La NUOVA VITA del PLASTIC: da Freddie Mercury alla Quattro Stagioni
# La discoteca dello star system mondiale
Credits: @Claudio Geccherle FB Plastic
Fino agli inizi degli anni ’90 il Plastic era la discoteca più trasgressiva di Milano, la prescelta dallo star system mondiale quando veniva in città. Il locale di Viale Umbria 210 era il regno della creatività, dove si sperimentavano le nuove mode e il primo ad avere importato il modello della rigida selezione all’ingresso gestita da personaggi mitici e temuti. Tra gli artisti di fama internazionale che l’hanno frequentato Madonna, Elton John, Andy Warhol, Freddie Mercury, Prince, Paul Young, Bruce Springsteen, Keith Haring che insieme a Grace Jones, per passarci una serata, prendeva l’aereo.
Chiuso nel 2012, la discoteca si è trasferita in zona Fondazione Prada con il soprannome di Plastic Palace ma senza più il fascino di un tempo, mentre gli spazi hanno appena visto nascere una nuova attività.
# Casa Tobago Open Grill, un nuovo locale chic con delle stanze segrete
Credits megliounpostobello IG – Casa Tobago
Ha aperto i battenti martedì 10 ottobre 2023 Casa Tobago Open Grill. Un locale che si presenta come un viaggio tra stili differenti, oggetti, soprammobili, quadri e arredamenti ricercati che lo fanno sembrare un’abitazione nobiliare e dove si respirano atmosfere di altre latitudini.
Credits megliounpostobello IG – Bancone Casa Tobago
Un bancone lussuoso dove vengono serviti cocktail sofisticati, all’esterno ambienti diversi e anche table sharing. Oltre ad essere un cocktail bar, prima di tutto è pizzeria e grigliera.
Credits megliounpostobello IG – Casa Tobago stanze segrete
All’interno ci sono anche delle stanze segrete, da scoprire suonando il campanello nelle speranza che qualcuno vi apra.
La stagione delle castagne: sette mete da segnarsi per una giornata di raccolta. Per i più pigri l’appuntamento è in via Sarpi con le storiche caldarroste.
I 7 LUOGHI TOP per andare a CASTAGNE nei dintorni di Milano
#1 Val d’Intelvi
Credits un.marchigiano.in.lombardia IG – Val d’Intelvi
In provincia di Como, a poco distanza dalla Svizzera, ci sono i bellissimi, selvaggi e poco frequentati boschi della Val d’Intelvi. Qui si trovano alcune delle migliori castagne della Lombardi. La zona migliore e è quella tra San Fedele e Casasco. Non male comunque anche i boschi sopra Pellio e l’area di confine tra la valle e la Svizzera.
#2 Parco di Montevecchia e Valle del Curone
shwalmsley ig – Parco Montevecchia e valle del Curone
Tra le zone più battute per la raccolta di castagne non lontano da Milano c’è quella del Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, in provincia di Lecco. Sono presenti boschi molto ampi e quindi lo spazio non manca, ma è sempre consigliato arrivare la mattina.
Appena sotto Como e a 45 minuti da Milano si possono raccogliere le castagne, sempre rispettando le aree agricole, nel Parco Regionale della Pineta di Appiano Gentile e Tradate. Sono presenti diversi sentieri facili e adatti anche ai bambini.
#4 Castagneto di Enco a Rezzago
Credits lecanaglie_trapdogexplorer IG – Castagneto di Enco
Una vera mecca per gli amanti delle castagne è il Castagneto di Enco. Siamo nel Triangolo Lariano, tra i due rami del Lago di Como, a pochi minuti da Canzo e per la precisione nel comune di Rezzago. Il plus è senza dubbio è il panorama sul lago. Raggiungibile comodamente anche con i passeggini, per i bambini imperdibile il Sentiero dello Spirito del Bosco.
#5 I boschi sopra Colico
wikiloc.it – Anello boschi Colico
Nella parte più a nord del Lago di Como, a Colico, c’è un’altra zona dove si possono trovare davvero tante castagne. Il punto di partenza è nei pressi della Trattoria Posallo. Da qui inizia un sentiero che sale nei boschi sopra il paesino. La raccolta diventa ancora più ricca se ci si immerge all’interno del bosco allontanandosi dal sentiero.
#6 Valle San Martino
Credits trekkinglecco IG – Valle San Martino
Anche in Valle San Martino, tra la provincia di Lecco e la provincia di Bergamo, ci sono splendidi boschi di castagno che garantiscono sempre abbondanti raccolte. Tra i comuni dove è più facile incamminarsi lungo i sentieri c’è Pontida, partendo dal santuario della Beata Vergine di Caderizzi alle pendici del monte Canto, Carenno e Erve.
#7 Valsassina
passione_camper IG – Valsassina
Sotto le cime della Valsassina, tra le Grigne e il Resegone, si possono trovare numerosi ettari di boschi e castagneti dove passare una giornata nella natura raccogliendo le castagne. Le zone più battute sono quelle comprese tra i comuni di Barzio e Introbio.
Volete provare l’emozione di volare? Ecco dove farlo nella nostra regione.
I LUOGHI in Lombardia dove fare il VOLO dell’ANGELO
# In Lombardia si può volare a 400 metri d’altezza
Credits conny3294 IG – Volo Valtellina
Volete provare l’emozione di volare? Il “volo dell’angelo” fa al caso vostro. Tramite una speciale imbragatura che consente di essere completamente orizzontali si può passare da un versante all’altro di una valle su una fune d’acciaio avendo la sensazione di volare. Appena lasciata la piattaforma di partenza non vi rimane che aprire le vostre braccia come se fossero ali e lasciarvi andare fino al versante opposto per sentirvi come un uccello in picchiata. Vediamo dove si può provare il “volo dell’angelo” nella nostra regione.
# I percorsi disponibili in Valtellina e in Val Camonica
Credits flyemotion IG – Volo d’angelo
In Lombardia ci sono alcuni percorsi da non perdere, da fare da soli o in coppia. In Valtellina troviamo quelli di Albaredo per San Marco e Bema:
Tra Albaredo e Bema ci sono due percorsi con la zipline Aerofune per provare il volo d’angelo. La prima da Albaredo a Bema è lunga 1.5km, si raggiunge una velocità di 80/90 km orari e si è a circa 300 metri d’altezza per circa 1 minuto e 30 secondi. La seconda, di ritorno, da Bema ad Albaredo è lunga poco piú di un km, con una pendenza media del 16,5%. Si “vola” a un’altezza di 380 metri a una velocità del “volo” tra i 100/110 km/h per poco più di un minuto.
Il parco avventura Aerobosco con 4 percorsi sugli alberi.
La railzip Albaredo con una lunghezza di piú di 600 m. ed una pendenza media del 16,5%.
Credits cosasifa.com – Zipline Ponte di Legno
Nell’estremità settentrionale della Val Camonica c’è la zipline che parte da Ponte di Legno. Ha una lunghezza di 1,3 km ed una pendenza media del 20%. L’altezza massima è 30 metri, in cinque minuti di volo si attraversano boschi, sentieri e cascate ed è adatta anche ai bambini. La partenza della Railzip è alla stazione di monte della seggiovia Valbione e l’arrivo alla partenza della stessa seggiovia.
Credits museodeibambinidimilano IG - Porta della Meraviglia
Camminando lungo via Francesco Sforza, all’altezza dei Giardini della Guastalla al civico numero 34 della via, ci si imbatte nei resti di un meraviglioso portale barocco. Che cos’è e che cosa ci fa nel cuore di Milano?
La PORTA della MERAVIGLIA a Milano: dove si trova, la sua storia e perché fu chiamata così
# Una porta talmente bella da essere chiamata “Porta della Meraviglia”
Credits museodeibambinidimilano IG – Porta della Meraviglia
Camminando lungo via Francesco Sforza, all’altezza dei Giardini della Guastalla al civico numero 34 della via, ci si imbatte nei resti di un meraviglioso portale barocco che un tempo era uno degli ingressi della Ca’ Granda, l’Ospedale Maggiore fondato da Francesco Sforza. Una porta talmente bella da essere chiamata “Porta della Meraviglia“, con la struttura in mattoni, l’arco e i gradoni di accesso in pietra e marmo. Una porta da cui si accedeva all’acqua del Naviglio che un tempo scorreva in questo punto. Ma rivediamo la sua storia.
# Perché fu realizzata la “Porta della Meraviglia”
Credits nicola_gravante IG – Università Statale Milano
L’Ospedale Maggiore era dotato sin dalla sua nascita nel 1456 di un cimitero all’interno della Ca’ Granda nell’edificio di via Festa del Perdono, l’attuale sede dell’Università Statale, che però già alla fine del 17esimo secolo risultò inadeguato e insufficiente per le esigenze igieniche della struttura ospedaliera.
Credits naviglireloading – Ponte dell’Immacolata
Si decise quindi di costruire nuovo cimitero detto “Cimitero dei Nuovi Sepolcri”, l’odierna Rotonda della Besana, che divenne operativo nel 1697 e rimase in funzione fino al 1792. Da quell’anno infatti la legislazione sanitaria austrica obbligava lo spostamento dei cimiteri fuori dalle mura cittadine. Per poter trasportare le salme al nuovo luogo di sepolture, nel 1691 venne aperta una nuova porta dell’ospedale: la “Porta della Meraviglia“. Non solo: fu anche realizzato un ponte, il Ponte dell’Annunciata, che scavalcava il Naviglio della cerchia interna e conduceva alla nuova strada.
Del ponte non rimane più traccia: fu demolito nel 1930 quando si eseguì la copertura del Naviglio interno. Ma qualcosa venne salvato: le sponde posizionate a fianco della “Porta della Meraviglia” e ancora oggi visibili.
Sogno o realtà? Tutti vogliamo una città più green e con più biciclette. Tuttavia, se si eliminassero le automobili, come potrebbero fare tutte quelle persone che sono in qualche modo obbligate ad usarle?
Il nuovo video di Milano Città Stato. Iscriviti al canale su YouTubeper i video esclusivi. In coda al video le risposte alla domanda “Che cosa ami di Milano?”
Hai un video di Milano da inviarci o segnalarci? Scrivici su info@milanocittastato.it (video del giorno)
La capitale economica ha visto nascere imprese che hanno fatto la storia del Paese. Ma quali sono quelle che la storia la stanno facendo ancora oggi? Lo abbiamo chiesto ai milanesi. Su tutte svettano queste sette.
Le 7 REGINE di MILANO: le aziende di cui i milanesi sono più orgogliosi
# Giorgio Armani
Credits Andrea Cherchi – Sede Giorgio Armani Spa
1975. Giorgio Armani, insieme al suo amico e partner Sergio Galeotti, fonda la “Giorgio Armani S.p.A.”. Nato a Piacenza è a Milano che il grande stilista costruisce la sua fortuna contribuendo a portare la città tra le grandi capitale della moda mondiale. Inizialmente, l’azienda si concentrava sulla produzione di abbigliamento per uomo, caratterizzato da linee pulite, tessuti di alta qualità e una silhouette più rilassata rispetto ai canoni dell’epoca. Ma è negli anni Ottanta che il marchio spicca il volo, anche grazie alla firma del look di diversi personaggi al cinema, tra cui l’iconico Richard Gere di American Gigolò. Nel corso degli anni, Armani si è diversificato ulteriormente, includendo arredi e arredamento d’interni attraverso la sua divisione “Armani/Casa” oltre alla realizzazione di strutture a Milano come l’Armani Silos e Palazzo Armani in via Manzoni. “Non ho nessuna intenzione né di vendere l’azienda né di andare in pensione”, ha recentemente dichiarato Re Giorgio avvicinandosi ai 90 anni.
# Esselunga
Il supermercato dei milanesi. Fondata nel 1957 da Bernardo Caprotti. Il primo negozio aprì con un formato di supermercato che all’epoca era una novità in Italia. Negli anni Sessanta introdusse per prima in Italia innovazioni come il self-service, i carrelli della spesa e l’uso di confezionamenti in plastica. Nel 2011, dopo la morte di Caprotti, l’azienda è stata oggetto di una disputa tra gli eredi per il controllo dell’azienda. Nel 2017, il fondo di private equity Blackstone ha acquisito una quota di maggioranza nell’azienda.
# ATM
Credits martyrota IG – ATMosfera
I milanesi sono molto orgogliosi del sistema di trasporto pubblico. L’ATM fu fondata il 17 dicembre 1931 come azienda pubblica a partecipazione mista per gestire i servizi di trasporto pubblico a Milano. Nel 1964 venne inaugurata la prima linea della metropolitana di Milano. L’Azienda gestisce: 5 linee della metropolitana milanese, 17 linee della rete tranviaria, 4 linee della rete filoviaria milanese, la funicolare Como-Brunate, il MeLa per l’ospedale San Raffaele e 123 linee autobus (a cui si aggiungono le 15 linee del servizio Radiobus di Quartiere). Negli ultimi decenni ATM si è internazionalizzata: dal 1° gennaio 2008 il Gruppo, tramite la controllata Metro Service, gestisce la metropolitana di Copenhagen, 21 chilometri di linea completamente automatizzata, tra le più avanzate al mondo, premiata con il “World’s best Metro 2008” e con il “World’s best driverless Metro” nel 2009 e nel 2010.
# Prada
Credit: fondazioneprada.org
Azienda sobria e discreta, in perfetto stile milanese. Non esporta solo prodotti in tutto il mondo ma in città è stata protagonista nel rilancio di una delle zone più svalorizzate, grazie alla Fondazione. E’ stata fondata a Milano nel 1913 da Mario Prada come negozio di articoli in pelle, principalmente valigie, borsette e accessori in pelle di lusso. Inizialmente, Prada si concentrò sulla produzione di articoli in pelle di alta qualità diventando il fornitore ufficiale della Casa Reale Italiana. Ma è la nipote di Mario Prada, Miuccia, che la trasforma in una multinazionale del lusso, portando una nuova visione creativa all’azienda. Negli anni ’80, Miuccia Prada lanciò una serie di borse in nylon nero, che diventarono un simbolo dell’approccio minimalista di Prada alla moda. Gli anni ’90 segnarono una crescita esplosiva per Prada anche grazie all’esplosivo contributo di Patrizio Bertelli, marito di Miuccia. Attualmente è uno dei marchi italiani più famosi del mondo.
# Campari
Credits: @travelus876 Il camparino
Uno dei marchi simbolo della Milano da Bere e dell’aperitivo milanese. La storia della Campari ha inizio nel 1860 quando Gaspare Campari, un barista di Novara, crea una ricetta segreta per un liquore amaro a base di erbe e frutta. Nel 1889, Gaspare Campari apre il primo bar a Milano, chiamato Caffè Campari. Il locale diventa un punto di ritrovo per intellettuali, artisti e personaggi di spicco. Nel 1904, Gaspare Campari inizia a imbottigliare e commercializzare il suo liquore amaro in bottiglie con un’etichetta distintiva. Nel 1926, alla morte del padre, prende le redini dell’azienda Davide Campari. Successivamente l’azienda passa nelle mani della famiglia Garavoglia. Nel corso degli anni, il Gruppo Campari ha continuato a espandersi attraverso l’acquisizione di altre marche di bevande alcoliche, tra cui Skyy Vodka, Wild Turkey e Grand Marnier. Nel 2017, il Gruppo Campari cambia il proprio nome in “Davide Campari-Milano S.p.A.” in onore del fondatore.
# Pirelli
Credits: sicilianews24.it – Sede Pirelli
Famosa per i celebri pneumatici e per il più famoso foto-calendario del mondo. La storia della Pirelli inizia nel 1872 quando Giovanni Battista Pirelli fonda a Milano la “G.B. Pirelli & C.”. Inizialmente, l’azienda si concentrava sulla produzione di prodotti in gomma, tra cui cinture, tubi e altri articoli industriali. Nel 1890, Pirelli inizia a dedicarsi alla produzione di pneumatici per biciclette ed entra nel neonato mercato automobilistico. Nel corso del primo Novecento, Pirelli diventa una delle principali aziende produttrici di pneumatici a livello internazionale. Negli anni ’50 e ’60, Pirelli diventa pioniere nella produzione di pneumatici radiali, tecnologia che rivoluziona l’industria degli pneumatici di cui resta una delle aziende leader mondiali fino ai giorni nostri.
# Mediaset
Completa il Settebello l’azienda forse più divisiva. Chi l’accusa di aver contribuito alla regressione culturale e politica del Paese, chi invece la inneggia come protagonista della liberazione dal monopolio televisivo della RAI, contribuendo alla diffusione di una mentalità più ottimista. Comunque sia si tratta di una grande storia imprenditoriale, nata nel 1978 dall’ingegno di Silvio Berlusconi con la prima denominazione di Fininvest. Nel 1980, Mediaset ottiene la concessione delle frequenze televisive e nel 1981 viene lanciata Italia 1, seguita nel 1982 da Canale 5 e nel 1985 da Rete 4. Nei decenni seguenti Mediaset diventa una conglomerata di aziende attive in svariati settori. Fungerà da trampolino di lancio per la carriera politica del suo fondatore.
# Menzioni d’Onore
La Rinascente – ph. Pinterest
Tra le altre menzionate ci sono le squadre di calcio, Milan e Inter, la Fratelli Branca, D&G, la Veneranda Fabbrica del Duomo, Birrificio Lambrate, Rinascente, Fiera Milano e… Alfa Romeo.
Qualche giorno fa, ho accompagnato mio figlio alla sua prima lezione di nuoto. Dopo aver vagliato diverse strutture, valutato tempi, costi e distanze, abbiamo deciso che il posto più adatto fosse la piscina Cozzi in via Tunisia 35. Non avendo mai personalmente frequentato tali posti, una volta sedutomi sugli spalti ad osservare mio figlio che faceva lezione, non ho potuto evitare di guardarmi intorno e ammirare la struttura. Curiosità che mi ha portato a fare qualche ricerca e scoprire il nome di Luigi Lorenzo Secchi, l’architetto che ha progettato non solo la piscina Cozzi, ma tante altre cose ancora oggi visibili.
LUIGI LORENZO SECCHI: l’architetto di Milano e i suoi PROGETTI per renderla la città più BELLA d’EUROPA
# Un toscano innamorato di Milano
Credits frontiere.polimi.it – Ritratto Secchi
Luigi Lorenzo Secchi nasce in Toscana e più precisamente ad Avenza in provincia di Massa Carrara, città dove studia e dove mostra già precocemente una predisposizione per le materie scientifiche. Allo scoppio della Prima guerra mondiale, viene arruolato e ferito gravemente verrà portato d’urgenza Bologna e durante i tre anni di degenza nasce il desiderio di trasferirsi a Milano per iscriversi all’allora Regio Istituto Tecnico, oggi conosciuto come Politecnico.
Dopo la laurea inizia a lavorare per la Montecatini e successivamente partecipa alla progettazione di un’intera città nei pressi di Alessandria d’Egitto. Tornato a Milano, viene assunto presso il Comune come ingegnere, ruolo che gli permette di mostrare la sua intraprendenza e i suoi progetti avveniristici e visionari. In breve tempo, viene nominato ingegnere capo.
Credits Andrea Cherchi – Mini Italia Parco Trotter
I primi obbiettivi di Secchi sono puntati verso l’edilizia scolastica. Ispirandosi alle strutture moderne viste in Francia e a importanti indicazioni pedagogiche progetta la prima Scuola all’aperto Umberto di Savoia collocata nel Parco Trotter che diverrà un po’ il fiore all’occhiello della Milano di allora. Un progetto mai visto in nessuna parte d’Europa e che ancora oggi (nonostante i necessari interventi architettonici) è visitabile e dove ancora oggi si può ammirare la struttura in pietra che raffigura l’Italia.
# La piscina coperta più grande d’Europa: la Cozzi
Luna Piscina Cozzi
Successivamente i suoi interessi si spostano nel campo dello sport. Dopo aver progettato la piscina Ponzio, impegna tutte le sue energie nel suo progetto più ambizioso. Deciso a far diventare Milano la città più innovativa e moderna d’Europa, progetta nel 1934 la Cozzi che è la prima piscina al coperto e la più grande del vecchio continente superando la Hallenschwimmbad in Germania e l’isola Margherita in Ungheria. Un progetto che porta notorietà all’Italia e soprattutto a Milano, un luogo che, all’inaugurazione ospiterà i Littoriali dello Sport e anno dopo anno diventerà sempre più importante da diventare una vera e propria piscina olimpionica.
# La nuova Arena: il Giuriati
Quasi contemporaneamente progetta un’idea per l’arena civica proponendo di aggiungere tribune e servizi, un’idea innovativa per l’epoca e adottata anche dal Lido e soprattutto dal Centro Sportivo Giuriati. Quindi quello che oggi vediamo in questi ultimi posti sono i progetti originali del Secchi.
Lavoratore instancabile, lavora su più progetti insieme, un po’ per l’amore che provava per il suo lavoro e un po’ per devozione alla città che lui tanto amava.
# Il primo mercato coperto di Milano
Credits milaanmetlocal IG – Mercato viale Monza
Ispirandosi ai mercati esteri progetta il primo mercato coperto di Milano. Viene scelta come zona viale Monza, allora servita da piccoli commercianti. La struttura che esce dalla sua testa è imponente: interamente costruita in cemento armato, 19 metri di lunghezza e 16 di altezza, un piano dedicato ai banchi di vendita, uno sotterraneo per le celle frigorifere, infine la copertura a volta è ispirata a quelle delle stazioni ferroviarie del diciannovesimo secolo.
# La sede dell’Aeronautica Militare
Quasi alla vigilia del secondo conflitto progetta la sede dell’Aeronautica Militare in piazza Novelli dove ancora oggi sono visibili le sue opere architettoniche e ristruttura il Palazzo delle Milizie in via Marcora e la Casa del Mutilato in via Freguglia. Per ovvie ragioni queste opere risentono pesantemente dello stile razionalista e dell’influenza governativa dell’epoca, tant’è vero che ancora oggi sono visibili simboli autocelebrativi non privi di retorica imperiale.
Prima che la guerra cominci sposta le sue ricerche sulle aree periferiche e lo porta a progettare una delle scuole elementari più antiche: la Leonardo da Vinci in viale Romagna che conserva ancora oggi l’atrio e il cortile come Secchi li aveva disegnati.
# Dopo la guerra: la ricostruzione della Scala
Credits stagniweb – Via Manzoni-piazz della Scala
Terminato il conflitto, il paese è tutto da ricostruire. Milano aveva subito un bombardamento continuo da renderla praticamente irriconoscibile. In questa situazione Secchi accetta di lasciare il comune per ricoprire il più prestigioso ruolo di architetto conservatore del Teatro alla Scala. Il suo lavoro consiste nel progettare la ricostruzione del prestigioso teatro, un ruolo che occuperà per ben cinquant’anni. Avete letto bene, perché Luigi Lorenzo Secchi vivrà a lungo, morendo nel 1992 alla bell’età di novantadue anni mentre stava lavorando su nuove modifiche da apportare al palco della Scala.
# La visione di Luigi Lorenzo Secchi
Piscina Ponzio
La vita dell’architetto è stata piena sotto gli aspetti possibili e immaginari. Nonostante le sue origini toscane, Milano ha rappresentato il suo principale e probabilmente unico palcoscenico per le sue opere. Il suo desiderio era quello di rendere Milano la città più bella d’Europa, una città moderna, funzionale che non doveva avere nulla da invidiare a Londra, Parigi e Berlino. I suoi dogmi era rimodellare e modernizzare e questo lo si può notare in tutti i suoi lavori che ancora oggi sono tra noi.
Forse il più imponete dei suoi progetti, fu quando propose al comune un nuovo rivoluzionario piano regolatore. Purtroppo, di questo non ci sono rimaste tracce perché il progetto non fu approvato, ma se la storia fosse andata diversamente, come sarebbe stata la nostra Milano?
Passaggi segreti, cunicoli, pozzi limpidi, grotte calcaree levigate dai torrenti. Tutto questo si trova a circa un’ora da Milano, in un posto poco conosciuto e nascosto, una sorta di giardino segreto.
Il “GIARDINO delle GROTTE”: l’oasi segreta di pietra e acqua a UN’ORA da Milano
# Sul “Monte delle Fate” la casa dell’uomo di Neanderthal
Credits: @donaldsroute Grotte di Ara
In bassa Valsesia, in provincia di Novara, si trova un insieme di cavità scavate dai torrenti che crea uno scenario incantato: è il “Giardino delle Grotte” in località Ara di Grignasco. Più comunemente conosciuto come grotte di Ara, questo giardino di pietre e acqua si trova sul Monte Fenera, letteralmente il Monte delle Fate. Oltre ad uno spettacolo naturale che incanta bambini e adulti, andare alle grotte di Ara significa immergersi in un regno antichissimo, fatto di leggende e di divinità femminili, ma vuol dire anche esplorare un luogo che racconta la storia dell’uomo.
Sì perché il Monte Fenera, unica vera altura della Valsesia e quindi del Sesia Val Grande UNESCO Global Geopark, è stato in realtà la casa dell’uomo di Neanderthal e di animali come l’Orso delle Caverne e il Rinoceronte di Merk. Questo vuol dire che le sue grotte, scavate nella roccia calcarea del monte, sono abitate da più di 80mila anni fa.
# Paesaggi naturali che affascinano tutti
Credits: @elenatodescato Grotte di Ara
Le grotte di Ara sono sempre state studiate da paleontologi e archeologi, ma, negli anni, si è scoperta anche la loro potenzialità turistica. Paesaggi naturali come questi non si trovano tutti i giorni: passaggi segreti, acque limpide e grotte calcaree affascinano pressoché chiunque. Così, il Parco Naturale del Monte Fenera ha deciso di comprare la proprietà, sistemare l’area e restaurare la piccola casa che si trova lì vicino, facendola diventare sede per le attività di didattica legate all’archeologia e per i progetti di promozione del territorio.
# Come arrivare
Credits: @marta_lodola Grotte di Ara
Un arco naturale di roccia calcarea, dell’altezza di circa dieci metri, segna l’inizio del giardino. Il percorso è segnato dal corso del torrente Magiaiga, che ancora oggi scava le rocce calcaree del monte.
Raggiungere le Grotte di Ara è molto semplice e particolarmente apprezzato dai bambini. Bisogna parcheggiare l’auto a Fenera San Giulio, da qui inizia poi un percorso interattivo con giochi, indovinelli e curiosità sul territorio organizzato dal progetto Habitat. Per gli adulti invece basta camminare un paio d’ore e si arriverà finalmente in questo spettacolo naturale.
La pasticceria mediorientale si avvicina molto alle tradizioni italiane, soprattutto quelle del sud, dove nei dolci abbonda la frutta secca. Ecco quali prelibatezze si possono provare anche se si è vegani.
A MILANO c’è pure una PASTICCERIA MEDIORIENTALE VEGANA
# Un locale super raffinato con le prelibatezze del mondo arabo
pasticceriamourad IG – Esterno locale
Una moda a Parigi: i negozi con prelibatezze gettonate dagli islamici durante il Ramadan. Per Milano invece è qualcosa di meno scontato. Mourad è una pasticceria mediorientale ancora più particolare dato che propone dolci vegani. Ha inaugurato nel 2021 in un piccolo spazio in Corso Buenos Aires: visto il suo successo ha deciso di raddoppiare con una seconda apertura in zona De Angeli il primo weekend di ottobre 2023.
Il locale è raffinato, così come i suoi prodotti, con pareti bianche e decori in oro in stile orientale. L’iniziativa parte Mohamed Mourad, un giovane imprenditore di origine egiziana che decide di far conoscere ai milanesi i classici dolci di questa macroregione a seguito dei risultati ottenuti dalla sua precedente attività di vendita di dolci arabi per il mercato italiano rivolto alle comunità islamiche.
La pasticceria mediorientale si avvicina molto alle tradizioni italiane, soprattutto quelle del sud, dove abbonda la frutta secca. Tra i dolcetti c’è infatti la chebakia, una copia in formato più piccolo delle cartellate pugliese anche se senza vino. Tutti sono meno calorici rispetto a quelli tradizionali e vegani, grazie alla sostituzione del burro con margarine vegetali e all’eliminazione del miele.
Tra questi troviamo la Baklawa, il dolce più famoso de mondo arabo composto da una millefoglie di yufka farcita con granella di pistacchio siriano, burro di Urfa e sciroppo di zucchero, i Maamoul, dolcetti siro-libanesi di pasta frolla ripiena di datteri, pistacchi, noci
e il Tulumba, dolce diffuso in Turchia. Non mancano poi dolci tradizionali e di ispirazione popolare. Le torte non sono vegane in quanto possono avere al loro interno alcuni ingredienti di derivazione dal mondo animale come il miele.
Indirizzi: Corso Buenos Aires 86 e Via Marghera 53
Credits: milano.corriere.it - Il giardino segreto in centro a Milano
A poca distanza da Sant’Ambrogio e dall’Università Cattolica, celato agli occhi dei passanti meno accorti, si trova un giardino incantevole, ma sconosciuto a molti milanesi.
Il GIARDINO SEGRETO del centro di Milano (Mappa e FotoGallery)
# Il giardino, intitolato all’archeologo Aristide Calderini, offre ombra, silenzio e sorprese a ogni stagione
È il giardino Calderini, dedicato all’archeologo Aristide Calderini, tarantino di nascita, milanese d’adozione, che del resto fece una brillante carriera a pochi metri da qui, all’Università Cattolica. Imboccando via Sant’Agnese dal centralissimo corso Magenta, in pochi passi si raggiunge un delizioso angolo di tranquillità che riserva sorprese. Verde, silenzioso tranne che per il canto degli uccellini, ombreggiato e pieno di fiori come si conviene a un giardino raccolto che, nonostante la “segretezza” è un parco aperto a tutti.
Un posto quasi segreto, sconosciuto a molti milanesi, ma da qualche anno un passaggio obbligato per i turisti, perché dietro il traffico e i lussuosi palazzi di corso Magenta non ti aspetti questo romantico angolo di verde, ricco di essenze che regalano sorprese a ogni stagione.
# Al suo interno i resti del portico d’ingresso di Palazzo Corio progetto dal Bramante: archi a tutto sesto, colonne e statue e il monumento alle vittime della strada realizzato da Arnaldo Pomodoro
Giardino Calderini
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Credits: milano.corriere.it - Il giardino segreto in centro a Milano
Credits: milano.corriere.it - Il giardino segreto in centro a Milano
Credits: milano.corriere.it - Il giardino segreto in centro a Milano
Credits: milano.corriere.it - Il giardino segreto in centro a Milano
Credits: milano.corriere.it - Il giardino segreto in centro a Milano
Romantico due volte perché, in mezzo al verde, conserva i resti del portico d’ingresso di un antico edificio, palazzo Corio, o “Casa dei Corii”, dal nome della famiglia legata alla corte dei Visconti prima e degli Sforza poi. Un palazzo quattrocentesco dove vide la luce Bernardino Corio, che sarebbe diventato il più importante storico degli Sforza, progettato — pare — da Bramante e rimasto saldo al suo posto dal XV secolo fino ai bombardamenti della Seconda guerra mondiale.
Del palazzo oggi rimangono solo i resti del portico, con archi a tutto sesto, colonne, semicolonne e alcune statue, accarezzati dai rami delle piante rampicanti e circondati da un piccolo parco con piante e cespugli. In quest’altra parte del giardino, al centro, spicca un secondo monumento, questa volta contemporaneo, quello alle vittime della strada: un’austera stele in metallo creato nel 1996 da Arnaldo Pomodoro in ricordo di Francesco Castellini, un ragazzo di 17 anni che, prima di morire in un incidente, amava trascorrere in questo parco il tempo libero.
Uno degli incubi per aziende e professionisti con partita iva potrebbe essere cancellato. L’ipotesi sul tavolo e quando dovrebbe entrare in vigore la misura.
Niente più tasse versate in anticipo? Il GOVERNO al lavoro per ABOLIRE l’ACCONTO FISCALE
# Il famigerato anticipo delle imposte
Bru-nO-pixabay – Tasse
Il momento del versamento dell’acconto di fine anno, dopo quello dovuto al 30 di giugno, è uno dei peggiori per qualunque azienda o professionista con partita iva, dato che si anticipano le imposte che si dovrebbero pagare con la dichiarazione dei redditi dell’anno successivo a prescindere dall’effettiva produzione di reddito. Nel primo anno di attività si rivela una vera mazzata, mentre dal secondo con il meccanismo saldo/acconti si vanno detrarre gli acconti già pagati l’anno precedente e quindi l’esborso ci sarà sempre, meno oneroso ma costante. E soprattutto il vero problema: come si può anticipare qualcosa che ancora non si è ancora guadagnare? E che non si sa neppure se sarà riscosso?
# La proposta della Lega per abolire il maxi acconto fiscale a chi fattura meno di 500 mila euro
Credits raffaele_de_falco IG – Alberto Gusmeroli
L’ipotesi è quella di introdurre la norma della Lega proposta il 5 agosto 2020 con primo firmatario Alberto Gusmeroli, Presidente della commissione attività produttive e artefice della misura, direttamente nel decreto collegato fiscale alla manovra. Nello specifico si prevede di eliminare il maxi acconto del 30 novembre e trasformare il pagamento in mensile, rateizzandolo dunque da gennaio a giugno del 2024. Le parole di Gusmeroli: “Sarà un fatto storico, per la prima volta in 50 anni le imposte non si pagheranno più in anticipo ma ad anno concluso e reddito guadagnato.”
La misura dovrebbe riguardare le attività con un tetto di fatturato sino a 500 mila euro, anche se inizialmente solo i soggetti Isa (per i quali sono approvati gli indici sintetici di affidabilità fiscale). In numeri significa circa 3 milioni di aziende e migliaia di contribuenti, ma il governo è al lavoro per potere allargare la platea dei beneficiari anche ai dipendenti che hanno altri redditi e ai pensionati.
Milano aspira alla perfezione ma, purtroppo, non l’ha ancora raggiunta. Abbiamo messo insieme i risultati di diversi sondaggi pubblicati negli ultimi mesi, da quello di affaritaliani.it a quelli organizzati sulla nostra fanpage su Facebook. Su tutto emergono tre priorità su cui intervenire.
“La MILANO che VORREI”: le tre PRIORITÀ dei cittadini per migliorare la città
#1 Sicurezza
La prima piorità è ora sotto i riflettori delle cronache. Proprio oggi (9 ottobre 2023) sono stati pubblicati i nuovi dati dell’Osaservatorio criminalità a cura de Il Sole 24 Ore. Secondo i risultati Milano risulta sempre più prima in Italia per i reati, con un aumento del 3,5% sull’anno precedente. Vedremo se il nuovo “superpoliziotto” Gabrielli nominato dal sindaco Sala come delegato alla sicurezza riuscirà a porre un freno a un fenomeno che preoccupa il 48% dei milanesi che lo pone come primo problema della città. In particolare i più giovani tra i 18-25 anni e chi vive in periferia, non si sentono al sicuro e protetti nella loro città, lamentando episodi di delinquenza, microdelinquenza e vandalismo.
#2 Ambiente
Credits: Andrea Cherchi – Parco Sempione
Anche l’ambiente è un tema piuttosto caro ai cittadini: il 28% parla dell’inquinamento dell’aria, mentre il 17%, in particolare chi risiede nella fascia semi centrale della città, chiede la tutela e un aumento del verde pubblico.
#3 Prezzi delle case
La terza priorità per una Milano migliore riguarda la difficoltà di trovare casa a prezzi accessibili (28%). Queste sono le tre risposte che emergono sul podio di tutti i sondaggi. Ma quali sono le altre richieste dei milanesi?
# Anche la mobilità è da migliorare
credits: motociclismo.it
Un’altra area tematica sollecitata dai milanesi è quella della mobilità. Il 19% dei cittadini non è soddisfatto dalle condizioni delle strade della città e chiede miglioramenti, così come è insoddisfatto delle lunghe code di macchine e imbottigliamenti nel traffico e della difficoltà nel trovare parcheggi (17%). Il 15% invece preferirebbe ulteriori possibilità di spostarsi in bicicletta, mentre l’11% con i mezzi pubblici.
Scendendo più un basso nella classifica, il 14% (percentuale che aumenta al 24% in riguardo al Municipio 1 e al 18% vicino a Municipio 9) chiede invece una città più tranquilla, con un intervento anche sui rumori della città in alcune zone di Milano, facendo riferimento soprattutto alla confusione serale della movida.
Porta ancora i segni di uno degli episodi più significativi della storia della città e di quella risorgimentale italiana del XIX secolo.
Il PALAZZO con le CICATRICI di un EVENTO STORICO di MILANO
# Una delle prime costruzioni di case d’affitto con botteghe a Milano
Credits rivaitalia.it – Palazzo Labus
Siamo in pieno a centro a Milano. All’inizio di Corso Venezia, angolo via della Spiga. L’edificio in questione si chiama Palazzo Labus, pare di origini cinquecentesche il cui nucleo era costituito da tre edifici affiancati incorporati in un solo organismo architettonico in stile neoclassico con gli interventi edilizi datati tra il 1807 e il 1808. Tra i proprietari ci furono il Conte Giovanni Mandelli, la Regia Camera, il marchese Gabrio Recalcati e nel XIX secolo i De Maestri, principali promotori della trasformazione di tutto il complesso di edifici.
Credits Andrea Cherchi – Segni bombardamento Palazzo Labus
All’esterno del palazzo, che per circa 120 anni è stato sede del prestigioso negozio di abbigliamento e articoli sportivi “BRIGATTI tutto per tutti gli sport”, si possono notare alcuni segni importanti, delle vere e proprie cicatrici ben visibili a occhio nudo risalenti uno degli eventi più significativi della storia di Milano: le Cinque Giornate.
Credits _missviv_ IG – Segni bombardamento
Durante i cinque giorni di insurrezione armata che liberarono temporaneamente la città dal domino dell’Impero Austriaco, 18-22 marzo 1848, alcuni proiettili hanno colpito Palazzo Labus lasciando delle profonde scheggiature. Si possono vedere sul lato che fa angolo con via della Spiga e a fianco del portone al civico numero 13, ingresso che oggi porta al locale Dolce & Gabbana – Martini. Entrambi i punti sono accompagnati dalla scritta “Marzo 1848”.
Dopo gli interventi leggeri di urbanistica tattica altre dieci aree della città diventano pedonali in modo definitivo. Ecco quali sono.
Le DIECI NUOVE AREE PEDONALI definitive di Milano
# Gli interventi di urbanistica tattica diventano definitivi
Credits luigibertino IG – Piazzale Porta Genova
In accordo con i rispettivi Municipi, che si sono espressi in modo positivo, gli uffici della Mobilità del Comune hanno provveduto a verificare il successo di alcune sperimentazioni di pedonalizzazioni messe in campo tra il 2019 e il 2020. In tutte queste aree sono stati realizzati interventi di urbanistica tattica, tra cui uno dei primi in assoluto nel piazzale davanti alla stazione di Porta Genova. Diversamente da come successo ad esempio per Piazza San Luigi o Piazzale Archinto non si prevedono però al momento riqualificazioni strutturali.
Le parole dell’Assessore alla Mobilità Arianna Censi: “La conformazione della nostra città è compatta e non permette complete rivoluzioni, ma questi interventi in diversi Municipi hanno comunque cambiato la qualità della vita nei quartieri, promuovendo lo sviluppo economico locale e generando nuovi luoghi di socializzazione. Per il beneficio che portano nelle aree in cui vengono realizzate, queste pedonalizzazioni sperimentali stanno diventando definitive“.
Sono in totale dieci le nuove aree pedonali, diventate quindi definitive: Via Spoleto e Venini in zona Viale Monza nel Municipio 2, Via Monte Velino a Calvairate nel Municipio 4, Porta Genova nel Municipio 6, Piazza Sicilia a Porta Vercellina e Via Quarti a Baggio nel Municipio 7, Via Val Lagarina a Quarto Oggiaro nel Municipio 8, Via Toce e Piazza Minniti nel quartiere Isola e Piazza Belloveso a Niguarda nel Municipio 9.
Un grande classico. La gita a Bellagio. Perfetta in ogni stagione, anche se si ha solo una mezza giornata a disposizione. Queste le bellezze del “bel lago”, la perla del lago di Como che vanta ogni tipo di imitazione (vedi in fondo all’articolo).
BELLAGIO: la perla del lago di Como più imitata al mondo
Ai vertici del triangolo Lariano, Bellagio si trova sulla punta di una penisola che dall’area a nord di Milano si insinua fin nel cuore del lago di Como. E’ anche il punto in cui i due rami, quello di Como e quello di Lecco, si congiungono diventando una cosa sola. Da Bellagio si apre la vista sulle montagne della Valtellina a Nord, insieme alle vette sulle sponde occidentali e orientali. Ma quali sono le principali attrazioni della tipica meta per una gita milanese?
#1 San Primo e la Valle del Perlo
Vista da Bellagio – ph. Linda72 – Pixabay
Le montagne non sono solo davanti, a sinistra e a destra di Bellagio. Sono anche alle sue spalle. Nel territorio la vetta più alta è il monte San Primo che supera i 1.600 metri e da cui sorge il torrente Perlo che percorre l’intera valle del Perlo sfociando nei pressi del paese, nella frazione di Guggiate.
#2 Girar per vicoli e stradine sentendosi sulla costiera Amalfitana
Credits: @seta_bellagio IG
Un po’ Liguria, un po’ Costa Azzurra, un po’ costiera Amalfitana, anche per i limoni che si trovano ovunque. Questa l’atmosfera che si respira girando per il cuore di Bellagio.
#3 I giardini di Villa Serbelloni
the rockefeller foundation, Bellagio
Villa Serbelloni domina il centro storico. Si raggiunge percorrendo da via Garibaldi ed è stata acquisita dalla Fondazione Rockefeller. Fu costruita nel XV secolo e oggi si possono visitare solo i giardini, un intrico di vialetti immersi nella vegetazione. La villa è sede di convegni internazionali, spesso tenuti da studiosi e organizzazioni statunitensi.
#4 Le ville d’epoca
Villa Melzi – ph. John_Bongard – Pixabay
A Bellagio si trovano palazzi spettacolari. Le superstar sono: Villa Melzi d’Eril, Villa Giulia, Villa Gerli e Villa Trotti. Villa Melzi, dove soggiornò anche Stendhal, sorge sul lungolago occidentale, sulla litoranea che conduce a Como. Il suo parco è impreziosito da reperti antichissimi, tra cui reperti dell’antico Egitto. La villa è ancora abitata ma non è visitabile, ad eccezione del piccolo museo della Cappella neoclassica a sud del parco. Villa Giulia si trova nella frazione di Regatola e possiede il più ampio parco di Bellagio. Il giardino si estende su entrambi i rami del lago, con un vialone dalla lunghezza di 800 metri. Tra i proprietari del passato il re Leopoldo I di Belgio. Villa Gerli si trova nei pressi dalla foce del torrente Perlo ed è stata costruita all’interno di quella che un tempo costituiva la proprietà dell’abbazia di Santa Maria di Loppia. Nel giardino ha il mausoleo Gonzaga. Villa Trotti risalente agli inizi del XVIII secolo, è situato a in riva al lago a fianco a villa Gerli. Il nome deriva da Lodovico Trotti, genero di Alessandro Manzoni.
#5 Varenna e l’Isola Comacina
Ph. siviaggia.it – Varenna
Da Bellagio in pochi minuti di barca o traghetto si possono raggiungere alcuni dei luoghi più belli del lago. Sulla sponda di Lecco (quella orientale) si arriva direttamente a Varenna con la sua strada romantica in riva al lago. Dall’altro lato si approda a uno dei tratti più belli della costa occidentale, quella che porta da Tremezzina a Menaggio passando accanto all’isola Comacina.
# Bellagio nel mondo
Ph. Michelle_Maria – pixabay
Una curiosità? Bellagio si è diffusa nel mondo. L’imprenditore Steve Wynn si innamorò così tanto del Lago di Como dopo una vacanza da ricostruire Bellagio e la sua Villa Serbelloni in un resort a Las Vegas. Ci sono due casinò con il nome Bellagio: a Lima e a Colombo nello Sri Lanka. Ad Hong Kong Bellagio è un grattacielo residenziale, mentre a Los Angeles ci sono una Bellagio Road, una Bellagio Way e una Bellagio Terrace.
In via Carducci 36, all’angolo con via San Vittore, si trova Castello Cova. Se si dice Castello a Milano si pensa in automatico a quello Sforzesco, eppure non è l’unico, o meglio. Castello Cova, anche se è conosciuto come tale, non è propriamente una fortezza, anzi è un semplice palazzo. Inoltre, se si esce dalla fermata della metro verde Sant’Ambrogio ci si trova immediatamente di fronte ad un “castello Disney” e catapultati in un’altra epoca, ma, in realtà, per risalire alla costruzione dell’edificio bisogna andare indietro solo di circa 100 anni.
Il “CASTELLO DISNEY”: è il palazzo più bello di MILANO?
# Una bellezza “medievale”
Castello Cova, o Palazzo Viviani Cova, deve il suo nome a chi ne ha voluto la costruzione e fu realizzato dall’architetto Adolfo Coppedè, insieme al famoso fratello Gino. Il castello sembra una bellezza medievale con la torre a merli guelfi, i rimandi architettonici a epoche passate e con un netto contrasto cromatico tra i mattoni rossi e gli inserti in pietra bianca. L’edificioè conosciuto per la sua particolarità e la sua eccentricità distinguendosi dall’epoca in cui è stato costruito, un misto tra stile liberty e storia.
Credits: @kevingibson_ct (INSTG)
Pare quindi avere tutte le caratteristiche delle fortezze del Medioevo, ma il Castello Cova è stato costruito solo tra il 1910 e il 1915 e fu di grande ispirazione anche per gli architetti della Torre Velasca. I due fratelli Coppedè avevano dato vita, infatti, ad un vero e proprio stile architettonico che prende il loro nome ed è lo stesso stile della famosa torre milanese. Con un occhio un po’ attento si potrebbero trovare anche delle somiglianze tra i due edifici, soprattutto se si guarda alla base del castello.
# Uno tra i palazzi più belli di Milano
Il Castello Cova appare in tutte le liste dei “palazzi più belli di Milano”. Ma è lui il numero uno? Sicuramente ha dei concorrenti degni di nota, dai più famosi palazzi come Palazzo Belgioiso nella piazza omonima o Palazzo dei Giureconsulti affacciato su piazza Mercanti, a quelli meno conosciuti ma di grande bellezza. Ciò che rende però Castello Cova un buon ipotetico primo classificato è la sua monumentalità e come questo si distingua dagli altri. Sono il suo volume, la loggia ed il torrione gli elementi più distintivi e che lo rendono diverso dagli altri palazzi.
Tra i 5 sensi, per l’uomo, quella della vista è il più importante. È il senso dominante che ci permette di cogliere il maggior numero di stimoli esterni così come percepire pericoli con largo anticipo.
C’è un luogo, a Milano, che permette a chi visita di privarsi di questo senso per qualche ora, affidandosi solamente agli altri 4. Si avrà solo udito, tatto e olfatto a disposizione per orientarsi, oltre ad un bastone.
L’immancabile CENA al BUIO di Milano
# Una passeggiata in totale OSCURITÀ
credits: dialogonelbuio.org
Si chiama “Dialogo nel Buio” ed è un percorso sensoriale in completa oscurità che trasforma una semplice passeggiata o una cena con gli amici in un’esplosione di suoni, odori e sapori. Allestita nel 2005 all’Istituto dei Ciechi di Milano in Via Vivaio,7, la mostra-percorso non è una simulazione della cecità, come fa notare il sito dialogonelbuio.org. Bensì, è un invito a sperimentare sé stessi, imparare a fare affidamento su altri sensi non meno importanti e capire “come la percezione della realtà e la comunicazione possano essere molto più profonde e intense in assenza della luce”.
# L’incontro che ha portato alla ricerca di nuove forme di comunicazione
credits: passin.it
Il percorso nasce a Francoforte nel 1988 da Andreas Heinecke. L’incontro con un collega giornalista nonvedente sconvolse il suo modo di vedere il mondo e la sua percezione della realtà e della quotidianità, portandolo a ricercare nuove forme di comunicazione altrettanto efficaci, capendo l’importanza dell’uso di tutti gli altri sensi.
Così, nacque l’idea del “Dialogo nel Buio”, un’iniziativa che punta a superare ogni barriera tra persone vedenti e non vedenti. Da Francoforte, Heinecke, si spostò a Milano realizzando il primo allestimento a Palazzo Reale nel 2002 e, successivamente, all’Istituto dei Ciechi nel 2005, ottenendo più di 110mila visitatori.
# Lasciarsi guidare dai propri SENSI
credits: Milano Pocket
L’assenza di visibilità può essere disorientante i primi minuti del percorso, ma una volta abituati, tutti gli altri sensi inizieranno a prendere il sopravvento e lavorare contemporaneamente per sostituire quello mancante. Un gruppo di massimo 8 persone viene guidato attraverso diversi ambienti che richiamano scene di vita quotidiana, svelando altri modi possibili di percepire l’ambiente esterno.
Il bar è la tappa finale dove si avrà la possibilità di sperimentare anche con il cibo, attraverso un’esplosione di odori e sapori da gustare secondo un’altra prospettiva. Senza vedere i piatti, sarà l’olfatto a stuzzicare il palato in maniera estremamente coinvolgente. Successivamente, il gusto prenderà il suo posto. Ogni boccone significa riscoprire gusti e combinazioni di sapori a cui prima, forse, non si prestava grande attenzione.
L’inizio della cena è previsto per le 19:30: è pertanto necessario presentarsi all’ingresso della mostra Dialogo nel Buio con 30 minuti di anticipo.
Gli spazi che ospitano l’evento “Cena al buio” sono stati ristrutturati nel 2023 con il contributo di Fondazione Cariplo.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
La città-fortezza a forma di stella, patrimonio dell’UNESCO.
Palmanova, la città stellata
Palmanova è una città-fortezza situata in Friuli Venezia Giulia, 30 chilometri a sud di Udine. È conosciuta per la sua forma a stella, che le ha valso il soprannome di “Città stellata“. È circondata da un’area naturale protetta, il Parco Regionale delle Prealpi Giulie. Al 31 dicembre 2022, Palmanova contava 9.300 abitanti.
Credits: @palmanova_italy(IG) – Il Borgo di Palmanova
# Brevi cenni storici
Palmanova fu fondata nel 1593 dalla Repubblica di Venezia, come fortezza difensiva contro le minacce provenienti da Oriente. Fu progettata da un architetto militare veneziano, Giulio Savorgnan. La sua costruzione fu completata nel 1606. La particolarità più evidente è la sua forma a stella poligonale, con nove baluardi e nove bastioni. La fortezza è circondata da un fossato e da un muro di cinta. Durante la Grande Guerra, Palmanova è stata una importante sede di ospedali, magazzini ed infrastrutture per l’addestramento delle truppe militari. Nell’ultimo periodo della Seconda Guerra Mondiale, qui ebbe sede un centro di repressione antipartigiano.
# Cosa visitare a Palmanova
Palmanova è una città ricca di storia e cultura. Nel 1960 il Presidente della Repubblica decretò Palmanova quale “MonumentoNazionale“. E’ riconosciuta come Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco.Tra i principali punti da visitare ci sono:
Credits: @palmanova_italy(IG) – Il Borgo di Palmanova
1. La fortezza: è il monumento più importante della città. È possibile visitare le mura, i baluardi e i bastioni.
2. Il centro storico: caratterizzato da strade e piazze ordinate, secondo il piano urbanistico originale.
Credits: @palmanova_italy(IG)
3. Il Museo della città: ospita una collezione di oggetti e documenti che raccontano la storia di Palmanova.
4. il Duomo. Il Duomo Dogale, risalente alla prima metà del Seicento.
5. Il Castello di Aquileia: è un’antica fortezza situata a pochi chilometri da Palmanova.
6. Un’altra lunga serie di edifici storici tra i quali si ricordano il Palazzo del Governatore dell’Armi, il Palazzo del Ragionato e l’Antica Polveriera Veneta. Il Santo Monte di Pietà, il Quartiere di Sant’Andrea. Il palazzo del Provveditore Generale, la Polveriera Napoleonica, la Loggia della Gran Guardia; la Caserma Difensiva Napoleonica di Baluardo.
7. Le gallerie sotterranee di contromina del Rivellino, poste sotto le mura di cinta della città.
Credits: @palmanova_italy(IG) – Le gallerie sotterranee del Rivellino
Credits: flawless.life - Mandatin Hotel Ristorante Seta
Hai detto chef stellato? Milano risponde con 16 chef cui è stato attribuito il famoso riconoscimento dalla guida Michelin. Vediamo chi sono e dove si trovano i loro locali tra le stelle.
Tutte le STELLE dei RISTORANTI di MILANO
# Enrico Bartolini al Mudec, il tre stelle di Milano
Enrico Bartolini al Mudec
Lo chef vanta tre stelle Michelin per il ristorante al Mudec in via Tortona 56 e una stella per il Ristorante Anima, presso l’hotel di design Milano Verticale Una Experience. Senza contare vari ristoranti in Italia tra cui Venezia o il Monferrato e all’estero tra cui Dubai e Hong Kong per un totale di ben 13 stelle!
Il luogo di Aimo e Nadia, due stelle Michelin in via privata Montecuccoli, propone una cucina ricercata e innovativa, con uno sguardo riservato alla classica cucina milanese reinterpretati in chiave moderna e contemporanea, attraverso una serie di percorsi culinari tutti da scoprire.
# Seta di Antonio Guida, due stelle Michelin presso l’hotel Mandarin Oriental
Credits: flawless.life – Mandarin Hotel Ristorante Seta
All’hotel Mandarin Oriental in via Andegari 9 c’è un altro bistellato: il Seta di Antonio Guida. Nel suo elegante ristorante lo chef offre una cucina tradizionale rivisitata in chiave creativa e contemporanea, attraverso un menù che stupisce per le portate sia di carne che di pesce in una location ricercata e molto chic.
Completano l’elenco, tutti con una stella Michelin:
Aalto in Piazza Alvar Alto, ristorante di cucina giapponese;
Andrea Aprea in Corso Venezia con un ristorante e un caffè bistrot;
Berton in Via Mike Bongiorno che propone originali percorsi di degustazione;
Contraste in Via Meda che propone menù innovativi e particolari;
Felix LoBasso in Via Goldoni che propone menù variabili ogni giorno;
Cracco in Galleria Vittorio Emanuele in una location che si commenta da sé;
Joia in Via Panfilo Castaldi che offre pietanze tutte in chiave green;
Iyo Taste Experience, ristorante di cucina giapponese;
Alchimia in Viale Premuda che propone piatti estremamente innovativi e particolari;
Tano passami l’olio in Via Petrarca, offre piatti ricercati e raffinati;
Viva Viviana Varese che propone piatti raffinati in ambiente ricercato e chic.
Zona nord-ovest di Milano. C’è un piccolo edificio che, se non gli si presta la dovuta attenzione o ci si sta passando vicino in auto, non desterà particolare attenzione. Girando di poco l’angolo però ci si trova di fronte a quella che potrebbe sembrare un’illusione ottica. E invece è tutto reale.
La “FETTA di TORTA”: il PALAZZO più STRANO di Milano
# Il contesto storico
Credits: wikipedia.org – Corpi Santi
La “fetta di torta” è una palazzina di soli due piani costruita circa cento anni fa in uno stile tendente al classico ma lontano anni luce da buona parte dell’architettura storica di Milano. Siamo in via Panfilo Nuvolone 52, strada trasversale alle arterie via Gallarate e via Espinasse, a ovest della Bovisa.
Quando nel lontano 1869 la frazione di Garegnano fu aggregata a Musocco, famoso per il Cimitero Maggiore a sua volta diventato quartiere di Milano nel 1923, il piccolo lotto di terreno sede della futura Fetta di Torta si trovava nell’estrema periferia della città, nel territorio appartenuto un tempo al comune di Musocco (il cui centro era l’attuale piazza Santorre di Santarosa con tanto di municipio,) dove si trovava la Certosa che poi non lontano da qui diede il nome al famoso viale. La casa venne realizzata con ogni probabilità sul finire del secondo decennio del Novecento, risultando quindi già nel Comune di Milano. E questo cambiò le carte in tavola.
Il motivo per cui questo edificio venne costruito in un modo così originale deriva infatti da un piano regolatore che non era più quello di un comune esterno alla città ma quello del capoluogo stesso: si prevedeva infatti che via Panfilo Nuvolone dovesse incrociare via Ludovico di Breme formando un angolo retto, ma il progetto rimase irrealizzato perché nel frattempo fu ottenuta l’edificabilità da parte del proprietario dell’epoca, che si oppose alla modifica dell’immobile costringendo la via Nuvolone a non piegarsi sul percorso previsto ma a proseguire dritta in direzione di via Gallarate.
La particolarità di questa costruzione bizzarra è che se viene osservata da un punto di vista di via Ludovico di Breme la palazzina pare composta dalla sola facciata, come fosse una quinta teatrale a causa della sua triangolare planimetria. La “fetta” di terreno è interamente occupata dalla costruzione, uno strettissimo trapezio con un angolo acuto (33 gradi) tanto da indurre a chiederci come abbiano potuto costruirvi sopra una casa. Nel corso del tempo poi sulla parete cieca è stata aperta una porta per il sottotetto e realizzata una scala a chiocciola in ferro battuto che parte da una grande terrazza.
Se la Fetta di Torta di via Nuvolone rappresenta il fiore all’occhiello di una platonica e non convenzionale architettura milanese, è bene ricordare che a Torino esiste una cugina che è stata soprannominata Fetta di Polenta.
Casa Scaccabarozzi infatti è uno storico edificio situato nel cuore del quartiere Vanchiglia e la sua particolarità legata a doppio filo al nome è prima di tutto il color giallo ocra che a Milano di certo non manca (la famosa tonalità “Giallo Milano”,) ma soprattutto che a differenza della Fetta di Torta ha una forma trapezoidale e decisamente sottile, con uno degli spessori laterali che misura solo cinquantaquattro centimetri. Qui però abbiamo più certezze sia sulla data (1840) sia sull’origine del nome, in quanto la Fetta di Polenta all’anagrafe è registrata come Scaccabarozzi, dal cognome della nobildonna moglie dell’architetto. A quanto pare i cugini piemontesi sono stati più precisi di noi e meritano un premio. Peccato che la Scaccabarozzi fosse originaria di Cremona.