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I 5+1 eventi della prima metà di ottobre da non perdere a Milano

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Locarno Film Festival

Eventi, mostre e appuntamenti con arte e design. Fra i tanti eventi, eccone alcuni dei più interessanti.

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I 5+1 eventi della prima metà di ottobre da non perdere a Milano

#1 Bam open air design 2024, il design incontra la natura 

Bam Open Air design

Dal 2 al 5 ottobre apre le danze la Bam open air design, evento che vuole mettere in relazione il design e l’architettura con i prati e le foreste circolari della Biblioteca degli Alberi. Protagoniste sono delle installazioni che creano un percorso espositivo open air di sicuro impatto.

#2 Milano wine week, il più grande evento italiano dedicato al vino

One night wine

Dal 5 al 13 ottobre si svolge la settima edizione della Milano wine week, con una proposta arricchita di eventi innovativi come la “one night wine” presso l’Arco della Pace. Non mancheranno gli mww awards presso il Teatro Manzoni, lunedì 7 ottobre. 

#3 Wellness week, la settimana dedicata al benessere fisico

Welness week Milano

Dal 7 al 13 ottobre, la prima settimana dedicata al benessere fisico e mentale che si appresta a trasformare Milano in una vera “palestra” ricca di eventi immersivi pensati per migliorare la qualità della vita. Non mancano eventi dedicati allo yoga e alla meditazione in location inusuali e quanto altro serva a sensibilizzare ed invitare il pubblico a connettersi con nuove realtà di riferimento, lontane dalla frenesia e dalla vita digitale. 

#4 Flora et Decora, la manifestazione dedicata al floravivaismo

Flora et decora 2024

Dall’11 al 13 ottobre torna all’Arco della Pace Flora et Decora, manifestazione dedicata non solo al floravivaismo, ma anche ai lavori artigianali e all’enogastronomia a filiera corta. Presenziano 80 espositori lombardi e del resto d’Italia. C’è poi Ristora, polo attrattivo dedicato all’enogastronomia italiana di eccellenza.

#5 Milano digital week, il primo “Fuorisalone” del digitale

Milano digital week

Dal 10 al 14 ottobre, la storica Milano Digital Week ospita più di 120 eventi e per la prima volta la manifestazione sarà diffusa per tutta la città anche grazie alla partecipazione delle Università milanesi tra cui il Politecnico, l’Università Cattolica, Bicocca. Il tema sarà “nuovo linguaggio della città. Tra intelligenza artificiale ed espressioni umane”, con ulteriori sotto-tematiche come il linguaggio artificiale e la creatività digitale.

#5+1 Locarno a Milano, il cinema internazionale d’autore

Locarno Film Festival

Una manifestazione che conferma il legame tra Locarno film festival e Cineteca Milano. Dall’11 al 14 ottobre, presso il cinema Arlecchino, è di scena questo Festival tutto dedicato al cinema d’autore, con tantissime proiezioni di film in lingua originale, di cui anche film provenienti dal concorso internazionale. Tanta anche l’attenzione verso giovani registi emergenti.

Continua la lettura con: Le cose più importanti da fare a Milano entro la fine dell’anno

ALESSANDRA GURRIERI

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Food: le 12 inaugurazioni più interessanti dell’ottobre milanese

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gooduriesoresina IG

Un autunno di fermento culinario che va ad accrescere la già ricca scena culinaria milanese.

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Food: le 12 inaugurazioni più interessanti dell’ottobre milanese

#1 The Krofle & co. Il brand spagnolo specializzato in croffle

thekrofle.co IG

Il croffle è un dolce ibrido, un incrocio tra croissant e waffle che sbarca a Milano direttamente dalla Rambla de Catalunya di Barcellona. Croffle per tutti i gusti dal pistacchio alla Nutella e molto altro, oltre a specialty coffees frappé e frullati. 

Indirizzo: piazza Argentina 3

#2 Berberè Città studi. La sesta pizzeria in Città studi

Credits: @berberepizzeria – Berberè

Nuova location ma stessa pizza per Berberè, che apre la sua sesta insegna. Famosa per le sue pizze con ingredienti genuini leggere e digeribili, la corsa di questo locale non si ferma, forte della grande attenzione per la lunga lievitazione e qualità delle materie prime. 

Indirizzo: via Eustachi 13

#3 Rama. Il nuovo cocktail bar asiatico

_ramamilano IG

La formula del nuovo locale Rama è quella dei cocktails orientali, assaggi di sushi e dj set. Un sushi ayce di qualità, che dopo l’apertura di Domo’, abbina le Atmosfere esotiche dell’Asia alla mixology contemporanea più innovativa. 

Indirizzo: via San Marco 40

#4 Da Zero. La quarta insegna in Porta Venezia 

food_developer IG – Da zero

La pizza cilentana di Zero apre in Porta Venezia la sua quarta insegna per continuare a celebrare i prodotti del territorio e premiare le eccellenze locali come le passate di pomodoro fatte in casa, la cipolla di Vatolla o l’origano del Monte Cervati. Tante birre artigianali e vini napoletani. 

Indirizzo: piazza Oberdan 12

#5 Onda. La nuova osteria in Porta Genova 

teoroccachef IG – Onda osteria

Una nuova osteria che celebra il cibo semplice e genuino senza disdegnare un pizzico di innovazione come la pasta e fagioli con astice. Onda in Porta Genova è aperta anche a pranzo, ha una vasta selezione di vini naturali ma non solo. 

Indirizzo: via Savona 45

#6 Pepèn. La paninoteca parmigiana 

pepenofficial IG

Una paninoteca parmigiana storica che apre in via Malpighi nel nel cuore di Porta Venezia. Nel menu panini rustici ma anche proposte iconiche come la carciofi, pizza farcita con carciofi e ricotta o il caval pisst, a base di carne di cavallo pesto.

Indirizzo: via Malpighi 3

#7 Chiosco Ravizza. Il punto di incontro in zona Bocconi

chioscoravizza IG

Ai margini del Parco Ravizza, uno spazio con una proposta culinaria di matrice internazionale: Chiosco Ravizza. Vini, cocktails per un luogo che vuole essere soprattutto punto di ritrovo dove mangiare, bere e socializzare tra eventi, serate a tema e collaborazioni culinarie con chef internazionali. 

Indirizzo: via Toscana 20

#8 Joe’s American Smashburger. I burgers di Joe Bastianich

joesamericanfactory IG

Celebre volto televisivo, Joe Bastianich arriva a Milano in zona Porta Romana portandovi lo Smashburger ed in particolare il Patty, una polpetta di carne schiacciata di Black Angus, servito in panini giganti con cheddar e tante salsine. 

Indirizzo: corso di Porta Romana 64

#9 Chiosco Urbano Milano, il ritrovo di quartiere in Porta Ticinese 

Mattia Carbone google – Chiosco Urbano

In via Tabacchi 19, un chiosco che si propone di essere il nuovo punto di riferimento di quartiere. Aperto sin dal mattino per colazioni e caffè, raggiunge il clou al momento dell’aperitivo con birre, cocktails, calici di vino accompagnati da schiacciate, taglieri e panini.

Indirizzo: via Tabacchi 19

#10 Con mollica o senza, il secondo locale in zona Nolo

Credits conmollicaosenzanapoli IG – Apertura a Milano

La celebre catena di panini napoletani sbarca a Nolo in viale Brianza nei pressi di piazzale Loreto. Il format è lo stesso, ma il locale è più piccolo, quindi dedicato solo al takeaway e al delivery. I panini sono quelli celebri di sempre e si trovano dal mattino fino alle 23. 

Indirizzo: viale Brianza 15

#11 Goodurie Soresina, le eccellenze agroalimentari italiane 

gooduriesoresina IG

In zona Corso Como un nuovo locale che celebra le eccellenze agroalimentari italiane con un focus particolare sui prodotti caseari. Un cheese café insomma, dove trovare chicche come gli gnocchi al gorgonzola o il baccalà con stracciatella. 

Indirizzo: In via A. De Tocqueville

#12 Vincenzo Capuano Moscova. La seconda sede di Capuano 

ma.mi.it IG – Vincenzo Capuano

Altra aperta per Vincenzo Capuano, la seconda del celebre pizzaiolo star dei social e re della pizza napoletana contemporanea, famosa per gli impasti a lunga lievitazione e i cornicioni alti. Iconica la provola e pepe che è valsa a Capuano il titolo di campione del mondo della pizza nel 2019.

Indirizzo: via Alessandro Volta 7
 

Leggi anche: Nuove aperture a Milano: i ristoranti appena inaugurati o in arrivo a settembre

Fonte: Milano Today

Continua la lettura con: A Milano la pizza più costosa del mondo?

ALESSANDRA GURRIERI

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Quante città hanno la metro in Italia?

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Credits: catania.mobilita.org

Milano e le sue sorelle della metro. Ma quante sono? E quando sono state inaugurate le prime stazioni?

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Quante città hanno la metro in Italia?

# Le sette sorelle

Mappa metro di Roma

In Italia sono 7 le città ad avere almeno una linea metropolitana. Roma è stata la prima ad inaugurare la sua rete, con le prime 10 stazioni della MB nel 1955. A seguire Milano con le prime 21 fermate della M1 nel 1964, poi Genova nel 1990 con le 8 fermate dell’unica linea attuale, Napoli nel 1993 con 6 della linea 1 e Catania nel 1999 sempre con 6 stazioni.

Negli anni duemila sono state inaugurate le prime 11 stazioni della metropolitana M1 di Torino, nel 2006 in occasioni delle Olimpiadi Invernali, e tutte le 17 fermate della linea metropolitana di Brescia, il 2 marzo del 2013. Quella del capoluogo torinese è stata la prima in Italia a essere realizzata con un sistema di guida automatica.

# Genova e Catania hanno le reti metropolitane meno estese

credits; @genova_metropoli_italy IG – Metropolitana di Genova

Milano è l’unica città d’Italia a superare i 100 km di estensione: con l’apertura dell’intera tratta della M4 sono 113 km. Segue Roma con 59,4 km, Napoli con 20,3 km, TorinoBrescia con 13,7 km. Sotto i 10 km ci sono Catania con 8,8 km e Genova con 7 km, la rete più corta in assoluto. Anche se ha grandi sogni nel cassetto

Continua la lettura con: Qual è la METRO più PROFONDA di Milano?

FABIO MARCOMIN

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A Milano non c’è più la nebbia: perché è scomparsa?

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a milano c'era la nebbia
a milano c'era la nebbia

Era un motivo di vanto, specie verso il mezzogiorno arso dal sole. Invece no, a Milano la nebbia non c’è più. Ci rimane la memoria di quando da bambini si usciva di casa e ci si sentiva immersi nella sua dolce ovatta, senza che si vedesse nulla attorno a noi. Per vincere la nostalgia c’è chi va a cercarla a Gessate o nel parco Sud, ma in città era un’altra cosa.

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A Milano non c’è più la nebbia: perché è scomparsa?

#1 Risaie

Il riso ormai si coltiva a secco.

#2 Il riscaldamento

a milano c'era la nebbia
a milano c’era la nebbia

E’ quasi scomparso l’utilizzo di carbone e combustibili fossili, il gasolio si sta togliendo, si è introdotto il teleriscaldamento.

#3 Le marmitte catalizzate

a milano c'era la nebbia FOTO: Davide Mengacci
a milano c’era la nebbia FOTO: Davide Mengacci

Le automobili di oggi inquinano molto meno. E’ sparito anche il tipico odore di uova marce che si respirava nella Milano degli anni settanta.

#4 Il riscaldamento globale

a milano c'era la nebbia
a milano c’era la nebbia

Prima c’era un freddo della Madonna. Ora non c’è più neanche la brina.

#5 La teoria complottista

a milano c'era la nebbia
a milano c’era la nebbia

Se la sono fregata i politici di Roma.

Continua la lettura: Cose che si facevano a Milano negli anni novanta, ma ora non si fanno più

MILANO CITTA’ STATO

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Quando a Milano i bambini dicevano “Arimo!”

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timeout

I bambini di oggi l’hanno dimenticato e usano altre parole, ma un tempo a Milano (e  nel resto della Lombardia e in altre zone del Nord Italia) non era inusuale sentire la parola “Arimo”. Ma cosa vuol dire, e perché veniva usata?

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Quando a Milano i bambini dicevano “Arimo!”

Se non avete dimenticato la vostra infanzia, potreste saperlo: “Arimo” era il modo in cui i bambini milanesi dichiaravano il “timeout”, la sospensione di un gioco. È la contrazione di “Arimortis” e, come molte altre parole milanesi, ha origine latina.

Secondo una versione, “Arimo” deriverebbe da “arae mortis”, ossia gli “altari della morte”: altari che, all’epoca dei Romani, venivano eretti sui campi di battaglia, in modo da onorare i defunti. Così come i bambini dichiaravano la fine di un gioco dicendo “Arimo”, questi altari segnavano il termine di uno scontro militare.

timeoutPiù probabilmente, però, la parola “Arimo” deriva da un’espressione utilizzata nel gioco dei dadi, molto in voga tra i Romani. Il giocatore, prima di lanciare i dadi, annunciava l’inizio del gioco dicendo “alea vivis” (ossia “dadi vivi”), seguito poi da “alea mortis” (“dadi morti”) quando il tiro era concluso. Nel corso dei secoli, “alea mortis” è diventato “alimortis”, poi “arimortis”, infine “Arimo”.

Cosa dicevano i bambini, per riprendere il gioco? Semplice: “Arivivis!

Continua la lettura con: 10 differenze della Milano di oggi con quella degli anni Novanta

VANESSA MARAN

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Metro verde “senza cuore” fino a fine anno: queste stazioni chiuderanno la sera

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isidorodimileto IG - Stazione M2

Questa la tratta interessata dalla chiusura, le alternative di viaggio e gli altri interventi in corso sulla linea.

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Metro verde “senza cuore” fino a fine anno: queste stazioni chiuderanno la sera

# Dopo le 21, chiuse le 4 stazioni della tratta tra Centrale e Piola  

Tratta M2 interrotta per lavori

Altra girandola di lavori sulla linea M2. Da anni la più lunga linea metropolitana della città, oltre che la seconda più vecchia dopo la linea rossa, è oggetto di importanti lavori per renderla più sicura e garantire un servizio più efficiente, frequente e accessibile. Gli interventi più recenti hanno riguardato il rinnovo di binari e rete elettrica in tratte importanti della linea. Dal 7 ottobre al 20 dicembre è invece prevista l’interruzione del servizio dopo le 21 per attività di manutenzione straordinaria in galleria. La tratta interessata è quella compresa tra Centrale e Piola e riguarda quindi 4 stazioni.

# Le alternative per spostarsi lungo il tragitto 

Maps – Piola-Centrale linea 90-91

Per viaggiare dopo la chiusura si possono utilizzare i filobus della linea 90-91 con le seguenti fermate:

  • Centrale: piazza Luigi di Savoia
  • Caiazzo: via Pergolesi, angolo di piazza Caiazzo
  • Loreto: via Stradivari, angolo piazza Argentina
  • Piola: viale Gran Sasso, angolo piazzale Piola

Dopo le 21 è comunque attivo un servizio navetta con treno tra Piola e Lambrate in entrambe le direzioni. Arrivati a Lambrate occorre scendere e salire sul treno in attesa sul binario opposto per proseguire verso Piola o verso Gessate/Cologno.

In alternativa, nella tratta Centrale-Lambrate, è possibile usare anche il bus 81 per un viaggio diretto, senza cambi.

# Come cambiare tra le diverse linee metropolitane

Dopo le 21 chiude la stazione M2 di Loreto: per cambiare con la linea M1 bisogna arrivare fino alla stazione di Cadorna. L’interscambio tra M2 e M3 rimane possibile anche dopo la chiusura della tratta oggetto di lavori.

# Le ultime corse della sera

Credits: wikipedia.org -Linea M2

Queste sono le ultime corse previste per tutte le biforcazioni della linea M2.

Per Gessate:

  • da lunedì a venerdì l’ultimo treno da Abbiategrasso parte parte alle ore 20:33 e passa da Centrale alle ore 20:52, l’ultimo da Assago è alle 20:14 e passa in Centrale alle ore 20:38;
  • i sabati l’ultimo treno da Abbiategrasso parte alle ore 20:30 e passa da Centrale alle ore 20:50;
  • le domeniche e i festivi l’ultimo treno da Abbiategrasso parte alle ore 20:15 e passa da Centrale alle ore 20:34, da Assago alle ore 20:25 e passa in Centrale alle ore 20:48.

Per Cologno:

  • da lunedì a venerdì l’ultimo treno da Abbiategrasso parte alle ore 20:23 e passa da Centrale alle ore 20:42, l’ultimo da Assago è alle ore 20:33 e passa in Centrale alle ore 20:56;
  • i sabati l’ultimo treno da Assago parte alle ore 20:32 e passa in Centrale alle ore 20:55;
  • le domeniche e i festivi l’ultimo treno da Assago parte alle ore 20:03 e passa in Centrale alle ore 20:27, da Abbiategrasso alle ore 20:36 e passa da Centrale alle ore 20:55.

Per Assago:

  • da lunedì a venerdì l’ultimo treno da Cologno Nord parte alle ore 20:38 e passa a Piola alle ore 20:56;
  • i sabati parte alle ore 20:38 e passa a Piola alle ore 20:56;
  • le domeniche e festivi l’ultimo treno da Cologno Nord parte alle ore 20:02 e passa a Piola alle ore 20:19, da Cascina Gobba alle ore 20:39 e passa a Piola alle ore 20:49.

Per Abbiategrasso:

  • da lunedì a venerdì l’ultimo treno da Gessate parte alle ore 20:16 e passa a Piola alle ore 20:50;
  • i sabati parte alle ore 20:16 e passa a Piola alle ore 20:50;
  • le domeniche e festivi l’ultimo treno da Gessate parte alle ore 20:24 e passa a Piola alle ore 20:57, da Cologno Nord alle ore 20:24 e passa a Piola alle ore 20:42.

# Installazione e sostituzione di ascensori

Urbanfile – Rendering Ascensore M2 Sant’Agostino

Sulla linea sono in corso inoltre altri interventi che hanno invece l’obiettivo di migliorare l’accessibilità alle stazioni entro le Olimpiadi di Milano Cortina 2026, come previsto anche per la M1 e la M3. I lavori sulla linea M2 riguardano l’installazione di nuovi ascensori dove non presenti, come fatto già sulla tratta in superficie, e la sostituzione di quelli obsoleti. Le fermate interessate dai cantieri sono quelle di Sant’Agostino, Lambrate, Cascina Gobba, entro la fine dell’anno dovrebbe essere il turno di quelle di Garibaldi, Lanza, Moscova. 

Leggi anche: Cosa resterà a Milano dei Giochi Olimpici? Le 7+1 scommesse per il futuro

Fonte: Atm

Continua la lettura con: Le strisce in galleria della metro: che cosa significano?

FABIO MARCOMIN

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Milano: tra le «40 città più potenti del mondo». 5 azioni per raggiungere le prime

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Screenshot

Nel Global Power City Index 2023 (GPCI), Milano ha conquistato il 33° posto. Una posizione che invita a riflessioni sul suo vero potenziale e, quindi, sul suo magnetismo globale.

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Milano: tra le «40 città più potenti del mondo». 5 azioni per raggiungere le prime

# Il Global Power City Index: un’analisi dettagliata

Le città prese in esame, credits: mori-m-foundation.or.jp

Il report, pubblicato dal Mori Memorial Foundation, valuta il magnetismo, ossia la capacità di attrazione, delle città del mondo in base a sei funzioni principali: Economia, Ricerca e Sviluppo (R&D), Interazione Culturale, Vivibilità, Ambiente e Accessibilità

Le tre città più magnetiche del mondo risultano Londra, New York e Tokio. Secondo il report, le prime due si sono affermate ai vertici della classifica grazie a indicatori chiave come “Livello dei Salari” e “Numero di Visitatori Stranieri”.

Seguono poi Parigi, Singapore e Amsterdam. Nella top 10 un’altra città europea: Berlino. 

Un elemento cruciale del GPCI è l’analisi della vivibilità, che ha visto le città europee mantenere punteggi superiori rispetto a quelle americane e asiatiche. Tuttavia, il calo di indicatori come il “Numero di Negozi al Dettaglio” e il “Numero di Ristoranti” ha impattato negativamente su molte città. Milano inclusa. La città della Madonnina si trova al 33esimo posto, proprio davanti a Mosca. Tra i punti deboli ci sono il ritardo, rispetto alle città competitor, in infrastrutture e nei servizi per residenti e turisti.

Continua la lettura con: Come ci si sente a vivere a Milano? I tre grandi pregi e… i due motivi di disagio

# Come rendere Milano più “magnetica”?

Ranking e equilibrio dei criteri, credits: mori-m-foundation.or.jp

#1 Agire più in grande. Quello che serve nei trasporti a Milano è evidente: occorre migliorare i collegamenti tra Milano e Hinterland, cosa che avviene in tutte le grandi città ma a Milano è un disastro, soprattutto per l’assenza di integrazione tra servizi urbani (ATM) ed extraurbani (Trenord).

Continua la lettura con: 7 assurdità dei mezzi pubblici di Milano

#2 Cultura e intrattenimento all’altezza delle grandi città del mondo. Milano è già un centro culturale di rilevanza nazionale, ma sembra aver perso terreno considerando la sua offerta in confronto con le città più rinomate. Latitano proposte di mostre e nuovi eventi in grado di richiamare un pubblico internazionale, a parte i soliti cavalli di battaglia come Fuorisalone o La Scala. Investire in eventi culturali di richiamo internazionale e potenziare le infrastrutture esistenti, come teatri, gallerie e musei, potrebbe attirare un maggior numero di visitatori. Inoltre, incentivare la vita notturna, spesso osteggiata, e i festival potrebbe rendere la città più invitante, soprattutto per i giovani.

Continua la lettura con: Grande Brera, «isola dei musei»: i 5 nuovi musei che dovrebbero sorgere per valorizzare il ruolo di Milano nel mondo

#3 Supporto all’innovazione e all’imprenditorialità. Per migliorare il posizionamento economico di Milano, risulta essenziale promuovere la creazione di posti di lavoro e incentivare le start-up. La città potrebbe attivare programmi di incubazione e accelerazione per giovani imprenditori (nazionali e stranieri), favorendo un ecosistema di innovazione. Attrarre investimenti nel settore della tecnologia e della ricerca è fondamentale per restare competitivi a livello internazionale. Non è un caso che altre città, tra cui Londra, abbiano un assessorato allo “sviluppo economico”. Cosa che a Milano non sembra essere considerata come di pertinenza dell’amministrazione. 

Continua la lettura con: Il «Campus urbano digitale»: in Bicocca l’università del futuro?

#4 Vivibilità e qualità della vita. Il crescente costo della vita è un tema delicato per molte città, e Milano non fa eccezione. Progetti per migliorare l’accessibilità abitativa, sostenere l’offerta di servizi pubblici e aumentare gli spazi verdi possono contribuire a una maggiore vivibilità. Politiche per la sostenibilità ambientale, come il miglioramento della qualità dell’aria, è un aspetto fondamentale da considerare. Non è un mistero che per gli stranieri che vengono a vivere a Milano la prima questione di lamentela sia proprio l’aria che si respira. E, infine, se si parla di qualità della vita non si può evitare di chiudere menzionando il tema più caldo degli ultimi tempi: la sicurezza. 

Continua la lettura con: L’andamento lento dell’inflazione a Milano: tra le meno colpite in Italia. Eppure è seconda per caro vita

#5 Maggiore interazione culturale. Milano ha sempre rappresentato un crocevia di culture, ma potrebbe migliorare questa sua caratteristica peculiare attraverso programmi di scambio culturale e collaborazioni internazionali. Ultimamente si assiste infatti a una Milano che tende a trattare il fenomeno dell’immigrazione esclusivamente come questione politica: si discute se si debbano avere porte più aperte o più chiuse con chi arriva da fuori. Manca invece una seria politica di reale integrazione: come si può fare in modo che chi arriva a Milano si senta parte della comunità invece che semplice oggetto di una strumentalizzazione politica? Promuovere eventi che mettano in risalto le diversità culturali potrebbe, ad esempio, rafforzare il senso di comunità e l’inclusività.

Credits Andrea Cherchi – Milano vista skyline

Continua la lettura con: L’ALTRA CIRCONVALLA: che fine ha fatto la DOPPIA CIRCOLARE?

MATTEO RESPINTI

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Prezzi Case: il quartiere di Milano che resiste sotto i 3mila euro (ma ancora per poco)

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Ph. @red_hinterland IG

L’ufficio studio di un noto portale di ricerca immobiliare ha fatto una fotografia sulla situazione del mercato milanese e dell’hinterland. Scopriamo dove conviene acquistare per investire a Milano, i quartieri più costosi e quelli più accessibili in città e fuori.

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Prezzi Case: il quartiere di Milano che resiste sotto i 3mila euro (ma ancora per poco)

# I quartieri di Milano più rivalutati: Baggio, Vialba-Gallaratese e Comasina-Bicocca

Credits Andrea Cherchi – Chiesa di Baggio

L’Ufficio Studi di Idealista, il portale immobiliare leader nello sviluppo tecnologico in Italia, ha monitorato i prezzi delle abitazioni di 18 quartieri di Milano. Rispetto al trimestre precedente si è registrato una sostanziale stabilità, mentre nel confronto annuale si registra un incremento dello 0,4% cumulato.

Tra i quartieri analizzati, 14 hanno visto le quotazioni crescere nel terzo trimestre. Si parte dallo 0,2% di Fiera-De Angeli, Greco-Turro e Lorenteggio-Bande Nere, passando per l’1,7% di Navigli-Bocconi, il 2,1% di Famagosta-Barona e il 2,7% di Corvetto-Rogoredo e Forlanini. Le zone che hanno registrato una maggiore rivalutazione dei prezzi sono state Comasina-Bicocca con il 3,4%, Vialba-Gallaratese con il 4,7% e Baggio 5,4%. Quest’ultimo con l’arrivo della metropolitana M1 è destinato a vedere crescere i valori immobiliari nei prossimi anni, può rivelarsi quindi un’ottima scelta per chi vuole comprare casa come investimento. Il quartiere con la riduzione più marcata è stata Città Studi-Lambrate con -1,6%.

Leggi anche: Brusca fermata per la M1 a Baggio: deserta l’asta per realizzare il progetto

# Il quartiere più caro è il Centro Storico, oltre 10mila euro al mq, il più abbordabile Vialba-Gallaratese sotto i 3mila

Credits progettimmobilimilano IG – Gallaratese

Si conferma il Centro Storico la zona dove si trovano le abitazioni più costose della città: il prezzo medio al mq è di 10.339 euro. Il podio è completato da Garibaldi-Porta Venezia e Fiera-De Angeli rispettivamente con immobili a una media di 7.172 euro e 6.909 euro al mq. Sopra i 6.000 euro anche Navigli- Bocconi e Porta Vittoria. Sotto la media cittadina di 4.988 euro troviamo 13 quartieri: il più abbordabile per comprare casa risulta Vialba-Gallaratese con una quotazione media di 2.927 euro al mq.

# Il comune meno caro dell’hinterland è Turbigo: il prezzo medio al mq è cinque volte inferiore che a Milano

la_sivi_87 IG – Turbigo

Spostandoci nell’hinterland, tra i 97 comuni analizzati sono ben 74 quelli che hanno visto i prezzi salire: su tutti Marcallo con Casone con +12% e Dairago con +10,6%. L’unico senza variazioni è stato San Donato.

Guardando ai prezzi, la media è di 3.398 euro al mq, il comune più caro è Assago con 3.853 euro al mq, seguono poi Segrate e Cernusco sul Naviglio rispettivamente con 3.522 euro e 3.384 euro al mq. Il comune meno caro dell’hinterland è invece Turbigo, dove il prezzo medio delle abitazioni è di 1.019 euro al mq, quasi cinque volte di meno che a Milano. 

Leggi anche: Il paese dell’hinterland di Milano meglio servito dai mezzi pubblici

Continua la lettura con: Nel lusso, piccolo è bello: i due paesi italiani che superano Milano nel mercato delle case di pregio

FABIO MARCOMIN

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Tangenziale di Parigi: «limite a 50 all’ora». Buonsenso o follia ideologica?

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La riduzione della velocità massima a 50 km/h sulla tangenziale di Parigi sta facendo molto discutere i cugini francesi. E preoccupa anche molti milanesi. Anche se potrebbe essere una iniziativa di breve durata. 

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Tangenziale di Parigi: «limite a 50 all’ora». Buonsenso o follia ideologica?

# L’obiettivo: creare «una città più tranquilla». Ma rischia di essere un provvedimento di breve durata

Procedere su un’autostrada a 4 o più corsie alla velocità di una bicicletta: non si sta esagerando? E’ questo che si stanno chiedendo una buona parte di parigini, in particolare di chi vive nei dintorni della capitale. Ma vediamo le ragioni dei proponenti e dei detrattori. 

Il limite di 50 all’ora sulla celebre périphérique, l’anello di 35 chilometri attorno a Parigi, è stato motivato come una misura per ridurre l’inquinamento e migliorare la sicurezza stradale. Nello specifico, David Belliard, vicesindaco di Parigi, ha spiegato che l’obiettivo è di creare «una città più tranquilla». I primi cartelli sono stati apposti il primo ottobre 2024, in sostituzione dei precedenti che segnavano un limite di 70, ridotto nel 2014 dai 90 all’ora in vigore dal 1933. Entro il 10 ottobre tutto il percorso avrà il limite dei 50 all’ora. Secondo gli specialisti che approvano la decisione, una tangenziale limitata a 50 km/h non solo ridurrebbe l’inquinamento e l’ inquinamento acustico, ma renderebbe il traffico più scorrevole. Dan Lert, vice sindaco responsabile della transizione ecologica, ha dichiarato a una conferenza che questa misura potrebbe evitare 1.500 morti premature nella periferia della capitale, grazie alla riduzione del biossido di azoto nell’aria dovuto al traffico stradale.

Questa misura, però, non ha solo sollevato un vespaio di critiche, ma potrebbe avere vita breve: François Durovray, il nuovo ministro dei Trasporti, ha dichiarato che il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo «non può decidere da sola» e che ci sono «conseguenze che vanno oltre la tangenziale».

# Le critiche alla misura: illusori gli effetti sull’inquinamento, certi i disagi su chi si deve muovere in auto

Per i molti critici, questa scelta sembra più una manifestazione di un’ideologia green portata all’estremo, piuttosto che una reale politica razionale volta a migliorare la vita dei cittadini. Secondo gli esperti di posizione opposta, infatti, ridurre la velocità a 50 km/h su una tangenziale a quattro corsie significa costringere migliaia di automobili a circolare in condizioni non ottimali, generando paradossalmente un aumento delle emissioni di CO2. A velocità così basse, infatti, le auto sono costrette a utilizzare le marce più basse, con conseguente aumento dei consumi di carburante e delle emissioni.

Inoltre, questa limitazione comporta un aumento del tempo di percorrenza per ogni veicolo, il che significa più traffico, più congestione e più inquinamento locale

Marco Rizzo, in un suo commento, ha affermato: «[…] vogliono rendere la vita al popolo impossibile. Tanto loro vanno in giro al minimo con l’autista, più comunemente con l’aereo privato o l’elicottero.». Ed è proprio qui il cuore del problema: chi propone e impone queste misure radicali non vive le stesse condizioni del cittadino comune

Questa alienazione dalle condizioni reali di vita della popolazione li porterebbe a proporre misure che, pur avendo una facciata di progresso, sono in realtà distanti dalle necessità quotidiane di chi vive e lavora in città. Forzare tutti a circolare a 50 km/h su strade progettate per velocità ben più alte crea l’illusione di un vantaggio per pochi, ma un disagio reale per i molti che sono costretti a percorrere quella strada.

E non si tratta di una questione a noi lontana. Perché spesso Parigi ha fatto da apripista per le decisioni politiche della Giunta di Milano. 

Continua la lettura con: Arrivano il “super centro” chiuso al traffico e altre 100 strade a 30 all’ora: fissata la data della rivoluzione slow

# Tangenziali a 50: anche Milano seguirà la stessa strada?

credits: tangenziale.esterna.it

Non è un mistero che Milano segua la scia di Parigi. Soprattutto in materia di mobilità urbana. L’esempio è discusso è l’introduzione delle strade a 30 all’ora che da Parigi si sono estese fino a Milano. Città che, peraltro, tende spesso a copiare Parigi sulle politiche più coercitive, ma senza riuscire a imitarla nelle infrastrutture di movimento che rendono Parigi un’avanguardia mondiale del trasporto pubblico, in particolare nei collegamenti con l’hinterland, la cosiddetta Region Parisienne

Ora sembra che il Governo francese voglia mettere un freno all’estremismo green della Giunta di Parigi. Accadrà lo stesso anche in Italia con Milano?

Continua la lettura con: Quell’oscuro oggetto del desiderio: la tangenziale esterna di Milano

Continua la lettura con: «Via i caselli» sulla Milano-Torino: le 4 grandi innovazioni all’orizzonte per l’autostrada del futuro

MATTEO RESPINTI

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Torna la «vecchia circonvalla»: Milano riporta in vita la mitica 96/97

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Il 12 ottobre sarà una data significativa per Milano: nel giorno della scoperta dell’America si inaugura l’intera M4. L’arrivo dell’ultima linea metropolitana avrà effetti a catena sulla mobilità della città: forse l’effetto più romantico è il ritorno alla luce di una storia di trasporti che risale a oltre un secolo fa. Parliamo della 96/97, la «vecchia circonvalla».

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Torna la «vecchia circonvalla»: Milano riporta in vita la mitica 96/97

# L’impatto dell’inaugurazione della M4

La M4 è destinata a rivoluzionare gli spostamenti in città. Con la nuova tratta che attraversa zone strategiche e serve l’aeroporto, la M4 è progettata per ridurre il traffico e migliorare la qualità dell’aria. Tuttavia, l’ingresso della nuova metropolitana implica anche un ripensamento delle linee di superficie, affinché si possano ottimizzare i percorsi e l’efficienza del sistema di trasporto pubblico.

Nei prossimi mesi, uno dei cambiamenti più significativi sarà la sostituzione della linea 94, attualmente in servizio tra Sant’Ambrogio e Porta Volta, con la storica circolare 96/97. Questa decisione non è solo una questione di ristrutturazione dei percorsi, ma rappresenta un ritorno a un sistema di trasporti che ha caratterizzato la storia di Milano, permettendo di riunire le tradizioni passate con le esigenze moderne.

Continua la lettura con: Festa d’inaugurazione M4: questa la data ufficiale. E in arrivo maxi gara per i bus dell’hinterland

# La storia della circolare 96/97: l’ultimo capolinea nel 1979

Le Tourbillon de Milan – Circonvalla 96-97

La circolare 96/97 ha una lunga e affascinante storia che risale all’Esposizione Internazionale del 1906, durante la quale fu avviata la prima sperimentazione delle linee di filobus in città. Il primo servizio ufficiale, la linea 81 da Piazza Spotorno a Piazza Dergano, è avvenuto nel 1933. Negli anni Settanta, la rete di filobus ha visto un incremento di popolarità e utilizzo, rendendola una delle arterie principali per i trasporti urbani.

La circolare 96/97, in particolare, operava sulla Cerchia dei Navigli e, rispetto alla 90/91, che corre sulla circonvallazione esterna, forniva un collegamento vitale per i milanesi. Tuttavia, negli anni successivi, la circolare è stata soppressa: a partire dalla metà degli anni ’70, molte delle linee storiche furono chiuse, sostituite da autobus, per rispondere alle nuove esigenze di mobilità. La circolare 96/97 fu ufficialmente dismessa nel 1979, chiudendo un capitolo importante nella storia dei trasporti milanesi.

# Ritorno alle origini: cosa cambia con la nuova circolare 96/97

Di Arbalete – Opera propria, Background map form Openstreetmap (http://www.openstreetmap.org/)., CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=27630395 – Mappa filobus 1975

Il ritorno della circolare 96/97 rappresenta non solo una novità nei percorsi, ma anche un modo per ridare vita a una parte della storia di Milano. Con frequenze di 10 minuti, la circolare non solo riempirà il vuoto lasciato dalla 94, ma presenterà anche delle variazioni nel percorso. In particolare, il bus non passerà più da Moscova e Porta Volta, aree ora servite dalla linea 84. Questa riprogettazione mira a ottimizzare la rete di trasporti, creando collegamenti più efficienti tra le varie zone della città.

Il rinnovamento offre anche l’opportunità di riflettere sull’importanza di una rete di trasporti pubblici coesa e integrata. L’obiettivo è quello di rendere la mobilità più accessibile e sostenibile, riducendo il numero di automobili in circolazione e, di conseguenza, migliorando la qualità dell’aria e il benessere dei cittadini. La nuova circolare 96/97, quindi, non è solo una scelta operativa, ma un passo verso una Milano più vivibile.

# Il ruolo delle linee di superficie nella mobilità milanese

Credits: milanofotografo.it, mappa dei mezzi pubblici

In un contesto in cui le metropolitane sono spesso al centro dell’attenzione, è fondamentale non dimenticare il valore delle linee di superficie. Queste ultime svolgono un ruolo cruciale nel sistema di trasporti, offrendo collegamenti diretti e coprendo aree non sempre facilmente raggiungibili dalla metropolitana. La circolare 96/97, quindi, diventa un elemento fondamentale per garantire una mobilità complessivamente efficace.

Oggi, sopravvivono a Milano solo due linee di filobus, oltre alla circolare 90/91: la 92, con una lunghezza di 10 km e un percorso semicircolare, e la 93, che va da Viale Omero a Lambrate FS. Ripristinare e potenziare linee storiche come la 96/97 significa riscoprire una parte della storia della città e al contempo rispondere a esigenze contemporanee.

Continua la lettura con: L’ALTRA CIRCONVALLA: che fine ha fatto la DOPPIA CIRCOLARE?

MATTEO RESPINTI

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La strada di Milano che dà i numeri (letteralmente)

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Molte vie e piazze di Milano nascondono curiosità e stranezze che pochi conoscono. Foro Buonaparte è una di queste. Ecco alcune cose da sapere.

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La strada di Milano che dà i numeri (letteralmente)

# Il grandioso progetto originario di Foro Buonaparte

Andrea Cherchi – Foro Buonaparte

Forse pochi sanno che l’aspetto attuale del Foro Buonaparte è frutto di un progetto al ribasso. Il progetto originario era davvero grandioso. Secondo il disegno di Giovanni Antonio Antolini proposto in epoca napoleonica, attorno al Castello Sforzesco si sarebbe dovuto realizzare un imponente colonnato dorico.

Al centro di questo colonnato era prevista una grande piazza circolare delimitata da porticati e edifici pubblici in stile neoclassico, con sale per comizi, un museo, una sorta di Pantheon e le terme, distribuiti tutti intorno. Il complesso avrebbe dovuto essere circondato, inoltre, da un canale circolare navigabile attraversato da ponti e collegato alla Cerchia dei Navigli.

Ritenuto troppo costoso dallo stesso governo francese, l’idea fu ripresa in tono minore dal Piano Berruto con la realizzazione dell’anello semi-circolare costeggiato da palazzi residenziali di lusso che vediamo oggi.

# La strada ha mantenuto il cognome autentico di Napoleone

Napoleone in Duomo

Una curiosità riguarda il nome della strada. Quello corretto è Foro Buonaparte, e non Foro Bonoparte come si sarebbe portati a pensare. Il motivo è che Napoleone modificò solo successivamente il suo cognome per renderlo più fonetico alla pronuncia francese, togliendo la lettera “u”, mentre le targhe toponomastiche sono rimaste quelle riportanti il cognome originario.

# Abitanti celebri

Al numero 24 di Foro Buonaparte negli anni ’60 e ’70 del Novecento ha abitato Silvio Berlusconi. Al numero 38 ci ha vissuto Benito Mussolini quando dirigeva “Il Popolo d’Italia”. Si dice che il fantasma del Duce si aggiri ancora nel palazzo. 

# La particolare numerazione della via

ashtroman_ IG – Foro Buonaparte

Ma forse la più tipica stranezza della strada riguarda la disposizione dei numeri civici. Rispetto alle altre vie di Milano, dove i numeri proseguono pari o dispari ai due lati della strada, Foro Buonaparte cambia il tipo di numerazione esattamente a metà. Per cui ci sono situazione strane, tipo il numero civico 46 si trova nei pressi dell’acquario civico, mentre il 47 si trova nei pressi di Cadorna, a circa 10 minuti di distanza. 

Continua la lettura con: Effetto “total white”: riaperta PIAZZA CASTELLO

FABIO MARCOMIN

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Metrotranvia della Brianza: per ora l’unico record è il ritardo

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mbnews.it - Cantieri fermi metrotranvia

Lavori fermi quasi subito dopo il via, con pochi operai sui cantieri e imprese lungo il tracciato che hanno registrato perdite ingenti. La situazione aggiornata e le prospettive future di un’opera strategica per collegare il nord Milano con l’hinterland.

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Metrotranvia della Brianza: per ora l’unico record è il ritardo

# Lavori partiti a maggio 2023, ma fermi da un anno

mbnews.it – Cantieri fermi metrotranvia

Di fatto non si è quasi mai visto nessuno all’opera. I cantieri sono stati allestiti lungo il percorso della futura metrotranvia Milano-Seregno e i lavori sono ufficialmente partiti a maggio 2023, ma i passi in avanti sono stati risibili e da un anno è praticamente tutto fermo. La durata complessiva dei lavori è stata stimata in 38 mesi, ma 12 mesi sono trascorsi inutilmente, e nonostante siano stati previsti microcantieri di limitata durata e dimensione per ridurre il disagio le conseguenze negative sono state pesanti. L’inaugurazione entro l’autunno 2026 diventa quindi una chimera.

Leggi anche: Presentato il CRONOPROGRAMMA per la nuova METROTRANVIA MILANO – BRIANZA: gli 8 Comuni e le 25 fermate del PERCORSO

# Oltre 5 milioni di euro di perdite per le imprese lungo il tracciato, 5300 quelle potenzialmente coinvolte nei prossimi anni

Come spiegato a Il Giorno da Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, durante la conferenza stampa convocata il 27 settembre, la situazione è drammatica per le imprese lungo il percorso della metrotranvia: «Ci sono 300 attività lungo la tratta colpite dal cantiere che in un solo anno registrano oltre 5 milioni di euro di perdite complessive. Per un progetto di 20 anni fa e un’opera che nessuno voleva e vede in azione un’azienda appaltatrice, come abbiamo saputo, in gravi difficoltà. Ristori economici e ripartenza del cantiere o saranno in molti ad abbassare la saracinesca».

Il primo allarme nel gennaio 2023 per i 38 mesi di cantiere previsti per la metrotranvia Milano-Seregno. La notizia della richiesta della liquidazione giudiziaria fatta dell’impresa di costruzioni CMC di Ravenna, a cui Città Metropolitana di Milano ha affidato i lavori, ha trasformato un potenziale incubo in «una drammatica realtà» denuncia Confcommercio Alta Brianza. Tenendo conto che a a Bresso, Cusano Milanino, Nova Milanese, Desio sono quasi 5.300 le imprese nel commercio e nei servizi occorre fare «chiarezza sul destino concreto di quest’opera già considerata poco utile».

# Dalla Città Metropolitana di Milano la promessa a breve di un nuovo cronoprogramma: «superate le difficoltà societarie, prevista un’accelerazione dei cantieri»

ilcittadinomb.it – Incontro a Palazzo Isimbardi

In un incontro tenutosi il 25 settembre i sindaci dei comuni interessati dall’opera sono stati nel frattempo rassicurati dalla neo consigliera delegata alle infrastrutture della Città Metropolitana, Daniela Caputo, come riportato da ilcittadinomb.it: «Ringrazio i sindaci e gli assessori per la disponibilità e la pazienza dimostrata, l’incontro è stato positivo e si è svolto in un clima di fattiva collaborazione istituzionale. Ho informato gli amministratori locali presenti del fatto che con la direzione lavori e i tecnici della Città metropolitana abbiamo fatto un nuovo sopralluogo lungo i 14 chilometri su cui si svilupperà il percorso della metrotranvia e abbiamo verificato che nei cantieri i lavori procedevano» specificando che «in tal senso ho avuto rassicurazioni circa il fatto che le difficoltà societarie sono in fase di risoluzione e ciò favorirà sia la possibilità di reperire le maestranze che la definizione di un nuovo cronoprogramma. Ho inoltre chiesto di limitare al massimo i disagi per i cittadini e le attività commerciali». 

Durante l’incontro, in cui non era presente Confcommercio, è stato anche sottolineato come «una volta superate le difficoltà societarie, prevede un’intensificazione delle attività nei cantieri nei prossimi mesi». Il sindaco di Desio Simone Gargiulo ha ottenuto intanto di non far delimitare altri cantieri, fino a che non ci sono mezzi e uomini adeguati a portarli avanti. Ma rivediamo il progetto nel dettaglio.

# Una nuova linea lunga 14,3 km per 25 fermate

Metrotranvia Milano Seregno
Credits: MM – Metrotranvia Milano Seregno

La nuova linea sostituisce la tranvia extraurbana Milano – Desio proseguendo fino a Seregno: lunghezza del tracciato 14,3 chilometri, 25 fermate distanti tra loro in media 540 metri e otto comuni attraversati: Milano, Bresso, Cormano, Cusano Milanino, Paderno Dugnano, Nova Milanese, Desio e Seregno fino alla stazione per i collegamenti con Saronno, Como, Carnate e Monza. Dal Parco Nord a Calderara a doppio binario, da Calderara a Seregno FS a binario singolo con raddoppio agli incroci. La linea sarà connessa alla stazione Seregno a nord,  a Milano Maciachini M3 sud e Niguarda la nuova metrotranvia Cascina Gobba-Certosa.

Nel progetto è previsto: 

  • demolizione del dismesso obsoleto impianto tranviario, nel rifacimento integrale dell’attuale struttura di armamento e trazione elettrica;
  • installazione di un’innovativa tecnologia impiantistica e di segnalamento;
  • ricostruita integralmente la viabilità e le piste ciclabili, il verde urbano, e i canali lungo il corridoio della nuova metrotranvia. 

# In servizio i nuovi Tramlink bidirezionali, frequenza massima di 5 minuti

Prove in linea notturne tram Atm Tramlink

La frequenza dei passaggi tranviari è prevista di 5 minuti (sino a Paderno Dugnano) e di 10 minuti (oltre a Paderno Dugnano) negli orari di punta e 30 minuti negli orari di morbida. Il servizio sarà esercito da 18 nuovi tram bidirezionali della Tramlink, a tre carrozze casse e lunghi 25 metri.

Continua la lettura con: Ufficiale: Tramlink in arrivo! Quando entrano in servizio i nuovi tram super tecnologici di Milano

FABIO MARCOMIN

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Autonomia: Venezia chiede super poteri al Governo

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Venezia richiede al Governo maggiori poteri, partendo dalla gestione autonoma del Turismo.

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Autonomia: Venezia chiede super poteri al Governo

# Autonomia differenziata

Il fervore che l’autonomia differenziata sta maturando in Veneto è alimentato da incontri sui singoli temi che riguardano questo progetto. In questo contesto, Venezia rivolge al governo una richiesta per ottenere una maggiore autonomia decisionale, partendo dalla gestione del turismo fino alla tutela fisica e sociale della città.

# L’economia della bellezza

Questo tema è stato volutamente trattato dall’assessore alla Coesione Sociale, al Turismo e allo Sviluppo Economico del Comune di Venezia Simone Venturini, durante un incontro sul tema “L’economia della bellezza” tenutosi a Ca’ Sagredo (Venezia). L’evento è stato promosso da Michel Curatolo, presidente del Nations Award di Taormina, con il sostegno dell’Associazione Veneziana Albergatori. Seguendo l’ispirazione dell’edizione annuale che si svolge nella splendida cornice di Taormina, l’incontro in laguna ha celebrato il connubio tra cultura, arte e territorio, esaltando la bellezza come motore di sviluppo economico e culturale.

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Credits: Venezia non è Disneyland (FB)

Accanto a Venturini, è intervenuto Michele Tamma, direttore del CISET (Centro Internazionale di Studi sull’Economia Turistica) dell’Università Ca’ Foscari. Il CISET sta collaborando con l’amministrazione veneziana per analizzare i fenomeni turistici. Tamma ha sottolineato l’importanza di abbandonare la logica puramente quantitativa per affrontare il problema dell’overtourism da un punto di vista qualitativo.

Credits: Venezia non è Disneyland (FB)

«È essenziale – ha spiegato Tamma – adottare misure che non separino i turisti dai residenti, ma li vedano come parti integranti della stessa comunità. La città deve essere un luogo vivo e non trasformarsi in un parco a tema. Si tratta di un problema di organizzazione, e la prenotazione anticipata rappresenta la soluzione più adatta.»

Fonte: comune.venezia.it

Continua la lettura con: “Milano paga 19 MILIARDI di imposte a Roma e riceve 500 MILIONI”: Sala alza la voce sull’AUTONOMIA della città, anche se sbaglia per difetto

LUCIO BARDELLE

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I quartieri storici della prostituzione a Milano

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Oltre un secolo fa, assieme ai quartieri eleganti e rinomati della piccola borghesia, si trovavano quelli più loschi e malfamati caratterizzati da osterie di bassa lega e bordelli. Fu grazie alla legge emanata da Cavour nel 1859 che a Milano ebbe inizio la storia delle case chiuse. Ripercorriamo quelle torbide vicende. 

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I quartieri storici della prostituzione a Milano

# La nascita delle case chiuse a Milano

bordello di brera
bordello di brera

Tutto ha inizio quando Cavour nel 1859 emanò una legge che permetteva la nascita di bordelli gestiti direttamente dallo Stato italiano, che si sarebbe occupato anche dell’aspetto sanitario e igienico, come era già successo con Napoleone Bonaparte dopo aver conquistato l’Italia settentrionale. Successivamente, con l’unificazione dell’Italia nel 1861, la legge trovò estensione anche nel resto delle regioni. 

# Quali erano i quartieri a “luci rosse” della città

milanoguida.it – Tariffario esposto in una casa chiusa

Si trovavano nelle aree più povere della città, come il Verziere, “decantato” nella poesia “La Ninetta del Verziere” da Carlo Porta, nelle vicinanza dell’attuale Università Statale.

Il Castelletto, in piazza Beccaria, era uno dei bordelli più popolari: la prostituzione era sì legale, ma le donne rischiavano multe salate se sorprese ad adescare i clienti in pubblico. Tra l’attuale Piazza Diaz e Santo Stefano c’era il Bottonuto, dove le prestazioni costavano 5 lire il giorno, fino a 10 nel caso di un albergo a ore. In via Vittoria Colonna il prezzo saliva a 50 lire, ma era incluso il pranzo, mentre in zona Porta Ticinese per trascorrere qualche ora con una ragazza presso il vicolo Calusca, il bordello che si trovava dietro la chiesa di Sant’Eustorgio, bisogna fare richiesta al protettore locale, il “menacapi”

# La case chiuse più belle: con salottini privati e specchi sui soffitti

BreraLuciRosse

Nonostante i bordelli non fossero di i luoghi più rinomati, ce n’erano alcuni che si distinguevano per la loro bellezza, come quelli attorno a via Disciplini, che potevano offrire un salottino privato ai propri clienti, e quelli in via San Pietro all’Orto, vicino alla chiesa di San Carlo, le cui camere avevano degli specchi sul soffitto. Le case chiuse di via Chiaravalle invece erano molto apprezzate dagli alleati nella seconda guerra mondiale.

Continua la lettura con:

BOTTONUTO, il quartiere a LUCI ROSSE milanese (che non conosce più nessuno)

Brera era il centro della prostituzione milanese

I tre BORDELLI di Brera, quando era la Pigalle di Milano

MILANO CITTA’ STATO

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La palla di cannone nel muro: un reperto straordinario della storia di Milano… da valorizzare

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Al numero 3 di Corso di Porta Romana c’è una palla di cannone conficcata nel muro. Si riferisce a uno dei momenti più gloriosi della storia di Milano.

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La palla di cannone nel muro: un reperto straordinario della storia di Milano… da valorizzare

# Non una palla di cannone qualsiasi

Un reperto storico di grande importanza in corso di Porta Romana al numero 3. Non si tratta di una palla di cannone qualsiasi, no: è una di quelle scagliate dall’esercito austriaco per contrastare l’insurrezione dei cittadini milanesi in occasione delle Cinque Giornate del marzo 1848.

# Da valorizzare come un’installazione

Crediamo che invece di tenerla così seminascosta, come uno sfregio a un palazzo, si dovrebbe valorizzare il suo contenuto simbolico, dandole la dovuta enfasi con adeguati cartelli e illuminazioni. Trasformandola in una vera e propria installazione.

Trasmette infatti:

  • uno dei fatti più importanti del risorgimento italiano
  • un messaggio di pace: meglio di un’installazione denuncia i crimini della guerra e, al tempo stesso, la sconfitta della guerra (la palla di cannone finita nel muro è un’immagine di sconfitta per chi crede nella forza delle armi da fuoco)
  • un messaggio di orgoglio: mostra che gli austriaci non scherzavano, se era il caso gli oppositori li prendevano a cannonate. Eppure i milanesi hanno vinto la paura, si sono ribellati e hanno portato a Milano una vittoria storica.

Continua la lettura con: Il tradimento delle cinque giornate

MILANO CITTA’ STATO

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Le strisce in galleria della metro: che cosa significano?

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Credits giovanni-grande fb - Strisce in galleria.jpg

In molti ci avranno fatto caso. Ma non tutti si saranno dati una spiegazione plausibile.

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Le strisce in galleria della metro: che cosa significano?

# Le strisce a forma di “V” rovesciata sulle pareti delle gallerie

Credit: mobilita.org – Linea Lilla

In molti ci avranno fatto caso ma in pochi si saranno dati una spiegazione plausibile. Viaggiando a bordo dei convogli ferroviari nei tratti di percorso in galleria o meglio ancora sui treni della metropolitana, che si muovono prevalentemente sotto la superficie, osservando dai finestrini si possono notare delle strisce bianche o gialle, a volte tratteggiate, lungo le pareti delle gallerie. Hanno un andamento a forma di “V” rovesciata e fanno parte della segnaletica complementare. Ma a cosa servono?

# Servono per sapere dove si trovano le nicchie per mettersi al riparo

Credits giovanni-grande fb – Strisce in galleria.jpg

Queste strisce hanno una doppia funzione:

#1 Servono quando ci si trova al buio dentro la galleria ed è utile agli operai al lavoro sui binari, dato che sono dotati solo di una torcia, 

#2 E, in caso di emergenza, servono ai passeggeri quando sono costretti a scendere per problemi sulla linea o guasto al treno.

La parte discendente della striscia indica la nicchia più vicina dove mettersi al riparo, mentre l’apice segnala il punto di esatta equidistanza tra le due nicchie adiacenti in modo da avere un riferimento spaziale mentre si cammina fiancheggiando le pareti.

Spunto: Treni e stazioni FB

Continua la lettura: METRO DIRETTA LINATE – CENTRALE: perché non provarci?

FABIO MARCOMIN

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5 cose (+1) che ho scoperto viaggiando sulla 90

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90, autobus, corriera, milano, circonvalalzione
Circolare 90

Chi non conosce “La 90” alzi la mano. Comunemente chiamato così, questo autobus, attraversa tutta la circonvallazione di Milano, e per questo è molto famoso. Come tutte le cose famose, su di esso aleggiano dicerie e luoghi comuni, storie e leggende metropolitane ahimè spesso negative.

“E’ pieno di stranieri, è pericoloso, attenta alla borsa, non prenderla di sera”, mi è stato detto. Ho preso la 90 per un mese di fila, ogni giorno mattina e sera e ciò che ho constatato è che viaggiare su questo filobus è come fare il giro del mondo in 45 minuti.

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5 cose (+1) che ho scoperto viaggiando sulla 90

#1 Tutte le culture del mondo

E’ la prima cosa che salta all’occhio: gente di tutte le età e nazionalità. Salire sulla 90 è come andare dal Nord Africa alla Cina, con una puntatina in India, passando per il Sud America e rientrando dai Balcani attraversando il Sud Italia.

#2 Non solo ubriaconi

Si d’accordo, qualcuno che ha alzato il gomito sulla 90 lo trovi sempre, ma non pensate sia un autobus pieno di hooligans al rientro da una partita.

#3 Un viaggio un racconto

C

Se mettete da parte ogni rigidità e vi rilassate un po’, questo giro per il mondo vi regalerà delle storie davvero interessanti. Come Enzo, anziano signore di Milano, all’apparenza un homeless ma con sorpresa un uomo dalla fervida cultura, che mi ha raccontato della sua prozia, una shamana che vive in Siberia, e di come gli animali selvaggi del luogo siano deferenti verso l’anziana signora dai poteri straordinari.

#4 Sfatiamo alcuni luoghi comuni

Avere gli occhi aperti a tenere al sicuro la borsa è una prerogativa di ogni mezzo pubblico della città. Non solo della 90.

 #5 Un fedele specchio della società odierna

Poveri, meno poveri, benestanti, clochard, sognatori, affranti e speranzosi questo luogo è un mix di ogni status sociali e mood differenti. Di certo, è pieno di autenticità…dal calore dei sudamericani alle monoespressioni dei cinesi, qui si respira vita! Quella vera, quella delle non apparenze.

#5+1 Non tenere la testa bassa

Concludo con un consiglio: non tenete la testa bassa, non siate prevenuti, mettete per un momento da parte il cellulare. Guardate negli occhi le persone, sorridete se potete, osservate, parlate: vi accorgerete di tanti gesti, situazioni ed espressioni che vi aiuteranno a capire meglio chi non è del vostro Paese, ma che nel vostro Paese ci vive. Come Aziz che mi ha ceduto il posto credendo fossi incinta (qualche kg fa) e di Juanito che è scattato in piedi non appena è salita l’anziana signora. O di Ekaterina, appena arrivata dalla Russia in cerca di lavoro, o di quel gruppo di adolescenti africani chiassosi che ti chiedi come facciano ancora a sorridere con quei denti bianchi che si ritrovano.

Non capisco perché facciamo i fighi dicendo di viaggiare il mondo per conoscere nuove culture e poi facciamo fatica a salire su un autobus dove, queste culture ci sono ogni giorno ad ogni ora, e al modico prezzo di 2,20€.

W La 90!

Continua la lettura con: TIBALDI-BOCCONI: inaugura la PRIMA STAZIONE della CIRCLE LINE

RAFFAELLA APPICE

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Porto di Mare black and white

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beerbike_friends_milano IG - Benvenuti a Porto di Mare

Doveva essere il nuovo porto di Milano. Nei decenni si sono però ipotizzate diverse trasformazioni della zona, mai realizzate, che oggi vive tra il degrado e la voglia di rinascere con alcune attività che tengono viva la comunità del quartiere. Ecco come si presenta oggi Porto di Mare e cosa si sta facendo per il suo futuro.

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Porto di Mare black and white

# Una periferia in chiaroscuro che avrebbe dovuto ospitare il nuovo porto cittadino

Laghetto a Porto di Mare a causa dell’innalzamento della falda

Sud-est della città, al confine con il quartiere Corvetto, tra i più difficili di Milano, e Chiaravalle. Porto di Mare è un’area di poco più di 350mila mq che vive da decenni tra il degrado e la voglia di rinascere. Il suo nome è da far risalire al progetto immaginato agli inizi del ‘900 di un nuovo porto per la città data ormai la saturazione della Darsena in zona Ticinese.

Credits: Urbanfile – Rendering del porto nel progetto originale

Per rendere possibile la funzione di porto tra il 1902 ed il 1917 erano stati elaborati alcuni progetti per un collegamento tra l’area milanese ed il Po, in particolare il primo progetto del Canale navigabile Milano-Cremona-Po. Doveva essere situato nell’area che oggi è il Parco Alessandrini, ma salvo i lavori di scavo di una grande buca per creare il bacino necessario all’attracco delle navi, non si fece più nulla. L’area fu trasformata prima in cava, poi utilizzata come area di pesca e infine piantumata una volta dismessa. In seguito, si decise di chiamare la fermata della nuova linea metropolitana M3 “Porto di Mare” in onore del progetto mai realizzato.

# Quello che poteva essere

Credits Comune di Milano – Localizzazione progetto Cittadella della Giustizia

Nei decenni si sono fatte strade diverse ipotesi di trasformazione di Porto di Mare. Tra questi l’idea di realizzare la “Cittadella della Giustizia” per trasferire tutti gli uffici giudiziari, il carcere circondariale di San Vittore e numerosi alloggi per i lavoratori. Ci fu poi quelle per una riqualificazione che comprendesse housing sociali, un villaggio dello sport, comprensivo d’impianti di atletica, golf e tennis, e il 50% della superficie a parco. Infine la realizzazione spazi per attività artigianali e produttive e per strutture sportive oltre a studentati e alloggi per le famiglie degli ospedalizzati. Niente di tutto questo però è avvenuto.

# Come è la situazione oggi

beerbike_friends_milano IG – Benvenuti a Porto di Mare

Oggi, come è detto, la zona vive una dicotomia tra luoghi funzionanti e aperti alla comunità e altri abbandonati nel più totale degrado. Tra i primi troviamo il Centro Internazionale di Quartiere (C.I.Q.), un progetto dell’associazione socio-culturale Sunugal, che da oltre vent’anni si occupa di co-sviluppo tra Italia e Senegal, e che nel 2016 ha vinto il bando pubblico per la ristrutturazione e la rivalorizzazione della Cascina Casottello in via Fabio Massimo 19.

Credtis: tree.experience.it – Parco Avventura Corvetto

C’è poi il Parco Avventura Corvetto, in una porzione del Parco Cassinis, dove si affrontano passerelle, ponti, salti nel vuoto, liane, reti e carrucole.

donatialberto IG – Sporting Corvetto

Infine troviamo i due centri tennistici, lo Sporting Corvetto e il Tennis dei Pini per un totale di dieci campi da tennis, e tre da calcetto, che dopo 50 anni di attività hanno però ricevuto la lettera di sfratto. 

Comune di Milano.it – Area Porto di Mare

La stessa che hanno ricevuto altre attività dell’area, da sfasciacarrozze a demolitori fino a riciclatori di rifiuti, perchè l’obiettivo del Comune di Milano è di riqualificare un’area «terra di nessuno» disordinata e frammentata per riorganizzarla. A seguito della raccolta di di manifestazioni d’interesse sull’area lanciata da Palazzo Marino già alcuni gruppi privati hanno palesato interesse all’acquisizione dei terreni.

# Tra i progetti di rinascita attesi, ma ancora fermi, c’è l’Urban Park: la cittadella dello sport e della musica

marmaz IG – Borgo del tempo perso in abbandono prima della demolizione

Un processo in atto da tempo e che si è intensificato negli ultimi anni, con attività propedeutiche alla riqualificazione complessiva dell’area, operazioni di rimozione dell’amianto su numerose coperture dei fabbricati esistenti e una prima indagine ambientale preliminare conoscitiva dello stato di salubrità dei suoli. Accanto a questo è stato avviato un percorso di regolarizzazione delle attività esistenti e di valorizzazione di alcuni immobili dalla Cascina Carpana all’ex discoteca Karma – Borgo del Tempo Perso.

Rendering Urban Park

Quest’ultima dovrebbe diventare un centro composto da: una piscina con anfiteatro urbano e relative strutture di servizio, un’area eventi scoperta, un’area eventi coperta in tensostruttura, un’accademia, camerini, uffici, campi di Padel e relativa struttura di servizio, un’area espositiva/mercato in concessione a “Coldiretti”, un’area parcheggio e un’area verde. Il progetto proposto dalla società Social Music City, che si è aggiudicata ando per la concessione in diritto di superficie per trent’anni dei 6.100 mq , è però ancora in stallo. Demolizione il complesso nel 2022 ed effettuati i disboscamenti, a causa di lentezze burocratiche i lavori veri e propri non sono ancora partiti. 

Continua la lettura con: Il «Campus urbano digitale»: in Bicocca l’università del futuro?

FABIO MARCOMIN

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L’andamento lento dell’inflazione a Milano: tra le meno colpite in Italia. Eppure è seconda per caro vita

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Usciti i dati dell’ultima indagine condotta dall’Unione Nazionale Consumatori, basata su dati ISTAT. Milano si posiziona, a sorpresa, al 5° posto tra le città lombarde più colpite dall’inflazione ed è fuori dalla top 10 nazionale.

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L’andamento lento dell’inflazione a Milano: tra le meno colpite in Italia. Eppure è seconda per caro vita

# La classifica dell’inflazione

Contrariamente alle aspettative, Milano non è la città più afflitta dall’aumento dei prezzi. Questo non significa che la vita nel capoluogo meneghino sia economica, anzi, Milano rimane una delle città con il costo della vita più elevato in Italia.

Continua la lettura con: Affitti, Sala: «Piano da 10.000 case», ma il Comune rifiuta i soldi del Governo

A livello nazionale, la città che ha subito i rincari maggiori è Bolzano, che ha visto un aumento annuo stimato di 724 euro a famiglia. Siena e Macerata seguono con un rincaro di circa 500 euro, mentre Trento chiude il podio con un aumento di 403 euro.

Sorprendentemente, nessuna città lombarda compare nella top 10 nazionale dei rincari, confermando che l’inflazione ha colpito più duramente altre aree del Paese, in particolare il Nord-Est e alcune regioni del Centro.

In Lombardia, la città più colpita è Lecco, dove il costo medio della vita è aumentato di 341 euro all’anno per una famiglia. Seguono Como, con un incremento di 335 euro, e Bergamo, con 279 euro. Nonostante questi rincari, le percentuali d’inflazione rimangono inferiori rispetto a città come Bolzano e Trento. Lecco ha registrato un aumento dell’1,3%, mentre Bolzano ha toccato un picco del 2,5%.

Milano si posiziona solo al 5° posto in Lombardia con un aumento medio di 229 euro per famiglia, pari a uno 0,8% in più rispetto allo scorso anno. Questo dato colloca la metropoli lombarda alla 41° posizione sulla scala nazionale, un risultato decisamente inaspettato per una città nota per i suoi alti costi.

# Costo della vita a Milano: inflazione moderata, ma spese elevate

Sebbene Milano non sia la città più colpita dall’inflazione, il costo della vita rimane estremamente elevato. I dati confermano che i milanesi continuano a pagare prezzi superiori alla media nazionale per una vasta gamma di beni e servizi, a partire dagli affitti. Milano ha visto un incremento costante dei costi abitativi negli ultimi anni, rendendola una delle città più care d’Italia, nonostante il recente rallentamento dell’inflazione.

Secondo un’analisi del Codacons del 2024, Milano si posiziona al secondo posto in Italia per il costo della vita, subito dopo Aosta. I prezzi degli affitti, dei beni di prima necessità e dei servizi sono tra i più alti del Paese, con monolocali che superano spesso i 900 euro al mese e costi alimentari in costante aumento. Un singolo a Milano, soprattutto nella fascia tra i 18 e i 29 anni, deve affrontare spese superiori del 23% rispetto alle altre aree metropolitane, mentre i salari, pur più alti della media nazionale, non compensano adeguatamente il divario.

# Per vivere a Milano servono 3.000 euro al mese

Credits Kunnasberg-pixabay – Costi energia

Uno studio di Tortuga e Adesso! evidenzia come i giovani milanesi, soprattutto quelli a basso reddito, siano tra le categorie più colpite da questa disparità. Per loro, la soglia di povertà si attesta a 1.175 euro al mese, ben oltre la media nazionale, mentre i salari orari lordi restano in linea o addirittura inferiori rispetto ad altre regioni d’Italia. Questo squilibrio tra redditi e costo della vita rende Milano una città particolarmente ostile per i single e per chi ha difficoltà a far fronte alle spese.

Secondo lo studio, per vivere decorosamente in città è necessario un reddito netto di almeno 1.700-2.000 euro, ma per garantire un certo livello di comfort, la soglia si alza a circa 3.000 euro al mese. Il costo della vita, particolarmente gravoso per affitti e beni di consumo, rende difficile il risparmio, creando un gap tra le aspettative professionali e la realtà economica della città.

Continua la lettura con: Come ci si sente a vivere a Milano? I tre grandi pregi e… i due motivi di disagio

# La Lombardia è spaccata in due: l’inflazione divide Nord e Sud

Tornando all’indagine sul peso dell’inflazione, è evidente una netta differenza tra le province settentrionali e meridionali della Lombardia. Lecco, Como e Bergamo sono le città più colpite dall’inflazione, con aumenti superiori all’1%. Al contrario, città come Pavia e Lodi, situate più a sud, hanno registrato aumenti molto più contenuti. A Pavia, ad esempio, l’incremento annuo è stato di soli 84 euro, pari allo 0,3%, l’inflazione più bassa registrata in Lombardia.

Questa “spaccatura” riflette una tendenza territoriale che vede il nord della regione più vulnerabile agli aumenti, mentre il sud riesce a contenere meglio l’impatto dell’inflazione. Brescia si pone al centro di questa divisione, fungendo da ponte tra le due aree.

Nonostante ciò, Milano rimane un caso unico: mentre le altre città del Nord soffrono di più, il capoluogo lombardo è stato relativamente protetto dall’aumento dei prezzi. Questo, di certo, non riduce la pressione sui cittadini, che devono comunque affrontare un costo della vita tra i più alti del Paese.

Continua la lettura con: Nel lusso, piccolo è bello: i due paesi italiani che superano Milano nel mercato delle case di pregio

MATTEO RESPINTI

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USA, 45.000 portuali in sciopero: «catena di approvvigionamento in crisi»

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Negli Stati Uniti, oltre 45.000 membri dell’International Longshoremen’s Association (ILA), sindacato fondato nel 1892, che rappresenta i lavoratori dei porti, delle banchine e degli scaricatori, sono entrati in sciopero martedì 1 ottobre, segnando la prima azione sindacale di questo tipo in quasi 50 anni. Le conseguenze potrebbero presto ripercuotersi sull’Italia e sull’Europa.

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USA, 45.000 portuali in sciopero: «catena di approvvigionamento in crisi»

# Ragioni e dinamiche dello sciopero

La protesta ha colpito 36 porti lungo la East Coast e nel Golfo del Messico, generando timore rispetto a una crisi della catena di approvvigionamento, che potrebbe avere ripercussioni anche in Europa e in Italia.

L’azione di sciopero è stata innescata da controversie relative all’automazione del lavoro, che avrebbe lasciato a casa alcuni degli impiegati, e alla dimensione dei salari rispetto al nuovo contratto di lavoro. La ILA ha rifiutato l’ultima offerta dell’US Maritime Alliance, l’organizzazione che rappresenta i datori di lavoro e gli operatori portuali, che proponeva un aumento salariale del 50%, in 6 anni, ritenendola insoddisfacente rispetto alle richieste dei lavoratori, che domandavano un incremento del 77%.

La forza dello sciopero è aumentata dalla certezza che, se la protesta dovesse protrarsi per più di una settimana, i rivenditori statunitensi andrebbero incontro a carenze di beni e il paese a un aumento ulteriore dell’inflazione.

# L’impatto sulla catena di approvvigionamento

Goldman Sachs ha stimato che, per ogni giorno di sciopero e protesta, la chiusura dei porti potrebbe mettere a rischio 5 miliardi di dollari di scambi commerciali internazionali. Un blocco prolungato potrebbe avere effetti a catena su settori molto differenti, da quello alimentare a quello dell’abbigliamento, dato che molti dei prodotti che si ritrovano sugli scaffali dei negozi statunitensi provengono proprio dai porti colpiti.

La situazione è ancora più critica se consideriamo che circa la metà dei prodotti di Dollar Tree, la catena di negozi al dettaglio statunitense specializzata nella vendita di prodotti a prezzo fisso (principalmente 1 dollaro), passa attraverso questi porti.

# Quali conseguente per Italia e Europa?

Credits: Domenico Farone – Pixabay – Il porto antico di Genova

Le implicazioni di questa crisi potrebbero non limitarsi agli Stati Uniti. L’Europa, e in particolare l’Italia, potrebbero subire effetti collaterali significativi. La nostra economia è fortemente interconnessa con quella statunitense e molti importatori italiani fanno affidamento sui beni che transitano attraverso i porti americani. Se i ritardi e le carenze di beni aumentassero negli Stati Uniti, le aziende europee potrebbero trovarsi a dover affrontare costi più elevati e ritardi nelle consegne.

Inoltre, i porti italiani, come quelli di Genova e Trieste, potrebbero registrare un aumento del traffico mentre i carichi destinati agli Stati Uniti cercheranno rotte alternative per non rimanere incastrati nei porti statunitensi. Tuttavia, questo potrebbe non essere sufficiente per mitigare gli impatti diretti della crisi della catena di approvvigionamento, specialmente in un momento in cui l’Europa sta già affrontando sfide economiche legate all’aumento dei costi energetici e all’inflazione.

# La situazione potrebbe peggiorare?

Il leader dell’ILA, Harold J. Daggett, ha avvertito che il sindacato è pronto a continuare lo sciopero finché non verranno soddisfatte le loro richieste. Questo clima di tensione è una sfida fondamentale non solo per l’economia statunitense, ma anche per le economie europee, che già si trovano a fronteggiare mercati in crisi. L’incertezza generata da questo conflitto tra lavoratori e datori potrebbe portare a un aumento dei prezzi dei beni e a una nuova ondata di inflazione, fattori che l’Italia e il resto dell’Europa non possono permettersi di ignorare.

In sintesi, mentre gli Stati Uniti si preparano ad affrontare le conseguenze dirette degli scioperi portuali, è essenziale che l’Europa e l’Italia ragionino per non subirne le conseguenze indirette che potrebbero avere ripercussioni a lungo termine sul settore industriale.

Continua la lettura con: Un tram chiamato desiderio: cronaca di una sera a Milano con lo sciopero dei mezzi

MATTEO RESPINTI

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