Nella città tempio delle discoteche più d’avanguardia del mondo ci si può scatenare a ritmo di musica dentro la discoteca più piccola del mondo. Ecco come è fatta e come funziona.
La discoteca più piccola del mondo
# A Berlino si balla dentro una…cabina telefonica
Credits Berlino Magazine – Teledisko
A Berlino ci si può scatenare a ritmo di musica dentro la discoteca più piccola del mondo. Il nome è Teledisko e non è altro che una vecchia cabina telefonica riconvertita a discoteca su progetto dell’artista Benjamin Uphues. L’idea di trasformarla in un vero e proprio club super esclusivo è nata per evitare che divenisse un intralcio al decoro urbano dopo la dismissione del servizio.
# Ce ne sono otto in giro per Berlino e per il mondo
Credits teledisko IG – Teledisko
In realtà sono otto le Teledisko, cinque sono sparse per la città di Berlino di cui due all’interno delle discoteche Kater Blau e al Sisyphos. Quelle non hanno una location fissa possono essere monitorate direttamente su una mappa online ma la loro posizione può essere costantemente monitorata attraverso una mappa sul sito ufficiale della discoteca. Altre tre possono essere noleggiate e portate in tutto il mondo.
# Come funziona Teledisko e quanto costa
Credits teledisko IG – Selezione brano
Dallo display esterno alla cabina si inserisce una moneta da 1 euro, si seleziona il brano preferito e si entra per dar via alle danze in un massimo di 5 persone. Schermo antifumo, impianto audio con bassi potenti, colori psichedelici e luci stroboscopiche e a fine “serata” si possono persino avere foto e video della performance.
A Milano non mancano le discoteche, ma spesso hanno costi elevati e la selezione all’ingresso: perché non trasformare le vecchie cabine telefoniche inutilizzate in club accessibili a tutti in qualsiasi momento?
Il grattacielo green più alto del mondo, a ridotte emissioni di carbonio e con un giardino verticale per tutti gli appartamenti, vedrà la luce nei prossimi cinque anni.
Il GRATTACIELO VERDE più ALTO del MONDO
# Filosofia Green
La filosofia Green sta sempre più diventando una moda e una necessità, ha preso piede soprattutto nell’ultimo decennio e la consapevolezza della sua utilità rende sempre più diffuse costruzioni a prova di danni ambientali. Un esempio sono i numerosi palazzi dotati di giardino pensile, costruiti in molte città, tra cui il Bosco Verticale di Milano. Ma nei prossimi anni è in progetto un grattacielo con queste caratteristiche, che diventerà il palazzo più alto al mondo a possedere un giardino sospeso tra cielo e terra.
Nel 2018 lo sviluppatore immobiliare Beulah International ha lanciato un concorso per la costruzione di grattacielo dotato di Sky Garden a Melbourne, in Australia. Il progetto, vinto dagli architetti di UNStudio e Cox Architecture sarà progettato insieme ad alcuni specialisti del verde. La sfida sarà quella non solo di un giardino pensile, ma del giardino pensile più alto del mondo. A vincere la sfida sarà, secondo gli architetti, la struttura Green Spine, che vedrà la luce entro il 2027.
La Green Spine, così detta per via della sua forma a colonna vertebrale, correrà lungo tutto il palazzo, rendendo possibile a tutti gli abitanti del palazzo di godere del proprio giardino, dal primo piano all’ultimo. Il percorso verde sarà un prosieguo del Southbank Boulevard e dei vicini Giardini Botanici, che si poggiano sul terreno, fino ad arrivare al Future Sky Garden, il giardino dell’area residenziale più alta.
I balconi presenti ad ogni piano creeranno un ambiente che separerà il residente dalla confusione della città e in parte dall’inquinamento, garantendo una quantità di luce solare al giorno pari, dai piani più bassi ai più alti, grazie alla conformazione a spirale del palazzo. Il progetto di un palazzo sostenibile coinvolge anche gli spazi non verdi, che vedranno l’impianto di tecnologie in grado di diminuire le emissioni di carbonio, proteggendo l’ambiente.
Milano si è trasformata. Ormai si riceve praticamente ogni cosa a domicilio. Che cosa si potrebbe fare per rendere la città più a misura di questo cambiamento epocale?
La SOLUZIONE per risolvere il PROBLEMA delle CONSEGNE a Milano
# La gestione delle consegne sta diventando sempre più un problema
Esselunga a casa
La società cambia, le abitudini si modificano e gli spazi per posteggiare sono sempre meno. In una Milano dove oramai gli acquisti on line sono la normalità, quello della gestione delle consegne sta diventando sempre più un problema.
I furgoni e camioncini che consegnano aumentano di giorno in giorno, non solo trasportano il divano, la lavatrice o il frigorifero, molto spesso consegnano anche la spesa oppure oggetti che prima si era soliti andare a comprare senza ordinarli. Tra auto in sosta, mercati, cantieri, a Milano in certi orari diventa impossibile trovare posto pertanto il furgoncino di Dhl, Amazon, Esselunga o altri operatori difficilmente troverà parcheggio senza intralciare ulteriormente il traffico già critico.
# Spazi riservati di carico e scarico merci a ogni numero civico
Credits fleettime – Carico-scarico
La soluzione potrebbe essere quella di creare degli spazi riservati per lo scarico e il carico merci a ogni numero civico. In questo modo si creerebbero molti meno ingorghi, si avrebbero fattorini e automobilisti meno nervosi e non si dovrebbe correre in preda all’ansia dalla strada all’appartamento per trasportare la spesa e acquisti vari. Non solo: sapere che a Milano ogni numero civico ha spazio per effettuare la consegna potrebbe accelerare l’interno processo e ridurre ogni tipo di intralcio.
Elena Tartaglia su Coolinmilan ci consiglia i luoghi migliori dove vivere a Milano in base alle proprie preferenze o stile di vita a Milano. Vediamo quali sono e a chi si addicono.
DIMMI che COSA AMI e ti dirò in che ZONA andare a VIVERE a Milano
# I Navigli e la Darsena: per i più giovani e chi ama divertirsi
Credits boubaker87 IG – Navigli di notte
La zona perfetta per chi ama il divertimento è quella dei Navigli. Raggiungibile in tram e in metro, alla fermata di Porta Genova, qui si possono trovare bar, locali e ristoranti dove fare aperitivo, mangiare e ballare.
# Porta Venezia e Buenos Aires: perfette per la famiglia
Credits Andrea Cherchi – Corso Venezia
Le zone di Porta Venezia e corso Buenos Aires sono perfette per una famiglia abituata a viaggiare con bambini con decine di negozi per fare acquisti e gli splendidi Giardini Indro Montanelli con verde, aree giochi, il Museo di Storia Naturale e il Planetario.
# Isola e Porta Nuova: per chi ama la Milano internazionale e moderna
Credits Andrea Cherchi – BAM e Porta Nuova
Per chi ama la Milano internazionale e moderna può scegliere tra il frizzante quartiere dell’Isola, con locali e negozi caratteristici e innovativi e la meraviglia del Bosco Verticale, e il vicino distretto di Porta Nuova con la Biblioteca degli Alberi e alcuni dei grattacieli più iconici della città con la scenografica piazza Gae Aulenti e la Torre Unicredit.
# San Siro: per gli sportivi
Credits Andrea Cherchi – Zona San Siro
San Siro è la zona ideale sia per gli amanti dello sport all’aperto, sia per gli appassionati delle partite di calcio di Inter e Milan e dei concerti da godere nella cornice dello stadio Giuseppe Meazza. Il quartiere è anche collegato la linea M5 con diverse fermate e dal tram che dalla periferia attraversa il centro.
# Citylife: perfetta per il business coniugato al relax
Credits Andrea Cherchi – Citylife e fiori
Per chi vuole coniugare il business al relax o partecipare a eventi o fiere di settore la zona tra Fiera Milano City e City Life è quella più adatta. Sotto l’ombra dei tre grattacieli di piazza Tre Torri, il Dritto, lo Storto e il Curvo si può fare aperitivo, pranzare o bere un caffè all’aperto con colleghi e clienti per discutere di lavoro e affari in totale tranquillità.
#Venerdì 3/2: Bolle alla Scala, musica pop e jam session nei club, in discoteca una leggenda della musica elettronica
Roberto Bolle – Credits: Indyca
Tributo ai Coldplay: l’Auditorium San Fedele vi via Hoepli 3, ospita un candle light experience che viaggia sulle note dei Coldplay. Inizio spettacolo alle ore 17.30.
Il giro del mondo a tavola: lunga coda del capodanno cinese, con il gastro-nomade Vittorio Castellani, che regala un talk di presentazione delle specialità cinesi. Presso il Mercato Centrale di via Sammartini alle 19.40.
Dawson/Duato/Kratz/Kylián: poker di stelle nel calendario di danza del Teatro alla Scala. Quattro firme, quattro protagonisti per un mix imperdibile, compreso un trio maschile che vede tra gli interpreti anche Roberto Bolle. In scena fino al 9 febbraio, sipario alle 20.00.
S/Concerto: jam session di La Fabbrica del Gess e Milano Classica, che fa lo slalom tra cinema, musica e letteratura. Alle ore 21.00 presso IBM Studios di piazza Gae Aulenti.
L’uomo ideale: debutta al Teatro Martinitt la divertente commedia che vede protagonisti due amici conviventi, che si innamorano dello stesso uomo, ideale. In scena fino a domenica 19 febbraio, sipario alle ore 21.00.
Michael Franti & Spearhead: dopo 3 anni e ben 4 rinvii, finalmente si può gustare il concerto che era in programma già nel 2020. I biglietti acquistati nel corso del tempo sono ancora validi, ma ci si sposta al Circolo Magnolia di Circonvallazione Idroscalo a Segrate. Inizio alle 21.30.
(Pop)sibilities: al Bonaventura Music Club è di scena il progetto ideato da Luca Pasqua, che sonda tutte le storie che la musica pop riesce a raccontare. Alle ore 21.30 in via Modena 15 a Buccinasco.
Bandiera Gialla: serata revival di beat e R’n’R allo Spirit de Milan. Alle 22.30 concerto di The Funky Machine e a seguire dj set con Alex Biasco.
Iconic Fluo Party: il party più atteso dell’Alcatraz è tornato e si pone alla guida del nightlife milanese di questo fine settimana. Inizio alle 23.00 con le luci, i gadget e la selezione musicale di Andrea Lizzio, Niko Spro, Vimu Babilonia e i Sunny Boys.
Loco Dice: il Fabrique di via Fantoli cala l’asso pigliatutto della house e techno, che dalle 23.00 conduce la one night vision. Per gli amanti delle notti del ballo è un appuntamento imperdibile.
#Sabato 4/2: da Villa Necchi ai party dei club, passando per il Museo della Scienza
Nightlife in discoteca – Credits: Aurelien via Pixabay
Inside and out of me: spettacolo pomeridiano per famiglie con bambini al Teatro Manzoni. Viaggio alla scoperta delle emozioni dei più piccoli membri della famiglia, con la rassegna Teatro da Favola. Sipario alle 15.30.
Vagues Saxophone Quartet: talentuoso quartetto di fiati, che si esibisce nel dehor che ripara il campo da tennis di Villa Necchi. Spettacolo alle 17.30 per la durata di almeno un’ora.
Twilight Force: il metal sinfonico è protagonista anche al Legend Club di viale Enrico Fermi 98. Apertura alle 18.00 per assistere al Winter Wonder Tour 2023, che è preceduto dalle esibizioni di Seven Spires e Silver Bullet.
Tributo ai Queen: tributo al repertorio della band di Freddy Mercury, questa volta a lume di candela al Museo della Scienza di via San Vittore 31, alle ore 19.30.
Chieffo Charity Tribute: i figli di Claudio Chieffo, insieme a Svavar Knútur, Santoianni e Omar Pedrini, sono sul palco del Teatro Oscar di via Lattanzio 58. In programma il tributo al cantautore di Forlì, nel ricordo di chi lo ha amato di più insieme al suo pubblico. Inizio alle 20.30.
Rubberneckin Band: sontuoso tributo al Rock’n’Roll di Elvis Presley, con la band che interpreta i suoi più grandi successi. In scena alle 21.30 al Bonaventura Music Club di Buccinasco.
Al cuor non si comanda ai dipendenti sì: spettacolo del cantattore Davide Rosolini, che propone un divertente monologo da lui stesso musicato e suonato. Lo “sciò” va in scena alla Scighera di via Candiani 131, con inizio alle 21.30.
Milano 360º: primo appuntamento di 4 party a tema musica elettronica che si terranno al BASE di via Bergognone. Si inizia alle 22.00 con Francesco Farfa, Paquita Gordon e Gnmr.
Jumping Jive: serata di swing che porta il pubblico fino a notte fonda con il dj set di Swingin’ Simon In scena allo Spirit de Milan di via Bovisasca, con inizio alle 22.30.
Katatonia e Solstafir: unica data italiana per il Twilight Burial tour delle due band, che insieme si esibiscono al Live Club di via Mazzini 58 a Trezzo S/Adda. Ingressi alle 19.00 e inizio concerto alle 20.00, aperto da una guest a sorpresa.
Sono Così Indie: aria di festa al Fabrique di via Fantoli, che ripropone il party da ballare e cantare, dedicato alla musica indipendente e brit-it-pop. Inizio serata alle 23.00, che prevede anche l’esibizione notturna di Teppa Bros.
Matrioska: la band milanese è protagonista all’Alcatraz, per riportare il pubblico nelle atmosfere anni ’90 della serata a tema, 90 all’ora. Inizio alle ore 23.00.
#IntoTheUtopia: è la serata elettronica dell’Amnesia di via Gatto, angolo viale Forlanini. Star della serata sono Kevin de Vries, Brina Knauss e B.Converso, inizio alle ore 23.00.
#Domenica 5/2: il derby della Madonnina, musei free, il jazz di Faraò e la musica classica contaminata dal metal
Derby della Madonnina – Credits: Fiera Milano Apartments Cenisio
Domeniche al Museo: uno degli appuntamenti più attesi è proprio quello della prima domenica del mese, che porta con sé l’ingresso gratuito ad alcuni musei milanesi. Per domenica 5/2 si potrà godere delle visite alla Pinacoteca di Brera, al Castello Sforzesco, all’Armani Silos ed altri ancora. Programma completo per la Lombardia, QUI.
Sagra di San Biagio: bancarelle, negozi aperti e degustazione di panettone di San Biagio, in via Prina a Monza. Dalle 8.00 alle 19.00 si può passare la domenica prolungando la tradizione di San Biagio.
Le bellezze invernali del Parco: passeggiata/laboratorio di 3 ore, per scoprire le strategie della natura per difendersi dalle temperature dell’inverno. Dalle ore 9.00 al Parco di via San Carlo 7 a La Poglianasca.
L’arte del dono: visita guidata da Ambarabart al Museo Poldi Pezzoli di via Manzoni 12. Ritrovo alle 15.30. La manifestazione non rientra nelle domeniche al museo.
Prog & Classical: due generi musicali che si sono spesso contaminati tra di loro, il progressive rock e la classica, sono interpretati dalla Sinfonica di Milano. Il programma prevede un classico di Emerson, Lake & Palmer, alle 18.00 presso l’Auditorium di largo Mahler.
La Domenica Comedy: serata di aperitivo e open mic, solitamente utilizzato da stand-up comedians. Dalle 19.30 presso Mondans 87 di via Vetere 9.
Ghostheart Nebula: il malinconico metal cosmico della band italiana che è protagonista al Legend Club di viale Fermi 98. Ci sono anche le guests di Plateau Sigma e Indren che iniziano alle 20.00.
Antonio Faraò: il talentuoso jazzista romano e il suo inseparabile pianoforte sono al Blue Note di via Borsieri. Accompagnati da Yuri Goloubev al contrabbasso e Vladimir Kostadinovic alla batteria, inizio alle ore 20.30.
The Hipshakers: è di nuovo l’ora dello Spirit in blues, allo Spirit de Milan in via Bovisasca 59. I 4 musicisti hipshakers pescano dal repertorio meno mainstream del blues, per una serata che inizia alle 21.00.
Derby della Madonnina: si fronteggiano Inter e Milan per la stracittadina di campionato. Attendiamo impazienti le coreografie sugli spalti e lo spettacolo in campo. Appuntamento a San Siro alle 20.45.
#Per tutto il weekend: Michael Bublè, la sagra della polenta, il cabaret di Nosei e le Tre Ladies del Blues
Michael Bublè – Credits: Corriere del Veneto
Michael Bublè: il crooner canadese si candida a dominare questo fine settimana. Con il doppio spettacolo del suo Higher Tour, in programma al Forum di Assago sanato e domenica alle 21.00, ha tutte le carte in regola per farlo.
Notre Dame de Paris: la storia di Esmeralda e Quasimodo accompagna l’intero fine settimana del Teatro Lirico – Giorgio Gaber di via Larga. Da venerdì a domenica la danza è di scena con gli spettacoli serali alle 20.45 (3 e 4 febbraio) e pomeridiano alle 16.00 (5/2).
Comicanto: Stefano Nosei è di scena allo Zelig di viale Monza, venerdì e sabato sera, con il suo show che vuole essere uno spettacolo di cabaret e un reading teatrale insieme. Aneddoti e parodie iniziano alle ore 21.00 entrambe le sere.
The Three Ladies of Blues: il trio che esalta le voci femminili del blues internazionale, composto da Joan Faulkner, Love Newkirk e Joanne Bell, è di scena venerdì e sabato al Blue Note di via Borsieri. Doppio spettacolo alle 20.30 e alle 23.00 entrambe le serate.
Sagra della Polenta: specialità a base di polenta, bancarelle artigianali e luna park, per la sagra che si tiene da venerdì 3 a domenica 5 in piazza della Pieve a San Donato Milanese.
Appuntamento a lunedì 6 febbraio per iniziare insieme una nuova settimana
Two historic streetcars on the Embarcadero Credits: ThePressDemocrat
I tram storici più belli del mondo percorrono migliaia di miglia, per raggiungere la popolare baia californiana e prestare servizio all’ombra del Golden Gate Bridge. Per il più vintage e suggestivo mezzo di trasporto pubblico, inizia così la seconda vita in quella che è – a buon diritto – il museo a cielo aperto dei tram viaggianti più belli e iconici del mondo.
La città che fa girare sulle sue strade più bei TRAM d’EPOCA: un’idea per Milano?
# Cable Cars, Street Cars o tram?
Credits: @sfmta_muni IG
Dalle strade più grandi fino ai vicoli più impervi, San Francisco ha fatto del tram una filosofia urbana. La municipalità soprannominata affettuosamente “Muni”, ha abbracciato queste icone del trasporto pubblico, trasformando i tram nella propria bandiera.
Sulle colline o nelle stradicciole viaggiano i cosiddetti Cable Cars e Street Cars. Se ad un occhio inesperto queste possono sembrare identiche, a San Francisco no: tendono a differenziarle bene.
Entrambi viaggiano su rotaia ma con distinguo sostanziali.
Le Cable Cars sono state praticamente inventate nell’agosto del 1873 per scalare le colline di San Francisco e si muovono prendendo corrente da un cavo interrato (*). Oggi salgono e scendono esclusivamente nel cosiddetto “Triangolo di ferro”, tra Downtown e Fisherman’s Wharf.
Le vetture che invece impersonificano i nostri tram, sono le Street Cars, che si muovono grazie alla corrente che circola lungo fili sopraelevati.
Se viaggia su rotaie d’acciaio e senza fili aerei, è una Cable Car.
Se corre su binari con un palo del carrello collegato a un filo sopraelevato, è un tram.
# La mitica matricola No. 1 del 1912, perennemente operativo
Municipal Railway No. 1 Credits: Flikr
Uno dei miti di San Francisco, il primo tram pubblico degli Stati Uniti e che, dal 1912, circola ancora oggi con la matricola No. 1. Lo storico passaggio da compagnie private al pubblico è stato possibile grazie ad un bond obbligazionario, accettato dalla cittadinanza di San Francisco, per finanziare il trasporto municipalizzato.
Usato tra il 1912 e il 1951 sulle linee F e C, ritirato dal servizio e messo come primo esemplare di un museo che ha avuto poco successo, è stato rimesso in servizio con alterne fortune fino al completo restauro del 2009. La vettura rinnovata è stata fieramente esibita nel 2012 per il centenario della Muni.
# La 578 del 1816, la più antica vettura passeggeri d’America
578 Market Street Co Credits: Pinterest
Ancora operativa la vettura 578 della Market Street Railway Company, la più antica vettura passeggeri di tutti gli USA, nonché uno dei più vecchi tram in funzione al mondo. Costruito nel 1896 in un granaio di Kentucky Street, 126 anni fa portava i passeggeri dal Golden Gate Park a Market Street. Nella sua storia ha fatto anche da sabbiera, prima di essere magistralmente restaurata dagli appassionati della Muni, oggi circola occasionalmente sulla linea F per servizi speciali. Il restauro ha messo la vettura in condizione di far viaggiare passeggeri in sedia a rotelle.
Una delle Wheels of the World che la Muni non solo ospita, ma fa circolare per fare di San Francisco il museo in movimento dei tram. Le vetture, senza tetto per una gita panoramica, sono di fabbricazione inglese. A San Francisco li chiamano Boat Car, perché al posto del classico campanello, usano come avvisatore acustico una sirena nautica.
Fanno girare la testa a tutte le persone che lo vedono passare e che, con i loro scatti e condivisioni, lo hanno trasformato in una indiscussa star di Instagram. La 228 ha attraversato il pacifico ben due volte: la prima nel 1976, quando è stata a Philadelphia, ospite per il bicentenario della città. Tornata in Inghilterra, è stata poi acquistata per donare alla Muni la vettura che voleva per le proprie strade.
# La PCC Europe, nata americana, usata in Europa e tornata a casa
737 livrea Zurigo Credits: Flikr
Il tram PCC è un’invenzione tipicamente americana, nata negli anni ‘30 per dare impulso all’uso dei tram quando la popolazione urbana ha iniziato a spostarsi in massa sull’uso delle automobili.
Iniziativa senza successo, quindi il tram è stato esportato nell’Europa distrutta dalla seconda Guerra Mondiale e desiderosa di ricostruire le infrastrutture.
Questo tram ha spopolato a Bruxelles, che ha ordinato centinaia di vetture. Dopo il glorioso servizio in Belgio, un esemplare PCC (nel frattempo diventato Europe PCC) risalente al 1952, torna in America grazie a Frisco con la matricola 737. Per la Muni circola con la livrea di Zurigo, un omaggio alla città sorella di San Francisco.
Le PCC sono comunque le vetture tram di maggior successo in America. Le più acquistate e quelle che hanno circolato maggiormente, sebbene le popolazioni dei vari stati USA abbiano poi sviluppato la propria emancipazione circolando con le grandi e potenti automobili di fabbricazione americana.
Non solo muscle cars, però: dalla costa Est alla Ovest, molte sono le città che hanno usato questi tram. Oggi, a San Francisco, circolano oltre 30 di questi tram, ognuna dipinta con le livree originali.
Il design futuristico e la combinazione cromatica fa, di queste vetture, una vera attrazione turistica.
La 1040 e la 1051 sono sempre state a San Francisco.
Uno dei più attraenti tram della storia è sicuramente “Un tram chiamato desiderio” di Tennessee Williams. È il mezzo in servizio a New Orleans tra gli anni ’30 e ’40 e attualmente, a San Francisco, ce ne sono due nella flotta. Risultano essere gli unici due superstiti di 73 vetture che a New Orleans hanno solcato le rotaie della linea Desire.
Nel 1988 la Muni acquista la 952 e le restituisce la livrea verde originale. Da allora accompagna sognatori e appassionati sulla linea F. Un’altra vettura, la 913, entra nella famiglia nel 2005 e risulta attualmente in riparazione. Si cercano fondi per restaurarla e riportarla in servizio a Frisco.
# Il classico americano con accento milanese: le Ventotto
Carrelli Credits: @transit.center IG
La Muni presenta le vetture milanesi come un classico americano, con accento italiano. Le Ventotto sono, per numero, il secondo più tipico esemplare della flotta di San Francisco, dopo le PCC americane. Per popolarità se la giocano esattamente alla pari con i grandi fratelli di fabbricazione americana.
I tram milanesi sono stati rinumerati a San Francisco per evitare possibili doppioni della flotta già in dotazione alla Muni e, da simbolo di Milano, sono diventati piano piano uno dei simboli della città del Golden Gate Bridge. Le carrelli hanno conservato, oltre alla livrea, anche il trolley per l’attacco ai fili sopraelevati.
San Francisco, una delle comunità più vivaci da decenni, omaggia i tram mandandoli in servizio sulle sue strade. Oltre all’operazione nostalgia o al semplice salvataggio di opere di ingegneria, come le vetture di New Orleans, anche un’iniziativa identitaria, che vive con la città creando la sua personalità intorno al tram.
Da oggi imperativo non fare errori: le vetture che arrampicano sui suggestivi saliscendi di San Francisco sono le Cable Cars. I tram, o trolley, sono le Street Cars.
Se vedete delle linee elettriche aeree in corrispondenza del percorso di una Cable Car, aspettate di ammirare una filovia.
La domanda che resta è: le strade più iconiche di Frisco hanno reso immortali i tram che le percorrono, o è più vero il contrario?
La comunità milanese, esperta in materia, può aiutarci a risolvere questo rompicapo.
(*) «I Cable Tram non hanno un motore elettrico, ma si muovono come le funicolari: agguantano con una pinza molto forte il cavo interrato che si muove.Il manovratore del Cable Tram agisce su una leva che assomiglia ad un freno a mano di grandi dimensioni. Il mezzo si muove rigorosamente alla velocità del cavo sotterraneo». Grazie a Lucio Coppola per la segnalazione
Airbnb offre la possibilità di trovare un alloggio in qualsiasi luogo del mondo, per esplorare bellezze naturali e visitare città, ma a volte è proprio la casa a garantire un’esperienza speciale. Soprattutto se si tratta di una casa davvero insolita.
Vivere dentro una VECCHIA LOCOMOTIVA
# In Iowa una casa davvero insolita, accessibile a tutti
Villette, appartamenti, a volte solo una stanza, questo è quello che gli utenti cercano in un Airbnb, perché l’alloggio è, seppur essenziale, solo una parte del viaggio. Alcune volte però la maggiore esperienza della vacanza è proprio vivere all’interno di un’abitazione del tutto particolare, come in questo caso. A Decorah, in Iowa, è infatti possibile vivere un’esperienza speciale all’interno di una singolare abitazione temporanea: una locomotiva.
# L’idea: trasformare un vecchio locomotore in una piccola abitazione
Jim Dotzenrod e sua figlia Danielle sono i creatori di questa casa-locomotiva. Dopo aver trovato alcuni vagoni in disuso sul bordo di una strada, hanno pensato che sarebbe stata un’ottima idea trasformare una locomotiva in una casa e sfruttarla per un Airbnb, così il loro progetto ha preso il via. Padre e figlia hanno così acquistato un locomotore del 1973 e lo hanno ristrutturato trasformandolo in una piccola abitazione, il CR Station Train Caboose.
Per poter trasformare una locomotiva in una casa, prima di tutto serve fermarla da qualche parte, quindi Jim ha trovato delle basi di appoggio nei vecchi binari della ferrovia, dopo con gru e rimorchi la testa del treno è stata spostata in un luogo confortevole, con un prato e recinti per animali. Danielle e il padre hanno poi svuotato la locomotiva dei materiali utili al suo funzionamento e vi hanno ricavato dentro due sistemazioni per dormire, un cucinino, un bagno e tutto il necessario per un soggiorno confortevole, dall’aria condizionale, alla tv, alla connessione wirless.
Confronto storico, geografico e demografico tra la capitale politica e quella morale. Video di GeoPop. La tesi dell’autore del video è che Milano sarebbe meno efficiente di Roma perché Roma è molto più grande.
Una tesi spesso sostenuta per difendere la Capitale. La domanda che sorge spontanea è: se la grandezza porta a un’inefficienza, perché le più grandi città d’Europa come Londra o Berlino o Parigi sono tra le più efficienti del mondo? E, inoltre, se l’eccessiva grandezza è un problema, perché non ci aiutate a dare più autonomia a città e piccoli territori così si potrebbero gestire in modo più efficiente?
Hai un video di Milano da inviarci o segnalarci? Scrivici su info@milanocittastato.it (video del giorno)
Credits piste-ciclabili.com - Piste ciclabili a Milano
Il portale piste-ciclabili.com ha stilato un elenco con tutte le piste ciclabili milanesi, specificando caratteristiche e numeri di ognuna. Ecco cosa c’è da sapere.
Le ciclabili di Milano: quante sono? Qual è la più lunga? E la più ripida?
#1 Nella città metropolitana ci sono 200 tra piste e sentieri ciclabili: a Milano sono 175
Credits piste-ciclabili.com – Piste ciclabili a Milano
Tra piste ciclabili in asfalto, misto o sentiero si contano circa 200 percorsi a Milano o nell’hinterland, di cui 175 hanno almeno un tratto di percorso all’interno dei confini comunali. Alcune arrivano in altre province.
#2 Ce ne sono alcune fatte in terra
Credits: cittametropolitana.it
La maggior parte dei tracciati è in asfalto, circa 150 sul totale, 40 misti pietra/asfalto e una decina sono in terra.
#3 Solo 1 su 4 a Milano superano i due chilometri
Nell’elenco delle piste ciclabili milanesi 75 misurano 1 km, circa 45 si estendono per 2 km, mentre solo quelle che escono dai confini del Comune di Milano superano i 5 km.
#4 La pista più lunga
Milano-Lecco in bicicletta
La pista ciclabile più lunga in assoluto collega Milano e Lecco passando per Cassano d’Adda, è di 75 km. All’interno dei confini della Città Metropolitana di Milano la più estesa è di 36 km e va dal capoluogo a Trezzo sull’Adda.
Mentre la ciclabile più lunga tra quelle che restano completamente all’interno del Comuneèquella che parte nel piazzale Maciachini e termina nel quartiere Comasina, a pari merito con quella dalla Biblioteca Sormani a piazzale Cadorna lungo la Circonvallazione Interna: entrambe di 5 km.
La pista più ripida è sempre quella da Milano a Lecco, con un dislivello di 77 metri e una pendenza media dell’11%.
La pista ciclabile con il maggior dislivello a Milano è invece quella della Montagnetta, con 30 metri tra il punto più alto e quello più basso. Mentre quella con la maggior pendenza è tra la Stazione di Porta Garibaldi e Piazza della Repubblica dove si arriva fino all’11%.
La rivoluzione di corso Buenos Aires procede spedita: il prossimo passo sarà la cancellazione di tutti i parcheggi su strada. Ecco come si procederà e come verrà trasformata l’arteria commerciale più lunga di Milano.
ZERO PARCHEGGI in corso BUENOS AIRES entro agosto: verso una MILANO SENZ’AUTO?
# La rivoluzione sulla via commerciale più lunga di Milano
Credits: mianews.it – Pista ciclabile Corso Buenos Aires
Non si sono ancora spente le polemiche per la ciclabileche ha ristretto la carreggiata percorribile per le auto che già si procede a un nuovo passo storico. Nel bel mezzo dell’estate corso Buenos Aires vedrà sparire tutti i parcheggi su strada.
Ad annunciare il piano è stato l’assessore alla mobilità Arianna Censi a margine della presentazione del settimo osservatorio sulle due ruote realizzato da Confindustria Ancma: “Credo e spero di riuscire a chiudere questo percorso entro l’estate. Ci stiamo lavorando usando tutti gli strumenti di programmazione strategica, le analisi sulle esigenze e confronto con gli amministratori del territorio. È vero che esiste una esigenza di parcheggi ma è anche vero che dobbiamo andare nella direzione di una progressiva diminuzione delle auto in città“.
# Cosa prevede il progetto di trasformazione di corso Buenos Aires
Credits realestatehero – Corso Buenos Aires
Il progetto definitivo di trasformazione dell’arteria commerciale, in attesa di essere approvato, prevede il rifacimento dei marciapiedi con pavimentazione in pietra che verranno contestualmente allargati, la realizzazione di cordoli per la pista ciclabile protetta di fianco al battistrada e la posa di piante e arbusti in vaso. Per quanto riguarda i parcheggi, in seguito agli accordi raggiunti tra i commercianti e i tecnici comunali, verranno eliminati tutti eccetto quelli necessari al carico/scarico delle merci.
Le aree di sosta dei taxi dovrebbero invece essere spostate: quella di piazza Lima andrà in via Vitruvio e un’altra rimarrà in piazza Oberdan. Anche le piazzole degli alberghi e per la sosta per i disabili dovrebbero traslocare nelle strade limitrofe.
# Il primo step è la cancellazione delle strisce blu prima dei lavori definitivi
Credits Urbanfile– Suggestione futuro di corso Buenos Aires
Il primo step prevede tra luglio e agosto la cancellazione di tutte le strisce blu su strada. In autunno potranno così partire i lavori di restyling di corso Buenos Aires, prima allargando i marciapiedi, poi la realizzazione della pista ciclabile e infine la posa delle alberature.
La tendenza sembra sempre più netta: si va verso una Milano senz’auto?
Sono partiti i test per utilizzare delle tute jet in grado di soccorrere persone ferite in luoghi isolati. Ecco come funzionano e il video della prova sul campo.
In Inghilterra si testano le AMBULANZE VOLANTI (Video): arriveranno anche in Italia?
# Con le tute jet si possono soccorrere più velocemente le persone ferite in luoghi isolati
The Great North Air Ambulance Service, un ente di beneficienza che gestisce un servizio di emergenza in elicottero dedicato per il nord dell’Inghilterra, ha iniziato una fase di test con i Gravity jetsuit.
Con questo mezzo di trasporto volante medici o paramedici potranno eseguire soccorsi in montagna e in collina, in luoghi impervi e isolati, in modo molto più veloce rispetto al tradizionale servizio di ambulanza con un elicottero. In questo modo si aumenta la possibilità di salvare la vita rispetto al trasporto attualmente disponibile per i servizi di soccorso alpino attualmente in uso in tutto il mondo.
Lo zaino jet, realizzato dalla Gravity Industries Ltd anche come possibile futuro mezzo di mobilità individuale, è composto da una tuta gravitazionale sulla quale sono montati cinque motori turbojet. La tecnologia utilizzata nella propulsione è la stessa utilizzata dei jet per una potenza totale di 1.050 cavalli. La velocità massima raggiunta durante i test è stata di 135 km/h.
Definito il “palazzo ideale” è la costruzione più stravagante d’Europa. Ma dove si trova?
Il PALAZZO più STRAVAGANTE d’EUROPA: opera di un POSTINO
Gli mancano solo i secchielli e le palette per essere una versione gigante dei castelli di sabbia che si trovano lungo il bagnasciuga d’estate: è il palazzo più stravagante d’Europa ed è chiamato per la sua architettura visionaria “Palazzo Ideale”. Ma questa struttura di strano non ha solo le fattezze, dietro la sua costruzione si nasconde la storia particolare di un moderno Don Chisciotte. Vediamo insieme chi ha ideato questo castello e dove, ma soprattutto il perché.
# Un esempio perfetto di Art Brut
credit: siviaggia.it
Situato nel paese di Hauterives, nella Drôme des collines poco distante da Lione, in Francia, il Palazzo Cheval è ritenuto il più stravagante d’Europa e osservandone le fotografie non è necessario spiegare il perché. Un po’ indù, un po’ paese dei balocchi, dallo stile gotico ma anche liberty, è un perfetto esempio di Art Brut. Per i meno esperti d’arte, l’Art Brut è un concetto che include le produzioni artistiche eseguite da non professionisti e che non seguono i canoni estetici convenzionali.
# Il sogno di un moderno Don Chisciotte: il postino Cheval
credit: siviaggia.it
Ebbene sì, il palazzo più stravagante d’Europa è stato costruito da un uomo che di artistico non aveva nulla se non la folle genialità: un postino. Cheval, questo era il suo nome, consegnò per anni cartoline da tutto il mondo e dalle più belle si fece ispirare, mescolando la realtà alla narrativa dei libri che amava leggere.
Il visionario postino continuò a vivere in bilico tra realtà e fantasia come un moderno Don Chisciotte, quando un giorno inciampò su una pietra dalla forma particolare e decise di iniziare a collezionare tutte quelle pietre che avrebbero attirato la sua attenzione. Ne collezionò così tante da poterci costruire un castello, nel vero senso della parola. La prima pietra la posizionò nel 1879 e i lavori terminarono dopo oltre vent’anni, nel 1902.
# 350 metri quadrati di pietre, tra corridoi, grotte e terrazze
credit: siviaggia.it
Cheval riuscì a trasformare i suoi sogni in una concreta realtà, assemblando 100.000 pietre con malta e cemento. Una tecnica piuttosto rudimentale che però ha dato vita ad una creazione artistica senza eguali, piena di allegorie ispirate dalla tradizione biblica e dalla mitologia indù. L’intero edificio non può essere abitato, è costituito infatti da un susseguirsi di labirintici corridoi, grotte, stanze e terrazze che proseguono per ben 350 metri quadrati. Niente male per un architetto improvvisato. Nonostante non possa essere abitato al suo interno, gli esterni sono sufficienti per non restare delusi, soprattutto grazie al magico giardino in cui il palazzo è immerso. Le facciate sono state suddivise per temi dall’artista, che gli ha attribuito dei rievocanti nomi, ad esempio il “Monumento egizio” e il “TempioIndù”. Nella facciata ovest sono presenti delle riproduzioni architettoniche in miniatura posizionate all’interno di nicchie che rappresentano: un tempio indù, una moschea, uno chalet svizzero, un castello medievale e la Maison Carrée di Algeri.
Il palazzo ideale di Cheval non è solo un esempio perfetto di Art Brut, ma anche uno stimolo per chi non ha il coraggio di alzare l’asticella dei propri sogni.
La più lunga tratta della rete metropolitana: 4 chilometri senza fermate. Quella più lunga nel territorio comunale della città si trova sulla M4 da poco inaugurata. Video di MilanoInMetro.
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Ormai è uno stillicidio. Non passa giorno senza che un fatto di cronaca, tipo la bidella pendolare, o una ricerca immobiliare mostrino la situazione incandescente del mercato degli affitti a Milano. L’ultimo sfogo è di Ray Banhoff sull’Espresso del 30 gennaio: abitare a Milano? Un incubo. Neppure Orwell avrebbe potuto immaginare un mondo del genere. Pubblichiamo un estratto della denuncia dello scrittore e fotografo toscano coperto da uno pseudonimo esotico. Ma è davvero così? E la soluzione che propone è praticabile?
«La Milano di oggi è peggio di un INCUBO ORWELLIANO»
La storia della bidella pendolare anche se era un fake ci ha commosso tutti, questa la tesi di partenza di Ray Banhoff, perché “La parte giornalisticamente forte della storia era quella in cui si denunciava il caro affitti di Milano, una bolla ormai fuori controllo, che non si capisce come mai non sia risolvibile. Su quella avrebbero dovuto vertere il dibattito e la nostra indignazione”.
# «Ci vuole un tetto agli affitti»
Ma quale potrebbe essere una soluzione? Per l’autore la strada è quella di un tetto normativo: “In un Paese in cui tutto è tassato e sottoposto a normativa è normale che non ci sia un tetto ai costi degli affitti? È normale chiedere 1.200 euro per vivere in 30 metri quadrati perché siamo a Milano? Che poi fossero case normali, sono incubi architettonici di Escher al limite dell’abitabile”
# Milano è diventata un dormitorio silenzioso ed elitario
“Abitare dentro la circonvallazione di Milano ormai è elitarismo puro.”, prosegue l’autore, descrivendo come ormai Milano dalle altre metropoli abbia preso solo il lato peggiore: “Come New York ma senza essere New York, manco per cinque minuti e manco per sbaglio. Milano città notturna. Quando mai? La sera alle 21 solo un turista chiederebbe un piatto al ristorante perché tutti sanno che «le cucine stanno per chiudere» (…) “La capitale morale è un grande dormitorio silenzioso in cui non c’è niente fuori dagli orari d’ufficio. (…). “Milano città del lavoro? Sì, nel senso che il lavoro diventa tutta la tua vita, non fai altro.”
Ph. Engin_Akyurt
# L’incubo casa: “Mi sentivo mezzo ricco in diciotto metri quadrati”
La questione centrale è il caro affitti. “Quando cerchi casa capisci che c’è qualcosa di malato.”, scrive Banhoff che racconta il suo caso personale: “Dopo quella con la vasca in cucina, ho vissuto nella «casamera», la casa-camera, ribattezzata così dalla mia migliore amica. Diciotto metri quadrati (credo non fosse del tutto a uso abitativo) dietro corso Genova. Mi sentivo mezzo ricco. (…). All’epoca spendevo solo 550 euro, roba che oggi nemmeno per il box per il motorino.”
# Neppure Orwell era arrivato a immaginare un mondo simile
“Il concetto che tu debba lavorare per spendere quasi tutto il tuo stipendio nell’affitto e nel costo della vita è un incubo.”, conclude l’autore. “Chi pensa sia vero, normale o lecito attraversare mezza Italia per mille euro al mese si renda conto che nemmeno George Orwell in 1984 era arrivato a immaginare un mondo del genere.”
In attesa del completamento del restyling, l’iconica torre progettata dallo studio BBPR si prepara ad accogliere uno dei brand della ristorazione di lusso più famosi al mondo. Ecco come sarà e quando verrà inaugurato.
A CENA in CIMA alla VELASCA: sarà il RISTORANTE più CHIC di Milano?
# Una doppia apertura nell’iconica torre per il brand giapponese-brasiliano-peruviano
Credits sushisamba IG – Sushisamba Dubai
Sushisamba, il brand newyorkese di ristorazione di fascia alta del gruppo Sunset hospitality inaugurato nel 1999 per coniugare la cultura e la cucina del Giappone, Brasile e Perù, ha programmato una doppia apertura nell’iconica torre del BBPR costruita tra il 1956 e il 1958. Specializzato in locali con viste panoramiche nei grattacieli di Doha, Dubai, Las Vegas e Londra, si prepara a a sbarcare a Milano.
# Il ristorante più alto con vista sull’intera città
Credits: @amilanopuoi su IG
Al primo piano è prevista una sala dove si potrà mangiare con affaccio dalla veranda sospesa sopra l’ingresso. La vera chicca sarà però il ristorante al 18esimo piano, dove un tempo c’erano i locali tecnici, con l’unica terrazza del grattacielo e un’inedita vista sul Duomo: diventerà il luogo più alto con vista sull’intera città. Nei complessivi 1.500 mq di spazi dei due locali verranno proposti piatti tipici delle tre cucine, bevande creative, un’ampia selezione di vini, sakè e champagne, oltre all’intrattenimento.
# Nel 2024 l’inaugurazione dei due ristoranti
Credits Andrea Cherchi – Torre Velasca dopo la riqualificazione
La Torre Velasca ha in corso il completamento del restyling per conto di Hines, a 60 anni dalla sua inaugurazione, con una trasformazione che coinvolge tutti i piani dell’edificio. Nella “testa” rimarranno gli appartamenti in affitto a breve e medio termine, nel corpo uffici e nel resto negozi, ristoranti, bar e aree benessere con spa e palestra con la superficie commerciale che crescerà per arrivare a un totale di 34.000 mq. La data attesa per l’inaugurazione dei due ristoranti di lusso è il 2024.
Credits conisocial IG - Pattinaggio di velocità su ghiaccio
Una delle criticità delle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina riguarda la scelta della struttura deputata a ospitare le gare di pattinaggio di velocità. Dopo essere tramontata l’ipotesi dei Baselga di Pinè arriva sul tavolo a sorpresa l’ipotesi di Rho. Vediamo perché.
Tra il TRENTINO e TORINO spunta RHO per il PATTINAGGIO alle OLIMPIADI 2026
# Torino la prima alternativa al Trentino per le gare di pattinaggio di velocità
Credits fabri.cata IG – Oval Lingotto
Mancano solo tre anni alle Olimpiadi di Milano Cortina 2026 e sono ancora molte le criticità e i problemi da risolvere, soprattutto per quanto riguarda gli impianti sportivi che dovranno ospitare le gare. La situazione più a rischio è quella della struttura per il pattinaggio di velocità. Nel dossier di candidatura era stata inserite la pista di Baselga di Pinè in Trentino Alto Adige, ma l’incremento dei costi per la copertura del tracciato a causa della crisi energetica e delle conseguenze della guerra in Ucraina ha costretto a cercare un’alternativa.
La prima città a farsi avanti è stata Torino, mettendo a disposizione l’Oval al Lingotto già utilizzato per le Olimpiadi del 2006. Il Ministro alle Infrastrutture Salvini ha accolto positivamente la proposta, ma sia il presidente lombardo Fontana che il sindaco di Milano Sala si sono dimostrati contrari a questa soluzione, visto anche il rifiuto iniziale dell’amministrazione piemontese a una triplice candidatura insieme a Cortina.
# Potrebbe spuntarla Rho con i padiglioni della fiera
Credits albertarrigoni IG – Next Gen RhoFiera
Dal Trentino le gare potrebbero traslocare nella Città Metropolitana di Milano. Tra le ipotesi sul tavolo c’è infatti quella di Rho, prima messa da parte e ora tornata in cima alla lista. Gli spazi individuati per le gare sarebbero quelli dei padiglioni di Rho Fiera, ampi a sufficienza per ospitare il pattinaggio di velocità oltre ad essere un luogo collaudato per gli eventi sportivi vista l’esperienza nell’organizzazione del torneo internazionale di tennis under 21 “Next Gen”. Un’alternativa possibile potrebbe essere Verona, ma Regione Lombardia e Comune di Milano stanno facendo il possibile per far disputare la competizione nell’area metropolitana milanese.
L’incremento vertiginoso del costo della vita in questa metropoli costringe molti cittadini a vivere in appartamenti microscopici. Ecco come sono fatti e quanto costano le proposte più piccole in assoluto.
La “CASA BARA”, l’APPARTAMENTO in AFFITTO più PICCOLO del MONDO
# La “casa-bara”: uno spazio di massimo 2 metri cubi
Credits divasdogoodhk-Benny Law – Casa loculo
L’incremento vertiginoso del costo della vita ad Hong Kong, che ha portato la metropoli asiatica ad essere una delle più care al mondo, ha costretto molti cittadini a vivere in micro-appartamenti soprannominati casa-gabbia o case-bara. Questo perché sono così piccoli da sembrare dei loculi e inizialmente fatti in metallo, dalle sembianze quindi di gabbie, poi in legno. La dimensione di ogni unità varia tra 1,5 e 2 metri cubi. Dentro si dorme, si mangia, si guarda la televisione e in un alcuni casi c’è un lavandino.
# Il prezzo dell’affitto può arrivare fino a 250 dollari al mese
Credits nch.apple IG – Casa gabbia
Nonostante le condizioni di vita impossibile in questi “micro-appartamenti” il costo non è proprio irrisorio: si arriva a pagare fino a 250 dollari al mese. Ogni appartamento può contenere fino a 100 case-bara sovrapposte l’una con l’altra. Spesso queste soluzione è l’unica possibilità per cittadini che vivono grazie all’aiuto del governo e che aspettano una chiamata per andare a vivere in un alloggio popolare.
Credits Dutch Cycling Embassy IG - Ciclostazione sotto il mare
Un’incredibile opera di ingegneria e del design. Ecco come sono fatte e dove si trovano.
Inaugurate le VELOSTAZIONI SOTT’ACQUA: un’idea per Darsena e Navigli?
# Amsterdam inaugura due parcheggi per biciclette immersi nell’acqua
Credits Dutch Cycling Embassy IG – Ciclostazione sotto il mare
Nella città delle bicilette per eccellenza sono stati costruiti due parcheggi immersi nell’acqua che possono ospitare un totale di 11.000 veicoli a due ruote. La prima velostazione ad aprire, Stationsplein, ne può contenere 7.000 e si trova in corrispondenza della stazione centrale della metropolitana di Amsterdam, sotto il cosiddetto “Open Harbourfront”.
Credits Dutch Cycling Embassy IG – Ingresso Ciclostazione sotto il mare
L’inaugurazione è avvenuta il 26 gennaio 2023, mentre il secondo parcheggio per biciclette da 4.000 posti aprirà a febbraio sull’IJboulevard.
# Il collegamento diretto con la stazione centrale di Amsterdam e della metropolitana
Credits Dutch Cycling Embassy IG – Tornelli di accesso ciclostazione sotto il mare
La velostazione più grande è collegata sottoterra all’atrio della metropolitana e alla stazione centrale di Amsterdam e quindi i viaggiatori possono camminare all’asciutto e senza deviazioni da e per i mezzi pubblici.
Queste velostazioni sottomarine non sono solo delle incredibili opere di ingegneria, ma anche del design. Il progetto è stato infatti realizzato in collaborazione con il Museo di Amsterdam e all’interno sono presenti delle opere d’arte.
Credits Dutch Cycling Embassy IG – Arte nelle ciclostazioni sottomarine
Nella Stationsplein sono state collocate due opere in graffito di Lex Horn dell’ex Swammerdam Institute, all’ingresso sui lati est e ovest sono state realizzate pareti panoramiche che mostrano un frammento di dipinti famosi mentre altri si trovano negli oblò sul soffitto.
# Un’idea per risolvere il problema della sosta dei veicoli a due ruote a Milano?
Riapertura Navigli Vetra
Potrebbe essere un’occasione per Milano per adottare questa soluzione alla Darsena e lungo i Navigli. Non solo. Nel caso in cui diventasse realtà la riapertura dei Navigli potrebbe dotarsi di parcheggi immersi nell’acqua per biciclette e magari anche motorini, in corrispondenza delle stazioni M4, per recuperare spazio sui marciapiedi e restituire più decoro alla città.
Oltre 100.000 dimissioni in un anno. Un’inchiesta de Il Giorno fa luce sul perché e quanti abbandonano il posto di lavoro a Milano. E per andare dove.
La “GREAT RESIGNATION”: è RECORD di lavoratori che MOLLANO Milano
# La “Great Resignation” dalla Città Metropolitana di Milano: oltre 100.000 dimissioni, quasi raddoppiate in un anno
Credits Sushil Ghimire-unsplash – Stazione Centrale Milano
Prosegue il trend in atto dall’avvento della pandemia che vede i neoassunti nella Città Metropolitana di Milano a fuggire altrove. La “Great Resignation” che ha colpito tutte le grandi metropoli internazionali non ha risparmiato il capoluogo lombardo.
In base ai dati dell’Osservatorio del mercato del lavoro dell’area metropolitana si è registrato un boom delle dimissioni: nei primi 8 mesi del 2022 la crescita è stata del 23% rispetto allo stesso periodo del 2021, da 71.456 milanesi a 87.896, se si considerano tutti i 12 mesi si superano i 100.000 e senza considerare i contratti a termine non rinnovati. L’aumento delle dimissioni individuali è stato addirittura del 78%, da 14.435 a 25.674.
# Almeno 200.000 sono andati all’estero o tornati al sud negli ultimi 24 mesi
Credits: adviseonly.com
Come se in due anni avessimo perso una città come Brescia. Nella Città Metropolitana di Milano i circa 200.000 lavoratori che se ne sono andati negli ultimi due anni lo hanno fatto per nuove opportunità e soprattutto all’estero per qualifiche medio-alte e in un fuga verso il centro-sud del Paese, dove il costo della vita è minore, per le qualifiche più basse e anche nel pubblico impiego.
# Un terzo dei dipendenti Atm se ne va entro i primi 3 anni
Credits ufficio stampa Atm – tram Milano1928 o Carrelli
Anche il Comune di Milano segna un aumento dei dipendenti che scappano, spesso nel sud Italia per riavvicinarsi alle proprie famiglie o per lavorare in altri uffici pubblici. Il commento del sindacalista Usi Stefano Mansi: “Degli ultimi 1100 neoassunti in Comune circa 450 si sono dimessi, anche per andare in amministrazioni che offrono stipendi migliori in una città dove il costo della vita e degli affitti è arrivato a livelli record“.
Il caso di ATM è emblematico dove, come riportato durante un’audizione in commissione a Palazzo Marino, i dipendentisi licenziano in media entro i primi tre anni dall’assunzione: la prima motivazione è il costo della vita troppo alto a Milano. Un problema che si riscontra anche all’atto della ricerca di nuovo personale sempre per il medesimo motivo.