnel Reload – Tunnel Boulevard lanciata a marzo 2023 per l’occasione da Casa degli Artisti e Atelier Spazio Xpò, ha realizzato un immenso collage di 70 metri x 2 m di altezza, sopra al quale sono state incollate più di 60 figure dipinte e ritagliate a mano, a comporre un caleidoscopio di storie e di volti.»
# Come chiudiamo la chiacchierata?
«L’urban art crea bellezza. E la bellezza genera bellezza, condivisione e anche sicurezza. Anche le istituzioni iniziano a capirlo e a dialogare.»
Continua la lettura con: Milano capitale dell’arte: 10 capolavori da vedere almeno una volta nella vita
CRISTINA TIRINZONI
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