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Siamo CAMPIONI DEL MONDO: 10 celebri prodotti che sono di Milano, anche se pochi lo sanno

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Milano città operosa e industriosa: ci sono prodotti così famosi che hanno travalicato i confini di città, stato e mondo, entrando nel mito. Molti di questi non si sa che sono nati proprio qui.

Siamo CAMPIONI DEL MONDO: 10 celebri prodotti che sono di Milano, anche se pochi lo sanno

#1 Lambretta

lambretta lambrateIl nome viene dal Lambro e da Lambrate, il quartiere dove si trovava l’azienda meccanica Innocenti di Milano, che la produsse dal 1947 al 1972 segnando un’epoca (e diventando concorrente della pisana Vespa).

Leggi anche: Breve storia della Lambretta

#2 Cebion

La mitica compressa effervescente prodotta dalla Bracco, storica azienda farmaceutica meneghina. Oggi questo integratore alimentare in grado di assicurare nuova energia per il corpo e per la mente è stato superato in fama da altri, ma intere generazioni gli devono i voti scolastici e la promozione.

#3 Il Tratto Pen

tratto pen milanoE’ il pennarello più tecnico e professionale del mondo – per i più piccoli ci sono i Giotto, in variante matite e pastelli. A produrlo dal 1975 è la Fila, di Pero.

#4 Brugola

egidio brugolaIl Signor Egidio Brugola (Lissone, 1901 – Lissone, 1958) depositò il brevetto di questo attrezzo nel 1945, ma l’azienda esiste da 1926, ed è tuttora attiva in quella via Aliprandi dove il capostipite della famiglia diede fissò il primo bullone di un successo planetario.

#5 La Linea della Agostina

A disegnarla fu Osvaldo Cavandoli. A renderla eterna fu Carosello. A ricordarla è ancora oggi quella buffa parlata in slang milanese.

#6 Moleskine

moleskine

Sono “la” agenda business per eccellenza. Colorata, di design, minimal ma eleganei: l’idea è parigina, coglie certe finezze delle legatorie francsi della fine del XIX secolo e l’inizio del XX, ma la produzione è italiana, frutto di una combinazione di lavoro artigianale a mano e lavoro industriale automatizzato.

#7 Tucano Urbano

tucano urbano

 

 

 

 

L’icona dell’eleganza tecnica per i motociclisti, da città come da fuoristrada. Tra Peschiera Borromeo (Milano Sud) e Milano centro produce abbigliamento e accessori per moto, bici e scooter.

#8 Le patatine San Carlo

patatin san carlo

 

 

 

 

 

 

 

Degno di un “Forse non tutti sanno che, la rosticceria San Carlo già nel 1923 era famosa per le sue porzioni di croccanti patatine servite nel minuscolo negozio di via Lecco-Porta Venezia.
Negli anni sono arrivati la consacrazione dal pubblico sempre più ampio, il successo, l’impero e la distribuzione in tutto il mondo. Per celebrarne il successo, nel 2016 è stata messa in commercio una versione della patatina al forno con la ricetta delle origini (nella foto, un frame della sua réclame).

#9 I nani di Fiorucci

nani kartellSono della Kartell, azienda nata nel 1949 a Noviglio, dove ancora si trova. Famosa in tutto il mondo per lampadari e sedie e arredi in materiale plastico coloratissimo e pop, negli anni ’80 e ’90 fece impazzire grandi e piccini con questo nano diventato uno delle icone di un’altra icona di Milano, la boutique-brand Fiorucci.

10 Coppa dei Campioni

coppa dei campioni milano produzione

 

La fabbrica della Coppa dei Campioni, ma anche della Coppa Uefa, della Supercoppa, e di numerosi trofei, medaglie, anche olimpiche, targhe e premi assortiti si trova a Paderno Dugnano.
Il proprietario Giorgio Losa è il titolare della Gde Bertoni: nata nel 1900 come bottega artigianale, fino al 1995 era conosciuta come “Bertoni, Milano”.
Nel 1972 vinse l’appalto della federazione calcistica mondiale per la progettazione e la realizzazione del trofeo che doveva prendere il posto della Coppa Rimet, che nel 1970 il Brasile aveva vinto definitivamente battendo 41 l’Italia in Messico. Da allora il signor Losa ha conquistato il mondo, ma non lo ha fatto sapere a molti.

Continua la lettura: 7 record di Milano entrati nel Guinness dei Primati

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L’IDROSCALO, storia e curiosità del piccolo MARE di Milano

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Idroscalo onirico

Un celebre detto dice che : ‘se Milano avesse lu mari sarebbe una piccola Bari’. Ebbene Milano il mare lo ha eccome. Ma a differenza delle altre città costiere, se l’è costruito tutto da sola.

L’IDROSCALO, storia e curiosità del piccolo MARE di Milano

#1 Origini: l’era degli idrovolanti

Idroscalo il 12 luglio 1959 (FARABOLAFOTO)

L’idroscalo fu realizzato alla fine degli anni venti come scalo per idrovolanti che, all’epoca, rappresentavano gli aerei di linea per eccellenza sulle grandi distanze. Gli aerei terrestri infatti avevano il problema di non disporre di lunghe piste adeguate per le operazioni di decollo e atterraggio in quanto la situazione aeroportuale dopo la prima guerra mondiale era disastrosa. Gli idrovolanti non avevano tale problema perciò, fin dall’inizio della seconda guerra mondiale, le principali rotte erano coperte da essi.

Nel 1926 si pensò quindi alla realizzazione dello scalo. Il progetto fu curato da Gino Utili che individuò l’area al confine con i comuni di Segrate e Peschiera Borromeo.

I lavori iniziarono nel 1928 e furono condotti speditamente, tanto che nel 1930 lo scalo venne inaugurato, anche se mancante di alcune parti come gli hangar, i locali amministrativi e di controllo. La costruzione di queste parti procedette più a rilento.

#2 Sede di competizioni internazionali

Già durante i lavori si comprese che, oltre all’utilizzo originario, la grandezza del bacino acquatico fosse tale da poter consentire un utilizzo sportivo. Nel 1934 infatti si tennero i Littoriali del Remo e nel 1938 gli europei di canottaggio e motonautica.

Nel tempo gli idrovolanti furono sempre meno usati e i fini sportivi soppiantarono gli usi aerei dell’area.

#3 La cittadella dello sport

Dopo la seconda guerra mondiale e il successivo rimboschimento degli anni Cinquanta, l’Idroscalo diventò un classico delle domeniche per i milanesi e gli abitanti dell’hinterland, attirati dal connubio tra il verde e la presenza di spiagge dove potersi rilassare.

Oggi si estende su 1,6 chilometri quadrati ed è sede di eventi e manifestazioni sportive. Si possono infatti praticare 22 discipline tra cui : rugby, vela, canoa, pallamano, perfino surf.

Vi sono aree giochi per i bambini, giardini dedicati ai cani, spiagge estive attrezzate.

#4 Il giardino dei giochi dimenticati

Qualche curiosità: all’interno dell’Idroscalo c’è Aulì Ulè, che è il giardino dei giochi dimenticati, e uno spazio dedicato all’arte associato con l’Accademia delle belle arti di Brera, che ha permesso la creazione di un laboratorio permanente e in espansione dove i giovani studenti possono lavorare ed esporre.

#5 Le sue doti uniche

L’Idroscalo si tratta di un bacino artificiale a suo modo unico al mondo. Lungo circa due chilometri e mezzo e largo trecento metri, profondo tra i tre e i cinque metri, è alimentato da acque sorgive. Presso l’idroscalo, soprattutto nel periodo estivo si organizzano eventi, festival e concerti. I festival più importanti sono il Gods of Metal, l’Evolution Festival, il Mi Ami Festival e l’Aquabike Music Festival. Tra gli eventi sportivi ha ospitato i campionati del mondo di Canottaggio (1988, 2003) e di Canoa/Kayak (1999, 2008, 2010, 2015). 

Continua la lettura con: La spiaggia più bella del mondo in Italia

GIULIA PICCININI

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MARIA MONTI, la prima “CANTAUTRICE” della storia

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Fabio Buffa

Cantante, attrice, autrice di canzoni e donna sempre attiva nell’ambito dell’impegno civile. Maria Monti, all’anagrafe Monticelli, è una milanese raffinata, riferimento per la cultura e lo spettacolo, non solo della nostra città.

MARIA MONTI, la prima “CANTAUTRICE” della storia

Maria Monti

Nasce a Milano il 26 giugno 1935, prima ancora dei vent’anni si esibisce nei cabaret meneghini, cantando brani composti da lei stessa. Fu proprio lei a coniare il termine “cantautore”: è il 1959, la casa discografica RCA deve organizzare uno spettacolo per lanciare alcuni suoi artisti, con l’esibizione di Sergio Endrigo, Gianni Meccia e proprio di Maria Monti. Il produttore Vincenzo Micocci deve realizzare una locandina e, proprio alla presenza della Monti, si chiede con quale termine artistico chiamare questi cantanti, che scrivono loro stessi le canzoni che propongono. Maria Monti suggerisce la parola “cantautore” e Micocci accetta subito la proposta.

# Musica con Gaber e Jannacci

Maria Monti – Giorgio Gaber

La nostra artista lavorò con Paolo Poli in due commedie degli anni sessanta e settanta, prima ancora fece parte della compagnia di Ugo Tognazzi e Lauretta Masiero nel varietà “Uno scandalo per Lilly”, mentre nel 1955 apparì per la prima volta in televisione nello spettacolo “Primo applauso”.
In riva al mare, nella incantevole Baia del Silenzio di Sestri Levante, scrisse “Goganga” con Giorgio Gaber, che per un po’ fu il suo fidanzato. I due parteciparono poi al Festival di Sanremo nel 1961, con il brano “Benzina e cerino”, scritto da Enzo Jannacci, altro prezioso collaboratore della Monti.

# Cinema con Leone e Bertolucci

Maria Monti

Il suo esordio teatrale risale al 1954, in “Quando la luna spunta all’idroscalo”, mentre nel Cinema esordì nel 1962 in “Canzoni a tempo di twist”, per chiudere nel 2009 con “L’ultimo re”. In mezzo ci sono stati 25 film, tra cui “Giù la testa” di Sergio Leone, “Novecento” di Bertolucci e “La ragazza di via Millelire” di Gianni Serra del 1980, che racconta la vita difficile e spesso crudele dei giovani di allora nelle periferie di Torino.

# La regina del Folk

Fabio Buffa

E’ considerata una delle “regine” del Folk, ma soprattutto una delle primissime (forse addirittura la prima) cantautrice italiana. Ha collaborato anche con De Gregori, Dalla e Venditti.
Con Giorgio Gaber ebbe un grande successo in giro per l’Italia con lo spettacolo”Giorgio e la
Maria”, mentre nel 1964 vide il proprio disco, “Le canzoni del no”, sequestrato, per la canzone “La marcia della Pace”, in cui alcune strofe sono contro la Nato, il servizio militare e il concetto di Patria.
Memorabile è l’interpretazione della canzone “La Balilla”, interpretata con Gaber. La Monti ha realizzato, nove 33 giri, quindici 45 e cinque Ep. E’ stata in cinque trasmissioni Tv, tre sceneggiati più innumerevoli spettacoli teatrali.
Delle canzoni da lei stessa scritte, affermò, in un’intervista di alcuuni anni fa, di essere ancora legata a “L’Amatura” e “I fili della luce m’han tagliati”.

FABIO BUFFA

Continua la lettura con altri milanesi d’autore:

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Storia di una GRANDE DONNA di Milano: ALDA MERINI

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🔴 CROLLO della DOMANDA per le CASE in AFFITTO a Milano

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Credits Milano arte e pensieri Fb - Casa dell'edera

In salita le compravendite, ma si assiste a un crollo verticale per le richieste di abitazioni in affitto in città. Vediamo la situazione nel dettaglio nell’ultimo report di Immobiliare.it.

CROLLO della DOMANDA per le CASE in AFFITTO a Milano

# Nel primo trimestre 2023 prezzi in salita per l’acquisto di immobili in Lombardia, stabile quello delle locazioni

Credits emaarrigoni-pixabay – Lombardia

Nell’ultimo report di Insights, l’Osservatorio trimestrale sul settore residenziale curato da Immobiliare.it, emerge un quadro contrastante del mercato lombardo e milanese. In un contesto generale positivo per la Lombardia in questo inizio di 2023, dove si registra una crescita del 3% dei prezzi di vendita degli immobili, la media è di 2.440 euro al mq, e un aumento del 7,3% delle compravendite, i prezzi delle locazioni rimangono invariati a 15,5 euro/mq e la domanda cala del 6% contro una crescita dell’offerta del 10%.

A Milano la situazione è ancora più netta.

Leggi anche: Il NUOVO PIANO CASA del Comune: riuscirà a sconfiggere il CARO AFFITTI?

# La domanda di case in affitto a Milano è crollata di oltre il 20%

Credits Andrea Cherchi – Milano case

Facendo un focus sul mercato immobiliare di Milano la situazione differisce rispetto a quella regionale. Nel primo trimestre 2023 i valori di vendita salgono di appena lo 0,7%, sfiorando i 5.200 euro/mq, e le compravendite aumentano del 3,6%, della metà rispetto al dato generale della Lombardia. I dati più interessanti riguardano però le locazioni. A fronte di una crescita dei prezzi del 3,3% a 21,6 euro al mq, la domanda di case in affitto ha registrato un vero crollo: pari a un meno 20,7% che si accompagna a un accumulo di stock del 20,4%. Al contrario nell’hinterland si evidenzia una crescita del 2.2%.

Milano non è però l’unica città della Lombardia a registrare questo trend. A Cremona e a Pavia la domanda è calata rispettivamente del 23,5% e del 34,3%, in sensibile discesa anche i comuni di Bergamo, Lodi, Mantova, e Sondrio.

Fonte: Milanopost

Continua la lettura: Il COMUNE con le CASE che COSTANO MENO a MEZZ’ORA da Milano

FABIO MARCOMIN

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L’idea tedesca: ricaricare l’AUTO ELETTRICA con i LAMPIONI STRADALI

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Spopolano le auto elettriche anche se preoccupa sempre il problema dei punti di ricarica. La soluzione potrebbe arrivare da una startup tedesca.

L’idea tedesca: ricaricare l’AUTO ELETTRICA con i LAMPIONI STRADALI

Ph. andreas160578

Rilanciamo il progetto di qualche anno fa di una startup tedesca, Ubitricity: creare un sistema per cui lampioni della città non servano solo a erogare energia luminosa, ma che siano anche dei carica batterie a emissioni zero per le auto elettriche.

Il progetto sembra interessante per diversi motivi.

  1. Innanzitutto perché si parla di innovazione e sostenibilità con un progetto applicabile in ogni grande città.
  2. Quindi, un progetto interessante, dallo zero impatto ambientale ma dal grande impatto sociale: l’applicazione di una piccola scatola metallica al lampione e la presenza di una presa elettrica potrebbero rendere più facile l’operazione della ricarica delle auto elettriche, spazzando via la diffidenza dei molti intimoriti dall’uso di veicoli elettrici per la difficoltà delle sorgenti di ricarica
  3. Perché il progetto si propone come innovativo e pure facile da usare. Oltre al focus ambientale e dell’elettrico, propone anche un sistema di pagamento con apposita carta, da saldare online in un secondo momento (simile a quelle usate a Milano per il car sharing).
  4. E vogliamo metterci l’affare economico? Riportava ilmitte.com: “secondo l’azienda, le centraline applicate ai lampioni costeranno all’amministrazione decisamente meno rispetto alla costruzione di nuove stazioni di ricarica. Trecento euro anziché quasi diecimila”.

In Germania si è partiti con la sperimentazione, anche a Berlino. E Milano dove i lampioni non mancano. Perché restare al palo?

Fonte: il mitte.com Foto dal web

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La “CRISI della CASA” può essere RISOLTA? Circa 11.000 le case POPOLARI VUOTE a MILANO

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Credits Andrea Cherchi - Periferia Milano

A Milano la crisi abitativa è un problema presente da anni e che fatica a trovare una soluzione nonostante gli interventi messi in campo. Vediamo come potrebbe essere risolta in modo relativamente semplice.

La “CRISI della CASA” può essere RISOLTA? Circa 11.000 le case POPOLARI VUOTE a MILANO

# 11.000 appartamenti vuoti tra sfitti e inagibili

Credits Andrea Cherchi – Periferia Milano

Secondo gli ultimi dati dell’Unione inquilini-CubNel a Milano “sono attualmente oltre 17.500 le famiglie in attesa di casa popolare e almeno 10.000 le famiglie sottoposte a sfratto o esecuzione immobiliare, a fronte di meno di 1.000 alloggi all’anno assegnati”. Un dato importante tenendo conto sono circa 11.000 gli alloggi Aler e Mm totalmente vuoti, con una quota maggiore a carico della prima, su un totale di circa 58.000. 

Perché quindi molti milanesi non hanno una casa? Una parte di quelle disponibili è inagibile, circa il 30%, l’altra è semplicemente sfitta. 

# Altri 5.000 gli alloggi da liberare

Credits: milanoallnews.it – Corvetto

A questi 11.000 appartamenti se ne sommano circa 5.000 che dovrebbero essere liberati per “decadenza economica”, poiché i proprietari nel tempo hanno superato la soglia Isee prevista per godere dei benefici di una casa popolare ma continuano a viverci. In un numero minore, nell’ordine di qualche centinaio, ci sono anche abitazioni sulle quali pende un “decreto di rilascio” che è esecutivo sin dal momento della firma. In questo caso hanno perso il diritto ad abitarci per varie illegalità: subaffitti, alloggi lasciati vuoti per oltre 6 mesi (magari perché si ha una casa altrove), subentri o ospitalità non dichiarati, abitazioni utilizzate per spaccio o prostituzione. 

# Assegnazioni rallentate per problemi amministrativi, economici e interessi politici

Credits: clubmilano.net – Quarto Oggiaro

A ben vedere quindi non esiste solo il problema dell’occupazione abusiva. In confronto alle casistiche sopra elencate, gli alloggi abusivi appaiono davvero come un problema marginale. La lenta assegnazione delle case popolari è sempre stata imputata all’abusivismo, quando in realtà, il numero delle abitazioni occupate è decisamente inferiore rispetto a quelli che dovrebbero essere liberi ma inagibili o sfitti. Quelli in carico a MM, sui circa 28.000 totali, nel 2021 erano scesi sotto quota 800. 

Alla base della crisi abitativa ci sono quindi problemi di tipo burocratico e amministrativo che non consentono di rendere disponibili gli immobili in tempi ragionevoli, nel triennio 2018-2021 sono stati ristrutturati e assegnati appena 3.000 immobili da parte di MM per conto del Comune di Milano e il prossimo lotto sarà di 300, numeri ancora minori da parte di Aler. 

A questo si aggiungono le difficoltà economiche, nel far fronte alle spese di ristrutturazione degli immobili da assegnare, e infine la politica che da anni utilizza l’abusivismo come capro espiatorio per questioni elettorali. I quartieri popolari assicurano infatti moltissimi voti durante le elezioni e alterarne gli equilibri può essere una mossa controproducente.

Continua la lettura: Il NUOVO PIANO CASA del Comune: riuscirà a sconfiggere il CARO AFFITTI?

FABIO MARCOMIN

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Quello che i MILANESI NON dovrebbero fare nel resto del MONDO

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Ph. Clker-Free-Vector-Images

A volte un milanese è riconoscibile a vista d’occhio. Se in Italia la prima cosa a tradirlo è la parlata e quella piccola puzza sotto il naso che molti percepiscono, anche nel mondo ci sono alcuni comportamenti che lo fanno identificare. Ecco allora qualche regola per evitare di dare il peggio di noi in una città estera.

Quello che i MILANESI NON dovrebbero fare nel resto del MONDO

#1 Pretendere il rispetto del tempo che vige a Milano

Orologio
Credits: Pinterest

Scena tipica: milanese che fa ballare il piede e tamburella le dita sul tavolo con faccia storta in attesa dell’arrivo del cameriere. Un’attesa che sembra eccessiva, ovunque.
A Milano vige una regola categorica: ogni minuto è importante quindi mai perdere tempo. Anche in vacanza. E si pretende che anche all’estero si abbia lo stesso rispetto del tempo che vige in città. Quasi mai è così però: ogni luogo ha i suoi ritmi e, molto spesso, sono più lenti di quelli di Milano.

#2 Superare gli altri

Credits: allafinediunviaggio.com
andare di fretta Milano

In città, anche senza volerlo o rendersene conto, è una corsa unica. Il milanese ha fretta e questa fretta la dimostra ovunque: in strada, strombazzando a chiunque non sia ancora partito allo scatto del verde, o sul marciapiede, sbuffando ogni volta che qualcuno cammina leggermente più lento del solito. Ed è proprio per questa premura tipica del meneghino che a Milano superare gli altri è la normalità: che tu sia in bici, a piedi, o in auto, se vai lento io ti supero. Il problema è tuo, non mio. C’è anche una certa tecnica nel sorpassare sui marciapiedi: si controlla bene lo spazio a disposizione, si fa capire a quello dietro l’intenzione di superare e si parte in accelerata. Se tutto questo a Milano è normale, all’estero non è così. Addirittura in alcuni paesi del Nord Europa ci sono gli scooter che stanno in coda dietro alle macchine: per un meneghino questo sarebbe follia. Peggio, una perdita di tempo. 

#3 Pensare che con l’aperitivo venga offerto del cibo

Credits: @laprosciutteriamilano
aperitivo Milano

A Milano l’aperitivo fa anche da cena. Seppure anche alcuni aperitivi milanesi stiano diventando scarni (solo con qualche patatina, olive e due o tre salatini), l’aperitivo che conosciamo tutti, in realtà, è così abbondante che sostituisce la cena. All’estero non è così. La maggior parte delle volte, anzi, per poter mangiare mentre si beve uno spritz (anche nello scegliere il cocktail meglio stare attenti) devi ordinare il drink e poi a parte patatine, tagliere o qualsiasi cosa tu voglia accompagnare al bicchiere.

#4 Pretendere il pane al ristorante

Credits: @robina_90
Pane

Al ristorante siamo abituati a chiedere il rifornimento del pane quante volte vogliano, perché tra chi vuole fare la scarpetta e chi aspetta che gli arrivi il piatto mangiando il pane, quest’ultimo almeno una volta finisce sempre. All’estero, invece, è meglio stare un po’ più attenti nel mangiare subito tutto il pane dentro al cestello, perché lo portano con il contagocce e chiederne altro non è visto di buon occhio.

#5 Non esistono le brioches ripiene di marmellata 

Credits: @greencaffè_ferrara
Brioches alla marmellata

Se si dovesse andare in Francia, innanzitutto, mai parlare di brioches ma piuttosto di croissant. Ma in generale le brioches che conosciamo noi non si trovano ovunque, soprattutto quella ripiene di marmellata. Cioccolato, crema ormai ci sono un po’ ovunque, anche se in alcuni paesi si predilige ancora il croissant vuoto piuttosto che una buona brioches farcita. Ma quella alla marmellata? È pressoché impossibile da trovare, chissà perché all’estero non piaccia…

#6 Pretendere un caffè buono

Credits: comunicaffè.it
Pausa caffè

Non esiste italiano che una volta all’estero non si sia lamentato del caffè. Ed ha anche ragione. Il caffè in Italia è imbattibile e se si esce dai confini sarebbe meglio non ordinarlo più fino al rientro. Innanzitutto la maggior parte dei caffè sono annacquati e quando si decide di provare un espresso, il sapore è così pessimo da non voler più vivere l’esperienza del caffè fino al ritorno a Milano.

#7 Non salutare gli altri

Credits: adnkronos.com
Saluto

A Milano si è sempre un po’ diffidenti con gli altri e per questo non si ha la tendenza di salutare. Salutare uno sconosciuto può essere un segno di una disponibilità equivoca. Assurdo, ma molti lo pensano. Salendo sul bus e in ascensore, ad esempio, al massimo si accenna un sorriso ma non si saluta mai. Questo però non succede all’estero e quindi spesso un milanese risulta maleducato, quando in realtà è solo abitudine. Quindi, una volta usciti dai confini italiani, ma in generale forse meglio dire milanesi, meglio salutare chi si incontra.

#7+1 Parlare male dell’Italia

Credits: r101.it
spettegolare

La parola più spregiativa in tedesco è Nestbeschmutzer: l’insozzatore del nido. E’ il modo in cui si definisce la persona che denigra il luogo in cui vive. L’italiano medio, invece, quando esce dallo Stivale, tende a parlare male del suo Paese. Spesso per fare colpo sugli amici stranieri. Una consuetudine che forse si tramanda da secoli da quando si voleva compiacere il dominatore di turno. Il milanese doc a volte dice anche di peggio. Magari non per compiacere ma perché molti a Milano dell’Italia un po’ si vergognano. Eppure, è segno di classe non parlar male all’estero del proprio paese. Anzi, va difeso dalle critiche altrui.

Continua la lettura con: DIMMI che COSA AMI e ti dirò in che ZONA andare a VIVERE a Milano

BEATRICE BARAZZETTI

copyright milanocittastato.it

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A MILANO si beve sul TRAM DEHOR senza biglietto: la sua fermata permanente

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Credits Andrea Cherchi - Interno Tram Dehor

In città si è fermato un tram, ma non porta da nessuna parte. Si “sale” solo per bere e mangiare. Ecco dove si trova.

A MILANO si beve sul TRAM DEHOR senza biglietto: la sua fermata permanente

# Il Consorzio Stoppani, il ristorante delle sagre italiane

Credits aperitivi_urbani IG – Esterno consorzio Stoppani

Il ristorante Consorzio Stoppani nasce già con un concetto innovativo. Il nome completo include anche “la sagra urbana” e infatti l’idea del locale è quella di proporre un viaggio tra i sapori della tradizione di più di 100 sagre sparse per l’Italia in un unico luogo, nel centro di Milano. Grazie alla collaborazione con numerosi piccoli produttori vuole mantenere vive le manifestazioni che lungo tutto lo Stivale sono legate ai prodotti delle terra, della cultura e della musica proponendo piatti tipici dal gusto particolare.

Anche la cucina milanese trova spazio in questo ristorante con la rivisitazione, da parte dello chef siciliano alla guida, della cotoletta di maiale che prevede l’aggiunta dei pistacchi all’interno della panatura e una fresca scorza d’arancia.

# Il tram dehor: senza biglietto, consumazione obbligatoria

Credits aperitivi_urbani IG – Consorzio Stoppani

L’innovazione e l’originalità non si ferma ai piatti. Il locale si presenta infatti all’interno con dei drappi gialli che scendono morbidi dal centro della sala formando un copertura che ricorda gli stand delle sagre e a lato del bancone c’è in sosta un apecar di colore blu.

# Di Caprio e Beyonce

La novità più curiosa di questi giorni arriva però dall’esterno dove è comparso un tram che non porta da nessuna parte. Si tratta infatti di un tram dehor, che replica le fattezze del tram storico 28 dell’ATM, la mitica Carrelli. Senza ruote e finestrini ma con sedie e tavoli dove sedersi a gustare uno dei piatti della tradizione italiana, in compagnia di Leonardo di Caprio o Beyonce. Proprio così. Per rendere ancora più bizzarro questo dehor sono state posizionate delle sagome raffiguranti alcuni personaggi “in attesa dell’ordinazione”.

 

Leggi anche: TRAM 1, la storica “Carrelli” nel cuore di Milano

# Non solo bar: a Milano il tram è anche una sauna

 

Tram sauna

A Milano c’è forse una delle saune più inusuali da provare almeno una volta nella vita. All’interno del giardino delle QC Terme di Piazza Medaglie d’oro, nella cornice di un tratto ben conservato della mura spagnole, si trova un tram che ospita la prima bio-sauna del mondo. Il modello di tram è sempre lo storico Carrelli, nato sul finire degli anni 20 del ‘900.

Leggi anche: Le TERME di MILANO: il cuore del RELAX milanese nasconde un passato MACABRO

Continua la lettura: La MERENDA più ESPLOSIVA di Milano

FABIO MARCOMIN

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Nel Villaggio dei Giornalisti c’è VILLA FIGINI, la villa in stile Le Corbusier

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© Archivio Architetto Luigi Figini AAF Milano

E’ una villetta unifamiliare in via Perrone di San Martino 8, nel Villaggio dei Giornalisti. Fu progettata da Luigi Figini dal 1934 al 1935 come propria abitazione, seguendo i principi dell’architettura razionalista.

Nel Villaggio dei Giornalisti c’è VILLA FIGINI, la villa in stile Le Corbusier

L’architetto si ispirò a Villa Savoye, costruita presso Poissy da Le Corbusier. In particolare, come in quella, anche nella villa milanese sono applicati i “cinque punti della nuova architettura“, enunciati dallo stesso Le Corbusier, basati sulla sostituzione dei muri portanti con uno scheletro in cemento armato.

Villa Savoye
Villa Savoye

I 5 punti erano:

#1 I Pilotis (pilastri) sostituiscono i voluminosi setti in muratura. L’edificio è retto così da alti piloni di cemento armato che elevano la costruzione separandola dal terreno.

#2 Il Toit terrasse (tetto a terrazza) ha la funzione di restituire all’uomo il suo rapporto con il verde, che non è solo sotto l’edificio ma anche e soprattutto sopra. Il tetto giardino è un concetto realizzabile anche grazie all’uso del calcestruzzo armato.

#3 Il Plan libre (pianta libera) elimina la funzione delle murature portanti che “schiavizzavano” la pianta dell’edificio, permettendo all’architetto di costruire l’abitazione in tutta libertà e disponendo le pareti a piacimento.

#4 La Façade libre (facciata libera) consiste nella libertà di creare facciate non più costituite di murature aventi funzioni strutturali, ma da una serie di elementi orizzontali e verticali i cui vuoti possono essere tamponati a piacimento.

#5 La Fenêtre en longueur (o “finestra a nastro”) consiste nella facciata che può essere tagliata in tutta la sua lunghezza da una finestra che ne occupa la superficie desiderata, permettendo una straordinaria illuminazione degli interni.

# La villa Figini

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© Archivio Architetto Luigi Figini AAF Milano

La villa è una piccola villa unifamiliare di 18 metri di lunghezza e 12 di altezza. Luigi Figini la progettò dal 1934 al 1935 come propria abitazione. Il palazzo ha forma di un parallelepipedo, scavato al suo interno per accogliere delle terrazze sui piani, la superiore delle quali contiene anche una piccola piscina

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FABIO MARCOMIN

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TAXI non solo per RICCHI: una soluzione per rendere Milano più vivibile

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Credits: newyorkcity.it Taxi New York

Se stilassimo una classifica dei problemi che maggiormente affliggono Milano, il traffico e lo smog sarebbero certamente sul podio. Urgono soluzioni creative. 

TAXI non solo per RICCHI: una soluzione per rendere Milano più vivibile

# Inquinamento: problemi di salute e troppi mezzi in circolazione

Credits uritaxi – Taxi Milano

Purtroppo smog e polveri sottili risultano essere una delle principali cause di problemi legati alla salute soprattutto dei bambini. Oltre alle questioni sanitarie l’enorme numero di mezzi in circolazione rende spesso gli sposamenti un vero e proprio calvario con tempi di percorrenza decisamente incerti. Non parliamo poi del cercare parcheggio, che oramai è diventato un vero e proprio incubo. In certe zone, soprattutto in alcune ore, trovare posto per la macchina è un’impresa impossibile.

La politica delle strisce blu e dei divieti pare non dare i risultati sperati. Considerato che questi ultimi il più delle volte non vengono fatti nemmeno rispettare.

# Serve una rete di trasporti efficiente H24

Credits: @seva_energiarinnovabile
Smog a Milano

Sicuramente non bastano dei cartelli a far sparire le auto dalla circolazione e, non ce ne vogliano ciclisti e sostenitori dei monopattini, questo tipo di mobilità, che speriamo continui comunque a svilupparsi in futuro, non potrà mai in ogni caso sostituire il traffico automobilistico. L’unico modo per diminuire il flusso di automobili e camion in circolazione è avere una rete di trasporti efficiente e ramificata che funzioni H24 che raggiunga capillarmente anche tutti i paesi dell’hinterland ferrovie comprese. Un aspetto che però non viene mai preso in considerazione è il ruolo strategico dei taxi.

# Non più un mezzo per ricchi

Credits: @juwauclair
Taxi New York

Chi è stato all’estero sa bene che, mentre da noi le auto con il tassametro sono considerate un mezzo da “ricchi”,  in tante città straniere vengono invece utilizzati con regolarità da cittadini e turisti. Una loro maggiore diffusione ottimizzerebbe gli spostamenti e diminuirebbe le auto parcheggiate in zone già asfissiate dai ogni tipo di mezzo. Senza scomodare Londra o New York, da Bucarest a Tangeri e da Mosca al Cairo il taxi viene utilizzato con molta frequenza per spostarsi.

Evidentemente la prima soluzione sarebbe quella di aumentarne il numero in circolazione, la seconda proposta decisamente innovativa potrebbe essere quella di applicare degli sconti per chi ha abbonamenti ai mezzi pubblici.

# Servono sconti e promozioni per incentivarne l’uso

Oppure incentivare delle promozioni per chi viaggia in certe fasce di orari, associare il costo del ristorante o del cinema con il costo del taxi offrendo un unico pacchetto. Quante volte molti di noi sono stati tentati di lasciare l’auto parcheggiata in garage o sotto casa per andare a qualche evento, ristorante o concerto pensando di chiamare il taxi, ma poi abbiamo desistito per via dei costi e per la difficoltà di reperire una ex auto gialla?

Non si potrà forse da domani, ma da oggi si deve cominciare a pensare ad ogni possibile soluzioni che vada oltre ad un cartello di divieto o ad un balzello per circolare.

Hai qualche problema o qualche intervento per migliorare Milano da segnalare? Scrivici qui: info@milanocittastato.it

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ANDREA URBANO

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Avanza FORREST in TOWN, il primo BORGO RESIDENZIALE di Milano

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Credits forrestintown - Vista dalla strada

Vanno avanti i lavori per la costruzione del primo borgo residenziale milanese, Forrest in Town, e si intravede quale sarà l’aspetto finale degli edifici. Le immagini dal cantiere e la data prevista per la sua conclusione.

Avanza FORREST in TOWN, il primo BORGO RESIDENZIALE di Milano

# L’ex fabbrica Galbani si trasforma nel primo borgo residenziale di Milano

Credits forrestintown – Vista dalla strada

Nel sud di Milano è in corso un progetto, portato avanti dal Gruppo Building, che intende trasformare l’ex fabbrica Galbani nel primo borgo residenziale milanese all’insegna della sostenibilità, del relax ma soprattutto della socialità: Forrest in Town.

credit: forrestintown.it

La firma è di uno degli architetti milanesi più famosi, Daniele Fiori, che ha voluto aggiungere design e tecnologia all’ambiente tradizionale delle case di ringhiera.

Credits forrestintown.it – Ingresso complesso residenziale

Anche la posizione è simbolica, si trova infatti situato in una delle zone milanesi più rivalutate negli ultimi anni: il Naviglio Grande, tra via Biella, Via Simone Martini e Via Bonaventura Zumbini a pochi passi dal nuovo business district The Sign.

Leggi anche: THE SIGN: una “SCOSSA ELETTRICA” sui NAVIGLI sta rivoluzionando lo SKYLINE di Milano

# Una corte di design che coniuga tradizione e innovazione

Il design è quello che contraddistingue gli interni degli appartamenti e i giardini interni. La caratteristica principale di questa corte moderna è proprio il contrasto tra tradizione e innovazione, che poi a pensarci bene è il filo rosso che unisce ogni angolo della città di Milano. Gli interni delle residenze sono state pensate per rappresentare l’aspetto moderno e tecnologico restando fedeli ad un unico presupposto: la cura. L’attenzione ai dettagli è ciò a cui il progetto punta e può essere uno spunto per il resto della città: perché non prestare attenzione anche alle piccole cose?

# Un’oasi di relax di 4.500 mq a stretto contatto con la natura

credit: forrestintown.it

Il cuore pulsante della corte sarà il giardino di 4.500 mq pensato per risvegliare la socializzazione, una sorta di piazza o di agorà  trascorrere tempo insieme ma soprattutto per non perdere quell’innato bisogno di natura che spesso chi vive in città chiude in un cassetto. Tutto il complesso residenziale sarà realizzato seguendo i criteri della bioedilizia e del contenimento energetico. L’innaffiamento delle aree verdi avverrà grazie al reimpiego delle acque di pozzo e anche l’inquinamento sonoro sarà ridotto al minimo e contenuto all’interno dei locali tecnici interrati. Il benessere personale potrà essere ritrovato nella SPA e nella palestra posta sotto al giardino. 

# La situazione del cantiere a inizio 2023

Le ultime immagini dal cantiere per la costruzione del complesso residenziale di 10.000 mq, risalenti all’inizio del 2023, mostrano diverse unità immobiliare nel loro aspetto quasi definitivo, configurate con uno sviluppo da cielo a terra su più piani con scale di collegamento interne, sia esternamente che internamente. Il lato lungo via Simone Martini è già in fase avanzata, come segnalato da Urbanfile, quello di via Biella e via Zumbini è invece in costruzione. I lavori dovrebbero concludersi entro il 2024.

 

Fonte: Forrest in town

Continua la lettura: Lo STADIO di LONDRA trasformato in APPARTAMENTI: sarà questo il FUTURO del MEAZZA?

FABIO MARCOMIN

copyright milanocittastato.it

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La FERROVIA trasformata in CICLABILE: la più LUNGA d’Italia

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Credits beniculturalionline - Tracciato ferrovia Ostiglia-Treviso

La ferrovia, nata per motivi bellici, dopo essere stata dismessa è stata trasformata in un suggestivo percorso ciclopedonale. Vediamo la sua storia, il suo percorso e come si sta sviluppando quello ciclabile. Con il video di Federico dalla Palma YT

La FERROVIA trasformata in CICLABILE: la più LUNGA d’Italia

# La ferrovia dismessa più lunga d’Italia

Credits beniculturalionline – Tracciato ferrovia Ostiglia-Treviso

La linea ferroviaria da Ostiglia, in provincia di Mantova, alla stazione di Treviso Centrale era nata per mettere in comunicazione il Veneto centrale con il resto dell’Italia mediante l’attraversamento del fiume Po. Ideata dall’Esercito Italiano è stata attivata per tutta la sua estensione il 28 ottobre 1941: serviva per trasportare le truppe militari da un punto all’altro per proteggere in confini dall’Impero Austro Ungarico. Il tracciato si sviluppa lungo 116,2 km attraversando il Veneto in modo trasversale. Nel 1944 venne interrotta la circolazione dei treni a causa dei pesanti bombardamenti bellici e, dopo diversi tentativi di riaprirne alcuni tratti, in qualche caso andati a buon fine, nel 1987 c’è stata la soppressione definitiva.

# La trasformazione in pista ciclopedonale

Credits ciclabile-treviglio-ostiglia.it – Percorso 2023

Agli inizi degli anni 2000 nasce il progetto per trasformare la ferrovia dismessa in una ciclopedonale. Attualmente sono attivi circa 70 km, tra le province di Vicenza, Padova e Treviso, con un percorso in parte in pietrisco e in parte quasi totalmente asfaltato.

Lungo il tragitto sono presenti ancora i cippi riportanti chilometri dell’ex ferrovia e anche dei pannelli informativi che indicano le diverse stazioni. Il tempo di percorrenza medio, nel tratto completo tra Treviso e Montegalda, è di 4 ore. Sale a 5 se partenza o arrivo sono da Vicenza tramite la ciclabile del Bacchiglione.  

# Le attrazioni lungo il percorso

Credits mgio85 IG – Villa Contarini

Il percorso in bicicletta è anche l’occasione per ammirare numerosi luoghi di interesse storico, culturale, paesaggistico e naturalistico del Veneto. Antiche chiese come i complessi Santuari Antoniani, edifici storici come Villa Contarini a Piazzola sul Brenta, una delle più grandi ville venete costruita sui resti di un antico castello, musei storico-artistici come quello della Civiltà Contadina a Campo San Martino, e piccoli borghi veneti.

Per riposarsi, rinfrescarsi e fare un pic nic sono presenti delle aree di sosta con panchine, tavoli e fontanelle.

# Ci sono anche dei treni abbandonati

Credits Federico dalla Palma – Treno abbandonato

Ai margini del tracciato, sul retro di una stazione in disuso a Cologna Veneta, ci sono due treni abbandonati: il famoso 100 porte e una carrozza destinata al trasporto degli ebrei provenienti dal binario 21 della Stazione Centrale di Milano. Ma vediamo il video di Federico dalla Palma YT:

 

 

Continua la lettura: La PISTA CICLABILE più BELLA D’ITALIA si avvicina al TRAGUARDO: il punto sui lavori per completare l’anello sospeso sull’ACQUA

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FABIO MARCOMIN

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Questo è il SUSHI più BUONO di Milano: le 5 STELLE del SOL LEVANTE secondo i milanesi

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Credits: iyo.restaurant IG

C’è chi ormai lo considera come il piatto tipico di Milano. È il sushi, il piatto nipponico che ormai quasi vent’anni fa è sbarcato in Italia e in tutto il mondo conquistando milioni di persone. Oggi a Milano i sushi bar e all you can eat di piatti giapponesi sono tantissimi, tanto che è difficile riuscire a capire quale sia il più buono. La soluzione per individuare il sushi più gustoso di tutta la città meneghina è stata allora chiederlo direttamente a chi vive a Milano. Abbiamo chiesto: “Dove si trova il sushi più buono di Milano?”, ecco i risultati.

Questo è il SUSHI più BUONO di Milano: le 5 STELLE del SOL LEVANTE secondo i milanesi

# Il sushi più buono in città: IYO vicino a via Cenisio

Credits: @iyo.restaurant
IYO

È IYO in via Piero della Francesca, 74 ad essere stato il sushi più votato dai milanesi. E non solo loro. Sì perché il ristorante IYO è stato premiato di una stella Michelin ed inserito nella famosa Guida del 2023. Aperto nel 2007 da Claudio Liu, il ristorante IYO propone cucina raffinata che parte dalla tradizione del Sol Levante e arriva a mischiarsi con l’accoglienza e lo stile tipicamente italiani. Mangiare all’IYO è un’esperienze gastronomica e filosofica, il nome del ristorante è l’abbreviazione della parola giapponese “ukiyo”, che significa “mondo fluttuante”. Alla base di una cena all’IYO, infatti, come si può leggere sul sito, c’è l’idea che tutto abbia una fine: IYO è un invito a individuare e godere dell’apice, lo stadio più alto del processo fluttuante.

La proposta culinaria è quella tipica del sushi nelle sue più celebri declinazioni, sashimi e tempura, ma IYO offre anche piatti fusion e realizzati con tecniche innovative, rimanendo sempre quindi una cucina nipponica autentica, aggiunge un pizzico di contemporaneità. Il locale è aperto dal mercoledì alla domenica sia a pranzo che a cena, precisamente dalle 12:30 alle 14:30 e dalle 19:30 alle 23:30. Il lunedì rimane chiuso e il martedì apre le porte solo all’orario di cena, dalle 19:30 alle 23:30.

Ma alle sue spalle chi c’è ad insidiare il suo primato?

 

# L’astro nascente: Oasi Giapponese in zona Primaticcio

Credits: @chiaradc82
Oasi Giappone

 Al secondo posto della classifica del miglior sushi secondo i lettori di Milano Città Stato, c’è Oasi Giapponese in via Privata Raimondo Montecuccoli, 8, vicino alla fermata della metro rossa Primaticcio. Aperto nel 2002, il piccolo ristorante è molto spartano con circa 30 coperti, ma il menù è ampissimo. Qui si può mangiare qualsiasi piatto giapponese che si conosca, accanto ai classici sushi e sashimi propone infatti anche antipasti e street food di tutti i tipi, come takoyaki e okonomiyaki, bento box (pranzi da asporto posti all’interno di una “scatola”, il bento…un po’ una schiscetta giapponese) e dolci tipici della tradizione del Sol Levante.

 

# Gli altri sushi più votati

Credits: @Poporoya
Shiro di Poporoya

Rimanendo nella top5 dei sushi migliori di Milano, al terzo posto si posiziona il Shiro di Poporoya, che risulta come il primo sushi bar in Italia. Nato nel lontano 1977, oggi il Shiro di Poporoya in via Bartolomeo Eustachi, 20, zona Porta Venezia/Lima, è una vera e propria istituzione milanese. La proposta di Shiro è molto semplice, ma vincente: sushi, sashimi, tempura e yakitori, il tutto accompagnato da ottime birre e vini italiani.

Altro indirizzo da segnarsi è il Nishiki, in corso Lodi 70, un ristorante “giapponese fusion” aperto dal 2005. Il locale è aperto da martedì a sabato sia per pranzo, che per cena, il lunedì e la domenica invece solo per cena, dalle 19.00 alle 23.30.

Completa la top 5 Ichikawa, in via Lazzaro Papi 18, a Porta Romana, che vanta una stella Michelin e una valutazione di 4,7 su Google. In questo locale si può scegliere di fare due percorsi: il menu degustazione (servito al banco, con le proposte del giorno dello chef) oppure à la carte.

Continua la lettura con: La PIZZA più BUONA di Milano: 2023 edition

BEATRICE BARAZZETTI

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PASQUA e PASQUETTA a Milano: eventi e occasioni per vivere la festa in città (#ToDoMilano dal 7 al 9 aprile)

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Buona Pasqua - Credits: k-e-k-u-l-é, Pixabay

Tante occasioni per la Pasqua e il Lunedì dell’Angelo, a Milano e dintorni. Ci sono anche i laboratori per bambini, i musei aperti, le grigliate all’aperto e le uova, non solo di cioccolata

PASQUA e PASQUETTA a Milano: eventi e occasioni per vivere la festa in città (#ToDoMilano dal 7 al 9 aprile)

#Trova il tuo evento:

#PASQUA: mercatini, uova e musei

  • Buona Pasqua – Credits: La Nazione

    Sorprese extra ordinarie: al Museo della Scienza e della Tecnica Leonardo Da Vinci, dalle 9.30 alle 18.30, laboratori, visite guidate, installazioni digitali e realtà virtuale aspettano i bambini. Realizzare un oggetto 3D, scoprire cosa succede dietro al guscio di un uovo durante la cottura ed altre attività, per la Pasqua al Museo. Replica fino a martedì 11 compreso

  • Il Mercatino di Primavera: in piazza Portello ci sono le casette colorate del villaggio di Primavera. Si può passeggiare tranquillamente tra proposte enogastronomiche, provenienti da ogni parte d’Italia. 20 le casette, che restano fino a maggio. Orari: dalle 10.00 alle 18.00.
  • Campus di Pasqua: il Museo dei Bambini di Milano propone due laboratori, dedicati a fasce di età. Tutti i workshop iniziano alle 10.00 e proseguono a scaglioni fino alle 16.00
    1-5 anni: ReMida, che propone spazi di gioco con materiali riciclati dalle fabbriche;
    2-7 anni: percorso Natura, scoperta ed esplorazione per stimolare la curiosità.
  • Villaggio delle Uova: a Sanmartino Siccomario (PV) dalle 10.30 alle 18.30 c’è la caccia al tesoro, alla ricerca di più ovetti che si può. Ci sono anche gli animali della fattoria, la casetta di mais, il giretto sui pony e tante altre occasioni per famiglie e bambini. Info QUI.
  • Brera e i suoi capolavori Family edition: i capolavori della Pinacoteca di Brera, osservati con la curiosità dei bambini. Alle 15.30 parte una visita guidata per famiglie in cui, anche i più piccoli, possono scoprire la bellezza e l’arte attraverso il gioco. Info e prenotazioni QUI.
  • Mercatino Enogastronomico della Certosa: di fronte al Monastero di Pavia, apre il mercatino di Pasqua e Pasquetta. Enogastronomia e artigianato, dalle 9.00 alle 18.00. Continua lunedì 10.
  • Metempsicosi: il gruppo di dj e producer che da un quarto di secolo domina le serate degli italiani, arriva all’Alcatraz. Nightlife di spessore, con inizio alle 23.00

#PASQUETTA: brunch, fiera e tulipani

  • Villaggio delle Uova – Credits: puravidafarm.it

    Fiera dell’Angelo: manca a Milano da due anni e torna nell’edizione 2023. la piazza davanti alla chiesa di S. Angelo si riempie di fiori e verde ornamentale, per snodarsi lungo i Bastioni di Porta Nuova, via Appiani, Monte Santo e stradine limitrofe.
    Aperta dalle 8.00 alle 19.00

  • Sorprese extra ordinarie: al Museo della Scienza e della Tecnica, dalle 9.30 alle 18.30, laboratori, visite guidate, installazioni digitali e realtà virtuale aspettano i bambini. Realizzare un oggetto 3D, scoprire cosa succede dietro al guscio di un uovo durante la cottura ed altre attività, per la Pasquetta al Museo. Replica fino a martedì 11 compreso
  • Caccia al tesoro botanico: anche quest’anno torna la grande caccia alla scoperta dei segreti botanici della Biblioteca Degli Alberi. L’appuntamento è dedicato ai bambini di ogni età, anche quelli degli “anta”. Partenza alle 10.30, per le 10 tappe aperte e libere a tutti. INFO.
  • Brunch di Pasquetta: la suggestiva location dell’Agriturismo Dolce Luna, propone il brunch a bordo piscina. A tutti gli effetti sembrerà una scampagnata fuori porta, ma al CAP 20153.
    Prenotazione obbligatoria per il menu speciale che attende i milanesi dalle 12.30
  • Pasquetta in Abbazia: nel giardino dell’Abbazia di Chiaravalle si svolge la divertente caccia al tesoro, alla ricerca di uova… di gallina. Il laboratorio, dedicato alle famiglie con bambini, dalle 10.00 alle 12.00 circa.
  • Villaggio delle Uova: a Sanmartino Siccomario (PV), dalle 10.30 alle 18.30, si svolge una caccia al tesoro alla ricerca di più ovetti che si può. Ci sono anche gli animali della fattoria, la casetta di mais, il giretto sui pony e tante altre occasioni per famiglie e bambini. Info QUI.
  • Raccolta dei Tulipani: dalle 13.00 alle 19.30 è aperto il campo dei Tulipani Italiani di Arese. Sarà possibile raccogliere oltre 1600 tulipani, a spasso con il proprio cestino di vimini.

# MUSEI APERTI PER TUTTO IL WEEKEND

Musei aperti a Milano – Credits: YOUparti

Oltre ai già citati Museo della Scienza e della Tecnica e la Pinacoteca di Brera, a Milano sono aperti a Pasqua e Pasquetta:

  • Pinacoteca Ambrosiana – piazza Pio XI 2
  • La Triennale – viale Alemagna 6
  • Museo di San Siro – p.le Moratti 8
  • Mudec – via Tortona 56
  • Museo Diocesano – piazza S. Eustorgio 3
  • Fondazione Prada – l.go Isarco 2
  • Le Gallerie D’Italia – piazza della Scala 6
  • Leonardo3 Museum – corso Vittorio Emanuele 11
  • Villa Necchi Campiglio – via Mozart 14
  • Memoriale della Shoah – piazza Safra 1

# AREE ATTREZZATE PER LA GRIGLIATA DI PASQUETTA

Grigliata di Pasquetta – Credits: HaiBaron, Pixabay

Per chi vuole rispettare la tradizione, che unisce la grigliata all’aperto per la classica gita fuori porta di Pasquetta, le aree attrezzate si possono trovare:

  • Bosco in città
  • Parco delle Cave
  • Parco di Trenno
  • Parco del Centenario
  • Parco Adda
  • Cascina Martesana (MI)
  • Cascina Gaggioli (MI)
  • Parco Robinson (PV)

#Venerdì 7/4: grandi appuntamenti con la musica italiana e internazionale, la notte di Venerdì Santo

  • Fabrizio Moro – Credits: Vanity Fair

    Steve Vai: 3 grammy e le origini italiane, per un iconico protagonista della musica mondiale: Il chitarrista è in tour in Italia e fa tappa a Milano. Lo aspettano al Teatro Dal Verme alle ore 20.30.

  • James Morrison: talento del jazz, perfettamente a suo agio nei club e che suona ogni tipo di ottone. Il repertorio del musicista australiano è in doppia replica al Blue Note, alle 20.30. e 22.30.
  • Il sequestro: si riflette con il sorriso al Teatro Martinitt. La commedia italiana, con tutti i difetti della burocrazia e della corruzione, stereotipati nello spettacolo delle 21.00.
  • Fabrizio Moro: Racconti Unplugged Live arriva anche a Milano. Il cantautore è protagonista sul palco del Teatro degli Arcimboldi alle 21.00.
  • Jack Broadbent: rock, blues ed uno dei “manici” più talentuosi al mondo. Il chitarrista british è al Legend Club alle 21.00, per l’unica data italiana del suo tour.
  • Apparis e Scumparis: c’è ritmo, comicità, mentalismo e magia nello spettacolo di Andrea Paris. Atteso all’Area Zelig alle 21.00.
  • N.A.I.P.: Nessun Artista In Particolare o, in modo più eclettico, l’ispirazione che viene da molte influenze artistiche. Federico Mercuri e il suo tour Dovrei Dire La Mia sono alla Santeria Toscana alle 21.30.
  • Stef Rosen: nato in Liguria come Stefano Ronchi, il brillante chitarrista adotta il nome d’arte a Berlino. Diventa uno dei migliori esponenti del blues e del soul europei e fa tappa al Bonaventura Music Clube di Buccinasco alle 21.30.

#Sabato 8/4: truck food, serial killer e la rievocazione della “più grande festa del mondo”

  • Street Food – Credits: Cottoecrudo.it

    International Street Food Idroscalo: edizione pasquale per la manifestazione delle associazioni di street food. Truck con ogni tipo di proposta, birrifici artigianali nazionali ed eseteri per una 3 giorni mangereccia. Da sabato 8 (ore 10.00) a lunedì 10 (ore 00.00), con ingresso da Porta Maggiore.

  • Serial Killer Exhibition: apre allo Spazio Ventura XXV una mostra di 1500 m2 dedicata ai serial killer. L’esposizione riproduce alcune scene dei crimini perpetrati da efferati killer. Resta in mostra fino al 4 giugno, apre alle 10.00.
  • Celebrate Studio 54: nel celebre club di New York andava in scena la festa più grande del mondo. Al Blue Note di Milano saranno le sonorità dei Pulsation a rievocare quell’atmosfera. Consueto primo spettacolo alle 20.30 e replica alle 22.30.

Da MILANO CITTÀ STATO tanti auguri di BUONA PASQUA

Continua la lettura con: La COLOMBA è nata a Milano: storia e leggende del più tipico dolce pasquale

LAURA LIONTI

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Il PACCO DA SUD: i migliori prodotti scoperti grazie a chi si è trasferito a Milano

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Ph. RitaE

Cosa ne sarebbe della cucina milanese senza il pacco da giù? Senza i manicaretti e le preparazioni tradizionali di tutte le famiglie che dal dopoguerra in poi si sono trasferite all’ombra della Madonnina in cerca di lavoro-opportunità-fortuna? Sarebbe sicuramente una cucina meno ampia, meno ricca di sapori, meno piccante, meno fritta e più burrosa. Sarebbe rimasta, se si esclude il boom delle fusioni etniche degli ultimi vent’anni, probabilmente ancorata al trittico riso-ortaggi-latticini (e quando c’era anche maiale) di medievale memoria. 

Il PACCO DA SUD: i migliori prodotti scoperti grazie a chi si è trasferito a Milano

Ph. karriezhu

# La “città dei formaggi” senza mozzarella, scamorze e provole

Fino alla metà del secolo scorso, la gastronomia meneghina (meneghina in senso allargato a tutta la provincia, alla bassa Brianza, all’alto lodigiano e pavese) era incardinata sul latte vaccino e i suoi derivati (gli “stracchini”, taleggio, robiola, crescenza e grana) che accompagnavano ortaggi (verze, cipolle, “ravanej, remulas, barbabietol e spinas” ecc). Non si consumavano infatti né formaggi di pecora (sardi, laziali, calabresi) e nemmeno formaggi a pasta filata come mozzarelle, scamorze e provole. Ad esclusione del provolone (quello “valpadana” ha il marchio Dop ed è inserito tra i prodotti tipici lombardi) ma solo perché Gennaro Auricchio trasferisce a Cremona negli anni trenta il suo caseificio sorto cinquant’anni prima a San Giuseppe Vesuviano.

# Pomodorini, cime di rapa e melanzane in soccorso alla cucina locale

Tra gli ortaggi non si consumavano i pomodorini le cui varietà oggi abbondano nei supermercati, e nemmeno i prodotti derivati come i pomodori secchi e sottolio. L’immigrazione dal sud Italia ha anche fatto arrivare vegetali sconosciuti all’interno della cerchia dei navigli come le cime di rapa, la cipolla di Tropea, i lampascioni e le diverse varietà di melanzane.

# Il boom del grano duro e la scoperta dell’Olio Extravergine

cucina italiana

Sulle tavole meneghine il primo piatto per eccellenza è sempre stato il riso sotto forma di risotto, di riso bollito (celebre il ris in cagnòn, con burro fuso e salvia fritta) e di minestra. La pasta secca di grano duro era spesso sostituita dalla pasta fresca all’uovo: come le tagliatelle al sugo, lasagne al ragu e cannelloni ripieni. La cucina milanese era povera quindi di spaghetti, maccheroni, calamarate, orecchiette e simili. Non solo, era poco usato anche il condimento simbolo in accompagnamento della pasta, l’olio extravergine. A Milano imperava il binomio burro e lardo, l’olio di oliva, non extravergine, era delicato e poco saporito e generalmente veniva dalla Liguria. Come era assente il retrogusto piccante dell’olio, lo era di certo anche quello dato dal peperoncino, in Lombardia sostituito in precedenza dal pepe. 

# Panneropoli senza guanciale

E infine il maiale: Milano era sicuramente una città del latte e dei formaggi (da cui il nomignolo Panneropoli dato da Stendhal) ma anche quella del maiale. Si pensi al piatto simbolo, la cassoeula a base di contenne verzini e costine, si pensi alla rustisciada (a base di spalla, lonza e salsiccia), alla luganega brianzola, a coppe, salami, pancette, prosciutti. Nonostante una varietà enorme di derivati suini a Milano mancava la nduja, celebre impasto di carne di maiale e peperoncino calabro. Non c’erano i salami piccanti e nemmeno il capocollo. E soprattutto mancava il principe della “carbonara”: a Milano infatti il celebre spaghetto si preparava con la pancetta a cubetti e non con l’iconico guanciale. 

Continua la lettura con: Il boom della cucina romana a Milano

STEFANO CORRADA

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La LOCALITÀ di MARE più CARA d’Italia (tra le più vicine a Milano)

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Credits mannyclemy IG - Spiaggia di Alassio

Una ricerca di Altroconsumo, realizzata con l’obiettivo di conoscere la spesa media per una settimana di ombrellone e lettino nelle spiagge del nostro Paese, ha svelato quali sono le località più care d’Italia per l’estate. Ecco quale troviamo in prima posizione.

La LOCALITÀ di MARE più CARA d’Italia (tra le più vicine a Milano)

# La più cara è in Liguria: 323 euro alla settimana

Credits grafalassio IG – Alassio

Una ricerca condotta da Altroconsumo su 227 stabilimenti balneari distribuiti in 10 località italiane, per il periodo che va dal 31 luglio al 6 agosto del 2022, ha confermato la crescita dei prezzi rispetto all’estate del 2021 per un valore del 10%. L’obiettivo dello studio era conoscere la spesa media per una settimana di ombrellone e lettino nelle spiagge del nostro Paese. Dall’analisi è emersa Alassio come località balneare più costosa, dove prenotare l’ombrellone in spiaggia tra le prime quattro file costa in media 323 euro

# Seguono Gallipoli e Alghero

Credits paolamartalo IG – Gallipoli

A seguire in questa top ten troviamo al secondo posto Gallipoli, dove il prezzo medio per una settimana in spiaggia è di 282 euro, e al terzo Alghero con 192 euro. Fuori dal podio scendendo fino alla decima posizione ci sono: Viareggio con 184 euro, Taormina e i Giardini Naxos con 180 euro, Palinuro con 169, Anzio con 159, Lignano Sabbiadoro e Rimini con 142 e al decimo posto Senigallia che si ferma a 129 euro.

# Le attrazioni di Alassio

Credits mannyclemy IG – Spiaggia di Alassio

Alassio è una delle perle della Riviera di Pontente, a pochi km dal confine con la Francia, la prima località della Riviera dei Fiori. Stretta tra una spiaggia di sabbia e rilievi verdeggianti, è conosciuta per la sua spiaggia di circa 4 km, tanti locali per giovani e un concorso di bellezza durato cinquant’anni: miss Muretto. 

Credits mannyclemy IG – Muretto di Alassio

L’attrazione più famosa è senza dubbio il coloratissimo Muretto, nato nel 1953 da un’idea del proprietario dello storico Caffè Roma, Mario Berrino, che decise di decorare una bassa parete che delimitava il giardino pubblico vicino alla sua caffetteria con piastrelle decorate con la firma di personaggi famosi. Tra le prime firme ci fu quella di Ernest Hemingway, a cui ne seguirono più di mille nel corso degli anni. Nel 1978, per certificare l’importanza del Muretto, fu collocata la “statua degli innamorati” ad opera dello sculture Eros Pellini. Questa scultura in bronzo è ormai l’attrazione più fotografata di Alassio e viene considerata un simbolo della cittadina

 

Fonte: InItalia.virgilio

Continua la lettura con: Il RISTORANTE più COSTOSO del MONDO: dove si trova e quanto costa

FABIO MARCOMIN

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🔴 ADDIO allo STORICO PLATANO di Giannasi (foto di Andrea Cherchi)

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Credits Andrea Cherchi - Giannasi osserva taglio platano

Sono stati vani i tentativi per provare a salvarlo o comunque a prolungargli l’esistenza: il 5 aprile 2023 lo storico di platano che faceva ombra al chiosco di Giannasi è stato abbattuto. Le immagini di Andrea Cherchi.

ADDIO allo STORICO PLATANO di Giannasi (foto di Andrea Cherchi)

# La lettera di addio di Dorando Giannasi

Credits Sara Gambini Fb – Lettera d’addio

Il 7 marzo Dorando Giannasi proprietario dell’omonima polleria/rosticceria di piazza Buozzi in zona Porta Romana salutava con un lettera d’addio il platano destinato all’abbattimento: «Ti ho visto per la prima volta nell’autunno del 1966, eri già una splendida pianta probabilmente di mezza età, con una circonferenza di 3,40 metri alla base. Io ero un ragazzetto di 21 anni, insicuro, bruttino e magro come un chiodo. Da subito mi sei piaciuto, tanto da metterti in primo piano nell’immagine del mio chiosco. Ti ho visto cambiare livrea ad ogni stagione, dunque, centinaia di volte. Ho goduto dell’ombra che mi hai regalato. Ho amato credere che la tua posizione inclinata sopra al chiosco fosse a mo’ di protezione. Sei stato per decenni e decenni il mio splendido, discreto e composto dirimpettaio. Adesso la tua circonferenza ha raggiunto la dimensione di 5,60 metri e la mia età di 78 anni. Entrambi apparteniamo a mondi dove si nasce, si vive e si muore. Non saremo certo noi a cambiare questa regola. Mi mancherai…».

# La decisione del taglio dopo l’ultima perizia

Credits Andrea Cherchi – Dorando Giannasi

Per l’albero, inserito nell’elenco di quelli monumentali della Città metropolitana di Milano, sono state fatte ulteriore valutazioni dopo il rinvio dell’abbattimento previsto tra il 13 e il 14 aprile. Alle ultime due perizie, una effettuata nel 2022 e a un’altra nelle settimane precedenti alla data del taglio programmata, ne è seguita una ulteriore, la quarta, da parte di Palazzo Marino che ha constatato come anche la riduzione della chioma non sarebbe stata utile perché non solo avrebbe risolto il problema ma lo avrebbe aggravato. Il platano aveva infezioni in corso e un’ampia necrosi nella parte orientale del fusto, il tronco era svuotato e le prove di trazioni si sono rivelate insufficienti, uno stato che non permetteva né il suo mantenimento né alcun tipo di intervento conservativo.

# Le foto dell’abbattimento dello storico platano

Il fotografo Andrea Cherchi ha immortalato la sequenza dell’ultimo giorno di vita del maestoso platano simbolo del quartiere, con Dorando Giannasi triste osservatore dell’addio allo storico albero che lo ha accompagnato da quando è arrivato in giovane età a Milano. Per decenni ha fatto ombra al chiosco ed è stato per molti milanesi un “compagno” di attese nelle lunghe code per comprare uno dei mitici polli o una tra le tante sfiziosità gastronomiche di Giannasi.

Continua la lettura: Il FASCINO antico dei giardini della GUASTALLA, tra vasche barocche e alberi dei sigari

FABIO MARCOMIN

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Da MILANO a GENOVA in TRENO in meno di un’ora: ci vuole qualcosa in più

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Terzovalico.mit.gov - Terzo Valico

Un’infrastruttura attesa da tempo ma la data di fine lavori è stata ancora una volta posticipata. Per andare da Milano al mare in un’ora bisognerà attendere qualche anno in più. Ecco la situazione attuale.

Da MILANO a GENOVA in TRENO in meno di un’ora: ci vuole qualcosa in più

# Il punto sui cantieri del Terzo Valico e del nodo di Genova

Terzo valico

In occasione di una tavola rotonda a Palazzo San Giorgio sul “potenziamento in corso del trasporto ferroviario merci dei porti di Genova-Pra’-Savona-Vado Ligure”, come riportato da genova24.it, Luigi Ferraris amministratore delegato del gruppo Ferrovie dello Stato ha fatto il punto sui cantieri del Terzo Valico e del nodo di Genova.

Credits alcotec.spaIG – Galleria Terzo Valico

Per il primo i lavori sono state completati all’83%: sono stati conclus gli scavi delle quattro gallerie di accesso alla futura galleria di Valico (le “finestre”) e la galleria Campasso all’estremità sud del Terzo Valico. La riattivazione della linea del Campasso sono uno dei cantieri più importanti per il passaggio delle merci. Il 4 Dicembre 2022 è stato invece abbattuto il diaframma del binario dispari tra i cantieri di Polcevera e Cravasco della galleria di Valico consentendo il collegamento di circa 30 km di tunnel già scavati in entrambi i sensi di marcia sul versante Sud del progetto. Rimangono da realizzare poco più di 10 km della canna principale della galleria di valico che unirà la Liguria al Piemonte e il tratto di linea in galleria artificiale nel comune di Pozzolo Formigaro.

Credits stradeeautostrade.it – Cantiere nodo di Genova a Brignole

Per il secondo tutte le tre gallerie previste sono state scavate: la Nuova San Tomaso a binario singolo lunga 1.5 km, la Nuova Cristoforo Colombo lunga 1.4 km e la galleria Polcevera lunga 2.17 km. Come spiegato da Luigi Ferraris “sono in corso i lavori di realizzazione degli innesti con le interconnessioni del Terzo Valico, e a Genova Voltri è già stata realizzata la prima fase di potenziamento del fascio merci con la realizzazione di altri due nuovi binari per un totale di 6 binari e il raddoppio del binario di ingresso al terminal di Psa International”.

# I numeri e i benefici dell’infrastruttura

Terzo valico

Terzo Valico, Nodo ferroviario e scalo merci Campasso rientrano in un progetto unificato nel 2019 e del valore di quasi 7,4 miliardi di euro, con cui si intende dare un colpo di acceleratore alla nuova ferrovia tra Genova e la valle del Po. Prendendo in considerazione anche le ulteriori opere in sotterraneo, il progetto unico Terzo Valico dei Giovi – Nodo di Genova prevede la costruzione di 90,7 km di tunnel. La Galleria di Valico con i suoi 27 km sarà la galleria ferroviaria più lunga in Italia.

Lungo la rete ferroviaria del Terzo Valico dei Giovi transiteranno merci e persone a 250 chilometri orari, favorendo i collegamenti tra le regioni del Nord Italia e dell’Europa, si inserisce nel corridoio Reno-Alpi, uno degli assi della rete strategica transeuropea di trasporto (TEN-T core network). grazie al nodo di Genova verranno inoltre separati i flussi di traffico tra treni regionali e treni a lunga percorrenza, con una conseguente potenzialità di incremento dell’offerta dei treni regionali e metropolitani.

# Conclusione lavori nel 2025, apertura nel 2026

Credits terzovalico – Tracciato Terzo Valico

I lavori per la realizzazione del Terzo Valico dei Giovi sono iniziati nell’aprile 2012 e, dopo uno lungo stop a cui è seguito il commissariamento, a inizio settembre del 2020 è stato completato il cantiere principale. La conclusione dei cantieri è stata posticipata al periodo dicembre 2024-giugno 2025. Il nodo di Genova dovrebbe essere operativo da fine 2024, il collegamento verso Milano a marzo 2026.

# Il collegamento rapido con Milano solo dal 2028

Credits: RFI – Quadruplicamento Milano Pavia

Il 2026 non sarà però l’anno in cui verrò ridotto il tempo di percorrenza in treno da Genova Principe a Milano Rogoredo da 1h e 39 minuti attuali a 53 minuti. All’appello manca ancora, infatti, il quadruplicamento della linea tra Tortona e Milano, che permetteranno di separare anche i diversi flussi di traffico di convogli regionali, a lunga percorrenza e merci aumentando fino al 43% i treni viaggiatori e al 49% quelli merci.

I tratti interessanti dagli interventi sono quello tra Tortona e Voghera, tra Voghera e Pavia e tra Pavia e Milano Rogoredo. A questo va aggiunto l’aggiornamento delle infrastrutture e delle tecnologie funzionali al presidio della circolazione ferroviaria. L’amministratore delegato del gruppo Ferrovie dello Stato ha spiegato come al momento sia in corso la gara d’appaltoper la prima fase del quadruplicamento tra Milano Rogoredo e Pavia, sulla tratta Milano-Pieve Emanuele” con l’obiettivo di concludere i lavori nel 2026 insieme a quelli di upgrading. Tra il 2027-2028 si prevede di concludere quelli del restante tracciato.

Leggi anche: Il MAXI TUNNEL che porterà MILANO al MARE in meno di un’ora: iniziato il conto alla rovescia

Fonte: genova24.it

Continua la lettura: MILANO- LONDRA in 5 ore e mezza in TRENO: diventerà realtà?

FABIO MARCOMIN

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Ci si mette anche LINUS: «A Milano i GIOVANI non riescono a VIVERE»

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Ph. linus_dj IG

Fuoco amico contro l’amministrazione. Dopo Selvaggia Lucarelli (“Lucarelli contro Milano”) ora tocca a Linus che in un’intervista al Corriere della Sera rifila parole pesanti contro la Milano di oggi. Una Milano che non è più una città per giovani. 

Ci si mette anche LINUS: «A Milano i GIOVANI non riescono a VIVERE»

# Milano ha smarrito la sua identità

«Negli ultimi dieci anni è cambiato tutto: la città è diventata più internazionale ma cedendo una parte dell’identità meneghina». L’atto di accusa del celebre Dee Jay: dopo Expo è cominciato il declino di Milano. Un declino anomalo: da un lato avvantaggia i più ricchi e le multinazionali, dall’altra parte colpisce duramente le fasce più deboli, il commercio locale. E la classe media che «è la fascia che è stata molto svantaggiata da questi cambiamenti e rischia di essere espulsa dalla città; cosa che già accade. La ricchezza che è stata prodotta dagli investimenti massicci dal 2010 in poi è andata a beneficio di poche persone. Fortunatamente Milano si allerta ancora per chi ha bisogno. Sono cambiate le modalità ma la sostanza è sempre la stessa: l’imperativo è aiutare i più deboli».

# I giovani, “innamorati respinti” 

Credits: istitutoeuroarabo.it

La preoccupazione per il futuro di Milano riguarda in particolare i giovani: «Penso ai nostri ascoltatori under 30. Hanno un rapporto ambivalente con Milano: da una parte la giudicano la metropoli più vivace in Italia, dall’altra sono come degli “innamorati respinti” perché non riescono a viverci: tutto è carissimo, dal cibo alle case».

L’intervista sta facendo molto scalpore e segue di pochi giorni un simile atto di accusa da parte di Selvaggia Lucarelli. 

# Selvaggia Lucarelli contro Milano: i motivi che le hanno fatto perdere l’amore

Vivo a Milano da quattordici anni, sono in affitto e non comprerò casa a Milano. É una conclusione amara, sulla scia di un disamoramento graduale e malinconico, di quelli da matrimonio sfibrato, in cui vuoi ancora bene a qualcuno, ma non lo ami più. Ecco, io voglio bene a Milano, ma l’incanto è finito.” questo l’incipit dell’articolo di Selvaggia Lucarelli. Le cause di questo disamore sono le solite: la “follia” dei prezzi delle case, l’ “aria di una megalopoli del Bangladesh”, la divisione tra privilegiati e resto del mondo. 

Leggi anche: LUCARELLI contro MILANO: i MOTIVI che le hanno fatto perdere l’AMORE

# Le colpe di Sala

Sala è sotto attacco. Anche da parte di personaggi e forze politiche un tempo a lui vicini. Dopo avergli perdonato tutto, forse troppo, ora sembra assistere alla legge del kharma, con critiche feroci che lo colpiscono anche oltre le sue responsabilità. A nostro avviso forse la sua colpa più grande è stata quella di rinunciare a chiedere per Milano più poteri pretendendo un’autonomia simile alle grandi città europee. Un’autonomia da “città stato” che avrebbe consentito al sindaco di avere tutti gli strumenti per equilibrare gli scompensi determinati da costi “da città stato” a cui non corrispondono adeguati servizi e risorse che, invece, vengono tarati su standard nazionali e gestiti dalla burocrazia dello stato centrale. Uno squilibrio che sta rischiando di far colare a picco la città che, invece, dovrebbe fare da traino per il resto del Paese. 

Continua la lettura con: Perché Milano deve diventare una città stato

ANDREA ZOPPOLATO

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AFFOGATA, colorata, in compagnia del poeta: le PANCHINE più CURIOSE di Milano

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Ph. @spina_benches IG

Quali sono le panchine più curiose di Milano? Ci risponde l’ideatore di una pagina (Facebook e Instagram) dedicata alle panchine più belle d’Italia. 

AFFOGATA, colorata, in compagnia del poeta: le PANCHINE più CURIOSE di Milano

L’ idea è del 41enne Domenico Spinazzola. Milanese (parabiaghese per la precisione) d’adozione, ha creato una pagina Instagram (e facebook) chiamata @spina_benches in cui posta esclusivamente foto di panchine. Per questo motivo viene definito simpaticamente il “divulgatore della bellezza delle panchine nel mondo”.
«Ho iniziato per puro caso durante il lockdown», racconta Spinazzola, «da subito l’idea è piaciuta, i follower sono aumentati e sono arrivate anche le prime collaborazioni con aziende ed artisti, siamo in continua crescita!».
Ogni panchina ha un proprio nome, una didascalia dettagliata ed è segnalata in mappa tramite il Google Plus Code.
La Lombardia e Milano sono particolarmente presenti nella scelta editoriale, di seguito segnaliamo 3+1 panchine davvero curiose di Milano:

#1 La “Panchina affogata” – Laghetto dei Cigni nella periferia ovest di Milano

Ph. @spina_benches IG

Una classica panchina in legno ma fotografata in posizione obliqua metà in acqua e metà fuori… a guardarla con occhi fantasiosi sembra quasi voglia “tuffarsi” in acqua!

 

#2 La “Panchina Street-Art” – Milano, Via Borsieri (ISOLA)

Ph. @spina_benches IG
Dai colori sgargianti e primaverili, sprizza arte e vivacità da tutti i pori, come d’altronde tutta la zona della nuova movida milanese.
 

3. La “Panchina del poeta Bulgaro” – Angolo tra via Verziere e via Brolo

Ph. @spina_benches IG
Ph. @spina_benches IG
 
Dedicata al poeta bulgaro Penco Slavejko, troviamo la sua statua a grandezza naturale seduta sulla panchina…un occasione per avvicinarci alla sua personale storia, molto affascinante.

# …e la panchina più lunga del mondo – Parco del Portello

Credits Andrea Cherchi – La panchina più lunga del mondo

E per finire non può mancare la “panchina più lunga del mondo”. Lunga 208 metri. Per farla ci sono volute all’incirca 25000 viti, 500 gambe di ferro, per non parlare poi di tutto il legno necessario. Realizzata da Pacchiarini, si trova all’interno del parco del Portello.

# @spina_benches: la pagina delle panchine più curiose d’Italia

La panchina dell’amore disperato (Selvino -BG) .ph. @spina_benches IG

Un ultimo accenno alla squadra @spina_benches che comprende, oltre all’ideatore, la compagna e abile fotografa Annalisa, il cugino Christian e l’amico intimo Umberto, tutti impegnati ad individuare Panchine interessanti in giro per l’Italia e per il mondo da immortalare e pubblicare rigorosamente in maniera inedita ed originale.

Continua la lettura con: Il parco dei dinosauri a mezz’ora da Milano

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