Un modo per incentivare la raccolta differenziata anche in Italia? Da molti anni esiste in Scandinavia un sistema di riciclaggio dei rifiuti che consente di fare la spesa utilizzando le bottiglie di plastica e lattine vuote. La stessa cosa accade in Germania anche per il vetro. Questo tipo di rifiuti può essere conferito nei contenitori di raccolta automatici presenti presso i supermercati, anche in punti di vendita diversi da dove è stata effettuata la spesa precedente. Per ogni oggetto inserito si ottiene del denaro oppure un compenso che il consumatore può utilizzare nel relativo supermercato.
Gli importi riconosciuti variano in base al tipo rifiuti riciclato. In Finlandia si ricevono 15 centesimi per un lattina, 20 centesimi per una bottiglia di plastica piccola e 40 per una grande. In Germania 8 centesimi di euro per le bottiglie di vetro, 15 centesimi per le bottiglie di plastica piccole e 25 centesimi per quelle grandi. Al termine della procedura viene erogato uno scontrino con la cifra totale recuperata e che si può presentare in cassa per utilizzarlo sotto forma di sconto.
# Iniziativa per ridurre la sporcizia e la povertà
In realtà non si tratta di un vero e proprio guadagno perché l’importo erogato è una sorta di “cauzione sul vuoto” addebitata al cliente al momento dell’acquisto di bottiglie e lattine e poi restituita nel caso di conferimento delle stesse bottiglie diventate rifiuti nei contenitori presso i supermercati. Non esiste un limite di inserimento e per questo il sistema svolge indirettamente due funzioni, accanto a quella principale di incentivare il riciclo. La prima è quella di consentire a chi vive in povertà di riuscire a mettere qualcosa sotto i denti grazie alle bottiglie recuperate per strada e agli importi accumulati e la seconda, conseguente alla prima, di contribuire a tenere pulite le città.
Milano se l’è vista davvero brutta. Verso il tramonto della Seconda Guerra Mondiale era stata infatti scelta come “città bersaglio” dagli alleati. La volevano radere al suolo, come hanno fatto con Dresda. Ma qualcosa, per loro, è andato storto. Per nostra fortuna.
Milano “città bersaglio”, da radere al suolo come DRESDA: che cosa l’ha salvata
# Fatta a cerchi concentrici, come un bersaglio dal cielo
Estate 1943. Milano subisce in pochi giorni sessanta attacchi aerei che provocano tra i 1.200 e i 2.000 morti. Un terzo delle costruzioni vengono distrutte o gravemente danneggiate. Tutto ebbe inizio nel 1940 quando gli inglesi considerarono Milano un obiettivo prioritario per le fabbriche, per lo snodo ferroviario e per le caratteristiche della città: il fatto di essere a cerchi concentrici la faceva assomigliare a un grande bersaglio, di cui il centro risultava particolarmente affollato e, per le strade strette, facilmente incendiabile.
# La difesa per i cittadini
Credits: archivio Publifoto intesa Sanpaolo
Per salvare le persone, una mezzora prima dell’attacco si levava una prima sirena, mentre una seconda segnalava il bombardamento imminente. In caso di attacco, i portinai avevano il dovere di aprire i portoni per aiutare i viandanti a trovare riparo negli androni.
Inizialmente gli attacchi avvennero di notte ma successivamente furono anche di giorno.
# Come Milano riuscì a evitare il destino di Dresda
Nelle ultime fasi della guerra gli strateghi angloamercani avevano studiato per Milano un trattamento simile a Dresda che andò interamente distrutta anche per il grande incendio che le bombe provocarono sui palazzi. Ma Milano riuscì a salvarsi soprattutto per le caratteristiche dei palazzi: in gran parte fatti di pietra e cemento e dunque non infiammabili come le case in legno tipiche della Germania.
Nella parte ovest del Parco di Trenno, lungo la via Cascina Bellaria, sorge il cimitero di guerra inglese, dove si trovano 417 lapidi di soldati caduti, in massima parte piloti abbattuti dalla contraerea.
Milano Città Stato è a favore di chi cerca di recuperare la storia e la bellezza che la città è in grado di offrire al mondo, perché promuovere la bellezza ha sempre generato effetti positivi.
Per questo non rimane indifferente alla sollecitazione e alla petizione rivolta al sindaco Sala dall’associazione Riaprire i Navigli, per la riconnessione della Conca di Viarenna alla Darsena. Foto Cover: @moniaunaguidapermilano IG
Riaprire la CONCA DI VIARENNA per riportare Milano alla sua MAGNIFICENZA
La conca di Viarenna è stata una conca di navigazione, ora inutilizzata, che permetteva di superare il dislivello di quasi due metri tra il Naviglio Grande e la Cerchia Interna di De Amicis. Fu studiata persino da Leonardo da Vinci per perfezionare la connessione del naviglio della Martesana, alla cerchia navigabile.
Oggi rimane soltanto una lunga vasca con un’edicola che riporta il decreto ducale che esenta dal pedaggio e dal dazio i barconi destinati al trasporto di materiale per la costruzione del Duomo con la formula “Ad Usum Fabricae”, da qui il modo convenzionale di definire “a ufo” per indicare chi non paga.
Con la copertura del Naviglio Vallone e della Cerchia interna negli anni Venti del Novecento si è interrotta la via d’acqua e la conca fu trasformata in semplice monumento, ormai priva di qualunque funzione. Monumento lasciato al degrado e all’incuria decennio dopo decennio.
Foto Credit: https://www.riaprireinavigli.it/
Rilanciamo la richiesta di Roberto Biscardini, Presidente dell’Associazione Riaprire i Navigli, che, insieme a Empio Malara ed ad altre associazioni promuovono ormai da anni una petizione rivolta al Sindaco, affinché il Comune di Milano dia corso alla riapertura della Conca di Viarenna.
# Riaprire la Conca per “restituire a Milano un pezzo importante della sua antica magnificenza distrutta e abbandonata”
Così Biscardini motiva la necessità di questa iniziativa: “La riapertura della Conca di Viarenna, già votata dal Consiglio comunale e inserita nel piano triennale delle opere pubbliche, può essere realizzata, come estensione della Darsena, indipendentemente dallo stato di avanzamento e dalle decisioni che verranno assunte per quanto riguarda il progetto di riapertura dei Navigli a Milano. Anzi, non possono essere utilizzate le incertezze che ancora incombono sul progetto per la riapertura dei Navigli per eludere un’opportunità che questa Giunta non deve lasciarsi scappare.
E’ una proposta chiara che consente al Comune di Milano di fare un passo avanti significativo e di fare subito ciò che si può fare, senza compromettere eventuali decisioni su tutto il resto.
Riconnettere la Conca alla Darsena è una straordinaria opera di riqualificazione urbana che qualificherebbe l’azione di questa Giunta, per restituire a Milano un pezzo importante della sua antica magnificenza distrutta e abbandonata. Così i milanesi faranno giustizia almeno in parte del disastro compiuto con la chiusura dei Navigli milanesi circa 100 anni fa.”.
# Un intervento di semplice ripristino
In Comune sembra tutto pronto ormai da anni: la riapertura è stata votata in Consiglio e inserita nel piano triennale delle opere pubbliche, eppure sembra essere a un punto morto. Un vero peccato per un intervento, dall’investimento modesto in proporzione al ritorno d’immagine, al decoro e alla valorizzazione in chiave turistica che sarebbe in grado di apportare a Milano. A maggior ragione per il fatto che si tratta di un ripristino di una situazione preesistente, quindi non di immaginare e progettare qualcosa di nuovo, ovvero la riconnessione idraulica e la riqualificazione della conca.
Dalle realizzazione di piccole cose si capisce quello che può essere una visione di più ampio respiro: la giunta saprà battere un colpo o rimarrà immobile, in barba alla visione che prevedeva la riapertura integrale dei navigli, ma che in realtà non riesce a ripristinare nemmeno una conca?
Hai qualche problema o qualche intervento per migliorare Milano da segnalare? Scrivici qui: info@milanocittastato.it
In base a un report della Clean Cities Campaign il nostro Paese detiene il record assoluto in Europa per città con zone a traffico limitato. L’inquinamento però non sembra risentirne.
ITALIA prima in Europa per ZTL: sono più della metà dell’intero continente
# Sono 172 su 320
Ztl
In base a un report della Clean Cities Campaign, coalizione europea di oltre 70 ONG, associazioni ambientaliste, movimenti di base e organizzazioni della società civile che ha come obiettivo una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030, in Italia c’è oltre il 50% delle cittàeuropee con una zona a traffico limitato: sono 172 sulle 320 attive nell’Unione Europea. Un primato che divide il giudizio tra chi desidera la guerra totale alle auto e chi invece rivendica più libertà di utilizzo del proprio veicolo. A prescindere dall’aspetto ideologico, l’unico dato certo è che non sembrano avere alcun impatto sul grande nemico: l’inquinamento. Dalla loro introduzione, infatti, non risultano effetti significativi sugli elementi inquinanti.
# A Milano la ZTL da record
Credits espansionetv – Area B e Area C
Milano prima con Ecopass, poi diventata Area C e Area B, ha la più grande ZTL d’Italia e tra le più grandi d’Europa: è una delle città che ha più investito nella creazione di aree ad accesso limitato. Se ne contano infatti altre più piccole con divieti diversi come quella in zona Garibaldi, Ticinese o Arco della Pace.
Per quanto riguarda Area C, che coincide con il territorio del Municipio 1, nell’arco di 10 anni dalla sua introduzione ha registrato una riduzione delle emissioni di PM10 allo scarico, da 1 tonnellata all’anno a 0,3, di PM10 totale da 4,5 tonnellate a 1,7 e degli ossidi di azoto da 64 tonnellate a 14. Anche se i critici sottolineano però che questa diminuzione sarebbe controbilanciato da un aumento di inquinanti nelle zone all’esterno. L’Area B, che invece copre quasi tutto il territorio comunale, è attiva da qualche anno ma solo da maggio 2022 sono in funzione tutte le 188 telecamere e dalla fine del 2022 le limitazioni più stringenti per l’accesso e la circolazione in città.
Nonostante tutto però Milano continua ad essere tra le città più inquinate del Paese, contendendosi il primato con Torino, con alcune rilevazioni che l’hanno portata ad essere in alcune giornate anche tra le più inquinate al mondo.
Un confronto con le grandi città e diverse tra le località più visitate del mondo: quello che emerge da alcuni report del settore immobiliare.
Con 1 MILIONE di euro quanti METRI QUADRI si COMPRANO a Milano
# Il rialzo dei prezzi delle case in linea con l’inflazione
Global Index Knight Frank
Nell’ultimo report Global House Price Index relativo al terzo trimestre del 2022, redatto dalla società inglese di consulenza nel settore immobiliare Knight Frank LLP, su 56 paesi e territori analizzati si registra una crescita media dei prezzi dell’8% annuo anche se tenendo conto dell’inflazione si passa a un dato reale di -0,3%. In 48 delle 56 aree esaminate è ancora presente una fase di salita dei prezzi su base annua. La Turchia è in testa nettamente alla classifica anche se in gran parte sembra essere dovuto all’inflazione dilagante. Nella top ten ci sono principalmente Paesi dell’est europeo, oltre a Islanda e Israele
# Italia al 36esimo posto, i prezzi delle case crescono meno dell’inflazione
Global Index Knight Frank con focus Italia
La graduatoria vede l’Italia nella seconda metà: al 36esimo posto con una crescita nominale del 5,2% e un dato al netto dell’inflazione di -2,6%. Tra i territori davanti al nostro Paese troviamo ad esempio Portogallo, Bulgaria, Singapore, Stati Uniti, Regno Unito, Messico, Giappone, Germania e Francia. Dopo l’Italia ci sono in successione Malta, Svizzera, Norvegia e Spagna.
# Il rialzo maggiore in Italia? In Sardegna e sul lago di Como
Knight Frank – PIRI 100
Facendo un focus sulle città, utilizzando in questo caso il Prime International Residential Index (PIRI 100) che monitora l’andamento dei prezzi in 100 città chiave, località di mare e e sciistiche, sono 85 quelle che hanno registrato una crescita dei prezzi positiva o stabile nel 2022. Dubai è in cima per crescita dei prezzi, per il secondo anno consecutivo, con un +44,2% davanti ad Aspen e Ryadh. In Europa il rialzo maggiore si è avuto a Praga, Atene e in Provenza-Costa Azzurra. In Italia ai primi posti ci sono Sardegna e Lago di Como. Milano si è attestata al 2.5%.
# Quanti metri quadri si comprano con 1 milione di euro a Milano?
Knight Frank – Mq ogni milione di dollari
Analizzando i prezzi al mq si può notare come a Dubai con un milione di dollari a disposizione si riesca a comprare un immobile di circa 105 mq, ipotizzando invece un milione di euro la metratura salirebbe a 120 mq.
A Milano cosa si potrebbe comprare? In base agli ultimi dati diImmobiliare.it con quella cifra si possono trovare in media abitazioni di circa 190 mq, quasi il 60% più grandi rispetto a Dubai. Il discorso cambia prendendo come riferimento il Municipio 1, l’area più costosa della città, dove con un milione di euro non si arriverebbe nemmeno a100 mq. Ampiamente sotto questa soglia Melbourne, Berlino, Miami. Sotto i 50 metri quadrati si potrebbero comprare a Parigi, Londra e New York. Fuori gara il Principato di Monaco: un milione di euro basta per una casa da poco più di 18 mq.
Le sorti dello Stadio di San Siro hanno suscitato polemiche a non finire. C’è chi vi è troppo affezionato e chi invece crede che sia ormai troppo vecchio e che ci sia bisogno di un nuovo stadio milanese. Mentre sembra che il futuro di San Siro sia stato deciso (verrà demolito), come ci scrive Livio Brambilla, si potrebbero in realtà trovare nuove idee per il simbolo dello sport milanese.
San Siro sì, San Siro no? Una grande opportunità per creare la GRANDE MILANO
# La lettera di Livio: lasciamo San Siro dov’è e cerchiamo nuove idee
Credits Andrea Cherchi – Zona San Siro
La lettera di Livio Brambilla:
“Leggo in continuazione polemiche a non finire relative alla costruzione del nuovo stadio di Milano.
San Siro si, San Siro no. Lo demolisco, no, non lo demolisco. Lasciamo San Siro dov’è e cerchiamo di avere idee che escano dagli schemi. Sarà contento anche Sgarbi. Anzi, oltre al museo del volo che già esiste e credo sia il più importante in Italia, propongo la realizzazione coordinata con la costruzione dello stadio di un altro museo che possa ricomprendere vari aspetti. Dal territorio, con la civiltà di Golasecca, all’arte moderna. Perché non rivoluzionare completamente il progetto portando lo stadio nelle zone delocalizzate di Malpensa sistemando così una situazione di degrado e allargando la Città di Milano di 40 Km ?
# Lo Stadio a Malpensa?
Ci sono aree delocalizzate che la Regione non riesce a sfruttare (mancanza di idee o di interessi), altre aree già compromesse tipo aree dismesse o una cava parzialmente chiusa dove non si cava ma si fanno solo lavorazioni. Ci sono i collegamenti: una strada a scorrimento veloce che collega l’aeroporto a due autostrade per non dire tre, treni, bus e ovviamente aerei. Volendo si potrebbe anche pensare a un collegamento fluviale. Canali, navigli e fiume sono vicini. Poi a Malpensa non era / è prevista la realizzazione di una Hydrogen Valley?
# Nel Parco del Ticino?
credits: @lugano.region
Mettiamo insieme i vari pezzi di un puzzle e realizzeremo qualche cosa di importante. Partendo dal progetto di Boeri (lo stadio bosco-verticale) si potrebbe inserire lo stadio con tutte le sue infrastrutture perfettamente nel contesto del parco del Ticino migliorando ciò che adesso è fatiscente o malmesso.
Si potrebbe realizzare un centro commerciale (il progetto esiste già ed è già stato approvato); si potrebbe creare una viabilità interna al comparo con navette elettriche a guida autonoma che colleghino l’aeroporto, lo stadio, il centro commerciale, gli alberghi ed il museo di Volandia.
# Basta avere la voglia e il coraggio di realizzare progetti innovativi
Stadio San Siro demolito
Altro ancora si potrebbe fare, basta avere il coraggio e la volontà. Per esempio a breve, sembra, ci sanno collegamenti con velivoli a decollo verticale che dovrebbero collegare l’aeroporto con la città. Anche questo potrebbe essere uno stimolo a questo tipo di trasporto. Questa è una idea, sempre che non leda altri interessi consolidati. In questo caso non c’è idea che tenga.
Un’ultima osservazione: lasciamo perdere la distanza dal centro di Milano perché sarei curioso di sapere su 70.000 spettatori che vanno allo stadio quanti vengono da Milano e quanti da fuori.”
Una volta al mese a Milano si può assistere ad uno spettacolo teatrale in una location unica.
Il DRAMATRAM: a Milano si può assistere ad uno SPETTACOLO teatrale sul TRAM
# Il percorso: uno spettacolo all’interno e all’esterno
Credits: viaggiandoatestaalta.it Dramatram
Dramatrà è un’associazione milanese che conta oltre 50 collaboratori e che ha un obiettivo: quello di portare il racconto, la struttura, l’energia e l’emozione teatrale fuori dal teatro. Attraverso la loro arte, lavoratori dello spettacolo, grafici e drammaturghi vogliono far riscoprire la bellezza del teatro tra storie di luoghi, di persone e di territori. E allo stesso tempo vogliono promuovere il patrimonio storico-artistico, archeologico e naturalistico del territorio lombardo attraverso iniziative ed eventi. Ed è proprio uno di questi eventi organizzati da Dramatrà che porta uno spettacolo teatrale su un tram storico di Milano.
Siamo sul tram1503, una vettura d’epoca che ha quasi un secolo di storia da raccontare, e che, partendo da Piazza Fontana, una volta al mese attraversa tutti i luoghi storici della città. Dal Duomo a Piazza Mercanti, da Missori a Porta Ticinese e da Cadorna a Castello. Si passa davanti ad edifici importanti come la Chiesa di Santa Maria Presso San Satiro, Santa Maria delle Grazie, San Maurizio ma anche il Museo delle Vigne di Leonardo e, mentre si guarda la città, ci sono due giovani attori che ne raccontano la storia.
# Il Dramatram: tra bisticci, dichiarazioni d’amore e leggende di Milano
Credits: viaggiandoatestaalta.it Dramatram
I protagonisti del Dramatram, è così che si chiama lo spettacolo organizzato sul tram storico anni ’20 dall’associazione Dramatrà, sono Bruno e Camilla. Bruno è un bigliettaio che lavora otto ore al giorno a bordo della linea 23. Camilla è una contessa annoiata che sale sul tram solo per aggiornarsi sui pettegolezzi della città. E tra un bisticcio e una dichiarazione d’amore, i due raccontano storie e leggende di Milano.
Il Dramatram è organizzato una volta al mese, ma la data del 28 giugno è già sold out. Il prossimo spettacolo ancora prenotabile si terrà il 4 luglio in due slot orari, partenza alle 19 o alle 20:30. Il costo del biglietto per gli adulti over 19 è 32 euro, ma c’è uno sconto coppie (se si viene in 2 si paga infatti 27 euro a testa). I bambini fino a 6 anni compiuti non pagano e i ragazzi tra i 7 e i 18 anni possono acquistare il biglietto ridotto a 23 euro.
Verona è tra le prime città italiane ad installare i cestini smart, dispositivi innovativi per la gestione dei rifiuti urbani. Come funzionano e a che punto è Milano.
A Verona i CESTINI che fanno TUTTO
# I cestini smart a Verona
Credits: amiavr(FB) – i primi cestini smart installati a Verona
I cestini intelligenti stanno diventando una soluzione innovativa per la gestione dei rifiuti. Verona è una tra le prime città italiane ad adottare questo innovativo sistema di raccolta dei rifiuti. Questi cestini, dotati di tecnologie avanzate, offrono una serie di vantaggi che contribuiscono a migliorare l’efficienza della raccolta differenziata e a mantenere le strade più pulite.
# Cosa fanno i cestini smart
I cestini intelligenti, noti anche come cestini smart, sono dotati di sensori che monitorano il livello di riempimento dei rifiuti all’interno. Questi sensori inviano segnali alle autorità competenti quando il cestino raggiunge una determinata capacità, consentendo di pianificare la raccolta in modo più efficiente. Questo sistema di monitoraggio in tempo reale evita che i cestini straripino e che i rifiuti si accumulino per strada, riducendo così l’insorgere di problemi igienici e migliorando l’aspetto delle aree urbane.
Un’altra caratteristica interessante dei cestini intelligenti è la compattazione automatica dei rifiuti: questi sono in grado di comprimere i rifiuti all’interno, consentendo di contenere una quantità maggiore di rifiuti rispetto ai cestini tradizionali. Vengono così ridotte la frequenza necessaria per svuotare i cestini e il volume complessivo dei rifiuti, ottimizzando lo spazio disponibile e l’utilizzo dei mezzi di trasporto necessari per la raccolta. Sono infine alimentati ad energia solare.
# Amia e i cestini smart
Amia (l’azienda che gestisce i rifiuti in città) ha già installato 7 contenitori in diverse aree della città, come piazze, parchi e zone pedonali. Altri cestini verranno consegnati e quindi installati nelle prossime settimane. Questa iniziativa ha ricevuto un feedback positivo da parte dei cittadini, che apprezzano l’efficienza della raccolta e la pulizia delle strade. Inoltre, i cestini intelligenti contribuiscono a sensibilizzare i residenti sull’importanza della corretta gestione dei rifiuti e del riciclaggio. L’adozione dei cestini intelligenti rappresenta un passo importante verso una gestione più sostenibile dell’ambiente urbano e un maggiore coinvolgimento dei cittadini nella salvaguardia dell’ambiente.
Fonte: amiavr.it
# A Milano sono in fase di sperimentazione
Credits cambioclima.it – Cestini intelligenti Milano
E a Milano? Il Comune di Milano è partito con la sperimentazione dei nuovi cestini intelligenti nelle zonedel divertimento serale: corso Como, Porta Venezia tra via Lecco e largo Bellintani, corso Buenos Aires e piazza Argentina, con otto cestinicompattatori.
A questi si affiancano fino a 800 nuovi cestini tradizionali, distribuiti in tutti i quartieri, dotati di una croce sulla bocca del contenitore, un sistema che impedisce la formazione di mini discariche condominiali e dovrebbe evitare attività di smaltimento aggiuntive che sono costate 675.000 euro negli ultimi anni al Comune di Milano.
Sembra che la maggior parte dei personaggi pubblici più facoltosi faccia a gara per costruire la dimora più strana. In effetti, basta avere un po’ di fantasia e un buon portafoglio e poi si può fare tutto. Come costruire una Casa Bianca in miniatura in cima ad un grattacielo.
La MEGA VILLA costruita sul TETTO di un GRATTACIELO
# La villa a 2 piani di Vijay Mallya a Bangalore: con piscina ed eliporto
Credits: socialup.it Villa sul grattacielo
Vijay Mallya è uno degli uomini d’affari più ricchi dell’india, un indiscusso business man di circa 65 anni e presidente del United Breweries Group, un conglomerato indiano specializzato nelle bevande, principalmente alcoliche, e in altri investimenti in settori come infrastrutture aeronautiche, proprietà immobiliari e fertilizzanti. Insomma Vijay Mallya ha un conto in banca di miliardi di euro e proprio per questo si può permettere di costruire una villa su un grattacielo. L’uomo d’affari ha infatti fatto realizzare una villa, una replica della Casa Bianca, in cima al Kingfisher Tower, grattacielo nel cuore della città di Bangalore, nel distretto indiano meridionale di Karnataka.
La villa a 2 piani è stata costruita su una gigantesca lastra a sbalzo rispetto alla torre sottostante andando a creare il 33esimo e 34esimo piano della Kingfisher Tower. Copre un’area di circa 40mila metri quadrati, poco meno, e non si fa mancare proprio nulla: sulla sommità del grattacielo ci sono infatti un giardino, un eliporto, una piscina e una piattaforma panoramica su tutto il perimetro per avere una vista a 360 gradi.
# All’interno la palestra e una cantina di vini
Credits: today.it Villa in costruzione
Sviluppata da Prestige Estates, la società di sviluppo immobiliare nel sud dell’India, la villa non ha nessun collegamento con il grattacielo su cui è posta e i suoi 39 appartamenti sottostanti. Per accedere alla casa di Vijay Mallya si prendono infatti 2 ascensori privati esterni.
La costruzione della villa è iniziata nel 2010 ma i lavori risultano ancora non completati interamente. La Casa Bianca indiana costruita sul grattacielo, al suo interno, dovrebbe avere una piscina interna riscaldata, una palestra, una spa e una cantina di vini interrata, oltre ovviamente a diverse camere da letto, bagni, cucina e saloni. Se ultimata si stima che valga circa 20 milioni di dollari. Tuttavia il miliardario Vijay Mallya sembra aver avuto qualche problema con le banche, che pare abbiano richiesto rimborsi e bloccato i suoi conti, quindi, anche se la villa sul grattacielo sembra ultimata dall’esterno, in realtà mancherebbero dei lavori da fare, soprattutto all’interno.
Ci sono luoghi che fanno a gara per replicare monumenti famosi. Las Vegas su questo ha costruito la sua fortuna, gli Emirati Arabi e la Cina stanno seguendo le stesse orme. E noi? Visto che ci hanno rubato la Gioconda abbiamo un credito verso il mondo intero. Dovremmo andare in giro per le più belle città del globo e “zanzare” i monumenti famosi. Così, per ripicca. E, soprattutto, per rendere Milano una autentica capitale del mondo.
Però, se rubi la Tour Eiffel devi avere anche un buon piano su dove metterla. No, non per nasconderla, ma perché altrimenti dà fastidio. Ad esempio, a Milano, quali monumenti potremmo riprodurre e, soprattutto, dove potremmo metterli?
10 MONUMENTI FAMOSI da portare a Milano (e dove metterli)
#1 Torre Eiffel al posto dell’Albero della Vita
torre eiffel, milano
Sarebbe da mettere nell’area Expo al posto dell’Albero della Vita che sta cadendo a pezzi. Dalla cima si vedrebbe tutta Milano e anche un po’ di lago di Como. Immaginate i cinesi in visibilio.
#2 La Statua della Libertà a Melegnano
statua della libertà: anche la copia torna a Milano
Abbiamo l’originale sul Duomo. La copia si potrebbe riprodurre al Casello di Melegnano: “da qui si entra nel mondo civile”.
Al posto del vecchio palasport, a fianco dello Stadio. Oppure al posto proprio dello stadio, se lo si vuole demolire. Potremmo farci suonare dentro Fedez & JAX oppure farci giocare le vecchie glorie di quando Milan e Inter dominavano il mondo.
Nel parco Agricolo, perché a nord occuperebbe la visuale. E ci starebbe da dio.
#5 La lanterna sul Naviglio
lanterna sul naviglio, milano
All’entrata del Naviglio Grande. Un faro nella nebbia.
#6 Il Ponte di Broooklin sull’Adda
ponte di brooklyn, milano
Da mettere sull’Adda. Mentre il Golden Gate andrebbe sul Ticino. Qualcosa troveremo anche per il Lambro.
#7 La Sirenetta all’Idroscalo
sirenetta, milano
Deve stare vicina all’acqua altrimenti rischia la morte per asfissia. La mettiamo all’Idroscalo e organizziamo anche un bel mercato del pesce. Certo, dovremmo prima chiedere il permesso alla Madonnina.
#8 La torre di Pisa in Duomo
torre di pisa, milano (ops)
In Piazza del Duomo. Lato Museo del Novecento. Bisognerebbe discutere se raddrizzarla o meno, ma sono sicuro che si troverebbe una quadra.
#9 Il Partenone sulla Montagnetta
partenone, milano
Ci vuole una collina. Deve stare in alto. Sulla Montagnetta di San Siro.
#10 La Muraglia Cinese ai confini della Grande Milano
muraglia cinese, milano
Da disseminare sui colli piacentini come confine della grande Milano.
Molti stereotipi, luoghi comuni, leggende metropolitane circolano sul vivere a Milano. Spesso sono falsi. Cerchiamo di scoprire com’è davvero vivere a Milano.
Com’è VIVERE a MILANO? La FOTOGRAFIA dei MILANESI
Credits pixabay-paologhedini
# Nel bene o nel male… amiamo Milano
– «Non è “l’isola che non c’è” ma non vivrei in nessun’altra città, amo Milano con tutte le “magagne“, con tutti i suoi lustrini, viva Milano» – Monica Vilani
– «Anch’io sono innamorata di Milano e ci sto benissimo!» – Cristina Perfetti
– «Vivo a Milano da sempre è la mia città, ma si può migliorare, sanità, sicurezza, pulizia meno snobismo» – Sandra Tesoro
– «Uno spettacolo!! Sia nel bello che nel brutto, vale la pena viverci.» – Nory Bianchi
# I grandi nemici: incuria e inciviltà
– «Premetto che sono di Milano e amo questa città. Gli ultimi anni si vive perennemente arrabbiati, nessuno fa rispettare le regole, pattumiera in ogni dove, sui marciapiedi scorrazzano bici e monopattini, passando in certe strade odore pazzesco di urina, per non parlare della criminalità. La città non merita questa inciviltà perché è davvero bella!» – Lorena Valtorta
– «Sala dovrebbe far ritornare gli operatori ecologici, spariti da tempo» – Graziella Chini
– «Sono pienamente d’accordo con lei, io ho dei ricordi quando il netturbino girava ( ognuno per la sua zona ) con due sacchi nel carrettino più un bastone che serviva a pulire le feritoie sotto il marciapiede perché quando pioveva non si formassero le pozzanghere, allora sì che la nostra Milano era un gioiello, adesso c’è gente che la fatta diventare un lerciume e sono profondamente rammaricata.» – Mila Sarta
– «Possiamo iniziare noi cittadini ad essere più civili educati e rispettosi delle regole. Poi l amministrazione si impegni a fare il resto. Ma noi viviamo a Milano e noi dobbiamo impegnarci» – Loredana Arnaboldi
Lunghi monopattini
# Una città da ricchi?
«Meno inclusiva, più elitaria di 20 anni fa» – Adolfo Sanfilippo
Residenze Hadid Citylife
# Ci vivo, ma non la amo
«Una città che non riesco ad amare pur avendo una grande movida e grandi eventi internazionali come il fuori salone, la moda e molto altro. Sono milanese di adozione: la mia città o meglio quella che amo è Firenze» – Barbara Ferrero
Credits Andrea Cherchi – Design week
# Ma quanto mi costi?!
«Si vive benissimo, unico neo i costi delle case» – Massimo Rampini
Cristina Donati Mayer – Edicola casa
# Si lavora troppo?
– «Lavorare e fatturare. Se sei giovane, hai tutta la movida che vuoi, ma almeno 12 ore al giorno te le farai lavorando e nel traffico» – Cristina Beccati
– «A Milano solo lavorare lavorare lavorare, quando esco da Milano mi sento la tranquillità ma velocemente mi sento la nostalgia di ritornare a Milano, dico la verità: l’Italia ma soprattutto Milano mi ha dato tanto» – Mahmoud Elabd
Credits elenagemma-pixabay
# Dipende
– «Per i giovani è la più bella città d’Italia, perché ti dà la possibilità di realizzarti in quello che vuoi, c’è cultura, divertimento. Quando diventi anziano meglio un posto più tranquillo con il mare.» – Patrizia Goggi
– «Stressante e vitale. Quindi potenzialmente bellissima. Dipende da te» – Elena Scarabelli
Concertone in Piazza Duomo – Credits: Radio Italia
# Il segreto?La milanesità: “si può fare”
– «L’ essenza di Milano, il ” Core”, non sono solo le strade, i palazzi, il Duomo, Il Castello Sforzesco, i grattacieli di P.zza Gae Aulenti, la Galleria del Toro ecc.ecc. ma piuttosto è la mentalità, la filosofia di vita, le aspettative, la progettualità, lo stimolo, la sensazione che “si può fare,” …l’ inventiva, la trasgressione positiva che ti porta all’innovazione! È una città rivoluzionaria e nello stesso tempo conservatrice! E poi ” Milan El coeur in man”» – Liliana Germiniani
Nel mondo del lavoro, in special modo in Italia, gli aspetti da migliorare sarebbero tanti se davvero si volesse aumentare la produttività, la competitività e soprattutto la soddisfazione dei lavoratori. Pessime consuetudini, antichi malcostumi di stampo sabaudo e superate concezioni degne del secolo scorso, rendono gli ambienti lavorativi italiani luoghi sia poco formativi che poco stimolanti.
Dinosauri, stipendi, frustrazione: i 10 PROBLEMI TIPICI di chi LAVORA a MILANO
Sebbene buona parte delle grandi aziende si trovi nella nostra città, di gran lunga la capitale economica del paese con la sua sviluppata area metropolitana, e per quanto sia una realtà ricca e dinamica, le criticità che si riscontrano nelle aziende pubbliche o private sono comuni a quelle del resto d’Italia. Chi nella sua esperienza ha avuto modo di cambiare posto di lavoro potrà sicuramente confermare l’esistenza di figure e abitudini negative. Queste sono solo alcune.
#1 I dinosauri
Credits: it.depositphotos.it lavoratori
In un paese dove le più alte cariche superano spesso gli ottant’anni cosa aspettarsi? Sembra incredibile ma in tantissime aziende troviamo anziani attaccati alle scrivanie come cozze agli scogli. Sebbene già in pensione da diversi anni con trattamenti economici spesso da privilegiati, il posto non lo mollano mai. Spesso vengono riciclati come consulenti e sono gratificati con auto aziendali, carte di credito, benefit di diverso tipo e passano il tempo a dire che prima sì che si lavorava seriamente ma se ne guardano bene dal trasmettere loro competenze ai più giovani colleghi.
La prassi di una scarsa condivisione delle conoscenze e delle responsabilità è però in generale di tutti quelli che hanno un ruolo di un certo rilievo: tenersi i segreti fino alla tomba è un modo di rendersi indispensabili fino all’età della pensione che spesso poi, come detto, in pratica non arriva mai.
#2 I raccomandati
Un’altra piaga del nostro sistema è la diffusa presenza di raccomandati a tutti i livelli. Sono figli, nipoti, amici di dirigenti (spesso in età da pensione da anni), ai quali viene riservata una corsia preferenziale per entrare nel mondo del lavoro. Un esempio recente lo possiamo avere nella fondazione Milano – Cortina per i prossimi giochi olimpici invernali. Nell’organigramma troviamo la nipote di Draghi, il figlio di La Russa, per carità probabilmente sulla carta tutto lecito e corretto da un punto di vista formale, eticamente però viene da domandarsi quali percorsi di selezione siano stati attuati, quali meriti e competenze abbiano i selezionati oltre al grado di parentela con persone “influenti”. Sono poi molte altre le figure che forse se sparissero ci guadagneremmo…
#3 L’accentratore
L’accentratore vuole che tutto passi dalla sua scrivania e dal suo pc, ogni decisione anche la più banale deve passare da lei o da lui, tutto deve essere gestito in modo tale che in sua assenza le cose si fermino e si sia costretti a contattarlo sul cellulare anche per chiedere come si apre la porta del cesso…
#4 I Supermanager
I super manager, strapagati, straricompensati con innumerevoli bonus spesso arrivano promettendo grandi cambiamenti e il risultato sono fallimenti e situazioni peggiori di quelle che avevano ereditato…
#5 Il/la frustrata
Boss Donna (immagine da pixabay.com)
La frustrazione è uno stato emotivo piuttosto diffuso sul lavoro. L’uomo tende a sfogare la frustrazione con un atteggiamento negativo e rabbioso. La donna, invece, superiore o collega che sia, tende a scatenare sui colleghi il suo stato di lavoratrice, madre, moglie, accusando la società patriarcale maschilista di farla guadagnare meno e di averle impedito di fare la carriera che meritava.
#6 Il capo ufficio uomo o collega arrogante
Pensa di essere sempre giovane divertente, il più delle volte invece risulta solo essere arrogante, ripetitivo e quando può scarica il lavori sugli altri.
#7 Gli assenteisti
Ogni cambio di stagione, di temperatura, ogni raffreddore, ogni sconfitta della propria squadra del cuore o una qualunque ricorrenza religiosa diventano l’occasione per non presentarsi sul posto di lavoro. Sono perennemente malati, hanno sempre un problema di salute, parlano sempre dei loro problemi e rivendicano il sacrosanto diritto di andare in ferie tanto che quando lo sono mandano il certificato medico dal loro paese natale (spesso di altre regioni) o dal luogo di villeggiatura perché hanno lavorato talmente tanto durante l’anno che hanno un inspiegabile mal di schiena…viene sempre da sospettare che ci marcino e si approfittino di una legislazione molto tollerante.
#8 I corrotti
Corruzione (immagine da pixabay.com)
Che prendano o diano non importa, la mazzetta per loro fa parte del proprio bagaglio professionale. Ogni occasione è buona per pretendere o elargire soldi in cambio di favori a scapito della legalità o della correttezza.
#9 Stipendi bassi e precarietà
A tutte queste figure che rendono il lavoro negli uffici poco piacevole dobbiamo aggiungere gli stipendi, in generale vergognosamente bassi se non per alcune figure che prendono molto. Nel nostro paese la forbice tra stipendi alti e stipendi bassi è molto ampia a differenza del Nord Europa ad esempio.
La precarietà, contratti che non garantiscono alcune stabilità, rende la vita di molti lavoratori un inferno. Non possono avere accesso al credito, comprare un’auto e pagarsi una vacanza diventano sogni, acquistare una casa un miraggio…
#10 Gli stagisti
Stagelunghi, pesanti e non remunerati. Spesso (non certo sempre) una forma di sfruttamento legalizzata dove si lavora gratis e si ottiene in cambio un panino e una bottiglia d’acqua.
#10+1 Visione Ottocentesca: si misurano le ore non i risultati
Stress al lavoro (immagine da pixabay.com)
Una visione ottocentesca del lavoro basato non sul risultato ma sulle ore trascorse alla scrivania, lo scarso utilizzo delle moderne forme di lavoro agile, la contrarietà nel ridurre sensibilmente l’orario di lavoro dando modo ai lavoratori di trascorrere molto più tempo con la famiglia egli amici permettendogli di utilizzare molte più ore di tempo libero per la propria felicità.
Sarebbe davvero auspicabile che un cambiamento di molte abitudini tossiche a livello lavorativo avvenisse proprio da Milano la capitale del lavoro e delle svolte epocali.
Un posto magico, molto suggestivo che si trova nell’isola di chi, come cantano i Dik Dik e Fiorella Mannoia, “ha negli occhi il blu, della gioventù, di chi canta hippi hippi pi”. Stiamo parlando di una spiaggia davvero unica che si può raggiungere in seggiovia.
La SPIAGGIA a cui si arriva in SEGGIOVIA
# The Needles, la spiaggia dei 3 faraglioni sull’isola di Wight
Credits: @_zhang_jun_jie The Needles
Si chiama The Needles, letteralmente aghi, e si trova all’estremità occidentale dell’Isola di Wight, l’isola nel Canale della Manica a circa 6,5km al largo delle coste dell’Hampshire che, per la sua bellezza e i suoi paesaggi, ha ricevuto lo status di “Area di Eccezionale Bellezza Naturalistica”. La spiaggia The Needles è chiamata così perché regala la vista su tre faraglioni di pietra calcarea dalla forma allungata, ma che in realtà non assomigliano per nulla a degli aghi. L’insieme dei faraglioni si chiama così infatti per un quarto faraglione che completava la fila ma che nel 1974, a causa di una violenta tempesta, crollò completamente. Quest’ultimo, chiamato “La moglie di Lot” era appunto a forma di ago e dava il nome all’intera fila. Nonostante quindi i 3 faraglioni che ci sono ancora non ricordano questa forma, il complesso ha mantenuto il suo nome caratteristico.
Credits: @onboardribs The Needles
Oggi, l’ultimo faraglione termina con un faro, costruito dalla Trinity House (l’autorità generale britannica per i fari) e entrato in servizio nel lontano 1859, rimase in funzione fino al 1994. L’immagine del faro, che con le strisce bianche e rosse in contrasto con il mare turchese è uno spettacolo per gli occhi, è diventata ormai l’icona dell’Isola di Wight.
# La seggiovia del Needles Pleasure Park
Credits: theneedles.co.uk The Needles
Raggiungere The Needles, situato nella Alum Bay, non è però così facile, o meglio. All’interno dell’isola di Weight ci si muove tranquillamente, se però si ha un po’ di pazienza. Sì perché le strade sono molto strette e quindi se si vuole raggiungere la spiaggia dei 3 faraglioni in macchina o con i mezzi pubblici ci si impiegherà comunque un po’ di tempo. Una volta arrivati in zona, si può scegliere se scendere verso la spiaggia a piedi o in seggiovia e in entrambi casi, poi, prendere una barca per raggiungere le formazioni rocciose. Chi c’è stato consiglia di prendere la seggiovia, diventata ormai lei stessa un’attrazione.
Credits: tripadvisor.it The Needles
La seggiovia è infatti in realtà una delle attrazioni del Needles Pleasure Park, un piccolo parco divertimenti situato su un’altura vicino ai 3 faraglioni. Una volta saliti si può ammirare dall’alto le scogliere dell’Alum Bay per poi arrivare alla spiaggia sottostante e godersi la vista spettacolare delle pittoresche rocce e del faro. Ma non è finita qui perché l’Alum Bay è conosciuta anche per la sua sabbia multicolore e dalla seggiovia si può vedere anche questo.
Generalmente la funivia è aperta tutti i giorni dalle 10:00 alle 16:00, ma gli orari possono cambiare in base alle condizioni meteorologiche e ai periodi dell’anno.
A qualche ora da Milano si può sfrecciare giù dalla montagna con dei tricicli davvero particolari. Un’idea che è nata per dare la possibilità agli amanti dello slittino di scendere le ripide strade di montagna anche d’estate e che, oggi, tra sgommate, sorpassi e punti panoramici, la rendono un’esperienza davvero unica.
A poche ore da Milano si può SFRECCIARE giù dalla MONTAGNA con un TRICICLO
# 6 km e mezzo di adrenalina
Credits: @retrodepot.ch Männlichen
A circa 5 ore da Milano si può scendere per 6,5 km giù dalle montagne, con cosa? Con Summer Gemel, l’innovativo slittino estivo ideato in Svizzera. Ci troviamo a Grindelwald, il rinomato comune situato nel Canton Berna, in Svizzera, conosciuto da tutti perché dà il nome ad uno dei personaggi più temuti nel magico mondo di Harry Potter. Ma in realtà il paese svizzero ha molto da offrire. Nella regione montuosa dell’Oberland bernese, Grindelwald è conosciuto per la sua bellezza naturale, ma anche per la storia e la cultura che le sue architetture tipiche delle Alpi svizzere raccontano. Uno dei suoi punti più conosciuti è sicuramente la stazione del treno Jungfrau, la più alta d’Europa che si trova a 3.454 metri d’altezza e offre panorami magnifici. Un paese quindi che regala diverse esperienze ai suoi abitanti e ai turisti che decidono di trascorrere qui un weekend o più.
Da poco, oltre a tutto ciò, a Grindelwald si può anche scendere con un triciclo-slittino, per poter vivere le belle montagne della regione della Jungfrau con un po’ di adrenalina.
# I tricicli si guidano proprio come uno slittino
Credits: swissactivities.com Summer Gemel
Sviluppato da ALPN Design e prodotto in Svizzera, Summer Gemel ha portato nell’Oberland Bernese la possibilità di viversi vere ed emozionanti discese in slitta sui sentieri di montagna. La discesa inizia a Männlichen a 2225 di altezza, da qui, attraversando prati incontaminati, boschi e le vette più incredibili, si arriva dolcemente alla stazione intermedia Holenstein. Per poter raggiungere il paese bisogna proseguire poi a piedi, ma ne vale la pensa se si vuole ad esempio fare una bella grigliata in uno dei punti barbecue di Grindelwald.
L’esperienza offerta da Summer Gemel è adatta a tutti, anche ai bambini. Il triciclo lo si guida spostando il proprio peso da una parte e dall’altra, proprio come uno slittino, ma è munito di un sicuro freno a disco. Prima di partire con la discesa viene fornito a ciascuno l’equipaggiamento necessario, ovvero casco, guanti e paragomiti.
# I mountaincars in Alto Adige
Credits: vivosuedtirol.com Mountaincars Plose
Ma non solo a Grindelwald si può scendere giù dalla montagna con il triciclo. Un giro sullo slittino estivo lo si può fare anche in Italia. Siamo a Plose vicino a Bressanone, in Alto Adige, e qua si possono percorrere 9km tra i sentieri montani il sella al proprio mountaincars, una sorta di go-cart su tre ruote, senza pedali, senza motore e che va in montagna. Percorsi più brevi li si possono fare anche a Plan in Val Passiria, Watles in Val Venosta, Ladurno in Val di Fleres e in Val Senales (tutte in Alto-Adige).
Per darsi appuntamento a Milano o per dire dove si abita o lavora raramente si indica la via esatta, il più delle volte si dice la fermata della metropolitana di riferimento. Anche per scegliere la casa in affitto più economica è possibile fare lo stesso. Vediamo a quale stazione scendere per spendere di meno al mese.
Le FERMATE più ECONOMICHE per AFFITTARE CASA sulla M1
# L’area tra Inganni e Primaticcio è dove le case costano meno sulla M1 (tra le più convenienti in tutta Milano)
Le zone più economiche sulla M1
Alla domanda “dove abiti?” quante volte abbiamo risposto o ci siamo sentiti rispondere con il nome delle fermata metropolitana invece della via o della zona? Abbastanza di frequente. Questo è perché facile capire all’incirca di quale parte di Milano si sta parlando magari anche senza conoscendola affatto.
Analizzando le quotazioni presenti sul portale di ricerca immobiliare di wikicasa, dove è possibile trovare annunci proposti da professionisti e agenzie, abbiamo quindi individuato le zone di Milano dove è più economico andare in affitto nei pressi delle linee metropolitane. La zona meno cara in assoluto, in questo caso anche sulla linea M1, risulta essere quella compresa tra la fermata di Inganni e quella di Primaticcio sul ramo ovest diretto a Bisceglie: il valore medio mensile è di 14,76 euro al mq, pari quindi a circa 738 euro al mese di canone per un bilocale di 50 mq.
# Perfetta per famiglie con bambini, c’è anche il “CineMarmocchi”
Credits radiomamma_ff IG – Cinemarmocchi
I due quartieri sono in prevalenza residenziali e adatti quindi a famiglie con bambini. Tra via dello Storno e via del Cardellino c’è il Giardino della Crocerossine, lungo e stretto, con all’interno il CineMarmocchi, il primo e unico cinema a Milano, a forma di fungo, pensato e dedicato ai bambini e ai ragazzi dai 3 ai 18 anni e con maxischermo all’aperto. Sono presenti anche diversi centri sportivi, uno a lato del giardino anche fisicamente nel quartiere di Bisceglie, e il palazzetto del Ghiaccio “Agorà” al momento in attesa di essere riaperto.
# Altre fermate economiche sulla linea rossa: Bisceglie, Qt8, Bande Nere e lungo viale Monza
Credits: cavourimmobiliare.it – Bande nere
Rimanendo sulla linea rossa la zona attorno alla fermata di Bisceglie propone abitazioni con una locazione di 15,5 euro al mq, a seguire sempre ad ovest ma nel ramo di Rho Fiera nell’area nei pressi della fermata di QT8 il prezzo al mq è di 18,21 euro, poi a nord tra viale Monza e il Naviglio Martesana, con Rovereto, Turro, Gorla e Precotto quali stazioni di riferimento, siamo a 19,03 euto al mq. Ritornando a sud ovest troviamo la zona di Bande Nere a 26,65 al mq.
Per una colazione o un pranzo nella capitale britannica il nuovo place to be è Prada Caffè. Ecco come è stato progettato e fino a quando si potrà provare.
Lo STILE MILANO a LONDRA: ha aperto il primo PRADA CAFFÈ
# Il primo caffè della casa di moda milanese ha aperto nei magazzini Harrods
Credits crumpetuk IG – Esterno Prada Caffè
Nel cuore di Londra, a pochi passi da Hyde Park a dal Victoria and Albert Museum, ha aperto il 31 marzo 2023 il primo Prada Caffè al mondo. La location è quella degli storici magazzini Harrods, la mecca delle boutique del lusso nella capitale britannica, nel quartiere di Knightsbridge. Fino al 7 gennaio 2024 lo stile milanese del locale accoglierà turisti e inglesi a colazione, pranzo e cena e punta ad essere il punto di ristoro più alla moda della zona. L’entrata è dal civico 135 di Hans Road.
# Tutto il locale richiama lo stile della maison
Credits officialmaymel IG – Prada Caffè
Tutti gli interni richiamano lo stile della maison, nata a Milano nel 1913, e soprattutto alla boutique milanese di Galleria Vittorio Emanuele II da dove tutto è partito oltre un secolo fa per quanto riguarda la pavimentazione con una scacchiera bianca e nera e le pareti in total green che si può ritrovare nella Pasticceria Marchesi, sempre in Galleria, e da qualche anno di proprietà del brand del lusso. Le pareti, i soffitti, i divani e le poltrone rivestite in velluto sono delicatamente colorate con l’iconico verde.
Credits anmitsumame IG – Prada Caffè
In armonia perfetta con il locale ci sono anche stoviglie originali ed esclusive come la porcellana giapponese azzurra con doppia linea nera a contrasto, ispirata alle antiche ceramiche Celadon, e la cristalleria in vetro soffiato compresa la serie Triangle che riporta il motivo triangolare tipicamente Prada.
# Colazione, pranzo o aperitivo da Prada
Credits crumpetuk IG – Prada Caffè
Nel Prada Caffè si può fare colazione, spicca il bancone scenografico centrale con una selezione di prodotti di alta pasticceria, oppure pranzare e cenare con una cucina basata su una moderna interpretazione della tradizione italiana, dai panini ai risotti, dalla mozzarella di bufala a piatti a base di granchio, e infine fare aperitivo con i classici cocktail italiani tra cui spritz e negroni. La carta dei vini offre invece il meglio di tutte le regioni dello Stivale. Si tratta di un evento isolato oppure è l’anteprima di una prossima apertura a Milano?
#Lunedì 5/6: dimmi che vai a teatro senza dire che vai a teatro con il FringeMi Festival
FringeMi festival – Credits: fringemi
FringeMi Festival: andare a teatro, senza andare a teatro? È senza dubbio possibile con il festival diffuso che porta le arti performative nei luoghi dove, normalmente, non c’è posto per il teatro. Inizia lunedì 5 e dura fino a venerdì 9. Programma e info QUI.
Antropolaroid: spettacolo un po’ amaro, un po’ cupo e molto vero, interpretato da Andrea Granata ed alcuni Piccoli Antropolaroid. Fino al 9 giugno, nella Sala Bauch dell’Elfo, il monologo è interpretato sempre da un diverso attore. Sipario alle 19.30.
Ensemble Ludus Gravis: dieci contrabbassi, di cui uno solista, per un concerto che si tiene nella Sala delle 8 Colonne a Palazzo Reale. Doppio spettacolo alle 19.00 e alle 21.00.
Da Frescobaldi a Scarlatti: programma di musica sacra a Santa Maria in San Satiro, eseguito dai musicisti della Civica di Milano. Il concerto inizia alle ore 20.00.
Peng: adattamento all’italiana di una commedia di Marius Von Mayenburg. È la storia di un arrivista, disposto a tutto pur di arrivare nelle stanze dei bottoni. In scena fino a domenica 9 giugno al Teatro Elfo Puccini, sipario alle 20.30.
L’Elisir d’amore: opera comica in due atti di Donizetti, con la partecipazione del coro della Civica Claudio Abbado e i musicisti dell’Opera Symphony Orchestra. In programma al Teatro Lirico – Giorgio Gaber alle 20.45.
Cono o coppetta: il fantastico mondo di Ginevra Fenyes, debutta a teatro dopo i successi raccolti online. Dal “virtuale” alle tavole del palcoscenico del Manzoni, l’appuntamento è alle 20.45.
Cavetown: indie rock inglese al Circolo Magnolia di Segrate, con il giovane autore di Lemon Boy. Il concerto è anche l’esordio della 10ma edizione di Unatrofestival. Lo show inizia alle ore 21.00.
Massimo Ranieri: tornano i grandi successi del cantante napoletano, insieme a tutti i suoi sogni ancora in volo. Il concerto si tiene al Teatro Nazionale alle 21.00.
#Martedì 6/6: l’Ultima Cena di sera, il bar migliore del Messico e il cantante più tradotto del pianeta
Cenacolo Vinciano – Credits: Cenacolo Vinciano
Apertura serale del Cenacolo Vinciano: un’altra apertura straordinaria, per visitare il capolavoro di Leonardo nel refettorio di S. Maria delle Grazie. L’Ultima Cena è aperta dalle 19.00 alle 22.00.
Il miglior bar messicano al mondo: una “trasferta” molto particolare di uno dei migliori 50 bar del mondo, il N.1 del Messico. Arriva a Milano per una sera, il famoso Handshake e si accomoda in via Schiapparelli, al Nik’s & Co. La serata inizia alle 20.00.
Rusalka: per la prima volta nella storia della Scala, viene portata al grande pubblico l’opera, originariamente scritta da Antonín Dvořák. Sipario alle 20.00, per la regia di Emma Dante e la direzione di Tomáš Hanus.
L’altro Brassens, le traduzioni improbabili: il cantante più tradotto al mondo, è in scena al Teatro della Cooperativa grazie ai Duperdu. Lo spettacolo resta in scena fino all’11 giugno e debutta alle 20.00.
L’estinzione della razza umana: un virus trasforma tutti gli umani in tacchini, nello spettacolo di Emanuele Aldrovandi in scena nella Sala A del Teatro Franco Parenti. Debutta alle 20.30 e continua fino a domenica 11.
Trio di Parma: violino, cello e pianoforte, per una delle formazioni italiane più conosciute al mondo. In programma Beethoven e Schubert, al Conservatorio Verdi alle ore 20.30.
Rosalba Piccinni: il Blue Note Milano chiude la sua stagione musicale, ospitando il cavallo di battagli dal titolo Mina, il mio mito. La cantafiorista si esibisce in un unico spettacolo, con inizio alle 20.30.
Michael Jackson Live: si tratta si Sergio Cortés, il più acclamato sosia del Re del Pop, che propone un nuovo live show mozzafiato. In programma al Teatro Manzoni, alle 20.45.
#Mercoledì 7/6: il galà per Carla Fracci alla Scala
Galà Carla Fracci – Credits: Vivimilano
Self (Portrait): inaugurazione della mostra degli artisti Giuseppe Calcagnile e Alissa Marchenko, nonché apertura del Corals Exhibition Space. Mostra e venue aprono alle 18.30.
Silvia Chiesa: ultima serata per la musica nel Salone d’Onore di Palazzo Bagatti-Valsecchi. Ospite il violoncello solista di Silvia Chiesa, con le sue esplorazioni ai limiti dello strumento. Inizio spettacolo alle ore 19.30.
Cleopatràs: una delle ultime opere di Testori, in scena nella Sala Grande del Teatro Franco Parenti, fino a venerdì 9/6. Protagonista della lacerante storia d’amore è Anna Della Rosa, sipario alle 19.45.
Gala Fracci: seconda edizione del tributo voluto dal Direttore del corpo di ballo del Teatro alla Scala. Lo spettacolo è un omaggio al grande talento dell’étoile e l’occasione per conoscerla meglio. Alla Scala il sipario apre alle ore 20.00.
One song – Histoires du Théatre IV: spettacolo di musica, suoni, manipolazione della realtà e performing di alto livello. Resta in scena 7 e 8 giugno al Piccolo Teatro – Giorgio Strehler, il debutto è fissato alle 20.30.
Bentornati Stuttgarter: ritorna la Philharmoniker, con Ying Li solista al pianoforte e diretti da Dan Ettinger. Concerto e programma straordinari, dalle 20.45 al Conservatorio Giuseppe Verdi.
Molchat Doma: dagli streaming online, la band di Minsk atterra direttamente sul palco del Circolo Magnolia di Segrate. L’appuntamento con la data italiana del loro tour mondiale è alle ore 21.00.
Outsound Festival: edizione 2023 del festival musicale open air, giunto alla quarta edizione. Ogni mercoledì e sabato al Giardino delle Culture, musica dal vivo all’aperto. Apre alle 21.30 con il Samuele Lindo Trio e prosegue fino al 26 luglio.
Manzoni Mixtape – la lingua degli ultimi: parte un’interessante rassegna che interroga virtualmente l’autore su temi moderni, introducendo anche cantautori milanesi contemporanei. Continua fino al 26 luglio a Casa Manzoni, il debutto è previsto alle 21.30.
#Giovedì 8/6: Milano non ha il mare ma ha l’Ocean Week, le nuove sonorità di Samuele Bersani
Milano Ocean Week – Credits: IGPDecaux
Ocean Week: la giornata mondiale degli oceani è lo spunto per una 4 giorni di talk, eventi e laboratori volti a scoprire il continente blu. Si comincia alle 9.00 nell’Aula Magna della Bocconi, si prosegue fino a domenica 12. Info e programma QUI.
Nobiltà ed aristocrazia: concerto con l’Orchestra Filarmonica Campana, diretta da Giulio Marazia al Teatro Lirico – Giorgio Gaber. Con loro sul palco Giulia Falzanaro al pianoforte e la soprano Luana Lombardi. Lo spettacolo inizia alle 20.00.
The four Seasons di Christopher Simpson: uno dei migliori solisti della viola da gamba, interpreta le 4 stagioni, per la rassegna Musica Antica in San Satiro. Appuntamento alle 20.00 a S. Maria in San Satiro di via Torino.
Edipo a Colono: la fuga di Edipo Re nel capolavoro di Sofocle, diventa la drammaturgia giusta per riportare la riflessione sui tempi moderni. Con Stefano Braschi, Gigi Gherzi e Stefania Medri, al Teatro Gerolamo, che chiude così la stagione. Sipario alle 20.30.
Boléro: in scena fino a domenica 11 giugno, lo spettacolo con la Sinfonica di Milano, il solista Kirill Gerstein al pianoforte e la direzione di Wayne Marshall. I concerti iniziano alle ore 20.30 all’Auditorium di Fondazione Cariplo.
Samuele Bersani: brani di successo e nuove canzoni per l’artista bolognese, che si esibisce al Teatro Dal Verme con l’Orchestra I Pomeriggi Musicali. Nuove sonorità tra i delicati arrangiamenti, il sipario apre alle 20.30.
#Venerdì 9/6 (diurno e preserale): il Touring Club ci porta alla scoperta di Milano
Alla scoperta di Milano nascosta – Credits: Touring Club
Merenda e Giochi: è finita la scuola, è tempo di scoprire le attività extra scolastiche estive, per bambini e ragazzi in età scolare. Si comincia allo Stalun di Gessate, con una merenda dalle 10.00 alle 12.00.
Alla scoperta di Milano con il Touring Club: il TCI organizza una giornata interamente dedicata alla scoperta dei tesori milanesi. Segreti, storia ed edifici da visitare durante tutta la giornata.
14.00 – alla scoperta di San Fedele
15.00 – alla scoperta di Sant’Antonio Abate
15.00 – alla scoperta di Casa Verdi
17:00 – aperti sotto le stelle, visita a Palazzo Clerici
18:00 – alla scoperta della casa del Touring Club Italiano
Per cosa potresti lasciare Milano? Queste le risposte dei milanesi.
Se mi dessero QUESTO… me ne ANDREI da MILANO
# Un appartamento con terrazza vista mare
Credits dimitrisvetsikas1969-pixabay – Cinque Terre
Si racconta che negli anni Ottanta Gianluca Vialli abbia rifiutato i miliardi di Berlusconi per trasferirsi dalla Sampdoria al Milan solo perchè “a Milano non c’è il mare”. Difficile resistere alla tentazione di godersi il mare ogni giorno con un appartamento vista mare in Liguria, Costa Azzurra o Sardegna.
# Un casale nella campagna toscana
Credits moshehar-pixabay – Casale Toscana
La casa è il tasto dolente per molti che vivono a Milano. E proprio una casa potrebbe essere la chiave vincente per strappare un cittadino da Milano. Che sia un appartamento con vista a mare o un casale immerso nella campagna toscana, magari gestendolo come agriturismo con la propria produzione di frutta, verdura e vini.
Si prosegue sullo stesso leit motive: una casa per lasciare Milano. Al mare e alla campagna c’è chi preferisce la montagna, quella del Trentino Alto Adige. Il motivo è sempre lo stesso, luoghi incontaminati, silenzio e natura in questo caso anche da esplorare. Per tenersi occupati ci si può sempre riciclare come produttori di formaggi o allevatori di pecore.
# Un appartamento nelle metropoli più cool al mondo
Credits unserekleinemaus-pixabay – Appartamento vista Central Park
Completa il poker di case la soluzione in una metropoli ancora più internazionale e cool di Milano. Magari un appartamento nell’Upper East Side con vista Central Park o al Greenwich Village a Manhattan o a South Kensington a Londra.
# Un vitalizio per scoprire le mete più esotiche della Terra
Credits Julius_Silver-pixabay – Polinesia
C’è chi è ancora più concreto. Altro che casa, per lasciare Milano ci vogliono soldi. E non una botta e via: serve un bel vitalizio, come quello dei politici, o comunque di una cifra indefinita per poter viaggiare verso le mete più esotiche e sperdute della Terra.
Si pedala con l’acqua a filo degli occhi. Dove si trova e come è stata realizzata.
La PISTA CICLABILE scavata nell’ACQUA: un’idea per l’Idroscalo?
# Pedalare “immersi” nell’acqua
Credits dynamo_krk IG – Ciclabile nell’acqua
La sensazione di pedalare “immersi” dall’acqua, sentendola, annusandola. Questo è quello che prova chi percorre “Fietsen door het Water” a Bokrijk nella provincia lussemburghese di Limburg, all’interno della Riserva naturale De Wijers.
Credits micky3131 IG – Ciclabile nell’acqua
La pista ciclabile inaugurata nel 2016 è infatti scavata letteralmente al centro di un laghetto, che attraversa da lato a lato, per poi proseguire nel bosco e tutto il corpo è protetto da questo corridoio. Solo la testa “emerge” con l’acqua a filo degli occhi.
Il percorso, accessibile anche a piedi, è stato realizzato in cemento ed è lungo 212 metri, largo 3 e con sponde alte 1,5 metri. Il progetto è stato pensato per promuovere il cicloturismo in questo paradiso naturale, conosciuto per i suoi laghetti e le centinaia di specie animali che lo abitano, che si può vedere attraversando la pista. Per chi osserva da lontano farà sorridere vedere delle teste che sbucano dall’acqua. Negli anni è diventata una vera attrazione per i turisti, oltre che per gli appassioanati di ciclismo.
Si potrebbe prendere spunto da questa brillantte idea per realizzare qualcosa di simile anche all’Idroscalo, per aggiungere un altro motivo di interesse a chi vuole passare qualche ora nel mare dei milanesi. Dopo l’onda statica più grande d’Europa potrebbe esserci la prima pista ciclabile immersa nell’acqua in Italia.
La provincia di Limburg ci ha preso gusto con le piste ciclabili in simbiosi con la natura. Nel 2019 infatti è stata realizzata una rotonda ciclabile sopraelevatanel bosco che permette di circondare gli alberi arrivando in bicicletta fino alla loro cima. In questo caso ci troviamo nella foresta di Pijnven, nel Bosland, a circa 30 km dalla pista ciclabile che attaversa l’acqua. Si chiama “Fietsen door de Bomen” e si compone di un doppio cerchio del diametro di 100 metri per una lunghezza complessiva di 700 metri, una pendenza del 3-4% e un’altezza massima di 10 metri.
Per fare in modo che la struttura si inserisca perfettamente nell’ambiente circostante sono stati utilizzati dei pilastri in acciaio Corten, posizionati ad intervalli variabili di 1, 2 e 3 metri l’uno dall’altro, che simboleggiano i tronchi diritti degli abeti.
Enrico Ruggeri non è mai stato un artista banale, ha sempre voluto raccontare qualcosa di “forte” nei propri brani. Qualcosa capace di colpire la sensibilità, l’anima, di chi ascolta: però con “Dimentico“, il singolo uscito ad aprile per raccontare cosa sia l’Alzheimer, questa volta si è superato.
ENRICO RUGGERI: contro corrente da sempre
# Dimentico, una canzone dedicata alle persone
Credits: @enrico_ruggeri Dimentico di Enrico Ruggeri
“La storia di questo progetto parte da un incontro avvenuto nell’estate del 2022: Enrico Ruggeri, Presidente della Nazionale Cantanti, conosce La Meridiana in occasione dell’evento che verrà poi organizzato allo stadio Brianteo”, si legge sul sito della Cooperativa Sociale La Meridiana, che gestisce “Il paese ritrovato”, ovvero il piccolo borgo, nel quale le persone con problemi di Alzheimer e di demenza senile vivono in appartamenti protetti, ma possono muoversi in modo autonomo nella piazza, andando al bar, dalla parrucchiera, nei negozi, al cinema, in chiesa…così da condurre una vita attiva. Ruggeri ha messo al centro di “Dimentico” le persone colpite dalla carenza di autonomia mentale e il valore delle loro vite. Per scriverlo (questo brano) Enrico ha impiegato più o meno un’ora, mettendosi al pianoforte e creando.
“Non ricordo più chi sono e quando ho consumato la mia vita, mentre vedo gli occhi ed il sorriso di una faccia sconosciuta, e pure so di aver viaggiato a lungo su una strada che mi è stata tolta…”. La canzone è legata al video, straordinario, con i volti degli ospiti del “Paese ritrovato” e le loro fotografie e i video di momenti felici del passato, quando erano persone in pieno possesso delle abilità cognitive e delle rispettive vite, di padri e madri, mariti e mogli. Tutto questo è realizzato da un Enrico Ruggeri sempre più artista che vuole raccontare la vita, entrando nei meandri della stessa.
# il debutto a 15 anni
Credits: iodonna.it Enrico Ruggeri
Ruggeri, nato a Milano il 5 giugno 1957, tra pochi giorni compirà 66 anni, di cui 51 attivamente protagonista del mondo musicale. Iniziò a suonare ai tempi del liceo classico Berchet, a 15 anni; il suo primo gruppo fu quello degli Josafat, trasformato poi negli storici Champagne Molotov, nome che volle mettere insieme il simbolo della ricchezza e quello della rivoluzione. Poi la band si trasformò nei Decibel, puntando sul Punk. Per Ruggeri e C. arrivano il Festival di Sanremo, il Festivalbar e la popolarità conclamata con i 50 mila allo stadio di San Siro nel 1980.
In quel periodo, ancora studente universitario, insegna latino alle scuole medie, dimostrando di rimanere, comunque, ben posato con i piedi per terra. Sotto il profilo artistico si mette in proprio nel 1984, torna a Sanremo con “Nuovo swing”, rifà poi “Vecchio Frack” di Domenico Modugno e nel 1985 partecipa al Festivalbar con “Poco più di niente”, con la propria band. Scrive brani per Fiorella Mannoia, Loredana Bertè e Anna Oxa, mentre nel 1987 è di nuovo al Festival di Sanremo, con Morandi e Tozzi, vincendolo con “Si può dare di più”.
# Ruggeri non si è mai fatto mancare niente, né nella carriera né nella vita privata
Credits: @enrico_ruggeri Enrico Ruggeri
Nello stesso anno crea la canzone “Quello che le donne non dicono” per la Mannoia: un brano che legherà artisticamente per sempre l’autore milanese e l’interprete romana diventando un inno del mondo al femminile. Passa poi al rock progressivo, ai ritmi folkeggianti e, conoscendo Andrea Mirò, punta alle influenze balcaniche. Insomma, Ruggeri non si ferma mai, è un motore artistico che produce generi, effetti, suoni, emozioni, sempre diverse, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e di esclusivo.
Enrico non si fa mancare nulla, neanche nella vita privata: diventa padre tre volte, il suo primo genito è Pier Enrico, avuto con l’ex moglie, con la Mirò ha avuto Ugo Benedetto ed Eva Clara. Non c’è stato anno (dai settanta ad oggi) che Ruggeri non abbia creato canzoni o lavori artistici di vario genere. 31 sono gli album (in studio, dal vivo, raccolte ed Ep), a cui vanno aggiunti 4 realizzati con i Decibel. Poi ha scritto 4 romanzi, 3 raccolte di racconti e poesie e una miriade di collaborazioni di vario genere, anche in qualità di conduttore Tv e radiofonico.
“L’italiano è una lingua da maneggiare con cura, che da infinite combinazioni per scrivere canzoni”. Parola di Enrico.