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Le 7 città straniere più simili a Milano

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Francoforte

La capitale internazionale d’Italia vanta molte affinità elettive con altre città del mondo. Queste sono le sue sette sorelle. 

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Le 7 città straniere più simili a Milano

#1 Francoforte, capitale finanziaria senza essere capitale politica

Credit: @freesoulontheroad
(Instagram)

Francoforte è forse la città con più similitudini a Milano. È la capitale finanziaria del Paese, la Germania, pur non essendone la capitale politica, ha sede infatti la Borsa tedesca e ha uno dei poli fieristici più grandi di Europa. Rispetto alla nostra città è più debole nella qualità dell’offerta universitaria.

#2 Zurigo, la capitale morale della Svizzera

Credits bzegial_swisstravel IG – Zurigo

Zurigo è come Milano, la capitale morale ed economica della sua Nazione. Oltre a essere una delle città più ricche al mondo è anche una delle più inclusive.

#3 Monaco di Baviera, una forte tradizione calcistica ed ha una posizione speculare rispetto alle Alpi

Freepic – Monaco di Baviera

Monaco di Baviera come Milano ha una forte tradizione calcistica, con numerosi scudetti e Coppe dei Campioni, ed è speculare come posizione rispetto alle montagne. Rispetto a Milano ha mantenuto l’industria dell’auto perché rispetto all’Italia non ci sono gli Agnelli che l’hanno smantellata.

#4 A Copenaghen i cittadini hanno la stessa mentalità dei milanesi

Copenaghen

I cittadini di Copenaghen sono mercantili ma senza esagerare e hanno la stessa mentalità dei milanesi, schietti ma pronti ad accogliere senza pregiudizi chiunque abbia una buona idea da realizzare.

#5 Londra, per il fermento culturale e l’identità dei suoi quartieri

Credit: @latualondra

Londra, oltre a essere anche la capitale economica, ha molti quartieri dalla forte identità e il fermento culturale, della moda e del design che si può trovare solo a Milano.

#6 Chicago, una delle capitale mondiali dell’architettura

città gemellate
Chicago

Chicago è una città gemellata con Milano dal 1973, per la sua affinità a livello economico, culturale ed industriale. Come la nostra città è una delle capitali mondiali dell’architettura oltre e ha anche una classe in più.

Leggi anche: Milano e le sue SORELLE

#7 Hong Kong, per la sua voglia di autonomia

Credits: siviaggia.it

La città stato di Hong Kong è simile a Milano per la sua voglia di autonomia e di differenziarsi dallo stato centrale per far emergere i propri valori anche a beneficio della collettività.

Leggi anche: Perché HONG KONG sarebbe il miglior modello per Milano Città Stato

Continua a leggere con: Le 7 COSE che i MILANESI AMANO di più di Milano

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Incrocio senza semaforo: il senso civico dei milanesi (video)

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Credits redazione - Video traffico Milano

Che cosa succede a Milano quando un semaforo va in tilt. Non quello che si potrebbe pensare. 

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Incrocio senza semaforo: il senso civico dei milanesi (video)

# Malgrado i tanti problemi, Milano non perde il senso civico

Diversi problemi e con una situazione generale non delle migliori, ci preme però sottolineare come piccoli gesti tutto sommato normali altrove sarebbero considerati straordinari e che contraddistinguono il senso civico meneghino, senso civico che non é mai venuto meno. Guardate un po’ questi video girati qualche tempo fa. 

In pieno orario di punta di un giorno infrasettimanale, ad un incrocio con tutti i semafori fuori uso, il traffico per quanto intenso riesce a defluire senza particolari intoppi, permettendo il passaggio dei mezzi pubblici senza strombazzamento di clacson, gesticolio di mani, insulti o invocazioni di qualche santo.

Si potrebbe immaginare una cosa simile a Napoli o ancor di più a Roma dove il traffico è già ingovernabile in una situazione di normalità? La risposta ovviamente è no.

Questi eventi ci fanno non solo comprendere perché Milano viaggi ad una velocità diversa rispetto al resto d’Italia, ma anche sperare in un futuro migliore. Con o senza semafori.

Continua la lettura con: Il primo semaforo d’Italia fu a Milano

ANDREA URBANO

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La «fetta di torta»: il palazzo più strano di Milano?

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Credits Urbanfile - Fetta di Torta

Foto copertina: Urbanfile

Zona nord-ovest di Milano. C’è un piccolo edificio che, se non gli si presta la dovuta attenzione o ci si sta passando vicino in auto, non desterà particolare attenzione. Girando di poco l’angolo però ci si trova di fronte a quella che potrebbe sembrare un’illusione ottica. E invece è tutto reale.

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La «fetta di torta»: il palazzo più strano di Milano?

# Il contesto storico

Credits: wikipedia.org – Corpi Santi

La “fetta di torta” è una palazzina di soli due piani costruita circa cento anni fa in uno stile tendente al classico ma lontano anni luce da buona parte dell’architettura storica di Milano. Siamo in via Panfilo Nuvolone 52, strada trasversale alle arterie via Gallarate e via Espinasse, a ovest della Bovisa. 

Quando nel lontano 1869 la frazione di Garegnano fu aggregata a Musocco, famoso per il Cimitero Maggiore a sua volta diventato quartiere di Milano nel 1923, il piccolo lotto di terreno sede della futura Fetta di Torta si trovava nell’estrema periferia della città, nel territorio appartenuto un tempo al comune di Musocco (il cui centro era l’attuale piazza Santorre di Santarosa con tanto di municipio,) dove si trovava la Certosa che poi non lontano da qui diede il nome al famoso viale. La casa venne realizzata con ogni probabilità sul finire del secondo decennio del Novecento, risultando quindi già nel Comune di Milano. E questo cambiò le carte in tavola.

# Le stranezze della Fetta di Torta

Ph. Urbanfile.org– Fetta di Torta

Il motivo per cui questo edificio venne costruito in un modo così originale deriva infatti da un piano regolatore che non era più quello di un comune esterno alla città ma quello del capoluogo stesso: si prevedeva infatti che via Panfilo Nuvolone dovesse incrociare via Ludovico di Breme formando un angolo retto, ma il progetto rimase irrealizzato perché nel frattempo fu ottenuta l’edificabilità da parte del proprietario dell’epoca, che si oppose alla modifica dell’immobile costringendo la via Nuvolone a non piegarsi sul percorso previsto ma a proseguire dritta in direzione di via Gallarate.

Ph. Urbanfile.org

La particolarità di questa costruzione bizzarra è che se viene osservata da un punto di vista di via Ludovico di Breme la palazzina pare composta dalla sola facciata, come fosse una quinta teatrale a causa della sua triangolare planimetria. La “fetta” di terreno è interamente occupata dalla costruzione, uno strettissimo trapezio con un angolo acuto (33 gradi) tanto da indurre a chiederci come abbiano potuto costruirvi sopra una casa. Nel corso del tempo poi sulla parete cieca è stata aperta una porta per il sottotetto e realizzata una scala a chiocciola in ferro battuto che parte da una grande terrazza.

 

Leggi anche: Casa Sartorio: l’edificio a FERRO DA STIRO ispirato al Flatiron Building di New York

# La cugina sabauda: la Fetta di Polenta

credits: hari_sheldon IG – Casa Scaccabarozzi

Se la Fetta di Torta di via Nuvolone rappresenta il fiore all’occhiello di una platonica e non convenzionale architettura milanese, è bene ricordare che a Torino esiste una cugina che è stata soprannominata Fetta di Polenta.

Casa Scaccabarozzi infatti è uno storico edificio situato nel cuore del quartiere Vanchiglia e la sua particolarità legata a doppio filo al nome è prima di tutto il color giallo ocra che a Milano di certo non manca (la famosa tonalità “Giallo Milano”,) ma soprattutto che a differenza della Fetta di Torta ha una forma trapezoidale e decisamente sottile, con uno degli spessori laterali che misura solo cinquantaquattro centimetri. Qui però abbiamo più certezze sia sulla data (1840) sia sull’origine del nome, in quanto la Fetta di Polenta all’anagrafe è registrata come Scaccabarozzi, dal cognome della nobildonna moglie dell’architetto. A quanto pare i cugini piemontesi sono stati più precisi di noi e meritano un premio. Peccato che la Scaccabarozzi fosse originaria di Cremona.

Leggi anche: “FETTA DI POLENTA”: il palazzo più STRANO d’Italia

Continua la lettura con: PALAZZO CITTERIO: storia e curiosità del PALAZZO STORICO “DIMENTICATO” del centro di MIlano

CARLO CHIODO

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Olimpiadi: dieci idee per promuoverle a Milano e renderle un successo epico

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foto christian busato
foto christian busato

Attenzione. Come prima di Expo il cielo di Milano è adombrato da uccelli del malaugurio. “La figuraccia di Milano” ha addirittura titolato un giornale di Torino, prendendo spunto dal caos per la pista di bob. A parte i lavori che faticano a proseguire, c’è una grave assenza: la promozione dell’evento. Che cosa si potrebbe fare in città per coinvolgere i cittadini e promuovere l’evento sugli oltre 10 milioni di turisti che ogni anno arrivano a Milano? 

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Olimpiadi: dieci idee per promuoverle a Milano e renderle un successo epico

Per ora ricordiamo una sola iniziativa. Quella di decorare i vagoni della M5 in un’ambientazione olimpica, per promuovere i giochi invernali del 2026. Abbiamo provato a immaginare idee ad alto impatto per moltiplicare a Milano questo tipo di promozione.

foto christian busato
foto christian busato

#1 La Olimpic Parade

Dopo il successo della cow parade (le mucche diffuse in città) di alcuni anni fa si può proporre la Olimpic Parade, distribuendo sulle strade delle statue di atleti di sport invernali. Potrebbe anche diventare una promo itinerante nelle varie città d’Europa.

cow parade

#2 Festival delle luci olimpiche

Festival LED delle luci con proiezioni sui palazzi di animazioni olimpiche.

#3 Monumenti testimonial

Flash mob con i monumenti di Milano abbigliati da sci. In primis la Madonnina. Ne parlerebbe il mondo intero.

Credits: @mi_tomorrow
Madonnina

#4 Una pista da sci sul Monte Stella

Già venne fatta in passato. Addirittura Milano ha ospitato una edizione dei campionati italiani di sci, che furono vinti per la prima volta da Alberto Tomba.

#5 Street Gallery MiCo2026

La prima street art gallery al mondo dedicata alla storia delle Olimpiadi invernali. Potrebbe anche essere un modo per valorizzare un quartiere della periferia.

Murales Villaggio dei Fiori. Credits: @barbaracaramanti
IG

#6 Olimpic Gate

Dove c’era l’Expo Gate, tra Cairoli e il Castello, si possono realizzare due montagne che facciano da ponte tra il successo di Expo e i giochi olimpici.

#7 Fondo al Sempione

Nuova pista da fondo al Parco Sempione dopo quella realizzata per ospitare una prova del campionato del mondo.

coppa del mondo di fondo a Milano
coppa del mondo di fondo a Milano

#8 Pattinaggio nell’Arena Civica

Sembra fatta apposta.

Credits villaggiodellemeraviglie IG – Pista di pattinaggio

#9 See you in Olimpic Games

Grandi cartelli e scritte con “See you in 2026” in tutti i punti di entrata e di uscita da Milano: varchi autostradali, stazioni, aeroporti.

Tokyo

#10 Atterraggio sugli sci

Disegnare le piste di atterraggio di Linate e Malpensa a forma di giganteschi sci. Con sagome di sciatori ai lati. Sarebbe uno spettacolo per tutti i turisti che atterrano a Milano. Si potrebbe anche pensare qualcosa di simile in stazione, trasformando le banchine dei binari in modo che richiamino le discipline olimpiche. 

Continua la lettura con: Olimpiadi a Milano: le 7 opere da medaglia d’oro

MILANO CITTÀ STATO

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«Milano: settembre mai così freddo da 30 anni». Si sta ribaltando la situazione?

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Ph. @massmeloni IG

Milano, sono 30 anni che non faceva così tanto freddo a settembre. Titola il Corriere di Milano del 7 ottobre.  La situazione si sta ribaltando? Anche se una rondine non fa primavera, ci sono segnali che il pericolo non sia il riscaldamento globale. Ma il suo esatto opposto. 

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«Milano: settembre mai così freddo da 30 anni». Si sta ribaltando la situazione?

# Freddo da anni Novanta 

«Quello appena passato è stato un mese che ha ricordato i primi anni Novanta — spiega al Corriere della Sera Mattia Gussoni de Ilmeteo.it —. Questo sarebbe poi il “clima vero”. Ma il riscaldamento globale ci ha abituati ad altro nell’ultimo decennio». Il tema caldo sono i termosifoni: si resisterà fino al 15 ottobre prima di accenderli? Mentre a livello globale avanzano le teorie che da qualche anno ammoniscono che la vera tendenza del pianeta non è il riscaldamento globale, ma il suo contrario, come anticipato in questo articolo di due anni fa: FREDDO RECORD in ANTARTIDE: è in corso una NUOVA GLACIAZIONE?

# La superficie ghiacciata è in crescita costante da 40 anni

Credits attivita solare – Aumento ghiaccio marino 1979-2021

Sono diversi i dati che allarmano su una tendenza al raffreddamento. Tra questi c’è il costante aumento della calotta glaciale negli ultimi 40 anni. Fatto salvo un calo tra il 2020 e il 2021 ai livelli di 30 anni fa, il trend mostra un aumento della superficie ghiacciata dell’1%. I dati ufficiali mostrano come l’Antartide orientale, che copre due terzi del Polo Sud, si è raffreddata di 2,8°C negli ultimi 40 anni, e l’Antartide occidentale di 1,6°C

Continua la lettura con: Rischiamo di prenderlo nel Cooling

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Buenos Aires sarà un “boulevard verde”? Avviati anche i lavori del PNRR

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Comune di Milano - Riqualificazione Corso Buenos Aires

Il 10 settembre è partito anche il cantiere in carico al Comune di Milano e finanziato con i fondi del PNRR. Dovrebbe trasformare corso Buenos Aires in un boulevard verde e più accessibile a pedoni e ciclisti. Il progetto nel dettaglio e quando dovrebbe essere completato.

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Buenos Aires sarà un “boulevard verde”? Avviati anche i lavori del PNRR

# La principale arteria commerciale di Milano diventerà un “boulevard verde”?

Comune di Milano – Corso Buenos Aires oggi

Una piccola rivoluzione per Corso Buenos Aires. Dopo la ciclabile della discordia, con i cordoli larghi 50 centimetri e alti 17, la principale arteria commerciale di Milano si sta poco alla volta trasformando in un “boulevard verde”. Il progetto complessivo riguarda 1,3 km di strada, da piazza Oberdan a via Pergolesi, e prevede nel dettaglio: 

  • il miglioramento degli spazi pedonali;
  • l’allargamento dei marciapiedi, da realizzare in pietra nel tratto di strada già sottratto a veicoli a motori, a pedali e altri mezzi di micromobilità;
  • panchine e rastrelliere per le bici;
  • l’eliminazione delle barriere architettoniche;
  • la posa di segnali tattili per non vedenti e ipovedenti;
  • la realizzazione di aiuole verdi e vasche per alberi e arbusti, più ampie nei pressi di piazza Oberdan e più ridotte nel tratto verso piazzale Loreto, con messa a dimora di alberi alti fino a 5 metri dove possibile;
  • il consolidamento dell’itinerario ciclabile esistente con la colorazione rossa e i cordoli definitivi in pietra.
Tratto riqualificazione corso Buenos Aires

# Da luglio attivo il primo cantiere nel tratto davanti alle Corte Segrete di Baires

Il primo cantiere attivato è stato quello nel tratto dispari da via Enrico Petrella arriva sino a via Giovanni Battista Pergolesi, a luglio del 2024. L’intervento viene eseguito con gli oneri di urbanizzazione previsti dalla riqualificazione del vecchio complesso delle Corti di Baires. Proprio in questo pezzo di strada nel maggio 2021 sono stati eseguiti i primi test per valutare lo spazio occupato dai marciapiedi allargati e dalle piante in vaso. In alto i rendering di come sarà corso Buenos Aires verso piazzale Loreto, in basso le immagini dal cantiere nel reportage di Urbanfile di inizio ottobre.

# Il 10 settembre avviato anche quello in carico al Comune di Milano

Circa un mese fa, il 10 settembre, sono partiti anche i lavori in carico al Comune di Milano, finanziato con 1,5 milioni di euro tramite fondi del PNRR. La tratta è quella che da piazza Oberdan a via Scarlatti. Sopra i rendering di come dovrebbe essere il corso con aiuole e alberi sul lato destro del corso arrivando da piazza Oberdan, sotto le ultime immagini dal cantiere di Urbanfile di qualche giorno fa.

# Gli altri interventi previsti solo nel tratto piazza Oberdan-via Scarlatti e la durata dei lavori

Comune di Milano – Riqualificazione Corso Buenos Aires

L’intervento di questa tratta comprende anche la riqualificazione dell’itinerario ciclabile esistente oltre alla realizzazione di una pista ciclabile in sede protetta da piazza Oberdan a via Scarlatti/Ponchielli. Il cantiere procederà per brevi tratti con i ciclisti che dovranno utilizzare la viabilità ordinaria nel tratto interessato dal cantiere e dovrebbe durare 20 mesi.

Fonte: Comune di Milano

Continua la lettura con: Nel lusso, piccolo è bello: i due paesi italiani che superano Milano nel mercato delle case di pregio

FABIO MARCOMIN

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Sala: «vendere San Siro per fare case low cost». Queste le altre idee per fare cassa

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San siro sì o no

Il sindaco di Milano ha messo sul tavolo una proposta audace e controversa: vendere lo stadio di San Siro e l’area circostante per finanziare la costruzione di case a prezzi accessibili. Cos’altro si potrebbe vendere? In quali altri modi il comune potrebbe fare cassa?

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Sala: «vendere San Siro per fare case low cost». Queste le altre idee per fare cassa

# Il piano di Sala per case a prezzi accessibili: vendere San Siro

Il sindaco di Milano Giuseppe Sala a un incontro di sostegno al candidato sindaco di Saronno Augusto Airoldi in piazza Libertà, Saronno, 30 settembre 2020.ANSA/Mourad Balti Touati

L’idea del sindaco ruota attorno a un piano da 250 milioni di euro, destinato a combattere l’emergenza abitativa a Milano, in particolare per il ceto medio. L’area di San Siro, insieme allo storico stadio, potrebbe essere ceduta a Milan e Inter, per una cifra che potrebbe aggirarsi attorno ai 200 milioni di euro. A questa somma si aggiungerebbero i 50 milioni derivanti dalla vendita di altre proprietà comunali e di fondi immobiliari.

Sala ha dichiarato che l’obiettivo è creare appartamenti con affitti che si mantengano sotto i 100 euro al metro quadro all’anno. Ha anche sottolineato che, oltre alla vendita dello stadio, potrebbero essere coinvolti altri asset municipali per sostenere il Piano Casa.

Inoltre, il Comune sta esplorando partnership con costruttori e cooperative per accelerare il progetto. Come ha spiegato Sala: «Stiamo lavorando con i privati per capire come realizzare questo progetto, che deve garantire un ritorno economico adeguato per chi costruisce». Tuttavia, è chiaro che l’operazione San Siro resta il fulcro di questa strategia, il cui esito dipende anche dalla valutazione finale dell’Agenzia delle Entrate.

Il progetto ha suscitato diverse reazioni. Molti cittadini e figure politiche hanno criticato l’idea di sacrificare uno dei simboli della città per affrontare una crisi che sembra essere senza fine. Tuttavia, Sala ha ribadito che l’obiettivo è di mettere in piedi un’offerta seria che permetta di rispondere alle esigenze abitative della città senza compromettere le ambizioni degli investitori.

Mentre Sala insiste sull’importanza di trovare risorse locali per affrontare la crisi abitativa, non è passato inosservato il fatto che il Comune di Milano abbia rifiutato di partecipare al bando governativo da 1,2 miliardi di euro provenienti dal PNRR. Il Governo ha stanziato questi fondi per la realizzazione di 60.000 nuovi posti letto per studenti in tutta Italia, e molti si sono chiesti perché la giunta milanese abbia deciso di non cogliere questa opportunità, considerata la pressione abitativa, soprattutto per i giovani e gli studenti universitari.

Leggi anche: Affitti, Sala: «Piano da 10.000 case», ma il Comune rifiuta i soldi del Governo

# Non è una provocazione: cosa altro vendere per fare case low cost?

credit: difesapopolo.it

Immaginiamo, per un attimo, di seguire il filo logico di vendere San Siro per finanziare case a prezzi accessibili. Cosa potrebbe venire dopo? Se il sacrificio dei simboli della città sembra essere la strada da percorrere, quali altri luoghi iconici potremmo mettere in vendita?

  • Il Duomo di Milano: considerando il valore simbolico e commerciale della cattedrale, si potrebbero raccogliere fondi più che sufficienti per realizzare migliaia di appartamenti a prezzi accessibili. In più, si dice che la cattedrale sia “di proprietà dei milanesi”, in quanto tutta la città contribuì a costruirla, quindi uno stravolgimento a beneficio dei milanesi potrebbe essere più che giustificato. Formalmente la proprietà del Duomo di Milano appartiene al Comune, ancorché la gestione sia affidata alla Fabbriceria del Duomo di Milano, un ente ecclesiastico responsabile del mantenimento.
  • La Galleria Vittorio Emanuele II: forse non servirebbe neanche venderla, meta turistica tra le più frequentate di Milano, ricca per altro di uffici pubblici, potrebbe direttamente diventare un’enorme residenza per studenti e famiglie. Magari con un piano di housing cooperativo nei piani superiori, mentre al piano terra si continuerebbero a vendere i famosi prodotti di lusso.
  • Il Castello Sforzesco: anche il Castello potrebbe essere sacrificato sull’altare delle case low cost. Qui, come per il Duomo, il prezzo dovrebbe per forza di cose essere simbolico, parliamo all’incirca, almeno, di qualche miliardo di euro. I proventi potrebbero essere destinati alla costruzione di un nuovo complesso residenziale in una zona diversa della città.

Queste idee sono al limite dell’assurdo, tuttavia, sollevano un tema importante: dobbiamo davvero vendere i gioielli della città per affrontare una crisi che potrebbe essere gestita diversamente?

Leggi anche: 10 MONUMENTI DA VENDERE per rendere la città più bella (e più ricca) (FOTO)

# 6 idee per il Comune per fare cassa

Credits: medicinaonline.com

Cosa si potrebbe fare di veramente innovativo per finanziare il Piano Casa senza ricorrere alla vendita di simboli storici o a soluzioni repressive come le multe?

  1. Futures sui biglietti dei musei: potremmo immaginare di vendere in anticipo i futuri incassi dei musei cittadini. Una sorta di “prestito culturale” dove i cittadini investono oggi per avere biglietti scontati in futuro, con la garanzia che i fondi raccolti vadano direttamente alla costruzione di case popolari.
  2. Lancio di un’obbligazione municipale per l’housing: il Comune potrebbe emettere un’obbligazione specifica per raccogliere fondi da cittadini e investitori privati, garantendo un ritorno sicuro sul lungo termine. I fondi sarebbero utilizzati esclusivamente per costruire nuovi alloggi a prezzi calmierati.
  3. Monetizzazione dei diritti aerei: invece di vendere beni storici o sfruttare solo il suolo, Milano potrebbe innovare creando un sistema di costruzione “a più strati”. Nuovi edifici residenziali e commerciali potrebbero sorgere sopra strutture esistenti, ma senza interferire con l’estetica o la stabilità degli edifici storici. Chi volesse costruire sopra questi edifici potrebbe dover pagare una “tassa aerea”, contribuendo a finanziare la costruzione di alloggi a prezzi accessibili.
  4. Tokenizzazione dei beni pubblici: un’altra idea innovativa potrebbe essere la tokenizzazione dei beni pubblici. Milano potrebbe trasformare porzioni delle sue risorse pubbliche in asset digitali negoziabili su blockchain. Attraverso questa tecnologia, i cittadini potrebbero investire direttamente nelle infrastrutture della città, ottenendo un ritorno economico quando quei beni generano profitti. Un modello che democratizzerebbe la gestione dei beni pubblici e al contempo genererebbe fondi per nuovi progetti abitativi.
  5. Crowdfunding internazionale: se il crowdfunding ha finanziato progetti artistici e tecnologici, perché non applicarlo alla costruzione di case per chi ne ha bisogno? In un’epoca così sensibile alle disuguaglianze, Milano potrebbe lanciare una campagna globale di crowdfunding per finanziare nuovi complessi residenziali. I cittadini di tutto il mondo potrebbero contribuire, attratti dall’idea sia di sostenere una città simbolo del design che dall’aiutare persone in difficoltà.
  6. Percentuale fissa delle multe e delle tariffe Area C: infine, qualora fosse davvero necessario, senza inasprire nessun regolamento, si potrebbe considerare di destinare una parte fissa delle multe e delle tariffe per l’accesso all’Area C ai progetti di edilizia popolare. Questa soluzione avrebbe, di fatto, il vantaggio di generare entrate costanti per il Piano Casa.

Continua la lettura con: Basta tasse, basta multe: 10 azioni creative per aumentare il gettito del Comune di Milano, il “più indebitato d’Italia”

MATTEO RESPINTI

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Le 5 cose più orribili di Milano

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Turisti si scattano una foto ricordo in piazza Duomo a Milano, 29 agosto 2019. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

Il profilo Instagram il.barons, ha dedicato un reel alle cose orribili di Milano, con lo stile ironico e provocatorio che lo caratterizza. Ma è pura finzione o c’è del vero in ciò che mostra? 

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Le 5 cose più orribili di Milano

#1 I piccioni: «il regno della salmonella»

Usciti dalla fermata Duomo della metropolitana, il Duomo di Milano è la seconda cosa che si vede. La prima sono i piccioni

I piccioni non sono solo invadenti, possono rappresentare una vera e propria minaccia igienica. Il.barons scherza sul rischio di salmonella associato ai piccioni milanesi, ma è un problema che non viene affrontato con la dovuta attenzione.

Senza voler puntare il dito contro gli stranieri, c’è da dire che, tendenzialmente, i milanesi hanno imparato a convivere con questo uccello di città, semplicemente ignorandolo.  Mentre molto spesso gli stranieri (soprattutto asiatici) sembrano così entusiasti di fare la conoscenza di questo animale metropolitano che non si curano dei rischi per la propria salute, o del disturbo che arrecano a lavoratori e studenti di fretta o anche ai milanesi che si vogliono godere un giro in centro.

A meno di non parlare con i commercianti, se chiedete a un milanese, è difficile che si accanirà contro i piccioni. Anche se sono animali sporchi e… orribili. 

#2 Fotografare qualsiasi cosa

Turisti si scattano una foto ricordo in piazza Duomo a Milano, 29 agosto 2019. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

Fare foto a caso è lo sport preferito della maggior parte dei turisti in vacanza, ma a Milano questa cosa rischia davvero di sfuggire di mano. Per rimanere in zona Duomo, un fenomeno curioso e, a dire il vero, anche un po’ fastidioso, è l’impossibilità di fare una passeggiata senza finire nella foto di qualcuno.

Alle volte Piazza Duomo, ma anche Brera o il Castello, si trasformano in scene di Matrix. Nella mente del milanese il tempo rallenta e ogni movimento deve essere calcolato strategicamente per evitare di interrompere lo “scatto della vita” di cui qualche turista, sicuramente, si dimenticherà anche solo pochi secondi dopo.

Il.barons lo classifica come uno dei comportamenti più orribili, ma, a ragionarci bene, identifica la tendenza generale a feticizzare ogni angolo della città. Milano è una città di grande bellezza, certo, ma, alle volte, il confine tra valorizzazione e ossessione può essere sottile. 

#3 Pescare sulle rive dei Navigli

Se c’è un’immagine che riassume perfettamente la tragicommedia milanese, sono i pescatori in Darsena. Si possono scusare, e magari anche capire, i pescatori lungo le rive del Naviglio Pavese, dove l’acqua è (un po’) più pulita, chi pesca in Darsena o dai ponti del Naviglio grande proprio no.

In un contesto che dovrebbe essere valorizzato per il turismo e la vita notturna, vedere persone che pescano in acque non proprio cristalline è un anacronismo grottesco, evidenzia il Il.barons, indicandola come una delle scene più orribili di Milano.

E pensare che si pescano pesci nelle acque dove agli umani è proibito perfino nuotare. A rischio di multa dell’amministrazione e di scene stile Olimpiadi nella Senna. 

#4 I nomi di fermate e degli esercizi commerciali

Alcune denominazioni a Milano sfidano le capacità linguistiche di chiunque, generando imbarazzo e confusione tra i pendolari o persino tra i milanesi stessi. Qualche esempio menzionato? Gratosoglio. I milanesi non ci fanno caso, ma a chi arriva da fuori fa ridere vedere questa denominazione sui tram. Senza considerare poi fermate della metro indecifrabili, come QT8 o Lodi TIBB

Discorso simile per i nomi di alcuni negozi, ristoranti e esercizi commerciali. Va bene cercare di distinguersi ma a volte si può esagerare. Tra gli esempi riportati nel reel ci sono il negozio chiamato “Pelo e Contropelo”, “Mr. Dick”, “Magna e Godi” o “Testone”. Davvero orribili. 

#5 Il verde anarchico

Alessandro Vidali – Erba alta tra panchine zona Bonola

Gli spunti interessanti del breve reel si concludono menzionando una di quelle cose di cui non si può non parlare: la gestione del verde pubblico. Nonostante le promesse di una Milano sempre più verde, la realtà spesso non corrisponde alle aspettative.

Le belle aree verdi ci sono, City Life è un esempio virtuoso, ma la maggior parte della città si ritrova erba incolta, aiuole trascurate e parchi non curati. Un maggiore investimento nella manutenzione del verde urbano, accompagnato dalla pianificazione a lungo termine già in atto, potrebbe fare davvero la differenza.

Continua la lettura con: I 30 «paesi orribili vicino a Milano»: idee per rilanciare i pustass dei dintorni

MATTEO RESPINTI

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La Green Revolution di Milano: un nuovo parco in città e gestione MM di tutto il verde

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Credits: Atelier Crilo - Render orti Parco di via Barrella

Due importanti novità per un futuro più green per Milano. Le tre idee per accelerare ancora di più questa trasformazione. 

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La Green Revolution di Milano: un nuovo parco in città e gestione MM di tutto il verde

# Milano avrà un nuovo parco di 6.000 metri quadri

Credits: Atelier Crilo – Render Parco di via Barrella

Il Milano Certosa District, il progetto di rigenerazione della zona nord-ovest promosso da RealStep, si arricchisce di un importante progetto di riqualificazione. Sorgerà un nuovo parco in Via Barrella, un’oasi verde che offrirà oltre 6.000 m² di aree verdi, orti condivisi e spazi di inclusione sociale. Firmato dallo studio Parcnouveau e sostenuto da RealStep, il progetto sarà completato nel 2026.

Nel cuore del parco, sorgerà un’area dedicata agli orti condivisi, che promuoverà pratiche sostenibili e coesione sociale, rispondendo così a una duplice necessità di autoproduzione e aggregazione. Questo spazio accoglierà non solo ambienti per la coltivazione, ma anche aree di interazione per promuovere legami comunitari e intergenerazionali.

Parcnouveau, fondato da Margherita Brianza, ha sottolineato l’importanza di progettare luoghi che rispondano alle reali necessità dei cittadini: la “matrice vegetale” è un’occasione chiave per valorizzare le relazioni sociali e creare un ambiente accogliente per tutte le generazioni. Ma non è questa l’ultima novità verde per Milano. 

Leggi anche: Fermata del giorno: 7 cose da fare e vedere intorno alla stazione di CERTOSA

# La gestione del verde a Milano affidata a MM

Credits: chiamamilano.it – Parco delle Cave

Per quanto riguarda le aree verdi già esistenti, invece, dal 1° ottobre il Comune di Milano ha formalizzato l’affidamento della gestione del proprio patrimonio, per 25 anni, a MM S.p.A. Società a controllo pubblico. MM è stata fondata nel 1955 per realizzare la metropolitana, successivamente ha assunto anche la gestione del servizio idrico e di parte delle case popolari cittadine.

La decisione, approvata dalla Giunta e dal Consiglio comunale, potrebbe segnare un cambio di rotta significativo nella cura delle aree verdi cittadine: parliamo di oltre 18 milioni di metri quadrati di parchi, giardini, aiuole e spazi per il gioco.

L’assessore all’Ambiente e Verde, Elena Grandi, ha evidenziato l’importanza strategica di questa transizione, che avverrà in modo graduale. Nei prossimi mesi, MM S.p.A. collaborerà con il Comune per garantire continuità a contratti già in essere, ma prenderà in carico la manutenzione di giardini e spazi verdi nelle scuole comunali a partire da gennaio 2025. Mentre, dall’aprile dello stesso anno, la società assumerà la piena responsabilità del patrimonio verde del Municipio 8, che è il più ricco di aree verdi.

Questo nuovo approccio mira a garantire una gestione integrata delle risorse verdi, con particolare attenzione alla programmazione delle attività di manutenzione e alla sinergia tra la cura del verde e la gestione delle acque. Grazie a questa collaborazione, si prevede una continuità nei servizi e un miglioramento nella qualità delle aree verdi, elementi essenziali per la vivibilità della città. Milano procede a una vera e propria Green Revolution: che cosa manca ancora per completarla?

Leggi anche: Il QUARTIERE del FUTURO a MILANO: fatto di verde e di acqua

# 3 idee per completare la Green Revolution

Credits: Ideogram.AI

L’ordinaria amministrazione potrebbe essere sufficiente per riportare l’ordine nell’anarchia del verde di Milano, ma potrebbe non bastare per rivitalizzare e rendere più attrattive le aree verdi. Milano potrebbe aver bisogno di un piano strategico con questi punti chiave:

#1 Parchi tematici. I parchi verdi, così come le aree gioco per bambini, potrebbero essere ripensati ognuno con un tema specifico e originale. Biodiversità, musica e cultura potrebbero essere i temi per 3 esperimenti. Nei parchi potrebbero essere implementate visite guidate e introdotte installazioni artistiche, spazi per eventi culturali o, addirittura, aree di studio per le scuole.

#2 Orti urbani in ogni quartiere. Sulla scorta di quanto avverrà nel Parco di Via Barrella, MM potrebbe pensare di espandere il progetto degli orti urbani, creando spazi dedicati all’agricoltura urbana nei parchi di ogni quartiere. L’autoproduzione e la responsabilità condivisa tra gli abitanti potrebbero spingere i frequentatori a mantenere il parco pulito e ordinato.

#3 Eventi stagionali nei parchi. Oltre agli orti, anche eventi stagionali (come mercati biologici, festival del verde o giornate di sport) organizzati negli spazi verdi della città avrebbero la possibilità di attrarre diversi cittadini e turisti. Questi eventi, inoltre, promuovendo potenzialmente l’economia del quartiere, potrebbero incontrare il favore e la collaborazione della comunità locale.

Continua la lettura con: I nuovi, magnifici parchi che si potrebbero creare a Milano… abbattendo questi quartieri

MATTEO RESPINTI

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Le cose davvero sopravvalutate di Milano… secondo i milanesi

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dontelmamamilano IG

Milano a volte se la canta e se la suona. Abbiamo chiesto ai milanesi cosa è davvero sopravvalutato in città. Le risposte sono state a tratti inevitabili, a tratti sorprendenti.

Le cose davvero sopravvalutate di Milano… secondo i milanesi

# La qualità della vita

Il primo tema ad emergere, ce lo si poteva aspettare, è la qualità della vita. Ufficialmente, stando alla classifica Qualità della Vita 2023 di Lab24, Milano figura all’8° posto, che non è per nulla male. Per alcuni milanesi, però, questo dato non rispecchia la realtà. In diversi sottolineano che, sebbene Milano sia una metropoli dinamica, la qualità della vita è penalizzata dalla sicurezza, tema che, effettivamente, incide molto sul dibattito cittadino.

Le preoccupazioni legate alla criminalità segnano sicuramente la qualità della vita e i milanesi non si sentono tutelati: con 6.991,3 denunce ogni 100.000 abitanti, il capoluogo lombardo è la città più insicura d’Italia.

# Il conto in banca 

Credits: medicinaonline.com

Nell’immaginario collettivo Milano è spesso associata all’idea di ricchezza, benessere economico e prosperità, in realtà il tema del costo della vita è piuttosto presente nelle riflessioni dei milanesi.

Sarà anche vero, la città è il polo economico più importante d’Italia, ma ciò non si riflette sempre nei conti bancari dei cittadini. Molti lavoratori si trovano bloccati in contratti a tempo determinato o part-time, magari pure mal pagati, che non permettono di affrontare le altissime spese quotidiane.

A fronte di stipendi più alti rispetto alla media nazionale, il costo della vita schizza alle stelle. Secondo Codacons, Milano è al secondo posto in Italia per il costo della vita, e il divario tra redditi e spese è tale che perfino chi ha un impiego stabile fatica a vivere serenamente. Per i giovani, la soglia di povertà si attesta a 1.175 euro mensili, mentre per un tenore di vita dignitoso ne servono quasi 2.000 euro.

 

# Il Sindaco e la Giunta 

Il sindaco di Milano Giuseppe Sala a un incontro di sostegno al candidato sindaco di Saronno Augusto Airoldi in piazza Libertà, Saronno, 30 settembre 2020.ANSA/Mourad Balti Touati

Tema delicato, che però sembra non essere mosso solo da ideologie politiche, è la critica diffusa all’operato del Sindaco e della Giunta Comunale, con cui i cittadini non sono per nulla indulgenti: molti ritengono che l’amministrazione milanese sia concentrata su grandi progetti, trascurando le esigenze quotidiane dei cittadini.

Politiche come Area C e Area B, pensate per chi vive in centro, mettono in difficoltà gli abitanti della periferia e questo, per forza di cose, si traduce in un giudizio negativo. Sindaco e Giunta potrebbero essere ritenuti “sopravvalutati” da alcuni milanesi proprio perché all’inizio, almeno in teoria, diversi cittadini devono essere stati entusiasti della visione proposta, ma, poi, con il passare del tempo e il sorgere dei problemi, sembrano essersi disaffezionati ai progetti dell’amministrazione.

# Affitti e prezzi delle case

Una studentesca protesta contro il caro-affitti al Politecnico di Milano

Milano è arcinota per i suoi prezzi immobiliari esorbitanti e i milanesi non hanno mancato di farci sapere che, secondo qualcuno di loro, gli immobili in oggetto non valgono per nulla i prezzi da capogiro.

Trovare una casa in città è un’impresa titanica, soprattutto per gli studenti e i giovani lavoratori. Eppure, molti appartamenti sembrano proprio non valere quello che costano. Effettivamente, chiunque abbia valutato la possibilità di un affitto sa che monolocali che rasentano l’indecenza vengono affittati a cifre spropositate, e che gli affitti medi superano tranquillamente i 900 euro al mese.

Il sindaco Sala ha promesso un Piano Casa da 10.000 abitazioni, ma le soluzioni messe in campo sembrano insufficienti a contrastare il fenomeno della gentrificazione. Secondo alcuni milanesi, le case di Milano costano troppo per quello che offrono.

# L’Inter 

Qualcuno dei milanesi interpellati si lascia andare a considerazioni triviali: l’Inter figurerebbe tra le cose più sopravvalutate di Milano. L’autore di questa affermazione potrebbe tranquillamente essere tanto un milanista quanto un interista deluso dalla sua squadra, che, effettivamente, dopo la batosta del derby ha deluso, e non poco, la sua tifoseria. Sulla carta, l’Inter è la squadra più forte di Milano, ma nel campo di San Siro non è riuscita a confermare questa valutazione teorica.

L’Inter è una grande squadra, ma la sua alternanza di stagioni gloriose e momenti di crisi è, comprensibilmente, frustrante per i tifosi e gli appassionati. Anche se rimane molto amata, la squadra è percepita da alcuni come meno forte di quanto la sua fama suggerisca.

# Spontini e Luini

credits: IG @spontini_pizza

Dopo l’Inter, è il turno di due altri mostri sacri dell’immaginario milanese: Luini e Spontini, due autentiche istituzioni gastronomiche della città, che, secondo alcuni, sarebbero sopravvalutate. Nonostante la fama dei celebri panzerotti di Luini e la pizza alta di Spontini attiri, oggettivamente, folle di turisti e un buon numero di residenti, alcuni ritengono che gusto e qualità non giustifichino l’hype che le circonda.

Sostanzialmente, per alcuni, sarebbero posti buoni, ma non così eccezionali ed effettivamente Milano offre tante altre opzioni culinarie, di pari o migliore livello, che non ricevono la stessa attenzione mediatica. Nonostante ciò, per molti altri milanesi, Luini e Spontini rimangono un’ottima opzione da valutare qualora ci si trovasse a dover mangiare velocemente in centro.

Continua la lettura con: Come ci si sente a vivere a Milano? I tre grandi pregi e… i due motivi di disagio

MATTEO RESPINTI

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7+1 librerie indipendenti a Milano

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Ce ne sono tantissime a Milano. Sono un mondo a parte, perché al contrario delle grandi catene, sono un po’ nascoste. In questo risiede il loro fascino.

7+1 librerie indipendenti a Milano

#1 Il tempo ritrovato, il caffè libreria in corso Garibaldi 

Libreria del Tempo Ritrovato

Un caffè libreria dove spiccano i libri di case editrici indipendenti. I libri sono suddivisi per tematiche differenti e spesso si organizzano gruppi di lettura. Ogni mese poi viene redatta la classifica dei tre libri più venduti. Ricco il calendario degli incontri ed eventi consultabili anche on-line. 

#2 Verso libri, un universo di incontri e cultura 

Credits: @milanoamodomio.it – Libreria Verso

In corso di Porta Ticinese una libreria che non è solo libreria ma anche e soprattutto luogo di incontro, conversazione o location inusuale per aperitivi. Qui infatti c’è anche un bar dove fare colazione oppure bere un buon drink la sera fra incontri letterari, presentazioni di libri e serate di teatro. 

#3 Colibrì, il caffè letterario in via Laghetto 

Credits: @colibri_milano Colibrì

Un caffè letterario che si arricchisce della possibilità di fare colazione o sostare per un aperitivo anche grazie allo spazio esterno con giardino. Eventi, presentazioni, discussioni e concerti nonché grande attenzione ai libri di piccole case editrici italiane. Non mancano consigli di lettura e recensioni anche sui canali social di riferimento.

#4 Libreria Scaldasole books, libri rari e libri usati 

Scaldasole

Una ricchezza di volumi impressionante per questo posto con murales all’esterno e con tanti libri all’interno, usati, ricercati, e a volte introvabili, ma anche libri appena usciti

Un luogo da visitare e in cui perdersi per ore in via Scaldasole. 

#5 Prospero’books, la libreria laboratorio letterario

lucio.caccamo.mi IG – Prospero’s books

In via Giuseppe Tartini, questa è una libreria indipendente e un laboratorio letterario dove si fanno incontri, presentazioni, laboratori creativi in mezzo a un universo di libri. Un occhio di riguardo per le librerie indipendenti come la stessa Prospero editore.

#6 Scamamù, un luogo magico per i più piccoli e non solo

aldostefanomarino IG – Scamamù

Scamamù è l’anagramma di Mamusca, il caffè libreria di cui fa parte. Un luogo pensato soprattutto per i più piccoli ma che offre una ampia selezione di libri anche per il pubblico adulto. Numerosi gli eventi, i corsi ed i gruppi di lettura proposti. In via Davanzati.

7. Libreria Centofiori, la libreria indipendente in zona Dateo 

cometiportoinlibreria IG – Libreria Centofiori

Una libreria indipendente in piazzale Dateo, il cui punto forte è la grande varietà delle proposte di narrativa. Il personale è piuttosto disponibile e pronto ad elargire consigli ed indicazioni. Sui canali social, YouTube in testa, si approfondiscono ed analizzano 3 libri per volta. Spesso il tutto è arricchito da interviste a personaggi di rilievo. 

#7+1 La scatola Lilla, la magia dei libri in Porta Romana 

ortiquattro-IG – La scatola Lilla

In via privata della Braida, subito dopo il locale Aprés Coup, la Scatola Lilla è un luogo di libri ma non solo. Incontri, eventi e presentazioni, oltre alla possibilità di abbonarsi ad un anno di letture e ricevere i libri comodamente a casa.

Continua la lettura con: La LIBRERIA ESOTERICA più grande d’Italia si trova a MILANO: la sua storia e le curiosità

ALESSANDRA GURRIERI

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Milano è Design: i 10 tesori nascosti in città

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manuelamiola IG - Museo Kartell

Nel libro 111 luoghi di design a Milano che devi proprio scoprire, Sara Pupillo esplora tesori nascosti, celebrando l’innovazione e la creatività milanese. Dal volume, presentato nel quartiere Brera presso lo store Lanerossi, emergono dieci luoghi e oggetti da non perdere.

Milano è Design: i 10 tesori nascosti in città

#1 Mumac – Museo della Macchina per Caffè

cimbali_official IG

A Binasco, il Mumac racconta la storia delle macchine per caffè espresso. Fondato da Cimbali nel 2012, la collezione espone modelli iconici dal Novecento, come la Cimbali Rapida e la Faema E61, fino a quelli contemporanei evidenziando l’evoluzione tecnologica e del design che ha reso grande Milano.

#2 La Chiesa di San Giovanni Bono

Credits: @milano_segreta – Chiesa San Giovanni Bono

Progettata nel 1958 da Arrigo Arrighetti, la Chiesa di San Giovanni Bono, con la sua facciata triangolare in cemento, ricorda una tenda da campeggio o una vela, una delle chiese più curiose di Milano. Situata nel quartiere Sant’Ambrogio alla Barona, riflette l’approccio innovativo e accogliente dell’architetto negli spazi pubblici. La copertura in plastica, distrutta da un incendio, è stata ricostruita da una lamiera di alluminio porcellanato.

Leggi anche: San Giovanni Bono, la strana chiesa a VELA alla Barona

#3 Il Divano ‘Michetta’ al Museo Poldi Pezzoli

milanoperme IG – Michetta, Pesce

Il divano ‘Michetta’ di Gaetano Pesce, esposto al Museo Poldi Pezzoli, colpisce per il design componibile e unico, caratterizzato da forme morbide e arrotondate, ispirate al famoso panino milanese. Integra funzionalità ed estetica, arricchendo lo spazio museale con un tocco di innovazione.

Leggi anche: #21 – Le meravigliose CASE MUSEO STORICHE di Milano

#4 Il ‘Monte Amiata’, un esempio di architettura sociale

theflyingpoop IG – Monte Amiata, Milano

Progettato negli anni ’60 da Carlo Aymonino e Aldo Rossi, il Monte Amiata è un complesso residenziale con giardini e una biblioteca condominiale nel quartiere Gallaratese. Soprannominato il “Dinosauro Rosso“, è un esempio di architettura sociale che migliora la vita urbana attraverso il buon design. Le diverse funzioni urbane sono raccolte in cinque corpi di fabbrica, di diverse dimensioni, disposti a disegnare una planimetria a ventaglio imperniata intorno a tre piazze, di cui impostata come un teatro all’aperto.

#5 Le palazzine cilindriche di Angelo Mangiarotti

Youtube: Tullio Quaianni

Costruite negli anni ’60 su pilastri, queste palazzine cilindriche in zona San Siro in via Gavirate 27, dotate di giardini pensili, rappresentano un’innovativa soluzione abitativa. Ideate da Angelo Mangiarotti e Morassutti, prendono ispirazione dall’architettura americana. I tre cilindri hanno un diametro poco superiore ai 12 metri, sono sviluppati su tre piani con un appartamento ciascuno, per un totale di 9 appartamenti più un decimo, al piano terra, destinato al custode.

Leggi anche: I TRE CILINDRI di San Siro: modello di “casa del futuro”

#6 La linea rossa della metro

Credits: medium Atm – Design Bob Noorda

La linea 1 della metropolitana milanese, progettata da Franco Albini e Bob Noorda, è nota per il design elegante e funzionale delle stazioni. Oltre a collegare la città, è ammirata come un esempio di architettura urbana studiata. La segnaletica è stata ripresa persino nella metropolitana di New York.

Leggi anche: Perché c’è la TERZA ROTAIA sulla M1

#7 Panettoni in strada

credits: IG @paopao_island

Passiamo al design per la strada. I dissuasori di parcheggio in cemento progettati da Enzo Mari, detti “panettoni”, sono funzionali e iconici. Servono anche come spazi temporanei per i pedoni, mostrando l’efficacia di un design urbano accessibile. In città se ne trovano diversi arricchiti da street art, in particolare dall’artista Pao.

#8 L’edificio aragosta 

Credits: Iulm – iulm_university IG

La nuova sede dell’Università IULM progettata da Gianluca Peluffo, l’edificio IULM 6, si distingue per il suo colore aragosta e l’architettura innovativa. Mattoni, calcestruzzo a vista, vetro e intonaco all’esterno, un’esplosione di ceramica verde smeraldo all’interno. Gli spazi interni ed esterni sono invece pensati per incoraggiare una partecipazione attiva degli studenti. 

Leggi anche: L’ultimo «Sign» di Milano con due super terrazze panoramiche: le immagini dal cantiere

#9 La Kasa dei Libri

kasadeilibri IG

Situata nel quartiere Isola, la Kasa dei Libri è una biblioteca e museo privato con oltre 30.000 volumi. È uno spazio unico dedicato alla storia del libro e della grafica, fondata da Andrea Kerbaker, rendendo la cultura accessibile a tutti grazie a mostre, eventi culturali e incontri. Ogni stanza della Kasa è dedicata a temi letterari diversi, invitando i visitatori a esplorare il mondo editoriale in modo creativo e interattivo.

Leggi anche: 21 fatti sull’Isola che non conoscevi

#10 Il Museo di Kartell

manuelamiola IG – Museo Kartell

Da menzionare il Museo di Kartell a Noviglio, che celebra il design in plastica, simbolo del made in Italy. Fondato nel 1999, la collezione esplora l’uso creativo e tecnologico della plastica, mettendo in luce collaborazioni con designer di fama mondiale. Ospita oltre 8.000 oggetti, tra cui mobili, lampade e accessori che hanno segnato l’innovazione del design industriale, e racconta l’evoluzione del gusto e dello stile dal dopoguerra a oggi attraverso l’arredamento dell’azienda.

Fonte: ilvaporetto.com

Continua la lettura con: Queste sono le città più belle del mondo per architettura e design: c’è anche l’Italia

FABIO MARCOMIN

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Guido Spadea, “il poeta di compagnia” prestato alla recitazione

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Guido Spadea

Una delle personalità più eclettiche nel panorama della recitazione milanese.

Guido Spadea, “il poeta di compagnia” prestato alla recitazione

# Ha ricoperto innumerevoli ruoli nel mondo del cinema, del teatro e della televisione

Guido Spadea

Milano si è dimenticata troppo in fretta di una delle personalità più eclettiche nel panorama della recitazione. Parliamo di Guido Spadea, un attore che ha saputo dare un carattere forte ai personaggi che interpretava, anche se defilati nella narrazione. Nacque nella città meneghina il 15 luglio 1921, la sua particolarità è stata quella di ricoprire innumerevoli ruoli nel mondo del cinema, del teatro e della Tv: oltre che attore, fu autore di copioni per trasmissioni radiofoniche e televisive, scriveva barzellette per Carlo Dapporto e fu incaricato da Erminio Macario di “correggere” i copioni delle opere di varietà. Non solo: quando il teatro milanese “alle Maschere”, di via Borgogna, si dedicò alla prosa (prima di diventare un locale da strip-tease) Spadea collaborò con questo politeama come referente delle opere teatrali.

# Uno dei migliori “poeti di compagnia”

Era considerato uno dei migliori “poeti di compagnia” della metà del secolo scorso, con questo termine si definivano quegli autori che scrivevano testi per le compagnie adattati all’attualità oppure alla realtà locale del luogo in cui si svolgeva lo spettacolo. Per questo motivo, era abituato a comprare i giornali locali della città in cui la sua compagnia si esibiva per “studiare” gli argomenti da trattare durante l’opera.

Guido Spadea si affacciò al mondo dello spettacolo grazie ad un amico che faceva il capo-clacque, venendo poi assunto come macchinista scenico, poi iniziò a recitare, in piccoli ruoli.

# Dall’incontro decisivo con lo speaker radiofonico Mario Carotenuto ai documentari con Ermanno Olmi

wikipedia.org – Guido Spadea – Vedo_nudo

A Milano, negli anni ’40 e ’50, la Galleria era un crocevia di attori, registi, produttori e agenti, qui Spadea conosce Mario Carotenuto, che allora era speaker radiofonico: l’attore romano chiede al collega milanese di scrivergli i testi delle trasmissioni che deve presentare e inizia una collaborazione che si trasforma in amicizia.

E fu così che prese il via la carriera di questo eclettico personaggio della scena meneghina. Poi fu ingaggiato da Ermanno Olmi per scrivere i testi di alcuni documentari, quasi contemporaneamente a ciò lavorò anche come rivenditore di figurine “didattiche” fuori dalle scuole, interpretando, durante la distribuzione, i personaggi inerenti all’argomento dell’album che veniva distribuito. 

Era il periodo in cui andò a vivere in un alloggio in via San Maurilio.

# Oltre 30 film in carriera con i più grandi: Sordi, Manfredi, Celentano e Pozzetto

tvguide – Spadea e Sordi

La sua popolarità arrivò grazie agli oltre trenta film in cui recitò: citiamo “Il maestro di Vigevano”, accanto ad Alberto Sordi, “Vedo nudo”, accanto a Nino Manfredi, “Bruciati da cocente passione”, recitando con Cochi Ponzoni, ed “Ecco noi per esempio”, con Adriano Celentano e Renato Pozzetto. E’ apparso in Tv in varie sitcom come “Nonno Felice” e “Norma e Felice”, con protagonisti Gino Bramieri e Franca Valeri.

Dopo essersi ritirato dalle scene, Guido Spadea è morto il 28 maggio 2017, a Genova, città in cui decise di vivere i suoi ultimi anni.

FABIO BUFFA 

Continua la lettura con altri milanesi d’autore:

Mike Bongiorno, da San Vittore a “Re dei telequiz”

I 50 anni di “Romanzo Popolare” e la canzone “Vincenzina e la fabbrica”, uno degli inni della classe operaia

“Il Vedovo”: la “black comedy” milanese con Alberto Sordi e Franca Valeri

Rosetta, la prostituta della Ligera uccisa in circostanze misteriose

Renato Scarpa, il “caratterista” milanese diventato famoso nel cinema romano e napoletano

Leonardo Re Cecconi, in arte Leopardo: un pioniere delle radio libere

Gruppo Italiano, la band più tropical di Milano

Mario Cavallè, il papà delle case Igloo alla Maggiolina

Enrico Molaschi, el “Barbapedana”di Milano

Ines Pellegrini, la “Mangano nera” di Pasolini

Serafino, il “supertifoso” dello sport italiano

Giorgio Porcaro, l’inventore del “terrunciello”

Gianni Bonagura, il maestro milanese del doppiaggio

Pietro Annigoni, il “pittore delle regine”

I “Gufi”, il gruppo musicale, dialettale e cabarettistico milanese più famoso di sempre

Gian Maria Volontè, l’attore impegnato “al di sopra di ogni sospetto”

Pierina Legnani, la prima milanese a diventare “prima ballerina assoluta”

Vera Vergani, l’attrice più amata del teatro degli anni ’20

Enrico Longone e Giacomo Campi, i due milanesi che portarono in occidente le ombre cinesi

BRUNO CANFORA, l’autore delle hit evergreen per TV, cinema e i grandi della musica italiana

LELLA LOMBARDI, l’unica donna a punti in FORMULA UNO

DIDI PEREGO, la Sofia del film italiano candidato all’Oscar

MARCO MIGNANI, l’autore della pubblicità diventata FILOSOFIA di VITA a Milano

AMBROGIO FOGAR, l’ “Ulisse” di Milano

MARIA PIA ARCANGELI, “quella che canta le canzoni milanesi”

LUIGI MARANGONI, l’ultima vittima delle Brigate Rosse a Milano

SANDRA RAVEL, l’attrice-soubrette madre di Maurizio Gucci

PIPPO STARNAZZA, il jazzista che “milanesizzava” l’inglese

PAOLO GIORZA, il papà della “bella Gigogin”

I BALORDI, i precursori della “canzone demenziale”

D’ANZI, il papà della “bela Madunina”

GASPARE, ZUZZURRO e la brioche più celebre della TV

LUISELLA VISCONTI, la voce più bella del CINEMA

ANNA CARENA, la signora Marta in “Miracolo a Milano”

GAETANO SBODIO: il guerrigliero del dialetto

DINO RISI, uno dei grandi della commedia italiana

CINI BOERI, l’architettura come impegno sociale

TONY DE VITA, il re delle sigle televisive

LUCIA BOSÈ, la “tosa de Milàn”

JOHNNY DORELLI, una vita al massimo

EZIO BARBIERI, il Robin Hood di Isola

RENZO PALMER, la voce milanese dei grandi divi di Hollywood

MONTICELLI e MARCHESI, i due grandi “cantori evirati” della storia milanese

MARIA GAETANA AGNESI, la “donna più intelligente del Settecento”

GIUSEPPINA PIZZIGONI, la fondatrice della SCUOLA RINNOVATA

PIERO MAZZARELLA, personaggio simbolo di una Milano che non c’è più

LUCIANO BERETTA: “il POETA del CLAN CELENTANO”

ANTONIA POZZI: la POETESSA negli ABISSI dell’ANIMO UMANO

Elio FIORUCCI: the place to be nel cuore di MILANO

AGOSTINA BELLI, la “bella tosa” del cinema italiano

Enrico BERUSCHI…e allooora???

GIANRICO TEDESCHI, l’attore milanese “che parla, comunica e ti INCANTA”

Fabio CONCATO: il lato romantico e “bestiale” della musica milanese

Dina GALLI, l’eccentrica monella: la prima attrice COMICA italiana

Gino LANDI, il mago delle COREOGRAFIE della TELEVISIONE ITALIANA

Adolfo WILDT, l’artista “eccessivo e inquieto”, alieno di avanguardie e conformismo

Domenico BARBAJA: l’inventore della tipica BEVANDA milanese

Quando a Milano c’erano i BEATLES

UGO BOLOGNA, il grande BAUSCIA del cinema e del teatro italiano

ENRICO RUGGERI: contro corrente da sempre

FRANCA VALERI: la signorina snob dello spettacolo

Nuto NAVARRINI: il grande attore milanese ormai dimenticato

Liliana FELDMANN: la VOCE di Milano

VALENTINA CORTESE: la stella milanese di Hollywood

 ERMINIO SPALLA, il PUGILE ARTISTA adottato da Milano

EDOARDO FERRAVILLA: uno degli ATTORI del teatro DIALETTALE più importanti di sempre

MARIA MONTI, la prima “CANTAUTRICE” della storia

ENZO JANNACCI, il cardiologo chansonnier

LIÙ BOSISIO, l’artista milanese con viso e voce più CELEBRI del nome

Quando, a Milano, VISCONTI girava “ROCCO E I SUOI FRATELLI”

MARCELLO MARCHESI, un ciclone di ironia

NANNI SVAMPA, l’ironico artista della canzone milanese

ADRIANO CELENTANO, il “molleggiato” nato a due passi dalla CENTRALE

GINO BRAMIERI, il RE delle BARZELLETTE

CLAUDIO ABBADO, il GENIO eternamente insoddisfatto

Quelli di VIA OSOPPO: la STANGATA di Milano

GIORGIO GABER, l’inventore del TEATRO CANZONE

ADRIANA ASTI, l’artista ribelle amata dai grandi del cinema e del teatro

GIANLUIGI BONELLI, il creatore di TEX WILLER, sempre in lotta contro il POTERE

LUISA AMMAN: un’OPERA d’ARTE di Milano

LUCIANO LUTRING: il bandito più popolare di Milano

BRUNO ARENA, il fico di Milano

Sandra MONDAINI: uno dei punti fermi della televisione italiana

TINO SCOTTI, il milanese del “Ghe pensi mi”

ORNELLA VANONI, Milano e Settembre

MARIANGELA MELATO, da “ranocchietta” a mito del cinema

MARTA ABBA: la musa di Pirandello

Quelle DIABOLIKE sorelle GIUSSANI

GIANNI MAGNI: il re del cabaret milanese

COCHI e RENATO: una coppia diventata il MARCHIO del CABARET

Giorgio AMBROSOLI: il RIVOLUZIONARIO in GIACCA e CRAVATTA che sfidò anche lo Stato

Peppin MEAZZA: il più grande MITO MILANESE del calcio mondiale

FRANCO CERRI: quel genio che partì suonando nei cortili

I KRISMA: la coppia più PUNK della storia di Milano

LILIANA SEGRE, la testimonianza milanese dell’Olocausto

MARIA CALLAS, la Scala e BIKI, quel legame che ha fatto la storia dell’arte

WALTER VALDI, cintura nera di dialetto milanese

LORENZO BANDINI, lo sfortunato campione adottato da Milano

ALEX BARONI, il “chimico” prodigio della musica

MICHELE ALBORETO, il “pilota gentiluomo”

BEPPE VIOLA: il geniale raccontatore del calcio

Storia di una GRANDE DONNA di Milano: ALDA MERINI

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La via pedonale di Milano tra “le 12 più belle d’Europa”

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Credits ciudadanadelmundo_ IG - Rua Nova do Carvalho a Lisbona
Una classifica stilata dal New York Times elenca le 12 vie pedonali più belle d’Europa. Anche l’Italia ne piazza una in classifica. Si trova a Milano, scopriamo di quale si tratta.
 
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La via pedonale di Milano tra “le 12 più belle d’Europa”

# Le caratteristiche comuni tra le vie più belle d’Europa

A contendere lo scettro di “più bella” sono 12 vie sparse in Europa, ognuna con diverse caratteristiche architettoniche ma tutte accomunate dalla presenza di locali tipici e luoghi artistici. Il lungo fiume Akerselva, a Oslo, che alterna parchi alle zone abitate, Pimlico road a Londra, lussuosa via in zona Westminster che sembra essersi fermata agli inizi del ‘900, Grosser Muristalden a Berna, unica a non poter vantare locali ma che consente una vista meravigliosa sul fiume Aar, e poi via per Istanbul, Madrid, Praga e altre città europee.

# Ripa di Porta Ticinese, l’unica via italiana presente tra le regine d’Europa

Credits decocinaelaprendiz IG – Ripa di Porta Ticinese

In classifica svetta la presenza della via milanese, una delle più tipiche e fotografate, ormai si dice instagrammate, di Milano. Qui è possibile gustare qualunque piatto italiano con le varianti create da vari cuochi e chef, ci si può coccolare e far viziare dalla colazione al bicchiere della staffa prima di rincasare, si possono vedere albe e tramonti mozzafiato. E’ certamente una delle vie più multietniche esistenti data la presenza di persone, specie universitari, provenienti da ogni angolo del pianeta, si ascolta musica, si passeggia, si conosce e ci si innamora come in nessun altro posto, almeno in Italia. Soprattutto con le luci del tramonto. 

# Forse limitativo essere citata tra le più belle in Europa

Foto di Rodrigo Martins (@rodrigomartins.it)
Foto di Rodrigo Martins (@rodrigomartins.it)

Una via che è affascinante in ogni stagione, che vede scorrere nel Naviglio pesci, anatre, cigni e qualche airone, vede navigare imbarcazioni compresa una gondola (non ha sbagliato strada…), una via che ha i suoi abitanti e i suoi personaggi, da artisti a sportivi a “santi protettori” che si prendono cura della vie e delle acque di questa zona sempre più apprezzata e conosciuta nel mondo. Senza nulla togliere a Rua Nova do Carvalho di Lisbona o alla viennese Kärntner Strasse, Graben e Kohlmarkt possiamo tranquillamente affermare che Ripa di porta Ticinese ha assolutamente meritato di essere tra le vie pedonali più belle in Europa e, secondo noi, nel mondo.

 
 

Continua la lettura con: La VIA VANDELLI: una tra le PIÙ SUGGESTIVE d’EUROPA

ROBERTO BINAGHI

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I «palazzi-albero»: una foresta urbana che supera ogni fantasia

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credit: dreamstime.com

Da lontano una strana foresta urbana, da vicino un fantasioso hotel. Dove si trovano i lussuosi palazzi-albero?

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I «palazzi-albero»: una foresta urbana che supera ogni fantasia

Chi non ha mai pensato di passare almeno una notte su una casetta tra gli alberi? Un desiderio preso alla lettera dai costruttori del Sanya Beauty Crown Hotel. Nove veri e propri alberi architettonici completi di tutto: fusto, rami e foglie che cambiano addirittura colore!

# I palazzi-albero trasformano la realtà in un film fantasy

I nove palazzi che compongono l’imponente complesso del Sanya Beauty Crown Hotel dominano l’isola di Hainan, in Cina. Il governo ha deciso che è arrivato il momento di costruire stravaganti strutture per attrarre un maggior numero di turisti. E’ riuscito nel suo intento? Beh, noi diremmo proprio di sì. Infatti i palazzi-albero non passano certo inosservati, sia dalla terra ferma che dal fiume su cui si affacciano, rendendo Hainan il set di un film fantasy.

credit: siviaggia.it

# Qui la fantasia incontra il lusso

credit: dreamstime.com

Tutt’altro che fantasia: l’hotel non solo è tra i più stravaganti al mondo, ma è riuscito ad aggiudicarsi un posto nell’ambita classifica degli hotel più lussuosi. Il design degli esterni infatti è solo l’anteprima, il trailer, di quello che si trova al suo interno.

credit: tripadvisor.com

6.668 camere, 180.000 mq di complesso alberghiero sviluppato su nove edifici con livelli di qualità variegati, ma pur sempre molto alti: un hotel a 7 stelle, uno di platino a 5 stelle, un residence hotel e altri sei hotel di categoria. Immaginate di affacciarvi dalla vostra lussuosa camera, trovando davanti a voi un paesaggio naturale meraviglioso, tra le montagne e il fiume, reso ancora più speciale da questa più unica che rara foresta urbana.

# Una foresta urbana molto realistica, rami, radici e foglie che cambiano colore

credit: viaggiamo.it

I palazzi-albero sono davvero realistici, infatti sono stati rappresentati il fusto, i rami e persino le foglie che cambiano colore come se cambiassero le stagioni. Ma non tutto ciò che esiste è visibile agli occhi. Sotto agli alberi architettonici, ci sono persino le radici – costituite da un centro commerciale con all’interno un grande ipermercato – che si estendono per ben 290.000 mq.

Se steste già guardando i voli lo capiremmo, non è difficile innamorarsi a prima vista di questo stravagante e lussuoso hotel: un motivo in più per visitare quest’isola dal clima tropicale nel sud della Cina.

Continua la lettura con:  Bosco Rosso: il futuro di Paolo Sarpi?

ROSITA GIULIANO

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

5 modi di dire tipici di Milano

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Murales Sant'Ambrogio. Credits: @kaliman261059 (INSTG)

“Milan l’è on gran Milan” è sicuramente l’espressione del dialetto milanese più famosa. E sono tanti anche i proverbi della tradizione popolare che si continuano a tramandare di generazione in generazione. Ma oggi vogliamo parlare dei modi di dire tipicamente meneghini, con i quali, spesso, non è semplice farsi capire nel resto d’Italia.

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5 modi di dire tipici di Milano

#1 Andare a piotti

È un’espressione dialettale che indica l’andare a piedi da un punto A ad un punto B.

Quando hai ancora l’auto dal meccanico e nessuno può accompagnarti a lavoro: «Fa niente, me la farò a piotti.»

#2 Paccare

Sicuramente un termine usato soprattutto dai giovani milanese. Indica “l’arte” del disdire un appuntamento all’ultimo minuto o senza preavviso.

Quando la festa è alle 22 e alle 21.50 chi doveva guidare avvisa di non esserci: «Non abbiamo più il passaggio, Luigi ci ha paccati.»

#3 Disciularsi

È un verbo lombardo legato anche al piemontese poiché deriva da un sostantivo comune ai due dialetti. Può indicare la capacità di risolvere un problema complesso, senza arrendersi. Ma, ultimamente, il suo significato si è spostato sul saper affrontare la vita in piena autonomia, sull’essere svegli.

Un tuo amico non ha voglia di studiare o di trovare un lavoro? Potresti dirgli «Disciules che hai 30 anni!»

Credits: viaggionelmondo.net
scena film Rocco e i suoi fratelli

#4 Muchela!

È un’espressione dialettale tipicamente lombarda proveniente dall’originario “mozzare”. Chi la sente rivolgere verso se stesso deve stare attento: infatti, intima, in modo imperativo, di smetterla, finirla, piantarla.

Qualcuno si sta continuando a lamentare da ore e ore? «Muchela!»

#5 Che sbatti!

Slang milanese che deriva dalla parola “sbattimento”. Viene utilizzato quando non si ha voglia di fare qualcosa che invece bisognerebbe eseguire.

Quando devi comprare un regalo, ma non lo hai trovato da nessuna parte e scopri che è solo in quel negozio a 50 km da casa tua è automatico dire «Che sbatti!»

Continua la lettura con: 10 PAROLE del DIALETTO MILANESE intraducibili in ITALIANO

ALESSIA LONATI

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Dalla fusione de “Il Ciclista” e “La Tripletta” nacque la Gazzetta dello Sport, il primo giornale sportivo italiano

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3 aprile 1896. Esce in edicola un nuovo giornale sportivo, nato dall’unione de Il Ciclista e della Tripletta. Si intitola la Gazzetta dello Sport ed esce il lunedì e il venerdì per narrare cronache sportive in Italia e all’estero.

Dal 1919 avrà regolare cadenza quotidiana. Oltre a raccontare di sport, la Gazzetta organizzerà anche manifestazioni sportive. La prima fu un incontro di scherma, la seconda la gara podistica Milano-Monza-Milano. La più famosa e longeva: il giro d’Italia. Il colore della maglia del leader della corsa deriva proprio da quello delle pagine del giornale.

Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani

Continua la lettura con: I locali simbolo di Milano

MILANO CITTA’ STATO

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Video: il negozio del tribunale di Milano dove comprare vestiti a prezzi stracciati

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Cos’è un istituto di vendite giudiziarie? A Milano ce n’è uno e si chiama Sivag Store: si tratta di un negozio vero e proprio in cui vengono rivenduti abiti e oggetti – anche delle più grandi marche – a prezzi molto convenienti. L’aspetto più interessante, però, è la provenienza degli articoli in vendita: si tratta, infatti, di merce proveniente da aziende e società fallite o in liquidazione. In questo video entriamo all’interno di Sivag Store per scoprire tutti i vantaggi che offre questo genere di vendita al dettaglio.

Il nuovo video di Milano Città Stato di Francesca Monterisi. Iscriviti al canale su YouTube per i video esclusivi di Milano Città Stato.

 

Hai un video di Milano da inviarci o segnalarci? Scrivici su info@milanocittastato.it (video del giorno)

FRANCESCA MONTERISI

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FUGA da MILANO, in quale CITTÀ dell’HINTERLAND vorrebbero andare a vivere i MILANESIDove le MILANESI comprano ABITI di BUONA qualità a POCO PREZZO?Copertina Negozi

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«Micro Metro» e «Bosco Rosso»: la Paolo Sarpi del futuro?

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Credits: Chatgpt

Cosa potrebbe riservare il futuro alla Chinatown di Milano? Ecco alcune idee per rivoluzionare Paolo Sarpi.

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«Micro Metro» e «Bosco Rosso»: la Paolo Sarpi del futuro?

# Una micro-metropolitana per Paolo Sarpi?

Credits: Ideogram.AI

Rispetto alla mobilità, il quartiere di Paolo Sarpi presenta problematiche specifiche. Infatti, come molte zone lunghe e “strette” già chiuse al traffico, è molto frequentato dai pedoni, simile ai Navigli.

Qui, e nelle zone come questa, i tunnel e i silos sotterranei per il parcheggio, caratteristici del modello City Life, risulterebbero senza dubbio utili per i residenti della zona, ma non faciliterebbero in alcun modo la mobilità, che è già pedonale. In Paolo Sarpi serve un’idea nuova.

Con l’espansione sempre maggiore della comunità cinese, possiamo immaginare che a espandersi sarà anche l’estensione stessa della zona: la mobilità interna dovrà quindi essere rivisitata per garantire un collegamento rapido che permetta di ovviare al “traffico pedonale” in stile mercato.

Qui potrebbe entrare in gioco un binario, o una monorotaia, che si sviluppi lungo la via principale, con passaggi sotterranei per le traverse o, in alternativa, totalmente interrata o, ancora, totalmente sopraelevata. Questa micro-metropolitana, con al massimo una fermata intermedia, potrebbe collegare rapidamente i due capi di Paolo Sarpi, offrendo un servizio di spostamento pratico e istantaneo, percorrendo su e giù la strada. Volendo si potrebbe spingere fino a Piazza XXV Aprile. 

Micro-metropolitana potrebbe non rendere l’idea. Il progetto vincente per la mobilità di Paolo Sarpi potrebbe essere la costruzione di qualcosa che assomigli a una funicolare di città, come quella che unisce le due parti di Bergamo, ma costruita in piano e con una velocità moltiplicata di molto. Questo nuovo mezzo, per essere efficace e risultare interessante, potrebbe essere pensato con la possibilità di agganciarvisi con le proprie biciclette o monopattini. L’idea sarebbe quella di creare una fusione delle diverse modalità di trasporto, rese “micro” dalla brevità del tratto.

Questo approccio non solo potrebbe facilitare lo spostamento all’interno di Paolo Sarpi, ma, qualora funzionante, potrebbe essere presto esteso a zone, anche di tutta Italia, con una struttura simile, per esempio ai Navigli, volendo rimanere a Milano.

Leggi anche: 7 città al mondo dove non immagineresti mai che ci sia una metropolitana

# Il bosco rosso

Credits: Ideogram.AI

In Paolo Sarpi, al di là di pochi alberi, tenuti neanche troppo bene, manca il verde. Per di più, il colore tipico della zona, sia per la Cina moderna che per quella tradizionale, è il rosso. Con il modello CityLife, spesso si pretende di portare il verde in tutta la città, ma le piante non sono tutte verdi.

Immaginate un bosco verticale dedicato alla cultura cinese, sarebbe un passo audace che potrebbe proiettare Milano in testa alle altre città del mondo in quanto a integrazione. Un bosco verticale rosso si potrebbe distinguere per l’uso di piante che richiamino il simbolismo della cultura cinese, dove il rosso è sinonimo di fortuna e prosperità.

Piante come l’acer rubrum e varietà di acero giapponese non solo contribuirebbero anche a migliorare la qualità dell’aria, ma arricchirebbero anche il panorama visivo con forme e colori al momento difficilmente osservabili a Milano. Questo spazio verde, in realtà rosso, potrebbe presto diventare un punto di riferimento non solo per i residenti, ma anche per i turisti in cerca di un’esperienza unica e immersiva.

All’interno di questo nuovo bosco verticale, poi, non sarebbe difficile immaginare giardini tematici, dedicati certamente al relax, ma anche e soprattutto all’incontro culturale. Si tratterebbe di spazi progettati per incoraggiare la sinergia tra la cultura cinese, quella italiana e quelle europee: si potrebbero organizzare eventi, laboratori e scambi culturali.

I visitatori potrebbero utilizzare questi spazi, che sarebbero costruiti in maniera simile a quanto ipotizzato per Lambrate, per fermarsi, conversare e apprendere, scambiando tradizioni e conoscenze. In questo modo, il bosco verticale rosso sarebbe molto più di un giardino esotico, si tratterebbe di un palcoscenico per la cultura e l’incontro.

Leggi anche: Nella periferia di Milano c’è un nuovo «Bosco Verticale»

# Con le vetrine interattive supereremo le barriere culturali?

Innovazione potenzialmente imprescindibile per la Paolo Sarpi del futuro potrebbero essere vetrine o pavimentazione interattiva; la loro introduzione avrebbe il potenziale per trasformare radicalmente l’esperienza di acquisto e di interazione sociale nel quartiere.

In più, se il modello si dimostrasse funzionante, ciò che sarebbe utile a un milanese per interagire con una comunità straniera nella sua città, potrebbe rivelarsi ancora più utile per un turista straniero che debba interagire con milanesi e italiani in generale.

Immaginate un sistema di vetrine digitali che offrono informazioni dettagliate sui prodotti e sui piatti tipici, superando quindi le barriere linguistiche in tempo reale; rappresenterebbe un’innovazione radicale.

Queste vetrine non solo fornirebbero traduzioni automatiche in tempo zero, ma offrirebbero anche dettagli su ingredienti e preparazioni, nel caso di ristoranti, o provenienza dei materiali e tecniche di produzione, nel caso di negozi commerciali, permettendo ai visitatori di valutare le offerte in un modo decisamente nuovo. Avere accesso, attraverso schermi touch, a informazioni, storie, curiosità e ricette, potrebbe rendere ogni “giro” in Paolo Sarpi un’opportunità di apprendimento e scoperta unica.

Continua la lettura con: Via PAOLO SARPI e le chicche di Chinatown: breve guida al quartiere più di tendenza nel cuore di Milano

MATTEO RESPINTI

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Sapessi come è strano sentirsi disoccupati a Milano

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ohurtsov-pixabay - Persona smarrita

Essere disoccupati a Milano vuol dire attraversare diverse fasi, vivere emozioni particolari che forse in altre parti d’Italia sono vissute in modo meno forti. Non sempre però perdere il lavoro è una cattiva notizia.

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Sapessi come è strano sentirsi disoccupati a Milano

# Lo smarrimento e l’imbarazzo

ohurtsov-pixabay – Persona smarrita

Questa vecchia canzone riadattata sarebbe la colonna sonora più calzante per rappresentare uno stato d’animo davvero particolare da provare a Milano, non quello di essere innamorati ma quello di essere disoccupati. Una sensazione po’ straniante. In una città dove il lavoro è da sempre uno degli aspetti fondamentali della tua identità e uno degli elementi di maggior coesione sociale non averne uno è qualcosa che può lasciare smarriti. Una situazione imbarazzante da dover giustificare con amici, parenti e conoscenti.

# Anche quando si è disoccupati ci si inventa qualifiche

credits: Formula Benessere

A Milano ci si vanta del proprio lavoro, ci si inventa qualifiche, si usano inglesismi senza ritegno: purchasing manager, sales advisor, digital creator, car washer. Non importa poi se si fatichi a sbarcare il lunario o si sopravviva navigando tra un contratto a termine e uno stage con remunerazioni da fame, oppure che si svolgano lavori estremamente comuni, l’importante è avere un tassello posizionato in questo enorme puzzle composto da innumerevoli professioni e mestieri. Ci sono poi studenti fuori corso, pensionati e ricchi che occupano il tempo con attività spacciate per professioni, ma nessuno si sentirebbe mai a suo agio a definirsi: disoccupato.

In altre realtà italiane è meno frustrante rientrare nella categoria dei nullafacenti, si è più avvezzi alla sopravvivenza, agli espedienti, alle giornate trascorse bighellonando al bar del paese. Anzi è quasi una furbizia apprezzata il riuscire a tirare a campare senza fatica magari appoggiandosi ai più svariati sussidi o a pensioni di invalidità. Esiste una città italiana dove la percentuale di disabili è altissima, molto più che in altre realtà e la cosa dovrebbe far pensare.

# L’apparire conta più dell’essere

Credits simobg IG – Baglioni Resort

A Milano è forte la tentazione di apparire grandi lavoratori ben remunerati. Alcuni magari saltano i pasti ma ostentano benessere, cercando di frequentare luoghi da ricchi da dove poi poter postare foto di vacanze esotiche o fare apertivi in terrazze panoramiche in località mondane al lago, al mare o in montagna. Altri sono emigrati a Milano con il sogno o il miraggio di una svolta, un cambiamento e giunti sotto la madonnina non possono poi dire di non avercela fatta, che fanno i commessi per 1.100 euro al mese e che i soldi non gli bastano. Milano è cara e tentacolare, facile spendere più di quanto si guadagni.

Pertanto ritrovarsi disoccupati nella metropoli, soprattutto se si è poveri, può diventare un trampolino affacciato sul baratro della disperazione. Se poi l’essere senza lavoro ti capita dopo i cinquant’anni tutto questo può anche avere risvolti davvero tragici. Milano è una citta costosa, affitti, mutui, mezzi di trasporto cibo, tante attrattive. Sono molteplici le dinamiche che ti possono portare alla disoccupazione.

Realtà come locali e ristoranti che chiudono da un momento all’altro, piccole medie imprese che non sanno stare al passo con i tempi, negozi che non reggono la concorrenza di Amazon. Certo ogni situazione va valutata singolarmente: chi si trova moglie e figli da mantenere, mutui da estinguere, rate auto da saldare, affitto, alimenti per la ex da passare si troverà nel baratro. A quel punto, la grande domanda: che fare?

# Dalla fuga all’estero al rischio di finire in un dormitorio

rgouveia -pixabay – Senzatetto

All’improvviso ci si dovrà adattare a lavori faticosi, meno gratificanti, tornare a fare corsi, districarsi tra le varie agevolazioni che ancora offre lo Stato. Qualcuno tenterà la fortuna all’estero, qualcun altro si inventerà una professione dal nome incomprensibile. Per i casi più disperati restano i dormitori, le mense gratuite, oppure gli amici, i parenti e i genitori, se ancora in vita, oppure ci si deve arrabattare tra un lavoro in nero e l’altro tirando alla pensione.

Tra tutte queste situazioni può palesarsi improvvisamente o comunque più velocemente del previsto di venir chiamati dalla responsabile del personale nella grande azienda internazionale presso la quale si è impiegati da tanti anni e che visto il calo del fatturato, la volontà della proprietà di ridurre i costi, l’aumento delle spese, la concorrenza, il prodotto che fatica a stare sul mercato o per altre altri tipici effetti collaterali del capitalismo… ti propone un ricollocamento in un’altra azienda, un trasferimento in altra sede o una allettante buona uscita più stipendio erogato direttamente dallo stato per un po’ di mesi.

# Può essere vissuta anche come un’opportunità di esprimere il proprio potenziale o come la possibilità di fare cose sognate da tempo

ptra-pixabay – Postazione di lavoro

Di sicuro questa rimane sicuramente una eventualità che se vissuta nella maniera giusta (soprattutto se poi si ha la possibilità di avere altre entrate che sia una seconda casa di proprietà data in affitto, da un box o da altre rendite) può rappresentare una vera e propria opportunità da sfruttare appieno! Poter finalmente fare i viaggi tanto sognati ma rimandati per mancanza di tempo, soldi, stanchezza. Dedicarsi a studiare una lingua, a riprendere in mano uno strumento musicale, cercare il lavoro dei sogni, fare un corso di cucina…insomma, perdere il posto fisso potrebbe anche essere un bonus del quale usufruire appieno che capita una sola volta nella vita.

Essere disoccupati può voler dire essere liberi, potere finalmente cercare il modo di esprimere il proprio potenziale uscendo dalla sicurezza di uno stipendio fisso in una città come Milano dove le opportunità non mancano.

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ANDREA URBANO

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