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Napoli più bella di Milano? Inaugurata la nuova spettacolare stazione della metro

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comune.napoli.it - Centro direzionale vista cielo

Come bellezza non c’è partita. Tra la metro di Milano e quella di Napoli. Mentre Milano ha da tempo rinunciato all’estetica, Napoli si pone tra le più belle del mondo. E non si ferma, anzi. E’ stato appena inaugurato l’ennesimo capolavoro della metropolitana partenopea. Scopriamo come fatta e rivediamo le altre stazioni dell’arte della città.

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Napoli più bella di Milano? Inaugurata la nuova spettacolare stazione della metro

# La struttura che si fa arte

comune.napoli.it – Entrata stazione Centro Direzionale

Ha inaugurato la nuova stazione capolavoro di Napoli, che continua a riscrivere il concetto di mobilità urbana. Centro Direzionale sulla Linea L1 è differente dalle altre stazioni dell’arte cittadina. La bellezza è ovunque, integrata nella struttura, senza orpelli. Benedetta Tagliabue, architetta catalana nota per reinterpretare spazi pubblici in mezza Europa, ha disegnato un luogo che parla con le superfici, con le luci, con i vuoti. 

# Una stazione come atto di ribellione urbanistica

C’era una volta Kenzo Tange, con il suo piano regolatore fatto di livelli rigidi: pedoni in basso, auto sotto, torri a dominare. Il Centro Direzionale doveva essere il business district perfetto. E invece, trent’anni dopo, è diventato un simbolo di architettura sradicata dalla vita. È qui che si inserisce il progetto di EMBT. La nuova stazione non solo accoglie i flussi, ma li sovverte: le curve organiche in legno, il disegno fluido dei percorsi, la luce che entra a onde, spezzano la geometria congelata del quartiere e introducono caos vitale. 

Le pareti delle banchine sono rivestite da pannelli lucidi a fasce verticali in tonalità calde e intense (rosso, arancione, giallo e viola) che creano un effetto grafico vibrante e continuo lungo il binario. Su questo sfondo cromatico si stagliano sagome stilizzate in tinta unita, raffiguranti figure umane e simboliche in pose dinamiche, integrate nella composizione con un forte impatto visivo.

# Un collage di luce, legno e movimento

Comune di Napoli – Centro Direzionale Napoli

Il progetto è un collage vivo: elementi caldi, come il legno lamellare, si mescolano a superfici dure, spigolose, quasi brutali. Ma non c’è contrasto: c’è ritmo. I materiali dialogano attraverso il movimento: le superfici non sono mai statiche, ma scorrono, si incurvano, spingono lo sguardo verso aperture, spiragli, volumi.

comune.napoli.it – Stazione Centro Direzionale con vista verso l’esterno

I tagli di luce sono pensati per cambiare la percezione degli spazi nell’arco della giornata. Il risultato è una spazialità dinamica, narrativa, che trasforma anche l’attesa del treno in un momento di immersione sensoriale. 

# Le altre stazioni dell’arte della prima circle line d’Italia

La stazione del Centro Direzionale è solo l’ultima perla. La Linea 1 della metropolitana di Napoli, presto la prima circle line d’Italia, è tutto un museo diffuso, gratuito, quotidiano. A ogni fermata, un colpo di scena: dalla surreale bellezza della stazione Toledo firmata da Oscar Tusquets Blanca, premiata come la più bella d’Europa, all’eleganza digitale della stazione Università, con il design pop-futurista di Karim Rashid. E poi c’è Museo, con pannelli rossi e installazioni che dialogano con il MANN, come un’estensione del museo archeologico; Municipio, monumentale e ipogea, che integra reperti archeologici portati alla luce durante gli scavi, creando un ponte tra l’antico porto romano e il presente. Infine Duomo, minimalista e solenne, in cui la grande croce luminosa firmata Massimiliano Fuksas sovrasta uno spazio quasi liturgico.

Continua la lettura con: La prima circle line italiana sarà a Napoli: il punto sui lavori

FABIO MARCOMIN

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I 7 gruppi milanesi estinti… o in via di estinzione

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Credits bircide_il_paninaro IG - I paninari

Quali sono i gruppi e le subculture che si sono avvicendati a Milano e che, per la maggior parte, sono estinti o in via in estinzione?

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I 7 gruppi milanesi estinti… o in via di estinzione

#1 I Gabber

Credits: zero.eu

Identificata come cultura adolescenziale, quella dei gabber è stata una subcultura tutt’altro che banale e scontata. Infatti, dai movimenti hardcore del nord Europa, si è diffusa prevalentemente a Milano dagli anni 2000, reinventando alcuni dress-code leggendari come la tuta acetata Adidas a tre strisce.

Quali erano le serate clou ormai tramontate? Al Number One e al Florida, club storici della nightlife del bresciano.

#2 Gli Emo

Credits: www.nssmag.com

Sottogenere dell’hardcore punk, “emo” è un neologismo nato alla metà degli anni 80 negli Stati Uniti occidentali, come contrazione di “emotional hardcore”.

Jeans invecchiati, capelli spettinati e scuri, smalto nero e, in generale, un look da trasandato: gli emo sono decisamente un fenomeno in via di estinzione.

#3 I Paninari

Credits: www.vanityfair.it

I ragazzi che a bordo di moto da cross, con giubbotti di jeans e bandana, occupavano le scalinate del vecchio Burghy di Corso Vittorio Emanuele, sono forse l’immagine adolescenziale più vintage della Milano da Bere.

Per la cronaca, quel Burghy divenne poi McDonald’s e, sotto la sua famosa scalinata, si organizzarono i primi movimenti hip-hop della scena meneghina, tra writers e breakdance.

#4 I Sancarlini

Credits: radioglobo.it

Quando molti ancora raccattavano la bmx, loro andavano già in giro in mountain bike. Immagine simbolo del figlio di papà,  il sancarlino deriva dall’Istituto San Carlo e, spesso, veniva erroneamente accostato al pariolino romano che però altro non fu che una sua mal riuscita imitazione. Comunque, ambedue rappresentavano il ragazzo superborghese a cui le carriere genitoriali non facevano mancare nulla.

E ormai anche il “sanca” è un ricordo sbiadito di vent’anni fa, di una Milano che ha avuto più melting pot che qualunque altra capitale europea.

#5 I Metallari

Credits: www.sdangher.com

Gli amanti intramontabili dell’heavy metal, vestiti con chiodo, borchie, catene e Dr. Martens.

In Italia e a Milano andavano fortissimi negli anni 90. Però, qui in città molti locali a tema hanno chiuso o si sono reinventati, mentre in Lombardia, soprattutto nelle zone del Lago Maggiore e nei dintorni di Malpensa, i metallari sono ancora molto attivi.

A vederli da piccoli facevano molta paura, anche se come gruppo non sono mai stati famosi per essere rissosi.

#6 I Truzzi

Credits: www.stileggendo.com

Erano davvero i peggiori. E possiamo dirlo senza rischiare che uno di loro venga a minacciarci. Per grazia ricevuta, si sono semplicemente eclissati. E, con loro, le scarpe e gli scandalosi tagli di capelli rasati solo ai lati che avevano il coraggio di sfoggiare. I loro eredi? I maranza

#7 Gli Ska

Credits: www.reggaeradio.it

Genere musicale antesignano di reggae e rock steady, lo Ska fu un movimento che si portò dietro un esercito di adepti, riconoscibili da determinate mode.

Infatti, lo Ska ha avuto deviazioni di genere, dando vita a Hip Hop-ska, Ska punk e Ska-jazz. E con questi si è mescolato in maniera camaleontica, con outfit a tema: felpe con il cappuccio e salopette per l’hip-hop, catene e jeans stracciati per il punk e così via.

Anche lo ska, come il metal, è ancora parzialmente attivo soprattutto in Brianza.

# E gli hipster?

Credits: www.amando.it

Discorso a parte meritano gli hipster. Non sono scomparsi, ma sicuramente si sono molto ridimensionati e trasformati rispetto alla loro nascita avvenuta attorno al 2003. Su di loro si è detto di tutto e di più, ed è senza dubbio il gruppo a cui le etichette sono sempre andate più strette.

Un fatto è palese: Milano è e resterà all’avanguardia per la nascita, lo sviluppo e il conseguente tramonto di subculture come queste.

Continua la lettura con: Gli STILI delle ZONE di MILANO: e tu a quale TRIBÙ appartieni?

CARLO CHIODO (Ultimo aggiornamento: 9 maggio 2025)

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9 maggio. Il Giorno dell’Europa… che è nato a Milano

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meno retorica, più responsabilità

9 maggio: è il Giorno d’Europa. La Comunità Economica Europea adottò come “Giorno dell’Europa” il 9 maggio in occasione del vertice tenutosi a Milano nel 1985.

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9 maggio. Il Giorno dell’Europa… che è nato a Milano

bandierine atm

9 maggio. La Festa dell’Europa. Ma perché si festeggia proprio questo giorno? La decisione venne presa a Milano il 9 maggio 1985, in occasione del vertice della la Comunità Economica Europea tenutosi nella città della Madonnina

Quel giorno era anche la ricorrenza del giorno del 1950 in cui vi fu la presentazione da parte di Robert Schuman per la creazione del nucleo economico europeo, ideato da Jean Monnet ed esposto nella Dichiarazione Schuman. La presentazione segnò l’inizio del processo di integrazione europea con l’obiettivo di una futura unione federale, a partire dalla messa in comune delle riserve di carbone e acciaio, che fu il primo passo verso l’Unione Europea. La finalità perseguita dal percorso di integrazione tra gli stati europei era di mantenere la pace.

Credits: www.avvenire.it

Continua la lettura con:7 maggio: il giorno di Bava Beccaris e del soldato eroe

ANDREA ZOPPOLATO

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7 curiosità sui primi sei mesi di apertura della M4

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simolucchini74 IG - Metro M4

A sei mesi dalla sua apertura completa, la linea blu di Milano continua a sorprendere. Queste le sette curiosità sulla M4.

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7 curiosità sui primi sei mesi di apertura della M4

#1 20 milioni di passeggeri dal suo completamento

Ezio Cairoli – Passeggeri in entrata e uscita

Nei primi sei mesi, la M4 ha registrato un incremento costante nel numero di passeggeri, arrivando a un totale di oltre 30 milioni di viaggiatori. Di questi, 20 milioni si sono concentrati negli ultimi sei mesi, dopo l’apertura completa della linea. La M4 ha superato le previsioni di affluenza, diventando una delle linee più utilizzate di Milano con una media giornaliera di 150.000 passeggeri, triplicando la media registrata un anno e mezzo fa, quando era attiva solo la tratta Linate-San Babila.

#2 La prima linea che alla sua entrata in funzione non incrocia tutte le altre 

Atm – Mappa Metro e linee S 2024

La M4 è la prima linea della metropolitana milanese che non incrocia tutte le altre esistenti al momento della sua costruzione. Era successo invece con la M5. La M4 interscambia inoltre anche con due stazioni del passante, Dateo e Forlanini, e le stazioni ferroviarie di Porta Romana e San Cristoforo Fs.

#3 La linea più profonda di tutte

metrodimilanoIG – Dateo

Non solo la stazione di Dateo è la più profonda di Milano, il corpo stazione arriva a meno 32 metri, ma è tutta la linea ad esserlo. Viaggia infatti una profondità media di 20-25 metri, le stazioni esterne sono a 15 metri sotto la superficie.

Leggi anche: Le stazioni della metro più profonde a Milano (cosa è cambiato con la M4?), in Italia e nel mondo

#4 L’impatto sul mercato immobiliare: prezzi delle case su del 50% a Forlanini, del 47% al Giambellino

Maps – Repetti M4

L’apertura delle ultime 13 stazioni ha avuto effetti notevoli sui prezzi delle case, soprattutto nelle aree periferiche ora meglio collegate. A Forlanini, il prezzo medio al metro quadro è salito a 3.822 euro, con un aumento del 49,7% rispetto al 2019. Anche nel Giambellino, i prezzi sono aumentati del 47,2%, segno di una riqualificazione urbana attivata dalla presenza della nuova linea.

#5 La prima metropolitana italiana interamente coperta dal 5G

Treni M5 vs M4

La M4 è la prima linea metropolitana italiana ad avere una copertura completa in 5G, grazie alla collaborazione con INWIT. Questo garantisce connettività ultra veloce lungo tutto il percorso, anche sottoterra, migliorando l’esperienza digitale dei passeggeri e permettendo servizi smart come la gestione in tempo reale dei flussi.

Leggi anche: Prima di Londra, Berlino e New York: il record di velocità della metro di Milano

#6 Le tre stazioni “dell’arte e della storia”

Non siamo al livello di Napoli, la distanza è notevole, ma anche Milano ha alcune stazioni che racchiudono arte e storia:

  • Tricolore: ospita un’installazione artistica nel mezzanino, raffigurante un vagone del treno con oblò che mostrano illustrazioni di Filippo Martinez, rappresentanti momenti significativi della storia milanese e italiana. Un tocco culturale inaspettato nel cuore del percorso quotidiano dei passeggeri
  • De Amicis: all’interno della stazione è visibile una sezione delle mura medievali ritrovate durante gli scavi. Si tratta di un tratto del muro del Naviglio “Morto”, parte del sistema difensivo costruito dopo l’assedio del Barbarossa. Il reperto, valorizzato attraverso un’esposizione integrata nell’architettura della stazione, testimonia il passato urbano di Milano

  • Sant’Ambrogio: nel tunnel di collegamento pedonale tra la M2 e la M4, sotto il pavimento, sono esposte porzioni dello stesso sistema murario medievale visibile a De Amicis. Le strutture in ceppo lombardo, protette da vetro, mostrano l’antico argine del fossato difensivo che correva lungo il Naviglio “Morto”.

#7 San Cristoforo e la piazza sotterranea: un’uscita unica per la M4

Urbanfile – San Cristoforo M4

Tra le particolarità architettoniche della M4, la stazione di San Cristoforo spicca per un’uscita che porta a una vera e propria piazza sotterranea, una “piazza ipogea”. Collocata tra la ferrovia e il Naviglio Grande, questa area è pensata come uno spazio urbano vivo, e una rampa elicoidale, parte della pista ciclopedonale che la unisce a piazza-giardino, scavalca il canale e la collegherà con via Ludovico il Moro. L’uscita è stata progettata per integrare armoniosamente la mobilità con il paesaggio circostante, offrendo un’esperienza di arrivo e partenza in metropolitana decisamente diversa dal solito.

Continua la lettura con: Metro ultima fermata: fino a dove vorrebbero spingersi con la metro i milanesi

FABIO MARCOMIN

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La «Supermetro d’Italia»: le nove corse superveloci sulla Milano-Roma

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Ph. @boxart_milano IG

I treni che collegano Milano e Roma hanno una frequenza pari a una metropolitana e tempi di percorrenza da record, ma le altre linee non sono da meno. E nei prossimi anni si attendono nuove tratte AV pronte a rivoluzionare i trasporti ferroviari nel nord e nel sud del paese. 

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La «Supermetro d’Italia»: le nove corse superveloci sulla Milano-Roma

# Milano-Roma come una metropolitana: un treno ogni 10 minuti

Frecciarossa 1000

Altro che metropolitana. La tratta Milano-Roma è la linea ferroviaria più battuta d’Italia, con numeri da primato europeo. Nei momenti di punta, parte un treno ogni 15 minuti. Sommando Trenitalia e Italo si arriva a 160 convogli al giorno, praticamente uno ogni 10 minuti: un livello di frequenza che Berlino o Monaco si sognano, ferme a quota 40. Solo Trenitalia mette in campo 100 Frecciarossa ogni giorno sulla linea AV tra Milano e Roma, contando entrambe le direzioni. E non parliamo solo di Milano Centrale e Roma Termini: molte corse lungo la linea tradizionale fermano anche in città come Modena o Parma. Nei momenti di picco, entrano in servizio i treni in doppia composizione, raddoppiando i posti: oltre 50.000 al giorno. 

# Sotto le 3 ore, anche con fermate: 9 treni superveloci al giorno

Credits Photo by Teming Kang on Unsplash – Roma Termini

Oggi sono 9 i Frecciarossa che collegano Milano e Roma in meno di 180 minuti. E tra questi, ci sono due vere “frecce rosse” che viaggiano senza fermarsi nemmeno a Rogoredo o Tiburtina: sono i convogli 9681 e 9682. Il primo parte da Milano alle 20:35 e arriva a Roma alle 23:25. Il secondo parte da Termini all’alba, alle 5:38, e arriva a Milano alle 8:30. Tempo record: 2 ore e 50 minuti. Gli altri 7 collegamenti sotto le 3 ore impiegano 2 ore e 59. Chi sceglie treni con fermate intermedie trova comunque opzioni sotto le 4 ore e mezza. Sui Frecciarossa 1000 disponibili 4 livelli di servizio, dal lusso dell’Executive fino allo Standard low cost. A bordo: wifi, contenuti digitali, prese di ricarica e il Bistrò Frecciarossa per colazioni e snack.

# Le tratte più veloci in Italia: dove l’alta velocità tocca i 300 all’ora

r-italy-reddit – Rete alta velocità Italia

Non solo Milano-Roma. L’Italia vanta altre tratte da record, dove i treni Frecciarossa o Italo sfrecciano fino a 300 km/h. La più breve è la Bologna-Firenze: 82 km in soli 37 minuti, grazie a una galleria sotto l’Appennino lunga 18 km. Subito dopo c’è la Torino-Milano, 129 km in 45 minuti. La Milano-Bologna è una delle più dritte d’Europa: 200 km in meno di un’ora. Anche il Sud è collegato in tempo record: la Roma-Napoli si percorre in 1 ora e 5 minuti, mentre la Milano-Napoli, grazie alla linea AV continua, copre i circa 660 km in poco più di 4 ore e 20 minuti. Tutte queste tratte sono servite da treni di ultima generazione come l’ETR 1000, che in test ha toccato i 400 km/h, e dagli Italo EVO, pensati per viaggi lunghi ma ultra veloci.

# Le nuove tratte AV e i tempi di percorrenza se in Italia corressero i supertreni cinesi

cepavdue.it – Alta Velocità Brescia-Verona

L’alta velocità italiana continua ad avanzare con nuove linee in fase di costruzione. Entro il 2026 la Napoli-Bari scenderà a 2 ore grazie alla nuova direttrice AV. Nel 2029 la Milano-Venezia, con la Brescia-Padova completata, si percorrerà in circa 2 ore. La Milano-Genova, col Terzo Valico, passerà da 90 a circa 50 minuti. Ma immaginiamo per un attimo che l’Italia adottasse la tecnologia Maglev cinese da 600 km/h, oggi già testata in Cina: la Milano-Roma diventerebbe un viaggio da 59 minuti, la Milano-Napoli verrebbe percorsa di 1h e 5 minuti, la Napoli-Bari in 45 minuti, la Milano-Venezia in 1 ora netta, la Milano-Bologna in 20 minuti, Torino-Milano in 13 minuti e la Roma-Napoli in 30 minuti.

Leggi anche: La rivoluzione TAV in Italia: tutte le nuove opere di alta velocità in costruzione

Continua la lettura con: Milano-Bologna in 20 minuti: il futuro «orientale» dei treni ad alta velocità

FABIO MARCOMIN

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90 chilometri sotto il mare: il progetto del tunnel dei record

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Chatgpt AI- Tunnel sottomarino

È in fase di studio uno dei progetti più ambiziosi mai immaginati nel campo delle infrastrutture sottomarine. L’obiettivo: accorciare drasticamente tempi e distanze in un’area strategica del paese. Un’opera che, se approvata, stabilirebbe nuovi primati a livello globale.

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90 chilometri sotto il mare: il progetto del tunnel dei record

# Un collegamento strategico tra Dalian e Yantai nel nord-est della Cina

nextbigfuture.com – Tunnel Bohai

Un’opera colossale per accorciare le distanze tra due metropoli da sette milioni di abitanti ciascuna. Il Bohai Strait Tunnel è pensato per collegare le città di Dalian e Yantai, oggi separate dallo stretto di Bohai, grazie a un tracciato ferroviario ad alta velocità in gran parte sotto il mare. Attualmente per percorrere la distanza tra le due sponde servono sei ore di traghetto. Con il tunnel, basterebbero 40 minuti a bordo di treni capaci di trasportare anche le automobili. L’obiettivo è creare un asse di trasporto veloce, continuo e integrato con il resto della rete ferroviaria cinese, che possa ridisegnare le dinamiche di mobilità dell’intera regione nord-orientale.

# Il tunnel sottomarino più lungo del mondo: 90 chilometri sotto il mare

nextbigfutures – TBM tunnel

I numeri parlano da soli: 123 chilometri di lunghezza complessiva, di cui circa 90 chilometri completamente immersi sotto il mare. Un’estensione mai vista per un’opera di questo tipo. Sommando le lunghezze dei due attuali tunnel sottomarini più lunghi, il Seikan in Giappone e il Tunnel della Manica, si arriva a malapena alla stessa cifra. Il tracciato prevede tre gallerie parallele: due binari ferroviari e un cunicolo centrale di servizio. La realizzazione prevede tecnologie ingegneristiche avanzate per affrontare profondità marine, sismicità dell’area e condizioni geologiche complesse.

# Un investimento da 43 miliardi di dollari

seatao – Tunnel Cina

Il primo piano, presentato nel 2014, stimava un costo di 32 miliardi di dollari. Oggi la cifra è salita a 43 miliardi, rendendo il Bohai Strait Tunnel una delle opere infrastrutturali più costose mai progettate in Cina. La gestione sarà affidata alla China Railway Engineering Corporation, mentre il finanziamento dovrebbe arrivare da una combinazione di investimenti pubblici e privati. In prospettiva, il collegamento sottomarino permetterebbe un enorme risparmio in termini di tempo e costi logistici, con una capacità di trasporto merci stimata in miliardi di dollari l’anno. L’ammortamento dell’opera è previsto in circa 13 anni.

# Sfide ingegneristiche e ambientali

Non sarà un’opera semplice. L’area è attraversata da due faglie sismiche attive, e il tunnel dovrà resistere a scosse di magnitudo 8. Anche il contesto ambientale è delicato: il tratto di mare ospita ecosistemi marini e rotte migratorie protette. Per questo motivo il progetto richiederà un attento studio d’impatto ambientale e soluzioni tecniche per minimizzare ogni tipo di interferenza. Le TBM impiegate per lo scavo dovranno essere progettate su misura, mentre i sistemi di monitoraggio garantiranno la sicurezza in tempo reale durante tutte le fasi del cantiere.

# Il ruolo della rete dell’alta velocità cinese

Il tunnel non è stato concepito come un’infrastruttura isolata, ma parte integrante del sistema ferroviario AV cinese e per collegare direttamente le reti delle due penisole, accorciando i tempi di spostamento tra nord-est e nord-ovest del Paese. I convogli potranno trasportare anche veicoli, come già avviene in alcuni tratti europei. Questo permetterà un uso più flessibile e capillare del sistema, facilitando il turismo, i trasporti commerciali e l’integrazione delle catene logistiche. 

# Vedrà mai la luce?

Chatgpt AI- Tunnel sottomarino

L’idea di un tunnel nello stretto di Bohai risale al 1994. Da allora il progetto è stato oggetto di studi, rilanci e rinvii. La versione definitiva è stata presentata nel 2019 alla Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma. La durata del cantiere è stimata in almeno dieci anni, ma la data d’inizio lavori non è ancora stata ufficializzata. Vedrà mai la luce?

Continua la lettura con: I super-tunnel che ci vorrebbero per Milano

FABIO MARCOMIN

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Orrore a Milano: i cinque luoghi più terrificanti della città

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Ph. @daniela_shama IG

Cinque luoghi che sarebbero perfetti per un film di Dario Argento. 

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#1 San Bernardino alle Ossa

La chiesa più inquietante di Milano. Forse del mondo. San Bernardino alle Ossa in Piazza Santo Stefano. Migliaia di teschi e di pezzi di scheletri. L’origine deriva dall’ordine religioso dei Disciplini: raccolsero le ossa dei defunti provenienti dall’ospedale, dei morti in prigione o per decapitazione e dei loro confratelli, per decorare le pareti dell’ossario

#2 La colonna del diavolo di Sant’Ambrogio

Credits: @monicapapagna IG

Satana ha lasciato le sue tracce perfino nella Basilica di Sant’Ambrogio. Alla sua sinistra si trova la colonna del diavolo. Risale al periodo romano e sembra fosse parte di un edificio imperiale eretto da Massimiano alla fine del III secolo d.C., quando Milano era capitale dell’Impero, 

Sulla superficie della colonna ci sono due fori: da secoli si narra che si siano formati a seguito dello scontro tra Sant’Antonio e il diavolo, durante il quale le corna di Satana si sarebbero conficcarono nel pilastro. Dopo la sconfitta il diavolo scomparve attraverso la colonna trasformandola così nel simbolo della porta dell’Inferno. 

#3 Bagnera, la strada del serial killer

Stretta Bagnera

E’ la strada percorribile in auto più stretta di Milano. Forse perfino d’Italia. Molte sono le vetture che ci hanno lasciato la fiancata. Ma non è questo il motivo del suo inserimento in questo articolo. Vicolo Bagnera è il luogo dove ha spadroneggiato il più terribile serial killer della storia di Milano: Antonio Boggia. Quando in una cantina di questo vicolo furono rinvenuti i quattro corpi delle sue vittime, Boggia fu condannato a morte: fu l’ultimo giustiziato in tempo di pace a Milano. Era il 1862. 

Leggi anche: La STRETTA BAGNERA: la via più stretta di Milano nasconde un tragico passato

#4 I roghi di Vetra

Credits: puntadellest1.wordpress.com

C’era un tempo in cui a Milano si bruciavano le streghe, in particolare tra il 1595 e il 1631, durante l’episcopato di Federico Borromeo. Teatro dei roghi fu Piazza Vetra, a pochi passi dalle colonne di San Lorenzo. Anni dopo, nella piazza fu eretta una croce, poi sostituita dalla statua di San Lazzaro, il santo patrono di chi soffre.

Leggi anche: Quando a Milano si bruciavano le streghe

#5 La Casa del Diavolo

Credits: www.milanopocket.it

A Milano il Diavolo è di casa. Letteralmente. Il suo indirizzo è Corso di Porta Romana 3. Prese dimora qui nel 1630: mentre a Milano imperversava la peste bubbonica descritta da Manzoni nei Promessi Sposi. In un lussuoso palazzo abitava il Marchese Ludovico Acerbi che organizzava a casa sua feste sfrenate, mentre fuori dalla sua elegante residenza si accumulavano i cadaveri degli appestati. Il suo comportamento e il fatto che chi partecipava alle sue feste risultasse immune al morbo, i cittadini definirono il Marchese come Belzebù in persona. 

Continua la lettura con: Perché il simbolo di Milano è così mostruoso?

ANDREA ZOPPOLATO

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Una salita leggendaria: la «ciclabile più dura del mondo» è a un’ora da Milano

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Credit sporteimpianti.it - Muro di Sormano

Un percorso talmente duro da costringere corridori professionisti a scendere dai pedali e a proseguire a piedi. La sua storia leggendaria e le sue incredibili caratteristiche.

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Una salita leggendaria: la «ciclabile più dura del mondo» è a un’ora da Milano

Milano – Muro di Sormano

# Una salita leggendaria e implacabile

Credits bicibianchifans IG – Muro di Sormano anni ’60

Una salita implacabile descritta come semplicemente bestiale da Ercole Baldini che nel 1962 stabilì il record di percorrenza in 9 minuti e 40 secondi nel corso del Giro di Lombardia. Conosciuta dagli appassionati di ciclismo, diventò famosa nel 1960 quando fu appunto inserita nella classica corsa regionale per un trienno. Stiamo parlando del Muro di Sormano, localizzato nel famoso triangolo lariano nella provincia di Como.

Il percorso è talmente duro che all’epoca, quando le biciclette non erano dotate di rapporti sufficientemente corti, molti professionisti erano obbligati a scendere dai pedali e proseguire a piedi. Le numerosi defezioni e proteste dei corridori portarono all’eliminazione del tracciato dalla corsa. Dopo la chiusura e l’abbandono della strada in favore nella nuova provinciale, il Muro di Sormano ha visto la sostituzione della vecchia pavimentazione con l’asfalto e la riapertura al pubblico nel 2006 eccetto i mezzi a motore. Nel 2012 è stato inserito di nuovo nel Giro di Lombardia e al 2018 risale invece l’ultimo record di 8 minuti e 48 secondi stabilito da Thibaut Pinot.

# Un percorso durissimo di “appena” 1,7 km, con pendenze fino al 27%

Credits saltainsella.it – Muro di Sormano

Il percorso si snoda lungo “appena” 1,7 km con partenza da Ponte del Corno, dopo una brevissima discesa e un ponte che scavalca un torrente poco dopo l’abito di Sormano, a 820 metri di altitudine, e arrivo alla Colma di Sormano a 1.124 metri.

Maps – Muro di Sormano

Il dislivello è di quasi 300 metri e la pendenza media è del 17% con punte che raggiungono il 27%. Su tutta la salita sono indicate sull’asfalto metro per metro le quote altimetriche, per consentire al ciclista di capire la distanza dalla cima.

Credits cla_ref IG – Altimetrie su asfalto

Il Muro di Sormano termina esattamente a 1.107 metri, poi ce ne sono circa altri 20 per raggiungere Colma di Sormano a 1.124 dove la strada si riconnette alla provinciale.

# Gli scorci panoramici

Credit sporteimpianti.it – Muro di Sormano

Non c’è solo tanta fatica. Passato il bosco ci sono infatti alcuni punti panoramici che si aprono alla vista, tra il terzo e il quarto tornante, anche questi segnalati sull’asfalto. In particolare si possono vedere i Corni di Canzo, il Cornizzolo, il Barzaghino, il Palanzone e, più lontano verso est, il Resegone e le Grigne.

Per provare questa pista leggendaria basta circa un’ora di auto da Milano percorrendo la Statale del Lago di Como e dello Spluga con uscita verso Annone Brianza, poi la Strada Provinciale 49 e in successione le strade provinciali che conducono fino al comune di Sormano. 

# Il video

Spunto: Igor Cobalchini YT 

Continua la lettura con: La pista ciclabile del futuro

FABIO MARCOMIN (Ultimo aggiornamento: 8 maggio 2025)

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La foto del giorno: dove siamo?

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Ph. @mi2fructuoso76 IG

La foto del giorno: oggi siamo in via Giambellino 121 davanti al Giardino Verticale di ATM

Ph. @mi2fructuoso76

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MILANO CITTA’ STATO

Come ti senti dopo il primo giorno alla Virgin di Corso Como

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Impossible is Nothing! 
 

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Dal Marais a Montmartre: 7 posti a Milano dove ti ritrovi in Francia

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Ph. @maisonbretonne IG

Chi l’ha detto che per sentirsi in Francia bisogna prendere un TGV? A Milano, basta girare l’angolo giusto per ritrovarsi tra croissant perfettamente sfogliati, accenti nasali e profumo di burro e baguette appena sfornate. Dal Marais a Montmartre, passando per la Bretagna, ecco i 7 luoghi a Milano dove ti puoi sentire come in un bistrot parigino, ma con meno scioperi e più parcheggio (forse), ordinati secondo le recensioni su Google. Selezione di: s_lostinfood

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Dal Marais a Montmartre: 7 posti a Milano dove ti ritrovi in Francia

#1 Maison Caffet

Ph. @maison_caffet_milano IG

Questa boutique pasticciera è una vera chicca: Maison Caffet è una delle glorie francesi, con sede madre a Troyes, qui si presenta con tutto il suo sfarzo zuccherino. Olivier dietro al bancone è un parigino doc e grazie a lui si respira e si parla francese davvero.

Tutto è buonissimo: i pasticcini mini sono perfetti, le tartellette, le mousse, le praline, i cioccolatini e i macaron, che sono tra i migliori di Milano, ma soprattutto il cioccolato artigianale. Tra gioielleria e pasticceria. L’arredamento è elegante, essenziale, raffinato con vetri, espositori di design e dolci ordinati come in una vetrina di Cartier. Una curiosità è che il fondatore Pascal Caffet è Campione del Mondo di Pasticceria.

Indirizzo: via San Vittore 3. Recensione media Google: 4.8/5

#2 Vinotheque

Ph. @_inchj_ IG

Non solo pasticcerie: il cuore della Francia batte anche nel calice. Vinothèque è una piccola enoteca francese con focus sui vini francesi, accompagnati da taglieri e piccole proposte bistrot. Si possono bere Champagne, Bordeaux, Bourgogne e vini naturali accompagnati da taglieri di formaggi francesi, foie gras, paté de campagne e baguette calda. L’atmosfera è intima, con luci calde, pareti colme di bottiglie e bancone in legno. Un angolo perfetto per una soirée à deux. Una curiosità: organizzano anche degustazioni a tema e serate “French night”.

Indirizzo: Via Cadore 38. Recensione media Google: 4.6/5

#3 Maison Bretonne

Ph. @maisonbretonne IG

Se ami le galette, i kouign-amann (si pronuncia “queen amann”), il sidro, rigorosamente in tazza, e il burro salato, questo è il tuo tempio. Maison Bretonne è una vera ambasciata della Bretagna in terra meneghina. Propone galette di grano saraceno con uova, formaggi, prosciutto, verdure e versioni dolci con caramello al burro salato. Crêpe per i più romantici e burro bretone per tutti. L’arredamento è rustico e accogliente, con dettagli marinari, legno vissuto e cartine della Bretagna appese alle pareti. Una curiosità è che i gestori sono veramente bretoni e ti parleranno con entusiasmo delle maree, delle ostriche e del burro salato. 

Indirizzo: via Procaccini 69.  Recensione media Google: 4.5/5

#4 Egalité 

Egalite

Forse il più conosciuto. Ha diversi punti vendita, ma il più caratteristico è quello in Corso Sempione. Appena varchi la soglia, potresti anche urlare “bonjour!” al barista e nessuno ti guarderà storto, anzi, ti risponderanno in perfetto accento francese. Questa boulangerie contemporanea sforna baguette croccanti, croissant, pain au chocolat, tarte au citron e quiche lorraine.

L’arredamento è minimal chic, con dettagli industriali e un tocco boho parigino: mattonelle bianche, tavolini in legno chiaro e un profumo di burro avvolgente come una sciarpa di cachemire. Una curiosità: il pane viene fatto con farina francese macinata a pietra e lievito madre, seguendo la tradizione dei boulanger di Parigi.

Indirizzo: corso Sempione 10. Recensione media Google: 4.0/5

#5 Louis Vuitton Café

Louis Vuitton, casa madre di borse da sogno, ha aperto un caffè sopra il suo flagship store in collaborazione con la storica pasticceria milanese Marchesi 1824, il risultato è un luogo dove anche il cappuccino sembra uscito da un editoriale di Vogue Paris. Ultimo arrivato e già prenotare un tavolo è un’impresa, ma basta passare e tentare la fortuna. Da provare ci sono i pasticcini mignon, i cioccolatini personalizzati con il logo LV, i caffè serviti con biscotto dorato, il tiramisù, il leggendario monogramma e tè pomeridiani deluxe. L’atmosfera è da boudoir parigino, con oro, specchi, marmo e velluto. Una curiosità: il cucchiaino con cui ti servi è più costoso di un vestito.

Indirizzo: Via Monte Napoleone 2. Recensione media Google: 3.7/5

#6 Paul

La catena francese di boulangerie più famosa, con il suo logo nero e dorato e i dolci sempre uguali: pain au chocolat, éclair, tartelette alle fragole, baguette farcite, quiche e anche zuppe. È la comfort food station dei pendolari col berretto in tweed: l’arredamento in legno scuro, scritte dorate e atmosfera da caffè ottocentesco con specchi e lampade rétro è un salto nel tempo e nello spazio. Scettica s_lostinfood che nel video dice: «per me è un grande no, ma se volete farci un salto magari prima di prendere un treno allora lo trovate in Centrale.»

Indirizzo: Piazza Duca D’Aosta. Recensione media Google: 3.6/5

#7 Café Kitsuné 

Ph. @shiho_milano IG

La famosa caffetteria giappo-parigina dopo aver conquistato Parigi, Tokyo, New York e anche Vancouver è arrivata finalmente a Milano. Più che un bar, è una dichiarazione di stile. Il marchio franco-giapponese Kitsuné, che significa ‘volpe’, ha portato a Milano non solo caffè specialty, ma anche un’estetica parigina dal cuore hipster: croissant artigianali, financier, madeleine e avocado toast. Da bere, cappuccini con latte d’avena o matcha latte serviti in tazzine firmate. L’arredamento è elegantemente sobrio, con tonalità crema, ottone, legno e poster grafici che sembrano usciti da una galleria di arte contemporanea del Marais.

Indirizzo: Piazza Cordusio 2 (Grand Melia Hotel). Recensione media Google: 3.4/5

# Il video di s_lostinfood

Continua la lettura con: Questi tre borghi in Lombardia sono tra i «luoghi rurali più belli del mondo»

MARTA BERARDI

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I 10 mezzi pubblici più da paura di Milano

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Di Arbalete - Opera propria, Background map form Openstreetmap (http://www.openstreetmap.org/)., CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=30977549 - Linea Milano-Mortara

I mezzi pubblici a Milano sono un vanto, se si paragonano con quelli di Roma. Ma esistono delle linee che fanno tremare i polsi. Come queste dieci. 

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I 10 mezzi pubblici più da paura di Milano

#1 La paura fa 90/91

Percorso linea 90-91

La linea circolare 90/91 corre lungo la circonvallazione esterna da piazzale Lodi a Lotto, sul lato est su viale Umbria, viale Campania fino a viale Jenner e Renato Serra, sul lato ovest su viale Isonzo, viale Tibaldi e fino a viale Murillo.

Per molti è la peggiore linea di Milano: “è un far west“, “un incubo” e “mi sembra di esser catapultata nel quarto mondo…“.

Leggi anche: 5+1 cose che ho scoperto viaggiando sulla 90

#2 Porta Genova – Mortara, tra ritardi e treni disastrati

Linea Milano-Mortara

La linea ferroviaria Milano-Mortara, che parte dalla stazione di Porta Genova e collega il sud-ovest della Città Metropolitana di Milano con il comune in provincia di Pavia, può trasformarsi in un incubo per via dei continui ritardi e treni vecchi e disastrati, con riscaldamento e aria condizionata spesso non funzionanti.

#3 La 56 in overbooking

Linea 56 Milano

La linea 56 unisce il quartiere Adriano con piazzale Loreto transitando su via Padova. Molti utenti lamentano il fatto che sia sempre super affollata e frequentata da gente poco raccomandabile.

“La 56 è sempre stracolma non capisco se sono a Milano oppure in un altro pianeta” –  Mila S.

#4 S13 Trenord da Pavia a Bovisa, mai in orario

S13

La linea S13 di Trenord collega Pavia a Milano Bovisa, per complessive 13 fermate di cui 8 nel territorio di Milano. Il problema principale è che ha perenni ritardi, come molte delle linee ferroviarie suburbane.

S13 Trenord da Pavia a Bovisa da Pieve a Rogoredo… tratta 8 minuti, ritardo medio 20 Min” – Fabio M.

#5 Il viaggio sulla linea 64 sembra non finire mai

Linea 64 Milano

La linea 64 unisce il Gallaratese con i comuni di Corsico e Cesano Boscone, con un tracciato che intercetta i quartieri di Trenno, Harar, Primaticcio e Giambellino-Lorenteggio. Il percorso conta circa 45 fermate e serve un’ora di tempo per arrivare al capolinea opposto, una vera odissea.

#6 La 69 tortuoso come il numero

Linea 69 Milano

La linea di bus 69 mette in collegamento piazza Firenze e Molino Dorino percorrendo viale Certosa e poi le vie interne da Benedetto Croce fino al piazzale di Milano Dorino. Il tragitto è parecchio tortuoso, poco adatto ai deboli di stomaco.

#7 La 40, il City Tour del disagio

Linea 40 Milano

C’è chi l’ha definita il City Tour del disagio. La linea 40 collega il Gallaratese con il versante nord del quartiere Niguarda. Serve alcune delle zone con il più alto tasso di microcriminalità, Quarto, Vialba e Comasina e questo la porta ad essere una linea poco sicura per passeggeri e autisti.

#8 I tram della linea 12 con i gradini da saltatori in alto

Tram 12 Milano

Il tram 12 collega via Molise con Roserio passando per corso Ventidue Marzo, il centro storico, Chinatowm la Bullona e Quarto Oggiaro. Il problema in questo caso non è la linea in sé, ma i mezzi utilizzato che hanno dei gradini molto alti da rendere veramente scomoda e pericolosa la salita e la discesa.

Non prendo più il 12, gradini troppo alti” – Cit. Simona R.

#9 La 48, la linea “testacoda”

Linea 48 Milano

La linea 48 collega il Portello con piazzale Lotto, ma con due percorsi diametralmente opposti e poco logici. In un senso passa per il quartiere Cagnola, procede per un breve tratto lungo Corso Sempione e poi su via Colleoni e Silva, nell’altro ha un tragitto di sole 5 fermate tra via De Gasperi, via Serra e via Elia.

La 48 che fa un giro strano” – Cit- Francesco D.

#10 La 95, Cristo si è fermato a Morivione

Linea 95 Milano

La linea 95 collega il quartiere di Santa Giulia, lungo l’asse Marco D’Agrate, Antonini, Cermenate e Famagosta, con la Barona. Il tracciato è parallelo alla linea 90/91 nella parte sud e al pari della linea circolare è una delle peggio frequentate di tutta la città servendo una delle fasce periferiche con la più alta densità abitativa e con i maggiori problemi della città. 

Continua la lettura con: Il BUS degli ANGELI riparte da Milano

MILANO CITTA’ STATO (Ultimo aggiornamento: 8 maggio 2025)

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8 maggio. Si celebra San Vittore. Chi era e perché gli si è intitolato il carcere?

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8 maggio. Si celebra San Vittore, uno dei santi più tipici di Milano. Ma chi era e perché gli si è intitolato un carcere?

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8 maggio. Si celebra San Vittore. Chi era e perché gli si è intitolato il carcere?

# Vittore il Moro, un soldato della Mauritania

Credits ilsantodelgiorno – San Vittore il Moro

San Vittore non era neanche milanese. Era nato in Mauritania nel III secolo dopo Cristo. Si chiamava Vittore il Moro ed era un soldato romano di stanza a Milano all’epoca di Massimiano e di quando Mediolanum era capitale dell’Impero Romano. Fu un soldato esemplare fino a quando Massimiano diede inizio a una delle ultime persecuzioni contro i cristiani. Vittore era più fedele a Dio che all’imperatore: si rifiutò di eseguire i suoi ordini e di abiurare la propria fede.   

# Le sue prigioni

Credits: radiolombardia.it

In conseguenza al suo rifiuto, Vittore fu arrestato, minacciato di tortura e lasciato in prigione senza cibo e bevande per più giorni. L’imperatore cercò di convincerlo facendolo portare al Circo dove Vittore subì altre atroci torture. Ma ancora non cedette. Anzi. Riuscì perfino a scappare ma venne di nuovo arrestato. L’imperatore capì che il suo soldato non avrebbe mai mollato e lo fece decapitare. Il suo corpo fu ritrovato da Ambrogio, vescovo di Milano, e seppellito in uno sacello oggi incorporato nella basilica di Sant’Ambrogio.

# I luoghi intitolati a San Vittore

Credits Andrea Cherchi – Basilica di San Vittore al Corpo

Si deve proprio ad Ambrogio la diffusione del culto di San Vittore. Sono molti i luoghi a lui dedicati o che portano il suo nome: in primis il carcere cittadino intitolato al santo proprio per la sua resistenza alle torture in prigione. Le chiese e le edicole dedicate a San Vittore sono così numerose che la loro presenza rappresenta una prova dell’appartenenza di un territorio alla diocesi ambrosiana, come quelle di san Vittore in Ciel d’Oro incorporato nella Basilica di Sant’Ambrogio, San Vittore al Corpo, la basilica di San Vittore a Rho e collegiata prepositurale a Corbetta e Arcisate.

Continua la lettura con: 7 maggio: il giorno di Bava Beccaris e del soldato eroe

ANDREA ZOPPOLATO

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Le 7 zone di Milano che stanno più «antipatiche» ai milanesi

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Credits: @dimitrisvetsikas1969 (pixabay)

Una classifica al rovescio. Abbiamo chiesto ai milanesi: “Qual è la zona di Milano che ti sta più antipatica?“. Questa la top 7 della scarsa simpatia. 

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Le 7 zone di Milano che stanno più «antipatiche» ai milanesi

#7 Il Quadrilatero della Moda: «l’ostentazione del lusso»

Credits Andrea Cherchi – Via Gesù

Il Quadrilatero della Moda è il quartiere del lusso per eccellenza, dove tutto è ostentato e dove la maggioranza dei milanesi può solo osservare dall’esterno le vetrine dei negozi delle maison di moda. L’antipatia è un misto di fastidio per qualcosa di eccessivo insieme a un pizzico di invidia per non essere tra i pochi eletti a potersi permettere capi firmati o di vivere in uno dei quartieri più chic di Milano.

#6 Cinque Giornate: «vorrei ma non posso»

Credits lucaroveta___ IG – Piazza Cinque Giornate

La zona di piazza Cinque Giornate è un po’ vorrei ma non posso. Palazzi lussuosi e aria snob pur essendo fuori dalla Cerchia dei Bastioni e quindi dal vero centro nevralgico di Milano. Il fatto di “tirarsela” senza alcuna ragione lo rende uno dei quartieri più antipatici, così come quell’assenza di identità e di spirito di quartiere che invece caratterizza altre zone. 

#5 Duomo: «il regno di turisti e ambulanti»

Credits Andrea Cherchi – Duomo di Milano dall’alto

Anche il quartiere che si apre attorno al Duomo risulta tra i più antipatici ai milanesi. Gente spocchiosa, turisti, forestieri, ambulanti che provano a vendere le cose più inutili in maniera insistente. Inoltre durante il weekend la zona si trasforma ricevendo masse di persone che arrivano dai dintorni. Per motivi a volte opposti, “troppo chic” o “troppo di forestieri”, l’area attorno al simbolo di Milano genera fastidio e tiene alla lontana molti milanesi. 

#4 Nolo: «quartiere fintamente trendy»

Nolo -North of Loreto

Un tempo quartiere popolare, la zona incastonata tra Greco, Casoretto e Turro viene sempre più spesso scelta da studenti, giovani professionisti e creativi attratti da prezzi più accessibili delle case e degli affitti e dall’atmosfera multiculturale. L’operazione di marketing che l’ha ridenominato Nolo, North of Loreto per imitare Soho a New York che sta per South of Houston Street, l’ha reso un quartiere secondo molti troppo fighetto, con la puzza sotto il naso senza però avere alcun riscontro nel paesaggio o nelle attrazioni della zona. 

#3 Navigli: «movida fuori controllo»

Credits: @spritznaviglimilano
Bar Navigli

I Navigli e tutta la zona di Porta Ticinese sono una delle mete principali della movida e degli aperitivi in città. Un susseguirsi di locali aperti fino a tarda notte dove poter bere e mangiare qualsiasi cosa a prezzi abbordabili. Il risultato è gente ubriaca, schiamazzi notturni e bicchieri e bottiglie sparsi lungo la strada. Un’atmosfera che attira molti universitari ma tiene alla larga altre fasce di età. 

#2 Bovisa: «la perdita di un’identità contadina e popolare»

Credits: Andrea Cherchi

Anche la Bovisa si posiziona ai vertici della classifica dei quartieri antipatici ai milanesi. Un tempo zona contadina e industriale della città con una sua grande identità di paese, si è poi trasformata, forgiata in gran parte dalla presenza del Politecnico. Il suo nuovo carattere di polo di innovazione e di creatività provoca rigetto in chi era affezionato a un quartiere borgo tra i più identitari della città. A questo si aggiunge la tradizionale rivalità con i quartieri confinanti che la vedono un po’ come un corpo estraneo.  

#1 Corvetto: «pericoloso e brutto»

Credits Andrea Cherchi – Piazzale Ferrara

Il quartiere più antipatico in assoluto secondo i milanesi è quello di Corvetto. Forse ha guastato il risultato i recenti fatti di cronaca. Tra i fattori principali c’è il tasso di criminalità a causa dell’elevata presenza di residenti stranieri. Anche la maggioranza dei palazzi sono alquanto brutti, anonimi e spesso in uno stato pessimo. Una parte della città che sta diventando sempre più un simbolo di degrado. 

Continua la lettura con: Le COSE più ODIATE a Milano

MILANO CITTA’ STATO (Ultimo aggiornamento: 7 maggio 2025)

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I 5 progetti della metro di Milano finiti nel cassetto (per ora)

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chatgp AI - Metro nel cassetto

Accanto ai progetti approvati per estendere la metro fuori Milano, ce ne sono altri che sono stati messi da parte ma che sarebbero utili a ridurre il traffico privato tra la città e l’hinterland. Vediamo quali sono e i comuni che avrebbero servito.

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I 5 progetti della metro di Milano finiti nel cassetto (per ora)

#1 M3 allungata a nord con stop a Cormano e Paderno Dugnano: silenzio dopo stanziamento fondi per studio di fattibilità nel 2020

Credit: nord24milano.it

La M3 doveva allungarsi da Comasina fino a Cormano e Paderno Dugnano: nel 2020 erano stati stanziati 350mila euro per lo studio di fattibilità, ma da allora è calato il silenzio. L’idea era intercettare i pendolari della Milano-Meda e alleggerire la linea gialla, ma il progetto sembra essersi perso per strada. A pesare potrebbe essere stata anche la scelta di trasformare dell’ex tranvia Milano-Limbiate in metrotranvia moderna, con partenza proprio dall’attuale capolinea nord di Comasina M3.

 

#2 La metrotranvia di 10,9 km e 8 fermate da Peschiera Borromeo a Paullo: al suo posto bus in sede protetta e linea ferroviaria fino a Crema

Tracciato M3 fino a Paullo accantonato

Il progetto della metrotranvia da Peschiera Borromeo a Paullo, lungo 10,9 km con 8 fermate, è stato accantonato. La Regione Lombardia ha optato per un prolungamento della linea M3 fino a Peschiera, affiancato da corsie preferenziali per autobus fino a Paullo. L‘infrastruttura pesante avrebbe impedito futuri prolungamenti della metropolitana e non avrebbe migliorato significativamente i tempi di percorrenza rispetto ai bus attuali. La nuova strategia prevede anche la realizzazione di una nuova linea ferroviaria fino a Crema, per potenziare il trasporto pubblico nel sud-est milanese, con interscambio nella futura stazione metropolitana di Peschiera.

Leggi anche: M3 fino a Peschiera, semaforo rosso per Paullo, novità per Crema: la proposta della regione per il sud-est di Milano

#3 Diramazione della M5 per portarla a Bresso e Cusano Milanino

Sbinamento M5

La diramazione della M5 verso Bresso e Cusano Milanino, pensata per estendere la linea lilla di circa 5,5 km dal capolinea di Bignami, prevedeva cinque nuove fermate: due a Bresso, una al confine tra Cusano e Cinisello, e due a Cinisello Balsamo. Nonostante un finanziamento iniziale di 15 milioni di euro per lo sbinamento, l’analisi costi-benefici ha restituito un coefficiente di 0,51, ben al di sotto della soglia minima di 1 necessaria per garantire la sostenibilità dell’opera. Di conseguenza, il progetto è stato accantonato, almeno per ora. Alcuni esponenti politici hanno proposto una metrotranvia invece che una metropolitana per migliorare la fattibilità economica, ma al momento non ci sono sviluppi concreti in tal senso.

Leggi: Prolungamento M5 a Bresso e Cusano: è calato il sipario?

#4 La linea di metrotranvia da MIND ad Arese: accantonata perchè troppo costosa

Credits lmblog.it – Interventi programmati area ex-Alfa Romeo

La metrotranvia tra Lainate, Arese, Garbagnate e Rho Fiera, pensata per collegare i comuni all’hinterland ferroviario e con un ruolo chiave nel connettere il territorio al polo di MIND, è stata riposta nel cassetto. Nata nel 2023 con 2,5 milioni di euro per la progettazione, avrebbe attraversato un’area strategica, ma l’aumento dei costi e il cambio di scenario hanno Le istituzioni, tutte d’accordo, scelgono di cambiare rotta: progetto non più sostenibile né utile.

Leggi anche: Dall’EX-ALFA alla FORESTA URBANA: come sarà TRASFORMATO il versante NORD OVEST di Milano

#5 Un trasporto rapido di massa intorno alla futura Città della Salute

milanosesto.it – Stazione passerella

Nessuna novità anche per quanto riguarda l’idea di un trasporto rapido di massa per servire la Città della Salute e tutta l’area di MilanoSesto, oggi uno dei più grandi progetti di rigenerazione urbana in Europa. L’unico intervento in corso è quello della nuova stazione ferroviaria con passerella trasparente, a firma Renzo Piano, in costruzione all’attuale capolinea della M1 a nord.

Leggi anche: La stazione futuristica di Renzo Piano con passarella trasparente che guarda Milano: il punto sui cantieri

Continua la lettura con: Metro ultima fermata: fino a dove vorrebbero spingersi con la metro i milanesi

FABIO MARCOMIN

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Tempo trascorso sui mezzi pubblici: Italia la peggiore. E Milano è la più stressante d’Europa

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michealpage.it - Stress uso trasporto pubblico

In nessun altro Paese europeo andare al lavoro è fonte di stress quanto in Italia.
Tra mezzi pubblici sovraffollati, ritardi, scioperi e traffico urbano, i pendolari italiani vivono ogni giorno un calvario. E Milano batte tutti per stress urbano.

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Tempo trascorso sui mezzi pubblici: Italia la peggiore. E Milano è la più stressante d’Europa

# Il 68% dei pendolari italiani è stressato, il doppio della media europea

michealpage.it – Stress uso trasporto pubblico

Secondo uno studio di PageGroup, che ha coinvolto 12.485 lavoratori, gli italiani passano in media 45 minuti al giorno per raggiungere il posto di lavoro, seconda solo alla Turchia con 48 minuti. Questa media include sia chi si sposta con mezzi pubblici, sia chi utilizza mezzi privati: due modalità diverse, ma il risultato è sempre un’enorme perdita di tempo. In un mese, sono circa 30 ore buttate tra metro, bus, traffico e parcheggi: praticamente quattro giorni di vita regalati al pendolarismo, senza contropartita. E mentre la media europea di pendolari stressati che usano i mezzi pubblici si ferma al 38%, in Italia siamo a quota 68%. Il doppio. Tra i motivi sovraffollamento, ritardi, sporcizia, guasti tecnici e scioperi, che negli ultimi anni hanno raggiunto una frequenza preoccupante.

E a Milano come va?

# Milano prima per uso dei mezzi, ma appena sufficiente la soddisfazione degli utenti. Bocciata la mobilità urbana

Altroconsumo – Soddisfazione mobilità urbana

A Milano il trasporto pubblico è una religione, ma sempre più vissuta come una penitenza. Secondo una recente indagine di Altroconsumo, il 76% dei milanesi utilizza i mezzi pubblici per gli spostamenti, una percentuale che stacca nettamente Roma (70%) e Napoli (58%). Eppure, nonostante questo primato nell’uso, la soddisfazione non decolla: il giudizio medio sul servizio a Milano è appena 6,2 su 10, il migliore tra le grandi città italiane, certo, ma ancora ben lontano da un vero livello di efficienza. A peggiorare le cose, c’è la sensibile riduzione della frequenza dei mezzi di superficie, che si traduce in attese interminabili e corse affollate. In generale, i cittadini delle aree metropolitane italiane bocciano la mobilità urbana: nessuna delle tre città raggiunge la sufficienza complessiva, con Milano che arriva appena al 5,4 su 10.

Leggi anche: Il «ritorno alla normalità» di ATM si fa sempre più lontano: il nuovo rinvio

# Milano è la città più stressante dell’Unione Europea

thegap_media IG – Milano nella top ten città più stressanti

Come se non bastasse il pendolarismo logorante e un trasporto pubblico che arranca, Milano si guadagna anche il titolo di città più stressante dell’Unione Europea. A certificarlo è uno studio di Dip N’ Dive, che ha messo sotto la lente fattori come inquinamento acustico, qualità dell’aria, criminalità, sovraffollamento turistico e costi del trasporto. Il capoluogo lombardo totalizza un punteggio di 73 su 100, piazzandosi all’ottavo posto a livello globale, unico centro italiano nella top ten, e superando anche Parigi. 

Continua la lettura con: Ufficiale: Milano è la città più stressante nell’Unione Europea

FABIO MARCOMIN

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L’«ombelico di Milano»: qual è l’esatto centro geografico della città?

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Centro geografico di Milano

Piazza del Duomo è riconosciuta universalmente come il centro geografico della città per motivi simbolici, storici e perché localizzata all’incirca nel mezzo del Municipio 1, il cuore di Milano. Se però si prendessero in considerazione altri parametri di misurazione quale potrebbe essere il vero centro della città? Vediamo alcune possibili alternative.

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Il «cuore di Milano»: qual è l’esatto centro geografico della città?

#1 Il quartiere più equidistante tra nord e sud: le Cinque Vie

Cinque vie google

Misurando la distanza tra il punto più estremo a nord di Milano e il punto più a sud il centro geografico della città cadrebbe nella zona delle Cinque Vie: il quartiere più antico di Milano esistente sin dall’epoca dell’Impero Romano.

Leggi anche: La storia delle 5 VIE, il quartiere a forma di STELLA

#2 Al centro tra Ovest ed Est: l’Arena Civica

Arena Civica google

Con la stessa logica tracciando una linea che misuri la distanza tra il punto più estremo ad est e quello ad ovest, il centro geografico di Milano corrisponderebbe all’area delimitata da piazza Lega Lombarda e l’Arena Civica, uno dei simboli della città.

Leggi anche: Dopo essere stata sommersa dall’acqua l’Arena si copre di ghiaccio: al via l’esperimento per le olimpiadi

#3 Al centro tra Nord Ovest e Sud Est: Piazza 25 Aprile e la storica Porta Garibaldi

Piazza 25 aprile google

Utilizzando la stessa metodologia, ma tracciando una linea immaginaria da nord-ovest a sud-est, sarebbe piazza 25 Aprile con la Porta Garibaldi il centro geografico di Milano, in quanto equidistante dalle due estremità considerate.

Leggi anche: Il GIARDINO lungo la PASSEGGIATA PASTERNAK: un nuovo mini boulevard a Porta Garibaldi

#4 Al centro tra Nord Est e Sud Ovest: Zona Magenta, tra Palazzo Litta e Foro Bonaparte

Litta-Museo Civic

Misurando la distanza da nord-est a sud-ovest, il centro geografico di Milano si posizionerebbe invece nella zona di via Magenta, nell’area compresa tra Palazzo Litta e il Museo Civico Archeologico a pochi passi da Foro Bonaparte.

#5 L’«ombelico di Milano», il centro geografico secondo Leonardo da Vinci: la cripta della Chiesa del San Sepolcro in Piazza Pio XI

credits: Veneranda Pinacoteca Ambrosiana

Un altro centro geografico, il “punto zero” di Milano, è stato invece indicato da Leonardo da Vinci nel suo Codice Atlantico e sarebbe rappresentato dalla cripta della Chiesa del San Sepolcro in Piazza Pio XI, a pochi passi dalla Piazza Duomo. Quella posizione identifica “l’ombelico della antica Milano e della civitas romana, sia in termini geografici sia etico-morali, perché si trova accanto alla copia esatta del sepolcro di Cristo realizzata nel 1100”. All’interno della cripta una grossa palma in bronzo e in rame, fatta realizzare nel 1600 dal Cardinale Borromeo, identifica simbolicamente il “cuore” di Milano.

Leggi anche: Il “PUNTO ZERO” di Milano: questo è il centro esatto della città secondo Leonardo da Vinci

Continua la lettura con: I 7 RECORD GEOGRAFICI più CURIOSI d’Italia

FABIO MARCOMIN (Ultimo aggiornamento: 7 maggio 2025)

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Le quattro cose che non mi piacciono quando vado in Liguria

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Ph. @lensofale74 IG

Lo penso solo io?

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Le quattro cose che non mi piacciono quando vado in Liguria

#1 Il pessimismo cosmico

Ph. @ilmugugnogenovese IG

Qualche esempio? “Cosa vai a fare in spiaggia che tanto tra poco piove“, oppure “cosa vai a fare al ristorante che tanto puoi cucinare due spaghetti a casa

Forte la tentazione di rispondere “ma cosa vengo a fare in Liguria che tanto la pensate così”.
 

#2 Le spiagge libere

Ph. @ilmugugnogenovese IG

Dove sono? Sono poche, brutte e troppo piccole. Andare in spiagge attrezzate è ancora fattibile in questo periodo ma non oso pensare ad agosto quando ci saranno prezzi da capogiro. Penso alla mia terra di spiagge libere (la Sicilia) e non so se mi viene da ridere o da piangere.

 

#3 Traffico fuori controllo nel weekend 

 
Davvero caotico con file interminabili fino a 20 chilometri fra lavori, deviazioni e restringimento di carreggiata. Se poi si decide di deviare per qualche paesino affacciato sul mare per una gradevole pausa pranzo a base di pesce, buonissimo, rientrare in autostrada è una vera e propria impresa perché si sale verso l’entroterra fra strade tortuose e paesini sperduti. L’autostrada, un miraggio.
 

#4 La scelta obbligata 

Credits arollercoasterofajourney IG – Boccadesse, Liguria
Per chi vive a Milano andare al mare in Liguria è un po’ una scelta obbligata: è 
vicina, si mangia bene, ci sono paesaggi davvero spettacolari, specialmente i paesini colorati a picco sul mare e poi le interminabili passeggiate sul lungomare, per respirare aria buona a pieni polmoni. Di contro i prezzi sono proibitivi, i collegamenti tra zone interne e zona costiera sono difficoltosi e lenti.
 

#Ps. La Costa Azzurra

Spiaggia di Juan Les Pins (Costa Azzurra – Francia)

Per chi come me odia subire scelte obbligate, basta spingersi un po’ più in là.

La costa azzurra è vicina, bellissima e ricca di paesaggi mozzafiato che vale la pena esplorare con qualche ora di viaggio in più. Qualche esempio? Nizza, Saint Maxime e di fronte  l’affascinante Saint Tropez o ancora Port Grimaud, la Venezia francese davvero bellissima e inaspettata. Provare per credere.
 

Continua a leggere: Cinque anni a Milano: le regole per sopravvivere

ALESSANDRA GURRIERI

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La foto del giorno: dove siamo?

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ph. Gianfranco Bugini

La foto del giorno: oggi siamo sul Naviglio Martesana a Inzago (Torre di Villa Aitelli)

Ph. Gianfranco Bugini

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Il radical chic di Basiglio quando incontra una gomma di Rozzano

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La legge della strada.  
 

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