Si attende ancora l’inaugurazione completa del suo tracciato originale: ma già arriva un altro atto formale per procedere con l’estensione della linea M4 a est, fino oltre l’Idroscalo. I prossimi passi attesi e i dettagli del progetto.
La M4 punta a EST: il CAPOLINEA sarà oltre LINATE
# La giunta di Milano approva il piano di fattibilità tecnico-economica
La giunta di Milano ha approvato il Piano di fattibilità tecnica ed economica per il progetto di estensione della M4 a Segrate, oltre allo stanziamento di 130 milioni di euro, in parte coperti da fondi statali, per coprire gli extra costi della tratta in costruzione. L’investimento stimato per portare la linea oltre Linate, che tiene conto degli incrementi dovuti all’aumento dei costi dei materiali, è di 470 milioni di euro. All’appello ne mancano ancora 44, a causa degli aumenti delle materie prime. I passi successivi sono l’inserimento dell’intervento nel Piano Triennale delle Opere pubbliche 2024-2026 e l’elaborazione del progetto esecutivo, in partenza, cofinanziato da un bando europeo di 3,5 milioni di euro.
# Un tracciato di 3,1 km con 2 fermate: Idroscalo-San Felice e Segrate con la nuova stazione Av
Prolungamento M4 Segrate
1 of 5
Credits segratecitylab - Hub segrate
Credits mm - Tracciato M4 Segrate
Credits mm - Prolungamento M4 Segrate
Credits mm - Stazione ido
Credits mm - Stazione Idroscalo
La linea M4 si allunga quindi verso est dall’Aeroporto di Linate con un tracciato di 3,1 km, che prosegue in sotterranea all’Idroscalo, e due fermate: Idroscalo-San Felice e Segrate punta Est. La prima a servire i fruitori del bacino artificiale e del parco oltre ai dipendenti delle aziende dell’area, quali Mondadori e IBM, la seconda a garantire un collegamento in soli 20 minuti verso il centro di Milano ai residenti di Segrate e l’interscambio con la futura stazione dell’Alta Velocità. Previsto un treno ogni 90 secondi. Tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025 dovrebbe essere predisposto il bando per il successivo avvio dei lavori. La durata dei cantieri è stimata di circa 6-7 anni.
# “Milan east gate hub”: l’Hub Alta Velocità-metro di Segrate Porta Est
Credits mm- Integrazione nodo East Hub
Attesa poi per la realizzazione della stazione ferroviaria dell’Alta Velocità “Segrate Porta Est”, trasformando l’attuale stazione per fungere da vero hub della mobilità dell’area metropolitana grazie al futuro interscambio con la M4, a cui si aggiungono treni suburbani, treni a lunga percorrenza, treni ad Alta Velocità. Il “Milan east gate hub”, questo il nome del progetto, intercetterà infatti treni della linea Milano-Venezia e i viaggiatori provenienti da città quali Bergamo, Brescia, Verona, Padova.
Credits mm – Planimetria stazione ferroviaria Segrate Porta Est
Il progetto complessivo prevede un investimento di oltre 500 milioni di euro, con il coinvolgimento di Regione Lombardia, Città Metropolitana di Milano, Comune di Milano, Rfi, lo stesso Comune di Segrate, Sea S.p.a., Westfield Milan S.p.a. MM, incaricata alla redazione del progetto di fattibilità. All’appello mancano ancora le risorse per la costruzione della stazione AV, in particolare per il rifacimento del piano binari, oltre a quelli per le opere complementari, la bretella stradale SP160-via Mondadori, il parcheggio e terminal bus nelle due stazioni della M4 e le passerelle meccanizzate. L’ultima stima indicava circa 100 milioni di euro.
# In fase di ridefinizione il progetto del mall del lusso Westfield
Westfield Segrate
Nonostante la società stia contribuendo a finanziare il futuro hub della mobilità, tra cui la realizzazione di parte della Cassanese-bis, il progetto del mall del lussoWestfield nei pressi della stazione ferroviaria era stato sospeso per alcuni anni. Da luglio 2023 è ripartita la progettazione, a cura della società di architettura e ingegneria One Works, per ridefinire la struttura in virtù del mutato scenario economico.
Anche la Germania ha il suo Molise. Non è una regione ma una città la cui “non esistenza” è diventata un’identità locale.
La “CITTÀ che NON ESISTE”: anche la Germania ha il suo Molise
Fake Bielefeld
# Una città nata dalla fantasia della CIA
Il Molise di Germania si trova in Nord Reno-Westfalia, è una città di circa 300.000 abitanti, nota come sede di una celebre università. Si tratterebbe di Bielefeld. Ma come il Molise in Italia, si è diffusa una diceria per cui la città sia soltanto una fantasia. Rispetto alla regione italiana in questo caso si tratterebbe di qualcosa di più sofisticato: c’è chi dice che Bielefeld sia solo un’invenzione della CIA, degli alieni o di una misteriosa entità collettiva nota come “SIE”, ossia “LORO”.
# Il “Complotto di Bielefeld”
Alieno avvistato a Bielefeld
Non è soltanto qualcosa che strappa un sorriso. In Germania ci tengono a fare le cose per bene, anche le leggende metropolitane. La città nascerebbe dal “Complotto di Bielefeld”: svelato nei primi anni ’90 su un forum tedesco online, forse per prendere in giro le teorie del complotto. Ma non è la sola versione. Un’altra risalirebbe invece a uno scambio di battute avvenuto durante una festa studentesca. In quell’occasione, un conoscente dell’informatico tedesco Achim Held, allora studente di informatica a Kiel, pare si sia lasciata sfuggire la frase: “Non credo che Bielefeld esista”. Come dimostrazione chiese se fosse presente qualcuno di Bielefeld: tutti dissero di non esserci mai stati. Da allora, nella cerchia di Held, iniziarono a circolare battute sull’inesistenza della città che, come la pioggia nel deserto del filosofo Berkeley, non avrebbe nessuna prova della sua esistenza. Dal circolo di amici al buco nero della rete la leggenda si è propagata alla velocità della luce, diventando così popolare che ogni sindaco della città afferma di ricevere mail nelle quali si chiede se la città esista davvero.
# La dimostrazione: siete mai stati a Bielefeld? No? Appunto.
I sostenitori dell’inesistenza di Bielefeld, su internet, pongono sempre tre domande chiave a tutti coloro che si ostinano a credere nella sua esistenza: sei mai stato a Bielefeld? Conosci qualcuno che sia di Bielefeld? Conosci qualcuno che ci sia mai stato? A quel punto la risposta a queste tre domande è quasi sempre “no”. Ma ci sono altre succose varianti sull’origine di questa credenza.
# Il luogo che copre i più grandi misteri
Elvis Presley vive a Bielefeld
C’è chi sostiene che ci sia lo zampino degli alieni: alcuni visitatori interstellari avrebbero “camuffato” la loro astronave sotto le spoglie della presunta Università di Bielefeld per poter girare indisturbati nei cieli di mezzo mondo. Ma non solo. C’è chi sostiene che la creazione di Bielefeld serva a nascondere Elvis Presley e Kurt Cobain ancora in vita o che la CIA abbia utilizzato la città per nascondere la verità sugli sbarchi sulla Luna. Ma forse la teoria più entusiasmante è che nel luogo dove le carte geografiche indicano l’esistenza di Bielefeld, si trovi in realtà l’ingresso della città perduta di Atlantide.
# Un milione di euro per chi dimostra l’inesistenza della città
Kurt Cobain vive a Bielefeld
E foto e video fatti a Bielefeld? Non si sono dubbi: sarebbero tutte frutto di manipolazione. Anche perchè non contenendo alcun particolare di rilievo, le foto raffiguranti Bielefeld potrebbero essere scattate ovunque.
Ma non è facile anche fornire le prove contrarie. E’ stato organizzato perfino un concorso da un milione di euro per dimostrare l’inesistenza di Bielefeld: in questo caso, nonostante le 2000 documentazioni inviate, nessuno è riuscito a dimostrare, al di là di ogni ragionevole dubbio, l’inesistenza di Bielefeld. Nel 2010 è uscito anche un film intitolato “Il complotto di Bielefeld”, un classico thriller basato su un testo di Held che ha anche recitato una parte.
Meglio un TRILOCALE in periferia o una VILLA con GIARDINO a 50 chilometri? Il PREZZO è lo stesso
Vista lago dalla villa
# Il sogno rurale dei milanesi
Lo abbiamo pubblicato qualche giorno fa: il sogno dei milanesi sembra essere quello di andare vivere in campagna. Questo è quello è emerso da una ricerca condotta dal Think Tank The European House – Ambrosetti e commissionata dai GAL (Gruppi Azione Locale) di Pavia, Cremona e Mantova. Ma dalla ricerca emerge anche un particolare importante: si può scambiare un trilocale in periferia con una villa con giardino. Ma procediamo un passo alla volta.
# Oltre il 50% degli intervistati valuta il trasferimento in campagna
cristinanasi68 IG – Lomellina
Pio Parma, Senior Consultant di The European House – Ambrosetti, che ha curato lo studio, evidenzia come “il 15% degli intervistati dichiara di essere intenzionato a trasferirsi in una zona rurale, mentre il 51,7% afferma che valuterà questa opzione in futuro: la possibilità di (ri)programmare parte della propria vita in una zona rurale è manifestata soprattutto da chi è nel pieno della propria attività lavorativa (60,8% nella fascia 45-54 anni) o prossimo alla pensione (50,6% nella fascia 55-64 anni)”.
# Perchè si resiste?
credit: dissapore.com
Interessanti anche i motivi che frenano alla fuga: a sorpresa la risposta più gettonata non è stata la disponibilità di una rete efficiente di trasporti pubblici, solo terza in classifica con il 36,5% di preferenze. Al primo posto si piazza la vicinanza a farmacie, ospedali e centri di assistenza domiciliare con il 63,1%. Al secondo posto, staccata al 39,1% c’è la presenza di strutture della distribuzione organizzata, supermercati e centri commerciali.
# La possibilità di uno scambio alla pari trilocale – villa con giardino
Villa Cassinella fronte
Ma l’opportunità più ghiotta per andare via sembra quella della casa. Se si prendono i prezzi delle case a Milano con quelle nei dintorni si vede che al costo di un trilocale in periferia, tra i 350 e i 400K, si possono trovare ville con giardino in posti naturalmente stimolanti ed entro 50-60 chilometri da Milano, come l’Oltrepò pavese, la Valsassina o la Val d’Intelvi. Lo stesso discorso vale anche per il costo degli affitti. Sembra che sempre più milanesi stiano valutando di lasciare Milano per sperimentare un affitto in zone più alla portata.
MCA_Nuovo Ospedale di Cremona_Vista aerea_Visual by MCA Visual
Presentato il progetto dell’ospedale del futuro: in simbiosi con la natura e con una visione olistica della salute e del benessere della persona. Scopriamo come è fatto e i prossimi passi attesi.
Il CAPOLAVORO di DESIGN alle porte di Milano: l’ “OSPEDALE ASTRONAVE”
# Scelto lo studio MCA – Mario Cucinella Architects per realizzare il nuovo ospedale di Cremona
MCA – Nuovo Ospedale di Cremona_Archivio MCA
Il 30 novembre si è tenuta la cerimonia di premiazione del vincitore del concorso internazionale per la realizzazione del nuovo ospedale di Cremona, alla presenza delle istituzioni. Al primo posto si è classificato lo studio «MCA – Mario Cucinella Architects» di Mario Cucinella. Le dichiarazioni dell’archistar:
“Il Nuovo Ospedale di Cremona potrà rappresentare un modello per l’architettura sanitaria sotto più aspetti ad iniziare dal bando che, con le sue linee guida, ha rimesso al centro la qualità dell’architettura come fattore centrale per il benessere psico-fisico. […] Dobbiamo tornare a un’idea di ospedale che sia parte della vita della città e non unicamente un luogo di cura: Cremona ha fatto una scelta importante e di qualità, che farà scuola non solo in Italia”.
Nei prossimi mesi la realizzazione del progetto esecutivo, con ultimazione prevista entro il 2024, a cui seguirà il bando per l’individuazione dell’azienda incaricata della costruzione.
# Una “città nella città” dalle sembianze di un’astronave
MCA_Nuovo Ospedale di Cremona_Vista dal Parco della Salute_Visual by MCA Visual
Sembra quasi un’astronave atterrata sulla Terra. L’edificio, su sette livelli fuori terra, si caratterizza per una sovrapposizione di anelli con al centro un’area naturale, il Parco della Salute, con la quale si sviluppa in continuità garantendo la permeabilità sia fisica sia visuale tra i due elementi. Viene a fondersi da un lato la struttura radiale di percorsi e spazi urbani tipici di Cremona, dall’altro la composizione altimetrica delle terrazze fluviali caratterizzata da argini e passeggiate sospese nel paesaggio naturale.
MCA_Nuovo Ospedale di Cremona_Vista dalla copertura verde_Visual by MCA Visual
Una “città nella città” circolare e interconnessa suddivisa in due corpi principali che si connettono a livello 00, in corrispondenza con il principale accesso sanitario:
un cuore centrale, con la piastra tecnologica che accoglie il blocco operatorio diviso nei settori emergenza, cardiovascolare, multifunzionale, chirurgia minore;
una struttura in elevazione caratterizzata dalla presenza di servizi sanitari a media/bassa tecnologia.
L’area strategica dell’ospedale è dove sono allocati i servizi assistenziali, che rappresentano il ponte tra l’ospedale stesso e il territorio che lo circonda:
al piano 00 il Pronto Soccorso in grado di funzionare autonomamente dal resto della struttura senza ma allo stesso tempo collegato con percorsi veloci e dedicati ai servizi diagnostici, ai blocchi operatori, alle terapie intensive e alle degenze, a cui si aggiunge la diagnostica per immagini;
al piano 01 l’area ambulatoriale in connessione con le aree destinate alla prenotazione e all’accettazione.
# Un ospedale flessibile e con ambienti permeabili aperti al pubblico
MCA_Nuovo Ospedale di Cremona_Vista dalla Hospital Street_Visual by MCA Visual
Il progetto prevede un alto grado di flessibilità della struttura con la possibilità di un facile riassetto degli spazi, per rispondere al cambiare delle esigenze sanitarie. Il 20% delle camere di degenza può diventare un’area di terapia intensiva con interposizione di un filtro, l’80% una camera a due letti con spazi e modalità adatti.
MCA_Nuovo Ospedale di Cremona_Vista dalla camera di degenza_Visual by MCA Visual
Sono presenti ambienti raccolti pensati per la privacy e il benessere del paziente e altri più permeabili e aperti ai cittadini con anche servizi commerciali. Troviamo l’Hospital Street, area di accoglienza per il pubblico ma anche spazio di interazione per il personale sanitario, una biblioteca e le residenze temporanee a supporto di pazienti e famiglie.
# Il Parco della Salute con un bosco climatico, un anello rurale e un anello vitale
MCA_Nuovo Ospedale di Cremona_Vista aerea_Visual by MCA Visual
L’area di progetto si estende tra l’espansione urbana e il Parco del Po e del Morbasco, creando una nuova porta d’accesso per il sistema naturale. Il Parco della Salute, l’altro elemento cardine, è caratterizzato da tre elementi:
un bosco climatico, un sistema naturale che abbraccia l’Ospedale, con percorsi verdi che legano una sequenza di attività terapeutiche per i residenti e gli utenti dell’ospedale, alternate a zone di biodiversità animale e vegetale. In questa zona è possibile beneficiare di una terapia psico-fisica del tutto naturale grazie a meditazione e contemplazione, Forest Bathing e Barefooting, spazi di lettura singola e collettiva all’aperto, e una Food Forest comunitaria;
un anello vitale, un percorso caratterizzato da spazi per le attività ludico-sportive e per l’interazione sociale, in dialogo con gli elementi architettonici pubblici e del complesso ospedaliero;
un anello rurale, un ampio sistema naturale a prato caratterizzato da uno specchio d’acqua centrale come punto cardine dell’intero Parco pensato come luogo per eventi e attività.
Il parco insieme alla scelta dei materiali della pavimentazione aiutano a mitigare l’isola di calore urbana, abbassando la temperatura media percepita di circa 4 gradi, mentre l’utilizzo strategie passive come orientamento ottimale, permeabilità ai venti e illuminazione naturale, consentono di ridurre le emissioni e l’impatto ambientale.
# Una visione olistica della salute e del benessere della persona
Il progetto propone una nuova concezione di struttura sanitaria con una visione olistica della salute e del benessere della persona, in stretta connessione con i sistemi territoriali e la rete sanitaria assistenziale. La progettazione si sviluppa basandosi sui principi di empatia, creatività e comprensione delle esigenze della persona in cura, dello staff sanitario e dei visitatori, per garantirne alti livelli di benessere e per questo la scelta di favorire l’illuminazione naturale, il rapporto con la natura, un ridotto livello di rumore negli ambienti e la qualità dell’aria.
Il paziente trova da un lato ambienti differenti a seconda dei percorsi e dell’intensità della cura da seguire, dall’altro si rompe l’isolamento dei vari reparti con gruppi di professionalità diverse che operano sullo stesso paziente.
In Largo Donegani tra gli anni ’30 e ’50 del secolo scorso sono stati costruiti uno a fianco all’altro il primo e il secondo Palazzo Montecatini, la storica società chimica italiana nata a Firenze, su progetto di Gio Ponti. Nel 1951 sempre l’architetto milanese, tra i più importanti del dopoguerra, disegnò anche una fontana a completamento del secondo palazzo e come elemento focale di richiamo dell’intervento architettonico.
Pagina Milano Scomparsa – Statua Bertani
Prese il posto della statua di Agostino Bertani, il medico ed eroe delle Cinque Giornate e delle guerre di Indipendenza garibaldine, trasferita in Piazza Fratelli Bandiera un paio di anni prima.
# L’illuminazione notturna la fa sembrare sospesa nel vuoto
Pagina Milano Scomparsa – Fontana Gio Ponti
L’opera di circa 40 mq consiste in due fontane circolari, posizionate una sopra l’altra con quella inferiore avente un diametro di 7 metri e quella superiore a forma di grosso tronco di cono rovesciato. Gli zampilli escono dal cono “tuffandosi” nel bacino sottostante e poi l’acqua entra in una fessura anulare sul fondo del bacino. Fu realizzata in un laboratorio di Viale Certosa con l’utilizzo di marmo bardiglio grigio scuro delle Alpi Apuane. A rendere particolare questa fontana è l’illuminazione notturna che, complice la sua struttura, la fa sembrare sospesa nel vuoto.
# La rimozione per realizzare la linea M3 e la sua ricostruzione
fontanedimilano.it – Fontana di Gio Ponti
Per costruire la linea metropolitana M3, qui è presente la stazione di Turati, negli anni ’80 la fontana è stata rimossa e poi ricostruita da parte di MM Spa nel 1992 in base alle indicazioni del progetto originale. Oggi è circondata da massicce e ampie fioriere che la celano parzialmente alla vista per chi proviene da Via Turati e Via della Moscova.
Como è una città famosa in tutto il mondo, amata ed apprezzata forse più dagli stranieri che arrivano in massa per ammirare uno dei posti più belli e suggestivi del nostro Bel Paese. Una città ricca d’arte, storia, natura e molto altro distante appena 50 km da Milano, che vale davvero una gita fuori porta.
10 MOTIVI per passare una giornata a COMO
#1 Il suo splendido lago
pepitaviaggi.com – Lago di Como
Nessuno pensa a questa città senza associarvi il suo splendido lago, che tra l’altro è il più profondo d’Italia. Una passeggiata sul lungolago Mafalda di Savoiafino a piazza Cavour, un tempo porto cittadino fino al suo interramento nel 1869, sono d’obbligo per ammirare il paesaggio naturale che ci circonda oppure per prendere uno dei tanti battelli, le metro del lago, per visitare i caratteristici paesi lariani.
#2 La Basilica di Sant’Abbondio, la “cappella sistina lariana”
Basilica di Sant’Abbondio
Con le sue inconfondibili “torri gemelle”, questo piccolo gioiello romanico nascosto è uno dei più belli della città. Sorta fuori dalle mura, la chiesa è stata Cattedrale fino al 1013 e successivamente affidata all’ordine benedettino che le diede l’aspetto attuale.
Al suo interno si resta stupefatti nell’ammirare il bellissimo ciclo di affreschi dell’abside realizzati nel trecento ad opera del Maestro di Sant’Abbondio e denominata la “cappella sistina” lariana.
Basilica di Sant’Abbondio, Como, Lombardy, Italy
#3 Il Duomo (Santa Maria Assunta)
Credits: wikipedia.org – Duomo di Como
Certo non sarà il mastodontico Duomo di Milano, ma si tratta dell’ultima Cattedrale gotica realizzata in Lombardia, per l’esattezza nel 1396, e la terza per dimensioni dopo Milano e la Certosa di Pavia. Oltre alla facciata gotica e agli interni manieristi con opere di Bernardino Luini, merita una menzione la sua cupola, progettata da Filippo Juvarra nel 1731.
#4 Villa Olmo
Credits: histouring – Villa Olmo
Tra le numerose ville che si affacciano sulle acque del lago, Villa Olmo, oggi sede del comune, è sicuramente la più bella. Realizzata nel 1782 dall’architetto Simone Cantoni come dimora estiva dei Marchesi Odescalchi, l’edificio prende il nome dall’enorme olmo ultracentenario che una volta adornava i suoi giardini. Nel corso dei secoli la villa fu visitata da Napoleone, Ugo Foscolo, l’Imperatore Franz e Garibaldi, che qui sposò l’infedele Giuseppina Raimondi.
#5 Le antiche mura
Credits: viestoriche.net – Le mura romane
Como è una delle poche città che possono vantare un perimetro quasi totalmente intatto delle mura cittadine medioevali. Tra camminamenti, torri e portali è possibile fare un salto indietro nel tempo fino al 1192, anno in cui vennero innalzate le mura attuali e la celebre Porta Torre.
#6 La suggestiva Piazza San Fedele
Credits: rete.comuni-italiani.it – Piazza San Fedele
Siamo nel vero cuore di Como, dove un tempo sorgeva il foro romano e dove dal medioevo fino alla fine dell’ottocento si teneva il mercato cittadino. È una piazza senza tempo circondata da edifici medioevali, portici, negozi, locali e dall’imponente facciata romanica della basilica di San Fedele.
#7 Un giro sulla funicolare di Brunate
Credits: piuturismo.it – La funicolare Como-Brunate
Ideale per ammirare la città e il suo lago dall’alto, la salita in funicolare da Como a Brunate dura appena 7 minuti e consente dal 1891 di raggiungere il cosiddetto “balcone sulle alpi”. Una volta giunti a Brunate è possibile salire fino al Faro Voltiano, una torre alta 29 metri costruita nel 1927 per commemorare l’inventore comasco della pila; da qui la vista spazia sull’arco alpino fino al Monte Rosa.
Altro punto panoramico sulla città e sul lago è il medioevale Castello del Baradello, costruito dai comaschi nel 1158 grazie all’aiuto dell’imperatore Federico Barbarossa, che vi risiedette l’anno successivo durante le guerre contro Milano. Un edificio legato alla storia milanese tanto che, nel 1277, l’Arcivescovo e signore di Milano Ottone Visconti vi fece murare vivo il rivale Napo Torriani sconfitto nella decisiva battaglia di Desio.
#9 Il tempio voltiano
Credits: eccolecco.it – Il Tempio Voltiano
È l’omaggio della città ad uno dei suoi figli più illustri, inaugurato nel 1928 nel centenario della morte di Alessandro Volta. Al suo interno sono raccolti alcuni cimeli e strumenti del grande inventore.
#10 La cucina comasca
Risotto con pesce persico
Per gli amanti della cucina lacustre, Como offre tante specialità come ad esempio il famoso risotto con pesce persicoe i missoltini, ossia agoni pescati tra giugno e luglio, salati ed essiccati all’aperto per poi venir serviti a tavola solitamente grigliati.
Credits: Claudio-Lucia Flickr - Murales Via Zuretti
Un quartiere ricco di suggestioni fatte di storia, letteratura, mondanità e di preziosissimi angoli di verde senza tempo. Sono talmente tante le cose da vedere e da fare che una giornata sola non può bastare.
Esplorando la zona e i suoi dintorni, ho selezionato alcune curiosità e luoghi di interesse che vi propongo di visitare.
Una giornata a GRECO: 10 attrazioni di uno dei quartieri più vivaci di Milano
#1 I Ponti
Credits: @nonseifigo Naviglio Martesana
La prima cosa che voglio condividere con voi è questa: passeggiando per le vie di Greco mi ha colpito la moltitudine di attraversamenti sulla Martesana e sulle ferrovie. I ponti sono una costante del paesaggio, della storia, un tratto comune che caratterizza il territorio. Vorranno significare che Greco collega territori e realtà diverse superando barriere non solo naturali e ferrate?
#2 Cassina de’ Pomm e le ville della Martesana
Credits: Matteo Grieco
Se volete rilassarvi e dimenticare per un attimo la frenesia di Milano il consiglio è quello di fare una bella passeggiata lungo la Martesana o di bervi una birra sotto il pergolato de LaButtiga: qui il tempo sembra essersi fermato e la sensazione è quella di trovarsi in campagna. Fino ai primi anni ’60, il corso d’acqua scorreva in superficie lungo Melchiorre Gioia; oggi riemerge soltanto nel punto in cui sorge la storica Cassina de’ Pomm: una delle cascine più vecchie di Milano, sicuramente la più antica rimasta integra. Nel corso dei secoli fu prima una casa di villeggiatura, poi una locanda pe ril cambio dei cavalli e di sosta per le barche. Negli anni ‘60 divenne un’osteria famosa per la cucina, i vini e la frequentazione mondana. Oggi è un condominio privato spesso usato come location cinematografica: alcuni film di Maurizio Nichetti, per esempio, “Benvenuti al Nord” e qualche serie televisiva. Sicuramente, quando il naviglio scorreva ancora a cielo aperto, qui furono girate diverse scene di “Miracolo a Milano”. Attraversando lo storico ponte del Pan Fiss si raggiunge la ciclabile della Martesana, lungo la quale si scoprono orti, atelier di artisti, centri di aggregazione e persino una cineteca. Spingendosi ancora oltre in direzione di Cernusco, non si possono dimenticare i parchi e le ville secolari: Villa Lecchi-Villa Pallavicini, Santa Maria Rossa in via Domenico Berra, Villa Albrighi, Villa Petrovic, Villa de’ Ponti, Villa Pino-Brasca.
#3 Il Villaggio dei Giornalisti e la Maggiolina
Case Maggiolina
Dalla Cassina De’ Pomm si raggiunge facilmente il Villaggio dei Giornalisti attraversando il ponte in fondo a via Tarvisio. Il quartiere è un’area piuttosto ristretta di edilizia residenziale destinata alla piccola e media borghesia. Le strade sono popolate da villette e piccole palazzine immerse nel verde e nella pace e costruite nei più disparati stili architettonici: gotico, neo-medievale, vittoriano, montanaro e parigino. Si tratta di una delle zone più bizzarre e esclusive della città. Le costruzioni più vezzose e stravaganti sono le case a igloo di via Lepanto. Sono mini-abitazioni (all’incirca 45 m²) progettate dall’ingegnere Mario Cavallè nel 1946. Le case a igloo sono disposte su due livelli: uno al piano rialzato e uno seminterrato che, originariamente accessibile solo dall’esterno, riceve la luce dalle bocche di lupo aperte sul piano strada. Anche le case a fungo (oggi demolite del tutto) si sviluppavano su due livelli sovrapposti: uno più ristretto (il gambo) ed uno più ampio (la cappella). Alle stravaganze dell’ingegner Cavallè si aggiunge la Villa Figini realizzata dall’omonimo architetto come propria residenza e da tutti chiamata la Palafitta. La Villa in rigoroso stile razionalista, è ispirata alla Villa Savoye di Le Corbusier.
Muovendosi verso il centro, si incontra il quartiere della Maggiolina il cui nome deriva dalla Cascina Maggiolina, un antico edificio che sorgeva lungo il Seveso, all’altezza dell’attuale via della Maggiolina. Il casale venne demolito nel 1920 e il nome passò negli anni Sessanta al nuovo complesso residenziale chiamato appunto Villaggio Maggiolina. Oggi il quartiere è pieno di casette e villette a due piani costruite tutt’intorno a Piazza Carbonari e andando verso nord-ovest si confonde con il Villaggio dei Giornalisti.
#4 La chiesetta di Segnano con i suoi affreschi
La Chiesetta di Sant’Antonino di Segnano è un altro piccolo tesoro inaspettato e soprattutto nascosto per chi non sa dove cercare. La chiesetta, che risale al Sedicesimo secolo, si trova in via Cozzi ed è ormai quasi completamente circondata da alti palazzi. Il suo interno è riccamente affrescato e decorato. L’affresco principale sulla sinistra raffigura una battaglia, ma non tutti concordano di quale scontro si tratti: potrebbe essere quello di Legnano del 1176 o invece la battaglia della Bicocca avvenuta intorno al 1500. Sulla parete destra c’è la contemplazione della Vergine Maria con il Bambino Gesù da parte di sei santi vescovi di Milano: Geronzio, Benigno, Ampelio, Antonino, Simpliciano, Vigilio e San Carlo Borromeo. L’arco dell’abside è decorato con delle quinte teatrali tenute aperte da angeli. All’interno dell’abside ci sono Sant’Antonino sulla sinistra e Beato Ludovico Barbo sulla destra. Molto bello è anche il soffitto a cassettoni, anch’esso riccamente decorato.
#5 Piazza Greco
La piazzetta di Greco con la Chiesa di San Martino era il centro del vecchio borgo ed è tutt’oggi il fulcro del quartiere. E neanche a farlo apposta in Piazza Greco c’è il ristorante ellenico Callistos. La Chiesa costruita alla fine del 1500 è in stile barocco ma al suo interno custodisce dipinti e molte altre opere del tardo Rinascimento che meritano una visita. Particolare di questo luogo sacro è il campanile, che nello scorso secolo venne rialzato con otto colonnine in ghisa, per ospitare delle campane più grandi.
#6 Il Refettorio Ambrosiano
Refettorio Ambrosiano
Sulla piazza si affaccia un teatro rimasto chiuso a lungo fino a quando, in occasione di EXPO 2015, è diventato il Refettorio Ambrosiano. Per far sì che il cibo della manifestazione non andasse sprecato, Massimo Bottura e il regista Davide Rampello ebbero l’intuizione di creare il Refettorio come luogo di solidarietà e di bellezza. Coinvolsero fin da subito la Diocesi di Milano, e in particolare la Caritas, per tradurre in concreto questa idea alla quale si sono unite eccellenze dell’arte, della cultura e della cucina. Numerosi artisti contemporanei hanno contribuito a tradurre in bellezza gli ambienti e 40 tra i migliori chef del mondo hanno ideato e preparato menù a partire dalle eccedenze alimentari raccolte ogni giorno a Rho, nel pieno rispetto delle normative vigenti sulla sicurezza alimentare. Il Refettorio Ambrosiano gestito dalla Caritas continua a funzionare come luogo di solidarietà, di cultura e spazio d’arte.
#7 il Teatro alla Scala di via Bottelli
A pochi passi da piazza Greco, in Via Bottelli, sorge l’edificio che dal 1985 ospita la sala prove privata del Teatro alla Scala e dove, data l’ottima acustica, si sono tenute in numerose registrazioni concertistiche. L’edificio mantiene tutt’oggi la stessa destinazione, ma per anni è rimasto in condizioni disastrose, completamente lasciato a se stesso. Nel 2018 è stato oggetto di un rinnovamento speciale grazie all’associazione Retake-Milano, il Politecnico e i cittadini: la facciata è stata interamente ricoperta con un enorme murales antismog. Gli studenti della scuola di Design del Politecnico che hanno progettato il murale hanno coinvolto il quartiere chiedendo ai residenti di scegliere il soggetto tra i cinque proposti.
#8 La porta di ingresso di Renzo Tramaglino
Sale Prove Teatro alla Scala
Nel capitolo 33 de “I Promessi Sposi” Manzoni descrive l’entrata di Renzo a Milano colpita dalla peste. Il giovane, dopo essere passato per Monza arriva di sera a Greco, descritto come un importante borgo rurale. Qui passerà la notte al riparo sotto al portico di una cascina, probabilmente la Cassina de’ Pomm. La targa posta sulla scuola elementare di via Bottelli che ricorda questo episodio riporta il passo del romanzo.
#9 La Villa Mirabello: “sempre el dovere”
Villa Mirabello
Fra Greco e Niguarda, c’è il quartiere Mirabello che prende il nome dalla omonima villa che si trova a pochi passi dalla fermata della Metropolitana Marche. È una dimora in stile rinascimentale lombardo con le tipiche finestre ogivali in cotto e un piccolo cortile a loggiato con l’annessa cappella affrescata. Nel ‘400 fu residenza di caccia e villeggiatura dei Visconti e in seguito passò a Pigello Portinari, il rappresentante dei Medici a Milano. Verso la fine di quello stesso secolo, la villa divenne proprietà della famiglia Landriani, che lasciò tracce ancora oggi ben visibili, come gli stemmi sul camino e sui soffitti e il motto “sempre el dovere” sulle pareti esterne, accanto a melograni e croci azzurre. Sembra che la villa sia poi passata dai Landriani ai Marino, ricca famiglia di origine genovese che costruì Palazzo Marino in piazza della Scala. La Villa è oggi sede della Casa per ciechi di Lombardia.
#10 Il Leoncavallo, la “cappella sistina della contemporaneità”
Leoncavallo
Per uno svago alternativo l’attrazione del quartiere è il centro sociale Leoncavallo, invia Watteau). Il centro sociale nacque nel 1975 in via Leoncavallo quando il civico 22 venne occupato. Nel 1994, dopo lo sgombero, si trasferì nell’attuale sede, l’ex cartiera Cabassi, dove, seguendo i numerosi graffiti colorati si scova l’ingresso. Il nuovo spazio, ampio 4.000 m² al coperto, più cortili, spazi verdi e sotterranei, venne strutturato come un piccolo quartiere, con una “piazza” centrale sempre aperta e le varie strutture attorno. Qui vengono organizzate numerose attività: dai concerti ai corsi di fotografia e di lingue, dalla serigrafia al laboratorio di teatro, dalla ciclofficina alla radio, dalla cucina popolare all’accoglienza per i migranti e i senzatetto. Nel 2006 l’assessore alla cultura Vittorio Sgarbi ha definito i murali dell’ex cartiera “la Cappella Sistina della contemporaneità” e li ha inseriti fra i luoghi d’arte permanente da visitare come il Pac, la Triennale, Palazzo Reale.
# Per lo svago: locali e ristoranti della zona
Itinerario alternativo: in zona ci sono moltissimi locali e ristoranti molto frequentati dove fare delle soste durante una passeggiata nel quartiere. Per la colazione vi consigliamo la pasticceria Alvin’s, in via Melchiorre Gioia 141, oppure la Martesana in via Cagliero. Per il business lunche e il brunch il Dulcis in Fundo in via Zuretti 55, un ex capannone industriale adibito ora a bistrot. Per l’aperitivo, l’ideale è nella bella stagione il “Tranvai”, che si incontra attraversando il “Giardino Cassina de’ Pomm”: un tram storico del 1928 trasformato in un bar, sotto a uno spettacolare pergolato di glicine. Per la birra è d’obbligo una sosta a La Buttiga, proprio affacciata sulla Martesana. Per assaggiare le specialità elleniche, bisogna assolutamente prenotare un tavolo al Callistos in piazza Greco oppure al Mikonos in via Tofane, atmosfera romantica in un angolino di rara bellezza. Al Fuorimano di Via Cozzi 3 trovate di tutto, persino la pasta fresca democratica e i caffè letterari. E proprio alla pasta fresca democratica è dedicato un localino giovane e informale in piazza Greco: qui si sceglie tra mafaldine, ravioli, trofie, tagliatelle…e li si abbina a piacere ai sughi del giorno. Invece per cocktails, la cena di pesce e il dopo cena c’è La Gintoneria di Davide, in Via Comune Antico.
Cucina toscana all’antica trattoria Il Borghetto, all’angolo tra via Emilio de Marchi e via Comune Antico. Se invece amate il rock, non potete rinunciare a una serata al Rock’n’Roll, in via Bruschetti 11, angolo via Zuretti, molto frequentato da musicisti e metallari. Qui non è difficile incontrare Le Vibrazioni, il dj Ringo, Pino Scotto e altri protagonisti del mondo della musica. Per l’electro music imperdibile il Tunnel in via Sammartini 30 e infine, per i nostalgici, c’è la storica bocciofila di via del Progresso,dove si mangia e si beve in dialetto milanese.
Cibi bruciati, molli, stracotti, con poco gusto o un cattivo sapore. Una sequenza di esperienze negative a pranzo, aperitivo e cena. E dire che eravamo la capitale della buona cucina. Che cosa sta succedendo? La testimonianza.
Il NUOVO TREND di Milano: MANGIARE MALISSIMO
# Shish kebab: la carne bruciata
Oggi è una giornata importante nel mio piccolo: ho firmato il contratto per un nuovo libro che uscirà nel 2024 e decido di festeggiare con un pranzo fuori casa che sancisca questo risultato.
Il ristorante è semplice, uno dei tanti posti a Milano dove l’unico vero business è la pausa di mezzogiorno. Gestione egiziana, una garanzia. Il menù del giorno prevede un shish kebab che già solo a nominarlo fa venire l’acquolina in bocca. Non guardo nient’altro e attendo di essere servito, ma anche se l’attesa è minima il piatto che mi viene consegnato non è proprio invitante: tre piccoli spiedini di carne arrostita, nel vuoto di un piatto bianco decorato con una foglia d’insalata verde. Non si giudica mai dall’aspetto, del resto in luoghi così genuini l’impiattamento non può essere considerato un requisito. La carne è bruciata, il mio primo pensiero trova purtroppo conferma in un sapore di cottura esagerata. Mi guardo attorno e vedo gente mangiare la stessa cosa: c’è chi lascia il piatto a metà, chi lo rimanda indietro, chi si fa servire della focaccia per fare fondo. Era tanto che non venivo in questo locale e ora capisco anche perché.
# La pizza verace napoletana: fredda e molliccia
Suvvia, stasera sarà l’occasione per rifarsi, del resto abbiamo appuntamento con degli sconosciuti che hanno già prenotato la pizzeria, una di quelle catene che sono un trend da molti anni a questa parte, là dove la veracità della pizza napoletana si traduce in un menù pieno di prelibatezze, che sappiamo tutti quanto andare in vacanza o in trasferta di lavoro a Napoli si possa facilmente tradurre in qualche chilo in più per via della qualità e dell’abbondanza delle materie prime e dei piatti locali.
Il locale lo conosco bene, con le sue piastrelle smaltate e la birra alla spina che per quanto sarà sempre meglio del vino sfuso di oggi a pranzo. Ci fanno aspettare, il tavolo non è pronto, anche se siamo in ritardo di un quarto d’ora. Va bene, pregusto la gioia delle papille davanti a una pizza napoletana farcita con tonno e cipolla, una delle ricette intramontabili divenute nuovi classici, eppure qualcosa non torna. Già fredda, molliccia, al primo responso del coltello. Lo sconosciuto che nel frattempo si è presentato magnifica la sua pizza calda, cotta alla perfezione. La mia si è pure sfaldata al centro, niente da fare: per digerire questa volta ci vorrà un caffè.
# Pizza al trancio: dura e bruciata
Un nuovo giorno porta interrogativi più importanti del cibo, se devi passare tre ore in call con Londra per provare a lavorare a un progetto congiunto. E quando la riunione virtuale finalmente finisce è ora di cercare un locale nella zona dell’ufficio. Scelgo di dare la mia preferenza a quel ristorante italiano che è sempre affollatissimo di operai che scelgono il menù completo. Anche oggi riempiono la sala e a me assegnano un tavolo proprio vicino ai loro discorsi sulle donne, quanto mai fuori luogo in questa stagione di violenze. Ma non importa, io sono qui per un buon piatto.
Eppure, della lista del giorno non c’è nulla che mi ispiri, abbinamenti particolari di ingredienti e nessun piatto della tradizione. Beh, ma allora tanto vale puntare ancora sul fiore all’occhiello del posto: la pizza al trancio. Ordino la mia margherita abbondante mentre il retrogusto amaro della birra alla spina mi prepara per la versione più fast food del più famoso piatto italiano. Il coltello fa fatica, però, la fetta è duracome se l’avessero cucinata il giorno prima. E anche il sapore ha un che di cancerogeno: sfilo via il manto di mozzarella e pomodoro e scopro il nero evidente della bruciatura.
# Aperitivo di periferia all’hotel cinque stelle, la cena non decolla
Non me ne è andata bene una in questi giorni, ma stasera finalmente mi rifarò, al gran galà nell’hotel cinque stelle del centro di Milano. Basta kebab, basta pizza, immagino già le prelibatezze del finger food. Ma la realtà è un po’ diversa: noccioline e patatine, come in un bar di periferia. Allora ditelo che siamo al ribasso ovunque. Isole, isole, vi bramo con l’entusiasmo di un neofita che scopra solo oggi la cucina italiana. Ecco, questa tartare di tonno con rucola potrebbe essere un buon inizio. Avrebbe potuto, dai. Ma il buffet non doveva essere morto e sepolto dai tempi del Covid? Infatti sento altri ospiti lamentarsi del fatto che i piatti sono esposti ai colpi di tosse e agli starnuti della gente.
La band suona dell’ottimo jazz, ma la cena non decolla. I primi non mi ispirano, il riso sembra più che stracotto e i tortellini senza il brodo per me che sono emiliano sono una mezza bestemmia. Magari con questo bicchiere di prosecco discreto mi farò qualche dolcino: macché, mi sono perso in chiacchiere e i divoranti non aspettano certo me. Aspetta, però, ho visto che c’è il mio cibo preferito: il radicchio rosso. Quello non mi ha mai deluso mai. Però stavolta l’aceto balsamico è davvero troppo dolce.
I primi rendering e la bozza del masterplan in attesa del progetto esecutivo. Scopriamo come sarà e la data di fine lavori.
NUOVA SEDE RAI a MILANO: presentato il MASTERPLAN
# Il 23 novembre 2023 ufficializzata l’accordo per realizzare il nuovo centro di produzione
Credits Andrea Cherchi – Antenna Rai
La nascita del nuovo polo di produzione Rai a Milano è stato ufficializzato il 23 novembre 2023, nel corso del Consiglio d’Amministrazione riunito a Roma. In quel contesto sono state approvate due delibere inerenti il Piano strategico immobiliare della società. La prima prevede la vendita a pacchetto, nel 2026, di alcuni immobili non considerati più strategici, come la vecchia sede di Corso Sempione progettata da Gio Ponti dove svetta l’antenna. La seconda riguarda l’accordo quadro vincolante tra Rai e Fondazione Fiera Milano per ricollocare in nuovi spazi la sede milanese della televisione pubblica anche per assorbire le funzioni svolte dai locali in affitto in via Mecenate.
# Il masterplan e la prima bozza di rendering
Credits Urbanfile – Masterplan Fieramilanocity
La nuova sede Rai è prevista in Via Gattamelata, nell’area MiCo Nord al Portello al posto del “padiglione dell’Agricoltura”, nel contesto di una riqualificazione dove anche Fondazione Fiera Milano ha in programma di realizzare uffici, archivio storico e campus. La deadline per il trasferimento è il 2028/29 e l’obiettivo è quello di accentrare in un unico polo produttivo le attività e di disporre di un asset sviluppato secondo criteri di ecosostenibilità.
Questi i primi rendering, da Urbanfile, con lo bozza di masterplan in attesa del progetto esecutivo.
Credits Urbanfile - Rendering sede rai
1 of 3
Credits Urbanfile - Rendering sede rai
Credits Urbanfile - Rendering dall'alto sede Rai
Credits Urbanfile - Altro rendering sede rai
L’investimento è di 101,8 milioni di euro, in tutto 8 sale di registrazione su una superficie di 63.000 mq.
Le ciclabili a Milano ci stanno scappando di mano? Dopo le ciclabili lunghe pochi metri, spunta pure una ciclabile con annesse strisce pedonali sul marciapiede. Non è l’unica ciclabile strana di Milano. Anzi.
A Milano le prime STRISCE PEDONALI sul marciapiede
Questa la segnalazione di Elio Govenco sulla ciclabile al Lorenteggio che si candida tra le ciclabili più assurde della città:
“Via Vespri Siciliani. Pista ciclabile costruita ed in costruzione con tanti, troppi disagi per tutti e usata da 2 max 3 ciclisti al giorno però c’è un lato comico…le strisce pedonali sul marciapiede…” (Elio Giovenco)
La ricordiamo insieme ad altre ciclabili che stanno facendo parlare. Iniziamo da quelle “lunghe come una pedana”.
# Ciclabile nella parte est, oltre il tracciato ferroviario nei pressi di Lambrate: 12 metri
Google Maps – Ciclabile di via Saccardo
Nel quadrante est della città arrivando da via Bassini e passando sotto il sopraelevato ferroviario, nella svolta a destra si incrocia la ciclabile di Saccardo: si estende per 12 metri e dopo un attraversamento pedonale porta il ciclista direttamente contro le auto parcheggiate.
# La ciclabile di Piazza Camillo de Meis, una delle piazze piccole di Milano, sotto i 10 metri
Credits: Luca Ambrogio – Ciclabile via San Michele del Carso con via panizza e via Verga
Un’altra corsia ciclabile da record si trova nella zona tra Piazzale Baracca e Piazzale Aquileia, collega via San Michele del Carso con via Panizza e via Verga. Si trova in Piazza Camillo de Meis, una delle più piccole di Milano. La lunghezza del tratto compreso tra i due attraversamenti pedonali è poco oltre i 5 metri, si arriva a 9 metri contando dal cartello di inizio a quello di fine ciclabile. Considerando che questa è strutturale, forse merita il titolo di più corta del mondo. In attesa dell’ufficialità del Guinness dei Primati.
E concludiamo con la celebre Ciclabile Tetris.
# La Ciclabile Tetris di Monforte
Monforte – Visconti di Modrone
“Passi lei, no passi Lei! Passa tu che passo anch’io. Passo io prima che passi lui o passa lei che investe lui o lui che tampona lei?”. Sembra il nuovo ritornello di Annalisa. Invece è uno dei tanti commenti alla segnaletica da incubo disegnata dal Comune. Quella di Corso Monforte.
Monforte – Visconti di Modrone
In questo caso c’è la replica da Palazzo Marino. Dall’Assessorato alla Mobilità spiegano che “La ciclabile è stata disegnata seguendo il Codice della Strada, adottando una soluzione poco utilizzata ma molto frequente all’estero”.
Aggiungendo che “le “strisce di guida” servono a rendere più visibile il percorso sia ai ciclisti sia alle auto. Nello specifico, chi arriva in bici da San Babila non può proseguire diritto in corso Monforte: la linea tratteggiata della svolta a sinistra rende chiaro il percorso da fare”.
Un piccolo e suggestivo comune sul lago di Como con ville storiche, elegante lungolago e una posizione caratteristica che gli hanno valso l’inserimento tra i paesi più belli d’Italia. Conosciuto anche come borgo dei giardini, si trova a metà tra il valico svizzero del Cantone dei Grigioni e la Pianura Padana: per questo portava il nome di Terra di Mezzo. Inoltre è sede di un percorso pedonale fra i più belli d’Europa. Benvenuti a Tremezzo.
La “TERRA di MEZZO” sul lago: il borgo dei giardini sull’acqua a un’ora da Milano
# L’eredità sette e ottocentesca
Credits: @bi.nicoletta Villa Carlotta Tremezzina
La cittadina si presenta come un pittoresco borgo diviso in dieci frazioni dalle origini antiche e dall’atmosfera suggestiva. Numerose ville del Settecento furono erette a dimostrazione della potenza economica e del prestigio che le grandi casate locali ottennero grazie al commercio con gli altri paesi europei. In seguito alla Rivoluzione francese e alle guerre napoleoniche molte famiglie della zona caddero poi in disgrazia e furono costrette a vendere quei palazzi tanto prestigiosi ai ricchi signori milanesi, che iniziarono a utilizzare queste ville come case di villeggiatura.
# Meta dei vip del passato e di quelli attuali
Credits: @ghtlakecomo Grand Hotel Tremezzo
Oggi è soprattutto con la presenza di nuovi e prestigiosi hotel che Tremezzo ha l’opportunità di diventare la famosa località turistica che oggi conosciamo, ma anche molti personaggi di spicco di epoche passate e presenti hanno soggiornato in uno dei sontuosi alberghi nella zona, in particolare sono passati per il lago Giuseppe Verdi, Giuseppe Parini, la regina Vittoria d’Inghilterra e il kaiser Guglielmo II. I palati più raffinati si danno appuntamento al Grand Hotel Tremezzo per degustare lo stile gourmet che il ristorante della struttura La Terrazza offre ai suoi ospiti, con un food concept basato sulle creazioni del compianto maestro della cucina mondiale Gualtiero Marchesi (milanese doc).
# Le ville
Credits: @ghtlakecomo Grand Hotel Tremezzo
Villa Amila e Villa La Quiete sono fra le più prestigiose dimore che si trovano da queste parti. Quest’ultima si trova più sulla strada per Bolvedro e oggi è di proprietà privata, ma è utilizzata anche come location per grandi eventi o riprese cinematografiche data la presenza del grande giardino e della plateale scalinata che scende sul lago. Discorso a parte va fatto per Villa Carlotta, famosa per il suo giardino iscritto nel circuito dei Grandi Giardini Italiani e che custodisce al suo interno diversi capolavori dell’arte, come alcuni gessi di Canova e numerosi dipinti, tra i quali spicca L’ultimo addio di Giulietta e Romeo di Hayez. Degno di essere nuovamente menzionato è anche il Grand Hotel Tremezzo: una volta varcata la soglia sembra di essere tornati al tempo della Belle Époque grazie agli splendidi interni dagli arredi sontuosi e i colori vivaci che fanno rivivere il glamour dell’Art Nouveau.
# Un connubio tra sport, natura e bellezza
Credits: @deniselmanning Tremezzo
Tremezzo si distingue non solo come punto di ritrovo per amanti dell’eleganza e dei contesti storici nonché della buona cucina, ma anche per gli appassionati del connubio sport/natura. Con un percorso di ben 10 km, infatti, per Tremezzo passa un tracciato pedonale denominato Greenway che parte dal Borgo di Colonno, attraversa Comacina, Ossuccio, Lenno, Mezzegra e passa quindi per Tremezzo, finendo poi nel successivo comune di Griante. Parte di questa meravigliosa pista per camminatori più o meno esperti (ma certamente non pigri) solca le strade già delineate dall’Antica Via Regina. Ovvero un percorso che si snodava sulla sponda occidentale del lago tracciato in epoca romana, che rappresentava una delle più importanti vie di transito della zona poiché permetteva un rapido collegamento tra la Pianura Padana e l’Oltrealpe.
# Tremezzo: la tappa più bella della greenway
Credits: @xamanafranco Tremezzo
Di quel che resta dell’Antica Via e del nuovo percorso Greenway certamente il tratto che passa da Tremezzo è il più spettacolare. Dall’imbarcadero di Lenno si risale per un viottolo acciottolato e ci si inerpica sul tratto più faticoso verso il borgo di Mezzegra, sbucando sua via Pola e svoltando a destra, poi, al successivo bivio e svoltando a sinistra dopo la Chiesa di San Giuseppe si prosegue verso la Chiesa Parrocchiale di Sant’Abbondio, nome ultranoto da queste parti, dal cui sagrato si ammira la vista del promontorio di Bellagio. Infine si prosegue in discesa costeggiando la casa dei Presepi (visitabile tutto l’anno) per arrivare al Settecentesco Palazzo Brentano e sbucando poi sulla strada maestra si scende verso il lago su Via delle Gere. Da lì parte il torrente Bolvedro che porta dritti al cuore di Tremezzo, costeggiando le ville di cui sopra e godendosi il più bel panorama lacustre d’Italia.
Gionata Gesi, in arte Ozmo, è un autentico pioniere della street art italiana: nato a Pontedera, a due passi da Pisa, ha mosso i suoi primi passi da artista di strada proprio a Milano.
Le sue opere si caratterizzano per l’appropriazione e il sincretismo di immagini provenienti da molteplici immaginari e fonti iconografiche. Formatosi a fumetti, pittura accademica e writing, Ozmo si trasferisce nel capoluogo lombardo nel 2001 e qui, parallelamente a una ricerca pittorica portata avanti insieme al mondo delle gallerie, si ritaglia un ruolo da protagonista nella genesi della street art italiana, fino a diventare uno dei primi “graffitari” ad essere invitato ad esporre in spazi istituzionali.
Il CAVALIERE DI OZMO e la Cascina più dadaista di Milano
Ph. @La_funari IG
# Il Cavaliere Triste
La nostra città pullula dei suoi lavori, sparsi ovunque, dai luoghi più inaspettati a quelli più visibili (ne hanno parlato, tra gli altri, anche Repubblica e Rolling Stone). Ma, tra le tante, c’è una sua opera ad oggi ancora avvolta in un alone di mistero: stiamo parlando del Cavaliere della Cascina Torchiera. Il murale raffigura appunto un cavaliere armato, e con ogni evidenza afflitto, sopra un cavallo drappato di rosso.
Si tratterebbe di un rimando all’Orlando Furioso, il poema capolavoro di Ariosto dove il povero paladino, innamorato di Angelica negli antefatti del Boiardo, continuamente rifiutato cade nella disperazione, fino a perdere il senno e quindi ad impazzire completamente.
L’ipotesi sarebbe suffragata dal fatto che Ozmo lavorò già ad una mostra collegata all’epopea di Orlando: Donne Cavalieri Incanti Follia, organizzata dalla Scuola Normale Superiore e dal Comune di Pisa nel 2012, per la quale realizzò il murale Ritratto di PI.
Il misterioso Cavaliere di Ozmo sarebbe quindi proprio Orlando sulle soglie della follia.
# La Cascina dadaista
Difficilmente Ozmo avrebbe potuto scegliere un luogo più singolare per produrre quest’opera. Il Cavaliere si trova infatti su uno dei muri della storica Cascina Torchiera, spazio occupato dal 1992 quando un gruppo di ragazzi del quartiere decise di costituirvi un centro sociale, per dare luogo ad uno spazio di aggregazione e dibattito politico fuori dagli schemi all’interno del quartiere, affacciato sul Cimitero Musocco nel Municipio 8.
Acquistare casa al prezzo di caffè? E’ possibile grazie all’iniziativa “Case a 1 euro”. Ecco i borghi più belli dove fare l’affare secondo il sito Zingarate
I BORGHI in ITALIA dove una CASA costa come un CAFFE’
Per chi ci legge l’iniziativa “Case a 1 euro” non sarà una novità: ci siamo soffermati sull’immobile disponibile nel leggendario Borgo delle Streghe, ma ad aderire all’iniziativa ci sono anche altri borghi italiani.
Ecco 13 borghi più interessanti, secondo Zingarate, in cui ha preso piede l’iniziativa e le modalità con cui ci si può aggiudicare una casa al prezzo di un caffè.
# L’iniziativa “Case a 1 euro”
Il progetto “Case a 1 euro” è un’iniziativa diffusa in tutta Italia che mira a ripopolare quei borghi storici ormai disabitati ma che meriterebbero una seconda chance. Il prezzo di 1 euro è chiaramente simbolico: le case, appartenenti a privati che non possono più pagare tasse e balzelli, vengono vendute dai Comuni a patto che vengano ristrutturate dopo l’acquisto.
La lista completa dei borghi la si può trovare sul sito del progetto, qui vi mostriamo i 13 più interessanti secondo Zingarate.
#1 Biccari, Puglia
credit: happilyontheroad.com
Questo paese in provincia di Foggia è anche conosciuto come “il tetto di Puglia” e per contrastare lo spopolamento, il Comune ha messo in vendita più immobili con prezzi che variano a seconda della tipologia. Le case che interessano il progetto “Case a 1 euro” sono ovviamente da ristrutturare, ma sono in vendita anche case pronte all’uso fino ad un massimo di 15.000 euro.
Anche se il bando è stato proposto dal 2019, il progetto è partito quest’anno e sul sito del Comune si possono trovare tutte le informazioni.
#2 Castropignano, Molise
credit: fr24news.com
Situato a più di 500 metri e dominato dal Castello d’Evoli, si trova il borgo di Castropignano. Il Comune, in provincia di Campobasso, è considerato uno dei più belli di tutto il Bel Paese, eppure si sta da anni desertificando. Per attirare nuovi abitanti e recuperare le abitazioni del centro storico, il sindaco ha messo in vendita oltre 100 immobili al prezzo simbolico di 1 euro. Per avere maggiori informazioni sull’iniziativa del Comune, visitare il sito del Comune.
#3 Cinquefrondi, Calabria
credit: fontanedicalabria.altervista.org
L’iniziativa ha preso piede anche in Calabria, in provincia di Reggio Calabria. Il paese che ha deciso di attuare un ripopolamento è Cinquefrondi, nel cuore dell’Aspromonte. Il nome potrebbe non suggerirvi nulla ma il piccolo borgo è un paradiso a tal punto da attirare l’attenzione della CNN che gli ha dedicato persino un articolo.
Le case a 1 euro si trovano nella parte antica del paese e per sapere come aggiudicarsele basta cliccare qui.
#4 Pietramelara, Campania
credit: initalia.virgilio.it
Una delle ultime new entry del progetto è il comune di Pietramelara, in provincia di Caserta, che domina la piana dei 5 castelli dalla sua altura. Il paese ha messo in vendita un immobile al prezzo di un caffè e sul sitosi possono trovare tutte le informazioni e i requisiti necessari, che a pensarci sono davvero pochi: è sufficiente sostenere tutte le spese per la redazione dell’atto di cessione, predisporre un progetto di ristrutturazione e recupero, iniziare i lavori entro un termine dalla data di acquisto.
#5 Zungoli, Campania
credit: avellino.occhionotizie.it
Dalla provincia di Caserta andiamo invece in quella di Avellino, a Zungoli, un piccolo villaggio che già dal 2019 ha iniziato a vendere immobili a prezzi stracciati. Tra storia e natura potranno essere acquistate delle case a solo 1 euro e tutte le informazioni si trovano qui.
#6 Sambuca, Sicilia
credit: theitaliantouch.org
Sempre restando nel Sud Italia c’è il borgo di Sambuca, in provincia di Agrigento. Il Comune aveva messo in vendita nel 2018 ben 17 immobili a 1 euro e, dopo il successo riscontrato, ha deciso di riproporre l’iniziativa nel 2021. Nei prossimi mesi sarà disponibile sul sito il bando per poter partecipare e aggiudicarsi un immobile al prezzo di un caffè in uno splendido angolo di Sicilia.
#7 Gangi, Sicilia
credit: ragusaoggi.it
Ci spostiamo ora nel Comune di Gangi, in provincia di Palermo, in cui è possibile acquistare una casa a 1 euro purché la ristrutturazione inizi entro un anno e si concluda entro 3. Lo scopo è ripopolare ma anche revitalizzare il paese dal punto di vista turistico e, per questo, il bando è rivolto anche alle aziende o a chi ha voglia di aprire un hotel, un ristorante o un b&b nel paese.
#8 Mussomeli, Sicilia
credit: tripadvisor.it – Castello Manfredonico
In provincia di Caltanissetta si trova il comune di Mussomeli, che ospita una delle fortezze più belle d’Italia: il Castello Manfredonico. Anche qui si è deciso di mettere in vendita vecchie case disabitate proprio nel centro storico del paese. Per avere tutte le informazioni basta andare sulla sezione dedicata al Comune di Mussomeli nel sito di Case a 1 euro.
#9 Salemi, Sicilia
credit: elle.com
Un altro borgo siciliano che aderisce al progetto è Salemi, questa volta in provincia di Trapani. Il Comune aveva già messo in vendita immobili al prezzo di un caffè 12 anni fa e adesso l’opportunità si è nuovamente ripresentata. Molteplici abitazioni verranno messe all’asta a partire dal prezzo simbolico di 1 euro: a quale stracciata cifra verranno vendute?
Dalla Sicilia andiamo in un’altra isola italiana: la Sardegna. Ollolai, in provincia di Nuoro, ha deciso di partecipare all’iniziativa ma con delle condizioni specifiche. E’ proprio il sindaco a spiegarne le motivazioni e il sistema: «I proprietari di case sottoutilizzate o inutilizzate, per i quali l’immobile rappresenta solo un costo, cedono a prezzo simbolico la propria casa fatiscente al Comune che la inserisce nel circuito della case ad 1 Euro a favore di acquirenti che diventano proprietari con l’impegno a ristrutturarle ed utilizzarle».
#11 Fabbriche di Vergemoli, Toscana
credit: casea1euro.it
Dopo una virtuale passeggiata tra le isole, torniamo sulla terra ferma per andare in Toscana. Il borgo di Fabbriche di Vergemoli, a metà strada tra il Parco delle Alpi Apuane e Lucca, ha deciso di aderire all’iniziativa per ripopolarsi visto che al momento gli abitanti sono solo 779.
Tutte le informazioni per l’acquisto le trovate qui.
#12 Montieri, Toscana
credit: ilgiunco.net
Nella provincia di Grosseto si trova il borgo di Montieri, in cui l’iniziativa ha avuto un gran successo nel 2016 ed è stata per questo riproposta quest’anno. Purtroppo si è recentemente conclusa ma potrebbe tornare attiva nel breve periodo. Per tenere sotto controllo lo stato del progetto si può visitare la sezione dedicata sul sito del progetto.
#13 Borgomezzavalle, Piemonte
credit: vimeo.com
Dalla Toscana risaliamo lo stivale per fermarci in Piemonte, a Borgomezzavalle. Anche qui il Comune ha deciso di combattere il progressivo spopolamento e ha per ciò aderito al progetto “Case a 1 euro”. Ma non è tutto: il sindaco per stimolare l’avvio di nuove attività ha messo a disposizione 2.000 euro per chi apre una partita Iva e per i nuovi nati 1.000 euro, asilo e mensa gratuiti. Tutte le condizioni le trovate sul sito del progetto.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
I risultati di una ricerca condotta su un campione di cittadini dell’area metropolitana milanese.
Vado a VIVERE in CAMPAGNA: il SOGNO RURALE dei MILANESI
# La ricerca condotta su oltre 500 cittadini dell’area metropolitana milanese
Mappa Città metropolitana
Il sogno dei milanesi è di andare vivere in campagna. Questo è quello è emerso da una ricerca condotta dal Think Tank The European House – Ambrosetti e commissionata dai GAL (Gruppi Azione Locale) di Pavia, Cremona e Mantova. Lo studio, che ha coinvolto oltre 500 cittadini dell’area metropolitana milanese, si è posto l’obiettivo di capire la percezione dei milanesi sui territori ruralifacili da raggiungere, come quelli delle province prese in esame, soprattutto come destinazioni attrattive per andarci a vivere.
# Oltre il 50% degli intervistati valuta il trasferimento in campagna
cristinanasi68 IG – Lomellina
Pio Parma, Senior Consultant di The European House – Ambrosetti, che ha curato lo studio, evidenzia come “il 15% degli intervistati dichiara di essere intenzionato a trasferirsi in una zona rurale, mentre il 51,7% afferma che valuterà questa opzione in futuro: la possibilità di (ri)programmare parte della propria vita in una zona rurale è manifestata soprattutto da chi è nel pieno della propria attività lavorativa (60,8% nella fascia 45-54 anni) o prossimo alla pensione (50,6% nella fascia 55-64 anni)”.
# Le condizioni richieste per cambiare vita
credits: @renzocavagliotti – Oltrepò Pavese
Il trasferimento non avverrebbe a scatola chiusa, ma a precise condizioni. Queste le più importanti:
una congrua offerta servizi di base, come i presidi socio-sanitari, le farmacie e i servizi di assistenza alla persona, ritenuto come una priorità per oltre il 60% del campione;
la garanzia di un ambiente “sicuro” per il 70% degli intervistati;
la disponibilità di spazi aggregativi, socio-ricreativi e culturali per il 44%;
la possibilità di avere una situazione lavorativa soddisfacente e “agile” per circa il 50% del campione,
# La differenza tra maschi e femmine
Una differenza tra il campione maschile e quelle femmine c’è per quanto riguarda i fattori principali da tenere in considerazione per la scelta di trasferirsi in un contesto rurale. Per il primo il costo delle abitazioni e la qualità dell’ambiente, per il secondo la presenza di servizi alla persona come nidi, scuole, ospedali. Per entrambi resta determinante la qualità dell’ambiente.
# L’iniziativa “Dimore e Borghi” per intercettare i milanesi interessati a lasciare la città
falco_marchetti IG – Oglio Po
Il fine ultimo dello studio è di impostare una strategia integrata di ricettività dei tre territori lombardi. Alla base c’è il progetto “Dimore e Borghi” che punta a intercettare le esigenze dei milanesi disposti a trasferirsi nelle zone di campagna di Mantova, Cremona e Pavia, riprogettando i tre territori in quell’ottica. La prima fase prevede di aumentare la conoscenza dei territori con una campagna di promozione turistica, il 18% del campione non conosce o non ha mai visitato l’Oltrepò Pavese, la Lomellina, l’Oltrepò Mantovano e Oglio Po, la seconda invece un lavoro con le amministrazioni pubbliche e gli enti preposti per la costruzione di una nuova economia territoriale.
La prima operazione di questo tipo in Italia ad opera della Bei. Cosa è previsto e l’obiettivo dell’iniziativa.
200 CASE LOW COST saranno costruite in zona Sarpi
# Un finanziamento di 34 milioni di euro dalla Bei
credits: automoto.it – Paolo Sarpi
Si tratta della prima operazione di edilizia sociale per la Bei, la Banca Europea per gli investimenti, realizzata in Italia. Finora ha destinato quasi 7 miliardi in 11 paesi europei per progetti di social housing e prezzi calmierati. Il finanziamento concesso in questo caso è di 34 milioni di euro, ed è stato devoluto al Fondo Ca’ Granda gestito da Investire Sgr e partecipato dalla Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Cdp real asset Sgr e da Fondazione Cariplo. L’annuncio e la sottoscrizione sono avvenuti durante l’evento “Il partenariato acceleratore di rigenerazione urbana e sociale” tenutosi presso l’Archivio Storico del Policlinico di Milano il 27 novembre 2023.
# Oltre 200 case ricostruite per famiglie a reddito medio-basso
corriere.it – Social Housing
Le risorse servono per demolire e ricostruire, con i più alti standard di efficienza energetica e di sostenibilità ambientale, oltre 200 appartamenti del quartiere Sarpi. Questi immobili furono donati al Policlinico che ora vuole ricambiare “restituendo valore alla città“, come spiega il presidente dell’istituto ospedaliero Marco Giachetti, che aggiunge come il progetto rispecchi il significato del concetto di generosità e di restituzione alla collettività: “da una parte, abitazioni belle e moderne a prezzi calmierati per le fasce deboli della popolazione; dall’altra, interventi nel sociale, concreti e per tutti.”
L’obiettivo di questa riqualificazione immobiliare è infatti di arricchire l’eterogeneità sociale nel centro città e soprattutto di permettere a famiglie che dispongono di redditi medio-bassi di poter vivere in abitazioni di qualità, sia del punto di vista costruttivo che energetico.
Inizia la costruzione vera e propria del palazzetto sportivo destinato a ospitare le gare di hockey maschile alle Olimpiadi Invernali di Milano Cortina 2026.
La PRIMA PIETRA dell’”ARENA ONIRICA” di Milano
# Parte l’edificazione dell’arena per le gare di hockey di Milano Cortina 2026
Il cantiere attivo dall’estate 2023 ha visto il 28 novembre la posa della prima pietra del PalaItalia alla presenza del Sindaco Beppe Sala e del Ceo di Eventim CTS, Klaus-Peter Schulenberg. Inizia così l’edificazione vera e propria della struttura, al momento dal terreno si vedono sbucare solo le fondamenta, il cui completamento è previsto entro la fine 2025. Le parole del Sindaco Sala a riguardo: “Deve essere pronta entro il 2025 e, da quello che capiamo fino ad oggi, siamo fiduciosi di poterci riuscire. Capisco la prudenza nell’uso del condizionale, ma io sarei più categorico. Tuttavia, come sempre, le opere si scontrano con costi che spesso superano le previsioni iniziali.”
Dovrà infatti essere realizzata in tempo per l’ispezione del Comitato Olimpico per consentire la disputa delle gare di hockey maschile di Milano Cortina 2026. L’evento sportivo è programmato dal 6 al 22 febbraio 2026.
# Una struttura di design e sostenibilità
davidchipperfield.com – Area Santa Giulia
Il progetto dell’arena olimpica è stato curato da Sir David Chipperfield dal suo Onirism Studio, mentre la gestione è affidata Eventim CTS, leader mondiale nell’ambito degli eventi e che ha acquisito la piattaforma di biglietteria online di Ticketone. La struttura si presenta con una forma ellittica ispirata all’archetipo dell’anfiteatro, sospesa da terra grazie a dei pilastri e con tre anelli di altezze diverse ricoperti di led che sembrano fluttuare l’uno sull’altro. Previste ampie hall all’interno che precedono l’accesso al parterre, una zona “premium”, con sky box e sale lounge, per un totale di 16.000 posti a sedere, e servizi di ristorazione.
All’esterno una spaziosa piazza di oltre 10.000 mq, pensata per ospitare eventi, mentre sul tetto pannelli fotovoltaici. Per facilitare chi arriva in auto sotto l’area è previsto un parcheggio multipiano per 2.750 veicoli.
# Extra costi su del 50%
Rispetto ai 180 milioni di euro delle previsioni iniziali l’opera vede un aumento dei costi del 50%, dovuti alla necessità di recuperare il tempo perduto e dal lavoro su tre turni, tutti a carico dei privati. Il Sindaco Sala non esclude però un intervento del governo a sostegno delle imprese coinvolte: “sono a carico della società costruttrice e nell’impresa iniziale non dovevano esserci fondi pubblici. Da Milano non possono arrivare, non abbiamo disponibilità. Vediamo se al di là del grande impegno privato il governo potrà collaborare“.
# La “metro 13” più no che sì
Progetto Metrotranvia 13
Una conferma in negativo arriva invece per la metrotranvia 13, la nuova infrastruttura pensata per collegare Repetti M4 a Rogoredo M3 con fermata proprio nei pressi del PalaItalia e quindi utile per i tifosi durante le Olimpiadi Invernali 2026. Con molta probabilità l’inaugurazione solo dopo l’evento, come spiega Sala: “Non siamo sicuri se sarà pronta in tempo, sarebbe certo molto utile, ma non indispensabile“.
Molte novità nel campo della ristorazione. Vediamo quelle più clamorose.
I NUOVI MILANESI: le ultime aperture a Milano
#1 Nobuya, un connubio tra Giappone e Italia
milanotoday.it – Nobuya Milano
Il 27 novembre 2023 ha aperto in centro a Milano, in Via Nicolao 3, il nuovissimo ristorante giapponese di chef Nobuya. Un progetto che si prefigge di realizzare una ristorazione ricercata, raffinata e con materie prime di qualità italiane e giapponesi. Ne mangeremo delle belle.
#2 Polpetta, dove tutto è “polpettabile”
polpetta_original IG
Apre a inizio dicembre “Polpetta”, un locale totalmente dedicato al mondo delle polpette, dai piatti classici come le polpette al sugo, alla cucina romana con polpette cacio e pepe, alle proposte internazionali come le polpette thailandesi con gamberi e curry. Non mancano proposte veg e le polpette dolci come dessert. In via Tortona 21.
#3 Casa Tobago, al posto degli ex locali del Plastic
Credits megliounpostobello IG – Casa Tobago
In Viale Umbria120 ha di recente aperto questo locale caratterizzato da una interessante dicotomia fra ambienti ed arredi tipicamente inglesi da un lato, la cucina incentrata sulla cottura alla griglia di carni dall’altro. Dunque arredi british, da divani e cucina a vista da una parte, a griglia e carni arrostite al momento dall’altra. Corposa anche la carta degli aperitivi.
La chef Tasca, già avviati con successo Tascaro un bistrot e Ciopa, un forno-panetteria di quartiere entrambi in via Genova Thaon di Revel, apre il suo terzo locale in zona Isola, Via Arese 19. Si tratta di una pasticceria che propone dolci tipici veneziani, torte, e il principe della tradizione gastronomica veronese, ossia il pandoro che si potrà degustare tutto l’anno.
#5 Cristalleria, il “pan de Cristal” in via Morazzone 10
lacristalleria.it IG
Di recente apertura un locale che promette di offrire un pane buonissimo: il pan de cristal infatti, grazie alla sua alta idratazione, risulta croccantissimo. Farcito con Patanegra, o salumi nostrani come il salame di Varzi, o ancora il pastrami di manzo, questo panino farà sicuramente breccia nel cuore dei tanti estimatori.
#6 Quintalino, il panino made in Italy
quintalino_official IG
In via Terraggio 9 il nuovo locale dove primeggia il panino con ingredienti nostrani. Le carni infatti provengono dalla nota macelleria Toscana di Cecchini a Panzano, mentre i pretzel buns vengono da Pordenone. Da un progetto ideato, fra gli altri, dallo chef Francesco Panella, protagonista del programma “Little Big Italy”, e dal conduttore tv Alessandro Cattelan.
Tra le località più ricercate dagli italiani quando c’è un week end ponte c’è un piccolo paese della Lombardia che pochi conoscono. Foto Cover: @ulissepiana IG
Milano-Monvalle
Il PICCOLO PAESE a un’ora da Milano (poco noto ai milanesi) che SVETTA tra le METE di ogni PONTE
# La perla nascosta del Lago Maggiore
Credits stefanozorzitto IG – Monvalle
Secondo i motori di ricerca tra le località più gettonate per i week end di ponte, soprattutto in primavera e in autunno, c’è Monvalle. Si trova in provincia di Varese, conta poco meno di 2.000 abitanti, e può essere considerato la perla nascosta del Lago Maggiore su cui gode di tre punti di accesso: il Lido, la spiaggia del Gurée ed il porto naturale del Cantone. Le prime tracce di questo piccolo borgo risalgono all’anno 1035, mentre nell’Historia del Verbano di Fra Paolo Moriggia pubblicata nel 1603 si trova il riferimento all’origine del nome chiamato Monvalle “per aver egli Monti e Valli”.
# Le attrazioni più interessanti da vedere
Credits ottocento.italiano IG – Monvalle
Tra le cose interessanti da vedere a Monvalle troviamo alcuni edifici in via Cadorna, Diaz, Gramsci, Piave, Broletto, in località Carpanéé, una strada in acciottolato ben conservata che conduceva al “castrum” medievale con torre, di cui ormai non rimangono tracce, se non alcuni portali e un affresco di devozione. Valgono una visita anche le chiese Santo Stefano Protomartire e l’oratorio di S. Nazaro e Celso nella frazione di Turro.
# Il Sentiero dei Mulini
Credits g.nonini IG – Mulino di Monvalle
Suggestivi anche la Foce Monvallina e l’antico mulino nella frazione di Turro, che si trova lungo il sentiero dei Mulini che mette in comunicazione i mulini per secoli hanno caratterizzato la vita locale a ridosso dei fiumi Monvallina e Bardello. Per gli amanti dello sport all’aria aperta ci sono anche altri percorsi come il “Percorso Natura” oltre alla possibilità di sport acquatici, quando il livello del lago lo consente, partendo dal Lido di Monvalle, dalla spiaggia del Gurée ed dal porto naturale del Cantone. Per chi cerca relax invece può scegliere di riposarsi sul lungolago o la spiaggia.
# Come arrivarci
Partendo da Milano ci vuole circa un’ora di auto, tramite l’Autostrada A8 con l’uscita a Sesto Calende-Vergiate e poi la strada statale 629 e la strada provinciale 32.
Una lunga trasformazione urbana è in corso a Milano. Eppure, e per fortuna, ancora oggi, esiste (e resiste) una Milano insolita e segreta, che custodisce gemme nascoste capaci di suscitare curiosità e meraviglia che vale la pena andare a scoprire. E fare anche così un piccolo ripasso di storia della città.
I 10 LUOGHI più “SEGRETI” di MILANO
“Passeggiare per Milano può regalare sorprese ed emozioni. Milano è la città degli angolini nascosti, quelli che bisogna cercare lontano dalla confusione e dai cliché“, racconta Massimo Polidoro, giornalista, scrittore, divulgatore scientifico e segretario nazionale del CICAP, che ha deciso di mostrarli in una guida “Milano insolita e segreta”», libro-guida tra i più segnalati su Amazon. In partenza per gli Stati Uniti (da settembre, per un semestre, Polidoro sarà Visiting scholar al Dipartimento di Storia della scienza dell’Università di Harvard, per studiare con la storica della scienza Naomi Oreskes”) è stato disponibile ad accompagnarmi in un tour alla ricerca dei luoghi più insoliti e curiosi.
#1 Il borgo dei Furmaggiatt
Fonte: Club Milano Magazine – Borgo dei Furmaggiatt
Una fila di case popolari in Corso San Gottardo nasconde una delle poche testimonianze rimaste di quelle casére che occupavano questa zona. Quando nel 1819 fu completato il Naviglio Pavese, infatti, cominciarono a giungere qui, a bordo delle chiatte, i formaggi prodotti dalla campagna a sud di Milano e dove, al piano terra e nelle cantine, si trovavano i depositi per la conservazione e la stagionatura dei formaggi. Questa strada di collegamento tra città e campagna, era percorsa anche dal Gamba de Legn, una locomotiva a vapore così detta forse per l’incedere ondeggiante che pareva far zoppicare la vettura. All’interno del civico numero 20 si può ammirare il bel cortile ancora intatto, con i tipici lunghi ballatoi di accesso agli alloggi in fondo ai quali, un tempo, si trovava l’unico servizio igienico del piano.
#2 Via Bagnera
Stretta Bagnera
Fra Santa Marta e Via Nerino, c’è una stradina corta e stretta. Il nome Bagnera sembra derivi dal fatto che ai tempi dei romani lì vicino si trovavano i bagni pubblici. Proprio lì, in un piccolo magazzino che usava come casa e ufficio, nella prima metà dell’800 viveva Antonio Boggia, fabbro, muratore (ma lui si autoproclamava “imprenditore edile”), dall’aspetto distinto, solitario (la moglie senza cuore lo ha abbandonato, privandolo anche dell’affetto dei suoi figliuoli) primo serial killer ufficiale della storia italiana (fu accusato di circa una decina di omicidi).
Sceglieva un conoscente, uomo o donna, con qualche disponibilità economica. Inventava poi delle lettere con le quali le vittime gli lasciavano procure o deleghe per gestirne il patrimonio o con cui incassare ogni risparmio. Nel suo magazzino, inoltre, Boggia disponeva di una cantina ed era proprio lì che seppelliva le sue vittime. L’assassino finì impiccato nel Prato della morte, che si trovava in uno slargo tra viale Bligny e viale Beatrice d’Este, anticamente adibito alle pubbliche esecuzioni. L’ultimo civile a essere giustiziato a Milano.
#3 Palazzo Acerbi, la “casa del Diavolo”, in corso di porta Romana al 3
Casa del Diavolo
Il marchese Acerbi, un personaggio decisamente inquietante, “barba quadra et lunga“, era abituato a spostarsi con una carrozza nera trainata da 6 cavalli neri “con staffieri giovani in livrea verde dorata“. Mentre la popolazione veniva decimata dalla peste lui continuava ad organizzare feste sontuose e banchetti all’interno del suo palazzo, negli ampi saloni in marmo adornati con sculture, quadri di gran pregio, stucchi, specchi e tappezzeria di seta, senza che né lui né i suoi ospiti si ammalassero mai.
Da qui la credenza popolare che nel corpo del marchese Ludovico Acerbi si celasse in realtà il Diavolo in persona. “Acerbi in realtà morì anni prima dello scoppio dell’epidemia. Ma la leggenda continuò ad aleggiare attorno a questo personaggio inquietante“, precisa Massimo Polidoro. Nel 1848, il 20 marzo, durante le “Cinque Giornate di Milano” una palla di cannone austriaca colpì la facciata di Palazzo Acerbi e rimase conficcata nel muro della facciata come racconta la minuscola targa sotto di essa. Ancora oggi è possibile vederla alzando la testa, a destra del portone dopo la mensola del primo balconcino.
Tra i palazzi liberty di Porta Venezia potreste imbattervi, nel Palazzo Berri-Meregalli situato in via Cappuccini 8, una delle architetture più eccentriche e sorprendenti dell’architetto Giulio Ulisse Arata, realizzato fra il 1911 ed il 1913, miscelando stili diversi liberty, gotico e barocco. Dopo un piano terra caratterizzato dalla severità di un bugnato in finta pietra sbozzata, intervallato da aperture decorate con barre di ferro, le superfici si fanno sempre più leggere e terminano con un capitello che funge da base di appoggio per le sculture di puttini che formano una sorta di fregio in movimento. Ma le meraviglie di questo edificio non sono solo all’esterno, nell’incredibile, imponente e misteriosa facciata.
La Vittoria Alata (Adolfo Wildt)
Chiedendo il permesso al custode è possibile oltrepassare la cancellata in ferro battuto. Nell’atrio, scoprirete una meravigliosa pavimentazione dai toni accesi, contrapposto agli sfarzosi mosaici blu e oro che decorano i soffitti, illuminati dalla vetrata sul fondo. E poi apparirà davanti a voi: la Vittoria Alata, la meravigliosa scultura dell’artista milanese Adolfo Wildt (1868 -1921) progettata e scolpita tra il 1918 e il 1919 per celebrare la fine della prima guerra mondiale. Una statua liberty in marmo, ritrae la testa di una donna con un velo e un paio di ali, con un’espressione eterea, misteriosa che richiama quasi sofferenza nel suo sguardo rivolto verso il vuoto dell’infinito. “Non ha corpo, la sua Vittoria: è fulminea come il pensiero, lanciata in avanti, solo impeto aguzzo e solo ala impennata: prora di nave e fusoliera di aeroplano“, scrive all’epoca Margherita Sarfatti, critica d’arte. Se il profilo affilato del volto sembra modellato dall’aria che fende, le ali sono dorate come un mosaico di Klimt, e il marmo è patinato come un avorio antico. Ne rimarrete ammaliati. Quando la luce colpisce i tasselli dorati accanto a quelli dai colori accesi e brillanti delle vetrate la magia è completa.
#5 ll quartiere arcobaleno di via Lincoln
Credits: @solynou IG – Via Lincoln
Sicuramente uno dei luoghi più colorati della città. Un angolo di pace e tranquillità dove passeggiare lontano dal caos cittadino. A due passi da piazza Cinque Giornate si nascondono tra i palazzi due piccole vie ancora acciottolate con la tradizionale rizzada, su cui si affacciano, inaspettate, quaranta villette tutte di colori diversi, giallo, azzurro, viola, arancione, che sfida le giornate più grigie, ancor più è suggestivo in primavera, quando sbocciano i fiori, con giardini privati dove crescono palme, magnolie e gelsomini.
La storia di questo abitato ha origine nell’Ottocento, sfruttando un’area dismessa dovuta alla demolizione della stazione di Porta Tosa, (1876): lo scalo della ferrovia per Venezia della Imperial-Regia Privilegiata Strada Ferrata Ferdinandea Lombardo-Veneta (era brutta, orribile, scrivevano i cronisti dell’epoca. La parte più graziosa era costituita dal padiglione in legno del caffè gestito dal Baldassare Gnocchi”) sostituita dalla nuovissima stazione Centrale (in Piazza Fiume oggi della Repubblica). La Società Edificatrice Abitazioni Operaiecreò piccole casette a due piani dai colori pastello con giardini orti e terrazzi, un vero e proprio villaggio per gli operai che lavoravano nel quartiere. Oggi i prezzi, neanche a dirlo, sono alle stelle.
Uno degli affreschi più singolari di Milano è all’interno della Basilica di Sant’Eustorgio nella Cappella Portinari. Sulla parete sud, infatti, è raffigurata una Madonna con le corna che tiene in braccio il piccolo Gesù, affrescata da Vincenzo Foppa, intitolato “Il miracolo della falsa Madonna”. La leggenda vuole che le corna siano del diavolo in persona che si nascose dietro l’icona della Madonna per disturbare San Pietro da Verona che celebrava la Messa in Sant’Eustorgio. Il Santo se ne accorse e scacciò il demonio, insieme a un mago eretico ritratto sulla destra, reggendo tra le dita un’ostia consacrata. Una volta eseguito il suo esorcismo, però, secondo la leggenda nel dipinto alla Madonna rimasero le corna di Lucifero. “In realtà, Foppa volle documentare l’avversione che all’epoca esisteva in quel luogo per il culto della Vergine“, spiega Massimo Polidoro.
#7 I solchi sulle balaustre dei Navigli
Sulle bitte in ferro e le balaustre in pietra lungo il Naviglio si possono vedere profondi solchi trasversali. Sono quelli lasciati dai cavi utilizzati per l’attracco delle chiatte che trasportavano le merci e materiali da costruzione come sabbia, laterizi, pietre da taglio, metalli, legna, carbone e prodotti alimentari. Tra il 1830 e la fine del secolo la sola Darsena di Porta Ticinese registrava una media di 8300 barche in entrata e uscita, per un movimento complessivo di 350.000 tonnellate l’anno. I traffici proseguirono nel Novecento, e continuarono fiorenti: nel 1953 la Darsena era al tredicesimo posto nella classifica dei porti nazionali per ricevimento merci. Il 30 marzo 1979 l’ultimo barcone scaricò il suo carico di sabbia.
In via Solari 35 (un tempo area delle ex officine Riva Calzoni dove si producevano turbine per centrali idroelettriche) negli spazi sotterranei che l’artista Arnaldo Pomodoro aveva trasformato in un inedito progetto culturale (che ha fatto da traino per la trasformazione di un quartiere dove oggi si concentrano attività legate al settore artistico e creativo), e oggi sede dello Show-room Fendi, è custodita un’installazione ambientale intitolata “Ingresso nel labirinto”. Realizzata dal 1995 al 2011 da Pomodoro (ha compiuto 97 anni lo scorso 23 giugno), si estende su circa 170mq ed è realizzata in bronzo, rame e fiberglass patinato. Quando nel 2019 la Fondazione Pomodoro si è trasferita nella nuova sede tra via Vigevano e il vicolo Lavandai, il suo gioiello, intrasportabile, è rimasto infatti incastonato nel sottosuolo.
Credits barbara_vellucci IG – Labirinto di Arnaldo Pomodoro
Il labirinto si compone di un insieme di vani, corridoi e porte girevoli rivestiti in fiberglass patinato, con interventi in bronzo e pavimento di lastre in rame. Il visitatore, attraversato il portale a scomparsa, viene catapultato in una dimensione di fantasia. Un luogo dove archeologia e arte contemporanea si fondono, tra geroglifici e richiami letterari all’Epopea di Gilgamesh (il primo poema epico della storia, inciso su undici tavolette d’argilla in caratteri sumerici). Al centro dell’opera c’è una sorta di mausoleo dedicato a Cagliostro, l’alchimista palermitano vissuto nel XVIII secolo, dove, su un pavimento a mosaico sottoposto al piano di calpestio, si staglia un giaciglio, luogo di morte del controverso alchimista, morto imprigionato presso la Rocca di San Leo. Visite guidate a cura della Fondazione Pomodoro.
E’ situato in una aiuola spartitraffico della trafficata via Lorenteggio. «Secondo una leggenda», dice Polidoro, «qui nel 1162 entrò il Barbarossa come atto di devozione per invocare la vittoria, mentre Federico Confalonieri usò l’oratorio come covo di cospirazione carbonaro per i moti rivoluzionari contro gli austriaci.» Un tempo usato per la Messa domenicale dai contadini, che la chiamavano anche “Cà o Gesétta di Lusern” (Casa o Chiesetta delle Lucertole) sorgeva in aperta campagna. Quando a fine anni Cinquanta si pensò di abbatterla per fare spazio alla nuova Via Lorenteggio, l’opposizione degli abitanti del quartiere fu tale che si riuscì a salvarla.
All’interno sono visibili affreschi eseguiti in epoche diverse e spesso sovrapposti: il più antico è un fregio nell’abside databile intorno all’anno Mille, con scene di caccia. Sul sagrato di ciottoli della chiesa è stato sistemato il cippo stradale, rinvenuto durante scavi ottocenteschi, che un tempo indicava il territorio dell’antico “Comune di Lorenteggio e Uniti”.
credits: fontanedimilano.it – Rifugio sotto la fontana in Piazza Grandi
Durante la Seconda Guerra Mondiale, ogni volta che il rombo dei bombardieri si avvicinava e le sirene suonavano, i milanesi correvano a nascondersi sotto terra, nelle cantine o in uno dei 135 rifugi antiaerei pubblici sparsi per la città, per ripararsi dalle bombe. I rifugi erano segnalati esternamente con l’indicazione raffigurante una freccia e l’acronimo US ovvero uscita di soccorso oppure con una R che indicava Ricovero. Quelle frecce sopravvivono oggi, ancora ben leggibili sui muri. In piazza Grandi, proprio sotto la monumentale fontana, due grosse frecce bianche con una bordatura nera indicano la presenza del rifugio antiaereo N.56, realizzato dal comune nel 1936 in cemento armato. Uno dei pochi tuttora visitabili (grazie all’associazione Neiade) insieme al rifugio N.87 in Viale Bodio 22, capace di ospitare fino a 450 persone.
Come spesso accadeva, fu costruito riadattando le cantine dei sotterranei di una scuola elementare, in modo da dare immediata protezione agli alunni, ai maestri e ai cittadini dei dintorni. Il rifugio, che occupa 220 mq, ripulito nel 2010, conserva le scritte originali, le frecce che indicano il gabinetto o l’acqua potabile, le vie d’uscita, i divieti di fumare, ed è stato recuperato anche il pavimento originale. La scoperta del rifugio ha una storia incredibile. Fra quei ragazzi che si nascondevano lì sotto c’era anche c’era anche un bambino che da grande sarebbe diventato uno dei registi più sensibili e apprezzati del cinema italiano: Ermanno Olmi. Ne ha parlato nelle pagine del suo libro “Il ragazzo della Bovisa”, romanzo finito fra le mani di una preside saggia e ostinata, Laura Barbirato, quando a metà degli anni Novanta arrivò di fresca nomina a dirigere la scuola elementare Leopardi. Fatto sta che la neo preside legge il libro e il giorno dopo averlo ultimato, decide di controllare di persona. Scende nel seminterrato e sì, il rifugio aereo è ancora lì. Sommerso di rifiuti e polvere, ma c’è. Oggi è un museo.
Credits ilgiorno.it - Coda fuori dalla fermata Pasteur
Martedì 28 novembre 2023: il giorno nero dei trasporti di Milano. Durante l’attività di manutenzione notturna nella M1 un macchinario ha urtato un pilastro che separa i binari nella galleria di Palestro, danneggiandolo in modo grave. La linea è rimasta bloccata tra Loreto e Cairoli e sono partiti subito i bus sostitutivi. Ma chi li ha usati per attraversare la città ha vissuto una vera un’odissea. Come Roberta B. che così ci scrive.
CAOS a MILANO: la linea M1 INTERROTTA, i BUS SOSTITUTIVI BLOCCATI nel traffico
# Il racconto del giorno nero: da Bisceglie a Cadorna in 1 ora e 20
Credits varesenews – Pilone danneggiato
“28/11/2023: una giornata da dimenticare a Milano. Scendo per prendere la metro e un fiume di persone si snoda fin sulle scale. Cerco di capire la voce della radio “Cadorna… a Cadorna il sostitutivo” con rammarico preferisco prendere il bus. La metro è ferma, causa una rottura di un pilastro.
Soluzione sbagliata il bus? Da Bisceglie forse, ma il timore di aspettare la metro, di non farcela a salire, non lascia alternative: la 58 fino a Cadorna. Mi siedo al caldo. Nelle fermate successive non ci sono assalti, forse allora la metro è ripartita, dovrei scendere?
Invece rimango, impaziente, guardando l’orologio. Quanti semafori e traffico. Il problema reale è soprattutto la mancanza della corsia preferenziale per il bus, mi guardo intorno e non capisco il perché invece di aiuole grandi e larghe in mezzo alla strada, alle rotatorie. Io apprezzo il verde, ma ci sono anche i problemi alla circolazione. L’ urbanistica è una scienza e dimezzare le corsie e i parcheggi non credo sia contemplato. Intanto passano i minuti e dopo un’ora e 20 arrivo a Cadorna. Non mi resta che scendere e percorrere finalmente l’ultimo tratto a piedi per arrivare al lavoro. Scoprirò solo più tardi che sarei riuscita a salire con difficoltà sulla metro e solo dal capolinea.”