Il primo e unico parco speleologico d’Europa. Brividi e vertigini stando sottoterra. A un’ora e mezza da Milano
L’unico PARCO SPELEOLOGICO d’Europa è a un’ora e mezza da Milano
Un percorso ad anello di un chilometro a 100 metri di profondità a una temperatura di 8 gradi. Questo in sintesi il parco speleologico di Dossena, l’unico esistente in Europa.
Siamo nel cuore della Val Brembana, dove nelle antiche gallerie delle miniere di Dossena è stato inaugurato il 4 agosto 2022 un percorso attrezzato in sicurezza, attraverso teleferiche, ponti, passaggi sospesi su grotte naturali, camini artificiali.
# Un incredibile sistema di gallerie
Oltre al percorso avventura si possono anche visitare le miniere dove hanno lavorato generazioni di abitanti creando un incredibile sistema di gallerie. In passato quasi tutti gli abitanti di Dossena lavoravano in miniera. Le miniere hanno continuato per secoli la loro attività, fino alla chiusura definitiva nella seconda metà del secolo scorso.
# Il ponte tibetano dei record
Ponte di Dossena – @sun_ride_tour IG
Ma Dossena si candida come capitale del brivido: non c’è solo il parco speleologico, c’è anche il ponte tibetano, il più lungo al mondo a pedata discontinua e senza tiranti laterali.
La casa più strana di Milano è sicuramente questa. Innanzitutto perché è doppia. E poi per un’altra caratteristica che la rende seconda solo alla torre di Pisa. Vediamo dove si trova e che cosa c’è al suo interno.
Le TORRI PENDENTI di Rho: la casa più STRANA di Milano
# L’opera di Dominique Perrault fa parte del parco delle architetture di Rho Fieramilano
Credits: prestigia.com
Le due torri pendenti progettate da Dominique Perrault ospitano gli alberghi di Fieramilano Rho. Inaugurate nel 2009 in occasione del Salone Internazionale della casa, fanno parte del parco delle architetture di Fieramilano in cui troviamo anche il quartiere espositivo di Massimiliano Fuksas, i parcheggi multipli di Mario Bellini e il verde pubblico di Andreas Kipar.
# Le due torri sono inclinate di 5 gradi
Credits: hotelscombined.it
Le due torri, alte 72 e 65 metri, sono inclinate di 5 gradi. Per ricoprire tutte le facciate sono state utilizzate 20 mila lastre di vetro gres ventilate con intercapedine per il contenimento della dispersione termina e per dare allo stesso tempo l’effetto nero lucente. Altro aspetto che caratterizza i due palazzi è la disposizione irregolare di oltre 1000 finestre.
# La pensilina che collega il tutto e i tre accessi principali alle strutture
Credits: pessinacostruzioni.it
Per il collegamento degli alberghi con il Centro Congressi del Nuovo Polo è stato utilizzata una pensilina semitrasparente in vetro e metallo. Tra le due torri si possono trovare i tre accessi principali alle strutture, ovvero quello dedicato a pullman e taxi, uno che immette al collegamento pedonale con il Centro Congressi e in fine uno per l’accesso ai parcheggi.
In cima ad ogni edificio possiamo trovare uno spazio dedicato al relax e all’intrattenimento con terrazze e locali ristoro. Ogni spazio possibile è stato sfruttato al meglio per rendere completa tutta la struttura senza tralasciare nulla. Eccetto il fatto che dalla cima non si riesce a vedere l’ingresso.
# Il tre stelle e il 4 stelle con la Hall in comune
Credits: booking.com
All’interno dell’Hotel 4 stelle è previsto un bar di oltre 240 metri quadrati, un piano dedicato al fitness con tutti gli attrezzi necessari per gli appassionati e 6 suite di 50 metri quadrati, il doppio delle camere standard. L’hotel a 3 stelle invece mette a disposizione per i propri clienti ben 250 camere a differenza del 4 stelle che ne ha “solo” 148. I due Hotel condividono la hall d’ingresso dove al suo interno possiamo trovare i piani servizi come bar e ristoranti.
Passeggiando lungo le sponde del Naviglio e tra le viuzze del centro si viene catapultati indietro nel tempo. Ecco la sua storia e perché è così affascinante.
CASSINETTA di LUGAGNANO, alle porte di Milano uno dei “BORGHI più BELLI d’Italia”
# Cassinetta di Lugagnano, il borgo diviso in due
Credits: ale_tropea IG – Cassinetta di Lugagnano
Il borgo non ha sempre avuto questo nome in quanto anticamente era diviso in due nuclei urbani: quello di Cassinetta e quello di Lugagnano. Situati sulle rive opposte del Naviglio Grande e collegati tra di loro da un ponte a schiena d’asino, il primo prende il nome dalla quattrocentesca Cassina Biraga mentre il secondo è di origine romana, con molta probabilità il nome deriva da Lucanianus. I primi documenti della sua esistenza risalgono agli inizi del 1200.
# Le “ville di delizia”
Credits paola.puricelli IG – Cassinetta di Lugagnano
Cassinetta di Lugagnano è famoso per le “ville di delizia”, uno dei motivi per cui è stato inserito nell’elenco dei “Borghi più belli d’Italia“. Queste ville erano le residenze nobiliari estive sul Naviglio costruite nel ‘700, appartenute alle più importanti famiglie milanesi: Trivulzio, Visconti, Mantegazza, Castiglioni, Parravicini. Passeggiando lungo le sponde del Naviglio e tra le viuzze del centro si viene catapultati indietro nel tempo.
Credits: tripadvisor – Chiesa Santa Maria Nascente e Sant’Antonio Abate
Da vedere anche la chiesa di origine quattrocentesca, rimaneggiata nel Settecento, di Santa Maria Nascente e Sant’Antonio Abate.
# Il percorso ciclabile e navigabile che conduce a Milano
Il borgo, abitato da meno di duemila abitanti, è raggiungibile anche in bicicletta da Milano, pedalando a fianco del Naviglio Grande partendo dalla Darsena, con il tratto che arriva a Cassinetta di Lugagnano completamente immerso nel verde fino al vicino Castelletto di Cuggiono. Il percorso ciclabile fa parte di un anello di 200 km lungo il quale si snoda l’area del Parco cicloturistico dei Navigli.
Da qui si può anche partire per navigare il Naviglio, qui è presente l’attracco del battello, per ammirare un paesaggio ricco di scorci naturalistici e atmosfere romantiche o per andare direttamente a Milano.
Nel giardino della Triennalespicca un’opera surrealista costituita da una piscina con due grossi bagnanti, un cigno variopinto e un pesce colorato. Solo pochi conoscono il suo esatto significato.
I BAGNI MISTERIOSI, il dono surrealista di De Chirico a Milano
# “Uomini immersi in quella specie di acqua-parquet”
L’opera è la Fontana dei Bagni Misteriosi realizzata da De Chirico quando, nel 1973, in occasione della XV Triennale di Milano, erano state allestite dodici opere, da collocare nel parco Sempione, con lo scopo di renderle fruibili dalla cittadinanza in un’iniziativa dal nome Contatto Arte-Città.
Foto: cristinaarduini da: www.fontanedimilano.it
L’artista così descrisse la sua opera: “Vedendo un ospite che attraversava una stanza riflettersi nello specchiante impiantito di parquet lucidato a cera, ebbi l’impressione che egli potesse affondarvi, come in una piscina, che vi si potesse muovere e addirittura nuotare. Così immaginai delle strane piscine con uomini immersi in quella specie di acqua-parquet, che si muovevano, giocavano e a volte si fermavano per conversare con altri uomini che stavano fuori dalla piscina-pavimento”.
# “Un pesce fuor d’acqua”
Nei Bagni Misteriosi della Triennale De Chirico ha rievocato l’amato mare di Volos, con il fiume Anavros che scende dalla montagna del Pelio, la cabina con la scala che affiora dall’acqua, la piattaforma rotonda, i due bagnanti, la pala policroma e un cigno enorme.
Bagni Misteriosi Triennale – Parco Semprione
Completa la strana opera un pesce, identico a quello presente in una tela del 1934, Il nuotatore misterioso, che però l’artista ha posto sul verde del prato, fuori dalla piscina. Sembra che il pesce rappresenti l’artista stesso che si vide sempre come un pesce fuor d’acqua.
L’opera venne lasciata in dono da De Chirico a Milano.
Debutta come ballerino al Teatro alla Scala, ma da sempre ama scrivere e capisce che la sua strada è quella di diventare autore di testi di canzoni. Diede vita a 2500 canzoni per i grandi della musica italiana, tra queste molti dei grandi successi del Molleggiato.
LUCIANO BERETTA: “il POETA del CLAN CELENTANO”
# Debutta come ballerino al Teatro alla Scala, ma il suo vero amore è la scrittura
Beretta
Nasce a Milano, in via Guglielmo Pepe, poi con la famiglia si trasferisce in via Garigliano. Si diploma e contemporaneamente debutta come ballerino, nella scuola della Scala. Passa poi al teatro di rivista, accanto ad Ugo Tognazzi e Wanda Osiris. A Luciano Beretta però è sempre piaciuto scrivere, così, quando crea “La colpa fu…” e la sente cantata al Festival di Sanremo del 1956 da un certo Ugo Molinari, giovane impettito emergente che si esibisce nel tempio della canzone in mezzo a quattro belle coriste, Beretta capisce che diventare autore di testi di canzoni è una via che desidera percorrere seriamente. Con Alberto Testa scrive “Vecchio Landò”, con Niny Comolli crea “Rosa la lavandaia” e con Eros Sciorilli da vita a “L’aria del mare”.
# Per Celentano ha scritto i testi di 45 brani musicali
Credits outpump – Celentano Sanremo
Luiciano Beretta, nato il 1 gennaio 1928, è stata una delle personalità più poliedriche del secolo scorso, uscite all’ombra della Madonnina. Ballerino e attore di rivista lo abbiamo detto, ma è stato anche scrittore e cantante. Quando il clan Celentano fonda la propria etichetta discografica, Beretta c’è e si mette subito all’opera per scrivere canzoni per quel sodalizio, un po’ troppo ricco di personalità forti, quindi litigioso.
Sono sue le parole de “Il ragazzo della via Gluck”, “La festa”, “Il problema più importante”, “Pitagora”, “Non esite l’amor” e “La coppia più bella del mondo”, tutti brani cantati dal “molleggiato” del quartiere di Greco. Per Celentano Beretta ha scritto 45 canzoni, oltre alle già citate, ricordiamo “Chi non lavora non fa l’amore” e le più recenti, “Splende la notte” e “Sound di verità”.
# Da Johnny Dorelli a Caterina Caselli
Alla fine degli anni ’50 per Johnny Dorelli comporrà “Un po’ di blues”, per Gino Paoli, all’inizio dei sessanta, “Devi sapere” e per Gianni Morandi diversi brani, tra cui “Il primo whisky”. Quest’ultimo lo scrisse insieme ad un altro grande milanese, Marcello Marchesi, con cui inizierà una collaborazione che durerà un paio d’anni, dando vita a “Che bella età”, canzone diventata poi sigla di un programma Tv.
Ma non è finita qui, perchè Luciano Beretta era un fiume di idee e di parole, così per Caterina Caselli scrive (insieme a Miki del Prete) un’altra storica canzone, l’indimenticabile “Nessuno mi può giudicare”. A sottolinerae la versatilità di questo genio del verbo, occorre citare “Bambino Pinocchio”, “Tutti abbiamo un cuore” e “Rascal-il mio amico orsetto”, scritte per Cristina d’Avena, che poi le ha naturalmente proposte ai più piccoli.
Una figura fondamentale per la carriera di Luciano Beretta è stata Elide Suligoj, la cantante e autrice scoperta da Nunzio Filogamo, che con il nostro artista milanese compone diversi brani (tra cui “Monica delle bambole”) resi popolari da Milva a metà degli anni ’70.
# Il ritiro sul lago di Garda
Luciano Beretta
Ad un certo punto della carriera, Beretta decide di ritirarsi sul lago di Garda, lontano dal chiasso del mondo dello spettacolo milanese. Morì l’ 11 gennaio 1994: nel decennale della scomparsa, la sua Milano pone una lapide sull’edificio di via Garigliano, al numero 3, casa da cui partì la carriera artistica di questo nostro autore, che diede vita a 2500 canzoni e che fu definito “il poeta del clan Celentano”.
La targa cita: “queste strade che, come la via Gluck, si snodavano un tempo fra campi e cascinali, devono a Luciano Beretta, poeta milanese, di essere entrate nel novero dei percorsi del cuore della nostalgia“.
Credits Melissa & Chris Bruntlett FB - Tunnel Bergen
Un’infrastruttura da record con luci, colori e installazioni artistiche da attraversare a piedi, in bicicletta e con il monopattino.
Lo SPETTACOLARE TUNNEL solo per BICI e PEDONI più LUNGO del MONDO (Immagini)
# Ha una lunghezza di circa 3 km
Credits Melissa & Chris Bruntlett FB - Tunnel Bergen
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Credits Melissa & Chris Bruntlett FB - Pareti tunnel Bergen
Credits Melissa & Chris Bruntlett FB - Tunnel Bergen colori
Credits Melissa & Chris Bruntlett FB - Tunnel Bergen monopattini
Credits Melissa & Chris Bruntlett FB - Tunnel Bergen pattini
Credits Melissa & Chris Bruntlett FB - Tunnel Bergen percorso
Credits Melissa & Chris Bruntlett FB - Tunnel Bergen uscita
Credits Melissa & Chris Bruntlett FB - Tunnel Bergen
Il Fyllingsdalstunnelen è stato inaugurato il 16 aprile 2023 a Bergen, in Norvegia. Il tunnel collega le nuove aree residenziali di Mindemyren, il quartiere universitario di Kronstad e uno dei luoghi di lavoro più grandi della contea, l’Haukeland University Hospital. Lo scavo attraversa il monte Løvstakken, alto poco meno di 500 metri.
Credits Melissa & Chris Bruntlett FB – Tunnel Bergen percorso
Con i suoi 2,9 km di estensione è il tunnel ciclopedonale più lungo del mondo realizzato appositamente, secondo al mondo considerando il tunnel di Snoqualmie vicino a Seattle negli Stati Uniti di 3,6 km e che occupa una galleria ferroviaria abbandonata.
# Un risparmio di 6 km per i cittadini
Credits Melissa & Chris Bruntlett FB – Tunnel Bergen uscita
Ci vogliono circa 8-10 minuti per attraversarlo in bicicletta o monopattino e 36 minuti a piedi. Senza questo tunnel il percorso sarebbe stato di quasi 6 km e 20 minuti più lungo. Le corsie pedonali e ciclabili sono larghe rispettivamente 2,5 e 3,5 metri e sono state installate 100 telecamere per la sicurezza. A fianco corre una linea tranviaria della cittadina e il tunnel serve anche da via di fuga per i passeggeri a bordo del tram.
# Uno spettacolo di luci e installazioni artistiche
Credits Melissa & Chris Bruntlett FB – Tunnel Bergen pattini
Non è solo un tunnel da record, ma è anche uno spettacolo per gli occhi. Un progetto da 27 milioni di euro che presenta al suo interno un’illuminazione dinamica colorata che si attiva quando un ciclista o un pedone vi entra da entrambi i lati.
Credits Melissa & Chris Bruntlett FB – Tunnel Bergen
In questo modo gli utenti sono avvisati della presenza di quelli che provengono della direzione opposta. Lungo le pareti e al centro della rotonda sono presenti delle opere d’arte pensate per rendere più piacevole il viaggio al suo interno.
Uno degli edifici più eleganti di Milano rimasto nell’oblio da 40 anni. Da qualche mese sono partiti i cantieri per portare a compimento la definitiva trasformazione per ospitare le collezioni di arte moderna. Il 2024 sarà l’anno della svolta?
PALAZZO CITTERIO: storia e curiosità del PALAZZO STORICO “DIMENTICATO” del centro di MIlano
# Uno degli edifici più eleganti di Milano rimasto nell’oblio da 40 anni
Credits Andrea Cherchi – Giardino Palazzo Citterio
Palazzo Citterio è uno dei più bei palazzi del centro di Milano, in Via Brera 12 a fianco della Pinacoteca, da oltre 40 anni è finito dell’oblio eccetto che per alcuni recenti eventi legati alla moda e al design. Un classico edificio nobiliare del barocchetto settecentesco milanese con molta probabiltà risultato dell’unione di due edifici ancora più antichi. Si sviluppa su tre piani e sul fronte sono presenti degli eleganti balconcini in ferro arabescati.
Credits Andrea Cherchi – Giardino Palazzo Citterio
Nella corte interna c’è un meraviglioso giardino fiancheggiato da portici settecenteschi che si estende fino al vicino Orto Botanico di Brera. Nel 1972 è stato acquistato dallo Stato con l’obiettivo di allargare gli spazi espositivi del museo, iniziando il progetto della Grande Brera, ma è rimasto sempre chiuso e nel 2012 è stato persino occupato da un gruppo di attivisti.
# Gli interventi di riqualificazione nel corso degli anni
Credits Urbanfile– Nuove sale espositive Palazzo Citterio
Nel corso dei decenni passati dall’acquisizione da parte dello Stato sono stati diversi gli interventi di riqualificazione. Il primo è del 1987 con James Stirling, a cui ne sono seguiti altri come quello di Mario Bellini. Il più recente, non senza ostacoli burocratici, è stato tra il 2015 e il 2018 quando Palazzo Citterio è stato restaurato in base ai criteri stabiliti nel 2021 dalla Soprintendenza.
Credits Andrea Cherchi – Palazzo Citterio a Brera
Il risultato non aveva soddisfatto però James Bradburne, appena insiedatosi in quell’anno come Direttore della Pinacoteca di Brera, perché riteneva che non avrebbe consentito di realizzare un grande museo d’arte moderna. Chiese quindi di rivedere il progetto, approvato sempre nel 2021.
# Il progetto voluto da Bradburne con la scala in vetro monumentale
Tra le opere più importanti previste nel nuovo progetto, con un investimento complessivo di 23 milioni di euro, c’è un nuovo ingresso con una scala in vetro monumentale che comporta lo sfondamento di un soffitto. Sono in tutto 6500 i metri quadrati di spazio ritornati alla luce con l’obbiettivo di ospitare le collezioni del Novecento della Pinacoteca di Brera, esposizioni temporanee, sale per conferenze e proiezioni, bookshop e caffetteria.
Passerella Brera-Citterio
Bocciata invece l‘idea di una passerella aerea trasparente tra Brera e Citterio, sopra l’Orto Botanico, lunga circa 150 metri e alta tre, completamente in acciaio e vetro, con una pavimentazione in pietra.
# Cantiere partito a maggio 2023, obiettivo Grande Brera alla fine del 2024
Credits Urbanfile– Spazio per scala monumentale in vetro
Dopo un iter turbolento l’11 maggio 2023 sono finalmente partiti i lavori per portare a compimento gli interventi richiesti dall’attuale Direttore della Pinacoteca di Brera, che in teoria sarebbe dovuti essere già conclusi per consentire l’apertura alla visite delle collezioni a Palazzo Citterio già nel 2023. Se non ci saranno ulteriori intoppi la Grande Brera o Brera Modern diventerà realtà alla fine del 2024. Per farla funzionare serviranno però 40 nuove assunzioni. Sarà la volta buona?
Credits Andrea Cherchi - Porta Nuova vista grattacieli
Da tempo Milano vive un momento di grandissimo sviluppo e rigenerazione urbanistica, i progetti di riqualificazione e i nuovi grattacieli non si contano nemmeno più. Intere aree dismesse vengono rase al suolo, seguire tutti gli annunci di nuovi cantieri è davvero difficile. La cosa ci fa estremamente piacere, certamente, dopo decenni di degrado urbanistico se non un secolo di scempi e sventramenti che ben poche testimonianze degne di nota ci hanno lasciato, tutti questi nuovi edifici sono davvero una svolta importante.
Il COMUNE non deve essere un’AGENZIA IMMOBILIARE
Quasi un vero e proprio Rinascimento. Però, fatta la dovuta premessa, analizzando bene tutto questo sviluppo, ci si accorge che la stragrande parte delle nuove costruzioni sono residenze abitative a partire dai 5 mila euro al mq, uffici di aziende o enti privati, grandi aree commerciali distretti di enogastronomia. Certo sono state inaugurate delle nuove fermate della metropolitana, sono state create delle aiuole e installate delle panchine, vero, ma questo avviene in tutto il mondo!
Viene da domandarsi pertanto, alla fine cosa faccia davvero il comune, gestisce l’ordinario e mette all’asta terreni edificabili?
# La realtà non è entusiasmante quanto le aspettative
I rendering sono sempre spettacolari, accattivanti la realtà delle volte invece è un po’ meno entusiasmante rispetto alle aspettative. Da un lato svettano edifici avveniristici con terrazze panoramiche da dove ammirare lo skyline meneghino, sotto auto parcheggiate in doppia fila, sui marciapiedi, sugli spartitraffico. Una carenza di posti auto oramai drammatica. L’arredo urbano lascia parecchio a desiderare, come spesso abbiamo segnalato, così come la segnaletica stradale, il tanto verde promesso per ora si vede lussureggiante solo nei rendering. L’aria è irrespirabile, le strutture sportive a livello di base sono parecchio lontane dall’essere sufficienti…In attesa delle opere legate alle olimpiadi non ne vediamo di grandi opere destinate alla collettività in programma.
Credits: blog.urbanfile.org Arredo urbano Milano
Non è pianificata la riapertura dei Navigli, non lo è la costruzione di un vero terminal per gli autobus (quello schifo di Lampugnano è il peggior biglietto da visita che la città possa offrire!), non abbiamo mai sentito parlare di un grande giardino botanico come quelli esistenti a Londra, Ginevra Sydney. Nei paesi dell’hinterland spessissimo non arriva la metro e l’unico mezzo sul quale fare affidamento è la corriera che passa ogni 40 minuti.
# E ancora…
Credits Andrea Cherchi – Stadio Meazza
Del nuovo stadio o dei nuovi stadi si parla da anni ma pare oramai certo che MILAN e INTER andranno via da San Siro con il risultato di avere un enorme mastodontico stadio abbandonato in una distesa di asfalto cemento e sterpaglia. A livello scolastico molti edifici sono ancora in uno stato pietoso totalmente fuori dal tempo. Si sbandiera sempre e spesso a sproposito la bandiera lgbt allora si faccia finalmente un vero quartiere destinato alle attrazioni omosessuali. Manca una moschea, che piaccia o no i mussulmani in città sono tanti, inutile far finta che non esistano e lasciarli pregare in clandestinità. Potremmo andare avanti con l’elencare altre criticità ma ci fermiamo qui.
I miglioramenti sono evidenti non lo neghiamo ma pare esista una città che vada a due se non tre diverse velocità. Il Comune non deve limitarsi ad essere una agenzia di real estate.
Hai qualche problema o qualche intervento per migliorare Milano da segnalare? Scrivici qui: info@milanocittastato.it
ANDREA URBANO
Continua la lettura con: ALTRI MILANO NON FA SCHIFO MA…
Circondati da rocce e alberi si può pranzare con i piedi ammollo nell’acqua fresca di una cascata. Dove si trova questo locale, cosa si mangia e quanto costa il menu.
MANGIARE dentro una CASCATA
# Seduti a tavola nel Parco Nazionale delle Cascate Krka
Lo scenario è quello del Parco Nazionale delle Cascate Krka nell’entroterra di Sibenik in Croazia, lungo la costa poco più a nord di Spalato, costituito nel 1985 ed esteso su un’area di 109kmq della parte più spettacolare del corso del fiume Krka e del tratto inferiore del fiume Cikola. Al suo interno si possono ammirare antichi mulini, camminare lungo sentieri e passerelle di legno e persino mangiare con i piedi immersi nell’acqua fredda. Accanto a una delle 7 spettacolari cascate del parco, Roški slap, c’è infatti l’agriturismo Seosko Domacinstvo Kristijan, che dispone di tavoli in legno all’aperto, al coperto all’interno di un vecchio mulino di pietra, e nell’acqua, dove scende una piccola cascata del complesso di Roški slap.
Circondati da rocce e alberi si può pranzare mentre l’acqua scorre tra le gambe degustando un menu fisso, da 30 euro a persona che comprende: un tagliere di salumi, uno di formaggi, verdure, pane e bevande. Per raggiungerlo si può scegliere se camminare tra le cascate oppure passare per una seconda strada di accesso. La prenotazione non è possibile e pertanto è consigliato arrivare in anticipo per ridurre l’attesa dato che i tavoli nell’acqua sono solo cinque.
Per provare l’esperienza unica di mangiare dentro una cascata bisogna acquistare il biglietto per la visita del parco. Il prezzo varia in base ai periodi dell’anno: 40 euro ad agosto e settembre, 20 euro a ottobre e novembre e 10 a dicembre. Ci sono diverse entrate. Per chi arriva in auto è consigliata quella di Lozovac dove si può sostare in un parcheggio gratuito e da cui è possibile visitare le cascate di Skradinski buk. La cascata di Roski Slap e l’agriturismo distano 20 minuti di auto. In alternativa sono disponibili dei tour guidati in bus da Spalto o Trogir.
Prendiamo due capitani d’industria illuminati come Cristoforo Benigno Crespi e il figlio Silvio Benigno, un bassopiano triangolare all’interno del suggestivo Parco dell’Adda Nord, la voglia di costruire il perfetto borgo operaio nell’epoca della rivoluzione industriale e abbiamo creato Crespi D’Adda, il primo villaggio industriale d’Europa.
Forse non tutti sanno che, a neanche 40 km da Milano, nel 1878 Cristoforo Benigno Crespi costruì il suo piccolo e personalissimo feudo, dove il suo castello e il suo cotonificio scandivano la vita degli abitanti del villaggio come incarnazioni perpetue della sua autorità e filantropia.
I segreti di CRESPI D’ADDA: Paradiso socialista o villaggio INFERNALE?
# Paradiso socialista…
Tutte le famiglie residenti avevano un membro all’interno della fabbrica, un dottore da cui farsi auscultare, una chiesa in cui pregare, una scuola per i propri figli, un lavatoio pubblico e una casa in cui dormire.
Ed era proprio la casa a rappresentare la posizione sociale delle famiglie all’interno del villaggio. Ancora oggi Crespi d’Adda annovera diversi tipi di abitazioni, identiche tra loro per posizione lavorativa dell’epoca. Abbiamo i palazzotti gialli dei primi operai, le villette bifamiliari con giardino degli operai specializzati e dei capufficio, le ville hollywoodiane dei dirigenti e di chiunque ricoprisse una posizione privilegiata. Il tutto organizzato in quattro vie ai piedi della fabbrica e del castello, per non far dimenticare il motivo di cotanta generosità.
Casa bifamiliare operaiaCasa dirigenziale
All’interno di questo microcosmo autosufficiente non poteva certo mancare un cimitero per compiangere i proprio cari: una landa desolata di piccole croci ai piedi del maestoso mausoleo sede della cappella dei Crespi.
Cimitero di Crespi
Di sicuro c’è che quando quelli dell’Unesco hanno inserito Crespi D’Adda tra i siti del Patrimonio Mondiale della Cultura, non potevano mica sapere che tutta questa particolarità architettonica e urbanistica, unitamente al singolare posizionamento in una conca tra la confluenza di due fiumi, avrebbe donato al villaggio un che di sinistro e inquietante con conseguente nomea di luogo di culti satanici.
# …o villaggio dannato?
Noi che ci siamo nati abbiamo sempre sfruttato questa leggenda per movimentare le nostre noiose serate di provincia con vere e proprie spedizioni di coraggio al cimitero, sfidando la presenza di presunti “incappucciati” che di notte si nascondevano dietro i cipressi del viale di ingresso per catturare gatti neri o compiere riti mefistofelici di svariata natura.
Ogni volta che si parlava di Crespi c’era sempre qualcuno pronto a giurare che qualche “amico di amici” era stato strattonato da satanisti, anche se a ben vedere, vista l’esigua densità di abitanti del comune di Capriate San Gervasio Crespi, questi amici di amici sarebbero dovuti essere, con ogni probabilità, cugini di secondo grado o vicini di casa.
Oppure si raccontava di persone morte di spavento trovate appese al cancellodel cimitero stroncati da un infarto nell’eroica impresa di scavalcarlo; di coppiette in cerca di intimità interrotte da maniaci pronti a rapirli per sacrifici umani; di animali sgozzati ritrovati nel greto dei fiumi.
Insomma, il villaggio di Crespi conosce delle notti molto movimentate per essere un borgo di 10 case, un parrucchiere e un minimarket.
Di vero c’è che anche il principe dell’horror Dario Argento ha voluto il cimitero di Crespi in Profondo Rosso e che Le Bestie di Satana tra il 1994 e il 1998 “impararono” proprio lì i loro riti.
Ma nonostante la lugubre aurea, la storia di questo piccolo villaggio industriale di 400 anime e 85 ettari perfettamente conservati, è arrivata anche al Padiglione Zero dell’Expo 2015 dove un grande plastico di Crespi D’Adda lo ha consacrato tappa significativa della lunga lotta verso l’evoluzione civile.
Non solo via Venti Settembre e Corso Venezia: andiamo alla scoperta di un’altra delle strade con le ville più interessanti di Milano.
Le VILLE più belle della VIE EN ROSE di Milano (FOTO)
# La Vie en Rose di Milano: super servita dalla metro
Google Maps – Via Monte Rosa
Ha ispirato una strada del Monopoli. Non solo: malgrado la posizione a ridosso della circonvallazione è una delle strade più borghesi di Milano, ricca di villini e edifici sofisticati o curiosi. La strada si estende per circa 1,3 km da piazza Buonarroti a piazzale Lotto incrociando lo snodo di piazza Amendola, dove spicca la controversa scultura dal nome “Danza“, che i detrattori hanno ribattezzato l’ “Incidente stradale”.
Danza – Ph. Art@site
Altro punto forte della strada: è servita da 3 fermate della metropolitane e due linee, Buonarroti e Amendola per la linea M1 e Lotto per la linea M1 e M5. Ma scorriamo in rassegna le sue ville più interessanti, partendo da Buonarroti.
# Casa Verdi, la casa di riposo per cantanti e musicisti
Foto Andrea Zoppolato – Casa dei musicisti intitolata a Giuseppe Verdi
All’inizio della via, all’angolo con piazza Buonarroti, troviamo Casa Verdi:casa di riposo in stile neogotico per cantanti e musicisti che abbiano compiuto 65 anni di età. Fu realizzata su progetto di Camillo Boito per volontà di Giuseppe Verdi nel 1899. Nel testamento il musicista stabilì che i proventi delle sue opere sarebbero serviti per pagare l’erezione della casa dopo la sua morte, che avvenne due anni dopo il termine dei lavori. Fino ad oggi vi hanno soggiornato più di mille persone. Le spoglie di Verdi si trovano nella cappella della casa accanto alla moglie.
# Consolato Polacco e l’appariscente torretta
Foto Andrea Zoppolato – Consolato Polacco
Al civico 6 troviamo la sede del Consolato Polacco, un edificio in stile liberty ricco di elementi floreali con una graziosa torretta sull’angolo destro della facciata d’ingresso.
# La villa in stile “Campidoglio”
Foto Andrea Zoppolato – Villa in stile “Campidogllio”
Proseguendo alla fine del primo tratto della strada, all’angolo con piazza Amendola, c’è una villa di colore bianco candido che ricorda il Campidoglio Americano.
# La “casa rosa”
Foto Andrea Zoppolato – Casa rosa
La Vie en Rose non può non avere una casa rosa. La troviamo al civico 36, nel secondo tratto che va da Amendola a Lotto: un’elegante villetta di colore rosa con una fascia in marmo al piano terra e balconcini con colonne sempre in marmo. Rappresenta uno dei simboli della strada.
# Il Villino tardo-eclettico
Foto Andrea Zoppolato – Villino Monterosa 44
Il Villino Via Monterosa 44 è un pregevole esempio di villa urbana di gusto tardo-eclettico. Costruito ai primi decenni del ventesimo secolo, si caratterizza per un trattamento a “finta pietra” dei primi due livelli, da eleganti incorniciature delle finestre e dal raffinato gioco di archi e colonne che racchiudono l’ingresso. Un tempo abitazione della borghesia milanese oggi è adibito ad uso uffici.
# Il “maniero” di via Monterosa 64
Foto Andrea Zoppolato – Villa 3 dettaglio
Al civico 64 c’è un edificio in mattoni rossi con archi in pietra a incorniciare finestre singole e bifore, balconi in ferro battuto e altri elementi che nell’insieme rimandano a un antico maniero.
# Altre ville degne di nota
Foto Andrea Zoppolato - Via Monterosa
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Foto Andrea Zoppolato - Villa 1
Foto Andrea Zoppolato - Villa 2
Foto Andrea Zoppolato - Villa 6
# Il centro sociale ricoperto di murales
Foto Andrea Zoppolato – Casa murales libreria don Dorito da vicino
In via Monte Rosa 84 c’è la palazzina occupata del Centro Sociale Cantiere e dalla libreria indipendente e partigiana Don Durito nata nel 2005. Le pareti sono interamente ricoperte da murales di alieni, robot e altri personaggi bizzarri.
# La ex sede de Il Sole24ore progettata da Renzo Piano
Foto Andrea Zoppolato – Ex sede Sole24ore
Monte Rosa 91, ad oggi l’unico grande intervento edilizio realizzato da Renzo Piano Building Workshop e costruito tra il 1998 e il 2004, è l’edificio moderno più iconico della via un tempo sede dello stabilimento della Isotta-Franchini. Le sue lunghe facciate con finestrature trasparenti e il giardino a collina al centro della corte interna sono i due elementi più caratteristici. Fino a qualche anno fa ospitava tra gli altri la redazione de Il Sole24ore e la Business School, quest’ultima rimasta con spazi aggiuntivi, al momento è in fase di riqualificazione su incarico di Axa Investment Managers per mettere a disposizione spazi polifunzionali per aziende e cittadini.
L’aspetto più duro dell’isolamento è stato, molto probabilmente, quello sociale. Lontano dai famigliari, lontano dagli amici, lontano dalla dimensione collettiva, se non quella virtuale. E gli spazi spesso piccoli che le case cittadine riservano non hanno agevolato il decorso della quarantena. Chi ha avuto la fortuna di poter godere di terrazzo e/o giardino ha patito meno, ma tutti senza alcuna eccezione, siamo arrivati a fine lockdown con un desiderio profondo e atavico di natura, di origini, di radici.
Ecco una selezione di 5 fattorie (anche didattiche) ad un passo da casa, dove trovare terrazzi, giardini, orti, tavolacci, animali, attività da fare insieme…
5 FATTORIE TOP a due passi da Milano
#1 L’Azienda Agricola Cascina Bullona a Ponte di Magenta
L’azienda è situata nella Valle del Ticino ed è raggiungibile sia in auto che in bicicletta. Qui si trovano coltivazioni di cereali, allevamento di bovini, suini e api. Inoltre, organizza varie e divertenti attività didattiche: # interazione tra bosco e coltivo con visite guidate #laboratorio dei biscotti #visita alla fattoria #visita ai laboratori del miele, dei salumi e delle conserve
#2 L’Agriturismo Cascina Caremma a Besate
Cascina Caremma
L’azienda si trova all’interno del Parco del Ticino e ha un centro benessere. Offre la possibilità di fare passeggiate a piedi o bicicletta con audiopercorso. Si può giocare a tennis, a calcetto, nuotare in piscina. Qui si possono trovare colture biologiche cerealicole, vitivinicole, frutticole, orticole ed allevamenti vari. Inoltre organizza varie e divertenti attività didattiche: #laboratorio di caseificazione: dall’erba al formaggio #laboratorio di panificazione: buono come il pane #piccoli frutti la vita del frutteto: bruchi, coccinelle ed api #il sentiero delle cinque chiese nei territori dei monaci cistercensi #il museo contadino di Albairate #corso di agricoltura biologica #corso trekking nel Parco del Ticino #passeggiata sensoriale #alla scoperta degli organismi invertebrati delle acque correnti
#3 L’Azienda Agricola Femegro a Zibido San Giacomo
A pochi chilometri da Milano, l’azienda agricola è immersa nel Parco Agricolo Sud e produce riso, latte crudo, latticini freschi, yogurt, dessert, confetture, miele. Inoltre organizza varie e divertenti attività didattiche: #gli animali della fattoria #dal latte al formaggio con la produzione del burro #l’oro delle api: alla scoperta del magico mondo delle api #il riso: dalla preparazione della terra alla tavola #i cereali, il mais e la polenta
#4 Cascina Fiorentina a Morimondo
Si trova nel Parco del Ticino a poche centinaia di metri dall’Abbazia Cistercense di Morimondo. L’azienda coltiva cereali e alleva bovini, suini, conigli ed animali di bassa corte. Inoltre organizza varie e divertenti attività didattiche: #le mani in pasta: per conoscere il frumento e il piacere di preparare il pane cuocendolo nel forno a legna #giochiamo con il mais (periodo settembre-ottobre): taglio del mais, raccolta, sfogliatura, sgranatura, frantumazione e preparazione del pastone per gli animali, pop-corn sull’aia #coloriamo con la natura: passeggiata nel prato e nel bosco, raccolta di materiale e realizzazione di disegni #storia della vita contadina: osservazione e spiegazione degli attrezzi agricoli e degli utensili usati nelle attività domestiche #percorso ambientale: visita al fontanile
#5 L’Agriturismo culturale e didattico Murnee a Busto Garolfo
Il Murnee si trova all’interno del Parco del Roccolo, sulla riva del Canale Villoresi, e ospita al suo interno un ampio museo degli attrezzi agricoli, sale per laboratori e feste, un bosco e un villaggio d’ispirazione celtica per l’animazione didattica e campi sperimentali per il recupero delle tecniche antiche. L’azienda alleva bovini, coltiva cereali, orticole ed erbe officinali. Inoltre organizza varie e divertenti attività didattiche per tutte le età: #laboratori a scelta tra pane, formaggio, uva, colari, feltro, ferro, palline di fukuoca, argilla, carta piantabile #le api e la cera #coccole ai cuccioli #battesimo della sella #approccio sensoriale agli animali #natura avventura #bosco celtico #passeggiata delle chiose
Scopriamo insieme i borghi più belli che si possono raggiungere da Milano arrivando a Roma in sole tre ore con il frecciarossa.
5 BORGHI più BELLI nei dintorni di Roma (tre ore da Milano con il frecciarossa)
#1 Tivoli
Credits: visittivoli.eu – Fontana di villa d’Este
Il “Tibur Superbum” di Virgilio si fa protagonista di un viaggio mozzafiato tra archeologia, storia, luoghi di culto e paesaggi naturalistici. Tappe immancabili di questo viaggio sono Villa d’Este, capolavoro del Rinascimento italiano tra i patrimoni dell’Umanità Unesco, e Villa Adriana, il sogno in pietra realizzato dall’imperatore Adriano.
Per conoscere al meglio questo splendido borgo bisogna immergersi nella sua bellezza, non limitandosi solo a visitare le ville, ma passeggiando anche per il suo centro storico.
#2 Isola Farnese
Credits : turismoroma.it – Borgo Isola Farnese
Chiamato “Isola” perché sorgeva su una rocca di tufo ed era circondato da un fosso, questo borgo antico conta solo poche centinaia di abitanti. Un luogo senza tempo in cui l’orologio sembra essersi fermato con l’intento di voler custodire il passato e la tradizione.
Ogni anno vengono organizzati almeno quattro eventi che raccolgono gli abitanti dei quartieri limitrofi ma anche chi viene da fuori: la festa degli anziani, quella del pane dove si panifica in piazza, il concerto di luglio e infine la festa di San Pancrazio, Santo Patrono del borgo di Isola Farnese, occasioni perfette per visitare questo luogo magnifico.
#3 Castel Gandolfo
Ph. visit_lazio IG
Scelto da secoli come soggiorno da diversi papi, oggi è una delle mete più scelte per gli amanti dell’arte.
Suggestivo è il percorso che si snoda nel contesto naturalistico ed archeologico, che dal Giardino della Magnolia si estende fino alle terrazze panoramiche del Giardino del Belvedere, passando tra le rovine del Teatro e i resti del Criptoportico imperiale.
Da cogliere è anche la possibilità di visitare la Galleria dei Ritratti dei Pontefici all’interno del Palazzo Apostolico.
Chi è invece in cerca d’aria pulita può fare una passeggiata ad anello intorno al lago di Nemi (in due ore) o a quello di Albano (tre ore).
Se ci si vuole immergere completamente nell’atmosfera di un tempo è d’obbligo ordinare il piatto tipico del borgo per le vie della città; si può ordinare in una trattoria quanto mangiato dal poeta romanesco Gioachino Belli un giorno di novembre del 1831 sulla piazza di Castel Gandolfo: un piatto di spaghetti (o bucatini) all’amatriciana e frittura di “lattarini” (saporiti pescetti di lago), il tutto innaffiato di vino Doc dei Colli Albani.
#4 Anguillara Sabazia
Credits: siviaggia.it -La collegiata di Anguillara Sabazia
Situato sulle rive del lago di Bracciano, questo paesino suggestivo dal nome curioso è sconosciuto a molti nonostante la posizione fortunata vicinissima alle principali rotte turistiche. Anguillara Sabazia è il luogo perfetto per godersi un po’ di relax lontano dalla folla, senza però rinunciare agli splendidi panorami e alle comodità che solo le località abituate ad accogliere turisti possiedono.
La zona più antica di Anguillara Sabazia nasconde affascinanti edifici che mostrano la ricchezza del patrimonio storico e architettonico di questa regione. Come ad esempio la porta cinquecentesca che, un tempo, rappresentava l’unico punto d’accesso al paese. Sulla cima del promontorio su cui sorge il paese, nel punto più alto, sorge invece la collegiata di Santa Maria Assunta, probabilmente di origine romana.
Subiaco è un borgo medievale ricco di storia, arte e cultura il cui monastero venne definito da Petrarca “la soglia del Paradiso”. Non è soltanto la storia ad attrarre i turisti a Subiaco, chiunque metta piede sulle rive del fiume Aniene potrà infatti cimentarsi in svariate attività, dal rafting alla canoa, fino al kayak.
Poteva mancare una lista di locali di street food a Milano? No, perché Milano è sempre un passo avanti e non esiste novità che non sia introdotta in primis dalla nostra amata città, che offre non solo una miriade di locali apprezzati dagli amanti del genere, ma una via intera totalmente dedicata proprio allo street food.
STREET FOOD i love you: i LOCALI preferiti dai milanesi e la STRADA di Milano dedicata interamente allo street food
#1 Ravioleria Sarpi in via Paolo Sarpi nel cuore di Chinatown
Credits alexiseatstoomuch IG – Ravioleria Sarpi
Non è certo un caso se questo locale ha sempre la fila fuori in qualsiasi momento della giornata. Perché i loro ravioli sono buoni, buonissimi ed i prezzi davvero alla portata di tutti. In questa graziosa bottega con cucina a vista, si possono assaggiare gustosi ravioli di carne o vegetariani, o ancora crespelle cinesi anche queste sia di carne che vegetariane.
Indirizzo: Via Paolo Sarpi, 27
#2 Trapizzino con la famosa pizza farcita romana
Credits bobhouse87 IG – Trapizzino Milano
A Milano ha da tempo preso piede con grande successo la cucina romana che quindi, non poteva che essere declinata anche nella sua versione street food, tramite la pizza farcita riccamente da Trapizzino con gli ingredienti più tipici della capitale come la trippa o le polpette al sugo. Solo per veri golosi.
Indirizzi: Via Marghera 12, Ripa di Porta Ticinese 2 e Corso Lodi 1
#3 Piba porta l’Argentina a Milano con empanadas e pinchos
Credits pibamilano IG
Spostiamoci in Argentina per scoprire Piba, in piazza Santa Maria del Suffragio. Qui si possono trovare le empanadas, tipici fagottini ripieni, o i pinchos, spiedini di carne oppure di pesce. Tutte ottime e da assaggiare le birre. Che si venga per l’aperitivo o che ci arrivi dopo cena, Piba vi accoglie con calore fino alle 2 di notte.
Indirizzo: Piazza Santa Maria del Suffragio, 3
#4 All’Antico Vinaio con la golosa schiacciata fiorentina
Credits amilanopuoi IG – Antico Vinaio
Come non citare questo locale che ha fatto recentemente tripletta a Milano aprendo anche in Moscova? Evidentemente Milano ha assai gradito le schiacciate fiorentine, farcite con i più disparati ingredienti come porchetta o prosciutto crudo, schiacciate vegetariane o al tartufo, ce n’è davvero per tutti i gusti.
Indirizzi: Via lupetta 12, Piazza Luigi di Savoia, 1/15 e Via della Moscova, angolo Via Statuto
#5 La via di Milano dedicata interamente allo street food
Credits hotrovatodove IG – Side Walk Kitchens, Bar Paura
Per concludere va obbligatoriamente citata la via per eccellenza dello street food milanese: via Bonvesin de la Riva. Qui, legati l’uno all’altro come in un invisibile abbraccio, troviamo infatti 5 locali con cucina e un bar tutti affacciati all’esterno e dai quali è possibile assaggiare diverse prelibatezze accomodandosi ai tavoli esterni posti sul marciapiede o semplicemente portando a casa ciò che si desidera: tutto ciò è sidewalk kitchens, un allegro collettivo alimentare che offre il miglior street food italiano e non, racchiuso in un unico marciapiede.
Credits aleniadelicado IG – Katsusanderia
Ecco quindi il bar Paura, diventato famoso grazie al croissant a forma di cuore che qui si può gustare semplice o farcito. Katsusanderia per chi vuole assaporare il katsusando ovvero il tipico panino giapponese. Chuck’s NYC per gli amanti dei burgers made in America, Ape Cesare per gli amanti dello street food romano dove non mancano supplì e altre sfiziosita e infine Favola: chi ama la pizza in teglia, potrà qui trovare una pizza al taglio gustosa e di qualità.
Quando nasce, come è fatta e perché si chiama così.
BREVE STORIA della MICHETTA, il pane di Milano
# Quando i funzionari dell’Impero austro-ungarico importarono il Kaisersemmel
Credits backmagic.it – Kaisersemmel
La michetta ha una storia lunga oltre due secoli. Tutto parte agli inizi del ‘700 durante l’occupazione del territorio di Milano da parte dell’Impero austro-ungarico. I funzionari imperiali non apprezzavano per nulla il pane locale, la micca, diffuso in tutta la zona del Nord Italia e che produceva molte briciole quando veniva spezzato, e decisero di importare il loro tradizionale kaisersemmel (che letteralmente significa “pane dell’imperatore”). Un piccolo panino del peso di circa 50-90 grammi a forma di rosa con una morbida mollica.
# L’umidità di Milano portò alla nascita della michetta
Nebbia
Proprio la struttura del “pane dell’imperatore” non risultava però adatta al clima di Milano, molto più umido rispetto a quello austriaco, per la sua tanta mollica all’interno. La conseguenza era che il pane si rammolliva velocemente, non conservando la sua fragranza e diventando stopposo. Per questa ragione i panietteri milanesi dell’epoca decisero di rimuovere quasi tutta la parte interna, la mollica, lasciando il nuovo panino cavo all’interno. Inizialmente si diffuse soprattutto tra gli operai, i quali avevano la necessità che rimanesse croccante e fresco più a lungo, prima di divenetare il pane di tutti i milanesi.
# Perché si chiama così: la briciola
Credits: PH Profumo di Broccoli
Ma da dove deriva il nome di michetta? Il nome prende origine da una storpiatura del termine tedesco kaisersemmel, milanesi si rifiutarono di rendere omaggio all’Imperatore austro-ungarico utilizzando il termine kaiser per riferirsi al proprio pane e dal diminutivo della tradizionale micca o mica lombarda, che significa briciola.
# Nel 2007 consacrata tra i prodotti gastronomici tradizionali milanesi
Credits milanopersempre.it – Panificio danelli
Nel corso del tempo è cambiata la preparazione, con l’arrivo della farina Manitoba dopo la Seconda Guerra Mondiale, e quella moderna ha un procedimento molto lungo e l’impasto deve riposare almeno 18 ore prima di essere informata. Dopo un paio di lievitazioni e di reimpasti le pagnotelle vengono cotte in forno alla temperatura di 250 gradi, fino a ottenere la doratura in superficie.
In altre parti d’Italia è conosciuta come “rosetta” anche se la michetta con il tipico stampo a stella con “cappello centrale” è inconfondibile e nel 2007 è stata consacrata tra i prodotti gastronomici tradizionali milanesi grazie al conferimento del riconoscimento De.Co (Denominazione Comunale).
Fino al millesettecento inoltrato a Milano non esistevano le vie, almeno non come le intendiamo noi. Se qualcuno vi avesse chiesto una destinazione voi gli avreste risposto qualcosa tipo “la prima strada a dritta, dopo la chiesa X o la croce Y o la porta Z, l’ultima casa grande a sinistra” (cit. I Promessi Sposi). Milano era un po’ come la Tokyo di oggi, insomma. Invece di strade con il nome, c’erano punti di riferimento con cui orientarsi.
Via CUSANI, la prima via di Milano
# Il giudice delle strade battezza le vie di Milano
Facile immaginare che una situazione così approssimativa non doveva andare a genio agli austriaci che decisero di mettere ordine a questa confusione.
Nel 1786 il conte Wilzeck, ministro imperiale del governo della Lombardia, ordinò a un marchese milanese, che aveva la carica di “giudice delle strade”, di battezzarle ufficialmente.
# Il primo nome? Il suo
Ferdinando Cusani
Il marchese iniziò la sua opera dalla Contrada dei Baggi che si snodava nei dintorni del Castello. Come primo nome da dare a una via scelse il suo: Ferdinando Cusani.
Procedette quindi battezzando tutte le contrade di Milano affiggendo sulle cantonate delle cartelle su cui fece dipingere in nero il loro nome. Cartelle che furono poi sostituite da targhe in marmo.
# Assegnò anche i primi numeri
Sempre Cusani attribuì anche i numeri civici alle case, ma utilizzò il sistema asburgico, che è ancora in vigore a Venezia. Partendo dal centro ordinò con numeri crescenti tutte le case procedendo in senso circolare antiorario. Il numero “uno” toccò al Palazzo Arciducale, il “due” all’Arcivescovado, il “tredici” al Palazzo di Giustizia e così via. L’ultima casa raggiunta con questa numerazione ebbe il 5314.
Solo con l’unità d’Italia si passò alla numerazione per vie e venne adottato il sistema di numerare con i dispari le case a sinistra e con i pari quelle di destra.
# La contrada di Milano
A Milano esiste ancora una cartella viaria dei tempi di Maria Teresa d’Austria: si trova in via san Maurilio al numero 18 e reca la scritta “CONTRADA DI SANT’AMBROGIO ALLA BALLA”. Le balle erano gli involucri caricati sulle spalle dai facchini che in questa zona si radunavano.
Fonte: A Milano c’è di Bruno Pellegrino – De Ferrari Editore
Un maestoso castello medievale domina una valle incantata. Considerato uno dei più notevoli, scenografici e meglio conservati castelli d’Italia, al suo interno conserva la Camera d’Oro, unico esempio in Italia di un intero ciclo di dipinti medievali incentrati sulla glorificazione dell’amor cortese tra due personaggi realmente esistiti.
TORRECHIARA, il castello medievale e la valle incantata a due ore da Milano
Nel cuore dell’Emilia c’è una valle incantata che potrebbe facilmente assumere in sé quel significato di Food Valley che adesso si usa in maniera allargata per tutta la regione.
Seguendo la strada che da Parma porta verso l’appennino, il turista può scoprire alcuni dei prodotti più tipici della zona, dal salame di Felino al prosciutto crudo di Langhirano, sino alla Malvasia e al Lambrusco delle colline di Ariola e Calicella.
Uno di quei luoghi più noti all’estero che in Italia, vista la cospicua presenza di inglesi (ma anche tedeschi e olandesi) in zona.
A metà circa della valle, emerge dalle brume incantate di una favola autunnale, in mezzo ai vigneti delle prime colline parmensi, lo splendido Castello di Torrechiara. Si tratta di un vero e proprio gioiello dell’architettura castellana del Quattrocento, tra i meglio conservati in tutta Italia.
Ci sono quattro torri, tre cerchie murarie e un doppio fossato che richiama la funzione di difesa, e all’interno della porta del castello c’è un piccolo borgo formato da un vicolo e da una balconata panoramica.
Va assolutamente visitato l’interno del castello: il biglietto costa solo 5 euro e le sale residenziali hanno un cuore affrescato a temi naturalistici e fantastici: la Camera d’Oro è la più famosa e l’unica a conservare ancora la sua decorazione originaria.
la camera d’ Oro
Poi potremo fermarci nel cuore del borgo per una favolosa degustazione di prodotti tipici, alcuni dei quali a chilometro zero, ammirando il panorama di questa sorprendente Emilia Felix.
Tra gli addetti ai lavori viene definito “effetto Liguria”: quando il mercato immobiliare in pratica va in stallo ma i prezzi delle case restano invariati. Gli ultimi dati a Milano, in particolare tra le case di lusso, sembrano paventare lo stesso pericolo. Ma quali sono le zone più care? E chi compra?
Il MERCATO di MILANO non è per GIOVANI: la MAGGIORANZA di chi compra CASE di PRESTIGIO è over 65, 1 su 3 è straniero
Casa stile medievale 2
# L’ “Effetto Liguria” a Milano: calano gli scambi ma non i prezzi
Prime crepe nel comparto del residenziale di pregio a Milano, questa la notizia pubblicata su Il Sole 24 Ore del 12 settembre 2023. I dati sono quelli del “Vincenzo Monti Prestige Prime Residential 2023”: le compravendite di case di lusso nel centro storico di Milano segnano nel 2023 un calo di oltre 10 punti percentuali (-10,3%) rispetto al 2022. Più contenuto invece il calo del giro d’affari: -3,6%.
La differenza tra numero di scambi e valore del fatturato indicano che le compravendite sono in calo ma non i prezzi. Anzi: questi ultimi sono perfino in crescita. Il prezzo medio per le abitazioni di lusso a Milano è di 12.620 euro al metro quadrato, in crescita del 12,5% sul 2022. Non solo: è in crescita anche il numero di abitazioni messe in vendita (+4,7%). I tempi di vendita medi restano stabili: attorno ai quattro mesi. Ma quali sono i motivi di questo andamento?
# Le cause del nuovo trend
Foto redazione – Casa Berri Meregalli
Secondo Andrea Pincherli Vicini, CEO e Founder di Vincenzo Monti Prestige, il motivo è dato dall’ “incremento dei tassi d’interesse e la contestuale inflazione hanno rallentato il numero di transazioni sul mercato immobiliare”. A questo si aggiunge che “molti venditori non hanno ancora preso atto di una sempre più concreta possibilità di assistere a una fase di repricing”. In poche parole: si preferisce tenere l’immobile invenduto che abbassare il prezzo. L’ “effetto Liguria”.
Altro fattore da considerare è che restano sul mercato soprattutto immobili di qualità più scarsa: “Gli appartamenti migliori sul mercato, con piani alti, terrazzi, giardini, sono stati in gran parte assorbiti dalla domanda. Inoltre, alcuni proprietari hanno preferito mantenerli, togliendoli dal mercato per proteggersi dall’alta inflazione e dalla volatilità dei mercati, altri li hanno invece affittati. Stiamo vivendo una fase di stabilizzazione, piuttosto che una sua vera e propria flessione”, conclude Pincherli Vicini. Ma qual è l’andamento nelle diverse zone di pregio?
# Le quattro zone sopra 20.000 euro al mq (per le case di prestigio)
Foto redazione – Quadrilatero del Silenzio
Sono quattro le zone di Milano che segnano un prezzo al metro quadrato per gli appartamenti di prestigio superiore ai 20.000 euro. Si tratta di:
Quadrilatero: 22.620 euro al mq
Cordusio/Duomo: 21.000 euro al mq
Palestro/Duse/Venezia: 20.850 euro al mq
Cadorna/Magenta/Monti: 20.190 euro al mq
Nel primo semestre 2023 i rialzi maggiori si registrano nel Quadrilatero, in Brera, Monti/Magenta e Arco della Pace con crescita a due cifre dei prezzi rispetto all’anno prima. Quello che molti si chiedono è: chi compra?
# Un mercato per over 50, uno su tre viene dall’estero
A comprare appartamenti di prestigio a Milano sono quasi esclusivamente over 50. Negli acquisti oltre il milione e mezzo, il 94% dei compratori hanno infatti più di 50 anni. Non solo: oltre la maggioranza degli acquirenti (54%) hanno più di 65 anni. Ma quanti sono i milanesi?
I residenti costituiscono circa il 60% del mercato. Ma cresce la quota degli stranieri: sono il 33%, uno su tre dei compratori. Dal resto d’Italia arrivano in pochi: appena il 7%.
Milano, fin dalle sue antichissime origini, ha giocato un ruolo di primissimo piano nella storia dell’umanità. Città di celtica fondazione, diventa un influente centro dell’Impero Romano, rivestendo il ruolo di capitale al momento della sua divisione in due parti, Orientale ed Occidentale. Uno dei progetti di Milano Città Stato è di inserire nel corso di studi anche la storia del territorio. Come questi momenti salienti della storia cittadina.
La STORIA DI MILANO: 12 fatti che dovrebbero essere studiati meglio nelle nostre scuole
#1 Capitale dell’Impero Romano d’Occidente dal 286 al 402
Grazie all’imperatore Diocleziano prima e Massimiano poi, Milano divenne non più solo un centro economico di rilievo, ma anche il principale centro politico.
#2 Editto di Milano (febbraio 313)
L’Editto di Milano (noto anche come Editto di Costantino, Editto di Tolleranza o Rescritto di Tolleranza) fu l’accordo sottoscritto nel febbraio 313 dai due Augusti dell’Impero Romano, Costantino per l’Occidente e Licinio per l’Oriente, in vista di una politica religiosa comune alle due parti dell’impero. Primo atto di tolleranza universale è uno degli eventi che più di tutti ha condizionato la storia del mondo occidentale.
#3 Ambrogio Vescovo (7 dicembre 374)
Uno dei personaggi più importanti della nostra città diede tanto da legarne il suo nome a Milano in maniera indissolubile. A lui dobbiamo parte della nostra unicità, grazie alla sua figura di spicco all’interno del mondo cristiano e al rito liturgico che ci contraddistingue. E pensare che lui il vescovo non lo voleva fare.
A Legnano venne sconfitto il Barbarossa grazie all’unione tra le città lombarde. Milano, dopo aver patito fame miseria distruzione, si liberò dalla tirannia, ottenne la sua autonomia e raggiunse la consapevolezza della propria potenza. Milano si rivelò ribelle e i suoi cittadini decisamente poco inclini ad essere sudditi.
#5 Leonardo a Milano (XV secolo)
leonardo
Leonardo Da Vinci a Milano non solo dipinse una delle opere più importanti nella storia dell’arte mondiale ma il suo passaggio a Milano condizionò la nascita della moda e del design, che hanno contribuito a far grande la nostra città.
#6 La dominazione austriaca (1714-1797/1815-1859)
Teatro alla Scala, Giuseppe Piermarini, 1776-1778
In quel periodo Milano raggiunse un altissimo livello di sviluppo economico e sociale. Diverse furono le riforme e le iniziative culturali: fu anche edificato il massimo teatro lirico mondiale, la Scala.
#7 Cesare Beccaria (1780)
Cesare_Beccaria_statue_Pinacoteca_Brera
Nel 1780 Cesare Beccaria, autore milanese, scrisse il saggio “Dei Delitti Delle Pene”, che venne apprezzato nella Milano illuminista, fu visto come il prodotto dell’attività innovatrice in Francia (dove incontrò l’apprezzamento entusiastico dei filosofi dell’Encyclopédie, di Voltaire e dei philosophes più prestigiosi e fu considerato un vero e proprio capolavoro), e messo subito in pratica dalla zarina Caterina II di Russia. Un libro che ha inciso profondamente sulla cultura del diritto nel mondo.
#8 Napoleone incoronato Re (26 maggio 1805)
Nel maggio del 1805 Napoleone Bonaparte si fece incoronare Re d’Italia nel Duomo di Milano con una sfarzosissima cerimonia. L’evento ebbe risonanza in tutta Europa.
#9 Le Cinque Giornate (18-22 marzo 1848)
Milano si sollevò eroicamente contro l’occupazione austriaca, sperando in un futuro di libertà e di risorgimento. Speranza purtroppo disattesa, ma quel sacrificio fu di esempio in tutta Europa.
#10 Esposizione Universale del 1906
Milano ospitò l’Esposizione Universale, o anche detta Esposizione Internazionale del Sempione, dal 28 aprile all’11 novembre, in padiglioni ed edifici appositamente costruiti nell’area alle spalle del Castello Sforzesco, tema i trasporti. Visitatori stimati: 5 milioni, cifra enorme per l’epoca.
#11 25 aprile 1945
In una città ridotta in macerie, i milanesi si sollevarono contro il regime fascista e l’occupazione nazista. Mussolini, costretto a fuggire, venne fucilato e poi appeso in piazzale Loreto.
#12 Esposizione Universale del 2015
expo milano ovest
Dal 1 maggio al 31 ottobre si svolse EXPO. Tema: nutrire il pianeta.
Milano per sei mesi fu al centro dell’attenzione mondiale, milioni di visitatori da tutto i Paesi vennero a visitare l’esposizione. Tra questi, anche importantissime personalità. Un successo stratosferico per Milano, che per l’occasione si fece ancora più bella.
Siglato il protocollo d’intesa per progettare uno nuovo percorso del famoso treno della celebre Ferrovia Retica. Scopriamo dove potrebbe arrivare.
Il TRENINO ROSSO fa una DEVIAZIONE? Ecco dove potrebbe arrivare
# La ferrovia Patrimonio dell’Unesco tra Tirano a Sankt Moritz
Credits Peggychoucair-pixabay – Bernina express
Viaggiare a bordo del Bernina Express, conosciuto anche come Trenino Rosso, che da Tirano porta fino a Sankt Moritz, è una delle esperienze più spettacolari da fare al mondo a bordo di un treno. Basti pensare che la ferrovia è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Partendo dal caratteristico viadotto elicoidale di Brusio, si passa da poco più di 400 metri fino a oltre 2.200 metri, affrontando pendenze incredibili senza cremagliera. Nelle due ore mezzo di viaggio per arrivare a destinazione si attraversano dei paesaggi da favola, soprattutto se c’è la neve, tra dirupi, montagne e laghi che si possono ammirare grazie alle enormi vetrate dei vagoni.
# Firmato il protocollo d’intesa per portare il Trenino Rosso nella Bassa Engadina
Credits nirolfix-pixabay – Livigno
Nei giorni scorsi è stato compiuto il primo passo per far diventare realtà il sogno di viaggiare fino a Livigno seduti nel Trenino Rosso. La sigla del protocollo d’intesa con i comuni svizzeri di S-Chanf e Zernez, oltre che con il Parco Nazionale Svizzero, consentirà di dare avvio ad uno studio di progettazione più dettagliato per portare la celebre Ferrovia Retica nel Piccolo Tibet garantendo un collegamento stabile e ecosostenibile con la vicina Bassa Engadina. Le parole del sindaco Remo Galli: “Questa è una prima tappa, importante, abbiamo ripreso in mano un progetto che risale a più di vent’anni fa. Ringrazio il Parco Nazionale Svizzero, il comune di S-Chanf e di Zernez per darci la possibilità di procedere con una progettazione più puntuale. […] sicuramente la strada non è semplice, ma ci piacerebbe coinvolgere tutti i cittadini, italiani e svizzeri su questo progetto che può essere importante anche da un punto di vista energetico.”
# Una nuova linea di 12 km da Livigno a Zernez, nel Cantone dei Grigioni
Livigno-Zermez
La progettazione, come detto, partirà da un precedente studio di fattibilità tecnico-economica, quello avviato nel 2001 dall’Università Bocconi di Milano. Il Trenino Rosso non farà però una deviazione dall’attuale percorso, ma si tratta di una nuova linea da Zernez. Il tracciato sarà lungo 12 km passando sotto il monte Cassana attraverso un tunnel di 6 km e la stazione sarà nella zona dell’Aquagranda, vicino al lago e alla strada che porta al tunnel automobilistico Munt La Schera. Il progetto è ritenuto ritenuto strategico anche per la Macro Regione alpina e ben visto dal Cantone dei Grigioni in quanto favorirebbe i collegamenti ferroviari verso la Germania attraverso la Confederazione.