New York ha gli alligatori che si aggirano nelle fogne, ma anche Milano non è da meno. Anzi. E’ una città ricca di leggende metropolitane che non sfigurano con nessun’altra città al mondo. Ne abbiamo scelte 10, in bilico tra fantasia e realtà.
Si dice che ci sia un palazzo in via San Gregorio dove a inizio Novecento ha avuto luogo una tragedia terribile. Una mamma avrebbe ucciso i suoi 7 bambini. Certe notti si sentirebbero ancora le loro voci.
Si narra che anche il Duomo abbia il suo fantasma. Sembra si tratti di una certa Carlina. Altro fantasma celebre di Milano è quello di Bernardina Visconti che venne fatta morire di fame dal padre in una delle due torri che sorreggono le arcate di Porta Nuova. Le due torri oggi non esistono più, ma testimonianze dicono di aver visto il fantasma di una fanciulla in abiti medievali aggirarsi tra i cortili di Santa Radegonda e le arcate di Porta Nuova, in cerca della pace che in vita non ha avuto.
Si dice che se si passa tra i leoni all’ingresso dell’Università Bocconi non ci si laureerà mai più. I più superstiziosi evitano di passarci anche dopo essersi laureati.
Si dice che dietro l’abside della chiesa di S. Maria alla Fontana in via Thaon de Revel ci sia una fontana miracolosa. In uno dei due ambienti che la compone, con le pareti rivestite da affreschi del cinquecento, un’ampia breccia custodisce, al riparo di una ringhiera, una rude pietra medievale da cui sgorgano gli “undici zampilli” di un’acqua ritenuta miracolosa fin dai tempi antichi.
La “stretta Bagnera” è una viuzza piccolissima che collega via Santa Marta con via Nerino. Questa è stata il luogo in cui si sono compiuti gli omicidi del primo serial killer europeo, Antonio Boggia: egli addirittura operò trent’anni prima del suo celeberrimo collega Jack lo Squartatore e fu così accusato di circa una decina di omicidi commessi in altrettanti anni. Fu impiccato nel 1862.
Sin da quando venne nominata capitale dell’Impero Romano d’Occidente, Milano ha conquistato le attenzioni e le dediche estasiate di letterati e artisti vari anche con una componente nascosta, segreta, celata ai più: i suoi cortili.
Dal poeta gallico Decimo Magno Ausonio nel 390 d.C., agli scritti dei fratelli Pirola, storici editori milanesi 1500 anni dopo, le pagine della storia hanno tessuto le lodi di questi luoghi appartati e tranquilli nel cuore della città, solo apparentemente avulsi al contesto generale, perché in realtà intimamente connessi con le storie che l’hanno formato e vissuto. Qui vi proponiamo una selezione che è un elenco non esaustivo di questi posti speciali. Se ne conoscete altri, e ritenete ingiusto che siano stati esclusi, segnalatecelo e scriveteci!
Milano è all’avanguardia già da due secoli nel campo della scultura, essendo la sede della Veneranda Fabbrica del Duomo e del Cimitero Monumentale.
E proprio per quest’ultimo lavoravano gli scultori che hanno dato il nome a questo cortile nascosto, un tempo mulino, oggi piccolo borgo costruito in mattoni e immerso nel verde, rigoglioso in primavera, forte dei suoi aceri, dei suoi ciliegi e i suoi banani.
La barbarie edilizia degli anni ’60-’70 ha messo in serio pericolo questo locus amoenus, alla fine sopravvissuto e oggi capace di raccontarci storie, come quella di Mauro Baldessari, ultimo superstite tra gli scultori, rimasto lì a dividersi lo spazio con agenzie di grafica, studi pubblicitari e la galleria d’arte Cortina.
Sul solco di grandi nomi come Andrea Cascella, Carmelo Cappello e Giacomo Manzù, Baldessari è ormai l’unico a portare avanti e rinnovare la loro tradizione e scuola di scultura, e una visita al suo centro unita ad una passeggiata nel cortile possono valere come una gita fuori porta.
# Il Chiostro delle Umiliate
Indirizzo: via Cappuccio, 7
Situato a due passi dalla Basilica di Sant’Ambrogio, questo cortile di fine ‘400 deve il suo suggestivo nome all’ordine degli Umiliati, nato nel 1200, in risposta alla perdizione verso la quale il clero dei tempi convergeva, e fortemente radicato nel milanese.
La semplicità del luogo, unita alla ricercatezza e al sincretismo degli elementi architettonici, che vanno dallo stile ionico all’umiliato-ecclesiastico passando per il pozzo tipicamente rinascimentale, merita più di una visita.
# Casa Atellani
Indirizzo: corso Magenta, 65
Il filo rosso che lega Ludovico il Moro, reggente del Ducato di Milano dal 1480 al 1494, a Leonardo da Vinci e il Cenacolo passa da qui: gli Atellani erano infatti cortigiani al Castello Sforzesco, ai quali il signore donò la Casa che venne battezzata col loro nome e dove si narrache Leonardo trasse l’ispirazione decisiva per comporre il suo capolavoro, durante feconde camminate nel raffinato cortile interno.
In contrapposizione al Chiostro delle Umiliate, però, qui la perdizione regnava sovrana: la Casa divenne infatti il fulcro della vita mondana meneghina di quei tempi, confeste le cui cronache sono giunte fino ai giorni nostri. Attenzione: la Casa degli Atellani è stata acquistata da un celebre brand francese. E’ rimasta aperta al pubblica solo fino al 30 settembre 2023.
Ecco perché “Milano Celata”: chi di voi entrerebbe in questoportone, senza nessuna indicazione scritta?
Eppure, l’ingresso è libero e nasconde un parco giochi ricco distoria. Invaso da cespugli di profumatissimi fiori rosa, il giardino segreto di via Terraggio è un’altra eredità di Ludovico il Moro e del suo amore per i grandi nomi: lo donò infatti a nientepopodimeno che Lorenzo il Magnifico, che lo scelse come buen retiro durante i suoi soggiorni a Milano.
# Il Giardino Calderini
Indirizzo: via Sant’Agnese
Ciò che resta della reggia della famiglia nobile dei Corio, distrutta dalle bombe alleate nel 1944. Persi per sempre i magnifici affreschi di Donato Bramante che adornavano la casa, rimangono l’antico portico e tanto verde, edere striscianti e un cortile rifugio che fa totalmente dimenticare ai suoi ospiti di essere in pieno centro.
Nel mezzo del giardino troviamo unascultura dedicata alle vittime della strada, realizzata da uno dei grandi figli adottivi di Milano: Arnaldo Pomodoro.
# Giardino Perego
Indirizzo: via dei Giardini, 6
4200 m2 dienglish landscape garden, trasformato nel XIX secolo dall’intervento dell’architetto Luigi Canonica e del capogiardiniere Luigi Villoresi, su richiesta dei proprietari di allora, la famiglia Perego, poi venduto al Comune di Milano a inizio Novecento.
I giardini ospitano peculiari giochi per bambini ricavati da tronchi d’albero, cespugli di azalee, rododendri e hosta, un gigantescoceltis australis e un’antica statua raffigurante il dio etrusco Vertumno, guardiano del susseguirsi delle stagioni e della maturazione dei frutti: insomma, ce n’è per tutti i gusti.
# Chiostro grande di San Simpliciano
Indirizzo: piazza San Simpliciano, 7
Oggi è una delle sedi classiche del Fuorisalone, ma questo chiostro resta uno dei capolavori meno conosciuti del manierismo lombardo.
In realtà, il luogo presenta caratteristiche architettoniche particolari: l’asse delle colonne del porticato che circonda il verde non è parallelo ai lati del cortile, come ci si aspetterebbe in un complesso del genere, bensì è perpendicolare ad essi; da qui il soprannome di chiostro delle due colonne, perché due sono quelle che reggono ciascun capitello.
Da vedere per ledecorazioni, gli affreschi e le vetrate di cui il chiostro è circondato, tanto solenni quanto mantenute con cura.
CityLife rappresenta una piccola rivoluzione nel design e nella mobilità. E se questo nuovo modello venisse esteso al resto della città? Come cambierebbe Milano se si applicasse ovunque il «modello CityLife»: le prime due zone. Foto cover: thesubmarine.it
Il «modello CityLife» da estendere a Milano: persone nel verde, traffico sotto terra
# Il «modello CityLife»: zona solo pedonale, tutte le auto sono sotto terra
Il «modello CityLife» rappresenta la trasformazione urbana più ambiziosa (finora) di Milano. Sviluppato nell’area dell’ex Fiera di Milano, su una superficie di oltre 366.000 metri quadrati, il progetto si caratterizza per un mix di edifici residenziali, spazi commerciali e uffici. Il tutto immerso in uno dei più grandi parchi pubblici della città, che copre 170.000 metri quadrati. La Torre Allianz (con i suoi 209 metri), la Torre Generali (77 metri) e Torre Libeskind (175 metri) sono simboli del moderno skyline di Milano e delle ambizioni di CityLife.
L’idea alla base del modello è di creare una zona completamente pedonale: traffico automobilistico e parcheggi vengono infatti portati sotto terra, garantendo così un ambiente libero dal rumore e dall’inquinamento.
Tra gli aspetti più innovativi del progetto c’è infatti l’integrazione delle infrastrutture sotterranee. Ai confini dell’area ci sono gli ingressi dei tunnel che si snodano sotto terra, con una ragnatela di vie a scorrimento e di parcheggi dove è possibile scegliere la posizione più vicina alla via di uscita. Tutto integrato con la linea M5 della metropolitana, che svolge un ruolo fondamentale. Il quartiere risulta così del tutto privo di auto: questa progettazione consente di mantenere la superficie libera per aree verdi, percorsi pedonali e ciclabili.
Inoltre, CityLife mira a essere un esempio di sostenibilità, con edifici certificati LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) e soluzioni ecologiche che riducono il consumo energetico.
# Una nuova area d’avanguardia: Porta Garibaldi alla conquista del cielo?
Anche la zona di Porta Nuova presenta qualche affinità con il modello di CityLife anche se solo abbozzata. Il tunnel è solo parziale e i parcheggi per interrare tutte le auto sono solo sotto piazza Gae Aulenti. Un’occasione colta solo in parte che però si può recuperare con la riqualificazione di Porta Garibaldi.
Porta Garibaldi è uno snodo principale di Milano, collega il centro e aree come Isola e Corso Como. Il traffico intenso e la limitata presenza di verde la rendono il luogo ideale da cui partire per una trasformazione profonda in stile CityLife. Azzardando anche qualche passo in più.
Oltre a puntare su aree verdi a livello del suolo, e traffico interrato, come per le zone adiacenti a Piazza Gae Aulenti, qui l’innovazione si potrebbe concentrare su torri verticali con giardini pensili e foreste urbane verticali. L’ispirazione al Bosco Verticale c’è, ma si potrebbe osare con un progetto molto più ampio.
Le facciate degli edifici potrebbero ospitare le classiche pareti verdi, ma da queste si potrebbero sviluppare piste ciclabili sopraelevate che, simili a ponti sospesi, collegherebbero tra loro le torri, gli “alberi” della “foresta urbana”. Un’operazione di questo tipo sgombererebbe il “piano terra” dal traffico delle biciclette (e dei mezzi simili), in più, naturalmente, la presenza di nuovi parcheggi sotterranei libererebbe definitivamente la superficie per i pedoni.
Il quartiere Forlanini, noto per il parco, è poco sfruttato in termini di potenzialità urbana. Qui, il modello CityLife potrebbe essere introdotto con una logica ancora più esasperata: portare parte della vita urbana sotto terra, mantenendo la superficie quasi totalmente verde.
Invece di costruire in altezza, l’innovazione per Forlanini potrebbe essere uno sviluppo sotterraneo anche con abitazioni, uffici e negozi inseriti in spazi interrati (o semi-interrati), ispirati ai moderni bunker ecologici. Naturalmente, si intendono spazi abitativi ben illuminati, grazie a sistemi di illuminazione naturale, ispirati al concetto di bio-architettura, già sperimentato in diverse città del mondo, come Helsinki.
La logistica interna dei trasporti pubblici e privati potrebbe poi sfruttare tunnel sotterranei (a un livello ancora più basso della zona abitata) collegati alla linea metropolitana per ridurre l’impatto ambientale e favorire la mobilità.
Tutte le infrastrutture, inclusi naturalmente i parcheggi, verrebbero disposte sottoterra, lasciando la superficie come un parco urbano ininterrotto. Questa soluzione sfrutterebbe appieno la vicinanza del quartiere al parco ed estenderebbe lo stesso, creando una vera oasi verde per la città.
L’urbanistica tattica, o urbanismo tattico, si basa sulla riconfigurazione temporanea e leggera di “non luoghi” per renderli più vivaci, riducendo il degrado e migliorando la sicurezza. Questo approccio, introdotto a New York grazie alla Bloomberg Associates e promosso da Janette Sadik-Khan, ex commissario del Dipartimento dei trasporti e attualmente a capo della divisione trasporti dell’associazione, è arrivato a Milano nel 2018. Questi i progetti di trasformazione realizzati negli ultimi anni, vediamo cosa ha funzionato e cosa no.
Urbanismo tattico a Milano: luci e ombre della moda importata da New York
# Le principali ricadute di questi interventi
Il primo effetto di questi interventi è la chiusura al traffico e il divieto di sosta per le auto, il secondo è la creazione di zone pedonali, trasformando l’area in una piazza destinata esclusivamente ai pedoni. Le azioni “temporanee” attuate includono:
delimitare l’area con alberi in vaso;
dipingere la pavimentazione con diverse colorazioni;
inserire panchine e arredi quali tavoli da ping pong per favorire l’utilizzo del luogo e la socializzazione in generale.
Questa modalità di azione non mette d’accordo tutti i milanesi e infatti presenta sia luci che ombre.
# Le luci
#1 Minimo investimento, grande impatto
Il primo vantaggio è l’uso limitato di risorse economiche: con vernici, panchine mobili e vasi si trasforma un’area di transito e parcheggio in una piazza pedonale. Inoltre, i progetti sono sostenuti gratuitamente dai delegati di Bloomberg, che supportano il Comune di Milano senza costi per l’amministrazione.
#2 Promozione dei rapporti sociali
Spazi aperti dove sedersi, chiacchierare o giocare rafforzano i rapporti sociali e migliorano la vita comunitaria nei quartieri.
#3 Possibilità di valutazione prima della trasformazione definitiva
Questo approccio permette di misurare l’impatto sui quartieri e la risposta dei cittadini, per poi decidere se rendere la piazza definitiva o tornare alla configurazione precedente.
# Le ombre
#1 Riduzione dei parcheggi e aumento del traffico
L’urbanismo tattico riduce i parcheggi e può causare ingorghi, come avvenuto a Porta Genova , dove la rimozione dei posti auto e la chiusura delle strade ha peggiorato la congestione del traffico.
I commercianti temono una riduzione della clientela e degli incassi a causa della diminuzione del traffico veicolare, soprattutto in aree periferiche o poco frequentate da pedoni.
#3 Rischio che il provvisorio diventi permanente
C’è preoccupazione che queste piazze, nate come soluzioni temporanee, rimangano definitive con un impatto estetico e funzionale mediocre, dato che il Comune ha stanziato fondi per mantenere tali spazi senza riqualificazioni definitive.
# Gli interventi fatti e quelli in programma
Il debutto dell’urbanismo tattico a Milano nel 2018 è avvenuto con la trasformazione di diverse piazze, tra cui: la nuova piazza nel quartiere Dergano, Piazza Angilberto II, il piazzale di Porta Genova e l’area tra le vie Venini e Nolo.
Dopo la prima piazza a Dergano ne sono seguite altre 38, tra cui Piazza Bacone, Piazza Sicilia, Piazzale Tripoli e Piazza Tito Minniti e presto ne arriveranno di nuove.
Uno degli ultimi in ordine di tempo è quello di via Sacchini, su cui affaccia l’Istituto Comprensivo Quintino di Vona-Tito Speri, resa pedonale tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 e che tale rimarrà fino al 31 dicembre 2024, prima dell’eventuale progetto di trasformazione definitiva.
Un altro è quello realizzato nella primavera 2024 al posto di un parcheggio in Via Graf, nel quartiere Quarto Oggiaro, ad opera dei volontari di We Are Urban il comitato dei genitori che ha promosso l’iniziativa, e i ragazzi delle tre scuole dell’Istituto Comprensivo Statale Trilussa.
L’urbanismo tattico dovrebbe rappresentare una fase temporanea, preludio a una trasformazione definitiva dell’area con la completa pedonalizzazione, l’uso di pavimentazione in pietra, l’inserimento di panchine, aiuole, alberi e spazi dedicati al relax e al gioco.
Tra le piazze che hanno seguito questa strada ci sono:
Dergano;
Piazza Angiberto II, con una riqualificazione che ha coinvolto tutte le vie dell’incrocio;
Piazza San Luigi tra la fermata di Brenta e Lodi M3 con un nuovo sagrato della chiesa, pavimento in pietra, aiuole e alberi;
Piazza Belloveso;
Piazza Lavater;
l’area tra Via Rovereto e Via Giacosa.
# Il primo buco nell’acqua all’Ortica
Urbanfile - Urbanistica tattica via De Nora
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Tra tutti gli interventi realizzati c’è anche un buco nell’acqua: quello in via Oronzio De Nora ex via Casasco all’Ortica. L’asfalto della via è stato colorato con disegni, sono stati posati piante in vaso e installato un tavolo da ping pong. Peccato che tutto questo sia andato in rovina: la vernice si è scolorita, alcune piante sono morte e il tavolo da ping pong è stato stato distrutto come documentato da Urbanfile.
In base al Patto di Collaborazione siglato tra Municipio 3 e la società De Nora, quest’ultima avrebbe dovuto occuparsi di curare le piante e mantenere una certa vivibilità in una zona poco frequentata, le prime abitazioni sono a 400 metri di distanza. Un contesto quindi forse poco adatto per un intervento di questo tipo o forse è stato troppo prematuro realizzarlo: si poteva infatti attendere che il complesso residenziale in costruzione su un lato della via fosse portato a termine e popolato da residenti.
Le novità low cost da Malpensa: 10 nuove mete invernali
# Ryanair accelera a Malpensa
Sempre più voli low cost da Malpensa. Accanto ad Easyjet, che nello scalo in provincia di Varese ha il principale hub nell’Europa continentale della compagnia, cresce la presenza di Ryanair. Sono due gli annunci fatti dalla società irlandese. Il primo riguarda l’aggiunta di un nuovo velivolo in flotta, l’ottavo per la precisione, con l’obiettivo di incrementare il traffico passeggeri attualmente del 10% pari a 4,5 milioni. Il secondo l’aumento dell’offerta di voli per la prossima stagione invernale.
# Le 10 nuove tratte invernali: una in Italia, otto in Europa, una in Africa
Per il prossimo inverno sono 10 le nuove tratte in arrivo, di cui una in Italia, otto in Europa e una in Africa:
Milano è la «capitale economica», ma la politica la relega in periferia. Non solo per l’ordinamento amministrativo: anche perché i milanesi arrivati a un posto di potere politico nazionale sono piuttosto rari. Questi sono i 5+1 politici milanesi più influentidella recente storia d’Italia.
I 5+1 politici milanesi che hanno contato anche a Roma: non solo Craxi e Berlusconi…
#1 Bettino Craxi: lo Statista di Città Studi
Bettino Craxi, nato il 24 febbraio 1934, nel quartiere di Città Studi, e morto il 19 gennaio 2000, ad Hammamet (Tunisia), è stato uno degli statisti più influenti, e più controversi, della politica italiana del XX secolo.
Conseguita la maturità classica al Liceo Parini, si laurea in giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano. Cresciuto in una famiglia di convinzioni socialiste (ideologia politica che a Milano vanta esponenti di spicco come Filippo Turati), Craxi si forma e inizia la propria militanza nel Partito Socialista Italiano, tra gli anni ’50 e ’60.
Dal 1976 al 1993, guida il PSI con una visione riformista, cercando di riformulare il socialismo in accordo con la nuova era economica. L’ascesa culmina con la nomina a Presidente del Consiglio dei Ministri nel 1983, dove ne fino al 1987. La sua azione di governo si propone di rilanciare l’industria italiana e a rafforzare il ruolo dell’Italia in Europa.
Nonostante la condanna del 1994 per finanziamenti illeciti al partito, Craxi, nato a Città Studi, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della politica italiana. Anche se, come accade a tanti giunti nella capitale, la carriera politica dello statista di Città Studi finì sostanzialmente per essere romanocentrica.
#2 Silvio Berlusconi: l’imprenditore milanese al governo di Roma
Silvio Berlusconi, nato il 29 settembre 1936 a Milano e morto il 12 giugno 2023 all’Ospedale San Raffaele, è stato un protagonista della scena politica così noto che non ha quasi bisogno di presentazioni. Laureato, anche lui, in giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano, e cresciuto in una famiglia della borghesia milanese, Berlusconi si distingue fin da giovane nel mondo dell’imprenditoria, costruendo un impero commerciale che fa perno su Fininvest, un gigante dei media e dell’industria pubblicitaria. Milano, sua città natale, gioca un ruolo cruciale nella sua ascesa, fornendogli le basi per la sua fortuna e l’influenza nel panorama nazionale.
Nel 1994, Berlusconi fonda Forza Italia, partito che conquista rapidamente il ruolo di protagonista nel panorama politico italiano. Ricopre il ruolo di Presidente del Consiglio dei Ministri in 3 mandati: dal 1994 al 1995, dal 2001 al 2006 e dal 2008 al 2011. Come per Craxi, anche gli anni di governo di Berlusconi sono accompagnati da polemiche legate a scandali e conflitti di interesse.
Nonostante le controversie, Berlusconi ha lasciato un’impronta indelebile nella storia di Milano: basti pensare alla costruzione dei complessi residenziali (controversi) Milano 2 e Milano 3, che il politico usava ricordare in ogni occasione possibile, o al suo funerale, celebrato, in data 14 giugno 2023, dall’Arcivescovo di Milano, Monsignor Delpini, con gli onori di Stato e il lutto nazionale, alla presenza delle alte cariche dello Stato, dei rappresentati della politica nazionale e di una Piazza Duomo gremita di Milanesi.
#3 Letizia Moratti: le contestate riforme dell’istruzione nascono a Milano
Letizia Moratti, nata il 8 novembre 1949 a Milano, è una delle figura più note nella politica italiana, nella sua carriera ha spaziato tra la politica locale e nazionale. Dalle ultime Elezioni Europee (2024) è eurodeputato al Parlamento Europeo.
Cresciuta, come Craxi, nel quartiere Città Studi, Moratti studia presso il Liceo Classico Alessandro Manzoni e consegue una laurea in Scienze Politiche all’Università degli Studi di Milano. La sua carriera iniziale si caratterizza da un forte impegno nel settore educativo e nella comunicazione.
Nel 2006, Moratti è eletta Sindaco di Milano, nella coalizione di centro-destra, un ruolo in cui cerca di affrontare le sfide di una grande metropoli con un focus su sviluppo urbano e rinnovamento. Tra le sue iniziative principali ci sono gli sforzi per migliorare l’infrastruttura cittadina e promuovere eventi di rilevanza internazionale, come l’Expo 2015, che ha avuto un impatto positivo sul volto della città.
Prima di diventare Sindaco, però, la milanese Letizia Moratti ha segnato la politica nazionale ricoprendo il ruolo di Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, dal 2001 al 2006. Il giudizio studentesco e universitario sulle riforme del sistema educativo elaborate dalla politica meneghina non è stato del tutto positivo.
#4 Claudio Martelli: dalla provincia milanese alla vicepresidenza del Consiglio
Claudio Martelli, nato il 14 dicembre 1939 a Gessate, in provincia di Milano, è stato un politico italiano influente e un membro di rilievo del Partito Socialista Italiano (PSI). Cresciuto nella provincia milanese, Martelli studia Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano, dove inizia la sua carriera politica. Si unisce al PSI negli anni ’60, attirando l’attenzione per il suo impegno riformista e le sue capacità oratorie.
Nel corso della carriera, Martelli ricopre ruoli significativi sia a livello locale che nazionale. E’ Ministro della Giustizia dal 1987 al 1990, periodo durante il quale promuove importanti riforme nel sistema giudiziario italiano. Durante la sua esperienza di governo, lavora per migliorare l’efficienza della giustizia e per combattere la corruzione. È ricordato anche per il suo ruolo di Vicepresidente del Consiglio dei Ministri nel governo di Bettino Craxi, con cui collaborò strettamente nella gestione dei primi anni ’90.
La sua parabola politica fu segnata da un crescente disincanto verso le istituzioni e culminò nella decisione di ritirarsi dalla vita politica attiva alla fine degli anni ’90, questa scelta piuttosto controcorrente lasciò un’impronta significativa nella storia del PSI e nella politica italiana.
#5 Marco Follini: il cattolico popolare milanese che fu vice di Berlusconi
Marco Follini, nato a Milano il 14 marzo 1955, è un politico e giornalista italiano con una carriera di notevole spessore. Cresciuto nell’ambiente politico milanese, ha iniziato la sua carriera giornalistica e politica nella città, diventando un influente esponente del Partito Popolare Italiano e, successivamente, dell’Unione di Centro.
Nel corso della carriera, Follini ha ricoperto ruoli di alto profilo a livello nazionale. È stato Vicepresidente del Consiglio dei Ministri dal 2004 al 2005 nel governo di Silvio Berlusconi, e ha inoltre servito come Ministro per le Politiche Comunitarie. Sebbene il suo impegno principale fosse a livello nazionale, ha mantenuto un forte legame con Milano, città in cui, da sempre, il pensiero politico moderato e riformista ha avuto una significativa eco.
La sua carriera politica è stata segnata da una continua evoluzione e dalla volontà di adattarsi a diverse alleanze e ideologie. Dopo l’esperienza nel Partito Popolare Italiano, Follini è stato uno dei fondatori dell’Unione di Centro (UDC), cercando di posizionarsi come una figura centrista e riformista nel panorama politico italiano. Non ha mai ricoperto incarichi amministrativi a Milano, ma il suo lavoro ha avuto un impatto rilevante sulla politica nazionale.
#5+1 Matteo Salvini: l’ultimo mohicano milanese nelle stanze del potere romano
Il 5+1 lo merita il milanese che è ancora presente nelle stanze del potere romano. Matteo Salvini, nato a Milano il 9 marzo 1973, è attualmente Vicepresidente del Consiglio dei Ministri. Iscritto alla Lega Nord dal 1990, Salvini ha ricoperto numerosi incarichi, tra cui quello di Consigliere comunale di Milano per diversi mandati e di europarlamentare per due mandati consecutivi. È stato anche eletto alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica. La sua carriera politica ha raggiunto il culmine quando, nel 2018, è diventato Ministro dell’Interno e Vicepresidente del Consiglio dei Ministri nel governo di Giuseppe Conte.
Salvini ha avuto un impatto significativo sulla Lega, trasformandola da un partito regionalista a una forza politica nazionale di primo piano. Sotto la sua guida, la Lega ha conquistato una crescente rilevanza nel panorama politico italiano. Il suo approccio populista e le sue posizioni intransigenti su temi come l’immigrazione hanno polarizzato l’opinione pubblica, ma hanno anche consolidato il suo ruolo di leader carismatico. Racconta spesso che il suo più grande sogno è di fare il sindaco di Milano.
Lo chiamano anche “l’estate indiana”. È il foliage, lo spettacolo dei boschi che a inizio autunno diventano di mille colori. Questi sono i tre luoghi del nord Italia dove il fenomeno è più spettacolare.
I 3 luoghi dove ammirare il più bel foliage nel Nord Italia
#1 I colli piacentini, una distesa di colori
In autunno i colli piacentini si trasformano in una distesa di colori. Alberi e arbusti creano giochi di colori nei quali perdersi. Facilitano lo spettacolo le dolci pendenze, ideali per un’escursione con tutta la famiglia, a piedi o in bici.
#2 Le Langhe in Piemonte, lo spettacolo dell’estate indiana unito alle eccellenze enogastroniche
Le langhe piemontesi sono ricche di vigne e anche per questo costituiscono una delle mete migliori per ammirare il foliage autunnale. L’area collinare compresa tra le province di Cuneo e Asti è ideale per chi vuole unire allo spettacolo dell’estate indiana i sapori delle eccellenze enogastronomiche del territorio, gustando il tartufo e bevendo il Barolo, nelle numerose cantine che si trovano in zona ammirando la cornice incantata dei boschi piemontesi in autunno.
#3 La Val Ferret, uno dei foliage più spettacolari
Si trova poco sopra Courmayeur, all’ombra del Monte Bianco, la Val Ferret è uno dei luoghi in Italia in cui alberi e foglie regalano il foliage più spettacolare. Soprattutto nel mese di ottobre questa valle, ricca di sentieri escursionistici nei boschi, è ideale per godersi lo spettacolo.
Qual è la via più lunga di Milano? Tendenzialmente, si è portati a pensare possa essere via Ripamonti in quanto mette in collegamento il quartiere vicentino con Opera. Ma ci si sbaglia. Ecco alcuni numeri della nostra metropoli. Foto cover: @andreacherchi_foto IG
Contrariamente a quanto si crede, via Ripamonti si piazza solo al terzo posto. A sottrarle lo scettro di “via più lunga” ci sono via del Mare, con oltre 9 km di lunghezza, e al secondo posto via Novara, che sfiora gli 8 km. Quindi, via Ripamonti è terza con 7,8 km, davanti a via Palmanova. Tutte queste sono arterie di scorrimento che vanno dalla città verso la periferia.
# La via con più palazzi: viale Monza
Beh, in questo caso la fa da padrone viale Monza che conta ben 232 numeri civici, intesi come condomini o palazzine abitativi. È seguito da via Padova che però conta il maggior numero di residenti. Sono piccoli numeri rispetto alle metropoli sparse nel mondo, ma che mettono i brividi se si pensa che Milano è l’evoluzione di un piccolo accampamento sorto intorno al 590 a.C. per mano delle popolazioni celtiche.
# La via più densamente abitata: via San Giovanni alla Paglia
Anche in questo caso, è un’altra strada che detiene il primato, ovvero via San Giovanni alla Paglia, zona Centrale, con poco più di 13 abitanti di media per metro lineare. Via Strehler, zona Arena, e via don Francesco Beniamino della Torre, a Quarto Oggiaro, seguono a ruota.
# Le vie più corte di Milano
A questo punto, vi starete domandando quali sono le vie più corte di Milano.
Presto fatto. In zona Brera, potrete passeggiare attraverso il vicolo Piero Manzoni, scultore diventato internazionalmente famoso per la “Merda in scatola”. Con i suoi 29,7 metri si colloca al secondo posto. Per trovare la terza è necessario spostarsi in zona Duomo, più esattamente dietro la Rinascente dove la Galleria Ciro Fontana vi aspetterà con i suoi 30,1 metri. Sempre in zona Duomo, più esattamente in Piazza dei Mercanti, c’è uno degli estremi della quarta via più corta di Milano. Con 33,1 metri, il passaggio Scuole Palatine si porta a casa la medaglia di legno in questa competizione.
A questo punto ci chiederete: e la numero uno? La più corta è via Citta del Messico: 12 metri, nella zona Ex Fiera di Milano.
Uno dei tanti progetti immobiliari sparsi per Milano. Il primo ad essere finito sotto inchiesta per abuso edilizio a seguito dell’esposto di un gruppo di residenti, in quella che poi si è trasformata in una bufera giudiziaria sul settore immobiliare milanese. La procura si è però vista respingere più volte la richiesta di sequestro del cantiere, ora ormai terminato.
Hidden Garden «non è un ecomostro»: il cantiere è quasi concluso
# Una guerra di cortile, che cortile non è
Spazio residuale o cortile? Nasce da questa differenza di vedute la vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’edificio in costruzione in Piazza Aspromonte 13. Il primo caso che ha dato il via alla bufera giudiziaria abbattutasi sul settore immobiliare milanese. Secondo i condomini di quel civico infatti l’area scelta per l’edificazione sarebbe un cortile, mentre per la Commissione Paesaggio del Comune di Milano, che ha dato il parere positivo alla pratica, uno “spazio residuale”. Nello stesso luogo prima c’era un edificio ad uso ufficio di 3 piani alto 12 metri, oggi uno di 7 piani e 27 metri
I condomini hanno quindi deciso di fare un esposto in quanto non contenti di vedersi oscurare la vista da un edificio ritenuto fuori scala, non rispettoso della distanza minima di 10 metri e non accompagnato dai servizi di base previsti dalle norme sullo sviluppo urbanistico.
# L’apertura dell’inchiesta per presunto abuso edilizio e l’iscrizione nel registro degli indagati di 12 persone, ma per la Cassazione il cantiere non può essere sequestrato
La possibilità di consentire, in alcuni casi particolari, anche alla Commissione Paesaggio di Palazzo Marino l’individuazione dei cortili dal punto di vista tecnico giuridico era stata definita da una determina dirigenziale nel 2014, come avevamo spiegato in questo articolo. Un potere decisorio che sarebbe illegittimo in quanto assegnato ad un ente incaricato di occuparsi di questioni estetiche e paesaggistiche.
A seguito degli esposti la procura ha deciso di indagare avviando un’inchiesta per presunto abuso edilizio, ritenendo inoltre un falso l’atto con cui è stata presa la decisione perché in palese contrasto con la realtà dei luoghi oltre che scopiazzato da un precedente parere. Le indagini hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 12 persone.
In aggiunta a questo, la Procura di Milano, per conto della Pm Marina Petruzzella, aveva chiesto anche il sequestro preventivo del cantiere. Quest’ultima richiesta è stata bocciata anche al secondo Riesame e poi dalla Cassazione, confermando per la quarta volta il no al sequestro.
# Quasi completato l’edificio della discordia
Hidden Garden Rendering
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I lavori non essendo un abuso, come invece sostenuto dalla Procura di Milano, sono proseguiti e la costruzione del progetto immobiliare Hidden Garden è ormai terminata. Un edificio di 7 piani e “45 appartamenti di design immersi nel verde e dotati di ampi terrazzi, balconi o giardini privati”, così viene descritto sul sito del costruttore “situato in una corte silenziosa e riservata“.
Gli appartamenti prevedono un capitolato di pregio, sistemi di domotica e la produzione di energia attraverso impianti fotovoltaici e geotermia. A tutto questo si affiancano gli spazi comuni come la palestra e aree di coworking.
Nell’area esterna previste dell’aiuole con alberi e piante rampicanti alle pareti.
In origine c’erano la chiesa di San Filippo Neri e il convento delle Schiave di Maria. Furono abbattuti per lasciare posto a un’opera sontuosa di puro stile fascista, che fu inaugurata nel 1940 quando già imperversava quella guerra che avrebbe segnato la fine del fascismo. Foto cover: @gianfrancocorti IG
«Sulla Natura si forma il Diritto, non sull’Opinione»: le tre frasi latine del Palazzo della Giustizia
Nacque come tempio della Giustizia e sulla facciata campeggiano tre frasi che suonano imponenti:
# La scienza degli affari divini e umani
Al sommo dell’Avancorpo di sinistra:
“Iurisprudentia est divinarum atque humanarum / rerum notitia iusti atque iniusti scientia” (La Giurisprudenza è la scienza degli affari divini e umani, dei fatti giusti e ingiusti)
# I tre precetti del Diritto
Al sommo dell’Ingresso principale:
“IUSTITIA / Iuris praecepta sunt haec: honeste vivere / alterum non laedere, suum cuique tribuere” (GIUSTIZIA / I precetti del diritto sono questi: vivere onestamente / non ledere l’Altro, attribuire a ciascuno il suo)
# In nome della Natura
Al sommo dell’Avancorpo di destra:
“Sumus ad iustitiam nati neque opinione / sed natura constitutum est ius” (Siamo chiamati alla giustizia fin da quando siamo nati e sulla natura si fonda il diritto, non sull’opinione)
Tutti i mosaici e le opere realizzate al suo interno sono state anch’esse realizzate appositamente su ispirazione del regime fascista.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Silenzio, si fa freddo. Ma non tutto il male viene per nuocere. Ci sono, infatti, località in Italia stupende soprattutto in Autunno. Foto cover: @ig_langheroeromonferrato IG
Il Trentino Alto-Adige unisce i colori infuocati dei boschi che circondano le Alpi e le Dolomiti, a vigneti, esperienze food, magnifici castelli, malghe e masi. In caso di maltempo si può scegliere di farsi coccolare nei bagni termali e deliziarsi con i prodotti locali.
#2 La poesia del Lago di Como
Nel nord Italia si trova la zona dei laghi per eccellenza, dove si trovano il lago di Como, di Garda, Maggiore, Iseo, d’Orta, e di Varese. In autunno sono mete ideali per gite in barca, passeggiate in riva al lago, panorami che cambiano colore giorno dopo giorno e per visitare i borghi e le isole più suggestive.
Le colline delle Langhe e del Monferrato sono ricche di vigne e anche per questo costituiscono una delle mete migliori per ammirare colori autunnali e viste mozzafiato. Da Alba, città famosa per funghi e tartufi, a La Morra, da cui si gode di un panorama da cartolina, Neive, Grenzane Cavour, Verduno, Barbaresco, patria di vini iconici come il Barolo, sono numerosi i borghi da visitare per una gita fuori porta.
#4 Sulla strada del Prosecco, tra Valdobbiadene e Conegliano
Per una vacanza all’insegna del vino e degli splendidi paesaggi si può optare per un tour lungo i 32 km della Strada del Prosecco, vigneti tra curve e muretti a secco tra le città di Valdobbiadene e Conegliano. In questi luoghi meravigliosi si può godere delle visite in vigna, musei e ristorantini tipici.
#5 Il Chianti in Toscana, per gli amanti del vino
In autunno una delle regioni ideali da visitare è La Toscana e in particolare la zona del Chianti, vocata alla viticoltura e al gusto. Sono molti i borghi in cui si tengono sagre dedicate a funghi, castagne, olive e buon vino.
#6 Tra i pittoreschi villaggi della Costiera Amalfitana
La Costiera Amalfitana, tra Sorrento e Salerno, è capace di stupire anche in autunno grazie a suoi pittoreschi villaggi. Cetara, Amalfi, Ravello, Positano e Vietri sul Mare sono perle di rara bellezza che sono più facili da visitare a ottobre o novembre con sole più tiepido e temperature miti.
#7 Le Foreste Casentinesi, patrimonio mondiale Unesco
Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi si trova sull’Appennino tosco-romagnolo ed è stato istituito nel 1993, dal 2017 è inserita nell’elenco dei siti Patrimonio nell’Unesco. Offre ai visitatori un’esperienza panica unica, attraverso i suoni e i profumi della natura circostante. Tra ottobre e le prime di novembre è la meta ideale, per un’esperienza rilassante a contatto con la natura.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
C’è un vario repertorio di frasi che i NON milanesi usano quando parlano con chi vive a Milano, molte delle quali sono scontate o inopportune. Riscopriamo la top 10 delle frasi che innervosiscono di più i milanesi di nascita o per scelta.
10 cose che chi vive a Milano non vuole sentirsi dire
#1 “Bella Milano eh, ma non c’è il mare”
La più odiosa in assoluto. Anche a Londra non c’è il mare, e neanche a Parigi, Berlino o in un milione di altre città. E poi, chi ha mai detto che la bellezza di una città debba dipendere dalla presenza del mare? Siamo esseri umani o delle foche?
#2 “A Milano non c’è mai il sole”
Sfatiamo il mito: i milanesi non sono discendenti del conte Dracula, il sole lo vedono eccome. Nelle giornate di sole Milano è ancora più bella e i tramonti che si scorgono fra i palazzi possono impressionare anche chi è abituato a orizzonti sconfinati.
#3 “I milanesi sono tutti arrabbiati”
Ricordiamoci che siamo in una metropoli, basta andare a vedere le facce dei parigini, dei berlinesi o dei londinesi in metropolitana la mattina per capire che in realtà si tratta di un’espressione che accomuna chi vive nei centri del mondo. “E poi”, come scrive il blog conunviaggiosullatesta, “il bello di Roma, invece, è che appena scendi dal treno arriva Pollyanna ad abbracciarti e a dirti “benvenuto, sei nella città dei sorrisi?”.
#4 “Voi milanesi avete tutte le vocali aperte”
Aperte? Chiuse? A meno che tu non sia un professore di dizione direi che questo è l’ultimo dei problemi di cui preoccuparsi. Anche perchè poi, non è che nel resto d’Italia si parli un italiano da accademia della Crusca. Ps. Si dice cotolEEEtta, possibilmente tirando bene fuori la lingua.
#5 “Non si dice brioche, si dice cornetto”
A Milano si mangia la brioche. Fine.
#6 “Milano è sempre super trafficata”
Sei mai stato sul Grande Raccordo Anulare? O imbottigliato nei vicoli di Napoli? O sulla sopraelevata di Genova? In una grande città c’è il traffico, ci avete mai fatto caso?
#7 “I milanesi sono sempre di corsa”
A Milano vige un rigoso rispetto dell’orario, se organizzi una riunione alle 15 inizia davvero alle 15, non alle 16. Non è solo questione di rispetto ma anche di intelligenza: prima inizi e prima finisci no?
#8 “A Milano c’è sempre la nebbia”
Un detto che poteva avere valore 50 anni fa quando di nebbia se ne vedeva davvero tanta, oggi la nebbiolina di Milano non è niente a confronto di ciò che si trova nelle campagne circostanti. E se proprio lo vuoi sapere, ci dispiace perfino non averne di più.
#9 “Bella Milano, sono stato in Duomo”
E il resto della città è un ologramma fantascientifico? Prendi una guida turistica e lasciati trasportare da tutta la storia e la cultura, scoprendo che c’è vita anche al di là di Piazza Duomo.
#10 “Ma sei di Milano Milano?”
Come toccare nel profondo l’orgoglio del milanese? Con questa domanda. Ma perché non si dice Roma-Roma o Torino-Torino? La verità è che sia che abiti in centro sia che abiti nell’hinterland la risposta sarà sempre sì, perché Milano è un fattore di mentalità più che un riferimento geografico.
10 milioni di abitanti. La Lombardia è la regione italiana con la popolazione più grande, quasi il doppio rispetto alla seconda. Il Veneto ha poco meno di 5 milioni. La metà delle regioni italiane hanno meno di due milioni di abitanti.
La domanda è: per godere dei benefici dell’autonomia, dati dalla maggiore vicinanza al territorio degli organi decisionali, ha senso avere una regione con 10 milioni di abitanti che, di fatto, rappresenta un doppione dello Stato? E, soprattutto, ha senso che una città come Milano che da sola versa allo Stato il 10% delle imposte nazionali, sia schiacciata da un doppio gigantesco apparato, centralista e inefficiente?
Stato italiano e Regione Lombardia: i due carrozzoni che schiacciano Milano
# Lombardia e Svizzera: stessi abitanti, modelli opposti
La Lombardia con 10 milioni di persone, con quasi il doppio di abitanti delle altre due regioni più popolate, Lazio e Campania, è di fatto uno stato centralista in uno stato centralista. Milano che, come Comune non può decidere quasi nulla di strutturale sul suo territorio, si trova con una doppia sovrastruttura sopra la testa: Regione Lombardia e lo Stato. Due apparati burocraticiche non lasciano alcuna forma di autonomia alla base e che raddoppiano i motivi di inefficienza.
I principi dell’autonomia sono chiari: tanto più vicino è il governo ai cittadini tanto più è capace nel rispondere alle loro specifiche esigenze, con tempestività e trasparenza. Questo tipo di efficienza trova la sua massima espressione nella Svizzera: stato confinante con la Lombardia, che con meno di nove milioni di abitanti assomiglia molto alla Lombardia tranne che in una cosa fondamentale. Mentre la Lombardia accentra tutti i poteri al governo regionale, la Svizzera è federata in 26 cantoni dotati di forte autonomia.
10 milioni di abitanti gestiti in modo uniforme, senza autonomia ai singoli territori, significa centralismo, quella modalità di amministrazione che lo stesso governo lombardo denuncia come inefficiente. E pensare che lo stesso articolo 5 della Costituzione prescrive che la Repubblica “attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo”.
Regione Lombardia pretende più autonomia dallo Stato: ma che cosa può cambiare tra avere un potere gestito su 60 milioni di persone o su 10 milioni? La sostanza non cambia.
# La soluzione più efficiente? Regione Lombardia con 6 milioni e Milano Città Regione con 4 milioni di abitanti
Per poter godere dei vantaggi per i cittadini dati dall’autonomia, la soluzione è semplice: si deve dividere la Lombardia in due. Una sarebbe la Regione di Milano, che comprenderebbe i 4 milioni di abitanti dell’area urbana della Città Metropolitana e di Monza Brianza. La restante sarebbe la Lombardiacon gli altri 6 milioni di abitanti di aree non metropolitane.
Non sarebbe solo una questione di numeri, ma anche di omogeneità territoriale: mentre l’area milanese è un conglomerato metropolitano in continuità fisica ad alta densità abitativa, le altre zone della Regione Lombardia sono più isolate e ridotte e necessitano di attenzioni differenziate, dalla sanità ai trasporti, dalle politiche abitative alla lotta contro l’inquinamento, problemi che hanno caratteristiche diverse dentro e fuori l’area di Milano.
Vediamo un esempio di città amministrata in autonomia dalla regione a cui geograficamente appartiene.
# Berlino e Brandeburgo: città stato circondata da uno stato regione
Si tratta di replicare un modello già esistente ad esempio in Germania dove lo stato federale del Brandeburgo circonda fisicamente la capitale Berlino, ma non la comprende, perché come città-stato ha piena autonomia, alla pari di tutti gli altri Laender tedeschi. La popolazione di Berlino è di circa 5 milioni di persone su una superficie di 2.852 kmq, l’area milanese compresa Monza Brianza assomma 4,2 milioni di abitanti su 2.000 kmq quindi la situazione è perfettamente paragonabile.
La regione metropolitana di Berlino-Brandeburgo comprende la città stato, Berlino, e la cintura metropolitana, appartenente al Land del Brandeburgo: la città extracircondariale di Potsdam, e le parti suburbane dei circondari Barnim, Dahme-Spreewald, Havelland, Märkisch-Oderland, Oberhavel, Oder-Spree, Potsdam-Mittelmark e Teltow-Fläming. Questo potrebbe essere utile nel coordinamento tra i due nuovi enti regionali: Milano e la Lombardia.
# I principali vantaggi se Milano diventasse una Città Regione
Il male ha lasciato il segno nel cuore dei milanesi. Abbiamo chiesto ai cittadini quali fossero i fatti di cronaca che più li avessero scossi, ecco i 7 fatti principali.
I 7 fatti di cronaca che hanno scosso di più i milanesi: da Piazza Fontana a Kabodo
# 1 L’attentato di Piazza Fontana (1969): la ferita del terrorismo
12 dicembre 1969. Nella Banca Nazionale dell’Agricoltura, in Piazza Fontana, esplode una bomba. Muoiono sul colpo 17 persone mentre 88 sono i feriti. L’attentato segna l’inizio di una lunga stagione di terrorismo in Italia. i primi sospettati sono gli anarchici, ma gli autori risultano, poi, estremisti di destra guidati dai servizi segreti deviati.
Il bilancio della strage, il processo e le indagini (tra apparente incompetenza e manipolazione) turbano profondamente l’opinione pubblica e danno inizio a un periodo di profonda sfiducia nei confronti delle istituzioni e della giustizia.
#2 Pinelli e Calabresi (anni ’70): omicidio e vendetta, gli Anni di Piombo a Milano
15 dicembre 1969.Giuseppe Pinelli, anarchico sospettato di connessioni con il terrorismo, muore dopo una caduta dalla finestra della questura di Milano, mentre era sotto interrogatorio. La sua morte, avvenuta in circostanze controverse, riaccende le tensioni politiche dell’epoca.
17 maggio 1972. Il commissario Luigi Calabresi, ingiustamente sospettato di aver ucciso Pinelli e oggetto per questo sospetto di una violenta campagna di diffamazione, viene assassinato alle spalle.
I due omicidi intensificarono il clima di violenza e instabilità che negli anni di piombo già si respirava a Milano.
#3 L’Omicidio di Mary D’Amelio (1987): il mistero brutale della Bovisa
8 novembre 1987.Mary D’Amelio, studentessa diciassettenne, viene brutalmente aggredita e uccisa a sassate vicino alla fermata del treno di Bovisa. Il corpo è scoperto dal padre che lo trova in una zona deserta. L’assassino, identificato come Roberto Pirovano, è un uomo disturbato con ritardo mentale.
Dopo due anni di processo, Pirovano è dichiarato non imputabile per infermità mentale e internato in un ospedale psichiatrico. Mary D’Amelio viene ricordata attraverso solo una targa nel suo quartiere, oggi imbrattata.
#4 Strage di Via Palestro (1993): la mafia colpisce Milano
27 luglio 1993. Milano è scossa da una serie di esplosioni violente in Via Palestro. Muoiono 5 persone, 20 rimangono ferite. L’attacco è opera della mafia siciliana, che colpisce un’area centrale e affollata della città proprio per dimostrare la capacità di seminare il terrore anche nel cuore del nord.
L’evento fu un segnale inquietante della crescente penetrazione della mafia nella vita urbana milanese e portò a all’intensificazione delle misure di sicurezza.
#5 Il Disastro di Linate (2001): il tracollo della Sicurezza Aerea italiana
8 ottobre 2001. L’aeroporto di Linate è teatro della più grave tragedia aeroportuale d’Italia. Un aereo McDonnell Douglas MD-87, in decollo, e un Cessna 680, in atterraggio, si scontrano sulla pista, a causa della nebbia. È un disastro: muoiono 118 persone.
L’inchiesta sui fatti rivelò una serie di errori umani evitabili, tra cui la mala gestione della cattiva visibilità e difetti nei sistemi di sicurezza. A partire da questo triste fatto iniziò una revisione radicale delle procedure aeroportuali di scala nazionale.
#6 Un aereo contro il Pirellone (2002): Milano rivive l’incubo dell’11 Settembre
18 aprile 2002. Un aereo contro un grattacielo: per alcune ore Milano rivive gli spettri dell’11 Settembre americano.
Un aereo da turismo Rockwell Commander 112TC, pilotato da Luigi Fasulo, si schianta contro il 26º piano del Grattacielo Pirelli. L’incidente causa la morte del pilota e di due impiegati della Regione Lombardia e ferisce 70 persone.
L’inchiesta portò alla luce l’esatta dinamica. Dopo il decollo da Locarno e un volo apparentemente regolare, Fasulo avrebbe affrontato problemi tecnici con il carrello e confusione nelle comunicazioni, che portarono a una deviazione fatale verso l’edificio. L’inchiesta concluse che l’errore umano e la difficoltà nel gestire la situazione furono le cause principali dell’incidente. Un memoriale è stato dedicato alle vittime al piano dell’incidente.
#7 Il piccone di Kabobo (2013): Milano preda del terrore
11 maggio 2013. Adam Kabobo, noto come il “killer del piccone”, armato di un piccone, semina il terrore sulla strade di Milano, uccidendo tre persone a caso nel quartiere Niguarda: Alessandro Carolè, Ermanno Masini e Daniele Carella.
Dopo una serie di aggressioni e tentati omicidi, Kabobo è stato arrestato e condannato a 20 anni di reclusione nel 2016.
# Un parco nascosto sulle rive del Naviglio Pavese
Siamo in zona Navigli. All’interno di un lungo passaggio tra il civico 26 di Corso San Gottardo e il civico 29 di via Cardinal Ascanio Sforza affacciato sul Naviglio Pavese c’è un giardino condominiale chiamato Parco di Corso San Gottardo. Uno degli interventi pensato per ricucire il vecchio tessuto urbano con quello nuovo invece che proseguire con la speculazione edilizia messa in atto dopo la Seconda Guerra Mondiale che ha distrutto il vecchio quartiere presente.
# Tra strutture tubolari e ruderi
Camminando in questo giardino si trova un perimetro murario alto qualche decina di centimetri, che sembra seguire le linee di una vecchia abitazione o forse pensato con questo disegno, ricoperto da pietra e che funge da lunga panchina dove sedersi. Ci sono anche alcuni ruderi a testimonianza di una parte di quartiere che non esiste più.
A questo si aggiungono strutture moderne in ferro, tunneltubolari e una sorta di gazebo circolare pensati probabilmente per essere ricoperti da rampicanti ma alquanto spoglie, il tutto inserito dentro un complesso residenziale con vetrine di uffici e negozi al livello del parco.
# Un giardino con un buco
Proseguendo nella camminata, in direzione del Naviglio Pavese, si scopre forse l’elemento più curioso di questo parco: un buco circondato da rampicanti che si apre su un piccolo giardinetto soprastante.
A livello strada c’è un’aiuola con un albero che punta verso il cielo e esce oltre l’apertura.
Al primo piano un giardino pensile che solo chi abita negli appartamenti può vedere dall’alto, quindi da un punto di vista opposto, e accedervi.
Un banco di prova per questa tecnologia all’avanguardia, in grado di produrre molta più energia dei pannelli solari, implementabile anche in città. Scopriamo come funziona il sistema, le sue caratteristiche e i vantaggi rispetto alle classiche turbine eoliche.
Il 4 settembre BMW Group ha annunciato l’installazione del primo sistema di energia eolica “motionless” del Regno Unito presso lo stabilimento di produzione MINI di Oxford. Lo stabilimento di Oxford fungerà da banco di prova per questa tecnologiaall’avanguardia, valutando il suo potenziale per migliorare l’efficienza energetica nelle sedi del BMW Group in tutto il mondo e negli edifici commerciali del Regno Unito.
# Come è fatto il sistema e come funziona
Il dispositivo è una sorta di torretta alta 3 metri, accreditata di 5 kW di potenza nominale che equivale a circa 16 pannelli solari, con profili verticali simili a quelli delle ali, capaci di che creare un effetto vuoto attirando l’aria dietro un’elica interna per generare elettricità pulita. L’unità di energia eolica viene installata sul bordo di un edificio, orientata verso il vento prevalente. La tecnologia è stata brevettata nel 2015 da Carsten Westergaard e sviluppata nel 2022 da Aeromine Technologies.
# I vantaggi di questa soluzione: meno rumore e vibrazioni, nessun disturbo all’ambiente circostante
Rispetto alle turbine eoliche tradizionali questo dispositivo non ha parti mobili visibili e riduce al minimo il rumore e le vibrazioni, garantendo l’assenza di disturbi agli edifici o all’ambiente circostante e con un impatto minimo sulla fauna selvatica. Inoltre, l’unità è costruita con materiali altamente durevoli e riciclabili, contribuendo a sostenere l’impegno del BMW Group a mettere la sostenibilità al centro della sua direzione strategica. I sistemi installati dalla società Aeromine Technologies consistono generalmente in 20-40 unità, esposte lungo i lati più ventosi degli edifici, e funzionano senza problemi accanto agli impianti solari, massimizzando la produzione di energia rinnovabile dai tetti.
Un sistema così compatto non ha bisogno di spazi ampi, solitamente terreni agricoli pianeggianti, al contrario è pensato per essere posizionato sui tetti degli edifici: si vedrà anche a Milano?
Le 7 cose più insopportabili dei ristoranti milanesi
#1 Le catene e i ristoranti che aprono più sedi
Sarà sicuramente un mio limite, ma quando sento e vedo che un ristorante apre la seconda sede, la terza e così via all’infinito, io proprio non lo sopporto. Anche perchè spesso vale la regola: la riduzione della qualità è proporzionale al numero di nuove aperture.
#2 I menù degustazione
Sono comodi per carità perché concentrano le pietanze più rappresentative del locale. Ma assaggino iniziale, primo e dolce bevande escluse, proprio non mi va.
#3 La fila fuori
Capita spesso specie nei locali che hanno aperto dopo un tam-tam social. La curiosità è tanta ma, una volta sul posto, troppa gente, troppa fila, troppo caos.
#4 La ripetitività nelle preparazioni
Qualche esempio? Burrata sopra qualunque cosa. La pietanza servita “su un letto di…”. La chips di pane, formaggio, patate dolci. Il polpo scottato. La colatura di alici.
#5 Iper esterofilia
Qualunque nazione del mondo è rappresentata a tavola a Milano. Una cucina etnica molto variegata e in qualche caso di alta qualità. La sensazione è che però sia più facile trovare un ristorante di sushi che una buona trattoria milanese autentica.
#6 Il posto di cui tutti parlano
Spesso la fama di un locale è preceduta da una pubblicità che dura settimane, ulteriormente alimentata dai social. Nel concreto si può restare delusi da posti belli con cibo discutibile.
#7 Le finte osterie
Capita di imbattersi in osterie che di osteria non hanno nulla. Locali acchiappa turisti con menù poco accattivanti, qualità non eccelsa e prezzi da capogiro. Quando l’abito non fa il monaco.
Un viaggio emotivo, culturale e storico, uno dei progetti più ambiziosi e affascinanti nel panorama dell’escursionismo italiano. Dalle isole alle Alpi attraversando tutte le regioni italiane. Scopriamo come è nata l’idea e come si sviluppa il percorso.
Il sentiero che unisce tutte le regioni: in Italia uno dei cammini più lunghi del mondo
# Uno dei progetti più ambiziosi e affascinanti nel panorama dell’escursionismo italiano
La genesi del progetto risale agli inizi degli anni ’80, precisamente nel 1983. In quell’anno il percorso dell’odierno Sentiero Italia fu proposto da un gruppo di gruppo di giornalisti e scrittori poi riunitisi nell’Associazione Sentiero Italia. Fu solo però nel 1995 che, con la collaborazione del CAI, avvenne il lancio dell’evento CamminaItalia aperto a tutti e guidato da Teresio Valsesia, Riccardo Carnovalini e Giancarlo Corbellini. Si tratta ancora oggi di uno dei progetti più ambiziosi e affascinanti nel panorama dell’escursionismo italiano.
# Tutte le 20 regioni attraversate lungo 8000 km, dalle Alpi alle isole, parchi nazionali e siti Unesco
Trascurato per decenni, nel 2018 il Club Alpino Italiano annuncia la sua rinascita in accordo con l’Associazione Sentiero Italia, per recuperare e rilanciare il tracciato rinominandolo “Sentiero Italia CAI”. Un percorso di trekking, definito come il più lungo del mondo, che si snoda per 7960 km lungo tutta la Penisola e che arriva ad un’altitudine massima di 3.102 m s.l.m. Attraversa tutte le 20 regioni italiane, toccando 360 comuni e tutte le principali catene montuose, passando per 16 Parchi Nazionali, 60 tra Parchi e Riserve Regionali, numerosi siti di Rete Natura 2000, Riserve Biosfera MAB dell’UNESCO, arrivando fino sulle isole. Si toccano valli, coste, pianure, piccoli borghi nascosti e città d’arte.
# Un totale di oltre 500 tappe e 8 mesi di un viaggio emotivo, culturale e storico
Un cammino reso possibile grazie al supporto delle numerose sezioni del Club Alpino Italiano, ognuna che si occupa delle singole 527 tappe, in un viaggio che è anche emotivo, culturale e storico. Oltre ad apprezzare la diversità e la bellezza del territorio italiano, scoprendo luoghi mozzafiato, ci si immerge infatti nelle tradizioni, nella storia e nella gastronomia delle comunità. Si parte dalla località di Santa Teresa di Gallura, dalla Sicilia si sale lungo tutta la dorsale appenninica e il versante meridionale delle Alpi e si arriva a Muggia, in provincia di Trieste, dopo 8 mesi. Sono diversi i lunghi tratti di itinerari preesistenti inseriti al suo interno, tra cui la Grande Traversata delle Alpi, l’Alta Via dei Monti Liguri e la Grande Escursione Appenninica,.
Esistono gli universi, le rette, i destini, ma, a volte, esistono anche quartieri che si potrebbero definire paralleli, convivono assieme pur essendo diversi come solo Bovisa e Derganopossono essere.
Bovisa e Dergano: la grande rivalità di due quartieri allo specchio
# Un’identità da contrade con campi e fossati come confini
Nel passato avevano una ben definita identità: erano borghi autonomi con una precisa fisionomia che campi e fossati dividevano creando netti confini. Con il tempo queste peculiarità sono andate via via sfumando anche a causa di accorpamenti amministrativi pensati in maniera un po’ frettolosa e maldestra: passeggiando per i quartieri, che oggi sono accorpati dentro a una stessa zona, riaffiorano comunque in maniera marcata le differenze.
Senza scomodare il romanzo ambientato nella Via Pal dell’antica Budapest, abitare alla Bovisa o a Dergano, se eri un ragazzino ti differenziava: il senso di appartenenza era sentito, soprattutto se ci si trovava in territori “neutri” come poteva esserlo una scuola media di confine. Si rinfacciava agli “altri” di abitare nel quartiere più pericoloso e malfamato. D’altronde, in Italia, lo spirito delle contrade è da sempre presente, un tratto distintivo del nostro immenso patrimonio culturale e i quartieri altro non sono che delle moderne contrade. Ma che cosa li distingue ancora oggi?
# Lo Spirito della Bovisa, tra locomotive e neorealismo
La Bovisa si sviluppa lungo i binari della ferrovia quasi aggrappandovisi e possiede una forte vocazione industriale sviluppatasi nel tempo. Tempo spesso scandito dai treni e dal fischio delle locomotive, udibile da lontano.
Il grandissimo Tessa ne citava i fumi malsani delle sue ciminiere raccontando del ritorno dalle sue vacanze ne La bella Milano, libro di struggente intensità della Milano che fu.
Lo snodo ferroviario della Bovisa, (con la sua orrenda stazione, nota per una scomodissima scalinata e costruita sulle macerie di quella vecchia e caratteristica) è decisamente più importante di quanto si pensi, trattandosi di uno scalo di smistamento gigantesco.
Quartiere celebrato e citato nel cinema (Rocco e i suoi fratelli), oltre che nel notissimo film di Visconti (Inferno), il primo lungometraggio italiano, nella letteratura (Il malinconico ragazzo della Bovisa di Ermanno Olmi), nella pittura (ovvio il riferimento nel Gasometro… di Sironi), nella musica da Van de Sfross (40 pass) a Danzi.
Fortemente politicizzato, dallo storico circolo anarchico della Ghisolfa, allo Schigera, locale molto attivo e piuttosto schierato a sinistra. Un “District” oramai noto a livello internazionale, entrato a pieno titolo nel circuito del design, somigliante ad uno Stadt Viertel trendy ed emergente di Berlino Est per il suo dinamismo e per la sua vitalità. Popolato da tantissimi giovani e studenti, designer e creativi, tra i quali ora si notano tanti cinesi grazie alle nuove facoltà e start-up nate nelle hall interne dei vecchi stabilimenti industriali.
Tanti sono i locali dove passare una piacevole serata, tra questi come non citare lo Spirit de Milan, che dentro una vecchia fabbrica, tra atmosfere retrò, popolari e post nucleari, offre una vastissima proposta musicale.
# Dergano “alla Ribalta”, un borgo discreto dal sapore contadino
Dergano resta fortemente legato alle sue botteghe artigianali, quartiere solidale da sempre (si ricordino le varie associazioni di volontariato già citate in un nostro articolo), ospita una comunità decisamente orientata più sul sociale che sul politico. Un quartiere più discreto e meno conosciuto di quanto non sia la Bovisa.
La sua piazza rimane decisamente il punto di riferimento principale nonostante siano diversi i locali e i punti di ritrovo, tra i quali l’innovativo birrificio La Ribalta, con la sua vasta proposta di birre artigianali, aperto fino a tarda notte. Il quartiere è stato inoltre protagonista di un progetto di urbanistica tattica, che pare sia stato accettato di buon grado dai derganesi.
Le differenze, molto marcate tra le due realtà, emergevano anche tra i campanili, intesi proprio come Chiese: la parrocchia di Via Varè concentrata sulla attività oratoriale e quella di Dergano con chiara matrice conservatrice, quasi reazionaria.