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Le «città-parcheggio» collegate con la metro: la soluzione per Milano?

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Negli orari di punta, il traffico a Milano è un inferno. L’istituzione di Area B e Area C, unita alla progressiva riduzione dei parcheggi, ha reso sempre più proibitivo l’accesso in città. Forse è il caso di provare una nuova strada: invece che vietare o limitare, perché non offrire un’alternativa realmente comoda ed efficiente? Una grande «Città-parcheggio», collegata dalla metropolitana, potrebbe essere la chiave per un traffico più fluido, senza penalizzare eccessivamente chi ha bisogno di usare l’auto.

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Le «città-parcheggio» collegate con la metro: la soluzione per Milano?

# La «Città-parcheggio»: un hub strategico per la mobilità

Una struttura imponente, un vero e proprio hub della mobilità: non un semplice parcheggio, bensì un’area multifunzionale dotata di tutti i servizi necessari.

Oltre a offrire un numero enorme di posti auto, la «città-parcheggio» potrebbe garantire sicurezza assoluta, con sorveglianza h24 e accessi controllati, eliminando il rischio di furti e danneggiamenti, che oggi affliggono i posteggi di Milano. In più, la «città-parcheggio» potrebbe includere anche servizi per incentivare chi lascia l’auto, come officine per la manutenzione dei veicoli, ricariche per auto elettriche, servizi di sharing (auto, bici, monopattini), e persino spazi commerciali e di ristorazione per chi si trova a passare.

Il vero vantaggio? Chi entra a Milano in auto potrebbe lasciare il proprio veicolo in un luogo sicuro e ben servito, per poi raggiungere velocemente il centro grazie alla metropolitana o ad altri mezzi pubblici. Una soluzione che incentiverebbe l’uso dei trasporti collettivi senza costringere i cittadini a rinunciare del tutto all’auto.

# Dove potrebbero sorgere le «città-parcheggio»?

Per massimizzare l’efficienza, la «città-parcheggio» dovrebbe sorgere in un’area ben collegata con la rete metropolitana, in punti strategici che intercettino i principali flussi di traffico in entrata. Ecco i quattro hub che sembrano ideali:

  • Rho-Pero: vicina all’area della Fiera, già dotata di spazi ampi e collegata con la M1. Perfetta per chi arriva da ovest, in particolare dall’autostrada A4 e dalla tangenziale ovest.

  • San Donato Milanese: già punto di riferimento per chi arriva dall’autostrada del Sole (A1), potrebbe ospitare una struttura imponente con accesso diretto alla M3.

  • Sesto San Giovanni: all’estremo nord della città, intercetterebbe il traffico proveniente dalla Brianza e dall’A4. La presenza della M1 e del nodo ferroviario lo renderebbe un punto chiave.

  • Assago-Milanofiori: per chi proviene dalla zona sud e dall’autostrada A7, sarebbe un’opzione ottimale, con la M2 che permette un accesso rapido al centro.

# Un’alternativa alla «città-parcheggio»: le 4 «zone-parcheggio»

Oltre all’idea di un’unica grande «Città-parcheggio», si potrebbe valutare la creazione di parcheggi più piccoli nelle stesse quattro zone strategiche: quattro punti cardinali per una copertura efficiente, con una struttura capace di accogliere migliaia di veicoli, snellendo così il traffico cittadino.

Ogni polo avrebbe una sua autonomia, servendo specifici bacini di traffico. Questa soluzione permetterebbe di ridurre i costi iniziali e di testare l’efficacia dell’idea prima di realizzare un’unica megastruttura.

Un ulteriore vantaggio di questa soluzione è che permetterebbe una maggiore flessibilità: le aree potrebbero essere realizzate progressivamente, adattandosi alle esigenze dei cittadini e alla domanda di parcheggi. Inoltre, più strutture ridurrebbero la congestione in una singola area, distribuendo meglio il traffico e migliorando la fruibilità del servizio.

# Una provocazione per il futuro: l’anello-parcheggio

Illustrazione dell’idea dell’anello-parcheggio, che andrebbe, però, realizzato intorno alla città di Milano

Guardando ancora più avanti, si potrebbe immaginare un vero e proprio «Anello-parcheggio» intorno a Milano. Una cintura continua di aree di sosta, collocate lungo le tangenziali e direttamente collegate a un sistema di trasporti rapido e capillare. In questo modo, chiunque arrivasse in città potrebbe lasciare l’auto nel punto più comodo, accedendo ai mezzi pubblici in pochi minuti.

Un sistema di questo tipo sarebbe particolarmente utile per chi si sposta per lavoro e non ha bisogno di un’auto all’interno del centro cittadino, ma anche per i turisti, che potrebbero raggiungere comodamente il cuore della città senza lo stress del traffico.

Una soluzione del genere potrebbe prevedere tariffe agevolate per gli abbonati ai mezzi pubblici, incentivando un uso combinato di auto e trasporto pubblico.

# Non solo forestieri, un’idea vincente per cittadini e Comune

Traffico fantasy

Nonostante l’investimento iniziale necessario per la costruzione di queste strutture, il Comune potrebbe trarre enormi benefici economici nel lungo periodo. Considerando che ogni giorno entrano a Milano migliaia di auto, anche solo la metà di queste potrebbe decidere di parcheggiare in una di queste strutture.

Le tariffe di parcheggio, che potrebbero variare in base alla durata della sosta e alla posizione, rappresenterebbero una fonte di reddito consistente per l’amministrazione comunale. Il guadagno non andrebbe quantificato solo in termini di introiti diretti, ma anche dai benefici collaterali come l’aumento del valore delle aree circostanti e il miglioramento della qualità della vita urbana.

Se la struttura fosse ben collegata alla metropolitana, anche i milanesi che non possiedono un box e usano l’auto principalmente per uscire dalla città potrebbero essere incentivati a parcheggiare in queste aree a tariffe agevolate, riducendo ulteriormente il numero di veicoli in circolazione e migliorando la qualità dell’aria e la vivibilità della città.

Continua la lettura con: Parcheggi in strada controllati con webcam: Milano più sicura con il sistema delle autostrade?

MATTEO RESPINTI

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La paura a Milano fa 90 (e 91): i viaggiatori tipici della linea più leggendaria di Milano

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La si odia e la sia ama, la si cerca e la si evita. La 90/91, linea di superficie che percorre in buona parte la circonvallazione esterna di Milano, è il mezzo che più di tutti suscita diverse emozioni contrastanti. In ogni caso non se ne può fare a meno.

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La paura a Milano fa 90 (e 91): i viaggiatori tipici della linea più leggendaria di Milano

# L’unica linea 24h di Milano

90/91

La linea 90 è stata per molti anni l’unico mezzo a viaggiare anche di notte tranne che per una breve pausa tra le 02:00 e le 04:00, ma da diversi anni fa servizio h 24/24. È una linea che si può dire sia popolata da “umanità varia”, proveniente da ogni angolo della terra e, visti i personaggi, delle volte forse anche da altri pianeti. Possiamo trovare macedoni, tuareg, bengalesi o comitive di giovani spagnoli, inglesi, francesi durante l’Erasmus.

Spesso al centro della cronaca nera, sulle filovie della 90/91, delle volte non sembra nemmeno di essere in Italia, ma su di un bus che collega Rabat a Bamako, tanti gli idiomi che si possono ascoltare e le fragranze esotiche che si possono respirare. Difficile catalogare tutti i tipi di viaggiatori di un mezzo di trasporto così tanto frequentato, però possiamo sicuramente elencare alcuni dei principali fruitori di questa insostituibile linea.

# Il clandestino

 
credits: la repubblica

Di solito lo si riconosce per i vestiti di una o due taglie in più o in meno della propria. Spesso alticcio e con la birra in mano si trascina nervosamente sul mezzo con sguardo incattivito. Traspare rabbia repressa e uno stato di frustrazione esasperata oltre a tanta stanchezza per la mancanza di riposo in un comodo letto.

# Il lavoratore

Lo si incontra o prestissimo la mattina o in piena notte. Spesso è un lavoratore a turni, ha l’aria assonnata indossa abiti da lavoro e tende ad isolarsi assorto da mille pensieri, non prestando attenzione agli altri passeggeri. Ha una espressione triste o seria, si suppone che percepisca uno stipendio non troppo elevato e questo lo rende pensieroso e pieno di preoccupazione per l’avvenire.

# Il turista smarrito

Con svariati bagagli e a volte con famiglia al seguito, solitamente sale o scende in stazione Centrale si guarda intorno con aria sospettosa e intimorita accorgendosi presto di essere oggetto dell’interesse di numerosi borseggiatori (vedi in seguito). Nonostante sia stato avvisato del pericolo da qualche recensione trovata su internet, non rinuncia a salire su questo mezzo di trasporto. Coraggioso o incosciente?

# Il borseggiatore

Sono soliti viaggiare in gruppo, minimo in due. Non li si deve confondere con i clandestini poiché decisamente più curati nell’abbigliamento. Di norma di provenienza nordafricana, solitamente sotto i 50 anni, oltre al biglietto quindi, non necessitano di super greenpass per viaggiare e svolgere la propria attività. Cercando di non dare nell’occhio, scrutano con molta attenzione le loro vittime scegliendole principalmente tra persone anziane, turisti e passeggeri con molti bagagli (i loro preferiti sono gli stranieri avendo questi difficoltà a chiedere aiuto). Oltre ai nord africani può capitare di incrociare borseggiatori sudamericani o di regioni del Sud. Viaggiano a tutte le ore, soprattutto sui mezzi molto pieni, solitamente con un braccio nascosto da qualche capo di abbigliamento.

# I ragazzini

In giro a divertirsi, sono numerosi e prediligono muoversi in branco. Hanno un tono di voce molto alto, amano insultarsi fra di loro ed utilizzano la bestemmia come principale forma di comunicazione intercalandola con “bella fra” e “bella zio”. Occupano qualunque tipo di posto per appollaiarsi anche su quelli che non lo sono. Può capitare che nel periodo dell’accoppiamento, essendo in calore, siano particolarmente molesti e manifestino violenza danneggiando i mezzi. Viaggiano soprattutto dal giovedì alla domenica sera, alcuni hanno persino l’abbonamento. Mentre negli altri giorni viaggiano singolarmente con ingombranti sacche sul dorso.

# I clochard

Soggiornano sui mezzi soprattutto la notte. Trovano sulla filovia un luogo coperto, riscaldato in inverno e rinfrescato in estate. Non è dato sapere se, oltre a non avere il biglietto, abbiano super greenpass o permesso di soggiorno. Non lo sapremo mai poiché nessuno gli chiederà nulla.

# I transgender

I passeggeri più fortunati potrebbero incrociarli, non sono molto presenti, ma certe notti con un po’ di pazienza e impegno li si può riuscire ad osservare. Provengono dal sud America, ma una volta in Italia tendono a diventare stanziali. Facilmente si incontrano nella stagione calda e si riconoscono dall’abbigliamento molto leggero. Sono folkloristici e parlano a voce alta un misto di italiano, spagnolo e portoghese. Dopo aver consumato bevande alcoliche, possono però diventare aggressivi. Meglio osservarli a distanza.

Continua la Lettura con:90/91: le 7 CURIOSITÀ sulla LINEA più LEGGENDARIA di Milano

ANDREA URBANO

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I 7 luoghi totalmente al buio a Roma

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Sottovia Ignazio Guidi -abitarearoma

Sembra impossibile e invece è dura realtà. Tra arterie particolarmente trafficate, punti nodali e grandi zone nei quartieri, in certi punti di Roma l’illuminazione è un sogno ancora lontano. Si tratta forse di guasti, di momentanee interruzioni o di mancanze dell’amministrazione? La motivazione poco importa, il fatto, oltre a creare disagio, offre una grandissima agibilità ai piccoli gruppi criminali che, muovendosi al buio, rendono ancora più pericolosi questi luoghi. Ecco dunque alcuni luoghi attualmente senza illuminazione a Roma.

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I 7 luoghi totalmente al buio a Roma

# Molti punti del lungotevere sono spesso lasciati nelle tenebre

Ph: lauravittoriaesposito – Instagram

Cominciamo da una delle grandi strade: il Lungotevere. Sarebbe logico pensare a una combinazione tra sistema semaforico, distribuzione del traffico e adeguata illuminazione. Ebbene, non è così. Alcuni punti, come il tratto di fronte al Ministero della Difesa della Marina Militare o dopo Piazza Trilussa, sono completamente al buio. Ma perché? Si tratta forse di un guasto? Costa troppo illuminare proprio questi tratti? Quale che sia la motivazione, queste strade rimangono troppo tempo al buio e se gli incidenti non sono all’ordine del giorno, lo si deve alla paziente abitudine dei romani che conoscono bene queste zone.

#  Stazione Termini: accendere più luce contro il crimine

Chiunque sa perfettamente che uno dei luoghi più pericolosi da evitare, in particolar modo la sera, è proprio la Stazione Termini. Senza voler denigrare alcuna categoria, la forte concentrazione di senzatetto e viandanti favorisce, purtroppo, la presenza di malintenzionati che, attirati dal gran numero di viaggiatori e turisti spesso disattenti, si confondono con coloro che hanno necessità. Il fatto che questo luogo sia un punto nodale e attrazione della criminalità, suggerisce la necessità di un controllo e di un’efficienza maggiori. Tuttavia questa cosa non solo non è garantita, ma anzi si favorisce la presenza dei criminali lasciando senza luce le zone circostanti la stazione. Si tratta di un metodo innovativo per favorire il crimine?

# Piazzale Aldo Moro: perché i lampioni restano spenti?

Ph: pogginsss – Instagram

Un altro punto decisamente trafficato è Piazzale Aldo Moro, di fronte l’entrata principale dell‘Università La Sapienza. Nonostante sia logico pensare di dover offrire una buona visibilità in un punto in cui sia i pedoni sia le macchine sono presenti in tutte le ore della giornata: chiunque passi da questa zona nelle ore buie della giornata sa che deve prestare il doppio dell’attenzione proprio perché, nonostante ci siano, i lampioni rimangono spenti. Se da una parte è cosa buona che la gente sia responsabile e prudente, non sarebbe forse il caso di riattivare l’illuminazione in questo punto nevralgico?

# Sottovia Ignazio Guidi, punto di congiunzione fondamentale

Sottovia Ignazio Guidi -abitarearoma

Il sottovia Ignazio Guidi è un’opera stradale di grande importanza poiché collega via Nomentana, Porta Pia e Piazzale Flaminio, evitando che il traffico si concentri nelle vie principali della città. Ma nonostante sia fondamentale per la circolazione, anch’esso è al buio. Trattandosi di un sottopasso, a differenza delle altre zone elencate sinora, questo rimane spesso e volentieri al buio 24 ore su 24. Una follia! Non è raro, in questa zona, sentire i clacson esasperati di chi, nel mezzo della marcia incrocia qualcuno che, avendo dimenticato di accendere i fari, è quasi totalmente oscurato alle altre macchine in circolazione.

# Il Muro Torto, tra buio e curve strette una vera sfida per gli automobilisti

Muro Torto – Tripadvisor

Viale del Muro Torto è una delle strade più belle e suggestive di Roma. Corre lungo il Muro Torto, da cui prende il nome, e passa all’interno di Villa Borghese, uscendo poi su Piazzale Flaminio. Un’altra via importante dunque, e anche questa è al buio. Sarà forse per preservare la natura di Villa Borghese dall’inquinamento luminoso? Questa ipotesi è senz’altro poco credibile, considerando che questo non la preserva da tutti gli altri tipi di inquinamento. Eppure questa strada presenta delle curve particolarmente strette che, per essere percorse in totale sicurezza, necessiterebbero della giusta visibilità!

# Santa Maria della Pietà, l’ex manicomio di Roma

Spostandoci invece sulle grandi zone, sappiamo che questa è particolarmente delicata per la compresenza di cinghiali e del campo rom. Chi abita a Roma Nord lo sa bene, la maggior parte delle volte questa zona è senza illuminazione. Certamente questo offre alla struttura che ospitava il manicomio, oggi sede del XIV Municipio, un’aura particolarmente tenebrosa e contemporaneamente affascinante. Ma la vita dei cittadini non può reggersi solo sulle suggestioni e in questa zona non sono rari gli incontri ravvicinati con i cinghiali la cui presenza, a causa del buio, non si nota se non all’ultimo. Senza parlare del rischio che si corre se, in questo luogo, girassero avventurosi borseggiatori. Sarà forse ora di occuparsi dell’efficienza dei nostri quartieri e delle relative zone problematiche?

# Via Andersen e altri quartieri periferici

Per concludere in bellezza, ci spostiamo nelle periferie e quella di via Andersen è solo un esempio. Questa strada, posta tra il Quartaccio e Montespaccato, collega due grandi zone della periferia romana a Nord della città e, oltre a essere spesso bagnata probabilmente a causa della continua rottura delle tubature, è quasi sempre al buio. È, purtroppo, comunemente riconosciuto il grande spaccio che avviene in questa zona e privarla dell’illuminazione certo non aiuta a estirpare questo male. Ma come via Andersen, ci sono tantissimi altri punti nelle periferie della città, da Nord a Sud, da Est ad Ovest, in cui l’amministrazione non è capace di offrire un welfare essenziale, e questa situazione non può essere tollerata a lungo.

Continua la lettura con: I 7 luoghi più belli da ammirare in scooter a Roma: il percorso delle meraviglie

RAFFAELE PERGOLIZZI

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Milano può diventare la Silicon Valley d’Europa? I 5 distretti tech da mettere a rete

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chatgpt AI - Milano come Silicon Valley

A Milano basta essere la capitale economica d’Italia? E se puntasse invece ad eccellere anche a livello internazionale? Startup, università, grandi aziende, ricerca avanzata hanno le carte in regole per competere oltre i confini. Ma Milano può davvero giocarsela con Berlino, Londra o la Silicon Valley? La risposta è in una strategia nuova, su misura di Milano: creare un «effetto rete», con la messa a sistema dei distretti dell’innovazione attivi o in fase di creazione in città. Vediamo quali sono.

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Milano può diventare la Silicon Valley d’Europa? I 5 distretti tech da mettere a rete

#1 MIND: il distretto della scienza e della medicina

MIND

Quando Expo 2015 ha chiuso i battenti, Milano si è chiesta come valorizzare quell’enorme area. La risposta è stata MIND, Milano Innovation District, un distretto dell’innovazione pensato per essere un punto di riferimento nel panorama della scienza e della tecnologia applicata alla medicina. Qui sta completando il polo di ricerca per le Scienze della Vita dello Human Technopole, un centro di ricerca all’avanguardia su genomica e biotecnologie, è attivo il Nuovo Ospedale Galeazzi, ed è in costruzione il nuovo campus scientifico dell’Università Statale. Nell’area c’è anche un avamposto dell’università di Berkeley, lo SkyDeck Europe che ha favorito la crescita di 36 startup accelerandone lo sviluppo, e il Federated Innovation, una rete di 41 aziende tecnologiche che hanno sviluppato oltre 100 innovazioni in 12 settori diversi. 

Leggi anche: Quando Milano sognava di fare MINDhattan

#2 Bovisa: il MIT di Milano?

Politecnico – Rpbw – Masterplan Goccia-Bovisa

Il Politecnico di Milano a Bovisa è uno dei principali motori di innovazione e ricerca tecnologica della città oltre che una delle università più prestigiose d’Europa nel campo delle tecnologie e dell’ingegneria. Sono presenti le facoltà di ingegneria, architettura e design industriale, oltre che i corsi design e comunicazione visiva. Sede di numerosi progetti di Open Innovation che coinvolgono aziende, università e istituzioni, il campus è in fase di espansione nell’area della Goccia con due edifici principali di cui uno, l’Innovation Hub, dedicato all’innovazione con laboratori di eccellenza e spazi per aziende e startup. La Bovisa potrebbe diventare il MIT di Milano, con startup su mobilità, AI e smart cities, in sinergia con la sede principale dell’ateneo.

Leggi anche: La «Goccia», il più grande bosco spontaneo di Milano, tornerà alla luce?

#3 Porta Nuova: il cuore del fintech

lombardini22 IG – S32

A Porta Nuova si concentra il cuore del Fintech. L’edificio S32 ospita infatti il Fintech District, una comunità che riunisce oltre 280 startup attive in Italia, operanti nel settore finanziario, tra cui crowdfunding, p2p lending, blockchain, criptovalute e robo-advisory. In zona sono presenti inoltre le sedi di Google, Facebook e Amazon, a cui si aggiunge IBM, con uno spazio dedicato a presentazioni, innovazione e consulenze tecnologiche.

#4 Talent Garden e gli hub digitali: la rete delle startup

Credits: @gabrio_mc
Talent Garden

Talent Garden è una delle più grandi reti di innovazione d’Europa. A Milano ha più sedi, dove si formano e lavorano le migliori menti digitali e dove vengono incubate startup e progetti di digital marketing, coding, AI, blockchain. Mettendo insieme le competenze sviluppate nei suoi spazi e quelle delle altre aziende e freelancer presenti negli altri coworking della città si potrebbe creare un centro diffuso per l’innovazione digitale.

#5 Bicocca e Sesto San Giovanni: l’industria 4.0 del futuro e della robotica?

Credits: initalia.virgilio.it

Tra la Bicocca e MilanoSesto potrebbe concentrarsi l’industria 4.0 del futuro e della robotica, dove un tempo c’era l’industria pesante. Nella prima troviamo l’università con il suo polo di ricerca scientifica, Pirelli e STMicroelectronics, due grandi aziende tecnologiche rispettivamente nel settore pneumatici e semiconduttori, a Sesto San Giovanni ci sono società come Abb, leader nel settore dell’automazione industriale e dell’energia. Con l’espansione di MilanoSesto, potrebbero arrivare nuovi centri di ricerca, startup tech e aziende nel settore biotech, AI e automazione industriale, rafforzando ulteriormente l’hub tecnologico di Milano.

# Cosa manca per diventare la Silicon Valley d’Europa?

Rete hub Milano

Tra le azioni necessarie per rendere questo sogno possibile dovrebbero esserci:

  • maggiori investimenti pubblici e privati, per attrarre le big tech globali e convincere le startup italiane a restare qui invece di scappare altrove;
  • migliori connessioni internazionali, più voli diretti, e fibra ultraveloce ovunque con incentivi per i nomadi digitali;
  • un cambio culturale, con il fallimento riconosciuto non come una sconfitta ma come un passaggio naturale verso il successo e l’innovazione;
  • infine una maggiore autonomia per Milano, alla pari della altre città stato europee, sia a livello amministrativo che di gestione delle risorse.

La parola chiave di tutto questo è: «effetto rete».

Continua la lettura con: La Milano del futuro: i 7 «quartieri nascenti» che rivoluzioneranno la città (Mappa)

FABIO MARCOMIN

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L’M4 lancia la sfida: la classifica delle metro più veloci

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Metro d'arte a Napoli. Credit: timelapseitalia.it

Chi usa la metro prima o poi si fa questa domanda: qual è la metro più veloce? Non solo a Milano. 

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L’M4 lancia la sfida: la classifica delle metro più veloci

# La metro sprinter

credit: discoradio.it

La linea di metropolitana più veloce di Milano è la M5 (linea lilla), che corre da San Siro Stadio a Bignami, inaugurata nel 2013 e completata nel 2015. La velocità media è di circa 36 km/h, con una velocità massima di 80 km/h. Ma la nuova M4 ha messo in discussione il suo primato?

# Le altre linee: l’attacco della M4 e la più lenta di tutte 

Qual è la linea metropolitana più lunga di Milano?
Credits rollina18 IG – Metropolitana Milano vagone

La risposta è no. Per un pelo. La M4 riesce solo a sfiorare il primato della M5 con una velocità media di 35 km/h, uno in meno della M5. La velocità massima invece è la stessa:  80 km/h.

Per quanto riguarda le altre linee, una mezza sorpresa sulla più lenta: 

  • Linea M1 (rossa): la velocità media è di circa 27 km/h con una velocità massima di 70 km/h.
  • Linea M2 (verde): la velocità media è di circa 25 km/h con una velocità massima di 80 km/h.
  • Linea M3 (gialla): la velocità media è di circa 23 km/h con una velocità massima di 70 km/h

Quindi la gialla risulta quella con la velocità media minore. Ma qual è la metro più veloce d’Italia?

# La metropolitana più veloce d’Italia

Metro d’arte a Napoli. Credit: timelapseitalia.it

La metropolitana più veloce d’Italia non è a Milano. Si trova invece a Napoli dove la linea L1 (gialla) raggiunge una velocità media di circa 40 km/h. La linea L1 di Napoli è stata inaugurata nel 1993 ed è lunga circa 18,8 km, con 19 stazioni. La linea attraversa il centro di Napoli, collegando Piscinola a Garibaldi.

Una velocità che la avvicina alla metro più veloce d’Europa: la linea 14 (Olympiades – Mairie de Saint-Ouen) della metropolitana di Parigi, che ha una velocità media di poco superiore ai 40 km/h e una velocità massima di 80 km/h. La linea 14 è stata inaugurata nel 1998 ed è completamente automatizzata, attraversa Parigi da sud a nord, collegando la stazione di Olympiades a quella di Mairie de Saint-Ouen, con una lunghezza di circa 9 km e 9 stazioni. Veloce in Europa ma piuttosto lontana dal record del mondo. 

# La metropolitana più veloce del mondo

Ph. moerschy

La metropolitana più veloce del mondo è la Shanghai Maglev Train, anche conosciuta come il treno ad alta velocità maglev di Shanghai, che utilizza la tecnologia a levitazione magnetica. Il treno corre su una linea ferroviaria dedicata che collega l’aeroporto internazionale di Shanghai Pudong con la stazione di Longyang Road, coprendo una distanza di circa 30 km in soli 7 minuti e 20 secondi. Il treno raggiunge una velocità massima di 431 km/h, rendendolo non solo la metro ma anche il treno passeggeri più veloce del mondo.

Continua la lettura con: La «metropoli a un’ora» (di treno) sarà la nuova frontiera della «Milano a 15 minuti»?

ANDREA ZOPPOLATO

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La guerra a Milano: le patate al Sempione e altre curiosità che pochi conoscono

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Dopo anni la guerra è tornata in Europa. Siamo andati a riscoprire cosa è successo a Milano nell’ultima guerra che ci ha coinvolto direttamente, il secondo conflitto mondiale. Abbiamo trovato cinque curiosità. 

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La guerra a Milano: le patate al Sempione e altre curiosità che pochi conoscono

#1 In caso di bombardamento i biglietti dei tram vanno rimborsati?

Locomotiva “Gamba de legn”

Con l’entrata in guerra si introdussero a Milano come in altre città un insieme di regole nuove. Una di queste riguardava come organizzarsi in caso di bombardamento. Se le sirene di allarme iniziavano a suonare, tutti i mezzi pubblici dovevano fermarsi e lasciare che le persone si potessero mettere al riparo. A Milano si sollevò un dibattito sul fatto che in caso di interruzione della corsa a causa di bombardamenti, i biglietti del tram potessero essere riutilizzati per completare il percorso, scongiurato l’allarme. Alla fine si arrivò alla decisione che in caso di interruzione della corsa per i bombardamenti si potesse chiedere il rimborso del biglietto prima di scendere e mettersi in salvo. 

#2 Che fine fanno gli animali?

Preoccupazione simile riguardo effetti imprevisti dei bombardamenti riguardava lo zoo di Milano che a quei tempi era ai Giardini di Porta Venezia. Il guardiano dello zoo interrogò le autorità chiedendo cosa avrebbe dovuto fare con gli animali. Chiese lumi su come metterli al riparo ma soprattutto indicazioni su cosa avrebbe dovuto fare nel caso in cui le bombe avessero messo le belve in libertà. In questo caso avrebbero potuto causare pericoli per i cittadini se delle bestie feroci fossero state libere di muoversi in città. Alla fine si decise che vista la situazione i pericoli per i cittadini fossero molto maggiori di quello di ritrovarsi davanti a tigri e leoni e si optò per non regolamentare questa ipotesi che, fortunatamente, non si verificò. 

#3 Il ritorno a Cassala sulla circonvallazione

Per celebrare “il ritorno a Cassala”, la presa della città del Sudan da parte delle truppe che combattevano nell’Africa del Nord, spinse il podestà di Milano, la carica corrispondente a quella di sindaco, di ribattezzare con il nome di questa città l’allora via Malta. Che a sua volta prese il posto dell’ “antipatriottico” viale Francia. 

#4 Le quattro città fasciste attorno a Milano

Nei primi mesi di guerra l’Istituto Case Popolari aveva stanziato 300 milioni di lire per la costruzione di quattro città satellite attorno a Milano. Secondo il progetto dovevano essere realizzati quattro centri autonomi intitolati a Costanzo Ciano, Arnaldo Mussolini, Italo Balbo e Guglielmo Oberdan. Ogni centro avrebbe dovuto ospitare 20.000 abitanti e dovevano essere autosufficienti. 

#5 Le patate del Sempione

Negli ultimi mesi della guerra la città era vittima della carestia e diventava sempre più difficile sfamare i cittadini. Fu deciso di seminare il parco Sempione a patate, mentre ai lati furono messi dei girasoli. Allo stesso modo furono arate e seminate le altre zone verdi di Milano, tutte a patate tranne parco il Parco Lambro in cui venne seminato il ricino, utile per il motore degli aerei.

Fonte: Come eravamo negli anni di guerra, Arrigo Petacco

Continua la lettura con: I segreti del Sempione, il Central Park di Milano

MILANO CITTA’ STATO

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Ladri in casa

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Ladri in casa

“Ladri in casa”. Quarto estratto dalla prima puntata di Ci vediamo a Fermento, il nuovo videopodcast di Milano Città Stato. La puntata intera dal titolo “E’ successa una cosa pazzesca” è disponibile sul canale di youtube di Milano Città Stato.

Regia: Francesco Leitner. Prodotto da: Fabio Novarino. Location: Fucine Vulcano APS – Via Fabio Massimo 15/12 (IG: @fucinevulcano).

Guarda la prima puntata: Ci vediamo a Fermento – Ep. 1 – «E’ successa una cosa pazzesca»

Qui tutte le puntate del podcast il Lato Chiaro

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La foto del giorno: dove siamo?

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Ph. @milanographies IG

La foto del giorno: oggi siamo in via Giovanni Celoria 2 (Città Studi)

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Il tuo provino per giocare nell’Olimpia

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Se mi entrava sarei in Eurolega.

Qui il video: Il tuo provino per giocare nell’Olimpia

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Continua con: Quella volta che hai rischiato la vita all’Idroscalo

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Apre a Milano il Museo dei Sensi per amplificare le sensazioni e stimolare la mente

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Museum of Senses

Un museo che promette di ribaltare ogni certezza con esperienze immersive che giocano con la percezione e sfidano la logica. Un viaggio tra illusioni, suoni e colori per riscoprire il mondo con occhi nuovi.

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Apre a Milano il Museo dei Sensi per amplificare le sensazioni e stimolare la mente

# Un museo che confonde e meraviglia

Caleidoscopio Museum of Senses

15 marzo 2025. Apre il Museo dei Sensi, sviluppato su tre piani con un percorso immersivo che mescola scienza, gioco e arte. Qui la percezione tradizionale viene messa alla prova attraverso stanze progettate per sfidare l’equilibrio, ingannare la vista e rivelare nuovi modi di sentire il mondo. Ogni spazio è studiato per amplificare le sensazioni e stimolare la mente, combinando illusioni ottiche, esperimenti tattili e giochi sonori.

Il museo non si limita ai cinque sensi classici: vista, udito, tatto, gusto e olfatto. Qui si esplorano anche percezioni meno note, come il senso dell’equilibrio e della propriocezione, la consapevolezza del corpo nello spazio. Un viaggio tra scienza e meraviglia, pensato per grandi e piccoli, che spinge a interrogarsi su come realmente percepiamo la realtà.

# Un percorso tra esperienze uniche

Museum of Senses

Ogni sala è progettata per sorprendere e sfidare i visitatori. In totale sono presenti 30 installazioni. Dalla Stanza Inclinata, dove l’equilibrio viene messo alla prova, al Labirinto di Specchi, che confonde la percezione dello spazio.

Pinwall

Il Pinwall permette di imprimere la sagoma del corpo su una parete di chiodini mobili. Anche l’udito ha il suo spazio: nella sala Foley si possono creare effetti sonori per dare voce a immagini mute, scoprendo il potere del suono sulla percezione. 

# Le installazioni più sorprendenti: dalla Levitating Water Room al Vortex Tunnel

Attrazione Museum of Senses

Tra le installazioni più curiose spicca la Levitating Water Room, dove l’acqua sembra scorrere al contrario, sfidando le leggi della fisica. Il letto di chiodi mette alla prova il coraggio, mentre la Stanza Gialla elimina ogni colore, costringendo il cervello a ridefinire la realtà. Nel Vortex Tunnel, l’equilibrio viene stravolto in una spirale ipnotica.

# Prezzi dei biglietti e orari di visita

Milano Museum of Senses

Il Museo dei Sensi si trova in Viale Monte Grappa 10 ed è aperto tutti i giorni, dal lunedì al venerdì dalle 10:00 alle 20:00, nel weekend apre un’ora prima. I biglietti hanno un costo di 16 euro per gli adulti nei giorni feriali, 17 euro nei weekend, per bambini fino a 12 anni rispettivamente 10 e 11 euro. Sono disponibili anche pacchetti famiglia e tariffe ridotte per studenti, anziani e gruppi. 

Continua la lettura con: Il museo più strano di Milano? Seguite le FORCHETTE

FABIO MARCOMIN

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Milano: ordinanza comunale fa chiudere una gelateria perché vende gelati

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milanobelladadio IG - Chiusura Ice bound

Nonostante la richieste dei commercianti e una petizione online, continua la “guerra” del Comune di Milano contro sette locali distribuiti in poco più di 100 metri su Corso Garibaldi. Da quattro anni vige infatti un’ordinanza, un unicum in città, che dopo le 22 vieta di sedersi a un tavolino per gustarsi un gelato, o bere un bicchiere d’acqua. Dopo le prime multe è arrivata la sospensione della licenza alla gelateria e ad altri tre locali. 

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Milano: ordinanza comunale fa chiudere una gelateria perché vende gelati

# Come tutto è cominciato

Maps – Tratto Corso Garibaldi con restrizioni

Tutto è iniziato nel 2019 quando i residenti del condominio al civico 104 di Corso Garibaldi avevano ottenuto una prima vittoria al Tar contro il silenzio opposto dal Comune alla richiesta di “ordinanze contingibili e urgenti” per mettere un freno ai rumori causati dal passanti e dai clienti del locali sotto le loro finestre. Stiamo parlando di un pezzetto di strada, di poco più di 100 metri, tra Largo la Foppa e Via Marsala. 

L’arrivo della pandemia e il coprifuoco avevano messo in ghiaccio il problema, ripresentatosi nell’estate 2020 con i test dell’Arpa che certificavano decibel ancora oltre la soglia consentita. A quel punto la decisione di Palazzo Marino è stata quella di introdurre regole più stringenti, solo per il tratto del corso “incriminato” con l’Ordinanza Sindacale n. 41/2021 del 04/06/2021: stop alla vendita di alimenti e bevande dalle 22 alle 6, che siano alcolici, acqua o gelato, e all’utilizzo dei dehor da mezzanotte alle 6 tutti i giorni della settimana. 

# Roberto Cassina proprietario di Ice Bound: «Sono l’unica gelateria d’Italia a non poter vendere il gelato da passeggio dopo le 22»

Maps – Corso Garibaldi, tratto con ordinanza

Il titolare della gelateria Ice Bound, Roberto Cassina, aveva spiegato la sua situazione qualche mese fa a Il Giorno: «Sono l’unica gelateria d’Italia a non poter vendere il gelato da passeggio dopo le 22. E sono in centro a Milano. Perché una persona dovrebbe sedersi da me e poi esser cacciato (per evitare multe), quando a 100 metri nessuno ha alcun tipo di restrizione? Tutte le sere veniamo multati, trattati da delinquenti quando vogliamo solo svolgere il nostro lavoro». Anche la proprietaria del ristorante Cimmino 104, Olimpia, ritiene l’ordinanza comunale una vera ingiustizia dato che le attività distanti solo poche decine di metri dalla sua non hanno le stesse restrizioni. Le richieste dei commercianti e una petizione online non sono però bastate e, dopo le prime multe, sono arrivate le sospensioni della licenze.

# Le sospensioni delle licenze per «pericolo per l’ordine pubblico, per la moralità pubblica e il buon costume o per la sicurezza dei cittadini»

milanobelladadio IG – Chiusura locali Corso Como

L’ordinanza che ha istituito questa mini «zona rossa» non è mai stata revocata, anche perchè sia il Tar che il Consiglio di Stato hanno dato ragione al Comune di Milano. Ma proprio il Tar nelle motivazioni della sentenza aveva specificato che la misura avrebbe dovuto essere funzionale al raggiungimento di un piano di risanamento acustico, da definire con i gestori dei locali, e quindi transitoria. Nulla però si è mosso da parte di Palazzo Marino e nei giorni scorsi è arrivata la sospensione per tre giorni della licenza per quattro dei sette locali, tra cui la gelateria, con un atto della Questura motivato dall’articolo 100 del TULPS (Testo Unico di Pubblica Sicurezza) che recita: «Il questore può sospendere la licenza di un esercizio, anche di vicinato, nel quale siano avvenuti tumulti o gravi disordini, o che sia abituale ritrovo di persone pregiudicate o pericolose o che, comunque, costituisca un pericolo per l’ordine pubblico, per la moralità pubblica e il buon costume o per la sicurezza dei cittadini». 

# La misura adottata per 30 persone sedute a mangiare un gelato dopo la mezzanotte 

milanobelladadio IG – Chiusura Ice bound

Come ha però spiegato bene Roberto Cassina, la reale motivazione per cui è stata decisa la chiusura della sua gelateria è stata che «al momento dell’atto ispettivo vi erano circa 30 avventori seduti ai tavoli intenti a consumare gelato» poco oltre mezzanotte e mezza. Non certo quindi dei pregiudicati: «Un danno d’immagine pazzesco, siamo stati trattati come delinquenti» spiega il titolare di Ice Bound. Stessa sorte è toccata al ristorante Cimmino 104, in questo caso erano circa 50 le persone nel plateatico, e ad altri due locali. Una situazione paradossale che va avanti da 4 anni e che coinvolge tre parti in causa: i residenti che vogliono il rispetto del riposo notturno, i locali che hanno necessità di lavorare come tutti quelli nel resto del città, il Comune di Milano chiamato a trovare una soluzione di compromesso. La speranza è che si risolva in tempo prima che altri locali chiudano i battenti per il calo di fatturato.

Continua la lettura con: La mini «zona rossa» in Corso Garibaldi: il pezzettino di strada dove dopo le 22 è vietato anche un gelato

FABIO MARCOMIN

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Frecciarossa parla francese: iniziata la vendita dei biglietti per la Costa Azzurra

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chatgpt AI - Frecciarossa in Costa Azzurra

Iniziato il conto alla rovescia per il ripristino dell’alta velocità tra Milano e Parigi, dopo la frana occorsa in territorio francese nell’estate 2023. A questa bella notizia si affianca una grossa novità annunciata da Trenitalia: il Frecciarossa arriva in Costa Azzurra. Queste le fermate, il prezzo dei biglietti e quando è in programma la prima corsa. 

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Frecciarossa parla francese: iniziata la vendita dei biglietti per la Costa Azzurra

# Riparte l’alta velocità da Milano a Parigi

Maps – Comune di Freney dove si è verificata la frana in Francia

Il 27 agosto 2023, una frana di notevoli dimensioni ha interessato la valle della Maurienne, in Savoia, Francia, causando l’interruzione del traffico ferroviario e stradale con l’Italia. Il distacco di massi e detriti ha colpito la linea ferroviaria e l’autostrada A43, portando alla chiusura del Traforo del Frejus per motivi di sicurezza.

i-TraM – Milano-Parigi in treno

Dopo un anno e mezzo di lavori, con l’introduzione temporanea di servizi sostitutivi di bus, il collegamento ferroviario Frecciarossa tra Milano e Parigi riprende il 1° aprile 2025. Sono previste quattro corse giornaliere: partenze da Parigi alle 7:30 e 15:20, e da Milano alle 6:25 e 15:53. Il viaggio, della durata di circa 7 ore, prevede fermate intermedie a Lione, Chambéry, Saint-Jean-de-Maurienne, Modane, Oulx e Torino. I biglietti sono già disponibili sui canali ufficiali di Trenitalia.

A questa bella notizia si affianca un importante novità per chi viaggia in Frecciarossa in Francia.

Leggi anche: Frecciarossa e TGV Milano-Parigi sono di nuovo in partenza: queste le 6 fermate intermedie

# La novità: il Frecciarossa arriva in Costa Azzurra

Credits manugen_fit IG – Corniche Marsiglia

Oltre al ripristino della tratta Milano-Parigi, l’Amministratore Delegato di Trenitalia France, Marco Caposciutti, nell’ambito della presentazione del Piano Strategico 2025-2029 del Gruppo FS Italiane, ha annunciato un nuovo collegamento operato dal Frecciarossa 1000: il Parigi-Marsiglia. Il viaggio prevede una durata di 3 ore e 20 minuti con partenza da Gare de Lyon di Parigi, fermate a Lione Saint-Exupéry, Avignone e Aix-en-Provence, e arrivo alla stazione Saint-Charles di Marsiglia. La prima corsa è programmata per il 15 giugno 2025.

Leggi anche: In Europa da Milano con l’alta velocità: le 5 città più spettacolari all’orizzonte del Frecciarossa all’estero

# Biglietti in vendita da metà marzo

marcolosa77 IG – Frecciarossa in Centrale

I biglietti per entrambe le tratte sono già in vendita sui canali ufficiali di Trenitalia. Per il collegamento Milano-Parigi i prezzi che partono da 35 euro in classe Standard, 55 euro in Business e 199 euro in Executive. Per la tratta Parigi-Marsiglia, i prezzi partono da 27 euro in classe Standard.

Continua la lettura con: Il Frecciarossa punta al nord Europa: il progetto e il «grande miraggio» all’orizzonte

FABIO MARCOMIN

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I 10 quartieri più strani di Milano

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quartieri più strani

Si cercano sempre gli angoli più belli e affascinanti di Milano, ma se invece si andassero ad esplorare i quartieri più strani, quelli che proprio non ti aspetti in città? Si può credere che Milano non nasconda chissà quali sorprese, eppure esistono almeno dieci quartieri insoliti da mostrare agli amici non milanesi, solo per il gusto di stupirli:

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I 10 quartieri più strani di Milano

#1 Quartiere Maggiolina

credit: @silvana_kk IG

La Maggiolina è un quartiere residenziale a nord della Stazione Centrale e del Centro Direzionale. Fin qui nulla di strano, ma sono proprio le “residenze” di questa zona ad essere particolari: non a caso è stato soprannominato “villaggio degli gnomi”. Infatti tipiche del quartiere Maggiolina sono le case igloo, abitazioni private progettate da Mario Cavallè durante il Secondo Dopoguerra. Un tempo a far compagnia a queste particolari abitazioni c’erano anche le case-fungo, dello stesso Cavallé, che però sono state demolite negli anni Sessanta.

#2 La Martesana

quartieri più straniLa zona del Naviglio “Piccolo” della Martesana, che comincia Cassina de Pomm e prosegue poi oltre il quartiere Adriano, merita di entrare in questa lista perché, essendo così pittoresca, stupisce che faccia parte di una città come Milano, considerata per lo più grigia e cementosa.

#3 Bicocca

quartieri più straniÈ il quartiere dell’Università, del Teatro degli Arcimboldi, dell’Hangar Bicocca e del Museo Interattivo del Cinema, ma anche di scorci “storici” come la Bicocca degli Arcimboldi, che gli dà il nome. È un quartiere dove “c’è sempre qualcosa da fare” e a molti ricorda l’olandese Rotterdam. E, se tutto questo non è sufficiente: ha anche una Collina dei Ciliegi.

#4 Quartiere Giardino

quartieri più straniLungo via Lincoln, non lontano da Corso XXII Marzo, sorge una piccola isoletta colorata chiamata Quartiere Giardino, ma anche Quartiere Arcobaleno. Semplice intuire il motivo del nome: basta entrare in questa via per essere circondati da abitazioni di tutti i colori, come in una Burano in miniatura.

#5 Ortica

quartieri più straniSuperata Acquabella si entra diretti nel quartiere Ortica, una zona che un tempo era una semplice frazione di Lambrate ma che ora ha tutte le sue storie da raccontare: storie che narra attraverso i suoi coloratissimi murales, che fanno girare la testa a tutti i passanti.

#6 Bovisa

quartieri più straniPiù che essere un quartiere di Milano, Bovisa è una zona a sé stante, fuori dalla città ma allo stesso tempo al suo interno. Prima periferia industriale, oggi Bovisa ospita la seconda sede del Politecnico, con relativo campus.

#7 Baggio

quartieri più strani

Baggio è un borgo raccolto in sé stesso, non sembra nemmeno che faccia parte di Milano. Ricco di cascine storiche, confina con uno dei polmoni verdi della città: il Parco delle Cave.

#8 Wagner

quartieri più straniUsciti dalla fermata della metro Wagner ci si ritrova in pochi passi in Piazza Piemonte, sulla quale si affacciano due storici “grattacieli” gemelli e il Teatro Nazionale CheBanca!. Da qui si può raggiungere a est il quartiere di Sant’Ambrogio, mentre a nord si avvistano le torri di Citylife.

#9 Acquabella

La zona di Acquabella è insolita perché è costituita da una lunga striscia di verde, attrezzata con panchine, campi da basket e altri giochi per bambini.

#10 Sucate

Come, “Sucate” non si trova su nessuna mappa di Milano? Eppure alcuni sostengono fermamente che esista, e non solo: Sucate è a nord, a est, a ovest, pare che possa essere ovunque.

Continua la lettura con: I quartieri di Milano che lasciano a bocca aperta

VANESSA MARAN

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14 marzo 1972. L’editore Feltrinelli rimane ucciso in un’esplosione a Segrate

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Mondadori contro Feltrinelli

14 marzo 1972. Giangiacomo Feltrinelli, editore e fondatore dei Gruppi d’Azione Partigiana, rimane ucciso in un’esplosione vicino a un traliccio dell’alta tensione a Segrate. Quali sono le principali differenze tra le due storiche rivali dell’editoria milanese: Feltrinelli e Mondadori?

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14 marzo 1972. L’editore Feltrinelli rimane ucciso in un’esplosione a Segrate

Mondadori contro Feltrinelli

Dallo spazio ristoro all’oggettistica per la casa, dal bar agli angoli relax pensati per una condivisione silenziosa. Le librerie di oggi, specialmente a Milano, hanno saputo reinventarsi, trasformandosi in veri e propri rifugi urbani.

Qui, soprattutto d’inverno, si viene non solo per cercare un libro, ma per sorseggiare un caffè al caldo, sfogliare le novità editoriali, lasciarsi ispirare dalle copertine senza l’obbligo dell’acquisto. Luoghi che accolgono e invitano alla pausa, dove il tempo rallenta e la cultura si intreccia con il piacere della convivialità.

A dominare la scena milanese sono i grandi format di Feltrinelli e Mondadori, spazi in cui la tradizione della lettura incontra l’esperienza sensoriale, trasformando la libreria in un crocevia di storie, incontri e ispirazioni. Ma quali sono  le curiosità e i segreti sulle due storiche librerie milanesi?

#1 I fondatori: Arnoldo vs Osvaldo

Credits: illibrario.it

Il Gruppo Mondadori nasce nel 1907 grazie ad Arnoldo Mondadori, che avvia la sua attività editoriale in una piccola tipografia della campagna lombarda. Oggi è la più grande casa editrice italiana, con sede a Segrate (MI) e una forte presenza internazionale.

Diversa la storia della Giangiacomo Feltrinelli Editore, fondata a Milano nel 1954 da Giangiacomo Feltrinelli, noto con il soprannome di Osvaldo. Fin dall’inizio, l’intento era chiaro: creare una struttura editoriale capace di gestire l’intero ciclo del libro, dall’edizione alla distribuzione fino alla vendita al dettaglio.

#2 I marchi: mass market vs nicchia di qualità

Libreria Feltrinelli

Mondadori ha costruito nel tempo un vero impero editoriale, acquisendo marchi di peso come Rizzoli, Einaudi, Piemme, Sperling & Kupfer e Frassinelli. Una strategia che l’ha resa un colosso del mass market.

Feltrinelli, pur ampliandosi, ha mantenuto un’identità più compatta e orientata alla qualità, inglobando realtà come Apogeo, Kowalski ed Edizioni Gribaudo, senza perdere la sua vocazione indipendente.

#3 Le quote di mercato: Mondadori domina

Milano
Milano

Mondadori detiene oltre il 28% del mercato editoriale italiano, consolidando il suo ruolo di leader.

Feltrinelli si ferma attorno al 5%, superata anche dal Gruppo Editoriale Mauri Spagnol (GEMS), che con marchi come Garzanti, Chiarelettere, Longanesi e Bollati Boringhieri arriva al 10%, e da Giunti, che detiene circa l’8%.

#4 Le sedi: il futurismo di Niemeyer vs la visione di Herzog & de Meuron

credit: Instagram @umb.o

Le sedi delle due case editrici rispecchiano il loro spirito.

Il Palazzo Mondadori, situato a Segrate, è un’icona architettonica firmata Oscar Niemeyer: un parallelepipedo futuristico sospeso tra vetro e cemento, circondato da un lago di 20.000 metri quadri popolato da carpe giganti. Aperto al pubblico solo in occasioni speciali, come le giornate FAI, rappresenta la solidità e la grandezza dell’editore.

La Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, inaugurata nel 2016 tra Viale Pasubio e Viale Crispi a Milano, è invece un simbolo di innovazione e cultura. Progettata dallo studio Herzog & de Meuron, si estende su 2.700 metri quadri e ospita non solo una libreria, ma anche una sala polifunzionale per eventi, uffici, aule per incontri e una biblioteca con postazioni di lettura multimediali.

Due visioni diverse dell’editoria, due storie intrecciate nel panorama culturale italiano.

Continua la lettura con: 7+1 librerie indipendenti a Milano

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In Stazione Centrale esiste un passaggio segreto: dove porta?

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Credits lucarosc IG - Sala Reale Milano

Nessuno di noi se ne è accorto. A chi serviva e dove conduce.

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In Stazione Centrale esiste un passaggio segreto: dove porta?

# La premessa: la Sala d’attesa “Re d’Italia”

Credits lucarosc IG – Sala Reale Milano

Per capire di quale passaggio segreto stiamo parlando dobbiamo prima svelare un’altra curiosità poco conosciuta ai milanesi, la presenza di una Sala Reale dentro la Stazione Centrale. Si tratta della sala d’attesa del Re D’Italia e della sua famiglia, progettata dall’architetto Ulisse Stacchini come tutto il resto della stazione, nella quale i Savoia potevano accedervi da un’entrata segreta, sul lato sud-est della stazione in Piazza Luigi di Savoia 1/26. Un ambiente sfarzoso con marmi, mosaici, lampadari in cristallo, una fontana e il pavimento in legno intarsiato, dove Vittorio Emanuele e i suoi cari si riposavano prima del viaggio in treno.

Il segreto più incredibile è però nascosto dentro il bagno.

Leggi anche: La STAZIONE CENTRALE ha un SEGRETO: la SALA d’attesa del RE

# Uno specchio come via di fuga

Alberto Angela Rai Uno – Speciale “Stanotte a Milano”

Tra gli ambienti della Sala Reale non poteva mancare il bagno, meno ricco degli altri spazi ma pur sempre degno di nota. Al suo interno ci sono sanitari in marmo con rubinetti dorati e tre specchi ad arco. Uno di questi però non è un normale specchio: tirando infatti un piccolo pomello sulla cornice si apre un passaggio segreto. Una nicchia con una scaletta fissata alla parete che fungeva da via di fuga, un’uscita di emergenza ideata per i reali in caso di pericolo per guerre o attentati.

Credits giovanniarena_ IG – Passaggio segreto Stazione Centrale

I gradini conducono sopra i tetti della stazione e da qui Vittorio Emanuele con la sua famiglia poteva essere recuperato per essere portato al sicuro.

Leggi anche: “STANOTTE a MILANO”: i momenti salienti del VIDEORACCONTO di Alberto Angela

Continua la lettura con: Il PASSAGGIO SEGRETO con vista sul lago di Como

FABIO MARCOMIN

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Il segreto “miracoloso” della pizza al trancio più buona di Milano

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Credits: @pizzeria.alla.fontana Pizzeria alla fontana - l'originale

Tra le strette vie c’è una pizzeria storica che fa la pizza al trancio migliore di Milano. Da molti anni nel cuore dei milanesi, questo ristorante nasconde però un segreto “miracoloso” nella ricetta dell’impasto. Ecco qual è.

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Il segreto “miracoloso” della pizza al trancio più buona di Milano

# Aperta dal 1973

Credits: @pizzeria.alla.fontana
Pizzeria alla fontana – l’originale

Nel quartiere di Isola si può mangiare la “pizza al trancio più buona” di Milano. Precisamente in Via Genova Thaon di Revel, 28, c’è Pizzeria alla Fontana, locale storico aperto nel 1973 e amato da moltissimi milanesi che oggi, oltre alla sua classica pizza, offre la possibilità di gustare anche piatti tipici come lasagne e spaghetti cacio e pepe. Il ristorante nasce come pizzeria al trancio e per i primi otto anni di attività rimane fedele alla specialità della casa, con il tempo però aggiunge alla proposta anche primi e secondi piatti, nonché dolci.

Ma perché è così buona? La pizzeria è conosciuta per l’abbondanza dei suoi tranci: il ristorante offre infatti due formati, quello normale (già grande di suo) e quello super, e condisce tutte le sue pizze molto abbondantemente. Impossibile non uscirne sazio. La pizza, alta, come vuole la tradizione, e lievitata in modo corretto, è farcita al momento, consigliati sono il trancio doppia mozzarella e qualsiasi altra pizza con i salumi. Ma il motivo della sua bontà risalirebbe indietro nei secoli. Con un ingrediente addirittura miracoloso.

# Una pizza benedetta?

Credits: @pizzeria.alla.fontana
Pizzeria alla fontana – l’originale

Il locale è di fronte al Santuario della Fontana, edifico poco conosciuto ma da cui il ristorante prende il nome. L’interno è molto spartano, un arredamento semplice tipico degli anni in cui ha aperto, e anche l’esterno rispecchia lo stile. Quello che non tutti sanno sulla pizza al trancio di Pizzeria alla Fontana è che potremmo definirla una pizza “benedetta”…

Credits: @ilenia.montaglio
Chiesa di Santa Maria alla Fontana

Sì perché nel momento in cui si va a pagare si potrà scorgere una lavagnetta che parla di un’acqua miracolosa con cui dovrebbe essere fatto l’impasto della pizza. Si tratta dell’acqua santa del santuario di fronte il locale, sul retro di Santa Maria alla Fontana c’è infatti un’antica fonte ritenuta miracolosa e si dice che la ricetta originale della pizza al trancio di Pizzeria alla Fontana sarebbe dovuta essere con quest’acqua. 

Leggi anche: L’acqua di Lourdes di Milano

# Un ottimo rapporto qualità-prezzo

Credits: @pizzeria.alla.fontana
Pizzeria alla fontana – l’originale

Per quanto riguarda il prezzo, invece, Pizzeria alla Fontana è riuscita a mantenere un ottimo rapporto qualità-prezzo. Nel formato normale le pizze vanno dai 4,50€ ai 7,50€, mentre per la scelta super i prezzi salgono e si aggirano tra i 6,50€ e i 10,50€. Anche per le altre proposte della casa i prezzi sono nella media, un esempio sono i dolci a 5€ l’uno. Qui, infine, si può mangiare un piatto di lasagne molto economico, con cinque euro ti porti a casa una bella porzione. Che sia un miracolo o meno, solo chi la prova può scoprirlo. 

Fonti:instagram.com

Continua la lettura con: La pizza più buona di Milano è sempre lei (edizione 2025)

BEATRICE BARAZZETTI

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Per una Milano più sicura: mini-caserme di quartiere e 1/10 delle case popolari a carabinieri e vigili

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Le case popolari, soprattutto nelle grandi metropoli come Milano, sono spesso teatro di situazioni di insicurezza che incidono profondamente sulla qualità della vita dei residenti.

Un’idea che potrebbe concretamente risolvere questa problematica è quella di destinare un decimo degli alloggi di ogni complesso di case popolari a vigili del fuoco, carabinieri e agenti di polizia, mentre le portinerie potrebbero essere affidate agli agenti in pensione. Non solo: e se si avessero delle mini-caserme di quartiere?

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Per una Milano più sicura: mini-caserme di quartiere e 1/10 delle case popolari a carabinieri e vigili

# Un decimo degli alloggi di ogni complesso assegnato alle forze dell’ordine

L’idea non consiste nel riservare un decimo di tutte le case popolari di Milano agli agenti, ma di destinare questa proporzione agli alloggi di ogni singolo complesso residenziale. In altre parole, un decimo degli appartamenti di ogni condominio o quartiere popolare sarebbe assegnato a forze dell’ordine come vigili urbani, carabinieri o poliziotti.

Questo approccio avrebbe il vantaggio di garantire una presenza costante di forze di polizia direttamente nel cuore dei quartieri più problematici, senza concentrarla esclusivamente in alcune aree isolate o in grandi caserme. La vicinanza degli agenti ai residenti potrebbe migliorare il dialogo tra la comunità e le forze dell’ordine, abbattendo barriere e aumentando la fiducia reciproca.

Tuttavia, la soluzione potrebbe estendersi anche ad altri quartieri di Milano che, pur non essendo case popolari, presentano problematiche di sicurezza simili, come ad esempio alcuni quartieri ad alto tasso di criminalità, degrado sociale o fenomeni di microcriminalità.

Qui, però, le cose si complicano. Il Comune dovrebbe considerare come “calmierare” i costi degli alloggi destinati alle forze dell’ordine, dato che gli agenti, pur vivendo nei quartieri più difficili, non potrebbero sostenere affitti troppo elevati. Le spese per il Comune potrebbero lievitare, ma un piano mirato di sussidi o agevolazioni potrebbe alleggerire l’impatto economico, garantendo comunque una presenza attiva e continua delle forze dell’ordine sul territorio.

# Portinerie agli agenti in pensione

Una seconda proposta, complementare alla prima, sarebbe destinare le portinerie degli edifici agli agenti in pensione, anche quelli residenziali fuori dal circuito delle case popolari. La figura del portinaio, un tempo presenza fissa e rassicurante negli edifici, è andata via via scomparendo. Ma la sua funzione di sorveglianza e gestione quotidiana degli spazi comuni resta cruciale. La proposta, dunque, è quella di impiegare ex agenti di polizia, carabinieri e vigili in pensione come “portinai” qualificati per gli edifici situati nei quartieri più difficili.

Gli agenti pensionati porterebbero con sé un’esperienza unica, in grado di contribuire a mantenere l’ordine e la sicurezza all’interno degli edifici e dei complessi residenziali. La loro presenza sarebbe una risorsa fondamentale per monitorare eventuali problemi tra i residenti, risolvere conflitti o segnalare situazioni di disagio, come occupazioni abusive o comportamenti vandalici.

In più, la figura di un ex agente in pensione come punto di riferimento quotidiano aumenterebbe la sensazione di sicurezza e di protezione per i cittadini.

# Una proposta più ampia: piccole caserme nei quartieri

Un’alternativa ai costi del diffondere le forze dell’ordine nei quartieri difficili potrebbe essere quella di creare una rete di piccole caserme in questi quartieri più problematici della città.

Queste caserme, di dimensioni contenute, potrebbero essere dislocate in modo strategico nei quartieri ad alta densità abitativa e ad alta incidenza di problematiche sociali e di sicurezza. L’idea di piccole caserme sarebbe vantaggiosa rispetto alla tradizionale concentrazione di forze in grandi sedi distaccate.

Una caserma più vicina e presente nel quartiere avrebbe una capacità di intervento e di monitoraggio più immediata. Questo tipo di presenza capillare delle forze dell’ordine consentirebbe di ridurre i tempi di risposta alle emergenze e favorirebbe una migliore integrazione con la comunità.

# I vantaggi sociali e le preoccupazioni

La proposta di destinare un decimo delle case popolari agli agenti delle forze dell’ordine potrebbe aumentare la sicurezza, ma solleva dubbi legittimi riguardo alla sorveglianza costante e al controllo capillare nei quartieri.

Mentre la presenza delle forze dell’ordine potrebbe ridurre il crimine, potrebbe anche risultare opprimente, facendo nascere preoccupazioni sulla privacy e sulla libertà individuale. La percezione di essere sempre osservati potrebbe erodere il senso di comunità e generare diffidenza, superando i benefici della sicurezza percepita.

L’impiego degli agenti in pensione come portinai e la creazione di piccole caserme locali potrebbe fornire una presenza di sicurezza senza invadere la vita quotidiana dei residenti. 

Continua la lettura con: L’Intelligenza Artificiale alla guida di Milano? Le novità all’orizzonte per mobilità e sicurezza

MATTEO RESPINTI

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Le 7 «Milano d’Europa»: le città che contano più delle capitali

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Milano non è la capitale politica d’Italia, ma viene considerata la capitale morale. Quali sono le altre «Milano d’Europa»?

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Le 7 «Milano d’Europa»: le città che contano più delle capitali

# Milano “capitale” d’Italia

Capitale soprattutto per la ricchezza che produce per il Paese: con 367 miliardi di dollari l’area metropolitana di Milano contribuisce per il 10,3% al PIL nazionale, è sede del 45% delle imprese lombarde e di oltre l’8% di tutte le imprese italiane. Ospita la Borsa Italiana ed eventi internazionali come la Settimana della Moda e il Salone del Mobile

Quando si pensa a una città simbolo di un Paese, la mente corre subito alla sua capitale. Eppure, in molte nazioni europee esistono metropoli che, pur non essendo capitali, contano più di esse in termini economici, culturali o di innovazione. Ecco le 7 “Milano” d’Europa: poli nevralgici che attirano investimenti, talenti e tendenze.

#1 Barcellona: la capitale del turismo e della creatività spagnola

Credits: Alexandra, Pixabay

Madrid sarà la capitale, ma Barcellona è la città più influente di Spagna sotto diversi aspetti. Centro economico catalano e hub del turismo mondiale, Barcellona vanta un’industria fiorente che spazia dal design alla tecnologia, senza dimenticare il suo impatto culturale grazie a Gaudì (e alla Sagrada Familia), il calcio e le celebri Ramblas.

Il porto di Barcellona è uno dei più importanti del Mediterraneo, e la città è anche una delle preferite dalle start-up europee, grazie a un ecosistema imprenditoriale dinamico. Se Madrid rappresenta il cuore istituzionale della Spagna, Barcellona è il suo motore creativo e commerciale, proprio come Milano – Roma.

#2 Amburgo: il gigante economico della Germania

Credits Guentherlig, Pixabay

Se Berlino è la capitale politica della Germania, la città stato di Amburgo è il fulcro economico e logistico del Paese. Il suo porto, il più grande della Germania e uno dei più importanti d’Europa, la rende un nodo essenziale per il commercio internazionale. Amburgo è anche un centro tecnologico in crescita, con un forte settore dell’editoria e dei media.

La città ospita alcune delle aziende più innovative della Germania ed è un punto di riferimento per la musica e la cultura alternativa. Con il quartiere di HafenCity in costante espansione e una qualità della vita elevata, Amburgo supera Berlino per rilevanza economica e apertura internazionale.

#3 San Pietroburgo: la Russia che guarda all’Europa

Credits: Konstantin, Pixabay

Mosca domina la Russia dal punto di vista politico, ma San Pietroburgo rimane la città più affascinante e culturalmente ricca del Paese. Fondata da Pietro il Grande come “finestra sull’Europa”, la città conserva ancora oggi un carattere più internazionale e aperto rispetto alla capitale.

Con il Museo dell’Ermitage, i suoi palazzi imperiali e il celebre Teatro Mariinskij, San Pietroburgo è un punto di riferimento per l’arte e la cultura. Inoltre, il suo porto strategico ne fa un centro economico di rilievo. Se Mosca rappresenta il potere, San Pietroburgo è il simbolo dell’eleganza e dell’innovazione.

#4 Manchester: il cuore industriale e creativo del Regno Unito

Credits: Wikipedia

Londra è una metropoli globale, ma Manchester è il cuore pulsante dell’industria e della creatività britannica. Storicamente il motore della Rivoluzione Industriale, oggi Manchester è un centro di eccellenza per la tecnologia, l’educazione e lo sport.

La città ospita alcune delle migliori università del Regno Unito ed è sede di multinazionali del tech e dei media. Anche a livello calcistico, il Manchester United e il Manchester City sono due dei club più importanti del mondo. Con una crescita economica costante e una scena culturale vivace, Manchester si distingue come la vera alternativa a Londra.

#5 Zurigo: la capitale economica della Svizzera

Credits: cambiarevita.eu

Berna sarà la capitale politica della Svizzera, ma è Zurigo a guidare il Paese in termini di prestigio, finanza, innovazione e affari. La città ospita le principali banche e istituzioni finanziarie elvetiche, oltre a essere un hub tecnologico e scientifico di prim’ordine.

L’ETH di Zurigo è una delle migliori università del mondo, e la città attira talenti da tutto il globo grazie a una qualità della vita elevatissima. Con il suo mix di modernità e tradizione, Zurigo non solo traina l’economia svizzera, ma si impone anche come una delle città più influenti d’Europa.

#6 Anversa: il motore commerciale del Belgio

Credits: visitflanders.com

Bruxelles è la capitale istituzionale del Belgio (e dell’Unione Europea), ma Anversa è il vero motore economico del Paese. Il suo porto è tra i più trafficati d’Europa, gestendo un’enorme quantità di merci e fungendo da porta commerciale per il continente. Anversa è anche la capitale mondiale dei diamanti, con un settore che muove miliardi di euro ogni anno.

La città è rinomata per la sua vivace scena artistica e per il design, con scuole di moda che hanno formato stilisti di fama internazionale. Nonostante Bruxelles sia il centro del potere politico, Anversa brilla come centro nevralgico del business e dell’innovazione.

#7 Istanbul: la capitale europea della Turchia

Credits: Wikipedia

Ankara è la capitale della Turchia, ma Istanbul è senza dubbio la città più importante del Paese. Il trasferimento della capitale costituirebbe anche un primato: una città europea capitale di un grande paese asiatico.

Istanbul, da secoli, è un crocevia di culture, commerci e storia. La città è il principale centro economico della Turchia e ospita il maggior numero di aziende e istituzioni finanziarie del Paese. Con il suo dinamismo culturale, il turismo e la posizione strategica, Istanbul domina la scena turca, lasciando Ankara in secondo piano sotto molti aspetti.

Continua la lettura con: Queste le linee veloci attuali e future da Milano alle città d’Europa

MATTEO RESPINTI

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Dove si trovano i resti del Teatro Romano di Milano, una delle meraviglie della capitale imperiale

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Credits: viaggi-nel-tempo.com/

«A Mediolanum», scriveva Ausonio, «ogni cosa è degna di ammirazione, vi sono grandi ricchezze e numerose sono le case nobili. […] Vi sono il circo, dove il popolo gode degli spettacoli, il teatro con le gradinate a cuneo, i templi, la rocca del palazzo imperiale, la zecca, il quartiere che prende il nome dalle terme Erculee». Ma dove si trovava e che fine ha fatto il glorioso “precursore” della Scala di Milano? Foto Cover: viaggi-nel-tempo.com/

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Dove si trovano i resti del Teatro Romano di Milano, una delle meraviglie della capitale imperiale

Era il Teatro Romano, costruito durante l’impero di Augusto nel primo secolo avanti Cristo nella zona compresa tra le odierne piazza Affari e via Meravigli. Il precursore della Scala aveva una capienza di 8.000 spettatori, in un’epoca in cui Milano contava meno di ventimila abitanti: significa che poteva ospitare oltre un terzo dell’intera popolazione di Milano. Questo fa capitare l’importanza che aveva in città. 

# L’ultimo spettacolo: una battaglia navale

Il teatro romano di Milano

Il teatro rimase centro di attrazione fino al IV o al V secolo, quando gli editti di Teodosio e la progressiva conquista di potere della Chiesa iniziarono ad ostacolare i giochi e le rappresentazioni teatrali. L’ultimo spettacolo all’interno del teatro di cui ci è giunta notizia è la proclamazione a console di Manlio Teodoro nel 399. In tale occasione si svolse anche una battaglia navale. In seguito nell’Alto MedioEvo il teatro divenne luogo di ritrovo per i cittadini che in epoca comunale si riunivano nell’Assemblea del Popolo. Come gran parte della città anche il teatro venne distrutto nel 1162 da Federico Barbarossa.

# I resti del glorioso teatro: il percorso multimediale, tra voci e odori dell’epoca

Credits: viaggi-nel-tempo.com/

Alcuni resti sono stati rinvenuti: come il ritrovamento delle vestigia romane, avvenuto alla fine dell’Ottocento durante la costruzione di alcuni palazzi nelle vicinanze di piazza Cordusio, o in tempi recenti, durante lavori di ristrutturazione di Palazzo Turati, sono venuti alla luce i resti delle fondamenta della cavea, lo spazio in cui gli spettatori romani, seduti su gradinate disposte a semicerchio, osservavano gli spettacoli. Questi resti si trovano nei sotterranei della Camera di Commercio, dentro a Palazzo Turati, che si possono visitare, gratuitamente e previa prenotazione. Non solo: è a disposizione dei visitatori un percorso multimediale che consente di sperimentare essenze e odori della Roma imperiale, dal vino dolce all’odore umano e animale, e di addentrarsi su una passerella trasparente che evidenzia i resti delle gradinate, con un sottofondo di suoni, voci e rumori.
I visitatori sono guidati anche dalla voce di Giorgio Albertazzi che declama in latino versi del prologo di una commedia di Plauto, uno delle superstar dell’epoca. 

Continua la lettura con: Milano Romana

MILANO CITTA’ STATO

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Piccoli brividi

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Piccoli Brividi

“Piccoli brividi”. Terzo estratto dalla prima puntata di Ci vediamo a Fermento, il nuovo videopodcast di Milano Città Stato. La puntata intera dal titolo “E’ successa una cosa pazzesca” è disponibile sul canale di youtube di Milano Città Stato.

Regia: Francesco Leitner. Prodotto da: Fabio Novarino. Location: Fucine Vulcano APS – Via Fabio Massimo 15/12 (IG: @fucinevulcano).

Guarda la prima puntata: Ci vediamo a Fermento – Ep. 1 – «E’ successa una cosa pazzesca»

Qui tutte le puntate del podcast il Lato Chiaro

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