In partenza il cantiere per il nuovo campus dell’Università Statale in Città Studi. Ecco come sarà.
Le PASSERELLE VERDI SOSPESE nel NUOVO CAMPUS di Milano
# Il primo nucleo scientifico della Statale diventerà un moderno campus urbano
Campus via Celoria Statale rendering Ottavio Di Blasi – ODB & Partners – Vista esterna
Inizia il processo di trasformazione del quartiere universitario di Città Studi che dal 2025 non avrà più il comparto scientifico della Statale: si trasferirà nel nuovo campus in costruzione al MIND, proprio a partire dalla prima università pubblica di Milano. Il vecchio complesso risalente agli anni Trenta del Novecento di Via Celoria 10, il primo nucleo scientifico dell’ateneo, diventerà un moderno campus urbano dove troveranno spazio i corsi del dipartimento di Beni Culturali, oggi nella sede di Via Noto, i corsi di area economica, politica e sociale, il Centro Apice (Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale) e la nuova sede del Museo Antropologico (MUSA e LABANOF).
Campus via Celoria Statale rendering Courtesy Ottavio Di Blasi – ODB & Partners – Nuovo campus fronte strada
Nei prossimi giorni il via al cantiere, qualche settimana la firma di un protocollo d’intesa tra la Statale e il Comune di Milano per confermare la vocazione universitaria del quartiere, su un progetto architettonico e di restauro dello studio di architettura Ottavio Di Blasi – ODB & Partners, redatto in ATI con Milan Ingegneria SpA e Tekser s.r.l.
# Dieci edifici collegati da passerelle pedonali e 90% in più di spazi verdi
Campus via Celoria Statale renderint Ottavio Di Blasi – ODB & Partners – Esterno edificio
Per andare oltre il limite dei padiglioni separati e creare un vero campus, che si estenderà una superficie di 25mila mq, i dieci edifici saranno collegati da un sistema di passerelle pedonali coperte che consentirà di metterli in comunicazione rendendoli fruibili indipendentemente dalle condizioni atmosferiche esterne. Per gli studenti ci saranno 2.617 posti nelle aule didattiche e 228 posti nei laboratori didattici, oltre a un auditorium da 250 posti.
Campus via Celoria Statale rendering Ottavio Di Blasi – ODB & Partners
Il verde cresce di circa il 90% rispetto alla situazione attuale, si passerà da 3.116 mq a 5.846 mq, e verranno incrementati e razionalizzati gli spazi aperti in generale. Si riducono infatti anche le aree destinate ai parcheggi riservati. Il nuovo campus avrà anche un migliore comfort e costi di gestione più contenuti.
Milano si candida per trasformare i cittadini in supereroi. Forse stiamo esagerando…
Le nuove CABINE TOUCH SCREEN: sentirsi SUPERMAN sulle strade di Milano
# Nel 1952 a Milano la prima cabina telefonica in Italia
Prima cabina telefonica
Tra i record di precocità di Milano, come quello della prima centrale termoelettrica dell’Europa continentale e del primo semaforo italiano, c’è anche quello della prima cabina telefonica installata nel nostro Paese: il 10 febbraio 1952 in Piazza San Babila.
La TIM sta smantellando ormai da tempo le vecchie cabine telefoniche ma ha impostato un piano per preservarne una parte e trasformarle in qualcosa di più evoluto, delle cabine touch screen. Al momento sono in lavorazione 2,5 mila cabine digitali che verranno installate nelle 13 principali città italiane, a Milano saranno 450e proprio qui entreranno in funzione per la prima volta come 70 anni fa.
Il progetto è portato avanti da Tim e Urban Vision. Le nuove cabine touch screen si caratterizzano per un design completamente rinnovato e saranno “un presidio evoluto e inclusivo, con applicazioni sensoristiche che consentiranno anche alle persone con disabilità motorie, barriere linguistiche o visive, di accedere alle informazioni e ai servizi digitali in modo personalizzato, semplice e veloce“. Permetteranno di accedere in modalità touch screen a una vasta gamma di servizi e contenuti digitali, tra cui quelli di pubblica utilità, come le informazioni istituzionali che in tempo reale il Comune vorrà fornire alla propria cittadinanza.
Si potrà consultare la programmazionedi cinema e teatri, festival, concerti, eventi e iniziative culturali, di cui sarà possibile acquistare i biglietti, prenotare un ristorante e un taxi, verificare le previsioni meteo e gli orari dei mezzi di trasporto, ottenere informazioni sulla viabilità. Si potrà anche ricaricare lo smartphone e chiamare gratuitamente verso numeri fissi e mobili nazionali.
# Il tasto Women+ per chiamare i soccorsi in caso di pericolo
Le cabine sono state pensate anche come strumento utile alla sicurezza, fungeranno da punti di sorveglianza, e grazie al tasto Women+ si potranno chiamare i soccorsi in caso di pericolo. Grazie alle nuove tecnologie basate sull’Intelligenza Artificiale, 5G e IoT, si integreranno alla perfezione nel modello di Smart City. Le prime cabine saranno installate nel 2024.
Il primo negozio dell’Europa Continentale. Come funziona?
A Milano il PHOTOBOOTH COREANO, il primo d’EUROPA
# Life4Cuts, la vita in quattro scatti: il primo negozio dell’Europa Continentale
life4cuts.it IG
Sbarca a Milano con il primo negozio dell’Europa Continentale, sull’onda del successo nel Regno Unito, Life4Cuts: The Premium Korean Photo Studio. Il famoso studio fotografico self-service asiatico pensato per registrare i momenti preziosi della propria vita in quattro scatti unici e iconici. In questo piccolo spazio dominato dai colori rosa e fucsia, dalle pareti alle luci al neon, ci sono infatti tre photobooth la cui differenza principale rispetto alle classiche cabine fotografiche è che tutti e quattro gli scatti sono diversi tra di loro.
life4cuts.it IG – Photobook
Oltre a questo sono disponibili una serie di accessori e articoli di moda coreani più popolari da scegliere e utilizzare per migliorare l’esperienza fotografica, ma anche alcuni tra i più assurdi per una foto davvero fuori dalla righe come degli occhiali stravaganti a forma di occhi di alieno o dei copricapi a forma di hamburger e patatine.
# Le foto con le cornici esclusive di Milano
life4cuts.it IG – Foto
Per il negozio di Milano si possono poi selezionare in fase di stampa delle foto, come già possibile nel Regno Unito, delle cornici speciali esclusive che richiamano i simboli della città come i cartelli stradali e le immagini che riproducono il Duomo.
Le foto si possono scegliere tra diversi formati, nella classica striscia verticale o in orizzontale, e con cornice colorata o semplice. Nell’attesa della stampa sullo schermo vengono riprodotti i video musicali delle pop band coreane più famose, per rendere l’esperienza ancora più divertente.
Credits museoduomodimonza.it - Matrimonio Teodolinda e Agilulfo
Per molti è parte di Milano. Nel mondo è nota per il Gran Premio d’Italia. Nella storia ne ha combinate parecchie, capitale dei longobardi, luogo dove venivano incoronati gli imperatori o ammazzati i re. Queste le principali attrazioni che giustificano una gita a meno di 20 minuti di treno da Milano.
MONZA: cosa vedere nella città REGINA dei dintorni di Milano
121 mila abitanti, praticamente come un municipio di Milano. Non è un mistero che per molti milanesi Monza sia parte della grande Milano. Ancora più parte con l’arrivo della metropolitana che unirà ancora di più le due città. Anche perché Milano ha bisogno di Monza: rappresenta il suo lato più regale.
Pochi sanno che Monza è la terza città della Lombardia per numero di abitanti, dopo Milano e Brescia. E per rilevanza storica ha avuto un peso decisivo nella storia d’Italia.
# Una storia gloriosa
Credits museoduomodimonza.it – Matrimonio Teodolinda e Agilulfo
L’apice lo raggiunse durante il VII secolo. L’impero romano si era squagliato e sull’Italia arrivò l’onda longobarda, il primo tentativo di portare la nazione a una indipendenza duratura. Il popolo proveniente dal Nord Europa scelse proprio Monza come capitale estiva del Regno Longobardo. Con la fine del regno, dopo la sconfitta di Desiderio per mano dei Franchi di Carlo Magno che ricevette la Corona Ferrea, Monza divenne parte del Sacro Romano Impero e dall’XI secolo entrò nell’orbita di Milano, con cui condivise destini e dominazioni fino ad oggi.
Il 29 luglio 1900 a Monza, per mano dell’anarchico Gaetano Bresci, fu assassinato il re d’Italia Umberto I a cui un decennio dopo venne dedicata la Cappella Espiatoria, costruita per commemorare il tragico episodio.
Edificato tra il XIV e il XVII secolo, si trova al centro della città ed è dedicato a San Giovanni Battista. Al suo interno custodisce la celebre Corona Ferrea e i resti della regina Teodolinda.
La Corona Ferrea è stata utilizzata per secoli per incoronare i re d’Italia, tra cui anche Napoleone Bonaparte. Secondo la tradizione contiene uno dei chiodi usati per la crocefissione di Cristo. La Chiesa riconosce il carattere di reliquia alla corona: per questo è conservata in chiesa (e non nel museo).
Il Duomo di Monza è l’unica chiesa al mondo insieme a San Pietro in Vaticano che può disporre di proprie guardie armate durante le funzioni più importanti: si tratta di dodici Alabardieri più un Comandante. L’istituzione del corpo degli Alabardieri lo si fa risalire alla fine del VI secolo, in epoca longobarda, dal corpo delle guardie d’onore della regina Teodolinda.
Di Teodolinda sono conservati alcuni resti nell’omonima cappella. Di grande interesse anche il campanile che domina la città, oltre a sculture e affreschi, come il Banchetto delle nozze di Teodolinda.
Una curiosità: nella diocesi di Monza vige il rito romano, non il rito ambrosiano.
# Torre Teodolinda
Nei pressi del Duomo, si trova una torre di origine medievale che, anticamente, era uno degli ingressi cittadini. Costruita a pianta quadrata, a tre piani, è una residenza privata stretta tra edifici di costruzione molto più recente. Proprio questo suo essere incastrata tra palazzi moderni rende il colpo d’occhio molto suggestivo.
# L’Arengario, i palazzi storici e i ponti
arengario
In piazza Roma, nel centro storico, si trova l’Arengario, l’antico palazzo comunale, costruito nel XIII secolo. Monza è ricca di ville e palazzi storici. Intriganti anche i suoi ponti, come quello dei Leoni e di San Gerardino. Ma la costruzione più entusiasmante è fuori di dubbio all’ingresso del Parco: Villa Reale.
# Villa Reale
La Villa Reale di Monza è stata costruita per volontà dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria tra il 1777 e il 1780 come residenza estiva per il figlio Ferdinando d’Asburgo. Fonte d’ispirazione dell’architetto Piermarini è stata la Reggia di Caserta. La villa passò in mano ai Savoia quando la Lombardia venne annessa allo Stato del Piemonte. Umberto I di Savoia fece ornare la villa con i gusti dell’epoca portandola a un cambiamento radicale.
Nel 1900 Umberto fu assassinato proprio a Monza da Gaetano Bresci. Il nuovo re Vittorio Emanuele III non volle più utilizzare la Villa Reale, motivo per la quale venne chiusa e successivamente donata ai comuni di Monza e di Milano. Oggi ospita numerose mostre ed è la casa degli eventi principali che si svolgono nella provincia di Monza e Brianza.
# Il Parco
Credits: parcodimonza IG
“Voglio che i miei giardini siano più grandi di quelli di Versailles”. Da un documento epistolare la madre Giuseppina Bonaparte chiese al figlio Eugenio di costruire un parco più grande di quello di Versailles. E così fu, perché il parco costruito come completamento della Villaarrivò a occupare una superficie di 700 ettari superiore a quello di Versailles che si ferma a 250 ettari. Il Parco di Monza è oggi uno tra i maggiori parchi storici europei, e primo per dimensioni ad essere recintato da mura.
Tra le principali attrazioni del parco ci sono:
la gigantesca scultura “Lo scrittore”: sedia e tavolo alti 10 metri
Villa Mirabello
Il Mulino San Giorgio
E, soprattutto, l’Autodromo che ospita quest’anno la centesima edizione del Gran Premio d’Italia.
Stiamo parlando del locale di Vincenzo Capuano, uno spazio elegante e grande abbastanza da poter servire contemporaneamente 130 persone e, se c’è bel tempo, si aggiungono i tavoli nel dehors. Con le classiche pareti nere e grigie e le luci al neon che ricreano il logo e i motti delle pizzerie di Capuano. La Pizzeria di Vincenzo Capuano si trova in una zona piena di ristoranti: siamo in via Lazzaro Papi in Porta Romana, una zona dove si possono mangiare già “pizze d’autore” da Pizza Am o Pizzottella. Mancava solo “la pizza più buona del mondo”.
La pizza di Capuano è una pizza contemporanea, più elaborata e moderna. L’impasto è caratterizzato da fermenti particolari, pesi e bilanciamenti di farina e acqua diversi rispetto quella tradizionale. Il risultato è un cornicione più pronunciato e alveolato che però non vuole stravolgere quello classico, ne è solo l’evoluzione, come racconta lo stesso Capuano.
# Vincenzo Capuano, il campione del mondo della pizza
Credits: italiatavola.net Vincenzo Capuano Milano
Nato a Napoli e classe 1989, Vincenzo Capuano è il campione mondiale di pizza contemporanea in carica. Ha infatti vinto il trofeo nel 2022, ma non è di certo il primo premio che colleziona. Vincenzo Capuano è infatti anche Campione mondiale di Pizza Napoletana, categoria Rosso Pomodoro, vice campione STG (pizza napoletana con delle caratteristiche particolari) e 3° classificato nel campionato di pizze a Las Vegas. Il suo pseudonimo è Capvin e il suo motto “Vivere di pizza è meraviglioso”, una frase che racchiude in poche parole tutta la sua carriera. Ma Vincenzo Capuano ha la pizza nel sangue, preparare l’impasto con le proprie mani e farcirlo con mozzarella e pomodoro è infatti una tradizione di famiglia. Il nonno era pizzaiolo e il padre, Luigi Capuano, è proprietario di più di una pizzeria in città, una in via Via Orseolo 1 e l’altra in Via Londonio 22.
# “Ho realizzato il mio sogno: aprire il mio locale nel cuore della città più europea d’Italia”
L’ambiente della Pizzeria di Vincenzo Capuano è moderno, con laboratorio e cantina a vista, tavolini in legno e apparecchiati con tovagliette all’americana. Il locale è aperto a pranzo dalle 12 alle 15, mentre la sera dalle 19 a mezzanotte. E’ una delle poche pizzerie che resta aperto fino a così tardi e distribuisce i suoi clienti su tre turni (uno alle 19, l’altro alle 21 e l’ultimo alle 22:30). Per quanto riguarda la farcitura le proposte sono molte: vanno dalle tradizionali a quelle speciali, ma Vincenzo Capuano ha voluto anche valorizzare la tradizione napoletana proponendo topping che riprendono le tipiche specialità della sua città, dal crocchè di patate alle polpettine di nonno Enzo.
Vincenzo Capuano contava già quattro locali tra Pompei, Vomero, Pozzuoli e Napoli, ma con il suo debutto sulla piazza milanese ha fatto il salto oltre i confini della sua regione: “Per me Milano sembrava una meta irraggiungibile ma ora, a 33 anni, ho realizzato il mio sogno: aprire il mio locale nel cuore della città più europea d’Italia”.
Passeggiando per via Settembrini è impossibile non lo abbiate notato. Basta alzare lo sguardo per imbattersi in un imponente palazzo in stile Liberty, la romantica e inquietante Casa Felisari. Sarebbe l’ambientazione gotica perfetta per uno dei film di Tim Burton, ma forse non tutti conoscono la sua storia, a tratti misteriosa.
I segreti di CASA FELISARI, il palazzo più MISTERIOSO di Milano
# Un palazzo romantico, ma dai dettagli inquietanti realizzato dal grande architetto visionario Arata
Credits: @monicafumagalli2561
Sull’angolo tra via Settembrini e via Boscovich si trova un palazzo romantico, dall’aspetto austero, con dettagli eccentrici e inquietanti.
In molti avranno capito che stiamo parlando di Casa Felisari, o Palazzo Pathè, un’estrosa creazione dell’architetto visionario Giulio Ulisse Arata, esponente della Belle Époque e dell’Art Nouveau a cui si deve anche l’altra bellezza Liberty a Milano, Casa Berri-Meregalli in via Cappuccini.
# Una commistione di stili che conferisce originalità e impatto visivo
Credits: Milano Segreta FB
Inquietante, ma terribilmente affascinante, Casa Felisari è stata realizzata tra il 1902 e il 1914 e il suo stile eclettico crea un perfetto ibrido tra il neoromantico, il decò e il liberty.
Con la sua facciata in mattoni a vista, questo scenografico palazzo spicca tra le costruzioni della zona.
Ma non solo. Ciò che attira ancora di più l’attenzione sono il bel mosaico di Galileo Chini all’ingresso della casa e gli elementi decorativi orientaleggianti e medievaleggianti che si uniscono a quelli a tema animale.
Dunque, una perfetta commistione di stili, materiali e decorazioni, come si era soliti assistere in quel periodo.
# Casa Felisari fu la sede della Pathè Cinema, ma poi rimase disabitata per molti anni
Credits: @pasquarana IG
Per alcuni anni, fu la sede della casa di produzione cinematografica Pathè. Infatti, una delle più antiche case di produzione francesi aveva scelto proprio via Settembrini 11 per avere la propria sede italiana.
Tuttavia, nel 1919 la Pathè Cinema dovette lasciare il palazzo per un ridimensionamento aziendale. Da allora, e per molti anni, rimase vuoto.
# Chi vive in Casa Felisari? “Fuoco”, “Vento” e “Terra”
Credits: @pasquarana IG
Ed è intorno a questo avvenimento che, nel tempo, si sono create molte supposizioni su uno dei palazzi più misteriosi di Milano.
Infatti, ora la casa sembrerebbe abitata, o comunque occupata, da qualcuno. A certe ore della sera le luci sono accese, anche se dall’interno proviene un silenzio tombale.
Ma è singolare e intrigante anche il citofono all’ingresso in via Boscovich. Non sono indicati i consueti nomi e cognomi degli inquilini, ma semplicemente “Fuoco”, “Vento”, “Terra”.
In molti hanno provato a citofonare per chiedere informazioni, nella speranza che qualcuno aprisse, ma con scarsi risultati.
Il mistero su chi viva nella Casa Felisari continua. Quindi, non resta che passarci davanti, ammirare gli elementi architettonici di grande pregio e continuare a fantasticare sulla sua storia misteriosa ed inquietante.
Martedì 3 ottobre 2023: dall’acqua della Darsena affiora l’installazione di una chiglia di una nave rovesciata, circondata da 368 crisantemi e braccia che emergono. L’opera intende ricordare la strage di Lampedusa nella decennale della tragedia. La Fotogallery di Ezio Cairoli.
Milano è la città più pericolosa d’Italia. Nel capoluogo lombardo, infatti, viene registrato il maggior numero di denunce all’anno per furti e rapine. Tuttavia, ci sono zone che risultano più pericolose rispetto ad altre.
Scopriamo insieme quali sono le zone più pericolose della città. Il nuovo video di Milano Città Stato. Iscriviti al canale su YouTubeper i video esclusivi.
Hai un video di Milano da inviarci o segnalarci? Scrivici su info@milanocittastato.it (video del giorno)
Cosa si potrebbe fare per evitare di continuare a mettere a rischio l’incolumità di ciclisti e motociclisti? Lo abbiamo chiesto ai milanesi sulla nostra fanpage.
Cosa fare dei BINARI ABBANDONATI di Milano? Le PROPOSTE dei milanesi
# Una rete di circa 18 km di binari inutilizzabili e pericolosi
Binari dismessi a Milano
Sono circa 18 i km di binari di tram abbandonati sulle strade della città. Lasciati lì da tempo, partono dal nulla e non arrivano da nessuna parte. Rimangono come delle ferite aperte perché non possono più essere percorsi dai tram, a volte sono coperti in modo pessimo da colate di catrame, in altri casi rimangono in bella vista in mezzo al pavè. L’unico intervento degno di nota è stato effettuato in Ripa di Porta Ticinese tra il 2015 e il 2016 dove, insieme alla sostituzione dell’asfalto con il pavè, sono stati rimossi 1,5 km di binari in cambio di masselli e binderi, in particolare cordoli in granito.
Ad oggi però, nonostante una mozione ad Aprile 2019 della stessa maggioranza nel Consiglio Comunale di Milano in cui si chiedeva di iniziare il piano di rimozione dei binari in disuso partendo da quelli segnalati dai nove municipi, la situazione è rimasta sostanzialmente la stessa.
# Le soluzioni proposte dai milanesi
Binari dismessi
Cosa si potrebbe fare allora per evitare di continuare a mettere a rischio l’incolumità di ciclisti e motociclisti? Lo abbiamo chiesto ai milanesi sulla nostra fanpage. Ecco alcuni dei commenti ricevuti:
“Toglierli magari? Per quanto sia dispendioso e comunque per alcuni è un pezzo di storia (ma dove, come, quando e perché) non sono comunque belli da vedere. Non ho mai visto una città con binari abbandonati diversamente da Milano” – Nadir Della Valle
“Secondo me, almeno una parte, andrebbero rimessi in esercizio per agevolare gli spostamenti dei tram in caso di incidenti, crollo di alberi, etc. Se, infatti, si limitano i tracciati dei binari solo alle linee attive, in caso di ostacoli si corre il rischio di bloccarle, perchè non c’è la possibilità di effettuare deviazioni!” – Federico Barboni
“Il “minimo” che si possa fare sarebbe introdurre del cemento nei canali pericolosissimi per biciclette con ruote strette !!!” – Tinnirello Carmelo
“In alcuni posti li hanno cementati perché costava meno che toglierli. Non è la soluzione migliore, ma è meglio di niente, almeno non causano incidenti” – Wajo Tajo
“Rimettere a posto la pavimentazione e dove si può farne piste ciclabili” – Ugo Mazza
“Basterebbe riempire gli spazi vuoti con una resina trasparente ma resistente così ci si può camminare sopra tranquillamente ma comunque rimangono visibili a ricordarci il passato” – Daaviide Sck
A Milano il CROTTO di MONTAGNA per sentirsi sulle ALPI
# Come essere in Valchiavenna
Credits marzipassoni IG – Crotto Quartino
Ha aperto luglio del 2022 a Milano l’avamposto del “crotto n.1 della Valchiavenna“, come recita lo slogan all’interno del logo, Crotto Quartino. Il crotto è l’osteria tipica con cucina tradizionale di quella zona di montagna, oltre che di quelle del lago di Como e del Canton Ticino. Prende il nome dalla cantina naturale climatizzata dalla sorgente d’aria proveniente dal sottosuolo, chiamata localmente “Sorèl”, il respiro della montagna, che aiuta a conservare salumi, formaggi e vino. Dal 1930 questo crotto di Piuro porta avanti la tradizione della cucina chiavennasca.
# La proposta culinaria alla carta o con menu degustazione, con possibilità di chiedere il bis
Credits cebimdekirota IG – Crotto Quartino
Si può mangiare scegliendo alla carta, immancabili i classici pizzoccheri bianchi, quelli affogati nel burro, i taglieri di salumi, i Luganigheri alla Brìsaola, il bastardèll, gli sciatt Frumentùn e la polenta taragna. È previsto anche un menu degustazione“Autentica Valchiavenna” con una selezione dei prodotti e dei piatti più iconici della valle, con possibilità di chiedere il bis di ognuno.
Per gli amanti della carne c’è anche un menu grigliata al costo di 30 euro, sempre in modalità all you can eat come quello degustazione e quindi ci si può fare riempire il piatto fino ad avere la pancia piena.
Di norma non si trova sul menù classico, quindi bisogna specificarlo nelle note al momento della prenotazione, e comprende salsiccette, costine, polenta taragna, verdure grigliate e patate.
Da sempre nell’orbita di Milano, si trova però in provincia di Pavia. Una delle località più interessanti da visitare per una breve gita in giornata.
VIGEVANO: alla scoperta della capitale della scarpa, della piazza di Leonardo e del tesoro degli Sforza a mezz’ora da Milano
Più grande di Pavia per superficie, Vigevano è uno dei centri più importanti nei dintorni di Milano a cui è da sempre legata, anche se amministrativamente è parte della provincia pavese. La città è raggiungibile in una mezzora di treno che percorre la linea Vigevano-Mortara- Milano, inaugurata nel primo tratto nel 1854. Una curiosità? Vigevano è sempre stata una città autonomista, gelosa della sua indipendenza. È stata anche la prima città lombarda ad aver ottenuto in epoca moderna il titolo di “città”. Città che ha grandi motivi di interesse.
# La prima Peroni
vigevano
Nell’Ottocento e nel primo Novecento Vigevano costituiva uno dei più importanti centri industriali dell’intera Europa. Nel 1846 qui è nato il primo birrificio Peroni, per opera del suo fondatore, Francesco. Qui hanno prosperate altre importanti industrie, come quella tessile e, sopra tutte, quella delle calzature.
# La capitale della scarpa
Credits: vivivigevano.it
Vigevano è stata a lungo uno dei principali centri di produzione di scarpe nel mondo. Il primo calzaturificio industriale è sorto nel 1866 che ha dato via a una serie di produzioni capaci di rendere Vigevano “capitale della scarpa”. Prima della seconda guerra mondiale si contavano nel territorio 873 aziende con 13.000 dipendenti, fino ad arrivare a 900 aziende con 20.000 addetti nel 1965. Dagli anni Settanta il settore si è via ridimensionato sotto i colpi della concorrenza internazionale, specie quella dei mercati emergenti, facendo perdere lo scettro a Vigevano. All’interno del Castello Sforzesco si trova il Museo Internazionale della calzatura, con testimonianze e pezzi unici della storia della calzatura italiana.
# Il Castello Sforzesco originale
In origine il Castello Sforzesco si identificava con l’intero borgo che era, in pratica, formato dalle abitazioni che gravitavano attorno a questa imponente costruzione gotico-rinascimentale.
Si tratta di un vasto complesso costituito da un atrio d’ingresso neogotico, un corpo con loggiato detto “Falconiera”, un ponte, un edificio con un tratto di strada sopraelevata coperta, tre grandi scuderie, l’edificio principale, la rocca vecchia e la celebre torre del Bramante che ne vigila l’ingresso.
L’origine della Torre, situata nel punto più alto della città, presso il castello, risale alla fine del dodicesimo secolo e fu completata dal Bramante alla fine del quindicesimo secolo. La torre fu il modello per la torre del Filarete nel Castello Sforzesco di Milano.
Il Castello ospita la Pinacoteca Casimiro Ottone, il Museo Archeologico Nazionale della Lomellina e il già citato Museo internazionale della calzatura.
# La piazza di “Leonardo da Vinci”
Ph. Mirko Bozzato – Pixabay
Una delle piazze più famose e belle d’Italia, con l’inconfondibile stile rinascimentale. Si trova nel cuore della città e venne costruita alla fine del quindicesimo secolo da Ludovico il Moro su disegno di Leonardo da Vinci. Molto ampia, lunga 134 metri e larga 48, è edificata su tre lati (il quarto è occupato dalla Cattedrale di Sant’Ambrogio) con edifici omogenei e portici uniformi a contorno di un forum che ricalca il modello romano. La sua funzione originaria era di anticamera del castello. All’angolo sud-ovest si trova la rampa che conduce al cortile del castello passando sotto la torre del Bramante.
# Il Dolceriso del Moro
credits: cucina.fidelityhouse.eu/
Non si può venire a Vigevano senza provare il Dolceriso del Moro. Si dice sia stato sfornato per la prima volta nelle cucine del Castello Sforzesco della città la primavera del 1491 per volontà della duchessa Beatrice d’Este, come dono speciale per il suo sposo, Ludovico Il Moro. Il dolce, rimasto fedele alla sua origine rinascimentale, è legato al territorio: ripieno del riso tipico del territorio, profumato dall’acqua di rose e ricco di cedri canditi dei confettieri genovesi. Caratteristico anche lo stampo inciso con l’impresa araldica dello “scovino”, caro al Moro.
# Il palio
ph. ilturista.info
Ogni anno ha luogo presso il Castello il Palio delle Contrade con quattro giochi popolari. Si sfidano le dodici contrade di origine quattrocentesca. Quest’anno il palio ha luogo per la XLI edizione nel fine settimana dell’8-9 ottobre 2022.
# Il parco del Ticino, primo parco fluviale europeo
@milanoeprovincia
Vigevano è anche il centro di riferimento del parco naturale lombardo della Valle del Ticino. Area naturale protetta, è stato il primo parco regionale italiano ad essere istituito, nel 1974, e primo parco fluviale europeo. Rappresenta una cintura verde attorno a Milano, in un’area di 90 mila ettari compresa tra il Lago Maggiore e il Po. Offre molti scenari e atmosfere esotiche sia lungo il corso d’acqua che nei fitti boschi con flora e fauna di interesse internazionale.
A Milano ci sono dei quartieri che purtroppo sono conosciuti da poche persone. Dico purtroppo perché non hanno nulla da invidiare a quartieri centrali più noti. La Cagnola è uno di questi. Se lo visitate vi saprà sorprendere.
La CAGNOLA: castelli, crocifissi magici e navi in città? Le sorprese del quartiere più ignorato di Milano
# Da comune rurale degli Asburgo all’arcivescovo di Milano
credits: blog.urbanfile.org
La Cagnola era una parte dei Corpi Santi di Milano. Per chi non lo sapesse Corpi Santi è la denominazione con cui si indicava, fino al 1800 circa, la fascia di territorio fuori delle mura spagnole. Comprendevano le cascine e i borghi che circondavano il comune di Milano. Nel 1755 gli Asburgo fecero una riforma che modificò tale nome in Comuni rurali.
Nel 1500 il quartiere, accostato ai comuni di Boldinasco e Villapizzone, era già di notevoli dimensioni, al punto da essere citato in un atto notarile firmato dall’arcivescovo di Milano, Carlo Borromeo. Tale atto, datato 1570, riguardava l’erezione in parrocchia di Garegnano che avrebbe aggregato alcune aree limitrofe, tra cui la Cagnola. Sempre dell’epoca sono alcuni documenti che attestano la presenza di botteghe e di vari insediamenti.
# Le origini del nome
Il curioso nome ‘Cagnola’ quasi certamente deriva dal nome di un proprietario fondiario che risiedeva qui nell’antichità. Il borgo si sviluppava a ridosso della antica via Varesina che partiva da Porta Tenaglia e arrivava a Saronno o Varese. Comprendeva l’attuale piazzale Accursio, che un tempo si chiamava Piazza del Bersaglio, a causa della presenza del Tiro a segno nazionale, e si estendeva fino al cosiddetto Rondò della Cagnola, oggi Piazza Firenze. Nel 1923 il comune di Milano annesse Villapizzone, Musocco, Garegnano, Boldinasco e il quartiere Cagnola. La viabilità fu modificata e nacquero in quel periodo via Gassendi e via Pacinotti.
# Tre statue in marmo: dalla Cagnola al Castello Sforzesco
credits: blog.urbanfile.org
Il crescente numero di abitanti alla fine del 1500 fece nascere il desiderio di costruire una chiesetta e così nel 1644 gli abitanti della Cagnola decisero di far erigere un oratorio e posizionarlo al confine con i tre comuni in cui il borgo era suddiviso. L’oratorio fu dedicato a San Giovanni Battista. Di tale costruzione oggi non rimane più niente ad eccezione di tre statue in marmo bianco del 1400 che raffigurano tre santi nell’atto della preghiera. Essi probabilmente erano racchiusi in nicchie nella facciata della cappella, ora sono conservati al Castello Sforzesco.
# Il crocifisso magico. Galleggiava per davvero!
credits: blog.urbanfile.org
Questa storia mescola sacro e profano. Alla Cagnola vi era infatti un’antica osteria, chiamata dell’Ostone che era posizionata proprio in fronte all’oratorio di San Giovanni Battista. Ormai anch’essa è scomparsa. Di fronte all’osteria fu ritrovato sul fondo della roggia un crocifisso in rilievo su marmo. La leggenda vuole che il blocco di marmo scolpito galleggiasse sull’acqua. Esso fu raccolto e appeso nell’osteria. Tale bel pezzo di antiquariato è stato portato nella Galleria Civica di Campione d’Italia.
# Un assaggio di Svizzera a Milano
All’interno del quartiere, nelle adiacenze di viale Certosa, si trova un insieme di vie che celebrano lo stato confinante con la Lombardia: la Svizzera. Via Chiasso, Bellinzona, Locarno e Monte Generoso. La caratteristica di queste vie è la presenza di piccole ma molto eleganti villette liberty.
# Il Liberty District: Cinema Trieste e Tennis Club Bonacossa
credits: blog.urbanfile.org
Nella zona non sono segnalate abitazioni rilevanti dal punto di vista architettonico. Fanno eccezione alcuni edifici. In via Giovanni Antonio Plana, di fronte al civico 20 si trova un meraviglioso palazzo liberty. In via Pacinotti poi si trova un edificio del 1912 che era un cinema, il cinema Trieste. E’ uno degli edifici liberty più di pregio della zona. Nel tempo è diventato cinema Sempione e ha in seguito conosciuto momenti di abbandono e incuria. Fortunatamente oggi è stato restaurato e trasformato in uno spazio culturale. Anche in via Pietro da Cemmo è possibile notare rilievi smaltati con motivi floreali in stile liberty che sovrastano i portoni di ingresso delle abitazioni. Poco distante da via Plana si trova però la perla liberty per eccellenza:il Tennis club Bonacossa. Questo palazzo meraviglioso è nello stesso tempo un’istituzione dello sport cittadino e un bene culturale ed artistico di pregio. Fu progettato nel 1923 dall’architetto Muzio per il conte Bonacossa, a cui fu dedicato.
# Le case-castello
fonte: urbanfile.org
Girando per il quartiere ci si imbatte in case o villette alquanto particolari. In via Gassendi 3 e in via Bodoni, per esempio si possono trovare strani edifici multicolore che assomigliano a dei piccoli castelli. Sempre restando sul tema castelli è impossibile non citare le ‘case-castello’ presenti all’angolo tra via Bartolini e via Arimondi. Esse sono case merlate realizzate all’inizio del secolo scorso. Attualmente sono state acquistate dall’hotel Mercure.
# Arrivano gli americani: dal Pentagono al Poligono
credits: ilmirino.it
In piazzale Accursio si trova il tiro a segno nazionale, un edificio realizzato nel 1906 con il nome di ‘Poligono della Cagnola’ che sorgeva nella ex piazza Bersaglio, oggi piazzale Accursio. I soci milanesi tiratori furono qui ospitati fino al 1972, anno in cui si trasferirono. Nel 1985 viene posta sotto tutela come bene monumentale perché rappresenta un esempio di architettura liberty e perché possiede al suo interno particolari di valore storico ed architettonico. L’intero edificio originariamente era di pregio, ora purtroppo è lasciato in uno stato di completo abbandono. E’ stato recentemente ceduto al consolato americano di Milano.
# Ma quella è una nave o un benzinaio?
credits: cronachemaceratesi.it
In piazzale Accursio, oltre al Tiro a segno, c’è un altro particolare interessante. Percorrendo viale Certosa in direzione nord, laddove si forma una biforcazione con viale Espinasse, proprio in tale biforcazione si trova questa stazione di servizio della AGIP, costruita negli anni ’50 e rimasta in attività fino agli anni ’80. L’edificio è molto originale perché realizzato somigliante alla tolda di una nave. Le pensiline sembrano essere ali di un aviogetto. Negli anni 50, in pieno boom economico, l’architettura rispecchiava lo spirito di movimento, di fermento che permeava la società dell’epoca.
Vi è nata un po’ di curiosità di scoprire questo quartiere così sottovalutato?
Il cantiere del futuro Villaggio Olimpico all’ex scalo di Porta Romana procede senza intoppi. Vediamo le immagini in anteprima dei lavori in corso.
Il CANTIERE del VILLAGGIO OLIMPICO: le IMMAGINI dall’interno
# Le immagini e il punto sui lavori
Foto redazione
1 of 42
Edificio Basilico
Edificio Basilico
Edificio Basilico
Ex deposito
Foto redazione - Cantiere Villaggio Olimpico
Rendering del villaggio
Rendering del villaggio
Rendering del villaggio
Rendering del villaggio
Rendering del villaggio
Rendering del villaggio
Il cantiere del Villaggio Olimpico prosegue secondo i tempi previsti, anzi in anticipo di 3 mesi, con completamento delle strutture in elevazione a inizio 2024 e consegna a luglio del 2025 alla Fondazione di Milano Cortina. L’edificio “Basilico”, un tempo a servizio dei lavoratori dello scalo, verrà preservato e riqualificato, quello di fronte che fungeva da deposito verrà ricostruito sull’impianto originale realizzando una corte interna nella parte centrale attraverso uno sfondato della copertura. Il Villaggio Olimpico è composto da sei edifici a stecca e al termine dell’evento diventerà il più grande studentato d’Italia realizzato in Edilizia Residenziale Sociale con 1.700 posti letto. Per quanto riguarda tutto il progetto di rigenerazione dello Scalo oltre al parco e agli edifici ad uso residenziale, commerciale e uffici, verranno realizzati 400 parcheggi interrati e in superficie a servizio del quartiere e Piazzale Lodi ritornerà alla originaria forma ellittica, con allargamento e riqualificazione del marciapiede lato uscite della metropolitana.
# I murales del progetto artistico SCALOdARTS
Foto redazione - progetto artistico SCALOdARTS
1 of 24
In occasione dell’apertura alla stampa del cantiere del Villaggio Olimpico è stato inaugurato il progetto artistico SCALOdARTS, l’opera di arte urbana che celebra i valori olimpici e paralimpici. Il murale, frutto di una jam session che ha visto il coinvolgimento di 20 artisti selezionati da Brand for the City, si sviluppa lungo 200 metri di muri perimetrali del cantiere di Scalo Romana sul lato di via Ripamonti fino all’angolo con Via Lorenzini. È stato realizzato dagli artisti del collettivo Stradedarts in tre giorni di lavoro e si compone di 20 sezioni destinate agli artisti come spazio per interpretare secondo la propria sensibilità artistica i valori olimpici e paralimpici, sportivi e universali: Peace, Inclusivity, Fairness, Human Rights, Freedom, Individual Expression, Effort, Courage, Determination, Inspiration, Equality.
Questa opera d’arte collettiva è stata realizzata su dei pannelli in modo tale da poterli ricollocare successivamente in altri luoghi della città. Il murale centrale, quello composto da un collage di riquadri più piccoli, verrà valorizzato attraverso la vendita all’asta di ogni singolo pezzo per poi investire il ricavato in un progetto benefico sul territorio ancora da definire, come legacy dell’evento olimpico.
Sembrava proiettata verso le stelle. Senza più limiti, una delle città più attrattive d’Europa, forse del mondo. Poi come a Icaro la troppa luce ha fatto sciogliere le ali ed è piombata in una stagione completamente diversa. Fatta di qualche sprazzo di luce ma molte, troppe ombre. Ma che cosa è successo a Milano in questi ultimi anni? Ph. Cover: Ph. @milanographies IG
“MILANO non sei più TU”: quello che abbiamo perso negli ultimi anni
Milano non è più quella di qualche anno fa. Il periodo magico che va da qualche anno prima di Expo all’inizio della pandemia è un ricordo lontano. Difficile ritrovare nella Milano di oggi quella magia fatta di opportunità, energia e orizzonti che parevano sconfinati. Dove è andata a finire quella Milano? E in che cosa quella di oggi è diversa da quella di allora?
#1 Il “Dark Side” del boom di immobiliare e turismo
Credits: @webantv IG Murales AMA in via del Turchino a Milano
La Milano ruggente vedeva una crescita in tutti i settori. Quella di oggi è invece estremamente settoriale. Su tutto domina l’immobiliare con i prezzi delle case che hanno raggiunto vette altissime. A questo successo hanno contribuito anche delle leve “aliene” a Milano: il grande numero di compratori in arrivo dall’estero attirati anche dai vantaggi fiscali per i residenti stranieri e il record di ingressi turistici. Per gli appartamenti di prestigio un compratore su tre è residente all’estero e per quest’anno si supererà quota 10 milioni di arrivi turistici.
La conseguenza? Sempre più proprietari preferiscono lasciare vuote le loro case per destinarle solo ad affitti brevi mirati ai turisti. Affitti brevi, prezzi delle case alle stelle, insieme al rialzo dei tassi di interesse costituiscono una miscela esplosiva per studenti e lavoratori in cerca di un alloggio a Milano. Studenti e lavoratori spesso costretti a ripiegare fuori Milano: questo porta da un lato frustrazione, dall’altro uno svuotamento delle componenti più vitali e creative della città. Non solo: una città che prosperava grazie alle numerose attività e imprese di successo sta sempre di più diventando una città di “palazzinari” e di “affittacamere”, come spesso accade per le città ormai prive di un tessuto produttivo.
#2 Il lavoro a distanza
Credits: breaking travel news. Smart Working sul Monte Bianco
Un altro fattore di svuotamento e di cambiamento di prospettive. La pandemia, con le relative restrizioni, ha colpito Milano più di qualunque altra grande città italiana. E le ferite ancora non sono del tutto rimarginate. Quelle psicologiche, innanzitutto: una città che faceva dell’incontro e della fiducia negli altri un suo grande fattore di forza ha subito un trauma quando ha dovuto indossare la veste della diffidenza, trattando il prossimo come un pericolo mortale. Un trauma che sembra ancora presente nell’atteggiamento di molti che proseguono a guardare con sospetto gli altri. Ma ci sono anche effetti più misurabili come quello del lavoro a distanza. Si fanno meeting via internet, sempre più lavoratori chiedono come bonus le giornate di lavoro a casa, siamo entrati nell’era dello smart working. Intelligente per il lavoratori ma piuttosto dannoso per una città che faceva della prossimità la leva principale per la moltiplicazione delle opportunità. Il lavoro a distanza ha portato sempre più persone a capire che possono lavorare a Milano senza stare a Milano.
#3 La città fortino
Le politiche dell’amministrazione hanno diffuso la sensazione che Milano da città aperta sia diventata una città fortino. Dove chi vive in centro si difende da chi arriva dalle periferie e chi vive in periferia si difende da chi arriva da fuori. Non solo: si sono alimentate delle piccole guerre tra mezzi di mobilità diversi. Ciclisti in guerra contro gli automobilisti, entrambi contro i monopattini, i pedoni contro tutti. Chi circola in auto si sente come se attraversasse le forche caudine, dimenticando che chi va in auto Milano non lo fa per piacere ma per necessità. L’auto è diventata una colpa e un incubo a Milano, non solo per gli accessi ma anche per parcheggi sempre più impossibili, soprattutto nelle zone centrali. La città fortino è segnata da una difesa della propria posizione, dall’ostilità per chi fa parte di un gruppo “diverso”, ma non solo. E’ anche un luogo dove chi circola si sente stabilmente nel mirino invece di sentirsi accolto in un ambiente ospitale.
#4 Il paradosso della sicurezza: tutti supercontrollati tranne i delinquenti
Credits: blog.urbanfile.com Lambrate degrado
Il paradosso della sicurezza. Una città dove chiunque è sotto costante controllo delle telecamere, dove ogni più piccola infrazione viene punita senza pietà, lascia invece la delinquenza a mano libera. Tutti super controllati e puniti per un accesso o una sosta sbagliati, ma lasciati allo sbando con la vera delinquenza. Forse perché il cittadino che fa un’infrazione è un business, mentre i delinquenti non lo sono?
#5 La deriva provinciale: da cuore d’Europa all’abisso italico
Ph. geralt – pixabay
Derby di Champions a parte, Milano negli ultimi anni ha perso di vista le altre grandi città d’Europa. Fino al dopo Expo Milano era in concorrenza con Londra e con le altre grandi città d’Europa in qualunque tipo di classifica, dagli universitari alle start up. Ormai in quelle classiche di Milano c’è poca traccia: ha perso punti sotto ogni punto di vista ed ormai si confronta solo con le altre città d’Italia. Questo cambiamento di orbita porta due problemi per Milano: il primo è che perde la sua caratura internazionale e sta diventando sempre più provinciale misurandosi con resto d’Italia cosa che la estrania nella sua identità storica. Il secondo problema è che Milano sta inevitabilmente venendo risucchiata da un clima paese in progressivo logoramento da vent’anni a questa parte. La città che doveva assumere il ruolo di gancio del paese col resto d’Europa ha abbassato la testa, diventando invece sempre più lo specchio di un paese che sta precipitando nella periferia del mondo occidentale.
# Come riprendere quota?
Foto di (c) Andrea Cherchi
Si tratta di una tendenza irreversibile o si può invertire la rotta? Difficile saperlo, sicuramente per cambiare le cose occorre un repentino mutamento strategico. Dove le tre priorità di azione principali sembrano queste.
#1 Rilanciare la città stato. Tutte le grandi città del mondo sono dotate di un’autonomia straordinaria che le porta ad avere lo status da regione, o “città stato”, capaci di interagire direttamente con i loro governi nazionali. L’autonomia consente di potersi misurare ad armi pari con le loro omologhe internazionali, rappresentando così una specie di aeroporto internazionale per attirare imprese, capitali e talenti dall’estero. L’Italia è l’unico grande paese d’Europa senza avere delle “città regione”, come se avesse solo aeroporti domestici.
#2 Tornare città aperta. La forza di Milano nei secoli è stato il suo grado di apertura e di libertà concesso a chi veniva a lavorare. Si deve avere il coraggio di eliminare tutti i muri costruiti contro chi viene a studiare o a lavorare in città. Muoversi a Milano non può essere una colpa, qualunque sia il mezzo di trasporto utilizzato.
#3 Ripristinare l’unione della comunità. L’altra grande forza di Milano è la sua comunità. Dividerla in categorie in lotta tra loro in base al mezzo di trasporto utilizzato o in base al luogo di domicilio oppure creando aree di privilegio significa distruggere la sua forza. Una responsabilità che ogni cittadino deve però fare sua: divide et impera è una legge aurea ricercata da ogni autorità politica debole o prepotente. Sottostare passivi a questo gioco è il tradimento maggiore che si può fare al proprio ruolo di cittadino.
Il 1 ottobre 2023 sono entrati in vigore i nuovi divieti alla circolazione introdotti da Regione Lombardia, a cui si aggiungono quelli decisi dal Comune di Milano. Un dedalo di nuove norme in cui si rischia di naufragare collezionando una vagonata di multe. Facciamo un riepilogo di tutte le novità anche con l’aiuto dell’infografica de Il Giorno.
Il D-DAY dei TRASPORTI: l’INFOGRAFICA ESPLICATIVA sui nuovi DIVIETI a MILANO e in LOMBARDIA
# Tutti i divieti in vigore dall’1 ottobre 2023: l’infografica de Il Giorno
Infografica Il Giorno sui divieti al traffico in Lombardia
Sono entrati in vigore l’1 ottobre 2023 i nuovi divieti alla circolazione decisi da Regione Lombardia introdotti per rientrare nei limiti fissati dalla normativa europea e statale per Pm10 e No2. Le nuove regole di blocco al traffico, come si vede dall’infografica de Il Giorno, diventano sempre più stringenti. Vediamoli.
Ai veicoli benzina Euro 0-1 e i diesel Euro 0-1-2-3 che non potranno più circolare in 209 comuni di Fascia 1 e 361 comuni di Fascia 2 durante tutto l’anno dal lunedì al venerdì dalle 07.30 alle 19.30, si aggiungono i veicoli diesel Euro 4 anche se dotate di FAP che verranno limitati tutto l’anno, non più quindi solo nei mesi invernali, sempre nelle stesse fasce orarie nei comuni di Fascia 1 (compreso Milano) e in quelli con più di 30.000 abitanti di Fascia 2.
Lo stop è esteso a tutta la settimana nell’arco di tutte le 24 ore agli autobus categoria M3 con motori Euro 0-1-2 diesel, ai motocicli e ciclomotori due tempi Euro 0. Per quelli Euro 1 lo stop è ristretto al periodo 1 ottobre-31 marzo nei 209 comuni di Fascia 1.
# Le nuove regole di Area B e Area C
Credits cheautocompro.it IG – Area C
A questi di divieti si affiancano le nuove limitazioni al traffico stabilite dal Comune di Milano.
Per quanto riguarda l’Area B, l’accesso ai mezzi pesanti dal lunedì al venerdì dei giorni feriali dalle 7.30 alle 19.00 è consentito solo a quelli dotati di sensori per l’angolo cieco. Questo obbligo è imposto ai veicoli M3, per trasporto persone, con più di 8 posti a sedere e una massa superiore a 5 tonnellate e ai veicoli N3, per trasporto merci, con una massa superiore alle 12 tonnellate.
Inoltre, sempre dal 1 ottobre, per usufruire del diritto ad entrare e a circolare ancora in città con un veicolo di classe definita inquinante occorre registrarsi obbligatoriamente sul portale areab.atm.it nella sezione “richiesta permessi”. Gli spostamenti possono comunque avvenire nei limiti stabiliti dal bonus ingressi che passa da 50 a 25 (5 per i non residenti) e dai km concessi ai possessori diMove-In (il dispositivo che conteggia i chilometri percorsi in regione e che per i veicoli di classe Euro 4 sono di 8.000 km/anno per i veicoli di categoria M1 e M2 e 10.000 km/anno quelli N1, N2, N3 e M3).
Sempre dal giorno 1 ottobre possono varcare le telecamere di Area C solo i veicoli benzina almeno Euro 3 e i veicoli diesel almeno Euro 6, scatta pertanto il divieto anche per gli Euro 2 benzina, gli Euro 5 leggeri diesel e gli Euro 5 pesanti diesel senza FAP.
Inoltre dal 30 ottobre per tutti coloro che possono accedere all’Area C, ma solo pagando, il ticket salirà da 5 a 7,50 euro e le telecamere saranno in funzione anche nei weekend.
A bordo del mitico “Carrelli” con le sedute in legno. Fino a quando è disponibile l’iniziativa e quali sono le fermate.
Il TRAM STORICO che gira a Milano offrendo un CAFFÈ GRATIS
# A bordo del mitico “Carrelli” con le sedute in legno per un caffè gratis
Credits foodaffairs.it – Eridania Tram
Eridania, l’azienda più importante in Italia specializzata nella produzione di zucchero, ha fatto rivestire uno degli storici tram “Carrelli” con il colore blu del suo dolcificante a 0 calorie: dal 2 al 15 ottobre regala un caffè a tutti i milanesi che vorranno salire a bordo del mezzo su rotaia. Una volta accomodati sulle sedute in legno si può scegliere tra diversi formati di dolcificante, in bustina, liquido o compresse e gustarsi un caffè gratis fino alla fermata successiva.
# Il tragitto del tram
Credits Andrea Cherchi – Piazza Fontana
Il tram, che è rivestito appositamente all’interno per creare un ambiente accogliente e rilassante, circola dalle ore 11.00 alle ore 17.00 e partendo da Piazza Fontana percorre il seguente tragitto di una ventina di fermate: Missori M3, Corso Italia Via Santa Sofia, Corso Italia via Lusardi, Viale col di lana 1, Viale col di lana 7, Piazza ventiquattro maggio, Viale Gorizia 30, Via Vigevano Via Corsico, Porta Genova M2, Corso Colombo Piazzale Cantore, Corso Genova-Via Ariberto, Largo Carrobbio, Via Torino/S.Maria Valle, Via Torino/Via palla, Via Cantù, Via orefici, Via Mazzini 10, Missori m3, Via larga 7 e infine ritorno a Piazza Fontana.
Per partecipare all’iniziativa non serve nessuna prenotazione, basta farsi trovare a una delle fermate lungo il percorso.
Credits milanosparitaedaricordare FB - Galleria con lampadari
Ne rimangono solo tre esemplari. A cosa serviva e come funzionava.
Il TRENINO della LUCE nella GALLERIA di Milano
# Il lampadario della Galleria Vittorio Emanuele
Credits milanosparitaedaricordare FB – Galleria in costruzione
La Galleria Vittorio Emanuele II ha inaugurato il 5 settembre 1867 e fin dal primo giorno fu illuminata. Il progettista, Arch. Mengoni, pensò infatti di fornirla di adeguata illuminazione serale, nonostante a quell’epoca l’illuminazione pubblica era data da lampioni a gas. Non potendo installare lampioni a 50 metri d’altezza, la cupola è alta 47, che avrebbero dovuto accendere manualmente da un operaio detto “el làmpedee” inerpicandosi su una pertica come per quelli lungo le strade della città, fu scelta un’altra soluzione.
Credits Andrea Cherchi – Tetto Galleria e Duomo
Fu costruita una tubazione con un centinaio di ugelli e un binario attorno a tutta la circonferenza della cupola percorso da un trenino che al passaggio accendeva questo particolare lampadario cittadino.
# Lo spettacolo del “topolino” su rotaia che accendeva il lampadario
Credits storiemeneghine.it – El Rattin
Si trattava di un originale meccanismo a molla in dotazione della Galleria con in coda una fiammella a spirito che al contatto con il gas dava vita alla luce attorno alla cupola. Ogni sera al tramonto l’Ottagono si affollava di milanesi pronti a godersi lo spettacolo, annunciato da alcuni fischi, della veloce corsa di questo trenino che osservandolo dal basso sembrava un topolino, per questo venne chiamato “el rattin“. Per evitare un eccessivo accumulo di gas sotto la cupola, che avrebbe potuto causare facilmente un’esplosione, la corsa del congegno doveva essere rapida e sicura.
# Lo stop con l’arrivo dell’energia elettrica
nel riquadro la prima centrale elettrica d’Europa
“El rattin”rimase in funzione per circa 20 anni, fino al 1885, quando a Milano arrivò l’energia elettrica in seguito alla costruzione della centrale termoelettrica di Via Santa Redegonda, la prima in Europa e la seconda al mondo dopo quella di New York.
Credits milanosparitaedaricordare FB – Galleria con lampadari
Oggi di questi trenini ne rimangono tre esemplari esposti in tre musei milanesi: il Museo del Risorgimento, il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia e il Museo dell’AEM.
Un ambiente fatto di mosaici di boschi, praterie e alpeggi, scavato dal fiume Sanagra e modellato dai ghiacci dell’ultima glaciazione. Un’urbanizzazione non eccessiva e ovunque rispettosa del territorio. Ecco come si presenta oggi la Val Sanagra, splendida vallata del Lario occidentale incastonata nel cuore delle Alpi Lepontine e saggiamente conservata dai suoi abitanti. L’urbanizzazione contenuta, l’ambiente selvaggio, la presenza di specie vegetali rare o endemiche unite a un microclima particolare, fanno di questa zona uno dei territori più interessanti nel territorio lariano. Per sette principali motivi. Che dite, li scopriamo assieme?
Milano-Val Sanagra
VAL SANAGRA: 7 MOTIVI per visitare la VALLE che si affaccia su LAGO di COMO
#1 Per il trekking
Credits jelenajeltiseva IG – Trekking Val Sanagra
La valle del Sanagra è uno degli scorci più belli e al contempo meno conosciuti del Lago di Como. Qui il fiume Sanagra scorre a volte placido, a volte impetuoso. Lasciando il centro di Menaggio si può organizzare un percorso con o senza guide alla scoperta di questo luogo magico, dove le bellezze naturalistiche si fondono con curiose e importanti tracce storiche. Una semplice passeggiata attraverso l’antico borgo di Loveno è l’ideale per incontrare stretti vicoli, che si aprono improvvisamente su spettacolari vedute del lago e su importanti ville storiche. Proseguendo verso il cuore della valle, magico e poco frequentato, ci si imbatte in un ponte sospeso, una vecchia fabbrica di mattoni ora trasformata in museo, e un’altrettanto antica fabbrica di chiodi che oggi è un agriturismo ed un allevamento sostenibile di trote e storioni.
#2 Per i piatti tipici
Credits daria.saenkova IG – Agriturismo Barcola
Perché dopo una camminata un buon piatto assieme a un ottimo calice di vino rosso è meritato, no? Gli agriturismi da queste parti spuntano come funghi in mezzo agli itinerari naturalistici e, come da tradizione locale, offrono il meglio della cucina lacustre e di montagna, adattandosi a tutte le stagioni. Su tutti spiccano l’Agriturismo Barcola e la Vecchia Chioderia, famosa soprattutto per le squisite torte. Entrambe richiamano nel proprio nome la forte traduzione manifatturiera della zona.
#3 Per l’arte
Credits monicuzzola86 IG – Museo etnografico Val Sanagra
All’interno del Museo etnografico e naturalistico della Val Sanagra, davvero ricco e ben curato, si trova un po’ di tutto ciò che è inerente al territorio. Dai fossili, da queste parti c’è un giacimento carbonifero risalente a ben 300 milioni di anni fa, agli animali fino agli attrezzi di una volta, il tutto ben esposto e conservato con cura. Grazie alle bravissime guide pronte a illustrare i segreti del museo la visita diventa speciale in un baleno, e a mio avviso è l’ideale per gite di scolaresche di scuole medie e non solo. Bonus: parcheggio in loco ed entrata gratuita. Troverete il Museo etnografico presso Villa Camozzi, nel piccolo comune di Grandola e Uniti (CO).
#4 Per rinfrescarsi
Credits giovanna_scatti_e_pensieri IG – Parco Val Sanagra
All’interno del Parco della Val Sanagra, assieme a trekking, agriturismi e quant’altro, si può godere anche di un Percorso salute, che parte dalle pianure di Menaggio in località Loveno. Aperto tutto l’anno, ha un comodo parcheggio di fronte al cimitero, inizia con un percorso abbastanza pianeggiante per poi dispiegarsi in pochi sali/scendi dove sarà possibile fiancheggiare un simpatico torrente, nel quale d’estate è favoloso bagnarsi gli arti inferiori come se si fosse alle terme. Lungo il tragitto si trovano vari punti di seduta per riposarsi dalla camminata, prima di imboccare poi il grazioso sentiero per la Pietra Pendula. È idoneo anche per bambini e di facile percorrenza, dato che come detto il tracciato è quasi tutto pianeggiante (si consiglia comunque di indossare scarpe adeguate per non scivolare nei tratti umidi o poco esposti alla luce.)
#5 Per la storia
Credits: unviaggioinfinitemozioni.it – Villa Carlotta
A ridosso del Lago ci imbattiamo in Villa Carlotta, un meraviglioso edificio sito nel comune di Tremezzina (CO) colmo di opere d’arte conservate al suo interno, nonché di un vasto giardino botanico che la circonda, parte del circuito Grandi Giardini Italiani. La costruzione della villa, in origine denominata Villa Clerici, fu iniziata nel 1690 per volere del marchese Giorgio II Clerici, presidente del Senato di Milano ed esponente di una famiglia di banchieri e commercianti. Nel 1801 la proprietà venne acquistata da Gian Battista Sommariva, all’epoca Presidente del Comitato di Governo della Repubblica Cisalpina. Personaggio illustre a Milano e collezionista d’arte, in contatto con i più illustri artisti del periodo, il Sommariva modificò gli interni della villa al fine di arricchirla con opere provenienti dalla sua collezione, che resero la villa nota in tutta Europa e luogo di interesse per personaggi come Stendhal, Lady Morgan e Flaubert.
#6 Per Menaggio
Credits igor_kov72 IG – Menaggio
Il comune di Menaggio si trova sulla sponda occidentale del lago ai piedi della Val Sanagra e all’imbocco della sua valle cugina che porta il nome del paese. Assolutamente da visitare è l’elegante lungolago che offre Menaggio, tra aiuole fiorite, palme e una ringhiera in ferro battuto con raffinati ghirigori per godersi il lago in un contesto raffinato e tranquillo. Nella zona più interna potete scoprire le chiese e le ville, come Villa Mylius Vigoni, immersa in un giardino all’inglese. Per gli amanti delle passeggiate, in questo suggestivo paese è possibile percorrere l’antica Strada Regina fino ad arrivare a La Crocetta, un punto panoramico a 500 metri di altitudine da cui si gode una vista incantevole sul Lago di Como.
#7 Per prendere il largo
Credits: siviaggia.it – Varenna
Sempre a Menaggio è possibile imbarcarsi per Varenna e Bellagio con i traghetti della navigazione lacustre. Non esattamente dei campioni di velocità, ma nel caso si abbia del tempo da spendere e si vuole ammirare le montagne che circondano il Lago dalle acque dello stesso, senza farsi code chilometriche in auto o senza treno, il traghetto è il modo migliore per attraversare il grande specchio d’acqua lariano e raggiungere la zona orientale del Lago di Como, così come il ramo di Lecco.
Insomma, la Val Sanagra come le molte vallate attigue è un piccolo prezioso territorio ricco di sorprese che non tutti conoscono. E voi, amici lettori di Milano Città Stato? Ci siete mai stati o avete testimonianze del luogo da raccontarci? Sono tutto occhi!
Credits Andrea Cherchi - Mini Italia Parco Trotter
Meno conosciuta e famosa delle riproduzioni di Rimini e Brescia, questa Italia in miniatura è stata realizzata con un fine preciso. Scopriamo la sua storia.
La MINI ITALIA più ANTICA è al parco Trotter (c’era anche l’Istria)
# Parco Trotter: da ippodromo di Milano a parco didattico
exconvitto Parco Trotter
Il Parco Trotter nasce nel 1800 per ospitare l’ippodromo della Società del Trotter, prima che le corse dei cavalli venissero spostate a San Siro dal 1925. Fallita la società il parco venne acquistato dal Comune di Milano per trasformarlo in una scuola per bambini affetti da tubercolosi chiamata “Casa del Sole”.
Il progetto dell’ingegnere Giuseppe Folli prevedeva una sorta di parco tematico dedicato per far vivere i bambini in un ambiente salubre e il più possibile a contatto con la natura con percorsi educativi pratici. Terminata l’epidemia la scuola continuò ad accogliere bambini fragili fino alla riconversione in scuola di quartiere negli anni ’70. Dal 1994 l’Associazione “La città del Sole – Amici del Parco Trotter – onlus ” si occupa di conservare, tutelare, recuperare e valorizzare l’intero patrimonio del parco anche attraverso la promozione di iniziative.
# Come è strutturato il parco al suo interno
Credits mondo tempo reale – Mappa Parco Trotter
All’interno del perimetro dell’ex tracciato dell’ippodromo, ancora visibile quasi integralmente nel viale circolare, ci sono varie strutture comuni come la piscina progettata da Luigi Secchi nel 1928 e un solarium tra cui due palestre coperte, e aree didattiche come l’Albero delle Scimmie, il viale dei Platani e la Torre della Sirena.
All’esterno orti, stagni, una chiesetta, l’ex-convitto di 5.000 mq in procinto di una riqualificazione definitiva, e altre zone a scopo educativo come la fattoria, la voliera, la rosa dei venti e l’Italia in miniatura.
Credits Andrea Cherchi – Mini Italia Parco Trotter
Tra le attrazioni più significative realizzate a scopo didattico all’interno del Parco Trotter c’è la Mini Italia. Costruita in pietra alla fine degli anni ’20 del ‘900, oggi protetta da una cancellata in ferro, questa riproduzione dello stivale italiano è la più antica del nostro Paese.
Nel suo disegno è infatti presente ancora l’Istria, ceduta alla Jugoslavia dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale. Un tempo era immersa nell’acqua, per ricreare l’effetto dei mari che la circondano, e utilizzata per spiegare ai ragazzi la geografia dell’Italia.
In Europa si sistemano gli scempi architettonici del dopoguerra, in Italia non se ne discute nemmeno. Milano non fa eccezione.
Gli SCEMPI ARCHITETTONICI del dopoguerra ancora presenti a Milano
# La distruzione di borghi storici
Credits pierangelotomx IG – Ponte Lambro
Mentre in Europa si comincia finalmente a guardare con forte spirito critico agli scempi edificati dal dopoguerra in poi proponendo soluzioni per rimediare ai disastri, in Italia pare nemmeno essersi mai aperto un serio dibattitto. Eppure il Bel Paese di orrori ne ha costruiti tanti e non solo dagli anni ’50. Sorvoliamo sulle nefandezze dei savoiardi e del ventennio…
Oltre ad aver permesso il proliferare di agghiaccianti sterminate periferie, (Zen, Vele, Corviale, Ponte Lambro, Cep,…) è stato tollerato ed incentivato l’abusivismo in ogni sua forma e in ogni luogo, tanto poi, un condono arriva sempre…
Uno degli aspetti peggiori di questo disordine urbanistico architettonico frutto di speculazioni e poca lungimiranza, oltre alla cementificazione selvaggia, alla devastazione del territorio e ai conseguenti danni causati da un po’ di pioggia e da qualche esondazione, è stata la distruzione di intere contrade, borghi, antichi palazzi, strade e cascine perpetrato soprattutto nel corso del cosiddetto “boom” economico.
# Milano non fa eccezione
Credits: manoxmano – Foto demolizione Bottonuto
Milano non fa certo eccezione, anzi, con la scusa del risanamento e della crescita sono stati cancellati secoli di storia, stratificazioni di epoche e culture che mai più potranno tornare alla luce.
Dalla demolizione di decine di cascine, alla definitiva sparizione di quanto rimaneva del Bottonuto, a Milano si è fatto scempio con metodica ossessione spesso con il compiacimento dei proprio cittadini soddisfatti di vedere devastate le testimonianze della propria città e sempre con la solita complicità di una stampa serva di interessi affaristici.
# Cambiano le giunte, cambiano i colori ma gli scempi rimangono inviolati
Via de Amicis
Ora la mentalità è in parte cambiata un po’ perché da demolire è rimasto ben poco e un po’ perché la sensibilità generale ha raggiunto maggior consapevolezza di quanto sia importante preservare, ma ciò nonostante solo un paio di anni fa hanno provveduto a buttare giù una delle poche case antecedenti l’unità d’Italia miracolosamente sopravvissute in Via De Amicis per lasciare il posto al solito anonimo palazzo. Tutto questo in pieno centro storico.
# La svolta tedesca
Esempi ricostruzione Germania
In Germania, il Paese che più di tutti ha subito pesantissime devastazioni e dove una frettolosa seppur necessaria ricostruzione non ha badato molto per il sottile e diversamente da quanto fatto in Polonia, dove si è volutamente e minuziosamente ricostruito il più possibile, si vedono sempre più spesso tentativi di ricostruzione con risultati sbalorditivi. Questo ci dimostra che con un po’ di buona volontà si può cambiare volto a piazze, strade palazzi riportandoli a loro antico fascino.
Alcuni esempi di quanto fatto in diverse città tedesche che potrebbe essere da spunto per interventi da noi.
# Dove intervenire a Milano?
Quali zone vie o case potrebbero essere interessate da ristrutturazioni con uno sguardo rivolto al passato? Dobbiamo per forza rassegnarci alla grigia triste edilizia orrenda e anomica completamente avulsa dalla storia della città?
#1 Darsena
Credits sara_gypsy_soul IG – Darsena by night
Quanto fatto ultimamente per riqualificare la Darsena è davvero modesto, meglio dello scempio ereditato dalla Giunta Moratti ma il risultato è stato deludente.
Oramai ridotta a rudere aspettano solo che crolli per giustificare la costruzione di un palazzo magari tutto vetro e allumino come ne esistono a milioni nel mondo.
#3 L’agghiacciante hotel di Largo Augusto
Credits mauro_c._passeggiandopermilano IG – Hotel NH Largo Augusto
Questo terrificante edificio, che più brutto non lo si sarebbe potuto pensare, andrebbe fatto esplodere e al suo posto persino una stalla del 1600 sarebbe meglio.
#4 La Torre Velasca
Credits: @milanocityitalia IG
La Torre Velasca pare scontato, ma il distorto senso estetico dei milanesi non permetterebbe mai di posizionare la dinamite nelle sue fondamenta…discorso diverso per gli orrendi edifici anni ’60 intorno, quelli non piacciono davvero a nessuno.
L’elenco potrebbe andare avanti all’infinito…aspettiamo suggerimenti da proporre al Comune.