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Milano trampolino di lancio di giovani artisti? 4 +1 proposte unique

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Si chiama UNIQUE ed è un programma innovativo pensato per supportare gli artisti under 25 nella loro ascesa nel mondo dell’arte contemporanea. E se fosse solo il punto di partenza per una nuova stagione di creatività milanese? Scopriamo il progetto e le altre idee per Milano.

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Milano trampolino di lancio di giovani artisti? 4 +1 proposte unique

# Il progetto pensato per i giovani talenti

Il progetto nasce dall’intuizione di Bruno Gnocchi, giovane laureando in Economia, che ha individuato un vuoto nel sistema artistico italiano, confrontando la scena milanese con quella di Londra, dove ha studiato.

UNIQUE è prima di tutto una piattaforma progettata per promuovere la creatività dei giovani, accompagnandoli nei loro primi passi nel mondo dell’arte. Il suo obiettivo principale è farli entrare in contatto con i principali attori del settore: galleristi, collezionisti e critici. Così facendo, il progetto risponde a una delle maggiori difficoltà per i giovani artisti a Milano: la mancanza di occasioni formali per emergere e inserirsi nel circuito ufficiale.

Al cuore del programma ci sono mostre pop-up, di breve durata ma ricche di contenuti concettuali, dove gli artisti possono esporre in gallerie d’arte prestigiose, come quella di Antonia Jannone, che ha subito aderito al progetto. Il nome stesso, UNIQUE, riflette la voglia di puntare sull’unicità di ogni partecipante, dando voce a giovani artisti che altrimenti rischierebbero di restare nell’ombra.

# 17 gennaio: inaugura la prima edizione di UNIQUE

La prima edizione di UNIQUE ha inaugurato il 17 gennaio 2025 presso la galleria Antonia Jannone Disegni di Architettura. L’evento vede protagonisti due giovani artisti: Iacopo Antonucci e Pau Aguiló, entrambi al loro debutto espositivo.

Antonucci, che ha approfondito la sua ricerca artistica durante un viaggio in Benin, esplora la fusione tra le culture europea e africana, con particolare attenzione alla religione Vudù. Le sue opere si caratterizzano per l’uso di pennellate materiche che enfatizzano l’aspetto più primitivo e istintivo della natura umana.

Pau Aguiló, invece, trae ispirazione dal contrasto tra i colori vivaci della sua isola natale, Maiorca, e le atmosfere cupe di Londra. Le sue opere esplorano il confine tra luce e ombra, bellezza e sofferenza, in un’intensa carica emotiva che si traduce in pitture vibranti e suggestive.

E se questo fosse il punto d’inizio per una straordinaria stagione di nuova creatività milanese? Queste le nuove proposte per Milano. Promosse magari proprio da Unique.

4 idee per sviluppare il progetto UNIQUE

#1 Esposizioni Pop-Up in Spazi Storici

Si potrebbero organizzare mostre pop-up in luoghi storici e simbolici di Milano, come il Castello Sforzesco o Piazza del Duomo. Questi spazi, noti per la loro importanza culturale, potrebbero diventare vetrine temporanee per i giovani artisti. Attraverso partnership con il Comune, si potrebbero realizzare esposizioni che attirano sia i residenti che i turisti, portando l’arte contemporanea fuori dai tradizionali circuiti galleristici e in spazi aperti al pubblico.

#2 Arte nei Mezzi di Trasporto Pubblico

Un’altra ipotesi potrebbe essere quella di portare l’arte direttamente nei mezzi di trasporto pubblico, come tram e autobus. In questo caso, gli artisti emergenti potrebbero vedere le loro opere esposte in ambienti quotidiani, raggiungendo un pubblico diverso, che si sposta per lavoro o per piacere. Questo progetto potrebbe includere installazioni artistiche all’interno dei mezzi. Senza considerare poi la metro: e se finalmente si utilizzasse l’arte per rendere meno banali le stazioni della metro di Milano (soprattutto quelle della M4)?

#3 Festival dell’Arte Emergente

Si potrebbe sviluppare un festival annuale dedicato all’arte emergente, coinvolgendo gallerie, musei e spazi alternativi della città. Il festival potrebbe offrire performance, installazioni e mostre temporanee, creando un evento di grande rilevanza nel panorama culturale milanese. Coinvolgendo artisti locali e internazionali, il festival diventerebbe un’occasione unica per scoprire nuovi talenti e favorire l’incontro tra artisti, pubblico e professionisti del settore.

#4 Programma di Residenze Artistiche

UNIQUE potrebbe lanciare un programma di residenze artistiche, in cui gli artisti emergenti possono lavorare e sviluppare i loro progetti in spazi condivisi. Milano, con la sua tradizione culturale e creativa, sarebbe il contesto ideale per questi laboratori artistici, che potrebbero coinvolgere anche il pubblico locale in eventi di apertura e presentazione dei lavori.

Continua la lettura con: Il Jamaica, il leggendario ritrovo dei grandi artisti di Milano

MATTEO RESPINTI

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La Metrotranvia della Brianza è sempre più lontana: cantieri in stallo da due anni

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ilgazzettinometropolitana.it - Cantieri metrotranvia

In questo articolo di ottobre vi avevamo raccontato della situazione poco rosea dei cantieri per la metrotranvia Milano-Seregno, con un anno di ritardo sulla tabella di marcia. La situazione nel frattempo è peggiorata nonostante le rassicurazioni di una ripresa a pieno regime dei lavori. Facciamo il punto e vediamo quando si potrebbero vedere i tram viaggiare sui binari.

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La Metrotranvia della Brianza è sempre più lontana: cantieri in stallo da due anni

# Lavori iniziati da due anni, ma procedono estremamente a rilento e non su tutto il tracciato

ilcittadinomb.it – Cantiere Metrotranvia Milano-Seregno

Il 1999 è l’anno in cui l’opera è stata progettata. Nel 2025 i lavori avrebbero dovuto essere già a buon punto e invece, dopo la partenza a maggio del 2023, si sono quasi subito fermati o quantomeno sono andati avanti estremamente a rilento. Dei gravi problemi relativi alla realizzazione della metrotranvia Milano-Seregno ne avevamo parlato in questo articolo a ottobre 2024, quando già i cantieri erano di fatto bloccati da un anno, eccetto alcuni punti lungo il tracciato, ma da allora la situazione è peggiorata.

Il nodo più importante da sciogliere è quello relativo all’impresa di costruzioni CMC di Ravenna, affidataria dei lavori, che ha richiesto la liquidazione giudiziaria e che starebbe seguendo un percorso di mediazione previsto in conclusione a febbraio. A questo si sono sommati i ritardi dovuti alla mancata consegna delle aree soggette ai lavori da parte del Comune di Bresso. Nemmeno l’idea di procedere con micro-cantieri è stata risolutiva.

# I danni economici delle attività commerciali lungo il percorso: oltre 5 milioni di euro di perdite

Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, durante la conferenza stampa convocata il 27 settembre, aveva sottolineato la situazione drammatica per le imprese lungo il percorso della metrotranvia: «Ci sono 300 attività lungo la tratta colpite dal cantiere che in un solo anno registrano oltre 5 milioni di euro di perdite complessive. Per un progetto di 20 anni fa e un’opera che nessuno voleva e vede in azione un’azienda appaltatrice, come abbiamo saputo, in gravi difficoltà. Ristori economici e ripartenza del cantiere o saranno in molti ad abbassare la saracinesca».

# Le rassicurazioni della Città Metropolitana di un nuovo cronoprogramma e la richiesta dei ristori

Il 25 settembre 2024 si era tenuto un incontro tra i sindaci dei comuni interessati dall’opera, nel frattempo rassicurati dalla neo consigliera delegata alle infrastrutture della Città Metropolitana, Daniela Caputo, come riportato da ilcittadinomb.it: «Ho informato gli amministratori locali presenti del fatto che con la direzione lavori e i tecnici della Città metropolitana abbiamo fatto un nuovo sopralluogo lungo i 14 chilometri su cui si svilupperà il percorso della metrotranvia e abbiamo verificato che nei cantieri i lavori procedevano» specificando che «in tal senso ho avuto rassicurazioni circa il fatto che le difficoltà societarie sono in fase di risoluzione e ciò favorirà sia la possibilità di reperire le maestranze che la definizione di un nuovo cronoprogramma. Ho inoltre chiesto di limitare al massimo i disagi per i cittadini e le attività commerciali». Tra le promesse quella di intensificare i cantieri, dopo il superamento delle difficoltà della società incaricata ai lavori, ma da allora non si è messo nulla. 

Il 16 gennaio 2025 Daniela Caputo è stata audita dalla commissione regionale alle infrastrutture in merito alla situazione di stallo dell’opera e questa la nota della Città Metropolitana di Milano con la dichiarazione della consigliera delegata alle infrastrutture: «Comprendo e condivido le rimostranze e le difficoltà espresse dai sindaci e da Confcommercio, più volte nel corso di questi mesi ho avuto modo di interloquire con tutti loro e posso solo, ancora oggi, dichiarare che da parte della Città metropolitana è, e verrà, messo in campo il massimo sforzo, anche per rispondere alle esigenze dei commercianti e delle imprese che possano risentire dei tempi di cantierizzazione. Continueremo a mettere il massimo impegno per venire a capo dei problemi sul terreno».

# L’inaugurazione slitta ancora: almeno alla fine del 2027, ma non ci sono certezze

ilgazzettinometropolitana.it – Cantieri metrotranvia

Ma quando è prevista la ripresa dei lavori e quando dovrebbe inaugurare? Scontata l’impossibilità di far viaggiare i tram entro l’estate 2026, non si vedranno prima delle fine del 2027, se va bene nel mese di settembre. Sulle date non c’è però alcuna certezza, potrebbe slittare ulteriormente il termine dei cantieri, e informazioni più precise non si potranno avere prima della definizione del concordato in tribunale per la richiesta liquidazione giudiziaria da parte della CMC di Ravenna. Nel frattempo, come dichiarato da Luigi Ponti del Partito Democratico «il cantiere non si deve interrompere e bisogna garantire alla popolazione comunicazioni sempre chiare e tempestive».

# Una nuova linea lunga 14,3 km per 25 fermate

Metrotranvia Milano Seregno
Credits: MM – Metrotranvia Milano Seregno

Nell’attesa di capire quando tutto si rimetterà in moto vediamo il progetto nel dettaglio. La nuova linea sostituisce la tranvia extraurbana Milano – Desio proseguendo fino a Seregno: lunghezza del tracciato 14,3 chilometri, 25 fermate distanti tra loro in media 540 metri e otto comuni attraversati: Milano, Bresso, Cormano, Cusano Milanino, Paderno Dugnano, Nova Milanese, Desio e Seregno fino alla stazione per i collegamenti con Saronno, Como, Carnate e Monza. Dal Parco Nord a Calderara a doppio binario, da Calderara a Seregno FS a binario singolo con raddoppio agli incroci. La linea sarà connessa alla stazione Seregno a nord,  a Milano Maciachini M3 sud e Niguarda la nuova metrotranvia Cascina Gobba-Certosa.

Nel progetto è previsto: 

  • demolizione del dismesso obsoleto impianto tranviario, nel rifacimento integrale dell’attuale struttura di armamento e trazione elettrica;
  • installazione di un’innovativa tecnologia impiantistica e di segnalamento;
  • ricostruita integralmente la viabilità e le piste ciclabili, il verde urbano, e i canali lungo il corridoio della nuova metrotranvia. 

# In servizio i nuovi Tramlink bidirezionali, frequenza massima di 5 minuti

Prove in linea notturne tram Atm Tramlink

La frequenza dei passaggi tranviari è prevista di 5 minuti (sino a Paderno Dugnano) e di 10 minuti (oltre a Paderno Dugnano) negli orari di punta e 30 minuti negli orari di morbida. Il servizio sarà esercito da 18 nuovi tram bidirezionali della Tramlink, a tre carrozze casse e lunghi 25 metri.

Continua la lettura con: Metrotranvia della Brianza: per ora l’unico record è il ritardo

FABIO MARCOMIN 

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10 luoghi incredibili nel mondo da vedere almeno una volta nella vita

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Withsunday Islands - ph. @ktmcharles IG

Si vive una volta sola. Soprattutto per viaggiare. Ci sono posti dove andare assolutamente se non si vogliono avere rimpianti: questa la lista di LaTartarugavolante.

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10 luoghi incredibili nel mondo da vedere almeno una volta nella vita

#1 Machu Picchu, il sito archeologico più famoso al mondo

Credits abe2go IG – Machu Pichu

Il Machu Picchu è forse il sito archeologico più famoso al mondo. Questa maestosa città Inca, estesa per oltre 320 kmq, entra a pieno titolo fra i viaggi da sogno. Costruita come città fortezza per l’aristocrazia di Cuzco è stata scoperta solo nel XX secolo, 400 anni dopo la sua caduta. I momenti più emozionanti sono lasciarsi avvolgere dalla nebbia del mattino, respirare a pieni polmoni l’aria proveniente dalle ripide scarpate e restare immersi nel verde della foresta peruviana. 

 

#2 Il Parco Nazionale Yosemite nella California settentrionale

Credits christinaadelephoto IG – Yosemite Park

Nella California settentrionale, c’è un sito sito patrimonio dell’Unesco unico al mondo: il meraviglioso parco nazionale Yosemite. Le pareti di granito, le sequoie gigantesche, le vette del El Capitan e i laghi color del cielo fanno di questo parco uno spettacolo incredibile. Il parco ha un intervallo di elevazione compreso tra 648 e 3.997 metri e si estende per oltre 3.000 kmq.

 

#3 La magia del Myanmar dove scoprire l’anima dell’Asia

Credits naotostillalive IG – Myanmar

Il Myanmar è il paese ideale per scoprire l’Asia perché concentra tutte le caratteristiche del continente. Si possono assaporare i ritmi asiatici, entrare in contatto con abitanti di piccoli villaggi, scalare vette alla ricerca di grotte piene di Buddha dorati, oppure iniziare la giornata sorvolando le pagode di Bagan. 

 

#4 Il Serengeti e la Grande Migrazione in Tanzania

Credits ungitours IG – Serengeti

In Tanzania sono molti i luoghi da scoprire, il Parco Nazionale del Serengeti, il cratere del Ngorongoro o il Ruaha, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Lo spettacolo più suggestivo è la migrazione, a giugno c’è la più grande che esista, quando migliaia di gnu e zebre attraversano la savana e il Mara River, per arrivare nel Masai Mara e far ritorno in Tanzania all’inizio dell’autunno.  

 

#5 Il Vatnajökull, il ghiacciaio più grande d’Europa

Credits airpix_it – Vatnajökull – Islanda

Islanda è sinonimo di avventura e natura, con i suoi affascinanti panorami fra vulcani, geyser e cascate. Imperdibile è il Vatnajökull, il ghiacciaio più grande d’Europa. Oltre a questo da non perdere lo spettacolo dell’aurora boreale, una vera danza magica di luci nel cielo notturno.

 

#6 Il deserto di Namib, uno dei deserti più antichi del mondo

Credits officinetravelbari IG – Deserto di Namib

La Namibia regala panorami da sogno, una terra di grandi contrasti. Un paese caratterizzato dai paesaggi color arcobaleno, dune rosso fuoco e oceano blu intenso dove il deserto di Namib, uno dei deserti più antichi del mondo, ne rappresenta la massima espressione.

#7 Whitsunday Islands in Australia, nel mar dei Coralli

Credits craig__obrien IG – Whitsunday Island

Le Whitsunday Islands in Australia sono un arcipelago di 74 isole continentali di varie dimensioni, situate nel mar dei Coralli al largo della costa centrale del Queensland. Acqua cristallina, spiagge bianchissime e la mitica barriera corallina australiana sono gli elementi inconfondibili che le rendono uniche.

 

#8 Patagonia, il punto più meridionale del mondo

Credits ramirotorrents IG – Patagonia

La Patagonia è un altro luogo indimenticabile da visitare almeno una volta nella vita. Si trova nel punto più meridionale del mondo ed è una delle regioni più ambite dagli amanti della natura e dell’escursionismo. Tra Argentina e Cile questo territorio offre una natura spettacolare e incontaminata, grandi montagne e grandi ghiacciai e una biodiversità unica.

 

#9 L’Isola di Harris in Scozia, uno scenario caraibico

Credits ilariabattaini IG – Isola di Harris

Tornando in Europa possiamo andare in Scozia, per scoprire un lato diverso del Paese, quello dell’Isola di Harris. Sembra di essere un’isola dei Caraibi con colori del mare incredibili che luccicano e brillano anche nelle giornate più uggiose. Trascorrere una notte Horgabost Beach Camping è un’esperienza da non farsi assolutamente mancare. 

 

#10 Il monte Everest, il più alto del mondo

Credits protrekadventure IG – Everest

Non può mancare un viaggio in Nepal all’insegna di faticosi trekking a oltre 4.000 metri per superare le proprie paure e i propri limiti, rimanendo ammaliati dal fascino della  vetta più famosa al mondo, l’Everest. In alternativa ci si può specchiare nelle acque color del vetro del Gokyo Lake o immergersi nella tradizione dei villaggi lungo la valle di Pokhara fino al Parco Naturale di Chitwan.

 

Fonte: LaTartarugavolante

Continua la lettura con: I 5 LUOGHI più PERICOLOSI al mondo

FABIO MARCOMIN

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I segreti della piazza più fumosa di Milano

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Piazza Vetra - Ph. @megliounpostobello IG

A chi la nomina viene sempre da sorridere. Questo per la cattiva fama di un tempo. Più che di fama, dovremmo parlare di fumo. Perchè di questo si tratta. Ripercorriamo la storia della piazza più fumosa di Milano. 

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I segreti della piazza più fumosa di Milano

Piazza Vetra – Ph. @serenigiovanna.jpg IG

Negli anni Novanta ero solito frequentare questa zona. Non per fare acquisti loschi, ma perché non molto distante si trovava una delle sale prove più importanti del milanese: il Malibù Studio. Attraversando i vialetti capitava di vedere strani movimenti, loschi passaggi di “mani”, ma me ne sono sempre tenuto alla larga. Da allora le cose sono un po’ cambiate o forse no? Facciamo un passo dentro i segreti di Piazza Vetra.

# L’origine del nome: un fiume?

Piazza Vetra – ph. @raffaella.silvestri IG

In una mappa di Milano della fine dell’Ottocento risulta una città attraversata da numerosi corsi d’acqua sia naturali che artificiali. Tra questi c’erano anche il Grande e il Piccolo Seveso e il Vetra.

Proprio il fiume risulta una delle ipotesi più probabili sull’origine del nome. C’è chi, invece, ha scoperto che in tempi antichissimi, esisteva una via delle Vetra dei Cittadini, non distante anche Contrada dei Vetraschi. Un’altra ipotesi è che il nome derivi dalla famiglia nobiliare milanese dei Vetra e, infine, esiste la possibilità che riprenda il castrum vetus: la più antica fortificazione che difendeva Milano in epoca romana. Ma facciamo un passo avanti.

# L’inizio della «fama fumosa»: per tre secoli è stato il luogo dei roghi e delle esecuzioni

Credits: passimilano.com
Esecuzione in Piazza Vetra

Dalla fine del 1500 fino a tutto il diciannovesimo secolo questo fu il luogo dove vennero eseguite le condanne a morte. In particolar modo è dove centinaia di eretici e presunte streghe furono messe al rogo.

Anche il Manzoni parlò dei roghi della piazza quando nei Promessi Sposi parla di Guglielmo Piazza e Gian Giacomo Mora (gli untori della peste) che vennero torturati e arsi vivi.

Leggi anche: La strage delle streghe di Milano

# Novecento: la casa di piccoli criminali e della malavita

Credits: @milano_scomparsa_o_quasi
Piazza Vetra

Tra la fine dell’Ottocento e il secolo scorso, la piazza divenne luogo frequentato da piccoli criminali e bande malavitose che passarono alla storia con il nome ligera. All’inizio del Novecento ci fu il celebre omicidio (o suicidio?) della Rosetta della Vetra, una prostituta che viene ricordata nella celebre ballata La povera Rosetta.

In seguito alla guerra, nonostante una rivalutazione urbana, con l’allargamento dell’area destinato al verde, la costruzione dell’Esattoria Civica (non più attiva), la piazza divenne luogo di spaccio. Alla fine degli anni Settanta fu anche teatro di una sparatoria tra la banda Vallanzasca, che stava facendo un sopralluogo per una futura rapina, e le forze dell’ordine: persero la vita un bandito e un brigadiere. E nei decenni successivi è diventata il tempio del fumo. E non si parla di sigarette. 

# La piazza oggi

Credits: @liviar72
Piazza Vetra

Oggi è tutto diverso. Fa sempre un po’ impressione passeggiare per questa piazza e pensare che il suo passato fosse così “fumoso”. Non è che piazza Vetra abbia chissà cosa da vedere, ma è comunque un luogo dove poter sorseggiare un calice di vino e ammirare i murales che raccontano Milano. E se qualcuno vi offre del fumo, lo si può sempre considerare come una memoria storica. 

Continua la lettura con: L’”uomo nudo di Porta Nuova”: il MONUMENTO più “OSCENO” di Milano?

Testo originale di MICHELE LAROTONDA aggiornato da redazione

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Quando provi a chiedere il tuo primo rimborso all’assicurazione che paghi da una vita

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Provi a richiamare tra le 23.37 e le 23.37 del prossimo 29 febbraio.

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Continua con: Quando devi prendere la metro per Bisceglie ma al binario arriva Rho/Fiera

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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Venerdì 17? Che pizza! Le iniziative in programma a Milano per il il «world pizza day»

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Credits gian_strafile IG - Pizza margherita a Milano

Rimettiamo nei cassetti risotti e cotolette, mondeghili e ossibuchi: oggi Milano diventa come un quartiere napoletano. È la “Giornata della pizza”, celebrata in tutto il mondo, e anche sotto la Madonnina i locali partecipano all’evento con creazioni speciali e appuntamenti dedicati.

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Venerdì 17? Che pizza! Le iniziative in programma a Milano per il il «world pizza day»

Credits i_am_elisabetta.79 IG – Pizzeria Pizzaemozzarella

Secondo l’Ufficio Studi della Federazione Italiana Pubblici Esercizi di Confcommercio, a Milano ci sono circa 1.400 pizzerie, su un totale di quasi 4.000 ristoranti. Il «world pizza day» si celebra nello stesso giorno di Sant’Antonio Abate, monaco del III secolo noto come protettore degli animali e, secondo la leggenda, è colui che rubò il fuoco all’inferno per donarlo agli uomini. Questo lo rende anche patrono del fuoco e delle professioni ad esso legate, come fornai e pompieri, e ovviamente dei pizzaioli. Ma cosa succede a Milano per il «world pizza day»?

# World Pizza Day: la celebrazione della creatività in cucina

Credits: tripadvisor.it

Per i tre fratelli Katiuscia, Ciro e Antonio, il World Pizza Day è l’occasione perfetta per presentare la loro nuova creazione: la speciale margherita Coppola con un mix di sapori autentici, pomodorini del piennolo alla brace, mozzarella di bufala, caciocavallo podolico irpino e un filo di olio extravergine d’oliva irpino.

Un altro protagonista dell’evento gastronomico è Dry Milano di Lorenzo Sirabella. Oltre alle classiche versioni al trancio o tonda, oggi si possono trovare varianti come la pizza al padellino, napoletana, al vapore, bassa e croccante, fino alla pala romana.

Per il Pizza Day, il locale propone una creazione firmata da Irene Volpe, con moutabal di cicerchie, cavolo nero, cicoria ripassata e chicchi di melagrana. Immancabili anche l’iconica focaccia al vitello tonnato e la margherita con provola affumicata di bufala e pepe nero di Sarawak.

Da Biga Milano, invece, si celebra con la nuova “Guéridon di latte”: una sinfonia di formaggi composta da provola affumicata, taleggio, caciocavallo podolico, caprino erborinato, parmigiano 24 mesi, il tutto arricchito da confettura agli agrumi e petali essiccati.

# Dalla “pizza di rinforzo” alla tradizione rivisitata

Credits faremusic.it – pizza-e-mandolin

Nel cuore di Scalo Farini, Viviana Varese presenta un progetto che unisce tradizione e innovazione. Da Faak propone, per questa stagione, la “pizza di rinforzo”, ispirata all’insalata natalizia napoletana. Il condimento, un raffinato equilibrio di verdure fermentate e confit, baccalà in olio cottura e salsa al prezzemolo, promette di stupire i palati più esigenti.

Crocca si distingue per le sue proposte invernali che coniugano gusto e creatività. L’impasto, sottile e leggero, è arricchito da topping intensi e stagionali:

  • Pancetta, pecorino, crema e chips di zucca.
  • Gorgonzola, noci, zucca e funghi.

Obicà celebra l’inverno a Cairoli con una napoletana speciale: “Zucca e Tartufo”. Gli ingredienti, scelti con cura, includono fiordilatte di Agerola, spinacino e cialde di grana padano, uniti dalla nota inconfondibile del tartufo.

Continua la lettura con: «Milano sarà la capitale mondiale dell’arte»: le tre motivazioni del Financial Times

STEFANO CORRADA

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«Milano sarà la capitale mondiale dell’arte»: le tre motivazioni del Financial Times

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Financial Times, Milano

«Roma potrebbe essere la città più bella d’Italia, ma non ha la stessa energia di Milano». Vediamo i motivi per cui il quotidiano britannico scommette che Milano diventerà l’ «hubspot dell’arte mondiale del futuro». .

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«Milano sarà la capitale mondiale dell’arte»: le tre motivazioni del Financial Times

Il Financial Times ha incoronato Milano come Capitale dell’arte del futuro: queste le motivazioni. 

#1 Milano è un laboratorio aperto: «Roma potrebbe essere la città più bella d’Italia, ma non ha la stessa energia di Milano»

schoolmagazine.mI IG – Sala delle Cariatidi

L’intreccio tra passato e futuro trova una dimensione profondamente milanese nella capacità della città di accogliere e trasformare gli stimoli globali, rendendoli parte integrante della propria identità. A proposito, il Sindaco di Milano Giuseppe Sala ha dichiarato che Milano si conferma, ancora una volta, non solo custode di una memoria culturale straordinaria, ma anche laboratorio aperto, dove l’arte diventa terreno di confronto e costruzione collettiva.

Inoltre, in vista delle Olimpiadi e Paralimpiadi Milano-Cortina 2026, Milano sta preparando una stagione culturale eccezionale, che vedrà anche in Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale la mostra di Anselm Kiefer. Questo artista è rappresentato dal gallerista austriaco Ropac e parlando proprio di lui il Financial Times ha cercato anche di mettere a confronto Milano e Roma. “Roma potrebbe essere la città più bella d’Italia, ma non ha la stessa energia di Milano” si legge sul quotidiano che infatti ha chiarito che sarà Milano l’hotspot dell’arte europea.

#2 Si fanno arte e cultura a 360 gradi: dalla moda alla musica

radiopopolare – Bruce Springsteen a San Siro

Milano quindi si conferma protagonista nel panorama artistico globale, grazie ai sempre più numerosi progetti di alto livello e all’apertura di nuove gallerie internazionali che testimoniano la vivacità culturale della città. In più, non bisogna dimenticare che Milano resta una delle Capitali della moda, anch’essa una forma d’arte, così come la musica: sul suolo meneghino andranno in scena alcuni dei concerti più attesi dell’anno, sopra tutti le date di Bruce Springsteen allo stadio San Siro, l’esibizione di Dua Lipa agli I-Days, il ritorno alle scene di Jovanotti, lo spettacolo dei Linkin Park e dei One Republic.

#3 Il sogno realizzato della Grande Brera

andreavitrotti IG – La Grande Brera

Per concludere, il Financial Times ha sottolineato l’importanza anche dell’inaugurazione di Palazzo Citterio a dicembre 2024. La riapertura di Palazzo Citterio realizza finalmente il sogno della Grande Brera, ampliando la Pinacoteca e arricchendo l’offerta artistica e culturale di Milano. Con collezioni storiche, spazi espositivi per arte moderna e contemporanea, la Grande Brera si afferma come il cuore culturale della città, simbolo di un progetto d’avanguardia lungo più di mezzo secolo. Questo è un elemento non di poco conto, visto che ha garantito a Milano un posto nella classifica delle 52 mete da visitare nel 2025 stilata dal New York Times.

Per approdare all’importante traguardo prospettato dal FT, qual è la situazione attuale? Per capirlo scopriamo le più importanti mostre in arrivo a Milano nel 2025. 

# La programmazione del Comune di Milano per il 2025

Yes Milano – Leonor Fini

La nuova programmazione per l’anno 2025 del Comune di Milano abbraccia discipline diverse che spaziano dalla fotografia alla pittura, dal design all’installazione, ponendo l’attenzione su temi attuali come multiculturalità e identità di genere. Le sedi protagoniste saranno Palazzo Reale, il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea, il MUDEC Museo delle Culture e la Fabbrica del Vapore, oltre agli spazi dei Musei Civici dedicati alle mostre temporanee.

Ecco alcune delle migliori mostre d’arte in arrivo nel 2025

  • Leonor Fini: la mostra d’arte è dedicata ad una esponente dell’arte provocatoria con una visione ribelle lontana dalle convenzioni, questa è in programma a Palazzo Reale dal 26 febbraio al 22 giugno.
  • Munch: in occasione dell’80° anniversario dalla morte dell’artista, a Palazzo Reale fino al 26 gennaio sarà allestita una prestigiosa mostra dedicata ad uno degli artisti più amati del secolo scorso.
  • Ugo Mulas: fino al 2 febbraio Palazzo Reale ospita l’operazione fotografia di un artista che propone una visione inedita della città di Milano, colta nelle sue molteplici sfaccettature.
  • Tim Burton’s Labyrinth: la mostra sarà attiva fino al 9 marzo e consiste in un labirinto che accompagna i visitatori in un viaggio nella mente del genio del regista, attraverso una varietà di stanze originali e utilizzando suoni, luci, scenografie e tecnologie varie.

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MARTA BERARDI

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18 chilometri di «binari morti a Milano»: che cosa farne? Le tre proposte per renderli meno pericolosi

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Sulle strade di Milano si snoda un groviglio infinito di binari inutilizzati che mettono a rischio l’incolumità di ciclisti e motociclisti. Si parla tanto di incidenti e di sicurezza: perchè non intervenire?

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18 chilometri di «binari morti a Milano»: che cosa farne? Le tre proposte per renderli meno pericolosi

# Una rete di 18 km di pericolosi binari abbandonati

Binari dismessi a Milano

L’unico intervento significativo negli ultimi anni risale al periodo tra il 2015 e il 2016, quando, in Ripa di Porta Ticinese, sono stati rimossi 1,5 chilometri di binari in disuso. Contestualmente, l’asfalto è stato sostituito con pavé e sono stati installati masselli e binderi, come cordoli in granito, restituendo decoro e funzionalità a quel tratto di strada.

Tuttavia, nonostante una mozione approvata nell’aprile del 2019 dalla maggioranza del Consiglio Comunale di Milano, che sollecitava l’avvio di un piano di rimozione dei binari inutilizzati partendo dalle segnalazioni dei nove municipi, a parte qualche sporadico intervento, come quello in via Palestro, la situazione è rimasta pressoché immutata.

Tra le segnalazioni dei municipi spicca quella dell’incrocio San Vittore-Olivetani, dove i binari sono “morti“ dal 1959, da quando non passa più il tram che faceva la spola tra largo Cairoli e piazza Tripoli.  In totale sono circa 18 i chilometri di ferraglia inutilizzata sulle strade di Milano: questi binari abbandonati continuano a rappresentare non solo un ostacolo per la viabilità e la sicurezza, ma anche un simbolo di immobilismo amministrativo. Che cosa si potrebbe fare per risolvere o, almeno attenuare, questa grave insidia alla sicurezza dei milanesi?

#1 Toglierli!

Binari dismessi

La prima soluzione è quella definitiva. Toglierli. Certo serve investirci sopra, ma per avere più sicurezza non si può sempre agire restringendo la libertà dei cittadini, anche il Comune deve fare la sua parte. Non solo per la sicurezza: sono anche brutti e non si può pensare di lasciarli in eterno. Come ricorda Nadir Della Valle, «Non ho mai visto una città con binari abbandonati diversamente da Milano».

Se proprio non li si può togliere o li si vuole conservare come parte della storia di Milano, esistono altre due soluzioni per renderli meno pericolosi e più gradevoli. 

#2 Cementarli

Credits: @ItramdiMilano FB
Binari compenetrati

Una soluzione più pratica e meno dispendiosa è quella di introdurre cemento nei canali in modo da eliminare il pericolo soprattutto per le biciclette con le gomme più strette. Non sarebbe bello ma servirebbe a ridurre gli incidenti, come ricorda Wajo Tajo. Se si vuole intervenire tenendo anche conto dell’estetica si può realizzare qualcosa di più raffinato.

#3 Coprirli con una resina trasparente

Come suggerisce, invece, Davide Scick, si potrebbe «riempire gli spazi vuoti con una resina trasparente ma resistente così ci si può camminare sopra tranquillamente».In questo modo potrebbero rimanere visibili accontentando tutti quelli che vorrebbero lasciarli come memoria del passato.

Queste le tre soluzioni per ridurre il pericolo. Anche se, come ricorda Federico Barboni, sarebbe da fare un distinguo: «almeno una parte, andrebbero rimessi in esercizio per agevolare gli spostamenti dei tram in caso di incidenti, crollo di alberi, etc. Se, infatti, si limitano i tracciati dei binari solo alle linee attive, in caso di ostacoli si corre il rischio di bloccarle, perchè non c’è la possibilità di effettuare deviazioni».

Continua la lettura con: Il “MURETTO” di MILANO: utile, ingombrante o pericoloso?

FABIO MARCOMIN

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Il milanese che ha mollato la carriera da architetto per vendere biscotti artigianali

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Milanesi in trasformazione. Aumentano le store di cittadini che si rifanno una vita con dei cambiamenti radicali. Tra questi c’è Marco Locatelli, architetto che ha lasciato la carriera per aprire una biscotteria artigianale nel cuore della città. Ecco la sua storia come riportato da MilanoToday.

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Il milanese che ha mollato la carriera da architetto per vendere biscotti artigianali

# Le radici di una passione

Marco Locatelli di LOC Biscotti

Nato nel 1991, Marco Locatelli è cresciuto a Bestazzo di Cisliano, un piccolo centro nella campagna lombarda. La sua famiglia gestiva un ristorante e, da bambino, Marco passava le giornate tra i profumi della cucina, osservando il padre e lo zio mentre creavano piatti per i clienti. «Ho sempre amato i dolci, ma i biscotti avevano un fascino particolare per me. Erano semplici, eppure capaci di raccontare tante storie attraverso gli ingredienti», ricorda Marco a MilanoToday.

Nonostante questa precoce passione, la sua strada lo ha portato altrove. Dopo il diploma, ha scelto di studiare architettura, laureandosi al Politecnico di Milano. Per alcuni anni ha lavorato in uno studio, ma il lavoro d’ufficio, pur soddisfacente sotto alcuni aspetti, non gli dava quella soddisfazione tangibile che cercava. «Sentivo la mancanza di qualcosa di concreto, di poter creare con le mani e vedere subito il risultato», spiega Marco. Questo bisogno lo ha spinto a rispolverare la sua vecchia passione per i dolci e a immaginare un futuro diverso.

# La nascita di LOC Biscotti

Nel 2016, Marco ha trovato uno spazio in via Cola di Rienzo, nei pressi di Largo la Foppa. Era un locale di appena 40 metri quadri, ma sufficiente per iniziare. Grazie alle sue competenze da architetto, ha progettato tutto nei minimi dettagli, ottimizzando gli spazi per far convivere il laboratorio e una piccola area vendita. «Era un inizio modesto, ma per me rappresentava un sogno che si realizzava», racconta.

Per i primi due anni, Marco ha gestito tutto da solo, dalla produzione alla vendita, affrontando sfide quotidiane legate a un mercato competitivo e alla necessità di far conoscere il suo prodotto. Con il tempo, però, i suoi biscotti hanno cominciato a conquistare i clienti.

Nel 2018, la crescente domanda lo ha portato a trasferire il laboratorio in una struttura più grande ad Abbiategrasso. Questo gli ha permesso di ampliare l’offerta e trasformare la piccola rivendita di Milano in una vera biscotteria con caffetteria. Con l’aiuto della sorella Martina, Marco ha potuto ottimizzare la produzione e migliorare l’esperienza dei clienti, rendendo il negozio un punto di riferimento per chi cerca biscotti artigianali di alta qualità.

# I biscotti e lo sguardo al futuro

Il cuore di LOC Biscotti sono, naturalmente, i biscotti. Marco ha voluto dare nuova dignità a un prodotto spesso considerato secondario, lavorando con materie prime selezionate e sperimentando ricette originali. «Per me era importante che i biscotti avessero carattere. Non solo buoni, ma anche in grado di sorprendere», spiega l’ex architetto.

L’offerta include 12 varianti fisse, che spaziano dai classici ai sapori innovativi, come mais e saraceno con noci o pistacchio, cacao e sale. Per ogni stagione e festività, vengono proposte edizioni limitate, mentre l’attenzione alle esigenze alimentari ha portato alla creazione di biscotti senza glutine, vegani e, in futuro, senza zucchero.

In più, la caffetteria offre un ambiente dove i biscotti diventano protagonisti di un momento di pausa, accompagnati da caffè artigianale, tè selezionati e dolci fatti in casa. «Non volevo che il biscotto fosse solo un prodotto da portare via, ma un’esperienza da vivere», racconta Marco.

Guardando al futuro, Marco punta a replicare il format, investendo nella comunicazione digitale e ampliando l’offerta con nuove ricette. Il suo obiettivo? Creare un punto di riferimento per chi cerca biscotti artigianali a Milano. La sua è la dimostrazione che passione, dedizione e un pizzico di coraggio possono trasformare un’idea semplice in un progetto di successo.

Fonte: MilanoToday

Continua la lettura con: La pazza storia dell’Eremita che viveva nella “capanna di sassi” tra le guglie del Duomo

MATTEO RESPINTI

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La «chiesa fluo» di Milano, la rappresentazione psichedelica che sembra uscita da un disco dei Pink Floyd

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Chiesa Fluo

Il nome non è propriamente un invito al marketing. Si chiama Chiesa di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa e sorge in via Neera 24 nella zona sud di Milano, non lontana dal Naviglio Pavese. Una chiesa che sembra ispirata dalla musica di Pink Floyd.

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La «chiesa fluo» di Milano, la rappresentazione psichedelica che sembra uscita da un disco dei Pink Floyd

 

La «chiesa fluo» di Milano, una visione psichedelica tra tempio greco e arco di trionfo romano

La Chiesa consacrata nel 1932 dal cardinale Alfredo Ildefonso Schuster è realizzata in forme neoromantiche e rappresenta un insieme di stili differenti.
L’impianto a croce latina è divisa in tre navate con colonne in granito e capitelli stilizzati.
I fronti esterni sono caratterizzati dal mattone a vista, che rimanda alla tradizione lombarda.
Elemento di grande impatto della Chiesa è il monumentale pronao d’ingresso, un alto porticato scandito da quattro pilastri rivestiti in granito chiaro e concluso da un timpano triangolare svuotato da un arco centrale.

Le sue forme richiamano in una straordinaria sintesi, il tempio greco e l’arco di trionfo romano, rievocando le architetture metafisiche di De Chirico.
All’interno c’è un’altra caratteristica curiosa: le installazioni di tubi fluorescenti colorati dell’artista statunitense Dan Flavin.

L’installazione permanente è costituita da tubi al neon blu e verdi per la navata centrale, rossi per il transetto, oro per l’abside, nel transetto e nell’abside sono anche presenti delle file di neon a luce di Wood.
La variazione dei colori rimanda alla luce come trascorrere del giorno, dall’alba al tramonto, con l’oro posto nell’altare al centro della chiesa come nei mosaici delle antiche chiese bizantine.

Continua la lettura con: La chiesa più odiata dai milanesi

MILANO CITTA’ STATO

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Gessate, Bollate, Segrate… Perchè il tipico suffisso dei paesi vicini a Milano è -ATE?

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Un segnale inconfondibile. Il suffisso -ate: un “marchio” tipico dei comuni nei dintorni di Milano. Ma qual è il motivo di questa caratteristica?

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Gessate, Bollate, Segrate… Perchè il tipico suffisso dei paesi vicini a Milano è -ATE?

# Il suffisso tipico dei comuni del milanese

Molti comuni del milanese terminano con il suffisso -ate. Qualche esempio?

Abbiate (grasso)
Agrate (Brianza)
Albairate
Arconate
Albiate
Baranzate
Besate
Bollate
Buscate
Carate (Brianza)
Carnate
Carugate
Cesate
Cogliate
Cornate (d’Adda)
Garbagnate (Milanese)
Gessate
Lainate
Lambrate
Lazzate
Limbiate 
Linate
Liscate
Locate (di Triulzi)
Masate
Nosate
Novate (Milanese)
Renate
Rosate
Segrate
Sulbiate
Usmate Velate (in questo caso si raddoppia)
Vernate
Vignate 
Vimercate

Ma qual è il motivo di questa tipicità?

# Il suffisso tipico dei comuni del milanese: nei pressi dell’acqua

Oltre il 60% dei comuni italiani che terminano in -ate si trovano nei dintorni di Milano. Ci sono due possibili spiegazioni.

La prima è che il suffisso –ate si accompagni a luoghi che si riferiscono a una persona, ad esempio Galbiate verrebbe da Galbius.

La seconda, più quotata dagli esperti, deriva dalla lingua celtica: si indicherebbe con il suffisso -ate luoghi posti nei pressi dell’acqua. Ad esempio, Lambrate vicino al Lambro. 

Continua la lettura con: I soprannomi dei paesi dell’hinterland

MILANO CITTA’ STATO

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Sesto, Bresso e… : i 7+1 paesi da record dell’hinterland di Milano

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Nosate - Ph. @idiaridellabici IG

La Città Metropolitana di Milano si estende su una superficie di 1.575 Kmq e al suo interno conta 133 comuni. Scopriamo quali sono quelli da record.

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Sesto, Bresso e… : i 7+1 paesi da record dell’hinterland di Milano

#1 Morimondo: il paese più difficile da raggiungere 

Morimondo. Credits: im_lost_in_vacation (INSTG)

Morimondo è uno dei borghi più belli d’Italia grazie alla sua abbazia cistercense e al suo nucleo storico perfettamente conservato. Immerso nel Parco Agricolo Sud è un piccolo gioiello in cui sembra di essere stati catapultati in un’altra epoca. Lo svantaggio è che è forse il più scomodo di tutti da raggiungere, eccetto solo San Colombano al Lambro che si trova geograficamente nella provincia di Lodi.

 

Leggi anche: BORGHI più BELLI d’Italia: DUE sono nell’HINTERLAND di Milano

#2 Nosate: il meno abitato

Credits ul_breg IG – Nosate

Il comune meno popoloso in assoluto della Città Metropolitana di Milano è Nosate, ad ovest del capoluogo lombardo. Gli ultimi dati Istat disponibili indicano appena 649 abitanti.

 

#3 Sesto San Giovanni: il comune con più abitanti

Credits ganeshel IG – Sesto San Giovanni

La palma di comune dell’hinterland più abitato spetta a Sesto San Giovanni. Il primo comune confinante a nord con Milano ha una popolazione di 80.589 abitanti, posizionandosi davanti al confinante Cinisello Balsamo con poco più di 74.000 e Legnano con quasi 60.000. Sesto è il settimo comune con più abitanti della Lombardia e tra i primi cento d’Italia. 

 

Leggi anche: Il MAXI progetto MILANO-SESTO avrà un impatto economico di 2,3 MILIARDI di euro

#4 Bresso: il comune più densamente abitato (supera anche Milano)

Credits redmermaid86_ – Comune di Bresso

Il comune di Bresso, che condivide insieme a Milano il parco Nord, è quello con la densità maggiore di abitanti di tutta la Città Metropolitana milanese. Con 7.738 abitanti per kmq supera addirittura anche Milano che si ferma a 7.566.

 

Leggi anche: Hinterland: quali sono i comuni più VICINI al centro di Milano? E quelli più LONTANI?

#5 Rescaldina: il comune più alto

Credits rossellaimbello IG – Rescaldina

Il comune di Rescaldina, nel nord ovest dell’hinterland inserito nella zona omogenea dell’Alto Milanese, è quello situato all’altitudine maggiore. Il suo territorio è a circa 220 m.s.l.m. ed è anche il comune più a nord di tutti.

 

#6 Abbiategrasso: il comune più grande

Credits: milanoguida.it – Abbiategrasso

Abbiategrasso, famoso per il suo castello visconteo nel centro storico del paese, è il comune con la superficie più estesa della Città Metropolitana di Milano. Il suo territorio ricopre un’area di 47,78 kmq.

 

Leggi anche: I CASTELLI nei dintorni di Milano (Mappa)

#7 San Colombano al Lambro: il paese più isolato 

Credits: @_gd86_
San Colombano al Lambro

San Colombano al Lambro è senza dubbio il comune più isolato dell’hinterland milanese essendo una exclave all’interno della provincia di Lodi. Dista 54 km dal centro di Milano e per arrivarci bisogna attraversare gran parte del lodigiano con strade in pessime condizioni. Qui viene prodotto anche il vino di Milano ed è la ragione per cui, anche se geograficamente è distaccato, è stato mantenuto all’interno della provincia di Milano.

 

Leggi anche: San Colombano, il “VINO di MILANO” sulla collina con vista della Madonnina

#7+1 Basiglio: il comune più ricco

Credits paola.sabatini IG – Basiglio

Il Comune di Basiglio è da anni costantemente il più ricco della Città Metropolitana di Milano e costantemente sul podio anche in Italia. Il reddito pro capite registrato nell’ultima rilevazione supera i 45.000 euro. una curiosità? Confina con Rozzano, il comune più povero dell’hinterland. 

 

Continua la lettura con: VALSASSINA, 10 motivi per AMARLA

FABIO MARCOMIN

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NaPa, il primo «distretto a tema» di Milano

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claudioghisoni IG - Naviglio Pavese

Sull’onda del successo di NoLo, l’area a nord della città compresa tra Greco, Casoretto e Turro, alcuni anni fa è nato un nuovo quartiere: Na.Pa. Ma è molto di più di un quartiere, è infatti anche un distretto a tema. Scopriamo come e per quale motivo è stato creato.

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# Il Naviglio Pavese ha trovato la sua identità?

Nel giugno del 2020 è stato inaugurato un nuovo quartiere chiamato Na.Pa. Ispirato al successo di Nolo, acronimo di North of Loreto, che designa un’area specifica tra via Padova e Viale Monza, e seguito qualche anno dopo da NoCe, sigla che sta per North of Cenisio. Na.Pa si riferisce al Naviglio Pavese, il meno celebrato tra i Navigli milanesi. Proprio per valorizzare questa zona, un gruppo di ristoratori ha lanciato l’iniziativa, assegnandole un nuovo nome con l’intento di trasformarla in un vero distretto urbano. L’obiettivo è quello di favorire un dialogo tra centro e periferia, rafforzando i legami tra le persone e il territorio. Il quartiere si sviluppa lungo il Naviglio Pavese, estendendosi oltre la circonvallazione fino al Parco Agricolo Sud per circa 4 chilometri.

Leggi anche: NOM: il nuovo quartiere “Car free” alle porte di Milano. Sarà la nuova NoLo?

# Il primo distretto a tema della città: un polo gastronomico che unisce sapori, cultura e tradizione

Na.Pa Milano FB

Na.Pa non è solo un quartiere, ma un polo gastronomico che unisce sapori, cultura e tradizione: l’obiettivo è di realizzare un Naviglio slow, connesso al Parco Sud e alla ciclabile VenTo. A guidare questa piccola rivoluzione culinaria ci sono 14 realtà fondatrici tra ristoranti, bar, cantine, trattorie e spazi gastronomici innovativi. Tra i protagonisti anche lo chef stellato Sadler, che dopo il suo trasferimento a Brera nel 2023, ha lasciato un’impronta importante nella valorizzazione delle eccellenze locali. Ma Na.Pa non si ferma al cibo: è un progetto che intreccia competenze, esperienze e cultura, grazie alla collaborazione con il Municipio 5, la Biblioteca di Chiesa Rossa, la NABA e il Teatro Pacta. Non sorprende, quindi, che nel 2021 il Gambero Rosso lo abbia eletto il quartiere emergente numero uno in Italia, celebrandone il mix perfetto tra innovazione e autenticità.

Leggi anche: VenTo, la «Super-Ciclabile» da Venezia a Torino: completato il tratto milanese. Ma il resto del progetto?

# I locali da provare: tra le novità c’è Fourghetti, aperto nell’estate 2024

fourghetti IG

Sono diverse le tappe da provare per scoprire sapori autentici lungo il Naviglio. L’Osteria della Conca Fallata conquista con le sue specialità a base di carne di cavallo, unendo i sapori della tradizione pugliese e milanese. Per gli amanti del vino c’è Cantina Urbana Milano, la prima cantina di produzione cittadina, dove il nettare di Bacco nasce direttamente in città. Gli appassionati di olio trovano un paradiso ne I Frantoi, la prima oleoteca urbana, mentre chi ama il pesce deve fare una sosta all’Antica Osteria del Mare: inserita nella Guida Michelin, eccelle in ostriche e crostacei di altissima qualità. Tra le novità c’è Fourghetti, aperto da Bruno Barbieri a Bologna e trasferito nel giugno 2024 a Milano nei locali lasciati da Sadler, con una cucina colorata, creativa e di sostanza.

Leggi anche: Le 5 «trattorie moderne» da non perdere a Milano

# Spettacoli musicali, teatrali e eventi all’aperto per far scoprire il territorio con Napa in festa

napa.mi IG – Napa in Festa

Tra le iniziative messe in campo dalla sua nascita per far scoprire il meglio che si trovare attorno al Naviglio Pavese c’è Napa in Festa. Il 29 settembre 2024 si è tenuta la quarta edizione, con spettacoli musicali, teatrali, di circo e eventi all’aperto. Un’occasione per degustare i prodotti del territorio con piatti preparati dagli Chef di Napa, spettacoli e laboratori. 

Continua la lettura con: Nel futuro di Milano una «Factory alla Andy Warhol»

FABIO MARCOMIN

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A Milano la prima Greenway metropolitana al mondo? Il progetto e i tempi di realizzazione

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Greenway

Sarebbe un’infrastruttura unica nel suo genere. Queste le caratteristiche previste, i possibili benefici ambientali ed economici per i territori coinvolti e le tempistiche di realizzazione. 

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A Milano la prima Greenway metropolitana al mondo? Il progetto e i tempi di realizzazione

# Un percorso verde di 15 km che collega Milano a Monza, arricchito da 5.000 alberi

Una greenway metropolitana nella Grande Milano? Il progetto di riqualificazione urbana denominato Mi-Mo, ideato da Bikenomist, una società di consulenza e comunicazione esperta nel settore della bicicletta, mira a creare un corridoio verde di 15 km per connettere Milano a Monza, attraversando Sesto San Giovanni.

A Milano il tracciato proposto si svilupperebbe lungo Viale Sarca, attualmente utilizzato prevalentemente dagli automobilisti come alternativa per evitare gli autovelox di Viale Fulvio Testi. L’iniziativa, elaborata in collaborazione con lo studio Montieri-Macchi, prevede la realizzazione entro il 2030 di:

  • una superciclabile bidirezionale con corsie di sorpasso e ampia corsia per mezzi d’emergenza;
  • corsie preferenziali shuttle bus a guida autonoma;
  • corridoi pedonali;
  • filari alberati con 5.000 alberi e ampi spazi verdi con prati fioriti.

# Vantaggi per l’ambiente e per l’economia delle zone attraversate

Maps – Viale Sarca

La realizzazione del progetto comporterebbe benefici significativi sia dal punto di vista ambientale che economico. Sul piano ecologico, le stime indicano una riduzione di 1.000 tonnellate di emissioni di CO2, un abbassamento di 3 gradi nella temperatura degli edifici lungo il tracciato e una diminuzione di circa 20.000 veicoli al giorno sull’asse che collega Milano, Sesto San Giovanni e Monza.

Dal punto di vista economico, si prevede un incremento del valore degli immobili a Milano tra il 12% e il 13%, con un possibile aumento, nel tempo, del volume d’affari delle attività commerciali compreso tra il 35% e il 55%. L’intervento, quindi, non solo potrebbe favorire l’economia locale, ma anche portare maggiore visibilità e valorizzazione alle aree più marginali attraversate dal percorso.

# Pirelli interessata a finanziare l’iniziativa che potrebbe migliorare la vita di 75mila persone

Credits: unimib.it
progetto Bicocca

L’infrastruttura si ispira al Parco lineare Turia di Valencia e punta a migliorare la qualità della vita di circa 75.000 persone, tra residenti e lavoratori delle aree interessate dal progetto. Pirelli, insieme ad altre aziende situate nella zona di Bicocca e al polo universitario, si è già dimostrata interessata a sostenere finanziariamente l’iniziativa. La multinazionale dei pneumatici, che ha il proprio quartier generale nell’area, intende promuovere soluzioni innovative coinvolgendo i propri dipendenti per trasformare la zona in un centro di eccellenza per la mobilità sostenibile. L’orizzonte è il 2030, non rimane che attendere gli sviluppi futuri.

Continua la lettura con: Loreto, forse ci siamo: via ai cantieri per la riqualificazione. Ecco come diventerà: rendering della piazza e le foto di buenos aires

Articolo di BEATRICE BARAZZETTI aggiornato dalla redazione

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«Alta Velocità»: si andrà da Milano al Lago di Garda in meno di 50 minuti

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Da Milano al Garda Bresciano in poco meno di 50 minuti, ecco la rivoluzione dell’Alta Velocità Brescia Est – Verona. Ecco a che punto è il progetto.

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«Alta Velocità»: si andrà da Milano al Lago di Garda in meno di 50 minuti

# Da Milano al Garda in meno di 50 minuti

Credits: InLombardia

Il Lago di Garda, uno dei luoghi di svago preferiti dai milanesi, diventerà ancora più vicino grazie all’alta velocità. Il progetto della nuova linea ferroviaria ad alta velocità Brescia Est – Verona, che attraversa la Lombardia e il Veneto, avrà un impatto significativo sulla mobilità, soprattutto per i residenti di Milano. Con l’aggiunta di una fermata dedicata a Desenzano del Garda, i milanesi potranno raggiungere questo paradiso naturale in meno di 50 minuti, senza dover affrontare lo stress del traffico o cercare parcheggio.

Il Lago di Garda è da anni uno dei principali poli turistici della Lombardia, attirando milioni di visitatori ogni anno. Nel 2023, le sponde bresciana, veronese e trentina hanno visto un totale di 25 milioni di presenze turistiche, con 8 milioni di visitatori solo sulla sponda bresciana. Tra le località più frequentate, Sirmione, Limone e Desenzano si distinguono per l’offerta turistica variegata, che include strutture di lusso, ville storiche e una qualità dei servizi invidiabile. Desenzano, in particolare, sarà la fermata chiave nella nuova rete di trasporti ad alta velocità.

# Il progetto dell’Alta Velocità Brescia Est – Verona: inaugurazione nel 2026?

Credits: Cepavdue, consorzio eni per l’Altra Velocità
Il progetto della nuova linea ferroviaria ad alta velocità Brescia Est – Verona si estende per circa 48 chilometri, dei quali 45,4 km saranno dedicati all’alta velocità e alta capacità. Il percorso collegherà le due città attraversando tre province: Brescia, Mantova e Verona, passando per 11 comuni.
 
Una delle sfide più complesse del progetto è la realizzazione della galleria di Lonato del Garda, una galleria naturale lunga 4,8 chilometri, che raggiunge Desenzano. La costruzione del tunnel è già in fase avanzata, con oltre il 70% dei lavori completati, e l’operazione dovrebbe essere conclusa entro il 2026, in linea con le scadenze previste dal PNRR.

# La fermata intermedia per il Garda

Elemento fondamentale di questo progetto è la realizzazione di una nuova stazione ferroviaria dedicata al Lago di Garda, situata a San Martino della Battaglia, nel Comune di Desenzano. La stazione, che dista circa 2 chilometri dal casello autostradale di Sirmione, è stata fortemente voluta dalle istituzioni locali e regionali. La Regione Lombardia ha contribuito con un finanziamento iniziale di 35 milioni di euro per la progettazione e l’avvio dei lavori.

Questa nuova stazione non sarà solo una fermata per i treni ad alta velocità, ma anche un importante snodo per la mobilità locale. Il progetto include parcheggi, una stazione bus, una pista ciclabile e un bike park, per agevolare i turisti e i residenti nella mobilità verso il lago. La stazione avrà la capacità di servire fino a 2.120 passeggeri al giorno, rispondendo così alla crescente domanda di trasporti efficienti verso il Garda.

# Il beneficio per i milanesi

Credits: Veneto.info

 Attualmente, il collegamento tra Milano Centrale e Brescia è già ben servito da treni ad alta velocità, con una durata di viaggio di circa 36 minuti. Con l’aggiunta della fermata di San Martino della Battaglia, i milanesi potranno proseguire il viaggio verso il Garda in soli 10 minuti da Brescia, per un totale di meno di 50 minuti di viaggio.

In più, grazie alla connessione con gli aeroporti lombardi, il Lago di Garda diventerà una meta ancora più accessibile per i turisti internazionali.

Continua la lettura con: Le 10 ragazze milanesi da evitare

MATTEO RESPINTI

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Il «mini-quartiere Art-Decò di Milano»: le ville Tudor e Liberty più belle (Foto)

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Credits: ad-italia.it

Alcuni quartieri di Milano sono dei capolavori di stile. Alcuni di questi esempi si trovano in via Venti Settembre, Porta Venezia e in Monterosa. Nella selezione non può mancare questo mini quartiere molto caratteristico di Milano. 

Il «mini-quartiere Art-Decò di Milano»: le ville Tudor e Liberty più belle (Foto)

# Il mini quartiere delle villette di Porta Lodovica

Google maps – Via Giambologna

Il mini quartiere è delimitato dalle vie Tabacchi, Castelbarco, Tibaldi e Giambologna, a pochi passi dall’università Bocconi, è un gioiello nascosto di Milano. Composto quasi interamente da villette e case singole di dimensioni contenute, questo angolo cittadino offre un’atmosfera d’altri tempi. Le abitazioni, costruite prevalentemente tra il 1920 e il 1930, sono un affascinante mosaico di stili architettonici che spaziano dall’eclettico al Liberty, fino all’Art Decò.

Tra le più caratteristiche spiccano le villette decorate con raffinati dettagli floreali e geometrici tipici del Liberty, che raccontano la storia di un’epoca in cui l’estetica si fondeva con la funzionalità. Alcune case presentano torrette, balconcini e motivi ornamentali che catturano l’attenzione anche del passante più distratto.

Non mancano le curiosità nella zona: piccoli giardini privati nascosti dietro cancellate in ferro battuto, stradine tranquille che sembrano sospese nel tempo.

# Le Ville Tudor

Le grandi protagoniste del quartiere sono le due “ville Tudor” con le facciate a grate di legno e i tetti spioventi. Uno stile che ricorda il basso medioevo del nord Europa, quello delle favole di Hansel e Gretel. Sono state edificate intorno al 1920, a quanto pare da un coppia tedesca che ha deciso di ricreare a Milano le abitazioni tipiche della Baviera.  

Leggi anche: Il mistero delle delle ville Tudor: sono inglesi o tedesche?

# Il “mini castello” 

All’angolo tra via Caimi e via Giambologna si incontra un’abitazione che sembra un “mini castello”: con un arco in mattoni a incorniciare l’ingresso, delle bifore e le pareti su via Giambologna ricoperte da una pianta rampicante.

# La villa con richiami medievali

Si resta in un’atmosfera che richiama le suggestioni medievali, pur abbracciando uno stile nettamente differente. Poco distante, lungo via Giambologna, sorge un’altra villa affascinante, impreziosita da dettagli architettonici che sembrano provenire da un tempo remoto. Bassorilievi elaborati, eleganti bifore e una trifora sfalsata si combinano armoniosamente con decorazioni dorate, donando all’edificio un’aura di mistero e raffinatezza senza tempo.

# La villa con la bussola di vetro

All’angolo tra via Castelbarco e via Caimi si trova una villa bicolore con una bussola di vetro a svettare nell’attico come fosse un faro.

# Altre ville nel quartiere

Cosa si trova a pochi passi:

# Il Campus Bocconi

Su via Castelfidardo, laterale rispetto al quartiere delle villette, c’è il nuovo Campus Bocconi firmato dallo studio giapponese SANAA con giardino e centro sportivo: l’unico ad oggi a Milano ad avere una piscina olimpionica.

Appena oltre si trova uno dei polmoni verdi della zona, il Parco Ravizza.

Foto Redazione – Parco Ravizza

# Santeria Social Club

Foto redazione – Santeria social club

Per chi vuole divertirsi, bere, mangiare o studiare c’è Santeria Social Club in viale Toscana 31. Il locale distribuito su 1.000 mq mette a disposizione un grande bar con cucina, un imponente teatro, uno shop, un’aula di formazione, una sala riunioni ed un atelier artistico.

# Tram, filobus e treni suburbani

Foto redazione – Stazione Tibaldi altra vista

Il quartiere, pur non essendo collegato al momento da una linea metropolitana, è servito dal tram 15 lungo via Giambologna, dalla circolare 90/91 su viale Toscana dalla linea suburbana S9, e in futuro dalla Circle Line, grazie alla stazione Tibaldi-Bocconi con accesso da via Bazzi. 

 

Continua la lettura: Il MISTERO IRRISOLTO della FONTANA di Piazza Grandi

FABIO MARCOMIN

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Lugano, la nuova Montecarlo a due passi da Milano: i miei consigli per andarci a vivere (e ritrovarsi insieme a italiani ricchi e famosi)

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Sul Maggiolone a Lugano

E’ stata definita la nuova Montecarlo. Sempre più celebrità e ricchi italiani ci vanno a vivere. Ma qual è il segreto del suo successo e, soprattutto, come fare a trasferirsi senza fare errori?

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Lugano, la nuova Montecarlo a due passi da Milano: i miei consigli per andarci a vivere (e ritrovarsi insieme a italiani ricchi e famosi)

La nuova Mecca delle celebrità. In tempi recenti hanno preso la residenza nella cittadina ticinese personaggi come i campioni del motociclismo Jorge Lorenzo e Andrea Iannone, i campioni del ciclismo Vincenzo Nibali e Alberto Contador, il nuotatore Ian Thorpe, il campione di Formula 1 Fernando Alonso, gli allenatori Fabio Capello e Cesc Fabregas. Tra le dive del mondo dello spettacolo, hanno scelto Lugano Mina e Rita Pavone. Senza contare poi gli imprenditori, tra cui De Benedetti, Garavoglia di Campari o i fratelli Perfetti. Tre dei 10 uomini più ricchi d’Italia si sono trasferiti a Lugano e dintorni. 

Dei 68.375 abitanti, 17.000 hanno nazionalità italiana, in crescita del 2,6% rispetto all’anno precedente. Sempre più milanesi stanno pensando di trasferirsi nel Canton Ticino. Questi sono sette consigli per chi vuole vivere a Lugano e dintorni. 

#1  Dove abitare: Sopraceneri o Sottoceneri?

Credits: @seydisahi.n IG
Lugano

Il Canton Ticino è storicamente diviso in due grandi aree separate dal Monte Ceneri con il suo passo e galleria autostradale: il Sopraceneri ed il Sottoceneri. Differenze incomprensibili per chi guarda da fuori, ma ben chiare per chi ci vive.

Il Sopraceneri è la parte più a Nord, con la Capitale amministrativa, sede del Governo Bellinzona e con località e territori a chiara vocazione turistica, come Locarno, Ascona le valli Maggia, Verzasca, Leventina, Blenio e il lago Maggiore: zone apprezzate e frequentate soprattutto dagli Svizzeri vacanzieri e dagli stranieri.

Il Sottoceneri è la parte più a Sud, con la capitale economica e finanziaria Lugano, il territorio vinicolo del Mendrisiotto, vaste aree industriali distribuite su tutto il territorio ed il lago di Lugano con borghi turistici come Morcote, Gandria, Brusino e l’area boschiva del Malcantone. La zona prediletta dagli italiani in fuga dall’Italia. 

Il consiglio potrebbe essere quello di scegliere “di pancia” un luogo che sembra ideale e prendere una residenza in affitto anche se intenzionati ad un acquisto, che potrà essere fatto successivamente dopo avere conosciuto le vere e molteplici atmosfere offerte.

#2 La casa: in città, sul lago o in montagna?

Credits: ticino.ch IG
Corippo

Occorre considerare che tutto il Canton Ticino è ben collegato, se si viaggia in auto, ma soprattutto anche con i mezzi pubblici: bus nelle aree urbane e Autopostali sui territori più discosti. Si può pertanto vivere in piena atmosfera urbana, di campagna, come pure in montagna. In pochi chilometri di distanza e in pochi minuti di tempo si può passare da bordo lago ad alta montagna. Un grande vantaggio è proprio quello di poter vivere in piena campagna a pochi chilometri da Lugano. 

#3 Il trasloco: registrare tutto con un solo atto

Credits: laprovinciadicomo.it
Dogana Brogeda

La frontiera Italia-Svizzera è una dogana importante in quanto la Svizzera non fa parte della UE: il passaggio di persone e soprattutto di merci può non essere semplice. Il giorno del trasloco segna pertanto il vero ingresso in Svizzera anche ai fini del permesso di soggiorno, che decorre da quel giorno. E’ importante che venga portato nel Canton Ticino tutto quanto si vuole, auto comprese, che entreranno nella lista dei prodotti trasferiti con una sola pratica e che successivamente riceveranno una targa Svizzera ed un collaudo. Successivi trasferimenti di cose o quanto altro sono da evitare

#4 Sentirsi a Milano vivendo all’estero

Il Canton Ticino sembra quasi Milàn, perché è facile sentire le persone che parlano diffusamente ancora in dialetto, diverso da zona a zona ma tutti simili al milanès:  si parla l’italiano, certe volte anche un po’ strano e divertente a causa di tutte le influenze delle altre lingue nazionali Francese e Tedesco (Esiste addirittura un dizionario!). Un italiano fuso con una mentalità un po’ tedesca, per cui l’effetto è particolare. L’ordine, la pulizia, la puntualità, la socialità inizieranno ad essere apprezzate subito e, per molti, a fare la differenza. Lugano poi, soprattutto negli ultimi anni, presenta una poderosa crescita culturale e sociale, a molti trasmette un’atmosfera di grande fermento, come la Milano di qualche anno fa. 

#5 L’auto: differenze nella guida e nelle regole da rispettare

Iniziamo a guidare come si guida in Svizzera. Qui di seguito un piccolo ripasso del codice stradale svizzero cui adeguarsi.

Il territorio è sempre cosparso di radar che cambiano di posto ogni settimana: se guidi oltre il limite di velocità ti regalano una foto con bollettino da pagare. Bisogna fare attenzione a guidare sempre mantenendo la distanza dalla macchina che ti precede per consentire un eventuale inserimento da destra, se non lo esegui e vieni avvistato da un’auto della Polizia, sentirai una sirena e ti consegneranno un bollettino.

Le doppie strisce sono come dei muri di cemento: NON si attraversano in auto, anche se la strada è deserta, ma si arriva al prossimo incrocio o rotonda e si torna indietro.
Le rotonde meriterebbero un discorso a parte, perché ce ne sono tante, grandi e piccole e sempre con un bel giardino verde al centro, ma l’importante è segnalare sempre con le frecce le proprie intenzioni di uscita.

A proposito, quando ti chiameranno per il collaudo dell’auto nella lettera ti scrivono tutto, ma il consiglio è quello di portare l’auto in un garage, che la prepari: il motore e il pianale sotto devono essere lavati!

#6 La ristorazione: il grotto svizzero

Credits: lebendige-traditionen.ch
Grotto svizzero

Il Canton Ticino offre tanta Ristorazione di qualità, che non ti fa sentire la mancanza dell’offerta di Milano, anche perchè molti cuochi sono italiani. C’è un tipo di ristorazione tipica, che però vale la pena conoscere da subito per entrare nello spirito vero di questo luogo. Il Grotto è il vero simbolo del Ticino e se ne trovano tantissimi distribuiti su tutto il territorio. Sono il più potente elemento attrattore per i turisti ed il principale motivo per cui ritornano. Vale la pena visitarli in zone diverse per potere gustare i prodotti tipici dei vari territori.

#7 I prodotti tipici

Credits: @chef__pier
Risotto alla milanese

Per entrare in sintonia con il nuovo territorio si suggerisce di conoscere e gustare i prodotti del territorio. In particolare la salumeria, i vini ed i formaggi. Si possono visitare numerosissime cantine e aziende vinicole che ben volentieri vi accompagneranno nei vigneti e vi faranno degustare i loro vini. Poi potrete salire sugli alpeggi (ne vale la pena) a conoscere e gustare i formaggi di montagna. Per fare ciò in un colpo solo si può partecipare a una delle tante feste, sagre paesane o manifestazioni, dove seduti intorno ai tavoli e seduti sulle panche si potranno mangiare piatti che sono comunque familiari a Milano: polenta con formaggi o col latte, risotto e ossibuchi, salamelle, minestrone, e la immancabile torta di pane.

 

Continua la lettura con: In Svizzera i camerieri guadagnano di più di un manager in Italia

GIUSEPPE MARZAGALLI

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Quando devi prendere la metro per Bisceglie ma al binario arriva Rho Fiera

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Ritirarsi con stile.

Qui il video: Quando devi prendere la metro per Bisceglie ma al binario arriva Rho/Fiera

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Continua con: La moglie dell’automobilista ticinese quando entra sulla Milano-Laghi superando la frontiera 

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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5 trattorie a prezzi bassi dove si mangia bene a Milano

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Cooperativa La Liberazione

Cibi della tradizione lombarda e atmosfere di un tempo che non c’è più. Scopriamo questi cinque indirizzi, selezionati da puntarellarossa, dove mangiare discretamente e senza svenarsi.

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5 trattorie a prezzi bassi dove si mangia bene a Milano

#1 Trattoria San Filippo Neri, come le trattorie di una volta

#4 Credits: @trattoriasanfilipponeri IG

Partiamo da nord. La trattoria San Filippo Neri propone la cucina tipica milanese: si presenta come le trattorie di una volta e tanto piace ai milanesi, anche per questo. All’interno due sale con tavoloni tipo mensa e tovaglie a quadri rosa e una vecchia boiserie di legno, all’esterno un grande dehors riscaldato. I prezzi sono contenuti e le porzioni abbondanti. Antipasti a 7 euro, i mondeghili con polenta, i primi a 8,5 euro con scelta tra risotto, minestra di fregola, lasagnetta con salsiccia, i secondi a 14 euro sia quelli di carne che quelli di pesce. I contorni e i dolci a 3,5 euro, mentre i vini, Barbera Bardoneschi e Bonarda Nicolini, a 7 euro. Voto recensioni Google: 4.4/5

Indirizzo: viale Monza, 220

#2 Cooperativa La Liberazione, con il clima di un vecchio circolo Arci 

Credits lukelucchinettif IG – Cooperativa la Liberazione

Spostiamoci a Est, in zona Dateo. Qui il clima è quello di un vecchio circolo Arci di provincia anche se siamo a Milano. Alla Cooperativa della Liberazione si possono infatti trovare quasi tutte immagini riconducibili alla sinistra, come il Quarto Stato e Garibaldi, Jacques Brel e Fenoglio, ma soprattutto si mangia bene a prezzi modici. Presente anche un dehor tra gli alberi. Il coperto costa 1 euro, gli antipasti e i primi sugli 8 euro, secondi che spaziano dai 12 euro della coppa di maiale e ai 14 degli arrosticini. Non manca la trippa a 11 euro. Voto recensioni Google: 4.5/5

Indirizzo: via Lomellina, 14 

#3 Sabbioneda da Romolo, una locanda di periferia (quasi) in centro città

Credits valemi86 IG – Trattoria Sabbioneda

Sabbioneda da Romolo, nonostante si trovi prossima al centro città, mantiene un’atmosfera un po’ dimessa come si può trovare nelle locanda di periferia. Il menu offre primi piatti come i tortiglioni al ragù a 8 euro e gli altri a 9 euro, i secondi che vanno dagli 8,5 euro della bistecca ai ferri ai 13 dell’ossobuco con polenta, per una cotoletta ne bastano 10. Il prezzo delle bottiglie parte da 15 euro, mentre per un bicchiere di vino rosso fermo ne servono 3. Per il coperto e il servizio si paga 1,5 euro. Voto recensioni Google: 4.3/5

Indirizzo: via Tadino, 32

#4 Osteria alla Grande, cucina casalinga e familiarità nei modi 

Credits luca.comel IG – Osteria alla Grande

Eccoci a Ovest. Osteria alla Grande è tutto quello che ci si può aspettare da una classica osteria milanese: prezzi bassi, cucina casalinga, familiarità nei modi. Tra i piatti troviamo risotti, tagliatelle con funghi porcini, ravioli al brasato e gnocchi fatti a mano, pappardelle al sugo di lepre, la vera trippa vera alla milanese e l’immancabile cassoeüla con le verze e la polenta. Il servizio e il coperto non si paga. I primi vengono 9 euro, i secondi 15 contorno compreso. Le bottiglie di vino sono tutte a 15. Voto recensioni Google: 4.4/5

Indirizzo: via delle Forze Armate, 405

#5 Casottel, un’autentica trattoria lombarda 

Credits lucajordan2002 IG – Casottel

Casotell è un’autentica trattoria lombarda nella periferia sud di Milano, con gli arredi ancora originali. La qualità del cibo è dignitosa, al livello di una trattoria tradizionale, con primi a 8-10 euro e i secondi a partire da 12 anche se arrivano a 22 euro. Tra le note dolenti c’è il menu che è a voce e lo scontrino che non è pervenuto. Voto recensioni Google: 4.1/5

Indirizzo: via Fabio Massimo, 25

Spunto: lapuntarellarossa.it

Continua la lettura: APERITIVO con VISTA su Milano: i migliori ROOFTOP sotto le STELLE

FABIO MARCOMIN

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40 anni fa «il Titanic di Milano»: crolla il Palasport di San Siro

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Palasport di San Siro

Era il vanto della città. Un’arena coperta, tra le più grandi del mondo, a pianta circolare e con profilo a doppia curvatura (a sella di cavallo). Sorgeva a fianco dello stadio, tra via Tesio e via Patroclo. La notte del 17 gennaio 1985 un forte boato sorprese i cittadini. Il Palasport era crollato. 

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40 anni fa «il Titanic di Milano»: crolla il Palasport di San Siro

Inaugurato nel 1976, poteva accogliere fino a 18.000 spettatori per competizioni di atletica leggera, di ciclismo, per concerti o per le partite di basket dell’Olimpia.

Era considerato un’avanguardia dell’architettura mondiale, tanto da essere copiato da altre strutture sportive nel mondo, tra cui il “Pengrowth Saddledome” di Calgary e il “Peace and Friendship Stadium” di Atene.

Il Palasport ha ospitato anche epici concerti, tra cui gli unici due concerti tenuti dai Queen in Italia, il 14 e 15 settembre 1984.

La sua storia finisce durante “la nevicata del secolo”. Il 17 gennaio 1985, sotto il peso della neve caduta a livelli record e accumulata al centro della copertura ricurva, una parte del tetto del Palasport crolla. Poche ore dopo la “nevicata del secolo” sarebbe giunta al suo termine. Due settimane dopo il palasport sarebbe dovuto essere teatro del primo concerto degli U2 in Italia.

Continua la lettura con: La nevicata del 1985

MILANO CITTA’ STATO

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