A Milano la casa si mette a reddito. Ma chi sono i compratori? E che tipo di case si acquistano?
Una CASA a MILANO? 4 su 10 la comprano solo per INVESTIMENTO
# Milano al primo posto in Italia per acquisto di case da mettere a reddito
Credits Andrea Cherchi – Case Milano
Dall’ultimo studio effettuato dal Gruppo Tecnocasa sulle compravendite sui semestri tra il 2019 e il 2023, sono 22mila quelle analizzate nel 2023, Milano risulta la città con la maggior quota di investimenti per acquistiimmobiliari in Italia che non riguarda prime e seconde case: il 39,1%. Le parole di Piero Terranova, Analista dell’ufficio studi del Gruppo Tecnocasa, sulla situazione a livello italiano e della nostra città: “Si tratta della quota più alta registrata negli ultimi 5 anni. Tra le grandi città Milano si piazza sul podio per quanto riguarda gli acquisti per investimento, che nel capoluogo lombardo compongono ben il 39,1% delle compravendite, quota nettamente più alta rispetto a quanto registrato negli anni precedenti quando si oscillava tra il 23 e il 27%.” Ma chi sono gli acquirenti di case a Milano?
# Le categorie di acquirenti: single quarantenni
Milanesi
La quota non riguarda chi investe in città per avere una seconda casa ma per crearsi una rendita mettendo in affitto l’abitazione a studenti, lavoratori o con appartamenti per turisti. Per quanto riguarda in generale l’età media di chi compra emerge che nel 2023 è di 41,4 anni, contro il dato nazionale di 43,8 anni, comprensivo della quota di investitori che solitamente non sono molto giovani. In prevalenza sono single, 50,8% a Milano contro il 33% del dato nazionale, e scelgono l’hinterland nel 30% mentre nel resto d’Italia ci si ferma al 23%. Ma che tipo di casa si compra?
# A Milano si punta sui bilocali, in Italia sui trilocali
Credits jarmoluk-pixabay – Appartamento
Un’altra differenza tra Milano e il resto d’Italia è sulla tipologia di immobile che viene comprato. Nella nostra città viene preferito il bilocale nel 50,5% dei casi, seguito dal trilocale, mentre gli italiani prevalentemente il trilocale e poi soluzioni indipendenti e semindipendenti.
L’architettura milanese ha attraversato più epoche, conferendo alla nostra città e in particolar modo nel XX secolo anche il primato italiano in tema di nuove costruzioni, originali palazzi, edilizia anticonformista e progetti innovativi. Ed è proprio negli ultimi cento anni che la città ha cambiato volto rispetto a epoche moderne non più recenti. Prepariamoci a scattare un sacco di foto e a puntare il naso all’insù: queste sono le architetture più all’avanguardia di tutta Milano, divise per decennio, stile e origine.
Le ARCHITETTURE d’AVANGUARDIA da ammirare a Milano
# Villa Necchi Campiglio (1932)
Villa Necchi – Ph. @kellybehunstudio IG
Capolavoro razionalista di Piero Portaluppi, questa splendida villa fu progettata tra il 1932 e il 1935 per una delle più ricche famiglie dell’imprenditoria lombarda: le sorelle Nedda e Gigina Necchi e il marito di quest’ultima, Angelo Campiglio. Appartata nel verde a due passi dalla centralissima piazza San Babila la Villa divenne subito un modello nell’arte di abitare per i suoi lussi mai visti prima: citofoni interni, ascensore, cinema, palestra, campi da tennis e piscina riscaldata, la prima in assoluto a Milanoper una dimora privata.
Credits: fai.it
Villa Necchi Campiglio si trova in via Mozart 14 ed è visitabile al suo interno e nei suoi eleganti giardini come il più prestigioso fra i musei legati all’edilizia abitativa meneghina, un circuito presto diventato noto come “Case Museo di Milano.” Oggi, fra l’altro, fa parte del FAI (Fondo Ambiente Italiano.)
# Torre Velasca (1957)
Credits: @milanocityitalia IG
Abbandonando il fermento razionalista precedente al 1945, il secondo dopoguerra è il periodo-motore del nostro paese e in particolare a Milano, che come larga parte del paese del nord Italia viaggia incontrastata verso il progresso in svariati settori, non ultimo quello edilizio. Negli anni Cinquanta e Sessanta la città diventa laboratorio della modernità, fucina di sperimentazione con progetti avveniristici che ancora oggi ne caratterizzano il volto. Esempi? La Torre Velasca, soprannominato il “grattacielo con le bretelle” per le travature oblique che sorreggono il corpo aggettante. È un colosso di 27 piani per 106 metri di altezza in calcestruzzo armato con rivestimento in pietra, oggetto dal 2020 di una monumentale operazione di restyling destinata a concludersi nella primavera del 2024 con la novità di un ristorante dalla vista mozzafiato al diciottesimo piano.
# Il Pirellone (1960)
Credits Andrea Cherchi – Pirellone
Assieme ad essa, simbolo indiscusso della rinascita post-bellica di Milano è l’opera razionalista di Gio Ponti (1960), che con i suoi 127 metri di altezza su 31 piani diventa uno degli edifici in calcestruzzo armato più imponenti al mondo: il Pirellone. Costruito in origine per ospitare gli uffici della Pirelli, fu acquistato dalla Regione Lombardia nel 1977. La terrazza all’ultimo piano, dedicata a Enzo Jannacci, è accessibile ogni domenica (ingresso libero) per ammirare un panorama a volo d’uccello dalle Alpi alla Pianura Padana.
# Porta Nuova (2008 – in corso)
diario_dal_mondo IG – Porta Nuova
Per parlare del nuovissimo progetto di Porta Nuova iniziato quasi quindici anni or sono servirebbe un articolo a parte, ma chi come me è già entrato negli -anta ben ricorda il degrado e il quasi abbandono di una zona che, a parte le stazioni ferroviarie e le luci spettrali del vecchio Luna Park Varesine, chiuso definitivamente nel 1998, non aveva granché da offrire in termini di innovazioni. L’ambizioso progetto di riqualificazione urbana dei quartieri Garibaldi, Isola e Varesine è nato nel 2009, e la vasta area pedonale e riqualificata patria della nightlife ha il suo punto di inizio a Porta Garibaldi, dove si trova il Milano Eataly Smeraldo.
Credits pieroor-pixabay – Torre Unicredit
Poco più avanti, l’imponente Samsung District e Piazza Gae Aulenti con la Torre Unicredit di 231 m, centro nevralgico del quartiere opera dell’architetto Cesar Pelli: un podio circolare che si eleva per 6 metri sul livello della strada e ospita uno spettacolo d’acqua, di luci e suoni con il Solar Tree che si illumina di sera sfruttando l’energia solare accumulata durante il giorno.
Credits Andrea Cherchi – Bosco verticale dall’alto
Infine, affacciato sul quartiere Isola quartiere Isola non possiamo non imbatterci nel Bosco Verticale di Boeri completato nel 2014, nuovo modello di sostenibilità urbana formato da due torri che contengono 900 alberi e 2 mila specie vegetali, e il Diamond Tower, struttura in acciaio e vetro di 600.000 mq che ospita uffici direzionali.
Una delle nuove anime verdi della città costruita sull’area un tempo occupata dalla Vecchia Fiera di Milano. Interamente pedonale, si tratta di una zona urbana sostenibile con palazzi moderni dotati di domotica alimentati quasi interamente grazie a energie pulite e rinnovabili. È formata da un vasto shopping e business district, oltre a una serie di locali perfetti per aperitivo o smart working.
Credits Andrea Cherchi – Citylife tra gli alberi
Guardando all’insù si potrà ammirare il trio dei palazzi che hanno cambiato radicalmente lo skyline milanese: le Tre Torri, ribattezzate Isozaki, Hadid e Libeskind, dal nome dei celebri architetti che le hanno concepite e presto soprannominate dai milanesi il Dritto, lo Storto e il Curvo. Per il resto, la zona nuova di zecca comprende edifici residenziali che ospitano 530 appartamenti di lusso e un vasto e curatissimo giardino all’inglese, dentro il quale si snodano viali pedonali, panchine, attrezzi per sport all’aria aperta e molto altro ancora.
L’antica e originale Fondazione nata nel 1949 si occupava principalmente di ricerca sociale e storiografica nonché di eventi culturali con eco e risonanza internazionale, soprattutto per quanto riguardava lo studio delle discipline storiche, politiche e socio-economiche moderne e contemporanee. La nuova Fondazione Feltrinelli ha iniziato a prendere forma dal 2013 ed è nota come la zona delle “piramidi di vetro”. Trattasi infatti di un complesso di edifici realizzato dallo studio di Herzog & de Meuron che ospita le sedi di Fondazione Feltrinelli e Microsoft Italia.
Credits: @alegaz Fondazione Feltrinelli
La struttura, esempio della nuova architettura contemporanea milanese, evoca le dimensioni dell’architettura storica del capoluogo lombardo. Lunga circa 200 metri ricostruisce infatti l’antico limite nord-occidentale della città ed è costituita da una serie di portali inclinati in cemento armato che riprendono la forma stereotipata della casa, con un accentuato tetto che ospita alcuni degli spazi più rappresentativi della Fondazione, svariati uffici e una biblioteca pubblica.
Farsi rivelare un buon posto per trovare funghi da qualcuno che di miceti, specie porcini, ne trova davvero è una impresa quasi impossibile. Partendo da questo presupposto vogliamo indicare 5 zone che da sempre sono meta di cercatori di funghi “dilettanti” ma ai quali può far piacere fare una gita emersi nella natura, dove è possibile avvistare selvaggina e dove è facile raccogliere anche delle ottime castagne. Foto cover: @ale_barny86 IG
I 5 LUOGHI migliori dove andare IN CERCA DI FUNGHI vicino a Milano
#1 Parco delle Groane, tra Saronno e Meda, adatto alle famiglie
Credits: orobie.it – Parco delle Groane
Gli oltre 7.500 ettari del Parco delle Groane, situato al nord di Milano nel territorio compreso tra Saronno e Meda. Adatto per le famiglie, percorribile per la maggior parte anche in bicicletta, offre un ambiente ideale per cercare funghi, prevalentemente chiodini. Non sono rari gli avvistamenti di lepri, scoiattoli e uccelli vari che rendono sempre e comunque piacevole una gita all’interno del parco. Per i più pigri.
#2 Valle Brembana, per scovare il re dei funghi
Valle Brembana
Non ci si avventuri senza una adeguata attrezzatura dato che si tratta di un terreno montuoso, a volte impervio. Ovviamente più ci si addentra in zone poco battute e più si ha la possibilità di trovare il re dei funghi, il PORCINO. Bisogna risalire il fiume Brembo e spingersi oltre Sedrina per trovarsi in una natura meno sfruttata e con minori passaggi da parte di persone, specie i cercatori di funghi più esperti. Senza dover percorrere molta strada con tornanti è sufficiente arrivare alla zona di Selvino, un tempo tra le mete più gettonate per trovare una seconda casa che fosse vicino a Milano e permettesse di respirare aria buona, può regalare delle soddisfazioni. Ultimo suggerimento la zona di San Pellegrino Terme che garantisce un eccellente posto a fine “caccia” per potersi riposare e gustare qualche prelibatezza in una cornice dal fascino incredibile. Per gli Indiana Jones del miceti.
#3 Alta Brianza
Alta Brianza
Tutta la zona a sud del Lago di Como è considerata Alta Brianza, anche se per i milanesi prendiamo in considerazione il parco di Montevecchia. Già meta citata per altri motivi Montevecchia è un ottimo posto per cercare miceti. Come in tutte le zone boschive che annoverano la presenza di castani non è raro imbattersi in qualche esempio di Boletus anche se molto difficilmente si tratta di quello Nero, decisamente il più pregiato. Essendoci un discreto passaggio di persone consigliamo le prime luci dell’alba avendo cura di smuovere delicatamente le foglie nel tentativo di scorgere qualche fungo che ancora deve ergersi per farsi notare e raccogliere da chiunque lo veda. Per chi vuole allenare il gluteo con le ripide salite di Montevecchia.
#4 Sud Milano, a confine con la provincia di Pavia
Certamente non indicata per cercare funghi di pregio ma soprattutto chiodini la zona sud di Milano, ovvero tutta quella confinante con la provincia di Pavia, che grazie ai sistemi di canalizzazione per uso agricolo offre una serie infinita di posti perfetti per “cacciare” l’Armillaria mellea, così il suo nome scientifico. Se di piccole dimensioni può essere decisamente gustoso nel suo insieme mentre se cresciuto oltre i 7-8 centimetri deve essere utilizzata solo la parte della punta in quanto il gambo diventa coriaceo e difficilmente digeribile. Ottimi se cucinati trifolati o conservati sott’olio. Nei pressi dei canali è inoltre molto frequente l’avvistamento di animali e anfibi. Per chi non teme insetti.
#5 Bassa Valtellina, perfetta per la ricerca di funghi pregiati
Bassa Valtellina
Allontanandosi da Milano e percorrendo la strada che porta a Sondrio si attraversano una serie di valli secondarie che morfologicamente sono perfette per la ricerca di funghi, anche quelli pregiati compreso l’Ovulo, rarissimo fungo della famiglia delle amanite e che è eccellente mangiato crudo.
Anche se verrebbe voglia di fermarsi verso i Piani di Resinelli che distano pochi km da Milano consigliamo di proseguire la strada e la serie di gallerie che portano verso Morbegno per poi dirigersi verso Bema o in direzione opposta verso Pioda e la Val Masino. Sempre ricordando di accertarsi riguardo le normative del posto e, ovviamente, rispettare i boschi e la natura in genere, qui vi troverete in ambienti poco frequentati e se aiutati dal momento propizio e dalla buona sorte potrete tornare con dei buoni cesti di funghi. Per il cercatore di livello.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
La rete metropolitana di Milano continua a crescere. Questi sono i nomi delle prossime stazioni da terminare o da mettere in cantiere.
I NOMI delle 32 NUOVE FERMATE in arrivo sulla METRO di Milano
#M1: 5 fermate nei due prolungamenti
L’estensione a nord della linea prevede due nuove fermate per 1,9 km di tracciato:
Sesto Restellone
Cinisello Bettola o Monza Bettola
Atteso il nuovo bando entro l’inizio del 2024 per riattivare il cantiere fermo da tempo e aperto da oltre 13 anni.
Prolungamento M1 Monza-Bettola
L’estensione a ovest prevede tre nuove fermate lungo 3,5 km di percorso:
3. Parri
4. Baggio
5. Quartiere degli Olmi
Il bando per l’avvio dei lavori è programmato per il 2024, l’inaugurazione entro il 2030
Credits: Urbanfile – Prolungamento Bisceglie-Quartiere degli Olmi
# M4: 15 fermate in arrivo di cui 2 nell’hinterland
Nel tratto di M4 in costruzione nel territorio comunale sono ancora 13 le fermate da inaugurare su circa 7,7 km di tracciato:
6. Sforza Policlinico
7. Santa Sofia
8. Vetra
9. De Amicis
10. Sant’Ambrogio
11. Coni Zugna
12. California
13. Bolivar
14. Tolstoj
15. Frattini
16. Gelsomini
17. Segneri
18. San Cristoforo
Fine lavori annunciata per dicembre 2024.
Le nuove denominazioni delle stazioni delle linea blu
A est previsto il prolungamento già finanziato con 2 fermate e un tracciato di 3,1 km:
19. Idroscalo-San Felice
20. Segrate Porta Est
Nel 2024 atteso il bando per l’avvio dei lavori che comprende anche la trasformazione di Segrate in stazione di porta per servire treni suburbani, regionali e dell’Alta Velocità.
Quanto serve per vivere a Milano? Dipende se si sta in centro o in periferia. La cifra esatta l’ha calcolata il blog dei milanesi.
Questo è lo STIPENDIO BASE per VIVERE a MILANO
# Studenti o lavoratori
La vita a Milano costa sempre di più. Per uno studente il costodi una stanza si aggira tra i 400 e i 650 euro. Cifra che si impenna se si vuole abitare da soli: da un minimo di 900 a 1.200 euro al mese per un monolocale. A questo bisogna aggiungere la retta universitaria.
Le cose non cambiano per chi a Milano ci lavora. Lo stipendio medio a Milano è di 1.750 euro: ma è sufficiente? Risposta: dipende da dove si vive. Se si vuole frequentare le zone centrali di Milano quanto servirebbe?
Tutto dipende dalla zona. Quelle che risultano con il costo della vita maggiore sono quelle dei Navigli, di via Tortona e di parco Sempione. Per trovare livelli di spesa più accessibile bisogna allontanarsi dal centro.
Segrate, Sesto San Giovanni, San Donato milanese, Paderno Dugnano, Cernusco sul Naviglio e Brugherio offrono ancora ottime soluzioni anche per chi vuole continuare ad utilizzare l’auto o la metropolitana. Ma per frequentare le zone più centrali quanto ci vuole?
# Lo stipendio base per vivere a Milano: 3.000 euro
Il blog dei milanesi ha calcolato che per vivere bene in una zona centrale a Milano lo stipendio minimo netto deve essere di almeno 3.000 euro al mese, almeno a stare in affitto. Lo stipendio medio della città di 1.700 mesi risulta insufficiente a pagare sia l’affitto che le spese per intrattenersi in città.
Con 3.000 si può vivere anche se sarà molto difficile potere mettere da parte qualche risparmio. Soprattutto se si desidera acquistare casa: Milano, infatti, è la città dove la casa al metro quadrato costa di più che in tutto il resto d’Italia.
Dopo essere stata esposta per 4 mesi davanti all’ingresso della Triennale, la TBM Stefania arriva al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci. Le immagini esclusive del viaggio.
La TBM Stefania “trasloca” al MUSEO Nazionale della SCIENZA e della TECNOLOGIA (FOTOGALLERY)
# La TBM Stefania, una delle 6 che ha scavato le gallerie della M4, cambia “casa”
Webuildgroup – Trasferimento TBM
Dopo avere concluso il suo lavoro di scavo di 5 km a marzo del 2018, rompendo l’ultimo diaframma e facendo ingresso Piazza Tricolore, la TBM Stefania era stata esposta davanti all’ingresso della Triennale di Milano a fine febbraio 2023. In realtà solo la testa, dal diametro di 6,7 metri dal peso di 58 tonnellate, che per 4 mesi i milanesi hanno potuto ammirare nell’ambito della mostra “Costruire il Futuro”, una panoramica su infrastrutture, sostenibilità e innovazione promossa da Webuild.
Il 30 ottobre 2023 “Stefania” ha cambiato casa viaggiando di notte per 1,5 km lungo le strade di Milano, da viale Alemagna a via Olona, per raggiungere il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia dove rimarrà esposta in modo permanente.
Sempre più abitazioni gestite con l’affitto breve. Non solo: un business in mano a pochi soggetti o comunque a chi ha più proprietà immobiliari, e che sta contribuendo ad escludere dalla città i milanesi con redditi medio-bassi e gli studenti. Scopriamo cosa emerge dai dati di questa analisi.
AIRBNB spopola: le CASE di MILANO sempre più SOLO per TURISTI
# Dal 2018 una crescita del 35%
CC-BY-SA Offtopic Lab – Annunci al 2023 su Airbnb
InsideAirbnb ha fatto una fotografia della situazione degli immobili messi a reddito con affitto breve in città tramite Airbnb. Un fenomeno esploso dopo Expo 2015, quando Milano si è aggiunta all’asse del turismo internazionale composto dalla tratta Roma-Firenze-Venezia. Una crescita costante, nel 2023 sono stati battuti i record di turisti pre-pandemia del 2019 con il mese di luglio miglior mese di sempre, seguita da quella degli alloggi su Airbnb.
CC-BY-SA Offtopic Lab – Annuci dal 2018
La crescita degli annunci dal 2018 è stata del 35%, +5.000 rispetto al 2022, a settembre 2023 erano un totale di 24.177.
# Boom degli affitti brevi nelle periferie
CC-BY-SA Offtopic Lab – Differenza percentuale annunci 2018-2023 su Airbnb
Se l’aumento più consistente in numeri assoluti di annunci negli ultimi 5 anni è stato registrato sull’asse che idealmente conduce dal centro a NoLo, passando per Porta Venezia e Centrale, quello in termine percentuale si registra nelle periferie. I maggiori investimenti sono stati realizzati infatti in zone come Giambellino, Corvetto, Viale Monza/Via Padova dove acquistare appartamenti è meno costoso, la rendita garantita tramite affitto breve è più alta e il rischio di morosità è più basso.
# Nell’82% dei casi l’annuncio riguarda case intere
CC-BY-SA Offtopic lab – Tipologia di annunci
Airbnb nasce per consentire al proprietario di una casa di affittare una camera extra per un week end per pagarsi le spese. Negli anni però la situazione è radicalmente cambiata e a settembre 2023 ben l’81,6% degli annunci riguardava interi appartamenti e il prezzo mediano per notte è sempre più simile a quello di un hotel. In 5 anni è aumentato del 50% arrivando a 125 euro.
# Un affare per pochi
CC-BY-SA Offtopic Lab – Host con più annunci su Airbnb
L’ultimo dato interessante, che emerge analizzando i dati di InsideAirbnb, evidenzia come gli affitti brevi stiano diventando un affare per pochi soggetti, soprattutto agenzie e start-up specializzate nell’affitto breve. Il 50% degli annunci è gestito da utenti che hanno almeno due immobili sulla piattaforma e il 20% degli annunci, pari a 4.889, è di host con almeno 10 proprietà, un numero quasi triplicato dal 2018.
Credits viaggiatore_per_hobby - Castello di Malpaga
Senza un’idea per il weekend? Ecco 10 mete da raggiungere in giornata da Milano.
10 POSTI POCO CONOSCIUTI vicino Milano per una gita fuori porta (MAPPA)
#1 La Villa Reale di Monza, costruita per volontà dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria
Instagram: sangiorgi_ivan
La Villa Reale di Monza è stata costruita per volontà dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria tra il 1777 e il 1780 come residenza estiva per il figlio Ferdinando d’Asburgo. Fonte d’ispirazione dell’architetto Piermarini è stata la Reggia di Caserta. La villa passò in mano ai Savoia quando la Lombardia venne annessa allo Stato del Piemonte. Umberto I di Savoia fece ornare la villa con i gusti dell’epoca portandola a un cambiamento radicale. Oggi ospita numerose mostre ed è la casa degli eventi principali che si svolgono nella provincia di Monza e Brianza.
#2 Morimondo, il borgo milanese famoso per la sua abbazia cistercense
Morimondo. Credits: im_lost_in_vacation (INSTG)
Il borgo di Morimondo, a 30 minuti dal centro di Milano èfamoso per la sua abbazia cistercense, la cui costruzione è iniziata alla fine del 1100 e che prende il nome dall’abbazia di Morimond a Digione. Immerso nel Parco Regionale della Valle del Ticino ospita ben 14 cascine, molte delle quali di derivazione diretta dalle grange fondate dai cistercensi, come Fallavecchia, Fiorentina, Monte Oliveto, Coronate, Basiano, Ticinello, altre sono diventate agriturismi.
#3 Crespi d’Adda, il primo villaggio industriale d’Europa
Credits: @latuaitalia Crespi d’Adda
Crespi d’Adda è un piccolo villaggio industriale di 400 anime e 85 ettari perfettamente conservati, il primo in Europa,riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità. Si caratterizza per delle casette a schiera tutte identiche realizzate per ospitare gli operai del cotonificio. L’idea degli imprenditori Cristoforo Benigno Crespi e il figlio Silvio Benigno era di costruire il perfetto borgo operaio nell’epoca della rivoluzione industriale.
#4 Castello di Malpaga, una fortezza immersa nel verde
Credits viaggiatore_per_hobby – Castello di Malpaga
Il Castello di Malpaga, in provincia di Bergamo è una vera e propria fortezza immersa nel verde. Nelle campagne si erge questa imponente struttura in pietra capace di trasportare i visitatori indietro nel tempo, nell’epoca dei signorotti e delle loro abitudini bucoliche. Al suo interno ospita diversi affreschirisalenti all’epoca rinascimentale e tutti gli spazi sono visitabili.
#5 Valganna, con la deliziosa Badia di San Gemolo
Credits glarroux – Badia di San Gemonio
Valganna è piccolo comune della provincia di Varese suddiviso in quattro diversi centri, Ganna, Ghirla e le frazioni più piccole: Boarezzo e Mondonico. La Badia di San Gemolo è la principale attrazione di Valganna, nella località Ganna, edificata nel luogo di uccisione del martire Gemolo. La Chiesa ospita diversi affreschi e numerose opere ed è sede di un museodireperti archeologici antichi di carattere sacro e non solo.
#6 Consonno, la “Las Vegas della Brianza” diventato un paese fantasma
Credits: wikipedia.org – Consonno
Il borgo di Consonno è una frazione del comune di Olginate, conosciuto per essere stato per qualche anno la “Las Vegas della Brianza”. Voluta dal Grande Ufficiale Conte di Villa dell’Olmo Mario Bagno, un eccentrico imprenditore milanese di origini vercellesi, negli anni ’60 Consonno ospitava nei propri locali grandi personaggi della musica. Tra le costruzioni realizzate un castello medievale, il celeberrimo “minareto”, un luna park e un giardino zoologico. L’equilibrio idrogeologico del territorio venne però compromesso a tal punto che le piogge provocarono alcune frane distruggendo la strada di collegamento con la “città dei balocchi”. Da allora Consonno è diventato un paese fantasma.
#7 Santuario della Madonna del Ghisallo, punto di snodo della celebre tappa del giro d’Italia
Credits b.vergani IG – Santuario della Madonna del Ghisallo
Il passo del Ghisallo è famoso per il Santuario della Madonna del Ghisallo, Santa Patrona dei ciclisti, e per essere una celebre tappa del giro d’Italia. Per questo motivo maglie o biciclette di ciclisti vincitori di fare importanti lasciavano qui le loro maglie o biciclette. Per trovare un luogo dove racchiudere questi cimeli fu realizzato il Museo del Ciclismo “Madonna del Ghisallo” che vede ad esempio al suo interno le biciclette con cui Bartali, Coppi e Merkx vinsero il tour de France e la bici con cui Gismondi vinse il giro d’Italia.
#8 Fiore di Pietra, un’opera architettonica a 1.700 metri d’altezza sul Monte Generoso
Credits lele.stampi IG – Fiore di Pietra
Fiore di Pietraè un’opera architettonica a firma di Mario Botta sul Monte Generoso, a confine tra Italia e Svizzera. Posizionata a più di 1.700 metri d’altezza è una struttura dal design contemporaneo raggiungibile dal lato italiano solo a piedi, attraversando un sentiero di montagna non particolarmente difficoltoso. La visita alla struttura e la vista dalla cima, poi, vale tutta la fatica.
Per i più pigri invece si può prendere il trenino dal lato svizzero.
#9 Bellagio, la perla del Lago di Como
Credits: eccolecco.it – Bellagio
Bellagio è la perla del Lago di Como, il più famoso tra i centri affacciati sul bacino lacustre grazie alla sua posizione geografica, i numerosi locali, ristoranti e stabilimenti. Tra le sfarzose ville con immensi giardini di questo borgo pittoresco, Villa Sebrelloni è la più celebre: proprietà della fondazione Rockfeller di New York è stata costruita nel ‘700 del secolo scorso sulle rovine di un antico castello.
#10 Sirmione, il borgo medievale con la rocca scaligera a sfioro sul Lago di Garda
Sirmione. Credits: @paolotrl IG
Sirmione è un borgo quasi senza tempo che si trova una lingua del lago di Garda. Da vedere le Grotte di Catullo di epoca romana, l’antica villa che offre un bellissimo panorama sulla città, le terme virgiliane e quelle catulliane e infine la rocca scaligera di epoca medievale che sembra affiorare proprio dalle acque del Lago.
Non esiste milanese che a nominarla non gli venga da sorridere e non gli venga qualche battuta di cattivo gusto che, giustamente e ingiustamente, hanno dato a questa famosa piazza una brutta nomea. Negli anni Novanta ero solito frequentare questa zona, ma non certo per fare acquisti loschi, ma solamente perché non molto distante si trovava una delle sale prove più importanti del milanese (Malibù Studio). Non nego che attraversando i vialetti abbia visto strani movimenti, loschi passaggi di “mani”, ma alla fine personalmente ne sono sempre stato fuori e col cuore triste per vedere certe cose proseguivo la mia strada. Fortunatamente le cose sono un po’ cambiate o forse no? Entriamo nei segreti di Piazza Vetra.
I SEGRETI della piazza più FUMOSA di Milano
# L’origine del nome: un fiume?
Credits: @postibelliamilano Basilica Piazza Vetra
Milano, si sa, sorge sull’acqua e benché, al giorno d’oggi, la maggior parte sia stata ricoperta dal cemento, già dalla fine dell’Ottocento era stata stilata una mappa dettagliata dello stato idrologico della città. Ne era uscito che la città era attraversata da corsi d’acqua sia naturali che artificiali. Tra questi corsi si possono notare il Grande e il Piccolo Seveso, ma anche, appunto, il Vetra.
Molti sono i dubbi e gli studi fatti per capire la derivazione del nome della piazza omonima. Alcuni sostengono che derivi, molto semplicemente, dal corso d’acqua risalente all’epoca romana. Altri, invece, hanno scoperto che in tempi antichissimi, esisteva una via delle Vetra dei Cittadini e non distante anche Contrada dei Vetraschi. Un’altra ipotesi è che il nome derivi dalla famiglia nobiliare milanese dei Vetra e infine altri ancora sostengono che il nome derivi da castrum vetus che era il nome della più antica fortificazione che difendevano Milano nella sua epoca romana.
# Per tre secoli è stato il luogo dei roghi e delle esecuzioni
Credits: passimilano.com Esecuzione in Piazza Vetra
Al di là delle diverse ipotesi sull’origine del suo nome, una cosa certa è che dalla fine del 1500 fino a tutto il diciannovesimo secolo fu il luogo dove vennero eseguite le condanne a morte e in particolar modo dove centinaia di eretici e presunte streghe furono messe al rogo.
Tra le morti celebri va ricordata la storia di Caterina Medici che, ripudiata dal capitano Vacallo, decise di affidarsi alla magia nera e ad una fattucchiera che le suggerì di introdurre nel letto dell’amato tre nodi d’amore. Scoperta, fu arrestata e rinchiusa in un ospizio. Una volta scontata la sua pena trovò impiego presso il senatore Ludovico Melzi che morì in circostanze misteriose poco dopo. In seguito a questo episodio fu accusata di stregoneria e condannata al rogo in Piazza Vetra. Anche il Manzoni parlò dei roghi della piazza quando nei Promessi Sposi parla di Guglielmo Piazza e Gian Giacomo Mora (gli untori della peste) che vennero torturati e arsi vivi.
Col passare dei secoli, la piazza divenne luogo frequentato da piccoli criminali e bande malavitose che passarono alla storia con il nome ligera. All’inizio del Novecento ci fu il celebre omicidio (o suicidio?) della Rosetta della Vetra, una prostituta che viene ricordata nella celebre ballata La povera Rosetta.
In seguito alla guerra, dopo i pesanti bombardamenti, la piazza fu oggetto di ricostruzione e restauro che però, alla fine, hanno ben poco dell’antico aspetto prebellico della piazza. Nonostante una rivalutazione urbana, con l’allargamento dell’area destinato al verde, la costruzione dell’Esattoria Civica (non più attiva), la piazza divenne luogo di spaccio. E verso la fine degli anni Settanta fu anche teatro di una sparatoria tra la banda Vallanzasca, che stava facendo un sopralluogo per una futura rapina, e le forze dell’ordine, persero la vita sia un bandito, sia un brigadiere.
# La piazza oggi
Credits: @liviar72 Piazza Vetra
Oggi è tutto diverso. Fa sempre un po’ impressione passeggiare per questa piazza e pensare che il suo passato fosse così lugubre. A dire il vero, non è che piazza Vetra abbia chissà cosa da vedere, ma sicuramente al giorno d’oggi è un importante luogo della movida milanese. Un luogo dove poter sorseggiare un calice di vino e ammirare i recenti murales che raccontano Milani attraverso i ritratti di personaggi illustri.
A Milano si sa, dove non arriva l’amministrazione pubblica ci pensano i cittadini. A proprie spese. Questo sta accadendo anche per riportare la sicurezza in città. Questo il primo esperimento.
Milano come San Paolo, VIGILANTES PRIVATI per garantire la sicurezza: la prima STRADA coinvolta
# L’esperimento in un palazzo di Viale Monte Grappa, a due passi da Corso Como
Corso Como
I residenti di un condominio di Viale Monte Grappa, nei pressi di Corso Como, hanno deciso di provare un servizio di vigilanza privata per garantirsi maggior sicurezza, esasperati dai continui furti e aggressioni a danno dei residenti che rientrano a casa. Questa zona infatti, complice i numerosi locali aperti fino a tarda notte, è spesso scenario di episodi di microcriminalità. G. S., 57 anni e residente del condominio, spiega: “Come abitanti, d’accordo con un ristorante sotto casa, ci siamo pagati la sicurezza” […] “sulle cose, non sulle persone”, per quest’ultime entrano in gioco le forze dell’ordine.
Un esperimento finora riuscito, anche se molto costoso, come raccontato da una cittadina al Corriere della Sera: “La sera dovevo aspettare i miei figli davanti al portone d’ingresso. Mentre uscire con il cane dopo mezzanotte richiedeva coraggio. Per due giorni alla settimana, tutto l’anno, un vigilantes arrivava a costare al condominio intorno ai 14.400 euro più Iva“.
# L’obiettivo: creare un sistema di sicurezza integrato in tutto il quartiere
Area Corso Como-Viganò
Per le vicine vie del Comitato Monte Grappa, tra via De Cristoforis e via Viganò, il problema sicurezza è ancora vivo e, visto il risultato del primo esperimento in zona, l’obiettivo è ora quello di replicare il modello mettendo d’accordo altri condomini per realizzare un sistema di sicurezza integrato in tutto il quartiere. Per questo è stata programmata, per la prima settimana di novembre, una riunione tra gli amministratori dei condomini interessati e i rispettivi consiglieri nella quale valutare la possibilità di mettere a contratto un’unica società di vigilanza privata per pattugliare il quartiere. La speranza è di attivare il servizio entro la fine del 2023.
# L’Assessore alla Sicurezza, Marco Granelli, si è detto favorevole
gazzettadimilano IG – Marco Granelli
Commentando la proposta dei residenti della zona di Corso Como, l’assessore alla Sicurezza del comune di Milano, Marco Granelli, si è pronunciato in modo favorevole: “Partiamo da un principio: la protezione della proprietà privata è sempre possibile. A patto che si rispettino le leggi. Gli istituti di vigilanza esistono da tempo e alle finestre dei palazzi si sono sempre messe inferriate. Con la tecnologia siamo arrivati alle telecamere. Mi sembra solo un’evoluzione dei custodi, quasi del tutto spariti». Sul rischio della disparità di trattamento, tra i cittadini che hanno le risorse economiche per pagarsi la sicurezza privata e chi invece non è in grado di farlo, dice: “Non direi perché, stando alle norme, non c’è alcuna sovrapposizione: i vigilantes privati non sono poliziotti né vigili urbani e pertanto, in situazioni di pericolo, devono chiamare le forze dell’ordine. Una cosa che dovrebbe fare chiunque assista a un reato: ma oggi va più di moda fare video”.
Milano è una città di castelli. Anche se pochi li conoscono tutti. Questi i fratellini milanesi del Castello Sforzesco.
MILANO, città di CASTELLI
# Il castello di pietra di viale Monza
Castello di Pietra
Al civico 46 di Viale Monza c’è una sorta di stile medievale e neoromanico in granito grigio e dotato di finestre a tutto sesto e persino di torre merlata arricchita da bifore. Conosciuto anche come Castello di Pietra e passato alla storia con il nome di Ca’ de Sass, è stato fatto costruire nel 1910 dal ragioniere Primo Gilberti, nonché Sindaco di Greco, nel territorio di Turro allora ancora comune autonomo e piena campagna.
Si sviluppa su 4 piani più uno rialzato, ha una facciata in pietra grigia e all’ingresso, sempre ad arco a tutto sesto, dove spiccano due paracarri in ferro battuto che rappresentano due draghetti ai lati del portone.
# Casa Lisio, il castello-fabbrica di Porta Romana
Credits milano.notizie.it – Palazzo di Gelso
In Piazzale Libia angolo via Silio Italico c’è un edificio enorme, grande quasi quanto un intero isolato, fatto costruire da un imprenditore nel settore tessile di origini abruzzesi tra il 1924 e il 1930: Casa Lisio. Imponente e massiccio, questo edificio in stile liberty fu realizzato dopo l’apertura a Roma del secondo negozio, il primo fu a Firenze con annesso laboratorio, e lo spostamento a Milano di tutte le lavorazioni oltre all’apertura del negozio milanese. All’epoca fungeva sia da abitazione che da fabbrica. Al piano terra c’erano i laboratori, al piano nobile gli appartamenti dei proprietari e sopra gli ambienti della servitù.
Esternamente presenta un caratteristico rivestimento in pietra e cotto tipica di un certo Rinascimento fiorentino, il bugnato, e delle ampissime griglie di ferro battuto alle finestre. Queste griglie rappresentano le varie fasi di lavorazione delle seta e servivano da “cartelloni pubblicitari” della loro attività.
# Palazzo Cova, il “Castello Disney” di Milano
Credits: @milanocityitalia (INSTG)
Il Castello Cova è stato costruito solo tra il 1910 e il 1915 e fu di grande ispirazione anche per gli architetti della Torre Velasca. Realizzato dai due fratelli Coppedè su commissione della proprietaria Novalinda Viviani Cova, il “Castello Disney” di Milano in Via Carducci all’angolo con Via San Vittore si alza per 5 piani e si caratterizza per delle forme neo-medievaliste tipiche di uno dei filoni dell’eclettismo architettonico in auge agli inizi del XX secolo. Altri 3 piani sono nella torre merlata posizionata nella prima metà del braccio sud. Intorno all’angolo si sviluppa un’elegante loggia coperta. I materiali utilizzati sono mattoni con inserti in pietra bianca e finta pietra.
# Casa Venegoni, costruito in pieno stile eclettico agli inizi del ‘900
Credits: davide1983it IG – Casa Venegoni
Progettato in pieno stile eclettico dall’architetto Arata e costruito tra il 1923 e il 1927, al civico 16 di via Cosimo del Fante troviamo Casa Venegoni, per via dall’omonimo proprietario che commissionò la sua costruzione. Le sue forme ricordano un castello con una svettante torretta a loggia. Nel meraviglioso cortile c’è una ricostruzione di un antico chiostro a doppio ordine di portici, la cui parte inferiore con colonne in pietra ed archi a tutto sesto in mattoni fanno da sfondo al magnifico pozzo del trecento.
Un tempo infatti in questo quartiere sorgeva il Monastero delle Dame Vergini alla Vettabbia e gli elementi storici provengono proprio da questo edificio religioso.
# Il passo indietro della “nuova” Piazza San Babila
Credits Andrea Cherchi – Piazza San Babila dall’alto altra vista
Vediamo, naturalmente, i grandi passi compiuti, ma vediamo anche alcuni “arretramenti” sulla qualità dei progetti e delle scelte effettuate. Accade spesso di non ritrovare alcuna idea in quello che vediamo, rivelazione di una mancanza di cultura progettuale. Qualche esempio?
Osservate la parte nuova di Piazza San Babila, una sorta di “zona industriale” calata dall’alto, con a fianco il progetto di Caccia Dominioni. Non vi è alcuna connessione, alcun dialogo. Notate, altresì, la differenza tra i lampioni storici e felicemente “datati” di Ignazio Gardella e quelli nuovi da parcheggio di periferia (ritrovate gli stessi lungo tutta la linea, anche in Piazza del Tricolore). Non è comprensibile aver consentito tutto questo, particolarmente in una città che “pretende” di essere la capitale del design.
# La manutenzione, questa sconosciuta
Un altro tema evidente, non solo in Piazza San Babila, ma anche in altre parti della città, è l’utilizzo di mille soluzioni diverse per le pavimentazioni: cemento, pietre di ogni tipo e geometria, porfido, asfalto sui marciapiedi, anche in Via Monte Napoleone!
E poi c’è una questione grave, ed in costante peggioramento, di manutenzione ordinaria. Al netto degli oggettivi problemi legati ai danni da maltempo, registriamo una scarsa cura del verde pubblico, molte volte poco “ragionato” e senza tener conto dell’inciviltà diffusa. Ed ancora panchine rotte, strade sconnesse, pali storti ovunque.
Cosa sta accadendo a Milano?
# Si generano spazi pubblici senza identità
Foto redazione – Uscita M4
“La fretta”, l’assenza di idee, il timore di sorprendere – o forse di effettuare delle scelte, tout court – stanno generando spazi pubblici privi di idee, senza un’identità formale. E registriamo, purtroppo, criticità sul fronte funzionale e del “comfort” di utilizzo.
Un’occasione persa, ad esempio, sono le due ultime linee della metropolitana milanese (M4 ed M5), certamente utilissime ma prive di bellezza. Utilizzo con coscienza un termine indefinito e soggettivo, se vogliamo, ma sfido chiunque a trovare una singola idea progettuale. Una forma anonima, senza un rilievo estetico, ha privato Milano – soprattutto nelle fermate centrali – dell’occasione di esprimere la sua forza culturale. Siamo all’insignificanza di progetto.
# Nuove costruzioni senza rispetto per l’identità storica di Milano
Metro a parte, rileviamo le stesse criticità in molti edifici di nuova costruzione, magari performanti sul fronte energetico, ma senza un legame col luogo, con le architetture circostanti. Abbiamo una progettazione povera nei contenuti e nella qualità, a volte addirittura irrispettosa dell’edificato “storico”. (…)
Perché non tener conto della forte identità di questa città. Perché non esistono strumenti istituzionali, di cultura adeguata, capaci di esprimere un giudizio sulle proposte dei progettisti, prima di iniziare cantieri in sequenza senza una logica?
Piaccia o no, un edificio privato in uno scenario urbano pubblico ce lo ritroveremo per anni, forse secoli, davanti agli occhi. E questo inciderà sulla qualità della città e della vita quotidiana di tutti. Una bella responsabilità, non credete?
Non illudiamo o illudiamoci – per mezzo di rendering bucolici – che gli spazi accoglieranno persone a leggere un libro sotto un albero, sedute su panchine in legno che richiedono una manutenzione annuale che regolarmente non verrà effettuata.
Perché parliamo di tutto questo, noi, che ci occupiamo di case, di decorazione degli interni, di arredi e opere d’arte? Perché pensiamo che questo scenario di confusione formale e funzionale, e di poca cultura, si veda anche all’interno delle abitazioni private.
Sembra che si sia perduto il mero buon senso, schiacciato da una volontà – certamente in buona fede ma non gestita – di sorprendere, di colpire i visitatori. È un ribaltamento logico “pericoloso” perché dovremmo sempre partire da noi stessi, dalle nostre esigenze, non dal potenziale giudizio degli altri.
Per usare una locuzione tragica, che sentiamo spesso, evitiamo di effettuare scelte ricercando “l’effetto WOW”, perché il buon senso rimane vincente.
Siamo noi il punto di partenza. Indaghiamo bene le nostre vere esigenze, essendo consapevoli dei punti di forza e di debolezza. E valutiamo con attenzione gli aspetti di utilizzo degli spazi, degli arredi, di ogni singolo dettaglio.
Crediamo che bellezza e durata possano e debbano andare di pari passo.
Con più di 80.000 abitanti si inserisce tra le 70 città più popolose d’Italia, settima in Lombardia e soprattutto al primo posto nella cintura urbana di Milano. Sesto indica la distanza in miglia dal centro di Milano (ad sextum lapidem, ovvero presso la sesta pietra miliare ovvero Al sesto miglio) lungo un’antica strada romana che collegava Milano a Monza. San Giovanni indica invece la dipendenza di Sesto dalla Basilica di San Giovanni a Monza e dal suo territorio, la Corte di Monza.
Una città a metà tra la metropoli milanese e il centro della Brianza, queste sono le sue due anime. Nonostante la rilevanza demografica, è una città molto sottovalutata, in primis dagli stessi milanesi che tendono a guardare con diffidenza tutto quello che avviene oltre i confini urbani. Eppure è una città che presenta numerosi motivi di interesse, alcuni di rilevanza internazionale. Come questi dieci.
Mollo tutto e vado a SESTO SAN GIOVANNI: le 10 attrazioni della città più grande nella cerchia milanese
Una via di mezzo tra l’Anteo e un cinema d’oratorio: programmazione sofisticata con prezzi popolari. Organizza rassegne curiose, ospita anche un teatro e un angolo per il book-crossing. Istituzione della cultura sestese in viale Giacomo Matteotti, 425
# L’archeologia industriale
Il capannone bramme nella ex Falck Unione
Nei primi anni del ‘900 Sesto visse una forte crescita industriale, tanto da essere soprannominata la Piccola Manchester, per la forte presenza in città di industrie pesanti. Con la trasformazione del tessuto produttivo della grande stagione industriale oggi rimangono soprattutto ruderi di grandi fabbriche che sono oggetto di progetti di riqualificazione, come la ex Falck.
Museo aziendale del Gruppo Campari, viene inaugurato nel 2010 in occasione del 150° anniversario del brand. È uno spazio interattivo e multimediale, dedicato al rapporto tra il marchio Campari e la sua comunicazione attraverso l’arte e il design. Raccoglie oltre 3.000 opere su carta, affiche originali della Belle Époque, manifesti e grafiche pubblicitarie dagli anni ‘30 agli anni ’90 di artisti quali Leonetto Cappiello, Marcello Dudovich, Fortunato Depero, Bruno Munari, Ugo Nespolo e oggetti realizzati da affermati designer. Galleria Campari si trova all’interno della palazzina Liberty di Sesto San Giovanni che fu la prima fabbrica di Campari, aperta nel 1904 da Davide Campari e rimasta attiva fino al 2005.
# Murales
Muri grigi e abbandonati, hanno trovato, grazie a anonimi “Writers” una nuova vita e contenuti. La zona si sta gradualmente valorizzando ai confini con Monza a Nord e Cinisello a Est come galleria open air di arte da strada. Di primaria rilevanza la serie di Murales commissionati da Campari.
Spazio MIL è uno spazio multifunzionale dedicato alla creatività e al design, attraverso attività ed eventi che vogliono offrire a giovani designer e altri professionisti della progettazione uno spazio di visibilità e di lavoro ed un ambiente per sviluppare idee, creatività, opportunità di crescita. Ospita al suo interno l’archivio storico della Bottega di Giovanni Sacchi tra cui modelli, prodotti, fotografie, disegni e documenti, oltre al laboratorio di modellistica, con i macchinari e le attrezzature. In via Granelli 1.
Villa neoclassica ottocentesca che nel 1870 venne ceduta a Gustav Zorn, discendente di una ricca famiglia austriaca che viveva a Milano. Zorn arricchì il parco antistante la villa di piante rare e pregiate, sul lato nord del parco fece allestire un montagnetta dalla quale si poteva contemplare il paesaggio agricolo circostante. Oggi è un parco pubblico e ospita il Caffé degli artisti, raffinato punto di incontro molto apprezzato dai cittadini soprattutto nelle sere d’estate.
Villaggio operaio edificato nel XX secolo realizzato come espansione del Villaggio Attilio Franco, delle omonime fonderie sestesi, risalente al 1908. Il villaggio disponeva di una scuola materna, tra le prime in Italia ad adottare il metodo Montessori. Durante la seconda guerra mondiale e in particolar modo durante i grandi scioperi del 1943 e 1944 il Villaggio Falck divenne un importante punto di riferimento per la Resistenza.
Il Villaggio Falck è stato realizzato in epoche diverse e include diciotto fabbricati residenziali. Nonostante le diverse epoche degli interventi edilizi, il complesso ha un carattere unitario. Attualmente è ancora in uso e abitato, sebbene alcuni servizi siano stati soppressi.
# PalaSesto
Sesto vanta una grande tradizione sportiva. Per la mitica Geas di basket femminile, ma soprattutto per il ghiaccio. Il Palasesto ha sostituito il Palazzo del Ghiaccio di via Piranesi è sede dei Diavoli Rossi e dei migliori team di pattinaggio artistico d’Italia. In Piazza I Maggio.
# Carroponte
All’interno del parco archeologico industriale ex-Breda, il Carroponte è un vasto spazio che ospita un palco coperto e caratterizzato da una suggestiva illuminazione è sede di eventi, concerti, spettacoli e attività culturali, di grande richiamo soprattutto nei mesi estivi. In via Luigi Granelli, 1
Uno dei più grandi centri commerciali del milanese con Ipercoop, 80 negozi e 14 ristoranti. Punto di riferimento commerciale per tutta la parte nord di Milano. Si trova in Via Milanese.
La sera del 31 ottobre i giovani di Milano potranno andare alla scoperta della santità di Milano.
SANTI o FANTASMI? A Milano l’ALTERNATIVA ad Halloween. Già 2.000 iscritti
# La “Notte dei Santi”: un percorso alla scoperta della santità
Credits: Midjourney Sant’Ambrogio
La notte in cui il mondo va alla ricerca dei fantasmi, a Milano ci si mette sulle tracce dei santi. L’iniziativa è della Diocesi di Milano che la sera del 31 Ottobre, quando molti in città celebrano la festa di Halloween, offre un’alternativa ai giovani di Milano.
Si chiama la ‘Notte dei santi’: un percorso alla scoperta della santità, “tra momenti di riflessione, preghiera ma anche gioco interattivo”.
La serata è rivolta agli adolescenti “per vivere in modo originale e coinvolgente il 31 ottobre”, alla vigilia della festività cristiana di Tutti i Santi.
I ragazzi che partecipano all’iniziativa, già oltre 2mila gli iscritti, perlopiù tra i 14 e i 16 anni, come spiega la Diocesi, tra le 18.30 e le 23 andranno alla ricerca di “tracce” di santità racchiuse in chiese e monumenti nel cuore di Milano.
# Presente l’Arcivescovo di Milano
Credits: @milano_south Sant’Ambrogio
L’itinerario parte dalla Basilica di Sant’Ambrogio dalla quale i giovani, divisi in gruppi, partiranno per una “caccia al tesoro”. Da Sant’Ambrogio i giovani raggiungeranno le chiese di San Lorenzo, San Vittore al Corpo e San Vincenzo in Prato.
L’ultima tappa prevede il ritorno alla Basilica di Sant’Ambrogio per la preghiera e la riflessione guidate dall’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, e da tre vescovi ausiliari della Diocesi. Qui sarà anche possibile visitare la cripta dove sono sepolti il Santo patrono di Milano e i Santi martiri Gervasio e Protasio.
Non solo preghiera e divertimento: ci sarà anche un’occasione per sostenere le popolazioni coinvolte nel conflitto tra Israele e Palestina con una raccolta fondi il cui ricavato verrà destinato alla Caritas di Gerusalemme.
Questa è la prima edizione: sarà l’inizio di una nuova tradizione alternativa alla festa delle zucche?
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Lunedì 30 ottobre: è il D-Day per le auto in Area C. Cambiano i costi d’ingresso, le regole per il parcheggio, perfino i cartelli stradali. Vediamo che cosa cambia a Milano.
AUTO in AREA C: le nuove regole da lunedì 30 per circolare e parcheggiare in CENTRO (e non solo)
# +50% il ticket d’ingresso in centro
La prima modifica tocca il portafoglio. A partire da lunedì 30 ottobre, il costo del ticket d’ingresso per le auto nell’Area C passa da 5 a 7,50 euro. Stesso aumento in percentuale (+50%) per i veicoli di servizio: da 3 a 4,50 euro. Chi fosse in possesso di biglietti cartacei, li può utilizzare, solo online, fino al 29 ottobre 2024. Fino alla fine del 2023 i residenti pagano 3 euro dal 43º ingresso. Dal 2024, hanno a disposizione 50 transiti gratuiti all’anno. Inoltre, dal 2024, l’accesso all’Area C nel centro sarà soggetto a pagamento anche durante il fine settimana. L’altra grande novità riguarda il parcheggio: si può sostare in strada solo per un tempo limitato.
# Sosta sulle strisce blu: due ore al massimo
Foto redazione – Nuovi stalli strisce blu via Verbano
La sosta su strisce blu in Area C, valida tutti i giorni tra le 8 e le 19, viene limitata a un massimo di due ore consecutive per ciascuna area di sosta, senza possibilità di ulteriori estensioni. La novità non tocca i residenti che potranno continuare a sostare senza limiti. Dopo le 19 fino alle 24, la sosta rimane a pagamento per le prime due ore, ma resta invariata la possibilità di sostare gratuitamente per il tempo successivo. Dalle 24 alle 8 della mattina successiva, la sosta è sempre senza limiti d’orario e gratuita.
Ma le modifiche della sosta non riguardano solo le zone centrali. Le nuove regole estendono infatti il pagamento delle strisce fino alle 19, inclusi i sabati, anche al di fuori della cerchia filoviaria.
# In arrivo nuovi cartelli stradali
Le modifiche vengono segnalate da nuovi cartelli stradali posizionati a partire da lunedì 30. Entro mercoledì 1 novembre il posizionamento dei nuovi cartelli dovrebbe essere ultimato.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Credits: giornaledeinavigli.it - Diverse ipotesi di prolungamento M4 a ovest
Dovrebbe essere completata entro la fine del 2024. Ma già spuntano nuovi orizzonti.
Non è ancora FINITA che già si allunga: ALTRE 4 FERMATE per la M4?
# La progettazione di nuove fermate sulla linea M4
Credits: metro4milamno.it – Stazione San Cristoforo Fs M4 e passerelle ciclopedonale
I capolinea della nuova linea metropolitana, la blu, sono rispettivamente Linate a est con possibile prolungamento di due fermate fino a Segrate e San Cristoforo Fs a ovest. Di quest’ultimo sono tornati a discutere gli amministratori locali insieme all’assessore del comune di Milano, Marco Granelli, i tecnici di regione Lombardia, Città Metropolitana e Metropolitana Milanese. Il commento del Sindaco di Buccinasco Pruiti: “Il prolungamento della M4 nel Sud ovest milanese è una scelta strategica per lo sviluppo della mobilità sostenibile, oggi divenuto sempre più urgente e indispensabile. Con molta soddisfazione, riprendiamo con tutti gli enti il percorso per realizzare le fermate della metropolitana sul nostro territorio: noi sindaci siamo orientati verso le ipotesi che consentiranno di raggiungere Trezzano sul Naviglio, con la prima fermata nei pressi di Buccinasco”.
# Le 6 ipotesi al vaglio nello studio di fattibilità
Credits: giornaledeinavigli.it – Diverse ipotesi di prolungamento M4 a ovest
Lo studio di fattibilità di Metropolitana Milanese prevede diverse ipotesi di prolungamento a ovest della linea M4:
# Una stazione da realizzare dove è presente il deposito dei treni a Ronchetto sul Naviglio, nei pressi dei confini comunali di Buccinasco e Corsico.
#La seconda ipotesi prevede due fermate a Buccinasco
# Le altre quattro farebbero estendere la linea fino a Trezzano sul Naviglio.
La scelta dei sindaci è ricaduta su una delle ultime quattro opzioni, con una prima fermata proprio all’interno del Comune di Buccinasco e altre tre stazioni successive con capolinea a Trezzano sul Naviglio.
Il passo successivo sarà quello di finanziare il “progetto di fattibilità tecnico ed economica, essenziale per accedere ad eventuali bandi pubblici e ministeriali per la realizzazione dell’opera”, con spese ripartite tra i diversi enti. Ha concluso il Sindaco di Buccinasco Pruiti: “Fondamentale il ruolo di regione Lombardia e del ministero dei trasporti e delle infrastrutture per finanziare le opere, anche utilizzando i fondi europei del Recovery Fund, in modo da non vanificare gli sforzi dei comuni”.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il tema sicurezza è sempre più al centro del dibattito pubblico. A testimoniare quanto sia sentito dai cittadini il Sindaco Sala ha addirittura istituito un comitato strategico con l’obiettivo di gestire meglio l’aumento della microcriminalità. Non tutta Milano è però così pericolosa come sembra. Una ricerca di Wikicasa ha individuato le zone più sicure e tranquille in base a un crime index.
Le 5 ZONE più SICURE di Milano
Per capire quali sono le zone più sicure di Milano abbiamo utilizzato l’indicatore WCI (Wikicasa Crime Index), sviluppato da wikicasa per i professionisti del settore e che misura la sicurezza delle città e dei quartieri. Raccoglie, incrocia e mappa ogni reato documentato avvenuto e segnalato per ciascun quartiere di Milano, attribuendo un coefficiente diverso per ogni tipologia di reato, dal disturbo della quiete pubblica fino all’omicidio. Più basso è l’indice, più sicura risulta la zona.
#5 A pari merito Quadrilatero della Moda e Porta Vigentina
Credits andrealevy_777 IG – Via Montenapoleone
Nella top five delle zone più sicure troviamo a pari merito Montenapoleone/Quadrilatero della Moda e Bianca di Savoia/Porta Vigentina/Gaetano Pini. Il Wikicasa Crime Index è di 12,54.
#4 Centro storico: il quadrante Guastalla, Crocetta, Tribunale, Policlinico
Credits: @milanoclik Giardini della Guastalla
La zona che include i quartieri di Guastalla, Crocetta, Tribunale, Policlinico è praticamente nel super centro e risulta più sicura rispetto ad altre centrali come Piazza del Duomo. Con un valore di 12,17 di Crime Index si prende la quarta piazza.
#3 Tra Trenno e Bosco in Città le meno pericolose in periferia
Parco di Trenno
Sul terzo gradino del podio la zona compresa tra Trenno, Molino Dorino, Bonola, Bosco in Città. Pur essendo in periferia registrano un basso tasso di criminalità, l’indicatore del crimine è di 12,11. Una delle aree più verdi della città, anche se in forte espansione dal punto di vista immobiliare, e allo stesso collegata con la metropolitana.
#2 Pagano e Magenta le zone più sicure nei pressi del centro
Maps – Via Venti Settembre
Al secondo posto le zona racchiusa tra i quartieri di Pagano e Magenta, con un indicatore WCI di 11. Tra le più eleganti di Milano con viali alberati, ville e palazzi d’epoca, è anche la più sicura tra le zone centrali.
#1 The winner is: Maggiolina e Villaggio dei Giornalisti
credit: @silvana_kk IG
Al primo posto di questa speciale classifica troviamo la zona che comprende i quartieri di Maggiolina, Villaggio dei Giornalisti, dove ci sono le caratteristiche case a igloo, Istria, Montalbino con un valore di crimine di 8,48. Una delle aree a prevalenza residenziale di Milano curiosamente non lontana dall’area considerata più critica, quella della Stazione Centrale.
Milano non è in Europa. E’ in Africa. Mentre Napoli e Palermo sono in Europa.
Scoperta sconcertante: MILANO è AFRICA!
# Le placche tettoniche del Mediterraneo
ingvamabiente.com – Placche terrestri
Sembra una denuncia sul tema immigrazione e sicurezza. Invece no. Si tratta di un dato oggettivo. Andiamo a spiegarlo.
Il Mar Mediterraneo si trova in corrispondenza di un margine convergente fra due grandi placche: quella africana a sud e quella euroasiatica a nord. Osservando la mappa di tutte le placche terrestri sembrerebbe che il confine si trovi giusto al di sotto dell’Italia. Come spiegato suingvambiente, canale di comunicazione dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, se si aumenta il dettaglio di osservazione le cose non stanno esattamente così. Le due placche hanno infatti un confine complesso e contorto che attraversa la penisola per tutta la sua lunghezza da nord a sud.
# Milano è in Africa, Napoli e Palermo in Europa
Nuovi mondi – Astronomia e Scienza FB – Placche terresti
Nell’immagine in alto si può vedere come tutto quello è compreso nella Pianura Padana, comprese Milano, Torino, Venezia e Bologna, si trova sulla Placca Africana insieme alla costa orientale dell’Italia dal centro fino al tacco della Puglia. Al contrario quasi tutto il centro, il sud e le isole, quindi Firenze, Roma, Napoli e Palermo, sono dal punto di vista geologico in Europa, perché ricadenti sulla Placca Euroasiatica.
# Il limite è in corrispondenza delle catene montuose presenti in Italia
Credits wikipedia.org – Placca Adriatica
Il limite è infatti in corrispondenza delle catene montuose presenti nel nostro Paese, le Alpi, gli Appennini e l’arco vulcanico delle Eolie, frutto delle collisione delle due placche che continua da circa 100 milioni di anni. Tutte fanno parte di quella Euroasiatica. La placca adriatica, la propaggine che comprende Mare Adriatico e Pianura Padana, pare essersi divisa dalla placca africana durante il Cretaceo diventando una specie di piccola placca tettonica in grado di muoversi in modo indipendente.
La denuncia di Cristiana Di Nardo sullo stato dei luoghi tra Vetra e la Basilica di San Lorenzo.
La LETTERA: “SCRITTE e SIMBOLI SATANICI a VETRA e SAN LORENZO”
# “Il retro della basilica è ormai da anni ricoperto di scritte e simboli satanici”
Cristiana Di Nardo - Graffiti sulla Basilica di San Lorenzo
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Cristiana Di Nardo - Basilica di San Lorenzo
Cristiana Di Nardo - Retro Basilica di San Lorenzo
Cristiana Di Nardo ci scrive documentando lo stato di sciatteria e degrado di una delle zone più belle della città tra Vetra e il Parco delle Basiliche. In particolare il retro della Basilica di San Lorenzo versa in uno stato disgraziato. Riceviamo e pubblichiamo:
“Buongiorno, ho letto con interesse sul vostro sito l’articolo riguardante il degrado della zona di Porta Romana. Mi domando se non sia possibile scrivere una denuncia analoga circa la situazione in cui versa il retro della basilica di S. Lorenzo e la prospiciente piazza Vetra (di cui allego foto scattate due settimane fa).
Il retro della basilica è ormai da anni ricoperto di scritte e simboli satanici, luogo di bivacco diurno e notturno e WC a cielo aperto. La novità vista di recente è che ora è anche adibito a stendipanni!
Si tratta di una delle basiliche paleocristiane più antiche di Milano, è luogo di incalcolabile valore storico per la presenza di piazza Vetra, nonché luogo manzoniano perché zona citata ne “I Promessi Sposi“, nonché, non meno importante, luogo di culto… A chi compete la cura, il restauro, la protezione di questi luoghi? Speriamo che almeno in occasione dell’apertura prevista della fermata della metropolitana 4 possa essere fatta una riqualificazione di tutta l’area!”
Da adolescente fu fascista, poi rifiutò di arruolarsi e infine collaborò con i partigiani della Resistenza. Finita la seconda guerra mondiale ed il Fascismo diventò il nemico numero uno delle forse dell’ordine. Il racconto della sua vita e delle sue “gesta”.
EZIO BARBIERI, il Robin Hood di Isola
# “Il Dillinger italiano”, il nemico numero uno delle forze dell’ordine
Credits: ilsicialia.it – Ezio Barbieri
John Dillinger è stato uno dei celeberrimi banditi degli Stati Uniti, un’icona della criminalità americana. Il manifesto con la scritta “Wanted”, con le due foto, di fronte e di profilo, con la taglia di 10.000 $ per la cattura e 5.000 $ per informazioni utili a trovarlo, diventò l’emblema di tutti i criminali del mondo occidentale. La particolarità di Dilinger, fu quella di aiutare le persone in difficoltà economica (parliamo della crisi americana degli ultimi anni venti del secolo scorso), tanto da essere accostato (forse un po’ troppo generosamente) a Robin Hood.
A Milano ci fu un bandito che veniva chiamato “il Dillinger italiano”: parliamo di Ezio Barbieri, nato nell’allora popolarissimo quartiere Isola il 1 novembre 1922. Da adolescente fu fascista, poi rifiutò di arruolarsi e infine collaborò con i partigiani della Resistenza. Finita la seconda guerra mondiale ed il Fascismo diventò il nemico numero uno delle forze dell’ordine.
Entrò nell’immaginario collettivo come il Robin Hood del quartiere Isola. A bordo di un’Aprilia nera targata (con targa falsa) beffardamente “777”, lui e i suoi soci rapinavano banche, derubavano automobilisti con rocamboleschi posti di blocco, “ripulivano” imprenditori milanesi, colpevoli di arricchirsi con la borsa nera. Dicevamo di quel “777” beffardo: era il numero telefonico del centralino della questura e la banda di Barbieri decise di farlo diventare la propria targa, facendolo entrare nel mito, tanto che, anni dopo, quel “777” fu adottato come nome da band musicali ardite e, più recentemente, da un gruppo Trap.
La leggenda narra che Barbieri, con la refurtiva, si recava nel proprio quartiere Isola, in particolare in via Pietro Borsieri, dove aveva abitato, per distribuire al sottoproletariato denaro e beni rubati.“Quando rispondevo al fuoco delle forze dell’ordine, lo facevo sempre sparando a terra o in aria, giusto per creare spauracchio e nulla più. Una volta buttai una bomba a mano sotto un tram per guadagnarmi la fuga”, raccontò Ezio Baribieri in un’intervista, alcuni anni prima di morire.
Le sue scorribande erano spesso caratterizzate da “teatrini” eclatanti: “organizzammo un colpo in una banca, uno di noi, il più giovane, era già dentro la filiale per monitorare la situazione, fuori una ragazza ad un centro punto si spoglia davanti alla gente. Attirò l’attenzione di tutti, compreso gli impiegati della banca, che andarono a guardare la scena dai vetri. Ciò permise a noi di entrare in banca, rubare otto milioni di lire ed uscire indisturbati”.
# Le sue “gesta” nella canzone popolare Porta Romana Bella
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Era certamente altri tempi, “oggi se una donna di spoglia nuda non se la fila più nessuno”, quelli della Ligera milanese, di cui Barbieri fu un testimone fedele, insieme al suo socio, Sandro Bezzi. Il testo della canzone “Porta Romana bella”, nelle sue varie versioni, tipiche delle canzoni popolari, ne ha una che fa così: “(…) la banda di Barbieri era attrezzata, faceva le rapine a mano armata; sette, sette e sette fanno ventuno, arriva la volante e non c’è più nessuno”.
# Il carcere, la rivolta e la condanna definitiva a 30 anni di reclusione
Dopo numerosi arresti ed evasioni, Barbieri fu catturato all’inizio del 1946, nello stesso periodo dell’uccisione di Bezzi da parte delle forze dell’ordine. Un paio di mesi dopo la carcerazione, a San Vittore scoppia la cosiddetta rivolta della Pasqua Rossa, capeggiata da Barbieri e dall’ex gerarca fascista Giuseppe Caradonna, con 31 ostaggi tra guardie e addetti vari al carcere. Condannato a 30 anni di reclusione, Ezio Barbieri torna libero nel 1971, troverà a Barcellona Pozzo di Gotto (in Sicilia) la sua nuova vita, da commerciante.
# I libri che raccontano di Ezio Barbieri
Barbieri
Morirà il 17 maggio 2018 all’età di 96 anni. La leggenda di Barbieri continua anche grazie ai tre libri che lo riguardano: Franco Di Bella negli anni settanta scrisse “Italia Nera”, raccontando tra l’altro della banda dell’Aprilia nera; nel 2003 Alberto Bevilacqua scrive “La Pasqua Rossa” e racconta delle azioni in carcere di Barbieri, infine, nel 2013, lui stesso, con la collaborazione di Nicola Erba e la prefazione di Maurizio Iannielli, scrisse il libro “Il bandito dell’Isola”.