Abbiamo posto ai milanesi questa domanda: “Qual è la prima cosa che ti viene in mente se pensi a Milano?”. Queste le sette risposte più menzionate.
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La prima cosa che viene in mente ai milanesi quando pensano a Milano
#7 La nebbia
credits: Andrea Cherchi (c)
Anche se sembra scomparsa rimane un abbinamento automatico alla parola Milano. Soprattutto per chi manca da Milano da tanti tanti anni.
#6 Lo Stadio San Siro
Credits tlemens-pixabay – San Siro
Milano = Milan, Milano = Inter. Per molti è così, soprattutto all’estero. Ma sopra la divisione tra squadre resta intatto il fascino della Scala del calcio.
#5 La Stazione Centrale
Credits myskin_1971 IG – Stazione Centrale Milano
Quella vibrante emozione che ci ha colto tutti noi quando si arriva in treno a Milano al calar della sera.
#4 La metropolitana
Webuild – Metro M4
In qualunque città del mondo chi è di Milano viene preso dall’irresistibile impulso di paragonare i mezzi pubblici locali con la metro di Milano.
#3 Aperitivo
sunsethospitalitygroup IG – Giardino Cordusio
Il rituale dell’aperitivo: “Il relax che si prova nello stare in un bel posto con un drink in mano” – Mari Mameda. Un altro grande classico.
#2 I suoi simboli storici
Credits: @arkeios1983 IG – Scrofa semilanuta
Quelli noti, come la bandiera con la croce di San Giorgio, alla storica scrofa, per non parlare di Belloveso, il fondatore della città, o del drago mangiabambini.
#1 Il Duomo e la Madonnina
Credits Andrea Cherchi – Madonnina sul Duomo di Milano
Il Duomo e la Madonnina sono le prime cose in assoluto che vengono in mente quando si sente parlare di Milano. La loro gloria resta intatta nei secoli.
A Berlinoper certi aspetti è come se il muro non fosse mai caduto. C’è un muro invisibile che separa Berlino ovest e Berlino est. Le differenze tra le due parti si notano in ogni aspetto. Ci sono giornali diversi, luci, lampioni, perfino squadre di calcio. Berlino ovest è una città borghese, molto occidentale e teutonica, per come intendiamo noi la Germania. Berlino est è invece anarchica, ribelle, creativa e internazionale.
Anche Milano è divisa in ovest ed est. Ci sono diverse zone che la caratterizzano ma se si deve definire una macroarea di identificazione sembra agevole tracciare un confine da nord a sud, esattamente come Berlino.
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Il «muro di Milano»: Sei di Milano EST o di Milano OVEST? Queste le caratteristiche che ci dividono
# Dove passa il muro di Milano? La Scala è a ovest, Palazzo Marino e il Duomo a Est
Il muro di Milano corre lungo viale Fulvio Testi, tradizionale confine che separa il nord est e il nord ovest di Milano. Poi passa a ovest dell’Isola, lasciando così l’Isola a est e Porta Nuova a ovest. Scende da Piazza della Repubblica in via Manzoni, taglia piazza della Scala, lasciando il teatro a ovest e Palazzo Marino a est. Entra in Galleria Vittorio Emanuele (il toro è a ovest), attraversa piazza Duomo (il Duomo è a est), scende fino a Porta Ticinese, qui costeggia la Darsena (che rimane a ovest) e da qui a sud coincide con il Naviglio pavese che ne costituisce il confine naturale.
portaticinese- frontiera est ovest
# Caratteristiche degli abitanti
Milano Ovest
Vista aerea di Milano ovest
E’ la Milano borghese, dei cumenda, un’area più sbilanciata sul residenziale. E’ ricca di verde e con spazi ampi. Parco Trenno, Parco Sud, Parco nord, il Sempione. E’ la Milano che molti di fuori hanno negli occhi, la Milano perbene, sobria, forse un po’ chiusa.
Milano Est
vista aerea milano est
E’ la Milano post industriale, di matrice operaia, giovane, con molti studenti, tanti uffici e poco verde. Più anarchici e di mentalità aperta, sono quelli che vedono prima il sole alla mattina: è la Milano in fermento artistico e culturale, con locali dinamici e molto internazionale.
# Le strutture distintive
Milano Ovest
Credits Andrea Cherchi – Area San Siro dall’alto
Qui si concentrano gli impianti sportivi: lo stadio, l’ippodromo, il Palalido, l’Arena, anche il Forum ricade da questo lato del muro.
Milano Est
politecnico di milano est
La Milano universitaria. Qui ci sono Statale, Bocconi e un intero quartiere studentesco: Città Studi.
# Trasporti
Milano Ovest
Cadorna Milano Ovest
E’ la Milano meglio servita dai trasporti urbani. Le metro sono più concentrate a ovest, tranne verde e un parte della gialla. La M4 unisce est a ovest.
Milano Est
linate milano est
Ha le principali infrastrutture di collegamentocon fuori Milano. L’aeroporto di Linate, la Stazione Centralecon tutto il suo snodo di binari. Anche questo spiega l’orientamento internazionale e la mentalità aperta.
# Luoghi simbolo
Milano Ovest
sant’ambrogio milano ovest
E’ la Milano dei monumenti e delle principali attrazioni artistiche: Castello Sforzesco, Cenacolo, Monumentale, Pinacoteca di Brera, La Scala. La sua chiesa è Sant’Ambrogio.
Milano Est
la-Rotonda-della-Besana milano est
La Milano più bizzarra con la Rotonda della Besana, l’Idroscalo, il Museo del Novecento, Centrale, il Tribunale. La sua chiesa è il Duomo.
# Il suo centro
Milano Ovest
citylife milano ovest
CityLife è il suo nuovo centro. Moderna, commerciale, alla ricerca di un’anima.
Milano Est
piazza cinque V giornate milano est
Piazza cinque giornate. Un po’ rivoluzionaria, un po’ un’eterna incompiuta.
# Urbanistica
Milano Ovest
porta nuova milano ovest
E’ la Milano dei grattacieli, di Porta Nuova e City Life, delle ville di via XX Settembre e di San Siro.
Milano Est
Milano Est- via Lincoln
La Milano di Città studi, di via Lincoln e dei quartieri più pittoreschi, dietro a Porta Venezia, Buenos Aires, Porta Romana.
# I parchi
Milano Ovest
Parco Sempione Milano Ovest
Parco Trenno, Parco Nord, Bosco in Città, Parco Sempione.
Milano Est
idroscalo milano est
Idroscalo, Giardini di Porta Venezia, Forlanini, Parco Lambro, Parco Sud.
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Tra metro vecchie, autobus in fiamme e zone scoperte il disagio legato al servizio per la mobilità pubblica a Roma è all’ordine del giorno. Una tra le carenze è la metro che manca molte zone turistiche o di snodo più importanti. Questi sono i 7 luoghi di Roma che è assurdo non abbiano la metro.
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I 7 luoghi di Roma che dovrebbero avere la metropolitana
# Piazza Trilussa, centro della movida di Trastevere
Ph: romasegreta.it – Instagram
La piazza centro della movida romana in zona Trastevere è frequentatissima da giovani romani e turisti. Dedicata al poeta romano per eccellenza, è un luogo di interesse sia turistico che popolare, oltre che economico. Scomoda però da raggiungere. Manca una stazione della metro, né sulla piazza né vicino ad essa, e questo la rende piuttosto scomoda.
# Stadio Olimpico
Credits: Cristian Manieri – Pexels
Il grande afflusso dovuto alle partite rende questa zona invivibile per il traffico, sia all’entrata dei tifosi nello stadio ma soprattutto all’uscita. Raggiungerlo con i mezzi è una sfida di non poco conto e questo crea ovviamente grandi disagi su tutta la zona del Lungotevere interessata. Una stazione della metro, magari un prolungamento apposito della Linea A, aiuterebbe a migliorare la circolazione in questa zona e permetterebbe anche una gestione diretta e mirata del disagio dovuto alla grande presenza dei tifosi.
# Policlinico Gemelli
Ph: policlinicogemelli – Instagram
Altro luogo di grande importanza. Facile immaginare perché concentri tutto questo interesse, meno facile è invece capire come raggiungerlo. Collegato solo col treno regionale, non è raro che i pazienti saltino visite e controlli per i continui ritardi della linea. In macchina, invece, è quasi impossibile arrivarci, soprattutto nelle giornate di particolare traffico (quindi quasi sempre). Piazzare una fermata della metro qui, magari aggiungendola al prolungamento immaginato per la Metro A fino a Monte Mario, aiuterebbe sicuramente la popolazione romana a raggiungere più facilmente un punto così fondamentale.
# Quartiere Coppedè
Coppedè – VisitLazio
Il quartiere sintesi tra più stili architettonici, principalmente Barocco, Liberty e Art Nouveau, suscita grande interesse sia nei romani che nei turisti che vi transitano. Anche qua le fermate della metro più vicine distano quasi 20 minuti a piedi ciascuna, cosa che rende particolarmente impegnativo visitarlo col solo ausilio dei mezzi. Sarebbe bello immaginare una fermata della metro qua, per valorizzare una delle tante bellezze nascoste della nostra città.
# Campo de’ Fiori, l’unica piazza romana senza una chiesa
Credits: Josh Withers – Pexels
Questa piazza è un altro centro di gravità importante per lo svago e la socializzazione dei romani. Ma oltre a questo, presenta diverse particolarità che la rendono decisamente unica rispetto a tutte le altre piazze della Capitale. Prima tra tutte, la statua dedicata a Giordano Bruno che, proprio in questo luogo, fu stato giustiziato dalla Santa Inquisizione. La seconda particolarità, che sembra ironicamente collegata alla prima, è che questa è l’unica piazza in tutta Roma su cui non si affaccia una chiesa. Perché dunque non pensare di valorizzarla rendendola più raggiungibile? Immaginare una fermata “Campo de’ Fiori“, è veramente impossibile?
# Castel Sant’Angelo, la roccaforte dei papi
Credits: Azra Tuba Demir – Pexels
Sì, si potrebbe dire che ci sono già le fermate Lepanto e Ottaviano, ma per arrivare in questo luogo servono poi minimo 20 minuti a piedi da entrambe le stazioni! Se da un punto di vista turistico questo può diventare un vantaggio perché obbliga i visitatori a battere un percorso più lungo che presenta dunque più bellezze, da un punto di vista pratico rappresenta una gran scomodità. Si pensi, per esempio, all’importanza della vicina Corte di Cassazione, luogo di lavoro di tanti romani. Una fermata della metro apposita per unire dunque Piazza Cavour, e quindi la Cassazione, e Castel Sant’Angelo, sarebbe una buona soluzione per favorire il turismo e aiutare i lavoratori romani a raggiungere più velocemente il proprio luogo di lavoro.
# Piazza San Pietro, il centro della cristianità sprovvisto della metro
Credits: Chait Goli – Pexels
Dulcis in fundo (si fa per dire), il posto sprovvisto di metro più assurdo è proprio Piazza San Pietro. Cuore della cristianità mondiale, è raggiungibile solo dalla fermata Ottaviano che, però, dista 10 minuti in linea d’aria che, col traffico e i semafori, spesso diventano 20. Se pensiamo al grande flusso di turisti, clero, lavoratori e tante altre categorie in questo punto nevralgico della città, sembra assurdo che non si abbia pensato a una metro qua. Sicuramente gli ostacoli che impediscono la realizzazione di una fermata sono molti e difficili da scavallare, ma questo deve forse frenarci dall’immaginarla? Anzi, proprio progettando laddove si crede sia impossibile realizzare si possono raggiungere risultati inaspettati.
A Roma manca ancora questo: la capacità di osare oltre i propri limiti e la forza di risolvere i propri problemi. Possiamo sperare di vedere questa città rifiorire e tornare ad essere il faro che illumina il mondo solo amandola e pressando chi di dovere affinché ci si impegni a immaginarla e prospettarla come un luogo sempre migliore.
Presentati a Parigi i convogli che dal 2026 sono attesi sui binari italiani. Scopriamo come sono fatti e in quali altre tratte la compagnia ferroviaria francese ha lanciato la sfida a Trenitalia e NTV.
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I Tgv del futuro che sfideranno Italo e Frecciarossa in Italia (fotogallery)
# La presentazione dei convogli a Parigi: le immagini degli interni
Alstom - Yann Audic
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Alstom - Yann Audic - Secondo piano dedicato alla ristorazione
Alstom - Yann Audic Carrozza bistrot
Alstom - Yann Audic - Sedute
Si avvicina sempre più il debutto dei nuovi treni di SNCF Voyageurs sui binari italiani: il 2026 dovrebbe essere l’anno buono per vederli anche nel nostro paese. Il treno AV francese di nuova generazione è stato presentato da SNCF Voyageurs e Alstom presso la Gare de Lyon a Parigi. Parte della gamma AVELIA Horizon di Alstom, il nuovo TGV M è a due piani, con sedili che garantiscono una seduta ottimale e con consumo energetico inferiore del 37% rispetto ai convogli attualmente in circolazione.
Alstom - Yann Audic
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Alstom - Yann Audic - Carrozza
Alstom - Yann Audic - Sedili
Gli interni di 1ª e 2ª classe offrono il 20% in più di posti a sedere per i passeggeri arrivando a 740 nelle configurazione a 9 carrozze, con una carrozza dedicata che garantisce accesso indipendente alle persone a mobilità ridotta. Il fulcro del nuovo TGV è la carrozza bar su due piani, ripensata come spazio di incontro e socializzazione a bordo. A bordo anche wifi e aria condizionata.
# Previsti 30 treni TGV, la metà di nuova generazione
Nuovi Tgv M – Olivier Schindler
Sono previsti in totale 30 treni TGV per la rete dell’Alta Velocità italiana, 15 della serie M provenienti da una flotta di treni prodotta nel 2022, da adattare alle infrastrutture di Rfi, a cui se aggiungono altri 15 di nuova generazione pronti a competere con i Frecciarossa 1000 e in futuro anche con gli Italo Treno.
# La sfida di Sncf a Trenitalia e NTV sull’alta velocità: le tratte nel mirino
r-italy-reddit – Rete alta velocità Italia
La sfida della compagnia ferroviaria francese non si limita infatti a introdurre nuovi convogli sulla tratta Milano-Parigi, che riparte l’1 aprile 2025 a seguito dell’interruzione a a causa di una frana. L’obiettivo è molto più ambizioso: servire il 15% della quota di coloro che oggi non prende il treno ma viaggerebbe su quelli veloci, l’80% degli italiani, entro il 2030.
Per farlo SNCF Voyageurs ha programmato un incremento dell’offerta attuale, il collegamento quotidiano tra Parigi, Torino e Milano, arrivando a 13 viaggi al giorno, andata e ritorno, distribuiti tra:
9 corse tra Torino/Milano e il cuore del Paese, fino a Roma e Napoli.
4 corse tra Torino e Venezia, per connettere il Nord Est.
Lungo il percorso, fermate strategiche a Brescia, Verona, Padova, Venezia, Bologna, Firenze, Roma e Napoli. Nel quadro del piano di trasporto quindicennale concordato con RFI, si dice pronta però a spingersi ancora più a Sud, allargando il raggio d’azione appena le nuove linee saranno operative.
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Pillole di saggezza popolare e motti di spirito gergale, i proverbi in dialetto milanese sono lo specchio di un’era che non c’è più, ma che faceva della sintesi in una frase, la descrizione di un intero mondo. Tra i mille e mille detti milanesi, questi sono i più rappresentativi.
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I 20 storici detti in milanese che ogni residente dovrebbe conoscere
#1 L’è ‘nà röda che gira
wheel- cocoparisienne – Ruota
È una ruota che gira. Prima o poi tocca a tutti.
#2 Lung ‘mè la famm
Lungo come la fame.
#3 Dulz cümè l’uga
Elexa-pixabay – Uva
Dolce come l’uva. Piacevole.
#4 Al var par na ciòca da làcc
Vale come una ciotola da latte. Non vale nulla.
#5 Cinq gehy püsèe ma rüss
Cinque lire di più, ma rosso.
#6 Quant le sira, gh’è giò il sü
Credits letiism IG – Terrazze Duomo di Milano al tramonto
Quando è sera tramonta il sole. Tirare sera senza combinare niente.
#7 L’ha truvàa ul Signur induremtàa
Ha trovato il Signore addormentato. Gli va bene così.
#8 Ghè pöch de sfuià verz
C’è poco da sfogliare le verza. C’è poco da fare.
#9 O da riff, o da raff
In un modo o nell’altro.
#10 Metala giò düra
Metterla giù dura, farsi valere.
#11 Te salüdi Nineta
Ti saluto Ninetta. Occasione persa.
#12 Al dev segnass cünt un gumbet
Deve farsi il segno della croce con un gomito. Ha schivato un pericolo.
#13 L’è anmò al temp de Carlu Cudega
milanofree – Carlo Codega ai
È ancora al tempo di Carlo Cotica. È rimasto indietro nel tempo, che fa il paio con: L’è indrè un car de rèf.
#14 Ghe nù nà menta che la finiss pù
Riferito alle caramelle di menta che durano a lungo. Sono stufo.
#15 Dopu dès piatt de pasta, ù capì che l’era risott.
Dopo dieci piatti di pasta, ho capito che era risotto. Capire le cose in ritardo.
#16 Fà balà l’œcc
Fai ballare l’occhio. Stai in campana.
#17 Dai e dai anca la scigùla la diventa ài
pixabay-Shutterbug75- Cipolle e aglio
È dai e dai anche la cipolla diventa aglio. Insistendo le cose cambiano.
#18 Te catà un rœdig
Hai preso una rogna. Ti sei accollato un peso.
#19 Và à Bagg a sùnà l’orghen
Andare a Baggio a suonare l’organo. Mandare a quel paese.
#20 Se la và, l’ha gà i gamb
fietzfotos – Camminare a Milano
Se va, ha le gambe. Se la cosa riesce, vuol dire che andava bene.
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AZIONE DI MACAO CHE NELLA NOTTE SCRIVE CON RULLO E VERNICE IL NUMERO DI METRI QUADRI SUGLI EDIFICI ABBANDONATI. TORRE GALFA (GIANLUCA ALBERTARI, MILANO - 2013-07-24) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate - AZIONE DI MACAO CHE NELLA NOTTE SCRIVE CON RULLO E VERNICE IL NUMERO DI METRI QUADRI SUGLI EDIFICI ABBANDONATI. TORRE GALFA (GIANLUCA ALBERTARI, MILANO - 2013-07-24) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate -> SAVOIA CATTANEO FARAVELLI
Queste erano le parole più usate a Milano… 10 anni fa
Questi i risultati di una ricerca sul campo di circa 2 mesi da Novembre a Dicembre 2016 da “investigatrice privata di parole” nella Milano centro.
Considerando una media di 2 ore al giorno (tra mattino e sera) per circa 5 giorni alla settimana sono state raccolte e raggruppate circa 1000 parole nell’intero periodo. Vediamo quali sono state le più utilizzate, sottolineando quelle ormai in disuso.
#10 FOTO
Foto di SamMino da Pixabay
Spesso associata ad alcuni social network e utilizzata per raccontare pettegolezzi, fatti e situazioni più che di viaggi o di fotografia in sè, dieci anni fa è stata pronunciata 16 volte. Difficile immaginare questa parola ancora in classifica ai nostri giorni.
#9 MANGIATO
Credits: mangiare.mondo.info
A Milano da sempre piace parlare di cibo. Sia per raccontare cosa ma anche dove si è mangiato. Nel 2016 è risuonata 21 volte. Si tratta di un evergreen. Poco è cambiato in questi anni.
#8 CASA
Dieci anni fa si inseriva in frasi tipo: sono stata a casa, sto tornando a casa, ho pulito casa, ho comprato casa ect… Questo termine è venuto fuori in 25 conversioni. Forse oggi è ancora più in auge soprattutto in frasi come sto cercando casa.
Credits: milanosguardinediti.com – Bagni e vecchi e nuovi
Al settimo posto appare l’agognato weekend. Che sia per raccontare cosa è successo in quello appena passato o per organizzare il successivo, il weekend era uno dei termini più amati che arrivava a quota 27. Domanda: dopo 10 anni il pensiero del week end è ancora così presente nella mente e nelle parole dei milanesi?
#6 NON HO PAROLE
Credits: www.tragicomico.it
Di questa siamo sicuri. Un’espressione un tempo molto in voga che ormai sa di vecchiume. Viene usata molto meno, per esprimere un senso di stupore. Eppure dieci anni fa a menzionare queste 3 parole in serie nella nostra ricerca sono stati 31 cittadini.
#5 IERI
City of Kilwa, 1572
Si rievoca il passato quando il presente non soddisfa. E il passato più recente, il giorno prima, era una delle menzioni più usate dieci anni fa. Anche oggi ai milanesi piace parlare del giorno prima? 10 anni fa era risuonata 39 volte, prevalentemente dal gentil sesso.
Credits ufficio stampa Atm – M5 control and operative room
Era quarta. Probabilmente oggi è meno in voga. Anche perché nel frattempo ci sono stati lockdown, Covid e il boom dello smart working. 10 anni fa durante lo studio è stata pronunciata 51 volte.
#3 NATALE
Beh, qui è solo una questione di periodo della ricerca. A fine anno non sorprende sul podio la parola Natale. Era stata ascoltata 67 volte.
Qui una sorpresa vera. La parola più evergreen, più confermata nell’arco di dieci anni è sempre lui, il presidente americano. A quei tempi trovavamo il nome Trump ripetuto 78 volte da persone di ogni età e genere. Il ché non stupisce dal momento che l’8 novembre precedente Donald Trump era diventato il 45° Presidente degli Stati Uniti.
Qui invece tutto è cambiato. Il vincitore assoluto di dieci anni fa era la parola Referendum. Pronunciata ben 96 volte da ogni genere di persona, in ogni contesto e momento della giornata. Era molto in voga in quei giorni. Oggi non apparirebbe neanche in una top 1000.
# Altre parole più strane nella Milano di dieci anni fa
Credits: PH Il giornale del cibo
Questa era la classifica per argomenti:
4.Dieta/cibo/salute/sport
Al 4° posto c’era il tema benessere e sport: dalla dieta dimagrante, purificante, detossinante, alcalina al veganesimo, vegetarianesimo, per continuare con esami e visite mediche fino a parlare di creme miracolose, pilates, yoga, idrobike….
3.Pettegolezzo
Si parlava sempre di qualcuno che non era presente nella conversazione.
2.Lamento
Ci si lamentava, ed anche tanto. Dal collega, al partner, all’amico/a, della pancia, della dieta, dei soldi, del futuro, del bambino, del lavoro…
1.Lavoro
Ebbene sì, nella maggior parte delle conversazioni origliate si parlava di lavoro. Sia in tono polemico che strategico/organizzativo. Forse Milano in questo è rimasta la stessa.
MILANO CITTA’ STATO (Da articolo originario di RAFFAELLA APPICE)
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Le metro del mondo si sfidano anche sugli aspetti più spettacolari. L’ultima arrivata è una fermata che sembra arrivare dal futuro, un capolavoro di architettura contemporanea che trasforma l’esperienza dei viaggiatori. Grazie al suo design monumentale e all’integrazione di luce, arte e materiali innovativi, è destinata a diventare una delle più iconiche del mondo.
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Inaugurata a Parigi la stazione metro capolavoro: come un grattacielo rovesciato nel sottosuolo
# Un cilindro di 70 metri che rivoluziona il sottosuolo
bramsi_du_rails IG – Esterno stazione
Villejuif-Gustave Roussy è una stazione fuori dal comune, progettata dallo studio Dominique Perrault Architecture (DPA) come un gigantesco cilindro di cemento con un diametro di 70 metri e una profondità di 50. Questa struttura monumentale crea un effetto visivo sorprendente, dando la sensazione di un grattacielo rovesciato che affonda nel sottosuolo.
bramsi_du_rails IG – Struttura stazione
Situata nel cuore del Plateau de Longboyau, nel Parc Départemental des Hautes-Bruyères, la stazione fa parte della nuova rete Grand Paris Express, un progetto da 200 km che sta ridefinendo la mobilità della capitale e del suo hinterland.
josugon IG – Villejuif
Oltre ad essere un nodo di trasporto strategico, Villejuif-Gustave Roussy è un’icona architettonica che ridefinisce l’idea di spazio urbano sotterraneo.
Uno degli elementi più sorprendenti della stazione è il suo tetto, progettato per eliminare la sensazione di chiusura tipica delle metropolitane tradizionali. Grazie a un sistema di aperture e superfici specchiate, la luce naturale penetra in profondità nel cilindro, creando giochi di riflessi che amplificano la percezione dello spazio.
Oscarmateka IG – Villejuif-Gustave Roussy
Guardando verso l’alto dalle scale mobili o dalle passerelle sospese, i viaggiatori possono persino intravedere il cielo, un dettaglio che rende l’ambiente arioso e suggestivo. Il tetto, che funziona come un vero e proprio pozzo di luce, è un elemento chiave del progetto: non solo illumina, ma trasforma la stazione in un luogo di connessione visiva tra la città e il sottosuolo, annullando il confine tra interno ed esterno.
# Arte e architettura per un’esperienza immersiva
Samantha Dumont IG – Opere d’arte stazione
Oltre alla sua impressionante struttura architettonica, Villejuif-Gustave Roussy è anche un’opera d’arte. L’artista cileno Iván Navarro ha contribuito al progetto con installazioni luminose che trasformano le superfici interne in scenari dinamici e suggestivi. Le pareti riflettenti, abbinate a giochi di luce colorata, creano illusioni ottiche che accompagnano i viaggiatori in un’esperienza immersiva. Questa combinazione di arte e infrastruttura rende la stazione non solo un punto di passaggio, ma una destinazione in sé, dimostrando come le metropolitane del futuro possano essere luoghi di bellezza e ispirazione. Arriverà anche Milano a progettare opere di questo tipo ad uso pubblico?
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La foto del giorno: oggi siamo in via della Boscaiola (Isola)
Ph. @milanosuitacchi
Ph. @milanosuitacchi IG
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chatgpt AI - Protesta residenti per il trasporto pubblico
I mezzi pubblici milanesi vanno studiati tenendo conto anche dell’hinterland. Questa richiesta si sta alzando forte in molte aree dei dintorni della città. I più agguerriti sono i residenti del primo comune dell’hinterland sud di Milano che non si danno per vinti e proseguono nella loro battaglia per estendere il tram 24. Ma non è l’unico caso: i cittadini dell’hinterland, già separati da Area B e area C, non vogliono più essere ghettizzati fuori Milano per il trasporto pubblico.
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«Manca un collegamento efficiente con Milano»: la rivoluzione di Opera si estenderà a tutto l’hinterland?
# Raccolta firme e richiesta al governo: il tram 24 deve arrivare almeno fino a Opera
MM – Tram 24
Continua la protesta dei residenti del primo comune dell’hinterland sud, iniziata poche settimane dopo l’annuncio dell’estensione di circa 1 km del tram 24 fino allo IEO. A guidare la “rivolta” l’ex Sindaco Ettore Fusco, anche tramite una petizione rivolta a Comune e ATM e che già dai primi giorni ha raccolto oltre 300 firme.
# «Anche se siamo un comune confinante, manca un collegamento efficiente con Milano: e il Comune si oppone»
MM – Tram 24 fino allo IEO
Queste le sue parole riportate da Il Giorno: «Il nostro problema non è solo quello delle linee Z, che servono anche Opera senza rispettare corse e orari, ma anche la mancanza di un collegamento efficiente con Milano, nonostante siamo un comune confinante. Da tempo si chiede di estendere il tram 24 fino a Locate, per collegare la stazione ferroviaria con Milano attraversando Opera, ma il capoluogo si oppone. Addirittura si rifiutano di prolungare almeno le rotaie fino a Noverasco ora che il tram sarà esteso fino all’ospedale oncologico Ieo. In pratica realizzeranno poco più di un km di percorso ferrato quando con circa 3 km sarebbero arrivati almeno al confine con Opera servendo non solo la nostra città, ma anche una buona fetta di sud Milano».
# L’ex Sindaco di Opera: «Sala deve pensare anche al resto della provincia di Milano»
Pums Tram Noverasco
Non sono bastate quindi le rassicurazioni di Arianna Censi che, durante il Consiglio Comunale del 3 febbraio 2025, aveva spiegato che l’estensione fino a Noverasco è prevista nella pianificazione territoriale trasportistica e della mobilità a tutti i livelli. L’ex Sindaco di Opera ha infatti aggiunto: «Milano non vuole attestare a Opera la futura M6 e così lavoriamo con il Governo affinché lo Stato faccia capire al sindaco della Città Metropolitana che, se vuole fondi per salvare il suo bilancio, deve pensare anche al resto della provincia di Milano».
# Le richieste di Buccinasco, Segrate e Legnano per avere migliori collegamenti e il ripristino delle linee tagliate
centrostudipim – Città Metropolitana di Milano
Se la cittadinanza di Opera è la più rumorosa nel far sentire la propria voce, anche delle associazioni come Vivopera spingono per il prolungamento del tram e vorrebbero l’arrivo della futura linea M6, gli altri comuni non stanno a guardare. I disservizi e gli scarsi collegamenti dell’hinterland con Milano iniziano a sollevare malumori un po’ dappertutto.
Linea 351, passerella non aperta
L’amministrazione di Buccinasco lamenta che il contestuale accorciamento del tragitto del bus 351, da Romolo a piazza Negrelli, non è coinciso con il completamento della passerella sul Naviglio per favorire l’interscambio con la M4 a San Cristoforo. Il collegamento non dovrebbe essere pronto prima di maggio-giugno, almeno sei mesi dopo rispetto a quando sarebbe stato necessario, e in questo modo chi vive fuori a Milano non riesce a prendere la metropolitana.
Linea 38 accorciata
Da Segrate è un incubo raggiungere Milano. Le situazioni più critiche sono nelle frazioni di Redecesio, Lavanderie e Novegro, con quest’ultima che ha perso la 38 di ATM dopo l’entrata in servizio di M4. A questo si aggiunge che anche il passante ha diverse criticità e nemmeno il servizio del Chiamabus, istituito su indicazione dell’Agenzia di Bacino per sostituire alcuni bus, non sta funzionando.
Linee Trezzano-Corsico
Pure gli abitanti di Corsico e Trezzano sul Naviglio non hanno collegamenti rapidi con la città, con la linea 327 diretta a Bisceglie M1 che sconta il traffico e frequenze troppo alte fuori dagli orari di punta. L’ultima rimostranza arriva dai residenti e dal Sindaco di Legnano, a causa della decisione dell’Agenzia del Trasporto Pubblico del Bacino della Città Metropolitana di Milano di arretrare la linea di Movibus da Cadorna a Molino Dorino.
# L’hinterland non ci sta più a essere ghettizzato fuori Milano per il trasporto pubblico
Il concetto di fondo è questo: i 133 comuni della Città Metropolitana di Milano devono essere una sola cosa, senza distinzione tra capoluogo e hinterland quando si parla di trasporto pubblico. Tutti dovrebbero avere al loro interno la stessa qualità e capillarità del servizio presente a Milano, in proporzione a popolazione e territorio, e collegamenti rapidi e diretti con lo stesso. Questo compito è demandato a Beppe Sala, sindaco sia di Milano che della città metropolitana, che per ragioni politiche risponde però solo a chi l’ha votato, ossia ai cittadini del comune di Milano, pur amministrando un territorio più ampio. Area B è già stata un segnale di questa “ghettizzazione” dell’hinterland che è accentuata dagli stop alle estensioni extraurbane delle linee di metro e tram. Il mancato completamento della riforma delle città metropolitane, che avrebbe dovuto prevedere tra le diverse opzioni l’elezione diretta del sindaco, ha di certo contribuito a creare la situazione attuale ma non può essere una scusante. E chi vive nell’hinterland lo sa bene.
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L’associazione HQ Monza va all’attacco elencando le spese su cui si potrebbe risparmiare: nel mirino c’è Cinisello Balsamo e il deposito. La risposta di Alleanza Verdi Sinistra di Cinisello: «riteniamo che i calcoli diffusi dal comitato monzese siano errati». È battaglia sui numeri, ma a giugno è attesa la resa dei conti: o si trova la quadra o si rischia di mandare in fumo i fondi già stanziati.
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Tra Cinisello e Monza è battaglia per gli extra costi della M5
# Per l’associazione HQMonza qualcosa non torna sui circa 600 milioni di extra costi, ritenuti eccessivi
Credits simopulp IG – Linea M5
L’associazione HQMonza, che da anni si batte per vedere realizzato il prolungamento della linea M5 fino al Polo Istituzionale, sostiene che sugli extra costi c’è qualcosa che non quadra. I 589 milioni di euro sarebbero eccessivi, il totale arriverebbe a 350 considerando le voci di spesa emerse durante il Consiglio Regionale, come riportato da Il Giorno. Per arrivare a queste conclusioni l’associazione ha costituito un “focus group”, composto da ingegneri, architetti e geologi, per valutare i documenti e le notizie disponibili sul progetto. Tra i costi ritenuti eccessivi ci sarebbero:
4 pozzi per l’acqua potabile da spostare valutabili in 1 milione 200 mila euro;
tetti verdi da realizzare sul deposito treni, per circa 3 milioni e 500mila euro;
una seconda compensazione ambientale con la sistemazione di un’area di 3,7 ettari per renderla adatta a orti urbani, per un massimo di 500mila euro;
terreni da bonificare e presenza di “occhi pollini”, delle specie di grotte, in corrispondenza di alcune tratte delle gallerie” per un massimo di 90 milioni di euro;
un adeguamento prezzi sull’intero progetto, calcolando un aumento del 20% dal 2018 al 2024, quantificabile 260 milioni di euro.
Come si arriva quindi a quasi 600 milioni di euro aggiuntivi?
# Nel mirino lo spostamento della stazione di Cinisello Balsamo, il nodo di Bettola e anche il deposito a Monza
M5 per Monza
Sempre secondo l’associazione HQMonzala maggior parte degli extra costi sarebbero da imputare a opere infrastrutturali collegate ad alcune fermate della metro e nello specifico quelle nel territorio di Cinisello Balsamo. Viene citata la “variante Lincoln”, una modifica del progetto del 2018 che ha comportato l’allungamento del tracciato di due chilometri per lo spostamento della stazione da via Matteotti a via Lincoln, con un progetto più costoso e un valore economico stimabile di circa 250 milioni di euro in più.
Hub m1-m5 a Monza Bettola
Ci sarebbe poi l’interscambio M1-M5 in zona Bettola, dove era previsto un maxi centro commerciale con 2.500 posti auto oggi sparito dai radar, la bicistazione e la stazione per gli autobus, per un valore stimato tra i 100 e 150 milioni di euro.
Deposito Monza M5
Infine ci sarebbero anche le risorse per realizzare il deposito per 60 treni a Monza, nella zona agricola di Casignolo, ritenuto sovrastimato in quanto sulla tratta ne circolerebbero solo 37. La struttura potrebbe essere dimezzata, riducendo l’esborso del 40% per una cifra pari ad oltre 100 milioni di euro. Gli attivisti monzesi sostengono però che, secondo alcune indiscrezioni, il deposito verrebbe usato anche da convogli della linea M1 e che in tal caso la spesa andrebbe ripartita.
# La risposta di Alleanza Verdi Sinistra di Cinisello Balsamo: «riteniamo che i calcoli diffusi dal comitato monzese siano errati»
Sulla testata nordmilano24.it è arrivata una nota in risposta all’associazione da parte di Alleanza Verdi Sinistra di Cinisello Balsamo: «Considerando che i costi delle quattro fermate su Cinisello Balsamo erano già compresi in quel miliardo e 296 milioni di euro stanziati nel 2018, riteniamo che i calcolidiffusi dal comitato monzese siano errati. A far lievitare i costi sono soprattutto i quattro pozzi di acqua potabile da spostare, i tetti verdi da realizzare sul deposito treni del Casignolo, e una seconda compensazione ambientale con la sistemazione di un’area di 3,7 ettari per renderla adatta ad orti urbani».
Nel testo si precisa inoltre come tutti gli enti si siano impegnati a cofinanziare l’intervento per la quota del 28,85% dell’importo complessivo e che il Comune di Cinisello Balsamo è quindi parte del progetto e partecipa attivamente ai costi dell’opera. Non solo, vi contribuisce anche facendosi carico della costruzione del parcheggio pubblico di interscambio presso il nodo di interscambio di Bettola secondo quanto previsto dal PII Bettola per un valore complessivo di 22.919.760,00 milioni di euro.
La nota si conclude evidenziando che a pesare di più in termine di mancanza di risorse sia il definanziamento, previsto dal bilancio approvato quest’anno, di 7 milioni di euro nel trienno 2025-2027 del completamento del polo metropolitano M1-M5 di Cinisello-Monza Bettola.
Nel frattempo il tempo continua a scorrere e la scadenza di giugno si avvicina, assieme al rischio di vedere perdere i fondi già stanziati per realizzare il prolungamento.
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Milano, 16 marzo 1805. Nasce il Supremo Consiglio d’Italia del Rito Scozzese, un evento destinato a segnare la storia della Massoneria italiana.
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16 marzo: nasce a Milano il futuro Grande Oriente d’Italia. La sua sede oggi è in una posizione «strategica»
# Breve storia della Massoneria in Italia
Grembiule Gran Maestro – ph. @secsrlroma IG
Milano, 16 marzo 1805. Nasce il Supremo Consiglio d’Italia del Rito Scozzese, un evento destinato a segnare la storia della Massoneria italiana. Artefice di questa fondazione fu il conte francese Alexandre François Auguste de Grasse Tilly, che con un atto solenne sancì la creazione di una nuova istituzione: «Il Supremo Consiglio d’Italia crea e costituisce di sua sovrana autorità una Gran Loggia generale in Italia sotto la denominazione di Grande Oriente del Rito Scozzese Antico ed Accettato». Con questa dichiarazione, veniva posta la prima pietra dell’attuale Grande Oriente d’Italia, formalmente istituito il 20 giugno dello stesso anno. Ancora oggi, quella data rappresenta l’inizio ufficiale della storia dell’Ordine.
Ma la parabola della Massoneria italiana non fu priva di ostacoli. Con la caduta del Regno d’Italia napoleonico, l’Ordine entrò in un periodo di repressione, salvo poi riaffiorare con forza tra le fila del Risorgimento. Tra i suoi protagonisti spicca la figura di Giuseppe Garibaldi, che divenne Gran Maestro e simbolo di un’epoca in cui ideali massonici e patriottismo si intrecciavano indissolubilmente.
Nel dopoguerra la Massoneria tornò legale anche se negli anni ottanta fu coinvolta nello scandalo P2, una Loggia storica del Grande Oriente d’Italia, fondata nel 1977 col nome di “Propaganda massonica”.
# La sede attuale del Grande Oriente d’Italia: di fronte al Pirellone
19 aprile 2015. A pochi passi dal Grattacielo Pirelli, apre le sue porte la nuova Casa Massonica del Grande Oriente d’Italia, in via Gian Battista Pirelli 5. Un luogo destinato a lasciare il segno, non solo per la sua funzione, ma anche per la sua scenografica presenza architettonica.
L’ingresso è un manifesto simbolico: una grande insegna con la sigla G.O.I. sovrasta una monumentale scalinata illuminata, composta da dieci ampi gradini che rappresentano l’evoluzione spirituale. Un dettaglio che non sfugge ai passanti, attratti dall’aura di mistero e solennità che avvolge l’edificio.
La posizione non è casuale. Accanto ai palazzi del potere della Regione Lombardia, la Casa Massonica si inserisce nel tessuto istituzionale della città con una presenza discreta ma carica di significati. La sua inaugurazione, in concomitanza con Expo 2015, ne conferma la vocazione internazionale: un punto di riferimento per la comunità massonica mondiale, un crocevia di idee e simbolismi in dialogo con la modernità.
Con i suoi 2.000 metri quadri, la struttura è concepita come un vero e proprio percorso iniziatico. Al suo interno, oltre a un ristorante, si trovano templi intrisi di iconografia esoterica e richiami simbolici, capaci di trasportare il visitatore in un viaggio spirituale dentro l’edificio stesso. Il cuore della Casa Massonica è l’Agorà, spazio che incarna i valori fondanti della Massoneria: Libertà, Uguaglianza, Fratellanza.
La Massoneria oggi è ufficialmente osteggiata da tutti i principali partiti politici che dichiarano l’inammissibilità al loro interno di massoni. L’attività comunque è considerata legale perchè tutelata dal diritto costituzionale di associarsi.
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Doveva essere tra i più alti edifici dell’epoca, ma una volta costruito gli investitori scoprirono la beffa. Ecco quale è la sua storia e le sue dimensioni mignon.
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Il grattacielo più basso del mondo: frutto di una epica truffa
# L’edificio è nato in seguito a una truffa: le dimensioni erano in pollici non in metri
Credits: petrolitico.blogspot.com
La genesi di questo edificio è datata agli inizi del ‘900 del secolo scorso, quando nei pressi di una cittadina del Texas fu scoperto il petrolio nel sottosuolo. La conseguenza fu un grande afflusso di coloni e la necessità oltre alle case anche di uffici. Fu allora, nel 1912, che l’ingegnere J.D. McMahon si propose di realizzare un grattacielo alto 480 piedi, quindi 146 metri, per la cifra di 200.000 dollari.
Un anno dopo il grattacielo fu costruito e venne a galla l’enorme truffa perpetrata nei confronti degli investitori che avevano finanziato il progetto: nelle carte le misure dell’edificio erano in pollici e non in piedi, pertanto le dimensione risultarono notevolmente inferiori.
# Il grattacielo è alto solo 12 metri, profondo 5,5 e largo 3
Credits: premium_gouda IG – Il grattacielo più piccolo del mondo
Realizzato in uno stile neoclassico di mattone rosso, il grattacielo più basso del mondo si trova nel centro di Within Falls, in Texas, all’angolo delle strade di Seventh e LaSalle. Le sue dimensioni sono 12 metri di altezza, 5,5 di profondità e le ripidissime e strette scale interne per sale ai piani superiori occupano addirittura il 25% del volume interno. Dopo i primi anni di irritazione da parte dei cittadini, questo caso singolare dell’architettura, è oggi un’attrazione turistica mondiale grazie al suo curioso record.
Cosa c’è di più bello che iniziare la giornata ammirando le sfumature di colore rosacee che il cielo ci offre? Ogni mattina, dietro i monumenti di Milano, si nasconde il sole pronto a sorgere e che da un tocco in più all’arte e all’edilizia che li caratterizzano.
Le 7 albe più belle di Milano
#7 Piazza Duomo
Instagram: photophonico
Piazza Duomo è la piazza principale di Milano. La piazza è circondata da svariate architetture come palazzo Carminati, i portici Meridionali affiancati dalle due torri dell’Arengario e quelli Settentrionali accompagnati dall’ingresso monumentale della Galleria. Dal centro della piazza si può ammirare la nascita del sole che, lentamente, sbuca attraverso le guglie del Duomo creando giochi di luce sul marmo bianco.
#6 Castello Sforzesco
Instagram: milano_go
Il Castello Sforzesco, uno dei più popolari simboli di Milano voluto da Francesco Sforza (Duca di Milano), venne costruito nello stile Gotico Rinascimentale tra il 1360 e il 1499. Dall’entrata principale si può ammirare la via che porta al Duomo, via Dante, che lascia intravvedere il sole che è pronto a sorgere e ad illuminare la città.
#5 I grattacieli
Instagram: verobighero
Anche se non ha il mare o gli spazi sconfinati, né l’effetto di vedere nascere il sole tra le montagne, Milano ha qualcosa che nessun’altra città in Italia ha. Lo skyline dei grattacieli consente dei giochi di luce all’alba e al tramonto che si possono rivelare straordinari. Le enormi costruzioni uniscono l’arte della costruzione allo spettacolo naturale dell’alba. Posizionandosi nella zona del Monumentale in una posizione elevata è il luogo ottimale per godersi lo spettacolo.
#4 Piazza Gae Aulenti
Instagram: ranghettielisabetta
Piazza Gae Aulenti è una piazza circolare sopraelevata di 6 metri rispetto al livello della strada. Progettata dall’architetto argentino César Pelli a completamento delle omonime torri, oggi ospita alcuni dei palazzi principali dove al loro interno operano diverse multinazionali tra cui la banca Unicredit. Ideale sarebbe godersi l’alba in cima a uno dei numerosi palazzi della zona. La Torre Galfa o il Pirellone si aprono a est davanti a distese sconfinate fino a raggiungere le montagne, nelle mattinate più terse.
#3 Parco Sempione
Instagram: milano_go
Dal parco si può ammirare il sorgere del sole che, nascosto dietro la torre del Castello Sforzesco, si fa forza per spiccare il volo e illuminare Milano. Le atmosfere del parco all’alba sono qualcosa di unico perchè insieme alle prime luci si levano in cielo anche i primi suoni degli uccelli.
#2 Darsena
Instagram: photophonico
La Darsena è un bacino acqueo artificiale situato a Milano nei pressi di Porta Ticinese. Utilizzato per l’ormeggio e il rimessaggio delle imbarcazioni che navigavano i Navigli milanesi, rispecchia i raggi del sole nascente sulle acque cittadine. Un posto romantico per iniziare bene la giornata.
#1 La vastità di Milano
Instagram: milano_go
Milano ogni giorno offre spettacoli mozzafiato dove a far da protagonista è ilsole. Grazie all’alba e al tramonto Milano viene illuminato di mille sfumature di colori che vanno dal rosa, all’arancione, fino ad arrivare al rosso.
Una magica passeggiata sopra i boschi svizzeri per immergersi nella natura e guardare il mondo da un altro punto di vista. È questa la spettacolare esperienza che ci regala il treetop walk di Necktal, il primo sentiero sospeso tra le cime degli alberi della Svizzera. A quattro ore da Milano: ma merita il viaggio.
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Una camminata tra le cime degli alberi, non (troppo) lontano da Milano
# Camminare su un sentiero sospeso tra gli alberi
Credits: @sannaheikintalo
Il sentiero sospeso tra le cime degli alberi del bosco si trova a Mogelsberg, un tempo comune a sé stante e oggi frazione di Neckertal, comune nato dall’unione di paesi più piccoli di cui Mogelsberg è il capoluogo.
Nel pittoresco paese svizzero con la chiesetta bianca dal campanile appuntito sorge il bosco dove è stato costruito questo spettacolare percorso pedonale.
# Un sentiero di 500 metri in armonia con l’ambiente circostante
Credits: @borisbaldinger
Il sentiero di Mogelsberg è formato da una struttura in legno e acciaio che garantisce stabilità al percorso e allo stesso tempo si integra in armonia con l’ambiente circostante.
La passerella è lunga circa 500 metri e si alza dolcemente tra gli alberi fino a raggiungere la vetta delle chiome a circa 20 metri d altezza. Per chi non soffre di vertigini è possibile salire ancora, fino alla piattaforma panoramica a 50 metri di altezza, dalla quale ammirare un panorama mozzafiato sulle colline e le montagne circostanti.
Il sentiero è privo di barriere architettoniche ed è dotato di paratie di sicurezza per permettere a tutti, anche chi è in carrozzina, di raggiungere la cima degli alberi e vivere questa meravigliosa esperienza.
# Quaranta stazioni per vivere i suoni e i profumi della foresta
Credits: @m.schnellmann
Lungo il sentiero si trovano circa quaranta stazioni che danno informazioni utili sul luogo e sull’habitat naturale. Il sentiero permette infatti di ammirare da vicino le piante e gli animali che le abitano, immersi nei suoni naturali e nel profumo del bosco. Un’esperienza naturale a contatto con il mondo animale e vegetale che permette di scoprire i segreti del bosco e i suoni della foresta.
La rete metropolitana di Milano fuori dal centro diventa un deserto: addirittura copre meno superficie esterna di Roma se si considera l’area metropolitana. Ma anche rimanendo dentro i confini comunali, le 5 linee lasciano ancora molte le zone scoperte. Vediamo le 15 zone di Milano per cui la città dei 15 minuti è ancora un miraggio.
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Le 15+1 zone di Milano non raggiunte dalla metropolitana: una è in centro!
la maxi area che comprende Garegnano e parte del Gallaratese, dal Cimitero Maggiore, e Corso Sempione fino a Cagnola, lambita ai suoi estremi da M1 e M5. In futuro, se passasse il progetto del Comune di Milano per la M6, potrebbe essere servita in buona parte;
la zona che include Vialba, Quarto Oggiaro, Bovisa e Bovisasca, con fermate ferroviarie e linee suburbane;
Niguarda con il suo grande ospedale;
il quartiere Adriano, troppo lontano sia da M1 che da M2, e collegato in futuro solo dalla metrotranvia nordcon interscambio est a Cascina Gobba M2;
# Le 4 zone scoperte sud: Barona, Gratosoglio, Vigentino e Ripamonti
Milano zone senza metro a sud
Nel sud della città le zone scoperte sono:
la Barona, tra le più popolose di Milano, con uno dei poli ospedalieri più importanti, il San Paolo. Come per la zona di Garegnano/Gallaratese, se passasse il tracciato di M6 voluto da Palazzo Marino questa lacuna verrebbe colmata;
il Gratosoglio, lontano da entrambi i rami della linea M2 e servita da una linea tranviaria;
l’area di Macconago/Quintosole lungo l’asse del Ripamonti in prosecuzione dal Vigentino fino al confine con Opera. Solo se venisse scelta l’opzione di tracciato preferita dal Governo Italiano per la M6avrebbe alcune stazioni metropolitane nel suo territorio.
# Le 4 zone scoperte ad ovest: Baggio/Muggiano, via Novara, Quarto Cagnino/Quinto Romano
Milano zone senza metro a ovest
Anche ad ovest ci sono quattro aree senza un fermata della metropolitana vicina:
quella di Baggio/Muggiano. Per Baggio la soluzione è stata trovata con il prolungamento della linea M1 da Bisceglie, con fine corsa dei treni del deposito oltre la tangenziale ovest. Muggiano, che si trova più a sud, viene escluso invece dal tracciato;
quella che include l’abitato attorno a via Novara. Si trova in mezzo alla linea M1 e alla M5, ma troppo distante da entrambe;
infine Figino, ai margini della città e non distante da Pero e Settimo Milanese, è isolato da tutto. Anche questo quartiere potrebbe servito dal prolungamento della linea M5 verso ovest.
# Le 3 zone scoperte a est: Porta Romana/Calvairate, Rubattino, Santa Giulia Nord/Ponte Lambro
Milano zone senza metro a est
Spostiamoci ad est dove troviamo tre zone non servite da linee metropolitane:
la parte più a nord di Porta Romana e Calvairate, un territorio che spazia da viale Caldara fino al mercato Ortofrutticolo comprendendo l’abitato che circonda piazzale Libia, piazzale Martini e piazza Insubria. Sono distanti sia la linea M3 che la M4;
il Rubattino, dove è prevista la costruzione dellaMagnifica Fabbrica della Scala, e l’Ortica, messi in mezzo tra ferrovie e tangenziale, e lontani da M2 e M4;
per finire l’area compresa tra Santa Giulia Nord, in futuro attraversata dalla metrotranvia 13, e Ponte Lambro oltre la tangenziale. Una speranza c’è con la futura M6, se venisse scelto il tracciato con direttrice ovest-est.
# E sorpresa! La zona scoperta al centro: Arco della Pace
Milano senza metro Arco della Pace
Veniamo quindi all’unica zona non servita del centro città: l’Arco della Pace e i quartieri limitrofi di Borgo degli Ortolani e Chinatown. Incredibile come uno dei luoghi più attrattivi e frequentati di Milano sia sprovvisto di fermate metropolitane. Ci sono ben tre linee, la M1 e la M2 a sud e la M5 a nord, che ci passano attorno senza avvicinarsi. Anche la futura M6 non prevede alcuna ipotesi di tracciato che dia soluzione a questo problema, dato che le possibile fermate lungo corso Sempione sarebbero più a nord.
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Milano è tra le città italiane che ospitano più stranieri nella sua metropoli, volente o nolente. In totale, infatti, gli stranieri residenti a Milano sono 269.397, tenendo fede ai censimenti del 2024. Ma quali sono le etnie maggioritarie e quali quelle minoritarie?
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Le comunità straniere più numerose a Milano
# Egiziani in testa
La comunità straniera più numerosa è quella degli egiziani, con una percentuale del 15,6% di stranieri presenti sul territorio. Seguono a ruota i filippini con il 13,3% e i cinesi con il 12,4%. Giù dal podio il Perù, che riporta una percentuale del 5,9%. Notevole presenza è quella dell’etnia srilankese con il 5,6%.
credits tuttitalia
# Quali sono le etnie minoritarie?
La comunità straniera meno numerosa è invece quella dei nostri cugini francesi, con una percentuale che fluttua intorno all’1,5%. Con l’1%, però, è l’etnia iraniana ad aggiudicarsi l’ultimo posto per presenza nella città milanese.
#Pochi bambini e pochi anziani
I censimenti del 2024 riportano anche i dati sull’eta della popolazione straniera residente a Milano. Proprio da questi dati si evince una povertà di bambini, e più in generale di giovani, ma anche di persone anziane. La maggior parte degli stranieri residenti a Milano sono infatti persone dai 35 ai 44 anni, con una percentuale cospicua del 10,5%. È solo del 4% invece la percentuale di bambini stranieri dagli 0 a i 4 anni.
credits tuttitalia
# Ne basta uno!
Ci sono poi comunità rappresentate da una sola persona: un residente del Burundi, uno del Principato di Monaco, del Bahrein, del Lesotho, e una residente del Qatar.
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In questo modo si troverebbe anche una soluzione per il tappo che si crea a Como per l’alta velocità. Con la possibilità di arrivare in metro da Milano in Svizzera. Fantascienza o realtà prossima futura?
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Il sogno della metropolitana tra Como e Lugano. Il passo successivo: unirla a quella di Milano?
# Una soluzione per risolvere il tappo a Como
Credits jaroslavrudis IG – Stazione Como
Durante il convegno “Il progetto AlpTransit” tenutosi l’8 marzo 2023 a Villa Olmo il presidente della Commissione regionale dei Trasporti del Mendrisiotto e Basso Ceresio Andrea Rigamonti ha parlato di come si potrebbe risolvere il problema dei collegamenti veloci tra l’Italia e la Svizzera, ponendo fine al tappo creato a Como dove i treni provenienti da Lugano passano da 200 a 50 chilometri orari.
Credits alptransit.ch – AlpTransit
La saturazione dei treni tra Lugano e Chiasso, e quindi Como, verrebbe superata con la completa realizzazione dell’AlpTransit che libererebbe le tracce utilizzate per il traffico locale grazie alla costruzione di due versanti del confine di nuove stazioni per il Tilo. Ad oggi sono state costruire tre nuove gallerie: la galleria del Lötschberg, quella del San Gottardo, che con i suoi 57 chilometri è il tunnel ferroviario più lungo del mondo, e la galleria di base del Ceneri.
# Una stazione “unica” per la nuova metropolitana ticinese-lombarda
Credits fernbahnkunde IG – Stazione di Chiasso
In questo modo, con più disponibilità sui binari per altri convogli, la collaborazione tra Chiasso e Como potrebbe portare a realizzare una sorta di stazione “unica” visto che le stazioni dei due comuni sono separate da appena 3-4 km e dar vita alla nuova metropolitana ticinese-lombarda.
Credits myskin_1971 IG – Stazione Centrale Milano
Se venisse realizzata, il tragitto potrebbe essere allungato fino alla Stazione Centrale di Milano, rendendo così possibile un interscambio con le linee metropolitana cittadine M2 e M3.
Un murale sul muro di cinta della ex Armenia Films (Milano Films - prima casa di produzione cinematografica del primo novecento in Italia
A inizio Novecento Milano era la capitale italiana del cinema. E una delle capitali mondiali.
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A Milano il primo festival del cinema: 40 anni prima di Cannes, 20 anni prima degli Oscar
# 5 Novembre 1909: il primo festival del cinema all’Odeon
Dal 16 ottobre al 5 novembre 1909 si tenne a Milano il primo concorso mondiale di cinematografia. Le proiezioni avevano luogo nel cinema Santa Redegonda, l’attuale Odeon, alla presenza di produttori, distributori e giornalisti.
Sala_Cinema_Odeon
Milano anticipò, e di molto, i più celebrati festival del mondo: Venezia è del 1932, Cannes del 1946, Berlino del 1951, Toronto del 1976. La prima edizione degli Oscar è del 1929.
In concorso a Milano c’erano 70 film italiani e stranieri che vennero visti da circa 40mila spettatori. Vinse il primo premio il film Nerone. Il festival celebrava Milano come prima capitale del cinema nazionale, superata da Roma dopo la prima guerra mondiale, per volontà del governo italiano. Ma non è il solo primato cinematografico di Milano.
# Il primo lungometraggio italiano è stato girato alla Bovisa
Un murale sul muro di cinta della ex Armenia Films (Milano Films – prima casa di produzione cinematografica del primo novecento in Italia
Il primo lungometraggio italiano è stato girato alla Bovisa, più precisamente negli studi della Milano Films, poi diventati Armenia Films. Si tratta di un film muto del 1911 che racconta in modo fedele la prima cantica della Divina Commedia.
A quei tempi la Bovisa era il primo centro di produzione italiano. Il film ebbe un ampio successo anche all’estero, è considerato uno dei capolavori dei film in costume ed il primo film europeo di grande impegno letterario e artistico, anche grazie agli avveniristici effetti speciali.
Una curiosità? Per sfruttarne il successo nello stesso anno la Helios produsse una versione omonima del film di carattere erotico: ad esempio per le scene che riguardavano Francesca.
Con l’inizio dell’era fascista il regime decise di togliere lo scettro a Milano, spostando le produzioni nella Capitale.
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