Un complesso nodo di interscambio con un design avveniristico da fare invidia agli aeroporti internazionali, con una “sala d’attesa a forma di nuvola”. Da poco inaugurata, è dotata di tecnologie all’avanguardia che la rendono sostenibile e autosufficiente. Scopriamo nel dettaglio come è stata realizzata.
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La stazione dei treni più spettacolare di un aeroporto internazionale
# Un’enorme infrastruttura ferroviaria su un’area di 510mila mq
Nella città di Hangzhou, provincia dello Zhejiang in Cina, ha inaugurato nel 2022 la stazione ferroviaria di Hangzhou West. Non si tratta però di una banale stazione, ma di un complesso nodo di interscambio di: ferrovie nazionali, dell’alta velocità, due linee metropolitane, di cui una collega direttamente l’aeroporto internazionale di Hangzhou Xiaoshan, e bus su un’area di 510mila mq. La stazione ne occupa 100mila, il resto dell’intervento ha compreso la realizzazione di un comparto edilizio ad uso uffici.
# Un corpo principale di 7 piani, con 11 piattaforme e 20 binari
La stazione si sviluppa con un corpo principale di 7 piani, di cui 2 sottoterra. All’interno ci sono: la hall della stazione della metropolitana, il livello intermedio del parcheggio sotterraneo, la piazza di superficie, il livello di ingresso/uscita rapida, quello dei binari, quello di attesa e un livello destinato ai servizi ai viaggiatori. Ci sono invece 11 piattaforme e 20 binari nell’area della partenza con 19 coppie di treni passeggeri ogni giorno.
# Un design da far impallidire gli aeroporti internazionali con la “sala d’attesa a forma di nuvola”
L’aspetto che colpisce di più è certamente il design. In particolare la “sala d’attesa a forma di nuvola”, con i lucernari a croce sul tetto fluttuano come nuvole e la lucesi diffonde nell’intera sala come se provenisse dalle nuvole. Ha una lunghezza di circa 310 metri da nord a sud e di 230 metri da est a ovest. Concettualmente è stata pensata per essere un unico spazio dove muoversi con agilità da un punto a un altro.
C’è anche un’area dedicata all’intrattenimento dei bambini, caratterizzata da un colore caramella con piccole scrivanie, piccole panche, blocchi da costruzione, scivoli, e una sala per mamme e bambini con culle, tavoli per pannolini e lavandini.
# Le tecnologie utilizzate per renderla sostenibile e autosufficiente
Una stazione all’avanguardia ricoperta da 15.000 moduli fotovoltaici in silicio monocristallino capaci di generare 2,31 milioni di kWh all’anno di energia elettrica dal sole, risparmiare oltre 830 tonnellate di carbone standard e ridurre oltre 2.300 tonnellate di emissioni di anidride carbonica ogni anno. Degli elettroventilatori intelligenti riescono invece a rilevare la potenza del vento, la temperatura, l’umidità e i dati relativi al rumore, facendo aprire automaticamente i vetri esterni della facciata continua per fornire aria fresca ai passeggeri.
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Chi lo dice che Milano è solo lavoro, ritmi incessanti e stress. Oggi vogliamo smentire questo stereotipo facendovi rilassare nelle migliori SPA della città. Abbiamo solo l’imbarazzo della scelta: la nostra selezione in ordine sparso.
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Le 7 migliori SPA del benessere a Milano (con mappa)
# Grand Spa a Palazzo Parigi, una delle più lussuose al mondo
Letteralmente una delle più lussuose Spa del mondo. Oltre alla piscina ha un Royal Hammam Privé, la Grand Spa di Palazzo Parigi in Porta Nuova, offre 7 sale tematiche dove fare trattamenti ispirati alle atmosfere balinesi, marocchine, polinesiane.
# Shiseido Spa, la più grande di Milano
Al sesto piano dell’Excelsior Hotel Gallia in Stazione Centrale è l’unica presente in Italia a portare il celebre nome Shiseido e, con la sua superficie di oltre 1000 mq, è la più grande Spa di Milano. Anche qui il lusso non manca, dove tutto ruota attorno al concetto giapponese di Omotenashi, che esprime la volontà di coinvolgere i propri ospiti in un’esperienza sensoriale rigenerante, unica e indimenticabile.
# Armani/SPA, la semplicità del lusso di Re Giorgio
Sulla cima del 5 stele Armani Hotel ci si può rilassare nella Spa disegnata da Re Giorgio, con il suo stile inconfondibile, minimal e elegante al tempo stesso. Dall’interno della vasca idromassaggio si può ammirare Milano dall’alto in tutta la sua bellezza.
# QC Terme Porta Romana, l’unica sauna al mondo dentro a un tram
Inserite in un palazzo in stile liberty e nella cornice esterna delle antiche mure spagnole, o meglio in un bastione, le Terme di Porta Romana regalano un’atmosfera sospesa nel tempo, un’oasi di relax nella storia in pieno centro città. Suggestiva anche la biosauna, un unicum mondiale, in un vecchio tram dell’ATM.
# Aspria Harbour Club, per chi a Milano cerca la natura
L’Aspria Harbour Club è in zona San Siro e ha piscine, campi da tennis, palestra indoor dove si tengono corsi di yoga, zumba, pilates. Un club completamente nella natura, per goderti una bella giornata all’aperto, lontana dal caos urbano dove godersi anche l’idromassaggio tra i verdi prati.
# La Spa del Bulgari Hotel, la più richiesta dai VIP
Una delle più ricercate, sopratutto dai VIP essendo in uno degli hotel più lussuosi e centrali della città, la Spa del Bulgari dispone sauna, jacuzzi esterna, quattro sale private e una suite esclusiva per la coppia sono adibite ai trattamenti personalizzati.
# L’esperienza olistica della Spa al Mandarin Oriental
Per la Spa del Mandarin Oriental di Milano sono stati creati dei trattamenti speciali ed esclusivi come l’Opera of the Soul: un massaggio ideato per omaggiare il Teatro alla Scala, ce l’opera lirica italiana, che si pone come obiettivo quello di aprire i chakra della gola migliorando le nostre doti canore. La Spa del Mandarin Oriental è una vera esperienza olistica: l’ingresso è limitato e dal momento in cui ci sente trasportati in un’ altra dimensione.
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Il primo ad essere costruito a quasi duecento metri sotto il livello del mare. Curato nei dettagli, fa vivere a chi percorre il tratto, un’esperienza tra i ghiacci del Nord.
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Il tunnel sottomarino tra i ghiacci del Nord Europa: costruito a 200 metri sui fondali dell’oceano
# Il tunnel sottomarino, innovazione delle isole Faroe
Appartenenti a un arcipelago, al largo tra Scozia e Islanda, composto da 18 isole vulcaniche nell’oceano Atlantico, le isole Faroe hanno attirato l’attenzione internazionale anche grazie alla costruzione di questo tunnel sottomarino. Dal 19 Dicembre 2020 è possibile percorrere in auto il tratto che collega l’isola di Eysturoy con la capitale Tórshvan.
# 11,24 km di strada a quasi 190 metri sotto il livello del male
Il tunnel è lungo 11,24 km, circa quattro volte lo stretto di Messina. Ha una strada a tre corsie ed è posta alla profondità record di quasi 190 metri sotto il livello del mare. Se inizialmente per passare dalla capitale ai piccoli centri bisognava percorrere 55km in oltre un’ora, grazie al tunnel le distanze e il tempo è stato ridotto drasticamente. Solo 15 minuti e per un totale di 17km, di cui 11 sotto il mare, sono i tempi di percorrenza per passare dalla capitale ai paesini e viceversa.
# Coreografie e sculture per rendere più eccitante l’esperienza
Sono 6 mila i veicoli giornalmente che possono percorrere il tratto sottomarino alla modica cifra di 13 euro a tratta. Grazie al designer locale Trondur Patursson, il tunnel è stato ornato di una patina sulle pareti, con delle illuminazioni che ricordano molto il classico viaggio tra i ghiacci del Nord ma soprattutto con delle sculture in grado di calmare le paure dei più impressionabili che proprio in quel momento stanno attraversando un tunnel sotto l’Oceano Atlantico del Nord.
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Negli ultimi anni sono state diverse le attività storiche della città che hanno abbassato per sempre la saracinesca. Tra i motivi principali: l’aumento degli affitti e il mancato cambio generazionale.
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Anche la «pasticceria dei Vip» dice addio a Milano
# Lo stop dopo 62 anni di onorata attività
Anche la storica e pluripremiata pasticceria San Gregorio dice basta. Dopo 62 anni di onorata attività Angelo Bernasconi ha deciso a malincuore di chiudere un locale che nel corso dei decenni si è ingrandito fino a raggiungere gli attuali 600 mq. Aveva infatti acquisito il vicino bar, allargato la sala e aggiunto l’organizzazione di eventi privati e la preparazione di piatti caldi per pranzi e cene. Un’avventura iniziata nel 1945, quando Angelo aveva rilevato la pasticceria dopo il pensionamento del precedente proprietario, Tacchini, di cui era dipendente.
# Definita la «pasticceria dei Vip»
Angelo Bernasconi aveva iniziato a lavorare nelle pasticcerie dall’età di 12 anni, nel pasticceria Bologna sempre del signor Tacchini, per diventare un punto di riferimento per vip milanesi e non solo. Fernanda Pivano andava alla San Gregorio per le caramelle al rosolio, Carla Fracci per i marron glacés, Cesare Maldini, Lukaku quando era all’Inter faceva scorta di croissant al cioccolato, e ancora Martina Colombari e Filippa Lagerbäck. Un successo costruito nel tempo.
# I motivi che hanno portato alla decisione definitiva di chiudere la saracinesca
La decisione di chiudere, che potrebbe avvenire già a gennaio 2025 anche se più probabilmente sarà per la fine di giugno 2025, è dovuta alla somma di due fattori. Il primo è l’aumento del costo del canone di locazione al momento del rinnovo del contratto, salito a 200mila euro, e che Angelo Bernasconi, nonostante i buoni rapporti con la proprietà del locale, non è riuscito a rivedere. Il secondo è la differenza di vedute sulla gestione e sull’organizzazione della pasticceria tra lui, suo figlio Davide, sua nuora e l’ex moglie. Angelo avrebbe voluto mantenere orari di apertura più ampi: lui inizia tutti i giorni alle 2.30 per aprire alle 5 e servire anche i milanesi meno sfortunati con in alcuni casi episodi spiacevoli di danneggiamento alle vetrine. Il figlio ha invece puntato a orari “più umani” e sull’ecommerce che ha consentito alla San Gregorio di allargare il business in tutto il mondo, vendendo panettoni dalla Francia alla USA.
# Le altre attività milanesi che hanno chiuso per sempre
Negli ultimi anni sono stati diversi i locali storici che hanno chiuso. Possiamo ricordare la pasticceria Vecchia Milano in zona Acquabella-Argonne, il mitico Bar Rattazzo con le sue polpette, il Mariposa in Porta Romana prima negozio discografico e poi bar, “Le Trottoir”, il locale a due passi dalla Darsena diventato famoso per essere diventato uno spazio per scrittori e artisti illustri, su tutti Andrea Pinketts. Ancora la discoteca Old Fashion alla Triennale,un simbolo della cultura enogastronomica meneghina come il Pont de Ferr e la Pizzeria napoletana Sibilla, dopo 79 anni di storia. L’ultimo grande simbolo di Milano in procinto di chiudere e l’Hotel Diana in Porta Venezia, dal 25 settembre 2025 Marriott International e Marriott Bonvoy termineranno il contratto in essere con la struttura alberghiera.
Bernasconi però non si da per vinto e alla veneranda età di 80 anni vuole rimettersi in gioco, suo figlio Davide invece sta ancora ragionando sul futuro. Seguendo l’insegnamento del suo maestro Tacchini, che rilevò la pasticceria San Gregorio dopo due anni che era andato in pensione prima di cederla ad Angelo, è pronto a ripartire con un’altra attività. È infatti proprietario di un piccolo locale in galleria Puccini che attualmente è chiuso, dato che non può seguirlo. Dopo il “lieto fine” della riapertura della Latteria di San Marco, rivedremo di nuovo i panettoni di Bernasconi a Milano?
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Le trattorie contemporanee sono locali che presentano un menu costruito intorno ai piatti della tradizione rivisitati in un’accezione più moderna, con spazio ai vini naturali nella carta e grande abilità nelle tecniche della cucina da parte degli chef. Questa lista è tratta da una “storica” selezione del Gambero Rosso con alcune delle trattorie rivisitate in chiave moderna da provare in città.
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Le 5 «trattorie moderne» da non perdere a Milano
# Frangente, cucina a vista e focus sugli ingredienti e tecniche di cottura
Frangente ha inaugurato nel 2021 in Porta Venezia, sotto la guida dello Federico Sisti, e si caratterizza per la cucina a vista, il bancone e i dettagli dedicati al surf. Il focus del locale è sugli ingredienti e sulla grande abilità nelle tecniche di cottura, capaci di esaltare piatti tradizionali e contemporanei. Tra questi troviamo mondeghili alla milanese, tagliatelle con il ragù di vitello, cotoletta alta di vitello con purè di patate, animelle di vitello alla milanese con maionese allo yuzu kosho e diaframma di giovenca. Non manca poi una ricca e curata selezione di vini. Voto medio recensioni su Google: 4,7/5
Indirizzo: via Panfilo Castaldi, 4
# Trippa, la prima osteria contemporanea di Milano
Trippa è stata la prima osteria di questo genere ad aprire in città. Si trova in Porta Romana ed è stata inaugurata nel 2014 dallo chef Diego Rossi insieme al suo socio Pietro Cairoli. Ha anche ricevuto l’importante riconoscimento della “chiocciola”, nell’edizione di Osterie d’Italia, che premia i locali slow food dove si mangia meglio. Gli elementi la caratterizzano sono l’atmosfera informale, un menu imperniato sui piatti della tradizione in chiave moderna, una lunga carta di vini e una grande abilità degli chef nel padroneggiare le tecniche in cucina. Voto medio recensioni su Google: 4,7/5
Indirizzo: via Giorgio Vasari, 1
# Manna, una cucina popolare e innovativa nel cuore di Nolo
A Nolo, in piazzale Governo Provvisiorio 6, c’è Manna dello chef Matteo Fronduti. Nel cuore di uno dei quartieri più vivaci e hipster di Milano, questo locale offre una cucina sincera, sorprendente, popolare e allo stesso tempo innovativa, senza essere ossessionata dalle mode del tempo. Nel menu, abbinato a una selezionata carta di vini, troviamo quattro scelte per categoria e piatti con nomi simpatici e ironici che variano a seconda della stagione: da Donald Duck (coscia di anatra, funghi, fegato grasso e fichi) a Fortunato (uovo affogato con purea di patate e vino rosso), da Sora Lella Thay (puntarelle arrosto, curry verde, uova e miso rosso) a Uè, testina! (testina di vitello arrosto, cannolicchi e mela verde). Voto medio recensioni su Google: 4,5/5
Indirizzo: Piazzale Governo Provvisorio, 6
# Røst, una trattoria innovativa con un menu corto e destrutturato
Røst in via Melzo, aperto nel 2019, è una trattoria innovativa con sedie e divanetti in velluto, tavoli in marmo e piatti alle pareti, che mantiene gli schemi di quelle tradizionali e presenta un menu corto e destrutturato pensato per la condivisione. Le materie prime sono di alta qualità e i prodotti sono peculiari di tutto il territorio italiano. Tra i piatti della cucina capitanata dallo chef chef Piermaria Trischitta spiccano due classici, Mondeghili e Baccalà con Finocchietto, a cui si aggiungono una serie di categorie come ad esempio quella “dell’affetto e della cremeria”, con la Pancetta di Anselmo Bocchi e il Tumin del Mel, e quella “dal forno ai fornelli” con Carote di Polignano, Yogurt e Sesamo. Voto medio recensioni su Google: 4,5/5
Indirizzo: Via Melzo, 3
# Nebbia, una lunga lista di prodotti stagionali
Chi l’ha detto che a Milano non c’è più la nebbia? La Nebbia invece c’é: il ristorante è stato inaugurato nel 2018 a pochi passi dal Naviglio Pavese dall’idea di tre giovani soci Federico Fiore e Mattia Grilli, con esperienze pregresse in ristoranti stellati, e Marco Marone, esperto conoscitore di vini. Il locale si caratterizza per sale interne, delicate e minimal dove il grande protagonista è una lunga lista di prodotti stagionali. Il menu parte dalle radici italiane, spaziando nella tradizione piemontese e campana e con alcuni influssi europei e asiatici. Voto medio recensioni su Google: 4,5/5
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Quando Pavia fu resa più importante di Milano. Perché fu fatta questa scelta?
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Perché i Longobardi hanno messo la capitale a Pavia e non a Milano?
# La crescita di Pavia come centro militare negli ultimi decenni dell’impero romano
Nel primo decennio del V secolo la capitale imperiale del Impero Romano d’Occidente fu trasferita da Milano a Ravenna: negli stessi anni, gradualmente, crebbe l’importanza del ruolo militare di Pavia. Alcuni decenni prima dell’avvento in Italia dei Longobardi, Pavia infatti era già il centro principale del territorio, qui infatti si radunava l’esercito per le campagne militari stagionali durante l’epilogo imperiale.
# La consacrazione a capitale del Regno Longobardo
L’invasione dell’Italia da parte dei Longobardi, che mise gradualmente fine al dominio bizantino, trovò resistenza delle forze imperiali solo nella città di Pavia, che fu conquistata nel 572 dopo un lungo assedio. Dopo avere nominato Verona come capitale provvisoria del Regno Longobardo nello stesso anno, Pavia fu eletta come città più importante del regno dal re Clefi, nominato per acclamazione da parte dei trentacinque duchi riuniti in assemblea in città. Ma qual è la ragione principale di questa scelta?
# Perché fu scelta Pavia invece che Milano? Per i fiumi
Pavia rimase come capitale del regno longobardo per due secoli sino all’avvento in Italia degli Ottonidi. Le cause principali sono da ricercare nel contesto politico-istituzionale e militare dell’Italia settentrionale di quel periodo. Oltre a essere a quel punto la città più importante dal punto di vista militare, Pavia era situata in un nodo fluviale strategico dell’impero, tra il Ticino, il Po e altri corsi d’acqua minori e con il suo porto permetteva un comodo accesso all’Adriatico da un lato e al lago Maggiore dall’altro. C’è da dire che anche Milano ebbe un periodo di gloria, tra il 604 e il 625 d.C., quando fu nominata capitale durante la reggenza di Agilulfo e Teodolinda prima di essere trasferita nuovamente e in maniera definitiva a Pavia.
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Si sta sciando nel cuore di Milano, in Gae Aulenti grazie alla piccola pista artificiale realizzata dalla Svizzera. Il sogno della neve si accompagna da sempre a quello del mare. La stessa montagnetta ha ospitato nel lontano Natale del 1984 delle gare di sci, mentre al parco Sempione è stata organizzata una decina di anni fa una prova del campionato del mondo di sci di fondo. A questo punto manca solo osare dove volano le aquile: costruire una pista da sci indoor per sciare tutto l’anno. In realtà esiste un progetto e anche il luogo dove si potrebbe realizzare. Manca solo una condizione perché possa nascere.
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Sciare a Milano: che fine ha fatto il progetto della prima pista indoor d’Italia?
# La pista da sci coperta: lunga 350 metri, larga 60, con un dislivello di 65 metri
credits: 4actionsport.it
Il progetto c’è. Un impianto da sci coperto, con tre piste da sci, insieme a un ristorante con vetrate con affaccio sulla zona dell’arrivo, un’area commerciale con negozi legati agli sport invernali e un albergo a quattro stelle.
La pista principale dovrebbe essere lunga 350 metri, larga 60 metri e con un dislivello di 65 metri. Ai suoi lati le altre due piste, entrambe lunghe 100 metri. Un impianto simile a quello esistente a Dubai che consentirebbe di sciare tutto l’anno. Il costo si aggira attorno ai 50 milioni di euro.
La pista da sci indoor sarebbe costruita di fianco al centro commerciale Il Centro di Arese, progettato dall’architetto Michele De Lucchi, uno dei centri commerciali più grandi d’Europa.
È il 2016 quando nella provincia milanese si parla per la prima volta di sci indoor, ma dopo tre anni, nel 2019, l’idea viene accantonata.
Fine della storia? Forse no. Con le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 si è tornato a parlare di questo progetto che è tra le ipotesi che riguardano la riqualificazione dell’ex area industriale.
# La nuova bocciatura annunciata dal sindaco di Arese
L’11 marzo 2021 la Giunta Regionale ha approvato l’aggiornamento dell’atto integrativo all’Accordo di Programma mirato alla riqualificazione complessiva dell’intera area. Questo significava far rientrare lo Ski Dome di entrare a far parte del progetto di riqualificazione.
Si è avviato così l’iter burocratico che coinvolge tutti gli enti, pubblici e privati, interessati alla riconversione dell’area, con la valutazione del Collegio di Vigilanza che ha approfondito la possibilità dell’installazione di strutture funzionali allo svolgimento delle Olimpiadi 2026, analizzare le tematiche relative all’accessibilità dell’area in riferimento ai mezzi di trasporto pubblico locale e, infine, individuare le risorse finanziarie per coprire i costi di intervento e gestione.
Dopo alcuni mesi però la fiammella dello Ski Dome sembra essere stata spenta. Forse definitivamente. La sindaca di Arese Michela Palestra ha gelato ogni speranza annunciando che la pista non sarà realizzata. A meno che non arrivi un colpo a sorpresa.
Decisiva una riunione che ha avuto luogo in Regione Lombardia il 18 ottobre 2022, alla presenza della proprietà, dei rappresentanti regionali e dei sindaci coinvolti nell’atto integrativo, che da tempo chiedevano aggiornamenti sulla riqualificazione di quell’area.
Il problema? Il progetto dello SkiDome non ha trovato un investitore, così è stato tolto dall’ordine del giorno per ciò che concerne la riqualificazione della zona. Quindi tra le righe non si è chiusa ogni possibilità: basterebbe trovare un investitore. E pensare che di vantaggi per l’opera ce ne sarebbero parecchi.
# I benefici che potrebbe portare lo Ski Dome
Il sottosegretario della Regione Lombardia con delega allo Sport, alle Olimpiadi 2026 e ai Grandi Eventi, Antonio Rossi, aveva in passato affermato che lo Ski Dome potrebbe aprire importanti prospettive sportive e turistiche per Milano. Aggiungendo che “potrebbe assumere un’interessante valenza in chiave olimpica” in quanto potrebbe essere utilizzata per allenamenti mirati e per i test delle squadre olimpiche e paraolimpiche.
Sarebbe un importante polo di attrazione per gli amanti dello sci, specialmente nel periodo più caldo quando è possibile sciare solo su pochi ghiacciai alpini. Inoltre, potrebbe diventare un punto di formazione per i tecnici dello sci alpino.
Insomma, la strada sembra essere ancora lunga, ma resta il sogno che compaia all’orizzonte un investitore che porti alla luce la la pista da sci coperta di Milano.
ANDREA ZOPPOLATO (Da articolo originario di CHIARA BARONE)
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Dalla costa nord della Germania all’isola di Copenaghen in 7 minuti di treno o in 10 minuti di auto attraverso un tunnel lungo 18 km e profondo 40 metri sul fondale del mar Baltico. Grazie ai corridoi ferroviari europei si potrà partire da Milano e arrivare in treno o in auto fino a Copenaghen in modo ancora più rapido da Amburgo, senza prendere un traghetto o senza allungare passando per la Danimarca continentale. E a quel punto proseguire fino a Capo Nord in Svezia, senza soluzioni di continuità. Quando è prevista l’inaugurazione di quest’opera imponente? E quali sono gli ultimi aggiornamenti sui cantieri?
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Il tunnel sottomarino più lungo del mondo avanza: Milano sarà più vicina alla Scandinavia
# Le prime inaugurazioni
Il cantiere per il tunnel Fehmarnbelt prosegue secondo cronoprogramma. A Rødbyhavn in Danimarca è attivo dall’inizio del 2021. Qui è stato costruito il porto operativo, il più grande tra i due che saranno realizzati, utilizzato anche per la spedizione delle grandi quantità di materiali da costruzione. Sull’altra sponda in Germania, a Puttgarden, i lavori sono cominciati alla fine dello stesso anno con la realizzazione dell’area di cantiere e delle strade di accesso.
Il cantiere per la realizzazione dell’entrata del tunnel è partito all’inizio del 2022 sia sul lato danese che quello tedesco, con prosecuzione fino a tutto il 2024. Per entrambe le strutture è prevista una griglia luminosa sul tetto capace di garantire una transizione graduale tra la luce naturale e quella nel tunnel.
Le prime parti delle infrastrutture per il tunnel sono state recentemente inaugurate dal Re della Danimarca Federico X, con la fabbrica che si occupa di realizzare le sezioni di cemento da sistemare sotto al livello del mare completata nel 2023, con le prime già realizzate alla fine dello stesso anno. Da qui partono anche le spedizioni delle grandi quantità di materiali da costruzione. A Puttgarden in Germania, sulla sponda opposta, i cantieri sono diventati operativi alla fine dello stesso anno.
# Tra il 2025 e il 2028 asfaltatura delle strade e posa di binari, nel 2029 l’inaugurazione
La costruzione dei primi settori del tunnel è partita invece nel 2023, mentre la posa degli stessi sul fondo del mare è programmata per il 2024. L’asfaltatura delle strade nelle gallerie è prevista tra il 2025 e il 2028, così come la posa dei binariferroviari e tutta l’infrastruttura tecnologica necessaria al funzionamento del tunnel.
L’inaugurazione è fissata per il 2029.
# “Fehmarn Belt Tunnel”: 18 Km per unire Danimarca e Germania in soli 7 minuti
Il “Fehmarn Belt Tunnel”, lungo 18 km (una distanza sei volte maggiore a quella che divide la Calabria dalla Sicilia) e a 40 metri di profondità sotto il Mar Baltico, è stato definito come “una nuova porta d’ingresso per l’Europa” dal Ministero dei Trasporti danese. Rispetto al tunnel della Manica o della galleria Seikan in Giappone, questo tunnel poggerà sul fondale marino invece di essere costruito sotto di esso.
Scegliendo l’auto basteranno 10 minuti dalla costa nord della Germania all’isola di Lolland, da cui si raggiunge Copenaghen, mentre la distanza da Amburgo a Copenaghen passerà da 450 km a 320 km e verrà facilitata la comunicazione fra la Scandinavia, la Germania e tutta l’Europa. In treno ancora meno tempo, solo 7 minuti con i convogli fino a 200 km/h.
# I numeri di questa opera faraonica
Il tunnel Fehmarnbelt comprende un’autostrada a quattro corsie e due binari elettrificati e prevede l’impiego di 79 blocchi di cemento, ciascuno lungo 217 metri, e 10 elementi speciali con un piano inferiore per l’utilizzo delle attrezzature di esercizio e manutenzione del tunnel. Il peso di ogni elemento è di 73.000 tonnellate, come 14.000 elefanti, mentre la quantità di acciaio equivale a 50 Torri Eiffel. La forza lavoro arriva invece a 3.000 persone.
Credits FemernAS YT - Tunnel Fehmarn Belt
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Per costruire questa faraonica infrastruttura sono stati investiti circa 7 miliardi di euro, di cui uno proveniente dall’Unione Europea, che dovrebbero essere ripagati dal pedaggio stradale dei veicoli che vi transiteranno nell’arco di 40 anni. La parte ferroviaria del tunnel sarà inserita nella rete TENS, la rete di treni diurni e notturni europea.
# Il tunnel prende il nome dall’isola tedesca di Fehmarn. Con la sua costruzione il via al nuovo progetto turistico “Destination Fehmarnbelt”
Il tunnel si collegherà all’attuale Fehmarn Belt, un ponte che connette l’isola tedesca di Fehmarn alla terraferma. Proprio dalla famosa isola tedesca attraversata, nello Schleswig-Holstein, prende il nome l’opera. Poi toccherà all’isola danese di Lolland, a sud di Copenhagen. Questa zona del Mar Baltico è molto turistica ed offre sia tantissime attività all’aria aperta legate alla natura e al mare sia molte visite a siti culturali. La costruzione dell’infrastruttura darà il via anche il nuovo progetto turistico “Destination Fehmarnbelt” che prevede itinerari in comune tra i due Paesi e tra le città di Copenhagen, Malmö e Amburgo.
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Dicembre 2020: un momento storico per Milano anche se non ce ne siamo accorti. Viene inaugurata la galleria di pianura tra Lugano e Bellinzona sotto il monte Ceneri. Questo è stato l’ultimo tassello della mobilità ferroviaria svizzera. Non è un dettaglio: ha rivoluzionato tutta la mobilità europea, che passa anche da Milano. Le conseguenze sono state dirompenti e hanno accelerato un processo già in atto: l’unione tra Milano e il Sud della Svizzera. E già spuntano all’orizzonte due novità epocale: la «Porta del Sud» per il collegamento autostradale tra Milano e Lugano e la metropolitanaticinese-lombarda.
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La «Città Ticino»: l’unione di Milano con il Sud della Svizzera
# I treni TiLo: sono una metropolitana interurbana
Il francobollo della Posta Svizzera ben rappresenta il significato di un trasporto veloce per le merci dal porto di Rotterdame i viaggiatori in arrivo a Milano dal Nord Europa: il tutto avviene grazie alle gallerie di pianura realizzate in Svizzera per un attraversamento veloce delle Alpi.
I grandi protagonisti di questa trasformazione sono i treni TiLo che collegano Lugano a Bellinzona in 15 minuti e Lugano a Locarno in 30 minuti. La «Città Ticino» è dotata di una vera e propria metropolitana. Una metropolitana interurbana che collega tutto il Canton Ticino con Como e Milano.
# Il treno TEE da Zurigo a Genova: Milano al centro di una nuova mobilità europea
Milano è al centro di questa mobilità che la unisce al Canton Ticino e la collega con il Nord Europa. Le due leve sono i treni TiLo che fungono da metropolitana interurbana e i nuovi treni veloci, in particolare i TEE che giornalmente uniscono nelle due direzioni Zurigo a Genova con sosta a Bellinzona, Lugano e Milano e che portano il mare più vicino. Creando così un’area sempre più connessa. E ci sono i numeri a dimostrarlo.
# L’aumento dei treni tra Milano e la Svizzera: nel 2023 hanno viaggiato un numero di persone 5 volte maggiore rispetto al 2019
Novembre 2024: a MilanoCentrale viene firmato il rinnovo dell’accordo tra Trenitalia (Gruppo FS Italiane) e le Ferrovie Federali Svizzere (FFS), siglato la prima volta nel 2009. Da allora sono stati 30 i milioni di passeggeri trasportati in entrambe le direzioni e in costante crescita, grazie anche all’apertura della galleria di base del San Gottardo e di quella del Ceneri, che hanno velocizzato i percorsi e consentito l’introduzione dei nuovi collegamenti diretti dalla Svizzera verso Venezia, Bologna e Genova. Nel solo anno 2023 hanno viaggiato 2,4 milioni di persone sugli Eurocity, un numero cinque volte maggiore rispetto al 2019. Ma cosa cambia con il nuovo accordo?
Ci sarà un aumento dei collegamenti esistenti, sono attualmente 40: verrà aggiunto ad esempio un ulteriore treno tra Zurigo, Milano e Venezia dal 2026. Possibili poi nuove tratte, come il collegamento diretto tra Zurigo e Firenze-Livorno sempre per lo stesso anno. Ma la rivoluzione in atto che sta investendo il trasporto su rotaia potrebbe estendersi anche a quello autostradale.
# La rivoluzione autostradale: la «Porta Sud delle Alpi», il tunnel alla frontiera
La “Porta sud delle Alpi” è il progetto in fase di studio dal 2019 e frutto di una ricerca del Politecnico federale di Zurigo: se realizzato potrebbe rivoluzionare i trasporti su strada tra Monte Olimpino e Ponte Chiasso e quindi tra Milano, Como e la Svizzera. I vantaggi sono anche di tutela del territorio: il progetto sarebbe accompagnato da una trasformazione urbanistica e paesaggistica visto che la maggiore parte del traffico pesante verrebbe convogliato in un tunnel sotterraneo liberando la viabilità in superficie.
Tra le ipotesi di trasformazione del paesaggio il progetto transfrontaliero “Parco fluviale foce del Breggia” tra Chiasso e Como, con una riqualificazione degli spazi verdi e dei percorsi pedonali escursionistici e ciclabili.
In base al piano proposto si intende costruire una galleria della lunghezza di 4 km con partenza dall’uscita autostradale di Monte Olimpino e fine dopo la collina del Penz nel Canton Ticino. La dogana di Brogeda verrebbe smantellata e realizzata altrove. Ma la rivoluzione delle connessioni tra Canton Ticino e Lombardia riguarderebbero anche la realizzazione di una vera e propria metropolitana.
I treni TiLo fungono già da metropolitana interurbana. Simile al passante. Ma c’è ancora di più sul tavolo: quello di avere una vera e propria metropolitana. Con la completa realizzazione dell’AlpTransit verrebbe superata la saturazione dei treni tra Lugano, Chiasso e Como libererebbe le tracce utilizzate per il traffico locale a servizio dei treni ad alta velocità. Si verrebbe a creare una sorta di stazione “unica”, le stazioni dei comuni di Chiasso e Como sono separate da appena 3-4 km, dando vita alla nuova metropolitana ticinese-lombarda.
Sul lato svizzero il tracciato proposto permetterebbe di connettere direttamente ferrovia e autostrada integrandosi con il progetto “Porta sud delle Alpi” per una rivoluzione completa di tutti i collegamenti tra Italia e Svizzera. Qui i dettagli sul progetto di metropolitana ticinese-lombarda.
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Arrivato nel deposito di Precotto il primo nuovo convoglio della linea M1. Le immagini e il video ufficiali.
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È arrivato a Milano il primo nuovo treno della M1 (foto e video)
# Dopo 4 giorni di viaggio arrivato il primo nuovo convoglio
Ufficio Stampa Atm - Arrivo Treno M1
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Lo avevamo anticipato qualche giorno fa: il primo nuovo convoglio della linea M1 era in viaggio per Milano. Il 17 dicembre, dopo quattro giorni dalla partenza dagli stabilimenti di Hitachi Rail di Reggio Calabria, il mezzo ha raggiunto il Terminal di Milano Smistamento con un trasporto eccezionale per poi attraversare la città e approdare nel deposito metro Atm di Precotto, in via Anassagora 11.
# Li vedremo sui binari entro l’estate
Si tratta del primi 21 mezzi in totale che fanno parte del primo contratto applicativo del valore di 168 milioni di euro e rientrano nella strategia di investimenti del Gruppo per il rinnovo dell’intera flotta. Sono previsti ora test tecnici e tutte le verifiche necessarie con l’obiettivo di metterlo in servizio entro l’estate 2025. Sono invece complessivamente 46 i nuovi treni che viaggeranno sulle linee metropolitane milanesi, gli altri sono destinati alla M2 e alla M3.
# Le principali caratteristiche dei nuovi treni
I nuovi treni si caratterizzano per:
nuovo design;
totale accessibilità dei vagoni;
sistema di videosorveglianza con visualizzazione delle immagini in tempo reale dalla sala operativa;
marcia silenziosa per il massimo comfort del cliente;
illuminazione a LED;
impiantidiclimatizzazione;
elevata efficienza energetica.
Tutti i treni sono bidirezionali e si compongono di sei carrozze per una capienza massima di 1.200 passeggeri. I materiali garantiscono invece elevati livelli di riciclabilità a fine vita.
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Anche quest’anno, in occasione del Natale, Milano si è colorata di luci, mercatini, alberi e tante iniziative per adulti e bambini. In questo video passiamo in rassegna le principali attrazioni presenti in città, a partire dai ben 27 alberi allestiti per le vie del centro. Tra la case di Babbo Natale, piste di pattinaggio e giochi, la magia del Natale è assicurata.
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Poltrone in pelle con schienale reclinabile, ampio spazio per le gambe, servizio di benvenuto a bordo. Ma non solo: i servizi più ambiti sono quelli che consentono di non essere disturbati, con le “aree silenzio” e i salottini lounge. Se i treni ad alta velocità offrono un’esperienza di viaggio in cui ci si sente come al bar, perché i bar di Milano non consentono un’esperienza come quelle offerte sui treni ad alta velocità?
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Nei bar di Milano come sull’alta velocità?
# Frecciarossa e Italo si sfidano a colpi di… privacy
Perché i bar di Milano non prendono spunto dai treni di alta velocità? Sulla tratta Milano Roma, Frecciarossa e Italo stanno cercando sempre più di trasformare il viaggio in un’esperienza di piacere, cercando di riprodurre ciò che di meglio hanno da offrire un bar o uno spazio di Coworking. In particolare, l’esigenza che si cerca più di soddisfare, e che il viaggiatore paga al prezzo più alto, è quella della privacy. Che significa poter viaggiare senza venire disturbati dalle parole degli altri.
# Il fastidio provocato dall’«inquinamento verbale»
Tutti gli altri servizi offerti sui treni ad alta velocità, dalla comodità delle poltrone al wifi, per non parlare ovviamente dei prodotti da gustare, si trovano ormai in tutti i bar di Milano. Ma quello che manca è proprio il servizio premium più importante: il riparo da conversazioni moleste. Credo che tutti quanti noi abbiamo sperimentato il fastidio provocato dall’«inquinamento verbale»: quando si è seduti in un locale pubblico e si devono ascoltare conversazioni sgradevoli e fastidiose da chi è seduto nelle vicinanze. Lamentele, maldicenze, psicopatologie, racconti di disgrazie e altre amenità corrosive per il cervello possono raggiungere persone che studiano o lavorano nelle vicinanze.
# Avremo anche nei bar un servizio premium per chi cerca la privacy?
E’ curioso che i bar di Milano che sono all’avanguardia per innovazione su prodotti e servizi non si occupino minimamente del problema dell’«inquinamento verbale», ossia di soddisfare l’esigenza principe di una parte della clientela di voler starsene per i fatti propri. Chissà che presto non si veda nei locali di Milano un’offerta differenziata come esiste sui treni Italo e sui Frecciarossa, con prezzi più alti per tavolini lounge più isolati dalle chiacchiere degli altri, dove poter curare le proprie faccende in pace. Credo che un’offerta del genere avrebbe molto successo.
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Innovazione, creatività e trasformazione sono radicate nel DNA di Milano, tuttavia, c’è una dimensione ancora poco esplorata: i tetti. Utilizzati praticamente solo per bar o ristoranti rooftop, i tetti degli edifici milanesi nascondono un potenziale straordinario per migliorare la qualità della vita, promuovere la sostenibilità e offrire nuovi spazi culturali e sociali.
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L’unico limite di Milano è il cielo: il futuro sarà sempre più sui tetti?
# Un orizzonte inedito per la città
Guardando altre città del mondo, come New York, Parigi o Tokyo, è chiaro che i tetti possono diventare protagonisti della vita urbana. In queste metropoli, i tetti ospitano giardini pensili, bar panoramici, cinema all’aperto e perfino fattorie urbane. Milano potrebbe intraprendere un percorso simile, adattando queste idee al suo contesto unico e integrandole nella sua visione di città moderna.
Il Comune potrebbe avviare un piano di recupero e valorizzazione dei tetti attraverso progetti pilota. Immaginiamo, ad esempio, tetti di edifici storici trasformati in spazi verdi, oppure tetti di nuovi complessi residenziali progettati fin dall’inizio per ospitare orti urbani e terrazze pubbliche. La creazione di una rete interconnessa di tetti fruibili, collegati da percorsi sopraelevati, potrebbe rendere Milano una città tridimensionale, dove ogni spazio verticale è pensato per essere vissuto.
# Spazi sociali sopraelevati: la nuova piazza
Nel contesto di una città che spesso soffre di carenza di spazi pubblici, i tetti potrebbero diventare i nuovi luoghi di socialità. Pensiamo a terrazze condominiali che si trasformano in giardini condivisi, aree gioco per bambini o spazi per eventi di quartiere.
Per incentivare la partecipazione attiva dei cittadini, si potrebbero creare piattaforme digitali dove ogni condominio possa proporre e votare idee per l’utilizzo del proprio tetto. In questo modo, la riqualificazione diventerebbe un processo condiviso, rafforzando il senso di comunità.
Un esempio concreto potrebbe essere quello di tetti dotati di microspazi coworking, pensati per i freelance che desiderano lavorare in ambienti informali e stimolanti. Questa soluzione combinerebbe la socialità con l’innovazione, rendendo i tetti non solo luoghi di svago, ma anche risorse per l’economia locale.
# La rivoluzione verde sui tetti
Un aspetto cruciale di questa trasformazione è la sostenibilità. I tetti verdi, che già decorano edifici iconici come il Bosco Verticale, potrebbero diventare uno standard per l’intera città. Orti urbani, giardini pensili e aree verdi non solo migliorerebbero l’estetica di Milano, ma contribuirebbero anche a mitigare l’effetto isola di calore, ridurre l’inquinamento e aumentare la biodiversità urbana.
Inoltre, tetti verdi dotati di sistemi di raccolta dell’acqua piovana potrebbero ridurre lo spreco idrico e fornire risorse per irrigare gli orti urbani. Questi progetti potrebbero essere incentivati attraverso agevolazioni fiscali per i privati che investono nella riqualificazione sostenibile. Immaginiamo un sistema di crediti ambientali: ogni edificio che realizza un tetto verde potrebbe accumulare punti convertibili in sconti sulle tasse locali.
Un altro elemento da considerare è l’educazione ambientale. I tetti verdi potrebbero ospitare percorsi didattici per le scuole, insegnando ai bambini l’importanza della biodiversità e delle pratiche agricole sostenibili.
# Cultura e intrattenimento ad alta quota
Non solo sostenibilità: i tetti di Milano potrebbero diventare palcoscenici per eventi culturali unici. Concerti, mostre d’arte, performance teatrali e cinema sotto le stelle sarebbero esperienze indimenticabili, in grado di attrarre sia i cittadini sia i turisti.
Si potrebbe immaginare una rete di “rooftop culturali”, distribuiti nei diversi quartieri, ciascuno con una programmazione tematica. Ad esempio, un tetto nel quartiere Isola potrebbe essere dedicato alla musica jazz, mentre uno a Brera potrebbe ospitare mostre d’arte contemporanea. Questa rete potrebbe essere gestita da un consorzio pubblico-privato, coinvolgendo artisti locali e sponsor culturali.
Un esempio emblematico è il cinema all’aperto: terrazze attrezzate con schermi e posti a sedere potrebbero diventare luoghi di ritrovo per le serate estive. Con il supporto di istituzioni culturali e festival del cinema, questi spazi potrebbero trasformarsi in veri e propri punti di riferimento per la cultura cittadina.
# Spazi commerciali: il business sui tetti
I tetti potrebbero anche diventare un nuovo spazio per il commercio. Bar panoramici, ristoranti gourmet, mercati stagionali e pop-up store troverebbero un palcoscenico ideale sopra gli edifici della città. Questi interventi non solo aumenterebbero il valore degli immobili, ma genererebbero anche nuove opportunità economiche.
Immaginiamo, ad esempio, il tetto di un centro commerciale trasformato in un mercato agricolo settimanale, dove i cittadini possano acquistare prodotti locali a chilometro zero. Oppure pensiamo a rooftop bar che offrono aperitivi con vista sullo skyline, attirando sia milanesi sia visitatori.
Per i brand emergenti, i tetti potrebbero diventare spazi ideali per pop-up store temporanei, offrendo esperienze uniche e personalizzate ai clienti. La modularità di questi spazi li renderebbe perfetti per eventi stagionali o collaborazioni tra designer e aziende.
# Innovazione tecnologica sopra Milano
Infine, non si può ignorare il potenziale tecnologico dei tetti. Questi spazi potrebbero ospitare stazioni per droni, utilizzati per consegne rapide e sostenibili, o pannelli solari di nuova generazione, contribuendo all’autosufficienza energetica della città. Alcuni tetti potrebbero essere dedicati a progetti sperimentali, come serre automatizzate o laboratori di ricerca per startup tecnologiche.
Un’altra idea innovativa è l’integrazione dei tetti nei sistemi di monitoraggio ambientale. Sensori installati sulle coperture potrebbero raccogliere dati sulla qualità dell’aria, le temperature e l’inquinamento acustico, fornendo informazioni preziose per migliorare la gestione urbana.
# Ostacoli e opportunità
Naturalmente, realizzare questa visione richiede di affrontare alcune sfide. Una delle principali è la normativa edilizia, che spesso limita gli interventi sui tetti. Sarebbe necessario semplificare le autorizzazioni e creare linee guida chiare per la progettazione e l’uso di questi spazi.
Un altro ostacolo è rappresentato dai costi. Tuttavia, con un mix di finanziamenti pubblici, sponsorizzazioni private e crowdfunding, molte di queste idee potrebbero diventare realtà. Il Comune potrebbe anche creare un fondo dedicato, alimentato da contributi volontari dei cittadini e delle aziende.
Sfruttare i tetti di Milano non significa solo aggiungere nuovi spazi alla città: è un modo per ripensare completamente il rapporto tra l’ambiente urbano e chi lo vive. Che si tratti di un giardino pensile, di un cinema sotto le stelle o di un mercato agricolo, i tetti possono diventare luoghi di innovazione e creatività, trasformando Milano in una città che guarda al futuro con ambizione e visione.
Quello che vorrebbero trovare sul treno almeno una volta nella vita.
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La nuova edizione della classifica sulla Qualità della vita 2024, stilata come ogni anno da Il Sole 24 Ore, vede, per la prima volta, Bergamo al 1° posto. Con Milano che esce dalla top 10.
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Qualità della vita 2024: prima Bergamo, brusco calo per Milano
# Bergamo al primo posto: un successo storico
Per Bergamo, il 2024 segna un anno storico: per la prima volta in 35 anni di edizioni della classifica del Sole 24 Ore, la città conquista il primo posto, scalando ben quattro posizioni rispetto al 2023, quando si era fermata alla quinta. Questo risultato è frutto di una combinazione vincente di fattori, che riguardano principalmente demografia, sicurezza e sportività.
Demografia e società: Bergamo registra un incremento positivo del tasso di natalità, con un +3% rispetto all’anno precedente. Questo dato evidenzia un territorio che si sta rigenerando, attraendo nuovi abitanti e famiglie.
Sportività: la città eccelle nell’indice dedicato alla sportività, che misura la qualità delle strutture sportive, la partecipazione dei cittadini, gli eventi organizzati e i risultati agonistici. Bergamo è il simbolo di un territorio dinamico e orientato al benessere fisico e sociale.
Sicurezza e giustizia: a differenza di Milano, Bergamo si colloca tra le città più sicure del Paese, con una bassa incidenza di reati e una maggiore percezione di sicurezza tra i cittadini.
Questi elementi, combinati con un buon livello di servizi e infrastrutture, rendono Bergamo sempre più attrattiva sia per i residenti che per le imprese.
# Brusco calo di Milano: eccellenza nel lavoro, ma penalizzata da criminalità e inquinamento
Milano, capitale economica d’Italia, perde quattro posizioni rispetto al 2023, scivolando al 12° posto, uscendo così dalla top 10. Il dato rappresenta una battuta d’arresto per una città che, negli ultimi anni, si era posizionata stabilmente nelle prime dieci posizioni.
# I punti di forza di Milano
Milano resta imbattibile in alcuni settori chiave:
Affari e lavoro: Il capoluogo lombardo domina questa categoria grazie alla capacità di attrarre imprese, talenti e investimenti. Milano è al primo posto per numero di contratti a tempo indeterminato, opportunità di carriera e concentrazione di startup innovative.
Presenza di laureati: La città si colloca al terzo posto a livello nazionale per numero di giovani laureati (tra i 25 e i 39 anni), riflettendo la capacità di attrarre studenti e professionisti altamente qualificati.
Servizi e infrastrutture: il sistema di trasporto pubblico è tra i migliori d’Italia, con una vasta rete di metro, tram e autobus che copre la città e l’area metropolitana.
Questi indicatori confermano la capacità di Milano di mantenere un primato economico nazionale, consolidando la sua vocazione come hub finanziario, tecnologico e professionale.
# Le criticità: criminalità e inquinamento
Nonostante i successi economici, Milano soffre pesantemente di problemi sociali e ambientali:
Criminalità: Milano si posiziona tra le peggiori città italiane per sicurezza. Con oltre 230.000 denunce all’anno (circa 7.000 ogni 100.000 abitanti), è seconda solo a Roma. I furti rappresentano la maggioranza dei reati, seguiti da danneggiamenti e frodi informatiche.
Inquinamento: la situazione ambientale è critica. Milano è al penultimo posto in Italia per concentrazione di PM10, superata solo da Torino. Nel 2023, la media annua degli inquinanti nell’aria è cresciuta del 148,3%, un dato allarmante che penalizza la vivibilità complessiva.
Caro-casa: il costo della vita è tra i più alti in Italia, con affitti e prezzi immobiliari in costante crescita, erodendo il potere d’acquisto e accentuando le disuguaglianze economiche.
# Le tendenze nazionali: Nord avanti, Sud in difficoltà
La classifica premia l’autonomia. Al secondo e terzo posto si trovano infatti le due province più autonome d’Italia: Trento e Bolzano, con quest’ultima che guadagna ben dieci posizioni rispetto al 2023.
Il Nord Est si conferma la zona più premiata, con Trentino Alto Adige e Veneto tra le Regioni protagoniste.La Lombardia si distingue con Monza (4ª) e Cremona (5ª), che segna un poderoso balzo di +13 posizioni in un anno. Seguono Udine, vincitrice del 2023, Verona (7ª) e Vicenza (8ª).
Il Sud continua ad arrancare. La maglia nera va a Reggio Calabria, seguita da Napoli. Le province del Mezzogiorno occupano gran parte delle posizioni dalla 83 in poi, con città come Catania (83ª), Messina (91ª) e Palermo (100ª). Tra le peggiori del Nord si segnalano le province liguri di Imperia (79ª) e Savona (69ª).
Le città metropolitane registrano un calo generale: Bologna perde 7 posizioni, Milano 4, mentre Firenze (36ª) scende di 30 posizioni. Roma crolla di 24 posizioni (59ª), preceduta di poco da Torino (58ª).
L’area del Meridione migliore è Bari, che sale al 65° posto (+4 posizioni), tornando sopra i livelli del 2022.
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Suggerimenti da veri insider per gli spostamenti in città e nel tragitto Milano-hinterland.
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Le 5 dritte fondamentali per muoversi a Milano senza brutte sorprese
#1 Prendere il treno mezz’ora prima
Non si può fare troppo affidamento sulla puntualità dei treni, sia che debbano entrare in città sia che debbano fare ritorno a casa in uno dei comuni dell’hinterland. Un guasto, un incidente sui binari o un disservizio alla rete elettrica possono comportare soppressione di treni o ritardi fuori dall’ordinario. A volte partono perfino in anticipo. Questa è l’Italia. Il consiglio è quello di anticipare la propria tabella di marcia di almeno mezz’ora e forse anche qualcosa di più.
#2 Rivalutare il passante
Il passante ferroviario è un tunnel sotterraneo che taglia in diagonale la città, da Rogoredo e Forlanini a Certosa e Bovisa, e in cui transitano le linee suburbane che entrano ed escono da Milano. Nel tratto milanese tra Porta Vittoria e Lancetti il passaggio di sei linee garantisce un alta frequenza del servizio, un treno circa ogni 6 minuti, e consente di interscambiare con tutte le metropolitane. Una metropolitana aggiuntiva molto utile ai milanesi ma soprattutto ai pendolari.
Milano è la capitale dello sharing, per km percorsi, utenti, numero e tipologia di mezzi disponibili: auto, scooter, biciclette e, finché il nuovo codice non li eliminerà, anche i monopattini. Non ha quindi senso spendere soldi per possedere un mezzo di trasporto: è molto più conveniente noleggiarlo e utilizzarlo quando serve. Tra gli altri vantaggi, per chi prende in sharing un auto o uno scooter, ci sono: Area C e posteggi a pagamento gratis, possibilità di parcheggiare negli stalli riservati ai residenti.
#4 Stare attenti a dove si viene mandati
Per chi non ha ancora preso troppa confidenza con la città è buona cosa chiedere, a chi ci vive da anni, dove si trova un luogo e come arrivarci. Ma non fidatevi ciecamente delle indicazioni perché tutto sommato Milano non è così piccola ed è difficile per un residente conoscere tutte le vie. Meglio farsi supportare anche dal navigatore del proprio smartphone.
#5 Capire alla perfezione e in fretta dove si trova il binario del treno
Le stazioni dei treni a Milano a volte sono delle vere e proprie trappole. Gli utenti che partono dalle stazioncine dell’hinterland o da fuori la Città Metropolitane non possono nemmeno immaginare quanto siano complesse quelle presenti di città. Centrale, Porta Garibaldi, Cadorna sono solo alcune di quelle dove il rischio di perdersi e sbagliare binario è all’ordine del giorno. Occorre prestare massima attenzione per arrivare alla banchina corretta.
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Ciao foodie natalizi! Siete pronti per scoprire dove potrete deliziare il vostro palato durante la magica notte di Natale a Milano? Preparatevi a un viaggio gastronomico che farà felici sia il vostro stomaco che il vostro spirito natalizio. Ecco i 5 ristoranti che trasformeranno la vostra cena di Natale in un’esperienza indimenticabile.
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I cinque ristoranti di Milano per una cena di Natale da urlo
# Cracco in Galleria Vittorio Emanuele II
Situato nel cuore pulsante di Milano, il ristorante di Carlo Cracco è il luogo perfetto per chi vuole un Natale all’insegna del lusso e dell’innovazione culinaria.
Perché sceglierlo:
· Menu natalizio che è una vera opera d’arte gastronomica
· Atmosfera elegante con vista sulla Galleria Vittorio Emanuele II
· Possibilità di incontrare lo chef Cracco (e magari chiedergli la ricetta del suo famoso uovo)
Da prenotare con largo anticipo.
# Ratanà: il Natale in salsa milanese
Per chi cerca un’esperienza natalizia più tradizionale ma sempre di altissimo livello, Ratanà è la scelta perfetta. Lo chef Cesare Battisti vi farà innamorare della cucina milanese.
Perché sceglierlo:
· Risotto allo zafferano che è pura poesia
· Atmosfera accogliente e familiare
· Menu che mixa tradizione e innovazione
Non perdetevi il panettone artigianale.
# Joia: un Natale green e stellato
Per i vegetariani e vegani (o per chi vuole un Natale più leggero), il ristorante stellato di Pietro Leemann è un vero paradiso.
Perché sceglierlo:
· Menu vegetariano e vegano innovativo e sorprendente
· Ambiente zen e rilassante
· Piatti che sono vere opere d’arte (preparate la fotocamera!)
Provate il loro “Uovo di Natale“. Spoiler: non è un vero uovo, ma vi lascerà a bocca aperta!
# Il Luogo di Aimo e Nadia: tradizione in un twist
Questo storico ristorante bi-stellato è il luogo ideale per chi cerca un Natale all’insegna della tradizione italiana, ma con un tocco di modernità.
Perché sceglierlo:
· Menu che racconta la storia della cucina italiana
· Ambiente elegante e raffinato
· Carta dei vini da far girare la testa
Lasciate spazio per il loro leggendario spaghetto al pomodoro. Sì, anche a Natale!
# Ceresio 7: un Natale con vista
Se volete combinare una cena gourmet con una vista mozzafiato su Milano, Ceresio 7 è il posto che fa per voi.
Perché sceglierlo:
· Vista panoramica sulla città illuminata a festa
· Cucina contemporanea di alto livello
· Atmosfera glamour e sofisticata
Se il tempo lo permette, fate un aperitivo pre-cena sulla terrazza.
# Un Natale da gustare
Che preferiate la tradizione o l’innovazione, la carne o le verdure, una cena con vista o un’atmosfera intima, Milano ha il ristorante perfetto per il vostro Natale. L’importante è condividere questo momento speciale con le persone che amate, circondati dal calore (e dai sapori) della festa.
Ricordate: il Natale è quel momento magico dell’anno in cui possiamo concederci qualche extra caloria senza sensi di colpa.
Una piccola nota: se dopo tutto questo ben di Dio riuscite ancora a muovervi, una passeggiata per le vie illuminate di Milano è il modo perfetto per concludere la serata. Buone feste!
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Soprannominata la “Perla della Costa Azzurra”, Nizza è una città che ha molto da offrire ai suoi visitatori. Il fascino travolgente che conserva ancora il ricordo della Belle Époque, l’eleganza e la raffinatezza delle sue boutique e i suoi magazzini di lusso. È moderna e attiva, ma ozi e mondanità non mancano per poter vivere a pieno la città in totale serenità.
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Un weekend a Nizza, patrimonio dell’Unesco: 10+1 cose da non perdere
Nizza è diventata patrimonio UNESCO. Il 27 luglio 2021, le Nazioni Unite hanno deciso di premiare l’eccezionale valore universale del patrimonio architettonico, paesaggistico e urbanistico di Nizza, città in grado di fondere influenze culturali ed internazionali. Avendocela non troppo lontano da Milano e, in generale, ad un passo dal nord-ovest italiano, ecco le 10 cose da non perdere per un weekend a Nizza.
#1 La Promenade des Anglais, uno dei simboli di Nizza
Voluta dal reverendo inglese Lewis Way e iniziata a costruire nel 1820, la Promenade des Anglais è la strada più conosciuta di tutta Nizza. È sempre fiorita e costeggiata da palme, ma soprattutto è impossibile non percorrerla durante un weekend in città, osservando il mare della Costa Azzurra, da una parte, e le decapottabili che sfrecciano dall’altra. Un lungomare di 7 chilometri dal porto all’aeroporto, la “Prom”, così chiamata affettuosamente dai nizzardi, ai tempi era il luogo preferito per il passeggio degli aristocratici inglesi, oggi è luogo di incontro degli amanti della spiaggia, sportivi e in generale centro della vita cittadina.
#2 La Vieux Nice, per rivivere lo spirito della storia
Nizza non è solo mare e il suo centro storico, conosciuto come la “Vieux Nice” (ovvero vecchia Nizza), ne è la prova. Viuzze affiancate da case e palazzi colorati. Case addossate l’una all’altra su piccole strade dominate dai colori del giallo e dell’arancione, viuzze che poi si aprono in grandi piazze barocche. Il suo centro storico fa rivivere la storia della città dall’era greca fino ai giorni nostri, vicolo dopo vicolo, in un pittoresco viaggio da fare a piedi tra chiese barocche, come la cattedrale di Santa Reparata, e colorati mercatini. La via più conosciuta della Vieux Nice è Cours Saleya, zona pedonale dove viene organizzato uno dei mercati dei fiori più belli della Francia.
#3 La Cattedrale di San Nicola, un gioiello dell’arte russa
Assolutamente da non perdere è la Cattedrale di San Nicola, un gioiello dell’arte russa, la più grande chiesa ortodossa russa fuori dai confini nazionali nonché l’unica ad aver ricevuto il titolo di cattedrale prima della rivoluzione del 1917. Una cattedrale decisamente esotica dai colori vivaci, con cinque cupole a bulbo e un’architettura ispirata alla Chiesa di San Basilio di Mosca. Naturalmente, l’interno si rifà alle più belle chiese di Mosca con affreschi, decorazioni e oltre 3000 icone.
#4 Parc de la Colline du Château, una passeggiata tra le rovine del castello
Tra i luoghi preferiti dai nizzardi e dai turisti, c’è un parco di 19 ettari sulle colline della città. Da qui si può godere di una delle viste più belle di Nizza sulla Baia degli Angeli e il Porto di Nizza, si sta parlando della collina del castello. Un posto che conserva le tracce del passato con la sua torre Bellanda, la cascata del castello, il primo cimitero moderno di Nizza con delle magnifiche tombe ed il grande Memoriale ancora visibili. Una collina testimone della storia di Nizza e chiamata “del castello” perché dagli anni mille fino al Settecento era la cittadella più inespugnabile d’Europa.
#5 Cimiez, il quartiere del lusso e della diversità
Prossima fermata: Cimiez, lo storico quartiere ricco e colorato situato proprio in cima ad una collina che porta il suo stesso nome. A circa 2 km dal centro di Nizza, Cimiez è uno spazio che celebra la diversità e promette infinite cose da fare e infiniti angoli nascosti da scoprire. Partendo dallo sperimentare il fascino coinvolgente della Belle Époque nelle sue sontuose ville e palazzi, come l’Hotel Victoria o il Majestic Palace, fare un salto nel passato visitando le rovine dell’anfiteatro romano oppure godersi un po’ d’ombra nel polmone verde della città, il parco Cimiez.
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#6 Itinerario artistico tra i Musei di Nizza
Costa Azzurra e arte vanno a braccetto e Nizza ospita alcuni musei dedicati a grandi artisti. Tra questi c’è certamente quello di Henri Matisse, uno dei pittori, incisori, illustratori e scultori più noti del XX secolo, un artista con la A maiuscola. Nella capitale della Costa Azzurra, precisamente nel quartiere di Cimiez, il museo dedicato a Matisse ospita 31 dipinti, 454 disegni e incisioni, 38 guazzi tagliati e 57 sculture e la sua particolarità è proprio il fatto di essere stato allestito nella villa Arènes del XVII secolo, vicino a quella che era la vecchia residenza di Matisse all’Hotel Regina.
Ci sono poi il Museo Nazionale Marc Chagall o, per tornare a tempi più antichi, il Museo archeologico dove sono custoditi reperti romani. Ancora, altri musei che arricchiscono il patrimonio nizzardo sono il MAMAC, un museo d’arte moderna e contemporanea, il Museo di Arte Asiatica, il Museo delle Belle Arti, il Museo Charles Nègre di fotografia e il Museo Palais Lascaris per gli amanti della musica.
#7 Parco Phoenix, il diamante verde della città
A pochi metri dall’aeroporto internazionale di Nizza e dalla Promenade des Anglais si trova il Parco Phoenix. Chiamato anche “Parco floreale” per i suoi sette ettari di fiori e vegetazione, il parco Phoenix rappresenta una delle serre tropicali a forma piramidale più grande d’Europa. Inizialmente costruito nel 1990 come orto botanico, ora il “Diamante Verde” ospita ben sei diverse zone climatiche tropicali e subtropicali distribuite su 7000 metri quadrati che fanno da casa a 7500 varietà di fiori e piante e 3800 animali di 150 specie differenti tra lemuri, gru reali, pellicani e molto altro ancora. Una vera e propria immersione nella natura selvaggia ma che mantiene un saldo legame con l’essenza francese, in quanto si può ammirare anche un piccolo cottage in stile provenzale, proprio all’interno del parco. Inoltre, il Parco Phoenix è anche sede del museo di Arti Asiatiche in cui è possibile assistere alla tradizionale cerimonia del tè.
#8 Le atmosfere barocche del Palais Lascaris
Si è detto che la città vecchia è sicuramente una delle tappe imperdibili a Nizza, ma, se si vogliono dei nomi precisi di siti da vedere, allora uno è certamente Palais Lascaris. È forse l’edificio più rappresentativo di Nizza, sicuramente il più se si parla dell’età barocca. Il Palazzo, infatti, situato a 15 Rue Droite nella Vieux Nice, mette in mostra tutte le fasi successive dell’architettura barocca. Con soffitti vertiginosi che raccontano storie e una prevalenza assoluta del colore giallo, camminando per i corridoi del palazzo è come se si vivesse la quotidianità di una delle famiglie aristocratiche francesi più importanti, i Lascaris-Vintimille.
#9 Piazza Massena, il centro di ispirazione ligure
Sicuramente imperdibile in un weekend a Nizza è un giro nel gioiello della città, una delle sue piazze principali, Piazza Massena. Unisce la Nizza vecchia agli edifici più moderni, ma soprattutto ospita la vita cittadina e turistica della città. Con i suoi edifici color rosso pompeiani e le persiane blu e la pavimentazione a scacchi, Piazza Massena è uno dei simboli della città. Sedersi in uno dei suoi bar e osservare la gente che passa e i tram che attraversano la città è forse uno dei modi migliori per assaporare la vita nizzarda. Nella piazza non mancano poi i negozi. Uno dei palazzi ospita le famose Galeries Lafayette, cinque piani dedicati all’alta moda e alle grandi firme.
#10. Una passeggiata da Nizza a Villefranche-sur-Mer per godersi il PANORAMA
Oltre alla Promenade des Anglais, un altro punto perfetto per una passeggiata da percorrere con calma, ammirando e fotografando il paesaggio è il sentiero del litorale che da Nizza prosegue fino a Villefranche-sur-Mer. Un percorso che può impiegare un massimo di 2 ore costeggiando il mare. Adatto a persone di tutte le età, presenta anche opzioni di difficoltà maggiore per chi è un amante delle sfide e del trekking.
#10+1. Mont Boron per ammirare il tramonto tra i profumi del parco
Un quartiere residenziale composto da lussuose residenze e ville, il Mont Boron è una collina ad est di Nizza che sorge a 191 metri. Uno dei punti più suggestivi di Nizza che offre un magnifico panorama su tutta la città e una splendida veduta sulla baia Villefranche-sur-Mer e sui rilievi delle Alpi. Particolarmente indicato per ammirare il tramonto sulle acque cristalline della Costa Azzurra e trattenersi per un picnic tra i pini d’Aleppo, i carrubi e gli ulivi del Parco Forestier du Mont Boron.
BEATRICE BARAZZETTI in collaborazione con SELENE MANGIAROTTI
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Il primato di oltre 1.300 di attività continuativa è stato certificato dal “Guinness World Records”. Oltre la sua longevità, la cosa più incredibile è il fatto che sia gestito dalla stessa famiglia da quando ha aperto. Le curiosità e gli aneddoti non si fermano però a questo, ecco cosa abbiamo scoperto.
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Questo è l’hotel più antico del mondo: quando è nato a Milano c’erano i Longobardi
# L’incredibile record di longevità: in attività da 1.315 anni. La stessa famiglia lo gestisce da 52 generazioni consecutive
Il Nishiyama Onsen Keiunkan è in attività dal 705 e ciò lo rende il più antico hotel a funzionamento continuo in tutto il mondo, secondo il Guinness dei primati. La cosa ancora più sorprendente è il fatto che sia sempre la stessa famiglia a gestire questo ryokan da 52 generazioni, per tutta la sua esistenza di ben 1.315 anni.
# Famoso per la sue vasche termali ricche di minerali
La struttura è sì antica, ma tutto è pensato per soddisfare il viaggiatore moderno offrendo un ottimo mix tra le antiche usanze giapponesi ed un design elegante e contemporaneo. L’hotel dispone di 37 camere, tutte rigorosamente in stile giapponese e oltre alla sua storia millenaria è famoso anche per le sue vasche termali ricche di minerali, un vero e proprio rifugio per corpo e anima. Questo perché è stato costruito attorno ad una sorgente naturale di acqua calda.
# Ha ospitato imperatori e il fondatore dell’ultima dinastia dello shogun
Il fondatore fu Fujiwara Mahito, figlio di un aiutante dell’Imperatore Tenji. Tra i suoi innumerevoli ospiti, ne ha avuti anche di particolarmente illustri. Oltre a molti imperatori, è passato anche Ieyasu Tokugawa, il fondatore della terza e ultima dinastia dello shogunato giapponese.
# La location è altrettanto suggestiva, alle pendici del monte Fuji
L’hotel più antico del mondo è situato a Hayakawa, un paesino di appena 1200 abitanti alle pendici del monte Fuji, immerso in un’atmosfera quasi incantata, a 150 chilometri da Tokyo.
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In origine fu eretto da Napoleone per celebrare le sue vittorie. Si chiamava infatti “Arco della Vittoria” per festeggiare il successo dei francesi nella battaglia di Jena.
Il monumento era quasi completato quando con la caduta di Napoleone l’opera venne abbandonata. Ma dopo il loro ritorno in città, con Francesco I gli austriaci modificarono il monumento, per intitolarlo alla pace di Vienna che aveva sancito la sconfitta di Napoleone e la ripresa dei territori da parte degli Asburgo.
Tra le modifiche apportate dagli austriaci ci fu anche quella dei cavalli che furono girati di 180 gradi per rivolgere il fondoschiena verso la Francia. Neppure allora i francesi erano molto amati.
Un’altra curiosità: nel breve interregno in cui Milano, liberata dagli Asburgo con le cinque giornate, passò al Piemonte, furono apportate al monumento delle nuove epigrafi dedicatorie poste sulla sommità degli archi:
«Entrando coll’armi gloriose / Napoleone III e Vittorio Emanuele II liberatori / Milano esultante cancellò da questi marmi / le impronte servili / e vi scrisse l’indipendenza d’Italia / MDCCCLIX»
«Alle speranze del Regno Italico / auspice Napoleone I / i Milanesi dedicarono l’anno MDCCCVII / e francati da servitù / felicemente restituirono / MDCCCLIX»
Secondo Ernest Hemingway l’Arco della Pace sarebbe allineato con l’Arco di Trionfo del Carrousel e l’Arco di Trionfo dell’Étoile di Parigi.
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