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L’atelier urbano nella Casa degli Artisti a Milano

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Atelier Urbano

Negli spazi della Casa degli Artisti di Milano abbiamo intervistato il co-founder Christian Gangitano, anche main curator dell’Associazione Atelier Spazio Xpò. Il suo pensiero sull’arte urbana e sul futuro della città.

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L’atelier urbano nella Casa degli Artisti a Milano

# «L’urban art è un patrimonio di tutti»

Christian Gangitano

«Amo creare quel cortocircuito che implica il far uscire gli artisti dalla galleria e metterli a confronto coi muri, al contrario di come avviene di solito, ovvero il chiudere gli street artist nelle gallerie. Ed proprio lì che l’arte vive. Sui muri che tutti vedono. Quelli della propria scuola, della propria strada, del quartiere, dove lì abitano le persone. L’urban art è un patrimonio di tutti. Con storie che arrivano dal tessuto sociale. Mi dà grande soddisfazione vedere persone di ogni età farsi i selfie davanti ai murales. È un concetto semplice: se un muro degradato diventa bello non viene più percepito dagli abitanti come immondezzaio da riempire di rifiuti e imbrattare di tag». 

Negli spazi della Casa degli Artisti di Milano in corso Garibaldi incontriamo il co-founder Christian Gangitano, milanese, classe 1972, coordinatore e main curator dell’Associazione Atelier Spazio Xpò, associazione non profit che dal 2006 realizza interventi di riqualificazione di territori urbani attraverso attività di street art, murales e stencil art. Organizzatore di happening artistici e culturali in collaborazione con i principali enti pubblici lombardi.

# L’inaugurazione durante la Milano Green Week

Atelier Urbano

Il 28 settembre nel quartiere milanese di Crescenzago, durante la Milano Green Week, con una grande festa di quartiere è stato inaugurato presso il cortile dell’Istituto Giovan Battista Perasso, in via Costantino Bresciani Turroni, Camp Turron, un progetto pilota per promuovere la resilienza climatica nei quartieri, con l’installazione di nuovi arredi urbani (panchine in materiale ecosostenibile, la creazione di una specifica struttura ombreggiante mobile, tavoli da ping pong, rastrelliere biciclette, verde in vaso) e la realizzazione di un grande murales a tema green a cura di Urban Tale Spazio Xpò. Gli artisti Luca di Maggio e Pablo Pixit, insieme agli studenti della scuola hanno dato poi vita nel cortile della scuola e il muro adiacente all’ingresso di via Turroni a un vero e proprio atelier, sperimentando diverse tecniche artistiche, come stencil art, graffiti writing.

«L’arte influenza e guida l’architettura contemporanea, e credo fermamente che oggi l’arte sia essenziale per portare bellezza alla città, nei quartieri e creare reti di aggregazione e senso di appartenenza in una città policentrica che torna ad essere dei cittadini», racconta Gangitano. «Possiamo descrivere la città in tanti modi ma, al di là delle molte differenti  definizioni, si può dire che una città è, prima di ogni cosa, un luogo nel quale vivere. Il cittadino è un abitante che chiede alla sua città di poter vivere una vita comoda, serena, sicura, divertente, economica, utile, produttiva e gratificante. Le città sono i nostri artefatti più grandi e più audaci. Sono state il teatro della libertà. È nella parola scambiata tra le strade e le piazze che il sapere si è liberato dalle tradizioni e si è aperto a un futuro. E oggi l’arte devono rianimarle  con nuova immaginazione. Una dimensione espressiva che sancisce anche sul piano simbolico una nuova possibilità di esistenza.»

# Come funziona la Casa degli artisti?

Christian Gangitano – Atelier Urbano

«Casa degli Artisti è un edificio progettato ai primi del Novecento che, in origine, ospitava il lavoro dei pittori di Brera. Ora è un centro di residenza, produzione e fruizione che pone al centro della sua attività la ricerca e il lavoro delle artiste e degli artisti nell’ambito di tutte le arti. Uno spazio molto attivo, un luogo a vocazione interdisciplinare e internazionale, con uno sguardo aperto alla città, alla sfera pubblica e allo spazio urbano, per connettere l’arte e la società e mantenere la sua funzione di bene pubblico. La Casa dal 2020 è gestita da cinque associazioni no profit. Come uno dei cinque team vincitore del bando, abbiamo colto la sfida di gestire questo posto per sostenere l’arte e gli artisti. L’atelier al secondo piano è diventato una fucina creativa di opere realizzate con varie tecniche artistiche dei linguaggi della street art: dalla stencil art al paste-up, sticker, poster art, graffiti writing, installazioni. Ogni anno l’atelier avvia percorsi residenziali, ai quali si può accedere su invito o attraverso open call, senza vincoli di età, nazionalità e disciplina. Vogliamo coinvolgere e valorizzare i giovani talenti, le nuove leve. Come dicevo è un luogo a vocazione interdisciplinare. I musicisti hanno l’opportunità di usufruire non solo degli spazi fisici della Casa degli Artisti, ma anche della strumentazione dell’Atelier Musicale microfoni, pianoforti, mixer audio e luci. A giugno l’atelier urbano e l’atelier musicale hanno presentato un progetto di sinergia creativa che ha coinvolto arte urbana e musica di ispirazione street. In questo contesto tre urban artist in residenza da maggio, Marco Teatro, Luca di Maggio e Pablo Pinxit, hanno scelto di lavorare insieme ai noti producer Mamakass come collettivo estemporaneo per sperimentare quello che questi due linguaggi creativi “nati dal basso” possono produrre in sinergia e le emozioni che possono far provare. Le opere in dialogo con le musiche originali dei Mamakass sono state presentato al pubblico in occasione dell’Open House programmata alla Casa degli Artisti lo scorso 10 settembre.»

# Il punto di forza di Milano?

«È la città più attraente d’Italia come offerta culturale.»

# Criticità?

«Carenza di spazi pubblici, dove incontrarsi, luoghi di aggregazione per giovani e ragazzi dove favorire la socialità e partecipare ad attività ed eventi culturali. I centri  sociali hanno una loro storia e sebbene non credo si debba fare di “tutta l’erba un fascio”, spesso godono di una pessima fama, come luoghi riservati esclusivamente alla cura delle marginalità presenti nelle periferie urbane, raccoglitori di disagio. Ciò non significa che i centri aggregativi non siano ancora più necessari. Ma serve pensare ai luoghi di aggregazione in una prospettiva più ampia, come presidio insostituibile anche  nelle politiche di contrasto della povertà educativa e culturale. Noi ci siamo e presidiamo.»

# Cosa ne pensi del fenomeno gentrificazione

Vista Porta Nuova

«Non si può arrestare perché è l’anima delle grandi metropoli e di Milano stessa. Però i processi di rigenerazione urbana sono fenomeni che vanno affrontati nel modo giusto, sfruttandoli a favore della rivitalizzazione sociale e culturale, e che devono essere condivisi e partecipati proprio perché la loro finalità è quella di reintegrare e restituire un luogo alla comunità, altrimenti non di rado alimentano processi di frammentazione e di esclusione.»

# Comitati, gruppi, collaborazioni pubbliche e private orbitano attorno al rinnovamento di alcune zone. Quanto è importante un network per unire tutte le forze agenti sul territorio per creare riattivazione sociale?

«L’arte come strumento di rigenerazione urbana. La mia vision è proprio questa. È fondamentale creare un network che sia spazio di incontro e collaborazione tra risorse creative, politiche culturali, cittadini e stakeholders privati e pubblici. Diversamente non possiamo avere miglioramenti strutturali ma solo iniziative che non hanno la potenza per crescere e andare avanti. In questo ottica i patti di collaborazione funzionano. I cittadini sono capaci di ideare progetti straordinari anche molto creativi. I luoghi cittadini belli, sono sono incubatori di socializzazione, rafforzano il senso di comunità

# Un paio di esempi concreti?

Credits Elefteria Morosini FB – Miracolo a Milano via Valvassori Peroni

«La nascita del murale partecipato, dicembre 2022, nel quartiere di Lambrate a Milano sul muro dell’edificio di Via Valvassori Peroni 21. Sono state le associazioni, le parrocchie, la biblioteca di quartiere, i bar dell’angolo a volere l’enorme murales di 250 metri quadri con le scene più famose del film Miracolo a Milano, proprio qui dove Vittorio De Sica girò la scena della baraccopoli. E a scegliere l’immagine definitiva fra i bozzetti di tre artisti in lizza per l’opera realizzata da SMO è stata una giuria popolare composta di cinquemila persone che hanno votato sui social, ma anche nelle piazze, fuori dalle chiese, nel circolo Acli di zona. Un altro esempio perfetto il progetto di riqualificazione dei sottopassi ferroviari in via Padova, lasciato da troppo tempo in una situazione di degrado. Un non luogo, più volte segnalato dai residenti, aveva raggiunto livelli allarmanti. L’artista visiva italo franco danese Coquelicot Mafille che è selezionata dalla giuria dell’open call “Tunnel Reload – Tunnel Boulevard lanciata a marzo 2023 per l’occasione da Casa degli Artisti e Atelier Spazio Xpò, ha realizzato un immenso collage di 70 metri x 2 m di altezza, sopra al quale  sono state incollate più di 60 figure dipinte e ritagliate a mano, a comporre un caleidoscopio di storie e di volti.»

# Come chiudiamo la chiacchierata?

Christian Gangitano – Altra vista Atelier Urbano

«L’urban art crea bellezza. E la bellezza genera bellezza, condivisione e anche sicurezza. Anche le istituzioni iniziano a capirlo e a dialogare.»

Continua la lettura con: Milano capitale dell’arte: 10 capolavori da vedere almeno una volta nella vita

CRISTINA TIRINZONI

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La mitica storia del «Gamba de Legn», il primo tram d’Italia

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fonte: http://www.recsando.org/ e “il Gamba de Legn – fermata Cascine Olona” di Matteo Mattarozzi

Era il 2 novembre 1893 quando a Milano venne inaugurato il servizio tranviario elettrico che modificò la storia del trasporto pubblico. Ma cosa ha preceduto la sua istituzione? E come si modificò con l’avvento delle nuove tecnologie?

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La mitica storia del «Gamba de Legn», il primo tram d’Italia

# Il primo mezzo di trasporto pubblico: l’omnibus, il trasporto urbano “per tutti”

credits: milanoneisecoli.blogspot.com

La Società Anonima degli Omnibus nacque nel 1861 per la creazione di un sistema di trasporto pubblico. Nel 1862, apparve il primo servizio pubblico con i nuovi omnibus verdi a 8 posti, liberi sul fondo stradale e trainati da una coppia di cavalli.

# L’antesignano del tram: la prima ippovia ferrata

credits: storiadimilano.it

Il successo del traffico privato condusse all’inaugurazione, nel 1876, della prima linea tranviaria a trazione animale usata per un collegamento interurbano da Milano a Monza.
In occasione dell’Esposizione industriale Nazionale del 1881 si inaugurarono le prime tranvie urbane a cavalli, tutte con capolinea in Duomo. Ormai i tempi sono maturi per il primo vero tram. Destinato a entrare nella storia di Milano. 

# Il Gamba de Legn: prima a vapore e poi a trazione elettrica

credits: milanoneisecoli.blogspot.com

Dopo vari esperimenti, nel 1890 vennero realizzati i “Gamba de legn”, carrozze che percorrevano le linee interurbane grazie a piccole locomotive a vapore. E’ il primo tram a vapore di Milano e d’Italia, e resterà in funzione sulla linea Milano Magenta per 80 anni, fino al 1957.

Il successo dei tram a Milano fu straordinario. Nel 1888 si calcolava che le due linee del tram (una nella città interna, l’altra lungo la circonvallazione) avessero trasportato oltre 28 milioni di passeggeri, pari al numero dell’intera popolazione italiana del tempo.

Nel 1890 sui tram apparvero anche le prime affissioni pubblicitarie.

Il vero cambiamento, però, avvenne il 2 novembre 1893: la società Edison, con un progetto per elettrificare la rete tranviaria urbana, sperimentò una linea di 3 km da piazza del Duomo all’Arco della Pace. I i tram a trazione elettrica inizialmente erano piccoli, bidirezionali e di colore rosso e nero. Nel 1900 sono stati resi unidirezionali, di colore nero-giallo-bianco e, con il rimorchio, la loro capacità aumentò.

Il completamento di questo progetto segnò la fine di un’epoca: il 5 dicembre 1901 terminò la corsa dei tram a cavalli.

# Perchè si chiamava Gamba de Legn?

L’origine del soprannome è incerto.  L’origine più probabile era perchè con il suo andare lento e zoppicante sembrava avesse una gamba di legno e il suo incedere produceva il tipico “To-Toc To-Toc”

Il Gamba de Legn aveva anche un altro soprannome: veniva chiamato anche s’gich o s’giccherlìn che in dialetto dava proprio l’idea onomatopeica di un qualcosa che si muove traballando.

Continua la lettura con: L’evoluzione dei tram di Milano

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

M4, Digital, Vintage: eventi gratuiti in ottobre a Milano e dintorni

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Quanto sono belli gli eventi di Milano… quando sono gratuiti. Come questi.

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M4, Digital, Vintage: eventi gratuiti in ottobre a Milano e dintorni

# Festa M4: 12 ottobre

Apre l’intera tratta della M4 fino a San Cristoforo. Per l’occasione ci sono tanti eventi e spettacoli gratuiti nei locali, teatri e cinema nei pressi delle nuove fermate. Per informazioni: Festa M4.

# Milano Wine Week: fino al 13 ottobre

week milanesi
Credits: milanowineweek.com

Eventi aperti al pubblico in diverse location pubbliche e private di Milano. Per il programma: Milano Wine Week

# Mercatino Remira Market: 13 ottobre

Bancarelle dedicate al vintage con oltre 60 espositori. Al Teatro Martinitt in Via Riccardo Pitteri 58, a Lambrate.

# Milano Digital Week: dall’11 al 14 ottobre

week milanesi
Credits: milanotoday.it

Il “Fuorisalone” del digitale con oltre 120 eventi diffusi. Per informazioni: Milano Digital Week. 

# Sagra della caldarrosta con fuochi di artificio: dal 18 al 20 ottobre

Credits: @dorinogugliotta
castagne

A Trezzano Rosa bancarelle, street food e fuochi d’artificio. 

# Apritimoda: dal 19 al 20 ottobre

week milanesi
Credits: cameramoda.it

Un week end di porte aperte per le case della moda che aprono i loro atelier per visite guidate gratuite. Tra i partecipanti anche Dolce & Gabbana. Per informazioni: Apritimoda.

# Mostra Volare: tutto il mese di ottobre (fino al 25 novembre)

Credits deliluna IG – Malpensa

Mostra gratuita per vivere le emozioni del volo presso lo spazio espositivo PhotoSquare al Terminal 1 di Malpensa

Continua la lettura con: Un super passante per l’Alta Velocità a Milano? Queste le 4 stazioni sotterranee

MILANO CITTA’ STATO

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Un super passante per l’Alta Velocità a Milano? Queste le 4 stazioni sotterranee

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Passante Av a Milano

Il Comune di Milano sta da tempo provando a ridurre la congestione del traffico veicolare privato in città, prima con Area C e poi con Area B, oltre che con le nuove linee metropolitane. Per quanto riguarda il trasporto ferroviario non si sta invece facendo molto. In questo caso gli attori in gioco sono diversi, da Regione Lombardia a Rfi. Una delle soluzioni più importanti è di realizzare un mega passante per il transito dei soli treni dell’Alta Velocità, come fatto a Bologna e come si sta facendo a Firenze. Come potrebbe essere e i possibili vantaggi.

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Un super passante per l’Alta Velocità a Milano? Queste le 4 stazioni sotterranee

# L’esempio di Bologna e Firenze

lanazione.it – Nuova linea Av Firenze

Nelle città si tende sempre più a separare i flussi di treni ad alta velocità da quelli regionali e locali. A Bologna da oltre dieci anni è attivo il passante ferroviario dedicato con annessa stazione ferroviaria sotterranea dell’Alta Velocità, in corrispondenza della storica Stazione Centrale. La stessa soluzione è stata scelta per Firenze con i lavori che sono in corso per realizzare la nuova stazione per Italo e Frecciarossa oltre che a un passante di 7 km in sotterranea con due tratti terminali in superficie. Perché non estendere questo modello anche a Milano?

# A Milano treni veloci, regionali e merci transitano tutti sugli stessi binari

Mappa Ferrovie suburbane e passante 2023

Attualmente sono tre le principali stazioni ferroviarie a Milano dove fermano i treni dell’Alta Velocità: Rogoredo a sud, Centrale e Porta Garibaldi a nord. A queste si aggiunge anche quella di Rho Fiera, pur se con un numero di ridotto di passaggi. In futuro ce ne sarà una quinta a Segrate, per la direttrice ferroviaria da Venezia. Il nodo ferroviario milanese è quindi ormai saturo dato che i treni veloci, regionali e merci transitano tutti sugli stessi binari in città: di qualche giorno fa l’episodio di un container di un treno merci che ha colpito un mezzo di Trenord, per fortuna senza gravi conseguenze. Per questo motivo urge trovare una soluzione per separare i flussi.

# Un super passante per unire Rogoredo, Centrale, Porta Garibaldi e Rho Fiera con 4 nuove stazioni sotterranee

Passante Av a Milano

Un esteso passante per l’Alta Velocità, sull’esempio di Bologna e Firenze, potrebbe risolvere questo enorme problema. A sud si dovrebbero interrare i binari qualche chilometro prima dell’arrivo alla stazione di Rogoredo, anche per limitare o azzerare il rischio di interruzioni del servizio per tentativi di suicidio o atti vandalici, realizzando una stazione sotterranea in corrispondenza. A quel punto i binari dovrebbero proseguire in sottoterra fino alla Stazione Centrale, magari con biforcazione verso Segrate per futuri servizi di Alta Velocità, dove realizzare un’altra stazione passante. Si potrebbe mantenere l’utilizzo di alcuni binari della stazione in superficie, per i treni che terminano la corsa a Milano, con una biforcazione prima della prosecuzione verso ovest.

L’ultimo tratto di binari prima di uscire all’altezza di Rho Fiera sarebbe quello fino alla stazione di Porta Garibaldi, dove costruire la terza stazione sotterranea. Volendo si potrebbe farne un’altra a Rho Fiera, per lasciare tutto il traffico di treni veloci sotto la superficie in tutto il territorio del Comune di Milano, prima di puntare verso Torino

In totale ci sarebbero 4 nuove stazioni sotterranee e un percorso di poco meno di 20 km.

# I benefici dell’infrastruttura

Passante sotterraneo

Un’infrastruttura certamente impattante e dai costi importanti, ma in grado di generare notevoli benefici. Eccone alcuni:

  • fluidità della circolazione dell’Alta Velocità sulla tratta Torino-Bologna;
  • aumento della velocità di Italo e Frecciarossa in entrata ed uscita da Milano, ora costretti a rallentare a causa del traffico di regionali, suburbani e di un’infrastruttura ferroviaria inadeguata;
  • dedicare i binari cittadini a treni regionali, suburbani, con relativo incremento delle frequenze a servizio dei pendolari, e alla futura circle line

Leggi anche: Circle Line: cosa serve per chiudere il grande cerchio di Milano

Continua la lettura con: La FUTURA STAZIONE TAV di FIRENZE: sta finendo FUORI STRADA?

FABIO MARCOMIN

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I 5 luoghi comuni più veri sui milanesi… secondo i milanesi

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I milanesi sono al centro di numerosi stereotipi. Abbiamo chiesto, direttamente ai milanesi, quali siano i luoghi comuni su di loro più veritieri. Il risultato è una miscela di verità, ironia e riflessione

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I 5 luoghi comuni più veri sui milanesi… secondo i milanesi

#1 «Vivono a tempi di microonde. Sempre di corsa»

È probabilmente il luogo comune più diffuso e… confermato. Milano è, effettivamente, una città che non dorme mai, e i suoi abitanti sembrano sincronizzati con il ticchettio degli orologi. Che si tratti di raggiungere la metropolitana, chiudere un contratto di lavoro o semplicemente attraversare la strada, i milanesi vivono a ritmi accelerati. Per molti, la velocità è diventata uno stile di vita necessario per tenere testa alla competizione cittadina.

#2 «Siamo stakanovisti e abbiamo la nebbia nella testa»

Stress al lavoro
(immagine da pixabay.com)

Questo è un altro luogo comune che i milanesi tendono a confermare. È vero, la città è famosa per il suo spirito lavorativo instancabile: non a caso si dice che a Milano “si lavora e basta”. Tuttavia, l’aspetto della “nebbia nella testa” viene interpretato con ironia.

La nebbia, fenomeno atmosferico tipico della Pianura Padana, ha forse influenzato la mentalità locale, portando a quella che i milanesi descrivono come una “nebbia mentale” fatta di pensieri concentrati esclusivamente sul lavoro e sulle scadenze. A volte, si potrebbe quasi dire che la nebbia non è solo fuori dalla finestra, ma anche dentro di noi.

#3 «Usiamo l’articolo di fronte al nome proprio»

Un classico esempio di linguaggio tipicamente milanese che genera confusione o ironia fuori dalla città. Qui è normale sentirsi dire “la Giulia” o “il Marco”, ma altrove questa abitudine può sembrare strana o persino eccessivamente confidenziale.

I milanesi difendono con affetto questa usanza, considerandola parte del loro dialetto urbano, una piccola sfumatura che li distingue dagli altri italiani. Una milanese doc sa perfettamente che l’uso dell’articolo è quasi un gesto di familiarità e non certo una mancanza di rispetto.

#4 «Amiamo Roma, ma non la stimiamo»

Ah, la rivalità tra Milano e Roma è antica quasi quanto le due città stesse. Ma questo luogo comune è più vero di quanto si possa pensare? Sì e no. Alcuni milanesi ammettono che la lentezza percepita della capitale, unita al suo caos, può irritarli.

Effettivamente, venendo dal capoluogo lombardo, si potrebbe quasi dire che a Roma sembra che nessuno abbia mai fretta di fare nulla, mentre a Milano ogni secondo conta. Poi, però, sotto sotto, non sono pochi i milanesi affascinati da uno stile di vita diverso e dal fascino della Città Eterna. È una relazione di amore-odio, insomma. Una cosa è certa: i ritmi di vita sono piuttosto diversi.

#5 «Viviamo secondo l’assioma: Lavoro quindi Guadagno, Pago quindi Pretendo»

Credits: medicinaonline.com

I milanesi sono spesso descritti come pragmatici, e questo assioma riflette perfettamente la mentalità di tanti cittadini. Qui, lavoro e guadagno sono strettamente legati, e la cultura del merito, almeno a livello ideale, è profondamente radicata.

L’assioma, però, ovviamente, non finisce qui: pagare per qualcosa significa anche pretendere che quel servizio sia impeccabile. Sostanzialmente, non è solo una questione di soldi, bensì di rispetto. Se un milanese lavora duro per guadagnare, poi vuole che ogni euro speso, e le spese da sostenere in città sono alte, sia ben giustificato. In una città dove la qualità è spesso sinonimo di lusso, questa mentalità si traduce in alti standard e aspettative.

Alla fine, i luoghi comuni sui milanesi contengono sempre un fondo di verità, ma sono anche parte di ciò che rende Milano una città così affascinante, tanto da essere amata e odiata allo stesso tempo.

Continua la lettura con: Gli stereotipi sugli abitanti dei quartieri di Milano

MATTEO RESPINTI

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Com’era l’estate anni ’90

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mediasetplaycult IG - Festivalbar

La generazione dei Millennials a cui appartengo ha avuto la fortuna di vivere diverse epoche della storia contemporanea, partendo dalle ultime tv in bianco e nero, passando attraverso il cambio epocale seguente all’undici settembre e vivendo poi come in una centrifuga il progresso social e tecnologico che invade le nostre vite ormai ogni anno sempre di più. L’ultimo baluardo di questo correre dei tempi è l’ombra (o l’opportunità) dell’intelligenza artificiale, che a detta di molti automatizzerà ancor di più il genere umano mentre per altri aprirà altre chances di interazione nel mondo digital. Eppure, ora che l’autunno ha bussato alle nostre porte, molti di noi ricordano che c’è stato un periodo che sembra così remoto in cui per essere sereni bastava davvero pochissimo. Bentornati nell’estate anni’90.

Com’era l’estate anni ’90

# La fine della scuola e il primo game sul telefonino

bronagh_leen IG – Nokia 5110

Come per tutti i teenagers di ogni epoca moderna l’estate a scuola iniziava già a fine maggio, diciamo quando ci eravamo tolti dalle scatole le ultime sudatissime interrogazioni. Che assieme alle dediche alle ragazze che ci piacevano o a mille sticker multicolore, segnavamo sulla mitica Smemoranda. I più fortunati poi potevano già contare sul mitologico Nokia 5110, ovvero un telefonino talmente resistente che quando cadeva sul pavimento anziché rompersi ammaccava il pavimento stesso. Durante le pause lezione e fuori dalla scuola, il primo vero telefonino moderno uscito sul mercato nel 1998 ci teneva compagnia grazie al videogioco più semplice della telefonia mobile: lo snake.

# Cornetto e patatine

80nostalgiadei90 IG – Cornetto Algida

Finita la scuola, lo zaino Invicta con cui avevamo portato in classe libri e quaderni andava tutt’altro che in cantina, perché veniva in ferie con noi. E se fuori ci attaccavamo i simpatici Truciolones, dentro ci mettevamo la rivista Cioè, gli ultimi modelli di walkman o i primi lettori CD-rom grazie ai quali ascoltavamo la compilation Festivalbar, nonché la crema solare Bilboa che, a detta di una famosa pubblicità, si faceva vanto di essere una delle prime a resistere all’acqua. Per non parlare delle macchine fotografiche usa e getta anche subacquee, con cui facevamo foto oscene da far vedere agli amici una volta rientrati a scuola a settembre. Se poi avevamo bisogno di uno snack potevamo comprarci quelle patatine dentro le quali c’era la gommina elastico, utilissime per sculacciare delicatamente persone con cui volevamo attaccare bottone. Lo snack vero invece ci aspettava al bar, perché nessun gelato ha rappresentato meglio gli anni ’90 del cornetto Algida.

# Il SuperSantos e Beverly Hills 90210

ferdicasale IG – SuperSantos

Per quanto riguarda le attività sportivo/ricreative, come dimenticare il pallone che ha cresciuto generazioni di bimbi su tutte le spiagge d’Italia: il SuperSantos, a cui il cantautore romano Mannarino ha dedicato addirittura un album. Se volevamo chiamare la persona che ci piaceva, invece, potevamo utilizzare le carte telefoniche griffate e colorate nei modi più disparati. Sempre, ovviamente, che la ragazza che volevamo contattare avesse un telefono fisso dove poter essere raggiunta. Se invece eravamo tipi da mare al mattino e pennica al pomeriggio, prima che arrivasse la sera uscendo con gli amici per una notte in discoteca o un falò in spiaggia potevamo rilassarci guardando mille cartoni animati o Beverly Hills 90210.

Continua la lettura con: Il New Magazine di Viale Piceno: il social network degli anni ’90

CARLO CHIODO

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I luoghi della dolce vita degli studenti di Milano

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@esniulm IG

Milano non è solo il cuore dell’innovazione, della moda e del design, è anche un grande polo universitario e, quindi, un crocevia di esperienze per le matricole e gli studenti. La vita studentesca, si sa, spesso si svolge prevalentemente al di fuori delle aule accademiche, in una giungla di bar, birrifici e spazi sociali dove le matricole si ritrovano per condividere sogni, idee e, naturalmente, un buon aperitivo.

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I luoghi della dolce vita degli studenti di Milano

# La “strada degli universitari”

Credits: Grecale’s UB

Appena fuori dall’ingresso principale della Statale, in Via Festa del Perdono, si snoda una piccola strada costellata di bar, ognuno con il proprio fascino. Il Grecale’s University Bar, conosciuto dagli studenti solo come Il Gracales, è un punto di riferimento. Qui, le matricole si radunano al mattino per una colazione veloce: cappuccini schiumosi e ottimi cornetti sono il carburante ideale per affrontare la giornata di studio. Il profumo di caffè avvolge l’aria, mentre risate e chiacchiere si mescolano alle note musicali in sottofondo. Qui, molte matricole conoscono e hanno conosciuto per la prima volta quegli amici che li avrebbero accompagnati per tutto il percorso.

Poco più in là, c’è il C’era una volta, il luogo ideale per gli aperitivi. Con pochi euro in questo bel bar si può gustare un aperitivo così ricco da sembrare una vera e propria cena. La sfida è trovare posto, poiché il locale è sempre gremito di studenti che chiacchierano animatamente.

# La riscoperta del cinema: Anteo

Tra i giovani delle facoltà umanistiche, la passione per il cinema è tornata in auge. Anteo, il cinema di Moscova, è il luogo di riferimento. Qui, la programmazione è ricca di film d’autore e rassegne tematiche, trasformando ogni proiezione in un evento da condividere con amici. Le serate si animano con chiacchiere sulle ultime uscite, mentre la luce dei riflettori si spegne e le emozioni dei film si mescolano a quelle della vita universitaria. Niente popcorn, al massimo una birra o un cocktail consumati prima di entrare, l’atmosfera magica la fanno i film e le chiacchiere che seguono.

# Spazi di studio e relax: Fondazione Prada

Fondazione Prada – Sala ANDREAS SLOMINSKI

Ogni università, naturalmente, ha le sue aule studio (alcune sono davvero belle), molti studenti, però, trovano attraente la sala studio Andreas Slominski della Fondazione Prada. Forse perché a un passo da opere d’arte e di design contemporaneo, si respira un’aria di creatività.

I tavoli sono sempre affollati di studenti intenti a scrivere, leggere e prepararsi per gli esami. Concludere la giornata con un aperitivo sulla terrazza diventa un vero e proprio rituale. I costi non sono proprio quelli che un universitario può permettersi, ma la vista panoramica sul tramonto di Milano rende l’esperienza davvero unica. Tutto sommato, poi, pensano un po’ tutti, limitandosi a una birra (magari piccola), la spesa vale davvero la pena.

# Birrifici e gastronomia: Lambrate, Gorgonduja e Un’altra pasta

Quando si tratta di birre artigianali, il Birrificio Lambrate rimane il posto per antonomasia. Fondato nel 1996, è il primo microbirrificio di Milano e offre una varietà di birre autoprodotte che intrigano i palati degli studenti universitari. Le serate qui sono animate da musica dal vivo e risate, creando un’atmosfera informale e conviviale. Gli studenti si mescolano con i residenti, creando un melting pot di culture e storie.

Per un pranzo veloce ma sostanzioso, c’è Un’altra pasta, che è una tappa obbligata per gli studenti della Statale. Qui, la pinsa è la regina del menu, e le specialità come la Gorgonduja attraggono chiunque cerchi un pasto saporito e soddisfacente. Seduti ai tavolini, gli studenti chiacchierano animatamente mentre condividono le loro esperienze universitarie, creando legami che si trasformeranno in amicizie durature.

# Street food e piatti gourmet: Zibo Campo Base e La Hora Feliz

In zona Cattolica, Zibo Campo Base offre una proposta culinaria interessante, con ravioli gourmet e piatti da street food che conquistano i cuori (e le pance) dei giovani.

Dopo una lunga giornata di studio e socialità, il rito dell’apericena si fa sentire. La Hora Feliz, con i suoi cocktail in formato maxi e le pietanze varie e abbondanti, è una delle mete più ambite da tutti gli studenti di Milano.

# I bar iconici: Gnomo e Magenta

In zona S. Ambrogio, il Bar Gnomo è un luogo dove il tempo sembra essersi fermato. La sua atmosfera accogliente e il design vintage lo rendono perfetto per una pausa caffè o un aperitivo tra una lezione e l’altra. Non lontano, il Bar Magenta continua a essere un baluardo della vita studentesca milanese, testimone delle trasformazioni avvenute nel corso dei decenni.

# Eventi spontanei all’ingresso o nei chiostri

L’atmosfera di convivialità tra gli studenti di Milano è amplificata dagli eventi organizzati dai gruppi di rappresentanza agli ingressi e nei chiostri universitari. Questo vale in particolar modo per Statale, Cattolica e Bicocca, anche se, ultimamente, anche il Politecnico sta iniziando a prendere spunto dagli altri atenei.

Questi rinfreschi spontanei, aperti a tutti, creano momenti di incontro e socializzazione, allargando la cerchia di amicizie e conoscenze. Le matricole possono così sentirsi parte di una comunità, scoprendo che la vita universitaria è molto più di appunti e libri, che comunque rimangono fondamentali. La vita studentesca a Milano è un caleidoscopio di esperienze, dove ogni bar, birrificio e spazio di ritrovo potrebbe essere il luogo dove incontrare un’amicizia stimolante e significativa. Dalle colazioni al Gracales, agli aperitivi al C’era una volta, passando per le serate al cinema Anteo, ogni momento è un’opportunità per creare legami e costruire ricordi. In questa città l’università non è solo questione di studio, ciò che la circonda educa e scolpisce, in un modo o nell’altro, l’identità degli studenti universitari.

Spunto: Bar, birrifici, serate a tema. La Dolce Vita delle matricole, Stefano Corrada, Libero Quotidiano

Continua la lettura con: Le università di Milano dove si sono laureate le persone famose

MILANO CITTA’ STATO

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Il Treno dei Sapori, il viaggio su rotaia più gustoso della Lombardia

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trenodeisaporti.area3v.com - Menu sul treno

Un’esperienza multisensoriale, culturale e enogastronomica a bordo di un treno storico, tra magnifici paesaggi di lago e montagna, da provare almeno una volta della vita. Scopriamo come è organizzato, gli itinerari disponibili e i piatti che si possono degustare.

Il Treno dei Sapori, il viaggio su rotaia più gustoso della Lombardia

# Partenza e arrivo nella stazione di Iseo su un treno storico attraverso magnifici paesaggi tra lago e montagna

trenodeisaporti.area3v.com – Treno in partenza ad Iseo

Il Treno dei Sapori: la risposta culinaria al celebre trenino rosso del Bernina. Un’iniziativa di To Be Incentive & Convention Srl in collaborazione con Trenord e Fnm, il Treno dei Sapori è composto da una motrice diesel e due carrozze storiche color arancione risalenti ai primi del ‘900, completamente rinnovate. Gli interni offrono comfort moderni come dispositivi multimediali, aria condizionata e un sistema di telecamere che proietta il panorama sui grandi schermi all’interno del convoglio.

trenodeisapori.area3v.com – Interno

Questa esperienza unica permette ai viaggiatori di ammirare gli splendidi paesaggi della Franciacorta, del Lago d’Iseo e della Valcamonica, con escursioni lungo la sponda bresciana del Lago d’Iseo, seguendo la linea ferroviaria Brescia-Edolo.  La stazione di Iseo funge sia da punto di partenza che da arrivo del percorso.

# A bordo degustazione di prodotti tipici lombardi e vini selezionati

il_treno_dei_sapori IG – Degustazione di prodotti tipici

La caratteristica più distintiva del Treno dei Sapori è l’opportunità di assaporare specialità tipiche della Lombardia. Tra le proposte ci sono antipasti di salumi e formaggi, oltre a piatti caldi come polenta con funghi trifolati e salamina alla griglia, il tutto accompagnato da una selezione di vini curata da Sommelier certificati. Il Franciacorta è il protagonista assoluto, ma non mancano liquori e grappe artigianali. Su richiesta e con adeguata segnalazione, sono disponibili anche menù adatti a chi segue diete senza glutine, senza lattosio, vegetariane o vegane.

# 5 itinerari da provare tutto l’anno

 il_treno_dei_sapori IG – Percorso Classic

Durante l’anno sono 5 gli itinerari disponibili, uno solo al giorno, tutte le domeniche e i giorni festivi salvo variazioni operative:

  • “Treno dei Sapori Classic”, dedicato alla scoperta delle bellezze artistiche della Franciacorta e del Lago d’Iseo;
  • “Lago con gusto”, un percorso di terra ed acqua, che consente di attraversare e ammirare i paesaggi legati alla cultura dei territori
  • “Sapori Medievali”, alla scoperta del paesaggio e dei profumi della Franciacorta e del Lago d’Iseo, unitamente alle bellezze artistiche e culturali;
  • “Gusto divino”, un viaggio alla scoperta della Franciacorta, tra grappe e bollicine;
  • “Presepi del mondo”, il giro del mondo in mille e più presepi accompagnato dai sapori del territorio.

# Quanto costa il biglietto e cosa è compreso nel menu

trenodeisaporti.area3v.com – Menu sul treno

Tutti hanno un prezzo di 75 euro a persona e comprendono: aperitivo di benvenuto, assaggi di salumi e formaggi tipici, primo e secondo piatto, dessert, caffè acqua e degustazione di 3 vini della Franciacorta, alcuni anche la grappa locale. Indipendentemente dall’itinerario scelto, sono previste soste per permettere ai viaggiatori, accompagnati da una guida, di fare passeggiate ed escursioni in luoghi di interesse culturale, visitare cantine o conoscere produttori locali. Per ulteriori informazioni e prenotazioni, consulta qui: Treno dei Sapori 

Continua la lettura con: Riparte il «Treno del Foliage»: le date dell’unico treno in funzione solo un mese all’anno

FABIO MARCOMIN

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Quando a Milano si mangiava nudi al ristorante

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Probabilmente solo il pubblico femminile potrà capire quello che sto per scrivere.
Sono le 18, fra due ore ho un appuntamento, ho già deciso cosa mettermi da almeno tre giorni, l’outfit prescelto è li, sulla sedia che mi guarda.
Con due ore d’anticipo lo provo e….non mi piace.
Lo so lo so, può sembrare banale, la ragazza con milioni di vestiti che non ha niente da mettersi eppure questo rimane un grande problema.
Un vestito lungo? Troppo elegante. Magari dei jeans e una camicetta? Non sto andando all’università. Una gonna e una maglia? Non si abbinano i colori.

Sto quasi per impazzire quando poi mi ricordo….non servono vestiti al ristorante dove andiamo.

Poteva capitare questo nella Milano di qualche tempo fa. 

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Quando a Milano si mangiava nudi al ristorante

# Il primo ristorante italiano per nudisti

lastampa.it

Si chiamava “L’italo Americano”, è stato il primo ristorante italiano per nudisti. Lo vogliamo ricordare così. 

Quella dei ristoranti nudisti è una moda che aveva già una sua storia del mondo, da New York a Parigi, quando è approdata in Italia.

Dopo aver ricevuto il via dell’Associazione naturista italiana che ha assicurato la totale legalità della cosa, lo chef Romeo decise quindi di dare il suo contributo alla storia dei ristoranti senza indumenti.

L’italo Americano si trovava a Cerro Maggiore, in via San Clemente 151, e questo piccolo ristorantino aveva una caratteristica che lo rendeva unico: ogni venerdì sera si poteva cenare completamente nudi.

Il piatto di casa per la sera speciale? L’hamburger. Presentava anche un menù fisso con variazioni anche per vegetariani e persino musica live dopo cena. Avete capito bene, tutti nudi in pista!

Questa idea può sembrare strana, in Italia non si era mai visto nulla del genere ma bisogna ricordarsi che il nudismo non ha niente a che vedere col sesso, proprio per questo durante tutto il venerdì sera c’era una guardia presente che controllava che non ci fossero persone che violassero la privacy degli altri o che fossero indiscrete.

L’obiettivo era solo godersi la serata in totale libertà.

# Le regole del venerdì sera

Credit: dissapore.com

Le regole erano semplici: una volta entrati nel ristorante si andava in uno spogliatoio dove ci si spogliava completamente e si ritornava in sala con un telo igienico per coprirsi le parti intime durante la cena e una pochette con gli effetti personali.

Durante tutta la sera era vietato l’uso dei telefonini. Che fosse per vietare la possibilità di fare foto alle altre persone nude nel ristorante o un modo per godersi questa serata speciale senza distrazioni, era bello cenare con qualcuno che non controlla le notifiche del telefono ogni tre secondi, e poi dovrebbe avere altro da guardare no?

# Un appuntamento diverso

Credit: milano.corrierie.it

Ovviamente questo cambiava le carte in tavola di qualsiasi appuntamento: non c’era quel momento del “che bel vestito, dove lo hai preso?” e tantomeno il rischio della macchia di sugo sulla camicetta di seta ma soprattutto, per una volta, non si doveva passare ore e ore davanti allo specchio provando tutti i vestiti che si hanno nell’armadio.

Il ristorante ha avuto molto successo, non solo per persone che credono e “praticano” nudismo spesso, ma anche per tutti quelli che volevano provare qualcosa di nuovo per una sera.

L’italo Americano ha chiuso per sempre, colpito da lockdown e dalla gestione pandemica che hanno portato ben altra atmosfera in città. Si tratta di un capitolo chiuso per sempre oppure nascerà un nuovo ristorante a Milano dove mangiare nudi?

Voi ci andreste? Io ho già deciso cosa mettermi.

Continua la lettura con: Quando i bambini di Milano dicevano Arimo!

ARIANNA BOTTINI

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Anche l’Odeon diventa Rinascente: il nuovo centro di Milano con terrazze, passerelle sospese e…

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Il cinema Odeon entra a far parte del nuovo Rinascente district. C’è chi lamenta la desertificazione culturale del centro: un tempo una mini ville lumiere, fatta di cinema e teatri, oggi sempre più luogo di shopping che tende a spegnersi la sera. E se fosse invece l’inizio di una grande trasformazione del centro di Milano? 

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Anche l’Odeon diventa Rinascente: il nuovo centro di Milano con terrazze, passerelle sospese e…

# Anche lo storico Odeon diventa parte del Rinascente district: e se fosse solo il punto d’inizio per l’intero centro di Milano?

Credits: Urbanfile

Il cinema Odeon entra a far parte di quello che sarà il Rinascente district. Dopo la chiusura definitiva del cinema a luglio 2023, il gruppo Rinascente, insieme a Kryalos Sgr, ha deciso di trasformare questo spazio storico in un’esclusiva Rinascente Odeon Beauty Hall, che sarà inaugurata nel maggio 2027. Il progetto, che prevede un investimento di circa 50-55 milioni di euro, si estenderà su oltre 3.000 metri quadrati, creando un vero e proprio distretto dello shopping e del lusso nel cuore di Milano

Oltre a dedicare gran parte dello spazio al mondo beauty, con l’obiettivo di attrarre più di 3 milioni di visitatori all’anno, il progetto prevede anche l’apertura di nuove sale cinematografiche, mantenendo vivo lo spirito culturale del luogo. Ma non finisce qui: la Rinascente ha in mente di fare molto di più. Oltre all’Odeon, il distretto ingloberà il palazzo principale della Rinascente, l’Annex e altri spazi adiacenti, consolidando il suo ruolo di protagonista nel centro cittadino. L’investimento creerà circa 600 posti di lavoro nei primi tre anni, consolidando il ruolo di Rinascente come motore economico e sociale della città. La proposta tra provocazione e ispirazione potrebbe essere: perché non “brandizzare” l’intero centro di Milano per una trasformazione a velocità supersonica? 

Leggi anche: L’Odeon DIMEZZA il CINEMA: meno sale più SHOPPING

# La Terrazza Duomo sarà il fiore all’occhiello del Rinascente district del futuro?

Credits: Ideogram

Da qui nasce la provocazione: se il cinema Odeon può diventare parte del Rinascente district, perché fermarsi? Perché non immaginare una espansione ancor più audace, che coinvolga perfino il Duomo? La cattedrale, simbolo indiscusso di Milano, da anni sta sempre più diventando un faro non più solo spirituale. 

Il Duomo in versione “Rinascente District” potrebbe orientarsi in modo più esplicito at attività di tipo commerciale. Pensiamo, per esempio, alle terrazze del Duomo: oltre alle visite turistiche, già ospitano da anni eventi esclusivi, come concerti. Si potrebbe trasformare questa iniziativa da occasionale ed esclusiva a continuativa e più inclusiva, con live session, aperitivi, mostre d’arte all’aperto e cene di gala panoramiche nelle quali fondere cultura, spettacolo e lusso. Il tutto, ovviamente, senza compromettere l’integrità storica del monumento.

Il Duomo resterebbe il cuore della città, ma potrebbe anche diventare simbolo della nuova Milano, un epicentro attorno al quale sviluppare esperienze che abbraccino l’arte, la moda e la gastronomia milanese.

Leggi anche: E se il futuro di piazza Duomo fosse una fontana?

# La mobilità “esagerata” del Rinascente district: monorotaia sotterranea o funicolare?

Per facilitare l’accesso tra i punti chiave del Rinascente district, come Piazza Duomo e San Babila, si potrebbe ipotizzare una monorotaia ad alta velocità che possa scorrere in mezzo a Corso Vittorio Emanuele. Certo, la metropolitana che copre quella tratta esiste già, ma una breve monorotaia dedicata sarebbe più agile e potrebbe trasportare le persone fungendo anche da mezzo turistico panoramico. 

E, dato che Milano non si pone limite, un’alternativa ancora più stile “Rinascente” alla monorotaia potrebbe essere una funicolare che colleghi Duomo e San Babila, con l’idea, magari, di estenderla fino al Castello, aggiungendo al centro un tocco ancora più futuristico e commerciale, che si integrerebbe perfettamente nel contesto del Rinascente district.

Leggi anche: «Micro Metro» e «Bosco Rosso»: la Paolo Sarpi del futuro?

# Galleria Vittorio Emanuele: boutique d’arte e lusso esperienziale

La Galleria Vittorio Emanuele potrebbe spingere ancora più sull’acceleratore. Si potrebbe pensare di riorganizzare il piano superiore, attualmente occupato principalmente da uffici comunali, rendendolo molto più glam con mostre temporanee di artisti nazionali e internazionali, insieme a spettacoli e live session, anche improvvisati.

Il Rinascente District potrebbe dare un tocco di innovazione pure per lo storico salotto milanese con una serie di spettacolari scale a chiocciola, sviluppate come colonne, da posizionare a destra e a sinistra di ogni ingresso della Galleria e in ogni angolo della piazza centrale. Da queste scale sarebbe possibile salire fino al piano superiore, dove si potrebbe immaginare una passerella centrale sospesa, o due passerelle laterali, lasciando libera la vista sul piano terra e sull’intero distretto.

Non solo: per rendere più accessibile la Terrazza del Duomo si potrebbe creare una galleria sospesa che la colleghi ai piani superiori della Rinascente

Per quanto riguarda la parte sottostante, più tradizionale ma comunque affascinante, le boutique potrebbero rinnovarsi in accordo con lo spirito dei tempi e offrire esperienze esclusive, come sessioni private con stilisti o personal shopper per una clientela selezionata. Inoltre, potrebbe essere interessante dedicare uno spazio della Galleria alla gastronomia nazionale, lombarda e milanese, affiancando i ristoranti stellati. Al posto dei locali più turistici, potremmo un giorno vedere una collaborazione tra Eataly e Rinascente?

Leggi anche: Armani: «Milano centro del mio mondo». La moda uscirà dal Quadrilatero?

# Corso Vittorio Emanuele: vetrine a cielo aperto e pop-up store permanenti

Corso Vittorio Emanuele, con la sua posizione strategica tra Piazza Duomo e San Babila, nel nuovo Rinascente District potrebbe trasformarsi in un vero e proprio laboratorio di innovazione commerciale, eliminando i locali turistici e ridefinendo l’intera via attraverso pop-up store permanenti. L’idea sarebbe di creare spazi modulari, flessibili e dinamici che possano cambiare ogni sei mesi, dando ai brand internazionali e ai designer emergenti un palcoscenico per sperimentare nuove idee e prodotti.

I negozi potrebbero essere pensati come piattaforme temporanee, con strutture smontabili o riadattabili, in grado di trasformarsi rapidamente in base alle esigenze dei nuovi marchi. Questa costante rotazione garantirebbe un flusso continuo di novità, mantenendo Corso Vittorio Emanuele sempre fresco e sorprendente, attirando non solo i turisti, ma anche i cittadini che vivono la città quotidianamente.

La rimozione dei locali turistici tradizionali, spesso caratterizzati da un’offerta omogenea e poco innovativa, permetterebbe di elevare l’intera esperienza dello shopping sulla via, sostituendoli con spazi più esclusivi e originali. Potrebbe persino essere creata una collaborazione con università di moda e design per dare spazio a talenti emergenti, offrendo vetrine temporanee dove esporre le loro creazioni.

L’innovazione di Corso Vittorio Emanuele si potrebbe poi estendere fino a San Babila, la porta d’accesso al Quadrilatero della Moda, trasformando la piazza in un centro di intrattenimento di lusso. Qui, oltre ai pop-up store e ai nuovi concept di vendita, si potrebbero immaginare boutique fisse, che offrano prodotti esclusivi, magari acquistabili solo per un periodo limitato. San Babila potrebbe diventare il luogo dove il lusso incontra la sperimentazione, rendendolo un’esperienza unica per chi lo vive, sia in termini di shopping che di intrattenimento.

I cittadini milanesi e i turisti troverebbero quindi un corso mai uguale a se stesso, dove ogni visita potrebbe regalare una nuova scoperta, un nuovo trend, e una nuova esperienza.

Continua la lettura con: Il «quartiere sull’acqua»: una nuova avanguardia per riportare i Navigli al centro di Milano?

MATTEO RESPINTI

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Le 7 parole che si usano in tutta Italia… ma che arrivano da Milano

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credits: tg3.rai.it

Non tutti sanno che ci sono parole oggi usate in tutto lo stivale ma che in realtà sono dialettismi milanesi o parole che i milanesi hanno originalmente rivalorizzato. Eccone 7.

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Le 7 parole che si usano in tutta Italia… ma che arrivano da Milano

#1 Risotto

credits: cookido.it

La parola “riso” e la sua coltivazione in Europa arrivarono grazie agli Arabi ma ormai questo cereale si è diffuso in tutte le nostre cucine, usato per tantissime ricette diverse. Se altrove hanno continuato a cucinare semplicemente il riso, a Milano è nato il risotto, tipicamente alla milanese. Oggi il termine “risotto” è usato in tutta Italia e non solo, il piatto è divenuto simbolo del nostro Paese all’estero.

La leggenda narra che durante la costruzione del Duomo la figlia del mastro vetraio doveva sposarsi e per l’occasione venne cucinato un risotto bianco con l’aggiunta di questa preziosa spezia, lo zafferano, usata per “dorare” le vetrate.

#2 Panettone

credits: wikipedia.org

Il Re meneghino è indubbiamente il risotto, ma anche il panettone ha origini nobili. Si racconta che alla corte di Ludovico il Moro, dopo un pranzo di Natale, i cuochi bruciarono il dolce e per non restare a mani vuote un servo chiamato Toni improvvisò un dolce che ebbe un enorme successo tra i commensali e venne chiamato in dialetto proprio “Pan di Toni”.

Leggi anche: Il Pan di Toni: l’errore che ha dato vita al Panettone

#3 Portinaio

credits: tg3.rai.it

La parola “portinaio” e di conseguenza “portineria” derivano dal milanese “portinar” e si diffusero fin da subito in moltissime regioni italiane però trascinandosi dietro un’accezione negativa, ad esempio: “sei un portinaio” per intendere pettegolo e impiccione. Per questo, l’uso di “portinaio/a” è diffuso in tutt’Italia ma si preferisce “portiere”.

#4 Teppista

 

 

 

 

 

 

“Sei proprio un teppista” oggi si riferisce a qualsiasi vandalo, da Nord a Sud, ma nell’Ottocento i Teppisti erano gli appartenenti alla Compagnia della Teppa. Questa si riuniva nel prato attorno al Castello Sforzesco in cui abbondava il muschio, detto “teppa” in dialetto milanese.

#5 Bigiare

Sum2000-pixabay – Studenti

Tutti qualche volta abbiamo saltato la scuola, ma è proprio a Milano che nasce il termine “bigiare” che ormai si trova in tutti i dizionari di italiano. Il verbo è talmente tanto colloquiale che anche nelle stesse regioni si usano parole diverse, a Bergamo ad esempio è usato “impiccare” o in Brianza “scavallare”.

#6 Tapparella

Casa stile medievale 1

A Milano le persiane avvolgibili non le ha nessuno ma tutti hanno le tapparelle. Non è necessario spiegare il perché la parola derivi da “tappare”… insomma, le tapparelle tappano le finestre! L’efficienza milanese in una sola parola, diffusa in tutto il Paese.

#7 Perpetua

credits: braidense.it

Perpetua era ed è un nome proprio di persona non di origine milanese, però il sostantivo “perpetua” arriva proprio da Milano, più precisamente dal romanzo manzoniano “I promessi sposi”. La domestica loquace di Don Abbondio è divenuta immortale per antonomasia e oggi le donne definite perpetue possono essere domestiche oppure… pettegole.

Concludo con quella che era per Manzoni la Milanesità: “Milanesità è l’attitudine innata o acquisita di distinguere l’utile dall’inutile. Essere ambrosiano è quasi una filosofia che si identifica nel culto dell’efficienza e del decoro”. 

E voi, quali altre parole italiane che arrivano da Milano conoscete?

Continua la lettura con: Le 10 parole più belle del dialetto milanese

ROSITA GIULIANO

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Il nuovo quartiere verde che sta sorgendo a Milano con 700 case low cost

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Kohn Pedersen Fox Associates - Parco ex trotto

Un altro tassello nella trasformazione di alcune aree degradate del quartiere, che seguirà alle ex Scuderie de Montel in procinto di diventare parco termale. Il progetto di rigenerazione urbana a prevalenza pedonale prevede un nuovo parco, un mercato a km zero e servizi utili al quartiere. Cosa è previsto, i rendering del futuro quartiere e la possibile data di inaugurazione.

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Il nuovo quartiere verde che sta sorgendo a Milano con 700 case low cost

# L’ex Trotto a San Siro pronto a rinascere con una nuova destinazione

Urbanfile – Masterplan ex trotto

Un altro tassello nella rigenerazione della zona di San Siro, dopo le ex Scuderie de Montel presto complesso termale cittadino più grande d’Italia, e in attesa di capire il destino del Meazza e dell’area che ruota attorno a piazza Selinunte. L’ex Ippodromo del Trotto, inutilizzato dal 2012, è pronto a rinascere. Il 26 settembre 2023 è stato ufficialmente svelato il progetto EXTM – Ex Trotto Milano, con la presentazione di Mario Abbadessa, Senior Managing Director e Country Head di Hines Italy, la società di investimento e gestione immobiliare che ha firmato l’accordo con il Comune di Milano. Il masterplan, sviluppato dallo studio di architettura internazionale Kohn Pedersen Fox Associates (KPF), ha preceduto il progetto architettonico definitivo per la trasformazione di questa grande area dismessa.

# Un nuovo quartiere verde di 130.000 mq a prevalenza pedonale

Urbanfile – Rendering progetto ex-trotto

L’area interessata dall’intervento si sviluppa su una superficie di 130.000 mq, situata nelle vicinanze dello Stadio di San Siro e delimitata dalle vie Piccolomini, Rospigliosi, Aldobrandini e dal piazzale dello Sport. Gli interventi di demolizione delle strutture non vincolate e non più in uso, come le tribune e gli edifici secondari, si sono conclusi nel 2022. Il progetto prevede la creazione di un quartiere prevalentemente pedonale, con l’obiettivo di essere classificato NZEB (Near Zero Energy Building). Si prevedono nuovi spazi verdi e servizi aperti alla comunità, per rispondere così alle esigenze abitative e alla mancanza di negozi e servizi di prossimità nella zona.

# 700 abitazioni a canone convenzionato e un parco da 50mila mq

Rendering riqualificazione ex-trotto

Il progetto prevede la creazione di un parco di 50mila mq, ricco di alberi, piante e aree pubbliche, che riprende il tracciato storico della vecchia pista dell’ex Trotto. La progettazione del verde è affidata alla società internazionale LAND, specializzata in consulenza e design paesaggistico.

Kohn Pedersen Fox Associates – Parco ex trotto

Accanto al parco, sorgeranno 700 abitazioni a canone convenzionato destinate a famiglie, anziani e giovani coppie, per complessivi 43mila mq, e altre 600 destinate al mercato libero, per una capacità complessiva stimata di circa 3.000 residenti.

Kohn Pedersen Fox Associates Rendering parco ex-trotto

Una porzione di circa 4.200 mq è dedicata a nuovi impianti sportivi accessibili al pubblico con tariffe agevolate. Tra le strutture previste ci sono un palazzetto sportivo, pensato per le associazioni dilettantistiche, una palestra di 200 mq e campi da padel, sia all’aperto che al coperto.

# Un nuovo mercato urbano di 3.600 mq come porta d’accesso del quartiere

Kohn Pedersen Fox Associates – Mercato ex-trotto

Un mercato urbano di 3.600 mq fungerà da porta d’accesso al quartiere. Collocato nelle ex scuderie a Sud-Ovest dell’area, in direzione di piazzale Axum, questo spazio consentirà la creazione di nuovi posti di lavoro e ospiterà anche negozi con affitti calmierati, dedicati principalmente ai produttori locali e a chi opera nel settore del km zero. Oltre ai negozi, ci saranno laboratori di artigianato locale e spazi dedicati ad attività di aggregazione sociale.

# Il recupero architettonico delle ex scuderie e degli ex fienili

Progetto ex trotto

Il progetto di recupero architettonico degli edifici storici delle ex scuderie e degli ex fienili del Trotto è stato affidato allo Studio Freyrie Flores Architettura. L’obiettivo è preservarne la memoria.

Kohn Pedersen Fox Associates – Asilo

All’interno degli spazi previsti un centro gestito dall’associazione Portofranco, che offrirà doposcuola gratuito ai bambini, un asilo nido per circa 60 bambini, di cui il 50% dei posti a canone agevolato, e una scuola d’infanzia comunale che accoglierà 125 bambini.

# Un investimento di circa 450 milioni di euro

Credits Andrea Cherchi – Zona San Siro

L’investimento complessivo ammonta a circa 450 milioni di euro, di cui 6 milioni saranno dedicati alla creazione di nuovi percorsi ciclabili e pedonali nella zona di San Siro, in linea con il piano urbanistico “Mosaico” sviluppato dal Comune di Milano. Il completamento del progetto dovrebbe avvenire entro la fine del 2027.

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# Completata la struttura esterna di un complesso in Edilizia Residenziale Sociale di fronte al futuro quartiere

Progetto Ers San Siro

Nel frattempo è stata completata la struttura esterna di un nuovo complesso in Edilizia Residenziale Sociale di 11mila mq. Proprio di fronte al futuro quartiere. È ricompreso nell’ambito del progetto di rigenerazione urbana che AXA IM Alts, insieme a Redbrick Investment Group nel ruolo di local partner, sta realizzando fra piazza Axum e le vie Dei Rospigliosi, Capecelatro e Pessano. Firmato dallo Studio Marco Piva, l’edificio realizzato lungo via Capecelatro fino a piazza Axum, si compone di 3 corpi scala, due di 6 piani e uno di 9. Al suo interno sono previsti 142 appartamenti destinate a locazione a canoni convenzionati agevolati. 

Progetto Ers

All’interno dell’area è prevista la preservazione tre platani storici e l’incremento della vegetazione esistente, grazie alla piantumazione di 100 nuovi alberi e arbusti. Il progetto punta ad ottenere la classe energetica A e la certificazione BREEAM Good per la porzione di ERS. La conclusione dei lavori è programmata per il 2025.

Maps – Area progetto Ers

Continua la lettura con: Prezzi Case: il quartiere di Milano che resiste sotto i 3mila euro (ma ancora per poco)

FABIO MARCOMIN

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Valorizziamo i viali di Milano come fanno le altre grandi città d’Europa?

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credits: Riccardo Mastrapasqua

Rilanciamo la proposta di Riccardo Mastrapasqua postato sul gruppo Facebook Cantiere UrbanFile.  

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Valorizziamo i viali di Milano come fanno le altre grandi città d’Europa?

# Una proposta per valorizzare Milano

credits: @maresc73

La proposta di Riccardo Mastrapasqua è di costruire e ripensare i grandi viali di Milano traendo spunto dall’aesthetic internazionale delle grandi città europee. Una proposta che potrebbe essere effettivamente realizzabile. Il critico d’arte Achille Bonito Oliva in un’intervista del giornale “Il Giorno” parla di Milano, descrivendola come «una città viva, in espansione, ottimista, meritocratica. […] Milano dà l’occasione a tutti di esprimersi». È anche una città dinamica, dove la ricerca e l’innovazione fanno parte del suo spirito e questo è ciò che la rende un perfetto melting pot di culture, internazionalità e innovazione.

# La critica

credits: Giovanni dall’Orto

Mastrapasqua lamenta «il sempre trascurato e sciatto arredo urbano (peggiorato negli ultimi anni)» e scrive che «le strade di Milano (e di molte altre città italiane) non sono valorizzate a sufficienza. Soprattutto di notte perdono molta bellezza e attrazione, poiché non vengono adeguatamente illuminate

Aggiunge che «gli eleganti palazzi che contornano i grandi viali di giorno, spariscono nelle ore notturne, portandosi nelle tenebre anche statue, bassorilievi, decorazioni, etc…»
 

# La proposta

«Le facciate di questi palazzi andrebbero rese visibili anche di notte, con una opportuna illuminazione. Una buona collaborazione tra pubblico e privato potrebbe dare nuovo lustro a gran parte delle importanti arterie cittadine; un po’ come avvenuto recentemente per Piazza Cordusio e via Dante
Darei la priorità assoluta alle principali vie radiali del Centro: Corso Venezia e Buenos Aires, Corso Magenta, Via Mazzini e Corso Italia e di P.ta Romana, Corso Monforte e Plebiscito, via Manzoni (già a buon punto) e Turati, Corso Garibaldi e Como.
Pensando più in grande si potrebbe estendere l’iniziativa a tutta la Cerchia dei Navigli che, col Naviglio ricostruito, risulterebbe spettacolare.»
 

# Il confronto con San Pietroburgo

credits: Riccardo Mastrapasqua

«Per mostrare cosa intendo, posto qui sotto delle foto-confronto tra due viali centrali, monumentali ed eleganti in due diverse città europee: Невский Проспект (Prospettiva Nevsky) a San Pietroburgo e Corso Venezia a Milano. La differenza è abissale, ma ci vorrebbe veramente poco per migliorare la situazione milanese.»

# Si può fare?

La differenza d’illuminazione tra i due viali messi a confronto è evidente, tuttavia bisogna considerare non solo il fattore estetico, ma anche quello pratico. Senza alcun dubbio una città con viali ben illuminati anche la sera, darebbe una sensazione di maggior sicurezza ai propri cittadini.

Un effetto un po’ Las Vegas potrebbe rendere Milano molto più attraente, ma è necessario considerare anche i suoi svantaggi. Un’operazione di questo genere rischierebbe di essere troppo costosa per Milano, portando ad un consumo eccessivo di energia, quindi un elevato potere inquinante e bollette esorbitanti. Per non parlare dell’inquinamento luminoso che si verrebbe a creare, in particolare vicino alle abitazioni.

L’ideale sarebbe trovare una soluzione per illuminare “meglio”, ovvero cercare di illuminare in maniera più corretta senza danneggiare le persone e l’ambiente in cui viviamo.

Continua a leggere con: Le foto di Milano di NOTTE (quasi) DESERTA

SELENE MANGIAROTTI

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul#Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il condominio più alto d’Europa

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Credits intemporesidentialskyresort IG - Intempo

Dopo 17 anni di stop e rinvii finalmente è stato terminato il condominio più alto dell’Unione Europea. Ecco tutto i suoi primati.

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Il condominio più alto d’Europa

# Benindorm, la Miami del Mediterraneo

Credits @agusmartinruiz IG – Benindorm

Dopo 17 anni di battute d’arresto, per problemi finanziari a seguito della bolla immobiliare e poi l’arrivo della pandemia, il gigantesco grattacielo Intempo è stato finalmente terminato. Per molti è un grottesco pugno nell’occhio, per altri, un passo fondamentale sulla strada per trasformare Benidorm nella Miami del Mediterraneo. In questa località della Spagna infatti i grattacieli del resort Costa Blanca possono rivaleggiare con quelli di Manhattan o Hong Kong, con 80 condomini da più di 25 piani di altezza.

# Intempo: il condominio da record è alto 187 metri per 47 piani

Credits intemporesidentialskyresort IG – Intempo

Intempo con i suoi 187 metri, e 47 piani, è il condominio più alto dell’Unione Europea. Le sue torri gemelle vantano anche l’ascensore più veloce della Spagna, che sale a una velocità di 4,2 metri al secondo e può raggiungere l’ultimo piano in 52 secondi. Le torri sono collegate in alto da una struttura a forma di diamante dove il prezzo di un attico è di circa 2 milioni di euro.

Credits intemporesidentialskyresort IG – Intempo interni

Per gli altri appartamenti i prezzi partono da € 257.000 e al momento secondo Uniq Residential, la società che si occupa della loro vendita, 100 dei 256 appartamenti sono stati prevenduti, circa il 60% a spagnoli e il resto a russi, scandinavi, tedeschi e belgi.

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FABIO MARCOMIN

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Milano è la «terza città dove si vive meglio in Italia»: come tornare la numero uno?

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La nuova classifica delle città italiane dove si vive meglio ha visto Milano rientrare nella top 3. Scopriamo perché, quali altre città sono sul podio, quali sono le peggiori e 4 idee per riportare Milano alla posizione che merita. Il primo posto.

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Milano è la «terza città dove si vive meglio in Italia»: come tornare la numero uno?

# Milano è terza per la qualità della vita

Credits: viator.com

La classifica che vede Milano al 3° posto, si basa sul Rapporto BenVivere e Generatività delle Province Italiane 2024, che analizza diversi fattori influenti sulla qualità della vita, come salute, sicurezza, economia, ambiente, inclusione sociale e turismo. Questo report, giunto al sesto anno di analisi, è stato pubblicato su L’Economia Civile e presentato al Festival Nazionale dell’Economia Civile a Firenze.

La notizia più grande è che, per la prima volta dopo 6 anni, Bolzano ha perso il suo primato: scivolata in soli 12 mesi al 10° posto, penalizzata da un calo nei punteggi relativi a legalità e sicurezza, demografia e famiglia, ambiente, cultura, turismo e inclusione economica.

La nuova classifica ha visto imporsi al primo posto Pordenone, che ha guadagnato una posizione rispetto al 2023, mentre Siena ha fatto un salto di 4 posizioni, piazzandosi al secondo. Milano ha migliorato di una posizione rispetto al 2023, riaffacciandosi al terzo posto. 

La top 10 della classifica include alcune sorprese: Trieste, grazie a un incredibile balzo in avanti di 19 posizioni, si è piazzata quarta. Anche Rimini (+23), Udine (+11) e Parma (+2) sono riuscite a entrare nella lista delle migliori 10 città italiane. Le conferme nella top 10 sono Firenze, che anche quest’anno è rimasta stabile al 5° posto, e Trento, che, invece, ha guadagnato 1 posizione piazzandosi sesta.

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# L’altro lato della medaglia: le città in crisi

Credits: freepik

Bolzano e Prato, un tempo tra le migliori città italiane per qualità della vita, hanno subito pesanti cali. Prato ha perso ben 8 posizioni, scendendo fuori dalla top 10, mentre altre città come Bologna (-3), Gorizia (-3) e Ancona (-11) hanno registrato peggioramenti significativi. Ancona, in particolare, ha perso 11 posizioni rispetto al 2023.

Sul fondo della classifica troviamo il Sud Italia. Crotone e Reggio Calabria occupano rispettivamente l’ultimo e il penultimo posto, mentre Taranto si è piazzata al terzultimo posto dopo aver perso due posizioni rispetto al 2023. Altre località meridionali si trovano nelle ultime 10 posizioni:  Caltanissetta, Foggia, Catania e Napoli, che hanno comunque registrato leggeri miglioramenti.

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# Milano: luci e ombre

Le città sono valutate in base a una serie di indicatori suddivisi in dieci macroaree: legalità e sicurezza, salute, lavoro, ambiente e cultura, economia e inclusione, accoglienza, demografia e famiglia, impegno civile, servizi alla persona e turismo. Il report evidenzia che, sebbene il gap tra Nord e Sud si stia riducendo, restano significative le disuguaglianze in termini di benessere.

Milano ha guadagnato terreno soprattutto grazie alle sue performance nel campo della salute, dei servizi alla persona, dell’inclusione economica e della legalità. Tuttavia, nonostante il suo avanzamento nella classifica del BenVivere, Milano non è ancora riuscita a primeggiare, in parte a causa di performance meno brillanti nel settore dell’ambiente, della cultura, del turismo e della sicurezza, aree dove altre città come Pordenone e Siena si distinguono maggiormente.

Milano, quindi, è riuscita a salire sul podio grazie al suo costante sviluppo economico, ai suoi avanzati servizi sanitari e alla capacità di attrarre nuovi investimenti. Tuttavia, per diventare la migliore città italiana in cui vivere, occorreranno ulteriori sforzi, ecco 4 idee.

# Le 4 idee per raggiungere il primato nella qualità della vita

Per far sì che Milano diventi la prima in classifica per qualità della vita, si possono implementare alcune idee pratiche che affrontino direttamente gli indicatori su cui la città può ancora migliorare.

#1 Migliorare i collegamenti tra Milano e l’hinterland

Una delle lacune di Milano: si dovrebbe sviluppare un sistema di trasporti integrato e efficiente, che colleghi Milano alle città limitrofe. Questo potrebbe includere l’ampliamento delle linee della metropolitana, l’aumento della frequenza dei treni regionali e la creazione di corsie dedicate per i bus che collegano le aree suburbane.

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#2 Potenziare la sicurezza

E’ fuor di dubbio che la sicurezza influisca negativamente sul posizionamento di Milano, uno strumento potenzialmente utile, ancorché eticamente problematico, potrebbe essere investire in un sistema di sicurezza comunale intelligente. Si tratterebbe dell’installazione di telecamere di sorveglianza avanzate (con riconoscimento facciale immediato), idealmente solo nelle aree ad alto rischio, coordinate con una maggiore presenza di forze dell’ordine nei quartieri periferici. Ciò potrebbe rafforzare la percezione di sicurezza, migliorando la posizione rispetto agli indicatori di legalità e sicurezza.

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#3 Case low cost e affitti calmierati

Anche i prezzi delle abitazioni incidono negativamente sulla posizione di Milano nella classifica. A medio-lungo termine è fondamentale che il Comune di Milano lanci un piano di edilizia per la costruzione di nuovi alloggi a prezzi accessibili. Allo stesso tempo, a breve termine, potrebbe essere fondamentale avviare politiche che favoriscano l’affitto calmierato degli appartamenti già esistenti per le fasce più deboli e i giovani, facilitando l’accesso alla casa.

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#4 Più natura (e meglio curata)

Milano, tutto sommato, è ricca di parchi e aree verdi, e lo sforzo del Comune per aumentare il verde, introducendo delle vere e proprie “isole” nelle zone più cementificate, è lodevole e, sicuramente, contribuisce al buon posizionamento della città. Tema diverso sono la gestione e la manutenzione effettiva di queste aree verdi che, nella maggior parte dei casi, sono praticamente assenti. Per raggiungere il primo posto, aumentare il numero di aree, parchi e zone verdi potrebbe non bastare, al contrario, una maggiore cura di ciò che già esiste potrebbe essere uno strumento fondamentale per guadagnare posizioni.

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MATTEO RESPINTI

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Il nuovo Eataly? Ci convince… a metà (fotogallery)

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Ingresso

Nella città delle riqualificazioni non poteva mancare il restyling di Eataly che ha festeggiato con un nuovo look e una diversa riorganizzazione i 10 anni dall’apertura del punto vendita nell’ex teatro Smeraldo di piazza XXV aprile. Da clienti della prima ora siamo andati a vedere con i nostri occhi cosa è cambiato. Qualcosa ci è piaciuto, altro un po’ meno. 

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Il nuovo Eataly? Ci convince… a metà (fotogallery)

# Dopo 10 anni Eataly cambia faccia

Alla sua apertura 10 anni fa, eravamo tra quelli addolorati per la perdita di un tempio della cultura milanese, il teatro Smeraldo. Ma poi, mese dopo mese, il lutto è stato alleviato dalla ricca offerta di prodotti di qualità, in particolare da quelli provenienti da piccole realtà regionali e nazionali. A distanza di 10 anni dalla prima apertura, Eataly di piazza XXV aprile ha deciso di presentarsi ai milanesi con una nuova veste. I lavori sono durati l’intera estate che lo avevano trasformato in un cantiere con alcuni scorci che lasciavano pregustare le novità. Finalmente il nuovo Eataly si è svelato e, come sempre accade quando qualcosa cambia a Milano, si è subito acceso tra i cittadini il dibattito sul giudizio da dare alla trasformazione. Queste le nostre impressioni. 

# Punti forza: estetica e più punti vendita

Partiamo con il principale punto di forza. L’estetica. E’ diventato più bello. Soprattutto l’ingresso. Prima l’entrata era ingolfata dalle casse che lo rendevano più simile a un classico supermercato che a un piccolo centro commerciale. Le casse sono state “nascoste” all’interno, dove prima c’erano sedie e tavoli utilizzati anche da studenti e da smart worker. 

All’ingresso ora si viene accolti da una pasticceria e caffetteria che orienta i clienti sulla principale differenza concreta rispetto alla versione precedente. Rispetto a prima ci sono molti più punti vendita di prodotti gastronomici da consumare in asporto o anche in loco. In buona parte gestiti in modo autonomo, con proprie casse, un po’ come gli spazi di ristorazione del Mercato Centrale in Stazione o dell’ex Fico di Bologna. In particolare, se si entra, tutta la parte sinistra del piano terra ospita ora singoli punti di vendita, quando in precedenza lo spazio era interamente occupato da scaffali di prodotti.

# Meno frutta e verdura, meno extra food, più prodotti con marchio “Eataly”

Frutta e verdura ora in fondo al pianterreno

Sempre nel piano terra, uno dei motivi che avevano reso più popolare Eataly a Milano era l’impressionante offerta di frutta e verdura che, invece, ora sembra assai ridimensionata e collocata in fondo al piano.

Sembra evidente la diminuzione della superficie lasciata ai prodotti freschi o a veloce deperibilità che prima erano uno dei fattori di grande successo. Il reparto vini, sempre di livello notevole, è stato portato al piano superiore mentre i ristoranti sono stati portati all’ultimo piano. La gastronomia al piano rialzato è rimasta uguale. Nell’offerta dei prodotti, a prima vista sembra aumentata notevolmente quella di marchio commerciale Eataly, presente ormai in quasi tutte le categorie merceologiche con una precedenza nella posizione rispetto alle altre marche. In generale, ci sono più prodotti brandizzati Eataly e meno prodotti extra food (es. libri). 

In sintesi, il locale è più bello e più gradevole, incentiva di più le consumazioni in loco. L’altra faccia della medaglia è che c’è meno offerta di prodotti da “supermercato di qualità”, con alcune sezioni di prodotti in vendita che appaiono ridimensionate. 

# Fotogallery

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ANDREA ZOPPOLATO

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Anche l’Area C si rivolta alle politiche anti-traffico

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Credits: settenews.it - Area C

A molti sembrava che le politiche anti traffico del Comune di Milano fossero discriminanti per chi vive in periferia o nell’hinterland. In pratica, si aveva l’impressione che si stesse trasformando l’Area C in un fortino a tutela di chi ci vive. Ma non è così. Come emerge oggi sul Corriere Milano, sono molti i disagi anche per chi abita in pieno centro. Non solo: per certi aspetti sono perfino penalizzati rispetto a chi vive fuori. 

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Anche l’Area C si rivolta alle politiche anti-traffico

Lunedì 7 ottobre esce sul Corriere Milano un pezzo di Isabella Bossi Fedrigotti, Se l’area C «punisce» chi abita in centro, che dà voce a residenti in Area C critici verso le norme antitraffico. Vediamo le testimonianze e quali sono i disagi riscontrati.

# «Ogni volta che ci muoviamo, paghiamo»

Credits cheautocompro.it IG – Area C

Apre le danze Margherita Corti, che spiega che: «Noi che abitiamo in centro per rientrare a casa dobbiamo pagare a differenza degli altri residenti. Se torniamo dall’aeroporto, paghiamo. Se torniamo da un ospedale che non siano il Policlinico o Multimedica, paghiamo. Se ci rechiamo in discarica, paghiamo; se andiamo al cimitero, paghiamo. Possiamo fare la spesa nei grossi supermercati solo la sera; e il sabato e la domenica, ma da fine anno non più. Non abbiamo gli stessi diritti degli altri milanesi, che possono utilizzare l’auto (e inquinare) quanto vogliono. Sarà costituzionale? E’ evidente che il balzello è stato creato per rimpinguare le casse comunali, mai sazie.»

# «L’Area C divide in due i cittadini»

Telecamere Area B

Prosegue Pierluigi Lusona: «A proposito dell’estensione della durata dell’Area C, osservo che è una tassa che divide in due la città, colpendo soprattutto le persone anziane e comunque con fragilità fisiche che impediscono di usare i mezzi pubblici, anche perché nei metrò spesso le scale mobili non funzionano e nei mezzi di superficie le attese sono diventate lunghissime.»

# «L’ideologia conta più del benessere dei cittadini»

Conclude Massimo Mazzonelli: «Siamo vessati e costretti a subire decisioni cervellotiche, frutto di pura ideologia e non di buon senso e attenzione per il benessere dei cittadini.»

Fonte: Se l’area C «punisce» chi abita in centro, Isabella Bossi Fedrigotti, Corriere Milano

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MILANO CITTA’ STATO

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Da palazzetto a condominio: il nuovo futuro del Palasharp?

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Credits lombardiapost.it - Palasharp dall'alto

Dopo aver individuato nella vendita di San Siro una possibile fonte di risorse per realizzare uno degli obiettivi del Piano Casa, più case per giovani e studenti, il Sindaco Sala avrebbe individuato l’area della tensostruttura in disuso da anni per costruire nuove case a prezzi accessibili. L’ex Palasharp, dopo che ha perso l’occasione di essere riqualificata per le Olimpiadi Invernali 2026, potrebbe quindi rinascere una volta per tutte. Si farà qualcosa anche per il vicino terminal dei bus?

Da palazzetto a condominio: il nuovo futuro del Palasharp?

# Da Sinatra all’Olimpia, fino al triste epilogo

Palasharp

Un luogo diventato di culto a causa dell’eccezionale nevicata del 1985, definita la nevicata del secolo con 90 cm di neve depositata sulle strade (anche se nel ‘900 se ne registrano di peggiori ndr), che fece crollare il tetto per del Palasport di San Siro. Per ospitare tutti gli eventi previsti al suo interno si rese necessaria la costruzione di una nuova struttura. La famiglia Togni allestì così in pochi mesi nel 1986 una tensostruttura in zona Lampugnano da tutti ora conosciuta come PalaSharp, una delle diverse denominazione che si sono succedete in base allo sponsor del momento. Dopo il primo spettacolo, tenuto da Frank Sinatra, vi suonarono U2, Paul McCartney, Pavarotti, Sting, Vasco Rossi, Morricone, ci giocò l’Olimpia prima del trasferimento al Forum di Assago e ci fu persino il Wrestling, di moda durante gli anni ’90. Costruita in pratica di abuso edilizio, è stata a lungo a rischio di demolizione. Nel 2011 lo sfratto del gestore da parte del Comune di Milano e il successivo abbandono e degrado.

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# Persa l’occasione per diventare arena dell’hockey potrebbe lasciare spazio a case popolari

coordinamentotutelaparcoovest IG – Palasharp

Nel corso degli ultimi 13 anni sono state fatte alcune ipotesi sul destino dell’area di via Antonio Sant’Elia 33. Tra queste la costruzione di una moschea, ma nonostante un bando vinto dalle Associazioni islamiche milanesi non se ne fece nulla, e in ultimo quella della Milano Hockey Arena per ospitare le gare di hockey femminili durante le Olimpiadi Invernali 2026. Un’occasione persa a causa di richieste di modifiche del Cio sul progetto, contenziosi tra proponenti e Comune di Milano e una serie di ricorsi al Tar, persino dal vicino istituto delle Suore della Riparazione. Per questo motivo il 3 ottobre la struttura è stata trasferita dalla direzione Sport alla direzione Demanio e Patrimonio, con l’obiettivo di fare cassa o sfruttare l’area per raggiungere uno degli obiettivi del Piano Casa: mettere a disposizione più case per giovani e studenti.

Maps – Area Palasharp

Queste la parole di Sala durante la cerimonia per il 164° anniversario della fondazione della Polizia Locale: «Al momento l’ex Palasharp è affidato all’assessore alla Casa, Guido Bardelli. Stiamo cercando di individuare spazi per elaborare il nostro Piano Casa. Una delle aree potrebbe essere quella dove si trova l’ex palazzetto, visto che è ben servita (ci sono tre fermate di metropolitana rossa a poca distanza ndr). Se Bardelli ci dirà che si possono realizzare case lì, potrà essere una buona soluzione».

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# 250 milioni per il piano Casa

Credits Andrea Cherchi – Case a ringhiera Ortica

Il Comune di Milano avrebbe già individuato parte delle risorse da destinare al Piano Casa, si parla di circa 250 milioni di euro: 200 dalla vendita dello Stadio Meazza e dell’aree circostanti, il resto dalla vendita delle quote dei Fondi immobiliari del Comune di Milano. Tornado all’area dell’ex Palasharp, la possibilità di costruire al suo posto abitazioni a prezzi accessibili potrebbe mettere la fine ad anni di inconcludenza da parte della politica, restituendo la giusta dignità a questa zona della città e contribuendo a ridurre l’emergenza abitativa.

# Un volano per far rinascere anche il terminal bus di Lampugnano?

Lampugnano
Lampugnano

Potrebbe inoltre essere da volano per la rinascita di un’altra struttura funzionante ma allo stesso tempo oggetto di degrado e incuria: il terminal bus di Lampugnano. Un vero scempio, ancora di più se raffrontato alle stazioni di bus internazionali nel resto d’Europa.

Leggi anche: MAQUILLAGE di GRAMSCI e LAMPUGNANO: le immagini in anteprima

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FABIO MARCOMIN

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Il piccolo mondo antico in Lombardia

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fondoambiente IG - Villa Fogazzaro

Un luogo magico che entra nel cuore: è il lago di Lugano le cui estremità appartengono alla provincia di Como e di Varese.

Il piccolo mondo antico in Lombardia

#1 Il piccolo mondo antico di Fogazzaro 

Di Fogazzaro, Antonio, 1842-1911 – Disponibile nella biblioteca digitale BEIC e caricato in collaborazione con Fondazione BEIC.Internet Archive identifier: piccolomondoanti00fogauoft, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=87448226 – Piccolo Mondo Antico

Siamo in Valsolda, una valle famosa per i suoi paesaggi incantati immersi nella storia e nella natura. Proprio qui, ha lasciato un segno indelebile Antonio Fogazzaro autore del celebre romanzo Piccolo mondo antico

lemozionediunviaggio IG – Oria
Castello è un piccolo borgo arroccato sulle vette che circondano il lago di Lugano. Proprio qui, in frazione Oria, si trova la villa Fogazzaro Roi.

#2 Lì dove il tempo si è fermato 

villafogazzaroroi IG
Visitare questi luoghi significa fermare il tempo, abbracciare ritmi lenti e lasciarsi trasportare da queste atmosfere riportate in vita grazie al Marchese Roi, pronipote dello scrittore, che donò la villa al Fai. Un omaggio allo scrittore ma anche un dono al pubblico dei visitatori che hanno avuto così modo di apprezzare questo luogo e approfondire la conoscenza di quel piccolo mondo antico.
 
lemozionediunviaggio IG – Villa Fogazzaro
La storia della borghesia lombarda di fine ‘800, ha potuto così rinascere tra le sale della villa, i manoscritti, i documenti fotografici, i libri e gli oggetti personali. Proprio in questi luoghi lo scrittore visse gran parte della sua esistenza. Proprio qui compose e ambientò il capolavoro pubblicato nel 1896.

#3 Le chicche

Da non perdere poi la galleria ricca di affreschi, la darsena privata raccontata nel romanzo, il giardino pensile ricco di siepi e cespugli fioriti e con vista sul Ceresio, i dintorni costellati da tanti borghi pittoreschi come Porlezza e il suo splendido centro storico o Gandria con i vicoli, le stradine e gli scorci panoramici sorprendenti.
 
villafogazzaroroi IG – Esterno
Una vera e propria esperienza sensoriale insomma. Un piccolo microcosmo che vale la pena visitare, conoscere e proteggere.

Continua la lettura con: Il borgo svizzero a 80 chilometri dall’Italia che paga fino a 75.000 euro per trasferirsi

ALESSANDRA GURRIERI

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Le università di Milano dove si sono laureate le persone famose

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Milanesi tutti dottori. Almeno quelli famosi. Ma quali sono le università che aprono di più le porte alla celebrità? Questa è la classifica parziale basata sui laureati trovati sul web. Se ce ne segnalate altri, la classifica sarà aggiornata in tempo reale. 

Le università di Milano dove si sono laureate le persone famose

#4 Politecnico

Stefano Belisari (Elio) (Ingegneria Elettronica)
Carlo Emilio Gadda (Ingegneria)
Adriano Olivetti (Ingegneria Chimica)
Enrico Forlanini (Ingegneria Aeronautica)
Stefano Boeri (Architettura)
Renzo Piano (Architettura)

#3 Statale

Miuccia Prada (Scienze Politiche)
Silvio Berlusconi (Giurisprudenza)
Gabriele Albertini (Giurisprudenza)
Antonella Clerici (Giurisprudenza)
Raffaele Morelli (Medicina)
Gino Strada (Medicina)
Enzo Jannacci (Medicina)
Letizia Moratti (Scienze politiche)

miuccia_prada
miuccia_prada

#2 Università Bocconi

Lara Comi
Beppe Sala
Marco Tronchetti Provera
Marco Cappato
Emma Bonino (quando era anche Lingue)
Davide Casaleggio
Tito Boeri
Enrico Bertolino
Mario Monti
Andrea Agnelli
Sara Tommasi

lara comi
lara comi

#1 Cattolica

Cristina Parodi
Maurizio Lupi
Angelo Scola
Nicola Trussardi
Vincenzo Mollica
Benedetta Parodi
Alfonso Signorini
Silvia Toffanin
Angelino Alfano
Ciriaco De Mita
Roberto Formigoni
Romano Prodi
Roberto Vecchioni
Geppi Cucciari

Cristina Parodi
Cristina Parodi

ALTRE:

IULM

Giorgia Surina (Scienza della comunicazione)

Conservatorio G. Verdi

Malika Ayane

Università di Pavia

Diana Bracco (chimica)

Continua la lettura con: Dove sono andate a scuola le celebrità di Milano?

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