Qualche mese fa sono comparse a Genova due panchine illuminate per poter leggere in giro per la città anche dopo il tramonto. E se le realizzasse anche Milano per i suoi cittadini?
Le PANCHINE ILLUMINATE: un’idea da imitare?
# Due panchine luminose nella Capitale del libro 2023
Credits: casafacile.it Panchine luminose
Leggerà è un’installazione inaugurata a febbraio nel centro storico di Genova, precisamente nella piazzetta in Salita alla Torre degli Embriaci, a un passo da via di Santa Maria di Castello. Le panchine sono state realizzate in occasione della candidatura e conseguente vittoria di Genova a città del libro, ma fanno parte anche del progetto cittadino Lighting for Genoa.
Le librerie e biblioteche in città sono molte: la Biblioteca Universitaria, quella Civica Berio e la Biblioteca dei Cappuccini sono solo alcune di queste. Per questo Genova ha deciso di proporsi come Capitale italiana del libro per il 2023, vincendo il concorso e ottenendo quindi i 500mila euro di finanziamento stanziati dal Ministero. L’obiettivo di Genova è quello di promuovere ancora di più la lettura e la cultura, valorizzando il suo passato, e le panchine illuminate sono un mezzo per farlo. Due panchine storiche ripensate dalla progettista Giorgia Brusemini, per accogliere gli amanti della lettura in una seduta confortevole e in una luce gentile.
# La luce come mezzo per rigenerare il centro storico
Credits: @margherita_garibaldi Piazza Gallo
Allo stesso tempo Genova, con il suo progetto Lighting for Genoa, vuole rigenerare quei luoghi meno conosciuti del centro storico attraverso la luce. Il progetto prevede un intervento in 10 piazze del centro storico, una, piazza Don Gallo, è già stata illuminata l’anno scorso, per dare risalto alle sue bellezze con installazioni luminose a basso consumo energetico. E le panchine di Leggerà fanno parte anche di Lighting for Genoa. La Torre Embriaci è infatti un gioiello nascosto della città e l’amministrazione pubblica ha deciso di valorizzarne le sue potenzialità turistiche grazie a questo intervento: molto semplice nella realizzazione, ma allo stesso tempo geniale, tanto che la notizia delle panchine luminose genovesi ha fatto il giro d’Italia.
# Le panchine artistiche: un’idea per Milano?
Credits: @fabiofolezzani Panchine luminose
Così, come racconta l’assessore allo Sviluppo Economico Portuale e Marittimo Francesco Maresca, Genova è la prima città italiana ad aver installato le panchine illuminate per la lettura, facendo sì che genovesi e turisti assaporino appieno la pace dei libri immersi nella notte del Centro Storico più grande in Europa. Ma il progetto del capoluogo ligure potrebbe essere un esempio anche per le altre città italiane?
Certamente Milano potrebbe prendere spunto da quest’idea. In alcuni quartieri della città meneghina trovare una panchina è come cercare un ago in un pagliaio e allora perché non aggiungere direttamente panchine un po’ particolari? Magari con tanto di luce annessa per poter permettere ai milanesi di leggersi un libro anche dopo il tramonto. Considerando la fretta che domina la città, in effetti, però, Milano, anziché proporre un progetto dedicato alla luce come ha fatto Genova, potrebbe ideare delle panchine artistiche, inserendole in vie e parchi. Qui i cittadini potrebbero fermarsi un attimo e godersi la tranquillità del momento, mentre il resto della città corre.
100 anni fa “aprivano” le Grotte del Caglieron, un gioiello che merita di essere visto almeno una volta nella vita. A poco più di tre ore da Milano.
Le GROTTE del CAGLIERON: lo spettacolare percorso tra PASSERELLE SOSPESE, CASCATE e SCALE di ROCCIA
# Le Grotte del Caglieron
Le grotte del Caglieron sono una meravigliosa attrazione turistica situata nel comune di Fregona, nella provincia di Treviso. Questo luogo magico è completamente immerso nella natura e offre ai visitatori una serie di percorsi tra le rocce e le cascate, in un’esperienza unica e indimenticabile.
Credits: https://www.comune.fregona.tv.it
Il sito è costituito da un sistema di cavità naturali presenti nella roccia calcarea, con un percorso di circa 500 metri interamente illuminato per garantire una visita sicura e confortevole.
# Il percorso: mezzo chilometro tra ponti sospesi, passerelle e scale di roccia
Il percorso è caratterizzato da numerosi ponti sospesi, passerelle, scale e strade di roccia. Questi offrono ai suoi visitatori panorami spettacolari sulle cascate e sui ruscelli che scorrono lungo il suo corso.
Credits: https://www.comune.fregona.tv.it
La bellezza delle grotte del Caglieron si fonde con l’aspetto storico del luogo. Infatti, grazie al loro assetto idro-geologico, sono state sfruttate fin dal Medioevo per la produzione di energia idroelettrica. Ciò è stato permesso grazie alla presenza del fiume Caglieron, che scorre ai piedi delle grotte.
# I cent’anni del Caglieron
L’affascinante complesso di grotte è stato inaugurato al grande pubblico 100 anni fa, nel 1923. Da allora non ha mai smesso di attirare turisti che ricercano la bellezza dell’Italia autentica. E’ possibile visitare le grotte sostanzialmente tutto l’anno, a parte qualche giorno di chiusura.
Credits: https://www.comune.fregona.tv.it
Come sempre accade in Veneto, chi visita la zona, oltre alle grotte, potrà trovare numerosi sentieri per escursioni a piedi o in bicicletta, attraverso paesaggi naturali mozzafiato e suggestivi piccoli borghi che offrono prodotti tipici e artigianali di alta qualità.
Le grotte del Caglieron rappresentano un’esperienza unica per tutti i viaggiatori che desiderano immergersi nel cuore della natura e in un’atmosfera mistica e unica. La visita delle grotte rappresenta un’opportunità imperdibile per chi ama la bellezza del bel paese e desidera scoprire il piacere di una passeggiata all’aria aperta in un’atmosfera unica e affascinante.
Biglietto di seconda mano. Quanto costa? - Credits Milano Città Stato
A Milano, imprenditori si diventa. Basta approfittare delle occasioni fornite dal mercato o dei punti deboli delle normative.
Il biglietto ATM a metà prezzo: il “mercato nero” fuori dalle fermate della METRO
# Il rialzo del biglietto: più caro del 47% con meno corse
credit: mobilita.org – Linea Lilla
Dopo appena 18 mesi dal precedente rincaro, che risale al luglio 2019, ATM e la giunta di Milano hanno dovuto ritoccare al rialzo i prezzi del biglietto di tram e metropolitane. Dal 9 gennaio di quest’anno, infatti, una corsa urbana sui mezzi pubblici costa 2,20 Euro.
A giugno 2019 il biglietto costava 1,50 €. Dopo due anni e due rincari, è aumentato del 47%.
La giustificazione di giunta e ATM è la «necessità di adeguarsi ai parametri Istat dopo due anni nei quali, a causa della congiuntura pandemica, non vi è stato alcun adeguamento».
Per non farsi mancare nulla, infine, ATM ha pure abbassato la frequenza delle corse di molte linee di superficie, almeno nelle fasce giornaliere e serali fuori dall’ora di punta. Come capitato per le sigarette, il rincaro del prezzo ha innescato un mercato nero.
credits: Yuri De Letteriis nella pagina Facebook “Sporchi Cattivi & Pendolari”
Già dal primo rincaro del 2019, i milanesi hanno iniziato una forma di protesta gentile, cedendo il proprio biglietto ancora valido, lasciandolo appoggiato ai tornelli all’uscita del metrò.
È stato chiamato il “biglietto sospeso”, mutuando il termine dalla generosa iniziativa di solidarietà nata a Napoli con il caffè sospeso. Con il nuovo rincaro avvenuto in pochi mesi, però, la protesta è diventata un po’ meno gentile. Il malumore si è diffuso in tutta la città.
Lo scontento è stato intercettato da intraprendenti soggetti, che hanno trovato un modo per trasformarlo in business. Il biglietto sospeso, timbrato ma ancora valido nella sua durata, viene rivenduto al prezzo del 2022: cioè a 2,00 Euro.
Ebbene sì: a Milano è nato il mercato secondario dei biglietti del metrò. L’offerta avviene in prossimità di diverse fermate, soprattutto in centrale.
Nella stazione giusta, che generalmente coincide con quelle più trafficate, è possibile vedere in azione i nuovi imprenditori, che offrono ai viaggiatori la soluzione al doloroso +47% richiesto per un servizio più scadente (le corse meno frequenti). Non c’è niente da fare: a Milano imprenditori si diventa.
È così che funziona il libero mercato: se c’è una domanda, viene subito creata l’offerta. Così, almeno sul secondario, il prezzo del biglietto rimane fermo a quello di un tempo.
Se si deve fare un viaggio in metropolitana e non si è ancora in possesso del biglietto, ci si mette in fila davanti alle macchinette. Oppure ci si guarda intorno, per vedere dove poter acquistare un biglietto nuovo. È in quel preciso momento che l’imprenditore del riciclo riconosce il linguaggio del corpo. Si avvicina e candidamente chiede: «vuoi il biglietto? Due euro».
Stupore iniziale… «come due euro, scusa?».
L’imprenditore del riciclo sfodera una “collezione” di biglietti, apparentemente originali, proponendone uno a caso dal mazzo. Ad una ispezione più accurata, però, si vede benissimo che tutti i tagliandi sono già timbrati.
«Ma mi stai prendendo in giro? 2 euro per un biglietto usato?».
L’imprenditore dell’usato sfodera qui tutte le sue doti di customer care, dicendo: «vieni, ti faccio vedere. Funziona!». Con leggerezza e sfacciataggine, accompagna fino al tornello il milanese (che nel frattempo da scontento è diventato sospettoso) per dimostrare che il biglietto è ancora “valido”.
# Si può contrattare il prezzo dei tempi di Expo
Biglietto di seconda mano. Quanto costa? – Credits Milano Città Stato
Con alcuni di questi nuovi imprenditori, si può anche contrattare. A seconda della loro origine è addirittura doveroso.
Un milanese particolarmente scontento anche del rincaro del luglio 2019, ad esempio, potrebbe voler provare l’ebbrezza di una corsa in metropolitana, pagandola tariffa dei tempi di Expo. Ed è così che, contrattando un po’, a maggio 2023, si può pagare il biglietto del metrò a 1,50 Euro (un-euro-e-cinquanta).
Certo, la frequenza delle corse e la qualità del servizio non sono più quelli dei tempi dell’Expo, però come amarcord non è niente male. Anche se forse non era questo che ATM e la giunta si aspettavano, con la campagna “Bye Bye biglietto”.
Una città (anche) da ridere. Come in questi casi raccontati dai milanesi.
Le COSE che a MILANO fanno più RIDERE
# I simboli della città: la scrofa e il bimbo in bocca al biscione triste
Credits: @arkeios1983 IG – Scrofa semilanuta
Altre città del mondo hanno un drago, l’aquila, l’orso, una lupa. Noi ci distinguiamo: abbiamo una scrofa. La scrofa semilanuta è una creatura leggendaria legata alla fondazione di Milano da parte dei Celti. L’animale fu avvistato dal re celtico Belloveso nel luogo indicato dall’oracolo. La stessa scrofa era presente sul suo scudo e per questo il re, riconoscendo l’apparazione come il segno di una volontà divina, fece costruire in quel punto Medhe-lan, “terra in mezzo alla pianura”, che nella trasposizione latina di Medio-lanum può anche significare “semi-lanuta”. Un bassorilievo dalle parvenze di un cinghiale, identificato con la scrofa semilanuta, si può vedere in via Mercanti sul secondo arco del Broletto. Per rimarcare la nostra autoironia c’è anche il simbolo più horror: il bambino nelle fauci di un biscione.
Credits: ilportaledeitreni.it – Palme in Piazza del Duomo
Altra cosa che ha fatto molto ridere o piangere a seconda del punto di vista e della condizione emotiva. Di fronte la più famosa cattedrale gotica del pianeta, la più grande chiesa d’Italia, dove più si respirano atmosfere mitteleuropee che cosa si poteva mettere di più assurdo? Palme e banani. Scelta che ha fatto molto scalpore ma solo pochi hanno capito il vero intento: mostrare al mondo l’autoironia milenese.
# Il dito di Cattelan
Difficile mascherare un sorriso quando lo si vede, puntato così contro il Palazzo della Borsa. Il più celebre dito di Milano. Doveva essere un’installazione temporanea invece è diventato il simbolo più sbeffeggiante della città. Ha fatto ridere anche quando l’unghia del dito è stata colorata di uno smalto fucsia.
# Il popò anti francese
credits: @andreacherchi_foto
A Milano si trova anche la più grande presa in giro della storia. Doveva essere l’arco della Vittoria, voluto da Napoleone, quando sognava per Milano il ruolo di capitale della nazione. Ma qualcosa è andato storto: è arrivata la disfatta di Waterloo e a Milano sono tornati gli Austriaci. Che per prendere le distanze da Parigi hanno cambiato il nome in Arco della Pace e soprattutto hanno girato il verso dei cavalli, mostrando così le terga in direzione della Francia.
# I cinesi milanesi che “non muoiono mai”
Credits nicolettapavonegalli IG – Chinatown
Basta fare due passi a Chinatown per sorridere. Già un quartiere milanese nel cuore di Milano che non solo ha un nome italiano (Sarpi) ma che soprattutto di Milano ha preso lo stile. Probabilmente si tratta della Chinatown più elegante del mondo. Non solo: il mix estetico, culturale e linguistico dei cinesi di Milano è irresistibile. Non solo: innesca anche molte leggende metropolitane, tra cui quella forse più celebre: i cinesi di Milano non muoiono mai.
# Le mitiche code del Padiglione del Giappone a Expo
Credits denizozdag IG – Luini
Un’altra cosa che fa molto ridere, soprattutto quelli che arrivano da fuori Milano, sono le code composte e serafiche fatte per entrare in un museo, nei negozi, prendere un panzerotto da Luini, un gelato o un trancio di pizza, o per qualsiasi altra situazione ci sia un forte interesse del pubblico. L’apoteosi è stata Expo2015 quando per entrare in un padiglione bisognava attendere anche oltre 10 ore. Ancora fa ridere il ricordo delle mitiche code al Padiglione del Giappone.
# Le ciclabili ardite e i parcheggi in mezzo alla strada
Ph. babak20
A volte fanno molto ridere le scelte della viabilità. Come alcune ciclabili che finiscono “nel nulla” oppure i parcheggi realizzati in mezzo alla carreggiata in Corso Buenos Aires.
La statua a Giuseppe Missori, patriota garibaldino e consigliere a Milano: un fiero cavaliere su un cavallo che sembra sfinito. Tra i milanesi divenne subito nota come “la statua del cavallo stanco”.
# L’ “incidente stradale”
Art@site
Un altro monumento. Considerato da molti “il più brutto di Milano”. Siamo ad Amendola Fiera. Il suo nome ufficiale è “La Danza” realizzata nel 2006 dallo scultore milanese Gianfranco Pardi. La scultura intendeva aprire una nuova stagione per Milano e soprattutto per il quartiere Fiera che si preparava ad un processo di innovazione che avrebbe portato alla costruzione delle 3 torri degli architetti Daniel Libeskind, Arata Isozaki e Zaha Hadid. Tanto che il nome originario doveva essere “Ricostruire”.
Purtroppo il vento di innovazione e movimento non è arrivato con questa scultura che ai milanesi è piaciuta poco, tanto da essere soprannominata “incidente stradale”. Alcuni l’hanno paragonata a un ragno che si dimena in aria.
# I giri sul toro
E poi c’è lui. Irresistibile. Il toro con i gioielli schiacciati dai turisti che ruotando sopra le sue grazie per tre volte sperano in un destino più fortunato. Impossibile non sorridere vedendo persone di tutto il mondo volteggiare in mezzo alla Galleria. Pochi sanno il motivo: il toro rappresenta Torino. Da sempre legata a Milano con amore e odio. Ma soprattutto tanta ironia.
I cantieri si sarebbero dovuti aprire entro la fine del 2022, in ritardo di un anno rispetto a quanto previsto in origine, ma un grave problema rischia di bloccare l’avvio a tempo inderteminato del tanto atteso prolungamento della linea rossa ad ovest. Cosa prevede il progetto e le ultime novità.
La LINEA ROSSA si ferma a Bisceglie? Il PROLUNGAMENTO fino a BAGGIO è in STAND-BY
# La linea rossa punta ad ovest con un tragitto di 3 fermate e 3,3 km fino alla tangenziale ovest
Credits: Urbanfile – Prolumgamento Bisceglie-Quartiere degli Olmi
Non c’è pace per le estensioni della linea rossa. Dopo lo stop ai lavori iniziati oltre 12 anni fa per portarla al confine tra il Comune di Cinisello e Monza, l’ultima società appaltante ha risolto il contratto a marzo 2023 per inadempienza di alcune parti, anche il prolungamento ad ovest oltre Bisceglie è in pausa.
Il tracciato, ricordiamo, prevede una lunghezza di 3,3 km e 3 nuove fermate: Parri-Valsesia, Baggio e Olmi. Appena dopo il capolinea attestato ai margini della tangenziale, al confine con il territorio comunale di Settimo Milanese, ci sarà anche il deposito per il ricovero e la manutenzione dei treni. L’opera avrebbe dovuto essere cantierizzata entro la fine del 2022, le risorse necessarie erano già state interamente stanziate da Comune di Milano, Regione Lombardia e Governo anche tramite il Pnrr, previa gara d’appalto da pubblicare entro l’estate dello stesso anno. Nessuna di questa data è stata rispettata e il problema che è emerso rischia di compromettere l’intero progetto.
# La crescita esponenziale dei prezzi dei materiali blocca la realizzazione dell’opera
Tutto ruota all’aumentoesponenziale dei prezzi dei materiali di costruzione, provocato prima alla pandemia e poi dalla crisi geopolitica in corso con la guerra in Ucraina da oltre un anno, e che ha costretto il Comune di Milano a dover rivedere il quadro economico e accantonare al momento anche la pubblicazione della gara d’appalto.
# Servono altre risorse per dare il via ai lavori
andreaslodewijkschmidt IG – Porta Venezia M1
La necessità di rivedere il piano economico per aggiornare tutti i costi e reperire le risorse aggiuntive sta comportando un allungamento dei tempi non preventivato in origine. Il Comune di Milano a gennaiodi quest’anno ha chiesto il soccorso del governo italiano, visto che il prolungamento della M1 non è rientrata nel Decreto Aiuti, dopo che la giunta aveva deliberato il nuovo quadro economico con l’adeguamento dei prezzi entro la fine del 2022. L’investimento necessario è salito da 398 millioni di euro, come da progetto definitivo approvato nel mese di settembre 2021, a circa 522 milioni di euro, registrando un incremento di 124 milioni.
“L’adesione al progetto è stata pressoché unanime. Praticamente ogni musicista interpellato ne ha coinvolti altri che hanno condiviso ricordi e aperto archivi. Il problema, a un certo punto, è stato dare un confine al libro, perché non volevamo un’enciclopedia”, racconta Luca Fassina. Milano sound system curato da Luca Fassina, giornalista musicale, e Luca Crovi, critico musicale e scrittore di gialli, infatti è un lungo, disordinato e sentimentale viaggio nella storia della musica milanese dell’ultimo secolo.
“Questo è il SUONO di MILANO”: il VIAGGIO di LUCA FASSINA nella storia della MUSICA MILANESE
L’appuntamento con Luca Fassina è al caffé del Salumiere in Ripamonti. “Un posticino a cui sono affezionatissimo, abito in zona. Bar con annessa salumeria e latteria. Da non confondere con Il Salumaio di Montenapoleone!”. Luca ha portato una copia del libro (peso di qualche chilo, formato pdf – 484 Kb) autografata tra gli altri da Riki Gianco, Mussida, Gianni Biondillo, Cochi Ponzoni, Folco Orselli, Claudio Sanfilippo, Fabio Treves, Enrico Intra, Alberto Camerini, Enrico Ruggeri, Franz Di Cioccio.
# Luca, qual è il suono di Milano?
Luca Fassina e Luca Crovi all’Umanitaria – ph. Sergio Seghetti
Una “jam session”, come dice Luca Crovi nella prefazione del libro. Un insieme di suoni. Lo è sempre stata, Milano, un originale melting pot di persone che “suonano” insieme, improvvisando accordi, ritmi, timbri in continua evoluzione. Milano è una grande fabbrica stratificata nel tempo, dove ogni ampliamento si è aggiunto alla fase precedente senza distruggerla. È il risultato di una stratificazione architettonica e urbanistica visibile, in continuo divenire: dalle rovine romane, alle mura spagnole, ai palazzi iconici del primo Novecento allo skyline di oggi. Amo questo melting pot culturale, sociale e politico che è Milano. Milano è sempre stato un luogo che ha fatto da collettore per più voci, a partire dalla canzone “milanese’’– come persino l’inno meneghino “Oh mia bela Madunina’’ nasce a Napoli e arriva nel capoluogo lombardo. La città, poi, è passata dall’epoca dei cantautori e del jazz ed è giunta fino al rock e al metal. Ci sono dei quartieri dove la multietnicità e l’integrazione hanno funzionato. Un bellissimo esempio di integrazione che sfocia nell’arte è l’orchestra di Via Padova, ensemble multietnico milanese attivo dal 2006 nato da una idea del chitarrista Massimo Latronico, fondatore e direttore artistico dell’Orchestra. Una ventina di musicisti provenienti da tutto il mondo, da Cuba all’Ucraina, dal Nord Africa alla Serbia.
# Il primo luogo da cui parte il libro è la Scala, e un anno, il 1922, quello in cui Arturo Toscanini si rifiutò di suonare la fascista “Giovinezza’’
La Scala è il tempio della musica a Milano e in Italia. E al teatro sono legati molti aneddoti curiosi anche nel libro. Eugenio Finardi ci racconta che sua mamma Eloise, cantante lirica americana venuta in Italia che sognava di esibirsi alla Scala, era lì, in seconda galleria, ad assistere a un concerto, ebbe le doglie ma non lo disse a nessuno perché sperava che Eugenio nascesse nel teatro. Ciò non avvenne. Sua madre partorì poco dopo alla San Giuseppe. Il paradosso è che alla Scala il rocker ribelle si è esibito, con lei ultra-90enne ad applaudirlo tra il pubblico.
La madre di Eugenio Finardi sognava di farlo nascere alla Scala
# Lo stadio di San Siro è altrettanto fondamentale per la storia della musica “leggera” in città. Un concerto leggendario?
Credits: virginradio.it Concerto Bob Marley 1980
Il primo. Quello che Bob Marley tenne a San Siro il 27 giugno 1980. Riempì San Siro all’inverosimile di fan arrivati da tutta Italia. Ma fu soprattutto un grande rito “partecipativo” di massa: assiepati su due anelli (il terzo ancora non c’era) e sul prato, tantissimi a ballare al ritmo del suo reggae impegnato. Quell’evento musicale si concluse a notte fonda quando Bob Marley, insieme al suo staff e agli organizzatori, scesero sul prato del Meazza per giocare una partita di calcio.
# Un tempio della musica oggi al centro di discussioni accese per il suo destino
Sembra che il destino dello stadio sia ormai segnato. Il mio cuore è dalla parte di San Siro. Con l’addio al Meazza si perde anche un tempio della musica, che ha ospitato concerti leggendari e i più grandi artisti. Per questo è importante, se verrà abbattuto, che, lo spazio resti a vocazione musicale. Bisogna evitare che venga ridotto a un parcheggio per il nuovo stadio, una colata di cemento.
Qualunque sia il suo destino lo stadio dovrà restare uno spazio a vocazione musicale
# Quali sono i luoghi simbolo della musica di Milano?
Il Sunset Boulevard musicale della città è stata la Galleria del Corso, che è passata dalle storiche case discografiche alla cultura rap e hip hop degli anni Ottanta fino ai bar dove i talent scout cercavano artisti e gruppi da lanciare. E poi llMuretto, sotto i portici di largo Corsia dei Servi nei primi anni Novanta ci trovavi sempre una compagnia di ragazzi che venivano da quartieri diversi, da Quarto Oggiaro a Corvetto. Attorno a questo simbolo del mondo hip hop, si riunivano le crew, i breakers, gli skeaters e i rapper della scena milanese. Oggi qui non si ritrova più nessuno.
# La musica popolare milanese la raccontano anche i muri
murales-ortica
A presidiare il quartiere Ortica, fra via San Faustino e via Rosso di San Secondo ci sono i volti di sette grandi della musica popolare che l’hanno cantata o vissuta: Ornella Vanoni, Enzo Jannacci, Dario Fo, Ivan Della Mea, Giorgio Strehler, Giorgio Gaber e Nanni Svampa sorridono nelle tonalità del rosso.
# Il libro è zeppo di aneddoti e foto inedite. Due chicche?
Fabio Treves, noto bluesman, ci ha raccontato regalato alcune foto di quando ha fotografato (con la leggendaria Kodak Instamatic) Jimi Hendrix in città: il 23 maggio 1968, al Piper, vicino alla Triennale. Eh sì, perché anche a Milano c’era il Piper, mica solo a Roma. Riuscì anche ad avvicinarsi a Jimi, e con il coraggio a due mani, in un improponibile inglese maccheronico, racconta “me ne uscii con la prima pirlata che mi passò per la mente: «Hi Jimi, Fabio is my name, I was born the 27 November, the same day of your birthday. Lui mi sorrise, mi allungò la mano, aveva una sigaretta perennemente tra le mani e se la portò all’angolo della bocca». Sul Cab 64 in via Santa Sofia, Cochi Ponzoni svela aneddoti rari, come i primi passi di un giovane Franco Battiato arrivato nel 1964 dalla Sicilia per esordire su quel palco: «Era spaesato. Noi lo chiamavamo “Ciòaddire” perché qualunque cosa si dicesse, ad esempio: “Hai mangiato oggi?”; rispondeva: “Ciò a dire?”».
“Ciòaddire”, il primo soprannome di Battiato
# Le canzoni su Milano sono tante, nel volume ne vengono proposte cento. La tua play list random?
Nustalgia de Milan, di Giovanni Danzi. La cantavano i fratelli di mio nonno, avevano creato il trio Fassina e andavano in giro per osterie e trani, hanno fatto anche un 45 giri non si sa bene per quale casa discografica, forse poteva essere la Voce del padrone. Ma mì, cantata da Ornella Vanoni. Faceva il palo, firmata da Walter Valdi e Enzo Jannacci. La Gallinadi Cochi e Renato. Umorismo surreale e nonsense misto ad elementi di satira sociale e di costume. Il Nilo nel Naviglio di Mahmood. Madunina del rapper Nerone. Quartiere Otto (Qt8) cantato dalla Premiata Forneria Marconi).Porta Romana di Giorgio Gaber. La Fabbrica degli Stormy Six. Milano chiama di Eugenio Finardi, Demo nello stereo di Fabri Fibra (“Metà Milano rappa come Guè, l’altra come Marracash”). Per inciso grande il concerto sul palco del Carroponte di Sesto nel 2022.
# Il tuo primo concerto?
Luca Fassina
Al teatro Tenda. Nel 1985, suonavano i Vanadium, un gruppo heavy metal, massima espressione di rock. Cinque musicisti milanesi: Pino Scotto, Ruggero Zanolini, Stefano Tessarin, Mimmo Prantera, e Lio Mascheroni. Tutti i brani cantati in inglese. Tutti rigorosamente vestiti con il classico “chiodo”, il giubbotto nero da motociclista. Si sciolsero nel 1990, ma certamente sono stati la più importante band di heavy-hard rock & blues italiana degli anni ’80. Avevano scelto il pugno chiuso e la chiave inglese come simbolo (che la diceva lunga sull’origine “operaia” della band). Anni dopo avrei scritto su di loro una biografia.
# Il locale che più ti manca
Il Rolling Stone in corso Ventidue marzo. Ho cominciato a scrivere di musica nel ’90 e per me era la seconda casa. La musica era proposta dal mitico dj Marco Garavelli.
# Nuovi indirizzi?
Lo Spirit de Milan e il Nidaba, in via Emilio Gola, tra i pochi e veri locali di musica Live a Milano fra sonorità jazz, rock e blues. il Santeria Toscana 31 propone piccoli concerti nel suo cortile. Il punto, però, è che gli spazi dove si fa musica dal vivo rientrano spesso nelle categorie “discoteche” o “bar” e non sono considerati come luoghi di cultura, rimanendo così privi di tutele ed agevolazioni fiscali. E poi ci sono altre tre realtà interessanti: il Rock’N’Roll di via Bruschetti; l’Headbangers di via Tito Livio; l’Hard Rock Cafe di via Dante. Ma ripeto bisogna fare ancora di più per la musica live.
# Un posto che hai scoperto di recente?
La Cascina nascosta, dentro al parco Sempione, sotto la Torre Branca, si ascolta buona musica si mangia bene ogni ultimo sabato del mese, c’è “Discontinuo”, l’esposizione di dischi in vinile.
# Ti piace la visione della citta che sta nascendo con il format Next Re-generation?
Sono contento che la citta cresca, si sviluppi, che ci siano investimenti. Bene, la città dei grattaceli e delle Torri da record: mi chiedo però: come faranno a riempirli tutti, chi ci andrà abitare? Mi auguro che non siano solo speculazioni edilizie, voglio essere fiducioso: che la Rigenerazione urbana diventi rigenerazione umana, in grado di migliorare la qualità della vita.
# Il tuo augurio?
Riuscire a “ridare” la musica a chi la ama, la studia e la sa fare. Ci sono un sacco di spazi industriali abbandonati, che potrebbero essere riconvertiti alla musica, penso all’ex Macello di viale Molise, un’area di 150mila metri quadrati. Come ci sono locali dove lavorare in smart working, perché non immaginare uno spazio dedicato alla musica, una sala di musica ad esempio al piano terra dei grattaceli? La musica è vista come un semplice intrattenimento. Fare musica invece vuol dire anche incontrarsi, confrontarsi con culture (musicali) diverse facendole dialogare, cercare nuove strade, e trovare un percorso da condividere.
Il mio augurio è che la Rigenerazione urbana di Milano diventi rigenerazione umana
Milano sound system, curato da Luca Fassina e Luca Crovi. Oltre 300 pagine di interviste, fotografie, testimonianze, racconti, aneddoti, luoghi chiave per scoprire cent’anni di suoni all’ombra della Madonnina. Edito da About cities, progetto culturale ed editoriale della società di promozione e sviluppo immobiliare EuroMilano che si occupa di ristrutturazione di grandi aree come la Cascina Merlata.
Ha aperto a pochi passi dal Duomo il ristorante per gli amanti degli eroi della Marvel.
In centro a Milano c’è il RISTORANTE dei SUPEREROI
# Arredamento e menù a tema Marvel
Credits: @Kirby Burgers & More (FB) Kirby Burgers & More
Si chiama Kirby Burger e si trova in via San Salvatore 14, in zona Missori. Il ristorante è a tema supereroi: dall’arredamento al menù. Il Kirby Burger vicino al Duomo ha inaugurato ad inizio marzo di quest’anno con un unico obiettivo: sconfiggere il grande nemico dei milanesi, la fame.
Credits: @Kirby Burgers & More (FB) Kirby Burgers & More
In un clima informale e quasi intimo, dato che il locale è abbastanza piccolo, si può assaggiare il panino Thor oppure quello di Dottor Octo. Ma non solo i nomi di questi panini sono “super”, sì perché gli hamburger di Kirby Burger, come raccontano le recensioni, “sono veramente golosi, con accostamenti impensabili ma talmente ben fatti e di qualità che risultano gustosi”. Tra i panini da provare c’è CAP, quello dedicato a Captain America: 180g di scottona, maionese blu (per ricordare i colori dei supereroi), ketchup, pomodori, insalata e provola.
# Gli orari
Credits: @Kirby Burgers & More (FB) Kirby Burgers & More
Il locale con foto, quadri, libri, modellini dei supereroi dell’universo Marvel è aperto tutti i giorni: dal martedì al venerdì dalle 12 alle 14:30 e poi dalle 19 alle 22 (il venerdì chiude un’ora dopo), mentre sabato e domenica è aperto solo a cena e il lunedì esclusivamente a pranzo. Kirby Burger è molto orientato al delivery: lo si trova sui principali siti che offrono questo servizio, anche se si può mangiare anche all’interno del locale. I prezzi sono nella media e, oltre alle proposte di carne e a tutte le sfiziosità fritte che si possono scegliere sul menù, il ristorante dei supereroi realizza anche panini vegetariani o di pesce.
Tra le personalità dell’arte milanese ormai dimenticate, vale la pena ricordare l’attore Nuto
Navarrini, nato all’ombra della Madonnina il 15 agosto 1901 e mancato, sempre a Milano, nel 1973.
Nuto NAVARRINI: il grande attore milanese ormai dimenticato
# Il debutto sul palcoscenico e al cinema
Credits: it.wikipedia.org Nuto Navarrini
Era di famiglia dedita alla recitazione, visto che il padre (Zenebrio) era direttore della Primaria Compagnia di Operette. Si diplomò all’Istituto Tecnico Carlo Cattaneo, ammise che erano frequenti le volte che “disertò” la scuola per andare a giocare al bigliardo in un bar in via Brisa, con gare che duravano dalle 9 del mattino alle sette di sera.
I suoi inizi sul palcoscenico sono caratterizzati dalla presenza di Gea della Garisenda, la cantante interprete di “Tripoli bel suol d’amore”, diffusa in tutta Italia ai tempi della guerra in Libia. Lei cantava, lui proponeva scenette comiche. Nel cinema debutta molto giovane: nel 1913, con Paolo Continelli, Livio Pavanelli e Pina Fabbri è protagonista de “Il delitto di via Nizza”, mentre nel 1915 lo troviamo ne “La reginetta delle rose”, con Ester Soarez e Luigi Hornac. Parliamo di due film muti, che ebbero un buon successo. Tra il 1922 e il 1927, Navarrini lavora nelle opere teatrali “Madama di Tebe”, “Primarosa”, “Gigolette” e “Cin Cin”. Recita anche nell’operetta “Scugnizza”, ispirata alla napoletanità, cosa strana, per lui, milanese doc.
# Tra mogli e il periodo fascista
Credits: it.wikipedia.org Nuto Navarrini e Isa Bluette
Dopo aver calcato le scene con altre opere, nel 1931 debutta al fianco di Isa Bluette, l’attrice torinese dotata di forte carica sensuale, che importò da Parigi la “passerella”, ovvero la sfilata degli artisti in prossimità del pubblico. “Madama Poesia”, “Poesia senza veli” e “Il ratto delle cubane” sono alcuni dei titoli di operette interpretate dalla coppia Navarrini-Bluette. Isa, al secolo Teresa Ferrero, diventò la seconda moglie dell’attore milanese, la prima fu la ballerina Sofia Laurenzi. La terza moglie fu invece Vera Rol: iniziarono una collaborazione artistica che promuoveva le politiche del regime fascista; Navarrini fu nominato capitano ad honorem della Legione Autonoma “Ettore Muti”, una brigata nera della Repubblica Sociale Italiana.
Dopo il 25 aprile 1945, la Rol, accusata di essere collaborazionista del regime, fu rasata ed esposta dai partigiani al pubblico ludibrio, sotto la scritta “Vera Roll, nella Gazzetta del Sorriso”, riprendendo il titolo dello spettacolo “La Gazzetta del Sorriso”, proprio di Navarrini, in cui lei era la protagonista con un ruolo di chiara matrice anti-partigiana e anti-Usa.
# Una carriera senza fine: film, operette e televisione
Credits: @yanezgiannini Nuto Navarrini
Dopo la guerra, Nuto e Vera vennero processati per presunti collusioni con il regime fascista, ma poi vi fu il proscioglimento. La loro carriera continua e, in piena ricostruzione, mettono in scena “L’Imperatore si diverte”. Nel 1971 Navarrini si separa dalla Rol e sposa Milena Benigni, con cui nel 1945 aveva avuto un figlio, che riconoscerà: il ragazzo era Urano Francesco Benigni Navarrini, che diventò un popolare
calciatore, giocò nel Milan nella stadione 1965-66, mancato di Covid nel 2020.
Nella propria carriera, Nuto Navarrini recitò in 12 film (tra il 1923 e il 1962), portò in Tv tra gli anni ’50 e ’60 diverse operette e la miniserie “Le avventure di Laura Storm”.
Nelle prime trasmissioni della Rai, fu molte volte ospite.
Durante l’Evento Pluviale Carnico, circa 233 milioni di anni fa, un evento catastrofico sconvolse gli ecosistemi globali. La pioggia fu causata da 5.000 gigatonnellate di carbonio rilasciate nell’atmosfera che fecero salire la temperatura tra i 3 e i 10 gradi. Da quell’evento nacquero gli ecosistemi che sono presenti ancora oggi.
Quando iniziò a piovere e smise solo dopo UN MILIONE DI ANNI
# Durante l’Evento Pluviale Carnico piovve per almeno un milione di anni
Credits: unipd.it
Circa 233 milioni di anni fa, durante l’Evento Pluviale Carnico, un evento catastrofico sconvolse gli ecosistemi globali. La caratteristica principale fu una intensa caduta di acqua, una pioggia che durò un milione di anni, forse due. Prima, durante il Triassico, il clima era principalmente asciutto e arido perché le nuvole viaggiavano periferiche alle terre emerse, restavano lungo le coste e non riuscivano a bagnare l’interno. I livelli di anidride carbonica erano i più bassi mai registrati negli ultimi 500 milioni di anni.
# All’epoca esisteva un superoceano e un supercontinente
Credits: montsangiorgio.org
A quell’epoca in realtà c’era un superoceano, la Panthalassa, e un unico supercontinente, la Pangea, che avrebbe iniziato a prendere la forma attuale un po’ più tardi, 200 milioni di anni fa. Le rocce che corrispondono all’epoca carnica danno segni di umidità in ogni continente, dall’Italia, dove i segni sono evidenti nelle Dolomiti, agli Stati Uniti, all’Himalaya.
C’erano alluvioni continue, ovunque. I suoli erano acquitrini e gli oceani avevano accumulato così tanto calore da emettere grandi quantità di vapore, che trasportato dai venti diede luogo a consistenti precipitazioni per un lunghissimo periodo.
# La causa scatenante della pioggia: 5.000 gigatonnellate di carbonio che fecero salire la temperatura tra i 3 e i 10 gradi
La causa di questa condizione di eccesso di umidità fu la sovrabbondante e improvvisa produzione di anidride carbonica, una dose massiccia di carbonio nell’aria in un periodo in cui il mare non poteva neppure fare ancora da tampone, che ha provocato, proprio come sta accadendo oggi, un cambiamento climatico. 5.000 gigatonnellate di carbonio che fecero salire la temperatura tra i 3 e i 10 gradi.
Uno dei principali sospettati è la provincia di Wrangellia, un’area che si trova lungo l’attuale costa occidentale degli Stati Uniti, dove un gruppo di vulcani emise lava per 5 milioni di anni, arrivando a uno spessore di 6 chilometri, in tutto un milione di chilometri cubi. A quel punto le nuvole diventarono così numerose che poterono raggiungere anche l’interno del continente e scaricare il loro contenuto.
# Nel Carnico sono nati ecosistemi presenti ancora oggi
Credits: tech.everyeye.it
Secondo un articolo apparso su Science advances tra i cui autori ci sono anche ricercatori delle Università di Padova e Ferrara, del CNR, del Museo delle Scienze di Trento e del Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige, l’evento non è considerato tra le 5 grandi estinzioni che sconvolsero il nostro Pianeta, ma tutto ciò che è stato innescato in quel periodo ha dato vita al mondo che conosciamo adesso. Ha segnato un punto di svolta. Nel Carnico sono nati ecosistemi che sono presenti ancora oggi.
Il calore e l’acqua hanno provocato una serie di modificazioni, alle quali è seguito un riassortimento delle specie. Nel Triassico c’erano i boschi, ma non i prati ed erano abbondati le felci, gli equiseti, le ginko, le cycas. Hanno subito una crisi e sono state sostituite dalle conifere moderne, ovvero pini, abeti, larici, cedri, cipressi. E proprio la variazione della vegetazione, con l’arrivo di piante a tronchi alti e molte foglie coriacee potrebbe essere servita da stimolo per una nuova evoluzione.
La dieta degli erbivori infatti era destinata a cambiare. Tra gli animali chi ha avuto la meglio sono stati i dinosauri, che c’erano già, ma sono diventati più numerosi e soprattutto hanno visto aumentare la loro biodiversità. Insieme a loro arrivano tartarughe, coccodrilli, lucertole e gli antenati dei mammiferi.
# Grazie ai microrganismi marini che impararono a sintetizzarono il carbonato di calcio, il PH del mare diventò stabile e le perturbazione si arrestò
Ma è nel mare che si assiste alla rivoluzione più importante. Per la prima volta i microrganismi marini imparano a sintetizzare il carbonato di calcio col quale costruiscono i loro gusci. Prima non veniva prodotto e sui fondali c’era solo argilla e silice. Compaiono i coralli ma anche il plancton. La conseguenza fu che il pH del mare diventò stabile e per cambiarlo ci sarebbe voluta una quantità spropositata di anidride carbonica.
Questo modificò il ciclo del carbonio e contribuì sia a far rientrare la perturbazione, sia a fare in modo che oggi molto del carbonio che produciamo venga assorbita dagli oceani. Circa tre milioni di anni dopo finalmente le eruzioni si fermarono e i naturali bacini di carbonio, che avevano iniziato ad accumularlo, riuscirono ad arrivare a una quantità tale da ripristinare l’equilibrio. Il clima ritornò caldo secco e, periodi di glaciazioni a parte, rimase abbastanza stabile. Da quel momento la CO2 continuò a diminuire. Fino a ieri. Poi sta di nuovo aumentando.
In via Paris Bordone 9 ci sono ancora i resti della Cascina Bolla, luogo adibito ad osteria e ad abitazione in cui ha vissuto Leonardo da Vinci in buona parte del suo soggiorno milanese.
casa leonardo- via paris bordone
La via è piuttosto decentrata, tra la circonvallazione e via Monterosa, ai tempi era campagna.
Dalla Cascina partiva anche una via sotterranea che la collegava al Castello Sforzesco.
Per compensarlo dei suoi grandi servigi Ludovico Il Moro regalò al maestro la vigna degli Atellani.
Fonte: Milano insolita e segreta di Massimo Polidoro (Jonglez)
Luntan de Napoli se moeur, ma poi vegnen chi a Milàn, recita il noto inno meneghino. Popoli tutti venite in città, che vi accoglie a braccia aperte. Ma in realtà qualcosa sembra essersi guastato. La metropoli ambrosiana, a parole, ancora oggi integra e milanesizza i nuovi arrivati ma… i nuovi arrivati non vogliono più venire a Milano. Nemmeno se gli si offre il mitico, e di zaloniana memoria, “posto fisso”.
“Ovunque ma non a MILANO”
Credits: investireoggi.it
# Gli impiegati dell’INPS non vogliono trasferirsi a Milano
Sembra incredibile ma è cronaca e non un film di fantascienza: sono i sindacati che, in un’intervista rilasciata al Giorno, denunciano che a Milano gli impiegati assunti dall’Inps non ci vogliono venire. Motivo? Come spiega il vecchio adagio, il gioco non vale la candela. Nemmeno il posto a tempo indeterminato offerto dall’ente previdenziale ingolosisce più i lavoratori che a fronte del boom dei costi in città non riescono a sbarcare il lunario con il loro stipendio di circa 1500-1600 euro al mese.
# Milano “sede disagiata”
I tempi cambiano, e se un tempo le terre ambrosiane erano ambite per cercare di realizzare i propri sogni professionali, oggi al contrario il capoluogo della Lombardia per il suo insostenibile carovita è ormai considerata una “sede disagiata”. I nonni sostenevano che “chi volta il cu a Milan, volta il cu al pan”. Oggi i lavoratori anche se hanno raggiunto l’agognato impiego in pianta stabile, a Milano non ci vogliono venire. O, se ci vengono, poi chiedono il trasferimento in zone economicamente più vantaggiose.
# 1 dipendente pubblico su 3 dice NO a Milano
Credits: quattrocanti.it – Dipendenti pubblici
Nel caso specifico dell’Inps, il 29% dei lavoratori che operano nelle sedi di Milano hanno rinunciato all’impiego all’ombra della madonnina. “Il problema delle rinunce è legato al costo della vita – spiega la Fp-Cgil Lombardia a Il Giorno – a fronte di stipendi troppo bassi”.
# La soluzione: concorsi su base regionale o gabbie salariali
Eh si che ci sono stati anni in cui le assunzioni nella pubblica amministrazione erano bloccate. Invece ora, che come per magia il rubinetto statale è stato riaperto, che si è inaugurata una nuova stagione di concorsi pubblici, mancano i candidati. O meglio sono carenti quelle persone disposte a trasferirsi a Milano da altre regioni del belpaese per coprire buchi e pensionamenti. E se si pensasse a concorsi su base regionale? O a stipendi modulati sul costo reale della vita? Ai posteri l’ardua sentenza.ù
Contando anche i progetti per la costruzione delle nuove metrotranvie l’aumento sarà di quasi il 50%: dai 132,7 km attuali di rete si arriverà a 195 km. Se a questi si aggiungono tutti gli studi di fattibilità già elaborati, e che potrebbero trasformarsi in progetti esecutivi, entro il 2050 il conteggio supererebbe i 260 km. Ecco come sarà il futuro dei trasporti milanesi.
Le 33 NUOVE FERMATE in arrivo sulla METRO di MILANO nei prossimi anni
# La rete metropolitana conta 119 stazioni e 102,5 chilometri di binari. Entro il 2030 con 130,5 km sarà l’ottava rete metropolitana in Europa
Credits Atm – Mappa atm 2023
L’apertura delle sei fermate della linea M4 alla fine del mese di novembre 2022, da Linate a Dateo, ha portato la metropolitana di Milano a raggiungere i 102,5 chilometri di binari per un totale di 119 stazioni confermando ancora di più il suo primato italiano. Nonostante sia una delle più recenti d’Europa, l’inaugurazione della linea M1 è avvenuta nel 1964, nel 2024 supererà quella di Stoccolma ora al decimo posto in Europa, arrivando a un’estensione di 112 km, e consoliderà il settimo posto della graduatoria per le metropolitane con più fermate con 134 stazioni. La situazione sarà ancora migliore nel 2030 quando con 133 km arriverà all’ottavo posto davanti a San Pietroburgo e le stazioni saranno 153. Scopriamo quali saranno le nuove infrastrutture ad essere operative nei prossimi dieci anni e quelle possibili entro il 2050.
La linea M1 si estenderà a nord, con le due fermate di Restellone e Monza/Cinisello Bettola, per una lunghezza complessiva di 1,9 km. Al momento i lavori sono sospesi causa rinuncia dell’azienda appaltante. I cantieri sono aperti da oltre 10 anni e se i termini di assegnazione del nuovo appalto arriveranno entro il 2023 il prolungamento dovrebbe inaugurare tra il 2026 e il 2030.
#2 M1 a ovest con 3 fermate, da Bisceglie a Quartiere degli Olmi, e 3,5 km di estensione. La linea supererà per lunghezza la M2 e consoliderà il record di fermate con 43
Credits: Urbanfile – Prolungamento Bisceglie-Quartiere degli Olmi
La linea rossa si prolungherà anche ad ovest con 3 nuove fermate dal capolinea Bisceglie: Parri, Baggio e Quartiere degli Olmi. In tutto 3,5 km con deposito e parcheggio di interscambio oltre la tangenziale ovest. L’investimento previsto è di 350 milioni di euro, da rivalutare dopo il caro materiali, e il potenziale bacino d’utenza comprenderà i comuni di Cesano Boscone, Settimo Milanese, Cusago e la connessione della statale 114 con la tangenziale per l’ingresso in città delle auto provenienti da Cisliano, Albairate, Abbiategrasso.
Con l’apertura delle due estensioni programmate la M1 raggiungerà circa 32 km di lunghezza battendo il primato di M2 e, con 43 fermate, si confermerà anche come linea con più stazioni della città.
#3 M4 da Linate a San Cristoforo con 21 stazioni, di cui sei già operative, per 15 km
Credits: wiikipedia.org – Il tracciato delle linea blu
La quinta linea di Milano, la M4, dovrebbe inaugurare nella sua interezza entro la fine del 2024 collegando l’aeroporto di Linate a est con la stazione di San Cristoforo Fs a ovest passando per il centro storico sul percorso della cerchia dei Navigli. A novembre del 2022 hanno aperto le prime sei stazioni da Linate a Dateo, tra giugno e luglio 2023 altre due fino a San Babila. In totale la linea blu avrà 21 stazioni per 15 km di estensione.
Le nuove denominazioni delle stazioni delle linea blu
#4 M4 da Linate a Segrate con due stazioni per un’estensione di circa 3 km e l’hub AV
Nella finanziaria del 2022 sono stati stanziati 350 milioni di euro per il prolungamento di 3,1 km della linea M4 dall’Aeroporto di Linate, con un tracciato che proseguirà in sotterranea all’Idroscalo e due fermate Idroscalo-San Felice e Segrate punta Est nel territorio di Segrate. L’inaugurazione dovrebbe avvenire tra il 2029 e il 2030. A interscambiare con il futuro nuovo capolinea è prevista inoltre la stazione dell’alta velocità Porta Est.
La M5 verrà prolungata di 13 km attraversando i comuni di Milano, Cinisello Balsamo, Sesto San Giovanni e Monza, quasi raddoppiando la lunghezza attuale della M5. Ci saranno altre 11 fermate: Testi Gorky, Rondinella Crocetta, Lincoln, Monza Bettola, Campania, Marsala, Monza Fs, Monza Centro Trento Trieste, Villa Reale, Ospedale San Gerardo, Polo Istituzionale. L’importo per la realizzazione dell’opera è di 1,265 miliardi di euro, da rivedere a causa dell’aumento dei costi dei materiali e per alcune modifiche progettuali, che dovrebbe entrare in funzione a cavallo tra il 2030 e il 2031.
Le metrotranvie veloci in sede protetta pronte nei prossimi dieci anni: 34,9 km complessivi di rete
Accanto alle metropolitane ci saranno anche delle metrotranvie nel futuro prossimo di Milano. Saranno tre nel quadrante nord e una in quello est.
#1 Metrotranvia Ospedale Niguarda-Cascina Gobba M2: lunga 4,5 km intersecherà le stazioni della metro M5 Bicocca, M1 Precotto, M2 Cascina Gobba
Sono in corso i lavori per la metrotranvia Niguarda-Cascina Gobba che attraverserà trasversalmente il nord della città partendo dall’ospedale Niguarda e incrociando la fermata M5 Bicocca, la fermata M1 Precotto e dopo aver attraversato il quartiere Adriano farà capolinea ad est attestandosi alla fermata M2 Cascina Gobba. I cantieri operativi riguardano il tratto dal capolinea ad est fino all’interno del quartiere Adriano, in funzione entro l’inizio del 2024. L’intero percorso sarà lungo 4,5 km con apertura entro il 2030.
#2 Metrotranvia da Milano Parco Nord a Seregno FS: estesa 14,2 km attraverserà 6 comuni dopo Milano
Progetto Metrotranvia Milano-Seregno
La metrotranvia Milano Parco Nord-Seregno FS sarà lunga 14,2 km attraverserà 6 comuni: Bresso, Cusano Milanino, Paderno Dugnano, Nova Milanese, Desio e Seregno. La prima parte fino a Paderno Dugnano (loc. Calderara) sarà a doppio binario e la seconda (da Calderara a Seregno) a binario singolo con raddoppi per gli incroci. Il progetto prevede la trasformazione dell’obsoleta tranvia interurbana Milano-Desio, con prolungamento a Seregno, in una moderna metrotranvia. I lavori sono partiti nel mese di marzo 2023 e dovrebbe terminare in poco più di un anno e mezzo, con primo viaggio entro la fine del 2025.
La metrotranvia Milano-Limbiate non è altro che la storica linea tranviaria che collegava da fine ‘800 il quartiere Comasina a Limbiate, il cui servizio è stato interrotto nell’ultimo periodo. La riqualificazione della linea in metrotranvia, lunga 11,7 km per 18 fermate, la renderà più veloce perché in sede protetta e con un servizio migliore. A dicembre 2022 è stato dato via libera al progetto definitivo per la riqualificazione della metrotranvia Milano-Limbiate, per un costo pari a circa 180 milioni di euro. I cantieri potrebbero partire nel 2024 e terminare nel 2028.
#4 Metrotranvia da Rogoredo M3 a Repetti M4 : 4,5 fermate km per 15 fermate
L’obiettivo è di inuaugura la nuova metrotranvia 13 entro l’Olimpiade 2026 dato che è stata pensata per servire il Pala Italia, il palazzetto del ghiaccio dove sono previste le gare di hockey maschile. Il percorso partirà dalla stazione M4 Repetti, aperta nel 2022, e terminerà a M3/FS Rogoredo. I tram partendo da viale Forlanini proseguiranno sullo stesso percorso del tram 27, poi verso le vie Monlué e Bonfaldini, attraverseranno il quartiere nuovo di Santa Giulia terminando nel piazzale dell’entrata delle Stazioni FS e Metropolitana linea 3 di Rogoredo. In totale saranno 4,5 km per 15 fermate.
Entro il 2050 Milano potrebbe superare i 260 km di rete grazie ad altri 12 studi di fattibilità presentati
Non ci sono solo opere già finanziate o con progetti esecutivi già elaborate. Ce ne sono altre per le quali sono già stati effettuati gli studi di fattibilità e che stanno proseguendo l’iter di valutazione. Nel caso venissero approvate e realizzate tutte, si arriverebbe ad avere una rete di metropolitane e metrotranvie estesa per 260 km nel 2050.
#1 M3 da Comasina a Paderno Dugnano con fermata intermedia a Cormano
Credit: nord24milano.it
La linea M3 potrebbe estendersi di due fermate a nord, nei comuni di Cormano e Paderno Dugnano. Per finanziare lo studio di fattibilità alla fine del 2020 era stata messa a disposizione una somma di 350mila euro.
#2 M4 si allunga a ovest dopo San Cristoforo con l’aggiunta di una stazione
La M4 si allungherà anche ad ovest oltre il capolinea di San Cristoforo Fs, resta da decidere il percorso, la lunghezza e il numero di fermate tra le 6 ipotesi sul tavolo. La scelta più probabile al momento, in base a quanto comunicato da Regione Lombardia e Comune di Milano, sembra quella di aggiungere una sola fermata che serva i territori di Buccinasco e Corsico.
#3 M5 da San Siro a Settimo Milanese con 4 fermate ipotizzate
Prolungamento M5 Settimo Milanese
Ad oggi sono 4 fermate che potrebbero estendere la linea M5 a ovest: Sant’Elena, Quarto Cagnino, Quinto Romano e il capolinea con deposito di Settimo Milanese.
#4 Sbinamento della M5 per portarla a Bresso e Cusano Milanino
Sbinamento M5
La linea M5 potrebbe proseguire verso Cinisello passando per Bresso per un’estensione di 5,5 km. Dopo il finanziamento con 15 milioni di euro per realizzare lo sbinamento della linea a Bignami non sono arrivate altre novità a riguardo. Le fermate previste sarebbero state cinque: due a Bresso, una a Cusano Bresso, e due a Cinisello Balsamo.
Il tratto di metrotranvia Ospedale Niguarda-Stazione Certosa si unirebbe con quello “Ospedale Niguarda-Cascina Gobba” già approvato e in attesa di fondi, salvo la parte nel quartiere Adriano già in cantiere, formando la cosiddetta “Metrotranvia Nord”.
#6 Un trasporto rapido di massa da Cologno Nord M2 a Vimercate
Prolungamento Cologno Nord – Brugherio
La linea M2 verrà prolungata da Cologno Nord a Vimercate, anche se come metropolitana leggera. Si attende lo studio di fattibilità, i cui fondi per il progetto sono stati inseriti nella finanziaria 2022, per scegliere il percorso migliore per servire i comuni di Brugherio, Carugate, Agrate Brianza, Concorezzo e Vimercate.
#7 La linea M3 da San Donato a Peschiera Centro con 2 fermate di metro e 8 di metrotranvia
Prolungamento M3
Per il prolugnamento della linea M3 a sud esiste già un nuovo progetto, presentato dal Comune di Milano al Ministero dei Trasporti. Prevede la prosecuzione del tracciato della M3 in una doppia modalità, la prima parte di 4,4 km con due fermate da San Donato a Peschiera come metropolitana e la seconda come metrotranvia fino a Peschiera Centro per una lunghezza di 10,9 km e 8 fermate. L’obiettivo è iniziare i cantieri nel 2028 e portarli a conclusione nel 2035.
Un trasporto rapido di massa intorno alla futura città della salute
Un trasporto rapido di massa intorno Settimo Milanese-Magenta
In fase di studio preliminare un nuova linea metropolitana da sud-est a nord-ovest passando per il centro, la M6, con partenza lavori non prima del 2030.
Credits giulianaciofi IG - Spiaggia Maldive nord est
Chi lo dice che per trovare un mare azzurro e cristallino bisogna volare fino ai mari tropicali? Anche in Italia ci sono delle località che non hanno nulla da invidiare ai Caraibi o all’Oceano Indiano. Come le famose “Maldive del Nord Est”.
Milano-Canovella
Le MALDIVE del NORD EST
# Il mare dei tropici a Trieste
Credits alemukka IG – Canovella
Anche il nord Italia ha le sue Maldive, più precisamente il nord est. Nel Comune di Duino Aurisina in provincia di Trieste, a pochi chilometri dal confine con la Slovenia, c’è la Spiaggia Canovella de’ Zoppoli.
Credits giulianaciofi IG – Spiaggia Maldive nord est
Si trova accanto alla frazione costiera omonima e si caratterizza per un piccolo porticciolo pittoresco con una battigia piena di ciottoli sovrastata da scogliere e un mare limpido, trasparente e di un azzurro intenso. Un luogo perfetto per una giornata di pace, relax e silenzio in mezzo alla natura visto che la spiaggia è circondata da un’aromatica chiazza mediterranea e da vigneti.
Credits fabbssinnl IG – Porticciolo Maldive nord est
Perché si chiama in questo modo? La spiaggia prende il nome dagli “zoppoli”, delle robuste imbarcazioni tipiche dei pescatori carsici realizzate in un unico tronco di legno di Pino Rosso o di Pino marittimo, scavato con l’accetta in modo da ricavarne uno scafo. Lunghe circa 7 metri e larghe 70 cm, hanno origini antichissime ed erano diffuse fino al periodo a cavallo tra le due guerre mondiali. Al termine della pesca venivano messe al riparo proprio nel porticciolo presente ancora oggi.
# Come arrivarci
Credits nikolas_juretic IG – Vigneti Canovella
Da Milano ci vogliono 4 ore di viaggio in auto, quindi meglio optare almeno per un weekend, per raggiungere questa località. Si percorre di fatto tutta l’autostrada A4 verso est e si prende l’uscita di Trieste. Da qui si procede sulla strada statale 14 fino a destinazione. Per arrivare in spiaggia rimane poi da percorrere l’antico sentiero dei pescatori e scendere per circa 300 gradini passando attraverso paesaggio rimasto immutato nel tempo, caratterizzato da terrazzamenti e vigneti.
C’è chi per ironizzare definisce il sushi “il cibo tipico di Milano”. Eppure sui dolci Milano è rimasta a lungo off limits per il Sol Levante. Almeno fino a quando ha aperto questa pasticceria.
A Milano la PASTICCERIA GIAPPONESE
# Hiromi Cake e i suoi dolci nipponici
Credits: @hiromicakemilano Hiromi Cake Milano
Lo staff di questa pasticceria, interamente al femminile, ha un grande sogno: quello di far conoscere il proprio locale in tutto il mondo. Intanto si possono vantare di essere stata la prima pasticceria del sol levante aperta in Italia. Si chiama Hiromi Cake e si trova in viale Coni Zugna, 52, zona Solari. La scelta del nome non è stata casuale: Hiromi è un nome comune in Giappone ed è così che si chiama l’anziana pasticcera di Osaka a cui la fondatrice, Machiko Okazaki, era molto legata. Inoltre, in questo caso, Hiromi esprimere la delicatezza con cui i dolci vengono preparati in laboratorio.
Il locale Cake propone una vasta scelta di dolci nipponici, che si possono o mangiare direttamente sul posto oppure ordinarli e riceverli a casa grazie al servizio di delivery. Tra le specialità della casa ci sono i mochi, i tipici dolcetti di riso dalla consistenza morbida e gommosa, declinati in vari modi: al sesamo, ai fagioli rossi, al matcha, al miso, allo yuzu e a tanti altri gusti.
# Dorayaki, dolcetti al matcha ma anche pranzi e aperitivi
Credits: @hiromicakemilano Hiromi Cake Milano
Hiromi Cake è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 20 e il locale è particolarmente riconoscibile: tra arredi e pareti i colori dominanti sono il turchese e il bianco. Chi ci è stato racconta che quello che colpisce, ma che non stupisce, è l’ordine quasi maniacale tipico della cultura nipponica che si nota anche nella disposizione dei dolci.
Credits: @hiromicakemilano Hiromi Cake Milano
Hiromi Cake ha aperto a Milano verso la fine del 2019, poco prima della pandemia. Tra le sue preparazioni si trovano anche i Dorayaki, simili ai pancake, proposti in 9 versioni, e gli innovativi Yougashi, ricette occidentali rivisitate in stile giapponese. Ma ci sono anche tantissimi dolcetti a base di matcha. In più, negli anni Hiromi Cake ha allargato la sua produzione: ora infatti vende anche biscotti e marmellate artigianali (tra i gusti ci sono prugna gialla, prugna rossa e sesamo o albicocca yuzu & cocco). E a completare l’offerta, ha deciso di proporre anche il salato: a pranzo, cena e orario aperitivo si possono infatti gustare anche alcuni piatti tipici.
C’è chi ha la Love Boat, chi il Tunnel of Love, chi il Red Light District. Milano potrebbe avere un Love Parking, un parcheggio fatto apposta per fare l’amore. Questa la proposta in un comune alle porte della città. Queste le motivazioni.
Il LOVE PARKING: alle porte di Milano il PARCHEGGIO dell’AMORE?
# Pioltello sarà il “paese dell’amore”?
Credits: ilgiorno.it Pioltello
Pioltello si candida come paese dell’amore. O, meglio, come parcheggio per fare l’amore. Questo il progetto presentato da una cittadina durante la riunione in Comune per il bilancio partecipativo. Se approvato dall’assemblea il progetto potrebbe ricevere i finanziamenti necessari, stimati in circa 100mila euro, per fare nascere un “love parking”, il parcheggio più piccante d’Italia.
“Finalmente una zona dove chi vuole può appartarsi”, motiva così la sua proposta la donna di Pioltello a MilanoToday, “invece di invadere le strade o le aree di sosta che poi vengono lasciate piene di preservativi usati per terra e giornali che sono serviti per tutelare la privacy”.
# Il progetto: 30 box a chiusura automatica al prezzo di 3 euro all’ora
BreraLuciRosse
Secondo il progetto presentato, la struttura prevede circa 30 box lunghi cinque metri e larghi tre. Per tutelare la privacy ci sarebbero stalli separati l’uno dall’altro con teli di 4 metri di altezza, distributori di profilattici oltre alla chiusura automatica “in grado di garantire riservatezza assoluta”, ha spiegato l’ideatrice.
Si sono immaginati anche gli orari di accesso: dalle 18 alle 2 dal lunedì al giovedì e dalle 18 alle 4 dal venerdì alla domenica. Come un parcheggio privato avrebbe un costo di utilizzo:un ticket acquistabile online di “5 euro per la prima ora e di 3 per le successive”.
E se rilanciassimo: dove costruire a Milano un quartiere dell’amore?
# Un quartiere a luci rosse a Milano: dove potrebbe essere
Paesi come l’Olanda, la Francia e il Giappone lo hanno nelle città più importanti: Amsterdam, Parigi, Tokio. Ma a Milano, dove potrebbe essere collocato un quartiere a luci rosse?
Un’idea potrebbe essere Brera, dove una volta c’erano le case chiuse. Nella zona dell’arte, si può immaginare un quartiere a luci rosse elegante, più sobrio e raffinato rispetto agli altri modelli esistenti al mondo.
Se colorare di rosso il cuore di Milano può avere un senso per la tradizione ma meno per la Milano di oggi e, soprattutto, per i prezzi delle case, ha più senso puntare al di fuori della circonvallazione. Tipo? Due le possibili opzioni che trovi qui:
In zona Colonne, c’è una via che è stata convertita nella via del vintage.
La VIA del VINTAGE di Milano: 5 negozi old fashion nella strada
# La via dal fascino borghese che ricorda la vecchia Milano
Credits: @cavallienastri Cavalli e Nastri
Per questa strada si può incontrare qualche signora vestita a punto in cerca di un abito che le ricordi la sua giovinezza oppure una giacca elegante da indossare. Ma anche ragazze e ragazzi appassionati di moda e con tanta voglia di sperimentare look innovativi che uniscono il vintage a capi più contemporanei. Siamo in via Giacomo Mora, una via che si riempie nell’ora dell’aperitivo grazie ai suoi bar come il Bar Cuore o il Berlin, ma che in generale sprizza di vita e eleganza. Ricorda quel fascino borghese e un po’ bohémien della vecchia Milano e intanto la ribattezziamo anche come la via del vintage: sì perché qua ci sono ben 5 negozi dove comprare abiti second hand e non solo. Ecco quali sono.
# Bivio Milano, abiti vintage di moda e qualità
Credits: biviomilano.it Bivio Milano
In via Mora 4 e in via Mora 14 ci sono due dei cinque negozi della via del vintage. Stesso marchio ma target differenti, si tratta infatti di due negozi di Bivio Milano, uno dedicato ad abiti maschili (al numero civico 14) e l’altro a quelli femminili (al numero 4). Con un concept smart e innovativo che ruota attorno al concetto di sostenibilità, nei negozi di Bivio Milano non solo si possono acquistare abiti vintage di tutti i tipi ma, se per caso qualcuno ha l’armadio da svuotare e capi ancora in ottimo stato, da Bivio Milano si possono rivendere. Aperto nel 2013, nel negozio si vendono abiti esclusivamente attuali, di moda, in ottime condizioni e di qualità. Il marchio non si trova solo in via Giacomo Mora, ma ha anche un altro negozio in zona Porta Venezia.
# Cavalli e Nastri, il pioniere del second hand
Credits: @cavallienastri Cavalli e Nastri
Cavalli e Nastri è uno dei più celebri negozi vintage di Milano, pioniere della moda second hand. La sua creatrice Claudia Jesi, infatti, segue la moda proponendo abiti usati dal 1970. Oltre ad un negozio a Brera, gli altri due locali di Cavalli e Nastri si trovano proprio nella via del vintage di Milano. Uno, quello in via Mora 12, è uno spazio ampio e accogliente, come si definiscono loro stessi, un po’ boutique e un po’ boudoir. Qui si possono comprare capi vintage di ogni tipo, principalmente quelli di moda tra gli anni ’20 e ’90 del Novecento, ma non solo. Antiquariato, pizzi, merletti, kimono in seta, abiti di alta sartoria e maglioni fatti a mano sono le chicche di questo negozio. E in via Mora 3 c’è invece il locale dedicato agli abiti da uomo, qui si possono trovare completi di Dolce & Gabbana, cravatte in seta, Blazer anni Settanta, camicie dalle fantasie particolari e addirittura panciotti con le stampe di Fornasetti. In più c’è una selezione ricercata di oggetti di arredamento, design e modernariato.
# Groupies Vintage, l’usato più cool di Milano
Credits: @groupiesvintage Groupies Vintage
E l’ultimo dei cinque negozi vintage della via, il più cool tra tutti, è Groupies Vintage. Una volta entrati nel locale di via Mora 12 si viene catapultati indietro nel tempo e si noteranno abiti provenienti da luoghi nonché periodi storici ben diversi tra loro. Il punto forte di Groupies è poi il tocco personale che dal 2011 dà la sua proprietaria Alice. Un arredamento curato ad hoc, musica a tema, ma soprattutto diversi capi da lei personalizzati. Altro punto forte di Groupies è certamente la vendita al kilo dei suoi abiti.
Nelle ultime settimane è esplosa mediaticamente la questione del caro affitti a Milano, con il Sindaco di Lodi che si è fatto avanti tendendo una mano a giovani e studenti delle università milanesi che non riescono a sostenere i costi troppo alti per vivere sotto la Madonnina. Anche a Milano ci sono quartieri che offrono soluzioni più a buon mercato. Eccone alcuni alla portata di quasi tutti. Foto Cover: @everysinglestreetmilan IG
STUDENTI e LAVORATORI: le ZONE più ECONOMICHE dove vivere a Milano
# Affori e Bovisa: affitti a 19 euro al mq
Credits: @pontir Politecnico Bovisa oggi
Il magazine newsmondo.it ha confrontato le quotazioni medie delle locazioni sui principali portali immobiliari per individuare le zone più accessibili della città per studenti, giovani e lavoratori.
Partiamo da nord, dalla zona che comprende i quartieri di Affori e Bovisa. Rispetto al passato il prezzo al mq per gli affitti è in crescita ma comunque rimane accessibile a una larga fascia della popolazione attestandosi a poco meno di 19 euro. Perfetta per gli studenti del vicino Politecnico, la zona è servita dal passante alla fermata di Bovisa, dalla stazione di Affori FN e da due della linea metropolitana M3.
Per risparmiare ancora di più ci si deve spostare ad est, in zona Forlanini. Nonostante l’arrivo della metropolitana M4 che ne ha migliorato l’accessibilità con due fermate che servono direttamente il quartiere, oltre al capolinea di Linate, i prezzi si aggirano su un massimo di 17,5 euro al mq per un appartamento in affitto. Per arrivare in centro c’è anche il tram. Per lo sport e il tempo libero c’è il Parco Forlanini e il Centro Sportivo Saini.
# Bisceglie, Baggio, Olmi: affitti a 16,5 euro al mq
Credits Andrea Cherchi – Chiesa di Baggio
Per scendere ancora di prezzo andiamo ad ovest, nell’area compresa tra Bisceglie, Baggio e Quartiere degli Olmi a ridosso della Tangenziale Ovest e ai confini amministrativi di Milano. Il costo delle locazioni si attesta a una media 16,54 euro al mq con un trend in crescita negli ultimi anni e che con molta probabilità crescerà ancora quando in futuro aprirà il prolungamento dellalinea M1. Ad oggi infatti la zona, distante dal centro, è servita solo da linea di bus ma ha il vantaggio di avere grandi aree verdi nelle vicinanze come il Parco delle Cave.
# Ponte Lambro e Santa Giulia: affitti a 16 euro al mq
Ponte Lambro
Arriviamo quindi all’area più economica e accessibile in assoluto di Milano, a sud-est, ricompresa tra Ponte Lambro e Santa Giulia. Per prendere un appartamento in affitto servono in media 16,22 euro al mq. I prezzi sono destinati però a salire in futuro per via della realizzazione del parte nord del quartiere di Santa Giulia, con annesso Pala Italia per le Olimpiadi 2026, e la metrotranviache metterà in connessione la M3 a Rogoredo con la M4 a Forlanini.
Arriva forse l’evento simbolo del maggio milanese: Piano City. Non solo: in piazza Duomo è di scena anche il concertone di Radio Italia. E poi concerto di due mostri sacri della musica internazionale: Paolo Conte e Peter Gabriel.
Gli appuntamenti del WEEK END: MUSICA e VINO nell’aria milanese #ToDoMilano (dal 19 al 21 maggio)
The Meteors: serata rockabilly e psychobilly al Legend Club. La band inglese è preceduta sul palco da The Snakes e The Nuclears. Alle 18.00 le guest e a seguire il main event.
Vik and the Doctors of Jive: da Fred Buscaglione a Frank Sinatra, il viaggio della band italiana è ampio. Si esibiscono al Blue Note, con la formula del doppio spettacolo alle 20.30 e 22.30.
La filosofia del coyote: l’ansia di non sentirsi amati e la voglia di una relazione, in scena nello spettacolo ideato e interpretato da Paola Giacometti. Allo Spazio Teatro Tertulliano, sipario alle 20.30.
Shocking Elsa: la storia l’icona della moda Elsa Schiapparelli, è rappresentata in scena da Maria Eugenia D’Aquino, sotto la regia di Alberto Oliva. Dal 19 al 28 maggio al Pacta Salone, il debutto è fissato alle 20.45
The Dark Side of the Moon – 50° Anniversary: un successo ininterrotto dal 1973, in scena al Teatro Nazionale. Ascolto e immersione nei suoni di questo capolavoro discografico, alle 20.45.
Piano City: dopo l’anteprima con Mika al Castello Sforzesco, arriva l’inaugurazione ufficiale, alle ore 21.00 al GAM con Wim Mertens e, a seguire, Bollani e Alessando Baricco con “Il Duello”.
Torneo di poetry slam: ogni poesia è un piccolo mondo raccontato, nella gara che Zelig organizza questo venerdì sera. Conducono Paolo Agrati, Davide Passoni e Ciccio Rigoli, sipario alle 21.00.
Diavoli in cucina: il titolo è il nome del ristorante nel quale è ambientata la piece teatrale, che chiude la stagione del Teatro Martinitt. In scena fino al 4 giugno, debutta alle ore 21.00.
Inti Illimani ft. Giulio Wilson: la band e il solista, insieme in un tour politicamente impegnato, sono al Teatro degli Arcimboldi. Inizio concerto alle 21.00.
Silent Bob and Sick Budd: duo milanese, golden boys della scena urban, che tornano insieme per una serie di spettacoli. Per la loro città, hanno scelto il Fabrique come luogo del concerto, che inizia alle ore 21.00.
#Sabato 20/5: il concertone di Radio Italia al Duomo, Paolo Conte agli Arcimboldi
Concertone in Piazza Duomo – Credits: Radio Italia
Vini per l’estate: 350 vini e il banco di degustazione, per trovare il nettare giusto da consumare nelle serate più calde dell’anno. Dalle 15.00 presso l’Hotel Principe di Savoia.
Circoloco Milano: tappa milanese del pazzo circo del DC10 di Ibiza. Dalle 16.00 alle 2.00 di notte, il Parco Esposizioni di Novegro ospita questo happening unico.
Dub on the Lake chiama Alterego: serata da ballare, sotto le stelle, al Le Jardin dell’Idroscalo. 12 ore di musica non-stop e buffet gratuito, a partire dalle ore 18.00.
Lucevan le stelle: concerto d’amore, come il tema della serata, per la Musica al Museo Bagatti Valsecchi. Giovani cantanti, accompagnati al pianoforte da Gioele Muglialdo, si esibiscono dalle 19.30 in poi.
Fantasia Corale: recital pianistico di Simone Ivaldi, ospite di Musica Al Tempio. Con Bach e Busoni nella tastiera, aspetta il pubblico alle 20.30 al Tempio Valdese.
Karima: la ex Amici torna al Blue Note Milano con il suo cavallo di battaglia, Bacharach Forever. Anche per lei doppio spettacolo, alle 20.30 e 22.30.
We Came as Romans: unica data italiana per la band USA, che propone il suo ultimo lavoro, Darkbloom. Sono live al Legend Club, con lo show delle 20.30.
Radio Italia Live Milano: il grande palco di Piazza Duomo, ospita il tradizionale maxi concerto con le stelle della musica italiana, accompagnati dalla Radio Italia Orchestra. Si esibiranno tra gli altri: Achille Lauro, Articolo 31, Lazza, Madame, Pinguini Tattici Nucleari, Tananai ed Eros Ramazzotti. Inizio alle 20.10.
Milan – Sampdoria: partita di addii, tra chi lascia la serie A e chi ha lasciato la Champions League. Al Milan, in cerca di un pass per la Champions del prossimo anno, il compito di riscattarsi dopo le brutte prestazioni delle ultime settimane. A San Siro alle 20.45.
Simone Cristicchi e Amara: Concerto Mistico per Battiato, arriva alla Sala Verdi del Conservatorio di Milano. Il concerto-viaggio, inizia alle 20.45.
Zelig Hard: l’unico spettacolo che vanta 101 tentativi di imitazione e tutti più riusciti dell’originale. Oltre i limiti della comicità, alle 21.00 allo Zelig Cabaret.
Cosa volete da me: spettacolo con Alice Mangione, che si annuncia tutto all’insegna della risata. In scena al Teatro San Babila alle 21.00.
Zero Assoluto: 20 anni di carriera sono l’occasione giusta per rompere il silenzio intorno a questo duo. Successi e tanto amarcord al Fabrique, il concerto inizia alle 21.00.
Paolo Conte: il cantautore astigiano si presenta con una formazione orchestrale, nel live del 2023. In scena al Teatro degli Arcimboldi, sipario alle 21.00.
#Domenica 21/5: grigliate, cascine e Peter Gabriel
Peter Gabriel – Credits: Live Nation
Gastronomika Festival: seconda edizione del panel che mette in rete i giovani professionisti del food e del vino. Si svolge domenica e lunedì al Teatro Franco Parenti, apre alle 9.30 con la prima colazione.
Pero Art Fest: pomeriggio di arte, hobby, bancarelle, musica e street food. Diffuso tra la biblioteca, i giardini e lungo via Matteotti, nasce la prima edizione di un nuovo evento nell’hinterland ovest milanese.
Grigliata e partygames in cascina: pranzo conviviale e pomeriggio ludico alla Cascina Martesana. Il pomeriggio continua fino all’aperitivo, previsto nel parco adiacente. Appuntamento alle 12.00 in via Bertelli 44.
Al forno! Al forno!: le rivolte del pane e la celebrazione dei 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, sono lo spunto per un’azione teatrale che ha per protagonista il pane. Dall’impasto alla cottura, 3 eventi alle 15.00, alle 16.30 e alle 18.00 al Refettorio Ambrosiano.
NoStopMI – Itinerario Lambrate: itinerario alla scoperta degli edifici più caratteristici del popolare quartiere Est di Milano. Ritrovo alle 14.40 alla Stazione di Lambrate, con partenza alle 15.00. L’itinerario è a cura di NoStopMilano e UrbanFile.
Passeggiata al Bosco in Città: percorso ad anello di 5,6 km della durata di circa due ore. Ritrovo al parcheggio di via Cascina Bellaria, la partenza è fissata per le 16.30.
Unica: esibizione di giovani talenti della danza, guidati dal primo ballerino della Scala, Mick Zeni. Lo spettacolo è atteso alle 19.30 al Teatro degli Arcimboldi.
Definitivo 3: terzo spettacolo originale per il comico napoletano Vincenzo Comunale. Dopo i titoli “provvisori” dei due precedenti, la consacrazione avverrà allo Zelig, alle ore 21.00.
Olivia Trummer ft. Nicola Angelucci: standard jazz di repertorio e brani originali, per questo duo che suona – insieme a Luciano Biondini – sul palco del Blue Note. Protagonista la musica, in un unico spettacolo che inizia alle 20.30.
James Senese: mezzo secolo di carriera, 40 anni dal suo primo disco solista, l’ex Napoli Centrale torna a Milano con un concerto che raccoglie quasi tutta la sua carriera. Suonerà con la sua band nella Sala Verdi del Conservatorio, alle ore 21.00.
Anna Oxa: puntuale come le stagioni, arriva il tour live della cantante recentemente apparsa a Sanremo. Voce Sorgente debutta alle 21.00 al Teatro Lirico – Giorgio Gaber.
Peter Gabriel: ultima delle uniche due date italiane per l’ex Genesis. Il genio inglese si esibisce al Mediolanum Forum di Assago, con inizio alle ore 21.00.
#Tutto il we: Piano City e tante degustazioni di vino
Piano City Milano – Credits: Discoradio
Piano City Milano: da un decennio per un week end le strade di Milano si affollano di artisti e pianoforti. Inaugurazione venerdì 19 alle ore 21.00 al GAM con Wim Mertens e, a seguire, Bollani e Alessando Baricco con “Il Duello”.
Info e programmaQUI.
Francia Wine Festival: tre giorni per degustare oltre 70 vini d’oltralpe, tra masterclass, workshop e abbinamenti di cibo. Succede in piazza Città di Lombardia, dalle 14 di venerdì alle 20.00 di domenica.
Giornate Trecentesche: popolare ricostruzione della battaglia di Casorate, di epoca Viscontea e ambientata nel 1300. Si svolge a Morimondo, dalla cena medievale del 19 al pomeriggio del 21 maggio.
Best Wine Stars: evento-degustazione che atterra a Milano e ci resta fino a lunedì 22 compreso. Cantine e aziende selezionate, si sfidano al Palazzo del Ghiaccio tutti i giorni, dalle 12.00 alle 21.00.
Ilva Football Club: la più grande acciaieria d’Europa e la sua squadra di calcio, amalgamate in un sogno amaro. Tramutato in scena da Usine Baug & Fratelli Maniglio, è in scena al Campo Teatrale, venerdì e sabato alle 20.30, domenica 21 alle 18.30.
Diario di un’attrice – alla ricerca di momenti di essere: ispirato al Diario di Virginia Wolfe, scritto e interpretato da Federica Bognetti, lo spettacolo prevede lo scambio di posizioni tra le due figure. In scena 19 e 20 maggio al Teatro AltaLuce, alle ore 20.30.
Alda, parole al vento: la poesia di Alda Merini, teatralizzata e musicata con leggerezza, in scena al Piccolo Teatro – Mariangela Melato. In programma sabato 20 alle ore 19.30 e domenica 21 alle 16.00.
Zitti tutti!: ce l’ha con tutto e tutti, Gigio Alberti, che passa in rassegna la vita e la biografia del tragicomico protagonista. La commedia, scritta da Raffaello Baldini, è di scena al Teatro Gerolamo sabato alle 20.00 e domenica alle 16.00.
Monza Visionaria: inizia sabato 20 e termina domenica 28, il festival alla ricerca degli angoli meno conosciuti di Monza. Tanta musica e performance diffuse, il cui programma è consultabile a questo link.
Una tendenza di questi ultimi anni è la rivoluzione nel lavoro. Smart working, settimana corta, possibilità di lavorare a intermittenza: questo sta portando a modificare la progettazione di edifici e grattacieli destinati a uso ufficio. Questo è uno dei casi più d’avanguardia.
Il GRATTACIELO diventa un “QUARTIERE VERTICALE”
# Il nuovo approccio dei luoghi di lavoro nelle città
Credits chybik-kristof – Grattacielo New York
Tutte le grandi città del mondo hanno sofferto uno svuotamento degli edifici e grattacieli ad uso lavorativo. Lo smart working è diventato ormai strutturale e molti di coloro che si spostavano ogni mattina per arrivare in ufficio rimangono a lavorare da casa. New York è forse stata quella più di tutti nel mondo ha risentito di questa situazione. In base alle ultime stime si parla di un 60% di riduzione dell’occupazione degli uffici con una perdita del valore degli immobili circostanti prossimi al 40%. Accanto a questo si è acuita la crisi abitativa per giovani e famiglie che scelgono di vivere in città.
# Il Paramount Plaz viene trasformato in un grattacielo ad uso misto dallo studio Chybik + Kristof
Credits chybik-kristof – Grattacielo come un quartiere verticale
Per trovare una soluzione a questi problemi le società e i gestori immobiliari hanno deciso di cambiare approccio sull’impostazione dei luoghi di lavori, puntando su una trasformazione in spazi flessibili, condivisibili da più aziende, adatti ad usi diversi e aperti 24 ore al giorno. L’esempio più eclatante è quello del Paramount Plaza, il grattacielo di 48 piani al 1633 di Broadway che ospita due teatri al suo interno, per il quale è in corso un progetto di trasformazione in un edificio ad uso misto da parte dello studio ceco CHYBIK + KRISTOF. L’intervento è partito dall’esterno con il recupero della struttura costruita nel 1970 con la realizzazione di un involucro esterno a doppia facciata ad alte prestazioni e schermato dai frangisole, mantenendo la facciata originale in vetro scuro, per migliorare il comfort termico.
# Un quartiere verticale con tutti i servizi di vicinato
Credits chybik-kristof – Quartiere verticale
Le planimetrie sono state studiate per essere flessibili e versatili a più utilizzi per merito anche di una struttura portante a nucleo che svincola gli spazi interni e consente ad ogni ambiente di venire smontato e rimodulato con un sistema di pareti mobili facilmente sostituibili. Si viene a realizzare una sorta di quartiere verticale con diverse tipologie residenziali all’interno del grattacielo e tutti i servizi tipici di vicinato con spazi per la collettività accessibili anche oltre l’orario di chiusura degli uffici.
Il riuso non coinvolge solo la tipologia degli spazi e dei nuovi servizi, ma anche i materiali. Per fare alcuni esempi gli elementi della facciata sostituiti vengono recuperati come elementi divisori delle cucine e i vecchi tappeti vengono sminuzzati e recuperati per creare i pannelli isolanti. Oltre alla doppia facciata esterna per la sostenibilità dell’edificio si prevedono sistemi di domotica, un sistema di ventilazione incrociata per favorire il ricambio d’aria e un impianto di recupero delle acque piovane i cima associato alla vegetazione pensile per abbattere l’effetto isola di calore.
Anche a Milano, pur in dimensione ridotta, si è assistito a questo cambio di paradigma nel modo di vivere le città e i luoghi di lavori. Si potrebbe prendere spunto da questa trasformazione per riprogettare gli edifici della città oggi solo parzialmente occupati?
Una casetta davvero insolita dove poter trascorrere il weekend. Una struttura elegante, immersa nel verde e con il tetto in vetro così da poter ammirare le stelle, ma dove si trova?
Dormire nella CASA SPERDUTA in un BOSCO a un’ora da Milano
# A Mendrisio la casetta in legno dove ammirare le stelle
A circa un’ora e venti di auto da Milano c’è una casetta letteralmente sperduta nei boschi. Ci troviamo a Momo Bellavista a Mendrisio, comune svizzero del Canton Ticino conosciuto da molti come il “Magnifico Borgo”, proprio per la bellezza del suo centro storico, per le viste che regala e in generale per l’energia che questo comune mette in tutto quello che fa. Nel territorio di Mendrisio si trova il Monte Generoso, da cui è possibile ammirare uno dei panorami più belli dell’intera Svizzera, ed è proprio nei pressi di questo monte che c’è una casetta sperduta nel bosco dove poter trascorrere la notte.
Credits: laregione.ch Momò Bellavista
Il Momò Bellavista è una struttura immersa nella natura, a circa 1200 metri di altitudine e posizionata vicino alla stazione ferroviaria Bellavista. Sì perché anche se ci si trova completamente circondati da alberi, la casetta è facilmente raggiungibile con i mezzi (basta prendere la Ferrovia Monte Generoso, fermata Bellavista). La stanza è stata costruita interamente in legno rispettando i criteri che rendono una struttura sostenibile e, inoltre, grazie alle sue vetrate, una volta entrati nella casetta si ha l’impressione di essere immersi nella natura incontaminata.
# Gli interni di Momò Bellavista
Credits: tio.ch Momò Bellavista interno
Momò Bellavista è stata realizzata nel 2021 e fa parte di “Million Stars Hotel”, il progetto svizzero di hotellerie che realizza strutture in posizioni strategiche dove poter ammirare le stelle. La casetta Momò Bellavista è infatti stata costruita a due piani: al piano terra c’è una piccola veranda dove potersi rilassare respirando la tranquillità della natura dalla sua grande vetrata, mentre il piano superiore è la camera vera e proprio. Sopra il letto c’è una vetrata che di notte permette a chi soggiorna al Momò Bellavista di addormentarsi sotto le stelle. La casetta è infine inserita in un piccolo parco dove ci sono i servizi igienici privati e delle postazioni barbecue, che possono essere usate tranquillamente.
Credits: tipress.ch Momò Bellavista interno
L’ “osservatorio notturno” di Momò Bellavista è stato voluto dalla Fondazione Monte Generoso e l’OTR, che si sono però lasciati aiutare nel progetto da alcuni architetti esperti nelle costruzioni bio. Poco distante dalla casetta c’è poi Osteria con Alloggio la Peonia, una struttura a sé ma che gestisce anche Momò Bellavista.