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Il cavalier cortese: 5 complimenti d’altri tempi per sedurre le milanesi

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Nessuna potrebbe resistergli.
Presentiamo i 5 complimenti del cavalier cortese, un uomo che con poche parole riusciva ad avere le milanesi ai suoi piedi. Oltre un secolo fa.

5 cose che dice il corteggiatore milanese

Stendhal
Stendhal

#1. Bel ‘me el sô

Bella come il sole.
Un classico, buono per tutte le stagioni.

#2. Bella tusa

Tusa = ragazza
Un po’ più ardito. Da esclamare prolungando il suono della u.

#3. Bel è fai su col crusé

Sei così bella che sembri fatta con l’uncinetto.
Un colpo di fioretto per donne raffinate.

#4. Complimenti a la mama

Un evergreen di sicuro successo, come una canzone di Johnny Dorelli

#5. Quand t’han fat a tti hann buttà via lu stappin

Quando ti hanno fatta hanno buttato via lo stampino.
Definitivo. Fa leva sul desiderio di unicità di ogni donna milanese. Con questa la conquista è certa.

Continua la lettura con: Sulla metro di Milano nel 1982

MILANO CITTA’ STATO

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Palasharp, quando Milano non ce la fa: un nuovo capitolo nero della storia infinita

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coordinamentotutelaparcoovest IG - Palasharp

La figuraccia olimpica: l’impianto era destinato ad ospitare le partite di hockey su ghiaccio femminile alle Olimpiadi invernali Milano-Cortina, poi dirottate nei padiglioni di Rho Fiera data l’impossibilità di riqualificarlo in tempo. Ma ancora non basta. La struttura che doveva essere uno dei lasciti dell’evento rimane in completo degrado e si trova al centro di guerra di carte bollate, fatta di ricorsi e controricorsi. Vediamo che succede al luogo simbolo di una Milano che non ce la fa. 

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Palasharp, quando Milano non ce la fa: il nuovo capitolo nero della storia infinita

# La figuraccia olimpica dopo le modifiche al progetto richieste dal Cio

Credits: @gallaratese_today IG

La situazione dell’ex Palasharp sta sprofondando nel ridicolo. Chiuso da oltre dieci anni, avrebbe dovuto ospitare le partite di hockey su ghiaccio femminile alle Olimpiadi, ma il tutto si è concluso con una figuraccia a livello planetario. TicketOne-Mca Events, vincitrici del bando per la realizzazione e gestione dell’impianto, avrebbero dovuto costruire un palazzetto con una capienza di 8-9 mila posti per poter ospitare varie manifestazioni sportive, tra cui l’hockey su ghiaccio, e concerti. Avrebbero dovuto, ma le successive richieste del Cio di prevedere per la futura Milano Hockey Arena due piste di ghiaccio, una per le partite ufficiali, l’altra per il riscaldamento degli atleti, 12 spogliatoi e tre sale hospitality, hanno cambiato le carte in tavola. Queste modifiche avrebbero ridotto la capienza da 8.000 a 5.000, non consentendo di realizzare la seconda tribuna, e determinato un aumento insostenibile dei costi secondo le due società, che sarebbero così difficilmente rientrate dall’investimento. 

# Il primo ricorso, quelle delle Suore della Riparazione

Accanto il Cio la successiva grana era arrivata dalle Suore della Riparazione, l’istituto adiacente all’ex Palasharp, che avevano presentato ricorso contro la costruzione del nuovo impianto. Un ricorso che secondo Palazzo Marino non sarebbe stato ostativo per i lavori, ma che ha messo ulteriore carne al fuoco su un processo complicato.

# La rinuncia alla costruzione, con il decadimento dall’assegnazione, e il ricorso al Tar di TicketOne-Mca Events

Credits emanuele_fitdaddy IG – Interno Palasharp prima della trasformazione in moschea

TicketOne-Mca Events, a causa di questi problemi, in primis degli extracosti, hanno deciso di rinunciare portando a decadere dall’assegnazione, anche per l’indisponibilità da parte del Comune a tornare al vecchio progetto antecedente la decisione del CIO. Una scelta non condivisa e che ha portato al quinto ricorso di tutta la vicenda, in questo caso dei proponenti, diretto al Tar e con il quale è stato chiesto: l’annullamento del provvedimento di decadenza firmato dal Comune, l’accertamento del suo diritto a vedere attivato il procedimento di revisione del piano economico finanziario o, in subordine, la condanna di Palazzo Marino al risarcimento del potenziale danno subito. 

# La risposta di Palazzo Marino, costituita in giudizio contro i proponenti

ph. Affaritaliani – aula consiliare Palazzo Marino

La risposta del Comune di Milano non si è fatta attendere: con la costituzione in giudizio ritornando al mittente tutte le accuse. Questo quanto scritto dall’avvocatura di Palazzo Marino come riportato dal Corriere della Sera: «Il provvedimento con cui è stata disposta la decadenza, la segnalazione all’Anac e l’escussione della cauzione è stato assunto a fronte del rifiuto del raggruppamento temporaneo di imprese di sviluppare il progetto in linea con l’offerta economica di gara con lo stralcio delle opere olimpiche e della contestuale richiesta da parte del medesimo Rti di una rilevante modifica del piano economico finanziario oggetto di gara, con riconoscimento di un ingente contributo pubblico e riduzione del canone concessorio». 

Il Comune di Milano ha ritenuto inoltre inammissibili le modifiche delle condizioni economiche fatte dai proponenti del progetto «in quanto avrebbero comportato una sostanziale variazione dei presupposti e delle condizioni della procedura ad evidenza pubblica espletata e aggiudicata, che prevedeva il totale autofinanziamento da parte dell’operatore, senza alcun contributo pubblico».

Sugli extracosti ha poi evidenziato come avrebbero fatto salire la spesa a circa 40 milioni di euro, più del doppio della stima iniziale: «L’anomalo incremento dei prezzi di costruzione lamentato dal Rti ricorrente non trova riscontri e, in ogni caso, lo scostamento dei costi rientra nei rischi a carico del concessionario».

# Il nuovo ricorso di TicketOne-Mca Events

Dopo il rifiuto delle richieste fatte a TicketOne-Mca Events di realizzare comunque il progetto previsto e la conseguente decadenza dall’assegnazione, Palazzo Marino ha interpellato l’operatore risultato primo in graduatoria con l’obiettivo di riqualificare l’ex Palasharp. Il raggruppamento di imprese ha però impugnato anche i provvedimenti che hanno portato a questa azione da parte del Comune di Milano. In sintesi, invece che il pattinaggio al Palasharp è di scena la lotta greco-romana di denunce e controdenunce. E, probabilmente, anche dopo 10 anni rischiamo di essere solo all’inizio. 

Fonte: Corriere.it

Continua la lettura con: Quel pasticciaccio brutto della M3 fino a Paullo: MM e Regione Lombardia divise sul progetto

FABIO MARCOMIN

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Il segreto del successo di Luini e dei panzerotti più famosi del mondo

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Ph. @luini_panzerotti IG

Al primo posto nei siti di recensioni su dove mangiare a Milano. Le sue code sono leggendarie e la sua fama ormai raggiunge ogni angolo del mondo. Ma qual è la sua storia?

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Il segreto del successo di Luini e dei panzerotti più famosi del mondo

# Il piccolo locale dalla grande fama

Credits: pinterest.com, oitheblog.com

1949. L’anno in cui apre la bottega di Luigi Luini in pieno centro. Da allora serve panzerotti a cinque minuti dal Duomo, diventato presto un luogo storico della città, dove persone affamate creano ogni giorno una lunga fila per assaggiare le delizie tipiche della cucina pugliese. Con l’uscita di “Volevo fare il panettiere”, autobiografia del signor Luigi, si celebrano più di 70 anni dalla nascita del piccolo negozio dalla grande fama. Tra tradizione e innovazione Luini porta sempre piacere al palato dei suoi frequentatori e si può dire che sia uno dei primi negozi di street food di Milano. Sicuramente il più noto della città.

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# Le varianti dell’iconica (e segreta) ricetta della mamma

Credits: pinterest.com, yelp

Le ricette di Luini sono rimaste invariate negli anni, garantendo una qualità che pochi negozi storici possono sostenere, nonostante ciò, al menù della piccola panetteria si sono aggiunte varianti che hanno permesso di restare al passo con i tempi. I panzerotti diventano vegani o integrali, ma la ricetta dell’impasto rimane sempre la stessa.

La produzione è partita dalla ricetta segreta del panzerotto mozzarella e pomodoro della mamma del signor Luigi ed è arrivata oggi a undici varianti fritte e sei al forno, i condimenti si trasformano ma la tradizione rimane, questo, unito alla qualità del prodotto, garantisce a Luini una fama internazionale.

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# Tra i primi negozi di solo asporto

Credits: pinterest.com

L’arte del vendere cibo da asporto è antica, precedente all’invenzione della definizione “street food”, ma per un lungo periodo di tempo, tali negozi non avevano pianta stabile, Luini invece è nato così, con l’idea di vendere d’asporto. Il negozio ne ha passate tante dagli anni Cinquanta ad oggi, cavalcando la prosperità del boom economico, fino all’internazionalizzazione aumentata con i turisti di Expo. Ma come tutti i negozi del centro, la panetteria ha dovuto stringere i denti tra il 2020 e il 2021, tra le chiusure e la diminuzione dei turisti. Nonostante tutto i suoi panzerotti sono ancora “i più famosi del mondo”, come viene riportato nelle recensioni dei siti di food, e la fila dei consumatori fuori dalla porta è una presenza costante. 

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# Una fama internazionale iniziata con il passaparola dei turisti giapponesi

Credits: pinterest.com, forsquare.com

La fama di Luini e dei suoi panzerotti ha raggiunto i turisti stranieri grazie all’internazionalizzazione della metropoli ben prima di Expo. Infatti, ad esempio, già dagli anni Ottanta i turisti giapponesi si sono affezionati alla sua cucina, chi di loro veniva a Milano per viaggi d’affari o di piacere, documentava con foto e passaparola la propria esperienza, indicando il negozio come luogo in cui mangiare ai visitatori futuri. Giappone ma non solo, turisti da tutto il mondo frequentano Luini, perché la fama dei suoi panzerotti lo precede. Oggi il tutto è reso ancora più facile dai social media, che diffondono e pubblicizzano la notizia dei panzerotti più buoni del mondo e dove trovarli.

 

Fonte: Luini: la storia meravigliosa del re dei panzerotti a Milano 

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SARAH IORI

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A Milano è vietato dire… queste sette cose

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Cose che non si possono dire a Milano

Ammettiamolo. A Milano esistono due realtà. Quella che si racconta e quella in cui si vive. Vale per ognuno di noi e, facendo la somma, diventa tipico di tutta la città. I detrattori la definiscono fuffa. Comunque sia, al di sotto della narrazione ufficiale si nasconde altro. Cose inconfessabili che i milanesi ci hanno rilasciato sottovoce, guardandosi attorno con sospetto, per sfuggire ai temibili guardiani dell’amministrazione comunale… 

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A Milano è vietato dire… queste sette cose

# … che Milano non è più bella da vivere

Traffico fantasy

Porta Nuova, CityLife, Expo, le Champions, la città dei 15 minuti, le week… Quando si parla di cose di Milano viene automatico fare la voce del Milanese Boomer, di quello che si vanta soprattutto di quello che non ha mai fatto. Sicuramente in certi ambiti Milano ha fatto passi siderali negli ultimi due decenni, ma quello che non si dice è il prezzo di tutto questo. Attirare i capitali internazionali significa diventare meno sostenibile per chi non ha grandi risorse, ad esempio. E cercare di rendere la città più vivibile per i ciclisti può far diventare la città un inferno per chi è costretto a muoversi in auto. Altro esempio. O, infine, la città del quarto d’ora può sembrare d’oro per chi abita in centro, ma un ghetto per chi vive in periferia. Terzo esempio. Per questo sottovoce, ma neanche poi tanto, sono molti i milanesi che si lamentano che Milano non è più bella da vivere come in passato. 

# … che Milano non è sicura

Milano come Gotham City?

Lo dicono anche i dati: Milano è prima in Italia per il numero di reati denunciati in rapporto alla popolazione, quasi 7.093 denunce ogni 100mila abitanti . Eppure si tende sempre a fare finta che non è così: è “colpa dei milanesi che denunciano” o, comunque, è “solo un problema di percezione”, come si sente ripetere da chi amministra la città. La verità, anche se non si può dire, è che girare per Milano quando si fa sera è un’esperienza da brividi. Per tutti e ovunque, ormai.  

Leggi anche: Milano capitale del crimine

# … che nei ristoranti italiani in cucina sono quasi tutti stranieri

Credits: @berberepizzeria
Berberè

Se si va all’estero si tende a prendere in giro gli abitanti locali che non si rendono conto che nelle pizzerie di italiani veri ce ne sono pochi. E che quasi sempre si dicono italiani persone che provengono da altri luoghi. E la qualità della pizza ne risente. Eppure, quando siamo a Milano, tendiamo a far finta di niente che questo ci capita sotto il nostro naso. Se si va a vedere in cucina, sono molto pochi i ristoranti di cucina milanese o italiana che hanno nostri connazionali. Eppure gli unici a sottolineare quanto sia difficile rispettare una cucina autentica con persone di altre nazioni sono i giapponesi: provate a dire a un giapponese che vive a Milano che avete mangiato sushi. Vi dirà che quasi sicuramente quello che avete preso per giapponese, era cinese. E guardate l’espressione. Ma noi milanesi non lo possiamo dire per non fare la figura del razzista culinario. 

# … che a Milano non ci sono più i milanesi

Ph. Image by Jakub from Pixabay

Idem come sopra. I milanesi sono felici che la città sia internazionale, variegata, multiculturale. Però spesso, così come siamo molto aperti e tolleranti con chi viene da fuori, allo stesso modo tendiamo a diventare chiusi e ostili contro chi su questo tema prova a sollevare interrogativi. Senza considerare chi si preoccupa dell’eccesso di stranieri disadattati e irregolari che bighellonano in città, anche la semplice affermazione che “di milanesi a Milano se ne vedono sempre meno” rischia di essere tacciata di razzismo, con conseguenti brutte etichette che ammorbano la conversazione. 

Leggi anche: Milanesi che se ne vanno: in un anno 35 mila residenti hanno lasciato la città

# … che siamo disoccupati

Stress al lavoro
(immagine da pixabay.com)

Cambiamo tema, che è meglio. Il lavoro nobilita l’uomo, soprattutto a Milano. Nel senso che il lavoro esprime quanto vali, almeno negli aperitivi. Ma Milano è la città dell’aperitivo, dove la domanda che lavoro fai viene quasi prima a come ti chiami. E se provi a rispondere sono disoccupato, vedrai occhi sgranati come se avessi detto di non sentire gli odori al tempo del Covid. La verità (ufficiale) è che a Milano i disoccupati non esistono. Perché se anche il lavoro manca, la fantasia di inventarsene uno almeno quella ci deve essere. Altrimenti meglio dirigersi al casello di Melegnano. 

# … che Milano è provinciale

Metro chiusa

Milano dice di essere una metropoli internazionale, ma spesso le mancano le infrastrutture e i servizi tipici delle vere capitali globali: la chiusura notturna di metropolitana, negozi e ristoranti è solo uno degli esempi che si possono fare. Alla sua vivacità economica e culturale, si affiancano mezzi di superfice sempre meno frequenti, spazi verdi limitati e un’urbanizzazione caotica che rischia di compromettere lo sviluppo sostenibile della città. Per dimensioni è vero che è una metropoli in miniatura. Ma come servizi e, a volte, come mentalità, quella che è certa è la miniatura. 

# … che molte ciclabili sono inutili

Chiudiamo con un altro tema super censurato: la mobilità. Nella Milano dei nostri tempi regna la religione delle biciclette. Nel senso che tutti amiamo andare in bicicletta, ma a Milano nel momento in cui inforchi i pedali ecco che entri a far parte di una casta intoccabile. Vale ormai più del lavoro che fai: bicicletta is a state of mind. Ed è impossibile provare a difendere i diritti di chi usa altri mezzi di trasporto, soprattutto degli sciagurati che guidano roba con quattro ruote alimentata a combustibile fossile! Eppure, molti milanesi che vivono le strade della città, vedendo bici in strada, sui marciapiedi, su qualunque cosa che non sia la “magnifica” ciclabile costruita accanto, non possono che chiedersi in cuor loro: ma questa cosa delle ciclabili non sarà mica una faccenda politica?  

Continua la lettura con: Milanesi che se ne vanno: in un anno 35 mila residenti hanno lasciato la città

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I progetti che trasformeranno Milano nei prossimi 10 anni

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progetti degli ex-scali
Scali

Nei prossimi anni Milano si prepara ad accogliere una trasformazione forse senza precedenti: ecco cosa ci aspetta.

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I progetti che trasformeranno Milano nei prossimi 10 anni

# Mind dove c’era Expo2015 con Human technopole, Campus Statale e West Gate

foodserviceweb.it – MIND

Nell’area che fu sede di Expo2015 è nata MIND, Parco tematico scientifico tecnologico di 650mila metri quadrati su un’area complessiva di circa 1milion di mq. Il fulcro è lo Human technopole, il polo di ricerca concentrato su biomedicina e genetica in fase di completamento con al centro il grande edificio accanto a Palazzo Italia. Già operativo dal 2022 il nuovo polo ospedaliero IRCCS Galeazzi, un teatro e il nuovo negozio Esselunga senza casse. In costruzione il campus scientifico dell’Università Statale da 210mila metri quadri e un investimento di 458 milioni di euro, con la posa della prima pietra nella prima del 2023 e primi studenti previsti nell’anno accademico 2026/2027. 

Partiti anche i lavori nell’area di West Gate di 300.000 mq che prevede uffici, residenze e un Mobility Hub. Previsto anche l’edificio in legno più alto d’Italia e l’Innovation Hub. Completamento dei cantieri entro il 2032.

Leggi anche: La “Foglia”, la Foresta Sospesa, il grattacielo in legno più alto d’Italia: le 5 cose più interessanti in arrivo nelle periferie di Milano 

# Il nuovo campus alla Goccia in Bovisa

Politecnico – Rpbw – Masterplan Goccia-Bovisa

Altra rigenerazione per la Goccia della Bovisa, su un’area di 18 ettari, oltre la metà dei 33 ettari occupati un tempo dall’Union des Gaz. Il progetto del Politecnico prevede la realizzazione di un nuovo campus nella zona dei Gasometri, su un’area di 105mila metri quadri, e un grande parco scientifico-tecnologico. Nel Masterplan Bovisa-Goccia firmato Renzo Piano al recupero dei due gasometri, uno destinato ad ospitare lo “Smart city innovation hub“, l’altro la “Fabbrica dello sport“, si affianca un polmone di 40.000 mq con 1.000 alberi. A questo si aggiungono:

  • residenze universitarie;
  • 3 edifici per aule;
  • una sala ipogea;
  • un edificio sperimentale a zero emissioni per il dipartimento di Energia ormai terminato.

Il completamento di tutto il progetto è stato programmato per il 2026 ma a causa delle bonifiche più lunghe e complesse e alla necessità di reperire ulteriori risorse, slitteranno con ogni probabilità al 2027 le aree destinate alle start up, alle scuole civiche e alle residenze universitarie.

Leggi anche: Le piante ripuliranno la Goccia di Milano: la prima volta in Italia

# La rigenerazione dei 7 ex scali merci ferroviari

Entro dieci anni dovrebbe essere completata la rigenerazione Capitolo di tutti e 7 gli ex scali merci ferroviari, per complessivi 1,2 milioni di mq. Per alcuni i lavori sono partiti, per altri ci sono progetti e per altri ancora non se ne conosce ancora il futuro, ma andiamo per ordine.

# Scalo di Porta Romana

scaloportaromana.it – Rendering Villaggio Olimpico

Il più avanti di tutti. Lo Scalo Romana ospiterà il Villaggio olimpico che per il 2027 sarà convertito in studentato da 1700 letti. I sei edifici sono già arrivati al tetto e la consegna è prevista entro l’estate 2025, con tre mesi di anticipo rispetto al cronoprogramma iniziale. Tra il 2026 e il 2027 lo sviluppo completo con il parco al centro con la riconversione del Villaggio Olimpico in residenze, mentre la realizzazione dei 70.000 mq tra uffici e retail nel lato verso piazzale Lodi dovrebbero avvenire attorno al 2028-2030.

# Scalo Farini

Credits: Urbanfile – Masterplan OMA Scalo Farini

Il più grande di tutti con 468.000 mq. Nella rigenerazione dello Scalo Farini si prevedono 300.000 mq destinati a parco, aree verdi diffuse, residenziale, di cui molto housing sociale, commerciale e uffici e il campus dell’Accademia di Brera.

Campus Brera – Mate

Per quest’ultimo è stato presentato il progetto nei mesi scorsi, si tratta della riconversione di ex fabbricati delle Dogane e delle Poste in una nuova sede per le attività didattiche e di laboratorio negli e di uno studentato da 400 letti: i lavori dovrebbero concludersi nel 2025. Tra il 2030 e il 2035 è prevista la realizzazione del nuovo campus e HQ di Unicredit che lascia le torri in Gae Aulenti.

# San Cristoforo

Oma – Rendering San Cristoforo

Il più ecologico e naturale. L’avvio dei lavori dello Scalo Farini dovrebbe avvenire assieme per quelli di San Cristoforo, entrambi progettati da Oma e Laboratorio Permanente, dove è prevista la realizzazione di un parco lineare acquatico ad occupare tutta la superficie.

# Lambrate

Tre Piazze Lambrate

“Tre Piazze nel Parco” del team multidisciplinare Lambrate Streaming guidato dalla Cooperativa Sant’Ilario è il progetto, vincitore del concorso internazionale di Reinventing cities, che trasformerà lo Scalo Lambrate. Una superficie complessiva di circa 70.000 mq, con il cuore del progetto rappresentato da un maxi-parco pubblico di circa 41.500 mq e da un sistema di tre piazze-giardino. Negli spazi pubblici sono previsti orti didattici e e di comunità, frutteti, aree ricreative attrezzate, campi giochi e sportivi per adulti e bambini, nonché aree dedicate agli animali domestici. 

Al suo interno anche nuovo quartiere di social housing con 307 nuove abitazioni di edilizia agevolata in vendita e affitto con patto di futura vendita, co-housing, in locazione a canone moderato, concordato e convenzionato, alloggi per studenti ed edilizia a canone sociale. 

Leggi anche: Il futuro di Scalo Lambrate: maxi-parco e quartiere low cost

# Greco

barrecaelavarra.it – Innesto

Nello Scalo di Greco il progetto “L’Innesto” prevede la realizzazione di nuovo quartiere di social housing, il primo in Italia a raggiungere zero emissioni. Nel dettaglio il 60% degli appartamenti sarà in locazione, il 40% in vendita convenzionata agevolata più alloggi in condivisione e 300 posti letto per studenti. Ci sarà anche un parco agricolo naturale, il 72% delle aree utili sarà dedicato a spazi verdi e pedonali e pochi posti auto: si punta allo sharing e alla mobilità dolce.  In questo caso lo studio architettonico e del paesaggio è stato affidato a Barreca & La Varra, la progettazione ambientale e urbanistica ad Arup Italia. Concluse le bonifiche i cantieri veri e propri potrebbero partire nel 2025.

Leggi anche: Scalo Greco-Breda: al posto della ferrovia il primo quartiere a zero emissioni d’Italia

# Rogoredo e Porta Genova

Destino incerto invece per lo scalo di Rogoredo e quello di Porta Genova, la cui stazione ferroviaria dovrebbe essere dismessa nel 2027, e per i quali ancora non ci sono progetti definitivi.

Leggi anche: Che fine farà Porta Genova?

# Bosco della Musica a Santa Giulia/Rogoredo

Rendering vista laterale Bosco della Musica

A pochi passi dal quartier generale di Sky, dopo la costruzione di Spark One e Spark Two, è stato dato via al cantiere per il Campus del Conservatorio Giuseppe Verdi. Il progetto prevede la riqualificazione della Palazzina ex-Chimici, uno studentato da 200 posti, un’arena all’aperto, un auditorium tecnologico da 400 posti, un dipartimento dei nuovi linguaggi, due sale prove, un fab lab e un coworking, bar, ristorante e aree verdi. In totale si tratta di superficie di oltre 13mila mq, concessa in diritto di superficie gratuito per 90 anni al Conservatorio, rigenerata grazie a un investimento di circa 47 milioni di euro. Al suo interno potranno essere ospitati circa 600-800 studenti. Fine lavori nel 2026.

# La “Foglia” a Santa Giulia Nord con il PalaItalia

MCA_Milano Santa Giulia_birds-eye view_Visual by MCA VIsual

Nel quadrante nord di Santa Giulia è in costruzione il PalaItalia, un palazzetto da 16.000 posti che ospiterà le gare di hockey maschile durante le Olimpiadi Invernali 2026, e sorgerà un quartiere con un masterplan che richiama una foglia. Previsto un grande parco urbano di 270.000 mq, tra i più grandi della città, un laghetto, un waterfront di 400 metri lineari e 3.500 nuove abitazioni, con Spark Living in costruzione entro fine anno e consegna nel 2027. Tutto il progetto dovrebbe essere completato nel 2032.

# La “Magnifica Fabbrica” del Teatro alla Scala al Rubattino

Credits Comune di Milano – Interno Magnifica Fabbrica

Al Rubattino nuova vita per l’area ex Innocenti. Al suo posto la “Magnifica Fabbrica” del Teatro alla Scala, con i laboratori oggi ospitati nell’edificio dell’ex Ansaldo in Tortona. Il progetto prevede un’unica enorme costruzione di acciaio e legno di 66.000 mq di superficie scandito da 4 campate di 28,8 metri di lunghezza, 34.000 occupati dai laboratori, con sale prove, le sartorie, i depositi con oltre 2.500 posti container su 4 livelli con 4 linee carroponte, oggi tenuti in alcuni capannoni in affitto nel comune di Pero. La gara per la realizzazione dei depositi e delle opere previste dal primo lotto è stata aperta a inizio marzo. La durata dei cantieri è stata stimata in 3-4 anni

Credits Comune di Milano – Magnifica Fabbrica dall’alto

Nel progetto è previsto anche il raddoppio del contiguo Parco della Lambretta, che ricoprirà un’area di 100mila mq, nuovo verde e prati, anche sopraelevati, a costeggiare gli argini dei canali. I lavori in questo caso sono già partiti e dovrebbero concludersi nell’estate del 2025.

# La BEIC all’ex scalo Vittoria

Credits Comune di Milano – BEIC vista esterna

Nell’ex scalo di Porta Vittoria proseguono i lavori per la costruzione della  Biblioteca Europea. Il progetto, finanziato con 101,574 milioni di euro tramite il PNRR, si sviluppa su un’area di 30.000 mq e si caratterizza per due strutture affiancate fra loro e identiche, due “navate” trapezoidali, entrambe in vetro e metallo. Al loro interno deposito robotizzato ipogeo, un forum, un auditorium e una piazza verde pubblica. Fine cantiere previsto entro il 30 giugno 2026, collaudo e inaugurazione entro la prima metà del 2027.

Leggi anche: Svelato il PROGETTO per la nuova BEIC: la BIBLIOTECA EUROPEA di Milano

Questi invece i progetti in attesa di partire:

# Piazzale Loreto: l’agorà verde

Loc Piazzale Loreto vista aerea

Questo è un dei progetti che sembrava dovesse correre il rischio di non realizzarsi o vedere rallentat0 di molti anni l’avvio dei lavori, a seguito della bufera giudiziaria sul settore dell’urbanistica. Sono stati posticipati comunque diverse volte, ma dovrebbero partire nei prossimi mesi, forse entro ottobre. Piazzale Loreto da attuale vuoto urbano e congestionato snodo di traffico diventerà un nuovo spazio di vita, un polo di aggregazione restituito alla comunità, sono slittati ancora una volta. L’investimento pari a 80 milioni di euro e il progetto è gestito da Nhood. Si prevede che he il piazzale diventi in parte pedonale e soprattutto ecosostenibile, un’agorà verde in connessione NoLo e l’asse corso Buenos Aires/viale Monza/viale Padova. Messa da parte l’ipotesi di inaugurazione per le Olimpiadi Invernali 2026 o al massimo entro lo stesso anno, il nuovo volto della piazza di dovrebbe vedere nel 2027.

Leggi anche: Piazzale LORETO si TRASFORMA: i RENDERING di come diventerà

Spunto: Il Giornale Milano

Continua la lettura con: 5 progetti ambiziosi che potrebbero cambiare l’Italia

FABIO MARCOMIN

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I 30 «paesi orribili vicino a Milano»: idee per rilanciare i pustass dei dintorni

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Il profilo Instagram il.barons ha dedicato 3 reel ai 30 paesi vicini a Milano considerati “orribili”, con una motivazione ironica e provocatoria. Il risultato? Oltre mezzo milione di visualizzazioni. Quali sono questi paesi e, scherzi a parte, quali idee potrebbero contribuire a un loro rilancio?

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I 30 «paesi orribili vicino a Milano»: idee per rilanciare i pustass dei dintorni

# La lista dei 30 “postacci” e il loro potenziale:

Credits: Google Maps

Escludendo quei luoghi che, più che paesi, sono vere e proprie città, in alcuni casi anche molto belle (come Brescia e Bergamo), i “posti orribili” menzionati da il.barons, risultano questi: Busto Arsizio, Gallarate, Sesto San Giovanni, Abbiategrasso, Cinisello Balsamo, Rho, San Giuliano Milanese, Gorgonzola, Melzo, Treviglio, Usmate Velate, Casal Pusterlengo, Nerviano, Rozzano, Magenta, Parabiago, Bresso, Legnano, Turbigo, Mortara, Opera, Pero e Cassolnovo.

I video de il.barons sono chiaramente ironici, tanto che le ragioni con cui una località viene aggiunta alla lista sono assolutamente surreali e demenziali. Nell’ironia, però, i 3 reel sollevano un tema molto interessante: tante località “intorno a Milano” sono spesso trascurate e sottovalutate dai milanesi, anche se diverse di queste, in realtà, nascondono una gran potenziale inespresso. Ecco alcune idee per rilanciare, o raccontare meglio , i “postacci” intorno a Milano.

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#1 Rivitalizzazione del patrimonio culturale specifico

Busto Arsizio

Molti di questi paesi vantano un patrimonio storico e culturale unico, magari piccolo, ma sicuramente caratteristico. Investire nella valorizzazione di chiese, ville storichemusei locali potrebbe attrarre visitatori e stimolare un senso di identità tra i residenti. Eventi come rievocazioni storiche, festival culturali e mostre potrebbero animare le piazze e riportare l’attenzione sulla bellezza di questi luoghi.

Ecco due esempi:

  • Busto Arsizio: qui si potrebbe investire nella valorizzazione della storica Villa Marinoni, una residenza nobiliare che ha bisogno di restauro. Eventi culturali e concerti nella villa potrebbero riportare alla luce il suo fascino storico.
  • Abbiategrasso: la chiesa di Santa Maria Nuova e il Castello Visconteo potrebbero diventare fulcri di eventi culturali, come festival medievali che rievocano la storia locale.

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#2 Utilizzo e sviluppo di spazi verdi e attività all’aperto

Gorgonzola

Un miglioramento degli spazi verdi, o un miglior utilizzo degli spazi già esistenti, e la creazione di aree ricreative potrebbero rendere più accoglienti i comuni. Parchi attrezzati, percorsi ciclo-pedonali e aree picnic incoraggerebbero le famiglie a trascorrere tempo all’aria aperta, mentre eventi sportivi e manifestazioni nel verde potrebbero attrarre visitatori.

Ecco due esempi:

  • Sesto San Giovanni: potrebbe essere utile potenziare il Parco Nord, già esistente, con percorsi ciclabili e eventi sportivi come gare di corsa o giornate di fitness all’aperto.
  • Gorgonzola: Creare un percorso naturalistico lungo il naviglio della Martesana, completo di aree picnic e punti di osservazione per il birdwatching, potrebbe attrarre famiglie e appassionati di natura.

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#3 Migliore promozione di ristorazione, cucina e prodotti locali

Rho

Ogni paese ha le sue specialità culinarie e prodotti tipici che meritano di essere scoperti. Un circuito enogastronomico che promuova ristoranti, trattorie e mercati locali potrebbe non solo valorizzare la gastronomia ma anche favorire l’economia locale. Eventi come sagre e festival del cibo rappresenterebbero un’ottima occasione per attrarre turisti.

Ecco due esempi:

  • Melzo: potrebbe organizzare una Festa della Patata per celebrare la sua tradizione agricola e attirare visitatori, valorizzando i prodotti locali attraverso mercati e degustazioni.
  • Rho: riprogettare il mercato del sabato per includere anche prodotti artigianali e street food di qualità potrebbe incentivare l’afflusso di visitatori nei weekend.

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#4 Progetti di collaborazione con artisti e creativi

Legnano

Dare spazio a artisti e creativi locali per sviluppare installazioni artistiche e progetti di arte pubblica potrebbe trasformare i paesi in veri e propri musei a cielo aperto. Street art, murales e performance artistiche potrebbero rinfrescare l’immagine di questi luoghi, rendendoli più dinamici e attrattivi.

  • Legnano: realizzare un festival di street art che coinvolga artisti locali e internazionali per creare murales nei punti nevralgici della città, rendendola un museo a cielo aperto.
  • Treviglio: creare un progetto di arte partecipativa, dove gli abitanti possono contribuire alla creazione di opere d’arte nei parchi e nelle piazze, potrebbe rafforzare il senso di comunità.

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#5 Rinforzare l’identità originale: narrazione avvincente e marketing social

Cinisello Balsamo

Spesso quello che manca è un’identità. Chi ci vive tende a qualificarsi con riferimento a Milano, sminuendo le doti caratteristiche del luogo in cui vive. Invece le diversità andrebbero rinforzate e valorizzate: con una forte e originale presenza online e sui social media ogni paese potrebbe attrarre un pubblico più giovane e moderno. Campagne di marketing che enfatizzano le peculiarità e le attrazioni locali, accompagnate da contenuti visivi accattivanti, potrebbero fare la differenza nel modo in cui questi comuni sono percepiti.

  • Cinisello Balsamo: potrebbe sviluppare un’app mobile che guidi i visitatori attraverso i punti d’interesse storici e culturali, combinando elementi di realtà aumentata per arricchire l’esperienza.
  • Nerviano: utilizzare i social media per raccontare le storie degli abitanti e le tradizioni locali, creando campagne virali che attirino l’attenzione su eventi e manifestazioni.

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Questi paesi “nei dintorni di Milano”, che Il.barons ha chiamato, ironicamente, “orribili” vicino a Milano non devono rimanere prigionieri di un’immagine negativa. Con idee creative e un approccio innovativo, è possibile trasformare questi luoghi in mete affascinanti e attrattive, ripristinando il loro buon nome. Non resta che mettersi all’opera!

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MATTEO RESPINTI

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Grande Brera, «isola dei musei»: i 5 nuovi musei che dovrebbero sorgere per valorizzare il ruolo di Milano nel mondo

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Il progetto Grande Brera segna l’inizio di una nuova era culturale per Milano. Si tratta della creazione di un’«isola dei musei», un sistema integrato di musei comunali che dialoghino tra loro. Abbiamo pensato a 5 nuovi musei che potrebbero sorgere a Milano per affermare l’identità distintiva di Milano nel mondo.

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Grande Brera, «isola dei musei»: i 5 nuovi musei che dovrebbero sorgere per valorizzare il ruolo di Milano nel mondo

# L’ottagono della Grande Brera, cosa sarà quest’«isola di musei»?

Con l’apertura di Palazzo Citterio prevista per il 7 dicembre, il progetto Grande Brera segna l’inizio di una nuova era culturale per Milano. Durante un evento il 27 settembre, è stato presentato il nuovo logo del progetto, un ottagono che simboleggia l’unione delle diverse istituzioni culturali del complesso, come la Pinacoteca, l’Osservatorio Astronomico, l’Orto Botanico e la Biblioteca Braidense.

Il marchio, creato dal gruppo Qubit con Carmi e Ubertis, mira a rafforzare la connessione tra queste istituzioni e a esprimere il cuore artistico della città. Il direttore Angelo Crespi ha descritto il progetto come un “contenitore” di valore culturale, destinato a generare nuove opportunità per l’arte e la cultura a Milano.

Il progetto prevede la creazione di un’«isola dei musei», un sistema integrato di musei comunali che dialogano tra loro, supportato da un investimento statale di 300 milioni di euro. Oltre alla Grande Brera, il piano include nuovi spazi culturali come la Biblioteca Europea e il Museo della Resistenza, con l’obiettivo di aumentare l’accessibilità e il numero di visitatori, già cresciuto del 35% quest’anno.

# Milano come «isola di musei», perché fermarsi alla Grande Brera?

Se l’idea della Grande Brera fosse estesa ai maggiori musei della città, Milano potrebbe beneficiarne ulteriormente. Una rete museale, simile al sistema bibliotecario cittadino, permetterebbe di integrare e valorizzare le diverse istituzioni culturali, favorendo sinergie tra le offerte espositive.

Questa rete potrebbe sviluppare itinerari culturali tematici, facilitando l’accesso per cittadini e turisti, rendendo la cultura un elemento quotidiano nella vita milanese. Inoltre, l’interconnessione tra musei stimolerebbe la partecipazione pubblica, incentivando eventi comuni, programmi educativi e attività culturali che coinvolgano la comunità. Ecco 5 musei che mancano a Milano e che, se realizzati, potrebbero far parte di questa rete.

#1 Il Museo del Giornalismo 

La capitale dell’informazione deve avere un Museo del Giornalismo. Potrebbe essere situato in un palazzo storico del centro di Milano, città che, insieme a Roma, è stata ed è ancora capitale del giornalismo nazionale, e potrebbe essere dedicato a raccontare l’evoluzione del giornalismo dal ‘700 ad oggi e il suo impatto sulla società.

Le esposizioni potrebbero comprendere, per esempio, una vasta collezione di quotidiani e periodici, fotografie, macchine da scrivere, strumenti per la stampa e cimeli provenienti dalle grandi redazioni milanesi. Si potrebbero documentare le tappe fondamentali del giornalismo, dalle prime testate cartacee all’era digitale.

Un’area di laboratorio potrebbe permettere ai visitatori di esplorare le tecniche di scrittura o le pratiche come il fact-checking e, più di tutto, l’importanza dell’etica giornalistica, offrendo uno sguardo critico sulle sfide moderne della professione.

Laboratori pratici su come scrivere articoli, utilizzare i social media per il giornalismo o produrre reportage d’impatto potrebbero coinvolgere attivamente i visitatori, in particolare i giovani. In questo modo, il Museo del Giornalismo non solo preserverebbe la memoria storica della professione, ma contribuirebbe anche a ispirare una nuova generazione di giornalisti.

#2 Il Museo della Metropolitana

Credits: Ideogram.AI

Il Museo della Metropolitana potrebbe essere situato in una vecchia stazione dismessa o in un deposito sotterraneo, ricreando l’atmosfera autentica del sistema di trasporto pubblico milanese.

Le gallerie espositive potrebbero illustrare la storia delle linee della metropolitana attraverso modellini di treni, attrezzature di segnalamento e pannelli interattivi. Un’area centrale dedicata ai vagoni restaurati permetterebbe ai visitatori di entrare in treni storici, offrendo un’esperienza immersiva nel tempo.

La sezione dedicata all’impatto socio-culturale potrebbe presentare fotografie e documentari che raccontino di come la metropolitana abbia influenzato la vita quotidiana dei milanesi.

Un’area interattiva potrebbe consentire ai visitatori di provare simulatori di guida di treni o esplorare modelli virtuali della rete metropolitana.

Leggi anche: Il Museo della Metropolitana di Milano: cosa potrebbe esserci?

#3 Il Museo della Cucina

Credits: Ideogram.AI

Milano si sta sempre più affermando come una capitale internazionale del food e dell’alta gastronomia. Niente di meglio che sottolinearlo con un museo specifico. Il Museo della Cucina potrebbe essere concepito come un vero e proprio viaggio attraverso la tradizione culinaria milanese, italiana e, perché no, a tratti, mondiale. Ospitato in un antico edificio ristrutturato, la prima parte del museo potrebbe presentare ricostruzioni di cucine storiche, complete di utensili e attrezzature d’epoca, accompagnate da pannelli informativi che raccontino l’evoluzione dei piatti tipici e dei mezzi per cucinarli.

Spazi dedicati a degustazioni e laboratori interattivi permetterebbero ai visitatori di partecipare a dimostrazioni culinarie dal vivo e workshop pratici, insegnando le tecniche tradizionali di preparazione di piatti iconici delle tradizioni italiane.

Il museo potrebbe anche avere un’area dedicata alla sostenibilità alimentare, con esposizioni che insegnino l’importanza di utilizzare ingredienti locali. Qui, i visitatori potrebbero scoprire come la cucina, sia quella tradizionale che quella innovativa, si intreccia con le pratiche sostenibili contemporanee.

#4 Museo del Gioco e dell’Infanzia

Credits: Alternalab

In un’Italia in crisi demografica serve rilanciare il tema della natalità con il Museo del Gioco e dell’Infanzia, che a Milano è esistito come Museo del Giocattolo e del Bambino fino al 2023, in Porta Ticinese. Potrebbe tornare come uno spazio colorato e vivace, situato in un quartiere ricco di famiglie, dove ogni area espositiva rappresenti una fase dell’infanzia e un tipo di gioco.

Le sale potrebbero contenere una vasta gamma di giochi e giocattoli, dai classici in legno ai moderni videogiochi, offrendo ai visitatori un’esperienza ludica e interattiva. Mostre dedicate ai giochi tradizionali italiani permetterebbero ai bambini di sperimentare giochi dimenticati, come le trottole o il meccano, mentre un’area dedicata ai videogiochi retro potrebbe dare la possibilità di esplorare il passato del gaming.

Anche questo museo potrebbe ospitare laboratori creativi, qui i visitatori potrebbero cimentarsi nel tentare di costruire giocattoli, incoraggiando la fantasia e la creatività. Spazi relax e aree di ristoro a misura di bambino renderebbero il museo un luogo ideale per le famiglie, mentre un’area esterna con giochi all’aperto completerebbe l’offerta.

Il Museo del Gioco e dell’Infanzia si proporrebbe così come un importante punto di riferimento culturale e ludico, dove l’apprendimento e il divertimento si intreccerebbero in un ambiente stimolante e accogliente.

#5 Il Museo delle Religioni

Il Grande Buddha (Tailandia)

La città che con l’Editto di Costantino ha introdotto la libertà di culto nel mondo, deve lanciare un nuovo messaggio di tolleranza con il Museo delle Religioni. Potrebbe sorgere in un’area spiccatamente multiculturale di Milano, come quella tra viale Monza e via Padova, riflettendo la ricchezza e la diversità delle diverse fedi presenti in città, ma non limitandosi ad esse.

Le gallerie espositive potrebbero presentare oggetti rituali, testi sacri e opere d’arte provenienti da varie tradizioni religiose, offrendo ai visitatori un assaggio delle pratiche e delle credenze di diverse culture. Ogni sezione potrebbe essere dedicata a una religione specifica, con pannelli informativi e audioguide che raccontino storie e significati, promuovendo il dialogo interreligioso e la comprensione reciproca.

Il museo potrebbe anche includere spazi interattivi per laboratori e seminari, dove i visitatori potrebbero prendere parte a discussioni su temi etici e spirituali. Eventi culturali, come concerti di musica sacra, proiezioni di film e feste religiose, arricchirebbero ulteriormente l’offerta del museo.

Il Museo delle Religioni potrebbe essere non solo un archivio di conoscenza, ma anche un luogo di incontro, in cui persone di diverse fedi e culture possono connettersi e confrontarsi.

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MATTEO RESPINTI

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Eataly festeggia 10 anni: la gastronomia gourmet scenderà per le strade di Milano?

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Ideogram.AI

Eataly Smeraldo ha festeggiato 10 anni a Milano. Ci siamo chiesti: perché relegare la gastronomia gourmet in pochi luoghi riservati? Le proposte per renderla un marchio distintivo di tutta Milano come il Fuorisalone ha saputo fare per il Design. 

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Eataly festeggia 10 anni: la gastronomia gourmet scenderà per le strade di Milano?

# Per i 10 anni Eataly Smeraldo ha cambiato veste

Il 25 settembre l’Eataly Smeraldo di Milano ha celebrato il suo primo decennio di attività con un restyling completo, che mira a ridefinire l’esperienza culinaria all’interno del flagship store. Grazie a un investimento di 3 milioni di euro e al lavoro di un team di architetti, il rinnovamento ha trasformato gli spazi in un luogo più multifunzionale e contemporaneo, mantenendo il DNA di Eataly.

I cambiamenti principali includono l’ottimizzazione della zona mercato, che resta il cuore dell’esperienza, e l’introduzione di nuovi punti ristoro. Oltre ai già presenti banchi di salumi e formaggi, sono stati aggiunti il Laboratorio di pasta fresca Plin e il Caseificio Miracolo a Milano, che permettono di gustare prodotti freschi. Inoltre, il primo piano è stato ristrutturato per ospitare una zona dedicata alla pasta fresca, con ricette della stella Michelin Ugo Alciati.

# La gastronomia gourmet scenderà tra le strade di Milano?

A dieci anni dall’apertura, potrebbe essere tempo, per Eataly o per un suo ipotetico nuovo competitor, di valutare la possibilità di estendere il concetto di gastronomia gourmet oltre le belle mura di uno store raffinato, portandolo, per esempio, nelle strade, nelle piazze e nei quartieri periferici di Milano. Sul modello del Fuorisalone. Qui di seguito 5 idee per portare la cucina gourmet, gli ingredienti nazionali e le tradizioni culinarie lombarde e milanesi in giro per la città.

#1 Ingredients delivery e ricettario virtuale

Credits: Ideogram.AI

Unendo la cucina gourmet con il modello del food delivery, potrebbe essere progettata una piattaforma digitale innovativa per esplorare le ricchezze culinarie di Milano. Utilizzando un’app dedicata, i milanesi potrebbero ordinare direttamente ingredienti freschi da produttori locali per la consegna a domicilio, incoraggiando un consumo consapevole e supportando l’economia locale.

L’applicazione potrebbe integrare, trasportandolo online, il servizio di personalizzazione che Eataly Smeraldo offre già in loco, si potrebbe trattare di un servizio intelligente che tenga conto dello storico degli acquisti e delle valutazioni dei prodotti in modo da suggerire ingredienti sempre più affini al consumatore.

Ultima funzionalità interessante di questa ipotetica applicazione potrebbe essere la possibilità di elaborare ricette e preparazioni gourmet, o che gli si avvicinino molto, a partire dagli ingredienti basici che l’utente possiede in casa. Immaginando di aprire il frigorifero o la dispensa e di fotografarli, l’applicazione potrebbe essere in grado di riconoscere gli ingredienti presenti e, solo sulla base di quelli, suggerire ricette e preparazioni.

#2 Ristoranti Pop-Up dove meno te li aspetti

Credits: Ideogram.AI

I ristoranti pop-up potrebbero trasformare gli spazi pubblici come piazze e parchi in luoghi dove fare esperienze culinarie momentanee, ma coinvolgenti e dinamiche. Utilizzando l’app di cui sopra, i partecipanti potrebbero scegliere il menu in tempo reale, con opzioni che potrebbero andare dalla cucina tradizionale milanese a proposte fusion.

Ad esempio, durante un evento pop-up a Parco Nord, i visitatori potrebbero gustare piatti come la pasta al pesto, preparato sul momento, e avere la possibilità di partecipare a brevi laboratori di cucina condotti dagli chef. Questa interazione diretta non solo arricchisce l’esperienza gastronomica, ma offre anche l’opportunità di apprendere i segreti culinari e l’utilizzo di ingredienti freschi e locali.

Inoltre, i ristoranti pop-up potrebbero avere temi stagionali o celebrativi, come una festa della cucina vegetariana o un evento dedicato ai dolci milanesi. In occasione della settimana della cucina milanese, ad esempio, un pop-up potrebbe presentare una serie di piatti classici, dal risotto alla milanese alla torta paesana, mentre un’area dedicata ai cocktail a base di ingredienti locali potrebbe stimolare l’interesse per le bevande artigianali. Questi eventi creerebbero un’atmosfera vivace e, oltre a stimolare l’interesse culinario, potrebbero potenziare l’interazione sociale facendo leva sulla condivisione di esperienze.

#3 Food Truck sostenibili e tecnologici

Ideogram.AI

I food truck sostenibili e tecnologici potrebbero rivoluzionare il modo in cui i milanesi vivono lo street food o, per meglio dire, la gastronomia urbana, che nella città della madonnina non si è mai sviluppata un gran che.

Questi truck, oltre a offrire pietanze di alto livello, con ingredienti a km 0, potrebbero essere alimentati da energia rinnovabile, in modo da incarnare uno stile di consumo e cucina etico, e, soprattutto, potrebbero essere dotati di diversi schermi digitali e interattivi utili per presentare le ricette, le storie degli agricoltori e dei produttori e i dettagli sugli ingredienti utilizzati.

Per esempio, un Luini gourmet food truck, che offrisse una rivisitazione degli arancini di riso, preparati con riso lombardo e verdure di stagione, potrebbe attrarre i passanti raccontando la provenienza dei propri ingredienti, il suo approccio eco-friendly e le sue proposte culinarie deliziose. La mobilità di questi food truck consentirebbe di raggiungere diverse zone della città, portando la cucina gourmet a un pubblico più ampio e variegato.

In più, l’integrazione di tecnologie sostenibili, come un corretto riciclo dei rifiuti alimentari o l’utilizzo di packaging compostabili, potrebbe rendere questi food truck modelli di responsabilità ambientale per la città.

Durante eventi come il Fuorisalone, per esempio, i food truck potrebbero offrire menù a tema, magari con impiattamenti ispirati alle tendenze del design, e partecipare a iniziative di educazione gastronomica per sensibilizzare il pubblico sull’importanza di una cucina sostenibile.

#4 Installazioni artistiche e percorsi gastronomici:

Ideogram.AI

Qui il modello del Fuorisalone si fa più evidente. Le installazioni gastronomiche interattive potrebbero trovare una nuova casa nei quartieri periferici di Milano, come Bovisa o Rogoredo, trasformando spazi pubblici trascurati in laboratori che combinano arte e cibo. In questi contesti, i visitatori potrebbero esplorare la tradizione culinaria nazionale attraverso percorsi esperienziali, come il Giardino delle Spezie o il Laboratorio degli Ingredienti, dove potrebbero incontrare fragranze genuine e testare con mano i prodotti freschi. Questi itinerari potrebbero culminare in stazioni di degustazione, dove chef locali presenterebbero i piatti ispirati agli ingredienti appena scoperti.

L’esperienza si potrebbe concludere con un grande evento all’aperto, magari in uno dei parchi di Giambellino o nelle piazze, rinnovate per l’occasione, di Corvetto. Durante la cena, gli chef potrebbero raccontare aneddoti legati ai piatti, promuovendo sia la tradizione che l’innovazione culinaria e i partecipanti avrebbero l’opportunità di approfondire la propria conoscenza della cucina.

Continua la lettura con: 5 locali dove bere una buona birra a Milano

MATTEO RESPINTI

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Il villaggio fantasma costruito nella roccia a tre ore (e a un’euro) da Milano

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cristinanasi68 IG - Balma

Nascosto sotto un’imponente sporgenza rocciosa, questo borgo disabitato offre un affascinante tuffo nel passato. Un luogo fiabesco, immerso nella natura alpina, che conserva i segreti di una vita contadina che sembra essersi fermata nel tempo. Un angolo di storia e bellezza, perfettamente integrato con l’ambiente circostante. 

Il villaggio fantasma costruito nella roccia a tre ore (e a un’euro) da Milano
Maps – Milano-Balma

# Il borgo disabitato adagiato sotto un imponente roccia

cristinanasi68 IG – Balma

A circa tre ore di auto da Milano, adagiato sotto un’imponente balza di roccia sul Monte Bracco, c’è il piccolo borgo disabitato di Balma Boves, nel comune di Sanfront in provincia di Cuneo. Questo antico insediamento rurale è una testimonianza straordinaria della vita contadina di un tempo, quando gli abitanti vivevano in perfetta sintonia con l’ambiente circostante.

Tutti gli edifici del borgo, comprese case, stalle e fienili, sono stati costruiti sfruttando ogni anfratto naturale della roccia, che funge da tetto naturale, creando uno spazio funzionale e autosufficiente. Il nome “Balma” infatti deriva dal termine locale per indicare un riparo roccioso.

# Oggi è diventato un ecomuseo

cristinanasi68 IG – Balma edificio

Abitato fino agli anni ’50, oggi è stato restaurato per preservare il suo valore storico e culturale, un ecomuseo dove scoprire come gli abitanti della zona abbiano saputo adattarsi alle difficili condizioni ambientali delle Alpi.

cristinanasi68 IG – Balma edificio interno

Visitando il borgo si può avere una panoramica sulle abitudini e sul lavoro dei contadini, con attrezzi, essiccatoi per castagne, fontane e un antico forno per il pane. Le case, costruite con pietra locale, sono state ricostruite per mostrare come vivevano le famiglie, con stalle per gli animali al piano terra e abitazioni al piano superiore.

# Si può visitare con un solo euro

robi_chi IG – Balma

L’accesso è possibile tutto l’anno per visitare l’esterno, ci sono tre percorsi ben segnalati per raggiungere il villaggio, mentre l’interno è visitabile solo con guide nei fine settimana da aprile a ottobre: il biglietto costa solamente 1 euro. 

manu.t27 IG – Cascata Balma

Un luogo fiabesco circondato da secolari boschi di castagni che accoglie i visitatori con una cascata all’ingresso. Arrivando da Milano la strada più veloce è tramite l’A4 e poi l’A55.

# L’escursione alle incisioni rupestri di Rocca La Casna

morris81milan IG – Incisione Rocca la Casna

Non c’è però solo il villaggio. Per chi vuole vedere altre testimonianza dell’antica storia di questi luoghi è possibile fare un’escursione che conduce alle incisioni rupestri presso la Rocca La Casna, nei pressi del borgo, una piatta sporgenza rocciosa in posizione panoramica con incise coppelle e figure antropomorfe.

Continua la lettura con: Quando i brianzoli popolavano il «Villaggio degli spazzini» di Milano

FABIO MARCOMIN

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I 100 anni di storia dell’ “Autostrada dei Laghi”

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Milano Laghi

La prima costruita con riconoscibili caratteristiche dell’autostrada moderna, con tanto di caselli e distributori di benzina. Ripercorriamo la sua storia lunga un secolo.

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I 100 anni di storia dell’ “Autostrada dei Laghi”

# Il 21 settembre 2024 sono trascorsi 100 anni dall’inaugurazione

Credits: varesenews.it

L’Autostrada A8, Milano-Varese, ha compiuto 100 anni. Fu inaugurata il 21 settembre 1924, da Re Vittorio Emanuele III, che su una Lancia Trikappa percorse il tratto d’asfalto (anzi, di calcestruzzo), insieme al progettista Piero Puricelli, ingegnere nato a Milano nel 1883 e laureatosi al Politecnico Federale di Zurigo. Già allora venne denominata “L’autostrada dei laghi”. Puricelli cominciò a cullare l’idea di una strada per sole automobili nel 1919. Due anni dopo illustra un prototipo di progetto al Turing Club italiano, mentre nel 1922 l’ingegnere presenta in via ufficiale quella che, ancora oggi, viene considerata la prima “vera” autostrada costruita al mondo.

A precedere la Milano-Laghi, in Germania e negli Usa, erano stati realizzati tratti d’asfalto che lontanamente potevano ricordare un’autostrada, ma la prima costruita con riconoscibili caratteristiche dell’autostrada moderna (con tanto di caselli e distributori di benzina) è questa opera lombarda. 

# Chi diede il primo colpo di piccone? Sono due le versioni accreditate

Nella primavera del 1923 iniziarono i lavori per la costruzione di quella che diventerà la A8, su chi diede il primo inaugurale colpo di piccone ci sono due versioni: una sostiene che fu Benito Mussolini, allora Presidente del Consiglio, mentre l’altra attribuisce il colpo del simbolico avvio dei lavori a Franco Puricelli, allora ragazzino, figlio di Piero.

Quest’ultimo volle realizzare un’autostrada dritta e con pochissima pendenza, proprio per evitare incidenti con mezzi che, già allora, potevano superare il 100Km/h.

# La “carovana” del corteo inaugurale con a bordo tutte le autorità

Di Anonimo – SkyScraperCity – Milano Sparita (http://www.skyscrapercity.com/showthread.php?t=1232367&page=252), Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=19840422 – Casello Milano Laghi

A Lainate, per l’inaugurazione, venne realizzata una tribuna, con gradinate laterali, che ospitarono tutte le autorità dell’epoca. Poi gli invitati salirono a bordo delle auto che diedero vita ad una carovana il cui battistrada fu la Lancia che, sui sedili posteriori, ospitava le terga del Re e quelle di Piero Puricelli.

Il corteo delle auto inaugurale si fermò a Gallarate, prima tappa dello storico momento per la viabilità italiana. L’ingegnere milanese aveva presentato il progetto a Benito Mussolini appena dopo la marcia su Roma. La velocità con cui venne approvato il piano auto-stradale e con cui vennero poi iniziati i lavori (fu realizzato in 500 giorni) caratterizzò la propaganda dal Partito Fascista.

# Il biglietto costava 20 lire per le autovetture più piccole

Milano Laghi

La Milano-Laghi, allora, era riservata ai veicoli a motore e non aveva immissioni secondarie, presentando una sola corsia per careggiata. Per il manto stradale non venne utilizzato l’asfalto, ma il calcestruzzo e di notte l’autostrada veniva chiusa.

Nel 1925 fu poi inaugurato il tratto Lainate-Como e successivamente quello Gallarate-Sesto Calende. La Milano Laghi costò 75 milioni di lire, il biglietto costava, 10 lire per le motocarrozzette, 20 per le autovetture più piccole, 25 per quelle più grandi e tra le 50 e le 75 lire per i mezzi pesanti.    

Continua la lettura con: Il primo secolo della Milano – Varese: i record della «prima autostrada del mondo»

FABIO BUFFA 

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Cosa ho scoperto che all’estero pensano di Milano

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Ho vissuto sette anni all’estero: dopo Stoccolma, Copenaghen, Amsterdam, Parigi e San Pietroburgo, alla fine mi sono fermato a Berlino, dove ho vissuto nella zona est, così a est che molti di Berlino ovest non c’erano mai stati.
Nei miei sette anni da emigrante ho imparato presto che Milano vista con gli occhi di chi la guarda da lontano è una delle città più straordinarie del mondo.

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10 cose che ho scoperto che all’estero pensano di Milano

#1 Milano vs Italia

foto di Andrea Cherchi (c)

L’immagine dell’italiano non è sempre delle migliori quando ci si trova all’estero. Se ci definiamo italiani, l’idea che trasmettiamo è di creature simpatiche, buffe, ma poco credibili, poco affidabili e poco oneste. Quando dici di essere italiano di solito la reazione è di un sorriso di scherno, che ti fa sentire un inferiore. Ma quando dici che sei di Milano tutto cambia. Il 100% delle persone a cui ho detto di venire da Milano hanno reagito con approvazione se non con ammirazione.

#2 L’importanza della Scala (e della lirica)

Noi la consideriamo solo alla “prima” di Sant’Ambrogio, per vedere chi partecipa e che disordini accadono, ma solo se si va all’estero si scopre quanto potente sia la Scala come simbolo della lirica. E soprattutto si scopre quanto importante è la lirica nella cultura mondiale. Quando dici “Milano” capita che alcuni rispondano canticchiando qualche aria tipo il Nessundorma o il Rigoletto. C’è chi immagina che a Milano i bar trasmettano opere liriche e che i milanesi per il solo fatto di essere di Milano siano dei grandi esperti di opera. Noi lo sottovalutiamo ma in questo momento migliaia di teatri di tutto il mondo hanno in programma delle opere cantate in italiano e che hanno come massimo riferimento la Scala.
“Quando vai in Italia portami due biglietti della Scala” era una frase molto gettonata da chi mi conosceva.

#3 La moda

Ph. Surprising_Shots

Ma la frase più gettonata era “quando vai a Milano comprami dei vestiti di…” seguita da Armani, Dolce & Gabbana, Prada o marchi più o meno noti. Ad esempio le borse di Coccinelle erano molto quotate dalle tedesche. Berlino era la capitale dell’antifashion eppure provava in tutti i modi ad ambire al ruolo di capitale della moda.

#4 L’eleganza

Berlino era la capitale dell’antifashion perché in questo era il contrario di Milano. A Milano per fare bella impressione ci si veste bene, a Berlino è l’opposto: ho imparato che molti si vestono male proprio perché altrimenti verrebbero presi per “arrivisti” (uomini) o “zoccole” (donne). Nel vivere la moda Berlino è un universo capovolto e questo porta ad avere dei canoni estetici contraddittori. Per lo straniero, milanese è sinonimo di eleganza e ho notato che appena mi presentavo tutti prestavano molta attenzione al modo in cui ero vestito.

#5 La bellezza

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Quando dici “Milano” molti stranieri rispondono dicendo che è una città bellissima. Non solo. Sembra che all’estero pensino che a Milano ci siano persone bellissime, vestite benissimo, il meglio che si possa vedere. Anzi, si pensa che il milanese sia un grande esperto di bellezza. A me hanno chiesto giudizi estetici su abiti, pettinature, film, su qualunque cosa.

#6 Il Fuorisalone

Credits Andrea Cherchi – Installazione Fuorisalone 2024

L’importanza del Fuorisalone come evento unico al mondo l’ho capita stando fuori dall’Italia. E’ davvero un cult, non solo per gli addetti ai lavori. In più vivendo all’estero si capisce che Milano sia fantastica per gli eventi diffusi: in nessun’altra città così grande dove sono stato si riesce a far diventare diffuso in tutta la città un evento.

#7 Milan e Inter

Ora non sono più come una volta, lo dobbiamo ammettere, ma fino a una quindicina di anni fa Milano era la capitale mondiale del calcio. E’ stata a lungo l’unica città d’Europa con due squadre capaci di vincere la champions e quando si vive all’estero si capisce il grande fascino e rispetto che ancora oggi riscuotono le due grandi squadre milanesi. 

#8 Mafia

Eh, sì, ci tocca. Questo ci accomuna comunque a tutti gli italiani: per gli stranieri tutti noi siamo collusi con cosa nostra.
Qualche volta ho detto che non mi è mai capitato di conoscere un mafioso, ma quelli hanno reagito pensando che fosse la classica dichiarazione omertosa dell’affiliato.
Più divertente la questione in Russia. Ho imparato che in Russia “mafia” ha tutt’altra immagine. Per loro la mafia è simbolo di forza: addirittura mi è capitato di incappare in persone che dicevano con orgoglio che la Mafia russa ha superato quella italiana. Non ho mai capito se scherzavano o erano seri. I russi sono fatti così.

#9 Berlusconi

Per molte generazioni rimarrà il nostro marchio. Credo sia capitato a chiunque sia stato all’estero: appena si definiva milanese o italiano, c’era sempre qualcuno che a quel punto esclamava: “Ah, Berlusconi!!!” e poi scuoteva la testa o si farà una risata sprezzante. Una volta a Bruxelles, un tassista mi ha preso in giro tutto il tempo dicendo “Berlusconi ladro!”, “Berlusconi mafia” o cose del genere. Alla fine del percorso mi ha fregato dei soldi, chiedendomi il triplo della tariffa normale.

#10 Il suono di Milano

Questo vale solo per i popoli di lingua tedesca. Il suono di Milano in tedesco è magico. Dire, “io vengo da Milano”, si dice: “Ich komme aus Mailand”. Che in tedesco suona sia come “Vengo dalla mia terra” che come “Vengo dalla terra di maggio”. Già. Letteralmente Mailand vuol dire “Terra di maggio”. Un suono dolce, primaverile. C’è chi mi ha chiesto perché Milano è la “terra di maggio”? Un tedesco mi ha spiegato che Milano è terra di maggio perché il mese di maggio è quello dedicato alla Madonna, il simbolo della città. Gli ho risposto con un sorriso.

Continua la lettura con: Cosa serve per migliorare Milano? Le 5 priorità per i milanesi

ANDREA ZOPPOLATO

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Il ristorante dove si mangia con i piedi immersi tra i pesci

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credits: @amazing_yummy IG

Di location bizzarre ne è ormai pieno il mondo. Ristoranti costruiti in mezzo al ghiaccio, in cui è possibile gustare la propria cena a temperature che vanno sotto lo zero, o costruiti a 5 metri sotto il livello del mare.

Ma ancor più originale è stata l’idea di due curiosi gestori di un bar.

Scopriamo insieme di cosa si tratta.

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Il ristorante dove si mangia con i piedi immersi tra i pesci

# A pranzo con i piedi nell’acqua

credits: @amazing_yummy
IG

Se pensiamo a enormi quantità di pesci che nuotano in mezzo all’acqua, pensiamo certamente al mare o a immensi acquari pronti a ospitarli. Non è così nella realtà, dal momento che in Vietnam, appunto, esiste un bar i cui ospiti possono gustare le proprie pietanze con i piedi immersi in acqua, lasciandosi sfiorare da innumerevoli quantità di pesci che nuotano sul pavimento.

# L’ostacolo più grande

credits: @lubasha_live IG

Si tratta di “Amix Coffee“, un’area costruita su due piani allagati. I pesci nuotano su uno strato d’acqua di circa 25 centimetri e per evitare il più possibile i danni provocati dall’acqua, le gambe dei mobili sono ricoperte in cotone. Per poter accedere ai locali, gli ospiti devono togliersi le scarpe e lavare i piedi.

Non è certamente facile creare e gestire un simile progetto. Le accortezze, infatti, soprattutto in termini di pulizia, hanno rappresentato l’ostacolo più grande in fase di realizzazione del locale, nonostante si sia trovata una valida soluzione.

# Non tutti sono d’accordo

credits: @lubasha_live
IG

Il bar utilizza un triplo sistema di filtrazione per mantenere l’acqua sempre cristallina e delle pompe che effettuano un ricambio dell’acqua per mantenere le condizioni ottimali per i pesci. Non sono mancate le proteste degli animalisti che hanno rintracciato in questa idea un modo poco edificante di stressare inutilmente i poveri pesciolini.

# Si potrebbe pensare a un’idea simile a Milano?

credits: @polezn_znat IG

Naturalmente in città esistono già dei locali, i cui ospiti possono godersi dei momenti di svago in compagnia dei propri fedeli compagni. Ma creare una location in cui sarebbero gli uomini a essere ospiti degli animali? Magari in mezzo a un parco, immersi nel verde o in qualche cascina, e a Milano ce ne sono diverse anche solo andando poco fuori città, in cui potersi godere una giornata “alternativa”, lontani da grattacieli, rumori e folla.

E voi che ne pensate?

Continua a leggere con: il Disco Restaurant di Milano

FABIANA CRIVELLO

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I fantasmi di Arcore

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E’ diventata celebre nel mondo come la villa del “Bunga Bunga”. Il suo nome è Villa San Martino e si trova ad Arcore. E’ diventata il regno di Silvio Berlusconi. Pochi sanno che la villa è collegata a una delle storie più tragiche e scioccanti delle cronache italiane. 

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I fantasmi di Arcore

E pensare che in origine era un monastero benedettino, poi riconvertito finchè divenne proprietà dalla famiglia dei marchesi Casati Stampa nel XVIII secolo. Dopo diversi passaggi generazionali la villa finì nel patrimonio di Camillo II Casati Stampa di Soncino. L’uomo entrato nella storia per il delitto Casati Stampa.

Il delitto Casati Stampa

Camillo Casati non era solo ricco e discendente di una delle più nobili famiglie milanesi. Era un gran sporcaccione. Fin dal viaggio di nozze Camillo Casati aveva svelato i suoi gusti sessuali: spingere la moglie a intrattenere rapporti sessuali sotto il suo sguardo con giovani di bell’aspetto da lui stesso scelti e pagati.

Questo affollato menage andò avanti per oltre un decennio finché nel 1970 la moglie iniziò ad affezionarsi un po’ troppo a uno di quei giovanotti pagati dal marito, Massimo Minorenti, uno studente fuori corso di scienze politiche con fama di picchiatore missino.  «…è la prima volta che mia moglie mi tradisce con il cuore», rivelò Casati ai suoi amici.

Questa cosa fece andare via di testa definitivamente Camillo Casati che, a fine agosto 1970 durante una battuta di caccia in Veneto nella tenuta dei conti Marzotto, chiamò la moglie a Roma e si sentì rispondere dal Minorenti.  Casati che già schiumava per la gelosia si precipitò a Roma nella sua casa di via Puccini al numero 9.

I due amanti erano nel salotto. Casati sparò tre colpi alla moglie e due all’amante, che aveva afferrato un tavolino per proteggersi. L’ultimo colpo lo usò contro se stesso. 

lui, lei, l'altro: i tre protagonisti del delitto casati stampa
lui, lei, l’altro: i tre protagonisti del delitto casati stampa

Lo zampino di Previti

Alla sua morte le sue proprietà, tra cui la villa di Arcore, passarono alla figlia Anna Maria, avuta dalla prima moglie. Ma nel suo testamento aveva disposto di lasciare tutti i suoi possedimenti alla moglie Anna Fallarino. Pertanto, la successione universale di quest’ultima fu contestata dalla famiglia Fallarino, che si affidò all’avvocato Cesare Previti. Tra l’altro, l’erede universale era ancora minorenne e anche per sottrarsi al polverone del tragico delitto si trasferì in Sudamerica. Un casino.

Dal 1974 la villa di Arcore divenne la residenza di Silvio Berlusconi, tra i sospetti che la vicinanza con Previti gli abbia consentito di aggiudicarsela a condizioni di favore, 500 milioni di lire, oggi sarebbero circa 250mila euro, senza però considerare l’inflazione.

L’esorcismo di Padre Amorth

Nel corso degli anni la villa è emersa spesso in cronache dai contorni fumosi, dalla presenza come stalliere del mafioso Vittorio Mangano alle “serate eleganti” del Bunga Bunga. 

Ma soprattutto si è alimentata negli anni la leggenda della presenza in villa del fantasma di Anna Casati Stampa, tanto che padre Amorth eseguì un esorcismo per scacciare dalla villa presenze diaboliche.

Non si sa se l’esorcismo abbia avuto effetto. Quello che si dice è che dei vecchi proprietari rimane un quadro impressionante della Casati Stampa in una stanza secondaria. Dove l’unico a riuscire a dormire pare fosse lo scomparso Niccolò Ghedini.

Continua la lettura con: Berlusconi e Milano: una grande storia d’amore

MILANO CITTA’ STATO

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Cosa serve per migliorare Milano? Le 5 priorità dei milanesi

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Frida Isola - ph. @milanographies IG
Frida Isola - ph. @milanographies IG

Milano è una delle città più apprezzate d’Italia, ma, come ogni città, ha anche dei difetti. Abbiamo chiesto ai cittadini cosa servirebbe per migliorare la città, ecco le 5 risposte più frequenti. Foto cover: Frida Isola – ph. @milanographies IG

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Cosa serve per migliorare Milano? Le 5 priorità dei milanesi

# 1 Il tema più sentito: «Assolutamente più sicurezza»

Il Sole 24 ore – Classifica città per reati denunciati

Il tema su cui i milanesi insistono più di tutto è la sicurezza: sicurezza che, infatti, è spesso al centro del dibattito cittadino. Recentemente Milano è stata incoronata Capitale del Crimine dal report sulla sicurezza de Il Sole 24 Ore. Milano è al primo posto in Italia per numero di reati, con una media di quasi 7.000 denunce ogni 100.000 abitanti.

I cittadini chiedono una maggiore presenza delle forze dell’ordine, soprattutto nelle zone periferiche, ma anche negli snodi principali (come le stazioni Centrale e Garibaldi), in particolar modo per quanto riguarda le ore notturne. Maggiori telecamere di sorveglianza potrebbero essere una buona soluzione, ma c’è da domandarsi sull’efficacia del solo utilizzo della tecnologia senza un parallelo investimento nelle risorse umane.

Per il benessere di un cittadino, quindi per migliorare la città, oltre che l’effettivo tasso di crimini, bisogna considerare anche la sicurezza percepita. Spesso, la paura è maggiore alla possibilità effettiva di essere vittima di un crimine e questo, chiaramente, ha un impatto significativo sulla qualità della vita. Investire in progetti di riqualificazione urbana, in maggiore illuminazione e in iniziative comunitarie per la sicurezza potrebbe aiutare a creare ambienti più sicuri e a ridurre il senso di insicurezza diffuso tra i cittadini.

Continua la lettura con: Milano capitale del crimine

#2 La manutenzione delle strade: le buche sono un problema

Basta buche a Milano FB

Il secondo tema più sollevato dai milanesi, rispetto a come si potrebbe migliorare la città, sono la qualità e lo stato del manto stradale. Le molte buche nelle strade di Milano e, in generale, la pessima condizione del manto stradale di diversi tratti della rete rappresentano un problema serio che ha effetti sia sulla sicurezza che sulla mobilità.

Oltre a creare disagi quotidiani agli automobilisti e ai motociclisti, le strade dissestate possono provocare danni ai veicoli e aumentare il rischio di incidenti. Il problema, chiaramente, si intensifica durante i periodi di pioggia, quando le buche si riempiono d’acqua e diventano difficili da individuare, peggiorando la situazione.

Secondo i dati più recenti, l’amministrazione comunale ha triplicato gli interventi di manutenzione nel 2024, ma molti cittadini lamentano che queste soluzioni siano temporanee e poco efficaci. In effetti, l’asfalto di Milano, sottoposto a costante traffico pesante e condizioni atmosferiche mutevoli, tende a deteriorarsi velocemente.

Legato allo stato della strada, i milanesi pongono anche la questione del mal coordinamento dei lavori stradali. Infatti, spesso le riparazioni vengono eseguite in maniera frammentaria, causando ulteriori disagi ai cittadini e prolungando i tempi di risoluzione.

Continua la lettura con: Una PIOGGIA di BUCHE a Milano

#3 Maggiore cura per l’arredo urbano e il verde pubblico

Parco Citylife

Un altro dei punti cardine per migliorare la qualità della vita a Milano, secondo i cittadini, è la maggiore attenzione all’arredo urbano e agli spazi verdi. Sebbene Milano abbia alcune aree verdi simboliche, come il Parco Sempione e i Giardini Pubblici Indro Montanelli, la richiesta da parte della popolazione è quella di incrementare la presenza di verde in città, specialmente nelle aree periferiche o densamente abitate.

I cittadini lamentano la mancanza di spazi pubblici ben curati, piazze pedonali accoglienti e una maggiore diffusione di piante e alberi che potrebbero non solo abbellire la città ma anche contribuire al miglioramento della qualità dell’aria. Progetti iconici come il “Bosco Verticale” e la “Biblioteca degli Alberi” hanno dimostrato come natura e architettura possano integrarsi con successo, ma per molti queste iniziative sono ancora piuttosto isolate.

Il verde non è solo una questione estetica: piante e alberi svolgono un ruolo cruciale nel contrastare l’inquinamento atmosferico, abbassare le temperature estive e creare spazi in cui i cittadini possano socializzare e rilassarsi. Più aree verdi, come parchi e giardini urbani, contribuirebbero a migliorare l’ambiente cittadino e a offrire spazi di fuga dal ritmo frenetico della vita milanese.

Continua la lettura con: Il «modello CityLife» da estendere a Milano: persone nel verde, traffico sotto terra

#4 Il costo della vita: il prezzo della casa pesa su Milano

Credits gev_milano IG – Protesta contro caro affitti

Altro tema fondamentale che per i milanesi incide negativamente sulla percezione della città è il costo della vita, in particolare il problema degli affitti, che a Milano ha raggiunto livelli insostenibili per molti residenti. Milano, cuore pulsante dell’economia italiana, attira ogni anno migliaia di lavoratori, studenti e giovani professionisti. Questo afflusso costante ha portato a un aumento vertiginoso dei prezzi degli affitti, rendendo la ricerca di una casa a prezzi accessibili una sfida quasi impossibile.

Una regolamentazione degli affitti brevi, come quelli offerti tramite piattaforme tipo Airbnb, potrebbe incrementare l’offerta abitativa a lungo termine. Spesso, infatti, molti appartamenti destinati al mercato turistico sottraggono spazi ai residenti, aumentando ulteriormente la pressione sul mercato immobiliare.

Continua la lettura con: Affitti, Sala: «Piano da 10.000 case», ma il Comune rifiuta i soldi del Governo

#5 Il mare: un sogno impossibile, ma profondo

Credits: @gitefuoriportainliguria
Scalinata Monesteroli

Ultimo ma non ultimo, dato che è nominato spesso dai milanesi, il desiderio più improbabile, ma simbolicamente potente: l’idea del mare.

Sebbene Milano sia a un passo dalle spiagge della Liguria (come Sestri Levante e Santa Margherita Ligure) e, generalmente, ben collegata con le maggiori località balneari del Paese, molti sognano un vero e proprio angolo di mare all’interno della città. Per quanto irrealizzabile, è fuor di dubbio che il mare migliorerebbe, e non di poco, la bellezza di Milano.

Per altro, la frequenza di questo sogno irrealizzabile dal punto di vista geografico potrebbe sollevare un aspetto più profondo: la mancanza di luoghi di svago e relax facilmente accessibili all’interno della città. La riqualificazione delle “darsene” e dei navigli potrebbe rappresentare una soluzione interessante per ricreare un’atmosfera che richiami l’ambiente marittimo.

In più, progetti innovativi come le spiagge artificiali o la creazione di zone balneabili potrebbero essere presi in considerazione per soddisfare, almeno in parte, questo desiderio e aumentare il fascino di Milano. L’idea del mare è più che un semplice capriccio.

Continua la lettura con: La «rivoluzione sotterranea»: come rendere bella la metro di Milano

MATTEO RESPINTI

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Questi sono i 10 parchi «più popolari d’Europa»: sì, c’è anche Milano!

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selenee51 -pixabay - Jardin des tuileries

Viviendumonde premia anche Milano. La classifica è stata realizzata computando le valutazioni e le recensioni degli utenti su Google. Questi sono i 10 parchi più popolari d’Europa. E Milano ne esce alla grande: chi ha detto che è una città grigia?

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Questi sono i 10 parchi «più popolari d’Europa»: sì, c’è anche Milano!

#10 Varosliget Park (Budapest)

davidcolizzi IG – Varosliget Park

Non sorprende il decimo posto del Varosliget Park di Budapest. Punto di riferimento per il tempo libero e la cultura nel cuore della capitale magiara, è uno dei parchi più grandi della città con i suoi 100 ettari di estensione. Oltre a spazi verdi per il relax ospita al suo interno alcune attrazioni come il Castello Vajdahunyad e le Terme Széchenyi.

#9 Parco Sempione (Milano)

Ph. dimitrisvetsikas1969

Ecco qua il nostro Central Park! Forse più apprezzato dall’estero che dai turisti di casa nostra. In una Europa ricca di città che si fanno belle per quanto sono verdi, infila la zampata anche Milano con il Parco Sempione. Il più grande nel centro di Milano con circa 39 ettari di superficie, premiato per essere uno straordinario trait d’union tra il Castello Sforzesco e l’Arco della Pace, due attrazioni che tutto il mondo ci invidia. Ma ci sono anche prati curati, un laghetto con il Ponte delle Sirene e percorsi per l’attività all’area aperta. Al suo interno anche tre ristoranti, la Torre Branca, l’Acquario Civico e l’Arena.

Leggi anche: Curiosità e leggende del Parco Sempione, il Central Park di Milano

#8 Villa Borghese (Roma)

Credits xlizziexx-pixabay – Villa Borghese

La Capitale si vanta dei suoi magnifici parchi. Bisogna riconoscere che in questo è favolosa. Il più amato, e forse più celebre, è Villa Borghese. Esteso il doppio del Parco Sempione, è famoso per la Galleria Borghese e i suoi giardini. Offre un mix di arte, storia e natura, con fontane, statue e laghi, suggestivo quello con al centro il Tempio di Asclepio, da godere romanticamente mentre ci si muove sull’acqua seduti in piccole imbarcazioni a remi.

#7 Lazienki Park (Varsavia)

margo_mkw IG – Lazienki Park

Si torna a Est con il Lazienki Park di Varsavia, in Polonia, il più grande della città. Al suo interno c’è il giardino botanico, un teatro, alcuni palazzi tra cui la maestosa residenza reale di stile neoclassico del Palazzo Lazienki, costruito su un’isola artificiale nel lago. Camminando tra i suoi viali si può vedere anche la celebre statua di Fryderyk Chopin.

#6 Prater (Vienna)

sjuzi_sue – pixabay – Prater Vienna

Qui si entra nel mito. Vienna è Sacher e Prater. Prima riserva di caccia imperiale, è stato inaugurato come parco pubblico nel 1766, mentre è del 1897 la ruota panoramica gigante diventata uno dei simboli della città. Agli spazi verdi per attività all’aperto come jogging, ciclismo e picnic, si alternano 250 attrazioni diverse su una superficie di 600 ettari.

#5 Jardin des Tuileries (Parigi)

selenee51 -pixabay – Jardin des tuileries

Si prosegue tra le meraviglie verdi d’Europa, con il primo dei due parchi parigini in classifica: il Jardin des Tuileries. Il raffinato giardino nel cuore di Parigi, tra il Louvre e Place de la Concorde, il più antico giardino in stile francese presente in città e fatto costruire da Caterina de’ Medici. Nei 25 ettari di estensione si snodano ampi viali e si possono ammirare statue, come la copia del “Mercurio a cavallo di Pegaso”, il cui originale è stato spostato al Louvre, e fontane. Un luogo celebrato dai parigini per il passeggio ed il relax nel XIX e nel XX secolo.

#4 Jardin du Luxembourg (Parigi)

pixabay – Jardin du Luxembourg

Si accomoda a un soffio dal podio l’altra meraviglia all’aperto di Parigi: Jardin du Luxembourg. Noto per i suoi viali alberati e il Palazzo del Lussemburgo, il parco del Quartiere Latino è un luogo tranquillo per rilassarsi tra le aiuole fiorite e le statue. Un’oasi verde nel centro città che offre anche spazi per bambini e spettacoli di marionette. 

#3 Hyde Park (Londra)

alaf_g IG – Hyde Park

Si passa la Manica con Hyde Park a Londra, tra i più grandi della capitale inglese con i suoi 142 ettari e un’area che racchiude oltre 4mila alberi, il grande lago Serpentine, un prato e giardini di fiori ornamentali. Conosciuto anche per gli Speaker’s Corner, dove si tengono dibattiti pubblici, offre spazi per passeggiate, pic-nic, sport e concerti all’aperto. 

#2 Parc Güell (Barcellona)

nikolaus_bader-pixabay – Barcellona, Guadì

A un passo dalla vittoria c’è il Parc Güell di Barcellona, il parco surreale di circa 18 ettari progettato da Antoni Gaudí, con strutture fantasiose, forme ondulate e magmatiche, mosaici colorati. Tra le opere il mosaico della famosa salamandra “El Drac” e il portico della Lavanderia, le cui colonne inclinate evocano alberi. Uno dei simboli più distintivi della città catalana, una combinazione perfetta di architettura e natura, con viste panoramiche sui tetti di Barcellona e un design unico.

#1 Parque del Retiro (Madrid)

matteocardinali95 IG – Parque del Retiro

Madrid supera Barcellona anche nei parchi. Il più popolare in Europa in base alle valutazioni e alle recensioni di Google si trova nella capitale. Parque del Retiro è il parco cittadino più importante, ricco di fontane, piazze, spettacoli di marionette, indovini. Celebre per il Palazzo di Cristallo e giardini lussureggianti con oltre 15.000 alberi, nei suoi 125 ettari ospita anche un lago artificiale per il canottaggio oltre a eventi culturali e mostre.

Spunto: viviendumonde IG

Continua la lettura con: In costruzione il parco urbano più grande del mondo

FABIO MARCOMIN

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La Lombardia è la regina d’Italia dei caffè: questi sono i 3 bar migliori di Milano (secondo il Gambero Rosso)

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Pavè

La Lombardia è sempre al primo posto per numero di bar premiati dalla storica guida culinaria. A Milano ben cinque new entry che incalzano i tre locali migliori della città e le altre eccellenze. Ecco dove si beve il caffè più buono e dove la proposta gastronomica e il servizio sono al top.

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La Lombardia è regina dei caffè in Italia: questi sono i 3 bar migliori di Milano (secondo il Gambero Rosso)

# Lombardia regina anche dell’edizione 2025 del Gambero Rosso con 158 insegne

Premiazione Bar d’Italia 2025 Illy © Francesco Vignali Photography

La nuova Guida del Gambero Rosso “Bar d’Italia 2025”, realizzata insieme a illycaffè, conta oltre 1.100 insegne, in aumento rispetto alle 1.091 dell’anno precedente: la Lombardia è la regina d’Italia con 158 insegne totali. Di queste 12 eccellenze ottengono il punteggio massimo, affiancate da altre 146 insegne distribuite sul territorio, con 15 nuovi ingressi quest’anno, cinque solo a Milano. A seguire troviamo il Veneto con 113 ed Emilia-Romagna (89), al Sud spiccano Sicilia (83) e Puglia (82). Ma quali sono i bar migliori di Milano? 

# L’Ile Douce, una proposta raffinata che mixa influenze francesi e italiane

Credits: @piccolau
L’Ile Douce Milano

Partiamo dall‘Ile Douce, il locale di Angela e Fabrizio Barbato in zona Isola, piccolo ma di grande qualità. Con un’attenzione meticolosa ai dettagli, dagli arredi al servizio, offre una proposta raffinata che unisce influenze francesi e italiane. La colazione è un momento imperdibile, con una vasta scelta di prelibatezze come pane, viennoiserie, torte, cookies, focacce e pizze, oltre a piatti à la carte come porridge e croque madame. La caffetteria è eccellente, con caffè specialty e tè pregiati. Anche il pranzo è di alta qualità, con pasta fresca, vellutate e piatti di carne. Molto apprezzati i corsi di pasticceria e le cene francesi.

Indirizzo: Via Luigi Porro Lambertenghi, 15

# Loste cafè, design essenziale e cosmopolita e caffè da torrefazioni di nicchia

Credits lostecafemilano IG – Loste Cafè

Si conferma anche Loste cafè, che nel frattempo ha raddoppiato le sedi con un nuovo locale nel Certosa District. Si distingue per il design essenziale e cosmopolita, puntando su eccellenza nei prodotti e lavorazioni. L’esperienza dei titolari Lorenzo Cioli e Stefano Ferraro, maturata al Noma, è evidente sia nei caffè specialty, scelti con cura da torrefazioni di nicchia, sia nei dolci firmati da Ferraro, originali e raffinati. Tra le creazioni più apprezzate spiccano il biscotto Kev e il bun al cardamomo. Il croissant “Cotto e ricotto”, cotto due volte con ripieno di crema di mandorle, è un vero colpo di fulmine. Anche le proposte salate e vegetariane a pranzo sono di grande qualità.

Indirizzi: via Francesco Gucciardini 3, via Varesina 204

# Pavé premiato anche con una stella per aver conseguito l’eccellenza per il 10° anno consecutivo

Pavè

Veniamo a Pavé, con quattro sedi a Milano, e che alle tre tazzine e tre chicche si aggiudica una stella per aver conseguito l’eccellenza per il 10° anno consecutivo. L’insegna ha rinnovato il concetto di bar, offrendo un servizio più rilassato e attento alla qualità. In via Casati, i lievitati e le sfoglie per la colazione, preparati con lievito madre e burro di Normandia, come il pain au chocolat e la brioche lime e caramello, sono tra i più venduti. Il panettone, disponibile tutto l’anno, e altri classici della tradizione come le frittelle di Carnevale sono eccellenti. Per chi preferisce il salato, spicca il bombolone con burrata e culaccia. La caffetteria è ottima, con bevande speciali come il delizioso Chai latte. Anche l’offerta del pranzo, con insalate, sandwich pastrami, focacce e zuppe, è di grande qualità e soddisfazione.

Indirizzi: Via Felice Casati 27, Via della Commenda 25, Via Cesare Battisti 21 e Via Cadore 30

# Cinque new entry a Milano sul totale dei 61 locali presenti

lp_imageandfashion IG – Faak

Dietro alle tre superstar di Milano, e agli altri 53 locali presenti nella guida con almeno una tazzina e un chicco, per l’edizione 2025 ci sono bene cinque new entry in città:

  • Ai Chiostri
  • Faak
  • Nudo – Artisan Coffee
  • Risplendente
  • Sisu.

Continua la lettura con: Questo è il «bar più bello del mondo»

FABIO MARCOMIN

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A Milano la pizza più costosa del mondo?

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pizza Plein - newsdalmondo IG

Milano ha accolto un nuovo luxury hotel dove si può mangiare una pizza dal costo record. Scopriamo come è fatta e perchè costa così tanto.

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A Milano la pizza più costosa del mondo?

# Il turismo del lusso

Credits Andrea Cherchi – Via Montenapoleone
È ormai da tempo che Milano non è più la metropoli del turismo mordi e fuggi, della città in cui di passa ma non si resta. Oggi è un polo attrattivo per turisti da tutto il mondo, il trend è in continua crescita come in crescita costante è stato ed è tuttora il turismo di lusso. Investitori stranieri che arrivano in città disposti a spendere cifre da capogiro e non solo per poche notti.

# Il nuovo luxury hotel a marchio Philip Plein

The Plein hotel, Milano

Forse è anche sulla scorta di cotanti precedenti che il settore della ospitalità di altissimo livello ha accolto un nuovo luxury hotel, chiamato The Plein hotel a marchio Philip Plein stilista già noto per il marchio che porta il suo nome. Aprirà in in via Manin all’interno di Palazzo Melzi, storica struttura già appartenuta alla stilista Krizia, in una zona che è ricca di strutture di lusso come casa Cipriani. Non si sa però ancora con certezza la data di apertura, al momento è stato inaugurato solamente il club durante e il ristorante italiano la fashion week.

# Un vero e proprio polo gastronomico con la pizza record da 1.500 euro

philippplein IG

Non si tratta però solo di un hotel 5 stelle lusso, ma di un vero e proprio polo gastronomico, con tanto di ristorante vegano, di cucina giapponese, italiano e, addirittura, una pizza al Dom Perignon Vintage 2013 alla modica cifra di 1500 euro.

pizza servita all’inaugurazione – newsdalmondo IG

Non proprio per tutti i portafogli insomma! E poi il Crystal beach, il beach club Sul Rooftop dell’hotel dove divertirsi dopo cena con cocktails per poi soggiornare nelle suites di super lusso, tutte con sauna privata e angolo gym, dove sentirsi coccolati dall’alba a notte fonda. Staremo a vedere…

Continua la lettura con: La pizza più buona d’Italia? Si mangia a Milano!

ALESSANDRA GURRIERI

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Nel lusso, piccolo è bello: i due paesi italiani che superano Milano nel mercato delle case di pregio

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Ph. GregoryButler

Tra le città Milano è la principale città italiana per il mercato degli immobili di lusso. Questo ormai lo sanno anche i sassi. Eppure le cose cambiano se si guarda più in piccolo. Considerando anche i paesi più piccoli, la città della Madonnina si classifica solo al terzo posto. Lo dice lo studio condotto da LuxuryEstate.com che ha misurato la qualità del mercato di abitazioni di lusso nella velocità media delle compravendite. 

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Nel lusso, piccolo è bello: i due paesi italiani che superano Milano nel mercato delle case di pregio

# Milano e le altre città, la classifica dei comuni

Ph. @milanographies IG

Il mercato immobiliare di Milano nella top gamma è il numero uno tra le città italiane. Ma non lo è se si considerano anche paesi più piccoli. L’indice di qualità principe è infatti la velocità nella compravendita di case di lusso. Courmayeur, meta turistica della Valle d’Aosta, detiene il primato con un tempo medio di 1,8 mesi. Segue Cernobbio, perla sul Lago di Como, dove le case di pregio vengono vendute in appena 1,9 mesi.

Milano si posiziona terza, seguita da Como, Roma, Bologna e Torino. A chiudere la top 10 si trovano Pietrasanta e Camaiore in Versilia e Arzachena in Sardegna, tutte con tempi di vendita che variano dai 3,9 ai 4,6 mesi.

Continua la lettura con: Le case fantasy della “strada installazione” di Milano: un’atmosfera da New Orleans nei giorni di festa (Fotogallery)

# Le due facce di Milano: gli immobili di pregio e il caro-affitto

Credits gev_milano IG – Protesta contro caro affitti

Se da un lato Milano si conferma come centro nevralgico del mercato del lusso, dall’altro il fenomeno del caro-affitto si fa sempre più forte. La crescita del mercato immobiliare di fascia alta contribuisce, in parte, a una polarizzazione del settore immobiliare, dove chi cerca soluzioni abitative a prezzi accessibili fatica a trovare un alloggio.

Il mercato del lusso prospera, mente i residenti con redditi medi e bassi, inclusi studenti e lavoratori, si trovano ad affrontare affitti insostenibili.

Il capoluogo lombardo guida le grandi città italiane, consolidando la sua posizione come motore economico della Lombardia, che a sua volta è al primo posto tra le regioni italiane per rapidità di vendita delle case di lusso.

Continua la lettura con: Affitti, Sala: «Piano da 10.000 case», ma il Comune rifiuta i soldi del Governo

# La Lombardia è la regina delle vendite di lusso

Credits: ansa

La Lombardia detiene il primato assoluto nel mercato degli immobili di lusso, con un tempo medio di vendita di 3,3 mesi, ben al di sotto della media nazionale. Questo risultato eccezionale è dovuto principalmente alla forza trainante di Milano e del lago di Como. Nel capoluogo meneghino, le case di lusso escono dal mercato in soli 2,5 mesi, mentre a Como il tempo medio di vendita si attesta sui 2,7 mesi.

Questi dati, dimostrano come Milano e Como stiano attirando l’interesse non solo di acquirenti nazionali, ma anche internazionali. La presenza di contesti storici e naturalistici di grande pregio, unita all’elevato standard di vita, rende queste città mete ambite per investimenti di fascia alta.

Continua la lettura con: I 7 luoghi in Lombardia dove si trasferirebbero i milanesi

# Le altre 2 regioni sul podio: Lazio e Friuli Venezia Giulia

Credits: finedininglovers.it

Dietro la Lombardia si posiziona il Lazio, con una media di 3,8 mesi per la vendita di una casa di lusso. Anche qui, la forza del capoluogo, Roma, contribuisce notevolmente, con un tempo medio di vendita di 3,6 mesi. Al terzo posto si colloca il Friuli Venezia Giulia, dove la vendita di immobili di pregio richiede mediamente 4,2 mesi.

Altre regioni come Piemonte e Toscana seguono con 4,9 mesi medi ciascuna. Tuttavia, ci sono delle differenze significative all’interno delle singole città. Torino, ad esempio, riduce notevolmente la media piemontese con i suoi 3,8 mesi, mentre Firenze presenta un tempo di vendita più lungo, pari a 5 mesi.

# Un mercato in salute?

Credits: finedininglovers.it

Lo studio di LuxuryEstate.com evidenzia come il mercato immobiliare di lusso in Italia stia vivendo un momento di grande vivacità. In particolare, la pandemia ha portato a una riduzione significativa dei tempi di vendita in quasi tutte le regioni.

In Sardegna, ad esempio, si è passati da 13,3 mesi medi nel 2019 a 5,5 mesi oggi, con una riduzione del 59%. Anche la Toscana ha visto un calo simile, passando da quasi 12 mesi medi a 5 mesi. Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Piemonte e Liguria hanno registrato riduzioni superiori al 40%.

Nel contesto delle grandi città, Milano ha visto una riduzione del tempo di vendita del 29%, rispetto al periodo pre-pandemia, attestandosi come un mercato dinamico e di riferimento per gli investitori di lusso.

Milano si conferma la prima metropoli del lusso in Italia, capace di attrarre acquirenti e investitori grazie alla sua capacità di coniugare una forte economia con un’offerta immobiliare di alto livello. Sebbene Courmayeur e Cernobbio detengano il primato nazionale per velocità di vendita, Milano si distingue come la città dove il mercato immobiliare di lusso è più attivo e dinamico, segnando il futuro del settore in Italia.

Continua la lettura con:Questi sono i sette quartieri migliori dove cercare casa a Milano (secondo Esquire)

MATTEO RESPINTI

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La Pausini canta «sul pullman di Milano»: quale sarà la musica nella città del futuro?

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Credits: ideogram.ai
Milano ha da sempre un rapporto speciale con la musica. L’ultima a dimostrarlo è Laura Pausini che ha presentato il suo nuovo singolo, Ciao, per le strade della città, a bordo di un pullman a due piani. Questo evento ci ha portato a riflettere su una domanda intrigante: che ruolo potrebbe avere la musica nella Milano del futuro?
 
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La Pausini canta «sul pullman di Milano»: quale sarà la musica nella città del futuro?

# Laura Pausini presenta “Ciao” su un pullman, in giro per Milano

Laura Pausini ha presentato il suo nuovo singolo, Ciao, a bordo di un iconico pullman a due piani, che ha attraversato le vie di Milano, permettendo ai fan e alla stampa di ascoltare in anteprima il suo ultimo brano. Questo evento, unico nel suo genere, ha reso Milano la cornice perfetta per un momento di connessione tra musica, tecnologia e città.

Questo ci porta a chiederci: quale potrebbe essere il futuro della musica a Milano? E quali idee innovative potrebbero rendere la musica una parte centrale della vita urbana?

#1 Spazi musicali immersivi e interattivi nelle stazioni della metro

Credits: ideogram.ai

Immagina di scendere nella metro di Milano e di ritrovarti immerso in un’esperienza sonora unica, diversa in ogni stazione. Ciascuna fermata potrebbe essere dedicata a un genere musicale o a un artista iconico: ad esempio, la fermata Wagner potrebbe omaggiare la musica classica, con opere del celebre compositore tedesco, mentre la stazione di Centrale potrebbe celebrare la musica elettronica, diffondendo i lavori di DJ internazionali. Queste stazioni non sarebbero più semplici luoghi di transito, ma veri e propri templi musicali.

Grazie alla realtà aumentata, i pendolari potrebbero vivere esperienze sensoriali complete. Utilizzando dispositivi mobili o occhiali AR, potrebbero interagire con contenuti virtuali, visualizzare concerti dal vivo o persino partecipare a mini lezioni di musica attraverso tutorial interattivi, se il tempo di attesa lo permette. Questo approccio arricchirebbe non solo il tempo di percorrenza, ma creerebbe una connessione più profonda con la cultura musicale milanese.

Inoltre, queste esperienze potrebbero diventare più interattive, ad esempio con la possibilità di creare playlist collaborative che risuonano nelle stazioni, oppure lasciare tracce audio personalizzate ascoltabili da altri viaggiatori. Milano potrebbe trasformare l’attesa della metro in un momento di scoperta musicale quotidiana.

Continua la lettura con: La «rivoluzione sotterranea»: come rendere bella la metro di Milano

#2 I quartieri sonori, «l’architettura che suona»

Credits: Ideogram.ai

Il concetto di quartieri sonori è una delle idee più audaci per il futuro della città. Qui, l’architettura e la musica si fonderebbero in un dialogo costante, grazie all’uso di tecnologie avanzate come sensori e intelligenza artificiale. In determinate zone, ogni spazio potrebbe emettere suoni in risposta ai movimenti delle persone o alle variazioni atmosferiche, creando una sinfonia urbana in continua evoluzione.

Per esempio, i sensori installati in un parco potrebbero catturare i movimenti dei visitatori, generando suoni che variano in base alla loro velocità e al numero di persone presenti. Anche i cambiamenti climatici o la direzione del vento potrebbero influenzare queste composizioni, rendendo ogni momento unico. Le facciate degli edifici potrebbero “suonare” in base alla luce del sole o alle vibrazioni prodotte dal traffico cittadino.

L’integrazione tra architettura, tecnologia e musica potrebbe creare una Milano dove ogni quartiere ha una sua colonna sonora, una città che diventa un gigantesco strumento musicale vivente. In questo modo, l’esperienza urbana verrebbe arricchita da una dimensione sonora e sensoriale completamente nuova.

#3 Trasporti pubblici «musicalmente assistiti»

Credits: Ideogram.AI

L’idea di Laura Pausini di usare un pullman per il lancio del suo singolo è già un esempio di come la musica possa integrarsi con i trasporti pubblici. Ma cosa succederebbe se estendessimo questo concetto a tutto il sistema di trasporto pubblico milanese?

Immagina autobus e tram che utilizzano algoritmi intelligenti per rilevare l’ambiente circostante e tradurlo in paesaggi sonori. Attraversando il centro storico, potresti ascoltare brani di musica classica o melodie ispirate alla tradizione milanese, mentre nelle aree più moderne e industriali la musica potrebbe diventare più elettronica o sperimentale. Ogni viaggio sarebbe accompagnato da una colonna sonora dinamica, che cambia in base all’ora del giorno, alla stagione o persino all’umore del viaggiatore.

Questo sistema di trasporto musicalmente assistito offrirebbe ai cittadini non solo un modo per spostarsi, ma anche un’esperienza culturale unica. I viaggi in tram o autobus non sarebbero più una semplice routine, ma diventerebbero un momento di esplorazione musicale, rendendo i trasporti pubblici un elemento centrale della vita culturale cittadina.

Continua la lettura con: Quando si pagava a bordo con le monetine: la storia dei biglietti del tram a Milano

#4 Il festival musicale permanente nella «Milano del metaverso»

Credits: Studio Previti

La tecnologia ha il potere di abbattere i confini fisici, e Milano potrebbe sfruttarla per diventare la prima città a ospitare un festival musicale permanente all’interno della realtà virtuale. Questo festival vivrebbe all’interno di un metaverso musicale, un mondo parallelo in cui gli utenti possono partecipare a concerti e performance senza doversi spostare fisicamente.

Le location più iconiche di Milano, come il Duomo o i Navigli, potrebbero trasformarsi in palcoscenici virtuali per artisti di fama internazionale. Il pubblico, proveniente da tutto il mondo, potrebbe assistere a questi concerti in tempo reale tramite visori VR o dispositivi mobili, vivendo un’esperienza immersiva senza precedenti.

Questo festival non si limiterebbe ai grandi nomi della musica, ma potrebbe offrire spazio anche ai talenti emergenti milanesi. La Milano virtuale diventerebbe una capitale globale della musica, capace di attrarre appassionati da ogni angolo del pianeta.

#5 La musica come «moneta», un sistema economico-culturale

Credits: blog.landr.com

In un futuro utopico, la musica potrebbe diventare una vera e propria valuta culturale. Milano potrebbe essere la prima città al mondo a sperimentare un sistema in cui i cittadini guadagnano crediti musicali partecipando a concerti, supportando artisti locali o semplicemente ascoltando brani prodotti in città.

Questi crediti potrebbero essere utilizzati per accedere a eventi esclusivi, ottenere sconti nei locali musicali o persino finanziare nuove opere d’arte. In questo modo, la musica diventerebbe parte integrante dell’economia cittadina, e la partecipazione attiva alla vita musicale verrebbe incentivata.

Le amministrazioni locali potrebbero promuovere questo sistema offrendo agevolazioni fiscali ai locali che accettano crediti musicali, creando così una economia circolare della cultura. La musica non sarebbe solo un bene di consumo, ma una risorsa preziosa capace di generare valore economico e sociale, rendendo Milano una città all’avanguardia anche nel settore culturale.

Laura Pausini ha dimostrato che l’innovazione musicale a Milano può partire anche da un semplice pullman, ma il potenziale della musica nella città del futuro va ben oltre. Queste cinque idee, seppur visionarie, offrono una prospettiva affascinante su come la musica potrebbe trasformarsi in un elemento centrale della vita urbana, rendendo Milano non solo capitale del design e della moda, ma anche della creatività musicale.

Continua la lettura con: Settevoci, il programma musicale realizzato a Milano padre di tutti i talent show

MATTEO RESPINTI

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5 locali dove bere una buona birra a Milano

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Ph. @birrificiolambrate IG

Milano ama le bionde. E le rosse. Milano ama la birra. Soprattutto qui. 

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5 locali dove bere una buona birra a Milano

#1 The Gallery bar. La galleria di birre ricercate

thegallerybarmilano IG

In via Sthendal un bar divenuto in poco tempo famoso per la grande varietà di birre: artigianali, provenienti da birrifici storici, italiane o internazionali con in più le birre in spillatrice, aromatiche o speziate, senza alcol o senza glutine, ce n’è davvero per tutti i gusti. Non mancano i piatti della cucina italiana e serate musicali. 

#2 Birrificio Lambrate. Il locale storico di Milano 

Ph. @birrificiolambrate IG

Due le sedi per questa storica birreria, in via Adelchi e in via Golgi. Vasta la proposta delle birre, molte con nomi di ispirazione meneghina come la Ghisa, la Domm o la Sant Ambroeus. Non mancano ricche proposte gastronomiche alcune proprio a base di birra. 

#3 La Ribalta. La birreria di quartiere 

birrificiolaribalta_ IG

Due le sedi in zona Bovisa e in zona Barona per questa birreria artigianale che abbraccia da tempo l’idea della birreria di quartiere dove possono andare tutti. Tanti gli eventi musicali e le iniziative culturali. Variegata la proposta di birre anche artigianali di produzione propria. 

#4 Piccolo birrificio Brioschi. Il pub di quartiere a sud di Milano 

piccolo.birrificio.brioschi IG

Un locale piccolo ma frequentato da anni dagli amanti della buona birra, che si spingono fin qui per le atmosfere semplici e veraci, informali e senza orpelli, buona birra alla spina o in bottiglia e una proposta culinaria semplice e genuina. Non manca buona musica in prevalenza anni ’90.

#5 Il Malto e l’uva. Il buon bere in zona Conciliazione

ilmaltoeluva_milano IG

Questo locale celebra il buon bere a 360 gradi. Vini, whisky, grappa, ma soprattutto birra che qui eccelle per le numerose etichette di birra artigianale anche internazionale

Ottima la, selezione gastronomica e numerosi gli eventi a tema. 

Continua la lettura con: I locali simbolo di Milano

ALESSANDRA GURRIERI

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