6 marzo 1475. A Caprese (oggi Caprese Michelangelo) in provincia di Arezzo, in Toscana, nasce uno dei più grandi geni della storia dell’arte mondiale: Michelangelo Buonarroti. Tra le sue opere più celebri, una si trova a Milano.
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6 marzo 1475. Nasce Michelangelo. La sua ultima opera si trova a Milano
# L’ultima opera di Michelangelo si trova al Castello Sforzesco
L’ultima opera del genio toscano si trova a Milano. E’ anche una delle sue più celebri: si tratta della Pietà Rondanini, opera in marmo alta quasi due metri, che il maestro iniziò a scolpire nel 1552 fino al 1564, anno della sua morte. La si può ammirare nel Museo del Castello Sforzesco a Milano dove è esposta dal 2 maggio 2015. Si tratta dell’ultima opera dell’autore, che secondo le fonti vi lavorò fino a pochi giorni prima di morire. Ma che cosa la rende così straordinaria?
# Maria sostiene Gesù: o è il contrario?
La Pietà Rondanini a lungo andata perduta venne poi ritrovata ed acquistata dal Comune di Milano che ha deciso di metterla in mostra al Castello Sforzesco. La scultura rappresenta Cristo defunto che viene sorretto da Maria dopo la crocifissione. Anche se in realtà l’impatto visivo sembra l’opposto, in tipico stile michelangelesco: sembra infatti che sia Gesù che sostiene Maria, per trasmettere il messaggio di come Cristo, con la sua morte, è diventato la salvezza per l’umanità. Una curiosità: sulla statua si notano anche dei ripensamenti, dei cambiamenti di impostazione da parte del maestro la cui morte gli ha impedito di cancellarli.
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Quante sono le leggende tramandate circa i poteri di guarigione di alcuni luoghi di Milano? Tante, almeno quanti sono i siti storici che hanno vissuto vicende alterne e tumultuose.
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Milano guarisce i mali: le malattie che si curavano in questi 5 luoghi miracolosi
#1 L’arca con i resti di Sant’Eustorgio guariva epilessia e cancellava le fatture malefiche
museomilano.org – Arca di San Pietro Martire a Sant’Eustorgio
Si diceva che l’arca che custodiva i resti di Sant’Eustorgio, tuttora presente in basilica, avesse il potere di guarire l’epilessia e annullare le fatture delle streghe.
#2 La statua di San Pietro da Verona contro il mal di testa
museosanteustorgio.it – San Pietro da Verona
Altra credenza, la colonna esterna sempre presso Sant’Eustorgio sulla statua di San Pietro da Verona, noto Inquisitore, rappresentato con uno spadone incuneato nella testa (più precisamente un falcastro). Sembra che ci si potesse rivolgere a lui per far passare i mal di testa. Ma non è finita qui.
#3 Il serpente nero che curava le malattie intestinali
divinamilano.it – Serpente nero
O che il mitico serpente nero, tuttora presente nella Basilica di Sant’Ambrogio, e posato su una colonna in granito in chiesa. Portato dall’arcivescovo Arnolfo II di ritorno da un viaggio da Costantinopoli (1002), sembrava che avesse avesse la capacità di guarire le malattie intestinali provocate dalla tenia e che i bambini milanesi fissandolo guarissero dai vermi.
#4 La “cattedra della fertilità” della Basilica di Sant’Ambrogio
milanoarcheologia.it – Cripta Sant’Ambrogio
Siamo ancora nella Basilica di Sant’Ambrogio.In una delle absidi della basilica, c’è una cattedra, intesa come seggio con braccioli di marmo o comunque di pietra, cosiddetta “cattedra della fertilità” che si diceva avesse il potere di “assicurare” un parto indolore alle puerpere con cui veniva in contatto. Probabilmente un retaggio delle antiche credenze pagane, sicuramente di estrazione celtica.
In alternativa alla cattedra, la stessa poggia su una pietra nera, portata dalle Crociate, detta anch’essa “pietra della fertilità”, che se toccata da una donna in attesa assicurerà un parto indolore.
#5 La nefasta Colonna Infame che faceva ammalare
Colonna infame
E che invece, al contrario, la nefasta Colonna Infame facesse ammalare. La Colonna Infame, ormai distrutta, a ricordo degli untori della peste, era posizionata in Piazza Vetra ed era in un luogo già malsano di suo per l’attività di concia delle pelli con acidi che vi si svolgeva. Ovvio che le malattie proliferassero.
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Lavorare in città e vivere nell’hinterland è spesso la scelta ottimale se si vuole contenere le le spese o se non si riesce a sostenere i costi della vita milanese. Meglio ancora se il tragitto casa-lavoro è percorribile in massimo mezz’ora. Vediamo quindi quali sono i comuni più economici raggiungibili in poco tempo, dove in media si trovano case a meno della metà che a Milano.
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Il paese con le case che costano meno (a 30 minuti da Milano)
# Come è stata effettuata la ricerca
Credits Andrea Cherchi – Zona Bocconi dall’alto
A Milano le ultime rilevazioni dei prezzi delle abitazioni relativi al mese di febbraio 2025 sul portale Immobiliare.it riportano il dato di 5.434 euro al mq. Questo significa che per l’acquisto di un’abitazione da 80 mq, configurabile come trilocale, bisogna mettere in conto in media circa 434mila euro. Un costo non sostenibile da tutti, mentre fuori città si possono trovare prezzi più abbordabili. Abbiamo quindi innanzitutto individuato i comuni a una distanza di circa 30 minuti da Milano o poco meno, sia con i mezzi pubblici che con l’auto privata. Poi, estrapolando i dati dallo stesso database, abbiamo selezionati i dieci più economici dove comprare casa.
Vediamo i risultati che sono emersi.
# Nella top ten nessun comune ad ovest, uno solo a sud
milanoguida.com – Cusano Milanino
#10 Al decimo posto tra i paesi con i prezzi più bassi, troviamo Cusano Milanino che registra un prezzo al mq di 2.876 euro
#9 al nono c’è Vimodrone con 2.697 euro al mq
#8 all’ottavo Novate Milanese con 2.633.
#7 a seguire troviamo a nord ovest Pero con 2.601 euro al mq
#6 Cormano a nord con 2.473 euro al mq
#5 Per la quinta e la quarta piazza troviamo rimaniamo sempre a nord con Rho 2.348 euro
#4 e poi Bollate, dove una casa costa 2.330 euro al mq.
# Il comune più economico a mezz’ora da Milano: 181mila euro in media per un trilocale di 80 mq
liciagaia IG – Lago Parco Nord, Paderno
Arriviamo ai primi tre.
#3 Sul gradino più basso del podio troviamo San Giuliano Milanese, l’unico a sud della città in questa graduatoria, con 2.325 euro al mq per un’abitazione.
#2 La seconda posizione spetta a Pioltello, nell’hinterland est, dove per andare a vivere servono in media 2.280 al mq.
#1 Il comune più a buon mercato risulta Paderno Dugnano: per un trilocale di 80 mq si spende in media 2.270 euro al mq e quindi circa 181mila euro, meno della metà rispetto a Milano. Facilmente raggiungibile con la linea S1 e in futuro dalla metrotranvia Milano-Limbiate, dista circa 15 km da piazza del Duomo. Una delle principali attrazioni è il Parco Lago Nord, un’area verde con un laghetto artificiale che offre spazi per passeggiate, picnic e attività all’aria aperta, realizzato dove prima c’era una cava.
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Spesso si scappa da Milano per mettersi in contatto con la natura. Eppure ci sono luoghi dove sentirsi in campagna restando in città. Scopriamo insieme quali sono.
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La campagna dentro Milano: 10 luoghi dove ci si ritrova immersi nella natura
#1 Nella natura selvatica del Bosco in Città
Credits fabiolaaaaa_paganelli IG – Bosco in città
Bosco in città è un parco di circa 110 ettari situato ad ovest della città nel Municipio 7. Oltre che a zone di bosco, orti urbani, prati e campi coltivati, il parco è attraversato da diversi corsi d’acqua che si intrecciano in un punto a formare un vero e proprio lago.
Il Parco delle Cave con 135 ettari è il terzo parco di Milano per dimensioni e sorge nell’ex area delle 5 cave sorge. Inaugurato nel 2002 ospita un percorso di 5 chilometri per gli amanti della corsa, piste ciclabili, percorsi botanici, quattro campi da bocce, calcio, basket e percorsi equestri. Al suo interno sono presenti 3 “grandi laghi”, alcuni dove si può praticare la pesca sportiva, e sono custodite due antiche cascine, Cascina Linterno e Cascina Caldera. Una vera oasi naturale in cittàricca di vegetazione autoctona e di fauna quali anfibi, rettili, uccelli, conigli ed addirittura volpi.
#3 Perdersi nei boschi del Parco Nord
Credits: @freeturtle Parco Nord
Il Parco Nord è nato dall’unione di più parchi e dalla conversione di una parte del piccolo aeroporto di Bresso. Si estende per circa 640 ettari in sette comuni oltre Milano ed è definito un parco periurbano metropolitano. Il secondo parco più grande della città ospita al suo interno due laghi e un bosco, dove sentirsi a stretto contatto con la natura, oltre a percorsi ciclopedonabili che connettono le diverse zone. Alcune aree sono praticamente non attraversabili per la densità di piante, arbusti e altro ancora, questo a beneficio delle varie famiglie di animali presenti
#4 Tra i conigli di Citylife
Credits nadiamonzademarchi IG – Coniglio a Citylife
L’avveniristico quartiere di Citylife non è fatto solo di grattacieli iconici, architetture di design e negozi di moda. La riqualificazione di quello che era un tempo la Fiera di Milano ha portato anche alla realizzazione di uno dei parchi più grandi in città. Nei pressi dei cespugli si nascondono e corrono in mezzo al prato molti simpatici coniglietti, una presenza insolita per una città e che ci trasporta direttamente in un paesaggio di campagna.
#5 Sentirsi in Amazzonia con i pappagallial parco Sempione
credits: albertocane.blog
A Milano ci sono anche i pappagalli. Per l’esattezza al Parco Sempione, una nutrita colonia di bellissimi pappagalli verdi sorvolano ogni giorno l’area e si ritrovano ogni sera su un acero americano. Si tratta di parrocchetti dal collare che svolazzano nel parco meravigliando i presenti.
#6 Dorino, l’ultimo mulino con macine e ingranaggi ancora integri
Credits streetview googlemaps – Molino Dorino
Il Molino Dorinoè l’ultimo mulino con macine e ingranaggi ancora integri esistente a Milano. Citato nelle mappe già nel XVII secolo veniva usato per macinare i cereali delle corti lombarde della zona. Possiede ancora le cinque macine, i relativi ingranaggi e le cinghie di trasmissione, tutto in buono stato di conservazione. Situato tra la stazione della metropolitana a cui ha dato il nome, il complesso architettonico della motorizzazione civile e il raccordo che collega la strada statale del Sempione e la Tangenziale Ovest di Milano, è uno dei resti della tradizione agricola milanese in città.
#7 La chiesa di San Marchetto nel parco delle risaie
Credits pieropiroddi IG – Chiesa San Marchetto con risaie
La struttura religiosa si trova nel mezzo dei campi del Parco Agricolo Sud di Milano, per l’esattezza nel Parco delle Risaie. Come si nota dalla foto, in primavera quando i campi vengono allagati sembra quasi sospesa su un isolotto. L’origine del nome S. Marco pare sia da collegare agli Eremitani di S. Agostino del Convento di S. Marco in Milano.
Forlanini è un parco urbano che con i suoi 750.000mq è il più grande di Milano e deve il suo nome all’aviatore Enrico Forlanini. Inaugurato negli anni ’70, è una vasta area alberata ed ombreggiata che predispone al relax, grazie anche al Laghetto Salesina, uno specchio d’acqua sia di falda che piovana. Intorno ad esso si possono fare piacevoli passeggiate estraniandosi per un istante dal caotico vivere cittadino.
#9 Boschetto di Rogoredo, un parco rinato dal degrado
Credits: @milano_pictures IG
Il boschetto di Rogoredo è stato per anni tristemente noto per le vicende di cronaca legati allo spaccio di droghe e ai decessi conseguenti al loro abuso. In seguito ad un’intensa attività di presidio delle forze di polizia, di allontanamento e presa in carico dei tossicodipendenti e successiva pulizia e ripristino dell’area, il luogo è ritornato ad essere fruibile dai cittadini come polmone verde lontano dai rumori e lo stress. La campagna che entra in città.
#10 Il parco delle Basiliche, una delle aree verdi più suggestive di Milano
Credits angela.damelio IG – Parco delle Basiliche
Il parco delle Basiliche è una delle aree verdi più suggestive di Milano. Circondato dalle storiche basiliche tra cui la Basilica di San Lorenzo, il più grande edificio a pianta centrale dell’Occidente cristiano, ha una vegetazione rigogliosa composta da olmi, platani e faggi e bordato da un roseto dalla superba fioritura. Un’oasi di pace e relax tra la natura in pieno centro.
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Il tema dei trasporti non stanca mai: a Roma in particolare se ne parla sempre con una certa insofferenza. Sono tanti i progetti in quest’ambito, neanche la metà di questi è stata realizzata, ma certamente il più ambizioso è quello dell’anello ferroviario o «circle line». Quando vedremo la realizzazione di questo progetto e quali sono state le occasioni mancate? Come costruirlo: sarebbe un progetto per il sottosuolo, dunque una metro, o affidato alle Ferrovie dello Stato? Ma soprattutto, a che cosa serve questa infrastruttura?
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La «Circle Line» a Roma: ci sarà un Grande Anello extraurbano?
# Cintura Nord: un passo avanti e due indietro
Ph: anelloferroviarioconstazioni – abitarearoma
Nel 2022, a Roma Nord, è stata riaperta la tratta Valle Aurelia – Vigna Clara, che era stata chiusa poco tempo dopo la sua prima inaugurazione. Questa riapertura aveva fatto ben sperare i romani, che credevano di vedere un avanzamento nel progetto di realizzazione del Grande Anello. Ma che si è rivelata un’ennesima illusione. Infatti, solo l’anno successivo, sono stati definanziati 173 milioni d’euro del PNRR originariamente destinati proprio ai lavori per la chiusura dell’anello. Non solo quindi un passo indietro, ma un vero e proprio stop radicale alle eventuali prospettive, senza considerare l’occasione persa per la stazione di Pigneto…
# Pigneto: l’occasione mancata per accelerare il processo
Ph: alberto.barrera.rodriguez – Instagram
Un altro passo indietro, sempre nel 2023, fu fatto sulla stazione di Pigneto. O meglio, più che un passo indietro, non si è sfruttata un’occasioneimportante per rivoluzionare la circolazione anche in questa zona della città. In questo periodo, infatti, andò deserta la gara per la costruzione della stazione che sarebbe divenuta un nodo importante tra diverse linee regionali e la Metro C, velocizzando scambi e spostamenti tra città e provincia. Ad oggi, sembra non esserci neanche la più lontana possibilità della chiusura dell’anello, così come non sembra essercene la volontà. I passi indietro e le occasioni perse sono la più chiara dimostrazione di questa tendenza negativa, ma se riuscissimo a concludere questo ambizioso progetto, la città quanto ne guadagnerebbe?
Finora abbiamo parlato dell’incapacità di concludere questo progetto ambizioso. Tuttavia, sarebbe altrettanto necessario indagare se, portandolo a termine, questo servirebbe a risolvere i problemi di traffico e lentezza dei trasporti. Contrariamente a quanto si pensi, infatti, il traffico che troviamo sul GRA, non dipende tanto dallo scorrimento sullo stesso, quanto dalla difficoltà di defluire dallo stesso in direzione del centro città. Infatti, i sistemi di circolazione non sono all’altezza dei grandi numeri che Roma sostiene quotidianamente. Questo dimostra quindi come Roma, ad oggi, non abbia bisogno tanto di un collegamento periferico, quanto di una capillarizzazione dei servizi di trasporto internamente alla città.
Nelle città dove si è resa necessaria la costruzione di una o più circle line, come Berlino, Londra, Parigi o, in prospettiva, Milano, questo è accaduto dopo la copertura della città con linee radiali della metropolitana. La circle line infatti serve proprio a creare un raccordo per queste linee. Linee che al momento scarseggiano all’interno del Comune di Roma.
Il solo anello ferroviario in questa fase perderebbe quindi la sua funzione fondamentale, quella di raccordo tra più linee. Pertanto il progetto collegato ad esso dovrebbe riguardare invece un piano di riqualifica organica del nostro sistema dei trasporti. Questo ci fa intuire quanto siamo ancora indietro su questo tema e, conseguentemente, quanto è urgente insistere affinché quel poco che viene promesso sia mantenuto.
Durante il ventennio fascista Milano è stata protagonista di diversi episodi importanti per la Storia, ma anche luogo di progetti e costruzioni architettoniche che sono rimaste fino ad oggi.
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Le 3 opere megalomani che si volevano realizzare nella «Milano fascistissima»
# Le opere fasciste a Milano
Palazzo di Giustizia di Milano – https://sintesipolitica.it
Lo stile dell’arte e architettura durante l’Italia fascista consiste in un incrocio tra il razionalismo e il classicismo neo-romano, quindi un’architettura esemplare e dogmatica, dalle linee decise e dimensioni imponenti, monumentali. Dei chiari esempi sono la Stazione Centrale e il Palazzo di Giustizia.
Interno della Stazione Centrale di Milano
# La Milano “fascistissima” del Podestà Belloni: grandi viali, tram e Idroscalo
Bordoni, Carminati, Caneva – Progetto per Piazza del Duomo, 1927
Il primo podestà di Milano fu Ernesto Belloni, legatissimo al regime e intenzionato a lanciare molti progetti di realizzazione di opere pubbliche nella città. Lui volle far diventare Milano “fascistissima”: oltre a voler espandere la città incorporando i comuni limitrofi, l‘idea principale del podestà era quella di risolvere i problemi di traffico nel centro cittadino e di pianificare grandi viali e grandi piazze in cui potessero sorgere monumentali palazzi ed edifici.
Diede il via alla costruzione dell’idroscalo, del Palazzo della Mezzanotte come nuova sede della Borsa, eliminò il Carosello Tranviario di piazza del Duomo e approvò la progettazione dei nuovi tram Carrelli, quelli che circolano ancora oggi. Progetti tutti a debito del popolo milanese.
# Le opere “fascistissime” mai realizzate: il quartiere monumentale, le torri gemelle e l’anello verde attorno a Milano
Tante le idee che invece non videro mai la luce. Le tre principali furono:
#1 la realizzazione di un quartiere monumentale in zona Cà Granda
Alberto Alpago-Novello – Progetto per un nuovo quartiere monumentale a sud della Cà Granda, 1927
#2 le torri gemelle di piazza Duomo
#3 la realizzazione di un anello di verde che circondava totalmente Milano
# Il tramonto della Milano del Podestà Belloni
Lo stesso fascismo fu la mano che impedì a Belloni di continuare con i suoi piani di restaurazione milanese: la lotta intestina tra i fascisti fedeli a Mussolini e i fascisti squadristi di vecchio stampo vide il culmine proprio in questi anni. Il podestà di Milano venne accusato da questi ultimi, tra varie cose, di essere il destinatario di tangenti e quindi di approvare progetti non necessari con il solo scopo di guadagnare. In seguito ad un processo giudiziario venne costretto a dimettersi e al confino forzato nella piccola Vetri, in Campania.
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Una startup tedesca si offre di congelare il nostro corpo e cercare di risvegliarci nel futuro per 200.000 euro. Il meccanismo è semplice: si congelano i corpi nell’azoto liquido, finché la tecnologia del futuro possa risvegliarli e farli vivere per sempre. Magari ringiovanendoli. Oltre 650 clienti hanno già aderito.
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Finiremo tutti surgelati? L’azienda che assicura l’immortalità sottozero: questo il suo prezzo
# La nascita di una startup visionaria
tomorrow.bio
Tomorrow bio è una start-up berlinese che si occupa di crionica ed offre un servizio di conservazione del proprio corpo per un costo di 200.000 euro. È stata fondata nel 2019 dal Dr. Emil Kendziorra. Emil è un medico di formazione e ha trascorso anni come ricercatore sul cancro e imprenditore, prima di fondare l’azienda. Fernando Azevedo Pinheiro, un imprenditore con anni di esperienza, è entrato a far parte come COO e co-fondatore nel 2020. L’obiettivo di questa start up, come scritto sul loro sito web, è quello di far progredire la scienza medica con un reale impatto sul mondo. Collaborando con i maggiori esperti e effettuando test rigorosi, garantiscono che le loro innovazioni siano sia visionarie che affidabili, dando priorità alla trasparenza, alla sicurezza e a soluzioni pratiche per la salute umana e la longevità.
# La tecnica della crioconservazione
tomorrow.bio – Cryonics
L’azienda si concentra su metodi scientificamente fondati e processi decisionali basati sui dati per superare i confini della crionica e della biostasi. La criopreservazione umana è una procedura medica avanzata che permette di mettere un essere umano in completa pausa biologica dopo la sua morte legale. Lo scopo è mantenere le persone preservate fino a quando la tecnologia medica non sarà sufficientemente avanzata da curare la causa della morte e rianimarla. Questo offre ai pazienti la possibilità di beneficiare della tecnologia futura e di vivere potenzialmente una vita più lunga di quanto sia attualmente possibile.
Si tratta di una sperimentazione medica all’avanguardia e per questo non si può dire che è accessibile a tutti. Il costo è molto alto e, alla quota associativa pari a 50 al mese, si aggiunge il costo effettivo. Per i membri varia tra i 200.000 euro per la conservazione del corpo intero e i 75.000 euro per la conservazione solo del cervello. Per chi decide di optare per la criopreservazione all’ultimo minuto senza essere un membro di Tomorrow bio, i prezzi raggiungono un picco ancora più alto sfiorando i 230.000€ per tutto il corpo e i 115.000€ solo per il cervello.
# Come funziona il percorso
tomorrow.bio – Conservazione
Queste le fasi del percorso:
Fase 1. Le persone che desiderano essere criopreservate devono sottoscrivere un abbonamento, procurarsi tutti i documenti necessari e, con l’aiuto dell’azienda, assicurarsi che siano disponibili assicurazioni o fondi per pagare la procedura.
Fase 2. La maggior parte dei decessi può essere prevista in base a condizioni e circostanze mediche, quindi, quando ci sono i segnali che indicano che un paziente sta morendo, sarà inviata una delle loro ambulanze con un team specializzato a bordo. Non appena il paziente viene legalmente dichiarato morto, viene avviato il processo di stabilizzazione.
Fase 3. Il paziente viene raffreddato il più rapidamente possibile utilizzando il ghiaccio e acqua, dopo viene infuso il corpo con farmaci neuroprotettivi e anticoagulanti insieme ad un supporto cardiopolmonare (CPS). Questo stabilizza il paziente, rallenta il processo di degradazione e lo prepara alla crioprotezione.
Fase 4. Inizia ora la crioprotezione: durante questa procedura viene lentamente sostituito il sangue del paziente con un crioprotettore, raffreddando e proteggendo il corpo ulteriormente.
Fase 5. L’ultima fase è il trasporto del paziente nella struttura specializzata convenzionata in Svizzera. Nella struttura i pazienti crioprotetti vengono collocati in una camera di raffreddamento, nella quale la temperatura raggiunge i -120 °C: avviene un processo chiamato vetrificazione, che è una transizione del corpo simile al vetro. Dopo questo processo si rallenta il raffreddamento fino a quando il paziente ha raggiunto -196 °C.
Infine, i pazienti vengono posti in una capsula che poi viene introdotta in un dewar criogenico riempito con azoto liquido. Qui vengono conservati a tempo indeterminato, senza bisogno di elettricità: l’azoto liquido viene regolarmente riempito dal team in loco e da un sistema automatizzato.
# Oltre 650 clienti registrati e già 7 pazienti criopreservati
tomorrow.bio – Sede
Sempre più persone non sono disposte ad accettare la morte per cause che potrebbero essere risolte con i progressi della tecnologia e della medicina. La criopreservazione è la migliore speranza per il prolungamento della vita in futuro e Tomorrow bio gestisce servizi specializzati per avviare il processo di crioconservazione il più velocemente possibile.
Questa tecnica innovativa ha suscitato particolare interesse con oltre 650 clienti registrati e già 7 pazienti criopreservati. Sebbene il risveglio dei pazienti criopreservati non sia ancora possibile, non vi è alcuna ragione fondamentale per cui non sia realizzabile. Molte procedure mediche che erano inimmaginabili in passato sono oggi una pratica standard, proprio seguendo questo ragionamento le malattie incurabili di oggi potrebbero essere curabili in futuro e questa è attualmente la migliore opzione per un futuro risveglio.
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io abito in via Monte Cervino, ho visto crescere Citylife ed ho seguito il suo sviluppo sin dai tempi in cui un gruppo di persone si era opposto alla concessione della cubatura del quartiere a sfavore di più spazi verdi. Naturalmente ha vinto la cementificazione, e adesso ci sono palazzine una accanto all’altra a prezzi altissimi.
La situazione intorno a Citylife è drammatica, totale assenza della Polizia Locale, ogni intervento è devoluto alla buona volontà ed al senso civico di pochissimi, la situazione parcheggi è completamente anarchica, incivili utilizzano ogni spazio possibile per mollare auto e furgoni, spesso sono persone non residenti che confidano (a ragione) di non prendere la multa e lasciano il loro veicolo per poi utilizzare la metropolitana di piazza Amendola.
Dato che la polizia locale, con una mossa geniale, non lascia più l’avviso di contravvenzione, l’incivile reitera il reato fino a che, dopo 90 giorni, non gli arriva la multa. Mi piacerebbe fare qualcosa per cambiare la situazione.
Vi saluto cordialmente
VITTORIO TANTALO
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E io mi rendo disponibile a recapitare contravvenzioni invece che raccomandate.
IL POSTINO
Vuoi segnalare qualcosa, fare una domanda, sfogare la tua creatività o la tua disperazione? Manda una mail a info@milanocittastato.it (Oggetto: I fatti nostri).
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Un piccolo giardino botanico ispirato a quelli tipici liguri, realizzati su terreni scoscesi, che apre le porte a un paesaggio mozzafiato.
Milano-Giardino del Merlo
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Il «passaggio segreto» con vista sul lago di Como
# Un piccolo giardino botanico ispirato ai tipici giardini liguri
Credits brunofranchi1960 IG – Giardino del Merlo
Realizzato nel 1858 su un’idea di Giovanni Manzi, nobile di Dongo, il Giardino del Merlo è una piccola perla incastonata sulle pendici del Lago di Como, dove sorgeva un tempo l’antico castello di Gian Giacomo Medici. Si estende tra i comuni di Musso e Dongo ed è rimasto abbandonato per un lungo periodo, furono addirittura costruite delle cave di marmo al suo interno. Nel 2018 il giardino è ritornato ad essere visitabile dal pubblico grazie alla riqualificazione voluta dalla Comunità Montana Valli del Lario e del Ceresio.
Credits lele.gantezza IG – Giardino del Merlo
Un giardino botanico suggestivo che prende ispirazione dai tipici giardini liguri che si sviluppano su terreni scoscesi, con vegetazione locale e mediterranea, palme, agavi, eucapliti, e pareti rocciose ricoperte da fichi d’india.
# Il passaggio segreto dietro a un muro
Credits drcarlidavide IG – Giardino del Merlo
Se tutto questo non bastasse a rendere magico questo luogo ci pensa un passaggio segreto nascosto da un muro. Camminando lungo il perimento del giardino si può scovare infatti un punto mimetizzato tra le rocce che è una vera e propria porta.
Credits _valentinamalena_ IG – Giardino del Merlo
Una volta aperta inizia un sentiero, che conduce fino alla casa del guardiano, fatto di cunicoli, passaggi segreti e balconcini con affaccio sul lago. Si può poi scegliere di proseguire il cammino fino alla Chiesa di Sant’Eufemia da dove si può godere un vista incredibile sul Lago di Como.
# Come arrivarci
Il tragitto più rapido e breve partendo da Milano è tramite l’autostrada A9 e la statale SS340. Ci si impiega circa 2 ore e conviene parcheggiare l’auto nei pressi della Chiesa San Biagio nel comune di Musso e da quel punto proseguire a piedi per circa 10 minuti sul lungolago in direzione Dongo. Ad un certo punto sulla sinistra ci si troverà davanti ad un cancello nero, l’entrata che porta al giardino.
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Dopo la chiusura del bando si attende l’avvio dei lavori per raddoppiare l’attuale Museo del Novecento e la decisione finale sulla passerella da parte della Soprintendenza. Rivediamo tutto il progetto e quando potrebbe inaugurare il nuovo polo museale.
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Cammineremo su una passerella sospesa su piazza Duomo? Chiusa la gara d’appalto
Il 2021 è stato proclamato il vincitore del concorso ‘Novecentopiùcento’ per il raddoppio del Museo del Novecento. Lo studio Calzoni Architetti, guidato da Sonia Calzoni, ha superato altri nove partecipanti e si appresta a breve a vedere l’avvio dei lavori. Dopo la consegna del progetto esecutivo, definitivamente validato dal Comun di Milano, nel mese di febbraio 2025 si è chiusa anche la gara d’appalto per l’affidamento dei cantieri con una base d’asta di oltre 16,5 milioni di euro. L’investimento complessivo previsto è di 27 milioni di euro, di cui 5 milioni donati da Giuseppina Antognini, che includono anche la realizzazione di una passerella sospesa ancora da confermare.
# Cosa prevede il progetto di raddoppio del Museo del Novecento
Credits professionarchitetto – Raddoppio museo del novecento.jpg
L’intervento principale riguarda la riqualificazione dell’Arengario gemello, con l’obiettivo di creare un’armonia architettonica tra i due palazzi, formando così un organismo unico. Sono previsti oltre 1.000 mq di nuovi spazi espositivi e interventi significativi nel primo edificio. Tra queste modifiche, spicca la ristrutturazione dell’ingresso per le mostre temporanee al piano terra, che permetterà un accesso più diretto dopo l’acquisto del biglietto. Inoltre, un laboratorio di conservazione delle opere andrà a sostituire le sale conferenze e il deposito esistenti, migliorando così la funzionalità del museo.
Credits professione architetto – Nuove sale Arengario
Nel dettaglio si dovrebbe avere:
spazi espositivi al primo piano con una galleria di 84 mq ad alta quota e ulteriori spazi per consentire una fruizione dinamica delle opere;
un’area sperimentale di 43 mq, al secondo piano, accessibile tramite un montacarichi con porte in cristallo;
la sala apicale, con una superficie di 321 mq e una vista mozzafiato sulla città, illuminata in modo strategico per valorizzare le opere esposte e con un collegamento visivo con la sala Fontana dell’Arengario 1, dove è presente la celebre “Struttura al Neon” di Lucio Fontana.
Il percorso espositivo del museo dovrebbe spaziare dagli anni Ottanta fino alle più recenti esperienze artistiche, arricchito una significativa raccolta di opere chiave del primo Novecento, proveniente dalla Collezione Giuseppina Antognini e Francesco Pasquinelli, il cui valore ammonta a 15 milioni di euro.
# La nuova “piazza pubblica”, il bookshop e la caffetteria
Credits professionarchitetto – Caffetteria Museo del Novecento
Al piano terra e all’ammezzato, sotto il portico, trovano spazio:
una caffetteria;
un bookshop;
un auditorium con 120 posti dotato di sedute retrattili, che permetteranno di utilizzarlo come sala per installazioni.
Lo spazio libero al livello strada consente di avere una nuova “piazza pubblica” accessibile a chiunque.
# La passerella a specchio vista Duomo sospesa a 20 metri d’altezza
Arriviamo alla passerella, l’elemento più iconico del progetto. Lo studio Calzoni Architetti ha previsto una passerella posizionata a 19,65 metri, in linea con il terzo livello dei due Arengari, costituita da una trave reticolare fissata alle colonne laterali esistenti degli edifici, rendendola completamente reversibile. Lunga 18 metri e grande 50, è stata progettata come un proscenio e si poggerà sul tetto dell’edificio più basso, senza interrompere la vista della Torre Martini dall’Ottagono della Galleria.
calzoniarchitetti.it – Vista passerella
Il lato affacciato su Piazza Duomo si caratterizza per pareti trasparenti e leggere, mentre la parte inferiore da una struttura convessa a specchio. Questo design innovativo riflette le immagini e i movimenti della piazza, creando un effetto visivo unico.
# L’attesa del via libera dalla Soprintendenza
Level Creative Studio - Passerella Museo 900 dalla Galleria
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Level Creative Studio - Passerella Museo 900 dalla Galleria
Level Creative Studio - Passerella Museo 900
Sonia Calzoni, intervistata da “Il Giorno”, spiega come si è arrivati alla decisione finale sulla passerella: «La passerella è stata messa a punto su richiesta dell’attuale sovrintendente Emanuela Carpani, in accoglimento delle indicazioni fornite dalla precedente sovrintendente, Antonella Ranaldi […] vetrata nella parte alta e specchiante nella parte bassa, riscaldata d’inverno e refrigerata d’estate […] ha la forma di prisma, consentirà di avere una nuova visuale su Piazza Duomo dal terzo piano degli Arengari». L’idea, prosegue la Calzoni, è che «possa appartenere e far parte dello stesso museo, nel senso che in quell’area “in between“, come diciamo noi architetti, si potrebbero prevedere esposizioni artistiche o pannelli che illustrano i contenuti del Museo del Novecento.»
calzoniarchitetti.it - Passerella
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Passerella museo del Novecento
Level Creative Studio - Passerella Museo 900
calzoniarchitetti.it - Altra vista passerella
calzoniarchitetti.it - Vista serale passerella
Spetta alla sovrintendente Carpani il via libera definitivo. si attende la valutazione da parte deche ha chiesto la predisposizione di un modello in scale reale, almeno una campata per valutare i materiali che compongono la passerella e la relativa finitura superficiale.
# Inaugurazione del museo ampliato nel 2027
calzoniarchitetti.it – Sala museo
La partenza dei cantieri dovrebbe avvenire entro la prima parte della primavera, con una durata stimata in 700 giorni. L’inaugurazione è fissata quindi per il 2027, in ritardo rispetto alle previsioni iniziali a causa dell’iter per la passerella che ha allungato sensibilmente i tempi.
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Il British Museum di Londra è quanto di meglio possa chiedere un appassionato di arte e archeologia: è uno dei musei più grandi e importanti del mondo, è ricchissimo di collezioni provenienti da ogni angolo del mondo, trabocca di capolavori universalmente celebri. Ed è anche gratis. Però tutto questo potrebbe non basta a giustificare il fatto che la gran parte della collezione sia stata presa in terre lontane. Spesso con la forza o violando le leggi locali.
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150.000 opere originarie dell’Italia sono nel British Museum di Londra: non sarebbero da restituire?
# La storia del museo
traveling_hippos IG – British Museum
Vi siete mai chiesti da dove provengono gli oggetti del British Museum? Le origini del British Museum risalgono alla collezione di Sir Hans Sloane del 1753, un medico e naturalista britannico, che includeva oltre 80.000 oggetti raccolti in Giamaica. Sloane lasciò in eredità la sua collezione alla nazione per 20.000 sterline, portando alla fondazione del museo. Nel corso degli anni, il museo si è espanso attraverso acquisti, donazioni e acquisizioni durante il dominio coloniale, inclusi i Marmi del Partenone. Molti articoli della collezione provengono da diverse parti del mondo, tra cui Africa, Asia, Europa e Americhe. Mentre la collezione mette in evidenza le storie globali, solleva anche importanti domande su chi possiede questi oggetti e su come sono stati raccolti eticamente.
# Le opere più celebri (donate o prese con la forza militare)
Planimetria British Museum
Ora parliamo di tutte quelle opere di particolare importanza storica e artistica che però non sono custodite nella nazione in cui sono nate, ma che, perché date in dono o prese con la forza, fanno ora parte del patrimonio del British Museum. Sono quasi 150.000 le opere originarie dell’Italia esposte nel museo. Siamo il secondo paese più rappresentato, dopo l’Iraq. A lungo colonia britannica. Ma, a parte la straordinaria collezione tricolore, quali sono le opere più famose del museo londinese di derivazione straniera?
#1 La stele di Rosetta
sijmadicandhapajie IG – Stele di Rosetta
La stele di Rosetta non è solo una vecchia pietra scribacchiata, è il simbolo dell’ingegno e della perseveranza dell’uomo nel tentativo di raggiungere la conoscenza. Questa stele è stata fondamentale per la storia dell’archeologia egizia perché riportava un testo tradotto in tre lingue diverse: greco, demotico e geroglifico. Questo permise a Jean-Francois Champollion di decifrare i geroglifici egizi e comprendere la lingua dei faraoni dopo millenni che era stata dimenticata.
#2 Lo Stendardo di Ur
alezau78 IG – Lo Stendardo di Ur
È un antico reperto archeologico sumero che risale al 2.500 a.C. L’opera si compone di quattro pannelli di legno decorati a intarsio con madreperla, lapislazzuli e pietra calcarea rossastra. Le scene raffigurano due momenti differenti, la guerra e la pace, dove le figure sono in uno stile idealizzato e privo di profondità con alcuni elementi naturalistici nella resa degli uomini.
#3 I marmi di Partenope
justdidmolly IG – Marmi di Partenope
La scultura greca non finisce mai di stupire, specialmente quando, come in questo caso, è ai suoi massimi livelli. I marmi del Partenone non perdono la loro incredibile bellezza neanche quando vengono ricostruiti a migliaia di chilometri di distanza dal loro contesto, quello dell’Acropoli di Atene. Tra statue, bassorilievi e elementi architettonici viene da chiedersi se ad Atene ci sia rimasto qualcosa. Infatti, la questione della restituzione dei marmi alla Grecia è ancora molto discussa e nel corso del 2025 potrebbe trovare soluzione.
#4 Monumento delle Nereidi
azizdogdu IG – Monumento delle Nereidi
La tomba più imponente e affascinante della Licia, rinvenuta a Xanthos nel sud-ovest della Turchia, si presenta oggi sotto forma di una meticolosa ricostruzione di uno dei suoi lati. Il suo nome si ispira alle sculture femminili che adornano il monumento, raffiguranti graziose figure di donne che corrono sulle acque, identificate come le Nereidi, le affascinanti figlie del dio marino Nereo. Tra le Nereidi, spiccano le figure di Anfitrite, la moglie di Poseidone, e Teti, la madre di Achille, conferendo a questa tomba un’aura di mitologia e bellezza senza tempo.
#5 Busto di Ramses II
jlchampollion IG – Ramses II
Indubbiamente uno dei faraoni egiziani più celebri nella storia, Ramses II ha suscitato l’entusiasmo di numerosi archeologi grazie alla vasta quantità di monumenti e statue commissionati durante il suo regno. Questo busto, incredibilmente ben conservato, rappresenta uno splendido esempio della maestria della scultura egizia, evidenziando la straordinaria qualità artistica che caratterizza l’opera di quel periodo.
#6 Sarcofagi egiziani
pdjeliclark IG – Sarcofago
Per molti visitatori l’area dedicata agli antichi egizi rappresenta la principale attrazione del British Museum. Infatti, gli inglesi hanno collezionato una vasta gamma di reperti egizi sin dai primi anni dell’Ottocento durante le loro esplorazioni archeologiche. Al piano superiore, le sale custodiscono numerose mummie e sarcofagi, offrendo ai visitatori un affascinante viaggio nel mondo dell’antico Egitto.
#7 La statua dell’Isola di Pasqua
sbangs IG – Statua dell’Isola di Pasqua
La statua dell’Isola di Pasqua accoglie i visitatori nel settore dedicato all’Asia e all’Oceania. La grossa statua nera si chiama “Hoa Hakananai’a” che ironicamente significa ‘l’amico rubato’. È difficile datare con esattezza le statue realizzate in queste isole, ma si suppone che questo esemplare risalga più o meno al 1200. Originariamente queste statue erano colorate e spesso riportavano inserti di corallo nelle cavità degli occhi. La statua arrivò in Inghilterra nel 1868 e fu donata alla regina Victoria, che propose poi di darla al British Museum.
Il museo conserva patrimoni introvabili nei paesi di origine, un esempio lampante sono i Marmi del Partenone rinvenuti ad Atene e conservati al British Museum di Londra. Si tratta di una questione da tempo dibattuta, ma che non è mai stata risolta per via dell’assenza di strutture adeguate alla loro conservazione nei musei greci. Analogamente, il museo britannico detiene anche la più grande collezione di opere d’arte provenienti dalla Corea del Nord.
# Le opere italiane
Profilo di capitano antico (Leonardo Da Vinci)
Numerose sono anche le opere italiane custodite in questo museo, tra cui:
Leonardo Da Vinci, “Profilo di capitano antico”
Detto anche il Condottiero, è un disegno a punta d’argento su carta preparata di Leonardo da Vinci, databile a 1475-1480. Il disegno mostra un impettito capitano di profilo girato verso sinistra, indossante una fastosa armatura all’antica. L’elmo è decorato da volute, girali ed elementi floreali, che costituiscono la tipica criniera del copricapo.
Michelangelo Buonarroti, “Caduta di Fetonte”
È un disegno a carboncino su carta di Michelangelo Buonarroti, databile al 1533 circa. L’opera venne fatta per Tommaso de’ Cavalieri, per il quale l’artista disegnò anche un Ratto di Ganimede e La punizione di Tizio. Il mito di Fetonte, tratto dalle Metamorfosi di Ovidio, è rappresentato con tre gruppi di figure disposti in fila verticalmente.
Sandro Botticelli, “Allegoria dell’abbondanza”
Lo schizzo è stato realizzato da Botticelli a penna e poi ombreggiato su carta preparata con acquarello vermiglio. L’opera è non finita, poiché la cornucopia (il corno dell’abbondanza) e i putti a sinistra della dea sono rimasti a carboncino. Per Bernard Berenson, dopo la Primavera e la Nascita di Venere, questo foglio è l’opera in cui maggiormente si riflette l’arte di Sandro Botticelli.
“Vaso Portland”
Detto anche Vaso Barberini, si tratta di un vaso vitreo risalente all’epoca romana custodito a Londra. Si tratta del più famoso esempio di vetro a cammeo dell’antichità, in particolare risale a un periodo tra la metà del I secolo a.C., quando il vetro soffiato fu scoperto, e il tardo I secolo, quando i prodotti di vetro colorato cessarono di essere di moda. Secondo l’interpretazione più accreditata, sul vaso sarebbe rappresentata la nascita di Ottaviano e l’età d’oro da lui inaugurata.
Capitelli di alcune colonne del “Pantheon”
Il Pantheon, in greco antico il tempio di tutti gli dèi, è un edificio della Roma antica situato nel rione Pigna nel centro storico, costruito come tempio dedicato a tutte le divinità passate, presenti e future. Alcuni degli elementi superiori del sostegno verticale delle colonne, sono conservate proprio al British Museum di Londra.
Versione “Lely” dell’Afrodite accovacciata
L’Afrodite accovacciata era una scultura di bronzo di Doidalsa, databile al 250 a.C. circa. È un’opera nota in innumerevoli copie, tra cui la migliore è considerata quella marmorea senza braccia, ma una versione completa di qualità inferiore è proprio a Londra. La versione Lely proviene dalle collezioni Gonzaga raffigura la dea in una posa pudica, mentre si accorge di uno spettatore voltando la testa e cercando di coprirsi il corpo con le mani.
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5 marzo 1876. Esce il primo numero del Corriere della Sera. Ma in realtà si tratta di un remake. Almeno per il nome.
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5 marzo 1876. Esce il primo numero milanese del Corriere della Sera. Ma il primo Corriere non era a Milano
Corriere della Sera
Il Corriere della Sera oggi si identifica con via Solferino, simbolo di prestigio e storia nel cuore pulsante di Milano. Fin dagli esordi, nel 1876, il quotidiano scelse di radicarsi nel centro nevralgico della città, stabilendo la sua prima sede nella suggestiva cornice della Galleria Vittorio Emanuele II.
Eppure, pochi sanno che il nome Corriere della Sera affonda le sue origini ancor prima: nel 1866, un giovane di appena ventitré anni, Giuseppe Rovelli, tentò di dar vita a un giornale con lo stesso titolo a Torino. Il progetto, tuttavia, si spense dopo appena due numeri, soffocato dalla mancanza di fondi. Un destino momentaneamente avverso, che non impedì a quel nome di risorgere e imprimersi nella storia del giornalismo italiano.
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La super-metro dei treni ad alta velocità: si andrà da Milano a Mosca? E in queste altre città da sogno
# Nel 2026 si arriva a Monaco di Baviera, con Berlino nel mirino
Chatgpt AI – Frecciarossa in Europa
Manca un mese al ripristino dell’alta velocità tra Milano e Parigi, la prima corsa è fissata per l’1 aprile 2025. Nel frattempo si sta già guardando oltre, al collegamento veloce con Monaco di Baviera e successivamente fino a Berlino. Il trasporto ferroviario sta diventando sempre più una delle scelte preferite per spostarsi tra le città del Vecchio Continente. Si lavora infatti per andare in futuro fino a Londra, sognando ancora più in grande si potrebbe raggiungere persino la Scandinavia. C’è chi ha provato ad immaginare come potrebbe essere la rete europea nei prossimi decenni. Vediamo l’idea di “ramblingsofmax” su reddit.
# Nel 2050 da Milano treni veloci diretti a Siviglia, Amsterdam e Mosca?
ramblingsofmax – Alta velocità 2050 Europa
In questa mappa della rete europea dell’alta velocità al 2050 vengono ipotizzate alcune linee veloci dirette da Milano, anche se manca quella per Parigi. Vediamo quali potrebbero essere:
verso Siviglia in Spagna, con fermate a Torino, Genova, Nizza, Marsiglia, Perpignan, Barcellona, Saragozza e Madrid;
verso Amsterdam, con capolinea sud a Napoli e in futuro Salerno e forse la Sicilia, e stop lungo il percorso a Zurigo, Basilea, Strasburgo, Mannheim, Francoforte, Bonn, Colonia, Düsseldorf, Arnhem e Utrecht;
verso Mosca, ripristinando una connessione interrotta da tempo, con fermate a Verona, Innsbruck, Monaco di Baviera, Norimberga, Lipsia, Berlino, Poznan, Varsavia, Minsk e Smolensk.
# I collegamenti con cambi: Lisbona, Glasgow, Atene, Helsinki, San Pietroburgo e Istanbul
Alpcem-pixabay – Istanbul
Sono state poi immaginati altre direttrici, con città raggiungibili da Milano con un cambio treno:
da Faro in Portogallo, con stop successivi a Lisbona e Porto, attraverso la Francia e fino Stoccolma, per Helsinki e poi San Pietroburgo servirebbe un tunnel o un ponte. Per raggiungere queste città da Milano si dovrebbe cambiare a Parigi o Amsterdam;
da Marsiglia a Glasgow passando per Parigi, con fermate a Londra, Birmingham e Manchester. Partendo da Milano si dovrebbe scendere a Parigi oppure a Marsiglia;
da Nantes ad Atene, sempre con interscambio a Parigi oppure a Strasburgo per chi arriva da Milano, e linea che prosegue in parte sul tracciato per Vienna per poi fermare anche a Budapest, Belgrado e Sofia;
tra le altre mete ci potrebbero essere Istanbul da Amburgo, con cambio per i milanesi a Berlino o Vienna, San Pietroburgo salendo sul treno a Francoforte e con stop intermedi a Praga e Kiev, e infine verso ipaesi baltici attraverso la Rail Baltica con cambio a Colonia o Berlino per terminare la corsa a Tallin e fino ad Helsinki nel caso venisse realizzato il tunnel Talsinki.
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Sulla cucina, l’Italia non prende lezioni da nessuno. E non lo diciamo noi, ma la nuova classifica (24/25) stilata dalla guida gastronomica digitale Taste Atlas, che ha elencato le regioni dove si mangia meglio al mondo. Andiamo a scoprirle.
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Le regioni dove si mangia meglio al mondo: le 12 aree d’Italia al top del cibo
# Campania si conferma al top
credits TasteAtlas
Ancora una volta, Taste Atlas premia l’Italia dal punto di vista del cibo. Al primo posto svetta infatti la Campania, come nell’edizione del 2023/24, con un punteggio complessivo di 4.44 su 5. Fondamentali per il primo posto le votazioni ricevute dalla pizza napoletana, dal pomodoro San Marzano, dalla mozzarella di bufala e dal sugo alla genovese.
# Sorpresa greca!
Credits: xristina_magkouti IG
Al secondo posto si è piazzata a sorpresa la regione greca del Peloponneso, con 4,42 punti su 5. Molto importanti per il risultato sono state le votazioni sull’olio d’oliva, le olive e il miele.
# Emilia Romagna sugli scudi
credits Il Cucchiaio d’Argento
A pari punti con il Peloponneso si affianca l’Emilia Romagna, salita in alto per i punti ricevuti dal Parmigiano Reggiano, dal Ragù alla Bolognese, dall’Aceto Balsamico di Modena e dal Prosciutto di Parma.
# Francia al buio
Credits: skuola.net
La classifica si è rivelata un vero e proprio disastro per la Francia. La Bretagna, sua prima regione nella classifica, si è infatti posizionata solamente al diciottesimo posto, seguita a ruota dalla Normandia. I transalpini sono riusciti a piazzare solo queste due regioni nella top 30.
# 12 regioni italiane nella top 50
credits Primo Chef
È festa grande invece per l’Italia! Ecco le altre regioni del Belpaese che si sono posizionate nella top 50: Toscana, Puglia, Sicilia, Lombardia, Piemonte, Lazio, Veneto, Sud Tirolo, Liguria e Friuli-Venezia Giulia.
La Cagnola, quartiere da molti sottovalutato o poco conosciuto, si tinge di stelle e strisce. Sono in fase di realizzazione i lavori nel cantiere per la costruzione del nuovo complesso edilizio del Consolato USA, un piccolo American District, formato da Liberty Plaza, Pavillion e Liberty Building: in questo video analizziamo nel dettaglio il progetto che prevede un’enorme attività di riqualificazione.
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Hai un video di Milano da inviarci o segnalarci? Scrivici su info@milanocittastato.it (video del giorno)
Dopo una lunga attesa, Milano ha visto inaugurare la nuova M4. Ma come è stata realizzata? Quali tipologie di treni sono stati utilizzati? Andiamo a scoprirlo.
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La nuova M4: i 3 lavori ancora in corso per completarla
# Realizzata con scavi in sotterranea a foro cieco
credits Andrea Cherchi
Con la sola eccezione degli scavi aperti per la costruzione delle stazioni, dei sottoservizi e dei vari manufatti, la linea M4 è stata realizzata interamente con scavi in sotterranea a foro cieco. Alcuni manufatti non sono accessibili al pubblico, ma restano comunque indispensabili alle attività connesse con la metropolitana. Per quanto riguarda le opere civili, si è cercato di minimizzare al massimo l’impatto ambientale degli scavi. Ed è questo il motivo per il quale si è cercato di far ricorso il meno possibile a gallerie a cielo aperto.
# Una metro super sicura: le tre tecnologie per rendere il viaggio più sicuro
credits Andrea Cherchi
Grande attenzione è stata posta alla sicurezza: i sistemi, infatti, rispondono allo standard SIL4 (Safe Integrity Level 4), cioè il più elevato possibile. Nel caso in cui si dovesse verificare un problema sulla linea, il sistema provvederebbe ad attivare in maniera automatica le operazioni di frenatura e fermata. In tutte le stazioni sono poi montate delle porte di banchina – previste direttamente dal sistema CBTC driverless – che impediscono alle persone in attesa del treno di accedere alla sede dei binari. Il controllo degli accessi, invece, avviene attraverso dei varchi nei quali è possibile passare solo se muniti di un biglietto cartaceo o di una carta di credito.
# La nuova rete metropolitana di Milano: cinque linee da 112 km
credits Andrea Cherchi
La nuova linea blu collega Milano da est ad ovest, passando per il centro, e ha un impatto ambientale significativo: sono stati stimati 3,7 milioni di spostamenti in auto in meno ogni anno.
Così come la M5, anche la nuova metropolitana gode della caratteristica “driverless”, ossia della guida autonoma. Tutti i treni in movimento, infatti, vengono gestiti dalla control room del quartier generale di Atm, garantendo efficienza e sicurezza maggiore grazie alle tecnologie avanzate.
Con la nuova M4, le cinque linee metropolitane di Milano raggiungono un totale di 112 km e 134 stazioni. Negli ultimi 13 anni e mezzo, i prolungamenti delle linee M2 e M3 e l’apertura delle M5 e M4, la metropolitana di Milano è cresciuta di 2 nuove linee e 38 km. E ancora non è arrivata all’ultima fermata: ci sono progetti di estensione delle linee esistenti, per esempio verso Buccinasco, Baggio, Monza. Ma non è finita qui. Oltre ai prolungamenti, Sala ha annunciato che si farà anche una sesta linea: la M6.
# Ma la M4 non è ancora completa: i tre lavori ancora in corso
credits Andrea Cherchi
Ci sono ancora lavori in corso sulla linea blu. In particolare è ancora aperto il cantiere della metropolitana M4 in via San Vittore a Milano. La società Webuild ha fatto sapere a Palazzo Marino le date di chiusura dei cantieri della M4. In particolare, la riunione è stata organizzata con lo scopo di rassicurare residenti e negozianti della zona circa i ritardi della chiusura dei cantieri. Le prime proteste si erano viste infatti già a metà gennaio, quando gli abitanti e gli esercenti avevano chiesto al Comune una risposta definitiva in merito all’avanzamento dei lavori della metropolitana blu.
Questa la data di chiusura del cantiere in via San Vittore: è prevista tra un mese, all’inizio di aprile. Se nell’area di Sant’Ambrogio si comincia quindi a intravedere la fine dei lavori, rimangono invece ancora da definire le tempistiche per la chiusura dei cantieri in superficie alla fermata Sforza-Policlinico e per la passerella sul Naviglio a San Cristoforo.
“Paura alla Scala” divenne un modo di dire diffuso a Milano dalla fine degli anni quaranta in poi. Deriva da un racconto breve di Dino Buzzati pubblicato sulle pagine dell’Europeo nel 1948 e che ebbe un fragoroso successo.
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«Paura alla Scala!» Gli spettatori chiusi dentro per timore di un colpo di stato
Credits: vincenzolovato.it
E’ la storia della borghesia della città che si reca al Teatro alla Scala di Milano per la prima de La strage degli innocenti. Al termine dello spettacolo, si fa largo la voce che dei rivoltosi stessero organizzando un colpo di stato che aveva per oggetto proprio la cattura della Milano bene all’uscita del teatro.
Dalla voce si innesca la paranoia che spinge tutti i presenti ad arroccarsi all’interno del Teatro per difendersi dall’assedio. Dopo aver trascorso la notte, all’alba i reclusi prendono coraggio ed escono in strada dove ad attenderli ci sono solo i tram che sferragliano sui binari.
Il racconto di Buzzati si ispirava alla paura di una rivolta “rossa” che attanagliava la borghesia milanese in seguito all’attentato a Togliatti.
Parlando con un amico milanese mi sono reso conto di come Roma tratti seriamente tematiche che altrove possono sembrare assurde. Nello specifico, siamo forse tra le poche città che vivono la presenza dei gabbiani come un problema. Ma perché? In che misura i gabbiani rappresentano un problema per la città eterna? Scopriamo insieme un fatto poco compreso da chi ci guarda da fuori.
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Gabbiani, i «bulli di Roma»
# Gabbiano: simbolo di spensieratezza e libertà
Credits: Andrea Piacquadio – Pexels
Il gabbiano è solitamente quell’uccello che ci ricorda il mare e con esso sentimenti puri come la leggerezza o la libertà. Insomma, un concentrato di simboli positivi e sembra veramente difficile poterlo associare a momenti di disagio e preoccupazione. Ma, soprattutto, sembra assurdo poter pensare che un uccello come questo possa essere una delle tematiche centrali dei problemi dei romani. Possibile che la loro presenza a Roma sia così problematica?
# I gabbiani a Roma? Una presenza spesso invadente
Credits: Pixabay – Pexels
Contrariamente a quello che si possa pensare, a Roma i gabbiani sono spesso violenti, aggressivi e un po’ bulli. Giungono qua ripercorrendo il Tevere, lungo il quale si concentra la loro presenza, e sono particolarmente attirati dall’immondizia. Non è raro infatti trovarne grandi gruppi concentrati su un insieme di cassonetti, mentre si cimentano in veri e propri banchetti di rifiuti, cibo scartato e, a volte, topi trovati lungo le sponde del fiume. Già questo piccolo quadro rende l’idea di come sia leggermente problematica la convivenza con questi uccelli. Ma la vera domanda dovrebbe essere: sono i gabbiani il problema o la nostra incapacità di convivere con essi?
# Una convivenza pacifica tra gabbiani e romani, è possibile? La vera questione sono i rifiuti
Credits: Vito Giaccari – Pexels
È assolutamente necessario trovare la soluzione alla presenza di questi uccelli nella Capitale. E no, questa non può essere una campagna di abbattimento come qualcuno propone. D’altra parte la loro sola colpa è di procacciarsi il cibo e difenderlo, poco importa se questo sia un mix di immondizia e rifiuti. E allora forse la responsabilità è più nostra, che gestiamo male lo smaltimento dei nostri rifiuti e con l’inquinamento urbano incattiviamo questi poveri animali. Il sistema allora dovrebbe riguardare delle politiche di sostenibilità ecologica e ambientale, cercando soluzioni mirate per creare e preservare un contesto vivibile ideale per questo tipo di uccelli, riuscendo così anche a renderli parte integrante del patrimonio romano.