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Fusione Atm-FNM: una strada possibile o necessaria? I pro e i contro

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Credits: @atm_milano M1

Sono anni che si parla di fusione tra Atm e Trenord. Più favorevoli a Palazzo Lombardia, più refrattari a Palazzo Marino. Ci sono però anche i conti da guardare e nei prossimi mesi la situazione dell’Azienda Trasporti Milanesi non sarà delle migliori. Per questo motivo Fabio Massa su “Il Foglio” spiega come la creazione di un unico polo del trasporto pubblico con Fnm, non Trenord, potrebbe essere l’unica soluzione disponibile, in assenza di aiuti dal governo.

Fusione Atm-FNM: una strada possibile o necessaria? I pro e i contro

# Conti Atm a rischio esplosione: 200 milioni da trovare nel 2025 per mutui e gestione M4 e M5

Credits: @atm_milano – M1

Arianna Censi, Assessore alla Mobilità di Milano, ha denunciato la mancanza di risorse per coprire i costi del trasporto pubblico cittadino. Finora sono state messe in campo diverse misure, su tutte l’aumento del costo dei biglietti, la riduzione del servizio di superficie e tagli ai fondi di altri servizi per i milanesi.

Tutto questo a breve non basterà più, lo spiega Fabio Massa su “Il Foglio” nell’articolo “C’è una bomba nel metrò di Milano: i conti che Atm dovrà pagare”.

«Milano ha da molto tempo percorso la via del potenziamento del mezzo pubblico», scrive Massa, aggiungendo che «Se esiste un motivo per cui i grandi fondi amano Milano è proprio il suo sistema di trasporti: di superficie, sotterranei e anche aerei, con un city airport all’avanguardia e un aeroporto internazionale ben connesso. Il problema è che tutto questo costa, e costa caro. Costerà ancor di più quando entreranno in funzione completamente le due nuove linee della metro, la 4 e la 5». La stima è di 200 milioni l’anno, tra il pagamento dei mutui accesi per realizzarle e la gestione si tratta, nel 2025, 100 per M4 e 105 milioni per M5.

# L’unica leva per il bilancio ATM: parcheggi a pagamento, Area C e B

Credits: it.blastingnews.com

Atm non ha troppe possibilità di manovra all’interno del suo bilancio, chiuso nel 2023 con poco più di 700mila euro di utile, la stessa cifra destinata per il solo servizio sul totale dei 819mila riconosciuti dal Comune di Milano. Può sfruttare le risorse derivante dai proventi di strisce blu, parcheggi, Area C (26 milioni nel 2022, 29,6 nel 2023). In futuro quelle provenienti dall’eventuale pedaggio per l’ingresso in Are B e dalla razionalizzazione del welfare, riducendo le categorie di milanesi a cui vengono destinati gli abbonamenti gratuiti. Queste ultime sono solo delle possibilità.

# I pro e i contro di un’eventuale fusione con FNM

trenord_discoverytrain IG

L’altro player in difficoltà, in questo caso dal punto di vista dell’efficienza del servizio, è Trenord, che però fa parte della galassia di FNM che «controlla tutto il sistema dei trasporti lombardo, da Serravalle a Pedemontana ai treni, con interessi anche fuori Regione». Una soluzione quindi, spiega Massa, potrebbe essere una fusione tra quest’ultima e Atm. La prima ha un valore inferiore all’Azienda Trasporti Milanesi, ma una cassa più florida e con Trenord che ha un contratto di servizio da poco rinnovato da Regione Lombardia fino al 2034. 

Una fusione porterebbe alla creazione «del quinto polo europeo per dimensione, con un fatturato di oltre i due miliardi di euro» e «grazie alla successiva quotazione in Borsa arriverebbe in Comune una bella sommetta (si ipotizza oltre 100 milioni) da poter spendere in investimenti». Tra il dire e il fare, al netto della necessaria apertura di chi siede a Palazzo Marino, manca però al momento un azione richiesta al governo: la cessione dell’1 per cento di Trenord a FNM per fare in modo che Regione Lombardia possa controllare la società di trasporto.

# La gara europea del 2026 per il trasporto pubblico milanese

Avrebbe dovuto essere pubblicato nel 2017 il bando di gara d’appalto europeo per la gestione del trasporto pubblico del Comune di Milano. Il “problema” è stato posticipato di anno in anno, ma nel 2026 non si potrà evitare. La possibilità di ricorrere alla creazione di un consorzio di operatori sotto il nome di Next, con Atm al suo interno e con diritto di prelazione, non esiste più. Per questo motivo la fusione tra Atm e Fnm, per dar vita a un player di rilievo internazionale, potrebbe essere l’unica via per contrastare gli altri colossi quali Bahn, Ratp e Arriva, ex Deutsche Bahn, pronti a rimpiazzare l’Azienda Trasporti Milanesi.

Continua la lettura con: Metro: le estensioni e le nuove linee più desiderate dai milanesi

FABIO MARCOMIN

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Armani: «Milano centro del mio mondo». La moda uscirà dal Quadrilatero?

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Credits: Ideogram.AI

Giorgio Armani ha dichiarato: «Milano centro del mio mondo». Milano è la capitale della moda, ma questa moda, troppo spesso, rimane chiusa nel cosiddetto Quadrilatero. A questo proposito, ci siamo chiesti quali potrebbero essere i modi per portare la moda in tutta la città.

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Armani: «Milano centro del mio mondo». La moda uscirà dal Quadrilatero?

# Sfilate itineranti nei quartieri di Milano: moda a passeggio per la città

Una delle soluzioni più immediate è organizzare sfilate mobili nei quartieri, favorendo l’incontro tra moda e vita quotidiana. Quartieri come i Navigli, con la loro atmosfera vibrante e creativa, o zone in ascesa come Dergano e Isola, rappresentano luoghi ideali per ospitare sfilate all’aperto. Questi eventi porterebbero la moda direttamente nelle strade, trasformandola in un’esperienza accessibile ai cittadini e contribuendo a far percepire la moda come parte del tessuto urbano, piuttosto che qualcosa di distante.

Sfilate ben organizzate in contesti non convenzionali potrebbero anche diventare trampolini di lancio per giovani designer, che avrebbero l’opportunità di emergere al di fuori delle passerelle tradizionali. Piazze, parchi o persino tetti ristrutturati potrebbero diventare scenari inediti e suggestivi, promuovendo l’innovazione architettonica dei quartieri e rendendo ogni sfilata un evento irripetibile. In questo modo, la moda non solo esce dal Quadrilatero, ma diventa parte della rigenerazione urbana.

Leggi anche: Le città più “alla moda” del mondo: c’è anche Milano?

# Le grandi boutique in Bovisa e Bicocca?

Credits: Boutique 10 CORSO COMO

Un’altra idea è quella di creare boutique temporanee interattive in aree emergenti come Bovisa e Bicocca. Questi spazi effimeri potrebbero non solo offrire capi esclusivi, ma anche coinvolgere i visitatori in workshop creativi, dove si possono personalizzare abiti o interagire direttamente con stilisti e designer. Questo porterebbe la moda più vicino ai milanesi, trasformando l’atto di acquisto in un’esperienza interattiva e personale.

Inoltre, l’integrazione di tecnologie avanzate come la realtà aumentata e la realtà virtuale renderebbe le boutique ancora più coinvolgenti. Immagina la possibilità di “provare” vestiti digitalmente o di creare outfit personalizzati in tempo reale: ciò porterebbe una dimensione ludica e futuristica allo shopping. Queste boutique temporanee, collocate in quartieri fuori dal centro, sarebbero un ponte tra moda, tecnologia e residenti, consolidando il legame tra creatività e vita urbana.

Leggi anche: MARANZA, TAMARRO e SCIURA GLAM: cosa li distingue dai MILANESI alla MODA

# Gli artisti di strada: il futuro della moda tradizionale?

L’idea di far collaborare stilisti e artisti di strada potrebbe sembrare inusuale, ma è un’opportunità per dar vita a collezioni uniche, ispirate all’estetica urbana. Quartieri come Porta Romana e Corvetto, ricchi di energia creativa e con un forte legame con l’arte di strada, potrebbero diventare spazi di sperimentazione, dove moda e street art si incontrano per dare vita a nuove narrazioni visive. Le creazioni frutto di queste collaborazioni potrebbero essere esposte su facciate di edifici, in stazioni della metropolitana o lungo le strade principali, trasformando intere zone in veri e propri “percorsi della moda”.

Questa sinergia non solo promuoverebbe una moda più inclusiva e radicata nel territorio, ma permetterebbe anche di valorizzare le periferie attraverso progetti culturali, creando un dialogo tra la moda e le storie locali. La città diventerebbe una tela vivente, in cui la moda si fonde con la vita urbana e sociale.

# E se i grandi marchi facessero un Mercato popolare della moda?

Credits: ©studiograndouest / 123rf.com

I mercati popolari della moda potrebbero portare l’energia dei giovani designer e dei marchi indipendenti in quartieri periferici come Gratosoglio o Quarto Oggiaro, dove l’accesso agli eventi del settore è generalmente limitato. Utilizzare la formula del mercato, che è già parte della routine settimanale di molti residenti, renderebbe la moda più intima e accessibile, senza perdere in qualità e creatività.

Questi mercati potrebbero anche diventare spazi di scambio creativo, con workshop di sartoria e incontri tra artigiani e designer. Un’iniziativa di questo tipo stimolerebbe la moda locale, promuovendo anche una nuova ondata di design sostenibile. Inoltre, portare i mercati della moda in quartieri meno centrali darebbe una spinta significativa all’economia locale, creando una maggiore coesione sociale e facendo della moda un elemento catalizzatore per il cambiamento urbano.

# Il Museo diffuso della moda: un percorso dal centro alla periferia

Credits: Museo della Moda e della Arti Applicate di Gorizia

Un concetto radicale e innovativo potrebbe essere la creazione di un museo della moda diffuso. Invece di concentrarsi in un unico edificio, il museo si estenderebbe per tutta la città, con installazioni temporanee in diversi quartieri. Ogni zona di Milano potrebbe ospitare mostre tematiche: ad esempio, i Navigli potrebbero dedicarsi alla moda degli anni ’60, mentre Porta Nuova potrebbe esplorare il futuro della moda sostenibile.

Questo approccio creerebbe una relazione costante tra moda e città, trasformando Milano in una galleria vivente, dove residenti e turisti possono immergersi nella storia e nelle tendenze della moda semplicemente camminando per le strade. Un museo diffuso permetterebbe alla moda di diventare parte integrante della quotidianità urbana, celebrando il passato e il futuro in un dialogo costante tra arte, cultura e società.

Continua la lettura con: ALTA MODA ma USATA: ABBIGLIAMENTO e ACCESSORI FIRMATI di seconda mano a MILANO

MATTEO RESPINTI

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Festa d’inaugurazione M4: questa la data ufficiale. E in arrivo maxi gara per i bus dell’hinterland

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L’avevamo anticipato in questo articolo, ora è arrivata anche l’ufficialità da parte del Sindaco Sala: la M4 è pronta a far viaggiare i treni su tutta linea fino al nuovo capolinea di San Cristoforo Fs. Entro l’anno è attesa invece una gara per il servizio del trasporto pubblico di tutta l’area metropolitana, nel 2026 sarà il turno di Milano.

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Festa d’inaugurazione M4: questa la data ufficiale. E in arrivo maxi gara per i bus dell’hinterland

# M4: tutta la linea operativa dal 12 ottobre

Credits Andrea Cherchi – Cerimonia di presentazione M4 San Babila

Dopo le indiscrezioni e la comunicazione sul sito del Comune di Milano, anche il Sindaco Sala ha ufficializzato la data di apertura di tutta la linea M4: sabato 12 ottobre. Lo ha fatto a margine della presentazione di Jannik Sinner come Ambassador e primo volontario delle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026. Prevista una giornata di festa, come lo è stato quando la linea si estesa fino a San Babila nell’estate 2023.

Per l’occasione si può andare gratis in alcuni cinema e teatri, disponibili infatti 17 spettacoli gratuiti, situati nei pressi delle nuove fermate. 

# Un tracciato di 15 km e 21 fermate

Tracciato M4

Oggi la linea è in funzione lungo circa 7 km e 8 fermate, da Linate a San Babila. In arrivo altri 8 km, per un totale di 15 km, e altre 13 fermate per un totale di 21: Sforza Policlinico (in futuro con collegamento pedonale con Missori M3), Santa Sofia, Vetra , De Amicis, Sant’Ambrogio che interscambia con la M2, Coni Zugna, California, Bolivar, Tolstoj, Frattini, Gelsomini, Segneri e San Cristoforo. 

# Entro fine anno la gara europea per il servizio di bus dell’area metropolitana

Mappa zone tariffarie Atm

Non solo metropolitana. Entro la fine dell’anno è previsto un importante appuntamento per il servizio pubblico di superficie dell’area metropolitana milanese. L’Agenzia del Trasporto Pubblico del Bacino della Città Metropolitana di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia metterà a gara pubblica la riassegnazione dei “servizi interurbani di Milano, della Provincia di Monza e Brianza e della Provincia di Lodi e i servizi urbani del Comune di Lodi e dei Comuni non capoluogo inclusi nella Città Metropolitana di Milano, nelle Province di Monza e della Brianza e di Lodi” come specificato nella nota del 18 settembre. 

# 4 lotti in partenza per un affidamento dei servizi di 7 anni e un valore complessivo di 1,3 miliardi di euro

Credits ohmywheels IG – Bus 701

Il bando in fase di avvio riguarda 4 lotti su 6, per un valore complessivo di 180 milioni di euro annui e una produzione-obiettivo di 48 milioni di vetture- chilometri, sempre su base annuale. La durata dell’affidamento dei servizi è prevista per 7 anni e quindi per un totale di 1,3 miliardi di euro. Questi i servizi su gomma a gara:

  • Nord-Ovest milanese e della Brianza occidentale (Castanese, Legnanese, Rho e Bollate, Groane);
  • Nord-Est milanese e della Brianza centrale (Seregno, Vimercatese, Valle dell’Adda);
  • Sud Est milanese e della Provincia di Lodi (Martesana, Paullo, Zelo Buon Persico, Melegnanese, Lodigiano, Lodi, Bassa Lodigiana);
  • Magentino;
  • Abbiatense;
  • Binaschino.

# A dicembre 2026 in programma la gara europea il trasporto pubblico di Milano

Mappa metro Atm

La patata bollente è in programma però solo il prossimo anno. A dicembre 2026, se non ci saranno ulteriori rinvii, prevista la maxi gara per tutto il trasporto pubblico del Comune di Milano: bus, filobus, tram e metropolitane.

Fonte: Il Giorno Milano

Continua la lettura con: Ufficiale! M4: c’è la data del primo viaggio tutto blu…e si fa festa con spettacoli gratis lungo il percorso

FABIO MARCOMIN

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Una giornata a Roma: lo choc di una milanese nella Capitale

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Credits Dmitry Zvolskiy-pexels - Guardare Roma

La giornata di una milanese a Roma. Raccontata sul Corriere.it. Un’esperienza da film horror…

Una giornata a Roma: lo choc di una milanese nella Capitale

Estratti da La giornata di una milanese a Roma: «Taxi inesistenti e bus senza orario, 90 minuti per fare 4,8 km. Avrei fatto prima a piedi» di Rita Querzè

# Un taxi a Roma? «Come chiedere un elicottero»

Roma, mattina del 19 ottobre. Foto di M.Z.

Roma promette una giornata splendida. (…). Ma tutto volge al peggio quando, alla reception, chiedo un taxi. L’addetto mi guarda come se stessi pretendendo un passaggio in elicottero: «Signora, si metta in coda». Prima di me c’è già un distinto signore che spera nella risposta del radiotaxi: «Sono in attesa da 20 minuti, nessun segno di vita». (…)

# «A Termini una fila tale che non arriverebbe più»

Roma, mattina del 19 ottobre. Foto di M.Z.

Il receptionist: «Signora, non mi guardi così!». «Lo so, lei non c’entra nulla, ma mi dia almeno un consiglio, che cosa posso fare? Vado a mettermi in coda per un taxi davanti alla stazione Termini che è qui a due passi?». «Ma no signora!», mi rispondono con compatimento da dietro il bancone. «C’è una fila tale, talmente lunga a quest’ora, che non arriverebbe più!». Intanto il radiotaxi continua a produrre solo la musichetta dell’attesa. Una addetta della reception che ha seguito tutta la conversazione si avvicina: «Guardi che dal piazzale della stazione parte il 910 che va proprio all’auditorium parco della musica. Io abito nei pressi, ci mette 25 minuti». Sicura? «Si, 25 minuti. E di solito è anche mezzo vuoto».

# La fermata del bus «doppia»

Credits odisseaquotidiana IG – Bus a fuoco a Roma

(…) Di corsa attraverso il piazzale, compro il biglietto. «Dove è la fermata?». «Laggiù». Peccato che sia segnalata in due punti diversi. «Scusi, parte da qui il 910 direzione auditorium?». «Si, corretto, devo prenderlo anch’io». (…) Ma l’autobus non arriva, nonostante Google Maps dica che dovrebbe passare alle 9.25. E sono le 9.25. Allora mentre aspetto mi metto al telefono e chiamo il radiotaxi. Ovviamente c’e la solita musichetta ma nessuno risponde. L’idea è: se arriva il bus bene, ma se il radiotaxi risponde cambio al volo i piani. Finalmente dal cellulare emerge una voce femminile. Spiego dove devo andare. «Resti in attesa». Credo di essere ormai a un passo dalla terra promessa ma torna la musichetta, la signorina all’altro capo del filo si è data alla macchia. La beffa è che una quantità di macchine bianche sfreccia davanti a noi.

# L’assalto ai taxi

I TASSISTI NON RAGGIUNGONO L_ACCORDO CON IL CAMPIDOGLIO E SCENDONO SPONTANEAMENTE IN PIAZZA, BLOCCANDO IL CENTRO DI ROMA – Fotografo: benvegnù-guaitoli

Un signore tenta il tutto per tutto, cioè di bloccare i taxi di passaggio nella speranza di beccarne uno libero. La disperazione è disperazione: lo raggiungo insieme con la signorina di prima. Scopriamo che andiamo tutti nella stessa direzione e allora facciamo un piano: lui si apposta su una corsia, io sull’altra. Il primo che riesce a beccare un taxi libero chiama gli altri due e si va insieme. Intanto la ragazza che ci vede meglio di noi scruta i bus in arrivò: «310, non è il nostro». Tutto questo con la musichetta del radiotaxi attaccata alle orecchie. Finalmente torna a farsi viva la voce femminile: «Mi scusi, ma non riusciamo a trovare un taxi per lei». «Come non riuscite, insista! Io resto qui». Sono le 9.45. Ormai è chiaro: non arriverò in tempo.

# «Non era scontato che il 910 arrivasse»

Credits matteobasile-pexels – Trasporti Roma

Al top dello scoramento si leva alta la voce della giovane compagna di sventure: «910 in arrivo!». Non ci speravo più. A questo punto interrompo dopo 30 minuti l’inutile telefonata con il radio taxi. Saliamo accatastati uno sull’altro, il lato positivo è che, invece della lotta di tutti contro tutti è scattata una sorta di solidarietà: «Oggi il meteo metteva pioggia, invece c’è il sole – dice un passeggero -. Con il brutto tempo sarebbe stato anche peggio. E poi non era scontato che il 910 arrivasse, invece è passato. E poi vedrà che la faranno entrare lo stesso anche se un po’ in ritardo». È la dimostrazione che le difficoltà temprano. E rendono saggi. Bilancio della giornata: sono arrivata alle 10.20, per fortuna mi hanno fatto entrare nonostante il ritardo. Ma resta il fatto che ci ho messo un’ora e mezza per fare 4,8 chilometri. Avrei fatto molto prima a piedi.

Fonte: La giornata di una milanese a Roma: «Taxi inesistenti e bus senza orario, 90 minuti per fare 4,8 km. Avrei fatto prima a piedi» di Rita Querzè

Continua la lettura con: Il treno più veloce del mondo: farebbe Milano – Roma in un’ora 

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Il Tgv «low cost» Milano – Parigi: iniziata la vendita dei biglietti per l’inverno. E c’è una novità per la tratta interrotta

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trainline - Parigi-Milano

Anche per l’autunno e l’inverno viene rinnovata l’offerta per viaggiare a prezzi scontati da Milano e Parigi con l’Alta Velocità del Tgv. Una buona novità arriva invece per la tratta interrotta a seguito della frana avvenuta nell’agosto 2023. Come cambia il servizio, quanto costano i biglietti e dove si possono comprare.

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Il Tgv «low cost» Milano – Parigi: iniziata la vendita dei biglietti per l’inverno. E c’è una novità per la tratta interrotta

# Da Milano a Parigi a soli 39 euro

sncfvoyageurs IG – Nuovi treni TGV

Dopo il debutto nella primavera di quest’anno, aprono le vendite dei biglietti low cost  per andare con l’Alta Velocità da Milano a Parigi con TGV INOUI anche per la stagione autunno-inverno. Dal 18 al 29 settembre è attiva l’offerta per viaggiare dall’1 al 14 dicembre con biglietti per la seconda classe da 39 euro. Rimane valida anche la promozione per spostarsi con il TGV sulla tratta italiana tra Milano-Torino-Oulx, con biglietti in seconda classe a partire da 10 euro.

# Dove si posso comprare i biglietti

Sncf connect

Ci sono diverse modalità per l’acquisto dei biglietti. Online sul sito e sulla app SNCF CONNECT, fisicamente presso le agenzie di viaggio autorizzate SNCF. Per i possessori di della Carta Avantage resta attiva la promozione per comprare con il 30% di sconto sulle tariffe di prima e seconda classe, chi viaggia con i bambini dai 4 agli 11 anni compiuti può approfittare di uno sconto del 50% sul biglietto, sia sul viaggio singolo che su andata e ritorno. Per i bambini con età inferiore a 4 anni è previsto inoltre un pacchetto a 9 euro o il viaggio gratuito senza posto assegnato.

# Dal 15 dicembre si riducono i tempi di viaggio in attesa del ripristino integrale della linea

trainline – Parigi-Milano

A seguito della frana che si è abbattuta sui binari e sull’autostrada tra Modane e Saint-Jean-de-Maurienne, il 27 agosto 2023, la linea dell’alta velocità tra Milano e Parigi è stata interrotta. Al suo posto è stato introdotto un servizio misto treno/bus con bus sostitutivo da Oulx, in Val di Susa, che in due ore conduce a Saint-Jean-de-Maurienne. Da quel punto si sale nuovamente a bordo del treno. In attesa del ripristino integrale del collegamento ferroviario, dal 15 dicembre è previsto però un miglioramento. Il servizio di bus partirà da Modane in Francia, e non più da Oulx in Italia, consentendo una riduzione del tragitto da 1 ora e 30 minuti a soli 30 minuti e di conseguenza anche i tempi di percorrenza di tutto il viaggio da Milano a Parigi.

Continua la lettura con: Il TGV FRANCESE alla conquista dei milanesi: da ora in vendita i BIGLIETTI super CONVENIENTI per portarci via da MILANO

FABIO MARCOMIN

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Perchè a Milano non c’è Via Roma? Non è una dimenticanza ma un atto di ribellione

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In ogni città italiana, piccola o grande, c’è una via Roma, di solito in una zona centrale. A Roma esiste una via Milano, in pieno centro, nei pressi del Quirinale.
Ma a Milano via Roma non c’è.

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Perchè a Milano non c’è Via Roma? Non è una dimenticanza ma un atto di ribellione

Il fatto è diventato materia di cronache e di piccola controversia politica nel 2005 quando l’allora sindaco di Roma, Walter Veltroni, fece notare in modo un po’ piccato l’assenza di una via Roma al suo omologo di Milano, Gabriele Albertini.
Il sindaco di Milano apparve sorpreso e si impegnò a verificare e, nel caso, a intervenire: «Non credo», disse poi, «ma se Veltroni ha verificato quest’assenza la faremo.»

La mancanza di una via Roma a Milano la si giustifica di solito dicendo che c’è però corso di Porta Romana, che ricorda la capitale. Forse non tutti sanno che in realtà proprio questo nostro corso di antica memoria per un certo periodo (quello fascista) fu ribattezzato Corso Roma. Ciò avvenne in ottemperanza al Regio Decreto che voleva celebrare il decennale della marcia su Roma.

Dal 1931/1932, quindi, il Podestà di Milano Marcello Visconti di Modrone cambiò la toponomastica per accontentare il duce dell’impero. Corso Roma finì così sulle mappe stradali (come quella che qui riproduciamo dell’istituto Militare Italiano, del 1937) e sulle cartoline stampate nel ventennio (come questa, scattata all’altezza della crocetta e del teatro Carcano).

Caduto il fascismo e finita la guerra, le cose vennero presto rimesse a posto, e Milano tornò ad avere Corso di Porta Romana e non più una via dedicata alla capitale.

Con buona pace dei romani che hanno ben altro cui pensare.

Continua la lettura con: BREVE STORIA della MICHETTA, il pane di Milano

MILANO CITTA’ STATO

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Quale lingua straniera suona come il milanese?

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Università Bocconi. Esame spagnolo 1, seconda lingua. Avevo studiato poco, mi sono presentato all’orale forte di un consiglio di un amico: per l’accento è facile, parla con accento veneto e andrai alla grande. E’ uguale.

Così mi sono presentato e ho seguito il consiglio alla lettera, parlando in spagnolo calcando l’accento che ho ereditato dalla famiglia di mio padre. Calcavo talmente tanto che dopo ogni frase mi veniva da concludere con “ostrega”. Alla fine ho strappato una sufficienza risicata, ma non dimenticherò mai il commento del docente: la grammatica spagnola non la sai, ma ti ha salvato l’accento.

E’ stata un’esperienza utile che poi ho replicato nei miei soggiorni in Spagna, accorgendomi che è proprio così. Lo spagnolo e il veneto come accento sono identici.

E dopo aver vissuto diversi anni all’estero, mi sono reso conto che le assonanze delle lingue straniere con i nostri dialetti non finiscono qui, anzi. Ci sono delle somiglianze dei suoni a volte sorprendenti.

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Le affinità principali tra lingue straniere e accenti delle diverse parti d’Italia

#1 Spagnolo = Veneto

Credits: ahero_madrid IG

Mi immagino legioni e legioni romane proveniente dalle terre del Veneto che fondano l’Iberia, insegnando le versioni latine ai nativi. Il risultato è che se un veronese sente dire da uno spagnolo “se podrìa” o sentirsi augurare “Bon Nadal” a Barcellona, si può sentire a casa propria.

Dal punto di vista linguistico gli analisti dicono che lo spagnolo presenta delle affinità col veneto per le apocopi vocaliche finali, la sonorizzazione di consonanti intervocaliche e per alcune morfologie verbali.

#2 Portoghese = Genovese

Credits: carolr.lua IG

A 18 anni avevo un amico di Chiavari che si preparava all’esame di maturità. Cercava di convincerci che il francese era identico al genovese. Ne era tanto sicuro da puntare tutto sulla prova di francese. Il mio amico è stato bocciato e mi ha fatto capire che francese e genovese non erano poi così simili, specie nell’accento. Quello francese è raffinato, quasi spocchioso, il genovese è timido, fantozziano. No, non ci azzeccano nulla.

Invece mi sono accorto sentendo le interviste dei calciatori brasiliani che erano loro a sembrare portoghesi. Conferma maggiore l’ho avuta a Lisbona, quando mi sono trovato in una città che per suoni e mentalità sembrava la copia perfetta di Genova. Quella stessa cadenza un po’ malinconica, che forse tradisce per entrambi il senso di tristezza verso un mare che porta via i loro figli migliori, alla ricerca di terre nuove da popolare.

#3 Svedese = Piemontese

Credits: AFP PHOTO/ THOMAS KIENZLE – Svezia

Altro mito da sfatare è che il piemontese sia simile al francese. Sì, certo ci sono affinità storiche e vicinanze di parole e di grammatica, ma il suono è diverso. Invece ho avuto una grande sorpresa vivendo per alcuni mesi a Stoccolma. Ogni volta che in metropolitana sentivo nominare la fermata sgranavo gli occhi e mi sembrava di essere a Torino. Quelle ondulazioni nella penultima sillaba sono identiche. E mi bastava ripetere qualche parola di quella lingua a metà tra il tedesco e l’inglese da ricevere apprezzamenti dai locali per la pronuncia. Ma loro non sapevano che non stavo parlando in svedese: scimmiottavo il piemontese.

#4 Tedesco = Bergamasco

Su questo sono ferrato. Ho vissuto sette anni in Germania a lottare con la loro lingua e, a volte, con i loro abitanti. Ero nella città che era nata come una città caserma e che, quando ci vivevo io, era diventata la capitale degli scansafatiche: Berlino. Ho capito subito che la grammatica era una cosa impossibile, così ho iniziato a fare come i bambini, ripetendo i suoni. Mi sono accorto che soprattutto i tedeschi del sud, come i bavaresi e in parte anche gli svizzeri, assomigliano alla gente delle nostre montagne. Sarebbe facile a dire che sono come gli altoatesini, bella forza. La verità è che sono molto simili ai bergamaschi, lo stesso accento ruvido, scontroso, definitivo. E anche come mentalità ho trovato molte somiglianze.

#5 Milanese = Americano

Credits: ilgiorno.it – Seamen Football Americano Milano

In una classifica internazionale non possiamo di certo mancare noi. Questa affinità l’ho scoperta durante un’estate nel sud della Francia. Eravamo un gruppone di persone di tutti i paesi e ci si divertiva a prenderci in giro a vicenda. La lingua che usavamo per parlare tra di noi era l’inglese, ovviamente. Molti stranieri mi facevano notare che il mio era un accento americano e mi chiedevano se avessi vissuto là. La mia risposta era no, ma quando ho visto che davano dell’americano anche ad altri due amici milanesi che mi avevano raggiunto per qualche giorno, ho capito che il milanese quando parla in inglese diventa americano. Quel modo di dire “I’m from Milaaaan” è identico a come loro dicono “I’m Americaaaan”. E forse anche un po’ anche come mentalità: noi e loro convinti entrambi di essere i Number One.

Continua la lettura con: Parole in milanese intraducibili in italiano

ANDREA ZOPPOLATO

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La «stazione fantasma»: si scende dal treno e ci ritrova in mezzo al nulla

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credit: ehabitat.it

Il Giappone ha costruito una stazione in mezzo al nulla: è Seiryu Miharashi Eki, la stazione fantasma. Scopriamo il significato di questa stazione unica al mondo. 

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La «stazione fantasma»: si scende dal treno e ci ritrova in mezzo al nulla

Nel Giappone che tutti immaginiamo il lavoro è una parte fondamentale della vita degli individui, sino a diventare una vera e propria ossessione. I “karoshi”, così chiamati i lavoratori che si suicidano o che vivono in condizione di forte stress a causa del lavoro, sono un simbolo della concezione giapponese della laboriosità. Proprio per questo si è individuata la necessità di costruire una stazione fantasma, che porti in mezzo al nulla, per potersi fermare dalla routine travolgente.

# Seiryu Miharashi Eki: “la piattaforma di vista del fiume”

credit: ehabitat.it

Il 17 marzo 2019 è stata inaugurata la stazione di Seiryu Miharashi Eki, letteralmente piattaforma di vista del fiume, collocata tra la fitta vegetazione di una montagna e un fiume. Dalla banchina della stazione non si può raggiungere alcun paese, non ci sono rampe, cancelli o percorsi che conducano a una destinazione, non si può neppure prendere un caffè al bar perché nelle vicinanze non c’è assolutamente nulla se non la natura incontaminata. Rimanere senza niente da fare non è dunque una scelta ma un obbligo, l’unico modo per lasciare la stazione è aspettare il convoglio successivo e, nell’attesa, si può solo osservare la natura circostante per dimenticarsi momentaneamente dello stress legato alla frenetica routine lavorativa.

# Una cultura capitalistica distruttiva

credit: ehabitat.it

Potrebbe sembrare uno scherzo oppure un errore, invece è stata costruita dopo una profonda riflessione a seguito di un’analisi pubblicata dal governo di Tokyo nel 2016: da un sondaggio svolto su 10.000 lavoratori giapponesi, è emerso che circa il 23% delle persone lavora almeno 80 ore di straordinari al mese e la metà di tutti gli intervistati ha dichiarato di non prendere vacanze pagate. Questi preoccupanti dati sono il risultato di una cultura capitalistica molto radicata in Giappone, che non permette ai cittadini di considerare normale prendersi una vacanza o semplicemente una pausa.

# Il simbolo di una silenziosa ribellione

credit: ehabitat.it

E allora non sembra estremamente necessaria l’esistenza di un luogo in cui non c’è niente da fare? Non sembra necessario costruire una stazione in cui si fermano i treni ma soprattutto i pensieri? Seiryu Miharashi Eki è il simbolo di una silenziosa ribellione verso quella cultura che rappresenta allo stesso tempo il punto di forza e il tallone di Achille della società giapponese.

In questa stazione da un lato si perde lo sguardo tra il verde della vegetazione montana e, dall’altro, il rumore dell’acqua del fiume libera la mente dai pensieri negativi. Ma la cultura capitalistica non è un’esclusiva giapponese e un luogo in cui c’è spazio solo per la bellezza della natura servirebbe in ogni Nazione.

Leggi anche: La STAZIONE CENTRALE è la stazione più GRANDE d’Europa

ROSITA GIULIANO (Articolo originale del febbraio 2021, aggiornato dalla redazione)

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Le 10 più tipiche gite dei milanesi in autunno

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Il treno del foliage - Ph. @chi_viaggia_trova IG

L’autunno a Milano è fantastico. Soprattutto per chi può andare via. Foto cover: Il treno del foliage – Ph. @chi_viaggia_trova IG

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Le 10 più tipiche gite dei milanesi in autunno

#1 In una valle per funghi o per castagne

credits: @valleintelviturismo IG

Puntare a nord, va bene dappertutto. Tra i nostri posti preferiti suggeriamo la Valle del Curone (Lecco), la Val Camonica (Brescia), Parco Castagne (Bergamo) e Valle d’Intelvi (sopra Como). Ottimi anche i boschi di Appiano Gentile o i monti del lago Maggiore.

#2 Assistere all’estate indiana in Valdobbia (Valsesia)

Estate indiana
Estate indiana

L’estate indiana è un periodo che di solito va da inizio ottobre a metà novembre. E’ caratterizzata da giornate di nuovo calde che fanno seguito a giorni più freddi con le prime gelate. Ma l’aspetto più affascinante di questo fenomeno viene dalla natura con gli alberi che esplodono di colori prima di perdere le foglie. Lo spettacolo del foliage si può ammirare nelle valli alpine, come la Valdobbia (Valsesia).

Leggi anche: il treno del foliage

#3 Gita in teleferica sul Resegone

Resegone rifugio Azzoni
Resegone rifugio Azzoni

Il punto di partenza è situato in località Versasio. In 5 minuti permette di raggiungere i 1300m dei Piani d’Erna, sul Monte Resegone. Per gli amanti del brivido si può fare trekking fino alla cima del monte, un vero e proprio balcone da cui godere di una vista mozzafiato prima di rifocillarsi al rifugio Azzoni. Altre funivie o funicolari che portano sopra il lago di Como si trovano anche a Barzio con i Piani di Bobbio, Moggio con i Piani di Artavaggio, Pigra da Argegno e Margno con il Pian delle Betulle.

#4 Parchi avventura

Credtis: tree.experience.it – Parco Avventura Corvetto

I più arditi possono provare una scarica di adrenalina nei diversi parchi avventura presenti nelle vicinanze di Milano. C’è chi offre un volo sopra un canyon, la camminata sospesi su un filo o il bungee jumping. Settembre e ottobre sono ottimali prima della pausa invernale.
Segnaliamo il più grande parco della Lombardia (www.jungleraiderpark.com) o quelli più vicini: Rescaldina (Via Pietro Nenni, 20027 Rescaldina MI) o quello di Caglio (Lecco) con un percorso di circa due ore (www.jrpxtreme.com/). Per chi invece vuole fare poca strada c’è il parco avventura Corvetto. 

#5 Gita in barca sul lago di Como

Credits: @best_hotelsandresorts
Lago di Como

Già i laghi di per sé esprimono una romantica malinconia. L’atmosfera tipica per cogliere l’essenza del lago è proprio l’autunno, in una di quelle ultime giornate di sole che contengono già le avvisaglie dell’inverno. E vicino a Milano c’è uno dei laghi più belli del mondo. 

#6 Andar per tartufi (e vino) nell’Oltrepò pavese

credits: @teamoltrepo su IG

L’autunno è la stagione del vino. Basta fare qualche chilometro per vivere le atmosfere dell’Oltrepò la cui terra in questo periodo offre frutti squisiti. Gli amanti dei tartufi si possono spingere fino alla zona di Alba.

#7 Ultimo bagno in Liguria

Camogli

Niente di meglio che vivere una domenica dell’estate di San Martino al mare, facendo un ultimo bagno, senza la ressa del periodo estivo ma godendo di un mare ancora caldo. A ponente suggeriamo Varazze o Varigotti. A levante Camogli, Santa margherita e Recco con focaccia. 

#8 La gita per i ritardatari della Biennale di Venezia

theplan – Modulo alla Biennale di Venezia

Resterà aperta sino al 24 novembre: è il periodo giusto per la mostra internazionale d’arte di Venezia. Il meglio arriva alla fine, un po’ come per Expo.

#9 La biciclettata lungo l’Adda

Il classico punto di partenza è a Trezzo. Si può andare sino a Brivio (17,5 Km), a Garlate (28,5 Km) o a Lecco (34 Km).

#10 Gita culinaria nel parco del Ticino

Credits nicola_farise – Parco del Ticino

L’unico periodo che nel Ticino si possono trovare sia le zanzare che la nebbia.

MILANO CITTA’ STATO

Continua la lettura con: I 5 luoghi del paradiso per BAMBINI e RAGAZZINI nella Milano degli anni ‘70-‘80

FABIO MARCOMIN

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Milano è più grande di Parigi e di Barcellona

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Milano - Parigi

181,8 km²: è la dimensione di Milano. Per un confronto con altre città…

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Milano è più grande di Parigi e di Barcellona

# Milano è più grande di:

Zurigo (87,88 km²)
Copenaghen (88,25 km²)
Barcellona (101,9 km²)
Parigi (105,4 km²)
Napoli (117,3 km²)
Torino (130,2 km²)

credit: teleambiente.it – Parigi – Champs-Elisées

# Ma più piccola di:

Stoccolma (188 km²)
Monaco di Baviera (310,4 km²)
Vienna (414,6 km²)
Praga (496 km²)
Budapest (525,2 km²)
Madrid (604,3 km²)
Singapore (719,1 km²)
Amburgo (755,2 km²)
New York (789 km²)
Berlino (891,8 km²)
Hong Kong (1.104 km²)
Roma (1.285 km²)
Los Angeles (1.302 km²)
Città del Messico (1.485 km²)
Londra (1.572 km²)
Tokyo (2.188 km²)

Continua la lettura con: Quanti abitanti ha Milano?

MILANO CITTA’ STATO

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«Serve un’indennità salariale per chi lavora a Milano»

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Ph. @tulioziernesto IG

Dopo il ministro Valditara anche Carlo Cottarelli rilancia il ripristino di un meccanismo di retribuzioni basate sul costo della vita: l’unica soluzione alla “fuga di lavoratori” nel settore pubblico a Milano è di introdurre «un’indennità salariale per compensare chi vive in città con un costo della vita più alto». Vediamo i punti principali del suo punto di vista pubblicato su L’Espresso. Foto cover: attesa bus @tulioziernesto IG

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«Serve un’indennità salariale per chi lavora a Milano»

Taglio di corse, aumento dei tempi di attesa, disagi per chi usa il trasporto pubblico a Milano. Questo il risultato più visibile della “fuga di lavoratori” da Milano, in particolare per i servizi pubblici. Questo accade per un principio elementare: se lo stipendio è lo stesso per chi svolge una mansione, sono penalizzati i lavoratori che vivono in una città con il costo della vita più alta. A parità di stipendio, infatti, chi vive a Milano risulta molto più povero rispetto a chi guadagna gli stessi soldi ma vive, ad esempio, in Campania o in Sicilia, dove i prezzi risultano in media molto più bassi. La soluzione? Anche se non vuole usare il termine, bisogna recuperare il principio delle gabbie salariali. 

# Quando nel settore pubblico c’erano le Gabbie Salariali

La parola è orribile. Ma il principio è di grande equità. Il 6 dicembre 1945 vengono introdotte in Italia le Gabbie Salariali: lo stipendio per i dipendenti dipende dal costo della vita dell’area in cui vive. In questo modo l’uguaglianza tra chi svolge la stessa mansione non è sullo stipendio ma sul potere di acquisto. Inizialmente le zone erano quattro, dal 1954 sono diventate 14, con una differenza massima del 30% circa tra la zona con il salario maggiore e quella in cui il salario era minore. Nel 1961 il numero di zone viene dimezzate e viene ridotta al 20% la forbice. Dopo le contestazioni di fine anni Sessanta, nel 1969 le Gabbie Salariali vengono abolite. 

# Cottarelli: introdurre un’indennità per compensare l’alto costo della vita

Credits azionetoscana IG – Carlo Cottarelli

La fuga dei dipendenti pubblici da Milano è una realtà che colpisce i cittadini. Riguarda in particolare trasporto pubblico, sicurezza e istruzione. Già il ministro dell’Istruzione, Valditara, aveva dichiarato che occorre intervenire sui salari per renderli in linea con il costo della vita. Rilancia l’idea Carlo Cottarelli, che su L’Espresso scrive che il problema è facilmente risolvibile «con un’indennità salariale per chi deve affrontare un più alto costo della vita». Lo stesso Cottarelli ricorda come il sito dell’ISTAT presenti un calcolatore che consente di verificare come cambia la soglia di povertà a seconda di dove ci si trovi. Ad esempio, la soglia di povertà per una famiglia con due figli piccoli a Milano è di 1.920 euro al mese. Soglia che scende a 1.764 se la famiglia si trova a Roma, scende a 1.334 se vive invece a Palermo. Una situazione che determina delle disuguaglianze al contrario, penalizzando le aree più produttive, in particolare Milano, dove i costi sono più elevati. «Una soluzione va comunque trovata», conclude Cottarelli. 

Continua la lettura con: La rivoluzione inglese: lo smart working diventa “obbligatorio”

ANDREA ZOPPOLATO

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La rivoluzione inglese: smart working “obbligatorio” per tutti

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«E’ bizzarro imporre a tutti di andare al lavoro». A ottobre verrà presentata in Parlamento la riforma del lavoro del governo laburista presieduto da Keir Starmer. Le prime indiscrezioni parlano di una vera e propria rivoluzione. Vediamo i punti principali. 

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La rivoluzione inglese: smart working “obbligatorio” per tutti

Ph. 089photoshootings

Dopo 14 anni di governo conservatore, la sinistra si propone di regolamentare il mercato del lavoro per ridurre precarietà e abusi di potere degli imprenditori. Le prime anticipazioni delineano uno scenario rivoluzionario con alcuni interventi senza precedenti nel mondo. C’è molta attesa per la riforma che verrà presentata a ottobre. E anche molte preoccupazioni da parte delle aziende. Ma vediamo i 4 punti più dirompenti della riforma. 

#1 Smart Working “obbligatorio” 

credits: tiquets.com

Il «working from home» sarà un diritto, con le aziende che lo dovranno prevedere di default per i loro lavoratori. Andare in ufficio sarà pertanto una libera scelta del dipendente. Secondo il ministro dello Sviluppo Economico, Jonathan Reynolds, il lavoro da casa non ridurrebbe la produttività delle aziende. «E’ bizzarro imporre a tutti di andare al lavoro», conclude. 

#2 Settimana di lavoro di 4 giorni

Altro punto atteso è la riduzione della settimana lavorativa da 5 a 4 giorni. Questo per consentire un miglior bilanciamento tra lavoro e tempo libero. Non solo: il governo si attende anche un incremento dell’occupazione per colmare l’intero calendario di giornate lavorative. 

#3 Diritto a disconnettersi

Fuori dall’orario di lavoro niente mail, telefonate o comunicazioni di lavoro. I lavoratori inglesi avranno diritto a disconnettersi, tagliando completamente fuori dal tempo libero qualunque tipo di collegamento con i loro impegni lavorativi. 

#4 Diritti equiparati fin dall’assunzione

Credits jaydeep_-pixabay – Processo selezione HR

Altra promessa della campagna elettorale che sta per tramutarsi in legge. In campagna elettorale uno dei punti del programma era quello di equiparare i diritti dei neo assunti a quelli di tutti gli altri lavoratori. Una promessa che verrà (quasi) mantenuta. In realtà si anticiperà il momento dell’uguaglianza nei diritti da due anni a sei mesi dal momento dell’assunzione. 

# Le aziende sono sul piede di guerra

credit: https://www.rivistabc.com/

La riforma non è stata ancora presentata ma già si alzano forti le voci allarmate degli imprenditori. Secondo i proprietari d’azienda, la riforma rischia di colpire duramente l’economia del Paese. In particolare, lamentano i rischi di cause legali “opportunistiche” innescate dai lavoratori. Non solo: molte aziende, l’ultima in ordine di tempo è Amazon, stanno procedendo in senso contrario sullo smart working, richiedendo invece la presenza dei lavoratori sui luoghi di lavoro a causa della diminuzione di produttività. E sulla settimana corta non solo le aziende ma anche tra i lavoratori ci sono perplessità: nei casi in cui è stata già messa in atto, molti lavoratori si sono lamentati per l’eccessivo carico nelle singole giornate di lavoro. 

Continua la lettura con: Musk: in futuro il lavoro sarà un hobby

MILANO CITTA’ STATO

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Gli dei greci e le macchine: il significato dei nomi delle auto

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Maserati Quattroporte

Molti produttori di auto si sono ispirati all’antichità, in particolare ai nomi degli dèi, per battezzare i loro modelli. Questa non è affatto una scelta casuale: è un richiamo alla potenza e all’immortalità che evoca forza, prestigio e durata. Tra le divinità più comuni presenti nei nomi delle auto, troviamo dèi greci e romani che dominano ancora sulle nostre strade sotto forma di automobili. Vediamo alcuni esempi tratti dalla nostra vita quotidiana.

Gli dei greci e le macchine: il significato dei nomi delle auto

# La dea della bellezza: Toyota Yaris

ajgpfotografia-pixabay – Toyota gr yaris

Partiamo con la Toyota Yaris, un modello che prende il nome dalla divinità greca Charis, una delle Grazie. Le Grazie erano figure mitologiche conosciute per la loro bellezza e per la capacità di ispirare armonia, entrambe qualità che si riflettono nel design e nella praticità della Yaris. Questa vettura compatta incarna eleganza unita a funzionalità, con linee pulite e con una tecnologia intuitiva, proprio come l’equilibrio e la perfezione, ideali dell’antichità.

# Il dio della guerra: Marte nella Maserati Quattroporte

Maserati Quattroporte

Un altro esempio affascinante è la Maserati Quattroporte, un’auto che, sebbene il nome faccia riferimento al semplice numero delle porte, può essere vista come un richiamo alla potenza e all’autorità di Marte, dio romano della guerra. La sua potenza su strada, combinata a un design aggressivo, ne fanno un simbolo di dominio e superiorità, proprio come Marte rappresentava il trionfo nei campi di battaglia.

# L’agilità di Apollo nella Lancia Delta

Simone_ph – pixabay – Lancia Delta

Apollo, il dio greco della luce, della verità e della medicina, ha ispirato diversi aspetti della cultura e dell’ingegneria. La Lancia Delta, con il suo nome che evoca cambiamento e dinamismo, si associa bene alla figura di Apollo, che rappresentava il movimento costante del sole e l’equilibrio perfetto tra bellezza e prestazioni. La Delta è famosa per le sue caratteristiche sportive, simili alla versatilità di Apollo, divinità abile in molte arti.

# Tergicristalli in forma perfetta, come farebbero gli dèi

Le immagine sui tergicristalli Toyota Yaris sono tratte dal AUTODOC

Infine, per mantenere la tua auto all’altezza del suo nome mitologico, è importante prestare attenzione ai dettagli, come i tergicristalli. Per prolungarne la vita, ecco alcuni consigli pratici. Pulire regolarmente le spazzole dei tergicristalli con un panno umido per rimuovere sporco e detriti che possono causare abrasioni. È essenziale sostituire le spazzole almeno una volta all’anno per garantire una visibilità ottimale e una performance sicura. Scegliere sempre modelli compatibili (v. anche Come scegliere i tergicristalli per auto ?).

Con questi accorgimenti, non solo l’estetica della tua auto rimarrà impeccabile, ma anche le sue componenti funzioneranno al meglio, rendendo l’esperienza di guida fluida e sicura, all’altezza degli dèi greci e romani nel firmamento.

REDAZIONE

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Il «quartiere nel cielo»: c’è vita sui tetti di Lambrate

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Credits: ideogram.ai

Milano è da sempre al centro dell’innovazione. Da qualche anno i protagonisti del cambiamento sono i quartieri: NoLo, Mind, Porta Nuova, CityLife rappresentano esempi di originalità distintiva, ognuno facendo leva su qualche suo aspetto identificativo. Il futuro di Milano sarà sempre più in questa direzione? Abbiamo provato a immaginare come declinare questa tendenza nel quartiere simbolo dell’innovazione milanese: Lambrate. Il suo unico limite è il cielo: ma è davvero così?

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Il «quartiere nel cielo»: c’è vita sui tetti di Lambrate

# A Lambrate la vita sui tetti?

La vita a Lambrate scorre in alto. Sopra i palazzi fioriscono iniziative, spesso nate con il Fuorisalone. Per una città che ha imparato a puntare in alto, questo modo spontaneo di fare cose sui tetti potrebbe diventare un fattore distintivo per l’intero quartiere.

Lambrate, con la sua forte identità artistica e industriale, potrebbe essere riprogettata come un distretto creativo sospeso, unendo la presenza delle storiche fabbriche con l’innovazione architettonica.

Si potrebbero sperimentare nuove regole, inizialmente da testare nel solo distretto, per consentire più libertà sui tetti:

  • Sopralzi, nuovi appartamenti o vere e proprie piazze: i tetti di Lambrate potrebbero trasformarsi in spazi pubblici e luoghi di ritrovo aperti a tutti e non solo ai condòmini. Sarebbe il futuro degli eventi culturali, dei mercati, e delle aree di ritrovo.
  • Agricoltura urbana sui tetti: il passo successivo potrebbe essere sviluppare delle specie di “fattorie urbane”. Si tratterebbe di realizzare strutture pubbliche in cui coltivare orti comunitari o di giardini sospesi, con serre in cui far crescere ortaggi, fiori e piante aromatiche. Il risultato sarebbe duplice: migliorare la qualità dell’aria e produrre a chilometro zero in un contesto urbano.
  • Festival aerei: ogni anno Lambrate potrebbe ospitare festival sospesi tematici, durante i quali le strutture sopraelevate del quartiere si trasformerebbero in una rete di sale per eventi culturali sopra il livello stradale. Concerti, spettacoli, proiezioni cinematografiche, ma anche sfilate di moda che si terrebbero sopra il livello della strada.

Non solo innovazione. Invece di abbattere l’eredità industriale, la ristrutturazione partirebbe proprio dalla valorizzazione dei vecchi capannoni. La nuova Lambrate potrebbe  prendere ispirazione dalla High Line di New York, si potrebbero costruire strade pedonali sopraelevate che connetterebbero tra loro i tetti-piazze e queste stesse strade potrebbero divenire gallerie d’arte, laboratori creativi o spazi espositivi.

Continua la lettura con: Il Modello Citylife da estendere a Milano

MATTEO RESPINTI

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Riapriranno mai il ponte più amato dai milanesi?

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susetta IG - Ponte degli artisti

Una delle icone della città, dove i milanesi amavano passare sia per necessità che per svago, è chiuso ormai da oltre sette anni. Il futuro è avvolto dalla nebbia. Ritornerà mai alla luce il ponte più caro ai milanesi?

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Riapriranno mai il ponte più amato dai milanesi?

# Un simbolo indiscusso del quartiere 

Credits chiara_trumphy IG – Ponte di Porta Genova

Quanti milanesi e turisti avranno percorso il ponte in ferro di Porta Genova, tinteggiato di verde scuro, per spostarsi dai Navigli alla zona di Tortona e viceversa? Durante il Fuori Salone, molti si saranno trovati bloccati a causa della folla che invadeva la zona. Simbolo indiscusso del quartiere e di Milano, questo ponte è stato utilizzato per più di un secolo per oltrepassare i binari della linea ferroviaria per Mortara. Costruito tra il 1912 e il 1917 dalla Società Nathan Uboldi, nota per la realizzazione di numerose strutture in ferro come ponti, sovrappassi e passerelle pedonali, i cui progetti si trovano oggi nell’archivio del Castello Sforzesco. Si dice che l’azienda collaborasse con lo Studio Eiffel di Parigi per la progettazione delle sue opere. Questo luogo, così caro ai milanesi, è diventato nel tempo oggetto di numerosi soprannomi.

# I molti soprannomi affibbiati

Credits Gianapolo Rimondi FB – Ponte di Porta Genova

A questa struttura sono stati attribuiti molti soprannomi nel corso degli anni: il ponte di ferro, la scaletta, il ponte di Nana, il ponte dei 100 colori. L’ultimo, datato 2013, è “il ponte degli artisti”, il nome con cui ormai tutti i milanesi lo identificano. Fu proprio un gruppo di appassionati d’arte, che fondò un’associazione no-profit con l’obiettivo di valorizzare gli artisti desiderosi di diffondere l’arte libera e creare una rete di ponti artistici in Italia e nel mondo, a battezzare il ponte con questo nuovo nome. La lunga storia di questa icona si è interrotta però bruscamente in un giorno d’estate.

# La chiusura…temporanea nel 2016

susetta IG – Ponte degli artisti

Doveva essere solo questione di tempo. I milanesi attendevano infatti la riapertura del ponte dopo la sua chiusura in teoria temporanea avvenuta il 22 agosto 2016, per motivi di sicurezza. Dato lo stato di “di particolare interesse storico e artistico”, come definito dal Ministero dei Beni culturali, erano stati messi in cantiere alcuni interventi di messa in sicurezza e di sostituzione delle scale per poter essere di nuovo utilizzato. Così però non è successo e ad oggi non è stato comunicato nulla. Verrà mai riaperto?

# La passerella sui binari al piano strada per ripristinare la connessione tra due parti della città

Credits grazianomad IG – Passaggio sui binari Porta Genova

La chiusura del ponte aveva significato anche la cesura tra due parti della città, obbligando milanesi e turisti a fare un giro assurdo per passare da Porta Genova e Tortona. Per questo motivo nel 2017 è stata trovata una soluzione alternativa per mantenere il collegamento, una passerella a livello strada, dedicata alla stilista milanese Elvira Leonardi Bouyeure, conosciuta come “Biki”. La passerella attraversa i binari inutilizzati, mantenendone la traccia, e presenta due aperture sui muri perimetrali dello scalo ferroviario, una su via Tortona e l’altra su via Ventimiglia. 

Leggi anche: MARIA CALLAS, la Scala e BIKI, quel legame che ha fatto la storia dell’arte

# Il probabile futuro del ponte dopo la dismissione della stazione di Porta Genova prevista nel 2027

Tracciato M4

Il destino del ponte di ferro sembra comunque ormai segnato. L‘apertura integrale della linea M4 entro la metà di ottobre è infatti solo il primo passo per la futura dismissione della stazione ferroviaria di Porta Genova e la riqualificazione dell’intero scalo. Nel contratto di servizio tra Regione Lombardia e Trenord, valevole per il periodo 2023-2033, viene riportato tra gli interventi sulla rete ferroviaria lo stop al servizio dei treni nel 2027.

Progetto MAD 2017 per la stazione di Porta Genova

Le sue funzioni saranno trasferite alle stazioni di Romolo e San Cristoforo, quest’ultima in collegamento con la M4 e destinata a diventare il capolinea della futura Circle Line. Quando ciò accadrà, l’area subirà una trasformazione radicale anche se manca ancora un progetto di riqualificazione, e il ponte potrebbe perdere il suo significato. L’unica speranza è che la struttura venga conservata come monumento storico.

 

Continua la lettura con: Che fine farà Porta Genova?

FABIO MARCOMIN

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La nuova classifica degli «aeroporti più apprezzati d’Europa»: chi vince il derby tra gli scali milanesi?

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viaggiarenews_ IG - Aeroporto Istanbul

Quali sono gli scali europei che offrono l’esperienza migliore? Un noto portale di prenotazione di case e appartamenti vacanza d’Europa ha realizzato una classifica con i quelli più apprezzati dai viaggiatori, estrapolando i dati dal database di Google Maps. Tra questi ce ne sono diversi italiani, ma nessuno in top ten. Scopriamo quali sono e la graduatoria completa delle prime dieci posizioni.

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La nuova classifica degli «aeroporti più apprezzati d’Europa»: chi vince il derby tra gli scali milanesi?

# Come è stata elaborata la classifica

viaggiarenews_ IG – Aeroporto Istanbul

Nella valutazione di un’esperienza di viaggio conta anche quella offerta dallo scalo in cui si atterra e da cui si decolla, se si sceglie l’aereo come mezzo di trasporto. Holidu, uno dei più noti portali di prenotazione di case e appartamenti vacanza d’Europa, ha realizzato una classifica con i migliori aeroporti d’Europa, che offrono esperienze eccezionali, aiutando i viaggiatori a fare scelte informate e godersi al meglio il proprio viaggio.

Per la ricerca sono stati estrapolati la valutazione media e il numero di recensioni di Google Maps per i 100 aeroporti più frequentati d’Europa, basandosi sul numero di passeggeri. Tutti gli aeroporti in Russia, Ucraina così come quelli non operativi sono stati esclusi da questa classifica. Gli aeroporti sono stati ordinati dal punteggio più alto al più basso, privilegiando quelli con più recensioni, privilegiando quelli con il maggior numero di recensioni in caso di parità nel punteggio

# Il migliore in assoluto è lo scalo di Istanbul

Holidu – Top ten migliori aeroporti d’Europa

In testa alla graduatoria per distacco c’è l’Aeroporto di Istanbul, con una valutazione su Google di 4,4 su 101.956 recensioni. Nel 2024 è stato votato come migliore nel sondaggio “World’s 10 Best International Airports” organizzato ogni anno da Travel and Leisure. Al secondo posto troviamo Francisco de Sá Carneiro di Porto con identico punteggio di 4,4 ma appena 26.608 recensioni, al terzo l’Aeroporto Internazionale di Atene con 4,3 e 42.920 recensioni. Sul podio quindi nessuno scalo dell’Europa Centrale. 

Al quarto posto c’è lo scalo Václav Havel di Praga con un punteggio di 4,3 e 26.441, stesso punteggio e 26.317 recensioni per l’Aeroporto di Zurigo, valutazione di 4,3 e 19.755 recensioni per quello spagnolo di Alicante e quello norvegese Oslo-Gardermoen sempre con 4,3 e 17075 recensioni. A chiudere la top ten, che non vede aeroporti italiani, sempre con 4,3 punti, ci sono l’Helsinki, lo scalo Internazionale di Malta e l’Aeroporto di Salonicco “Macedonia”.

# Undici aeroporti italiani in classifica, ma nessuno in top ten. Linate batte Amsterdam, Londra e Francoforte: Più indietro Malpensa e Orio

Holidu – Migliori aeroporti italiani

Scorrendo la classifica si possono trovare ben 11 aeroporti italiani, tutti oltre il decimo posto. Il primo è quello di Roma Fiumicino alla posizione 14, con 4,2 di valutazione e 44.043 recensioni, apprezzato dai viaggiatori per l’ampiezza delle sue strutture e l’efficienza dei servizi, per la varietà di negozi e ristoranti e la qualità del servizio clienti. A seguire c’è lo scalo di Linate, in 19esima posizione e con identico punteggio ma sole 15.055 recensioni. In questo caso viene premiata la sua praticità e vicinanza al centro di Milano, ora collegato con linea metropolitana blu, offrendo un’esperienza di viaggio rapida e funzionale. Apprezzata anche la pulizia e l’organizzazione, perfetto per chi viaggia per affari o per brevi soggiorni. Il city airport tiene dietro, tra gli altri, gli aeroporti di Amsterdam, quelli londinesi di Heathrow e Gatwick, oltre a gli scali di Barcellona, Monaco di Baviera e Francoforte.

# Gli scali milanesi tutti in top 50

Credits deliluna IG – Malpensa

Gli altri scali milanesi, Malpensa e Orio al Serio, sono in 48esima e 49esima posizione, con un punteggio di 3,8 e rispettivamente 30.552 e 25.884 recensioni. Oltre la 50esima ci sono: l’Aeroporto Internazionale di Napoli, l’Aeroporto di Venezia-Marco Polo, il Falcone-Borsellino di Palermo, il Catania-Fontanarossa, l’Aeroporto Internazionale di Ciampino, il Marconi di Bologna e l’Aeroporto Internazionale di Pisa.

Continua la lettura con: Tipo Kenya o Bolivia: l’aeroporto italiano considerato (a sorpresa) tra i peggiori del mondo

FABIO MARCOMIN

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La prima tratta del «treno più veloce del mondo»: farebbe Milano – Roma in un’ora

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Il progetto, finanziato per circa 65,7 miliardi di euro, sta avanzando più velocemente del previsto. I primi treni sono già in costruzione, anche se il debutto è posticipato: saranno in grado di coprire circa 300 km in appena 40 minuti. Con questo nuovo treno, si potrebbe raggiungere Roma da Milano in un’ora e il mare in soli 15 minuti.

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La prima tratta del «treno più veloce del mondo»: farebbe Milano – Roma in un’ora

# Il “Treno proiettile”: corre “fluttuando” sopra i binari 

Il Maglev giapponese, conosciuto come “Bullet train” o treno proiettile, sfrutta una tecnologia a levitazione magnetica che elimina il contatto con i binari. Grazie a questa innovazione, il treno fluttua a circa 10 centimetri sopra i binari, sostenuto da un campo magnetico generato tra i magneti superconduttori installati sul treno e le spirali collocate lungo la linea ferroviaria. L’assenza di attrito tra ruote e binari consente al Maglev di raggiungere velocità superiori ai 500 chilometri orari con estrema facilità. La variazione di polarità nel campo magnetico genera una forza che spinge e al contempo tira il treno, permettendogli di avanzare rapidamente.

# Il convoglio corre al momento solo in una tratta urbana di 9 Km

japangrayline_inbound IG – Maglev

Attualmente, il sistema è operativo in Giappone solo su una breve tratta urbana, realizzata per l’Expo 2005. Questa linea, situata nella regione metropolitana di Aichi, si estende per soli 9 chilometri.

# In costruzione la linea di alta velocità da Tokyo e Nagoya: attivo un primo tratto di prova

Credits: ohayo.it

Al termine dei lavori, la ferrovia prenderà il nome di Chūō Shinkansen e sarà costruita per consentire al treno di raggiungere velocità straordinarie nel tratto tra Tokyo e Nagoya, attraversando le prefetture di Kanagawa, Yamanashi, Nagano e Gifu. Con una lunghezza di 286 chilometri, sarà la prima linea ferroviaria a impiegare il treno Maglev su tutto il suo percorso.

Attualmente è in funzione solo un tratto di prova di 42,8 km, la Yamanashi Maglev Line, a cui si aggiungeranno altri 18,4 km in costruzione, che faranno parte della linea commerciale. I cantieri sono operativi, e i lavori dovrebbero concludersi secondo il cronoprogramma più recente.

# Si percorreranno quasi 290 km in soli 40 minuti con punte di 505 km/h. Con questo treno si farebbe Milano-Roma in un’ora, fino al mare in 15 minuti

La compagnia ferroviaria giapponese prevede una velocità media di esercizio di circa 430 km/h, con punte di 505 km/h, con appena 40 minuti per percorrere la tratta. Se fosse esercitato sulla tratta di 477 km tra Milano e Roma, il viaggio durerebbe poco più di un’ora. Da Milano a Genova soli 15 minuti, come una metro per il mare.

# Inaugurazione posticipata al 2034: previste 4 fermate e un tunnel di 246 chilometri tra le montagne. Prevista l’estensione fino a Osaka 

Credits Satoshi Hirayama from Pexels – Osaka

La tratta tra Tokyo e Nagoya prevede quattro fermate intermedie: Samigahara, Kofu, Iida e Nakatsugawa, situate nelle rispettive prefetture. La maggior parte del percorso, circa l’86% che corrisponde a 246 chilometri, attraverserà aree montuose e sarà quindi costruita quasi interamente in galleria, con alcune sezioni che raggiungeranno una profondità di 40 metri. Oltre a permettere di attraversare le montagne, questo tracciato ha l’obiettivo di creare un’alternativa ferroviaria utilizzabile in caso di terremoti o tsunami. L’apertura della linea era prevista per il 2027, mentre il collegamento fino a Osaka dovrebbe essere completato entro il 2037, anticipando la scadenza originaria del 2045 grazie a un prestito del governo giapponese. Tuttavia, nel 2024, il presidente della Central Japan Railway Co Shunsuke Niwa ha affermato che a causa dei ritardi nella costruzione la tratta Tokyo-Nagoya non aprirà prima del 2034. Per la tratta fino ad Osaka non ci sono aggiornamenti sul cronoprogramma.

# A bordo del treno più veloce del mondo

 

Qual è il record attuale di velocità per un treno? Il primato mondiale è stato stabilito durante una corsa di prova martedì 21 aprile 2016, sulla linea sperimentale situata nei pressi del monte Fuji, nella prefettura di Yamanashi. Il Maglev L0 Series, sviluppato dalla Central Japan Railway Co. in collaborazione con Kawasaki Heavy Industries e composto da sette vagoni, ha raggiunto una velocità straordinaria di 603 km/h, mantenendola per 11 secondi e superando così i 600 km/h. Questo “Superconducting Maglev Shinkansen” verrà prodotto in 14 esemplari, già in costruzione, destinati alla nuova linea ferroviaria tra Tokyo e Osaka.

Continua la lettura con: Alta velocità in treno sotto l’Oceano tra Cina e Usa: è il progetto del millennio?

FABIO MARCOMIN

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Il Lido di Venezia avrà il «Mare»

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Un imprenditore tedesco scommette sul Lido di Venezia: un centro di alta ricerca medica e intelligenza artificiale, 900 posti di lavoro. La definisce «la Silicon Valley della salute».

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Il Lido di Venezia avrà il «Mare»

# L’ospedale marino

L’ospedale marino del Lido di Venezia è una struttura sanitaria risalente all’Ottocento, seconda in Italia dopo quella di Viareggio, destinata alla cura della tubercolosi infantile e di altre malattie. Chiusa dal 2003, è diventata la protagonista di un progetto particolarmente interessante.

Credits: @Vittorio Byrevi (FB)

# Progetto tedesco

Infatti, proprio in questa struttura l’imprenditore tedesco Frank Gotthardt, informatico di 74 anni, fondatore e presidente di CompuGroup Medical (azienda quotata presente in 60 paesi, con 600 dipendenti in Italia e un fatturato di 1,19 miliardi nel 2023) porterà «Mare», un parco tecnologico  di 28 mila metri quadrati dedicato alla ricerca in campo sanitario (quello che fuori dai nostri confini prende il nome di eHealth Technopark).

Credits: live.comune.venezia.it

Questo progetto vedrà hi-tech, big data, intelligenza artificiale e digitale al servizio della scienza medica per trovare soluzioni e applicazioni innovative a beneficio di pazienti e sanitari. Gotthardt spiega così il progetto: «La nostra visione è chiara, nessuno dovrebbe soffrire o morire perché non si è riusciti a trovare a ricavare le informazioni essenziali dai dati medici esistenti». Promette inoltre che Mare «Diventerà la Silicon Valley europea della sanità», grazie a un investimento previsto di 100 milioni di euro.

# Posa della prima pietra l’anno prossimo

Dopo la presentazione del progetto, la trattativa di Gotthardt con Cassa Depositi e Prestiti, il via libera da Regione e Comune e infine l’acquisizione dell’ex nosocomio (arrivata questa nello scorso mese di Luglio), si potrà finalmente dare inizio alla trasformazione.

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Credits: @Luigi Brugnaro (FB)

La posa della prima pietra sarà per il 2025, con l’obiettivo di inaugurare parte degli spazi nel 2027. Sorgeranno strutture all’avanguardia oltre a ristoranti, un centro fitness, un asilo nido. Il restauro del Teatro Marinoni e della Chiesa dell’Ospedale al Mare renderanno questi importanti spazi storici accessibili al pubblico. Il nuovo centro ospiterà oltre 900 scienziati provenienti da tutto il mondo e sarà dotato di strutture residenziali per più di 600 persone. Verrà così promosso un ambiente di lavoro e ricerca altamente qualificato e interconnesso. Tra pochi anni, il Lido avrà un nuovo quartiere, con giovani e famiglie che vi risiedono in pianta stabile.

Credits: live.comune.venezia.it

Continua la lettura con: Il CAPOLAVORO di DESIGN alle porte di Milano: l’ “OSPEDALE ASTRONAVE”

LUCIO BARDELLE

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I mille colori della Val Brembana: i 4 percorsi d’autunno

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a_passo_di_zampa IG - Camminata del sole e dei sensi

Una valle da scoprire a piedi, soprattutto in autunno quando la natura si tinge di mille colori.

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I mille colori della Val Brembana: i 4 percorsi d’autunno

#1 Il sentiero del sole e dei sensi

a_passo_di_zampa IG – Camminata del sole e dei sensi

Un percorso che attraversa la Val Serina, partendo dal comune di Costa Serina a 900 metri di altitudine. Dal paesino di Trafficanti e fino a Nespello, il tragitto attraversa la via Mercatorum, antico snodo commerciale. 5km complessivi, tra boschi e natura incontaminata.

visitbrembo.it – Il sentiero del sole e dei sensi

#2 Ferrata Maurizio 

dario_nisoli IG – Ferrata Maurizio

A nord di Monte Croce in provincia di Bergamo, una spettacolare ferrata a 1900 metri di altitudine da percorrere con il giusto equipaggiamento, per 5 km che attraversano salite, torri e una natura selvaggia intorno.

ferrate365.it – Ferrata Maurizio

#3 Salita al rifugio Laghi Gemelli 

giteinlombardia.it – Rifugio Laghi Gemelli

Partendo da Branzi, un percorso di 4 km che necessita di qualche ora di cammino e che giunge al rifugio situato a quasi 2000 metri di altitudine, tra bellissimi boschi, baite e laghi. In alternativa c’è il percorso che parte dalle baite di Mezzeno, o quello che parte dal Comune di Carona. 

bergamoxp.com – Salita al rifugio Laghi Gemelli

#4 Percorso Nembrini

visitbrembo.it – Rifugio Nembrini

Un percorso di circa 3 km, che giunge fino alla baita Nembrini, chiamata così in memoria di Claudio Nembrini che perse la vita sulle Ande Boliviane. Situata a nord del Monte Alben parte dal passo di Zambla, attraversa la conca di Alben ed infine arriva alla baita situata a più di 1700 metri di altitudine.

visitbrembo.it – Percorso Nembrini

Continua la lettura con: Le 7 migliori mete italiane per l’autunno

ALESSANDRA GURRIERI

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Le 7 qualità del «milanese vero»

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Centro Milano

Una specie che si sta estinguendo: i milanesi, quelli nati e cresciuti qui. Quando mi capita di dirlo c’è gente che rimane stupita come se chi vive a Milano fosse quasi solo gente che arriva da fuori. Ma esiste un’identità del milanese Doc? E in che cosa consiste?

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Le 7 qualità del «milanese vero»

1. Siamo meneghini

Meneghino e Cecca – Credits: Il Mirino

La maschera che rappresenta il milanese è Meneghino. Meneghino, da “Domenico”, è il servitore dei signori. Dove questo potrebbe essere ritenuto offensivo, a Milano è un motivo di orgoglio. Il milanese è bravo a servire, forse il più bravo di tutti. Perchè ritiene servire l’altro come un atto di grande dignità. Servire il cliente, servire il datore di lavoro, servire il Paese. Il milanese vero rispetta le regole e non considera una vergogna il rendersi utile agli altri. Anzi. Forse è perchè nei secoli abbiamo ricevuto ogni tipo di “signore” e di dominatore. C’è chi con il signore di turno ha un rapporto conflittuale, chi ha diffidenza, chi cerca di fregarlo. Il milanese lo serve e servendolo bene costruisce la sua libertà, obbligando ogni “signore” a dare valore alla città. Se non lo fa siamo pronti a qualunque cosa, anche a una rivoluzione.

2. Non siamo imbruttiti

il dogui, il principe, (anche se non era di Milano)

Il milanese è sobrio, ama l’ “understatement”. Il milanese vero è tutto il contrario dell'”imbruttito” che è invece uno che fa il milanese senza esserlo. Il milanese non ostenta, non fa il ganassa, fa più che dire. Gli piace vincere, aver successo, ma ama goderne con discrezione, senza magnificarsi con gli altri. Lo stesso nel modo di parlare, di vestire o di presentarsi: i milanesi veri non sono appariscenti, amano il bello non ciò che stupisce. Ha più cura dei cortili che delle facciate. Cosa insolita in Italia.

Leggi anche: il vero milanese non è l’imbruttito

3. Siamo pragmatici, calvinisti, un po’ asburgici

Il milanese vero si sente qualcosa di diverso. Con l’Italia abbiamo un rapporto contraddittorio, di appartenenza disincantata. Ogni milanese vero in fondo in fondo non si sente italiano: non per conflitto ma perchè sentiamo di essere qualcosa di più. Siamo cittadini d’Europa, figli di una cultura mitteleuropea, tra le infinite dominazioni sentiamo sempre forte il legame con la tradizione asburgica. Anche la religione a Milano è diversa. Il rito ambrosiano la rende distinta e sotto sotto la mentalità calvinista ci identifica di più di quella cattolica. Tutto questo si traduce in un sano pragmatismo nell’affrontare le questioni della vita.

4. La voglia di fare

Il milanese vive di azione. L’impegno, la cura nelle cose sono dei motivi di gratificazione. Anche i momenti di svago e il tempo libero sono vissuti in modo attivo. L’aperitivo, il week end, le ferie sono essi stessi dei progetti. Darsi da fare ovunque ci troviamo è il nostro tratto distintivo.

5. Siamo altruisti “mascherati”

credits: milano.repubblica.it

Milano ha il cuore in mano. Una definizione che resiste nei secoli. Ma l’altruismo del milanesi è sobrio, nascosto, modesto. Si aiuta perchè ci si sente bene a dare una mano a chi è nel bisogno, non per farsi belli agli occhi degli altri. E’ difficile trovare un vero milanese che non compia atti di sincera generosità. Ma è ancor più difficile venirne a conoscenza. Quando facciamo il bene siamo mascherati, come Zorro, come i supereroi. 

6. Usiamo Milano come criterio di valore

Centro Milano

I milanesi veri sono persone curiose, aperte al mondo: amiamo viaggiare e confrontarci con persone di ogni cultura. Siamo così da sempre. Però ogni volta che conosciamo un nuovo paese o una nuova cultura cerchiamo sempre di avere un criterio per l’analisi. Abbiamo un criterio estetico, sempre presente, ma non solo. Ovunque siamo e chiunque incontriamo portiamo con noi anche Milano, come base di confronto. Ci serve per ancorare qualunque concetto a qualcosa di concreto e di relativo.

7. Il vero milanese non esiste

@belenrodriguezreal
(instagram)

Chi siamo quindi? Una minoranza così piccola che si può dire che il vero milanese non esista. Il vero milanese è un fantasma, il vero milanese non è nemmeno per forza nato a Milano. E se lo è si identifica con il nonno o il prozio che veniva da fuori. Il vero milanese è veneto, pugliese, sardo, siciliano, svizzero, austriaco, cinese, marziano. O meglio: il vero milanese è il barista, il tassista, il manager, lo studente erasmus, il pierre, la ballerina, il portinaio, la musicista, è chi si mette a destra sulle scale mobili. Il vero milanese è chi arriva a Milano e si sente parte della comunità, il vero milanese è chi con la sua diversità rinforza l’identità della nostra città.  

Continua la lettura con: quello che le milanesi amano delle milanesi

ANDREA ZOPPOLATO

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