Credits milanoportagenova IG - Piazzale Porta Genova
Prima della sua trasformazione in area parzialmente pedonale il Piazzale di Porta Genova era un parcheggio disordinato per auto tra la fermata di capolinea del tram. L’intervento di urbanistica tattica realizzato nell’ambito del progetto “Piazze Aperte” ha eliminato i parcheggi e interdetto anche il transito di auto private e taxi. Non tutto però è andato nel verso giusto.
Delirio in PORTA GENOVA: il disastro viabilistico dopo l’URBANISTICA TATTICA
# Da parcheggio a piazza pedonale con po’ di vernice e qualche vaso
Credits paolavignelli IG – Piazzale Stazione Porta Genova
Il Piazzale di Porta Genova, dopo un primo intervento di urbanistica tattica realizzato nell’ambito del progetto “Piazze Aperte” nel 2019 poi conclusosi nel 2020 con la verniciatura dei nuovi vasi e di quelli preesistenti da parte di Retake Milano, è passato da essere un parcheggio disordinato per auto tra la fermata di capolinea del tram a una piazza parzialmente pedonalizzata. Otre all’eliminazione dei parcheggi è stato interdetto anche il transito di auto private e taxi, la cui area di sosta è stata spostata all’esterno del piazzale, con la contestuale sistemazione delle fermate bus e della linea tranviaria 2 su Via Valenza.
La leggera riqualificazione, che avrebbe dovuto essere temporanea, è stata frutto della collaborazione tra vari soggetti: Bloomberg Associates, Nacto Global Designing Cities Initiatives, Comune di Milano, Retake Milano e il Colorificio Sammarinese,
# Non tutto è andato nel verso giusto
Credits milanoportagenova IG – Piazzale Porta Genova
L’idea di rendere più vivivile il piazzale è stata senza dubbio una cosa positiva, sia per quanto riguarda l’ordine che per il decoro. Tuttavia non tutto è andato nel verso giusto. In particolare l’intervento ha lasciato inalterato il traffico veicolare su Via Vigevano, Corso Colombo e Via Valenza senza però ripensare quello attorno alla piazza. Non sono stati o previsti operazioni di mitigazione del nuovo cambio di viabilità, visto che le auto non possono più immettersi nel piazzale, senza semafori che regolino l’attraversamento pedonale verso l’interno della piazza, dove insiste il transito di 2 linee di tram, e verso l’esterno dove si aggiunge una linea bus, in aggiunto al flusso di mezzi proveniente dalle tre direttrici. Al momento poi non esiste un
Le conseguenze negative principali della nuova sistemazione della piazza hanno prodotto quindi un continuo incolonnamentodi tram bloccati in entrata e in uscita dalla piazza e di bus e auto senza possibilità di svolta. Gli ulteriori problemi che ne derivano sono:
la congestione dell’incrocio tra Via Vigevano, Corso Colombo e Via Valenza
i ritardi sulla tabella oraria per linea di tram 9, 2 e la linea di bus 74
un aumento della concentrazione di inquinamento causato soprattutto dal rallentamento del flusso veicolare
la difficoltà dei pedoni nell’attraversamento della piazza e nella prosecuzione verso la Darsena
# Cosa si potrebbe fare per migliorare la situazione
Credits luigibertino IG – Piazzale Porta Genova
Per prima cosa studiare e implementare una regolamentazione semaforica anche per i pedoni e al tempo stesso rivedere la viabilità, nel limite del possibile, con percorsi alternativi. Non sarebbe male poi pensare a progetto definitivo di ridisegno della piazza con azioni più strutturali, tenendo in considerazione anche della futura dismessione della stazione ferroviaria. Purtroppo nonostante le buone intenzioni la semipedonalizzazione della piazza ha acuito il problema del traffico della zona già critico anche prima della nuova sistemazione.
Prima di quella di San Siro a Milano c’era un’altra “montagnetta”. La sua storia, gli aneddoti e una strana leggenda.
La MONTAGNETTA di Corso SAN GOTTARDO
# Molto prima del Monte Stella
Pagina Milano Scomparsa – Corso San Gottardo
Prima di quella a San Siro era un’altra la “montagnetta” di Milano: quella di Corso San Gottardo. Si trovava nel punto in cui il corso incrocia le vie Conchetta e Torricelli, l’attuale largo Mahler. In realtà consisteva in un dosso rialzato di pochi metri sopra le ortaglie da cui era circondato, quindi niente a che vedere con la “mole” del rilievo artificiale del Monte Stella, ma era visibile anche a grande distanza.
# L’Osteria della Montagnetta e il fritto di pescetti dell’Olona
Nell’Ottocento la montagnetta era celebre a Milano anche per l’Osteria della Montagnetta, che si affacciava sulla strada che portava sino al Ronchetto delle Rane e a Quinto de Stampi. Proprio dietro il locale, sopra il dosso, c’era un vasto giardino percorso da vialetti a loro volta contornati dai tavoli dove si mangiava all’aperto. La specialità della cucina era il fritto di pescetti dell’Olona o del Lambro accompagnati da ottimi vini frizzanti, bianchi e rossi.
# La triste fine del ginnasta decaduto
C’è anche un fatto drammatico nella storia di questa osteria. Agli inizi del ‘900 un celebre ginnasta milanese ormai in fase di decadenza, che era andato vicino alla convocazione alle prime Olimpiadi moderne, cominciò a fare delle esibizioni nel giardino della Montagnetta per riuscire a pagarsi un piatto caldo.
Saliva su una scala messa in bilico e si metteva in mostra con una serie di esercizi bilanciando col suo peso quello della scala. Un giorno il suo sguardo incrociò quello di una giovane cliente del locale e per lui fu amore a prima vista. Per fare colpo sulla ragazza decise di digiunare e di utilizzare i soldi guadagnati per acquistare una tuta e una canottiera nuove. Purtroppo proprio a causa della carenza di cibo, mentre era intento a esibirsi con la sua nuova tuta, perse l’equilibrio e cadde rovinosamente dalla scala battendo le vertebre cervicali per poi morire nei giorni seguenti in ospedale.
# La leggenda della scarpa dei Re Magi
Credits danieladifebbraio IG – Basilica di Sant’Eustorgio
C’è anche una strana leggenda che ruota attorno alla Montagnetta. Quando i Re Magi passarono per Milano lungo la strada per Gerusalemme, a causa di una fitta nevicata che nascose loro la stella cometa, si ritrovarono proprio sopra la Montagnetta dove uno dei tre perse una scarpa. Questa sarebbe stata successivamente ritrovata secoli dopo da alcuni bambini che la portarono a Sant’Eustorgio, dove venne conservata come una reliquia nel sarcofago dei Magi.
# Che fine ha fatto la Montagnetta?
Credits archipatia IG – Auditorium Milano
L’osteria fu chiusa e demolita dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, nell’occasione lo slargo antistante conosciuto oggi come largo Mahler fu ribattezzato ufficialmente largo Montagnetta. Stessa sorte toccò al “piccolo rilievo”, fatto sparire a colpi di badile. Nel corso dei decenni lo spazio è stato occupato prima da un grande cineteatro da più di 2.000 posti chiamato La Montagnetta, poi diventato Cinema San Gottardo nel 1932 e Cinema Massimo nel 1938. Anche quest’ultimo ha cessato l’attività, nel 1979, e solo 20 anni dopo ha riaperto come Auditorium di Milano, per ospitare concerti, cinema e teatro, ancora oggi in attività.
Uno scrigno di arte e cultura rimasto immutato nel tempo.
L’ “Acciaio di Milano”: uno dei BORGHI MEDIEVALI più BELLI d’Italia a un’ora e mezza da Milano
Milano-Gromo
# Il borgo medievale rimasto immutato nel tempo
Credits marziapiccinelli IG – Gromo
Incastonato lungo la Valle Seriana in provincia di Bergamo, Gromo è un insieme di borgate e piccoli agglomerati situato in posizione difensiva sulla sommità di uno sperone roccioso. Un borgo che è riuscito a mantenere il suo impianto medievale immutato, con le case realizzate con grossi blocchi di pietra, i loggiati e le balconate di pietra e legno da osservare mentre si passeggia tra le sue antiche viuzze, e che ha ottenuto da Touring Club il riconoscimento della Bandiera Arancione per la sua offerta turistica curata e di qualità.
# L’ “acciaio di Milano”
Credits georgelucky IG – Gromo
Gromo era noto fino a Londra come l'”acciaio di Milano” per le sue fucine che nel ‘400 esportavano in Europa il ferro e che producevano armi. Accanto a questo un’altra attività della zona era l’estrazione dell’argento. Per rievocare gli antichi fasti vengono organizzate alcune feste popolari e manifestazioni tradizionali, tra cui la rassegna “Arti e mestieri”, dedicata agli antichi mestieri riproposti in Piazza Dante secondo il costume di un tempo e ricreando le vecchie botteghe.
# Uno scrigno di arte e cultura tra le montagne bergamasche
Credits francescagongolo IG – Gromo
Nonostante la ridotta estensione del suo territorio, appena 20 kmq, sono molti gli edifici storici e le opere d’arte da scoprire. Partendo dal suo cuore, Piazza Dante, dove sono presenti le principali costruzioni come il quattrocentesco Palazzo Milesi, sede del Comune e del Museo delle armi bianche e delle pergamene e riconoscibile grazie al doppio loggiato. Sempre in Piazza Dante troviamo la Chiesetta di San Gregorio Magno, del XIV secolo.
Credits: borghipiubelliditalia.it – Gromo
A dominare tutto il borgo c’è invece il Castello Ginami, del quale sono conservati ancora la torre e il cortile interno originari. Degne di nota anche la Chiesa di San Giacomo risalante al ‘300, con l’esterno in pietra e l’interno ricco di decorazioni e in particolare la cancellata in ferro battuto all’ingresso del Battistero, il ciclo pittorico di Antonio Cifrondi e le Portelle delle Reliquie, e la chiesa barocca dedicata a San Bartolomeo con annessa canonica.
Partire da Milano in bicicletta, un sabato mattina, approfittando delle giornate ancora belle, è diventato un must per ogni milanese à la page. Così facendo si può oltretutto scoprire la Lombardia, la nostra regione che ancora pochi milanesi conoscono bene e sicuramente hanno girato di meno rispetto a Liguria, Sardegna e Puglia.
Questa volta ci dirigiamo in quella zona a metà tra la pianura e i monti che non attira mai troppi turisti, dove il clima è una via di mezzo tra l’alpino e il padano, con estati non troppo afose e con inverni non troppo rigidi. Partiamo in direzione Civate, piccolo paesino della provincia di Lecco, ai piedi del Monte Cornizzolo sul bellissimo lago di Annone.
Milano-Civate
CIVATE e il bellissimo LAGO di ANNONE a un’ora da Milano
# Come un quadro, da una parte un’imponente cupola avvolta dalla montagna e dall’altra parte il lago
Foto redazione – Lago Annone a Civate
L’altitudine di Civate (270m) offre ai visitatori una vista piacevole sul lago di Annone e la possibilità di immergersi nei boschi alla ricerca dei sentieri per tutti. Il lago è penetrato da una striscia di terra lunga circa 1km e larga non più di 500 m, la Penisola di Isella, che divide questo specchio d’acqua in due parti, lasciando al contempo un paesaggio comunicante.
Civate per il nuovo arrivato si presenta come un quadro: da una parte un’imponente cupola avvolta dalla montagna e dall’altra parte il lago. Poche altre località possono vantare un tale colpo d’occhio iniziale che è poi quella cosa che ci fa ricordare di alcuni posti a scapito di altri.
# Il complesso di San Pietro al Monte, uno dei più bei monasteri romanici della Lombardia
Foto redazione – Civate con monte e monastero
Sulle alture di Civate sorge il complesso di San Pietro al Monte, uno dei più bei monasteri romanici della Lombardia. L’abbazia si trova ad una quota di 630 metri alle pendici del monte Cornizzolo ed è raggiungibile solo in bicicletta, o a piedi, partendo dalla frazione Pozzo nel comune di Civate, attraversando con un sentiero un fitto bosco. E’ un complesso di stile romanico che si compone di tre edifici: la basilica di San Pietro, l’oratorio intitolato a san Benedetto e quello che era il monastero di cui rimangono solo rovine. La basilica è visitabile tutti i giorni eccetto il lunedì. La domenica è possibile partecipare a visite guidate gratuite.
# Un panorama unico su monti e lago
Di particolare rilevanza l’imponente ciclo di affreschi della basilica di San Pietro, che ha come tema l’Apoteosi finale del Cristo e il Trionfo dei Giusti. Dal pianoro erboso dove sorge la basilica si può godere uno splendido panorama sulla Brianza, i monti lecchesi e il lago di Annone. Cercate il posto migliore per appoggiare la vostra bicicletta e scattatevi il selfie più bello che potete per dimostrare che la Lombardia non ha nulla da invidiare alle altre regioni italiane!
Non è incluso negli itinerari turistici, ma è uno dei luoghi che si accompagna a una delle creazioni più importanti per la storia di Milano. Si narra che il genio di Leonardo avesse elaborato il progetto dei Navigli all’ombra di un glicine, che si trova ancora oggi al numero 2 di Via Verro, nel quartiere di Morivione in pieno Municipio 5.
Il GLICINE di Leonardo e la leggenda di Morivione
# Il glicine amato da Leonardo da Vinci
Se oggi il glicine è malamente rinchiuso in un cortiletto privato, una volta era una delle mete proferite per i milanesi in cerca di un po’ di tranquillità. Si dice che il glicine abbia circa 717 anni e che sotto di lui abbiano trascorso i pomeriggi alcuni illustri personaggi della storia: tra questi spunta il nome di Leonardo Da Vinci.
Il Genio soleva ritirarsi in questo posto tranquillo alle porte di Milano per rilassarsi e meditare e proprio da qui, in compagnia di Ludovico Il Moro, avrebbe dato il via al progetto della Conca Fallata del Naviglio Pavese. Da allora prese il nome di “glicine di Leonardo”.
# Al bandito Vione
Anche altre storie sono associate a questo glicine. Una delle più funeste tra queste risale al 1300 quando il bandito Alessandro Vione fu pugnalato a morte ai piedi della pianta da un soldato degli Sforza che lo aveva sorpreso a rubare del cibo. Da quel giorno la gente passando per questo luogo ha ricordato la morte del bandito con la frase “Qui morì Vione” che poi è diventata Morivione, oggi nome del quartiere .
I record di questo glicine non riguardano solo gli anni di vita (ben 717), ma anche la lunghezza delle radici che, secondo alcune stime, arrivano a misurare ben 2 chilometri! È sicuramente una delle meraviglie di Milano da recuperare e valorizzare.
3,5 milioni di cittadini parlano una lingua lombarda. Pochi sanno che ce ne sono tantissime. L’origine delle varianti principali, dei dialetti secondari e la loro classificazione.
La classificazione del sistema di varietà di lingue lombarde, parlate romanze di tipo gallo-italico, è stata definita per la prima volta nel 1853 nel “Saggio sui dialetti gallo-italici” da Bernardino Biondelli con l’indicazione dei vari livelli partendo da quelli principali fino alle singole parlate locali. Da allora non è stata più abbandonata ma solo perfezionata negli anni più recenti.
Le due macro categorie di varietà linguistiche, che presentano differenze principalmente fonologiche, sono quella orientale denominata anche transabduano o orobico e quella occidentale conosciuta anche come cisabduano o insubre.
# Ci sono sei sezioni principali, dalla macro milanese a quella alpina occidentale
Credits milanoeprovincia IG – Frase in dialetto Trattoria d tomaso
Queste due macro categorie vengono suddivise in ulteriori 6 sezioni, ognuna delle quali comprende diversi dialetti parlati anche fuori regione e fuori Italia:
sezione macro milanese dove si trova il milanese, il bustocco, il brianzolo e il novarese in Piemonte;
sezione basso-occidentale con il pavese, lomellino, lodigiano e oltrepadano;
sezione basso orientale con cremasco, cremonese e mantovano;
sezione prealpina-orientale con bergamasco, bresciano, alto mantovano e gardesano;
sezione prealpina occidentale con varesotto, comasco e lecchese;
sezione alpina occidentale con il valtellinese e verbanese, entrambi a cavallo di quella prealpina, ossolano sempre in Piemonte, chiavennasco, grosino, bormino, livignasco in Lombardia, ticinese, calanchino mesolcinese, brega-gliotto e poschiavano nel Canton Ticino.
# I diletti gergali lombardi
Esistono poi una serie di dialetti gergali, molto locali, presenti soprattutto in alta Lombardia e Svizzera:
il gaì è rintracciabili in Val Camonica e di alcune valli bergamasche e anche se quasi estinto viene usato dai pastori di quelle zone;
lo spasell è invece il gergo commerciale utilizzato in passato dei valsassinesi;
il rungin è riconducibile alla Val Cavargna;
il rügin in Val Colla;
il larpa iudre, viene utilizzato con lo stesso scopo dello spasell, ossia per non farsi capire da chi non è originario dei luoghi, e viene parlato nel Mendrisiotto in Svizzera.
Questo edificio gotico al 35 di via Poerio è una delle 12 case costruite negli anni ’40 dalla dinastia di ebrei ortodossi, i Lubavitcher.
Tutto ebbe origine nell’Eastern Parkway di Brooklyn, quando il rabbino Yoseph Yitzchok Schneerson acquistò questo edificio gotico una volta fuggito dalle persecuzioni naziste.
Dopo di lui la casa fu abitata da suo genero, il rabbino Menachem Mendel Schneerson, guida del movimento Chabad-Lubavitch e fondatore dei centri di incontro delle comunità Chabad nel mondo. Da allora, la Casa al 770 di Eastern Parkway divenne la casa 770 cenacolo e cuore della comunità ebraica, così tanto che alcuni suoi componenti decisero di replicarla tale e quale in altre città.
Dunque, oggi, di Casa 770 ce ne sono nel New Jersey, a Cleveland, Los Angeles, in Canada, in Israele, in Brasile, Argentina, Australia, Cile e Ucraina.
L’unica nell’Unione Europea è a Milano, in via Poerio 35, in zona Porta Venezia dove la comunità Chabad è molto diffusa.
#2 I gemelli di Piazza Piemonte
Piazza Piemonte
I gemelli di Piazza Piemonte
New York aveva le Twin Towers, Roma ha le chiese gemelle, in Piazza del Popolo. E Milano? Ha i due grattacieli di Piazza Piemonte, o meglio, quelli che all’epoca della costruzione nel 1923, erano considerati tali. Forse non tutti sanno che sono stati tra i primi grandi condoni di Milano: all’inizio del ‘900 il regolamento edilizio comunale non permetteva di costruire palazzi più alti di 28 metri, e i due edifici furono innalzati fino a 38 metri con una deroga concessa ‘in virtù della vastità della piazza’.
#3 Il Liberty sopra i panini
Casa Galimberti: via Malpighi 7
Casa Galimberti
È una delle case più fotografate di Milano in un quartiere, Porta Venezia, tra i più Liberty della nostra città, con straordinari balconi in ferro battuto e cemento, ed un androne e vano scala riportato alla luce solo alla fine degli anni Novanta del secolo scorso.
Impossibile non riconoscere questa casa decorata con immagini di donne, ramages, foglie, frutti, dipinte “a fuoco su ceramica”, tecnica che consiste nel pitturare sul prodotto già cotto e verniciato e richiede un’ulteriore cottura del pezzo.
Realizzata nel 1903-1905 dal noto architetto Malpighi con motivi decorativi dell’architetto Bossi, a volerla così furono i fratelli Galimberti, costruttori, che comprarono il terreno dove erigere la loro casa e ai quali si deve l’altrettanto famosa Casa Campanini.
Oggi, i più la scoprono mossi dalla fame di un Panino Giusto nell’omonimo bistrot al pianterreno.
#4 In riva alla Martesana
Villa sul Naviglio, via Tofane
Casa sulla Martesana, in via Tofane
Vivere sui Navigli? Giammai: tra zanzare e ratti passa subito la voglia. È pur vero, però, che il desiderio torna subito se si pensa dimore storiche pieds dans l’eau, al fatto che ognuna di esse fosse un buen retiro per i ricchi patrizi prima, borghesi poi.
Questa di via Tofane, per esempio, fa parte della collezione dei gioielli immobiliari milanesi, che per l’affaccio sull’acqua e la posizione strategica che permette di vivere in un’oasi di pace pur godendo di tutti i servizi (in questo caso viale Monza è a due passi, ma non se ne sente il frastuono) – restituiscono ai corsi d’acqua meneghini la loro magica atmosfera.
#5 Nel Quadrilatero del Silenzio
Villa Mozart: via Mozart
Villa Mozart
Villa Mozart sorge dietro ai Giardini di via Palestro, davanti a Villa Necchi Campiglio, sopra a un giardino di quiete, a due passi dal centro. In primavera diventa verdissima, con quel nome che da solo evoca il rumore delle foglie che la avvolgono e il frinire delle cicale d’estate. Eleganza d’altri tempi, quella degli anni Trenta, epoca in cui la villa venne eretta dall’archistar dell’epoca Piero Portaluppi, e di tempi sospesi. Come quelli dei matrimoni, che qui possono essere celebrati, o come quelli della gioielleria, visto che un noto designer del settore ha scelto questo indirizzo nell’omonima via per aprire uno showroom, facendone il cuore pulsante del suo business.
Se dall’altra parte della via, Corso Venezia, parte il Quadrilatero della Moda, da qui inizia il Quadrilatero del Silenzio.
#6 La casa a fungo
via Lepanto, Villaggio dei Giornalisti
Non siamo nel villaggio dei Puffi ma in quello dei giornalisti, in via Lepanto.
Nel quartiere della Maggiolina, dove igloo, palafitte ed esperimenti architettonici un tempo erano di competenza del comune autonomo di Greco, annesso a Milano nel 1923. Qui scelsero di abitare i giornalisti di allora. Ieri era fuori dai confini milanesi, oggi vicino al nuovo centro del business, ma sempre capace di sorprendere. Questa di via Lepanto è una delle case più pittoresche, risalente agli anni ’40 ed opera dell’ingegnere Mario Cavallè.
#7 Il grattacielo più bello del mondo
Bosco Verticale: 20124 Milano (non c’è civico!)
Premiato come il “grattacielo più bello e innovativo del mondo” dall’International Highrise Award, nel 2015, è una delle eccellenze dell’opera di riqualificazione di Porta Nuova. Simbolo di opulenza oltre che di design e sostenibilità, è il giardino più alto e iconico di Milano, che trae una delle sue fonti di ispirazione niente meno che dai Giardini Pensili di Babilonia.
#8 Il Medioevo qui e adesso
Casa dei Panigarola: Piazza dei Mercanti, 17
Casa dei Panigarola
Il nome è quello della famiglia di notai di Gallarate, Panigarola, che conservò il suo palazzo nei secoli sino al 1741, quando si estinse definitivamente. Qui si sono vissute le vicende della storia medievale del Comune di Milano: dietro le sue grandi arcate a sesto acuto, infatti, si trovava l’Ufficio degli Statuti, “che provvedeva alla registrazione e trascrizione dei decreti ducali, degli atti pubblici e a determinare le categorie degli atti privati”.
#9 Sopra la porta delle Colonne San Lorenzo
Colonne di San Lorenzo: corso di Porta Ticinese
Sopra la porta delle Colonne San Lorenzo
Probabilmente una delle viste più belle e suggestive di Milano, rumore della movida a parte. Alcune finestrelle si aprono su questa che è la porta meridionale di ingresso alla città, Porta Ticinese, detta anche Porta Cicca, dal momento che era l’unica delle porte cittadine ad avere una sola apertura. Pesantemente rifatta nel 1861 da Camillo Boito, che ne aprì i due fornici laterali, è uno degli ultimi vessilli della Milano romana e tardomedioevale, insieme agli archi di Porta Nuova in via Manzoni.
#10 Il Palazzo con vista Duomo
Palazzo Carminati: Piazza del Duomo 17
Palazzo Carminati, in faccia al Duomo, nel 1975
Diciamo che vista più vista di così non c’è. Aprire le imposte e trovarsi di fronte solo lui, il Duomo, non è davvero niente male. Il palazzo più invidiato di Milano è Palazzo Carminati, sito in Piazza del Duomo 17 – fa scena dirlo, eh?! L’edificio, eretto nel 1867 dall’industriale dell’argento Giacomo Cesati, deve il nome al ristorante al piano strada, il Carminati, “che a sua volta era subentrato alla birreria Casanova”, riportano le fonti. E’ diviso in due parti da una galleria, il Passaggio Duomo che collega la piazza con via Orefici, ma a renderlo famoso nel mondo e a farlo immortalare nelle cartoline di un secolo di storia e lustrini è stata la sua vita come “testimonial naturale”: in passato la sua facciata era decorata da luminarie pubblicitarie, insegne di caroselli, citazioni in noti film, e pure un Ernesto Calindri che, seduto a un tavolino in mezzo al traffico proprio di fronte a questo palazzo e le sue insegne caratteristiche, sorseggiava un Cynar “per difendersi dal Logorio della vita moderna“. A noi piace ricordarlo così!
Un luogo magico e misterioso tra le montagne lombarde. Scopriamo come raggiungerlo e le meraviglie da ammirare.
Milano-Tre Faggi
I DOLMEN d’ITALIA a meno di 2 ore da Milano
# I Tre Faggi di Fuipiano: un luogo magico e misterioso tra le montagne lombarde
Credits aliceinwanderlust_travels IG – I tre faggi
Sul tetto della Valle Imagna, in provincia di Bergamo, c’è un luogo magico e misterioso: i Tre Faggi di Fuipiano. La località prende il nome da tre storici ed imponenti faggi secolari che dominano la valle. La leggenda vuole che questi alberi non siano altro che tre maghi trasformati in tre imponenti faggi per vegliare su tutto il territorio circostante.
# I dolmen d’Italia
Credits virgipasi IG – I dolmen italiani
A rendere il luogo ancora più affascinante è una serie di cippi semi-distrutti che ricordano i dolmen celtici e preistorici e circondano una Cappelletta dedicata alla Madonna. Una piccola Stonhenge lombarda da cui si può godere di una meravigliosa vista panoramica della valle e del Resegone.
# Il percorso da Milano al tetto della Valle Imagna
Credits martadapian IG – Valle Imagna
Arrivando in auto da Milano servono poco meno di 2 ore per raggiungere il paese di Fuipiano. Si dovrà prendere nell’ordine: l’autostrada A4 fino all’uscita Dalmine, poi la SS470 in direzione Lecco-Como fino ad Almè, la SP14 e infine la SP18. Giunti a destinazione si prosegue lungo Via Milano fino all’acquedotto, dove è possibile parcheggiare.
Da qui parte il Sentiero Tre Faggi Fuipiano, con un dislivello di circa 250 metri, semplice e adatto a tutti, della lunghezza di 2 km. La camminata andata e ritorno dura circa due ore e il periodo migliore per visitare questo luogo suggestivo e in autunno, quando il bosco di faggi si colora di tinte meravigliose.
Via Giuseppe Balzaretti. La prima a fare scalpore fu la casa pitturata da Maurizio Cattelan. Non è stata un caso isolato ma la scintilla per trasformare una strada intera che oggi rappresenta un unicum in città, già diventata un polo di attrazione un po’ come il quartiere arcobaleno. Vediamo qualche immagine ritratta da Paul Pablo del blog natipervivereamilano.it
Le CASE di VIA BALZARETTI, la strada installazione di Milano: un’atmosfera da New Orleans nei giorni di festa (GALLERY FOTOGRAFICA)
Via Giuseppe Balzaretti. Sarebbe una via secondaria nel quartiere città studi, tra il bar Basso e il Poli. Sarebbe, perché da quando una delle sue case è stata dipinta da Maurizio Cattelan, la via è diventata sempre più meta di visitatori e turisti. Una ciliegia tira l’altra e come per le ciliegie anche le altre case ne hanno approfittato, così che tutta la via è diventata un’opera d’arte con facciate dei palazzi in stile liberty che si sono ravvivati di immagini e colori creando un’atmosfera da New Orleans nei giorni di festa.
Ph. Paul Pablo – @natipervivereamilano
Via Balzaretti è diventata così la prima strada installazione di Milano, tra le uniche al mondo, una mostra permanente di arte a cielo aperto con uno stile pop e armonico.
Il progetto denominato Toiletpaper, nato in occasione della Design Week 2022, è stato firmato dallo stesso Maurizio Cattelan e dal fotografo Pierpaolo Ferrari, in collaborazione con ORGANICS by Red Bull.
I palazzi della sono stati così decorati dalle grafiche dei magazine, proponendo una vera e propria esperienza interattiva e immersiva in uno stile che è perfettamente integrato con il quartiere e con l’eleganza dell’intera Milano.
Vediamo di seguito alcune immagini del noto fotografo Paul Pablo.
Ph. Paul Pablo – @natipervivereamilanoPh. Paul Pablo – @natipervivereamilanoPh. Paul Pablo – @natipervivereamilanoPh. Paul Pablo – @natipervivereamilanoPh. Paul Pablo – @natipervivereamilano
Ci sono delle giornate particolari a Milano in cui il sole fa splendere le guglie del Duomo e riflette sulle vetrate dei grandi grattacieli. Proprio in questi giorni i più attenti notano la presenza delle Alpi che si stagliano all’orizzonte sul cielo azzurro pastello. Quali sono quelli più belli da vedere dalla nostra città?
I 7 MONTI più belli che si possono VEDERE da MILANO
#1 Gran Paradiso, il gigante bianco a nord ovest
Instagram: giorgioghezzi
Guardando a nord-ovest scopriamo la cima valdostana per eccellenza, il Gran Paradiso, che con i suoi 4.061 metri si staglia all’orizzonte come un gigante bianco.
#2 Monviso, il “Re di Pietra” da cui nasce il Po
Instagram: marcogeo70
In Piemonte chiamato anche “il Re di Pietra”, il Monviso si staglia sull’orizzonte ad ovest con i suoi 3.841 metri ed è uno dei più famosi perché da qui nasce il più grande fiume d’Italia,il Po. Nelle giornate serene è visibile per la sua forma piramidale che si innalza oltre le cime vicine.
#3 Pizzo Stella, disegnato da Leonardo da Vinci nel suo panorama delle Alpi
credits: wikipedia.org
La provincia di Sondrio ci regala una montagna da cartolina, il Pizzo Stella (3.163m). Rispetto ad altre vette è meno spigoloso ma imponente e nei secoli ha attirato l’attenzione tanto che Leonardo da Vincine disegnò la forma quando tracciò il panorama delle Alpi da Milano.
#4 Monte Rosa, il massiccio più esteso delle Alpi
Instagram: davide_s8
Il massiccio del Monte Rosa è il più esteso delle Alpi e comprende diverse cime che all’alba e al tramonto si tingono di rosa. Tuttavia, il suo nome non deriverebbe da questa caratteristica, che condivide con le Dolomiti, ma dal dialetto valdostano. Se siete abbastanza mattinieri e vi trovate nella zona più settentrionale di Milano avrete la possibilità di ammirare lo spettacolo di queste cime compatte e colorate.
#5 Finsteraarhorn, una “freccia” fra le cime delle Alpi Bernesi
Instagram: frafisio77
Nonostante il nome impronunciabile questo monte è molto famoso per la suavetta appuntita che spunta come una freccia fra le cime delle Alpi Bernesi. È alto 4.274 m e nonostante la distanza dalla città riesce a risaltare molto all’orizzonte mostrandosi fra i grattacieli.
#6 Resegone, le 9 punte che danno vita alla sega dei falegnami
Instagram: fabio_pretalli_
Dal tetto del Duomo si può sicuramente vedere il Resegone, alto 1.875m. Con le sue 9 punte che ricordano la lama della sega dei falegnami, da cui deriva il suo nome, è uno dei più visibili essendo situato tra la provincia di Lecco e Bergamo. All’alba regala forti emozioni mostrando il suo profilo maestoso, tipico nel panorama milanese.
#7 Grigna settentrionale, ideale per un aperitivo serale d’estate
Instagram: Skyvasse
La vetta più alta di un gruppo chiamato “le Grigne” di cui ci parla Leonardo nel codice Atlantico. È alta 2.410 m e si trova in provincia di Lecco. Nelle giornate serene si mostra vicinissima come sfondo tra il palazzo dell’Unicredit e quello della regione. Al tramonto creano un’atmosfera magica che risulta perfetta durante un aperitivo.
L’iniziativa sta rendendo la città di Brest più bella e attrattiva per i turisti. Perché non replicarla a Milano per avere meno tag e scarabocchi e più vie colorate come il “Quartiere Arcobaleno” di via Lincoln?
BREST COLORA le sue CASE: il CONTRIBUTO del COMUNE. Un’idea per Milano?
Credits nicofloch29 IG – Brest
# La “Métropole” finanzia fino a 1.400 euro per colorare le facciate delle abitazioni
Credits antonella_poggio_colone IG – Brest
Nella regione della Bretagna in Francia, direttamente sull’Oceano Atlantico, c’è una città che sta diventando sempre più colorata: la “grigia” Brest. L’iniziativa è stata voluta dall’amministrazione, la Métropole, a partire dal 2018. Per incoraggiare i suoi abitanti a guardare la città in modo diverso, a migliorare il loro ambiente di vita, a valorizzare e rivelare l’architettura delle loro case, è stato creato un fondo di 35.000 euro annuo per riqualificare le facciate delle abitazioni. L’importo per ogni proprietario è pari a 700 euro, a cui ne vanno aggiunti altri 100 se si affida a un’impresa per la tinteggiatura e che diventa 1.400 euro in caso di comproprietà. Se poi si convince il vicino si aggiunge un ulteriore bonus di 100 euro.
# In 5 anni oltre 100 edifici colorati
Credits breizmhood IG – Rue Félix-Le Dantec, dagli anni ‘2000 una delle strade più turistiche della città per le case colorate da
Dal 2018 sono state oltre 110 le facciate di case ed edifici riqualificate grazie al contributo pubblico. Non tutte le zone della città sono coinvolte, ma solo alcuni quartieri e chi vive in centro non può muoversi liberamente nella scelta dei colori e della riqualificazione. In particolare all’interno dell’Avap (Zona di valorizzazione dell’architettura e del patrimonio) è obbligatorio il parere di un architetto funzionario statale specializzato nella tutela dei monumenti e degli edifici di interesse culturale.
La strada più famosa rimane però ancora oggi Rue Félix-Le Dantec. Una prima coppia di proprietari decise agli inizi degli anni ‘2000 di colorare la facciata della propria abitazione per togliere il grigiore e renderla più gradevole. Tutti gli altri residenti, colpiti dal risultato, seguirono a ruota.
# L’importante è che si veda
Credits latobrest
L’obiettivo dell’amministrazione è che l’iniziativa si diffonda a macchia d’olio su scala metropolitana. Tra i requisiti richiesti per ottenere il sostegno economico ci sono: essere proprietari o condomini di case o edifici con grande visibilità, ad esempio con affaccio su un’arteria trafficata, e scegliere un colore brillante. I cittadini possono usufruire anche del supporto tecnico del Consiglio architettonico e urbanistico per lo sviluppo del progetto, le pratiche amministrative e comunicazione con gli altri vicini di casa.
Credits: Andrea Cherchi, FB
L’iniziativa sta rendendo la città di Brest più bella e attrattiva per i turisti. Milano è invece sempre più preda di writer che imbrattano e deturpano le pareti di case e edifici. Perché non replicare questa best practice francese cogliendo due piccioni con una fava: meno tag e scarabocchi e più vie colorate come il “Quartiere Arcobaleno” di via Lincoln?
Per ritrovarsi in uno scenario che ricorda i tipici paesaggi rurali toscani basta un’ora di auto da Milano.
GALBUSERA BIANCA: la TOSCANA a VIMERCATE
Milano-Galbusera Bianca
# Atmosfere toscane a un’ora da Milano
Paesaggio Galbusera Bianca
Per ritrovarsi in uno scenario che ricorda i tipici paesaggi rurali toscani basta un’ora di auto da Milano, circa 40 km di strada. A La Valletta Brianza in provincia di Lecco c’è l’Oasi Galbusera Bianca, un relais di charme custodito all’interno del Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone. Qui si alternano terrazze coltivate e colline erbose interrotte dal verde del bosco, con strade sterrate e sentieri che circondano il rilievo di Montevecchia, il “monte di Milano”, attraversando la valle.
# Un relais bio realizzato in un antico borgo del ‘300
Borgo Galbusera Bianca
Quello che oggi è un relais bio, che propone prodotti coltivati nella sua azienda agricola biologica e biodinamica, era un borgo contadino del ‘300 che con l’abbandono delle campagne si è svuotato ed è rimasto per anni sommerso dalla vegetazione. Tutta la struttura, che è anche hoteldi charme che offre trattamenti benessere e svariate esperienze personalizzate, è stata ristrutturata con materiali certificati bio e con energia tratta da fonti rinnovabili, senza emissione di anidride carbonica. Un luogo ideale per ritrovare il contatto con la natura e con se stessi.
Tutto il complesso, compreso l’area naturale in cui è immerso, è stato inizialmente aperto al pubblico come Scuola di Agricoltura Biodinamica per poi diventare un’Oasi WWF in Lombardia per le sue coltivazioni in biodiversità di antiche varietà di frutta. Tra le esperienze disponibili ci sono: percorsi naturalistici guidati, itinerari individuali di ascolto in natura accompagnati dalla degustazione di nettari di frutta prodotti dalla omonima azienda agricola, momenti di relax con massaggi individuali o di coppia e appuntamenti gourmet nel ristorante bio.
Credits: liberiamo.it - La Gioconda e la valle dell'Adda
Notizia sensazionale che ha scosso il mondo dell’arte mondiale. Secondo studi geomorfologici lo sfondo che si vede dipinto nella Monnalisa di Leonardo sarebbe la valle dell’Adda all’imbocco del Lago di Lecco, ma un’altra curiosità incredibile è che esiste un quadro gemello all’originale realizzato nello stesso periodo.
Monna Lisa è di Milano? LEONARDO dipinse la GIOCONDA a Vaprio d’Adda
# La scoperta degli studiosi che hanno svelato il mistero del genio toscano
Il primo a rivelarlo, come riportato da cosedibergamo.it, è stato lo studioso Luca Tomio che sfruttando il metodo del geologo Carlo Petronio ha asserito che si tratta del “paesaggio tipico montagnoso, fluviale e lacustre delle Prealpi Lombarde e precisamente una ripresa della Valle dell’Adda”.
In precedenza il lecchese Riccardo Maragni aveva individuato nel monte San Martino quello sulla destra nel quadro.
# Il quadro gemello dipinto da Francesco Melzi
Credits: cosedibergamo.it – La Monna Lisa di Leonardo da Vinci e Francesco Melzi
Esiste però un quadro gemello della Gioconda, dipinta da Francesco Melziamico o amante di Leonardo da Vinci e originario di Vaprio d’Adda, che riporta lo stesso sfondo pur con colori più freddi rispetto all’opera originale, un’angolatura della visione diversa con l’orizzonte che appare più alto e altri piccoli dettagli. Questa versione è denominata “Ritratto di Dama” e attualmente è esposta al Museo del Prado di Madrid, dal 1819 in seguito alla vendita di opere e carteggi dello scultore Pompeo Leoni, tra le quali quelle cedute dal figlio del Melzi come lascito in cambio di incarico di prestigio.
# Tutti i paesaggi del ramo orientale del Lario rappresentato nel dipinto
Compiendo un excursu visivo che va da nord a sud si possono notare: la veduta dell’Adda da Calco/Brivio, la parte terminale del ramo del Lago di Lecco, con il ponte Azzone Visconti e il Monte Barro sulla destra, il lago di Garlate, Olginate e la Brianza che si apre verso Milano, osservata dai Pizzini del San Martino, Mandello, osservata dal Castello di Bellagio, le punte di Olgiasca, Dervio e Bellano così come osservabili da Gravedona.
La forma del vestito della Gioconda sarebbe un’altra conferma della teoria che vuole che il dipinto sia stato realizzato a Vaprio d’Adda, perchè con le sue balze innaturali, richiamerebbe le forme del Triangolo Lariano, ovvero quella parte di territorio racchiusa tra i due rami del lago.
Se oggi rinascesse Leonardo chissà se metterebbe sullo sfondo della Gioconda lo Skyline di Porta Nuova?
Su un promontorio vicino al Lago di Como c’è un piccolo comune con le stradine lastricate, gli edifici eleganti e il Parco di Villa Serbelloni, un giardino terrazzato con vista sul lago. Si tratta di Bellagio, uno dei borghi più belli di tutto il Lario. Quella che però non tutti conoscono è la sua piccola frazione sconosciuta ai più ma molto pittoresca.
PESCALLO, il borgo INCANTATO sul lago di Como
# L’incantevole passeggiata da Bellagio
Credits: @srake Pescallo
Pescallo è un minuscolo borgo, molto caratteristico e ben curato che si affaccia a est del lago di Como, sul ramo lecchese. Incastonato tra il verde e il bacino d’acqua, Pescallo è visitabile in pochi minuti ma regala straordinari scorci e angoli romantici a chi decide di visitarlo. Raggiungere Pescallo da Bellagio è molto semplice, basta fare una passeggiata di pochi minuti, percorrendo una scalinata che attraversa il promontorio tra ulivi e una vegetazione mediterranea. La camminata, chiamata Salita Cappuccini, è molto suggestiva, ma se si preferisce prendere l’auto bisogna prima di tutto percorrere la strada carrozzabile e poi parcheggiare la macchina vicino a via Pescallo.
# Strette stradine e case colorate
Credits: @gaellekero Pescallo
Pescallo nasce come villaggio di pescatori e ancora oggi mantiene le sue caratteristiche. Intorno ai primi anni del XIII secolo, il borgo era persino uno dei tre paesi lariani che forniva più pesci al mercato di Como e ancora oggi è possibile vedere qualche pescatore locale che esce con la propria barca per andare a pescare. Il borgo è molto caratteristico e uno dei suoi punti forti è il porticciolo da cui si gode di una suggestiva vista del lago: uno scorcio d’acqua incorniciato dalle montagne della Grigna sullo sfondo.
Pescallo è caratterizzato da strette stradine lastricate, costeggiate da antichi edifici, ristoranti, caffè e piccole botteghe. Case colorate e una pittoresca baia che si affaccia sul lago. Tra i luoghi di Pescallo assolutamente da vedere c’è la piazzetta su cui si affaccia la Chiesa dei Santi Biagio e Andrea, da cui inizia poi un dedalo di viuzze. Arrivati poi al porticciolo si resterà incantanti anche dalla casa completamente ricoperta da rampicanti.
# L’evento dedicato alle vele antiche
Credits: @supersusy72 Pescallo
E se ci si chiede se c’è un periodo specifico in cui visitare Pescallo, la risposta è molto semplice. A chiudere la stagione estiva di eventi di Bellagio, c’è la festa dedicata agli appassionati di vele d’epoca e classiche organizzata appunto a Pescallo. Qui il Circolo della Vela di Pescallo e il Grand Hotel Villa Serbelloni ogni anno a settembre organizzano una sorta di sfilata di barche.
Da bambini, tutti aspettavamo impazientemente di essere portati al parco. Era un’ottima occasione per giocare con gli amichetti o semplicemente per stare all’aria aperta dopo le lunghe ore a scuola.
Ma oltre che per lo svago, la letteratura scientifica ha dato evidenza a grandi influssi positivi: il contatto con il verde e gli animali è essenziale per la crescita e lo sviluppo cognitivo dei più piccoli. Scopriamo insieme quali sono i 5 parchi più sorprendenti a pochi chilometri da Milano.
5 PARCHI SORPRENDENTI vicino a Milano (mappa)
#1 Oasi LIPU di Cesano Maderno (Parco delle Groane): il paradiso dei birdwatcher
Credits: @marco.man74 IG
Con i suoi quattro chilometri di sentieri e una pista ciclabile longitudinale, questa Oasi permette di immergersi completamente nella natura.
L’Oasi LIPU, nonché Parco Regionale delle Groane e della Brughiera Briantea più esteso, permette ai suoi visitatori di attraversare boschi e brughiere, anche con l’ausilio di percorsi interattivi e didattici che rendono la scoperta dei suoi microhabitat più divertente, soprattutto per i bambini.
Quest’area protetta e ricca di biodiversità è particolarmente adatta ai birdwatcher. Infatti, tra i tanti, possono ammirare i particolarissimi martin pescatore, airone rosso e numerosi rapaci diurni e notturni.
Ma non è tutto: l’Oasi accoglie anche animali caratteristici delle zone umide e, nel suo folto bosco e nel ricco sottobosco, ospita piccoli mammiferi, tra cui la specie protetta dello scoiattolo rosso.
#2 Il Bosco WWF di Vanzago e i suoi animali selvatici
Credits: @bosco_wwf_vanzago IG
Nella campagna a circa 20 km da Milano, si estende una bellissima riserva naturale.
Al suo interno, ha sede un Centro di Recupero per Animali Selvatici (CRAS). Questa speciale struttura ha lo scopo di accogliere, curare, riabilitare e reinserire in natura tutti gli esemplari di fauna selvatica autoctona.
Le attività proposte sono diverse: dall’educazione ambientale alle visite guidate fino ai laboratori esperienziali nella natura per i più piccoli.
#3 Oasi di Sant’Alessio a Pavia con il bradipo didattilo e l’orsetto del miele
Credits: @mipaco IG
Questo posto destinato alla natura è il primo centro italiano ad aver creduto nella reintroduzione delle specie a rischio nell’ambiente. Infatti, tra i grandi traguardi raggiunti, c’è la reintroduzione della cicogna bianca. Ma non solo: in collaborazione con la LIPU, è stata la prima in Italia a riprodurre il falco pellegrino, liberandone anche alcuni in natura.
Anche qui, le attività non mancano: ci sono percorsi adatti a visitatori di tutte le età. E si possono incontrare moltissime specie animali, dagli uccelli europei ai mammiferi, tra cui il bradipo didattilo e l’orsetto del miele.
Il suo sfondo è anche arricchito da un suggestivo castello ricco di storia.
#4 Oasi di Baggero (Parco Regionale della Valle del Lambro) con i suoi due laghi
Credits: @oasidibaggero IG
In Alta Brianza, si può visitare questa riserva naturale ospitata nel Parco Regionale della Valle del Lambro.
L’Oasi si sviluppa intorno a due piccoli laghi, un tempo cave per produrre cemento poi bonificate. È il luogo perfetto dove organizzare un picnic con la propria famiglia famiglia e avventurarsi in una camminata a contatto con la natura, attraverso percorsi che offrono l’opportunità di esplorare tutto lo spazio circostante.
#5 Parco degli Aironi di Gerenzano
Credits: @ren__landscape IG
Un’area verde in provincia di Varese che propone diverse attività adatte per tutti. Dalle visite guidate, ai momenti dedicati all’educazione ambientale, ai moduli didattici per le scuole per l’apprendimento delle materie scientifiche.
Il Parco degli Aironi è un habitat naturale costituito sia da un lago sia da varie aree boschive. Non si occupa solo dei diversi mammiferi autoctoni presenti, ma anche di diverse specie di uccelli, rendendo questo spazio verde una tra le mete preferite per gli appassionati di birdwatching.
Un consiglio? Recatevi in questo splendido parco in settimana: nelle domeniche estive è quasi impossibile trovare un posto dove rilassarsi.
Se sul navigatore digiti Moncucco o ti trovi a Vernate, dalle parti di Pavia, in un tempietto dalle parti di Brugherio, più verosimilmente potresti imboccare una strada chiusa tra via Imperia e via Rimini. Quella che, alla fine dei Navigli, procede verso ovest.
Ma perché si chiama Moncucco, e perché è così famosa a Milano?
Ecco 5 cose a proposito di Moncucco che ci raccontano una fetta di storia di Milano.
MONCUCCO: il segreto di un nome bizzarro e di una cronaca nera
#1. Perché si chiama Moncucco
Non è che solo la Moncucco di Milano si chiama così. Tutte le Moncucco – di Monza, Brugherio, Torino… – pare debbano il loro nome ad un francesismo, retaggio delle invasioni.
Per quella identificata dall’omonima Cascina, l’origine più plausibile del nome è quella latina da mons cucus, cioè piccolo rilievo del terreno, ma sono presenti anche ipotesi francesi: da mon cucco, il mio cucco, il cuculo – il perché, al momento, non è dato sapere -, e moncuc, il cascinale detto alla francese.
Questa pare la soluzione più accreditata: questa è terra di cascinali.
Tra invasioni galliche e francesi, di colonizzazioni, questa fetta di Lombardia, ne ha viste parecchie!
#2. Perché vale la pena andare a Moncucco
Nell’autunno del 2016, l’omonimo cascinale seicentesco è stato portato a nuova destinazione da IULM, grazie al contributo del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, della Regione Lombardia e alla concessione in comodato rinnovabile dell’immobile da parte del Comune di Milano.
Con una grande inaugurazione, nella quale si è esibito pure Franco Battiato, Moncucco è ora sede di una Cascina Moncucco: uno studentato per circa 100 giovani e spazio per attività culturali per la cittadinanza organizzate da IULM.
#3. Moncucco è un campus universitario in stile lombardo
La Cascina Moncucco ha riportato a nuova vita un’area in stato d’abbandono. La struttura è diventata una residenza in formato casolare pensato per accogliere 100 persone tra professori, studenti, spazi comuni, più una quindicina di camere attrezzate anche per disabili. Nell’ampia corte centrale si terranno eventi e momenti di aggregazione.
#4. Moncucco, ‘la nera’
La sera del 3 novembre 1979, al ristorante “Le streghe” di Via Moncucco va in scena una delle pagine di cronaca nera più cruente di Milano.
E’ una storia di cosche, famiglie mafiose dalla quale.
Ad un segnale non ancora identificato, dentro l’osteria scatta l’inferno: due avventori aprono il fuoco.
A far scattare il grilletto sono “faccia d’angelo” Francis Turatello, il re della Ligera, altro noto quartiere burrascoso a Milano, ed Antonio Epanimonda, mafioso da Catania.
Anche l’annoiato padrone del locale, Antonio Prudente, è altrettanto compromesso negli ambienti della mala: lui sarà uno degli 8 morti crivellati dai colpi.
Verranno arrestati tutti: Turatello morirà in carcere nel 1981, orribilmente sventrato. (fonte: http://nientecomelillusione.blogspot.it/)
#5. Moncucco a fumetti
La strage di via Moncucco ha ispirato autori e illustratori. Alcuni collezionisti ricorderanno ‘ATTUALITA’ NERA N. 80 IL MASSACRO DI VIA MONCUCCO”, una ricostruzione fantasiosa e a fumetti dei fatti della strage.
Torna accessibile ai milanesi dopo molti anni. Il punto panoramico più spettacolare di Milano a 161 metri d’altezza. Tutte le date, gli orari e come accedere.
RIAPRE il più bel BELVEDERE su Milano: queste le DATE (GRATIS)
# Una vista mozzafiato a 360 gradi sulla città a 161 metri d’altezza
Credits francescotix IG – Belvedere Experience
Il più bel belvedere di Milano ha riaperto al pubblico dopo anni di chiusura. Salendo fino 39esimo piano di Palazzo Lombardia a 161 metri d’altezza si può godere di un panorama mozzafiato a 360 gradi su Milano e non solo. Oltre agli skyline cittadini, su tutti quello di Porta Nuova e Citylife, Madonnina, Castello Sforzesco, Stadio di San Siro e se è il cielo è limpido si riescono a vedere Appennini e Alpi, in particolare il Resegone e il Monte Rosa.
Il nuovo calendario di visite del Belvedere Experience è ripartito all’inizio di settembre, domenica 3, e prosegue fino a novembre. Gli orari di accesso sono dalle 10 alle 18 nelle seguenti date:
• Domenica 17 settembre
• Domenica 01 ottobre
• Domenica 15 ottobre
• Domenica 12 novembre
L’ingresso è libero, fino ad esaurimento posti, e si accede senza prenotazione entrando dal nucleo N1. L’ultima salita è 15 minuti prima della chiusura.
La notizia era nell’aria da tempo ma nei giorni scorsi è arrivata l’ufficialità. Fino a quando si potrà ammirarla e le ipotesi sul suo futuro.
La VIGNA di LEONARDO CHIUDE (per SEMPRE?) ai milanesi: gli ULTIMI GIORNI per visitarla e che cosa potrebbe diventare in futuro
# Casa degli Atellani e Vigna di Leonardo off limits da ottobre
Credits: @sfurzart Casa degli Atellani
La notizia era nell’aria da tempo, dopo che nel dicembre 2022 la Casa degli Atellani era stata acquistata dal gruppo Lvmh, il colosso del lusso del francese Bernard Arnault, l’uomo più ricco del mondo nel 2023 secondo Forbes. Nei giorni scorsi è arrivata l’ufficialità: dal primo ottobre il gioiello cinquecentesco di corso Magenta con annessaVigna di Leonardo sarà off limits per i visitatori. Ci sarà tempo quindi fino al 30 settembre per prenotazioni e ingressi, al costo di 10 euro con adioguida, prima che il complesso chiuda per sempre al pubblico.
# Le vicende dello storico palazzo e della vigna a due passi dall’Ultima Cena
Vigna di Leonardo
La Casa degli Atellani fu donata nel 1490 da Ludovico il Moro, che l’aveva in precedenza acquista da una famiglia nobiliare di Piacenza, a Giacometto di Lucia dell’Atella che decise di rendere uniche due case al tempo vicino anche con affreschi di Bernardino Luini. Il vigneto nella corte interna fu invece donato nel 1498 a Leonardo da Vinci, sempre dal duca di Milano, per ringraziarlo per le sue mirabili opere per la città e in particolare per l’Ultima Cena che stava dipingendo nel refettorio di Santa Maria delle Grazie, proprio di fronte alla Casa degli Atellani. Un luogo dove Leonardo amava trascorrere interi pomeriggi per rilassarsi e riflettere sui lavori che stava svolgendo nella città meneghina. Un vigneto coltivato principalmente di Malvasia.
Credits ariciotti IG – Vigna di Leonardo
Dopo secoli di abbandono la vigna è tornata ai fasti di un tempo nel 2007 grazie a un restauro in vista dell’Expo 2015 che ha coinvolto anche tutto il palazzo storico. I lavori hanno riportato al reimpianto della vigna originaria e ancora oggi è una delle mete più visitate dai turisti che vengono a Milano per conoscere l’aspetto meneghino di Leonardo da Vinci.
# Potrebbe diventare un hotel di lusso
Credits ariciotti IG – Casa degli Atellani
Sono ancora sconosciute le intenzioni del gruppo Lvmh sul destino del museo cinquecentesco e della Vigna di Leonardo. Tra le ipotesi più accreditate quella della trasformazione in un hotel di lusso per aggiungersi all’offerta ricettiva già presente data dai cinque appartamenti all’interno della Casa degli Atellani adibiti a casa vacanza: gli Atellani Apartaments. Nessuna indiscrezione al momento sulla possibilità di utilizzo o visita del vigneto di Malvasia nel prossimo futuro.
Prosegue la querelle tra il Comune di Milano e la Regione Lombardia sull’aumento del costo dei ticket per il trasporto pubblico locale. Il tema è: Il buco va pagato da chi utilizza i mezzi pubblici o da tutti i contribuenti?
Il BIGLIETTO ATM (forse) non AUMENTA: la querelle tra Comune e Regione
# Il primo “scontro” nel mese di giugno sulla delibera regionale
Prosegue la querelle tra il Comune di Milano e la Regione Lombardia. Tutto ha inizio nel mese di giugno 2023 quando l’Assessore alla Mobilità del Comune di Milano, Arianna Censi, scrive in un post sulla sua pagina facebook il suo disappunto contro la possibile delibera, poi assunta dalla Regione Lombardia, di fissare un tasso di inflazione al 6,41% che avrebbe potuto portare Palazzo Marino a dover aumentare il ticket Atm: “L’anno scorso ci siamo adeguati, quest’anno non siamo disponibili. Non è più possibile scaricare sui cittadini e sulle cittadine e lo dirò anche in sede di agenzia del trasporto pubblico. Bisogna pensare ad altri sistemi, che non può essere l’adeguamento annuale del prezzo di un servizio così importante per la qualità della vita delle città e dei cittadini. È necessario un robusto intervento statale sul trasporto pubblico locale.“
# Regione Lombardia vota a favore dell’aumento dei biglietti di Atm, Comune e Città Metropolitana di Milano si oppongono
Credits lombardianotizie IG – Palazzo Lombardia
I biglietti di Trenord sono già stati aumentati da Regione Lombardia, del 4%, che vorrebbe che la stessa strada fosse seguita da Atm, in nome di una legge esistente. Una posizione ribadita anche durante la riunione dell’Agenzia di Bacino per il trasporto pubblico locale di qualche giorno fa convocata sul possibile aumento dei ticket dei mezzi pubblici. Contro il rincaro hanno votato il Comune e la Città Metropolitana di Milano, Provincia di Monza e Brianza e Comune di Monza si sono astenuti. Queste le parole dell’assessore milanese Arianna Censi: “Finalmente oggi sono chiare le posizioni dei componenti dell’assemblea di Bacino. Insieme a noi ha votato Città Metropolitana e il risultato è stato la non applicazione dell’aumento tariffario per le loro quote, cioè oltre all’ 85 per cento”
# Per scongiurare definitivamente l’aumento servono altri 1,6 milioni di euro
Biglietto di seconda mano. Quanto costa? – Credits Milano Città Stato
Per coprire i costi complessivi derivanti dal mancato incremento dei ticket, circa 10 milioni di euro, il Comune e la Città metropolitana di Milanocopriranno le loro quote rispettivamente con 8 milioni e 759 mila euro e 553 mila euro. Per scongiurare un nuovo balzello dei biglietti ATM mancano all’appello 1,6 milioni di euro che la Regione non metterà: in base alle ipotesi più accreditate quello ordinario sarebbe dovuto salire a 2,30 euro da gennaio 2024. Per questo, in attesa di approfondimenti giuridici su come procedere, l’Agenzia di Bacino si prenderà qualche giorno di tempo prima di una decisione definitiva. L’ipotesi più probabile è che anche la quota restante venga messa dal Comune. Anche se si potrebbe anche avere un rialzo ci qualche centesimo del prezzo del biglietto per compensare il mancato apporto della Regione. Ma non si tratterebbe dell’unico buco riguardante i mezzi pubblici di Milano.
# Per far funzionare il trasporto pubblico milanese servono altri 400 milioni di euro
Credits Andrea Cherchi – Tram in giro per Milano
Se al momento sembra essere stata trovata una soluzione contro il paventato rincaro dei ticket, sul futuro non c’è alcuna certezza dato che il problema è molto più serio. Per far funzionare il trasporto pubblico milanese, senza tagli di corse e linee, manca una somma di quasi 400 milioni di euro che senza un intervento statale sarà impossibile recuperare: “Oggi a Milano spendiamo 850 milioni, che diventeranno 920 l’anno prossimo a regime con l’M4, e riceviamo un contributo insufficiente, di poco superiore ai 200 milioni. Al netto degli incassi per la vendita di biglietti e abbonamenti mancano quasi 400 milioni, una cifra enorme per una città. Per quanto mi riguarda, non è possibile fare un altro adeguamento. L’intervento deve trovare il suo finanziamento nel fondo nazionale dei trasporti, il ministero faccia il suo lavoro e investa in quella direzione. ”