Ogni sera si può andare a letto a Milano e svegliarsi davanti a una Sacher a Vienna oppure a Monaco di Baviera. Questo l’orario e il costo dei biglietti.
Il “NIGHT JET”: ogni sera da Milano parte un TRENO per VIENNA e MONACO DI BAVIERA
# Il treno EuroNight 235: dal mare al cuore d’Europa
credits: travel.fanpage.it -La Spezia
Compie un anno il treno EuroNight 235 che mette in connessione Milano con Vienna e Monaco. Il collegamento parte dal mare: si parte da La Spezia alle 17.10 e dopo Genova si arriva a Pavia alle ore 21:06. Poi è la volta di Milano: da Rogoredo parte alle 21.26. Le tappe successive sono: Brescia, Desenzano, Peschiera, Verona, Vicenza, Padova e Tarvisio fino a Villach in Austria dove le carrozze si separano: una va in direzione Vienna con arrivo alle 8:52 del mattino seguente, l’altra arriva a Monaco di Baviera alle 9:22 sempre del mattino successivo.
Il viaggio di ritorno parte da Vienna alle ore 19:18 e da Monaco di Baviera alle 20:09, con arrivo a Milano prima delle 8.00 del giorno dopo.
# Quanto costa il biglietto del “Night Jet”
Credits touringclubitliano – nightjet_new_2021
Il servizio viene esercitato tramite i “Night Jet” delle ferrovie austriache, formati da carrozze con posti a sedere di 2° classe, da carrozze cuccette e da vetture letto. Il biglietto di sola andata con prenotazione del posto, e partenze da Milano, Vienna o Monaco, parte da 30 euro e si può acquistare sul sito di Trenitalia o di Obb. L’opzione cuccetta costa 20 euro in più, per il vagone letto si devono aggiungere invece 40 euro.
Una lingua che rischia di scomparire ma che gli abitanti del luogo si stanno impegnando a preservare. Ecco dove si trova e a chi si deve questa tradizione storica.
Il VILLAGGIO ITALIANO dove si parla un TEDESCO MEDIEVALE (a due ore da Milano)
# Il popolo Walser ha iniziato la sua storia in Valsesia attorno alla metà del XIII secolo
Credits: Alagna FB
Inizia attorno alla metà del XXI secolo la storia del popolo Walser in Valsesia, un gruppo di piccoli coloni originari della Sassonia, che arrivarono nelle valli a sud del Monte Rosa in diversi momenti, sviluppando poi gli attuali insediamenti. Il nome Walser è una derivazione del tedesco “Walliser”, vallesano quindi abitante del Canton Vallese. Rimasti isolati per secoli sono riusciti a ricreare delle comunità nonostante il territorio impervio a 1.200 metri d’altezza, adattandosi a vivere in luoghi difficili, con inverni lunghi e freddi e poche risorse a parte il bestiame e pochi ortaggi ricavati coltivando la terra.
# Cosa è rimasto delle colonie Walser a sud del Monte Rosa
Credits: invalsesia.it
Sono sei le colonie Walser ancora presenti nelle valli del Monte Rosa: Riva Vaddobbia, Rima San Giuseppe, Carcoforo, Rimasco, Ribella e Alagna. Quest’ultimo è forse il comune che più di tutti ha preservato l’eredità culturale dei Walser, rimangono ancora le sue case caratteristiche, i suoi vecchi mulini, la segheria ad acqua.
Credits: alagna.it – Museo Walser Alagna
Per ricordare la storia e osservare la cultura e lo stile di vita di questo antico popolo rurale si può visitare il museo realizzato verso la fine degli anni ’70 del secolo scorso all’interno di una delle abitazioni dei Walser.
# Titzschu: il tedesco medievale parlato ancora a Alagna Valsesia
La tradizione più distintiva del borgo di Alagna però è lo titzschu, una sorta di tedesco medievale, che sta pian piano scomparendo e di cui gli abitanti del luogo si stanno impegnando a mantenerne la memoria attraverso incontri di lettura dei testi antichi con le generazioni più giovani. Nello specifico è una variante del tedesco meridionale chiamato “altissimo alemanno” che contiene molti richiami alla forma arcaica del dialetto svizzero tedesco. Altre varianti sono il titsch di Gressoney-Saint-Jean e di Macugnaga, il töitschu di Issime.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
La nostra bella Milano, come le stelle, è trapuntata di statue, celebri e non. Per parlare di tutte bisognerebbe fare un trattato, quindi abbiamo scelto alcuni monumenti particolari, senza seguire un ordine cronologico preciso. Da dove iniziare?
In via San Dionigi si trova ‘El Signurun de Milan’, una enorme statua di Cristo che sorregge una croce con una mano e con l’altra benedice. Fino a poco tempo fa la mano che benediceva non esisteva più poiché troncata da una ruspa in movimento. La statua è posta a protezione di una casa abbandonata. La sua origine è incerta: c’è chi dice che comparve una notte dalle acque della Roggia Vettabbia, chi dice che fu recuperata da un carrettiere che la trovò tra gli scarti di uno scultore. Quello che è certo è che il luogo in cui si trova la statua un tempo si affacciava sull’acqua e la statua doveva apparire a dare il benvenuto a chi entrava a Milano.
Se vi dicessi che a Milano c’è un monumento dedicato a Evita Peron? Ebbene sì, pochi lo sanno ma le spoglie della celebre moglie di Juan Domingo Peron, presidente argentino, hanno riposato per molti anni a Milano. Come è possibile? Facciamo un piccolo passo indietro. Nel 1952 Evita Peron muore. Per l’Argentina è un duro colpo, la paladina dei descamisados, attenta ai problemi sociali e per questo molto amata non c’è più. Il suo corpo avrebbe dovuto essere posto in una cappella, ma nel 1955 Peron è costretto a scappare e i nuovi leader argentini si affrettano a far sparire il corpo di Evita per evitare che si formi una sorta di culto. Addirittura si dice che lo nascondano in armadi. Nel 1957 il suo feretro sta ancora girando finché, su consiglio di un prete italiano, il 13 maggio 1957 arriva al cimitero di Musocco e poi viene traslato e sepolto al cimitero Monumentale in una tomba a nome Maria Maggi de Magistris. La vicenda cade nel dimenticatoio fino al 1970 quando un gruppo di peronisti attraverso una vicenda rocambolesca riportano il corpo a Peron, che nel frattempo era a Madrid. Egli conserverà le spoglie della defunta moglie fino al 1974, anno in cui la riporterà in Argentina. Da allora è meta di un incessante pellegrinaggio. A Milano, a ricordo di questa vicenda nel 2005 è stato inaugurato un monumento alla sua memoria, a pochi metri dal luogo in cui ha riposato per anni.
Spostandoci in piazza Vetra, in quello che è conosciuto come il Parco delle Basiliche, troviamo un particolarissimo monumento. È una struttura in ferro che sale verso il cielo e in cima reca la scritta ‘Pax’. Esso ricorda il punto esatto dove venivano eseguite le condanne a morte, in particolare quelle delle streghe. Ariberto da Intimiano, vescovo di Milano, fu un grande persecutore e inizio lui a tenere qui i roghi di purificazione. Nei secoli l’usanza si consolidò. Il Tribunale dell’Inquisizione si trovava a pochi passi, in piazza Sant’Eustorgio e le vittime condannate passavano su un ponticello di legno sul fiume Vetra, che scorre ancora sotto il parco, conosciuto da tutti come ponte dei sospiri. Molte donne morirono qui fino al 1641 quando furono bruciate le ultime due, Maria Palmolea e Margarita Martignana.
Un omaggio ai piccoli. In corso Indipendenza sorge la statua di Pinocchio. L’opera del 1955 di Attilio Fagioli è in realtà una fontana anche se non più in funzione da anni. Raffigura un Pinocchio, diventato bambino che guarda il burattino che giace ai suoi piedi circondato dal gatto e dalla volpe.
#5 Ago, filo e nodo
L’Ago, filo e nodo di Claes Oldenburg e sua moglie Coosje Van Bruggen in pochi anni è diventata una delle istallazioni più conosciute (e criticate) di Milano. Erroneamente si dà la maternità di quest’opera a Gae Aulenti che in realtà ha risistemato solo piazza Cadorna. Il monumento è stato collocato qui nel 2000 in occasione appunto della risistemazione da parte della Aulenti. Il suo significato ha dato adito a molte interpretazioni: il filo rosso verde e giallo è senz’altro un richiamo ai colori delle linee metropolitane meneghine, la sinuosità del filo poi rimanda al simbolo dei Visconti, il serpente con il bambino in bocca. Infine sicuramente l’installazione vuole essere un omaggio alla laboriosità milanese e al mondo della moda peculiare alla nostra città.
#6 Monumento alle V Giornate di Milano
Al centro della Piazza V Giornate vi è un obelisco eretto in ricordo dei fatti del marzo 1848. Tale obelisco è circondato da un leone, un’aquila e cinque donne che rappresentano le cinque giornate. Molte curiosità sono nate attorno a questo monumento. Pare infatti che l’autore non riuscisse a trovare una donna veramente disperata da ritrarre. Cosi tornando a casa disse a sua moglie che aveva deciso di lasciarla per un’altra donna. La moglie, disperata, pianse fino allo sfinimento e lui la ritrasse. Solo al termine le rivelò che era una messinscena.
Il vero problema fu però il leone perché l’ autore non voleva ritrarre un animale impagliato, ma all’epoca non era semplice reperire un leone in carne ed ossa. Il Comune allora, che era il committente, consentì all’artista di acquistarne uno. L’autore quindi acquistò il leone Borleo da un circo. Quando tutto fu pronto per il ritratto però l’artista si rese conto che la povera bestia non aveva indole feroce, ma era come un grosso gattone. Per cercare di aizzarlo il Grandi gli tirò addosso pezzi di creta, gessi ed altro ma la bestia si limitò a inghiottire tutto procurandosi però una occlusione intestinale. Alcuni amici allora costruirono un tubo con attaccato un mantice per poter ‘aiutare’ il leone. All’inizio dell’operazione l’animale era tranquillo ma quando azionarono il mantice che pompava acqua e sapone nell’intestino del leone esso fece un ruggito tremendo. Il nostro autore era pronto a ritrarlo come lo possiamo ammirare oggi.
#7 Statua di Giuseppe Missori
Last but not least, come direbbero gli inglesi, troviamo la statua a Giuseppe Missori, patriota garibaldino e consigliere del comune di Milano. Il monumento a lui dedicato rappresenta un fiero cavaliere su un cavallo che sembra sfinito. Tra i milanesi tale statua divenne subito nota come “quella del cavallo stanco”. In breve tempo infatti il cavallo di Missori divenne una attrazione e ci fu chi propose di intitolare la piazza non a Missori bensì al suo destriero!
Presso il padiglione Salva il Suolo alla COP28 di Dubai, i principali scienziati del suolo di tutto il mondo si sono riuniti in una serie di tavole rotonde. Per la prima volta, la salute del suolo riceve l’attenzione dovuta come soluzione ai problemi climatici.
Il 5 DICEMBRE è la GIORNATA MONDIALE del SUOLO
# Per il suolo e per ciò che fornisce agli 8 miliardi di persone sulla Terra non ci sono alternative
La Prof.ssa Bridget Emmett, OBE, responsabile dell’Area Scientifica, Suoli & Uso del Suolo, Centro di Ecologia e Idrologia del Regno Unito, in occasione della tavola rotonda Salva il Suolo alla COP28 spiega come non ci siano soluzioni alternative per il suolo e per ciò che può produrre: “Mentre abbiamo altre soluzioni per il cambiamento climatico, come le risorse energetiche rinnovabili, non abbiamo alternative per il suolo e per ciò che ci fornisce, ovvero il 95% della nostra produzione alimentare, per i nostri 8 miliardi di persone, la regolazione del flusso dell’acqua e l’habitat del 25% della biodiversità globale“.
# Il movimento Salva il Suolo, fondato da Sadhguru
Il movimento Salva il Suolo, fondato da Sadhguru, intende sostenere i governi di tutto il mondo per stabilire politiche sulla salute del suolo. I principali esperti sono d’accordo che un suolo sano sarà la chiave per affrontare la crisi climatica. Secondo un recente studio di Salva il Suolo un suolo agricolo sano potrebbe sequestrare il 27% del carbonio necessario per mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi.
Lo yogi indiano Sadhguru, fondatore di Salva il Suolo (sostenuto da UNCCD, UNEP, IUCN, Programma Alimentare Mondiale e UNFAO) sta conducendo una serie di colloqui sul clima alla COP28. Nella Giornata mondiale del suolo Sadhguru è anche l’ospite principale di “The Wake Up Experience”, uno straordinario evento di proiezione multimediale presso l’Al Wasl Dome nella Giornata mondiale del suolo (5 dicembre), organizzato da Impact Nest per la COP28 in collaborazione con l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che metterà in luce i modi per affrontare il problema della migrazione causata dal cambiamento climatico.
# L’obiettivo è mantenere un minimo di 3-6% di sostanza organica nel suolo agricolo
La raccomandazione politica complessiva di Salva il Suolo è quella di mantenere un minimo di 3-6% di sostanza organica nel suolo agricolo, in modo da garantirne la salute e la prosperità. Nei terreni agricoli italiani la media di sostanza organica è di appena il 2%. Un dato quindi al di sotto della soglia minima accettata. Il movimento mira a sostenere il governo nell’adottare una politica del suolo.
Rivolgendosi al pubblico del padiglione Salva il Suolo, la dott.ssa Rosa M. Poch, presidente del Gruppo Tecnico Intergov. sui Suoli, ha detto: “È giunto il momento di riconoscere che, occupandoci del suolo, il più grande ecosistema vivente del mondo, e prendendocene cura, potremmo trovare le risposte che abbiamo sempre cercato“.
Altre informazioni sugli eventi di Salva il Suolo alla COP28 sono disponibili su: savesoil.org/cop28
L’apertura integrale della M4 è programmata per la fine del 2024. Ma il Comune di Milano non si ferma: lavora insieme al Governo per espandere la sua rete sia all’interno dei suoi confini che nell’hinterland. Sono previsti oltre 2,5 miliardi di investimenti per 28 km di metropolitane: si fa sempre più concreto il sogno M6. Anche se Comune e Governo sembrano avere idee diverse sul percorso. Il punto sui progetti.
La METRO del futuro a Milano: il SOGNO M6 da MIND a…? Le DUE IPOTESI per il CAPOLINEA
# Due prolungamenti per la M1 con oltre 5 km e 5 fermate
Partiamo dalla prima linea di Milano, la M1 o linea rossa. Sono due i prolungamenti attesi: uno a nord di 1,9 km e due fermate (Sesto Restellone e Cinisello/Monza Bettola), un altro ad ovest di 3,3 km e tre fermate (Parri, Baggio e Quartiere Olmi).
Il primo è partito nel 2011 e ha subito numerosi stop, per motivi burocratici ed economici, ma la ripartenza di alcune lavorazioni circa un mese ha riacceso la speranza di vederlo terminato. Se nei prossimi mesi la società che ha rinunciato all’incarico ritorna sui suoi passi e vengono trovati 30 milioni di extra costi, potrebbe inaugurare nel 2027.
Credits Comune di Milano – Estensione M1 Quartiere degli Olmi
Il secondo è in attesa della gara di bando, dopo la conferma della copertura di 40 milioni di extra costi, che dovrebbe avvenire nel 2024 con avvio dei cantieri nel 2025. Poi previsti almeno 5-6 anni di lavori.
# Per la M2 probabile estensione a nord con metrotranvia di 12 km
Prolungamento M2
Pare accantonata invece di allungare la M2 verso nord, perlomeno come metropolitana. Tutti i comuni interessati (Brugherio, Carugate, Agrate, Concorezzo e Vimercate) hanno optato per una metrotranvia di 12 chilometri e 10 fermate per un spesa investimento di 600 milioni di euro. Al momento è in corso il progetto preliminare e non si hanno orizzonti certi.
# La linea M3 aggiunge due fermate a sud, altre 8 di metrotranvia
Tracciato M3 fino a Paullo
Per la M3 a sud è in corso la stesura di un piano di fattibilità tecnica ed economica per un prolungamento di 4,4 chilometri da San Donato fino a Peschiera Borromeo, con da due fermate: San Donato-De Gasperi e Peschiera. Circa 500 milioni di euro l’investimento. Fino a Paullo si dovrebbe proseguire con un metrotranvia di 8 fermate.
Oltre Comasina prevista invece la riqualificazione delle metrotranvia fino a Limbiate attraverso Cormano, Paderno Dugnano, Senago e Varedo per 11,5 km. Confermati dal MIT i 30 milioni di euro per coprire gli extra costi.
# La linea M4 fino a Segrate a est, in valutazione estensione ad ovest
Credits segratecitylab – Hub segrate
A fine 2024 attesa la completa apertura della M4. Nel frattempo la giunta di Milano ha approvato il Piano di fattibilità tecnica ed economica per il progetto di estensione della linea fino a Segrate, un tracciato di 3,1 km con 2 nuove fermate: Idroscalo-San Felice e Segrate punta Est. La linea passa sotto il lago artificiale e poi è previsto l’interscambio con la futura stazione AV di Segrate. Mancano 44 milioni di euro dei 470 necessari. I prossimi passi: progetto definitivo, esecutivo, indizione bando e avvio lavori. Inaugurazione non prima del 2030.
Credits milanotoday – Percorso breve M4 a Buccinasco
Ad ovest possibili due scenari: il prolungamento di una/due fermate a Buccinasco e Corsico o il potenziamento del servizio da parte di Trenord dalla linea ferroviaria Milano-Mortara oggi disastroso.
# La M5 raddoppia con estensione del tracciato a nord, probabile allungamento anche dopo San Siro
Credits ascuoladiopencoesione.it – Tracciato M5
La linea M5 ha già pronto il progetto esecutivo per raddoppiare il tracciato, 11 fermate e 13 chilometri di nuovo tracciato a nord fino al Polo Istituzionale di Monza. Vanno trovati 300 milioni di euro, maturati a causa dell’aumento delle materie prime, da aggiungere ai 900 milioni già stanziati. Inaugurazione tra il 2029 e il 2030.
Rispetto alle ipotesi più ambiziose la linea potrebbe allungarsi ad ovest di sole due fermate, Quarto Cagnino e Quinto Romano, e non fino a Settimo Milanese quindi oltre i confini comunali. Lo studio di fattibilità di MM ha ipotizzato un percorso aggiuntivo di 2,5 km per un investimento di 350 milioni di euro.
La novità più importante per il futuro riguarda una linea che ancora non c’è: la M6 o linea rosa. Un’idea che nasce già da prima di Expo2015, era tra le opere inserite nel dossier di presentazione anche se con un tracciato diverso da quelli allo studio oggi. Il Comune di Milano ha ottenuto le risorse per realizzare lo studio di fattibilità per un tracciato che copra in modo orizzontale l’area sud della città per poi proseguire ad ovest chiudendo idealmente il percorso della futura Circle Line. Da MIND a Santa Giulia intercetterebbe tutte le linee metropolitane esistenti incrociando la Circle Line alla stazione MIND-Merlata, la M1 e M5 ad ovest, la M4 a sud ovest, la M2 e la M3 a sud con probabile interscambio a Lodi T.I.B.B. a servizio dello Scalo Romana.
Credits: milanosud.it
L’altra ipotesi, che sembra godere dei favori del Governo italiano, prevede un tracciato a sud lungo l’asse di Via Ripamonti per servire il quartiere Vigentino, lo IEO, Noverasco e fare capolinea nel Comune di Opera, dove verrebbe realizzato il deposito-officina e un hub dell’Alta Velocità per i Frecciarossa e gli Italo Treno diretti a Genova.
Di certo esiste il prolungamento di 1,3 km del tram 24, previsto in futuro come linea di forza e quindi trasformato in metrotranvia, di una fermata fino al quartiere Selvanesco per servire l’Istituto Europeo di Oncologia.
Dove vivere la magia del Natale tra luci, attrazioni e mercatini con prodotti gastronomici e artigianali. Scopriamo la selezione per il Natale 2023.
I più BEI VILLAGGI di NATALE della LOMBARDIA
MILANO
# Fiera degli Oh Bej! Oh Bej! in Piazza Castello
Credits oshka_milano IG – Oh bej Oh Bej
Il più tradizionale e storico degli appuntamenti natalizi di Milano, da oltre cinque secoli. La Fiera degli Oh Bej! Oh Bej!, tra Piazza Castello, Piazza del Cannone e Via Minghetti, apre giovedì 7 chiude domenica 10 dicembre 2023. Oltre 200 espositori con bancarelle di prodotti artigianali, gastronomici e per bambini. Tra questi rigattieri, fioristi, artigiani, mestieranti, venditori di stampe e libri, maestri del ferro battuto, giocattolai, venditori di dolci, caldarroste e “Firunatt” o “Firòn.
Un altro classico mercatino milanese è quello di Natale attorno al Duomo, dall’1 dicembre al 6 gennaio 2024, con 78 casette espositive. Disposti lungo il lato sinistro e il retro della cattedrale negli chalet si possono trovare prodotti enogastronomici provenienti da varie regioni e oggetti di artigianato natalizio come decorazioni, palline per alberi di Natale, presepi e calze della befana, e di abbigliamento come sciarpe, cappelli, guanti e cappotti.
# Il Villaggio delle Meraviglie ai Giardini di Porta Venezia
Credits eve_starb IG – Villaggio delle Meraviglie
Il Villaggio della Meraviglie, con la sua pista di pattinaggio da record, ha aperto i battenti il 18 novembre e chiude il 7 gennaio 2024. Un luogo magico per i bambini nei Giardini Indro Montanelli con la Casa di Babbo Natale, quella di Geronimo Stilton, un palco centrale dove gli Elfi e tutti i personaggi propongono momenti di gioco come la celebre baby dance, svariate giostre e il mercatino per lo shopping natalizio con street food e idee regalo.
# A Christmas Magic, il parco di Natale più grande d’Italia al MICO
Parco di Natale MICO
Dal 7 dicembre 2023 al 7 gennaio 2024 Allianz MiCo di Citylife ospita “A Christmas Magic”: il parco di Natale più grande d’Italia. Un “Paese dei Balocchi” per i più piccoli con luci, tecnologia e installazioni inedite a tema natalizio e numerose attrazioni tra cui la mongolfiera “Luna Express”, la fabbrica dei giocattoli, il bosco incantato, la nuvola stellare e il calendario dell’avvento.
# Green Christmas in Fonderia Napoleonica
milanosguardinediti.it – Fonderia Napoleonica
In Fonderia Napoleonica si tiene la decima edizione del mercatino più verde: il Green Christmas. Due giorni, il 16 e 17 dicembre 2023, dove viene fatto spazio a chi fa economia circolare, utilizzando materiali di scarto, riciclati e riciclabili con la possibilità di comprare regali sostenibili e di alta qualità artigiana.
# La Boutique dei Nasi Rossi in zona Precotto
avs_associazionivolontaricolnasorosso IG – La boutique dei nasi rossi
La Boutique dei Nasi Rossi è il mercatino natalizio dell’Associazione Veronica Sacchi ODV (AVS) di Milano, organizzato negli spazi dell’associazione in via Guanella 11-2/4, zona Precotto. Si tiene dall’1 al 24 dicembre con più di 200 mq dove scoprire abbigliamento nuovo e vintage, giocattoli, libri, prodotti per la cura del corpo e oggettistica ma anche golosità gastronomiche e del commercio equo, birra artigianale, ottimi vini di diverse regioni e produzioni artigianali.
# Il Banco di Garabombo in Paganp
Mercato di Garabombo
Nel piazzale di via Marco Pagano c’è il mercato natalizio Banco di Garabombo. Dal 4 novembre al 7 gennaio 2023, dalle 9 alle 20, si possono trovare molte idee regalo, dagli accessori e capi di moda etica, alla cosmesi naturale, articoli per la casa e i libri per tutte le età ma anche prelibatezze culinarie.
# L’Artigiano in Fiera nei padiglioni di Rho
Credits: comocity.it – Artigiano in fiera
L’Artigiano in Fiera per l’edizione 2023 è ancora più grande: 2.550 espositori suddivisi in 8 padiglioni provenienti da 86 Paesi. Dal 2 al 10 dicembre a Rho FieraMilano si può fare il giro dell’Italia e del mondo sperimentando le cucine locali, acquistando i prodotti tipici, dal cibo ai prodotti per casa e arredo, dai prodotti di bellezza all’abbigliamento fino a soluzioni per il tempo libero.
# La Magia del Natale al Carroponte di Sesto San Giovanni
La magia del Natale al Carroponte
Sempre alle porte di Milano anche quest’anno il Comune di Sesto San Giovanni organizza la “Magia del Natale”, al Carroponte, nel Parco archeologico industriale ex-Breda. Un villaggio a tema natalizio di oltre 23mila mq con un milione di luci colorate dove incontrare elfi e coloratissimi soldatini Schiaccianoci, scrivere una lettera a Babbo Natale, visitare la sua casa e la Fabbrica dei Giocattoli, girare tra le casette del mercatino di Natale o bere una cioccolata calda. Aperto dal 18 novembre 2023, chiude il 7 gennaio 2024.
Uno spettacolo incredibile di lucie immagini che “anima” gli edifici del borgo di Cernobbio, installazioni e giochi nel parco di Villa Erba, a Villa Bernasconi e nelle frazioni di Piazza S. Stefano e Rovenna. Fino qualche anno fa organizzato a Como, la Città dei Balocchi festeggia la sua 30esima edizione dal 7 dicembre al 7 gennaio 2024.
# Il Parco di Natale a Erba
ilparcodinatale.it – Giostre
Dall’8 dicembre 2023 al 7 gennaio 2024 si tiene a Erba il Parco di Natale di Lariofiere dove grandi e piccini possono trascorre un giornata all’insegna della magica atmosfera del Natale e del divertimento. Tra le attrazioni ci sono la pista di pattinaggio su ghiaccio, gli autoscontri, i gonfiabili, il labirinto incantato e la casetta di Babbo Natale.
BRESCIA
Prolococarpenedolo – Fiera del Torrone
La Fiera del Torrone di Carpenedolo in provincia di Brescia ha una tradizione secolare, le sue radici affondano nel Settecento. In quell’epoca gli ambulanti di Cremona si spostavano a Carpenedolo per vendere il celebre dolce natalizio. Aperto il 7 e 8 dicembre nel centro storico del paese.
Cosa fare se si ha la passione per i viaggi, magari per le capitali europee, ma si hanno pochissime ore di vacanza? Semplice: da Milano basta organizzarsi con una macchina e andare a visitare questa Capitale.
Qui in giornata è possibile andare e tornare, incontrare un centro storico a strapiombo, passare per 4 Stati e tornare carichi di cultura e libertà. Non solo: è uno dei paradisi degli sciatori.
La piccola CAPITALE EUROPEA con il CENTRO a STRAPIOMBO a poche ore da Milano
# La capitale che ha gli abitanti di Angera (VA)
Credits: @aymen_fr66 IG
Fine della suspense: impostiamo sul navigatore la meta, che è Vaduz, capitale dello stato del Lichtenstein, città che ha una popolazione simile ad Angera, con circa 5.500 abitanti. La rotta ci porta verso Chiasso e l’itinerario incontra le meravigliose Alpi passando da Lugano, Bellinzona, lambisce il Trentino attraversando il Parco Naturale Beverin, svoltando a Bad Regaz per arrivare a destinazione in Lichtenstein dopo circa tre ore e mezza, di cui una parte lungo costeggiando il Reno che tiene Vaduz sulla sua riva destra.
# Lo spettacolo di Vaduz
Credits: @sofiaphotos95 IG
Come tutti i Principati che si rispettano, il Lichtenstein offre nella sua capitale il Castello che ospita i Principi dello Stato.
Essendo abitato dai regnanti, non è accessibile per le visite all’interno, ma è interessante da visitare per gli amanti dell’architettura e dell’avventura. Architettonicamente mostra tutte le sue origini risalenti al XII secolo. La posizione geografica del maniero è la più suggestiva: esso è praticamente posizionato su una terrazza, a strapiombo sul centro di Vaduz, che domina da circa 120 metri d’altezza godendo del panorama su tutta la regione del Rheintal, in Svizzera.
Proseguendo dal Castello verso il centro, si può visitare la Cattedrale di San Fiorino, una costruzione neo gotica sorta su fondamenta medievali, che è ora la dimora di riposo di tutti i Principi del Lichtenstein.
A spasso nel piccolissimo centro di Vaduz, ci si imbatte nel Palazzo del Governo, un edificio neobarocco che fino al 2008 è stato sede del Parlamento, che ha la particolarità storica di essere il primo edificio del principato dotato di riscaldamento centralizzato. Di rielevo anche la visita al Museo delle Poste, dove gli appassionati o semplici curiosi possono ammirare bolli e monete di ogni periodo storico, così come proseguire per il palazzo del Municipio, risalente agli anni 30 del secolo scorso, che presenta un balcone sulla facciata frontale su cui campeggia un affresco dedicato a Sant’Urbano.
# Il ponte sul confine
Credits: @calocho21 IG
La visita è quasi finita, così come il poco tempo a disposizione per le vacanze, ma resta ancora il tempo di visitare il vecchio ponte sul Reno, un collegamento con la Svizzera.
Il ponte è fatto per essere percorso lentamente, a piedi; quella che galoppa è la fantasia, immaginando avventure di spie ed altro, che scappano su questi 135 metri di ponte interamente in legno e che ricorda un po’ una capanna.
Trovandosi Vaduz sulla sponda del Reno, vi sono poi altri ponti che attraversano questo glorioso fiume, si possono attraversare altri ponti, ma nessuno è stato testardamente conservato come questa antica struttura, testimone dei maestri legnai di fine ‘800, coi piloni in pietra e vero e proprio oggetto di ammirazione e identità per Vaduz.
# Anticorpi liberali, alternativa alle derive centraliste
Photo by Rodrigo Curi on Unsplash
Bisogna lasciare a casa i preconcetti legati allo stereotipo del paradiso fiscale e di tutti i cattivoni che abitano in questi centri finanziari internazionali, per godere di un altro particolare mindset.
Nel Lichtenstein, per volere del Principe Adam, vige un ordinamento secondo il quale ogni singolo Municipio può secedere dallo Stato semplicemente manifestando questa volontà.
Se per noi italiani questa filosofia è aliena, sappiate che si tratta di un compromesso imposto dal Parlamento al Principe, che aveva addirittura proposto la possibilità – per ogni singolo cittadino del Lichtenstein – di lasciare lo Stato, ognuno con la propria terra. Sicuramente un’iniziativa estrema, avanzata alla ricerca dello spirito nativo del principato medievale, in cui l’unione tra territori e cavalieri era un patto esclusivamente volontario.
Non stiamo dicendo che rimpatriando dalla visita a Vaduz e al Lichtenstein, bisogna tornare secessionisti dell’ultima ora. Assolutamente no, anzi: il contrario. Stiamo però consigliando di fare quello che i viaggiatori fanno da migliaia di anni: conoscere, imparare e soprattutto confrontare le proprie esperienze con quelle degli altri.
Ne nascerà senza dubbio una sintesi che può stimolare l’individuo, che alla fine di questa visita di poche ore ha ammirato una Capitale europea, esaltata da una posizione geografica incantevole, i cui abitanti vivono in un contesto fisico e politico ben diverso dall’unica realtà conosciuta in Italia. Tornare a casa e dormirci su, consapevoli di aver aggiunto un tassello verso la ricerca di quella libertà, anche emozionale, che altrove assume i contorni delineati dal Principe Adam e dai suoi concittadini.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Un rifugio alpino nel cuore di Milano, con alberi innevati e luci colorate.
La TERRAZZA PANORAMICA su Milano trasformata in BOSCO di NATALE
# Terrazza Palestro diventa il “Bosco d’inverno”
terrazzapalestro.com – Vista lunga terrazza
Fino al 17 febbraio 2024 la Terrazza Palestro, al quarto piano del Centro Svizzero, è trasformata nel “Bosco d’Inverno”. La famosa e rinomata location con affaccio sui Giardini Indro Montanelli è una delle più suggestive terrazze panoramiche di Milano e tra le più ricercate anche per la sua proposta in cucina. Esclusiva ed elegante, durante la stagione fredda porta la montagna in città.
# Un rifugio alpino nel cuore di Milano, con alberi innevati e luci colorate
terrazzapalestro-com – Terrazza e rifugio
Arrivando in terrazza sembra di ritrovarsi in un bosco magico, dove il fascino della cornice urbana incontra una suggestiva atmosfera naturale. Sullo sfondo lo skyline invece delle montagne. I divanetti e tavolini sono circondati da abeti innevati in zolla provenienti da vivaio, per essere successivamente donati al WWF, tronchi, pigne, rami, un piccolo rifugio in legno e calde lucine che rendono ancora più natalizia la location.
# I drink dedicati: Sottobosco e Forest Negroni
terrazzapalestro.com – Aperitivo
Per l’occasione vengono proposti anche dei drink a tema. Tra questi troviamo il “Sottobosco”, a base di Pisco, liquore cacao e vaniglia, sciroppo alle castagne, bitter al cioccolato e limone e “Forest Negroni”, con gin infuso al pino mugo, vermut, bitter al sambuco e sciroppo alla rosa canina.
Credits: @Castello di Grumello FB
Castello di Grumello
Quando arrivano le prime giornate di sole, i milanesi scalpitano per fare le loro classiche gite domenicali. Nei desideri di Milano quello che solitamente si cerca è un po’ di aria pulita, di campagna, di colline e montagne raggiungibili in poco tempo. Proprio tra queste opzioni, a poco più di un’ora da Milano, c’è un castello medievale perfetto per la classica gita fuori porta del milanese.
Il CASTELLO MEDIEVALE a un’ora da Milano: celebre per l’ARIA PURA e i PIATTI tipici (ed economici)
# Un castello vecchio 800 anni
Credits: @berto_88_22 castello di grumello
A circa un’ora da Milano e 19km da Bergamo, nel cuore della Valcalepio, si trova un castello medievale la cui visita è perfetta in un week end di bel tempo. È stato costruito intorno al 1200 e negli anni ha cambiato più volte la sua funzione: da fortezza militare è diventato residenza aristocratica di Bartolomeo Colleoni (durante gli scontra fra la Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano) fino ad essere oggi tenuta, azienda vitivinicola e location per eventi.
L’edificio in pietra in questione è il Castello di Grumello, la cui torre con merlatura guelfa, la Sala dei Cavalieri e le cantine sono ancora quelle originarie di più di 800 anni fa. Il palazzo e la cappella del castello sono invece stati costruiti successivamente, intorno al 1700.
Credits: @homesuite_lagoiseo castello di grumello
Dal 1953, poi, il castello è diventato di proprietà della famiglia milanese Reschigna Kettlitz, che ha dato nuova vita alla fortezza medievale: oggi infatti è azienda vinicola con la produzione di vini pregiati. Ma il Castello è aperto al pubblico anche per visite guidate, passeggiate nei vigneti, degustazioni di vini e prodotti tipici, eventi privati o aziendali, concerti, mostre e serate speciali.
# Polenta e vino (a prezzi accessibili a tutti) e aria pulita
Credits: @castellodigrumello castello di grumello
Il Castello di Grumello si trova precisamente a Grumello del Monte, tra Bergamo e il lago d’Iseo. La particolarità di questo posto, oltre al fatto che c’è un castello medievale degno di visita, sono i suoi piatti e vini tradizionali. Tra i piatti proposti ci sono i Casonsèi (casoncelli) bergamaschi, ravioli solitamente serviti con burro e pancetta, tagliatelle con capriolo o al cinghiale e ovviamente la polenta. Nella zona ci sono trattorie e agriturismi economici che servono anche taglieri di salumi e formaggi o polenta, funghi e taleggio.
Il Castello di Grumello è immerso nella natura: oltre ad una vista magnifica sui vigneti e le valli bergamasche, qui si può respirare quell’aria che in città manca, l’aria pura e pulita.
Quanto può essere affascinante conoscere la vita delle persone entrando nell’intimità delle loro case? Osservare gli ambienti, immaginarsi scene della quotidianità di un tempo che fu e viaggiare con la fantasia. A Milano tutto questo è possibile grazie a “Case Museo di Milano”, un circuito museale nato nel 2008 grazie a un accordo siglato tra vari enti che raggruppa quattro distinti contesti cittadini, accomunati dall’essere stati, prima che musei, semplici residenze private. Nel dettaglio, quali sono? E dove le possiamo trovare?
Le meravigliose CASE MUSEO STORICHE di Milano
# Museo Bagatti-Valsecchi
Il Museo Bagatti-Valsecchi, in via Gesù 5, in pieno quadrilatero della moda, nasce dalla volontà dei due fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi di ricreare un’abitazione fedelmente ispirata ai palazzi signorili del Rinascimento lombardo e di arredarla con mobili e oggetti d’arte del ‘400 e del ‘500. Grazie alla completezza e alla ricchezza dei suoi arredi, viene considerata una tra le più importanti e meglio conservate case-museo d’Europa.
# Casa Museo Boschi-Di Stefano
La Casa Museo Boschi-Di Stefano si trova in Porta Venezia, precisamente al civico 15 di via Giorgio Jan, al secondo piano di un elegante palazzo della fine degli anni ’20 del secolo scorso firmato da Piero Portaluppi. Entrando nell’appartamento, gestito dai volontari del Touring Club, ci si trova letteralmente immersi nella collezione d’arte dei coniugi Antonio Boschi, ingegnere della Pirelli e Marieda Di Stefano, artista e ceramista che aveva lo studio al piano strada dello stesso immobile.
Le pareti della casa sono letteralmente ricoperte dai dipinti, una vera e propria antologia della storia dell’arte italiana della prima metà del ‘900 con opere di 265 artisti diversi, tra cui Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Mario Sironi, Filippo De Pisis, Giorgio De Chirico, Lucio Fontana, Enrico Baj, per citarne alcuni. Stanza dopo stanza si resta letteralmente senza parole nello scoprire la quantità e la qualità delle opere presenti nella collezione.
# Villa Necchi Campiglio
La Villa Necchi-Campiglio, oggi di proprietà del FAI, è forse la più celebre delle quattro dimore della rete museale. Siamo in via Mozart 14, nel cosiddetto quadrilatero del silenzio, nei pressi di corso Venezia. La dimora fu fatta costruire a inizio degli anni ’30 del secolo scorso, sempre dall’archistar dell’epoca, Piero Portaluppi. I proprietari erano i coniugi Angelo Campiglio e Gigina Necchi e la di lei sorella Nedda, grandi imprenditori, originari del Pavese, e proprietari del marchio Necchi per la produzione di macchine da cucire ad uso domestico. Si dice che concessero all’architetto, per la realizzazione della casa e del giardino, un budget letteralmente “illimitato”.
Pur essendo una residenza di città, il complesso fu concepito come una sorta di dimora di campagna, con un campo da tennis, una piscina riscaldata (la prima piscina privata di Milano) e all’interno un ascensore, un moderno sistema di riscaldamento e di porte a scomparsa, citofoni e telefoni. Naturalmente la casa fa da cornice ad una meravigliosa collezione d’arte italiana del ’900 tra cui spicca una superba statua di Adolfo Wildt raffigurante Parsifal, che fa bella mostra di sé nella veranda interna. Tra le curiosità legate alla villa c’è la “Camera della Principessa” una stanza riservata a Maria Gabriella di Savoia, grande amica delle sorelle Necchi.
# Museo Poldi Pezzoli
Il Museo Poldi Pezzoli, in via Manzoni 12, è l’unico palazzo a non essere originale. I bombardamenti del 1943 hanno distrutto la struttura originaria e fu grazie all’impegno di Fernanda Wittgens, storica direttrice di Brera e responsabile di molte ricostruzioni e riallestimenti museali del dopoguerra, che la residenza fu ricostruita rispettandone le sue forme storiche.
La collezione d’arte, pregevolissima, si deve al conte Giacomo Poldi-Pezzoli, grande collezionista, che seppe raccogliere opere di artisti del calibro di Piero della Francesca, Perugino, Pinturicchio, Filippino Lippi, Michelangelo, Tiepolo e Canaletto che fanno del Poldi uno dei poli museali più variegati ed interessanti della città di Milano. Particolarissima è poi l’armeria, unica nel suo genere, riallestita nel 2000 dal grande scultore Arnaldo Pomodoro che mette in risalto la grande passione che il conte aveva per armi e armature medioevali.
Credits utas_glueck IG - Teatro Italia Venezia interno
Fare la spesa può rivelarsi a volte un’esperienza avvincente. Questo è quello che succede se si entra nel “supermercato più bello d’Italia”. Ecco come è fatto e dove si trova.
Il “SUPERMERCATO più BELLO” d’Italia
# Un gioiello neogotico e liberty di inizio ‘900 trasformato nel supermercato più bello d’Italia
Credits sferrario1968-pixabay – Teatro Italia Venezia
Nel sestiere Cannareggio a Venezia fare la spesa può rivelarsi un’esperienza davvero unica. Qui infatti si trova il supermercato Despar realizzato dentro l’ex Cinema Teatro Italia: è stato definito “il più bello d’Italia”. Ma cosa lo rende così speciale?
Si tratta di un gioiello del neogotico e del liberty d’inizio ‘900: un tempo adibito a teatro, cinema e università e da decenni in disuso, è stato trasformato in un punto vendita di generi alimentari. L’investimento di circa cinque milioni di euro è stato suddiviso tra Aspiag Service, la concessionaria Despar per il Nordest e la proprietaria dello storico edificio.
# Sul soffitto “La Gloria d’Italia”
Credits utas_glueck IG – Teatro Italia Venezia interno
Tutta la struttura interna e esterna è stata restaurata e mantenuta come in origine. Al centro del soffitto della sala principale si può ammirare nel suo splendore l’affresco di un’allegoria intitolata “la Gloria d’Italia” del pittore veneziano Alessandro Pomi, così come gli altri decori liberty del friulano Guido Marussig e altri artisti locali. All’esterno spiccano le monofore e le trifore che riprendono lo stile gotico lagunare, gli stemmi al primo piano e il leone marciano sulla balaustra e infine i portali d’ingresso in ferro battuto.
# Il restauro è stato studiato per preservare l’integrità delle sale e delle decorazioni
Credits manuelmasi IG – Despar Teatro Italia bancone
Il restauro dell’immobile è stato condotto in stretta collaborazione e sotto il controllo della Sovrintendenza, così come l’allestimento del supermercato ha privilegiato la necessità di preservare l’integrità delle sale e delle decorazioni. Nello specifico è stata installata un’illuminazione full led direttamente sugli scaffali, per non danneggiare la struttura dell’edificio e gli affreschi.
Gli stessi scaffali sono stati realizzati di un’altezza più bassa rispetto allo standard per consentire accesso visivo alla bellezza della sala e in legno per integrarsi con lo stile dell’edificio. Sono state adottate anche tutte le misure per abbattere odori e emissioni e per limitare le dispersioni di temperatura e umidità.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Secondo l’ultima classifica de Il Sole 24 Ore, Milano non è tanto green: in Italia si posiziona al 42esimo posto in una classifica dominata da tempo da Trento. Milano è però 14esima per numero di alberi per abitanti e 16esima per isole pedonali. Soprattutto quest’ultima performance rende felici soprattutto chi fa attività outdoor. L’amore scoccato, negli ultimi anni, tra i runner e Milano è davvero inossidabile. E profondamente ricambiato: a testimoniarlo i tanti eventi sportivi, le innumerevoli associazioni e le continue migliorie apportate sui percorsi milanesi. Questi sono i sette percorsi preferiti dai runner.
Con il suo perimetro di circa 3,2 chilometri, il Parco Sempione è un piacere per gli occhi. Si passa infatti davanti all’Arco della Pace, al Castello Sforzesco, all’Arena Civica e alla Triennale. Qui si può correre tranquilli perché è recintato, è sempre molto frequentato ed è l’ideale sia per chi è neofita che per chi è un runner navigato, ma vuole solo fare piccoli allenamenti: infatti, il percorso interno è un po’ corto, mentre quello esterno è, in alcuni tratti, sul marciapiede. Essendo in centro è l’ideale per allenamenti veloci in pausa pranzo o dopo il lavoro.
Questo tragitto è un bel lungo che si sviluppa su circa 35 chilomentri e costeggia la Martesana, il naviglio piccolo che collega la città con il fiume Adda. A livello paesaggistico è uno dei percorsi più affascinanti, grazie alla pista ciclabile e pedonale a bordo acqua, ai glicini in fiore in primavera, alle residenze antiche e alla sua varietà. Questo antico corso d’acqua attraversa dodici comuni milanesi e scorre a cielo aperto da via Melchiorre Gioia. Molto amati dai runner anche i percorsi lungo i navigli della parte sud, costeggiando il Naviglio Grande e il Naviglio Pavese.
Collina artificiale, all’interno di un parco, questo percorso è l’ideale per chi cerca salite e sterrato. Grazie ai suoi 185 metri di dislivello, la Montagnetta (così viene chiamata da tutti) è un ottimo tragitto per potenziare le gambe o allenarsi per la corsa in montagna. Facendo il giro esterno del parco si percorrono circa 2,5 chilometri, mentre al suo interno sono presenti diversi anelli con distanze diverse. Qui viene anche organizzato il Trofeo Monte Stella ed è possibile trovare, presso il Centro sportivo XXV Aprile, spogliatoi e una pista di atletica di 400 metri a otto corsie.
Il Parco Nord si estende per 640 ettari, passando anche per Bresso, Cusano Milanino, Cormano, Cinisello Balsamo e Sesto San Giovanni. Per chi corre è l’ideale: si divide infatti in due anelli da 10 e da 5 chilometri e offre sia l’asfalto che lo sterrato. I sui percorsi si adattano a tutte le intensità di allenamento e offrono anche attrezzature sportive di grande qualità. Il suo percorso vita è composto da tredici stazioni di esercizio.
#5 Parco Lambro
Parco Lambro – Andrea Cherchi.jpg
Il Parco Lambro è racchiuso tra i quartieri Rottole, Feltre e Cimiano, ed è il più grande parco interamente all’interno della città con una superficie di 773mila metri quadrati. E’ anche un parco molto frequentato, soprattutto nella bella stagione, quindi non sempre apprezzatissimo dai runner. Anche qui ci si muove tra natura e l’elemento acqua, grazie al fiume Lambro. Il tragitto per il running, lungo poco meno di 4 chilometri, segue il perimetro del parco ed è caratterizzato da molte salite e discese. Non essendo recintato, è possibile correre a qualsiasi orario. Anche qui, per chi desidera fare allenamenti a corpo libero, si può trovare un ottimo percorso vita attrezzato di sbarre, anelli, parallele e panche per gli addominali.
Nato negli anni ’30 come aeroporto per idrovolanti, l’Idroscalo è poi diventato il famoso “mare di Milano”. E dall’anno scorso è anche diventato punto di ritrovo tra i preferiti dei runner milanesi, grazie al nuovo percorso completamente segnalato, con indicazioni a terra ogni 200 metri. Il tragitto, lungo 6,3 chilometri, parte dall’area delle tribune, passa lungo il villaggio del bambino, i chioschi, l’isola delle rose, il bosco, e lungo tutti gli impianti sportivi, seguendo l’intero perimetro del bacino. Inoltre, il percorso è ricco di fontanelle e sono state installate due case dell’acqua. Elemento di nota, c’è un circuito di corsa campestre di circa 2 chilometri su erba con ostacoli e cunette.
#7 Tra il passato e le stelle ai Giardini di Porta Venezia
Ph. credits: crisostomo
Il suo vero nome è parco Indro Montanelli, ma per tutti è semplicemente il parco di Porta Venezia o i giardini di Palestro. Realizzato alla fine del 1700, è stato il primo parco milanese destinato allo svago collettivo. Qui si corre lungo un anello esterno di circa 2chilometri, si costeggiando via Palestro, corso Venezia e via Manin, all’ombra delle sue architetture nobiliari. Oppure all’interno, con la frescura dei suoi alberi fitti e zigzagando tra il Planetario e il Museo di Storia Naturale. Il parco è recintato, perciò dopo una certa non è possibile accedervi.
Con dicembre arriva puntuale la classifica della qualità della vita de Il Sole 24 Ore. Tra le sorprese: la numero uno (per la prima volta) e le tre lombarde tra le migliori. Nelle ultime posizioni dominano le province del Sud anche se ci sono tre territori del Nord che scivolano nell’abisso. Vediamo i fatti salienti della classifica e la situazione per Milano.
Qualità della vita: novità assoluta al primo posto, MILANO nella TOP 10, altre due LOMBARDE tra le MIGLIORI d’ITALIA
Novità assoluta al vertice della 34ª edizione dell’indagine del Sole 24 Ore sui territori più vivibili: la provincia di Udine al top del benessere in Italia. Solo altre tre volte era riuscita a inserirsi tra le prime 10 (2016, 2020, 2021). Sul podio anche Bologna, vincitrice dell’edizione 2022, e Trento.
Tra le novità anche Bergamo al quinto posto, il più alto per lei da quando è nata la classifica, e Modena al settimo posto, che eguaglia il suo record. Tra le prime dieci anche Monza e Brianza che arriva al quinto posto conquistando 14 posizioni grazie al primato nella categoria «Ricchezza e Consumi». Si conferma all’ottavo posto anche Milano mentre Roma continua a precipitare: trentacinquesima, scendendo di altre 4 posizioni. Fuori dalla top 10 fanno scalpore le uscite di Trieste e Bolzano, scese rispettivamente in 12ª e 13ª posizione.
# Il fondo della classifica
ù
Unica provincia del Sud a stare tre le prime trenta è Cagliari, in 23esima posizione. Mentre torna sul fondo della classifica dopo 12 anni Foggia. Tra le ultime 40 ci sono anche tre province del Nord: Imperia (81ª), Alessandria (70ª) e Rovigo (68ª).
# I dati di Milano
Credits Andrea Cherchi – Periferia Milano
Milano si conferma all’ottavo posto. Risulta al primo posto in Italia per Valore aggiunto per abitante, per Affari e Lavoro e al secondo per cultura e tempo libero, mentre è tra le peggiori per le ore di sole (95esima) e per le anomalie del clima (107esima).
Voi come la immaginate la casa dei sogni? Non mi riferisco a castelli immersi nel verde o ville extralusso. Piuttosto penso a Milano e a quello che può offrire una città metropolitana e moderna come la nostra.
Io personalmente la casa dei sogni me la immagino di sicuro con una bella piscina, con angoli dedicati al relax, una palestra per un po’ di allenamento e con un arredamento minimal ed elegante. Allora ho provato a fare una ricerca su Airbnb inserendo tutti questi filtri e sono andata a curiosare, ovviamente, nella casa con il prezzo più alto.
La “CASA dei SOGNI”: la DIMORA per AFFITTI BREVI più CARA di Milano (secondo Airbnb)
# Dove si trova
Localizzazione – Airbnb
Partiamo dalla posizione: ci troviamo sul Naviglio Pavese, a due passi dalla Darsena a dai numerosi locali da aperitivo. Nonostante la vicinanza alla movida milanese, però, le recensioni dei visitatori raccontano che all’interno dell’appartamento si può godere di silenzio e tranquillità.
# Tre piani con giardino, palestra e sauna
Spazi – Airbnb
Ora però veniamo agli interni. La proprietaria, Martina, descrive il suo appartamento come “una tradizionale casa milanese completamente rinnovata, con decorazioni moderne e servizi di lusso”: la casa si sviluppa su diversi piani e i suoi spazi sono ampi e ben suddivisi tra loro, così da garantire il giusto spazio a tutti gli ospiti. L’appartamento può accogliere fino a 8 persone, essendo dotato di 4 camere, di cui 3 con grandi letti matrimoniali e l’ultima con due letti singoli. Si articola su tre piani: al piano terra c’è l’area giorno circondata all’esterno da un verde giardino, al secondo piano sono disposte le camere e il bagno privato di ognuna, al terzo piano sono presenti la palestra e la sauna.
Il soggiorno e la cucina/zona pranzo sono separati tra loro e dotati di un arredamento molto moderno ed elegante. A disposizione degli ospiti ci sono tutti i servizi di base per cucinare e gli elettrodomestici necessari, dal bollitore alla lavastoviglie. E, per trascorrere del tempo da soli o in compagnia, ci sono libri da sfogliare e giochi da tavolo da condividere con amici e familiari.
# Dormire come re e regine con terrazzino e vista sui tetti di Milano
Camera e bagno – Airbnb
Guardando all’area notte, le camere hanno un arredamento essenziale e alcune di loro possiedono un terrazzino dotato di tavolo, sedie e una sdraio. I bagni privati possiedono la vasca e la doccia, così da soddisfare le preferenze di ogni ospite. Biancheria da letto e asciugamani sono offerti dall’host.
# Prima un po’ di sport, poi relax
Esterni – Airbnb
Infine ci sono i servizi. Sono disponibili varie attrezzature sportive come l’ellittica, dei pesi liberi, una cyclette, un tapis roulant e dei tappetini per lo yoga. Guardando al relax, si può godere di una sauna privata e di una vasca idromassaggio e una piscina condivise. Per quanto riguarda il parcheggio, è possibile usufruire di un posto privato all’interno della proprietà.
# 3000 euro per due notti
E ora veniamo all’argomento più ostico: il prezzo. La mia ricerca si è incentrata su un weekend milanese di due notti per due persone e questo appartamento è risultato il più costoso tra quelli proposti. Il prezzo totale è di 2.943 euro, suddivisi tra 2.200 euro per le due notti e i restanti come costi di servizio di pulizia, tasse e percentuale dovuta al sito.
Il motivo alla base di questa decisione della compagnia ferroviaria è di grande significato.
La STAZIONE tenuta APERTA per una PERSONA SOLA
# In funzione per 4 anni solo per una passeggera
kikou9186 Twitter – Kyu-Shirataki
La stazione ferroviaria Kyu-Shirataki si trova nella città di Engaru in una parte rurale dell’Hokkaido in Giappone. E’ diventata celebre perché è rimasta aperta per quattro anni solo far salire sul treno una passeggera: una studentessa delle superiori che aveva come unica possibilità di recarsi a scuola salendo sul treno con partenza poco dopo le 7 al mattino e ritorno attorno alle 17.
supersoya IG – Stazione Giappone
L’operatore della linea, Hokkaido Railway Co, aveva programmato la chiusura nel 2013 ma ha deciso di fare un’eccezione. Addirittura ha adattato gli orari alle esigenze di spostamento della ragazza.
# L’attesa del diploma prima della chiusura definitiva
mailonline – Stazione Giappone attiva solo per una persona
Questo rappresenta qualcosa di normale per un paese che mette la civiltà e il senso di comunità al primo posto. In Giappone l’istruzione è considerata poi un elemento fondamentale:il 99% delle persone sa leggere e scrivere. Per questo motivo non stupisce, forse, la scelta fatta dalla compagnia ferroviaria. Nonostante la stazione praticamente inutilizzata ha deciso di lasciarla operativa fino a quando la studentessa non avesse ottenuto il diploma.
Le parole della ragazzapoco prima dello stop al servizio avvenuto nel 2016: “Sono salita e scesa da questo treno negli ultimi tre anni e la presenza di questa stazione è diventata qualcosa che davo per scontata. Mi dispiace pensare che scomparirà“.
Nella lista dei 100 film italiani da salvare (stilata nel 2008 dalle Giornate degli autori), lui compare con quattro pellicole: “Poveri ma belli”, “Una vita difficile”, “Il sorpasso” e “I mostri”. Basterebbe questa citazione per dimostrare la grandezza del regista Dino Risi, una delle figure milanesi più popolari e apprezzate a livello internazionale.
DINO RISI, uno dei grandi della commedia italiana
# Una laurea in psichiatria, ma la vocazione per il cinema
Di Sconosciuto – Romolo Garroni CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=76401320
Nacque all’ombra della Madonnina il 23 dicembre 1916, figlio del medico Arnaldo Risi e di mamma Giulia Massocchi, figlia di un garibaldino. Dopo aver conseguito la maturità classica al Berchet, si iscrive a Medicina e si laurea in psichiatria. Ma la vocazione cinematografica è più forte di quella per la scienza, così a ventiquattro anni collabora con Mario Soldati nella realizzazione di “Piccolo mondo antico”, mentre due anni dopo è aiuto regista in “Giacomo l’idealista” di Alberto Lattuada.
# Le sue prime opere: Barboni e Fabbrica del Duomo
La sua prima opera è “Barboni”, una pellicola sulla disoccupazione nella città meneghina, quasi contemporaneamente gira “I Bersaglieri della Signora”. Siamo appena fuori dalla Seconda Guerra Mondiale e Dino Risi si esercita con i cortometraggi, realizzandone una ventina in cinque-sei anni: tra questi troviamo “La fabbrica del Duomo”, ovvero la storia e l’attività dell’ente che provvede alla conservazione e al mantenimento dei beni della Cattedrale di Milano.
# Il debutto come regista di un lungometraggio fino al Sorpasso
Nel 1952 esordisce come regista di un lungometraggio con il film “Vacanze col ganster”, una commedia avventurosa che vede l’esordio sul grande schermo di Mario Girotti, in arte Terence Hill. Dopo il film drammatico “Il viale della speranza”, Risi si specializza nella commedia all’italiana diventandone uno degli storici esponenti. “Pane Amore e…”, “Poveri ma belli”, “Il vedovo”, sono tra i titoli più popolari. Nel 1961 torna al genere drammatico, guidando Alberto Sordi, Lea Massari, Franco Fabrizi e Lina Volonghi in “Una vita difficile”. Nel 1962 arriva quel capolavoro de “Il sorpasso”, con Vittorio Gassman e Jean Louis Trintignant.“Con Gassman? Sono molto legato, con lui ho realizzato sedici film, l’ho portato giù dall’olimpo del teatro, facendolo diventare un attore anche di cinema”, disse Risi nel 1998 in un’intervista rilasciata a Doriano Fasoli.
# 53 film per il cinema e 7 per la televisione
Risi
Con “I mostri”, del 1963, il regista milanese si dà al genere grottesco, per tornare a fare il mattatore della commedia all’italiana con opere del calibro di “Operazione San Gennaro”,“Straziami ma di baci saziami” e, più avanti, “Il commissario Lo Gatto”.
In tutto Dinio Risi ha girato 53 film per il grande schermo e 7 per la Tv, vari documentari e fu sceneggiatore di gran parte delle pellicole da lui dirette. “Quando si cita un film, si parla sempre del regista e degli attori e mai dello sceneggiatore -confidò in un’intervista di fine anni novanta- questo non è giusto, perché se c’è un bel copione è più facile fare un bel film”.
# Quali furono le pellicole da lui dirette a cui rimase più legato
Il sorpasso
A questa domanda Risi rispondeva citando “Il sorpasso”, “Una vita difficile”, “In nome del popolo italino” e “Profumo di donna”. Per la Tv rimase molto legato allo sceneggiato “Il vizio di vivere”, la storia realizzata nel 1988 su Rosanna Benzi, la ragazza costretta a vivere in un polmone d’acciaio a causa di una poliomielite bulbo-spinale.
Dino Risi morì a Roma il 7 giugno 2008, nell’appartamento del residence Aldrovani al quartiere Parioli, dove dimorò per diversi anni.
Era padre dei registi Claudio (deceduto tre anni fa) e Marco.
il_treno_dei_sapori IG - Trinca al forno di Clusane
Un viaggio tra i sapori dagli antipasti ai dolci, passando per i prodotti tipici, della cucina regionale.
La CUCINA LOMBARDA da provare almeno una VOLTA nella VITA
#1 Il pesce d’acqua dolce in tutte la salse, anche ripieno di formaggio
il_treno_dei_sapori IG – Trinca al forno di Clusane
Uno dei piatti più versatili usato nella cucina lombarda è il pesce d’acqua dolce, di lago e di fiume. Impiegato in tutte la portate, dagli antipasti ai secondi, troviamo ad esempio: il carpione alla brace o come paté accompagnato da polenta o nella pasta ripiena, la bottarga di lavarello, conosciuto anche come coregone, e la tinca ripiena di formaggio, tipica di Clusane sul Lago d’Iseo in Franciacorta.
#2 La mostarda mantovana e cremonese
mustartitaly IG – Mostarda mantovana
Un altro prodotto tipico della regione è la mostarda, caratterizzata dal piccante della senape e dai colori della frutta, in due versioni: quella mantovana, realizzata con singolo frutto come mele o pere e utilizzata nel ripieno dei tortelli alla zucca, e quella di Cremona composta da macedonia di frutti interi da accompagnare a terrine o a bolliti.
#3 I pizzoccheri della Valtellina e della Valchiavenna
Pizzoccheri
Passiamo a un primo piatto montano, i pizzoccheri. Ce ne sono due varianti: la più famosa è quella della Valtellina, una pasta di colore scuro fatta con il grano saraceno, ma ne esiste una anche in Valchiavenna, la cui antica ricetta è preservata nel borgo di Piuro e che si presenta con un colore chiaro.
#4 Le zuppe e le minestre, come l’antichissima mariconda bresciana
casapappagallo.it – Minestra Mariconda
Perfette per i periodi più freddi dell’anno ci sono le zuppe, come quella pavese fatta di pane raffermo, burro, formaggio e un uovo fresco al centro, e le minestre come l’antichissima mariconda bresciana con brodo di carne dove galleggiano gnocchi di pane.
#5 I dolci: torrone, Barbajada, Pan de Mej
Credits: @ginevracitterio pan de mej
Eccoci al dessert. Partiamo dalle torte mantovane di tagliatelle o di rose, passiamo poi alla crema lodigiana, al torrone di Cremona e al dolce del Cardinale di Castiglione Olona. Ancora la Torta Donizzetti di Bergamo, la barbajada che equivale al “mangia e bevi milanese” e infine il Pan de Mej con fiori di sambuco, tipico di Milano.
# I prodotti regionali tipici: dal salame di Varzi agli asparagi di Cantello
pleasure__cafe IG – Salame Varzi
Oltre alle preparazioni ci sono molti prodotti regionali da provare. Tra questi il salame d’oca di Mortara, il salame di Varzi, la bresaola, gli asparagi di Cantello, l’olio del Lago di Garda, il miele varesino di acacia e il gorgonzola.
I decenni a cavallo tra l’800 e il ‘900 furono fondamentali per lo sviluppo industriale ed economico di Milano.
Le fabbriche cominciarono a svilupparsi attorno ad una città sempre più ampia e popolosa diventandone parte integrante. I grandi imprenditori non avevano a cuore solo i propri interessi, ma anche i loro operai, migliaia di persone e di famiglie, sul cui lavoro quotidiano si fondava un ciclo produttivo sempre più importante per l’economia cittadina.
Fu in quegli anni che nacquero e si diffusero i villaggi operai, per sopperire alla sempre maggiore domanda di alloggi popolari. Alcuni di questi villaggi sono sopravvissuti ai cambiamenti e alle trasformazioni urbanistiche della città e sono visibili ancora oggi.
Dove?
Segreti e curiosità dei VILLAGGI OPERAI della Grande Milano
#1 Borgo Pirelli
In viale Sarca, nel cuore del quartiere di Bicocca c’è il piccolo Borgo Pirelli, una manciata di villette costruite negli anni’20 per le maestranze dell’omonima industria della gomma, con i loro orti e le loro stradine interne secondo la tipologia delle città-giardino inglesi.
#2 Villaggio Falck
Il villaggio Falck di Sesto San Giovanni ospitò, in quegli stessi anni, più di un migliaio di lavoratori. Fu concepito in piccoli quartieri-isolato e ogni via prendeva il nome della città da cui provenivano gli operai, ecco che quindi, secondo la toponomastica dell’epoca c’erano: via Brescia, via Bergamo, via Lecco.
#3 Crespi D’Adda
Più antico, risalente ancora alla seconda metà dell’800 è il villaggio di Crespi d’Adda, sorto per volere della stessa famiglia Crespi, proprietaria della manifattura del cotone, che per l’eccellente stato di conservazione e per la sua importanza come vero e proprio documento storico e architettonico fu annoverato, dal 1995 tra i siti-patrimonio dell’UNESCO.
#4 Varano Borghi
A Varano Borghi, in provincia di Varese, anche la famiglia Borghi associò allo sviluppo tecnico industriale del proprio opificio quello più paternalista della tutela delle buone condizioni di vita della propria classe operaia.
#5 Quartiere Arcobaleno
via Lincoln – Quartiere Arcobaleno
Ma il più suggestivo esempio di città operaria è però nel cuore di Milano, in un’area che faceva capo alla vecchia stazione Ferdinandea, dismessa a vantaggio della successiva prima stazione Centrale di Piazza della Repubblica. Oggi, del progetto mastodontico di “città ideale di Porta Vittoria” rimane ben poco, ma quel poco è uno degli angoli più caratteristici, anche se poco conosciuti, di Milano: il quartiere arcobaleno di via Lincoln, con le sue casette tutte colorate. Un piccolo e tranquillo angolo di Burano tra le vie trafficate della città moderna.
Le due finalità dei villaggi operai
I villaggi poi non erano semplici agglomerati di abitazioni, ma veri e propri microcosmi dotati di servizi messi a disposizione dei loro abitanti dalla classe dirigente: asili, scuole primarie, scuole di specializzazione, negozi, chiese, uffici postali.. ogni villaggio era un cuore pulsante all’interno di un vasto sistema di fidelizzazione della classe operaria. Da una parte si volevano migliorare le condizioni di vita della classi lavoratrici e dall’altra si cercava di evitare che queste si organizzassero in movimenti di protesta contro la classe borghese.
Ora non resta che andare a scoprirne in loco il fascino e la bellezza.
Una pista ciclabile lunga circa 165 km che disegna un anello tra tre regioni mentre si è sospesi a mezz’aria sopra l’acqua. Deve essere ancora conclusa ma è già stata definita “la pista ciclabile più bella d’Italia”. Il suo tracciato e quando dovrebbe essere conclusa.
La “PISTA CICLABILE più BELLA D’ITALIA” pedala verso il TRAGUARDO : si completa l’anello sospeso sull’ACQUA
# 165 km di percorso ad anello attorno al Lago di Garda
Credit: @vacansoleil_be
Garda by bike: un sentiero lungo 165 km e largo 2,5 metri che percorre tutta la circonferenza del lago di Garda. La pista ciclabile prevede sia tratti esistenti sia sentieri di nuova costruzione ed è già stata definita “la più bella d’Italia” anche se è ancora in fase di completamento. Questa pista ha una caratteristica mozzafiato: molta parte del percorso è costruita a mezz’aria sopra l’acqua, dando la possibilità di sorvolare i confini regionali con vista lago. Si pedala dalla Lombardia, al Veneto, fino in Trentino e il sentiero si unisce aVenTo e alla Ciclovia del Sole e alle piste ciclabili europee Eurovelo Route 7 e Eurovelo Route 8.
# La struttura è ancorata alle pareti rocciose nei punti a strapiombo
Credit: garde-see.com
A costituire la struttura portante c’è un reticolo di travi in acciaio, ancorata alle pareti rocciose affacciate sul lago nei tratti in cui la pista ciclabile è completamente a strapiombo. Negli altri tratti la base è invece appoggiata su piloni metallici sagomati ancorati al terreno. Per consentire il passaggio della pista ciclabile, dove non può realizzarsi all’aperto, è in corso inoltre la ristrutturazione delle gallerie esistenti.
# Illuminata da LED durante la notte
Credits att -società di ingegneria – Rendering Garda by bike
Per i tratti a strapiombo sono stati scelti listelli di finto legno trattati per la pavimentazione, per resistere agli agenti atmosferici, mentre alcuni tratti paralleli alle vie carrabili sono realizzate in cemento.
La sicurezza dei ciclisti è sempre garantitada una ringhiera in acciaio curvilinea che segue il profilo della pista ciclabile, dato che il percorso segue la pendenza naturale del terreno, pur senza ostacolare la vista del paesaggio circostante. La pista prevede una parte dedicata ai pedoni e di notte viene illuminata da un sistema a led.
# Il tratto da Limone sul Garda a Nago-Torbole
Credits architetturasostenibile.it – Percorso Garda by bike
L’itinerario più lungo si estende nel territorio bresciano per circa 89 Km e attraversa, tra gli altri, i comuni di Desenzano, Sirmione, Lonato. Costeggia poi la riviera verso nord nei comuni di Salò, Gardone Riviera fino a Tremosine sul Garda e Limone sul Garda. Il tratto di percorso di 27 Km da Gargnano a Limone sul Garda è il più difficile e può essere superato con i mezzi di linea di Navigarda.
In Veneto il tracciato è lungo circa 69 Km e si sviluppa nella provincia di Verona passando per i territori di Peschiera del Garda, Castelnuovo del Garda, Lazise, Bardolino fino a Malcesine, ricalcando parzialmente il tracciato della ciclopista del Sole.
Il tratto più breve è sulla sponda trentina, da Riva del Garda e Nago-Torbole, e misura 7 km.
# Le parti del percorso già attive
Credits luciafusco.71 IG – Garda by bike
I lavori sono un po’ a rilento ma la pista si può già provare in alcuni tratti:
lungo i 2,5 km dall’Hotel Panorama di Limone sul Garda al confine con il Trentino, un tragitto costruito interamente a strapiombo sul lago;
nelle parti dell’itinerario ciclabile che si incrociano con la famosa Ciclovia del Sole e con i route 7 e 8 di EuroVelo;
sul tracciato tra Riva del Garda e Torbole;
sulla ciclabile da Gragnano a Tremosine, esistente da inizio Novecento e definita da Churchill l’ottava meraviglia del mondo.
# L’inaugurazione prevista nell’anno delle Olimpiadi di Milano-Cortina
Credit: @limonesulgarda
Un investimento complessivo di 345 milioni di euro, ancora non del tutto reperiti. Tra le parti di percorso in costruzione troviamo quello dalla centrale idroelettrica di Riva del Garda fino alla galleria per la Via Ponale, in progettazione invece quello dalla Galleria Panda alla Galleria Orione.
Un itinerario dove incontrare paesaggi pazzeschi, punti panoramici mozzafiato e borghi storici da visitare. Si aggiudicherà davvero il titolo di “pista ciclabile più bella d’Italia”? Non rimane che attendere la sua ultimazione, prevista entro la fine del 2026.
Credits: @anatoliy_como
Cimitero Monumentale di Milano
La città più cara d’Italia si può vivere anche senza spendere un centesimo. Questo l’elenco delle cose gratuite da fare e da vedere a Milano.
10 cose GRATUITE da fare a Milano
#1 Visitare i musei gratis
Credits: Dimitris Vetsikas via Pixabay – Pinacoteca di Brera
Milano aderisce all’iniziativa dei musei gratis la prima domenica del mese promossa dal Ministero dei Beni Culturali. Dalla Pinacoteca di Brera all’Ambrosiana: Milano invita a scoprire le sue bellezze che si esprimono attraverso la pittura, il design, la scultura e l’architettura. Non solo la prima domenica: tutti i giorni si può entrare nel Castello Sforzesco. Quante altre città offrono una visita gratis al suo Castello più rappresentativo (sempre che lo abbiano)?
Ci sono anche musei che sono sempre gratis. E si tratta di luoghi di esposizioni di valore straordinario. Come la Casa Museo Boschi Di Stefano, con la sua straordinaria collezione di arte Novecentesca in via Via Giorgio Jan 15, Palazzo Morando, con la sua collezione Costume Moda Immagine in via Sant’Andrea 6, il Museo del Risorgimento, lo Spazio Alda Merini, Casa Verdi o la collezione permanente del Mudec-Museo delle Culture. Tutti a ingresso libero per tutto l’orario di apertura.
#3 Visitare le sue magnifiche chiese
…invece sfondo e colonne sono solo disegnate creando una falsa prospettiva
Da Sant’Ambrogio, principale esempio di architettura romanica lombarda, al gioiello rinascimentale Santa Maria delle Grazie, Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, fino a scoprire le sue chicche eccezionali come San Maurizioo la prospettiva del Bramante. Ad eccezione del Duomo, tutte le chiese sono gratuite. Può sembrare una cosa scontata in Italia, ma a livello internazionale non è così frequente.
Credits: @anatoliy_como Cimitero Monumentale di Milano
Il Cimitero Monumentale è un vero museo a cielo aperto, visitabile liberamente ogni giorno, che ospita periodicamente letture, concerti e visite guidate.
Riaperto finalmente dopo anni di chiusura al pubblico, il 39esimo piano di Palazzo Lombardia è sede del Belvedere: nelle giornate serene consente di far spaziare lo sguardo su tutto l’arco alpino fino all’appennino. L’accesso è gratuito e libero sempre, anche se in date prestabilite. In Piazza Città di Lombardia, 1
#6 Itinerari green nei parchi cittadini
Dal Giardino della Guastalla a Parco Sempione fino a quelli della periferia, come il Parco Nord, Trenno, Parco delle Cave o Parco Agricolo. Milano offre numerosi parchi che offrono uno spettacolo diverso in ogni stagione.
#7 Rilassarsi nel giardino di Villa Necchi Campiglio
Villa Necchi – Ph. @kellybehunstudio IG
Un tuffo nella Milano della prima metà del Novecento. Nel cuore della città, la villa, circondata da un ampio giardino, rappresenta lo stile architettonico in voga a Milano e in Italia negli anni trenta. Gli interni conservano ancora fedelmente le scelte decorative e di arredo dei proprietari.
Tutte le mostre dell’Hangarsi contraddistinguono per il carattere di sperimentazione. Per chi desidera scoprire un po’ di arte contemporanea internazionale… le mostre sono sempre tutte gratuite. Discorso a parte per la permanente con i Palazzi Celesti di Kiefer.
Come vivevano le antiche comunità monastiche che alternavano il lavoro dei campi con la preghiera? Dalla Certosa di Garegnano, di cui restano alcuni chiostri e la chiesa che contiene preziosi affreschi, all’Abbazia di Chiaravalle che, con i suoi chiostri, il monastero e la foresteria costituisce un complesso molto articolato circondato dal verde del parco Agricolo Sud Milano. Numerosissime da scoprire, soprattutto a sud della città.
#10 Scoprire l’Orto Botanico
Credits travelling.phoenix IG – Orto botanico Città Studi
Nascosto all’interno del palazzo di Brera, dietro la Pinacoteca, c’è l’Orto Botanico: un giardino storico e un vero museo all’aperto aperto al pubblico.